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CRONACHE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI POZZUOLO … · A tavola con Gesù ORATORIO & DINTORNI...

Date post: 15-Feb-2019
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8 CRONACHE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI POZZUOLO MARTESANA ESTATE 2017 LA MADONNA CHE PARLA IL NOSTRO DIALETTO 3-9 MESE MARIANO DETTO FATTO. FOTOGALLERY DELL’ORATORIO ESTIVO 19-20 LA PRIMA VOLTA A TAVOLA CON GESU’ 14-15 IN BACHECA COMUNIONI Padre Bruno pozzuolese di frontiera
Transcript

8

CRONACHE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI POZZUOLO MARTESANA

ES

TA

TE

2

01

7

LA MADONNA CHE PARLA IL NOSTRO DIALETTO

3-9

MESE MARIANO

DETTO FATTO. FOTOGALLERY

DELL’ORATORIO ESTIVO

19-20

LA PRIMA VOLTA

A TAVOLA CON GESU’

14-15

IN BACHECA COMUNIONI

Padre Bruno pozzuolese di frontiera

2

Missione SOMMARIO

EDITORIALE Missione

FATTI & PROGETTI

3 A Rezzano o nei cortili

la forza del rosario

FATTI & PROGETTI

8 Santi a dieci anni. Come i

pastorelli di Fatima

10 Padre Bruno,

pozzuolese di frontiera

13 Le nozze d’oro di suor Fabrizia con il Signore

14

A tavola con Gesù

ORATORIO & DINTORNI

16-18

Verona, notte della fede

Roma, imparo a credere

Padova, 60mila della pace

Musical per dire siamo noi

19 Con i carcerati di Opera.

Oltre il senso comune

21 Animatori a scuola di

oratorio estivo

22-26

La bacheca

dell’oratorio (fotogallery)

27 Populorum progressio

grande lezione di Paolo VI

LIBERA USCITA

28 Pro loco al lavoro

AVVISI E ANAGRAFE

EDITORIALE

bbiamo avuto la grazia di avere tra noi dapprima padre Bruno Manzoni e

ora padre Luigi Brusadelli, mis-sionari in Brasile. La loro gioiosa umanità, ricca di fede e di espe-rienza, ci ha fatto bene. Vorrei quindi cogliere l'occasio-ne per riflettere sul tema della missione.

Nei Vangeli Gesù sente, fin da bambino, di avere una missio-ne che lo orienta (devo occupar-

mi delle cose del Padre mio) e l'inizio del suo ministero è sotto il segno delle antiche profezie a favore del popolo oppresso (lo

spirito del Signore è su di me e

mi ha consacrato perché porti un

lieto annuncio al povero, ai pri-

gionieri la liberazione). E’ poi molto interessante che,

riguardo all'estensione di questo compito, Gesù abbia – si perdoni l'espressione – cambiato idea: se all'inizio sentiva di avere una parola solo per le pecore perdute

della casa di Israele, progressi-vamente si fa chiara in lui la ne-cessità di rivolgersi anche ai ter-ritori pagani vicini, fino ad arri-vare, dopo la Risurrezione, al mandato universale ai discepoli di rivolgersi a tutte le genti, fino

agli estremi confini della terra. Più radicalmente, nella riflessio-ne dell'evangelista Giovanni, la radice ultima di tale missione è nel mistero stesso trinitario di Dio (come il Padre ha mandato

me, così anch'io mando voi.

Manderò a voi lo Spirito).

apertura missionaria a ogni popolo e cultura ha rappresentato la peculiari-

tà del cristianesimo. A differen-za, ad esempio, dall'ebraismo che è legato indissolubilmente a una discendenza di sangue, o da altre grandi religioni che, pur nell'am-bizione di una diffusione univer-sale, hanno trovato un'identifica-

zione territoriale o di stirpe pre-valente (anche se deve essere considerata una storia meno lun-ga e preso in considerazione l'in-flusso coloniale), il cristianesimo è stato universale non solo di fatto, ma soprattutto nella propria natura.

In particolare è difficile cal-colare il peso enorme della scelta di vestirsi – fin anche nella scrit-tura del nuovo testamento – della lingua ma soprattutto della cultu-ra greca che ha portato a una reinterpretazione originale del dato di fede e, con essa, a conflit-ti dottrinali e a precisazioni dog-matiche (soprattutto con i grandi concili del IV e V secolo).

orse oggi siamo di fronte a qualcosa di simile. L'onda lunga della filosofia classi-

ca e della teologia scolastica (che pur nelle contestazioni dell'età moderna e contemporanea so-pravviveva almeno nella forma del contrasto) è andata in risacca: su tali questioni oggi prevale il disinteresse o la non conoscenza. Il baricentro della Chiesa si sta sempre più spostando, forse nemmeno in una sola direzione. L'occidente conta di meno, so-prattutto quanto a numero di fe-deli. Il peso dell'America latina, per non parlare del cristianesimo africano e asiatico, è in netta cre-scita.

Non sappiamo ancora cosa comporterà questo processo. Sappiamo però che il Signore, proprio quando nelle ultime pa-role ai discepoli ha chiesto di andare in tutto il mondo, ha pro-messo anche di essere con loro ogni giorno sino alla fine del

mondo. E noi siamo fieri che alcuni nostri concittadini abbiano dedicato la vita a questa missio-ne.

don Alfonso

A

F

L’

3

FATTI & PROGETTI

A REZZANO O NEI CORTILI LA FORZA DEL ROSARIO Si è concluso mercoledì 31 mag-gio con una messa solenne e la processione alla grotta della Madonna il mese dedicato alla Vergine Maria. Diverse sono state le iniziative per poter dare a tutti l’opportunità di testimoniare la propria devozione. Dal rosario serale in chiesa animato dalle classi di catechi-smo, a quelli che si sono recita-ti nei cortili e nelle sedi stori-che” come la Chiesa San Fran-cesco o presso Suore, sino ai

tradizionali pellegrinaggi alla Madonna di Rezzano (a piedi) e al Santuario di Caravaggio. Una bella tradizione, sentita e partecipata . Che raccontiamo nelle pagine che seguono, dan-do voce (e la penna) ad alcuni dei protagonisti. Rezzano è una tradizione che si rinnova. Per alcuni ininter-rottamente da quando erano ragazzini. L’atmosfera è sem-plice, domestica, quasi dimes-sa, e fa sentire la Vergine dav-vero come una di noi.

Il santuario della Beata Vergine del Fonte - per tutti la Madon-na di Caravaggio - è grande e imponente, eppure anch’esso ci appare del tutto familiare, im-merso come noi nella vasta e piana terra padana della Lom-bardia agricola. Crema e Cremona sono stati mete di devozione, certo, ma anche di scoperta artistica. Un pellegrinaggio “culturale”, co-me lo si è voluto definire, nel cuore della bellezza che è tratto essenziale del cristianesimo.

MAGGIO MESE MARIANO I pellegrinaggi nei santuari. La recita delle 50 Ave Maria in chiesa e fuori. Una devozione tradizionale ma nutrita dal bisogno di rivolgersi alla Madre che non ci abbandona mai

L’immagine della Beata Vergine di

Rezzano, A destra: dettaglio della

corona del rosario durante la

processione verso Rezzano.

4

FATTI & PROGETTI

REZZANO Il pellegrinaggio ha una lunghissima tradizione e per molti pozzuolesi - anche giovani - è un appuntamento cui non mancare. Quando il mitico Girolum cedette la croce da portare per tutto il percorso

Tutti a piedi dalla Madonna che parla il nostro dialetto

Domenica 7 maggio la campana del villaggio ha chiamato a rac-colta la comunità parrocchiale di Pozzuolo per l’annuale pellegri-naggio al santuario della Madon-na di Rezzano. Il legame di Pozzuolo con la chiesetta di Rezzano viene fatto risalire al lontano 1500 quando alcuni frati francescani di stanza nel convento di Pozzuolo ne di-vennero i cappellani . Anche la tradizione del pellegri-naggio si perde nella notte dei tempi ed è un vanto della comu-nità pozzuolese il fatto di averlo sempre portato a termine, senza interruzioni e con qualsiasi tem-po . ALLE SETTE IN PUNTO - Tornando all’oggi, per alcuni il pellegrinaggio è un appuntamen-to che si ripete ormai da decenni, per altri da parecchi anni e per altri ancora è la prima volta. Do-po aver dato uno sguardo un po’ preoccupato al cielo minaccioso e foriero di pioggia, alle sette in punto ci si mette in cammino, accompagnati dalle note della Banda (anch’essa sempre presen-te alla processione): la Madonna

ci attende tutti con le braccia spalancate.

NON SOLO TRADIZIONE - Ma cosa spinge le persone a intraprendere questo pellegri-naggio? Certo conta la tradizione, l’aver iniziato a parteciparvi su insi-stenza dei genitori, magari il simpatico ricordo di quando vestiti da santi o angioletti si apriva la processione. Ma poi, qual è il motivo che spinge i pellegrini a rinunciare

al sonno domenicale per incam-minarsi, bello o cattivo tempo, verso Rezzano? Abbiamo provato a sentire le voci dei partecipanti. GIROLUM ED EREDI - Chi, per tanti anni, ha aperto la pro-cessione portando la grande cro-ce, ricorda la prima volta che diede il cambio al mitico “Girolum” : “Io camminavo accanto a lui in processione e quando cominciò ad accorgersi di non farcela più a portare la

I pellegrini

pozzuolesi in cammino tra i

campi dopo Bisentrate.

Sotto: la chiesa di Rezzano

strapiena durante la celebrazione.

5

croce m’invitò a sostituirlo, pri-ma per alcuni tratti e poi lascian-domi definitivamente l’incombenza”. “Dapprima mi sembrava quasi un gioco, poi, col passare del tempo, sentivo dentro una devo-zione particolare che mi aiutava e mi accompagnava nel tragitto, una devozione semplice fatta di preghiere e invocazioni, e maga-ri di qualche richiesta personale di aiuto alla Madonna per darmi la forza di resistere” D’altra parte senza una forte motivazione non si continua per trentotto anni a portare in pro-cessione una croce così pesante. PERCHE’ CI VADO - - Ci sono coloro che si avvicinano al pellegrinaggio spinti da genitori o da amici, e che poi ne scopro-no la bellezza e la spiritualità nel corso delle partecipazioni suc-cessive, lasciandosi prendere dalla semplicità e dalla serenità di questa Madonna di Rezzano che veramente è diventata un’amica per la comunità poz-zuolese. Ci si va per chiedere intercessio-ni, ma anche per ringraziare di un anno passato serenamente, per affidare una persona vicina in difficoltà o per ricordare una persona cara con la quale per anni si è condiviso il pellegri-naggio e che ora non c’è più. RICORDI E PREGHIERE - La processione procede e lungo la strada altre persone si aggiun-gono, altri volti, altre storie, al-tre motivazioni. Ascoltiamoli.

“All’inizio fu la non-na, che pur non es-sendo nativa di Poz-zuolo, mi ha tra-smesso la devozione per la Madonna di Rezzano. Era un diversivo, ci si alza-va presto la mattina e ci si avviava in processione accom-pagnati dai colori e dai profumi della campagna . Il ritorno era sempre accom-pagnato dall’immancabile sacchetto di dolcetti e da un piccolo rega-lo acquistato alle bancarelle che facevano da cornice al santua-rio”. Ma è chiaro che la stimolo di genitori e nonni si esaurisce in fretta e allora “arriva la con-sapevolezza di qualcosa di di-verso che ti accompagna nella tua camminata verso Rezzano: ci vai per pregare, provando la stessa gioia e le stesse emozioni di quando eri bambina, con in più le preoccupazioni dell’età adulta. Preghi da sola e assieme agli altri, consapevole che i pro-blemi ci sono per tutti: la salute, i figli, i nipoti, ma che con l’aiuto della Madonna si posso-no affrontare con la certezza che tutto è nelle mani del Signore e che nel Suo disegno divino, ci sono un posto e un ruolo per ognuno di noi”.

MILLENNIALS - L’insistenza e l’esempio dei genitori funge da stimolo iniziale anche per i nostri “millennials” che si avvi-

cinano al pellegri-naggio “per condi-videre un cammi-no di fede e per tenere viva una tradizione antica e molto sentita”, anche se “poi devi trovare dentro di te la motivazione che ti porta una domenica di mag-gio a incamminarti sulla strada per Rezzano cantando e pregando per testimoniare la tua

devozione alla Madonna”.

UNA MADONNA CHE PAR-LA IL NOSTRO DIALETTO - “Una devozione significativa proprio in questo mese di mag-gio dedicato alla Madonna” ci dice un’altra partecipante al pel-legrinaggio. “Si prega e si testi-monia la propria fede racco-gliendosi in un luogo semplice, silenzioso, dove è bello fermarsi a riflettere”.

Ecco, la semplicità di questo santuario, immerso nella campa-gna, aiuta a farci sentire Maria come una di noi, come dice la riflessione di don Tonino Bello che accompagna la processione: “Una Maria che parla il nostro dialetto, esperta di tradizioni antiche e di usanze popolari, che non mette soggezione a nessuno …. Preoccupata come noi per il malessere che scuote il nostro mondo, ma contenta di condivi-dere la nostra esperienza spiritu-ale”.

MAI ABBANDONATI - Ecco, forse è qui il segreto della devo-zione alla Madonna di Rezzano, in questa semplicità e in quest’atmosfera che ci aiuta ve-ramente a vedere in Maria la madre, la sorella, la persona cara con la quale condividere gioie, dolori, ansie, preoccupazioni, e sedendoci nel silenzio della pic-cola chiesetta ci sembra quasi di sentircela accanto, mentre ci posa una mano sulla spalla e ci dice di stare tranquilli, che lei comunque c’è sempre e non ci abbandona. Giacomo Bossi

L’immagine della Madonna venerata a

Rezzano. Sotto: l’esterno del Santua-

rio

Le stesse gioie

e le stesse

emozioni

di quando

ero bambina

6

Clicca la parrocchia Un sito semplice e chiaro. E soprattutto utile. Vi si trovano con grande facilità gli orari delle Messe e della Confessioni e tutti gli avvisi aggiornati del Bollettino settimanale. Ci si trova anche il trimestrale Centogiorni (con tutte le edizioni prece-denti consultabili). Il sito comprende inoltre le sezioni: Le nostre chiese, Oratorio, Suore, Gruppi (per esempio la Canto-ria, i ministri dell’Eucarestia, ecc.), E naturalmente i Contatti, con telefono, e-mail e orari dell’ufficio parrocchiale.

www.parrocchiapozzuolomartesana.it

FATTI & PROGETTI

CREMA E CREMONA In una trentina al pellegrinaggio “culturale”. Dal santuario di S. Maria della Croce al Duomo della città del Torrazzo. A fine giornata la recita dei Vespri nel monastero delle suore di clausura

Scappò dal marito violento Apparve Maria e la protesse

Giovedì 25 maggio scorso, una trentina di parrocchiani si sono recati in pellegrinaggio culturale a Crema e a Cremona, cittadine della nostra Bassa.

S.MARIA DELLA CROCE - IL santuario mariano alla perife-ria di Crema fu la nostra prima meta. Qui ci attendeva Ester, la nostra preparatissima guida (oltre che moglie del nostro Gabriele), che con dovizia di particolari ci ha spiegato l'origine del Santua-rio del 1500. La costruzione, di stile bramantesco, ricorda un evento miracoloso del 1500 dove la Vergine apparve a una donna chiamata Caterina che, fuggendo da un marito violento, ha trovato presso di Lei riparo e conforto. Da quel momento la gente iniziò a frequentare quel luogo benedet-to dove avvennero molti fatti miracolosi. L'interno è tutto af-frescato dai fratelli Campi e dal Gatti, noti pittori.

IN DUOMO - Successivamente percorrendo il centro storico di Crema, racchiusa dalle antiche mura veneziane, approdammo al

Duomo di stile romanico appena restaurato, con all'interno dipinti di Guido Reni.

OSTERIA E TORRAZZO - Dopo il pranzo presso la “Vecchia Osteria Cremasca” ci siamo portati a Cremona presso il Duomo, di stile gotico lombar-do con il famoso campanile “il Torrazzo”. L'interno è ricco di affreschi dei fratelli Campi, e per questo è chiamato con qual-che ambizione “la Sistina del Nord”. Qui abbiamo partecipato al raduno della Congregazione

delle nostre Suore del Sacro Cuore con la Santa Messa.

VESPRI - Da ultimo ci siamo recati presso il monastero di clausura di San Sigismondo per assistere e partecipare ai Vespri officiati dalle Suore domenica-ne. L'interno della chiesa è tutta affrescata sempre dal pittore Bernardino Gatti. Con questo momento di spiritualità ci siamo accomiatati da Cremona per raggiungere il nostro paese di Pozzuolo.

Peppino Mantegazza

In alto: l’imponente santuario di

S.Maria della Croce (Crema), prima meta del pellegrinaggio

pozzuolese. Accanto: l’altare

con la pala dell’Assuzione della Vergine,

opera di Bernardino

Rusconi detto il

Diana (1510).

7

CARAVAGGIO A Lei abbiamo detto grazie e affidato le nostre pene

Martedì 30 maggio alle ore 14:30 davanti all'oratorio ci siamo ritro-vati, secondo la nostra tradizione annuale, per il pellegrinaggio al Santuario di Caravaggio. Qui ab-biamo recitato il rosario e parteci-pato alla Santa Messa celebrata dal nostro parroco con i responsa-bili di altri gruppi parrocchiali.

MAMMA DEL CIELO - Abbia

mo affidato alla mamma del cielo tutte le nostre preoccupazioni, ma abbiamo anche detto il nostro grazie per la sua presenza nella nostra vita.

MOMENTO DI GRAZIA - I pellegrinaggi parrocchiali mariani sono sempre positivi nell'espe-rienza spirituale: diventano mo-mento di grazia che ci fanno in-contrare il Signore nella preghiera e nei sacramenti.

Ma dobbiamo anche dire che è stato un pomeriggio vissuto in buona compagnia e amicizia con tutti. Prima del ritorno abbiamo poi gustato un eccellente (e ab-bondante) gelato.

Suor Maddalena

Noi cristiani siamo spesso in chiesa. Ov-viamente. Do-ve altro si tro-va un posto per pregare, stac-care la mente dalla vita quo-tidiana e riflet-tere? Dove possiamo en-trare in contat-to con Dio se non in chiesa? La risposta è: an-che fuori. Un aspetto “comodo” del cristianesimo è che lo Spirito Santo si presenta dove vuole lui – ovunque. Gesù ci ha detto “Se due o tre sono riuniti nel nome mio, io sarò con loro sempre”. MAI SOLI - Come Dio non è mai solo, dal momento che sono tre persone: Padre, Figlio e Spiri-to Santo, così noi cristiani non siamo mai soli. Io lo trovo co-modo: anche se sono in giro non sono da solo. Questo concetto si è espresso quest’anno pregando il Rosario fuori dalla chiesa nei cortili del nostro paese. Non era solo bello perché siamo stati fuori sotto il cielo, all’aperto, ma anche perché il paese ci ha visto, ci ha sentito e forse qualcuno ha pensato “Che strani questi cri-stiani”. IL NAZARENO - Gesù era quasi sempre fuori. Era in mezzo alla gente, all’aperto. Certo ai tempi era normale. Oggi essere fuori è più difficile. Farsi sentire nonostante i rumori delle strade, le macchine che hanno la musica ad alto volume non è banale. Ma

si può fare. E quando lo si fa, è anche molto bello. Mi è piaciuto il momento in cui abbiamo can-tato davanti alla grotta della Ma-donna e le macchine hanno do-vuto rallentare. Il nostro canto ha per un piccolo momento rallenta-to la frenesia giornaliera. CHILOMETRI - La sera del primo giugno padre Bruno Man-zoni raccontava le sue esperienze come missionario. Diceva di aver fatto tanti chilometri a piedi nella sua vita, chilometri che forse raggiunge solo uno che si allena per le corse, per farsi ve-dere e conoscere dalla gente, dalle brave persone, ma anche da quelle cattive. La sua scelta di vita e la determinazione con la quale va per le strade del mondo è davvero da ammirare. A me piace ascoltando con atten-zione la predica, seduto comodo al caldo d’inverno e al fresco (quasi) d’estate. Ma di tanto in tanto potremmo uscire un po’. Mettere il naso fuori dalla nostra bella chiesa e cantare al signore, fuori - all’aperto.

Peter Elmer

CORTILI Il rosario in vari punti del paese. “Se due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono con loro” E, vedendo, qualcuno si interroga...

Mamma del Cielo

Nella cripta del santuario di S. Maria della Croce. A destra: il rosario recitato in un cortile di Pozzuolo.

Fuori a pregare Strani cristiani?

8

FATTI & PROGETTI

Santi a dieci anni? Si può Come i ragazzini di Fatima Ma la Madonna non è invisibi-le? Quante Ave Maria ci sono in un rosario? Padre Gianluigi ha il suo bel daffare a piegare il filo del ragionamento e anche i suoi ragguardevoli due metri di statu-ra alle domande dei ragazzini. I quali non saranno dei grandi studiosi ma non hanno la pre-sunzione “adulta” di sapere già le risposte e quindi fanno le do-mande che vanno fatte. Padre Gianluigi è uno dei “Servi del Cuore Immacolato di Maria” di Bisentrate. I ragazzini sono quelli di quinta elementare, al termine di un anno di catechi-smo intermedio tra la prima co-munione (fatta l’anno scorso) e

la cresima (da fare l’anno pros-simo). E’ l’ultima le-zione, e de-cidiamo di d e d i c a r l a alla Madon-na di Fatima (di cui i pa-dri di Bisen-trate sono devoti in modo parti-colare) nel cen tenar io della appari-

zione a tre ragazzini più o meno coetanei dei nostri, e cioè Lucia (10 anni), Francisco (9) e Gia-cinta (7). La prima si fece suora, ed è morta poi suora. E’ scom-parsa nel 2005 all’età di 98 an-ni); gl altri due erano morti in-vece all’età di 10 anni, nel 1918 e 1920, e papa Francesco li ha

Nel centenario dell’apparizione, i “piccoli” Giacinta e Francisco sono stati proclamati santi. La storia raccontata da padre Gianluigi di Bisentrate ai ragazzi del catechismo di quinta. Che poi al Museo diocesano...

proclamati santi il 13 maggio scorso. Anche i tre pastorelli facevano le domande. Alla “Signora”. “Da dove venite? (si usava il voi un tempo) “Dal Cielo”, rispondeva lei. “Ma noi ci andremo in Cie-lo?”. “Sì, però dovete pregare”.

PREGARE FACILE - Dunque “la Madonna è sì invisibile ma ci sono delle eccezioni”, spiega pa-dre Gianluigi Appare per far sen-tire la sua vicinanza, rinvigorire la fede e chiedere il nostro impe-gno “a fronte delle cose che non vanno”. E il primo impegno è appunto la preghiera. Esattamente come ai tre pastorelli. Ma ecco la domanda sul numero di avemarie di un rosario. “Cinquanta”. “Oeuh....”. Meraviglia e un po’ di sgomento nei ragazzini, cui 50 avemarie non sembrano mica po-che. “Ma la Madonna è una mam-ma tenerissima” spiega padre Gianluigi “e ai tre pastorelli por-

toghesi ha appunto insegnato una forma semplice e più leggera: “Ave Maria” – “Santa Maria”, solo questa quattro parole, senza tutto il resto della preghiera. Na-turalmente recitate con cuore e attenzione. L’impegno che il pa-dre chiede ai nostri non è solo la preghiera, ma anche a usare bene i doni che il Signore ci ha dato: “Dovete fare i super-bravi, e non sprecare l’intelligenza, ma usarla bene, soprattutto nello studio a scuola”.

I tre di Fatima erano ragazzini come i nostri. Anche a dieci anni si può essere santi, ieri come og-gi.

* * *

AL MUSEO DIOCESANO - Il fine anno del catechismo di quin-ta s’è voluto viverlo con un’uscita - bambini e genitori , oltre ai cate-chisti Agnese, Tiziana e Maurizio - al Museo Diocesano di Milano.

“ Ave Maria,

Santa

Maria.

Il rosario

“fast” dei

pastorelli

Bisentrate, Padre Gianluigi

spiega le apparizioni di

Fatima ai ragazzi del

catechismo. In basso: I tre

pastorelli di Fatima.

9

“ Teste rivolte

all’insù e occhi spalancati per

ammirare la cupola della Cappella

Portinari. Sotto: un antico monogramma di

Cristo, riprodotto a sbalzo nel

laboratorio dei notri ragazzi al Museo

diocesano.

Gruppetto non numeroso (diverse famiglie non hanno po-tuto partecipare) ma motivato e “carico”. Messa alle 10.30, pani-no veloce in oratorio, treno + metro + bus sino a Corso di Porta Ticinese dribblando l’arrivo del Giro d’Italia in piazza Duo-mo. Il Museo (voluto dal cardinale Martini, ed ora a lui intitolato per volere del cardina-le Scola) è annesso alla Basilica di Sant’Eustorgio, tra le più anti-che di Milano.

IL PRIMO FONTE - La brava e simpatica guida (Valeria di Ad-Artem) conduce il gruppetto, nella piazzetta, al luogo dove San Barnaba, amico degli Apo-stoli e primo evangelizzatore di Milano romana e pagana, scavò il primo fonte battesimale di Milano. Poi Valeria fa incontrare

la figura di San Pietro Martire (non l’apostolo Pietro ma un predicatore domenicano del medioevo): la statua in piazza col coltyello ficato in testa, il

pulpito sulla fac-ciata da dove an-nunciava il vange-lo alla folla che accorreva ad ascol-tarlo e, infine, la sua tomba, capola-voro di scultura collocato nella Cappella Portinari.

E ancora, ecco i ragazzini inte-ressati all’arca che custodiva i le reliquie dei Re Magi, trafuga-te e fatte trasferire in Germania niente meno che dall’imperatore Federico Barba-rossa, e poi in parte, recente-mente, restituite. Poi l’immancabile passaggio su Ambrogio, vescovo di Milano nel IV secolo dopo Cristo da cui la nostra diocesi prende an-

Ricostruirsi

a sbalzo

l’antico

monogramma

di Cristo

cora oggi l’appellativo di ambro-siana.

IL LETTONE DI AMBROGIO - Interessante il volto scolpito, del grande vescovo ma figurarsi se ai nostri piccoli pozzuolesi non incuriosisce maggiormente il letto del grande santo meneghino (ma era un romano di origine germanica, nativo di Treviri), malconcio sì ma riconoscibile.

IL MONOGRAMMA DI CRI-STO - Da ultimo, la conoscenza del simbolo XP, con le due lette-re greche scritte dentro un cer-chio. Uno dei simboli più antichi di Cristo, con le due lettere dell’alfabeto greco antico che equivalgono alle nostre C R, le prime due, lettere di Cristo.

IL LABORATORIO che segue alla visita è giusto la ricostruzio-ne a sbalzo di questo simbolo su lastrine di metallo sottili. Un bell’oggettino che rimarrà a cia-scuno, utile a far memoria di tan-te grandi cose. Maurizio Vitali

10

I NOSTRI A-MICI

Pozzuolese da 73 anni, sacerdote da 45, in Brasile da 42, più di 10 missioni: padre Bruno Manzoni, missionario francescano, è l’uomo dei numeri. I chilometri percorsi? «380mila solo nell’ultima missione, in Mato Grosso». Molti dei quali a caval-lo. Fra ricordi del passato e spe-ranze per il futuro, conosciamo meglio un compaesano lontano, «alle frontiere per spargere la buona semente del Vangelo». Facciamo un patto: mi hai detto

che tutti ti domandano sempre

della tua vocazione. Questa vol-

ta non parleremo di vocazioni.

(ride) È vero!

Nato il 5 aprile 1944 in quello

che allora era conosciuto come il

“Cascinello Manzoni”. Un poz-

zuolese doc…

Nato in piena guerra, che sarebbe finita nel 1945! I primi anni li ho passati al Cascinello Manzoni e alla Cascina Piola. Furono anni sereni, ma vissuti nell’isolamento. Pozzuolo Martesana sembrava allora lontano, lontano… Per al-cuni anni ho percorso a piedi il tragitto dal Cascinello alle scuole elementari. Era dura soprattutto quando c’era la neve. Si arrivava a scuola con i piedi bagnati e non si potevano cambiare le calze… Un evento che ha inciso la nostra

vita familiare è stata la partenza dal Cascinello per venire ad abi-tare in paese: l’esperienza della luce elettrica, il caldo della casa nei freddi invernali, la conviven-za con altre famiglie… E la scuola vicina! L’essere vissuto molti anni isolato ha influito sul mio carattere avventuroso e sen-za paure. Detto così, sembra l’inizio del

“Libro della giungla”… Cosa

ricordi della tua infanzia?

Serena e senza complicazioni. Quando avevo cinque anni pas-savo i giorni con i coetanei della Cascina Piola, non molto distan-te dal Cascinello. Ho sempre

Padre Bruno Manzoni pozzuolese di frontiera

Dal suo Cascinello al Brasile dei grandi fiumi, delle foreste e delle megalopoli: 42 anni di missione nello spirito di San Francesco. E un milione di chilometri, molti dei quali percorsi a cavallo.

Padre Bruno Manzoni , Curitiba

(Brasile), 1980. Nell’altra pagina, il

missionario pozzuolese con un gruppo di persone

del Mato Grosso nel 2006

“ Nel ‘56 lascia

Pozzuolo per

il Seminario.

Nel ‘72 è

sacerdote.

Nel ‘75 la

partenza in

nave sulla

Cristoforo

Colombo

11

con 12 anni di età. Hai ragione: quello che mi suscita meraviglia è il fatto che le immagini sono ri-maste incise nella mia memoria: fatti, persone, parenti, amici che già sono passati a miglior vita. Li vedo vivi e addirittura mi ricordo i loro nomi e le loro fisionomie. In 42 anni di lontananza, ad ogni ritorno trovo persone che non ci sono più: mio padre Marino, la mamma Adele, la cara sorella Mariarosa, morta nel 2012. Ogni volta rivedo il paese radicalmente cambiato e sono molte ormai le persone che non conosco. È una nuova realtà! Quelli che conosco, però, li rivedo con simpatia e al-cuni di loro mi ricordano con af-fetto. Nel 1956 l'ingresso in seminario,

poi…

Facevo il chierichetto e don Moz-zanica e don Carlo Tornaghi mi invitarono ad entrare nel semina-rio dei Fratini delle Missioni E-

stere di Rivoltella del Garda, a Desenzano. Era la prima dome-nica di ottobre del 1956… Alla fine, però, della tua voca-

zione hai parlato tu.

(ride) Sono stato ordinato sacer-dote il 25 marzo 1972! Tre anni dopo è arrivato il momento della partenza: in nave dal porto di Genova, alla volta del Brasile. Era il 9 gennaio 1975. Ti aspettavano quasi due setti-

m a n e d i n a v i g a z i o n e

nell’oceano e una nuova vita.

Cosa ricordi di quel giorno?

Molto freddo e nebbia. Nel porto ci aspettava la maestosa turbo-nave “Cristoforo Colombo”. Tante persone aspettavano, come noi, l’imbarco. Mi accompagna-vano i miei familiari, insieme all’incaricato delle Opere mis-sionarie, padre Giulio Masiero, già missionario da molti anni in Svezia. Partiva con me padre Luciano Bernardi, originario di

amato la natura e gli animali. Non ho mai avuto paura della notte, dei temporali, delle saette che in quei tempi nel mese di agosto scoppiavano furiosamente. I con-tadini vicini scappavano per rifu-giarsi nella stalla del Cascinello. Io ascoltavo attento, fra un tuono e l’altro, quello che si dicevano. Mi piaceva anche accompagnare i pastori che dalle montagne veni-vano a svernare con le greggi nel-le belle campagne pozzuolesi. Gli animali, la natura: già una

piccola vocazione francescana.

Ma di vocazioni non possiamo

parlare…

(ride) Rimanere per molti anni lontano dai luoghi delle origini ha un van-taggio: i ricordi si fissano indele-bili, come fotografie. Che memorie hai del paese e dei

suoi abitanti?

Devi considerare che ho lasciato il paese nell’ormai lontano 1956,

Immaginavo

le migliaia

di emigranti

partiti alla

ricerca di

una vita

migliore…

Ora anch’io

ero un

emigrante-

missionario.

12

Falzè di Trevignano e destinato ad Uruguay e Argentina. Mi im-maginavo le migliaia di emigran-ti che erano partiti dal porto alla ricerca di una vita migliore… Ed ora anch’io ero un emigrante-missionario.

Con nel cuore il dolore che por-

tano tutti gli emigranti.

Il momento più emozionante è quando la nave si stacca lenta-mente dal molo per prendere il largo. Sentire il suono della gran-de sirena… Un nodo alla gola è inevitabile. Ti viene spon-tanea una domanda: vale la pena abbandonare fami-glia, confratelli, parenti e amici per questa avventu-ra missionaria? Quando vedi i tuoi cari accennare un saluto con le mani e con le lacrime agli occhi, una struggente nostalgia prende possesso della per-sona. Ciao papà Marino, ciao mamma Adele, ciao care sorelle Mariarosa e Graziella…

Dall’arrivo in Brasile, il

21 gennaio 1975, gli spo-

stamenti sono stati parec-

chi, in obbedienza alla

Regola francescana che

non vi vuole fermi troppo

lungo nello stesso posto.

Qualche esempio?

Posso considerarmi uno dei frati che ha sperimentato più cambia-menti! Sono stato vice-parroco a Guaraniaçu, nello Stato brasilia-no del Paraná, vera terra di mis-sione. Poi direttore dei giovani liceisti a Curitiba, parroco della parrocchia San Giovanni Battista sempre in Curitiba, parroco a Caçapava, nello Stato di San Paolo, distante più di 600 chilo-metri. Nel 1989 sono stato eletto vice-provinciale e nel 1994 Mi-nistro Provinciale: sette lunghi anni… Da allora ho ricoperto numerosi altri incarichi, anche come missionario nel Mato Grosso, a Planalto da Serra. Un territorio immenso, con la pre-senza anche di molti indios: Ba-kairi, Bororos, Xavantes… Nel 2010 il passaggio alla parrocchia della città costiera di Ubatuba è stato grande: più di sessanta

spiagge e un’infinità di cappelle. Ma anche quell’esperienza si è conclusa. Ora sono superiore della casa-convento, vice-rettore e vice-parroco a Santo Andrè, in città. Ad ogni spostamento cambiano i luoghi e gli incarichi pastorali, ma anche le persone, il paesag-gio, il clima. Cosa provi all'ini-zio di ogni nuova missione? Devo riconoscere che in tutti gli spostamenti che noi frati siamo invitati a realizzare non è sempre facile, soprattutto quando il cam-

biamento è radicale. Ad esem-pio, quando sei inviato a lavorare a più di 2000 chilometri da dove stavi prima cambia tutto: il tipo di persone, lo stile di vita, l’alimentazione, il clima,… Do-ve si lavora per alcuni anni è naturale che nascano amicizie con le famiglie della parrocchia, con il clero locale, con il proprio vescovo e improvvisamente cambia tutto in un breve spazio di tempo. Quando un frate riceve l’obbedienza, in quattro mesi deve fare “San Martino”… Non è facile!

Allora avrai ormai iniziato a

preparare i bagagli: fra poche

settimane si terrà un nuovo Ca-

pitolo provinciale e, presumibil-

mente, per te significherà un

nuovo spostamento: cosa ti au-

guri per il futuro?

Ad ogni Capitolo provinciale – se ne fa uno ogni quattro anni – ogni incarico dei frati cessa, an-che dei superiori. Nel mese di gennaio, poi, iniziano gli sposta-menti, o come noi li chiamiamo “le obbedienze”. Cosa capiterà a me, mi chiedi. Proprio non lo so! Con l’età che avanza è sempre più difficile spostarsi di qua o di là! Personalmente farò presente al nuovo Ministro Provinciale la mia situazione e chiederò di es-sere messo in un convento più tranquillo e più adatto alla mia

età e alle mie possi-bilità. Speriamo in bene, insomma… Che il signore ci illumini a fare sem-pre la Sua volontà!

Nelle comunità di

Pozzuolo e Trecel-

la non mancano le

iniziative a favore

dei compaesani

missionari: spetta-

coli, beneficienza,

momenti di sensi-

bilizzazione. Come

potremmo farvi – e

farci – sentire an-

cora più "vicini"

nella vostra missio-

ne?

Sentirsi uniti spiri-tualmente al buon

popolo di Pozzuolo Martesana e di Trecella è molto importante per noi missionari. Non possia-mo rinnegare le nostre origini, il nostro paese nativo. Per sempre sarò pozzuolese, perché qui sono nato. L’aiuto materiale che pe-riodicamente riceviamo è molto importante, però la vicinanza spirituale lo è ancora di più. Vi chiediamo di pregare sempre per noi! Quando il papa Pio XI di-chiarò santa Teresina del Bambi-no Gesù patrona delle missioni insieme a san Francesco Save-rio, qualcuno obiettò: “Ma co-me? Non è mai uscita dal Car-melo!”. Pio XI disse il quel mo-do che il missionario è sia chi lascia la propria terra e va lonta-no, sia chi prega e dà appoggio spirituale a chi alle frontiere sparge la buona semente del Vangelo.

SV.

“Pio XI

proclamò

Santa Teresa

del Bambin

Gesù patrona

delle missioni.

Non era mai

uscita dal

Carmelo, ma

pregava

sempre per i

missionari

Padre Bruno Manzoni nella misera abitazione di una famiglia del Mato Grosso

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Le nozze d’oro di suor Fabrizia con il Signore

I NOSTRI AMICI

Sabato 6 maggio 2017 Suor Fa-brizia, al secolo Carla Airoldi, ha festeggiato in Duomo a Milano assieme a centinaia di altre con-sacrate i suoi 50 anni di sposali-zio col Signore. Nata a Merate il 16 agosto del 1944, da mamma Maria e papà Giuseppe (quasi una premonizio-ne della strada che avrebbe poi intrapreso), Carla cresce in una famiglia numerosa, ha altri 5 tra fratelli e sorelle, come tante in quel periodo del dopoguer-ra caratteriz-zato da restri-zioni e diffi-coltà econo-miche e al contempo ric-co di speranza e di voglia di lasciarsi alle spalle gli orro-ri del conflitto mondiale.

Il Signore non ci mise molto ad accorgersi di questa ragazzina che frequentava assiduamente la parrocchia, non perdeva una messa, aiutava le suore in orato-rio e partecipava con convinzione agli esercizi spirituali che le suo-re periodicamente organizzava-no. IL GRANDE PASSO - “E così” ci dice Suor Fabrizia” a 18 anni ho capito che il Signore aveva dei disegni su di me. Ne parlai col mio parroco il quale mi disse di pregare, pregare tanto e di la-sciar fare al buon Dio” “Lo feci per due anni“ prosegue Suor Fabrizia” fino a quando mi decisi a fare il gran passo e ad entrare nella Congregazione delle Suore del Sacro Cuore di Gesù di Brentana. Entrai in istituto il 3 ottobre del 1964 e dopo tre anni di noviziato il 12 settembre del 1967 feci la mia professione di fede religiosa e promisi al Signo-re che sarei rimasta sua sposa fedele per sempre”. Da allora è iniziata la sua vita da consacrata, una vita come educa-trice dei bambini dell’asilo, col-laboratrice della pastorale delle parrocchie, assistente agli anziani e agli infermi: “Sono stata a Sa-ronno, Clivio (‘vicino alla Sviz-zera, che bello!’, le viene da di-re), Cornate, Verderio, Cologno Monzese ed infine, dal 2010 qui a Pozzuolo.”

Come si trova qui a Pozzuolo?

“ Molto bene. Sono stati sette anni trascorsi serenamente grazie all’ aiuto ed alla comprensione di tutti, a partire da Suor Maddalena e Suor Bonaventura, le sorelle che ho trovato qui. Ho potuto accompagnare come catechista i bambini nella loro crescita spiri-tuale e nel loro prepararsi ai sa-cramenti e assisto le persone am-malate ed anziane. Ho trovato grande affetto da parte dei bam-bini e grande riconoscenza negli ammalati cui porto la comunione.

E ora?

“Ormai sono trascorsi 50 anni da quel lontano settembre del 1964, 50 anni di fedeltà al Signore ed al mio carisma Amare e fare amare

Gesù. Ogni giorno ringrazio Dio per questo grande dono e prego perché io possa continuare ad essere segno di testimonianza del Suo Amore e perché la gioventù scopra quanto possa essere bello servire Gesù”. DONNE DELL’INCONTRO - “I consacrati e le consacrate sono chiamati innanzitutto ad essere uomini e donne dell’incontro e segno concreto e profetico della vicinanza di Dio a chi è in con-dizione di fragilità e di peccato”. Questo dice papa Francesco ri-cordando quale deve essere la strada da percorrere. Una strada lungo la quale Suor Fabrizia si è

da tempo in-camminata. A proposito, la ricorrenza dei 50 anni di pro-fessione di fede di Suor Fabrizia cade il 12 set-tembre prossi-mo, in pieno periodo di festa patronale. Cerchiamo di ricordarcene. Giacomo Bossi

“ Il 12 settembre compie cinquant’anni di vita consacrata. Festeggiati in Duomo con centinaia di consorelle e con il cardinale Scola

“ L’affezione

dei bambini

la gratitudine

degli anziani.

Il nostro

carisma?

Amare e fare

amare Gesù.

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FATTI & PROGETTI

Quest’anno i bambini di quarta elementare hanno ricevuto i Sacramenti della Confessione e della Comunione, i due Sacra-menti a cui ci si può accostare più volte nella vita. Per capire il senso della Con-fessione ci siamo fatti aiutare dalla parabola del Padre Mise-ricordioso, guida anche dell’appena trascorso anno giu-bilare. Rassicurati da un Dio che lascia liberi i suoi figli (anche di sbagliare), li aspetta sempre a casa, li abbraccia per primo (senza chiedere niente in cambio), abbiamo superato i timori dell’ammettere i propri errori, abbandonandoci alla gioia del perdono, che ci avvi-cina ancor di più al Padre, esat-tamente come in un abbraccio.

VANGELO ALLA MANO - Per la Comunione i brani evan-gelici di riferimento sono stati la moltiplicazione dei pani, l’ultima cena e i discepoli di Emmaus, che ci hanno fatto capire il significato di Eucare-stia come ringraziamento, di Ostia come vittima e di Partico-la come piccola parte.

Per comprendere meglio il signi-ficato di quest’ultima, Padre Bru-no Manzoni ci ha raccontato la sua esperienza di missionario in Brasile, invitandoci a farci picco-la parte della Chiesa partecipan-do assiduamente ai Sacramenti e proseguendo il cammino catechi-stico anche da adolescenti.

COME A EMMAUS - La sua testimonianza ha così incarnato l’immagine finale dei discepoli di Emmaus che tornano a Geru-salemme ad annunciare la gioia che hanno vissuto.

LAVANDA DEI PIEDI - Per vivere il senso del servizio, du-rante la Messa in Coena Domini del Giovedì Santo i bambini han-no aiutato la comunità a rivivere il momento dell’istituzione dell’Eucarestia facendosi lavare i piedi, come gli Apostoli avevano lasciato fare a Gesù, servo per amore. Il giorno della cerimonia della Prima Comunione, il primo maggio, i bambini erano molto emozionati. Quello che ha colpito di più noi catechiste è che quando è stato chiesto loro disponibilità

La nostra prima volta a tavola con Gesù

Il 1 maggio hanno ricevuto la prima comunione (dopo aver fatto la prima confessione) i bambini della quarta elementare. Ecco, nel racconto delle loro catechiste, come hanno vissuto questa esperienza

15

I NOMI DEI 27

per leggere le preghiere dei fe-del i e por tare i doni all’offertorio hanno subito ac-cettato, non con l’intento di ‘ fa rs i vedere ’ ma con l’entusiasmo di offrire un servi-zio durante la S. Messa che per la prima volta sentivano di vive-re nella sua interezza, senza più la domanda “quando potrò anda-re anch’io a ricevere Gesù?”, che spesso ci rivolgevano con un po’ di impazienza nei mesi precedenti.

RINGRAZIAMENTO - Come

ringraziamento per la gioia di aver ricevuto per la prima volta G esù v ivo e p re se n te nell’Eucarestia, i bambini hanno accompagnato la recita comuni-taria del Rosario in Parrocchia all’inizio del mese mariano, affi-dando la continuazione del loro cammino a Maria, madre del Salvatore. Inoltre, sono stati invitati a partecipare alla proces-sione del Corpus Domini per continuare, insieme a tutta la comunità, la festa dell’incontro con Gesù, Pane vivo.

Le catechiste F

Amoruso Gabriele

Arrigoni Ambra

Bondio Sofia

Boniardi Sara

Buzzini Chiara

Carioli Davide

Coinu Matteo

Di Prima Brandon

Fanzaga Sara

Fassari Asia

Ferrarese Antonella

Gerloni Jean Claude

Gulino Dennis

Leon Alessandro

Mariani Jonathan

Pavesi Cristian

Penatti Cesare

Pesenti Greta

Pessani Valentina

Pettinari Simone

Premoselli Matilda

Reitano Asia

Santandrea Sarah

Sortino Lorenzo

Soscia Matteo Tommaso

Varisco Mattia

Zucchelli Francesco

La parabola del padre misericordioso e del figliol prodigo per spiegare il sacramento della Penitenza. E la moltiplicazione dei pani, l’Ultima Cena, i discepoli di Emmaus per avvicinarsi all’Eucaristia. E la lavanda dei piedi

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La notte bianca della fede a Ve-rona è stata un'esperienza per me importante, come credo per gli altri animatori di prima e secon-da superiore. Domenica pomeriggio, 30 aprile, una volta arrivati ci siamo con-cessi del tempo per visitare la città... Verona ci ha offerto molti luoghi da vedere, nonostante la storia di Giulietta e Romeo non sia vera noi siamo andati comunque a

vedere il famo-so balcone, ma anche Castel-vecchio e l'Are-na hanno avuto il loro fascino. Finito il nostro tour siamo an-dati in Piazza Bra dove abbia-

mo mangiato, ci siamo scatenati nei balli di gruppo e dopo mo-menti di divertimento abbiamo ascoltato la preghiera di Manda-to del Vescovo di Verona che ci ha augurato il meglio. Verso le 21 è iniziato il nostro percorso attraverso il quale abbiamo rivi-sto varie tappe che comprende-

vano i sacramenti cristiani. Il percorso era formato da diverse soste nelle chiese più importanti e antiche di Verona nel quale c'erano delle attività riguardanti un sacramento. Ad esempio nel battistero di S.Giovanni in fonte c'era il Battesimo e così via. CARISMI DEL POSTO - Il giorno dopo, lunedì, siamo an-dati a vedere e scoprire delle testimonianze dei carismi della chiesa Veronese, dove siamo

Verona La notte bianca della fede

stati accolti da alcune suore che ci hanno mostrato il loro lavoro e il loro ruolo. Finita la visita ci siamo incamminati verso la cat-tedrale di San Zeno dove l’arcivescovo di Milano ha ce-lebrato la messa. Al termine abbiamo pranzato in piazza a base di risotto con "tastasal" (salsiccia). Poi abbia-mo preso le valigie e siamo cor-si verso la stazione per prendere il treno. Manuela Pricopi

“ Giulietta e Romeo sono

personaggi immaginari, lo

sappiamo. Ma noi il

famoso balcone l’abbiamo

voluto vedere lo stesso.

E anche molto altro...

ORATORIO & DINTORNI

La preghiera di mandato del Vescovo. Poi il percorso attraverso sette chiese, alla riscoperta dei sette sacramenti

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Caro diario, oggi, 19 aprile, è stato l’ultimo giorno a Roma di noi ragazzi di terza media. Abbiamo concluso le tappe turistiche da visitare (Colosseo, Fori Romani, Altare della Patria, il ghetto ebraico...), ma ciò che ha reso oggi un gior-no diverso è stato ciò che abbia-mo fatto questo pomeriggio: in cerchio presso in un grande giar-dino in mezzo alla natura abbia-mo riflettuto riguardo la nostra

f e d e . L’obbiettivo del viaggio a Roma, secondo me, era quello di trovare la nostra fede, oppure di confer-marla. In particolare in questo momento di cui ti sto rac-

contando, ci è stato letto un passo del Vangelo riguardo la resurre-zione, e poi chiesto di esprimere la nostra opinione e dividerci fisicamente in due gruppi: "credo" o "non credo". Come mi aspettavo, all’inizio, tanti si trovavano nella parte "non credo" a causa di alcuni dubbi e domande a cui non riu-

scivano a trovare risposta. Io so-no stata, da subito, tra i pochi nel gruppo dei "credenti". Questo però non significa che io sia mi-gliore di loro, più cristiana di loro, ma solo che loro avevano più dubbi di me. Abbiamo prova-to quindi a dialogare, io ho spie-gato il perché del mio credo e il confronto delle idee ha aiutato alcuni a chiarirsi dei dubbi! Anche se io credo che la fede sia qualcosa che viene da dentro.

Roma Dialogo e imparo a credere

“ Per aiutare a chiarire dei

dubbi, ho provato a

spiegare il perché della

mia fede. E ho constatato

che in questo modo essa

ne è uscita rafforzata.

ORATORIO & DINTORNI

Ragazzi di terza media Si sentono pronti per la professione di fede

“ Questo viaggio mi ha aiutato a rafforzare la mia fede. Se prima credevo al 99%, ora, special-mente dopo aver visto la copia della Sindone (che si trova in Santa Croce in Gerusalemme), credo a tutto ciò che è avvenuto finora nel corso della storia del cristianesimo al 101% Credo ormai di essere pronta per affrontare la professione di fede insieme ai miei compagni.

Fiorella All’inizio di quest’anno non eravamo molto uniti, tendevamo a escluderci l’un l’altro facendo dei gruppetti. Durane gli incon-tri però siamo riusciti a cono-scerci meglio e a legare di più con ogni componente fino a quando siamo partiti per Roma. Eravamo a questo punto già un gruppo solido e unito ma questa esperienza ci ha aiutato a esserlo ancora di più. Infatti ora non ci vergogniamo più di dire ciò che pensiamo e abbiamo imparato a condividere e confrontare le nostre idee.

Francesca

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Una manifestazione importante e desiderata è l’appuntamento mondiale Giovani della Pace. La organizza il Sermig , Servizio Missionario Giovani, fondato nel 1964 da Ernesto Oliviero. Quest’anno era la quinta edizio-ne e si è svolta a Padova il 13-14 maggio. Tema: L’odio non ci fermerà“. Un bel gruppetto di animatori di Pozzuolo vi ha par-tecipato. Ecco le loro reazioni. Martina Pilla: "Ciò che mi por-to a casa dal weekend trascorso a Padova non sono solo fatti ma soprattutto parole. Mi porto a casa le parole accoglienza, grup-

po e amicizia. Penso che, nono-stante le diversità di ognuno di noi, siamo riusciti a creare un gruppo e portare questo gruppo a visitare insieme parecchie città del mondo". Riccardo Griffini: "Per me é stata una bella esperienza di gruppo molto significativa e ri-petibile. Con tutti abbiamo fatto delle riflessioni sul Serming e abbiamo ascoltato parole forti e significative. È stata un'esperien-za molto forte per me. Grazie a tutti quelli che mi hanno permes-so di farla!!" Riccardo Montinaro: "Padova è stata una bella esperienza! Mi ha fatto crescere perchè trattava il tema della pace... quindi mi ha fatto pensare al bene che potrei fare nei confronti degli altri". Sabrina Ravasi: "Ci sono delle cose che è bello fare insieme perché aggiungono valore a quel-lo che noi siamo.(citazione di Simona Atzori). Questo è stato per me Padova!” Manuel Sudetti: "Un'esperienza significativa che ci ha permesso di unirci ancora di più". Gabriele Trezzi: "Il bello di queste esperienze è poter fare gruppo". Daniele Granata: "Istanti che non dimenticheremo mai" . Comunque un pro-memoria non guasta e Daniele s’è portato la sua fotoricordo, qui riprodotta in alto, accanto al titolo.

Padova I 60mila della pace

ORATORIO & DINTORNI

Un musical per dire che questi siamo noi L'idea di creare un musical è nata da Gabriele: voleva qualcosa di innovativo per chiudere l'anno di catechismo e aprire l'estate. E così un giorno guardando il film di ispirazione, "High School Musical" ho iniziato a scrivere. Uno spettacolo né troppo complicato, ma nemmeno troppo semplice; qualcosa di

bello che potesse trasmettere quello che l'oratorio estivo è agli occhi degli animatori: cosi è nato "This is us", un musical interamente su di noi e fatto da noi. Ci sono sei canzoni, una diversa dall'altra, ognuna con un proprio messaggio intervallate da pezzi recitati. Divertimento, emozioni, amicizia, pazienza, tenacia, voglia, servizio, collaborazione tanti sono gli elementi che

vanno a comporre il meraviglioso mondo dell'oratorio estivo. Un periodo che l'animatore aspetta e al quale si prepara tutto l'anno.

Sabrina Ravasi

Il gruppetto di animatori del nostro oratorio a Padova per il “Mondiale della pace”. In alto: la foto ricordo della grande manifestazione.

Un gruppetto di animatori del nostro oratorio al raduno mondiale di Padova. Per testimoniare che “’odio non ci fermerà”

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ORATORIO & DINTORNI

Giovani alla scoperta della vita dei detenuti. E della loro umanità. “Non avevo aspettative, invece quell’incontro mi ha aperto un mondo”.

In una mattina senza aspettative, mi sono alzata e ritrovata fuori dalla Casa di Reclusione di Mila-no – Opera. Grazie a un progetto della Caritas Ambrosiana ai gio-vani come me viene data la pos-sibilità di incontrare alcuni dete-nuti delle diverse carceri della zona. Io ero convinta che sarei uscita esattamente come ero en-trata; non credevo a questo in-contro, non credevo al suo pote-re. E invece mi ha aperto un mondo. Quando è iniziato l'incontro c'era un po' di imbarazzo: seduti in cerchio, noi ragazzi da una parte, i detenuti dall'altra; sembrava che entrambe le parti avessero paura di fare una mossa sbagliata. Do-po le presentazioni i tre detenuti

Ma commetterei una

scorrettezza nei riguardi

della mia personale esperienza

se non dichiarassi che credo

nella possibilità dell'amore

di trasformare e di

redimere.

che hanno accompagnato la no-stra mattinata hanno iniziato a parlare della loro esperienza a ruota libera: cose brutte, cose belle, cose che il carcere ha tolto, cose che il carcere ha dato. LA FAMIGLIA - La famiglia è un argomento importante: c'è chi ha moglie e figli, ma ha trovato la pace nei loro occhi; c'è chi ha un figlio piccolo a cui vorrebbe insegnare il lato migliore di sé, ma non riesce a farlo vedendolo soltanto una volta al mese; c'è chi ha aspettato anni per vedere i propri genitori. Abbiamo parlato di un percorso, un percorso che secondo me av-viene in tutti noi, fatto di consa-pevolezza e crescita interiore, che inizia per motivi diversi, che

ognuno scopre di voler percorre-re dopo esperienze più o meno incisive. Sono una minoranza i detenuti che compiono questo cammino, ma ci sono e dovrem-mo sostenerli. C'è un passo tratto da Cani Neri, di Ian McEwan che mi piace molto e recita così: “La natura umana, il cuore, lo spirito, l'anima dell'uomo, la sua stessa coscienza – chiamala co-me ti pare – alla fine sono le sole realtà sulle quali ci è dato di lavorare. Devono crescere, e-spandersi, altrimenti la nostra infelicità non diminuirà mai. In vita mia ho scoperto soltanto questo: che il cambiamento è possibile, realizzabile. Senza una rivoluzione interiore, per

Con i carcerati di Opera oltre il senso comune

20

“ Il desiderio

che alcuni di

questi ragazzi

hanno di voler

cambiare è

così grande

che supera

tutto

quanto lenta, tutti i nostri grandi progetti non hanno alcun senso. Se davvero desideriamo essere in pace gli uni con gli altri, è su noi stessi che dobbiamo agire”. SOLI CON SE STESSI - Gli spunti sono tanti, a partire dal lavoro interiore perché, come ci hanno fatto notare, in carcere sei solo ed è con te stesso e grazie a te stesso che devi imparare ad andare avanti. Dovremmo impa-rare ad accettare che questa rivo-luzione interiore è possibile in tutti: solo perché loro hanno commesso erro-ri più grandi dei nostri non si-gnifica che non possano redi-mersi. Compie-re un percorso interiore è diffi-cile, e credo che molte per-sone “libere” non lo intra-prendano nem-

meno, perché quando si è troppo occupati non ci si ferma mai a riflettere veramente, non si pone attenzione, RIUSCIRE A PERDONARSI - Una ragazza ha chiesto se erano riusciti a perdonarsi e come ci erano riusciti, domanda che tocca ognuno di noi dal momento che a tutti capita di sentirsi in colpa per qualcosa; Io ho colto che bisogna imparare a perdonarsi, è parte del percorso, l'inizio forse. LIBERTÀ - Un tema importante e molto sentito è stato ovviamen-te quello della libertà. libertà comporta responsabilità, respon-sabilità verso noi stessi e verso gli altri.. È fondamentale aprirsi alle sfaccettature altrui, per co-gliere lati che forse sono anche davanti ai nostri occhi ma che

non riusciamo a vedere, e che ci sembrano banali una volta svela-ti; eppure prima non ce n'erava-mo accorti. E così impariamo a capire, togliamo un tassello all'a-bitudine di credere che il mondo sia solo come i nostri occhi lo vedono, solo come le nostre men-ti lo pensano. IN FONDO AL TUNNEL - Sono riuscita a fare la mia do-manda, Ero curiosa di sapere come avevano superato il mo-mento più buio, quello in cui non riesci a vedere la luce in fondo al

tunnel. Ovviamente ci sono stati dei fari importanti: la famiglia, la fede, l'aiuto di alcune persone che hanno creduto in loro e nella loro voglia di rimettersi in gioco. Ma c'è stata una risposta che mi ha spiazzata perché io non ci ave-vo proprio pensato: non c'è una molla che fa scattare il meccani-smo, ti ritrovi a vivere una vita nuova senza accorgertene. SCAMBIO DI POSTI - Il desi-derio che alcuni di questi ragazzi hanno di voler cambiare è così grande che supera tutto, un po' prima della metà dell'incontro, che è durato circa due ore, ci sia-mo scambiati di posto. Che diffe-renza c'è tra noi e loro? La do-manda posta da Claudio, ministro del culto che ci ha accompagnati e guidati in questo dialogo, non ha trovato una risposta. Abbiamo fatto cambio di posto e in un se-condo si è spezzata una barriera.. Il dialogo è diventato immediata-mente più spigliato, naturale e il clima si è fatto quello di una chiacchierata tra amici che si raccontano, curiosi e desiderosi di comunicare. POESIA - Il clima è diventato talmente amichevole che, a un certo punto, uno dei detenuti si è

messo a recitare una poesia che aveva composto. Era molto lun-ga ma bellissima. Esprimeva concetti che lui già ci aveva spiegato parlando. La cosa più sorprendente erano i contenuti che rispecchiavano per filo e per segno quello che aveva nel cuo-re, e l'emozione nel recitarla si poteva cogliere senza esitazioni. Loro da noi hanno voluto sapere che idea avevamo prima di en-trare e che idea avremmo avuto se avessimo letto i loro fascicoli prima di incontrarli. Io non so cosa abbiano compiuto queste persone, e non voglio saperlo, non mi interessa, è indifferente che lo dicano o meno, perché voglio giudicarli per quello che sono oggi. E io nei loro volti e nelle loro parole ho visto tanta umanità. SENZA MURI - Il tempo, , è volato in fretta, lasciandoci con tanta voglia di continuare a dia-logare, di approfondire le reci-proche prospettive. Ci siamo salutati, ci siamo abbracciati ed è stato un momento intenso, profondo e naturale. Una con-clusione meravigliosa, senza muri e cancelli a dividere. Non voglio dire che dovrebbe essere un “liberi tutti”, solo che non riesco a vedere nulla di male nel dare una possibilità a quelli di loro, e ci è stato ribadito che sono pochi ma ci sono, che han-no fatto un percorso, credere in loro, credere nella loro riabilita-zione, credere nella loro volontà di iniziare da capo Il cambia-mento è personale e interiore, ma un aiuto è una marcia in più e qualcosa che può unire, può migliorare loro ma anche noi. GRATITUDINE - Una cosa che mi ha fatto molto piacere è stato quando uno dei detenuti era già uscito dall'aula ed è tor-nato indietro a ringraziarci. Mi è sembrato assurdo perché io ave-vo portato via tanto da quell'in-contro, io mi sentivo di aver qualcosa in più. E nonostante ci avessero detto che questi incon-tri portano ricchezza da entram-bi le parti, è stato ben diverso vedere in atto la gratitudine per noi quando io sentivo di dovere la mia a loro.

Paola Dossena

Immagini dall’interno del carcere

di Opera.

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Alessandro Caliò

Alessia Di Lernia

Alessio Grazioli

Alice Chignoli

Anna Meazzi

Beatrice Galbignani

Beatrice Griffini

Chiara Conti

Camilla D'Amico

Daniele Granata

Daniela Colombelli

Eleonora Scarcella

Federico Galbignani

Francesca Nolli

Francesca Ravasi

Gabriele Trezzi

Paola Dossena

Alessia Rossi

Gabriele Zannoni

Giada Motta

Giada Saladanna

Gianluca Lippolis

Giorgia Saladanna

Gloria Saladanna

Jonan Livoti

Luca Boccotti

Luca Tauriello

Lucrezia Meli

Manuel Sudetti

Manuela Pricopi

Giulia Mapelli

Martina Pilla

Massimiliano

Canestrale

Matteo Brusamolino

Matteo Pirovano

Matteo Preziati

Riccardo Montinaro

Nicole Uselli

Pietro Cavaglieri

Riccardo Colombelli

Riccardo Griffini

Sabrina Ravasi

Samuele Santandrea

Sara Bonetti

Sara De Luca

Sofia Giuliani

Eleonora Batti

Giovanni Cucè.

Gli animatori del nostro oratorio hanno affrontato un corso speci-fico in vista dell'oratorio estivo, composto da sette tappe per al-trettanti mercoledì sera (dal 26 aprile al 7 giugno), in cui hanno hanno avuto l'occasione di appro-

“DETTO FATTO”

Animatori a scuola d’oratorio estivo

ORATORIO & DINTORNI

150 ragazzi

45 animatori

adolescenti

25 adulti

impegnati per mensa, pulizie, bar laboratori

5 educatori

maggiorenni universitari

1

responsabile dell'oratorio

I magnifici 45

Il tema di quest'anno "Detto Fatto" ci permette di tornare all'origine, in cerca di ciò che dona il senso a tutto quello che ci circonda. Trovare Dio, all'inizio di ogni cosa, sarà la chiave con cui si riusciranno a ripercorrere le fasi della creazione del mondo: da-gli elementi naturali, agli ani-mali, passando per l'uomo e la donna, fino al riposo del settimo giorno. Tutta la creazione è pensata e realizzata da Dio per l'uomo, perché sappia custodire questa grande casa comune, sull'esem-pio di Francesco, il santo inna-morato del creato.

fondire il tema, sviluppare gio-chi, balli, laboratori e scenogra-fie ad hoc, dividendosi compiti e ruoli all'interno di un progetto a base di divertimento ma soprat-tutto di impegno e responsabili-tà.

All'interno di questo percorso, sono stati previsti due incontri di confronto (uno più teorico e l'al-tro più pratico) con il vicino ora-torio di Trecella. Inoltre, abbiamo partecipato alla consegna del mandato con il cardinale in piazza Duomo a Milano ed è stato alle-stito un 'open day' in oratorio (domenica 21 maggio) con caccia al post-it, candy shop, apertura iscrizioni e incontro di presenta-zione ai genitori. Infine, abbiamo voluto aprire la stagione estiva con uno spettacolo intitolato 'This Is Us' (domenica 11 giugno, vedi Centogiorni, 8 - a

pag. 17), ispirato alla saga di High School Musical, fatto di danza e lanciando messaggi in cui credere

Il tema I magnifici 45

I numeri

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LA BACHECA DE

LL

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TO

RIO

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LA BACHECA DE

LL

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TO

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LA BACHECA DE

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RA

TO

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LA BACHECA DE

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LA BACHECA DE

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TO

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TU SEI PIETRO

Il 26 marzo 2017 si è celebrato il 50° anniversario della pubbli-cazione dell’enciclica sociale Populorum Progressio di Paolo VI. Si tratta di uno dei documenti più importanti del Magistero sociale della Chiesa, tanto che ben due papi, Giovanni Paolo II in occasione del ventennale con la Sollicitudo rei socialis e Benedetto XVI in occasione del 40° anniversario con la Cari-

tas in veritate (che, in realtà, fu pubblicata due anni dopo, nel 2009, perché il Papa volle capire meglio le cause della crisi eco-nomica scoppiata nel 2007), vollero «rendere omaggio e tributare onore alla memoria del grande Pontefice Paolo VI. Una tale commemorazione era stata riservata solo alla Rerum

novarum, e riprendendo le paro-le di Benedetto XVI si può affermare che «la Populorum

progressio merita di essere con-siderata come la “Rerum nova-

rum dell’epoca contemporanea”, che illumina il cammino dell’umanità UNA CHIESA ATTENTA - Queste sono le parole introdutti-ve: ”Lo sviluppo dei popoli, in mo-do particolare di quelli che lotta-no per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malat-tie endemiche, dell’ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la

meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della chiesa. All’indomani del Concilio ecumenico Vaticano II, una rinnovata presa di coscien-za delle esigenze del messaggio evangelico le impone di mettersi al servizio degli uomini, onde aiutarli a cogliere tutte le dimen-sioni di tale grave problema e convincerli dell’urgenza di una azione solidale in questa svolta della storia dell’umanità”. ATTUALITA’ - Sono parole di grande attualità anche se riferite ad un contesto storico che è quel-lo degli anni Sessanta, un periodo caratterizzato dal mito della cre-scita illimitata e dalla conquista dello spazio, ma anche dalla guer-ra fredda e da rivoluzionari che catalizzavano l’attenzione mon-

diale quali Che Guevara, Ho Chi Minh, Camilo Torres. La redazione dell’Enciclica fu particolarmente lunga e curata. Contribuirono alla genesi del documento rappresentanti della Santa Sede, documenti e contri-buti di vescovi, di teologi, di economisti e studiosi di tutto il mondo, allo scopo di approdare non a «un trattato» e neppure a «una lezione» o a «un articolo erudito», ma a «una lettera» che «come tale deve essere ispirata all’amore cristiano per i fini che essa si propone» (Paolo VI 9 ottobre 1966) RIVOLUZIONI - Il Papa colse le avvisaglie di una rivoluzione possibile, che avrà poi la sua esplosione e i suoi drammi con il ’68 e da noi con la crisi anche po l i t ic a e la s tag ione

Sviluppo, un diritto di tutti: la grande lezione di Paolo VI

Cinquant’anni fa, un anno prima del ’68, la storica enciclica “Populorum Progressio”, che assumeva i problemi della povertà a livello mondiale e impegnava la Chiesa a mettersi al servizio dell’umanità

Un’immagine emblematica delle

condizioni di degrado in cui

milioni di bambini sono costretti a

vivere. Nell’altra pagina, Paolo VI nel suo

viaggio a Bogotà, Bolivia., agosto

1968.

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N. 78- ESTATE 2017 - Supplemento de “La domenica” Autorizzazione Tribunale di Milano 16.5.1978 - Direzione e amministrazione: Parrocchia Natività di Maria, 20060 Pozzuolo Martesana, Via Manzoni 2 - Stampato in proprio

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Funerali

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Soglietti Eura Costa Onorio

Giuliani Maria Colombina

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AVVISI PARROCCHIALI

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Martedì 4 luglio

incontro con i genitori per la

vacanza in montagna (h. 20.45)

Giovedì 13 luglio

serata finale (dalle ore 20.45)

VACANZA IN MONTAGNA

dal 15 al 22 luglio a Maranza

dell’instabilità e soprattutto degli atti di terrorismo. La Populorum Progressio compì all’epoca un’opera simile a quel-la della Rerum Novarum, vale a dire come in Rerum novarum

suonava rivoluzionaria l’idea che il lavoro non era una merce, al-trettanto appariva in Populorum

progressio l’affermazione che il sottosviluppo non è un dato di natura scontato e immodificabile, I POVERI - L’ispirazione evan-gelica di Paolo VI collega il suo appello alla solidarietà e alla re-

E’ diventato operativo il diret-tivo della neonata Pro Loco di Pozzuolo Martesana, Questo l’organigramma: Presidente Federica Pessani Vicepres.: Alberto Villa Segretario : Diletta Quadri Tesoriere: Riccardo Scaramuzza Gli altri componenti sono : An-na Pinaffo, Ivan Longaretti, Da-vide Cantoni. L’associazione si è già messa in moto per organizzare la Festa Patronale di Pozzuolo e di Tre-cella. Sono in corso a questo proposito le riunioni preparato-rie con le associazioni presenti sul territorio. A tutti gli auguri di buon lavoro!

sponsabilità nei confronti dei poveri e al loro sviluppo al senso stesso della Creazione. “Se la Terra è stata creata per fornire ad ognuno ciò di cui vivere e gli strumenti per il proprio progres-so, ogni essere umano ha il dirit-to di trovarvi quanto gli necessi-ta” (22). “L’obiettivo da perse-guire è un mondo in cui la libertà non sia una parola vuota e dove il povero Lazzaro possa sedersi al banchetto del ricco (47).” INDICAZIONI - Naturalmente il quadro economico e politico è molto cambiato, ma la sostanza dei problemi non ha avuto solu-zioni e molti, naturalmente, si sono aggravati. Rimangono valide alcune linee di fondo, alcune affermazioni e quelle indicazioni nel merito e nel metodo che, raccolte, avreb-bero potuto se non eliminare tan-te piaghe, certamente affrontarle in modo serio e adeguato ed evi-tare che nell’incancrenirsi della situazioni poi emergessero altri guai e soprattutto reazioni di vio-lenza e di terrorismo che nel tor-bido della disperazione di molti trovano nutrimento.

G.B.

Il testo della Populorum Progressio si può trovare su www.vatican.va

L’obiettivo è un mondo

dove la libertà

non sia

una parola vuota

LIBERA USCITA

Fatto l’organigramma, via con la preparazione della festa patronale

Pro Loco al lavoro

Il direttivo della Pro-Loco nella

chiesa di San Francesco. Qui accanto, il logo

della neonata


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