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Costruire in legno - Comune di Greve in Chianti · con la Legge Regionale 37/93, è l’organismo...

Date post: 15-Feb-2019
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Costruire in legno Progetti tipo di fabbricati e annessi agricoli Manuale NUOVA EDIZIONE
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Costruire in legnoProgetti tipo di fabbricati e annessi agricoli

• Manuale

€ 40.00 (i.i.)

L’ARSIA,AgenziaRegionaleper lo Sviluppoe l’Innovazionenel settoreAgricolo-forestale,istituitacon la LeggeRegionale 37/93,è l’organismotecnicooperativodella RegioneToscana perle competenzenel campoagricolo-forestale,acquacoltura-pescae faunistico-venatorio.

Costruire in legnoProgetti tipo di fabbricati e annessi agricoli

Questa nuova edizione del manuale Costruire in legnosi propone non solo come una ristampa della prima edizione,andata esaurita, quanto piuttosto come un manuale rinnovato,aggiornato e arricchito sia con riferimenti normativi,sia con nuove tipologie di manufatti.In particolare, seguendo le indicazioni contenute, sarà orapossibile costruire:

• scuderia con box singoli e recinti collettivi

• ricovero per cavalli in area di sosta

• stalla libera per bovini da carne a lettiera permanentee zona di alimentazione separata

• ovile a lettiera permanente con corsia centrale di servizio

• fienile

• locale polifunzionale

• rimessa per macchine e attrezzature agricole

• annessi per orti.

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• Manuale ARSIA

ARSIA - Agenzia Regionale per lo Sviluppoe l’Innovazione nel Settore Agricolo-Forestalevia Pietrapiana, 30 - 50121 Firenzetel. 055 27551 - fax 055 2755216/2755231www.arsia.toscana.itemail: [email protected]

DIAF - Sezione Costruzioni e Assetto del territorio,Università di Firenzevia San Bonaventura, 13 - 50145 Firenze

Coordinamento della pubblicazione:• Antonio Leti - ARSIA, Servizio “Promozione, collaudo e trasferimento dell’innovazione”, Forestazione,Selvicoltura sostenibile e Valorizzazione del legno

Cura redazionale, grafica e impaginazione: LCD srl, Firenze

Stampa: EFFEEMME LITO srl, Firenze

Edizione 2003, riveduta e aggiornata

ISBN 88-8295-035-2© Copyright 2003 ARSIA Regione Toscana

Costruire in legnoProgetti tipo di fabbricati e annessi agricoli

ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricolo-forestale, Firenze

DIAF • Dipartimento di Ingegneria Agraria e Forestale Sezione Costruzioni e Assetto del territorio

Università degli Studi di Firenze

Presentazione Maria Grazia Mammuccini 9

Una nuova edizione di Costruire in legno - Progetti tipo di fabbricati e annessi agricoliC. Chiostri - ARSIA, Servizio “Promozione, Collaudo e Trasferimento dell’Innovazione”- Forestazione, Selvicoltura sostenibile e Valorizzazione del legno 11

La costruzione di edifici agricoli in legno massiccio sulla base di progetti tipoM. Barbari, M. Monti, P. Pellegrini, F. Sorbetti Guerri DIAF - Dipartimento di Ingegneria Agraria e Forestale, Università degli Studi di Firenze

• Caratteristiche generali dei progetti tipo 19

• Metodi e tecniche costruttive 29

• Progetti tipo per la costruzione di fabbricati agricoli in legnoTavole e relazioni di progetto (allegati)

Tipologie di annessi in legno per orti e modalità di costruzione 71A. Leti - ARSIA, Servizio “Promozione, Collaudo e Trasferimento dell’Innovazione”- Forestazione, Selvicoltura sostenibile e Valorizzazione del legno

Fabbricati e annessi dimostrativi in legno tondo e squadrato 89A. Leti - ARSIA, Servizio “Promozione, Collaudo e Trasferimento dell’Innovazione”- Forestazione, Selvicoltura sostenibile e Valorizzazione del legno

APPENDICE

ANSI/ASAE Shallow Post Foundation Design 105

Riferimenti normativi e bibliografia essenziale 123

Sommario

Progetti tipo per la costruzione di fabbricati agricoli in legno – Tavole e relazioni di progetto (allegati)

Mc1 Scuderia – scuderia con box singoli e recinti collettivi

tavola 01 Pianta Piano Unico 1:50

Sezioni 1:50

Pianta delle fondazioni 1:50

Plinti di fondazione 1:50

tavola 02 Assonometria della struttura principale

Spaccato assonometrico

Esploso assonometrico

Abaco degli elementi strutturali in legno

tavola 03 Prospetti

Prospettive di interni

Mc2 Ricovero per cavalli in area di sosta

– ricovero per cavalli in area di sosta, a poste individuali, con locale deposito

tavola 01 Pianta Piano Unico 1:50

Sezioni 1:50

Pianta delle fondazioni 1:50

Plinti di fondazione 1:50

tavola 02 Assonometria della struttura principale

Spaccato assonometrico

Esploso assonometrico

Abaco degli elementi strutturali in legno

tavola 03 Prospetti

Prospettive di interni

Mc3 Stalla libera per bovini da carne

– stalla libera a lettiera permanente per bovini da carne: zona di riposo

tavola 01 Pianta Piano Unico 1:50

Sezioni 1:50

Pianta delle fondazioni 1:50

Plinti di fondazione 1:50

tavola 02 Assonometria della struttura principale

Spaccato assonometrico

Esploso assonometrico

Abaco degli elementi strutturali in legno

tavola 03 Prospetti

Prospettive di interni

6 A R S I A

Mc3a Stalla libera per bovini da carne

– stalla libera a lettiera permanente per bovini da carne: zona di alimentazione

tavola 01 Pianta Piano Unico 1:50

Sezioni 1:50

Pianta delle fondazioni 1:50

Plinti di fondazione 1:50

tavola 02 Assonometria della struttura principale

Spaccato assonometrico

Esploso assonometrico

Abaco degli elementi strutturali in legno

Prospetti

Mc4 Ovile a lettiera permanente – ovile a lettiera permanente con corsia centrale di servizio

tavola 01 Pianta Piano Unico 1:50

Sezioni 1:50

Pianta delle fondazioni 1:50

Plinti di fondazione 1:50

tavola 02 Assonometria della struttura principale

Spaccato assonometrico

Esploso assonometrico

Abaco degli elementi strutturali in legno

tavola 03 Prospetti

Prospettive di interni

Mc5 Fienile chiuso – fienile chiuso su tutti i lati

tavola 01 Pianta Piano Unico 1:50

Sezioni 1:50

Pianta delle fondazioni 1:50

Plinti di fondazione 1:50

tavola 02 Assonometria della struttura principale

Spaccato assonometrico

Esploso assonometrico

Abaco degli elementi strutturali in legno

tavola 03 Prospetti

Prospettive di interni

7C O S T R U I R E I N L E G N O

Mc6 Rimessa per attrezzature agricole

– rimessa per macchine e attrezzature agricole e magazzino per mezzi tecnici per l’agricoltura

tavola 01 Pianta Piano Unico 1:50

Sezioni 1:50

Pianta delle fondazioni 1:50

Plinti di fondazione 1:50

tavola 02 Assonometria della struttura principale

Spaccato assonometrico

Esploso assonometrico

Abaco degli elementi strutturali in legno

tavola 03 Prospetti

Prospettive di interni

Mc9 Locale polifunzionale

tavola 01 Pianta Piano Unico 1:50

Sezioni 1:50

Pianta delle fondazioni 1:50

Travi di fondazione 1:50

tavola 02 Assonometria della struttura principale

Spaccato assonometrico

Esploso assonometrico

Abaco degli elementi strutturali in legno

tavola 03 Prospetti

Prospettive di interni

8 A R S I A

Mi è particolarmente gradito, a distanza di 4anni dalla prima, presentare la seconda edizione delmanuale Costruire in legno - Progetti tipo di fabbri-cati e annessi agricoli. Si tratta infatti di un lavoroche ha riscosso attenzione e apprezzamento partico-lare, tanto che la prima edizione è andata completa-mente esaurita, non solo fra operatori agricoli e tec-nici, ma anche nei diversi livelli istituzionali territo-riali della Toscana, che in molti casi hanno recepitonei propri strumenti urbanistici il manuale curatodall’ARSIA e con esso le tipologie di fabbricati agri-coli in legno che qui vengono presentati.

La realizzazione di questo volume è stata unadelle tappe significative di un più ampio program-ma di attività che vede l’ARSIA impegnata ormai daanni nella valorizzazione del legname toscano. Èquesto infatti un comparto particolarmente signifi-cativo per la nostra regione, nella quale il patrimo-nio boschivo è particolarmente rilevante, tanto dacoprire il 47% della superficie regionale, per untotale di oltre 1 milione di ettari (rilevanti le fustaiedi abete, castagno e pino) dai quali si ricavano ognianno circa 200 mila metri cubi di legname da lavo-ro e da costruzione. È indubbia inoltre la rilevan-za ambientale e paesaggistica di questo patrimo-nio, che può essere vantaggiosamente utilizzatoanche per la realizzazione di fabbricati, ecologica-mente compatibili, utili all’attività agricola, coniu-gando opportunamente lo sfruttamento di unarisorsa, con positive ricadute sull’economia dellezone interessate, con la facilità di reperimento eduttilità d’impiego tipica del legno.

Il lavoro di revisione e di aggiornamento diquesto volume, rispetto alla prima edizione cherisaliva al 1998, è stato svolto dall’Agenzia con lapreziosa ed efficace collaborazione del Dipar-timento di Ingegneria Agraria e Forestale dell’Uni-versità di Firenze, al quale rivolgo un particolareringraziamento e apprezzamento.

In questa circostanza desidero esprimere inol-tre ulteriori ringraziamenti anche alla ComunitàMontana del Casentino, all’Ente Parco regionaleMigliarino-San Rossore-Massaciuccoli e al CentroInterdipartimentale di Ricerche Agroambientali“E. Avanzi” dell’Università di Pisa, la cui collabo-razione con l’ARSIA è stata molto importante nellarealizzazione dei primi fabbricati e annessi agricolidimostrativi. La costruzione di questi manufatti(stalle, ricoveri e piccoli annessi), ampiamente illu-strata in questa nuova edizione, ha permesso dioffrire, a tutti gli interessati, utili punti di riferi-mento concreto sulle varie tipologie presentate,evidenziando aspetti positivi sulle tecniche di auto-costruzione e anche alcuni aspetti tecnici e di rea-lizzazione da aggiornare.

L’edizione odierna presenta una gamma ulte-riormente arricchita di tipologie e di soluzionicostruttive, tenendo conto anche delle caratteristi-che tecniche e strutturali necessarie a quelle partidel territorio toscano (e sono molte) che ricadononelle previsioni della normativa antisismica, tantoda rendere meno costosa la realizzazione delle fon-dazioni di questi fabbricati soggetti a concessioneedilizia. La parte riguardante Metodi e tecnichecostruttive è aggiornata in relazione alle prescrizio-ni della normativa (legge 626/94) sulla prevenzio-ne degli infortuni sul lavoro.

La nuova edizione, inoltre, ripropone le stessetipologie dei piccoli annessi per orti che nonrichiedono la concessione edilizia, ma la sempliceautorizzazione.

Concludo con un auspicio, che è anche un invi-to agli Enti Locali e, in genere, a tutti i soggettipreposti al sistema autorizzativo degli interventiedificatori e alla gestione del territorio (L.R.25/97 che modifica la L.R. 64/95): mi auguroche questa seconda edizione del manuale rappre-senti, come e ancor più della prima, un utile stru-

Presentazione

mento di lavoro che possa essere recepito all’inter-no degli strumenti urbanistici del maggior numerodi Enti Locali. Costruire in legno i manufatti utiliall’esercizio dell’agricoltura, rappresenta infatti uncontributo per l’economia delle zone montane edisagiate, ma costituisce anche un elemento di sal-vaguardia ambientale e paesaggistica, ed è coeren-te con gli indirizzi programmatici della RegioneToscana. Le tipologie descritte all’interno di que-

sto manuale sono state curate sotto il profilo tec-nico e normativo in modo da garantirne la rispon-denza con tutte le normative che afferiscono al set-tore, offrendo la necessaria certezza giuridicaall’Ente, e garantendo, in caso di recepimento, unaprocedura semplificata e un considerevole rispar-mio di tempo e di risorse, anche economiche, perle aziende che sceglieranno di costruire in legno iloro annessi agricoli.

Maria Grazia MammucciniAmministratore ARSIA

10 A R S I A

L’Agenzia, nel provvedere alla ristampa delManuale Costruire in legno - Progetti tipo di fab-bricati e annessi agricoli, alla luce delle esperienzematurate in questi primi anni sulla gestione deiprogetti esecutivi contenuti nella prima stesura, haritenuto opportuno procedere ad una sua revisio-ne significativa con lo scopo di apportare alcunemodifiche che nel frattempo si sono ritenutenecessarie.

Si tratta di interventi utili a completare e percerti versi a rivedere quanto è già stato pubblicato,mantenendone nel contempo immutata la finalità,che è rivolta allo sviluppo e alla diffusione di inter-venti edilizi nel mondo rurale attraverso la valoriz-zazione di legname locale presente sul territoriodella regione Toscana.

Costruire in legno - Progetti tipo di fabbricati edannessi agricoli, è il risultato di un proficuo lavoro distudio, ricerca e sperimentazione, iniziato nel 1994in collaborazione con il Dipartimento di IngegneriaAgraria e Forestale dell’Università di Firenze.

La prima edizione del Manuale, pubblicata nel1998 con una tiratura di 1000 copie a pagamento,è esaurita nel 2001. Oltre il 50% delle copie sonostate distribuite fuori della regione Toscana edoggi numerosissime sono le richieste inevase, per-venute da tutto il territorio nazionale.

Per gli edifici ed annessi agricoli a basso impat-to ambientale e a basso costo di realizzazione con-tenuti nel Manuale sono state ricercate soluzionitecniche innovative adeguate alla realtà toscana,proponendo tipologie costruttive modulari inlegno tondo nella prima edizione e, in questa edi-zione, anche soluzioni in legno parzialmentesquadrato.

In sostanza, la nuova edizione si conferma unostrumento tecnico aggiornato per quanti hanno uninteresse nella realizzazione di queste tipologie diedifici, in modo particolare per le aziende agricole,i singoli cittadini, gli studi tecnici e le istituzioni

locali preposte alle autorizzazioni e concessioniedilizie.

Le tipologie dei fabbricati

Il Manuale illustra le seguenti tipologie di fab-bricati ed annessi agricoli:• scuderia con box singoli e recinti collettivi;• ricovero per cavalli in area di sosta;• stalla libera per bovini da carne a lattiera per-

manente e zona di alimentazione separata;• ovile a lettiera permanente con corsia centrale

di servizio;• fienile;• locale polifunzionale;• rimessa macchine e attrezzature agricole; • annessi per orti.

Le soluzioni architettoniche adottate per tutte letipologie sono funzionali all’attività agricola e siintegrano con l’ambiente evitando al paesaggio ledeturpazioni che si avrebbero nel caso di edifici rea-lizzati con materiali cementizi, acciaio o di fortuna.

I fabbricati proposti sono realizzabili con tecni-che di autocostruzione, descritte ed illustrate nellasezione Metodi e tecniche costruttive.

Nel caso si tratti di installare piccoli fabbricatiprecari in legno squadrato, il Manuale prevededegli annessi modulari di modestissime dimensio-ni. Anche questi piccoli moduli sono concepiti peressere costruiti direttamente dall’utilizzatore inmodo semplice.

Le novità della nuova edizione

Il Manuale nella nuova veste si differenzia dallaprecedente versione su aspetti inerenti la stabilitàdei fabbricati con particolare riguardo alle fonda-zioni, alla sismicità e agli assortimenti legnosi da

Una nuova edizione di Costruire in legno - Progetti tipo di fabbricati e annessi agricoli

Carlo Chiostri

ARSIA, Servizio “Promozione, Collaudo e Trasferimento dell’Innovazione”- Forestazione, Selvicoltura sostenibile e Valorizzazione del legno

impiegare. Inoltre è stata inserita una nuova tipo-logia che riguarda una rimessa per macchine eattrezzature agricole e deposito di prodotti per usoagricolo.

In particolare, la revisione ha riguardato i se-guenti aspetti:

a) Schemi strutturali degli edificiSono stati riveduti e modificati alcuni elementi

concernenti gli schemi strutturali già adottati, conl’intento di ottenere, ove possibile, migliori condi-zioni di sollecitazione delle strutture portanti.

Sono state adottate anche soluzioni costruttivepiù semplici e meno esigenti nella tecnica di esecu-zione, valorizzando le esperienze maturate nelcorso della realizzazione delle costruzioni dimo-strative.

b) Verifiche di calcolo per zona sismicaCome era emerso nel corso della progettazione

svolta per la precedente edizione del Manuale, l’a-dozione delle tecniche costruttive in legno nonpresenta problemi particolari in zona sismica.Dallo studio delle verifiche effettuate è possibilerealizzare anche in zona sismica semplici fondazio-ni isolate, assai più economiche delle fondazionicontinue in alternativa prescritte.

c) Adeguamento pendenza delle faldeÈ stata introdotta una generalizzata riduzione

della pendenza delle falde, in precedenza più ele-vata, con il duplice scopo di riportarla entro i valo-ri normalmente diffusi nella regione e di ottenereun aspetto più gradevole dove le falde risultasseromolto sviluppate.

12 A R S I A

SCUDERIA CON BOX SINGOLI E RECINTI COLLETTIVI

Precedente edizione Nuova edizione

Rimane invariato il numero di capi che possono essere alloggiatiPendenza della falda circa 22% Pendenza della falda circa 18%Struttura intelaiata con maglia di 3,60 x 3,60 m Struttura intelaiata con maglia di 360 x 3,60 msu un lato e di 4,60 x 3,60 m sull’altro su un lato e di 4,20 x 3,60 m sull’altro

Aste di collegamento orizzontali, con funzionestrutturale, disposte in prossimità della testa di tutti i pilastriManto di copertura in lamiera grecata

Manto di copertura in fibrocemento coibentata, con superficie esterna da scegliersi con un tono di colore adatto al migliore inserimento nel paesaggio

I diametri mediani dei pilastri in legno sono I diametri dei pilastri in legno all’incastro sonoØ 23 cm nella falda sud, Ø 22 cm le file longitudinali esterne,Ø 24 cm quelli della falda nord Ø 20 le file longitudinali interne

Confronto schematico tra l’edizione precedente e quella attuale

RICOVERO PER CAVALLI IN AREA DI SOSTA

Precedente edizione Nuova edizione

Rimane invariato il numero di capi che possono essere alloggiatiPendenza delle falde circa 55% Pendenza delle falde circa 30%

Resta invariata la struttura portante, del tipo trasversaleAste di collegamento orizzontali, con funzione strutturale, disposte in prossimità della testa di tutti i pilastri

Manto di copertura in laterizio disposto Il manto di copertura in laterizio è disposto su una orditura minuta di correnti e correntini su un tavolato realizzato all’estradosso

degli arcarecciI diametri mediani dei pilastri in legno I diametri all’incastro dei pilastri in legnoe delle travi principali di falda sono Ø 20 cm e delle travi principali di falda sono Ø 22 cm

13C O S T R U I R E I N L E G N O

d) Aggiornamento delle illustrazioni del manualeLe tavole che costituiscono i progetti degli edi-

fici sono state completamente ridisegnate conimpiego di strumenti di CAD tridimensionale.

Sono state elaborate viste prospettiche a coloriper ciascun edificio progettato. Questo consente dicomprendere a colpo d’occhio il progetto e l’edifi-cio previsto, anche per chi non possiede particola-re esperienza nella lettura di disegni tecnici.

Le tavole dei progetti risultano meglio consul-tabili in quanto tutta la parte strutturale è riunita in

una unica tavola per ciascun progetto, anziché esse-re distinta in più fogli; sono state inoltre aggiuntedue tavole contenenti grafismi quali assonometrie eprospettive, che non erano presenti nella preceden-te edizione; il computo metrico del legname neces-sario è evidenziato graficamente tramite un “esplo-so”, cui fanno riferimento le tabelle.

Sono state interamente aggiornate le illustra-zioni della sezione Metodi e tecniche costruttive.

A qualche anno dall’introduzione di maggiorerigore nella normativa antinfortunistica, si è ritenu-

Confronto schematico tra l’edizione precedente e quella attuale

STALLA LIBERA PER BOVINI DA CARNE

Precedente edizione Nuova edizione

Il numero di capi che possono essere alloggiati Il numero di capi che possono essere alloggiati è è di 32 bovini all’ingrasso o di 25 vacche da carne di 36 bovini all’ingrasso o di 28 vacche da carnePendenza della falda circa 18% Pendenza della falda circa 14%Struttura intelaiata con maglia di 3,60 x 6,50 m Struttura intelaiata con maglia di 4,00 x 6,50 m

Aste di collegamento nella falda, disposte in prossimità della testa dei pilastri, tra il pilastro centrale della testata e il pilastro successivo a quello d’angolo su ciascun lato longitudinale Manto di copertura in lamiera grecata autoportante, provvisto di soprastante finitura costituita da strato

Manto di copertura in lamiera grecata autoportante di coibentazione e guaina impermeabilizzante; la superficie esterna è da scegliersi con un tono dicolore adatto al migliore inserimento nel paesaggio

I diametri mediani dei pilastri in legno sono Ø 24 cm I diametri dei pilastri in legno in corrispondenzala fila longitudinale posta sul lato a minore altezza, dell’incastro sono Ø 27 cm la fila longitudinaleØ 23 cm la fila longitudinale più alta posta sul lato a minore altezza,

Ø 23 cm la fila longitudinale di maggiore altezza

OVILE A LETTIERA PERMANENTE CON CORSIA CENTRALE DI SERVIZIO

Precedente edizione Nuova edizione

Rimane invariato il numero di capi che possono essere alloggiatiPendenza della falda circa 22% Pendenza della falda circa 18%Struttura intelaiata con maglia di 4,60 x 3,60 m Struttura intelaiata con maglia di 4,20 x 3,60 m

Aste di collegamento orizzontali, con funzione strutturale, disposte in prossimità della testa di tutti i pilastriManto di copertura in lamiera grecata coibentata,

Manto di copertura in fibrocemento con superficie esterna da scegliersi con un tono di colore adatto al migliore inserimento nel paesaggioI diametri dei pilastri in legno in corrispondenza

I diametri mediani dei pilastri in legno sono Ø 23 cm dell’incastro sono Ø 22 cm le file longitudinali esterne, Ø 20 cm le file longitudinali interne

14 A R S I A

FIENILE

Precedente edizione Nuova edizione

Volume utile di circa 1200 m3 di foraggio Volume utile di circa 1000 m3 di foraggioPendenza della falda circa 30% Pendenza della falda circa 18%Struttura intelaiata con maglia di 5,00 x 6,50 m Struttura intelaiata con maglia di 5,00 x 5,00 m Travi principali orizzontali, con funzione strutturale, Aste di collegamento orizzontali, con funzionedisposte in senso longitudinale sopra la testa dei strutturale, disposte in senso longitudinale in pilastri, sorreggenti una lamiera grecata autoportante prossimità della testa dei pilastri;

travi di falda trasversali, arcarecciCopertura in lamiera grecata autoportante Manto di copertura in lamiera grecata in acciaioin acciaio zincato zincato, con superficie esterna da scegliersi

con un tono di colore adatto al migliore inserimento nel paesaggio

Edificio privo di tamponature esterne Possibilità di chiusura delle pareti esterneI diametri mediani dei pilastri in legno sono Ø 27 cm I diametri dei pilastri in legno in corrispondenzaquelli centrali, Ø 25 cm quelli laterali dell’incastro sono Ø 30 cm le file longitudinali

esterne, Ø 24 cm le file longitudinali interne, salvo i piastri al centro delle pareti di testata (Ø 32 cm)

LOCALE POLIFUNZIONALE

Precedente edizione Nuova edizione

Rimangono invariate le dimensioniPendenza delle falde circa 55% Pendenza delle falde circa 30%

Resta invariata la struttura portante, del tipo trasversaleAste di collegamento orizzontali, con funzione strutturale, disposte in prossimità della testa di tutti i pilastri

Manto di copertura in laterizio disposto Il manto di copertura in laterizio è disposto su unsu una orditura minuta di correnti e correntini tavolato realizzato all’estradosso degli arcarecciI diametri mediani dei pilastri in legno I diametri all’incastro dei pilastri in legno e delle travi principali di falda sono Ø 20 cm e delle travi principali di falda sono Ø 22 cm

RIMESSA PER MACCHINE E ATTREZZATURE AGRICOLE

Precedente edizione Nuova edizione

Non presente nella precedente edizione

ANNESSI PER ORTI

Precedente edizione Nuova edizione

Restano invariate le tipologie

Confronto schematico tra l’edizione precedente e quella attuale

15C O S T R U I R E I N L E G N O

to opportuno che le schede, una volta aggiornate,potessero svolgere un’azione tesa a sensibilizzarepiù efficacemente gli operatori agricolo-forestali suiproblemi legati alla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Mantenendo lo stile di disegno già adottato,che risulta assai semplificato, la principale modificariguarda il modo in cui è ritratto l’operatore, cheora è rappresentato munito di casco.

e) Inserimento di un Compact Disc È stato riprodotto l’intero contenuto del

Manuale in un CD, comprendente anche una ani-mazione sulla costruzione della scuderia presenta-ta fra i progetti-tipo, così da consentire una miglio-re conoscenza delle fasi costruttive.

Con questa pubblicazione, l’ARSIA si augura dipoter contribuire alla diffusione in Toscana di tipo-logie edilizie in legno che, oltre ad essere funziona-li all’attività dell’operatore agricolo, consentono:

• una riduzione dei costi, facendo ricorso al-l’autocostruzione e all’utilizzo del legno di prove-nienza locale;

• un buon inserimento ambientale con la rea-lizzazione di strutture ben distribuite, flessibili infunzione dell’utilizzo dei materiali, tenuto conto

anche delle coperture che prevedono soluzionidiverse secondo le caratteristiche ambientali delterritorio circostante.

Le tipologie proposte, compresa quella riferitaagli annessi precari per orti, si inseriscono perfetta-mente nel modello di sviluppo sostenibile che lanostra Regione da anni sta perseguendo e che haportato la Toscana ed essere considerata un model-lo di riferimento primario.

Nelle pagine precedenti, si riportano deglischemi di confronto tra l’edizione precedente equella attuale, elaborati dal DIAF, per consentireuna immediata individuazione delle differenze in-trodotte nella revisione dei progetti tipo.

Infine, un ringraziamento particolare va adAntonio Leti dell’ARSIA e a Paolo Pellegrini, docentedel Dipartimento di Ingegneria Agraria e Forestaledell’Università degli Studi di Firenze, che hannoprofuso grande impegno per la revisione di questoManuale, nonché a Giovanni Vignozzi – Dirigentedel Dipartimento dello Sviluppo Economico-Re-sponsabile del Servizio Foreste e Patrimonio agrofo-restale della Regione Toscana – che nel periodo dioperatività presso l’ARSIA, ha coordinato e partecipa-to alla stesura della prima edizione del Manuale.

ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricolo-forestale, Firenze

DIAF • Dipartimento di Ingegneria Agraria e Forestale Sezione Costruzioni e Assetto del territorio

Università degli Studi di Firenze

La costruzione di edifici agricoli in legno massiccio sulla base di progetti tipo

Matteo Barbari, Massimo Monti, Paolo Pellegrini, Francesco Sorbetti Guerri

DIAF - Dipartimento di Ingegneria Agraria e ForestaleSezione Costruzioni e Assetto del territorio

Università degli Studi di Firenze

La progettazione basata su progetti tipo

Ciascuno dei diversi progetti che si presentanoallegati a questo volume è da intendersi come pro-getto tipo: cioè alcuni elementi del progetto po-tranno essere soggetti a modifiche a seconda delleparticolari situazioni locali nelle quali sarà realizza-to il fabbricato.

Ciò significa che per trasferire il modello a cia-scuna realizzazione concreta sarà opportuno l’in-tervento di tecnici in grado di verificare la rispon-denza della soluzione prescelta al caso in oggetto edi adeguarla ai particolari vincoli e alle esigenzedella situazione. In caso di modifiche sensibili dellecondizioni assunte a base dello studio, non si dovràutilizzare il progetto-tipo senza avere prima tenu-to conto dei cambiamenti necessari.

Tali considerazioni sono da riferirsi prima ditutto alle scelte progettuali di tecnica agraria.Infatti, alcune delle scelte caratterizzanti la costru-zione, quali i caratteri distributivi degli edifici, iltipo di copertura, le tecnologie per il controllodelle condizioni ambientali all’interno del fabbri-cato, ecc. saranno strettamente dipendenti dalleconnotazioni socio-economiche e tecnologichetipiche della zona di intervento.

Le più opportune scelte progettuali sonodipendenti in realtà da un’ampia serie di fattori divaria natura come i modelli di organizzazioneaziendale, ma anche le caratteristiche dell’ambien-te fisico e climatico.

In secondo luogo, si deve avvertire che saràcomunque necessario l’intervento di un tecnico abi-litato alla calcolazione strutturale dei fabbricati, siaperché questi rientrano in generale fra le strutturesoggette alla Legge 1086/71, sia perché al variaredella localizzazione del fabbricato varieranno, comedisposto dai Decreti Ministeriali del 1996 e dalle

relative successive modifiche, i carichi esterni perneve e vento, e le azioni sismiche; inoltre il dimen-sionamento, e talvolta il tipo, delle fondazioni,saranno strettamente conseguenti alle caratteristichedel terreno in situ. Nelle pagine seguenti alcuni diquesti aspetti saranno affrontati in dettaglio.

Anche la piena rispondenza del progetto alleparticolari esigenze dell’azienda dovrà essereattentamente valutata: a questo proposito adegua-menti si renderanno necessari in relazione non soloalla superficie occorrente, che può essere diversarispetto a quanto previsto nel progetto-tipo, maanche alle esigenze funzionali e distributive con-nesse alle modalità gestionali seguite nell’azienda.

Allo scopo di familiarizzare con le tecniche piùidonee da adottare nella realizzazione delle solu-zioni costruttive indicate in progetto, potrà essereutilmente consultata la parte dell’opera che riguar-da i metodi e le tecniche di costruzione

Legno massiccio

I progetti sono sviluppati per l’impiego di ele-menti strutturali in legno massiccio, sia tondo chesquadrato. Aspetto caratterizzante della maggiorparte dei fabbricati proposti è la scelta di adottareper la parte strutturale della costruzione il legnotondo grezzo, cioè fusti semplicemente sramati escortecciati e quindi non sottoposti a ulteriorilavorazioni. Invece, nei casi di costruzioni per lequali si richiede un livello realizzativo di maggioreaccuratezza, ad esempio fabbricati che debbanopresentare un grado di ermeticità allo scambiointerno-esterno simile a quello assicurato da uninfisso, si prevede l’impiego di legname squadrato“uso Fiume”, cioè a facce piane parallele con tolle-ranza di smusso.

Oltre a quanto sopra, per le chiusure laterali e, in

Caratteristiche generali dei progetti tipo

alcuni casi, per la copertura e per i solai di calpestio,sarà necessario tavolame di vari tipo, quali la tavolamaschiata, la tavola refilata o meno, lo sciavero.

Poiché il legname tondo risulta naturalmenterastremato – cioè con minor diametro della parteapicale rispetto a quella basale del tronco – e diandamento irregolare, è opportuno impiegare, sianel caso di tondame che in quello di “uso Fiume”,specie legnose caratterizzate da fusti di forma perquanto possibile regolare e prossima a quella cilin-drica. Ben si prestano, da questo punto di vista,molte delle conifere dei nostri boschi.

Nel territorio della Toscana buone possibilità diutilizzazione sono offerte dagli assortimenti deri-vanti dagli impianti di douglasia, in considerazionesia delle loro caratteristiche tecnologiche, sia dellaormai maturata disponibilità.

Non è però da escludere l’uso di specie diverse(tanto conifere che latifoglie) purché siano assicu-rate le necessarie caratteristiche tecnologiche e diforma, e sempre che il loro uso risulti vantaggiosodal punto di vista economico.

Modalità di assemblaggio degli elementi strutturali

Uno degli obiettivi che ci si è posti nella pro-gettazione, è stato quello di individuare una meto-dologia costruttiva in grado di rendere possibile larealizzazione dei fabbricati attraverso l’impiego dimanodopera aziendale. Si è quindi prevista la pos-sibilità di realizzare collegamenti degli elementistrutturali, oltre che con i più diffusi sistemi digiunzione in lamiera forata, che presentano il limi-te di essere stati pensati essenzialmente per uniremembrature strutturali di forma prismatica, ancheper mezzo di connettori particolari progettati spe-cificamente per l’impiego con legno tondo. Questisono costituiti da piastre stampate e preforate, diforma curva, realizzate in lamiera di acciaio zinca-to, da fissare al legno con chiodi. La loro formapermette di adattarle facilmente alle irregolarità dellegno tondo grezzo, eseguendo i collegamenti consemplicità ed efficacia. Anche in relazione all’im-piego di tali connettori sono stati sviluppati lamaggior parte dei progetti-tipo.

Criteri di dimensionamento staticodegli elementi strutturali

Le costruzioni in legno massiccio, ed in parti-colare quelle in tondame, sono state certo fra le

ultime ad essere calcolate con i metodi della scien-za delle costruzioni; anzi sicuramente le piccolecostruzioni a carattere semi-provvisorio vengonoancora dimensionate in base all’esperienza, cosìcome del resto è stato fatto per millenni senza chequesto creasse particolari problemi per la stabilitàdei fabbricati, sempreché la scelta delle caratteristi-che qualitative e delle dimensioni del legname daimpiegare fosse fatta oculatamente.

Tuttavia anche per gli elementi strutturali inlegno massiccio, e in particolare per le costruzioniin legno tondo, è oggi necessario ricorrere aglistrumenti di calcolo offerti dalla scienza dellecostruzioni. Infatti, a parte ogni considerazione dibuon senso, e pur se manca in Italia una specifica ecogente normativa riferita alle costruzioni in legno,lo spirito della Legge 1086/71 impone che lecostruzioni vengano realizzate “in modo tale daassicurare la perfetta stabilità e sicurezza delle strut-ture e da evitare qualsiasi pericolo per la pubblicaincolumità”; la lettera della medesima Legge ci diceche “sono da considerare opere a struttura metalli-ca quelle nelle quali la statica è assicurata in tutto oin parte da elementi strutturali in acciaio o in altrimetalli”: quando le giunzioni degli elementi strut-turali in legno siano realizzate, come generalmenteaccade, utilizzando piastre, chiodi, viti, bulloni inacciaio, si ricadrà nei casi previsti dalla Legge1086/71. Quanto sopra consente da un lato diadottare le tipologie di costruzioni in legno tondoanche in ambienti dove finora non sono stateimpiegate e quindi non se ne è avuta esperienza;dall’altro offre una garanzia di “economicità” nelrealizzare le condizioni di sicurezza dell’edificio inquanto si evita esubero di impiego di materiale.

I metodi di calcolo di riferimento per la pro-gettazione sono, anche nel caso delle costruzioniin legno, sia quello delle sollecitazioni ammissibilisia il metodo semiprobabilistico agli stati limite.Quest’ultimo risulta quello indicato nella normaEurocodice 5, tuttora in fase sperimentale, tenden-te a una omogeneizzazione delle normative deidiversi Paesi dell’Europa.

Il metodo delle tensioni ammissibili è quellofinora maggiormente impiegato e per il quale si hageneralmente più diffusa esperienza e dimestichez-za anche da parte dei tecnici che effettuano i cal-coli strutturali; molto spesso in Italia, nell’applica-zione di questo metodo, si è fatto riferimento allenorme tedesche DIN 1052, prevedendo l’impiegodi tondame strutturale di qualità corrispondentealla categoria II della normativa DIN 4074, cioèlegno di conifere, di normale resistenza e di formasufficientemente regolare.

20 A R S I A

Per maggiori dettagli si rinvia alle normativeDIN summenzionate (vedi tabella).

Le norme tedesche erano alla base anche deicalcoli strutturali degli edifici presentati nella pre-cedente edizione di questo manuale; qui, invece, sisono adottati i sistemi di calcolo e verifica suggeri-ti dall’Eurocodice 5: si è ritenuto che una norma-tiva più recente, nella quale è peraltro confluitaanche l’esperienza nazionale tedesca, potesse daremaggiori garanzie di sicurezza e di economicità. Ein generale i metodi di calcolo agli stati limiteriflettono meglio il reale comportamento, sia glo-bale che locale, della struttura; questo vale certoanche per il legno, pur se la mancanza di deforma-zione plastica riduce di molto le differenze con letensioni ammissibili.

Per quanto riguarda le caratteristiche fisiche emeccaniche del legno, l’Eurocodice 5 rimanda allanorma EN 338, la cui versione ufficiale in linguaitaliana è la norma UNI EN 338. È riportata nellapagina seguente la tabella contenuta nella normasuddetta.

Per il dimensionamento delle strutture dei pro-getti tipo qui proposti è stata ipotizzata l’adozionedi legname di conifere rispondente a una classe diqualità medio-bassa fra quelle contemplate dallatabella sopra riportata: è stata adottata la classeC22. I progettisti strutturali potranno condurre icalcoli adottando materiali di classi diverse, in rela-zione a particolari esigenze o disponibilità delmateriale. Sarà comunque cura del Costruttore,sotto la sorveglianza della Direzione Lavori, assi-curarsi che il legname impiegato nella costruzionerisponda, di volta in volta, ai requisiti minimirichiesti dal progetto.

Nella quantificazione dei sovraccarichi acciden-tali per i fabbricati si sono considerati quelli indi-cati dalla normativa italiana e particolarmente dalD.M. 16.1.1996 riportante “Criteri generali per laverifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi esovraccarichi”, e dalle successive integrazioni emodifiche. A questo riguardo sono determinantiparticolarmente gli effetti del vento e della neve.

Tanto l’uno che l’altra cambiano a seconda dellalocalità: nel calcolo dei progetti tipo si sono consi-derate le seguenti situazioni:• per il carico da neve collocazione nella zona II

(quella nella quale ricade l’intera regioneToscana) e una altitudine di riferimento di 250m s.l.m.;

• per l’azione del vento collocazione nella zona 3,categoria di esposizione del sito II (compren-dente le localizzazioni fino a 500 m di altezzanell’intera regione, anche quelle in aperta cam-pagna, ad esclusione delle isole), classe di rugo-sità del terreno D, coefficiente di topografia paria 1, coefficiente dinamico pari a 1.Rientrano in questa casistica le aree della

Toscana, dalla costa verso l’interno, fino alla quotadi 250 m: per esse si possono considerare validi ivalori assunti nella progettazione.

Comunque è da sottolineare che quelli presi abase di ciascun progetto sono i valori minimi al disotto dei quali non si può scendere, nelle zoneindicate. In casi diversi da quelli considerati glieffettivi valori da adottare dovranno essere rideter-minati in base alle condizioni locali.

In conclusione, i sovraccarichi da neve e ventoche si sono assunti in ciascun progetto coprono lamaggioranza delle situazioni praticamente possibi-li in Toscana.

Per quanto riguarda il dimensionamento dellefondazioni si dovrà procedere a individuare il tipopiù adatto e a calcolarle in funzione delle caratteri-stiche del terreno su cui dovrà essere realizzata lacostruzione.

È utile ricordare infine che con il legno, e anchecon il legno tondo, si possono costruire edifici cherispondono alle normative previste per le costru-zioni in zone dichiarate sismiche.

Anzi, stante la leggerezza delle strutture, ingenerale le azioni sismiche convenzionali, determi-nate in base al D.M. 1996 e successive modifiche,generano forze orizzontali, proporzionali allemasse, sensibilmente inferiori a quelle indotte dalvento, per cui si può affermare che nella maggior

21C O S T R U I R E I N L E G N O

Carico di sicurezza: Categoria I Categoria II Categoria III

a flessione C1 = 13 N/mm2 C2 = 10 N/mm2 C3 = 7 N/mm2

a compressione C1 = 11 N/mm2 C2 = 8,5 N/mm2 C3 = 6 N/mm2

La tabella riporta i valori delle tensioni ammissibili, a compressione parallelamente alle fibre e a flessione, indicate dallaDIN 1052 tab. 1 e tab. 5 con ipotesi di carico H, per legname di abete rosso, abete bianco, larice, douglasia, pino silve-stre, per le tre categorie di qualità

parte dei casi l’essere situata in zona sismica noncomporta per la costruzione in legno la necessità diincrementare la propria resistenza strutturale. Tuttigli edifici proposti nell’ambito del presente lavorosono stati dimensionati per essere costruiti nellezone con il maggior grado di sismicità previstodalle norme italiane (S=12).

Anche le tensioni indotte nella struttura per glispostamenti delle fondazioni provocati dalle azionisismiche, sono in generale assai inferiori a quelleindotte dal vento: dunque di norma non sarannonecessari collegamenti fra le fondazioni isolate.

Il materiale di copertura

Esiste talvolta un contrasto tra l’obiettivo dieconomia di realizzazione del fabbricato e quellodi buon inserimento dello stesso nel contesto delterritorio circostante.

Nel caso delle costruzioni in legno gli elemen-ti strutturali e di tamponamento godono general-mente di buone qualità sotto entrambi gli aspetti.La scelta del manto di copertura invece può esseredeterminante per caratterizzare il risultato finalecomplessivo del fabbricato, sia dal punto di vistaestetico che da quello economico.

Per ciascun progetto-tipo è stata prevista la rea-lizzazione di un ben definito manto di copertura,

che si è individuato in base alle esigenze prevalentideterminate dalla particolare utilizzazione. Tuttaviatale scelta, fatta in sede di definizione del progetto-tipo, non vuole né può essere definitiva per i fab-bricati che saranno realizzati e che fanno riferimen-to a quel modello. Qui infatti sarà l’imprenditoreche dovrà decidere di privilegiare piuttosto l’uno ol’altro dei diversi aspetti, senza dimenticare che inmolte circostanze ci si dovrà adeguare a vincoli eprescrizioni indicati dai vari uffici competenti allacui approvazione sarà sottoposto il progetto.

Qualora si debba modificare il manto di coper-tura del fabbricato rispetto a quanto previsto nelprogetto-tipo, di ciò andrà tenuto conto già a livel-lo di definizione della struttura portante; infatti lecaratteristiche dell’orditura sottostante sono stretta-mente correlate con quelle del manto di copertura.

A proposito della scelta del materiale di coper-tura, nelle pagine seguenti si potranno individuarealcuni suggerimenti per le situazioni più comuni.

Gli elementi di tamponatura

Ciascun progetto prevede una propria configu-razione della tamponatura.

Le varie tipologie adottate possono esserecomunque modificate in relazione alle esigenzespecifiche dell’azienda, a considerazioni paesaggi-

22 A R S I A

La tabella riporta i valori delle caratteristiche fisiche e meccaniche del legname, previste dalla norma UNI EN 338, daadottarsi secondo le indicazioni dell’Eurocodice 5. La riproduzione di parti della norma UNI EN 338 è stata autorizzata da UNI – Ente Nazionale italiano di Unificazione –via Battistotti Sassi, 11b 20133 Milano.La garanzia di esattezza del testo è data esclusivamente dalla norma originale disponibile presso UNI. (Autorizzazionedel 16 maggio 2002)

stiche o a situazioni di diversa disponibilità dimateriali.

In caso sussistano le condizioni che lo richie-dono, le aperture potranno essere dimensionatediversamente, e gli elementi di tamponamento po-tranno essere disposti in altra posizione rispetto aquanto previsto nel progetto: la struttura dell’edi-ficio è in ogni caso dimensionata tenendo contodelle diverse situazioni possibili.

Infatti nel calcolo strutturale si è tenuto contoche le soluzioni distributive presentate possonoessere modificate, del tutto o in parte, con ele-mentari interventi di manodopera aziendale, senzaspreco di materiale, anzi semplicemente spostandoi correnti di parete, i tavolati e le chiusure mobiliesistenti. Inoltre si è considerato probabile che lacostruzione non venga realizzata da ditte profes-sionali, ma direttamente dall’azienda agricola, ilche rende difficile ipotizzare che venga sempreseguito un preciso programma di montaggio.

Stante quanto sopra, non si è ritenuto oppor-tuno prendere in conto, ai fini del calcolo struttu-rale, una unica e ben definita configurazione distri-butiva, in particolare per quanto concerne le chiu-sure esterne, siano esse fisse o mobili. Si sono adot-tate dunque le seguenti ipotesi di configurazione,fra loro alternative:• ogni parete esterna perpendicolare alla direzio-

ne del vento può essere alternativamente aper-ta o chiusa;

• le pareti esterne sono tutte chiuse e la costru-zione si considera “non stagna”.Da questo scaturisce la massima libertà proget-

tuale nella definizione delle chiusure esterne.Una considerazione a parte va fatta per il fieni-

le, in relazione alla presenza di controventi su alcu-ne campate esterne in prossimità degli angoli del-l’edificio: tali controventi, indispensabili alla stabi-lità della struttura, impediscono di ricavare in quel-le posizioni aperture praticabili.

Le fondazioni

Tutti gli edifici proposti nella presente edizionedel manuale sono stati progettati e calcolati adot-tando fondazioni del tipo a plinti isolati, salvo il“Locale polifunzionale”, per il quale la soluzione areticolo di travi è imposta dalla necessità di forma-re cordoli a sostegno di un solaio di calpestio. Intutti i casi la sommità del plinto è stata tenuta assaivicina alla superficie del terreno in modo da ridur-re al minimo la lunghezza libera del pilastro: talevicinanza ha imposto la forma tronco-conica la

quale tuttavia, essendo la pendenza assai bassa, saràraggiunta modellando a mano, in fase di getto, lasuperficie del calcestruzzo; in ogni caso il terrenoindisturbato dovrà essere raggiunto per mezzo delmagrone, che comunque non dovrà avere spessoreinferiore ai 10 cm.

La vicinanza alla superficie del terreno, combi-nata con la possibile presenza di agenti aggressividerivati dalle deiezioni degli animali, ha impostol’adozione di parametri consoni all’ambiente ditipo “molto aggressivo” e all’armatura di tipo“sensibile”: in particolare il copriferro di 3,5 cmdovrà essere garantito dall’adozione degli appositidistanziatori. Per il resto si raccomanda la rigorosaosservanza delle usuali precauzioni necessarie alfine di ottenere un getto di buona qualità: adozio-ne di calcestruzzo a basso contenuto di acqua,impiego appropriato di sistemi meccanici di com-pattazione.

Il complesso plinto-pilastro potrà essere realiz-zato seguendo varie procedure:• plinto gettato in opera, pilastro posizionato

prima del getto;• plinto gettato in opera lasciando, a mezzo di

apposita cassaforma, il foro cilindrico per il pila-stro; questo viene posizionato successivamentee bloccato con un getto di malta espansiva;

• plinto prefabbricato intero, munito di forocilindrico per il pilastro che sarà poi posiziona-to e bloccato come sopra;

• plinto prefabbricato costituito dal solo bicchie-re nervato da completare in opera con gettointegrativo; il pilastro sarà poi posizionato ebloccato come sopra.La scelta della procedura dipenderà dalle pro-

pensioni e dalle capacità di chi realizza l’opera, edalle condizioni, possibilità e mezzi disponibili sulluogo.

Naturalmente sia la fondazione che il sistema dicollegamento a incastro del pilastro possono rea-lizzarsi in molte altre maniere: fra queste una dellepiù interessanti è certamente quella oggetto di unaapposita norma da parte della ASAE, AmericanSociety of Agricultural Engineers. Quando vi sia daincastrare un palo verticalmente nel terreno, laprima soluzione che viene alla mente di ognuno èquella di scavare una buca, infilarvi il palo, riem-pirla compattando adeguatamente il materiale diriempimento: la norma ANSI/ASAE EP486.1OCT00, approvata nell’ottobre 2000 dall’Ame-rican National Standards Institute dà le indicazio-ni necessarie per la progettazione ed il calcolo sta-tico delle fondazioni di pali incastrati nel terreno.

In Appendice è riportata una traduzione delle

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parti più interessanti della Norma; resta comunqueinteso che questa traduzione non possiede l’appro-vazione ufficiale della ASAE, e che pertanto lagaranzia di esattezza del testo e di efficacia deimetodi di calcolo è data esclusivamente dallanorma originale, nei limiti da essa specificati,disponibile presso la ASAE stessa all’indirizzohttp://www.asae.org/.

Legnami utilizzabili per le costruzioni agricole

La realizzazione di costruzioni rurali construttura portante in legno massiccio si presentatanto più proponibile quanto più è agevole il repe-rimento, sia a livello aziendale che sul mercato, delmateriale occorrente per coprire le diverse neces-sità (elementi strutturali ed elementi di tampona-mento).

Per quanto riguarda la realizzazione degli ele-menti strutturali, gli assortimenti legnosi che si uti-lizzano si diversificano notevolmente per dimensio-ne; per questo è possibile ipotizzare l’utilizzazioneanche di quelle specie legnose che pur offrendomateriale di buona qualità tecnologica non sono ingrado di fornire assortimenti di grosso diametro.

Particolarmente con l’impiego della tecnica co-struttiva in legno tondo è necessario disporre diassortimenti di forma quanto più possibile regolare.

Si presenta quindi la condizione di poter preve-dere l’uso di specie legnose anche di rapido accre-scimento, che forniscono, in dipendenza dell’età diutilizzazione (tagli di maturità o diradamenti), deltipo di governo (cedui o fustaie), o della posizionedell’assortimento nel fusto (parti basali, apicali,ecc.), assortimenti che possono trovare adeguatacollocazione nella realizzazione di elementi diversidella costruzione.

È possibile quindi dare sommaria indicazionedelle specie, e degli assortimenti da queste ricava-bili, facendo particolare riferimento a quelle piùcomuni sui mercati o nelle aziende della regioneToscana.

Nel seguito sono richiamati gli aspetti morfolo-gici tipici e le principali caratteristiche fisiche, tec-nologiche e meccaniche per i legnami di più cor-rente impiego.

Coloro che abbiano interesse a impiegare per ilcalcolo strutturale il metodo delle tensioni ammis-sibili, possono far riferimento ai valori nel seguitoriportati, tratti da Giordano (1997) e validi, neilimiti specificati dall’Autore, per sollecitazioni sta-tiche ed in condizioni normali di umidità.

Chi invece intendesse effettuare i calcoli se-guendo l’Eurocodice 5 dovrà riferirsi alla tabellacontenuta nella norma UNI EN 338, precedente-mente richiamata.

• Abete biancoPianta di sviluppo notevole (diametro max 100

cm, altezza max 40-50 m) fornisce fusti di formaregolare, con andamento rettilineo e modeste ra-stremazioni.

La tessitura del legname è mediamente fine, ilritiro è basso-medio, la durezza bassa e la durabi-lità è da considerarsi scarsa andando soggetto adattacchi di funghi e insetti.

La massa volumica media a umidità normalevaria da 0,31 a 0,61 g/cm3.

I carichi di sicurezza a compressione parallela-mente alle fibre per le tre categorie sono:

C1 = 11 N/mm2 C2 = 9 N/mm2

C3 = 7 N/mm2.I carichi di sicurezza a flessione per le tre cate-

gorie sono: C1 = 11,5 N/mm2 C2 = 10 N/mm2

C3 = 7,5 N/mm2.La segagione è agevole, l’unione con viti e

chiodi è facile anche se di modesta tenuta. L’im-pregnabilità può essere difficile per cui il legnamedeve essere preferibilmente utilizzato in ambientiinterni al riparo dell’umidità.

Nel caso della sua utilizzazione per realizzarepilastri occorre proteggere la parte infissa nel ter-reno o tenerla debitamente distanziata da questo.

I difetti principali del legname sono rappresen-tati da cipollatura, canastro, eterogeneità nellospessore degli anelli.

È un legname da considerarsi idoneo per l’uti-lizzo sia come tondo da costruzione, destinazioneche consente la utilizzazione anche degli assorti-menti di minori dimensioni, che sotto forma dilegname segato o squadrato.

• Abete rossoPianta di sviluppo notevole (diametro max 80

cm, altezza max 50 m) fornisce fusti di formaregolare, con andamento rettilineo e modeste ra-stremazioni.

La tessitura del legname è media, la fibraturadiritta, il ritiro basso-medio, la durezza bassa e ladurabilità scarso-media.

La massa volumica media a umidità normalevaria da 0,30 a 0,62 g/cm3.

I carichi di sicurezza a compressione parallela-mente alle fibre per le tre categorie sono:

C1 = 10 N/mm2 C2 = 8 N/mm2

C3 = 6 N/mm2.I carichi di sicurezza a flessione per le tre cate-

gorie sono: C1 = 11 N/mm2 C2 = 9 N/mm2

C3 = 7 N/mm2.La segagione è agevole, l’unione con viti e

chiodi è facile, anche se di modesta tenuta.L’impregnabilità è difficile, ed il legname può

andare soggetto ad attacchi di funghi e di insetti.Nel caso di utilizzazione per realizzare pilastri

occorre proteggere la parte infissa nel terreno otenerla debitamente distanziata da questo.

I difetti principali del legno sono rappresenta-ti da canastro o tasche di resina.

È un legname da considerare idoneo per la rea-lizzazione di strutture costruttive in legno tondo osquadrato e per la produzione di segati e tavolame.

• Pino silvestreIl pino silvestre, presente in tutto l’arco alpino

allo stato spontaneo, è presente anche in popola-menti nell’Appennino settentrionale e più comu-nemente si può rinvenire all’interno di complessiforestali di pini di altre specie.

La forma dei fusti viene notevolmente influen-zata dalle condizioni ambientali, ma non è difficilerinvenire fusti di forma regolare anche di notevolidimensioni.

I difetti più comuni sono costituiti da canastroo tasche di resina.

Il legname ha tessitura media, fibratura diritta,ritiro modesto-medio, durezza bassa, massa volu-mica media a umidità normale variabile da 0,38 a0,66 g/cm3 e durabilità modesta.

I carichi di sicurezza a compressione parallela-mente alle fibre per le tre categorie sono:

C1 = 11 N/mm2 C2 = 9 N/mm2

C3 = 7 N/mm2.I carichi di sicurezza a flessione per le tre cate-

gorie sono: C1 = 12 N/mm2 C2 = 10 N/mm2

C3 = 8 N/mm2.La segagione è agevole e l’unione viti-chiodi è

facile ma di tenuta mediocre.Il legname di pino silvestre è molto suscettibi-

le all’attacco di funghi e di insetti xilofagi per cuisono necessari trattamenti preservanti.

Il legname può essere utilizzato per la realiz-zazione di strutture costruttive in legno tondoquando la regolarità dei fusti lo consente, e piùcomunemente può essere utilizzato per produrretravi, paleria e tavolame per realizzare elementi ditamponamento.

• Pino laricioÈ pianta tipica dell’Italia meridionale (Sila,

Aspromonte, Etna), della Corsica e di altri com-prensori europei. Sono però presenti anche rimbo-schimenti in zona appenninica che possono forni-re ottimi fusti con dimensioni anche notevoli.

Il legname ha tessitura media, fibratura abba-stanza diritta, nodosità elevata nella parte alta deifusti, ma regolare.

Il ritiro è medio.La massa volumica ad umidità normale varia da

0,56 a 0,65 g/cm3.I difetti più frequenti sono rappresentati da una

accentuata nodosità, dalla disformità dello spesso-re degli anelli e dalla facilità con cui viene attacca-to da funghi e da insetti.

È da tener presente che pezzi con forti trasuda-zioni di resina possono risultare fragili alla flessio-ne statica.

Il legname può essere utilizzato per ricavarestrutture costruttive, paleria, ecc. ma a secondadelle condizioni può essere utile sottoporlo a in-terventi protettivi.

• Pino domestico - Pino marittimoSono specie che forniscono legname che diffi-

cilmente si adatta alla realizzazione di costruzioniin legno tondo per i limiti dimensionali e di formache presentano gli assortimenti ricavabili.

Il pino domestico ha forma regolare solo percirca i due terzi del fusto mentre il pino marittimopresenta sovente fusti con forma sciabolata.

Dal punto di vista delle caratteristiche di resi-stenza meccanica le due specie hanno comporta-mento simile sia per quanto riguarda i carichi disicurezza a compressione parallelamente alle fibre C1 = 10-11 N/mm2 C2 = 8-9 N/mm2

C3 = 6-7 N/mm2

sia per quelli a flessioneC1 = 11-12 N/mm2 C2 = 10-11 N/mm2

C3 = 7-8 N/mm2.Il legname ricavabile ha tessitura da media a

grossolana, fibratura abbastanza diritta, ritiro dabasso a medio, massa volumica media a umiditànormale pari a 0,45-0,80 g/cm3 e possibilità diunione con viti e chiodi facile da eseguire ma discarsa tenuta.

La durabilità è scarsa per attacchi di funghi e diinsetti xilofagi.

I legnami possono essere utilizzati per usicostruttivi ma devono essere trattati o protetti.

Possono anche ricavarsi segati e tavolameandante utilizzabile per realizzare strutture di tam-ponamento.

25C O S T R U I R E I N L E G N O

• DouglasiaLa douglasia di produzione italiana proviene da

piantagioni sia alpine che appenniniche che dannoprodotti di buone caratteristiche tecnologiche.

Giordano riporta risultati orientativi circa lecaratteristiche tecnologiche del legname di dougla-sia italiana che indicano tessitura fine e media,fibratura diritta, massa volumica media a umiditànormale di 0,5 g/cm3, ritiro medio, durezza bassa.Secondo lo stesso Autore le caratteristiche di pesoe di resistenza meccanica non sono inferiori a quel-li delle provenienze americane.

Per quanto riguarda la douglasia toscana si puòfare riferimento a quanto contenuto nel QuadernoARSIA 9/99 - Il legno di castagno e di Douglasiadella Toscana che riporta per la resistenza a flessio-ne valori caratteristici che vanno da 19 N/mm2 a27 N/mm2 e che consiglia di applicare ai medesi-mi valori un coefficiente di sicurezza di 2,75.

La possibilità di utilizzare la douglasia per larealizzazione di strutture in legno appare proponi-bile anche per la notevole disponibilità di legnameproveniente da diradamenti che forniscono mate-riale dimensionalmente idoneo (con diametrianche maggiori di 30 cm) per la produzione sia distrutture portanti che di tavolame.

• CastagnoLa produzione di legname da costruzione di

castagno è da riferirsi essenzialmente ai polloniricavabili dai cedui che possono presentare formeeccellenti anche negli assortimenti con diametrimaggiori. Fra i difetti principali si ricordano in par-ticolare la cipollatura e la curvatura basale che puòessere presente nei polloni.

Dal punto di vista tecnologico il legname dicastagno presenta tessitura media, fibratura diritta,ritiro medio-elevato, durezza media-elevata emassa volumica media a umidità normale pari a0,58 g/cm3.

I carichi di sicurezza a compressione parallela-mente alle fibre per le tre categorie sono:

C1 = 11 N/mm2 C2 = 9 N/mm2; C3 = 7 N/mm2, mentre quelli a flessione sono pari a: C1 = 12 N/mm2 C2 = 10 N/mm2; C3 = 8 N/mm2.Il legname del castagno presenta durame con

marcata durevolezza e risulta idoneo per la realiz-zazione di elementi strutturali portanti. La sega-gione non è agevole e i collegamenti con viti echiodi sono buoni ma necessitano di preparazionedelle sedi.

• RobiniaAnche per quanto riguarda la robinia l’interes-

se principale nell’utilizzazione del legname comemateriale da costruzione è rivolto ai polloni chepresentano maggior regolarità che non le piante dialto fusto.

Le caratteristiche tecnologiche del legname dirobinia sono rappresentate da tessitura media, fi-bratura diritta, ritiro medio-elevato, durezza me-dia-elevata.

I carichi di sicurezza medi a compressioneassiale per le tre categorie sono:

C1 = 12 N/mm2 C2 = 10 N/mm2

C3 = 7,5 N/mm2

mentre quelli a flessione sono: C1 = 13,5 N/mm2 C2 = 11,5 N/mm2

C3 = 9 N/mm2.La segagione non è agevole e l’unione con viti

o chiodi è buona, ma occorre preparare le sedi.Il legname di robinia può essere utilizzato per

realizzare elementi portanti che, per le modestedimensioni degli assortimenti ricavabili, interessa-no in genere manufatti di modesto impegno.

La durabilità del legname (durame) è notevoleper la elevata resistenza all’attacco di funghi einsetti.

26 A R S I A

Progetti tipo allegati

Al volume sono allegate le tavole grafiche e le relazioni descrittive dei seguenti progetti tipo.

Ciascun progetto è costituito da tre tavole. La tavola 01, compilata in fronte-retro, riporta

sul davanti la pianta del piano unico dell’edificio, edue sezioni, delle quali una in corrispondenza deipilastri. Sul retro è riportata la pianta delle fonda-zioni; si trova anche l’esecutivo dei pilastri, consi-derati in condizioni di media consistenza del terre-no, giusto per rendere un’idea complessiva del-l’impegno occorrente.

La tavola 02 comprende gli schemi strutturalitridimensionali, che riportano la geometria dellastruttura; una sequenza di assonometrie che illustra-no le varie fasi della costruzione e indicano comeprocede il montaggio dell’edificio; un esploso asso-nometrica del tavolame e degli elementi strutturaliin legname occorrenti, corredato di tabella riassun-tiva dei tipi e delle quantità necessarie.

La tavola 03 riporta alcuni prospetti, e le pro-spettive di interni, allo scopo di rendere in manie-ra più efficace il risultato della costruzione ogget-to della progettazione.

Ciascuna tavola di progetto riporta sul fronte-spizio la prospettiva dell’edificio cui si riferisce;inoltre, sempre con l’intento di poterle facilmenteindividuare, le tavole di ciascun progetto sonocontraddistinte dal medesimo colore, così cherisulta più semplice riunirle insieme per la consul-tazione.

All’interno delle stesse tavole, per ciascun pro-getto, è riportata, oltre alla parte grafica, anche ladescrizione delle sue componenti principali e sonoinoltre evidenziate le particolarità strutturali e fun-zionali dell’edificio. Sono pertanto illustrati i prin-cipali aspetti distributivo-funzionali e dimensiona-li, che riguardano anche i criteri di dimensiona-mento della concimaia laddove questa è richiesta.Sono descritte poi le soluzioni strutturali e gliaspetti costruttivi di maggior interesse, e sono for-nite indicazioni utili alla corretta interpretazionedelle liste del legname occorrente.

27C O S T R U I R E I N L E G N O

Mc1 Scuderia – scuderia con box singoli e recinti collettivi

Mc2 Ricovero per cavalli in area di sosta

– ricovero per cavalli in area di sosta, a poste individuali, con locale deposito

Mc3 Stalla libera per bovini da carne

– stalla libera a lettiera permanente per bovini da carne: zona di riposo

Mc3a Stalla libera per bovini da carne

– stalla libera a lettiera permanente per bovini da carne: zona di alimentazione

Mc4 Ovile a lettiera permanente

– ovile a lettiera permanente con corsia centrale di servizio

Mc5 Fienile chiuso – fienile chiuso su tutti i lati

Mc6 Rimessa per attrezzature agricole

– rimessa per macchine e attrezzature agricole e magazzino per mezzi tecnici per l’agricoltura

Mc9 Locale polifunzionale

Per rendere più agevoli le fasi di montaggiodegli edifici in legno presentati come progetti tiponell’ambito di questo volume, si propongono diseguito alcune indicazioni di carattere generale conlo scopo di introdurre il lettore che non abbiaesperienza, alle tecniche proprie di questo tipo dicostruzioni.

Accanto a operazioni note agli addetti del set-tore, sono riportate anche modalità di esecuzionealternative, che possono essere di utile impiego indeterminate situazioni di lavoro.

Inoltre, per quelle particolari fasi costruttive perle quali si rende opportuno adottare tecniche pococonosciute, e pertanto inconsuete nelle situazionidella regione Toscana, nelle pagine seguenti sonodate indicazioni che consentono di affrontare conadeguata preparazione i lavori ad esse relativi.

Per semplicità e chiarezza di illustrazione lefigure che riguardano l’esecuzione di operazioninon sono esaustive delle operazioni da compiere,ma hanno il solo scopo di aiutare a comprendere lasequenza e le modalità delle principali fasi del lavo-ro: l’operatore è tenuto ad adottare tutti quegliaccorgimenti, e particolarmente quelli inerenti lasicurezza, che sono previsti dalle normative vigen-ti al momento della costruzione.

È inoltre opportuno ricordare che, non diver-samente da quanto accade per gli altri tipi di edifi-ci, anche per le costruzioni in legno è indispensa-bile ottenere, prima dell’inizio della costruzione, lenecessarie autorizzazioni amministrative, rilasciatedai vari Enti competenti.

Gli argomenti affrontati sono organizzatisecondo lo schema seguente:

1. Studio preliminare del progetto e organizzazione del lavoro1.1 Organizzazione del lavoro 301.2 Connettori 301.3 Schemi costruttivi della struttura 311.4 Principali fasi di montaggio di un edificio in legno 32

2. Fondazioni e pilastri2.1 Tracciamento delle fondazioni 342.2 Scavo delle fondazioni 372.3 Tipologie di fondazioni 382.4 Preparazione della base dei pilastri 402.5 Realizzazione delle fondazioni 412.6 Posa in opera dei pilastri 43

3. Cordoli e muretti3.1 Realizzazione in muratura 473.2 Realizzazione in calcestruzzo 48

4. Copertura4.1 Taglio a misura dei pilastri 494.2 Disposizione delle travi principali 524.3 Controventamenti 534.4 Elementi da considerare nella scelta della copertura 544.5 Struttura del tetto e manto di copertura 57

5. Tamponamenti e porte5.1 Tamponamenti 615.2 Porte, cancelli e infissi vari 64

Metodi e tecniche costruttive

1.1 Organizzazione del lavoro

Prima di iniziare il lavoro di costruzione dell’e-dificio è essenziale verificare di avere a disposizio-ne di volta in volta tutti i materiali, gli attrezzi e imacchinari necessari. Solo così il lavoro potrà pro-cedere speditamente e senza intoppi.

Per controllare la disponibilità di tutto quelloche è necessario per il lavoro, è utile preparare unelenco a cui fare riferimento, indicando le princi-pali fasi dell’organizzazione del lavoro ed i con-trolli da effettuare.

Per quanto riguarda la strumentazione, l’attrez-zatura e i macchinari in ogni caso necessari, si potràfar riferimento alle liste seguenti, chedovranno di volta in volta essere inte-grate in dipendenza delle condizionilocali di lavoro, ricordando che co-munque dovranno essere rispettate lenormative in materia di sicurezza.

Strumenti: rotella metrica, cordi-cella, eventuali strumenti topograficida cantiere, livella da muratore, tubotrasparente per livellare, filo a piom-bo, squadra, metro a stecca, calceper segnare per terra, matita da car-pentiere, gessetti.

Attrezzi e accessori: mazze emazzuoli, martelli da carpentiere eda fabbro, cavachiodi, scalpelli dalegno, scalpelli da muratore, pinze,tenaglie, cesoie, ascia, seghe a manoda legno e da ferro, morsetti, picco-ne, zappa, pale, carretta, paiole,mestole, chiavi di vario tipo, trapanoelettrico e punte per trapano, avvita-tore, pialletto, seghetto alternativo,sega circolare a banco e portatile,smerigliatrice angolare, motosega eaccessori, betoniera, scale, ponteg-gio anche su ruote, cavalletti a capra,carrucole o argano a mano, quadroelettrico, cavi elettrici di prolunga,dispositivi di protezione individuale.

Altri materiali: tavole per cas-seforme, picchetti, tavolame e legna-me di consumo, regoli, pertiche,funi, chiodi, filo di ferro.

Macchine: trattore dotato diescavatore e pala caricatrice, trivella,carrello.

1.2 Connettori

I progetti sviluppati sono stati predisposti inmaniera specifica per rendere possibile anche l’im-piego di manodopera dell’azienda agricola, inquanto si è curato di semplificare talune operazio-ni, in particolare quelle di montaggio.

A tale scopo, per l’esecuzione delle giunzionisono previste soluzioni di collegamento fra le piùsemplici ed affidabili: in particolare le unioni deglielementi in legno sono realizzate mediante con-nettori in lamiera o profilati di acciaio zincato diforme varie, adatte ai diversi tipi di collegamentoda effettuare (fig. 1).

30 A R S I A

Fig. 1 - Nella colonna a sinistra sono rappresentati giunti di tipo tradizionale; in quella di destra giunti con connettori per legno tondo

1. STUDIO PRELIMINARE DEL PROGETTO E ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

I connettori utilizzati sono quindi costituiti dasquadrette angolari di diverse fogge e dimensioni,piastre piane o arcuate, staffe, ecc.; una serie di forigià praticati sui connettori alla distanza adatta peruna corretta chiodatura consente il loro rapido fis-saggio con chiodi ad aderenza migliorata.

Per il numero di chiodi da usare su ogni colle-gamento si rimanda alle prescrizioni, ad esempioquelle contenute nell’Eurocodice 5.

Inoltre i produttori dei connettori in lamierageneralmente indicano anche il tipo e il numero dichiodi da usare per ciascun connettore, in relazio-ne alle sollecitazioni che esso deve sopportare.

1.3 Schemi costruttivi della struttura

Gli schemi costruttivi degli edifici in legno checompaiono nei progetti sviluppati sono sostanzial-mente riconducibili a uno dei due seguenti tipi:trasversale e longitudinale.

La fig. 2 mostra lo schema costruttivo di tipotrasversale, cioè con le travi principali disposte nelsenso della larghezza dell’edificio. A seconda dellasoluzione adottata per la copertura può variare iltipo e la disposizione degli elementi strutturalidella falda. I correnti di parete assolvono alla fun-zione di sostegno delle tamponature.

31C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 2

Fig. 3

arcarecci

travi principali

pilastri o montanti

collegamenti orizzontalio correnti di parete

arcarecci

travi secondarie

travi principali

pilastri o montanti

collegamenti orizzontalio correnti di parete

Lo schema costruttivo di tipo longitudinale(fig. 3) è caratterizzato, invece, da travi principalidisposte nel senso della lunghezza. Anche in que-sto caso, in relazione alla soluzione adottata per la

copertura può variare tanto la disposizione che iltipo di elementi strutturali della falda, mentre icorrenti di parete svolgono la funzione di sostegnodelle tamponature.

32 A R S I A

Fig. 4

Prima fase: tracciamento delle fondazioni ed effettuazione degli scavi occorrenti

Seconda fase: realizzazione delle fondazioni e sistemazione dei pilastri d’angolo

Terza fase: completamento della messa in opera dei pilastri e della struttura portante principale

1.4 Principali fasi di montaggio di un edificio in legno

33C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 5

Quarta fase: montaggio della struttura secondaria del tetto e dei correnti di parete

Quinta fase: copertura del fabbricato, e apposizione delle chiusure ester-ne fisse e mobili

Gli schemi delle figg. 4 e 5 indicano le principa-li fasi che si succedono per il montaggio di un fab-bricato con struttura in legno massiccio.

La sequenza illustrata è di validità generale,indipendentemente dal tipo della soluzione strut-

turale e dal materiale di copertura impiegato. Nelle costruzioni in legno tondo gli allinea-

menti non risulteranno sempre esattamente a filo.Ciò va tenuto presente per una corretta valutazio-ne qualitativa del fabbricato.

2.1 Tracciamento delle fondazioni

Prima di procedere al tracciamento delle fonda-zioni, il terreno dovrà essere adeguatamente siste-mato eseguendo, ove necessario, operazioni disbancamento e livellamento.

Successivamente sarà necessario riportare sulterreno l’andamento delle fondazioni. Tale opera-zione, se condotta razionalmente e con cura, per-mette di eseguire le fasi successive con maggiorefacilità e risparmio di tempo. Utilizzando semplicistrumenti quali rotella metrica, squadra, tubo tra-

sparente per livellare, livella, cordicella, è possibiletracciare il perimetro esterno dello scavo indivi-duandone con picchetti i vertici (nel caso di fon-dazione continua) o le posizioni dei plinti.

Poiché i picchetti sono compresi nella zona in-teressata dallo scavo, essi saranno rimossi durante illavoro. Per avere dei punti di riferimento fissi chepermettano di ricostruire il tracciato in ognimomento, si posizionano all’esterno del perimetrodi scavo dei cavalletti realizzati con tavole di legno,che non vengono rimossi durante il lavoro, otte-nendo una situazione come quella indicata in fig. 6.

34 A R S I A

2. FONDAZIONI E PILASTRI

Fig. 6

Per accertare l’orizzontalità della tavola trasver-sale dei cavalletti si utilizza una comune livella damuratore (fig. 7).

Per far sì che tutte le tavole trasversali dei caval-letti si trovino alla stessa quota, si possono usare, sedisponibili, strumenti topografici specifici (come illivello abbinato ad una stadia) o più semplicemen-te un livello costituito da un comune tubo da irri-gazione in materiale plastico trasparente riempito

di acqua e in assenza di bolle d’aria. Le due super-fici libere del liquido alle due estremità del tubo sitroveranno alla stessa quota e quindi possonocostituire il riferimento per il posizionamento deitraversi dei cavalletti (fig. 8).

Sistemati i cavalletti, si può tendere un cordinoche passi sopra i picchetti già piantati e fissarlo sulletraverse dei cavalletti (fig. 9).

35C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 7

Fig. 8

Fig. 9

Attraverso chiodi postisulle traverse sarà poi semprepossibile ritrovare la posizionedei picchetti anche dopo chequesti siano stati tolti per con-sentire i lavori; sarà sufficientedisporre il cordino tra i chiodi.

Il cordino o un nastro me-trico ben teso fra due cavallet-ti opposti consente il correttoposizionamento dei picchettiche individuano la collocazio-ne dei pilastri (fig. 10).

Nel tracciamento delle fon-dazioni sul terreno è spessorichiesto di individuare angoliretti. In assenza di strumentispecifici (es. squadri) il traccia-mento sul terreno di un ango-lo retto può essere eseguito invari modi. Fra questi si ricordaquello che si basa sull’uso diuna cordicella suddivisa in treparti lunghe rispettivamente 3,4 e 5 volte l’unità di misuraprescelta (ad esempio 3, 4 e 5metri) (fig. 11). Su un allinea-mento “r” preesistente si in-figgono due picchetti (C e B)fra loro distanti 4 m e si fer-mano al picchetto C entrambele estremità della cordicella.Fatta passare la corda attornoal paletto B, ci si posizionacome in figura tenendo inmano la corda in corrispon-denza di un segno fatto sullastessa a 5 m di distanza da C.Ci si sposta quindi alternativa-mente a destra e a sinistra,tenendo ben tesi entrambi irami della corda, fino a indivi-duare il punto A dove si infig-ge un picchetto. L’angolo inB risulterà in tal modo unangolo retto.

Con questo sistema si puòanche costruire una squadra dilegno di grandi dimensioni, daimpiegare ogni volta che ci siabisogno di tracciare un angoloretto.

La serie di operazioni che si è brevementedescritta risulta molto semplice. Tuttavia la accurata

esecuzione di questa fase è di fondamentale impor-tanza per un corretto e agevole proseguimento delleoperazioni successive che potranno così essere con-dotte evitando inutili perdite di tempo.

36 A R S I A

Fig. 10

Fig. 11

Le fondazioni dei pilastripossono essere scavate a mano(fig. 12) o con attrezzaturemeccaniche, in corrispondenzadelle posizioni individuate.

Le dimensioni dello scavodovranno essere tali da consen-tire la realizzazione del tipo difondazione prevista in relazioneanche alle caratteristiche del ter-reno e alle modalità operativeadottate. Ad esempio, in alcunicasi potrà essere più convenien-te l’utilizzazione di una mag-giore quantità di calcestruzzo,effettuando il getto controterra, piuttosto che la realizza-zione di una cassaforma; al con-trario, quando si lavori in terre-ni caratterizzati da bassa coesio-ne, per cui le pareti dello scavonon potranno rimanere verticalima assumeranno una notevole inclinazione, la rea-lizzazione della cassaforma si renderà praticamenteinevitabile.

In uno stesso edificio la quota di appoggiodelle fondazioni può essere diversa da pilastro apilastro. Inoltre, la profondità dello scavo dovrà inogni caso essere tale che il magrone poggi sul ter-reno indisturbato. Per tali motivi lo spessore delgetto del magrone, che comunque non dovrà esse-

re inferiore a 10 cm, potrà aumentare per far sì cheil piano di appoggio del plinto venga a trovarsi allaquota prevista in progetto (fig. 13), e quindi lafaccia superiore del plinto risulti prossima quantoprescritto alla superficie del terreno. Il magrone,oltre ad assolvere alle funzioni sopra esposte, creaanche un piano di appoggio agevole e pulito per lestrutture di fondazione che verranno realizzate aldi sopra.

37C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 13

Fig. 12

2.2 Scavo delle fondazioni

2.3 Tipologie di fondazioni

Le fondazioni possono essere realizzate secon-do varie tipologie, alcune delle quali si prestano adessere agevolmente rimosse una volta che l’edificioabbia cessato la sua funzione aziendale così da ren-dere possibile il completo ripristino dello stato deiluoghi antecedente alla costruzione. Fra le diversealternative qui si propongono le seguenti:• Fondazioni con plinti in calcestruzzo armato;• Fondazioni realizzate per riempimento conmateriali costipati (per costipazione del palo).

Fondazioni con plinti in calcestruzzo

Vengono predispostiplinti in calcestruzzo ar-mato entro i quali si in-serisce il pilastro in legno(fig. 14).

Il complesso plinto-pilastro può a sua voltaessere realizzato seguendovarie procedure.• Plinto gettato in operacon pilastro posizionatoprima del getto. In questocaso, dopo aver montatola gabbia di armatura delplinto nello scavo di fon-dazione, appoggiandolasul magrone tramite di-stanziatori, si dispone ilpilastro in legno nella po-sizione definitiva curandosia la quota di appoggioche la verticalità, e bloc-candolo in maniera prov-visoria ma tale che possasopportare le sollecitazio-ni causate dalle operazio-ni di getto.• Plinto gettato in operalasciando il foro cilindricoper il pilastro. Al centrodella gabbia di armaturaviene fissata una cassafor-ma cilindrica, provvista difondo e di diametro supe-riore a quello del pilastro,tale da lasciare la possibi-lità di successiva correzio-ne della posizione delpilastro stesso. Una volta

sufficientemente indurito il getto di calcestruzzodel plinto, nel foro predisposto si inserisce il pilastroe lo si ferma provvisoriamente a mezzo di spessorie cunei nella posizione definitiva. Infine si bloccadefinitivamente il pilastro per mezzo di un getto dimalta espansiva che va a riempire l’interstizio fra ilpilastro e la parete del foro lasciato nel plinto. • Plinto interamente prefabbricato, munito di forocilindrico per il pilastro. In dipendenza delle con-dizioni locali nelle quali ci si trova ad operare, puòessere conveniente ricorrere a plinti prefabbricatianziché gettati in opera. La forma di questi plintisarà sostanzialmente la stessa di quelli descritti nelpunto precedente. Una volta fabbricati, i plintisaranno caricati su un automezzo munito di gru e

38 A R S I A

Fig. 14

Fig. 15

posati al di sopra dei magroni curandone accurata-mente la posizione e la quota. I pilastri verrannosuccessivamente posizionati e solidarizzati con lemedesime modalità descritte nel punto preceden-te. A seconda della distanza dello stabilimento diprefabbricazione dal cantiere, potrà essere conve-niente ricorrere a plinti prefabbricati costituiti dalsolo bicchiere nervato, da completare in opera conun getto integrativo.

Quando si intenda proteggere l’estremità infe-riore del pilastro (ad esempio dal contatto condeiezioni degli animali) può rendersi opportuna

una variante alla forma del plinto, consistente nelprolungarlo per almeno 50-60 cm fuori terra permezzo di un pilastrino cavo adeguatamente muni-to di armatura (fig. 15).• Plinto terminante con un piastrino pieno. In talcaso il pilastro viene appoggiato sulla faccia supe-riore della fondazione che sporge dal terreno esolidamente ancorato a un profilato in acciaio, chein precedenza era stato parzialmente annegato nelgetto di calcestruzzo, per mezzo di bulloni munitidi adeguate rondelle (figg. 16-17), o per mezzo dialtri idonei apparecchi.

39C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 17Fig. 16

Fondazioni realizzate per riempi-mento con materiali costipati (per costipazione del palo)

Questa tipologia di fondazione sicaratterizza per il fatto che il pilastroviene posizionato entro uno scavo cilin-drico che dovrà essere riempito conadatti materiali convenientementecostipati quali inerti o calcestruzzo get-tato direttamente contro terra (fig. 18).

Una variante al caso precedente-mente illustrato consiste nel disporreentro lo scavo di fondazione tubi incemento, che vengono bloccati costi-pando il materiale di riempimento tuttoattorno; entro tali tubi viene poi vinco-lato il pilastro per mezzo di un riempi-mento in materiale inerte o un getto dicalcestruzzo (fig. 19).

2.4 Preparazione della base dei pilastri

I tronchi impiegati devono esseresani, possibilmente diritti e regolari,accuratamente scortecciati nel caso dilegno tondo grezzo.

Nel caso in cui l’estremità inferioredel pilastro risulti posizionata al di sottodella superficie del terreno, dovrà essereopportunamente protetta per migliorar-ne la durabilità. Oltre ai metodi tradizio-nali (catramatura, carbonizzazionesuperficiale, ecc.) si può ricorrere ametodi di impregnazione in situ.

Una soluzione interessante a questoproposito consiste nell’immissione loca-lizzata di sostanze preservanti fra il paloe un sacco di materiale plastico che loavvolgerà; le sostanze saranno così assor-bite dal palo dopo la messa in opera.

Per agevolare tale assorbimento èopportuno che sull’estremità del troncoche sarà infissa nella fondazione venga-no realizzate con la motosega delle sca-nalature longitudinali, per una lunghez-za di poco superiore alla profondità diimmissione nella fondazione (fig. 20).

Successivamente si potrà procedereall’apposizione del sacco, che consen-tirà la realizzazione del trattamento,che risulterà così localizzato nella solaparte più esposta al rischio di attaccobiologico (fig. 21).

40 A R S I A

Fig. 19

Fig. 18

2.5 Realizzazione delle fondazioni

Di seguito vengono fornite alcune indicazionipratiche che possono risultare utili per la realizza-zione delle fondazioni.

Quando siano previsti plinti di fondazione incalcestruzzo armato realizzati in opera, la gabbiadei ferri di armatura va messa in opera seguendoscrupolosamente le misure previste e appoggian-dola su adeguati distanziatori onde consentire larealizzazione del copriferro previsto in progetto(fig. 22).

Nel caso in cui si realizzino casseforme e chedebba trascorrere un notevole lasso di tempo tra laloro posa in opera e l’esecuzione del getto, èopportuno mantenere tali casseforme bagnate inmodo da evitare il ritiro delle tavole; ciò chepotrebbe portare infatti al formarsi di ampie fessu-re attraverso le quali in fase di getto si avrebbe unaperdita eccessiva di boiacca e quindi un getto discarsa qualità.

Per ottenere che la superficie superiore di ognigettata abbia sempre lo stesso livello, si può impie-gare uno spezzone di tondino da conficcare nel ter-reno entro la buca in modo che la testa sia all’altez-za dovuta: il getto dovrà arrivare a questo livello.

Il calcestruzzo dovrà essere di consistenza pla-stica e si dovrà evitare assolutamente l’aggiunta diacqua effettuata al fine di renderlo più lavorabile.Nell’effettuare la gettata del calcestruzzo è neces-sario poi assicurarsi che i ferri non si spostino.

Il getto di calcestruzzo deve essere adeguata-mente costipato, eventualmente con impiego diappositi attrezzi o almeno battendo la cassaforma,se presente, procedendo dal basso verso l’alto. Nelcaso in cui sia previsto un plinto di forma trape-zoidale si deve fare attenzione, nel realizzare lapendenza, che il copriferro ottenuto non risultiinsufficiente.

Le casseforme devono essere tolte il giornosuccessivo a quello del getto, e questo deve esseretenuto costantemente umido coprendolo con

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Fig. 20

Fig. 21

stuoie periodicamente annaffiate, specialmentenella stagione più calda.

Nel caso in cui si realizzi un plinto munito di forodestinato ad accogliere successivamente il pilastro, ènecessario disporre al centro del plinto una cassafor-ma a perdere costituita da un tubo chiuso sul fondo,

collegato saldamente alla gabbia di armatura inmodo che non si sposti durante il getto (fig. 23).

Se si impiegano plinti prefabbricati, siano essiinteri o a bicchiere, deve essere attentamente cura-to il loro posizionamento, sia planimetrico che alti-metrico; quest’ultimo si regolerà interponendo

42 A R S I A

Fig. 22

Fig. 23

adeguati spessori fra la superficie supe-riore del magrone, che si sarà tenuta, infase di getto, a quota leggermente infe-riore a quella necessaria, e la faccia infe-riore del plinto. Questo verrà comun-que posato su uno strato di malta diallettamento.

Come già si è visto, i pilastri possonoessere inseriti nel terreno, o all’internodi tubi di cemento a loro volta bloccatientro lo scavo. Queste soluzioni richie-dono particolare attenzione al tipo dimateriale che si usa per il riempimento,perché dalla compattezza del materiale,una volta costipato, dipenderà la stabi-lità del pilastro. Si dovrà dunque evitaredi usare il terreno di risulta dello scavo,particolarmente se di tipo argilloso equindi assai sensibile alle variazioni diumidità, per dare la preferenza a mate-riali del tipo delle sabbie, ghiaie, spurghidi cava, e simili, di adeguata granulome-tria. Nel caso in cui come materiale diriempimento si impieghi il calcestruzzo,sarà opportuno fare riferimento alle indi-cazioni già fornite in proposito.

2.6 Posa in opera dei pilastri

I pilastri devono essere posti in operacurandone la verticalità e l’allineamentodelle teste (fig. 24). Una volta trovata laposizione, il pilastro verrà sostenuto conpuntelli provvisori, che possono essereottenuti con tavole inchiodate al pilastrosecondo due direzioni ad angolo retto.

Si possono usare in alternativa coppiedi pertiche unite in alto da una corda,che permettono sia di sollevare il paloche di sostenerlo in posizione (fig. 25).

In tal caso le pertiche consentono difar leva per stringere saldamente il palograzie alla presenza della corda (fig. 26).

Invece il preciso posizionamento edil bloccaggio della base del pilastrosaranno ottenuti secondo modalitàdiverse in dipendenza del tipo di fonda-zione adottato.

• Nel caso la collocazione del pilastrosia effettuata contemporaneamente al

43C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 24

Fig. 25

getto della fondazione in opera, sia essa un plinto oil riempimento di una cavità cilindrica scavata nelterreno, il posizionamento del palo verrà assicuratoper mezzo di tavole disposte secondo due direzio-ni ortogonali, collegate per mezzo di chiodi al pila-stro e a picchetti infissi esternamente allo scavo.

• Quando invece si operi con una fondazioneche sia stata predisposta con il foro centrale peraccogliere il pilastro in legno, sia che si tratti di unplinto che di un tubo di cemento inserito nel ter-reno, il posizionamento della parte inferiore delpilastro verrà ottenuta inserendo delle zeppe inlegno fra il palo e il labbro superiore del foro.Dopo aver sistemato il palo nella posizione corret-

ta lo spazio fra il pilastro e la parete del foro saràriempito con le apposite malte espansive preconfe-zionate normalmente reperibili in commercio o, sedel caso, col materiale inerte.

• Quando infine ci si trovi nella situazione incui il palo deve essere fissato a un profilato metal-lico sporgente dalla fondazione, sarà sufficienteprocedere con gradualità al serraggio dei bulloni odegli altri sistemi di fissaggio, utilizzando per gliaggiustamenti finali rondelle e spessori metallici.

La disponibilità di una macchina che possa fun-gere da elevatore è di grande aiuto per rendere piùagevoli le operazioni di posa in opera dei pilastri.

44 A R S I A

Fig. 26

Fig. 27

Le colonne d’angolo saranno disposte perprime, e se ne verificherà la verticalità osservando-le con l’aiuto del filo a piombo da due direzioni adangolo retto fra di loro (fig. 28).

Man mano che si procede va controllato poil’allineamento di tutti i pilastri lungo le due dire-

zioni (fig. 29).Nelle situazioni in cui sia richiesto, il tratta-

mento localizzato, con immissione nel sacco diplastica di sostanze preservanti attraverso le scana-lature alla base del pilastro, dovrà essere eseguitonon appena effettuata la posa in opera definitiva.

45C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 29

Fig. 28

La realizzazione di un cordolo o di un murettoperimetrale del fabbricato è spesso necessaria ai finidella funzionalità del ricovero e della buona con-servazione del legno, in quanto può evitare il con-tatto diretto delle tavole di tamponamento con ilterreno.

In ogni caso occorre provvedere a costituireuna efficiente fondazione, per la quale tornanoutili le stesse considerazioni generali già indicate aproposito delle fondazioni dei pilastri.

La profondità dello scavo dovrà giungere alme-

no al di sotto del terreno vegetale. La verifica dellacorretta profondità dello scavo di fondazione puòessere effettuata facendo ricorso a semplici stru-menti realizzati in cantiere con delle tavole. Taliattrezzi verranno costruiti tutti della stessa altezza,tenendo conto della profondità richiesta, e andran-no a costituire delle mire di riferimento: la lorosuperficie superiore dovrà risultare tangente allalinea orizzontale che sfiora due cavalletti opposti,affinché si abbia l’orizzontalità necessaria al pianodi fondazione (fig. 30).

46 A R S I A

3. CORDOLI E MURETTI

Fig. 30

Fig. 31

A seconda delle esigenze, potrà essere opportu-no realizzare la fondazione del tipo a sacco, in cal-cestruzzo non armato, oppure inserendo nel gettoun’apposita armatura costituita da ferri longitudi-nali e staffe.

I muretti possono essere realizzati in muraturao in calcestruzzo.

3.1 Realizzazione in muratura

Realizzato il getto della fondazione fino a unaquota vicina a quella del piano di campagna, si ini-

zia a realizzare la muratura disponendo i conci al disopra.

I diversi corsi di mattoni, meglio se di cemen-to, o di blocchi, vengono posti in opera in modoche gli elementi di ciascuno di essi siano sfalsatirispetto a quelli sottostanti (fig. 31).

L’allineamento del muretto viene assicurato daun cordino (fig. 32) ben teso inizialmente fra i duecavalletti collocati alle estremità. Il cordino vieneman mano spostato verso l’alto, fermandolo atavole verticali, mentre si procede coi corsi succes-sivi. Il filo a piombo permette di controllare la ver-ticalità (fig. 33).

47C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 32

Fig. 33

3.2 Realizzazione in calcestruzzo

La realizzazione dei muretti e dei cordoli peri-metrali in calcestruzzo viene effettuata utilizzandocasseforme in tavole di legno disposte in modo daottenere le dimensioni previste (fig. 34).

Le pareti della cassaforma sono disposte al disopra della fondazione precedentemente gettatacontro terra. Esse devono essere fissate solidamen-te nella loro posizione: ciò può essere realizzatoper mezzo di tiranti in ferro fissati fra i due tavola-

ti opposti, e di puntoni costituiti da tavole inclina-te ancorate a picchetti piantati nel terreno, chehanno lo scopo di assicurare la stabilità della cas-saforma sotto la pressione del getto.

Nell’effettuare il getto di calcestruzzo fra le duepareti della cassaforma va curato il corretto costi-pamento del materiale (fig. 35). Il calcestruzzodeve infatti riempire tutti i vuoti perché si ottengauna massa compatta ed omogenea.

La superficie superiore del getto va regolarizza-ta in modo che risulti orizzontale.

48 A R S I A

Fig. 34

Fig. 35

4.1 Taglio a misura dei pilastri

I pilastri in legno sono messi in opera con unalunghezza di poco più grande di quella definitiva,così da consentirne in una fase successiva l’aggiusta-mento a misura. Per questo si interviene infatti suipilastri già posizionati in opera eseguendo il tagliodell’estremità superiore all’altezza necessaria ad assi-curare il raggiungimento della quota di progetto.

Il taglio a misura del pilastro dopo che lo stes-so è già posto in opera consente una buona preci-sione del risultato finale.

Nel caso in cui si impieghi per la struttura dellegno tondo grezzo, che è naturalmente rastrema-to e il cui diametro varia da un estremo all’altro di

ogni elemento, si presentano inevitabili difficoltà.Affinché si possa ottenere che i profili superioridelle travi della copertura siano tutti allineati suuno stesso piano, con la pendenza e quota finaleesatte, è necessario tenere conto, nel tagliare i pila-stri, del diverso diametro delle due estremità deltronco col quale si realizza ogni trave.

Nel caso di schema costruttivo di tipo longitu-dinale ci si troverà di fronte alla situazione illustra-ta in fig. 36.

Per individuare l’altezza a cui tagliare i pilastrisi consiglia di disporre a terra le travi, in prossimitàdella posizione definitiva che dovranno assumere emisurarne il diametro alle estremità; queste travi

49C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 36

4. COPERTURA

saranno disposte calcio contro calcio e testa contesta (fig. 37).

Il taglio del pilastro, che può essere celermenteeseguito con la motosega (fig. 38), si effettueràtenendosi al di sotto della quota prevista di tantoquanto è il diametro che si è misurato.

Questo lavoro richiede buona capacità nell’uso

della motosega e l’adozione di scrupolose misuredi sicurezza, dovendo lavorare a una certa altezzada terra. È opportuno sagomare il taglio a forma-re una leggera insellatura (fig. 39), la quale duran-te le operazioni di montaggio può accogliere supe-riormente in maniera più stabile la trave dellacopertura.

50 A R S I A

Fig. 38 Fig. 39

Fig. 37

Nel caso invece degli edi-fici con schema costruttivodi tipo trasversale, con l’usodel legno tondo grezzo ci sitrova ad affrontare la situa-zione riportata in fig. 40, perla quale valgono considera-zioni analoghe a quelle già il-lustrate. Il taglio sulla testadel pilastro all’altezza stabili-ta va praticato adattandosinei diversi casi alla pendenzadelle falde.

Con riferimento alla fig.40, nel caso in cui il pilastrosostenga una sola trave incli-nata, sarà conveniente con-formare il taglio come neglischemi di destra; quandoinvece il pilastro sia posto incorrispondenza del colmo diun edificio a due falde, ci siriferirà ai fini del taglio aquanto illustrato negli sche-mi di sinistra.

51C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 41

Fig. 40

4.2 Disposizione delle travi principali

Una volta tagliati o sagomati alle misure previ-ste gli elementi da collegare, questi vengono vin-colati fra loro con connettori di varia forma (figg.42 e 43).

Quando si abbiano edifici a doppia falda, si pos-sono presentare due casi diversi per quanto riguar-da la conformazione del taglio delle travi in corri-spondenza dell’unione delle falde: se un pilastrosorregge direttamente il colmo, le due travi con-correnti saranno tagliate perpendicolarmente alloro asse; se invece il nodo centrale non è diretta-mente sorretto da pilastri, le due travi principali sicollegheranno fra loro sagomando la trave soste-nuta dal pilastro intermedio secondo un taglioinclinato come il piano dell’altra falda, e appog-giandovi sopra l’altra trave.

Se giudicato opportuno, il legno si potrà quin-di trattare con sostanze preservanti.

Nel corso di tutte le fasi del lavoro si dovrannoadottare le misure di sicurezza previste dalle nor-mative vigenti, tanto per le attrezzature quanto peri dispositivi di protezione individuale.

52 A R S I A

Fig. 42

Fig. 43

4.3 Controventamenti

Per la stabilità del fabbricato è importante nontrascurare di realizzare quegli elementi eventual-mente previsti nel progetto che hanno la funzionedi irrigidire la struttura, cioè gli elementi di con-troventamento.

La modesta apparenza del controventamento,che potrebbe farlo sembrare un accessorio di scar-sa importanza, non deve assolutamente far pensareche di questo si possa fare a meno quando la suapresenza è indicata nel progetto.

Per la costruzione di questi elementi si utilizza-no generalmente tiranti in acciaio che possonoessere realizzati, ad esempio, impiegando del ton-dino o del nastro di acciaio zincato con fori giàpredisposti, da fermarsi con chiodi. Il nastro fora-to, che è di agevole impiego, si trova in commer-cio disponibile in rotoli (fig. 44).

Usando l’una o l’altra delle diverse alternative,si formano le diagonali nelle posizioni previste dalprogetto (fig. 45).

È importante che il nastro si avvolga alle sueestremità intorno al pilastro (fig. 46) in manierache la forma che il nastro assume ne assicuri latenuta (figura al centro) e non vada incontro acedimento (figura a destra).

È molto importante che il nastro venga messoin opera ben teso. Per mettere in tensione il nastrodi controventamento si possono seguire modalitàdiverse. È possibile, ad esempio, impiegare specifici

53C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 44

Fig. 46

Fig. 47

Fig. 45

attrezzi per la tenditura del nastro forato durante lamessa in opera, dopo aver fissato il nastro a unaestremità; in alternativa, si tende il nastro forato

usando un comune argano a mano come illustratoin fig. 47, prima di fissarlo alla seconda estremità.

4.4 Elementi da considerare nella scelta della copertura

Quando sia richiesto di scegliere un manto dicopertura diverso da quanto indicato nel progettotipo può risultare utile far riferimento alle conside-razioni che seguono.

Gli schemi a lato potranno aiutare ad esamina-re con maggiore chiarezza i principali fattori tecni-co-economici che risultano coinvolti nella sceltadel tipo di copertura.

Diversi materiali, già utilizzati in edifici tradi-zionali, possono essere impiegati per realizzare lacopertura di edifici in legno: si vedano in proposi-to le tabelle a fianco.

Allo scopo di fornire indicazioni utili nella scel-ta del manto di copertura, per adeguarsi alle diver-se esigenze che dovessero consigliare soluzioni di-verse da quelle indicate in progetto, a titolo indica-tivo si riassumono nelle pagine seguenti le principa-li caratteristiche per alcuni materiali di copertura.

Le alternative preferibili tra tutte le soluzioniche si troveranno indicate, comunque, sarannonella maggior parte dei casi da scegliere tra tegolee lastre in fibrocemento o in lamiera.

54 A R S I A

Criteri di scelta

• esigenze tecniche• tradizione• armonico inserimento nel paesaggio

Fattori principali

• costo del materiale• facilità di montaggio• semplicità di manutenzione

Fattori secondari

• coibenza termica• resistenza meccanica• resistenza agli agenti atmosferici• aspetto estetico (agriturismo)• suscettibilità ad atti vandalici

Presenza di vincoli e prescrizioni

Coperture non coibentate

• tegole in laterizio• tegole in cemento• tegole in legno (“scandole”)• tegole bituminose• lastre in pietra naturale (es. ardesia)• lastre in fibrocemento• lastre in lamiera• lastre traslucide in resina• membrane impermeabili bituminose

Coperture coibentate

• soluzioni analoghe alle precedenti con impiego di coibente o di tavolato

• soluzioni alternative:lastre a due strati con interposto isolante

Tegole in laterizio

VANTAGGICosto del materialePraticità di montaggioImpatto visivoRisultato funzionale

SVANTAGGIPeso del materialeNecessità di orditura minuta di listelli, o tavolatoNon adatte a tetti di modesta pendenza

Le tegole di cemento presentano sostanzial-mente il medesimo comportamento. A fronte diun peso leggermente maggiore, consentono discegliere tra una vasta gamma di colori disponibili.

Lastre fibrobituminose ondulate

Sono costituite da diversi strati fibrosi saturaticon bitume e plastificanti. Sono prodotte anchenel tipo impiegato come sottotegola.

VANTAGGIDisponibilità in diversi coloriPeso ridotto

SVANTAGGILimitata resistenza meccanicaProblemi con forti escursioni termicheL’orditura sottostante dev’essere molto ravvicinata o sostituita da tavolato di appoggio

Tegola canadese

Costituita da fogli di guaina bituminosa rivesti-ta di scaglie o graniglia colorata. Ogni foglio misu-ra circa 30 cm x 100 cm, e reca intagli tali da con-ferire al tetto un aspetto come se fosse coperto dalastre di più piccole dimensioni.

VANTAGGIPeso limitatoAdattabile alla forma del tettoResistente agli agenti atmosferici e al freddoBuon effetto estetico

SVANTAGGIProblemi con forti escursioni termicheRichiede pendenze minime del tetto del 20%

Si applica su tavolato sottostante

Lastre in fibrocemento

VANTAGGICosto del materialePosa in opera agevolePeso limitatoBuona resistenza meccanicaAdottabili su pendenze ridotte anchefino al 10%Ampia disponibilità di colori

SVANTAGGIFragilità agli urtiNecessità di orditura minuta realizzata con listelli squadratiPossibili problemi con muffe e fenomeni di gelività

55C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 48

Lastre in lamiera

Esistono sia lastre ondulate che grecate.Possono essere zincate, o preverniciate, o con pro-tezione multistrato comprendente anche stratibituminosi.

VANTAGGIFacilità di installazionePeso limitatoCostoSi possono disporre anche su falde a pendenza ridotta

SVANTAGGIModestissima coibenza termicaStillicidio in presenza di condensa

Lamiera grecata autoportante

Caratterizzata da profili grecati di elevata altez-za, è disponibile in lastre di notevole lunghezza.Le sue caratteristiche di resistenza consentono dicoprire luci ampie, di 6 m ed oltre, senza doverpredisporre appoggi intermedi.

In questo caso le strutture portanti si semplifi-cano e si può eliminare completamente l’ordituradel tetto. A quanto indicato per le lamiere norma-li quindi si possono aggiungere le seguenti caratte-ristiche:

VANTAGGIRiduzione dei costi delle struttureRiduzione dei tempi di montaggio

Lastre nervate con interposto isolante

(pannello “sandwich”)

Sono costituite da due lamiere sagomate di-stanti fra loro 2-5 cm e da un materiale isolanteschiumato nello spazio tra le due. Sono adatte perapplicazioni dove si richieda un buon isolamentotermico a livello della copertura.

Rispetto a quanto indicato per le lastre inlamiera, vanno considerate le seguenti differenzenelle caratteristiche:

VANTAGGIBuon isolamento termico Costi competitivi rispetto all’impiegodi pannelli di materiale coibenteBuona protezione del materiale isolante

Nota:Nel caso di materiali in lastre, particolarmente

per le lamiere zincate non colorate ed i materialiplastici traslucidi, può essere utile disporre all’estra-dosso una ricopertura realizzata con un materialevegetale adatto (ad es. fascine di erica, cannucce, oaltro) da rinnovare periodicamente (fig. 48).

Questo intervento non solo modifica l’aspettodell’edificio ma ne migliora notevolmente le con-dizioni di confortevolezza, costituendo una buonadifesa sia dall’irraggiamento solare estivo che dalfreddo invernale.

Per disporre il materiale vegetale al di sopradella copertura si seguono i metodi tradizionali,fermando il materiale con listelli di legno o contondino di ferro, ancorati alle rondelle o ai cappel-lotti che accompagnano le viti di fissaggio dellelastre.

56 A R S I A

4.5 Struttura del tetto e manto di copertura

Al di sopra delle travi principali che costituisco-no la copertura, è normalmente disposto un suc-cessivo ordine di elementi secondari.

Nel caso degli edifici di tipo longitudinale, lastruttura portante della copertura che poggia sulletravi principali, è costituita da travi secondarie, inlegno tondo o aventi superfici spianate, dispostesecondo la pendenza della falda. Le travi principa-li hanno andamento orizzontale (fig. 49).

Negli edifici a struttura di tipo trasversale, inve-ce, le travi secondarie sono costituite dagli arcarec-ci, disposti orizzontalmente al di sopra delle traviprincipali, che risultano inclinate.

Tanto in un caso che nell’altro, il montaggiodelle travi secondarie si esegue facilmente con pia-

stre in lamiera (fig. 50), anche qualora si impieghilegno tondo, ricorrendo a usuali squadrette ango-lari o ad appositi connettori, adatti per unire pezzicon superfici stondate, che con l’infissione deichiodi si adattano alla curvatura del legno.

Se invece si prevede di mettere in opera pezziche hanno superfici spianate, sono adatte squadrein lamiera stampata con costola di rinforzo, chesono normalmente reperibili in commercio.

57C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 50

Fig. 49

In ogni caso il collegamento si effettua conchiodi ad aderenza migliorata, del tipo ed innumero prescritto dal fabbricante dei connettori.

È molto importante che l’intelaiatura del tettovenga a costituire una superficie di appoggio delmanto di copertura regolare, particolarmentequando si utilizzino lastre in fibrocemento.

Nel caso dei progetti che prevedono il ricorso alastre di lamiera grecata, sia del tipo semplice chedel tipo “sandwich” (fig. 51), lo schema costrutti-vo dell’edificio è del tipo trasversale e quindi lelastre sono fissate agli arcarecci, in legno tondo oprismati su almeno due facce, posti a distanza di100-150 cm.

Quando lo schema costruttivo dell’edificio èdel tipo longitudinale, la soluzione progettualeprevede l’impiego di copertura in lamiera autopor-tante (fig. 52).

In questo modo è possibile coprire l’intera lucedi ciascuna falda con la lunghezza di una solalastra. Ogni lastra si appoggia direttamente sulletravi principali, che costituiscono l’unica strutturadel tetto.

Il montaggio di queste lastre richiede, a causadelle loro dimensioni, la disponibilità di un dispo-sitivo sollevatore di adeguata capacità. Una possi-bile soluzione è quella di prevedere l’utilizzo delbraccio caricatore dell’automezzo che porta ilmateriale sul luogo.

Le lastre vengono fissate alla struttura portantecon viti munite di guarnizione, avvitate attraversofori praticati col trapano nella parte bassa dell’on-da della lamiera. Una soluzione più adatta nel casodi lastre di lunghezza elevata consiste nell’impiega-re cavallotti con le estremità filettate in modo daabbracciare dal basso la trave, fermati con bulloniprovvisti di guarnizione.

Successivamente le lastre dovranno essere colle-gate tra loro mediante piccole viti autofilettanti,avvitate lungo il colmo dell’onda in corrispondenzadelle sovrapposizioni tra una lastra e l’altra (fig. 53).

Nei progetti caratterizzati dall’uso di coppi edembrici o di tegole in laterizio, occorre realizzareun tavolato disposto tra gli arcarecci a formare ilpiano di appoggio. Quando la pendenza della faldasia modesta comportando rischi di infiltrazioni del-l’acqua piovana, è necessario disporre una guainaimpermeabilizzante al di sopra delle tavole.

Una soluzione alternativa contempla la realizza-zione, al di sopra degli arcarecci, di una dupliceorditura in legname squadrato, costituita da corren-ti e da sovrastanti correntini. Tale soluzione permet-te di attenuare le irregolarità della struttura sotto-stante qualora questa sia realizzata in legno tondo, econsente la corretta posa delle tegole. Nella disposi-zione dei correnti della copertura va curata la for-mazione del piano, aiutandosi con l’impiego di cor-delle tese nel senso della lunghezza dell’edificio.

58 A R S I A

Fig. 52

Fig. 51

La posa in opera degli elementi di copertura inlaterizio si esegue su file allineate nel senso dellapendenza, dopo aver iniziato a disporre un primocorso lungo la linea di gronda (fig. 54).

Le indicazioni suddette valgono per diversi tipidi tegole, quali le tegole portoghesi e le tegoleolandesi. Per altri tipi, come le marsigliesi, si pro-cede invece per corsi orizzontali paralleli alla lineadi gronda. La disposizione dei correntini e la posadelle tegole deve perciò avvenire, caso per caso,seguendo le specifiche indicazioni.

Come alternativa alle soluzioni previste neiprogetti, si potrebbe fare ricorso a lastre in fibro-cemento (fig. 55). Queste vengono montate sultetto a partire dalla zona di gronda, lungo la qualeviene disposta una serie di tali elementi fra lorosovrapposti ai margini fino a formare una prima filalongitudinale. Questa prima fila viene fatta sporge-re in gronda di circa cinque centimetri.

Se il corso di lastre non termina con l’impiegodi un numero esatto di lastre, la parte di lastra ecce-dente dovrà essere tagliata.

Ultimata la posa del corso di gronda si proseguepoi con la posa del primo corso di falda partendosempre dalla stessa estremità e sovrapponendo que-ste lastre per circa quindici centimetri su quelle digronda già disposte.

Tutte le lastre che si usano, a seconda della po-sizione in cui sono collocate, devono essere tagliateper presentare degli smussi sugli angoli, ad eccezio-ne della prima e dell’ultima di tutta la falda (fig.56). Gli smussi servono per evitare eccessiva sovrap-posizione dove si incontrano quattro diverse lastre.

59C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 53

Fig. 54

Fig. 55

Gli elementi di tamponamento possono essereopportunamente fissati ai correnti di parete, che atale scopo sono disposti orizzontalmente tra i suc-cessivi pilastri, e alle aste di collegamento collocatein prossimità delle teste dei pilastri.

Nelle strutture in legno tondo le traverse sipossono fissare in posizione con connettori deltipo a croce (fig. 57), con elementi di riduzione(fig. 58) quando si è in presenza di diametri assaidiversi da quello del pilastro, oppure con squa-drette angolari, o con altre soluzioni idonee.

Nella posa si faranno combaciare gli smussidelle lastre già posate con quelli delle lastre daposare, lasciando un po’ di gioco.

Il lavoro di posa si continua fino a coprire tuttala falda. Quando si arriva a porre il corso di colmo,se la zona da coprire è di altezza inferiore alla lun-ghezza delle lastre, queste ultime dovranno essere

tagliate alla lunghezza necessaria.Per il fissaggio delle lastre si usano viti zincate

munite di ranella e guarnizione. I fori per le viti sifanno in corrispondenza del colmo dell’onda, conil trapano, usando una punta di diametro maggio-re di quello della vite di almeno 1 mm.

60 A R S I A

Fig. 56

Fig. 57 Fig. 58

5. TAMPONAMENTI E PORTE

5.1 Tamponamenti

La disposizione delle pareti dichiusura e delle aperture degliedifici sono indicati in ogni pro-getto.

Tuttavia, a seconda dellasituazione, delle preferenze per-sonali e delle disponibilità dimateriale, si potrà scegliere trasoluzioni diverse, caratterizzan-do in maniera diversa l’esteticadel fabbricato. Ciò è possibile inquanto le pareti non debbonosopportare il peso delle partisuperiori dell’edificio, ma questafunzione è interamente svoltadai pilastri.

Le tavole di tamponamentomontate verticalmente sono disolito la soluzione più sempliceda realizzare. Queste si inchio-dano sulle traverse orizzontaliin precedenza disposte a colle-gare tra loro i pilastri. La fig. 59mostra una vista dall’esternodella parete e un particolare os-servato dall’alto, nel caso dicorrenti disposti a filo esternodei pilastri.

La fig. 60 mostra una vistadall’esterno e un particolareosservato dall’alto nel caso dicorrenti disposti a filo internodei pilastri.

Quando è previsto un mu-retto perimetrale, potrà essereopportuno che le tavole sianodisposte ancora più esternamen-te e si sovrappongano per untratto alla superficie esterna delmuretto stesso, così da convo-gliare l’acqua di pioggia all’e-sterno; in questo caso la distan-za da terra del tavolato risulteràmaggiore di quella illustratanelle figure.

La fig. 61 riassume altre pos-sibilità di tamponamento, contavole o elementi fresati dispostiorizzontalmente (a sinistra; ne èmostrata anche la sezione) e conlistelli e tavole ad andamento

61C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 59

Fig. 60

62 A R S I A

Fig. 61

verticale (a destra). Gli sciaveri refilati di buonspessore (in basso a destra) offrono validi risultati.

Ricorrendo a semplici accorgimenti è possibilemigliorare la durata del tavolato (fig. 62).

Molto importanti sono una sufficiente distanzada terra delle parti basse del legno, il pronto allon-tanamento dell’acqua piovana, l’adozione di tecni-che di montaggio che consentano buona circola-zione dell’aria su tutta la superficie delle tavole, laprotezione dalla risalita capillare di umidità, la dife-sa dagli insetti. Importante è inoltre sagomare conun taglio inclinato tanto il margine superiore chequello inferiore delle tavole, allo scopo di facilitarelo sgrondo dell’acqua.

Si consiglia di disporre le tavole verticali inmaniera che all’esterno il disegno della venatura siveda con la punta in basso (fig. 63). Così l’acquapiovana si allontana più facilmente e il legno simantiene in condizioni migliori.

63C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 62

Fig. 63

Nei casi in cui si ritenganecessario, esiste la possibilità dimontare pareti basate sull’impie-go del legno che permettono diottenere buone finiture e presta-zioni molto soddisfacenti, comenello schema di fig. 64.

In fig. 65 è riportato unesempio di edificio tamponatoall’esterno con tavole orizzontaliparzialmente sovrapposte (daDolby et al., modificato).

5.2 Porte, cancelli e infissi vari

L’impiego del legno tondoper le strutture può determinarequalche difficoltà nel montaggiodegli infissi (porte, finestrature,cancelli, divisori), nei casi in cuisi ritenga opportuna la loro ado-zione.

L’inconveniente principale èlegato alla rastremazione e alleirregolarità dei tronchi che deli-mitano le aperture. Questo com-porta, fra l’altro, il non paralleli-smo delle linee individuate daiprofili dei montanti e quindi levariazioni dimensionali delleampiezze misurate a quote di-verse. Nella maggior parte deicasi il problema non crea com-plicazioni e le cerniere possonoessere applicate direttamente suipali giostrando sulla lunghezzadelle loro aste di ancoraggio.

Nelle applicazioni che richie-dono un maggior livello di fini-tura, è invece necessario applica-re dei telai fissati con opportunidistanziatori per regolarizzare ledimensioni del vano e consentireuna più efficace chiusura dei bat-tenti.

64 A R S I A

Fig. 64

Fig. 65

Porte

A seconda delle esigenze po-tranno essere adottate porte didiversi tipi e dimensioni.

Per gli accessi pedonali si pos-sono facilmente realizzare anchein azienda porte dei tipi schema-tizzati in fig. 66. In alto, a sini-stra: soluzione a listelli distanzia-ti, adatta per consentire unabuona aerazione degli ambienti;a destra: realizzazione in tavoleaffiancate. Ambedue questi mo-delli presentano una tavola dia-gonale di rinforzo per evitaredeformazioni.

In basso, a sinistra: soluzionemeno razionale, ma adottabileper porte leggere. A destra: portain tavole affiancate fissate sutelaio interno.

Per poter avere un buon colle-gamento, la tavola diagonale dirinforzo si incastra nelle tavole tra-sversali secondo una sagoma deltipo di quella indicata in fig. 67.

Nel caso in cui siano necessa-rie aperture differenziate si puòfar ricorso agli schemi preceden-temente illustrati, realizzandobattenti di minori dimensioni,che dovranno essere comunquefissati su telai (fig. 68).

Portoni

Le aperture di maggioridimensioni richiedono in generel’installazione di portoni a piùante oppure scorrevoli.

Per quanto riguarda i portonia più ante si ricalcano gli schemigià indicati in precedenza per leporte, curando in modo adegua-to la scelta degli schemi struttu-rali più affidabili e a volte ricor-rendo anche a una seconda tavo-la diagonale collocata sulla parteopposta rispetto alla prima.

65C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 67

Fig. 66

I portoni scorrevoli sono comu-nemente realizzati del tipo appe-so (fig. 69), perché risultano piùfunzionali di quelli muniti di car-rello nella parte inferiore. Questi ultimi infatti, negli edificiagricoli, vanno spesso soggetti adinconvenienti di bloccaggio perla presenza di materiale sullarotaia.I portoni scorrevoli del tipoappeso richiedono una rotaiaposta in alto, da fermare agli ele-menti strutturali, e su questascorre il carrello (fig. 70); unsemplice dispositivo di sicurezzane evita il sollevamento acciden-tale e impedisce il conseguentesganciamento del portone. Il dispositivo di guida da preve-dere a terra può essere realizzatoin maniere diverse. Alcune dellepiù diffuse sono schematizzate infig. 70.

66 A R S I A

Fig. 68

Fig. 69

Finestrature

Le aperture per l’aerazione el’illuminazione degli ambientipossono essere munite di fine-stre, del tipo fisso o apribile, oanche di semplici schermaturerealizzate con adatte reti amaglia fitta aventi la funzione difrangivento.

Dal punto di vista costruttivole maggiori attenzioni sonorichieste per l’installazione dellefinestre apribili (fig. 71), le qualisi articolano su un proprio telaioche viene installato nelle apertu-re delle pareti.

In tali casi è opportuno pre-vedere la collocazione delle tra-verse di collegamento orizzonta-le della struttura in posizionetale da non impedire la colloca-zione della finestra e da consen-tire l’ancoraggio dei telai sullestesse.

67C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 70

Fig. 71

In alcuni casi al posto dellafinestra con anta mobile puòessere preferibile un pannellofisso realizzato con materiale tra-slucido da rimuovere nella sta-gione calda.

Un’altra possibilità è costitui-ta dall’impiego di teli traslucidiin film plastico montati su telai diavvolgimento, del tipo di quelloillustrato in fig. 72, che ne con-sentono l’apertura o la chiusura.

Ricorrendo a dei dispositivianaloghi a quelli precedente-mente illustrati, sulle aperture sipossono montare reti frangiven-to reversibili (fig. 73).

Anche nel caso delle reti, cosìcome per i pannelli, si può realiz-zare l’installazione fissa, sia incorrispondenza delle finestraturelaterali (fig. 74) sia alle testatedell’edificio.

68 A R S I A

Fig. 72

Fig. 73

Si deve ricordare che quando le aperture sianopreviste con lo scopo di assicurare la ventilazione,dovranno essere dimensionate sulla base delle con-

dizioni locali. Questo è particolarmente importan-te per le aperture di uscita dell’aria situate sulcolmo del tetto (fig. 75).

69C O S T R U I R E I N L E G N O

Fig. 74

Fig. 75

Descrizione degli schemi-tipo

Gli schemi-tipo illustrati in questo capitolocostituiscono una indicazione tipologica semplicedi annessi “precari” di modestissime dimensioni.

Essi si riferiscono a:• 2 moduli in linea infissi nel terreno• 1 modulo di base infisso nel terreno • 2 moduli in linea appoggiati sul terreno.

La definizione di fabbricato, annesso o manu-fatto “precario” non si riferisce alla sua precarietàstatica, ma alle normative e regolamenti vigenti in

Toscana che fissano un limite temporale di duratadopo la quale il manufatto deve essere rimosso.

La tecnica costruttiva fa riferimento all’utilizzodi segati facilmente reperibili presso le segherie delposto.

I moduli proposti sono concepiti per esserecostruiti direttamente dall’utilizzatore, in modosemplice, di buon inserimento ambientale e di sicu-ra stabilità.

Queste tipologie possono essere costruite sututto il territorio toscano con esclusione di zonemontane dove è necessario ridefinire pendenza deltetto e spessore dei segati impiegati.

Tipologie di annessi in legno per orti e modalità di costruzione

Antonio LetiARSIA, Servizio “Promozione, Collaudo e Trasferimento dell’Innovazione”- Forestazione, Selvicoltura sostenibile e Valorizzazione del legno

Collaborazione: prof. Paolo Pellegrini.

Modulo di base Due moduli in linea

Il manto di copertura individuato rispondesoprattutto a requisiti di economicità; tuttavia talescelta non deve intendersi unica poiché potrà cam-biare o ci si dovrà adeguare a soluzioni indicatedagli enti preposti alla gestione del territorio.

È stato considerato un solo tipo di tampona-mento che comunque può essere variato in relazio-ne ad esigenze paesaggistiche o del tipo di materia-le disponibile.

È auspicabile l’utilizzo di legno di conifere cheben si presta alla costruzione di questo tipo diannessi. Comunque là dove non sussistono partico-lari vincoli ed in considerazione del tipo di utilizzoè consigliabile adoperare materiali di recuperodisponibili nella zona.

Lo schema riguarda un piccolo annesso destina-to al rimessaggio di attrezzi, utensili e piccole mac-chine agricole.

SCHEMA 1Moduli in linea con montanti infissi nel terreno

È costituito da due moduli base accoppiati inmodo tale da realizzare un tetto a due falde condue aperture opposte.

Il modulo ha un interasse di 300 cm nel sensodella larghezza e di 238 cm nel senso della lun-ghezza con una altezza in gronda di 200 cm e alcolmo di 230 cm.

In questo caso l’effettiva altezza al colmo deltetto risulta maggiore di 230 cm per effetto dellaposatura delle tavole e del telo bitumato di coper-tura; comunque, l’altezza può essere facilmenteadeguata a eventuali ordinamenti specifici local-mente vigenti.

Per ogni modulo base la superficie occupatanon supera i 4 m2.

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74 A R S I A

La struttura portante è in legno squadrato dilato 8 cm x 8 cm.

Secondo lo schema proposto, le travi sono dop-pie, di spessore minimo 2 x 8 cm e non poggianosulle teste delle colonne, ma vengono fissate conbulloni “da carraio” alla sommità della colonnastessa lungo i due lati esterni.

La pendenza della doppia trave risulta all’incirca

del 20%; pendenza necessaria a favorire il rapidoscorrimento dell’acqua piovana.

L’ancoraggio a terra è previsto con l’interra-mento delle colonne per una profondità minima dicirca 70 cm; le colonne della struttura portantevengono rese solidali al terreno con riempimentodella buca di sassi ghiaia e sabbia assestati a secco.

Non è prevista alcuna pavimentazione.

11°

20%

Sezione A

Il tetto è in tavole maschiate e coperto da untelo bitumato ardesiato. La scelta è motivata da piùfattori quali la “precarietà”, la facilità d’impiegoper la messa in opera, la leggerezza, la scarsa pen-denza richiesta ecc.

La tamponatura contribuisce a conferire stabi-lità e resistenza al manufatto. Pertanto dovrà esse-

re realizzata avendo cura di utilizzare tavole sta-gionate per ridurre al minimo le possibilità di riti-ro delle stesse.

Nel caso proposto, la tamponatura è costituitada tavole maschiate; comunque si può optare permateriali a basso costo quali sciaveri refilati.

75C O S T R U I R E I N L E G N O

5

246

250

tavole maschiate

76 A R S I A

La porta dalle dimensioni di 190 cm x 92 cm,incernierata sulla colonna centrale, permette ilrimessaggio di piccole macchine agricole.

Le tabb. 1-4 riportano le liste dei materialioccorrenti per la costruzione dell’annesso conside-rato.

Gli assortimenti legnosi sono suddivisi in fun-zione della destinazione:

• struttura portante• copertura• tamponatura• porta. La lunghezza di alcuni elementi da acquistare e

superiore a quella prevista, per consentire l’aggiu-stamento sul posto.

Nella prima colonna delle tabb. 1-2 è indicato ilriferimento alla posizione nella struttura portantecome da schema illustrato.

Schema struttura portante

77C O S T R U I R E I N L E G N O

Tab. 1 - Schema 1/Lista legname squadrato della struttura portante

Posizione Riferimento Lunghezza Approv.to Sezione Sezione Numero Elementim lunghezza m altezza m larghezza m elementi m3

1-2-3-6-7-8 pali di gronda 2,70 2,90 0,08 0,08 6 0,1115-10-11 pali di colmo 3,00 3,20 0,08 0,08 3 0,061

4-9 pali intermedi 2,82 3,00 0,08 0,08 2 0,038soglia sottoporta 0,90 0,90 0,08 0,08 2 0,012

Totale 0,223

Tab. 2 - Schema 1/Lista delle tavole

Posizione Riferimento Lunghezza Approv.to Sezione Sezione Numero Elementim lunghezza m altezza m larghezza m elementi m3

A-B-C-D-E-F travi doppie (tavole) 1,74 1,80 0,08 0,02 12 0,035

Posizione Riferimento Lunghezza Approv.to Sezione Sezione Numero Elementim lunghezza m altezza m larghezza m elementi m3

montante verticale interno per tamp. post. 2,20 2,20 0,08 0,025 2 0,009regolo sottoporta 0,90 0,90 0,06 0,020 2 0,002Totale 0,011

Posizione Riferimento Lunghezza Approv.to Sezione Sezione Numero Elementim lunghezza m altezza m larghezza m elementi m3

tavole telaio porte 0,80 0,80 0,12 0,02 6 0,012

Tab. 3 - Schema 1/Lista delle tavole maschiate

Riferimento Larghezza Lunghezza Superficie Spessore Volume Elementi Totale Totaledi filo m tavole m m2 tavole m m3 numero m2 m3

tavole per porte 0,92 1,90 1,75 0,02 0,035 2 3,50 0,070

Riferimento Altezza Lunghezza Superficie Spessore Volume Elementi Totale Totaledi filo m tavole m m2 tavole m m3 numero m2 m3

tavole per tampon. laterali 2,04 2,46 5,02 0,02 0,100 2 10,04 0,201tavole per divisorio interno 2,30 1,27 2,92 0,02 0,058 2 5,84 0,117tavole per tamponature posteriori livello porta 1,96 1,62 3,18 0,02 0,064 2 6,35 0,127tavole per tamponature anteriori livello porta 1,96 0,60 1,18 0,02 0,024 2 2,35 0,047tavole copertura 1,80 2,60 4,68 0,02 0,094 2 9,36 0,187Totale 33,94 0,679

Superficie Spessore Volume Elementi Totale Totalem2 tavole m m3 numero m2 m3

tavole per tamponatura del timpano 0,52 0,02 0,010 2 1,05 0,021

78 A R S I A

Tab. 4 - Schema 1 (2 moduli in linea con montanti infissi nel terreno)

Lista del legname:

- pali e soglia m3 0,22- travi, montanti, regoli e telaio porte m3 0,06- tamponatura e copertura m3 0,70- porte m3 0,07

Totale parziale m3 1,05

- legname di scarto (circa il 25%) m3 0,25Totale m3 1,30

Lista del materiale di ferramenta:

- n. 6 cerniere per porta complete di viti- n. 2 catenacci completi sabbiati o zincati- n.11 bulloni da carraio 8/13- n. 1100 viti a stella 3,5/4- n. 200 chiodi a testa larga 9/15- n. 4 piastre ad “L” di lamiera zincata preforate per soglia sotto porta- telo bitumato ardesiato m2 11- impregnante protettivo litri 5- nero bituminoso litri 5

SCHEMA 2Modulo di base con montanti infissi nel terreno

È costituito da un modulo ad una falda cioè adunica pendenza del tetto.

Il modulo ha interassi di 150 cm e di 238 cmcon altezza in gronda di 200 cm e al colmo di 230cm.

Questa tipologia è la stessa dello Schema 1 e dif-ferisce solo per la superficie occupata che in questocaso è la metà di quella prevista per 2 moduliaccoppiati in linea. Le tabb. 5-8, riportano le listedei materiali occorrenti per la costruzione dell’an-nesso considerato.

Nella prima colonna delle tabb. 5-6, è indicato ilriferimento alla posizione nella struttura portantecome da schema costruttivo illustrato.

79C O S T R U I R E I N L E G N O

162

230

220200

230

162

80 A R S I A

Schema struttura portante

Proiezione linea di gronda

60

90

150

250

190 190

190

92

119 119

81C O S T R U I R E I N L E G N O

Tab. 6 - Schema 2/Lista delle tavole

Posizione Riferimento Lunghezza Approv.to Sezione Sezione Numero Elementim lunghezza m altezza m larghezza m elementi m3

A-B-C-D-E-F travi doppie (tavole) 1,80 1,80 0,08 0,02 6 0,017

Posizione Riferimento Lunghezza Approv.to Sezione Sezione Numero Elementim lunghezza m altezza m larghezza m elementi m3

montante verticale interno per tamp. post. 2,20 2,20 0,08 0,025 1 0,004regolo sottoporta 0,90 0,90 0,06 0,02 1 0,001tavola tamponamento verticale fianco porta 1,96 1,96 0,10 0,02 1 0,004Totale 0,009

Posizione Riferimento Lunghezza Approv.to Sezione Sezione Numero Elementim lunghezza m altezza m larghezza m elementi m3

tavole per telaio porte 0,80 0,80 0,12 0,02 3 0,006

Tab. 7 - Schema 2/Lista delle tavole maschiate

Riferimento Larghezza Lunghezza Superficie Spessore Volumedi filo m tavole m m2 tavole m m3

tavole per porte 0,92 1,90 1,75 0,02 0,035

Riferimento Altezza Lunghezza Superficie Spessore Volumedi filo m tavole m m2 tavole m m3

tavole tamp. lat. - livello gronda 2,04 2,46 5,02 0,02 0,100tavole tamp. lat. - livello colmo 2,34 2,46 5,76 0,02 0,115tavole tamp. posteriore livello porta 1,96 1,62 3,18 0,02 0,064tavole tamp. anteriore livello porta 1,96 0,60 1,18 0,02 0,024tavole copertura 1,85 2,60 4,81 0,02 0,096Totale 0,40

Superficie Spessore Volume Elementi Totale Totalem2 tavole m m3 numero m2 m3

tavole per tamponatura del timpano 0,27 0,02 0,005 2 0,54 0,011

Tab. 5 - Schema 2/Lista legname squadrato della struttura portante

Posizione Riferimento Lunghezza Approv.to Sezione Sezione Numero Elementim lunghezza m altezza m larghezza m elementi m3

1-2-3 pali di gronda 2,70 2,90 0,08 0,08 3 0,0565-10-11 pali di colmo 3,00 3,20 0,08 0,08 3 0,061

4 pali intermedi 2,82 3,00 0,08 0,08 1 0,019soglia sottoporta 0,90 0,90 0,08 0,08 1 0,006Totale 0,142

82 A R S I A

Tab. 8 - Schema 2 (1 modulo di base con montanti infissi nel terreno)

Lista del legname:

- pali e soglia sottoporta m3 0,14- travi, montanti, regoli e telaio porte m3 0,03 - tamponatura e copertura m3 0,40- porte m3 0,03

Totale parziale m3 0,60

- legname di scarto (circa il 25%) m3 0,15Totale m3 0,75

Lista del materiale di ferramenta:

- n. 3 cerniere per porta complete di viti - n. 1 catenaccio completo sabbiato o zincato- n. 7 bulloni da carraio 8/13- n. 600 viti a stella 3,5/4- n. 100 chiodi a testa larga 9/15- n. 2 piastre a “L” di lamiera zincata preforate per soglia sotto porta- telo bitumato ardesiato m2 5,5- impregnante protettivo litri 5- nero bituminoso litri 3

83C O S T R U I R E I N L E G N O

Modalità di montaggio degli SCHEMI 1 e 2

Fasi di lavoro: 1. livellamento della piazzola;2. segnatura dei punti dove devono essere piazzati

i picchetti.Per realizzare quest’ultima fase di lavoro si può

procedere utilizzando il nastro metrico e alcunipicchetti (vedi pp. 30 e seguenti).

Ogni colonna, trattata con nero bituminoso,viene disposta a piombo, e allineata con le altre,dentro buche profonde 70 cm.

La colonna è sostenuta provvisoriamente inposizione verticale da 3 tavole inchiodate ad essa.

La buca viene poi riempita con materiale inertecompattato (pietrame, ghiaia, sabbia).

Si avvitano poi lungo il perimetro di base delmanufatto le tavole di tamponamento trattate connero bituminoso.

La soglia di sotto porta, trattata con nero bitu-minoso, è fissata alle colonne con piastre preforatead “L” di lamiera zincata.

L’operazione seguente consiste nell’avvitareprovvisoriamente una seconda tavola di tampona-mento lungo il perimetro del manufatto, ad un’al-tezza da terra di circa 150 cm.

Le tavole inclinate che vanno a costituire le travisono fissate con bulloni da carraio alle altezze con-siderate. Se occorre sezionare l’eccedenza delle co-lonne e delle travi doppie dopo aver terminato l’o-perazione di fissaggio delle medesime.

Eseguire la copertura del tetto con tavoleimmaschiate segate a misura e completare la tam-ponatura procedendo dal basso verso l’alto, aven-do l’accortezza di rimuovere la tavola provvisoriaposta a 150 cm da terra e avvitarla nella posizionedefinitiva.

Costruire la porta dalle dimensioni occorrenti eincernierarla alla tamponatura in corrispondenzadella colonna di colmo.

Trattare tutta la parte esterna, compreso le tavo-le di copertura con impregnante protettivo.

Inchiodare il telo bitumato ardesiato, iniziandodal punto di sotto gronda.

SCHEMA 3Moduli in linea appoggiati sul terreno

Riguarda la costruzione di due moduli in lineadalle stesse caratteristiche e dimensioni indicatenello Schema 1, adottando un’altezza al colmo di220 cm.

La struttura portante è ancorata ad un telaio daappoggiare rigidamente al terreno con dei picchet-ti appositamente dimensionati.

In questo caso la tecnica di montaggio è diver-sa dai casi fin qui considerati, perché l’ancoraggiodelle colonne al telaio di base viene realizzato me-diante assemblaggio con elementi segati a misuracome raffigurato nei disegni seguenti.

Nelle tabb. 9-10, sono riportate le liste del legnooccorrente per la costruzione dell’annesso conside-rato.

Modalità di montaggiodello Schema 3

In questo caso la tecnica di costruzione differi-sce da quella indicata nella realizzazione degliSchemi 1 e 2 solo nel collegamento delle colonne altelaio, utilizzando piastre preforate di lamiera zin-cata.

L’operazione di ancoraggio del manufatto alterreno è effettuata tramite picchetti.

Il montaggio di moduli riferiti a questo schemaè realizzato con pannelli precedentemente prepara-ti e assemblati sul posto utilizzando bulloni “da car-raio”.

84 A R S I A

20

8

192

85C O S T R U I R E I N L E G N O

Picchetto

Piastra Faccia inferiore telaio

8 cm

8 cm

8

8

Telaio

PicchettoPiastra

4 cm

35 cmPalo

86 A R S I A

Tab. 9 - Schema 3/Lista legname squadrato della struttura portante

Posizione Riferimento Lunghezza Approv.to Sezione Sezione Numero Elementim lunghezza m altezza m larghezza m elementi m3

1-2-3-6-7-8 pali di gronda 2,00 2,10 0,08 0,08 6 0,0815-10-11 pali di colmo 2,20 2,30 0,08 0,08 3 0,044

4-9 pali intermedi 2,12 2,20 0,08 0,08 2 0,028Totale 0,153

telaio base later. e centrale 2,30 2,30 0,08 0,08 3 0,044telaio base post. - anteriore 3,08 3,08 0,08 0,08 2 0,039

Totale 0,084

Tab. 10 - Schema 3/Lista delle tavole

Posizione Riferimento Lunghezza Approv.to Sezione Sezione Numero Elementim lunghezza m altezza m larghezza m elementi m3

A-B-C-D-E-F travi doppie (tavole) 1,74 1,80 0,08 0,02 12 0,035

Posizione Riferimento Lunghezza Approv.to Sezione Sezione Numero Elementim lunghezza m altezza m larghezza m elementi m3

montante verticale interno per tamp. post. 2,12 2,20 0,08 0,025 2 0,009regolo sottoporta 0,90 0,90 0,02 0,020 2 0,001Totale 0,010

Posizione Riferimento Lunghezza Approv.to Sezione Sezione Numero Elementim lunghezza m altezza m larghezza m elementi m3

tavole per telaio porte 0,80 0,80 0,12 0,02 6 0,012

Tab. 11 - Schema 3/Lista delle tavole maschiate

Riferimento Larghezza Lunghezza Superficie Spessore Volume Elementi Totale Totaledi filo m tavole m m2 tavole m m3 numero m2 m3

tavole per porte 0,92 1,90 1,75 0,02 0,035 2 3,50 0,70

Riferimento Altezza Lunghezza Superficie Spessore Volume Elementi Totale Totaledi filo m tavole m m2 tavole m m3 numero m2 m3

tavole per tamponature laterali 2 2,46 4,92 0,02 0,098 2 9,84 0,197tavole per divisorio interno 2,20 1,27 2,79 0,02 0,056 2 5,59 0,112tavole per tamponature posteriori livello porta 1,92 1,62 3,11 0,02 0,062 2 6,22 0,124tavole per tamponature anteriori livello porta 1,92 0,60 1,15 0,02 0,023 2 2,30 0,046tavole copertura 1,80 2,60 4,68 0,02 0,094 2 9,36 0,187Totale 33,31 0,670

Superficie Spessore Volume Elementi Totale Totalem2 tavole m m3 numero m2 m3

tavole per tamponatura del timpano 0,62 0,02 0,012 2 1,23 0,025

87C O S T R U I R E I N L E G N O

Tab. 12 - Schema 3 (2 moduli in linea appoggiati sul terreno)

Lista del legname:

- pali e soglia sottoporta m3 0,24- travi, montanti, regoli e telaio porte m3 0,06 - tamponatura e copertura m3 0,69- porte m3 0,07

Totale parziale m3 1,06

- legname di scarto (circa il 25%) m3 0,25Totale m3 1,31

Lista del materiale di ferramenta:

- n. 6 cerniere per porta complete di viti - n. 2 catenacci completi sabbiati o zincati- n. 11 bulloni da carraio 8/13- n. 1100 viti a stella 3,5/4- n. 200 chiodi a testa larga 9/15- n. 6 piastre piane di lamiera zincata preforate- n. 19 piastre ad “L” di lamiera zincata preforate - telo bitumato ardesiato m2 11- impregnante protettivo litri 7- nero bituminoso litri 5- n. 6 o 8 picchetti di ferro a forcella o ad “L” in lamiera di acciaio, spessore 2-3 mm (8 cm x 35 cm circa)

Questa pubblicazionepresenta il risultato finale diun progetto iniziato nel1994 dall’ARSIA nell’ambi-to di un programma pluri-mo di valorizzazione dellegno toscano volto allarealizzazione di fabbricatied annessi agricoli.

Il programma di quelprogetto prevedeva anchela costruzione a scopodimostrativo e divulgativodi alcuni modelli di fabbri-cati previsti nel Manuale eutilizzabili nelle diverseattività aziendali dagli ope-ratori agricoli toscani.

I fabbricati, realizzaticon una partecipazionefinanziaria dell’Agenzia,costituiscono degli esempiconcreti sull’uso dei diversimateriali legnosi di prove-nienza regionale e sull’ado-zione di tecniche costrutti-ve innovative proposti nellaprima edizione del Ma-nuale e riproposti con gliaggiornamenti necessarinell’attuale edizione.

Fabbricati e annessi agricoli dimostrativi in legno tondo e squadrato

Antonio LetiARSIA, Servizio “Promozione, Collaudo e Trasferimento dell’Innovazione”- Forestazione, Selvicoltura sostenibile e Valorizzazione del legno

Fig. 1 - Carta della Toscana con le indicazioni delle località dove sono stati realizzatifabbricati agricoli dimostrativi

Per quanto possibile, nelle costruzioni dimo-strative è stato impiegato legno di “douglasia” pro-veniente dai diradamenti effettuati nel comprenso-rio montano del Casentino in provincia di Arezzo.

Un primo fabbricato dimostrativo con struttu-ra portante in legno tondo è stato realizzato nel1997 in località Tramonte del Comune di Stia(Arezzo), all’interno delle foreste demaniali casen-

tinesi, lungo un percorso di trekking a cavallo inse-rito nel programma di valorizzazione turistica del-l’Appennino tosco-romagnolo.

Il ricovero per 6 cavalli in area di sosta è statocostruito dagli operai forestali della ComunitàMontana del Casentino.

Il progetto è stato realizzato con la collabora-zione del DIAF.

1. Ricovero per 6 cavalli in area di sostaComune di Stia – Località Tramonte

90 A R S I A

Pianta del ricovero cavalli in area di sosta

91C O S T R U I R E I N L E G N O

2. Scavo delle buche contrivella meccanica

3. Posa in opera dellecolonne semplicementescortecciate. All’estremitàdel tronco sono state rea-lizzate 4 scanalature peruna lunghezza pari allaprofondità della fondazio-ne. Il sacco di plasticapermette il trattamentolocalizzato con impiego disostanze preservanti informa liquida, da versarenell’interstizio tra il tron-co e l’involucro, già dopol’esecuzione del getto difondazione

1. Tracciamento delle fondazioni

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5. Piastre preforate di lamiera zincata di spessore intorno a 1,5 mm,sagomate per adattarsi allacurvatura irregolare dei tronchi al momento del fissaggio effettuato conl’infissione di chiodi anellati. Le piastre sono disponibilicon diverse caratteristiche edimensioni per adattarsi allevarie tipologie di collegamento

4. Struttura portante in legno tondo. Sono impie-gate staffe e connettori inlamiera zincata preforataadattabili alla curvatura dellecolonne e travi

6. Posa in opera del tetto inlaterizio. I coppi dritti e rove-sci sono fissati alle tavole dicopertura con viti mordenti

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7. Poste e zona di lavorocoperta. Struttura portante, tamponatore e porte sono trattate con applicazione a pennello di prodotto liquido antisettico

8. Particolari delle poste, pareti interne e copertura.I divisori delle poste sono statirealizzati con tavole maschiatea doppia tamponatura. La parete perimetrale lungo le poste è stata realizzata condoppia tamponatura diversificata (tavole maschiate all’interno e sciaveri all’esterno)

9. Porte della selleria

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94 A R S I A

12. Visione panoramica del ricovero. La tamponatura esterna è realizzata con sciaveri di douglasia scortecciati, refilati e attestati, di spessorevariabile da 4 a 6 cm

11. Concimaia

10. Tavolato di copertura e orditura primaria in legno di douglasia

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Nel 1998, in località San Piero a Grado (Pisa),l’Ente Parco Regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli ha collocato 4 piccoli annessi in linea

(2 + 2), per rispondere a precise esigenze di carat-tere naturalistico e paesaggistico di un’area desti-nata ad orti delle tenute di Tombolo e Coltano.

2. Annessi per orti - Moduli in linea appoggiati sul terrenoComune di Pisa – Località San Piero a Grado

Pianta dei 2 moduli in linea appoggiati sul terreno

96 A R S I A

14. La stessa costruzione della foto precedente, dopo 4 anni (anno 2002)

13. Il piccolo edificio montatoin falegnameria (anno 1998)

15. Diversi picchetti d’ancoraggio a terra dell’annesso lunghi 50-60 cm

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97C O S T R U I R E I N L E G N O

16. Interno di un moduloin fase di montaggio (anno1998)

17. L’interno dello stesso modulo della fotoin alto, dopo 4 anni dalla realizzazione (anno 2002)

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Nel 2000, il Centro Interdipartimentale diRicerche Agro-Ambientali “E. Avanzi” dell’Uni-versità di Pisa, ha costruito con proprie maestran-ze a San Piero a Grado, una stalla per 25 capibovini adulti a lettiera permanente e zona di ali-

mentazione separata nell’ambito di una sperimen-tazione tesa alla salvaguardia della “mucca pisana”in un contesto di agricoltura a basso impattoambientale. Il progetto è stato realizzato con lacollaborazione del DIAF.

98 A R S I A

3. Stalla libera a lettiera permanente e zona di alimentazione separata per 25 bovini da carneComune di Pisa – Località San Piero a Grado

Pianta della mangiatoia

Pianta della stalla

99C O S T R U I R E I N L E G N O

18. Posa in opera delle colonne in legnotondo di douglasia con l’ausilio di mezzimeccanici (anno 2000)

19. Colonne ancorate mediante angolari inacciaio annegati nei plinti di calcestruzzo.Per l’ancoraggio sono state utilizzatebarre filettate, piastre e bulloni adeguatamente dimensionati (anno 2000)

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20. Posa in opera della struttura portante in legno tondo della zona di alimentazione con l’ausilio di mezzi meccanici (anno 2000)

21. Zona di riposo. In evidenza la tamponatura in tavole e la coperturain lamiera zincata autoportante (anno 2000)

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22. Zona di alimentazione della foto 20 con mangiatoia in legno provvista di rastrelliera (anno 2002)

23. Stalla della foto 20 e paddock con vitelli e bovini adulti (anno 2002)

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È in fase di costruzione una rimessa macchinee attrezzature agricole presso il Centro diCollaudo dell’Innovazione nel settore Agricolo-forestale dell’ARSIA (Azienda agraria regionale diCesa), nel Comune di Marciano della Chiana.Questa tipologia è stata inserita ex novo nel

Manuale Costruire in legno e pertanto la sua rea-lizzazione costituisce il primo esempio pratico diadozione di alcuni degli aggiornamenti costruttividescritti ed illustrati in questa seconda edizione.

Il progetto è stato realizzato con la collabora-zione del DIAF.

102 A R S I A

4. Rimessa per macchine e attrezzature agricoleComune di Marciano della Chiana – Località Cesa

Pianta della rimessa per macchine e attrezzature agricole

103C O S T R U I R E I N L E G N O

24. Ambientazione dell’edificio: doppio box centrale aperto per rimessa macchine e attrezzi agricoli;box laterali chiusi per uso rimessa macchine, deposito materiali vari e sementi

25. Ambientazione del fabbricato in legno nel contesto immobiliare aziendale di Cesa in Val di Chiana (Arezzo)

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onti

3. Definizioni

3.1. Post: un pilastro (post) o un palo (pole)3.1.1. Post (pilastro): un elemento strutturale verticale, parzialmente inserito nel terreno, attoad offrire un sostegno verticale e/o laterale ad una costruzione. Un pilastro può essere costi-tuito da ogni materiale di cui siano note le proprietà strutturali, quali legno massiccio o lami-nato, acciaio, calcestruzzo. 3.1.2. Pole (palo): un elemento strutturale come il precedente, ma costituito da legno mas-siccio, a sezione circolare, rastremato naturalmente, non segato in senso longitudinale. Insostanza un tronco scortecciato.

3.2. Post foundation: la fondazione del pilastro include il pilastro stesso, il “collar” ed il “footing”.Profondità della fondazione dÈ la distanza verticale fra la superficie del terreno e l’intradosso del pilastro.

3.3. Shallow post foundation: una fondazione per la quale le deformazioni sotto carico sono cosìpiccole che il suo movimento approssima, ai nostri fini, quello di un corpo infinitamente rigi-do. In effetti la deformazione della fondazione è mantenuta sufficientemente piccola limitan-do la sua profondità d e/o incrementando la sua rigidezza EI.

3.4. Carichi e vincoli sulla fondazione

3.4.1. Carichi laterali: la fondazione è caricata da forze e momenti che causano uno sposta-mento orizzontale e la rotazione attorno ad un asse orizzontale.

3.4.1.1. Fondazione non vincolata• Sia lo spostamento orizzontale che la rotazione sono impediti solo dalle reazioni

del suolo.• L’asse di rotazione è situato ad una distanza dalla superficie del suolo compresa

fra i due terzi ed i tre quarti della profondità totale d. 3.4.1.2. Fondazione vincolata

• Lo spostamento laterale è impedito da un vincolo posto al livello della superficiedel suolo o più in alto.• La fondazione ruota attorno al vincolo.• La rotazione della fondazione è impedita dalle reazioni del suolo.

3.4.2. Carichi verticali: la fondazione è caricata da forze che causano spostamenti verticali.

3.5. Collar: un componente della fondazione solidale col pilastro atto a collaborare alla resistenzaai carichi orizzontali e verticali.

3.6. Footing: un componente della fondazione posto al di sotto del pilastro e del collar ma nonsolidale con essi e non incluso nella misura della profondità della fondazione d, atto a resistereai carichi verticali.

3.7. Backfill: il materiale col quale viene riempito lo scavo.

ANSI/ASAE EP486.1 OCT00

approved OCT 2000 by American National Standards Institute

Shallow Post Foundation Design

Traduzione parziale

N.B. - Questa traduzione non possiede l’approvazione ufficiale della ASAE (American Society ofAgricultural Engineers): pertanto la garanzia di esattezza del testo e di efficacia dei metodi di cal-colo è data esclusivamente dalla norma originale, nei limiti da essa specificati, disponibile pressola ASAE stessa all’indirizzo http://www.asae.org/.

4. Caratteristiche dei materiali

4.1. Generalità: i materiali costituenti i pilastri, i collars, i footing, il backfill, devono corrisponderea quelli indicati nel progetto, a loro volta conformi alle indicazioni delle normative, ove pre-senti.

4.2. Suolo:

• Si assume che la resistenza laterale del suolo aumenti linearmente con la profondità (anda-mento idrostatico).• La notevole variabilità delle caratteristiche meccaniche del suolo in funzione della sua com-posizione e dell’umidità richiede grande cautela nella loro valutazione.4.2.1. Suoli non idonei: i suoli composti di limo organico, argilla soffice e torba non sono adat-ti a fondazioni del tipo di quelle qui esaminate.4.2.2. Valori tabulari: in assenza di rilevazioni dirette, possono essere assunti i valori dellatabella 1).4.2.2.1. Aumento della portanza laterale per pilastri isolati: la pressione laterale ammissibile

sul terreno può essere moltiplicata per 2 nel caso in cui i pilastri distino fra loro almeno 6volte il loro diametro convenzionale. Tale incremento è dovuto al non sovrapporsi dei volu-mi di terreno che sostengono lateralmente il pilastro ( vedere punto 7).

4.2.2.2. Aumento della portanza laterale per carichi da vento: la pressione laterale ammissibi-le sul terreno può essere incrementata di 1/3 per azioni da vento che agiscano da sole oin combinazione con carichi verticali. Gli incrementi di pressione da vento sono da cumu-larsi con gli altri incrementi di pressione sia in caso di fondazione vincolata,che in quello difondazione non vincolata. N.B.: in ogni caso nella definizione e nell’applicazione dei carichidovuti al vento si deve far riferimento alla normativa italiana e/o europea (n.d.t.).

106 A R S I A

4.2.3. Tensioni ammissibili: le tensioni ammissibili sul terreno, sia verticalmente che lateral-mente, possono essere determinate attraverso prove dirette sul terreno, o utilizzando i valo-ri rilevati dell’angolo di attrito interno, della coesione, e della massa specifica.

4.2.3.1. Aumento delle tensioni ammissibili: gli aumenti per pilastri isolati possono essererilevati con prove di laboratorio.4.2.3.2. Provini per i test: i provini per le prove meccaniche sul terreno debbono essereraccolti alla profondità alla quale si ha la maggiore sollecitazione:• Carico laterale su fondazioni non vincolate: 1/3 d.• Carico laterale su fondazioni vincolate: d.• Carico verticale: d.4.2.3.3. Risultati dei test (unità di misura): le tensioni ammissibili per carichi laterali sulsuolo sono espresse in Pa/m, cioè in incremento della pressione per unità di profondità.4.2.3.4. Coefficienti di sicurezza: se si usano per il terreno i dati rilevati, si deve introdurreun coefficiente di sicurezza pari a 3. Se possono considerarsi accettabili spostamenti sen-sibili della fondazione, il coefficiente di sicurezza può essere ridotto a 2,5.

4.3. Backfill: il riempimento dello scavo può essere eseguito con i materiali di seguito indicati. 4.3.1. Aggregato: costituto dai materiali corrispondenti alle classi 3 e 4 della tabella 1), dispo-sto in strati compattati di spessore non maggiore di 20 cm.4.3.2. Materiale di scavo: compattato almeno fino alla densità del suolo indisturbato.4.3.3. Calcestruzzo: il calcestruzzo di riempimento diviene parte integrante della fondazione:pertanto incrementa l’effettivo diametro b, facendolo divenire pari al diametro dello scavo. Ilcalcestruzzo gettato contro terra è particolarmente soggetto al sollevamento per gelo (vede-re punto 5).

5. Sollevamento dovuto al gelo

5.1. Meccanismo: il gelo causa aumento di volume del terreno; questo crea una spinta verso l’al-to sia all’intradosso della fondazione, sia sulle sue pareti laterali per effetto dell’attrito. Quandol’acqua contenuta nel terreno comincia a gelare, l’azione capillare attira più acqua verso la zonagelata, causando l’aumento di volume delle lenti di ghiaccio; le lenti di ghiaccio causano l’au-mento di volume del terreno, e sollevano le fondazioni, sia che si formino al di sotto di esse,sia che si formino lateralmente, quando vi sia sufficiente attrito fra la fondazione ed il terrenostesso. Un ulteriore effetto negativo del fenomeno si ha quando, per l’innalzamento della tem-peratura, le lenti di ghiaccio fondono: l’acqua in eccesso satura il terreno rendendolo più debo-le. Perché il fenomeno si manifesti occorre che si verifichino tre condizioni:• La temperatura scenda al di sotto di quella di congelamento del suolo, a profondità signifi-cative;• Una sufficiente quantità di acqua sia racchiusa nel terreno;• La struttura del terreno permetta un rapido movimento per capillarità dell’acqua in esso con-tenuta.

5.2. Contenimento del fenomeno: per ridurre la probabilità del sollevamento delle fondazioni pergelo, o comunque la sua entità, si possono seguire alcune regole generali.5.2.1. Estendere la profondità delle fondazioni ben al di sotto della quota raggiunta dal con-gelamento del terreno.5.2.2. Allontanare l’acqua superficiale dalla costruzione mediante una adeguata pendenza delterreno circostante; allontanare l’acqua proveniente dal tetto mediante adeguati drenaggi ecanalizzazioni, costruire l’edificio in posizione elevata rispetto al terreno circostante.5.2.3. Dove la conformazione del terreno lo consente, realizzare canalizzazioni che dreninol’acqua contenuta nel terreno allontanandola e disperdendola lontano dalla costruzione.

107C O S T R U I R E I N L E G N O

5.2.4. Impiegare per il riempimento laterale un materiale a grana grossa.5.2.5. Realizzare una platea di calcestruzzo intorno ai pilastri, in modo che il movimento verti-cale della platea sia indipendente da quello dei pilastri. Può essere sufficiente il ritiro del pila-stro per ottenere questa indipendenza. N.B.: il ritiro del calcestruzzo tende a stringere la pla-tea attorno al pilastro (n.d.t.).

5.3. Un riempimento laterale realizzato in calcestruzzo può aumentare la probabilità di solleva-mento della fondazione per gelo nei seguenti casi:

• Le pareti dello scavo sono particolarmente irregolari.• Il diametro dello scavo decresce all’aumentare della profondità.

6. Progetto della fondazione per i carichi laterali

6.1. Forze applicate e resistenza della fondazione

6.1.1. Forze applicate: la progettazione avviene in funzione del momento e del taglio tra-smessi dalla struttura dell’edificio situata al di sopra della superficie del terreno alla fondazio-ne o ai vincoli laterali.6.1.2. Resistenze di attrito: nella progettazione non si tiene conto, per quanto potrebberoaumentare la portanza, dell’attrito fra la fondazione ed il terreno e di quello fra il collar ed ilfooting.6.1.3. Ipotesi sulla resistenza del terreno: le relazioni proposte nel presente paragrafo si basa-no su due ipotesi:

• Per deformazioni dell’ordine qui considerato, la resistenza del terreno alla deformazio-ne è proporzionale alla deformazione stessa.• La resistenza del terreno alla deformazione cresce linearmente con la profondità; ciò èdovuto alla pressione di contenimento esercitata dal terreno sovrastante, il cui anda-mento viene considerato di tipo idrostatico.

6.2. Shallow post foundation: in aggiunta a quanto sopra, viene adottata l’ipotesi di cui al punto 3.3.

6.3. Vincoli: nei riguardi delle azioni orizzontali, si considerano due casi: fondazione vincolata enon vincolata. La fondazione si considera vincolata se ne è impedito lo spostamento orizzon-tale alla quota della superficie del suolo o poco sopra.6.3.1. Requisiti del vincolo: vedere il punto 6.6.6.

6.4. Collar: i collar sviluppano una portanza laterale in corrispondenza della parte più bassa dellafondazione, là dove il terreno presenta le resistenze maggiori.

6.5. Fondazione non vincolata

La rotazione è contrastata solo dalla reazione del terreno. La rotazione avviene intorno ad un asse che dista d0 dalla superficie del terrenoIl valore di d0 varia fra i seguenti valori:

se la fondazione è soggetta al solo momento: d0 = 2/3 dse la fondazione è soggetta al solo taglio: d0 = 3/4 d

108 A R S I A

6.5.1. Pilastro senza collar (figura 1).

Le relazioni seguenti, da risolversi con metodi iterativi, forniscono:

6.5.1.1. La minima profondità atta a sostenere i dati carichi applicati, facendo lavorare il ter-reno alla massima sollecitazione laterale ammissibile S.

6.5.1.2. La massima profondità per la quale la fondazione soddisfa alla condizione espressa alpunto 3.3, cioè può rientrare nella definizione di “Shallow post foundation”. La profonditàdella fondazione d deve essere inferiore a dmax ricavata dalla 6.5.1.2 o dalla tabella 2.

dove:

Ma = momento agente sulla fondazione al livello del terrenoVa = risultante delle forze orizzontalib = larghezza del pilastro perpendicolare alla risultante delle forze orizzontaliE = modulo di elasticità parallelo alla fibra (5° percentile)I = momento di inerzia del pilastro relativo ad un asse perpendicolare alla risultante delle

forze orizzontalinh = costante di reazione laterale del terrenoν = rapporto fra la massima deformazione del pilastro ed il massimo spostamento rigido

della fondazione, qui assunto pari a 0.20.

109C O S T R U I R E I N L E G N O

6.5.2. Pilastro con collar (figura 2): il collar abbassa la posizione dell’asse di rotazione orizzon-tale e incrementa il momento resistente.

Le relazioni seguenti possono fornire il valore d con metodi iterativi:

6.5.2.1. d1 = d – tc

6.5.2.2.

6.5.2.3.

dove:d0 = distanza dell’asse di rotazione orizzontale dalla superficie del terrenod1 = distanza dell’estradosso del collar dalla superficie del terrenotc = dimensione verticale del collarw = dimensione orizzontale del collar.

110 A R S I A

6.6. Fondazione vincolata

Lo spostamento orizzontale della fondazione è nullo in corrispondenza dell’estradosso del vin-colo, cioè al livello del terreno o alla distanza a sopra di esso.La fondazione ruota attorno a questo punto.Il momento resistente è fornito dalla reazione del suolo, che cresce parabolicamente con laprofondità; la reazione agisce su un lato del pilastro.6.6.1. La fondazione deve essere progettata per resistere a tutte le combinazioni di forze nellevarie direzioni, e vincolata in quelle direzioni.6.6.2. Vincolo situato alla superficie del terreno (senza Collar): il pilastro ruota attorno ad unvincolo rigido situato alla superficie del terreno (figura 3).

Essendo:ν = rapporto fra la massima deformazione del pilastro ed il massimo spostamento

rigido della fondazione, qui assunto pari a 0.20R = reazione del vincolo

le relazioni seguenti, da risolversi direttamente, forniscono:

6.6.2.1. La minima profondità atta a sostenere i dati carichi applicati, facendo lavorare ilterreno alla massima sollecitazione laterale ammissibile S

6.6.2.2. La massima profondità per la quale la fondazione soddisfa alla condizione espres-sa al punto 3.3, cioè può rientrare nella definizione di “Shallow post foundation”. Laprofondità della fondazione d deve essere inferiore a dmax ricavata dalla 6.6.2.2 o dallatabella 2

6.6.2.3. La reazione del vincolo

111C O S T R U I R E I N L E G N O

6.6.3. Vincolo situato alla superficie del terreno (con Collar): la figura 4 illustra le forze in giocoin questo caso.

Essendo:Mr = momento resistente della fondazioneR = reazione del vincolo

le relazioni seguenti, da risolversi direttamente, forniscono:

6.6.3.1. Il momento resistente della fondazione

6.6.3.2. La reazione del vincolo

112 A R S I A

6.6.4. Vincolo situato al di sopra della superficie del terreno (senza Collar): il pilastro ruotaattorno ad un asse orizzontale situato alla distanza a dalla superficie del terreno (figura 5).

L’aumento del braccio di leva, rispetto al caso precedente, incrementa la capacità di resi-stenza del suolo.

Essendo:a = distanza del vincolo dalla superficie del terreno

Le relazioni seguenti forniscono:

6.6.4.1. Il momento resistente

6.6.4.2. La reazione del vincolo

113C O S T R U I R E I N L E G N O

6.6.5. Vincolo situato al di sopra della superficie del terreno (con Collar): la figura 6 illustra leforze in gioco in questo caso.

Le relazioni seguenti, da risolversi direttamente, forniscono:

6.6.5.1. Il momento resistente della fondazione

6.6.5.2. La reazione del vincolo

6.6.6. Requisiti dei vincoli: nel caso di fondazione vincolata il vincolo deve possedere la neces-saria resistenza e subire un dislocamento orizzontale tale da poter essere considerato, ainostri fini, nullo.I vincoli costituiti da elementi in calcestruzzo gettati nel terreno reagiscono sia per attrito cheper la resistenza laterale del suolo sulla parete verticale; quelli in legno, data la loro leggerez-za, agiscono solo per la resistenza laterale del suolo sulla parete verticale.Per prevenire, o almeno attenuare, gli effetti del sollevamento da gelo, il vincolo non deveessere connesso al pilastro.Le relazioni seguenti forniscono il valore della resistenza del vincolo.

114 A R S I A

6.6.6.1. Vincolo in calcestruzzo

Rr = kcsWd + 0.5Swt2

dove:

Rr = resistenza del vincolokcs = coefficiente di attrito calcestruzzo/terrenoWd = peso del calcestruzzo

6.6.6.2. Vincolo in legno

Rr = 0.5Swt2

6.6.6.3. Piastra di supporto: quando la platea di calcestruzzo lascia libero il pilastro in unadirezione, come nel primo caso della figura 7a, può essere impiegata una piastra metal-lica ancorata alla superficie laterale della platea stessa. In caso di possibilità di solleva-mento per gelo, lasciare il pilastro libero di scorrere verticalmente sul vincolo.

115C O S T R U I R E I N L E G N O

7. Larghezza di lavoro efficace del pilastro

7.1. Azione del pilastro: i diagrammi delle tensioni di reazione del terreno riportati nelle figureprecedenti rappresentano le tensioni presenti nel piano verticale passante per l’asse del pila-stro, orientato come la risultante delle forze orizzontali. In un piano orizzontale la distribuzio-ne delle tensioni nel terreno ha un andamento come quello rappresentato nella figura 8a.

Questa distribuzione delle tensioni in un piano orizzontale è calcolata per la larghezza di lavo-ro efficace del pilastro.

7.1.1. Pilastro: la larghezza efficace b di un pilastro a sezione rettangolare vale:

b = B√2

dove B è la larghezza effettiva del pilastro nella direzione ortogonale alla risultante delle sol-lecitazioni esterne.

7.1.2. Palo: la larghezza efficace b di un palo a sezione circolare è pari al suo diametro; se ilpalo è rastremato si usa il diametro al livello del terreno.

7.2. Azioni sul backfill e sul terreno indisturbato: la figura 8a mostra le isobare nel backfill indot-te dal pilastro. Per determinare le tensioni presenti sulla superficie di contatto fra il backfill edil terreno indisturbato si usa la relazione:

qbs = Cqdove:

qbs = tensione sulla superficie di contatto backfill/terrenoC = coefficiente < 1 ricavato dal grafico di figura 8b in funzione del rapporto J/BJ = distanza fra la superficie del pilastro ed il punto nel quale si cerca la tensioneB = larghezza effettiva del pilastroq = tensione sulla superficie di contatto palo/backfill.

116 A R S I A

8. Progetto della fondazione nei riguardi delle forze verticali

8.1. Generalità: le fondazioni devono resistere alle sollecitazioni verticali, dirette sia verso il bassoche verso l’alto.

8.2. Progetto per carichi verticali diretti verso il basso: l’area A richiesta per sostenere il cari-co verticale verso il basso P è:

dove Sy è la tensione verticale ammissibile sul terreno.

8.2.1. Profondità minima: la profondità minima deve essere determinata considerando che lafondazione deve poggiare su terreno non vegetale, non lavorato, non di riporto; prendendo inconto la possibilità di congelamento del terreno; prendendo in conto la possibilità di carichidiretti verso l’alto che saranno contrastati anche dal terreno sovrastante il footing.8.2.2. Spessore del footing minimo: per footing in calcestruzzo armato si consiglia un copri-ferro di 7.5 cm. Il footing va calcolato a punzonamento. Si consiglia comunque uno spessoreminimo di 20 cm.8.2.3. Preparazione del foro per il pilastro: assicurarsi che il fondo del foro sia livellato ed abbiala consistenza del terreno indisturbato.8.2.4. Tensione ammissibile: in assenza di rilevazioni dirette, o di valori suggeriti da normati-ve, per le tensioni ammissibili possono essere assunti i valori riportati nella tabella 1.

8.3. Progetto per carichi verticali diretti verso l’alto: le forze dirette verso l’alto esercitate sulpilastro vengono equilibrate anche dal peso della fondazione e del terreno coinvolto.8.3.1. Progetto del pilastro per il sollevamento: progettare il pilastro per resistere allo sfila-mento sotto l’azione del vento. Usare fissaggi meccanici di durabilità pari alla vita prevista del-l’edificio.

8.3.1.1. Attrito: nel calcolo della resistenza allo sfilamento si deve trascurare il contribu-to dell’attrito fra il pilastro ed il terreno.8.3.1.2. Pilastri: i pilastri rastremati, se inseriti con la parte larga verso il basso, possonopresentare una certa resistenza allo sfilamento, dovuta all’effetto-cuneo.8.3.1.3. Backfill in calcestruzzo: un backfill costituito da un getto in calcestruzzo, effet-tuato contro il terreno indisturbato, ancorato al pilastro, aggiunge resistenza allo sfila-mento sia per il peso del calcestruzzo che per l’attrito fra questo ed il terreno. Tuttaviaquesta soluzione può comportare notevoli problemi di sollevamento per gelo (par. 5).8.3.1.4. Pavimentazioni in calcestruzzo: una pavimentazione in calcestruzzo, se adegua-tamente ancorata al pilastro, può contribuire a contrastare lo sfilamento del pilastro.Tuttavia questa soluzione può comportare notevoli problemi di sollevamento per gelo(par. 5).

8.3.2. Fondo del pilastro allargato: la dimensione del cono di terreno che grava sull’elementodi fondazione sporgente dal pilastro dipende dall’angolo di attrito interno. In assenza di rile-vazioni dirette o di normative, per i valori dell’angolo di attrito e della massa volumica posso-no adottarsi quelli riportati in tabella 1.

117C O S T R U I R E I N L E G N O

8.3.2.1. Collars in calcestruzzo: collar circolari in calcestruzzo gettato in opera tendonoa dislocare un volume tronco-conico di terreno, come illustrato in figura 9.

La resistenza fornita da un collar circolare, incluso il terreno ed il calcestruzzo, può esserecalcolata con la seguente espressione:

dove:

U = resistenza della fondazione alle sollecitazioni verso l’alto, kNα = massa volumica del terreno, kg/m3

C = massa volumica del calcestruzzo, kg/m3

G = accelerazione di gravità, 9.8 •10--3 kNm/Ns2

d = profondità di inserimento del pilastro nel terreno, mt = spessore del collar, mθ = larghezza del collar, mq = angolo di attrito del terrenoAp = sezione trasversale del pilastro, m2

Nella pratica la resistenza è generalmente limitata dalla capacità portante dell’attacco collar-pilastro.

118 A R S I A

8.3.2.2. Collars in legno: collar rettangolari in legno tendono a dislocare un volume di terreno di forma prismatica con spigoli arrotondati, come illustrato in figura 10.

La resistenza fornita dal terreno può essere calcolata con la seguente espressione:

dove:l = lunghezza del collar, mgli altri simboli sono definiti al punto precedente.Nella pratica la resistenza è generalmente limitata dalla capacità portante dell’attacco collar-pilastro.

119C O S T R U I R E I N L E G N O

Appendice A

A2 - Riferita al paragrafo 3. DEFINIZIONI

3.1 post: la definizione di pilastro include ogni forma di sezione trasversale ed ogni materialecostituente.

A3 - Riferita al paragrafo 4. PROPRIETÀ DEI MATERIALI

4.2 terreno: i valori qui riportati sono cautelativi; rilevamenti sul posto possono condurre a ten-sioni ammissibili maggiori. L’incremento lineare con la profondità della resistenza laterale delterreno è già considerato in tutte le espressioni qui riportate: perciò essa non deve essereaumentata per la profondità della fondazione.

4.2.3 Caratteristiche meccaniche del terreno: rilievi diretti sul posto conducono a valori piùaccurati per le tensioni ammissibili.La tensione laterale per unità di profondità, ammissibile, può essere ricavata dai dati delleindagini in situ con la seguente relazione

4.2.3.1

doveS = tensione laterale ammissibile sul terreno, senza incrementi

per unità di profondità, kPa/m (paragrafo 4.2 per gli incrementi)w = massa volumica del terreno, kg/m3

f = angolo di attrito interno del terreno, deg (gradi sessadecimali)y = profondità alla quale è calcolata S, assunta come profondità unitaria, mc = coesione del terreno, kPa

la tensione verticale ammissibile sotto il footing può essere ricavata dalle equazioni di Terzaghi-Meierhoff:

4.2.3.2

4.2.3.3

doveb = minore dimensione orizzontale del footing, mSv = tensione verticale ammissibile sul terreno, kPa

120 A R S I A

A4 - Riferita al paragrafo 6. PROGETTO PER CARICHI LATERALI

6.5 Fondazione non vincolata

6.5.1 Pilastro senza collar: la tensione q generata nel terreno dalla fondazione è data, in fun-zione delle coordinate verticali y, dalla relazione:

6.5.1.A.1

le equazioni del paragrafo 6.5.1 risultano dall’applicazione della statica e dall’integrazione dellafunzione q (figura 8b).Se le proprietà del terreno o la larghezza della fondazione cambiano fra la superficie del ter-reno e la base della fondazione, le equazioni dell’equilibrio statico possono essere scritte intermini di integrale di q.

L’espressione che determina la profondità dell’asse orizzontale di rotazione è:

6.5.1.A.2

L’espressione che determina dmax, cioè la profondità massima per la quale la fondazione puòancora considerarsi “shallow”, è stata ricavata calcolando la deformazione elastica del pila-stro e ponendo tale deformazione pari ad N volte il massimo spostamento rigido (figura 11).

Il massimo spostamento si ha in corrispondenza della superficie del terreno per fondazioninon vincolate, alla massima profondità d per fondazioni vincolate.Per pilastri in legno, acciaio e calcestruzzo appare ragionevole porre:

6.5.1.A.3 N = 0.2

121C O S T R U I R E I N L E G N O

6.5.2 Pilastro con collar: si hanno 2 incognite: d e il rapporto d0/d: si procede per iterazionefinché le due equazioni, per Va e per Va d+Ma risultano soddisfatte per il medesimo valore did. Il rapporto d0/d è probabilmente < 0.67, a causa della presenza del collar.

6.6 Fondazione vincolata

6.6.2 Vincolo situato alla superficie del terreno: la tensione q generata nel terreno dalla fon-dazione è data, in funzione delle coordinate verticali y, dalla relazione:

6.6.2.A.1

questa relazione è valida con e senza collar.

La figura 12 illustra le grandezze geometriche in gioco per la definizione del rapporto N, nel caso di vincolo a livello del terreno.

6.6.4 Vincolo situato al di sopra della superficie del terreno: la tensione q generata nel terre-no dalla fondazione è data, in funzione delle coordinate verticali y, dalla relazione

6.6.4.A.1

questa relazione è valida con e senza collar.

A5 - Riferita al paragrafo 7. LARGHEZZA DI LAVORO EFFICACE DEL PILASTRO

7.1.1 Ricerche sperimentali hanno rilevato che i pilastri a sezione quadrata forniscono lamedesima resistenza laterale contro il terreno dei pali tondi di diametro uguale alla diagonaledel pilastro quadrato. Poiché la prima edizione usava i pali, le altre forme di pilastro sono stateriferite ai pali. I pilastri rettangolari si considerano sempre disposti con il lato minore perpen-dicolare alla risultante delle azioni orizzontali. Poiché l’effetto dell’attrito fra il pilastro ed il ter-reno viene trascurato, i pilastri rettangolari forniscono dunque la stessa portanza di fondazio-ne di quelli quadrati; per entrambi la larghezza efficace è uguale al lato minore moltiplicato laradice di due.

122 A R S I A

q = S y 2

d

ANSI/ASAE EP486.1 OCT00 - Shallow Post foundationDesign - approved OCT 2000 by American NationalStandards Institute. ASAE, American Society ofAgricultural Engineers, 2000.

DIN 1052-1 - Structural use of timber: design and con-struction - Deutsche Institut für Normung e. V., 1988.

DIN 4074-1 - Strength grading of wood - Part 1: Coniferoussawn timber - Deutsche Institut für Normung e. V.,2001.

DIN 4074-2 - Building timber for wood building compo-nents. Quality conditions for building logs (softwood) -Deutsche Institut für Normung e. V., 1958.

ENV 1992-1-1 - Eurocodice 2 - Progettazione delle strut-ture di calcestruzzo armato. 1991.

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UNI EN 338 - Legno strutturale - Classi di resistenza. UNI,Ente nazionale italiano di unificazione, 1997.

UNI-ENV 1995-1-1 - Eurocodice 5 - Progettazione dellestrutture di legno. UNI, Ente nazionale italiano di uni-ficazione, 1994.

Legge 5 novembre 1971 n. 1086 - Norme per la disciplinadelle opere di conglomerato cementizio armato, normale eprecompresso e a struttura metallica. Pubblicata nellaGazz. Uff. 21 dicembre 1971, n. 321.

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Ministero dei Lavori pubblici - D.M. 16 gennaio 1996 -Norme tecniche relative ai “Criteri generali per la verifi-ca di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccari-chi”. Pubblicato nella Gazz. Uff. 5 febbraio 1996, n. 29.

Ministero dei Lavori pubblici - D.M. 16 gennaio 1996 -Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche.Pubblicato nella Gazz. Uff. 5 febbraio 1996, n. 29.

Ministero dei Lavori pubblici - D.M. 5 agosto 1999 -Modificazioni al D.M. 9 gennaio 1996. Modificazioni alD.M. 9 gennaio 1996 contenente norme tecniche per ilcalcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture incemento armato normale e precompresso e per le strut-ture metalliche. Pubblicato nella Gazz. Uff. 14 agosto1999, n. 190.

Ministero dei Lavori pubblici - Circ. 14 febbraio 1974 n.11951 - Applicazione delle norme sul cemento armato.

Ministero dei Lavori pubblici - Circ. 4 luglio 1996 n. 156AA.GG./STC Istruzioni per l’applicazione delle“Norme tecniche relative ai Criteri generali per la veri-fica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovracca-richi” di cui al D.M. 16 gennaio 1996.

Ministero dei Lavori pubblici - Circ. 15 ottobre 1996 n. 252AA.GG./STC Istruzioni per l’applicazione delle “Normetecniche per il calcolo, l’esecuzione e il collaudo delle strut-ture in cemento armato normale e precompresso e per lestrutture metalliche”, di cui al D.M. 9 gennaio 1996.

Ministero dei Lavori pubblici - Circ. 10 aprile 1997 n. 252Istruzioni per l’applicazione delle “Norme tecniche per lecostruzioni in zone sismiche”, di cui al D.M. 16 gennaio 1996.

Bibliografia essenziale

DOLBY C., HAMMER A., JEPPSSON K., Rural constructions intimber [Costruzioni agricole in legno]. Edited by CarlMagnus Dolby, Swedish University of AgriculturalSciences, Lund, Sweden, 1988.

GIORDANO G., La moderna tecnica delle costruzioni in legno– Hoepli, Milano, 1964.

GIORDANO G., Tecnica delle costruzioni in legno, Hoepli,Milano, 1997.

GIORDANO G., Tecnologia del legno , vol. 3, parte 2, UTET,Torino, 1988.

RITTEL L., Bauprogramm für Unterstell- und Bergehallen[Progetti di edifici agricoli in legno]. LandtechnikWeihenstephan, Freising, Deutschland, s.d.

STAEHLI G., RITTEL L., Bâtiments économiques auto con-structibles en bois: manuel de montage système BBR.[Edifici economici per l’autocostruzione in legno].Chambre regionale d’Agriculture Alsace, Strasbourg,France, s.d.

Riferimenti normativi e bibliografia essenziale

Finito di stampare nel marzo 2003

da EFFEEMME LITO srla Firenze

per conto di ARSIA • Regione Toscana

Costruire in legnoProgetti tipo di fabbricati e annessi agricoli

• Manuale

€ 40.00 (i.i.)

L’ARSIA,AgenziaRegionaleper lo Sviluppoe l’Innovazionenel settoreAgricolo-forestale,istituitacon la LeggeRegionale 37/93,è l’organismotecnicooperativodella RegioneToscana perle competenzenel campoagricolo-forestale,acquacoltura-pescae faunistico-venatorio.

Costruire in legnoProgetti tipo di fabbricati e annessi agricoli

Questa nuova edizione del manuale Costruire in legnosi propone non solo come una ristampa della prima edizione,andata esaurita, quanto piuttosto come un manuale rinnovato,aggiornato e arricchito sia con riferimenti normativi,sia con nuove tipologie di manufatti.In particolare, seguendo le indicazioni contenute, sarà orapossibile costruire:

• scuderia con box singoli e recinti collettivi

• ricovero per cavalli in area di sosta

• stalla libera per bovini da carne a lettiera permanentee zona di alimentazione separata

• ovile a lettiera permanente con corsia centrale di servizio

• fienile

• locale polifunzionale

• rimessa per macchine e attrezzature agricole

• annessi per orti.

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