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mmagina Legg TRE PERCORSI: GENERI, TEMI, PAGINE UTILI GUIDA ALLA SCRITTURA FUNZIONALE E CREATIVA LABORATORIO DI LESSICO A PARTIRE DAI TESTI PREPARAZIONE AI TEST INVALSI A. Aretini A. Italia 1 UNA RICCA OFFERTA DI AUDIOTESTI
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Page 1: cover antologia medie 1 - Home Page < Mondadori Education · 2011-03-24 · Fiabe di oggi Gianni Rodari, Tonino l’invisibile 113 ... Le figure della poesia 213 Io e la natura Christina

mmaginaLeggTRE PERCORSI:GENERI, TEMI, PAGINE UTILI

GUIDA ALLA SCRITTURA

FUNZIONALE E CREATIVA

LABORATORIO DI LESSICO

A PARTIRE DAI TESTI

PREPARAZIONE AI TEST INVALSI

A. Aretini A. Italia

1UNA RICCA OFFERTA DI AUDIOTESTI

Page 2: cover antologia medie 1 - Home Page < Mondadori Education · 2011-03-24 · Fiabe di oggi Gianni Rodari, Tonino l’invisibile 113 ... Le figure della poesia 213 Io e la natura Christina

I generi 24

Unità 1 La favola 26

Le caratteristiche • Un esempio • La mappa • La storia del genere

Castighi esemplari Esopo, L’asino che portava il sale 29 Esopo, Il nibbio e il serpente 30

Esopo, Il corvo e la volpe 30 Fedro, La rana che scoppia e il bue 32 Fedro, Il cervo alla fonte 32 Jean de La Fontaine, Il lupo e la volpe davanti al tribunale della scimmia 34 Giovanni Arpino, Favole in coda A te la penna! 36

Buoni consigli Esopo, Il leone e il cinghiale 39 Esopo, Il leone e il topo 39

Esopo, La donnola e le galline A te la penna! 40 Fedro, Il cane e il lupo 42

Jean de La Fontaine, Il leone malato e la volpe 44 Gianni Rodari, Il giovane gambero 46

Favole per riflettere Esopo, Coraggio e paura 48 Esopo, Il granchio e sua madre 48

Esopo, La volpe e la maschera 49 Fedro, La volpe e l’uva 50

Fedro, Il lupo e l’agnello 51

Testi a confronto Una favola occidentale e una favola kenyota 52

Jean de La Fontaine, La cicala e la formica 54 Alberto Moravia, Quando i pensieri gelavano nell’aria 56 Giuseppe Marotta, Porto d’armi abusivo A te la penna! 61

A te la penna! Scrivi una favola 63

Favola malese, La tigre e l’uomo gentile Favola cinese, La vongola e il beccaccino Favola siriana, I tre pesci

Un nuovo inizio • Tempo di presentazioni 16

La tua antologia • Istruzioni per l’uso 21

ATTIVA

Abilità

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Unità 2 La fiaba 64

Le caratteristiche • Un esempio • La mappa • La storia del genere

Orchi, streghe e lupi cattivi Lev Nikolaevic Tolstoj, Pollicino 68 Jacob e Wilhelm Grimm, Raperonzolo 73

Fiaba trascritta da Italo Calvino, Zio Lupo A te la penna! 78

Testi a confronto Fiaba e antifiaba 82

Incantesimi e magie Fiaba cinese, La pozza del sole e della luna 85 Le sequenze 89

Charles Perrault, Le fate 92 Le funzioni di Propp 96 Fiaba trascritta da Italo Calvino, Il principe che sposò una rana 100

Fiabe d’amore Hans Christian Andersen, Il tenace soldatino di stagno 104 Fiaba trascritta da Italo Calvino, La ragazza mela 110

Da Le mille e una notte, Una prova d’amore 111

Fiabe di oggi Gianni Rodari, Tonino l’invisibile 113 Bianca Pitzorno, L’incredibile storia di Lavinia A te la penna! 116

Stefano Benni, La Chitarra Magica 119

Dalla pagina alla pellicola Pinocchio 122

A te la penna! Scrivi una fiaba 124

Fiaba, La principessa Rubino Roberto Piumini, La donna che camminava

Unità 3 Il racconto di avventura 126

Le caratteristiche • Un esempio • La mappa • La storia del genere

Avventure con il fiato sospeso Emilio Salgari, Un’avventura sul Gange A te la penna! 130 Mark Twain, Persi nelle caverne 136

Isabel Allende, I segreti di Nadia 141

Gli eroi dell’avventura Hermann Melville, Achab e la balena 145 Jack London, Una prodezza di Buck 149 James Kahn, SOS per Indiana Jones 154

Dalla pagina alla pellicola Le avventure di Huckleberry Finn 157

ATTIVA

ATTIVA

ATTIVA

Abilità

ATTIVA

Abilità

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Hugo Pratt, L’agguato 160 Roald Dahl, Anch’io sono un eroe A te la penna! 164 Lemony Snicket, La vipera letale 167

A te la penna! Scrivi un racconto di avventura 172

Jules Verne, Gli ammutinati del Bounty Anthony Horowitz, La città scomparsa degli Inca

Unità 4 La poesia 174

La particolarità del linguaggio poetico • Gli strumenti della poesia

Conte e ninne nanne Uccellin che vien dal mare 176 Bum! Cade la bomba 176 Stella stellina 178 Dondolò dondolò 178 Fammi la nanna 180 Versi e ritmo poetico 181

Le filastrocche Filastrocca popolare, Domani è festa 183 Gianni Rodari, Quanti pesci ci sono nel mare 185 Rime perfette e imperfette 186 Giovanni Giudici, Per chi ci crede e non ci crede 188 Gianni Rodari, La testa del chiodo 190 Roberto Piumini, Quatto materie di scuola A te la penna! 191 Oltre le rime: allitterazione e onomatopea 194

Scioglilingua e giochi di parole Tre scioglilingua tradizionali 196 Toti Scialoja, Due giochi di parole 198 Alfonso Gatto, Scherzetto marino 199

Limerick e nonsense Edward Lear, Quattro limerick 201

Gianni Rodari, Due nonsense moderni A te la penna! 203 L’enjambement 205

Affetti e sentimenti Giorgio Caproni, Per lei 206 Camillo Sbarbaro, Padre, se anche tu non fossi… 208 Umberto Saba, La mia bambina 210

Giovanni Pascoli, X agosto 211 Le figure della poesia 213

Io e la natura Christina Rossetti, Chi ha visto il vento? 216 Anna Achmatova, Prima di primavera 218

ATTIVA Abilità

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Federico García Lorca, Agosto 219 Corrado Govoni, Acquazzone 221 Emily Dickinson, L’estate è finita 223 Ada Negri, La danza della neve 224 Antonia Pozzi, Batte la luna soavemente 226

Umberto Saba, L’arboscello 227

Testi a confronto I calligrammi, ovvero le “poesie figurate” 228

Vivere in città Angela Galli Dossena, Aiuola di città 230 Giulia Niccolai e Adriano Spatola, Alberi stanchi 231 Marcello Argilli, Sport in città 232 Aldo Palazzeschi, La fontana malata 234 Franco Fortini, In una strada di Firenze 237

A te la penna! Scrivi un testo poetico 239

Langston Hughes, La madre al figlio • Rafael Guillén, Autunno in fiamme • Umberto Saba, Milano

Parole in scena Laboratorio 240

Le caratteristiche del testo teatrale • La lettura espressiva di un testo teatrale

Renato Clementi, La rosa cinerina A te il palcoscenico! 242 Dalla pagina al palcoscenico 249

Oscar Wilde, Il fantasma di Canterville 251

A te la penna! Trasforma un testo narrativo in teatrale 259

Roberto Piumini, L’ovo di Giotto

I temi 260

Unità 5 Il gioco 262

Gianni Rodari, La Freccia Azzurra 263 Stefanno Benni, Amedeo combatte contro il Booz A te la penna! 268 Anthony Horowitz, Una partita a biliardo 273

Testi a confronto L’aquilone: immagine di libertà 278

Astrid Lindgren, I cerca-cose 280 Lewis Carroll, Il croquet della Regina 284

Joanne Kathleen Rowling, Il Quidditch 287

A te la penna! Scrivi un testo sul gioco 291

Katherine Paterson, Un posto tutto per noi • Anne Fine, A che gioco giochiamo?

Abilità

Abilità

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Abilità

Abilità

Unità 6 La famiglia 292

Alberto Moravia, Noiosi A te la penna! 293 Ian McEwan, Una linea immaginaria 297 Laura Mancinelli, Il lieto evento 301 Lois Lowry, Uno zio particolare 304 Daniela Bettini, Una singolare conversazione 311 Vittorio Zucconi, Di mamma ce n’è una sola? 315

A te la penna! Scrivi un testo sulla famiglia 319

Linda Sue Park, Mi manchi, nonno Gee Natalia Ginzburg, Vacanze in montagna

Unità 7 La scuola 320

Roald Dahl, Il primo giorno di scuola 321 Lia Levi, Troppo timidi 327 Jacqueline Wilson, La signorina Beckworth A te la penna! 328

Charles Monroe Schulz, Sally va a scuola! 333 Jacques Fansten, Martin non ci sta 336

Dalla pagina alla pellicola La classe 340

Daniel Pennac, Andavo male a scuola 344

A te la penna! Scrivi un testo sulla scuola 347

Piero Chiara, La pagella Giovanni Del Ponte, Se vuoi, corri come il vento

Unità 8 Gli animali 348

Inisero Cremaschi, Il pasto della belva 349 Elizabeth Honey, Una difficile convivenza 357 Dichiarazione universale dei diritti dell’animale 361 Luis Sepúlveda, Il gatto cova A te la penna! 365 Giorgio Celli, La coda parla 369 Lev Nikolaevic Tolstoj, Lo squalo 371 Mauro Corona, I tre corvetti 373

A te la penna! Scrivi un testo sugli animali 377

Rudyard Kipling, Kaa il serpente Jules Renard, Il passero

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Unità 9 La paura 378

Anne Fine, A proposito di diavoli 379 Jutta Richter, Il Gatto delle cantine 382 Barbara Garlaschelli, Il telefono 387 Klaus Hagerup, Le paure di Olle 388 Roger Norman, Notte paurosa A te la penna! 392 Paola Zannoner, Un’occasione da non perdere 397

Dalla pagina alla pellicola Io non ho paura 402

Testi a confronto Paure reali 406

A te la penna! Scrivi un testo sulla paura 409

Stephen King, Popsy Kaylie Jones, Per un errore di ortografia

Unità 10 Lo sport 410

Luigi Garlando, Una vera squadra 411 Andrea Majetti, Nessuno come Coppi 417 Italo Calvino, Una ragazza celeste-cielo A te la penna! 421 Joyce Carol Oates, Una partita iellata 427

Testi a confronto Tifosi, sport e fair play 432

Dino Buzzati, L’Everest-giugno 1953 434

A te la penna! Scrivi un testo sullo sport 438

Nicola Cinquetti Aquilino, Perché proprio il calcio? Giovanni Soldini, Nel blu

Unità 11 I quattro elementi 440

• Terra Jules Verne, Dentro il vulcano 441• Aria Jules Verne, Fuga in pallone A te la penna! 445 Richard Bach, Il volo 450• Acqua Lynne Cox, Magico oceano 453• Fuoco Bianca Pitzorno, Una prova di coraggio 458

Roy Lewis, Una scoperta pericolosa 462

A te la penna! Scrivi un testo su aria, acqua, terra o fuoco 467

Sergio Bambarèn, Cavalcare le onde William Golding, Tracce nella foresta

Abilità

Abilità

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Unità 12 Avventure nella storia 468

Christian Jacq, Ramses tra i serpenti A te la penna! 469 Valerio Massimo Manfredi, La distruzione di Tebe 474 Hermann, Il duello 479

Maurizio Giannini, Roghi e streghe 482 Mino Milani, Un soldato in gabbia A te la penna! 488 Ken Follett, Peste in città 493 Maria Bellonci, Dorotea 497 Anna Maria Romagnoli, Pane e pittura 500

A te la penna! Scrivi un testo su un periodo storico 503

Umberto Eco, Le fatiche dello scriba Walter Scott, Il Saraceno e il Cavaliere del Leopardo

Unità 13 Il testo narrativo 506

Le caratteristiche del testo narrativo • Alcuni esempi di testi narrativi

Davide Calì, Un inverno, un merlo 510 Mark Haddon, Christopher tenta la fuga Per scrivere 512 Guido Quarzo, Clara in pasticceria Per scrivere 516 Betty Smith, Leggere, che passione! Per scrivere 519

Archibald Joseph Cronin, Doris e Mary Per scrivere 524

Fredric Brown, Le margherite

Unità 14 Il testo descrittivo 528

Descrizione oggettiva e soggettiva • Le caratteristiche della descrizione oggettiva • Alcuni esempi di descrizione oggettiva • Le caratteristiche della descrizione soggettiva • Alcuni esempi di descrizione soggettiva

La descrizione di oggetti Beatrice Masini, La casa delle bambole non si tocca! Per scrivere 534 Piero Chiara, La vetrina dei Formentini 538

La descrizione di ambienti Lavorare sotto un albero Per scrivere 540 Virginie Lou, Nel tunnel della paura Per scrivere 542

La descrizione di animali James Oliver Curwood, L’orso 546 Jack London, L’assalto dei cani 550

Le pagine utili 504

Abilità

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La descrizione di personeLyman Frank Baum, Nel Paese dei Pilucconi Per scrivere 554Georges Simenon, Il commissario Maigret non è convinto 557

Luciano Malmusi, Neanderthal girl

Unità 15 Il testo regolativo 560

Le caratteristiche del testo regolativo • Alcuni esempi di testo regolativo Ferenc Molnár, Il piano di Boka 563 Eoin Colfer, Duro lavoro 566

Unità 16 Il lessico Laboratorio 568

Joseph Roth, Un ricordo di scuola Valutati prima di iniziare 568 Usare il dizionario 570 Luigi Malerba, La lucertola e il gattino 572 Daniel Pinkwater, Zio Borgel 576 Selma Lagerlöf, Lo gnomo del bosco 581 Rudyard Kipling, Come fece il rinoceronte ad aver la pelle che ha 585 Italo Calvino, La nave abbandonata 589

Roald Dahl, Uno strano compagno di viaggio Valuta il tuo apprendimento 595

Unità 17 La scrittura Laboratorio 600

Per scrivere bene

Gli errori ortografici più comuni 600 l’accento • l’apostrofo • uso dell’acca • e/è – ce/c’è – ne/n’è

L’uso della punteggiatura 606 la virgola • due punti, punto e virgola, punto fermo • punto esclamativo, punto interrogativo e puntini di sospensione

Il riassunto 614 Che cos’è • Le fasi di lavoro 615

1 Il lavoro preliminare • 2 Individua la struttura del testo • 3 Individua le sequenze e le informazioni chiave • 4 Stendi il riassunto

La lunghezza del riassunto 622

Prepararsi ai test Invalsi 626 • Prova 1 628 • Prova 2 634 • Prova 3 642

Verifiche 650

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tà 2 I GENERI: LA FIABA

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I GENERI: LA FIABA

Le caratteristicheLa fiaba è un tipo di racconto fantastico tramandato per secoli a voce dagli anziani attorno al focolare o dalle madri accanto alle culle. L’origine delle fiabe risale quindi a un passato molto lontano, quando ancora i confini tra mondo reale e mondo fantastico, tra natura e magia erano più sfumati.In tutti i paesi del mondo esiste una tradizione fiabesca molto ricca, che in tempi recenti è stata raccolta e trascritta, a dimostrazione della popolarità che questo genere di narrazioni ha avuto e continua ad avere. Nonostante la diversa provenienza delle fiabe e la conseguente varietà dei loro contenuti, esi-ste qualcosa che le accomuna e che ci permette di riconoscerle come tali: è il modo in cui sono costruite, che corrisponde a un modello-base rimasto nella sostanza immutato nel tempo.Per capire questo modello, partiamo dallo schema narrativo tipico di tutte le storie, che prevede un inizio, uno sviluppo e una conclusione.

L’inizio delle fiabe serve a proiettarle in un passato indefinibile: per questo esse spesso incominciano con la formula “C’era una volta”; inoltre l’inizio è il punto in cui si presentano i protagonisti della storia, nettamente divisi in “buoni” e “cattivi”.

Lo sviluppo delle vicende rappresenta la parte più importante delle fiabe e comprende di solito una lunga concatenazione di eventi e di azioni. La complessità di questa parte narrativa è comunque più apparente che reale, perché le varie azioni possibili sono sempre riconducibili a poche situazioni-chiave che si ripetono in tutte le fiabe, seppur con l’originalità inventiva che contraddistingue cia-scun testo. Elenchiamole:• il protagonista buono si trova in difficoltà;

• il protagonista deve superare varie prove;

• il protagonista viene contrastato da uno o più personaggi cattivi (antagonisti);

• il protagonista viene aiutato da qualcuno o qualcosa dotato di poteri magici;

• il protagonista alla fine riesce a superare tutte le prove.

Il finale è sempre lieto: il buono viene premiato e il cattivo punito, a dimostrazione del fatto che il bene trionfa sempre sul male. Le fiabe infatti hanno una funzione morale rassicurante.

L’inizio

La concLusione

Lo sviLuppo

La fiabaUni

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Un esempioProviamo ora a leggere insieme questa breve fiaba scritta dai fratelli Grimm.

L’inizio

La protagonista viene sottoposta a diverse prove, che dimostrano la sua bontà, e che puntualmente vengono superate.

Lo sviLuppo

C’era una volta una bambina, che non aveva più né babbo né mamma, ed era tanto povera, senza una stan-za dove abitare né un lettino dove dormire; insomma, non aveva che gli abiti indosso e in mano un pezzetto di pane, che un’anima pietosa le aveva donato. Ma era buona e pia1. E siccome era abbandonata da tutti, errò2 qua e là per i campi, fidando nel buon Dio. Incontrò un povero, che disse:– Ah, dammi qualcosa da mangiare! Ho tanta fame!Ella gli porse tutto il suo pezzetto di pane e disse:– Buon pro ti faccia!3 – e continuò la sua strada. Poi venne una bambina, che si lamentava e le disse:– Ho tanto freddo alla testa! Regalami qualcosa per co-prirla. Ella si tolse il berretto e glielo diede. E dopo un po’ ne venne un’altra, che non aveva indosso neanche un giub-betto e gelava; ella le diede il suo.E un po’ più in là un’altra le chiese una gonnellina, ed ella diede la sua. Alla fine giunse in un bosco e si era già fatto buio; arrivò un’altra bimba e le chiese una camici-na; la buona fanciulla pensò: “È notte fonda, nessuno ti vede, puoi ben dare la tua”.Se la tolse e diede anche la camicia.

• La formula di apertura rimanda a un lontano passato indefinibi-le.

• La protagonista è presentata attraverso poche caratteristi-che: è un’orfana, è povera ed è buona di animo.

Altri elementi da tenere presenti per riconoscere le caratteristiche della fiaba sono il tempo, i luoghi e i personaggi. Tempo e luoghi sono sempre indeterminati, e ciò è dovuto in parte all’origine antica di questi racconti e in parte al loro valore simbolico ed esemplare. Quanto ai personaggi, oc-corre ricordare che sono figure tipiche e ricorrenti, caratterizzate solo dal loro ruolo positivo o negativo. Tra i buoni troviamo i principi e principesse, fanciulle indifese, orfani abbandonati ecc. Tra i cattivi troviamo matrigne invidiose, sorellastre e fratellastri gelosi, comari maligne ecc.Ai personaggi “umani” vanno infine aggiunti i rappresentanti del mondo della magia: fate e streghe, orchi, gnomi e folletti.

1 pia: di animo altruista e generoso.2 errò: vagò senza una meta preci-

sa.3 Buon pro ti faccia!: formula di au-

gurio che significa “Ti sia di giova-mento”.

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Jacob e Wilhelm Grimm

La bambina generosa

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tà 2 I GENERI: LA FIABA

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tà 2 I GENERI: LA FIABA

La mappaA questo punto abbiamo individuato gli elementi principali del genere fiaba; li riassumiamo in uno schema, che tu stesso completerai:

Manca in questa fiaba un vero e proprio antagonista che contrasti le azioni della bambina. Ma a pensarci bene la protagonista deve comunque combattere contro la tentazione di un comportamento egoistico, che la porterebbe a tradire la sua indole. Possiamo quindi dire che è l’egoismo il suo antagonista, anche se non si tratta di un personaggio in carne e ossa, ma solo di un cattivo modello.

L’inizio delle fiabe è collocato in un passato indefinibile; spes-so sono presenti formule come ..............................................................

Il ................................ della vicenda è un personaggio che agisce secondo schemi ricorrenti.

La fiaba si conclude general-mente con un .................................

..............................................................

InIzIo SvIluppo ConCluSIone

È ostacolato da

..................................................

Si trova in una situazione difficile.

In suo aiuto possono intervenire anche

..................................................

Deve superare alcune

..................................................

4 scudi: grosse monete preziose.

E mentre se ne stava là, senza più niente indosso, d’un tratto caddero le stelle dal cielo, ed erano tanti scudi4 lucenti: e benché avesse dato via la sua camicina, ecco che ella ne aveva una nuova, che era di finissimo lino. Vi mise dentro gli scudi, e fu ricca per tutta la vita.

tratto da J. e W. Grimm, Fiabe del focolare, trad. di C. Bovero, Einaudi

La vicenda si conclude con un lieto fine.

La concLusione

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La storia del genereLa fiaba è nata nell’ambito delle antiche tradizioni orali che i popoli si tramandava-no di generazione in generazione. Non avendo un testo scritto da rispettare, i primi ignoti narratori spesso modificavano a proprio piacere le storie, per adattarle al-le esigenze di ascoltatori diversi o forse per il puro piacere dell’invenzione. Perciò accade che di una stessa fiaba siano giun-te a noi più versioni, simili nei nuclei fonda-mentali della trama, ma variamente elaborate nei particolari.Solo in epoca relativamente recente le fiabe hanno destato l’interesse di letterati e stu-diosi, che hanno cominciato a raccoglierle, ordinarle e trascriverle rimanendo fedeli ai modelli originali. In alcuni casi però, gli scrit-tori moderni si sono lasciati catturare dal fascino di queste antiche storie e le hanno imitate, creando fiabe del tutto nuove.Le fiabe più antiche di cui abbiamo notizia sembrano essere quelle indiane, ma le più famo-se sono certamente quelle contenute nella raccolta Le mille e una notte, che è stata compi-lata tra il XII e il XVI secolo in Egitto.In Europa le prime trascrizioni di fiabe risalgono al XVII secolo: ricordiamo in particolare il francese Charles Perrault (1628-1703), che raccolse le fiabe tradizionali del suo paese e le riscrisse, conferendo loro una “forma” letteraria che le rese famose anche negli ambienti più colti. Successivamente, nell’Ottocento, i fratelli Jacob (1785-1863) e Wilhelm (1786-1859) Grimm raccolsero con altrettanto successo le fiabe della tradizione tedesca, mentre il russo Aleksandr N. Afanasev (1826-71) trascrisse quelle della tradizione slava.In Italia non c’è stato un interesse altrettanto vivace per le fiabe popolari, nonostante alcu-ne raccolte scritte siano comparse a livello regionale già nel 1500. La prima raccolta siste-matica è quella di Italo Calvino (1923-85), che nel 1956 ha pubblicato in un unico libro le principali fiabe della nostra tradizione.Tra gli scrittori che si sono cimentati con il genere “fiaba” creando storie di propria inven-zione, ricordiamo il danese Hans Christian Andersen (1805-75), le cui fiabe sono oggi tra le più conosciute e ammirate. Persino molti celebri romanzieri, come il russo Lev Nikolaevic Tolstoj (1828-1910) o l’irlandese Oscar Wilde (1854-1900), si sono dedicati con successo a questo genere letterario. Oggi anche in Italia la fiaba è un genere ripreso da molti narratori per l’infanzia, come Gianni Rodari (1920-80), scrittore italiano di grande versatilità. Le fiabe moderne conservano il carattere fantastico di quelle antiche, ma sono costruite in modo più libero e non sempre rispettano lo schema tradizionale delle fiabe popolari di una volta.

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Orchi, streghe e lupi cattiviI personaggi delle fiabe sono caratterizzati soprattutto sul piano morale: da una parte ci sono i buoni e dall’altra i cattivi, e gli uni non potrebbero esistere senza gli altri, perché i loro ruoli si definiscono proprio attraverso il reciproco confronto. Tra i perso-naggi che fanno sempre la parte dei cattivi ci sono alcuni tipi ricorrenti, come la ma-trigna egoista o le sorellastre invidiose, i patrigni, i fratellastri ecc. Ma i più temibili sono quelli che, oltre a essere malvagi per natura, possiedono anche poteri ecceziona-li, per esempio orchi cannibali, streghe perfide o ancora lupi, sempre pronti a divora-re qualcuno... La presenza nelle fiabe di questi sinistri personaggi crea attimi di brivido che le ren-dono emozionanti e coinvolgono il lettore nelle peripezie dei protagonisti-buoni, fa-cendogli desiderare il momento liberatorio del lieto fine.

Lev Nikolaevic Tolstoj

PollicinoQuesta è una delle più famose fiabe della tradizione popolare ed è stata rielabo-rata da molti scrittori, tra cui il francese Perrault e il russo Tolstoj.Sette fratellini si trovano alle prese con un orco terribile e proprio il più piccolo di loro, quello che sembra il più gracile e indifeso, trova il coraggio e l’astuzia per salvare non solo se stesso, ma tutta la sua famiglia. Noterai che la fiaba, accan-to al tema fantastico della lotta contro l’orco, tocca anche un problema ben più realistico: quello della povertà che spinge i genitori di Pollicino ad abbandonare nel bosco i figli che non sono in grado di sfamare.

Un pover’uomo aveva sette figli, uno più piccolo dell’altro. Il più pic-colo era così piccolo che, quando nacque, non era più grosso di un dito. In seguito crebbe un pochettino, ma comunque restò di poco più grande di un dito, e per questo lo chiamavano Pollicino. Ma Pollicino, per quanto fosse piccolino, era molto abile e astuto.Padre e madre diventavano sempre più poveri, e alla fine si ritrovaro-no così a mal partito1, da non aver nulla con cui sfamare i bambini. Padre e madre pensarono, pensarono, e decisero di portare i bambini nel bosco, lontano, e di abbandonarli laggiù, in modo che non potes-sero più tornare a casa.Mentre il padre e la madre si dicevano queste cose, Pollicino non sta-va dormendo, e sentì tutto. Al mattino Pollicino si alzò prima di tutti gli altri e corse al ruscello, e si riempì tutt’e due le tasche di sassolini bianchi. Quando il padre e la madre condussero i bambini nel bosco, Pollicino si mise dietro a tutti, e tirava fuori di tasca i sassolini bianchi e li gettava sulla strada, uno dopo l’altro.

1 a mal partito: in diffi-coltà.

I GENERI: LA FIABAUni

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Quando il padre e la madre ebbero condotto i bambini nel profondo del bosco, si nascosero tra gli alberi e fuggirono. I bambini li chiamarono, e quando videro che non c’era nessuno, cominciarono a piangere. Soltanto Pollicino non piangeva. Gridò con la sua vocetta sottile: – Smettetela di piangere, vi porterò io fuori dal bosco –; ma i fratelli piangevano così forte che non lo sentivano nem-meno.Quando finalmente lo sentirono, raccontò loro che aveva seminato la strada di pietruzze bianche, e che li avrebbe portati fuori dal bosco; furono molto contenti, e lo seguirono. Pollicino camminò di sassolino in sassolino, e così li riportò a casa.Il giorno stesso che il padre e la madre avevano condotto i bambini nel bosco, il padre aveva ricevuto del denaro. E il padre e la madre dicono: – Perché abbiamo portato i bambini nel bosco? Laggiù mori-ranno di sicuro. E adesso noi i soldi ce li abbiamo, e potremmo sfa-marli. La madre si mise a piangere e dice: – Ah! Se soltanto avessimo con noi i nostri bambini!E Pollicino la udì da sotto la finestra, e dice: – Ed eccoci qui!La madre si rallegrò, corse sulla porta, e tutti i bambini, uno dopo l’altro, entrarono nella stanza. Comprarono tutto quello di cui c’era bisogno e si misero a vivere come un tempo; e vissero bene fino a che ci furono i soldi. Ma i soldi finirono nuovamente, e nuovamente il padre e la madre cominciarono a domandarsi l’un l’altra che fare, e nuovamente stabilirono di portare i bambini nel bosco, e di abbando-narli laggiù. Pollicino anche stavolta sentì i loro discorsi, e, quando venne il mat-tino, voleva andarsene alla chetichella al ruscello a raccogliere sasso-lini. S’era appena avvicinato alla porta, voleva aprirla, ma la porta era chiusa col paletto2; voleva spostarlo, ma, per quanto si desse da fare, non riuscì a raggiungere il paletto.Non era riuscito a raccogliere i sassolini, e allora prese del pane. Se lo mise in tasca e pensa: “Mentre ci porteranno nel bosco, io getterò delle briciole di pane lungo la strada, e poi le seguirò, e così riporterò i fratelli a casa”.Il padre e la madre portarono nuovamente i bambini nel bosco e lì li abbandonarono, e nuovamente Pollicino gettò lungo la strada le briciole di pane. Quando i fratelli più grandi si misero a piange-re, Pollicino anche stavolta promise loro di ricondurli a casa.Ma questa volta non trovò la strada, perché gli uccelli avevano beccato tutte le briciole di pane. I bambini camminarono, camminaro-no per il bosco e non trovarono la strada fino a notte fonda. Piansero,

2 paletto: un tempo le porte che non avevano serratura erano blocca-te con sbarre di ferro o di legno fissate orizzon-talmente all’interno.

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Orchi, streghe e lupi cattivi

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Uni

tà 2 I GENERI: LA FIABA

piansero, e poi s’addormentarono tutti. Pollicino si svegliò prima de-gli altri e s’arrampicò su un albero, si guardò attorno e vide una pic-cola capanna. Scese dall’albero, svegliò i fratelli e li condusse alla ca-panna. Bussarono, e sulla veranda venne fuori una vecchietta, e do-mandò loro che cosa volessero. Risposero che si erano smarriti nel bosco. Allora la vecchietta li fece entrare in casa e disse: – Mi dispiace per voi, che siete venuti proprio a casa nostra. Mio marito è un orco. E, se vi vedrà, vi mangerà. Quanto mi dispiace. Nascondetevi qui, sotto il letto, e domani vi lascerò andare via.I bambini si spaventarono e si rannicchiarono sotto il letto. All’im-provviso sentirono che qualcuno aveva bussato alla porta ed era en-trato nella stanza. Pollicino diede un’occhiata da sotto il letto, e vede un orribile orco, seduto a tavola, che grida alla vecchietta: – Dammi il vino. La vecchietta gli diede il vino, quello bevve, e poi si mise ad annusare: – Com’è che da noi c’è odore di uomini? Hai forse nascosto qualche-duno? La vecchietta gli disse che non c’era nessuno, ma l’orco si mise ad annusare sempre più vicino, e il suo fiuto lo portò fino al letto. Co-minciò a rovistare con le mani sotto il letto, afferrò Pollicino per una gamba e si mise a gridare: – Eccoli! – e li tirò fuori tutti quanti, e se ne rallegrò. Poi prese un coltello e voleva scannarli, ma la moglie lo fer-mò. Gli disse: – Vedi come sono magri e malmessi? Diamogli un po-chetto da mangiare, saranno più freschi e più gustosi. L’orco ascoltò le sue parole, ordinò di dar loro da mangiare e di met-terli a dormire assieme alle sue figlie.E l’orco aveva sette figlie, proprio della stessa età dei ragazzi fratelli. Le ragazze dormivano tutte insieme in un letto, e ogni ragazza aveva un cappellino dorato sulla testa. Pollicino notò la cosa, e, quando l’orco e la moglie se ne furono an-dati, pian pianino portò via i cappellini alle figlie dell’orco e li mise in testa a se stesso e ai fratelli, mentre in testa alle ragazze mise i cap-pellini dei fratelli, e il suo.L’orco per tutta la notte bevve vino. E, quando beveva molto, gli ve-niva voglia di mangiare ancora.Si alzò e andò nella stanza dove dormivano Pollicino e i suoi fratelli e le sette ragazze. Si avvicinò ai ragazzi, tastò i cappellini dorati sulle loro teste e dice: – Ci mancava poco che, ubriaco come sono, scannas-si le mie figlie. Lasciò stare i ragazzi e s’avvicinò alle ragazze, tastò i cappellini, e le scannò tutte, e s’addormentò.Allora Pollicino fece alzare i fratelli, aprì la porta e scappò nel bosco assieme a loro. I bambini camminarono tutta la notte, e ciò nonostan-

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te non riuscirono ad uscire dal bosco.E l’orco, quando al mattino si svegliò e vide che, invece dei bambini, aveva sgozzato le sue figlie, calzò gli stivali delle sette leghe3 e corse nel bosco alla ricerca dei bambini.E gli stivali delle sette leghe eran fatti in modo che chi li indossava percorreva sette leghe con ogni passo.L’orco cercò, cercò i bambini; non li trovò, e si sedette a riposare pro-prio vicino al posto dove si erano nascosti, e s’addormentò.Pollicino vide che l’orco dormiva, gli si avvicinò di soppiatto e gli sfilò di tasca una manciata d’oro e la diede ai fratelli.Poi pian pianino gli cavò gli stivali. Quando glieli ebbe levati, si infi-lò gli stivali delle sette leghe, ordinò ai fratelli di tenersi forte per mano e di attaccarsi a lui. E corse a una tale velocità, che uscì subito dal bosco e trovò la casa.E quando furono tornati, diedero l’oro al padre e alla madre. Così diventarono ricchi, e non vennero mai più mandati via.

tratto da L. N. Tolstoj, I quattro libri russi di lettura, trad. di A. Villa, Einaudi

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3 sette leghe: la lega è un’unità di misura usata soprattutto nel passato, con valori diversi da pae-se a paese (oscillanti tra i 4 e i 5 chilometri).

Orchi, streghe e lupi cattivi

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Uni

tà 2 I GENERI: LA FIABA

Comprendere l’essenziale

1. Rispondi alle seguenti domande.

• Con quale espediente Pollicino ritrova la strada di casa la prima volta?

• Perché, al secondo abbandono, il nuovo strata-gemma escogitato per ritrovare la strada non funziona?

• Quale astuzia usa Pollicino per confondere l’orco ed evitare di essere divorato assieme ai fratelli?

Le caratteristiche del genere3. Quale “premio” riceve Pollicino oltre al ricon-

giungimento della famiglia?

4. La fiaba è ambientata in un passato indefini-bile e, per questo motivo, i verbi sono coniu-gati al passato. Tuttavia, per rendere immedia-te alcune situazioni, l’autore introduce talvolta il tempo presente. Quando?

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Parlare e scrivere5. La fiaba che hai letto presenta una morale: la

forza e la prestanza fisica (di cui è certamente esempio l’orco) non servono quanto l’intelli-genza unita al coraggio (doti che invece pos-siede il protagonista, Pollicino). Ricordi altre storie, non necessariamente fiabe, che dimo-strino questa affermazione? Raccontane alme-no una.

Comprendere per immagini

2. I disegni sottostanti rappresentano le prove a cui Pollicino è sottoposto. Riordinali nella giusta se-quenza e, sotto ciascuno, indica in che cosa consiste la prova, e se viene superata.

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Jacob e Wilhelm Grimm

RaperonzoloQuesta fiaba ci parla della crudeltà di una strega che vuole impadronirsi della vita di una giovane fanciulla. Toccherà a un principe audace e innamorato sal-vare la ragazza dalle grinfie della strega, ma l’impresa non sarà facile, perché la donna è astuta e potentissima.

Marito e moglie vivevano insieme da lungo tempo ed erano afflitti, perché il loro focolare1 non era mai stato rallegrato da un bambino: speravano sempre che un giorno Iddio si sarebbe ricordato di loro. Essi abitavano in una casetta che confinava con un bell’orto, pieno di erbaggi e di fiori. Un muro altissimo lo chiudeva all’intorno: e nessu-no ardiva neppure affacciarvisi, perché l’orto apparteneva a una vec-chia strega malvagia, di cui la virtù incantatrice2, potentissima, era temuta da tutti. Ma la casetta aveva un finestrino che guardava su quell’orto, e la buona donna vi si affacciava spesso per godere la bella vista.Un giorno si affacciò e vide un’aiuola tutta piena di raperonzoli3, co-sì belli che parevano dire: “Mangiami, mangiami!”, e le venne una gran voglia di farsene una buona insalatina. Ma in quell’orto nessuno poteva entrare: e a lei la voglia cresceva ogni giorno, tormentandola a tal punto che la fece impallidire e dimagrire.

1 il loro focolare: la loro casa. 2 virtù incantatrice: capacità di fare incantesimi.3 raperonzoli: piante molto diffuse anche in Italia e simili alle rape. Sono dette anche “ra-

ponzi” (vedi la filastrocca più avanti).

Dalle immagini al testoQuale dei seguenti disegni, secondo te, rappresenta una scena della fiaba?

ATTIVA

Orchi, streghe e lupi cattivi

Individua il significato della parola sottolineata:

pensava.

temeva.

sognava.

osava.

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tà 2 I GENERI: LA FIABA

Il marito, nel vederla così deperire, si angosciava e le chiese che cosa le mancasse per essere contenta.– M’ha preso una voglia pazza di quei bei raperonzoli che vedo tutti i giorni dalla finestra; e sento che se non potrò farmene una buona mangiata, morirò! – ella rispose.Egli, che era un buon uomo e molto amava la donna sua, risolvette4 di arrischiare qualunque cosa, anche la vita, per metterle dinanzi un bel piatto di quei raperonzoli. Aspettò che fosse calato il sole e nel primo crepuscolo scavalcò con gran fatica il muro: poi fece la sua brava raccolta di raperonzoli e via, lesto come il baleno, fu di nuovo di qua dal muro e li portò alla moglie. I raperonzoli furono mondati5 e conditi, e la giovane donna li mangiò con grande avidità. Ma le piacquero tanto che l’indomani gliene colse più vaghezza che mai e tornò a dare in ismanie6, a dimagrire e a impallidire, come se non li avesse nemmeno toccati. Di nuovo il marito compiacente, per il gran bene che voleva alla sua donna, diede ancora la scalata al muro incan-tato. Ma era appena saltato giù dall’altra parte, quando si vide davan-ti la bruttissima strega. – Con che coraggio vieni nel mio giardino a rubarmi i raperonzoli? – gli chiese incollerita, piantandogli addosso due perfidi occhi, che lo fecero tremare. – Ti farò scontare io la tua audacia! – soggiunse.– Per carità, Madonna7 Strampalata, perdonatemi! Abbiate pietà di me e della mia povera moglie! Ve lo giuro, è soltanto per salvare la vita a lei che sono venuto nel vostro giardino! – e ancora tante parole ag-giunse l’uomo, per convincerla della verità e ottenere il perdono.– Se è vero quanto dici, – rispose la strega un po’ rabbonita, – ti per-metto di cogliere e di portar via quanti raperonzoli vuoi. Ma a un patto: il bambino che nascerà alla tua donna, sarà mio. Io gli farò da madre e non gli mancherà nulla.La paura era tale che il pover’uomo acconsentì. Quando pochi giorni dopo sua moglie, che si era addormentata, si risvegliò con una bella bambina in braccio, subito comparve la strega, che chiamò la neona-ta “Raperonzolo” e, senza ascoltar né preghiere né grida né promesse, se la portò via.Raperonzolo crebbe e diventò la più bella ragazza di questo mondo.Come ebbe compiuto dodici anni, fu presa dalla strega e rinchiusa in una torre, che sorgeva in mezzo a una selva e non aveva né porta né scala. In cima soltanto v’era un finestrino. Quando la maliarda8 vole-

4 risolvette: decise.5 mondati: puliti.6 gliene colse ... in ismanie: le venne un desiderio (vaghezza) ancora maggiore di mangiar-

ne altri e ricominciò a mostrare segni di impazienza.7 Madonna: titolo di rispetto che si dava una volta alle dame.8 maliarda: maga, fattucchiera.

Individua il significato del-la frase sottolineata:

furbo come una volpe.

veloce come un fulmi-ne.

silenzioso come una balena.

più lento che mai.

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va andare a farle visita, si metteva ai piedi della torre, sotto il finestri-no, e diceva:

Raponzo, Raperonzolo,Metti fuori il tuo condinzolo!

Il condinzolo erano i capelli meravigliosi della giovinetta, biondi e fini come oro filato e lunghi venti metri, che essa, a quell’invito, do-veva lasciar pendere fuori dal finestrino, giù, fino a terra. La vecchia così vi si attaccava e come un gatto si arrampicava fino in cima.Dopo un paio d’anni avvenne che il figlio del re, attraversando a ca-vallo quel bosco, passò davanti alla torre di Raperonzolo e lo colpì la voce della fanciulla, che per non morir di noia cantava. Il principe fermò il suo destriero9 e rimase un poco ad ascoltare, rapito in estasi dalla voce e dalla melodia. Poi cercò dove fosse la porta per andar su e non ne trovò alcuna e finalmente, sconsolato, se ne tornò a casa. Ma quella vocina gli era entrata nel cuore: ed egli ogni giorno andava sotto la torre e si metteva in ascolto. Una volta che se ne stava là, nascosto all’ombra di un grande albero, venne la strega e chiamò:

Raponzo, Raperonzolo,Metti fuori il tuo condinzolo!

ed egli vide scendere giù dalla finestra la treccia d’oro, e la vecchia arrampicarvisi e sparire nella torre. Che cosa fa allora il nostro principe?La sera dopo, appena calato il sole, va sotto la torre e dice anche lui:

Raponzo, Raperonzolo,Metti fuori il tuo condinzolo!

e come la ragazza ha appeso la lunga ciocca fuori, vi si arrampica e sale su. Nel primo momento ella ebbe paura. Ma il principe seppe parlarle così dolcemente che la fanciulla si calmò, lo guardò in viso e si accorse anche che era un bel giovanotto. Egli le disse che la sua voce lo aveva commosso, che non poteva più vivere lontano da lei, e le domandò se lo avrebbe sposato volentieri.Raperonzolo si disse fra sé e sé: “Questo bel principe mi vorrà bene, assai più di Madonna Strampalata!” e gli porse la mano in segno di simpatia e di consenso. Poi rispose:– Con te verrei volentieri... Ma come faccio a uscire di qui? Non c’è né scala né porta. Facciamo così: quando torni, portami una grossa matassa di seta: io l’intreccerò e ne farò una scala, per poter scendere anch’io, e tu mi metterai sul tuo cavallo.Fissarono che il principe ogni sera sarebbe andato a farle visita e, per un po’ di tempo, Madonna Strampalata non si accorse di nulla.

Considera la domanda. Chi la pone?

La strega.

Raperonzolo.

Il principe.

Colui che sta raccon-tando la storia.

A chi è rivolta?

Al principe.

Alla fanciulla.

Al lettore.

Alla strega.

9 destriero: cavallo.

Orchi, streghe e lupi cattivi

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tà 2 I GENERI: LA FIABA

Ma una volta la fanciulla, senza pensare al pericolo cui si esponeva dicendo il suo segreto, fece alla vecchia questa domanda:– Come mai siete tanto pesante e il principe invece mi par così legge-ro che in un momento lo tiro su?– Un principe da te! Nella torre?... Ah, scellerata! Io credevo di averti messa al sicuro, lontana da tutti, e tu me l’hai fatta! Aspetta! – gridò la strega sdegnata e, afferrata la treccia bionda, se l’avvoltolò intorno a una mano, poi con l’altra diè di piglio10 ad un paio di forbicioni e con un colpo solo spietatamente la tagliò. Poi prese la ragazza e la condusse in una landa deserta, dove la condannò a vivere di stenti11, nell’abbandono e nella miseria.In quello stesso giorno, verso il tramonto, la maliarda attaccò al car-dine del finestrino la treccia bionda recisa e si mise ad aspettare.“Ci cascherai!” diceva fra sé. “Merlo, ci cascherai!” e si stropicciava le mani per la gioia malvagia.Di lì a poco, ecco infatti il principe, che dice:

Mia bella RaperonzoloMi porgi il tuo condinzolo!

Lesta, la vecchia fa penzolare fuori dalla finestra i capelli lunghissimi della fanciulla.Figurarsi il dolore e lo spavento di quel povero fidanzato quando, invece della soavissima figliuola, trovò quella orrenda strega, che si mise subito a guardarlo con arroganza e gli disse, ridendo con perfida allegria:– Ah, ah! Il merlo viene a cercare la canarina12, eh? Ma dovete sapere, caro signor rugantino13, che quell’uccellino che cantava così bene non è più nel nido, perché il gatto se l’è preso e, se voi vi accostaste ad esso per riprenderlo, il gatto vi si avventerebbe agli occhi. Avete capi-to? E perché intendiate meglio, se foste duro d’orecchi, vi dirò: Rape-ronzolo per voi è perduta. Voi non la rivedrete mai più.Il principe fu tanto disperato che, invece di ridiscendere attaccandosi alla treccia, saltò giù dalla finestra addirittura. Per miracolo ebbe salva la vita, ma le spine di una siepe gli ferirono gli occhi e lo accecarono.Egli si diede a vagare per il bosco, in cerca della fanciulla: non poteva rassegnarsi a vivere lontano da lei. Mangiava ogni tanto qualche radi-ce e qualche fragola, tanto per non morire, e girava, girava, di su e di

10 diè di piglio: pigliò, prese con foga. 11 stenti: fatiche. 12 Il merlo viene a cercare la canarina: la strega parla con un linguaggio simbolico. Il mer-

lo è il principe, la canarina è Raperonzolo e il gatto rappresenta la strega stessa. 13 rugantino: è il nome di una maschera romana che rappresenta il classico seccatore, che

ficca il naso dappertutto. Il termine viene perciò usato per indicare una persona che ha queste caratteristiche.

Individua il significato della parola sottolineata:

altura.

pianura incolta.

regione nordica.

paese.

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giù, lamentandosi e piangendo per la perdita di Raperonzolo. Andò ramingo14 per vari anni, e gira e gira, arrivò nella landa deserta, dove la vittima della strega era stata relegata. A un trat-to gli parve di udire la voce cara e a occhi chiu-si si diresse verso quella, nella speranza di ritro-vare l’amata. Finalmente i due s’incontrarono. Essa lo riconobbe, gli gettò le braccia al collo e pianse dirottamente. Due di quelle lagrime co-sì calde e amorose caddero sugli occhi al cieco e gli occhi guarirono per incanto e riebbero la vista come prima.Ritrovata la sposa, il principe tornò con lei alla reggia, dove vissero lungamente, felici.

E se non son morti, ci sono ancora.

tratto da 50 Novelle dei Fratelli Grimm, trad. di F. V. Mussini, Hoepli

3. L’incantesimo che alla fine salva i due giovani e rende possibile il lieto fine dipende:

dalla volontà della strega, che si è pentita.

dall’intervento di un altro personaggio dai po-teri soprannaturali.

dall’amore dei due giovani, che annulla la mal-vagità della strega.

Analisi del testo4. Nel testo compare una breve filastrocca. Quan-

te volte si ripete? Quali parole la fanno sem-brare uno scioglilingua?

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Parlare e scrivere

5. Nelle fiabe molto spesso i nomi attribuiti ai personaggi sono particolari, perché ricordano esplicitamente qualche loro caratteristica: spiega il significato dei nomi attribuiti alla fan-ciulla e alla strega. Poi trova un nome adatto per il principe, che nella fiaba è indicato solo con il suo titolo nobiliare.

Comprendere l’essenziale

1. Rispondi alle seguenti domande.

• Perché Raperonzolo si chiama così? Chi lo ha deciso?

• Che cosa accade quando Raperonzolo compie dodici anni?

• Quale sistema usa la vecchia per andare a tro-vare Raperonzolo?

• Com’è che il principe si accorge dell’esistenza della fanciulla?

• Che cosa provoca la cecità del principe? Chi e come lo guarirà?

Le caratteristiche del genere2. Considera l’inizio, lo sviluppo e la conclusione

della storia di Raperonzolo. Rispecchiano il mo-dello di fiaba classica? Perché?

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14 ramingo: girovago, vagabondo.

Orchi, streghe e lupi cattivi

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tà 2 I GENERI: LA FIABA

Fiaba trascritta da Italo Calvino

Zio LupoIn questa fiaba entra in scena il lupo, che si presenta nel suo ruolo più classico di spauracchio dei bambini disubbidienti. La fiaba è curiosa e del tutto particolare, perché introduce alcune variazioni rispetto alla tradizione: la protagonista non è certo un modello di virtù; quanto al lupo, sembra quasi che sia costretto a difen-dere il suo ruolo di cattivo per vendicarsi della beffa subita...

C’era una bambina golosa. Un giorno di Carnevale la maestra dice alle bambine: – Se siete buone a finire la maglia, vi do le frittelle.Ma quella bambina non sapeva fare la maglia1, e chiese d’andare al camerino2. Si chiuse là dentro e ci s’addormentò. Quando tornò in classe, le altre bambine s’erano mangiate tutte le frittelle. E lei andò a piangere da sua madre e a raccontarle tutta la storia.– Sta’ buona, poverina. Ti farò io le frittelle – disse la mamma. Ma la mamma era tanto povera che non aveva nemmeno la padella. – Va’ da Zio Lupo, a chiedergli se ci presta la padella.La bambina andò alla casa di Zio Lupo. Bussò: «Bum, bum».– Chi è?– Sono io!– Tanti anni, tanti mesi che nessuno batte più a questa porta! Cosa vuoi?– Mi manda la mamma, a chiedervi se ci prestate la padella per fare le frittelle.– Aspetta che mi metto la camicia.«Bum, bum.»– Aspetta che mi metto i mutandoni.«Bum, bum.»– Aspetta che mi metto i pantaloni.«Bum, bum.»– Aspetta che mi metto la gabbana3.Finalmente Zio Lupo aperse e le diede la padella. – Io ve la presto, ma di’ alla mamma che quando me la restituisce me la mandi piena di frittelle, con una pagnotta di pane e un fiasco di vino.– Sì sì, vi porterò tutto.Quando fu a casa, la mamma fece alla bambina tante buone frittelle, e ne lasciò una padellata per Zio Lupo. Prima di sera le disse: – Porta le frittelle a Zio Lupo, e questa pagnotta di pane e questo fiasco di vino –. La bambina, golosa com’era, per strada cominciò ad annusare le frittelle. “Oh, che buon profumino! E se ne assaggiassi una?” E una due tre se le mangiò tutte, e per accompagnarle si mangiò tutto il pane e per mandarle giù si bevve anche il vino.

1 fare la maglia: lavorare a maglia. Un tempo, a scuola, le bambine im-paravano tutti i lavori ri-tenuti tipicamente fem-minili, come la maglia, il ricamo ecc.

2 al camerino: in bagno. 3 gabbana: termine che

indica una specie di lar-go cappotto, spesso do-tato di cappuccio.

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Allora, per riempire la padella, raccolse per la strada delle polpette di somaro. E il fiasco, lo riempì d’acqua sporca. E per pane fece una pa-gnotta con la calcina4 d’un muratore che lavorava per la strada. E quando arrivò da Zio Lupo gli diede tutta questa brutta roba.Zio Lupo assaggiò una frittella. – Puecc! Ma questa è polpetta di soma-ro! – Va subito per bere il vino per togliersi il sapore di bocca. – Puecc! Ma questa è acqua sporca! – Addenta un pezzo di pane e: – Puecc! Ma questa è calcina! Guardò la bambina con occhi di fuoco e disse: – Stanotte ti vengo a mangiare! La bambina corse a casa da sua mamma: – Stanotte viene Zio Lupo e mi mangia! – La mamma cominciò a chiudere porte, a chiudere fine-stre, a chiudere tutti i buchi della casa perché Zio Lupo non potesse entrare, ma si dimenticò di chiudere il camino5. Quando fu notte e la bambina era già a letto, si sentì la voce di Zio Lupo da fuori: – Adesso ti mangio! Sono vicino a casa! – Poi si sentì un passo sulle tegole: – Adesso ti mangio! Sono sul tetto! – Poi si sentì un gran rumore giù per il camino: – Adesso ti mangio! Sono nel camino!– Mamma mamma, c’è il lupo!– Nasconditi sotto le coperte!– Adesso ti mangio! Sono nel focolare!La bambina si rincantucciò nel letto, tremando come una foglia.– Adesso ti mangio! Sono nella stanza!La bambina trattenne il respiro.– Adesso ti mangio! Sono ai piedi del letto! Ahm, che ti mangio! – E se la mangiò.E così Zio Lupo mangia sempre le bambine golose.

tratto da Fiabe italiane, a cura di I. Calvino, Einaudi

4 calcina: impasto di cal-ce, sabbia e acqua.

5 chiudere il camino: la cappa del camino comu-nica direttamente con l’esterno, per far defluire il fumo. Se si vuole chiu-dere questo passaggio, è necessario bloccarlo con un apposito portello.

Orchi, streghe e lupi cattivi

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tà 2 I GENERI: LA FIABA

perché è cattivo di natura.

perché la bimba gli è antipatica.

perché la bimba si è comportata male.

perché la bimba non sa fare la maglia.

Parlare e scrivere3. La fiaba usa la paura che incute il lupo per

insegnare ai bambini a comportarsi secondo le regole.

Qualcuno ha usato anche con te, quando eri piccolo, lo spauracchio del lupo per insegnarti a fare o non fare certe cose? Racconta.

Comprendere l’essenziale1. Rispondi alle seguenti domande.

• Perché la protagonista, a scuola, resta senza frittelle?

• Con quale richiesta si reca alla casa di Zio Lupo?

• Quale patto fanno la bambina e Zio Lupo?

• La bimba tiene fede al patto? Perché?

• Come la punisce il lupo?

Comprendere tra le righe

2. Alla fine il lupo mangia la bambina:

AbilitàLe tecniche

1. Leggi ad alta voce la fiaba. Nel racconto tutti i personaggi si esprimono in forma di dialogo: come hai segnalato il passaggio dalla narrazione alle battute dei vari personaggi?

Risultava già chiaro dal testo. Ho fatto una pausa prima e/o dopo le singole battute.

Ho cambiato il tono di voce. Altro: ..................................................................................................

3. In quale parte della fiaba l’intensità della voce dei personaggi deve essere maggiore?

All’inizio. A metà della vicenda. Alla fine.

Lettura attiva4. Senza rileggere la fiaba, riordina i seguenti eventi, che ti diamo in ordine sparso.

La bambina viene divorata. La mamma manda la bambina da Zio Lupo.

La bambina mangia le frittelle e beve il vino. Zio Lupo si accorge dell’inganno.

5. Quanto è durata la lettura della fiaba? Quanto durerebbe, se accadesse nella realtà, l’intera vicenda?

2. Quale tono di voce si adatta ai tre personaggi della fiaba?

squillante – serio – cupo – suadente – dolce – neutro – pacato – sommesso

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MaMMa BaMBIna zIo lupo

• Leggere ad alta voce in modo espressivo utilizzando tecniche adeguate. • Leggere attentamente per essere in grado di riconoscere gli elementi della storia.

BIETTIVI DIDATTICI

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Riscrivi la fiaba secondo il punto di vista del cattivoNelle fiabe classiche i comportamenti dei cattivi non hanno mai una giustificazione. Tuttavia la fantasia ci può aiutare a vedere le cose da un altro punto di vista. Prova per esempio a leggere la storia di Pollicino dal punto di vista della moglie dell’orco: per lei i comportamenti del marito non sono affatto dettati da crudeltà, ma solo da un istintivo “appetito” che gli orchi non possono proprio controllare, perché nessuno ha mai spiegato loro le regole di una buona “educazione alimentare”...

Sono la moglie dell’orco. Mio marito ha le sue stranezze. Ma è un brav’uomo. Gli ho dato sette figlie. Ahimè, ora sono tutte morte; è stato lui a ucciderle per sbaglio, come ben sapete; la colpa è tutta di quel piccolo diavolo di Pollicino.Quando in una notte buia e tempestosa i sette giovani si rifugiarono a casa mia, mi fece-ro compassione e li nascosi a mio marito. Ma lui sentì odore di carne umana e li scovò sotto il letto. Per salvarli gli consigliai di mangiarli una volta che li avessi ben rimpinzati. Lui acconsentì, quella sera mangiò soltanto alcuni cosciotti di vitello, un piccolo monto-ne e un mezzo maiale e bevve abbondantemente. Si addormentò ancora a tavola. Allora portai i sette fanciulli nella camera delle bambine. C’erano due grandi letti. In uno dor-mivano le mie dolci figliole. Nell’altro misi i ragazzi.Quel birbone di Pollicino tolse alle fanciulle le cuffiette da notte. Le cuffiette se le misero quel diavoletto e i suoi fratelli. Quando già dormivo, mio marito si alzò da tavola, entrò nella camera delle bambine e cercò tastando nel buio i letti. Quando sentì le coroncine sulle teste dei ragazzi, pensò che fossero le sue bambine, andò verso l’altro letto e tagliò la gola alle figlie. Poi venne a letto e incominciò a russare. Quando, alzatami di buon mattino, guardai nella camera delle bambine, i sette ragazzi se n’erano già andati mentre le mie figlie giacevano nel loro sangue. Svenni. Accorse mio marito, maledisse la sua sete smodata1 e il destino, si mise gli stivali delle sette leghe e si buttò all’inseguimento dei fuggitivi. A notte fonda tornò senza gli stivali. Glieli aveva sfilati quella peste di Pollicino mentre si era messo a dormire lungo la strada. Intanto avevo lavato le mie figliolette e le avevo preparate per le esequie2 cristiane.Piangemmo a dirotto, io e mio marito. Da allora mangia raramente carne umana.

tratto da F. Hessel, L’arte di andare a passeggio, trad. di E. Venturelli, Serra e Riva Editori

1 smodata: eccessiva.2 esequie: funerali.

Prova a riscrivere in prima persona una delle fiabe che hai letto, assumendo il punto di vista di un protagonista “cattivo” e giustificando i tuoi comportamenti. Ti proponiamo qualche idea:

• in Raperonzolo, Madonna Strampalata ha rapito la ragazza solo perché soffriva di solitudine... E l’ha relegata nel deserto per insegnarle che una brava ragazza non deve parlare con gli sconosciuti...

• quanto a Zio Lupo, quella ragazzina golosa si è dimostrata veramente impertinente nell’offrirgli polpette di somaro invece di frittelle! Come non riconoscergli il diritto di arrabbiarsi?

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Modificare un testo a partire da un modello dato.BIETTIVO DIDATTICO

A te la penna!

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1 n’era matta: le voleva un mondo di bene.2 cavato di forno… schiacciate: tolto dal forno alcune focacce.

3 era un po’ incomodata: non stava bene.4 buona lana: vecchio farabutto, canaglia.

Test

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Le fiabe sono racconti tradizionali che si reggono su elementi comuni e ricorrenti, che ci permettono di prevederne lo svolgimento e, soprattut-to, il finale. Ma che cosa succederebbe se “alterassimo” questi elementi comuni e li trasformassimo a nostro piacere?Alcuni scrittori moderni hanno provato a farlo, creando delle divertenti antifiabe, cioè delle storie in cui i personaggi e la morale risultano “ca-povolti” rispetto alle fiabe tradizionali.

Leggi una delle tante versioni della famosa fiaba Cappuccetto Rosso e la riscrit-tura da parte di James Thurber.

Charles Perrault

Cappuccetto RossoC’era una volta in un villaggio una bambina, la più carina che si po-tesse mai vedere. La sua mamma n’era matta1, e la sua nonna anche di più. Quella buona donna di sua madre le aveva fatto fare un cap-puccetto rosso, il quale le donava così tanto, che la chiamavano dap-pertutto Cappuccetto Rosso.Un giorno sua madre, avendo cavato di forno alcune schiacciate2, le disse: – Va’ un po’ a vedere come sta la tua nonna, perché mi hanno detto che era un po’ incomodata3: e intanto portale questa schiaccia-ta e questo vasetto di burro –. Cappuccetto Rosso, senza farselo dire due volte, partì per andare dalla sua nonna, la quale stava in un altro villaggio. E passando per un bosco s’imbatté in quella buona lana4 del

Lupo, il quale avrebbe avuto una gran voglia di mangiarsela; ma poi non ebbe il coraggio di farlo, a motivo di certi taglialegna

che erano lì nella foresta. Egli le domandò dove andava. La povera bambina, che non sapeva quanto sia pericoloso

fermarsi per dar retta al Lupo, gli disse: – Vado a vedere la mia nonna e a portarle una schiac-ciata, con questo vasetto di burro, che le manda la mamma mia. – Sta molto lontana di qui? –, disse il Lupo. – Oh, tutt’altro! –, disse Cappuccetto Rosso. – La nonna sta laggiù, passato quel mulino, che si vede di qui, nella prima casa, al principio del villaggio. – Benissimo –, disse il Lupo, – voglio venire a ve-

Fiaba e antifiaba

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derla anch’io. Io piglierò da questa parte, e tu da quell’altra, e faremo a chi arriva più presto. Il Lupo si mise a correre per la sua strada, che era una scorciatoia, con quanta forza aveva nelle gambe; e la bambina se ne andò per la sua strada, che era la più lunga, fermandosi a coglie-re le nocciuole, a dar dietro alle farfalle, e a fare dei mazzetti con tutti i fiorellini che incontrava lungo la via. Il Lupo in due salti arrivò a casa della nonna e bussò. – Toc, toc. – Chi è?– Sono la vostra bambina, son Cappuccetto Rosso –, disse il Lupo, contraffacendone5 la voce, – e vengo a portarvi una schiacciata e un vasetto di burro, che vi manda la mamma mia. La buona nonna, che era a letto perché non si sentiva troppo bene, gli gridò: – Tira la stanghetta, e la porta si aprirà. Il Lupo tirò la stanghetta, e la porta si aprì. Appena dentro, si gettò sulla buona donna e la divorò in men che non si dica, perché erano tre giorni che non s’era sdigiunato6. Quindi richiuse la porta e andò a mettersi nel letto della nonna, aspettando che arrivasse Cappuccet-to Rosso, che, di lì a poco, venne a picchiare alla porta.– Toc, toc. – Chi è?Cappuccetto Rosso, che sentì il vocione grosso del Lupo, ebbe dap-principio un po’ di paura; ma credendo che la sua nonna fosse infred-data rispose: – Sono la vostra bambina, son Cappuccetto Rosso, che vengo a portarvi una schiacciata e un vasetto di burro, che vi manda la mamma mia. Il Lupo gridò di dentro, assottigliando un po’ la voce: – Tira la stan-ghetta e la porta si aprirà. Cappuccetto Rosso tirò la stanghetta e la porta si aprì. Il Lupo, vistala entrare, le disse, nascondendosi sotto le coperte: – Posa la schiacciata e il vasetto di burro sulla madia7 e vieni a letto con me. Cappuccetto Rosso si spogliò ed entrò nel letto, dove ebbe una gran sorpresa nel vedere com’era fatta la sua nonna, quando era tutta spo-gliata. E cominciò a dire: – O nonna mia, che braccia grandi che avete! – Gli è8 per abbracciarti meglio, bambina mia. – O nonna mia, che gambe grandi che avete!– Gli è per correr meglio, bambina mia.– O nonna mia, che orecchie grandi che avete!– Gli è per sentirci meglio, bambina mia.– O nonna mia, che occhioni grandi che avete!– Gli è per vederci meglio, bambina mia.– O nonna mia, che denti grandi che avete!– Gli è per mangiarti meglio. – E nel dir così, quel malanno di Lupo si gettò sul povero Cappuccetto Rosso, e ne fece un boccone.

5 contraffacendone: imi-tandone.

6 non s’era sdigiunato: non s’era tolto la fame.

7 madia: mobile che un tempo era usato per conservare il pane.

8 Gli è: È.

Orchi, streghe e lupi cattivi

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La storia di Cappuccetto Rosso fa vedere ai giovinetti e alle giovinette, e segnatamente9 alle giovinette, che non bisogna mai fermarsi a di-scorrere per la strada con gente che non si conosce: perché di lupi ce n’è dappertutto e di diverse specie, e i più pericolosi sono appunto quelli che hanno faccia di persone garbate e piene di complimenti e di belle maniere.

tratto da C. Perrault, Cappuccetto Rosso

9 segnatamente: particolarmente.

1 Metro-Goldwyn: casa di produzione cinematografica che ha come simbolo un leone.2 freddò: uccise.

James Thurber

La terribile Cappuccetto RossoUn lupo aspettava un giorno nel folto della foresta il passaggio d’una fanciulla che doveva portare un cestello di cibarie alla nonna.Finalmente la fanciulla arrivò: essa portava la cesta dei commestibili.– Porti quel canestro a tua nonna? – domandò il lupo.La fanciulla rispose di sì, che lo portava alla nonna.Allora il lupo le chiese dove la nonna abitasse; la fanciulla glielo disse, e quello scomparve nel bosco. Quando la fanciulla aprì la porta della capanna vide che qualcuno stava nel letto, qualcuno con un berretto da notte. Ma non s’era avvicinata più di tre metri al letto e già s’ac-corgeva che non si trattava della nonna, bensì del lupo; giacché un lupo, anche se si mette il berretto da notte, non assomiglia a una nonna più di quanto il leone dei film della Metro-Goldwyn1 assomigli al presidente della repubblica. Allora la fanciulla trasse una pistola automatica dal cestello e freddò2 il lupo.

tratto da J. Thurber, La notte degli spiriti e altri racconti, Corbaccio

1. Quali sono i principali elementi di differenza nell’antifiaba che hai letto?

Il carattere dei protagonisti.

Il punto di vista di chi racconta la storia.

L’epoca in cui vivono i personaggi.

Il luogo in cui si svolge la vicenda.

2. Quale potrebbe essere, secondo te, la morale dell’antifiaba che ti abbiamo proposto?

Confronta Comprendi

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