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D REGIONALE AGRICOLTURA A …...Il Rapporto annuale di Valutazione 2012 (oggetto della presente...

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DIREZIONE REGIONALE AGRICOLTURA AREA PROGRAMMAZIONE E SVILUPPO RURALE Aprile 2013 SERVIZIO DI VALUTAZIONE IN ITINERE, COMPRENSIVO DELLA VALUTAZIONE INTERMEDIA ED EX POST DEL PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2007-2013 DELLA REGIONE LAZIO RAPPORTO DI VALUTAZIONE ANNUALE AL 2012
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DIREZIONE REGIONALE AGRICOLTURA AREA PROGRAMMAZIONE E SVILUPPO RURALE

Aprile 2013

SERVIZIO DI VALUTAZIONE IN ITINERE, COMPRENSIVO

DELLA VALUTAZIONE INTERMEDIA ED EX POST DEL

PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2007-2013 DELLA

REGIONE LAZIO

RAPPORTO DI VALUTAZIONE ANNUALE AL

2012

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PSR 2007-2013 Regione Lazio - Rapporto di valutazione annuale 2012

pag. i

INDICE

1. INTRODUZIONE ...................................................................................................................................... 1

1.1 Finalità e oggetto della relazione ................................................................................................. 1

2. IL SISTEMA POSTO IN ESSERE PER LA VALUTAZIONE IN ITINERE ...................................................... 3

2.1 Il mandato valutativo: i prodotti previsti e l’evoluzione della domanda di valutazione ..................... 3 2.2 La tempistica prevista per rispondere al mandato valutativo ......................................................... 7

3. ATTIVITA’ DI VALUTAZIONE INTRAPRESE .......................................................................................... 10

3.1 Relazione sulle attività di valutazione completate ....................................................................... 10 3.1.1 Aggiornamento del Rapporto di Valutazione Intermedia ..................................................................... 10

3.1.2 Rapporto Tematico Progettazione integrata ...................................................................................... 18

3.1.5.1 Progettazione Integrata di filiera .................................................................................................. 18

3.1.5.2 Progettazione integrata territoriale ............................................................................................... 24

3.1.5.3 Pacchetto giovani ...................................................................................................................... 27

3.1.3 Rapporto Tematico Filiere agroalimentari .......................................................................................... 29

3.1.4 Rapporto Tematico Comunicazione .................................................................................................. 32

3.2 Attività di valutazione pianificate ............................................................................................................. 37

3.2.1 Asse 1: Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale............................................. 37

3.2.2 Asse 2: Miglioramento dell’ambiente e dello spazio naturale ............................................................... 45

3.2.3 Asse 3: Qualità della vita e diversificazione dell’economia rurale ......................................................... 49

3.2.4 Asse 4: Approccio Leader ................................................................................................................ 54

4. RACCOLTA ED ELABORAZIONE DEI DATI ............................................................................................ 58

4.1 Acquisizione dei dati secondari ................................................................................................. 58 4.2 Acquisizione di dati primari ....................................................................................................... 60

5. ATTIVITÀ DI MESSA IN RETE DELLE PERSONE COINVOLTE NELLE ATTIVITÀ DI VALUTAZIONE ...... 62

6. DIFFICOLTÀ INCONTRATE E NECESSITÀ DI LAVORI SUPPLEMENTARI ............................................. 63

ALLEGATO I. QUANTIFICAZIONE INDICATORI DI RISULTATO ................................................................. 64

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PSR 2007-2013 Regione Lazio - Rapporto di valutazione annuale 2012

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1. INTRODUZIONE

1.1 Finalità e oggetto della relazione

La presente Relazione annuale illustra i principali risultati delle attività svolte dal Valutatore indipendente

(Agriconsulting spa) del PSR 2007-2013 nel corso dell’annualità 2012. La struttura della Relazione prende a

riferimento il modello indicativo proposto nel Manuale del Quadro Comune di Monitoraggio e Valutazione

(Nota di orientamento B -Allegato 6).

Nel seguente quadro sono riportati nella colonna di sinistra il modello indicativo di Relazione di Valutazione

proposto dal Manuale del QCMV (Nota di orientamento B – Allegato 6) e in quella di destra la struttura e i

principali contenuti del presente Rapporto di Valutazione annuale in itinere.

Modello indicativo di Relazione di Valutazione proposto dal Manuale del QCMV (Nota di orientamento B – Allegato 6)

Struttura del Rapporto di Valutazione Annuale 2011

1. Introduzione

1. Introduzione

- Finalità ed oggetto della relazione

2. Il sistema posto in essere per la valutazione in itinere 2. Il sistema posto in essere per la valutazione in itinere

- Il mandato valutativo: i prodotti previsti e l’evoluzione della domanda di valutazione

- L’Aggiornamento del disegno di valutazione - La tempistica prevista per rispondere al mandato

valutativo

3. Le attività di valutazione intraprese (in corso e completate)

3. Le attività di valutazione intraprese (in corso e completate)

- - Relazione sulle attività di valutazione in corso e completate

-

4. Raccolta ed elaborazione dati 4. Raccolta ed elaborazione dati

- - Relazione sullo stato di avanzamento nell’acquisizione ed elaborazione dei dati primari

- - Relazione sullo stato di avanzamento nell’acquisizione ed elaborazione dei dati secondari

5. Attività di messa in rete delle persone coinvolte nella valutazione

5. Attività di messa in rete delle persone coinvolte nella valutazione

- - Relazione sulle attività svolte dal Valutatore indipendente al fine di: a. diffondere i risultati della valutazione; b. coinvolgere i differenti attori a vario titolo

interessati dal sistema di valutazione in itinere del PSR;

c. trasferire buone prassi valutative (Rete Europea di Valutazione – Rete Rurale Nazionale)

6. Difficoltà incontrate e necessità di lavori supplementari 5. Difficoltà incontrate e necessità di lavori supplementari

- Relazione sulle criticità che possono ostacolare la delivery dei prodotti valutativi

- Relazione sulle azione correttive intraprese

Nel capitolo 2 viene descritto come il sistema di valutazione si sia adeguato alla naturale evoluzione o

affinamento della domanda di valutazione dovuta sia all’insorgere di nuovi fabbisogni informativi provenienti

da più livelli (locale, regionale, nazionale e comunitario) o come conseguenza di modifiche introdotte nel

PSR.

Nel capitolo 3 vengono riassunte le attività di valutazione intraprese ed in corso rispetto a quanto previsto

dal mandato valutativo. E’ una descrizione dell’avanzamento delle attività di valutazione pianificate e dei

relativi risultati che emergono. Per quanto riguarda i risultati delle attività realizzate viene presentata una

sintesi delle valutazioni effettuate rispetto ai prodotti valutativi realizzati nel corso del 2012 (Aggiornamento

del Rapporto di valutazione intermedia e Rapporti tematici).

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PSR 2007-2013 Regione Lazio - Rapporto di valutazione annuale 2012

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Le attività pianificate vengono descritte per Asse e tematica di approfondimento e hanno come riferimento

temporale le annualità 2013-2014.

Per l’Asse 1, vengono descritte le attività di indagine che sono in corso di realizzazione per obiettivo, e

tenendo conto che le Misure concorrono a più obiettivi, la loro trattazione viene articolata per Misura.

Per L’Asse 2, viene descritta la proposta del Valutatore per realizzare il Rapporto Tematico sull’Ambiente,

secondo quanto previsto dal C.d.O.

Le analisi relative all’Asse 3 risentono del ritardo nello stato di attuazione dell’Asse. In accordo con la AdG si

stanno selezionando le aree campione per rilevare l’indice della qualità della vita al tempo zero. E’ prevista

infatti una rilevazione successiva, che sarà realizzata per la valutazione ex post. L’indicatore, costruito dal

Valutatore, rappresenta un indicatore baseline legato all’obiettivo del miglioramento della qualità della vita

nelle aree rurali.

Per quanto riguarda l’Asse Leader, proseguendo il percorso valutativo sulla valutazione del valore aggiunto,

vengono descritte le attività di indagine che nel 2013 vedranno coinvolti i GAL e beneficiari.

Il capitolo 4 entra nel merito degli “input” informativi del processo di valutazione descrivendo da un lato lo

stato dell’arte nell’acquisizione di dati da fonti primarie (indagini dirette presso beneficiari del PSR, interviste

a testimoni privilegiati, focus group..) e dall’altro l’acquisizione di dati da fonti secondarie (il sistema di

gestione/monitoraggio del PSR, documentazione tecnica allegata alle domanda di aiuto e pagamento, fonti

statistiche ufficiali, studi e ricerche..).

Il capitolo 5, per ciò che è di pertinenza del Valutatore indipendente, descrive le attività condotte al fine di

condividere con gli attori coinvolti nella valutazione del programma (A.d.G, GAL, beneficiari..) le principali

risultanze del processo di valutazione in itinere.

Il capitolo 6, infine, riassume le principali criticità inerenti il sistema di valutazione posto in essere e gli

eventuali meccanismi correttivi adottati o in corso di definizione al fine di superare i possibili ostacoli.

Sono riportati in Allegato, come previsto dal contratto di affidamento del servizio di valutazione, la

quantificazione degli indicatori di risultato.

La sintesi del Rapporto viene presentata in un rapporto a sé stante.

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PSR 2007-2013 Regione Lazio - Rapporto di valutazione annuale 2012

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2. IL SISTEMA POSTO IN ESSERE PER LA VALUTAZIONE IN ITINERE

2.1 Il mandato valutativo: i prodotti previsti e l’evoluzione della domanda di valutazione

Qui di seguito vengono riportati sinteticamente l’oggetto, gli obiettivi e le funzioni, le attività richieste e i

vincoli derivanti dal Capitolato d’Oneri (di seguito C.d.O) del servizio di valutazione in itinere del PSR della

Regione Lazio, in seguito formalizzati all’interno del contratto di affidamento del servizio.

L’oggetto del servizio (Art. 1) fa riferimento alle attività di valutazione del Programma di Sviluppo Rurale

della Regione Lazio 2007-2013 approvato dalla Commissione europea con Decisione C(2008) 708 del 15

febbraio 2008 e successivamente revisionato a seguito del Health Check con Decisione C(2009) 10345 del 17

dicembre 2009. I riferimenti metodologici del sistema di valutazione (Art. 2 C.d.O) sono strettamente legati

ai contenuti del Quadro Comune di Monitoraggio e Valutazione (di seguito, QCMV).

A tal proposito possono essere messi in risalto due elementi:

oltre alle domande valutative comuni previste dal Manuale del QCMV la Regione Lazio ha previsto

delle domande di valutazione aggiuntive formulate in modo da cogliere gli aspetti distintivi del PSR

della Regione Lazio;

oltre agli indicatori comuni previsti dall’Allegato VIII al Reg.CE 1974/2006 la Regione ha previsto

degli indicatori aggiuntivi che fanno riferimento alla Misura 121 (aziende che trasformano e

commercializzano i prodotti in azienda) e agli interventi previsti su più Misure (111-114-121)

finalizzati alla ristrutturazione e riconversione del settore tabacco.

Per quanto riguarda i contenuti del servizio (Articolo 3 C.d.O) la Regione, conformemente agli orientamenti

comunitari in materia di valutazione delle politiche di sviluppo rurale, fa riferimento alle seguenti fasi:

Strutturazione, Osservazione, Analisi, Giudizio.

Per quanto riguarda la prima fase La Regione ha richiesto al Valutatore la produzione del “Rapporto sulle

condizioni di valutabilità” nel quale viene illustrato l’impianto metodologico preposto alla valutazione del PSR

2007-2013 (sintetizzato nel paragrafo successivo).

La fase di “Osservazione” che è volta ad individuare le informazioni disponibili e pertinenti e a specificare la

validità e l'uso dei dati quantitativi e qualitativi utilizzati. Tali elementi sono descritti dal punto di vista

metodologico nel paragrafo 3 del presente capitolo, mentre lo stato dell’arte nell’acquisizione degli input

informativi viene trattato nel capitolo 4.

La fase di “Analisi” dedicata all'analisi di tutte le informazioni disponibili per valutare gli effetti e gli impatti

delle misure del programma in relazione agli obiettivi e ai rispettivi livelli obiettivo fissati dal programma

stesso. Tale fase viene ripresa dal punto di vista metodologico nel capitolo 3 del presente capitolo.

Nella fase di “Giudizio” il valutatore deve rispondere a tutte le domande del questionario comune e trae le

conclusioni in base all'analisi, tenendo conto dei criteri di giudizio definiti nella fase di strutturazione. Le

conclusioni e le raccomandazioni si riferiscono agli effetti sia delle singole misure sia dell'intero programma.

I prodotti della valutazione (Art. 5) sono di seguito elencati sulla base della tempistica definita nel contratto

per l’affidamento del servizio di valutazione in itinere del PSR 2007-2013 e da successivi accordi presi con la

Regione Lazio.

Rapporto sulle condizioni di valutabilità (consegnato il 20 settembre 2010);

Rapporti annuali di valutazione in itinere e loro sintesi: per gli anni 2008, 2009, 20101 (consegnati il

15 Aprile del 2011)

1 per i rapporti annuali 2008 e 2009, visto che il contratto di affidamento del servizio è stato firmato il 20 luglio 2010, ben oltre le scadenze previste dal C.d.O per le due annualità ed in prossimità della consegna della Valutazione intermedia, si è optato per la consegna dei due Rapporti contestualmente alla consegna del Rapporto Annuale di Valutazione del 2010;

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PSR 2007-2013 Regione Lazio - Rapporto di valutazione annuale 2012

pag. 4

Il Rapporto annuale di Valutazione 2011 (consegnato in data 16 Aprile 2012)

Il Rapporto annuale di Valutazione 2012 (oggetto della presente consegna, in data 15 Aprile 2013)

Il Rapporti annuali di Valutazione 2014 entro il 15 Aprile dell’anno seguente;

Rapporto di valutazione intermedia (consegnato il 15 ottobre 2010 e in versione definitiva il 7

dicembre 2010);

Aggiornamento del Rapporto di valutazione intermedia entro il 15 ottobre 2012 (consegnato a

dicembre e attualmente in fase di revisione);

Rapporto di valutazione ex post: entro il 15 ottobre 2015

6. Rapporti tematici; come indicato nel CdO la loro tempistica (Art. 10) sarà definita di concerto con

la Regione e comunque prevede due consegne: entro il 31.12.2012 e entro il 31.12.2015.

I sei rapporti tematici fanno riferimento ai seguenti aspetti:

a) giovani e politiche di genere;

b) ambiente;

c) agroalimentare (consegnato a gennaio 2013);

d) strategie di sviluppo locale;

e) progettazione integrata (consegnato a gennaio 2013);

f) comunicazione ed informazione consegnato a marzo 2013)

Per quanto riguarda i vincoli (l’Art. 6 Obblighi per il Valutatore) prevede che per tutti gli aspetti

amministrativi e metodologici, il valutatore debba fare riferimento alle disposizioni impartite

dall’Amministrazione committente (AdG). Il Valutatore dovrà garantire un adeguamento dell’impianto

metodologico in base alle richieste formulate dall’A.d.G, dal C.d.S e dalla Commissione. Il Valutatore dovrà

favorire lo scambio e la diffusione dei risultati della valutazione anche con altri soggetti coinvolti nella

programmazione regionale in materia di FESR e FSE nonché con la Rete Rurale.

Possono essere evidenziati due ulteriori elementi previsti dall’Art. 6 e dal’Art. 5 che vincolano il Valutatore

nella esecuzione di indagini per rilevare dati di natura primaria:

1. rispetto alle indagini che il Valutatore eseguirà, viene richiesto di prevedere una numerosità

campionaria tale da consentire un margine di errore non superiore al 10% sulle stime delle variabili

oggetto delle rilevazioni;

2. per quanto riguarda l’esecuzione dei rapporti tematici viene richiesto di prevedere indagini dirette su

un campione di almeno 1.000 soggetti beneficiari del PSR, per le tematiche sopraelencate da a) fino

alla e).

Le attività di valutazione sono state impostate in modo da poter fornire evidenze sul grado di

raggiungimento degli obiettivi del Programma attraverso la stima degli indicatori di risultato ed impatto, vedi

Allegato I . Le attività di rilevazione dei dati primari sono dunque impostate in modo da poter fornire stime

dei suddetti indicatori e allo stesso tempo acquisire informazioni di natura quali quantitativa utili a rispondere

ai quesiti valutativi.

Per quanto riguarda i risultati, gli elementi che ostacolano una puntuale quantificazione del dato sono

riconducibili sostanzialmente al livello di attuazione delle relative Misure.

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PSR 2007-2013 Regione Lazio - Rapporto di valutazione annuale 2012

pag. 5

Tab. 4.1.2a: Indicatori di risultato

Obiettivo Indicatore Misura Strumenti utilizzati

Profilo di analisi

Difficoltà incontrate

Asse I Miglioramen

to della competitività del settore

agricolo e forestale

(si terrà conto del

contributo delle Misure

attuate attraverso l’Asse IV Leader)

1) Numero di partecipanti che hanno conseguito con successo i corsi di formazione

111 DM2 IC3

Analisi di efficacia e del

cambiamento prodotto

Il sistema di monitoraggio non consente una perfetta definizione degli interventi

realizzati: la tematica trattata e le ore dedicate

sia per le attività implementate nell’ambito

dell’azione 1a che dell’azione 1b)

(2 )Accrescimento del valore aggiunto lordo nelle aziende finanziate

112 IC

Analisi di efficacia e del

cambiamento prodotto

In alcuni casi gli universi dei progetti conclusi, per i quali era possibile andare a verificare la performance degli indicatori era troppo esigua per consentire la realizzazione di disegni campionari. In quei casi

sono stati censiti gli universi di riferimento

(Misura 123 Az.1)

113 IC

114 IC

115 IC

121 IC

123 IC

124 IC

125 IC

(3) Numero di aziende che introducono nuovi prodotti o nuove tecniche

121 DM IC

Analisi efficacia e individuazione

direttrici di innovazione

122 DM IC

123 DM IC

124 DM IC

(4) Val. della prod. agric.secondo standard/etichette di qualità (…)

132 DM DC4 Analisi efficacia

133 DM DC

Per gli indicatori di risultato dell’Asse 2, la caratteristica stessa dell’indicatore consente annualmente una sua

stima ed un suo monitoraggio

Obiettivo Indicatore Misura Strumenti utilizzati

Profilo di analisi

Difficoltà incontrate

Asse II Ambiente

(6) Zona caratterizzata da una gestione che favorisce (ha/anno):

a) Prevenz. marginaliz/abbandono terreni agr

Tutte le Misure a superific

e

DM GIS DC Analisi di efficacia

Ricostruzione degli usi del suolo e delle aree a rischio

idrogeologico sovrapponendo più fonti

b) Biodiversità

c) Acqua

d) Cambiamenti climatici

e) Suolo

2 Elaborazioni su Dati di Monitoraggio 3 Indagini Campionarie 4 Elaborazioni su Dati di Contesto

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PSR 2007-2013 Regione Lazio - Rapporto di valutazione annuale 2012

pag. 6

Per quanto concerne gli indicatori di risultato dell’Asse 3 e 4, all’interno del rapporto sono stati valorizzati

esclusivamente quelli legati all’attuazione della Misura 311, dal momento che le altre Misure, attuate con la

Progettazione Integrata Territoriale e i PSL, non presentano interventi conclusi.

Asse 3 e 4

Obiettivo Indicatore Misura Strumenti utilizzati

Profilo di analisi

Difficoltà incontrate

Asse III Qualità della

vita e diversificazio

ne

Asse IV Leader

(7) Aumento del valore aggiunto lordo non-agricolo (nelle aziende beneficiarie)

311 IC

Analisi di efficacia e del

cambiamento prodotto

Tempistica nella restituzione del dato ha

reso necessario anticipare l’indagine

312 IC

313 CdS5

L’indicatore non è pertinente per i contenuti

della Misura, poiché l’effetto non è diretto ma

indiretto

(8) Quantità totale di posti di lavoro creati

311 IC

Analisi di efficacia e del

cambiamento prodotto

Tempistica nella restituzione del dato ha

reso necessario anticipare l’indagine

312 IC Non avviata

313 CdS

L’indicatore non è pertinente per i contenuti

della Misura, poiché l’effetto non è diretto ma

indiretto

Asse IV Per l’Asse IV si farà

riferimento alle indagini sulle Misure PSR

(9) Numero maggiore di visite

311 IC Analisi di efficacia e del

cambiamento prodotto

313 CdS Non avviata

(10) Popolazione delle zone rurali che beneficia (…)

321 DM

CdS

Analisi di efficacia e del

cambiamento prodotto

Attività legata alla attuazione dei PIT e PSL

322

323

(11) Maggiore diffusione di Internet nelle zone rurali

321 DM

CdS

Analisi di efficacia e del

cambiamento prodotto

Attività legata alla attuazione dei PIT e PSL

(12) Numero Partecipanti (…)

331 DM

CdS

Analisi di efficacia e del

cambiamento prodotto

Attività legata alla attuazione dei PIT e PSL

341

Asse IV

5 Casi di Studio

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2.2 La tempistica prevista per rispondere al mandato valutativo

La tempistica per la restituzione dei risultati della valutazione è strettamente connessa con lo stato di

attuazione del PSR e delle singole Misure, possono essere infatti individuati in linea generale i seguenti casi:

1. sono stati predisposti i dispositivi attuativi (linee guida, bandi) e sono state avviate le procedure di

selezione per la raccolta delle domande di aiuto;

2. si sono concluse le procedure di selezione e le relative procedure istruttorie fino alla ammissibilità a

finanziamento delle domande di aiuto (per le misure a superficie l’iter prevede per il primo anno la

domanda di aiuto);

3. sono state presentate le domande di pagamento a conclusione degli interventi previsti (omettendo le

richieste di anticipazione per gli investimenti materiali) per le Misure strutturali o le domande di

conferma per le Misure a superficie.

Ad ognuno dei punti sopra elencati può essere associato un profilo di analisi con la relativa tempistica di

restituzione, come riportato nella tabella seguente.

Le analisi finalizzate alla valutazione del processo di attuazione sono state realizzate annualmente nel corso

delle attività di valutazione in itinere e abbracciano trasversalmente tutti gli Assi.

Come riportato in tabella, la valutazione entra nel merito dei dispositivi di attuazione, nella presente

relazione è stata descritta l’attività pianificata per tutti gli Assi e la tematica di approfondimento

sull’ambiente, vengono inoltre presi in esame i criteri di priorità utilizzati e la loro efficacia nell’orientare la

selezione delle domande, e infine vengono analizzate le realizzazioni per verificare in che misura gli obiettivi

operativi sono perseguiti.

Tab. 2.2.1: Analisi del processo di attuazione

Frequenza di

aggiornamento Dati utilizzati

Profilo di analisi

Strumento utilizzato

Difficoltà incontrate

Analisi dei dispositivi di attuazione

Ad ogni modifica dei dispositivi Documentazione

tecnica Analisi coerenza

e efficienza TBGE6

Il giudizio valutativo Interviene sempre in un momento posteriore alla

predisposizione degli dispositivi

Efficacia del criteri di priorità utilizzati

Dopo la selezione delle operazioni

Sistema di monitoraggio/

Documentazione

Tecnica

Analisi di efficacia

TED7

TBGE

I sistemi informativi non sempre riescono a

registrare i punteggi disarticolati per criterio

adottato

Analisi delle realizzazioni (tipologie di

investimento – tipologia beneficiari – territori interessati)

Annuale

Sistema di monitoraggio/

Documentazione

Tecnica

Analisi di efficacia

pertinenza

TED

GIS8

TBGE

I sistemi informativi non sempre riescono a

restituire un’articolazione delle operazioni finanziate

per tipologia, coerente con gli obiettivi operativi

delle Misure

6 Tecniche Basate sul Giudizio di Esperti 7 Tecniche di Elaborazione dei Dati 8 Sistemi informativi geografici

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Tab. 2.2.2: Indicatori di risultato

Obiettivo Indicatore Misura Rilevazione

dati Restituzione

dato

Riferimento a Prodotti Valutativi

Asse I Miglioramento

della competitività del settore agricolo

e forestale (si terrà conto del

contributo delle Misure attuate

attraverso l’Asse IV Leader)

Numero di partecipanti che hanno conseguito con successo i corsi di formazione

111

(2 )Accrescimento del valore aggiunto lordo nelle aziende finanziate

112

2012-2013 2013-2014 ARVI9 2012 RAV 2013

113

114

115

121

123

124

125

(3) Numero di aziende che introducono nuovi prodotti o nuove tecniche

121

2012-2013 2013-2014 ARVI 2012 RAV2013

122

123

124

(4) Val. della prod. agric.secondo standard/etichette di qualità (…)

132 2011 2012 RAV10 2011 RAV 2013

133 2010/2012 2010/2013 RVI11 2010 RAV 2013

Asse II Ambiente

(6) Zona caratterizzata da una gestione che favorisce (ha/anno):

a) Prevenz. marginaliz/abbandono terreni agr

Le Misure /azioni interessate

annuale Annuale

RAV 2011 e successivi

b) Biodiversità

annuale Annuale

annuale Annuale

annuale Annuale

c) Acqua annuale Annuale

d) Cambiamenti climatici annuale Annuale

e) Suolo annuale Annuale

Asse III Qualità della vita e

diversificazione

Asse IV Leader

(7) Aumento del valore aggiunto lordo non-agricolo (nelle aziende beneficiarie)

311 2012 2013 ARVI 2012

312 2014 2015 ex post

313 2014 2015 ex post

(8) Quantità totale di posti di lavoro creati

311 2012 2013

2013 2014

RAV 2012 RAV 2013

312 2014 2015 ex post

313 2014 2015 ex post

9 ARVI: Aggiornamento Rapporto di Valutazione Intermedia (scadenza ottobre 2012) 10 RAV: Rapporto di valutazione annuale 11 RVI: Rapporto di valutazione intermedia, consegnato a dicembre 2010

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PSR 2007-2013 Regione Lazio - Rapporto di valutazione annuale 2012

pag. 9

Obiettivo Indicatore Misura Rilevazione

dati Restituzione

dato

Riferimento a Prodotti Valutativi

Asse IV 2014 2015 ex post

(9) Numero maggiore di visite 313 2012-2013 2013-2014 ex post

(10) Popolazione delle zone rurali che beneficia (…)

321 2014 2015 ex post

322 2014 2015 ex post

323 2014 2015 ex post

(11) Accrescimento nella penetrazione di Internet (…)

321 2014 2015 ex post

(12) Numero Partecipanti (…)

331 2014 2015 ex post

341 2014 2015 ex post

Asse IV 2014 2015 ex post

Indicatori supplementari

regionali per asse IV

Incremento delle presenze turistiche Asse IV 2014 2015 ex post

Numero utenti formati Asse IV 2014 2015 ex post

Numero utenti raggiunti da nuovi servizi

Asse IV 2014 2015 ex post

Tab. 2.2.3: Indicatori di impatto

Indicatore Variabile Metodo

rilevazione Restituzione

dato Riferimento a

Prodotti Valutativi

Crescita economica Valore aggiunto netto espresso in standard di potere d’acquisto (PPS)

2013/2014 2015 RAV ex post

Posti di lavoro creati Posti di lavoro netti creati espressi in equivalenti a tempo pieno (FTE)

2013/2014 2015 RAV ex post

Produttività del lavoro Variazione del valore aggiunto lordo a occupato FTE

2013/2014 2015 RAV ex post

Ripristino della biodiversità Cambiamenti nell’andamento del farmland bird index (%)

2013/2014 2015 RAV ex post

Conservazione di habitat agricoli (5.1) e forestali (5.2) di alto pregio naturale

Cambiamenti nelle aree agricole e di forestali alto pregio naturale (%)

2013/2014 2015 RAV ex post

Miglioramento della qualità dell’acqua

Variazione nel bilancio lordo dei nutrienti: (6.1): bilancio azotato lordo; (6.2): bilancio fosfatico lordo

2013/2014 2012

RAV 2011

ARVI 2012

Contributo all’attenuazione dei cambiamenti climatici

Aumento della produzione di energia rinnovabile (ktoe)

2013/2014 2013 2015

ARVI 2012

RAV 2012

ex post

Per quanto concerne i rapporti tematici, nel presente rapporto viene descritta la proposta di

approfondimento per la tematica ambientale.

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3. ATTIVITA’ DI VALUTAZIONE INTRAPRESE

3.1 Relazione sulle attività di valutazione completate

3.1.1 Aggiornamento del Rapporto di Valutazione Intermedia

Il Rapporto ha illustrato i risultati delle attività di indagine svolte dal Valutatore nel corso del 2011- 2012,

volte ad aggiornare, ma soprattutto ad ampliare ed integrare i risultati delle analisi avviate nella prima fase

del processo valutativo (Valutazione Intermedia al 2010) e i conseguenti giudizi.

Le attività svolte hanno riguardato, in particolare, la realizzazione o il completamento di numerose indagini

dirette nel territorio, attraverso il ricorso a metodologie e tecniche valutative differenziate in funzione della

natura degli interventi e delle specifiche finalità informative (interviste a campioni rappresentativi dei

beneficiari, focus group, analisi di casi studio ecc.), le quali hanno consentito l’acquisizione di dati primari

elaborati al fine di quantificare risultati, impatti e di fornire una più esaustiva risposta alle domande

valutative.

La parte più consistente del Rapporto ha affrontato in maniera trasversale gli effetti del Programma: il

raggiungimento degli obiettivi economici, occupazionali, ambientali e le risposte alle domande valutative

trasversali. L’articolazione degli approfondimenti condotti ripercorre la strategia di intervento del PSR e

affronta gli ambiti di particolare priorità regionale.

L’analisi valutativa condotta su tutte le Misure dell’Asse 1 consente di tracciare delle conclusioni differenziate

per la componente agricola/agroalimentare e per quella forestale.

Per quanto riguarda l’efficacia del PSR sugli obiettivi di politica agricola e agroalimentare può essere

evidenziato l’ottima perfomance dei dispositivi della progettazione integrata sia aziendale che di filiera.

Il pacchetto aziendale ha consentito di favorire la rilevazione di aziende da parte di neo insediati orientati ad

un miglioramento strutturale dell’azienda rispetto alla sostenibilità economica ed ambientale.

Per il “pacchetto giovani” può essere evidenziato come a fronte di investimenti mediamente meno consistenti

rispetto a quelli realizzati nell’ambito del bando singolo o della PIF, i neo insediati abbiano puntato su

investimenti volti all’introduzioni di innovazioni in azienda, alla qualificazione delle produzioni e

all’accorciamento della filiera attraverso la trasformazione delle produzioni aziendali e la vendita diretta.

Gli effetti della Misura è determinante nel rinnovamento generazionale della classe imprenditoriale agricola

regionale: i cedenti interessati da sostituzione totale nella conduzione hanno un’età media di 62,5 anni

rispetto ad un’età media dei beneficiari di 31 anni; si rileva quindi una riduzione dell’età del conduttore pari a

31,5 anni.

Le azioni a supporto della qualificazione del capitale umano, in particolare le Misure 111 e 114, hanno fatto

registrare performance al di sotto delle aspettative del programmatore. La rimodulazione finanziaria

approvata nel corso del 2011 ha ridotto la dotazione finanziaria delle misure 111 e 114 rispettivamente di

2,5 e 14 milioni di euro, rispettivamente il 31 e il 77% della dotazione iniziale.

In parte l’attuazione delle due Misure, ed in particolare della 114 si è legata al “pacchetto giovani”, dove la

richiesta dei neo insediati di servizi di consulenza aziendale è presente nel 78% dei casi. Molto più basso è

stato il ricorso alla formazione prevista dalla 111, solo il 10% dei neo insediati hanno previsto tale Misura nei

Piani Aziendali.

L’analisi di contesto aveva evidenziato un deciso fabbisogno in azioni di formazione e informazione rivolte

alla qualificazione degli imprenditori agricoli e forestali. Il fabbisogno era giustificato dalla bassa incidenza

nel Lazio (Eurostat, 2000) di capi di azienda con una formazione agraria elementare (3,8%) o completa

(2,2%), non adeguata alle crescenti richieste di adattamento del settore agricolo ai criteri di sostenibilità

ambientale dei processi produttivi e di competizione sul mercato.

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L’obiettivo era innalzare l’incidenza dei capi di azienda agricola con una formazione agraria di base, almeno

fino al 5% circa. L’aggiornamento (Eurostat, 2005) dell’indicatore iniziale di obiettivo n. 4 – Istruzione e

formazione nel settore agricolo – ha fatto rilevare un incremento sia del numero, sia dell’incidenza dei capi

d’azienda con istruzione agraria di base, fino al 6,8%. La situazione regionale rimane comunque inferiore a

quella nazionale, dove la percentuale di capi d’azienda agricola dotati di un’istruzione agraria di base è pari a

8,2%.

Il giudizio del Valutatore è che a fronte di un’esigenza formativa, espressa soprattutto dai giovani, non c’è

stata una adeguata offerta formativa soprattutto per quanto riguarda le tematiche proposte: vi è una

richiesta di percorsi formativi atti a risolvere specifiche esigenze aziendali che richiedono un’impostazione

meno generalista (legata all’acquisizione del requisito della professionalità) e più mirata alle attività aziendali.

A tal proposito, l’apprezzamento dei partecipanti ai corsi di formazione è piuttosto positivo soprattutto per

quanto riguarda l’azione di tutoraggio aziendale, azione che per sua natura è ritagliata sulla risoluzione delle

problematiche aziendali.

Analogamente, i neo insediati valutano positivamente la consulenza ricevuta attraverso la Misura 114: in

generale il giudizio è molto positivo su tutti gli aspetti ed in particolare è stata apprezzata la rispondenza

della consulenza alle aspettative iniziali e la coerenza dei contenuti rispetto agli obiettivi dichiarati.

Tale aspetto dovrà essere analizzato dalla Regione in vista delle futura programmazione, laddove viene

raccomandato “che il trasferimento di conoscenze e le azioni di informazione non dovrebbero limitarsi ai

classici corsi di formazione, ma assumere forme più confacenti alle esigenze degli operatori rurali”. “In

quest'ottica vanno quindi promossi seminari, coaching, attività dimostrative, azioni di informazione, come

pure programmi di scambi o di visite interaziendali di breve durata.” (Punto n. 14 dei Considerata della

proposta di nuovo Regolamento FEASR).

In più il Valutatore ritiene che da un lato venga maggiormente presidiata la fase di selezione degli Enti che

erogano formazione e dall’altro che l’AdG si debba dotare di un adeguato sistema di monitoraggio in grado di

supervisionare non solo le attività dell’Ente di formazione ma anche le informazioni inerenti i destinatari delle

attività (i formati).

La Progettazione Integrata di Filiera ha coinvolto 1.353 soggetti di cui 490 beneficiari ammissibili

(36,2%), 793 destinatari di servizi (58,6%) e 70 non beneficiari (5,2%). Emerge un’ulteriore aspetto che

amplia il contributo all’approccio integrato allo sviluppo delle aree rurali regionali: il forte coinvolgimento

delle istituzioni e degli Enti Locali promosso dalla Regione per raggiungere partenariati rappresentativi nelle

diverse filiere. La presenza di questi soggetti ha comportato un coinvolgimento diretto del territorio nella

definizione degli obiettivi e nella progettazione con un conseguente miglioramento delle relazioni tra

sistema delle imprese e sistema istituzionale.

L’intervento nelle filiere è stato quindi nei fatti coordinato con altri interventi presenti sul territorio, attraverso

gli attori economici ed istituzionali che vi hanno partecipato. In particolare la presenza di Enti territoriali nei

partenariati e il loro ruolo di animatori della sua costituzione e del PIF se, da una parte, ha portato ad un

allungamento dei tempi attuativi, successivamente ha agevolato la realizzazione del progetto sia attraverso

una maggiore corresponsabilità delle imprese alle finalità del PIF, sia attraverso una maggiore attenzione e

disponibilità delle Amministrazioni Locali e Regionali nell’espletamento degli iter burocratici di loro

competenza.

I criteri posti alla base dello strumento della progettazione integrata (condivisione tra i partner delle scelte di

investimento, finalizzazione degli interventi verso obiettivi specifici, stipula di contratti stabili di conferimento

della materia prima), oltre alla presenza di giovani propensi ad investire nell’ambito di una filiera,

sottolineano il contributo della progettazione integrata alla promozione di un settore agroalimentare forte e

dinamico.

Attraverso l’attuazione della Progettazione Integrata di Filiera la Regione Lazio ha promosso non solo il

rafforzamento dei partenariati esistenti, ma anche l’aggregazione tra nuovi soggetti. In particolare il 41% dei

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PIF ha previsto la stipula di nuovi contratti di acquisto/conferimento della materia prima interessando il 70%

delle settori/comparti coinvolti nella progettazione integrata ed inoltre 7 dei 22 progetti approvati sono il

risultato di aggregazioni successive alla domanda iniziale con la finalità di creare relazioni tra soggetti

operanti nella stessa filiera che al momento della Manifestazione di Interesse avevano presentato iniziative

separate.

A livello Regionale, inoltre, si registra una buona presenza di organizzazioni di produttori (OP) riconducibili al

settore ortofrutticolo (frutta a guscio, funghi, ortofrutta) che complessivamente rappresentano il 12,5% delle

OP ortofrutticole nazionali; ma risulta invece presente un’unica OP afferente ad altri settori. Per quest’ultimi i

dati mostrano un sistema produttivo regionale caratterizzato dalla scarsa presenza di forme

associative/organizzative già collaudate e consolidate.

Il rafforzamento delle relazioni e legami di partenariato a livello regionale e nazionale emerge come il

principale risultato del Programma nella Regione Lazio; il periodo piuttosto lungo per la costruzione e la

riorganizzazione dei Partenariati, che ha coinvolto in modo attivo le istituzioni private e pubbliche ed Enti

locali e Regionali ha certamente portato ad un miglioramento della capacità di gestione del Partenariato ed

ad effetti positivi sia sulla realizzazione del progetto sia sulle sue ricadute.

A sottolineare il ruolo determinante assegnato al tema dell’innovazione è stata la scelta da parte della

Regione Lazio di attivare la Misura 124 esclusivamente ed obbligatoriamente all’interno della Progettazione

Integrata di Filiera. Peraltro si è riscontrato in sede di intervista che l’introduzione di innovazioni

rappresentava un fabbisogno prioritario di promozione del PIF per il 90,5% dei capofila intervistati.

Per quanto riguarda la qualità il contributo dell’Asse 1, è stato perseguito trasversalmente attraverso le

singole Misure 111, 112, 114, 121, 122, 123, 124, 132, 133 e i dispositivi attuattivi della progettazione

integrata (PG – PIF). Da un lato si evidenzia uno scarso successo delle Misure espressamente indirizzate a

favorire l’adesione degli agricoltori ai sistemi di qualità (132) e alla promozione delle produzioni certificate in

ambito regionale (133).

Il numero limitato di adesioni della 132 sposta la riflessione sulla necessità di rivedere i meccanismi di

accesso alla misura stessa; si tratta di un sostegno limitato dal punto di vista economico che comporta

procedure di accesso complesse da parte delle imprese. Il rapporto costi-benefici, non rende appetibile

l’accesso alla misura. Inoltre, un’ulteriore considerazione sulle modalità di accesso alla misura stessa

riguarda il vincolo produttivo rispetto alle certificazioni, non possono cioè partecipare i trasformatori che per

molte DOP sono i soggetti che sostengono le spese di certificazione.

Le riflessioni rispetto alla ridotta partecipazione della 133 si legano, innanzitutto a due aspetti procedurali. Il

primo riguarda il cofinanziamento del 30%. Alla misura partecipano soggetti di rappresentanza rispetto alle

imprese con un sistema di vincoli che non permette di promuovere direttamente le produzioni aziendali. In

tal caso non esiste un beneficio diretto da parte delle imprese associate o aderenti ai consorzi di

valorizzazione e risulta complesso coinvolgere le stesse per co-finanziare l’iniziativa.

Le iniziative di comunicazione, informazione e di partecipazione a fiere ed eventi per la promozione delle

produzioni di qualità hanno un carattere di sistema e non costituiscono, tout court, un beneficio diretto sui

prodotti, sulle produzioni, sulle aziende, tale da motivare un cofinanziamento da parte dei beneficiari.

Il secondo aspetto critico riguarda l’impossibilità di avviare i progetti con l’ausilio di anticipazioni. In un

periodo di crisi congiunturale la carenza di liquidità è uno degli elementi frenanti per le imprese e gli

organismi che le rappresentano. E la gestione di tempi medio-lunghi per la rendicontazione e liquidazione

degli stati di avanzamento rappresenta un vero e proprio ostacolo rispetto all’incentivo potenziale.

La partecipazione dei privati a iniziative di questa tipologia potrebbe essere garantita attraverso il concorso

di soggetti pubblici che fungono da collettori di progettualità. Ciò potrebbe accadere in altri ambiti di

finanziamento, con il concorso di altri fondi strutturali o con risorse di altra natura. Questo elemento oltre ad

essere un deterrente alla partecipazione alla misura potrebbe costituire una potenziale sovrapposizione,

limitando in termini di risultato, gli effetti complessivi degli interventi di comunicazione.

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A ciò si aggiunge, altresì, la non cumulabilità, prevista nel bando, di partecipare per le stesse iniziative agli

investimenti in informazione e comunicazione presentati ai sensi del Regolamento 2826/2000 che interviene

in ambiti analoghi di promozione e comunicazione.

Per quanto riguarda la valorizzazione delle produzioni di qualità attraverso le misure ad investimento, nelle

PIF, nonostante attraverso le priorità previste il 36% dei progetti integrati ammessi a finanziamento (al

31/12/2010) ha coinvolto produzioni conformi a tali disciplinari e in particolare al biologico, alla DOP, all’IGP

e alle carni bovine etichettate, se si guarda al valore complessivo delle produzioni agricole coinvolte nella

(circa 330 milioni di euro), il volume di produzione certificata è pari allo 0,2% per quelle biologiche, lo 0,7%

per i prodotti DOP e IGP e lo 0,8% per i vini DOC. Nel Lazio il fatturato dei prodotti agro-alimentari di

qualità (DOP, IGP, VQPRD e prodotti da agricoltura biologica) ammonta a circa 156,5 milioni di euro che

pesano per il 6% sul valore totale della produzione agricola regionale (ISMEA 2006). Tale dato mostra un

evidente differenziale tra contesto e valore della produzione certificata coinvolta nelle PIF.

Per la Misura 121, invece, l’analisi dei punteggi attribuiti in fase istruttoria evidenzia che il 21% delle aziende

finanziate riceve punteggio sul criterio di priorità premiante le aziende che aderiscono a sistemi di qualità

riconosciuti e/o al sistema di produzione biologico. Tale percentuale è superiore all’incidenza delle aziende

che realizzano produzioni DOP, IGP e biologiche rilevata da Istat nel censimento 2010 (9%) evidenziando

come gli interventi promossi dalla Misura hanno interessato maggiormente le aziende che realizzano

produzioni di qualità. Il 22% dei beneficiari inclusi nel campione intervistato ha migliorato la qualità delle

produzioni aziendali in seguito alla realizzazione degli investimenti: nella maggior parte dei casi gli interventi

hanno favorito l’adesione al sistema di produzione biologico (18%).

I dati rilevati sul campione delle aziende della Misura 123 denotano come gli incrementi percentuali di

fatturato sulle produzioni di qualità siano inferiori rispetto alle altre produzioni: i volumi complessivi della

materia prima lavorata dalle imprese beneficiarie sono cresciuti dell’11,8%, a cui ha fatto seguito un

incremento del 6,5% della quota parte relativa ai prodotti di qualità.

I dati di contesto rilevano che nel 2010, la Regione Lazio, sulla base dei dati ISMEA, si posiziona al decimo

posto in Italia, scivolando di tre posizioni rispetto al 2006, con un fatturato di 40,9 milioni di Euro riferibili a

un totale di 21 prodotti, di cui 11 DOP e 10 IGP registrati. Il fatturato delle produzioni DOP e IGP regionali

ha fatto registrare, infatti, tra le annualità 2009 e 2010 un aumento inferiore a quello degli anni passati,

risentendo degli effetti negativi della crisi congiunturale in atto. Probabilmente il numero di partecipazioni

limitate, soprattutto nelle nuove imprese, risente dell’effetto “rodaggio” attività in un periodo di consumi

ridotti e crisi economica.

Tale situazione di contrazione, rispetto alle perfomance rilevate nel PSR suggerisce tre raccomandazioni:

devono essere più incisive le priorità assegnate nella selezione delle PIF, considerando l’incidenza

percentuale delle produzioni di qualità sul fatturato complessivo dei soggetti che si aggregano attorno al

progetto integrato;

occorre semplificare le procedure di accesso alla Misura 132 in modo da rendere più favorevole il

rapporto tra costi/benefici per il produttore e allargare la partecipazione della Misura alla parte della

trasformazione che è quella che sostiene i costi di certificazione più elevati. Rispetto a quest’ultimo

aspetto si dovrà attendere l’approvazione del futuro regolamento FEASR;

anche sulla 133 sono presenti problemi di accesso alla Misura determinati dalla natura dei soggetti

beneficiari che hanno difficoltà a coprire la quota parte di cofinanziamento e dal fatto che non sono

riconosciute anticipazioni.

Per quanto riguarda il settore forestale regionale il PSR è riuscito ad incidere poco sui punti di debolezza

individuati in fase ex ante. La misura 122 denota performance decisamente negative dovute, innanzitutto, ad

una scarsissima adesione da parte dei potenziali soggetti beneficiari. Le motivazioni che hanno indotto un

così notevole insuccesso sono da ricondursi sostanzialmente ad una presenza assai limitata nel territorio dei

Piani di Gestione Forestale o di quelli poliennali di taglio, prerogativa indispensabile per l’adesione stessa ai

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bandi. La debolezza strutturale del settore (frazionamento delle proprietà boschive, scarsità di strutture

associative), unitamente con alcune criticità legate all’ottenimento delle autorizzazioni nelle aree Natura

2000, hanno sicuramente inciso su tali performance.

Inoltre, per gli Enti Pubblici, soggetti potenzialmente più interessati alla misura, il mancato riconoscimento

dell’IVA sulle spese, unitamente alle difficoltà di dover reperire risorse proprie per far fronte alla quota parte

privata, ha probabilmente reso maggiormente onerosa l’operazione.

L’attuazione della misura 122 era strettamente connessa alla 123 Azione 2 e alla 125 Azione 2 per dare un

impulso al settore forestale regionale.

Le ditte boschive di utilizzazione finanziate nell’ambito della Misura 123 Azione 2 sostengono, infatti, che tra i

fattori che contribuiscono ad impedire un adeguato sviluppo dell’offerta interna di legname vi è la

disomogeneità, spesso con molti difetti del legname dovuti proprio alla scarsità di cure colturali, e la

disponibilità discontinua e in quantità limitate del materiale legnoso prodotto nel Lazio. Si crea, quindi, una

situazione per cui, nonostante il Lazio sia una regione con una discreta superficie boschiva (circa 400.000 ha,

ovvero il 6% dell’intero patrimonio italiano) in molti casi le industrie trovano più conveniente un

approvvigionamento extra regionale.

A tal proposito interessanti sono le forme di governo che caratterizzano queste proprietà: gli Enti Pubblici,

infatti, possiedono sia cedui, per 142.074 ha, che fustaie, per 76.670 ha. Queste ultime vedono il faggio

come specie predominante con oltre ha 36.536. Ai privati, invece, appartengono l'80% dei cedui per 124.004

ha, di cui la maggior parte matricinati e semplici, mentre le fustaie sono soltanto il 16%, costituite per oltre il

42% da castagneti da frutto.

Una corretta manutenzione del patrimonio boschivo, pertanto, accompagnata da razionali sistemi di taglio e

di raccolta della legna, rispettosi delle norme di conservazione e manutenzione del patrimonio forestale,

permetterebbe significative opportunità di reddito con effetti positivi su tutta la filiera foresta-legno-energia,

oltre a contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.

I boschi regionali risultano, quindi, spesso sottoutilizzati o addirittura abbandonati. Tale condizione è dovuta

sicuramente a diversi fattori di natura strutturale, ma anche da un’insufficienza della viabilità forestale, al

ricorso a moduli colturali semplificati, e da una inefficiente organizzazione del sistema di vendita di lotti

boschivi.

Per la Misura 125 Azione 2 “Miglioramento e ripristino delle infrastrutture forestali” che prevedeva il

miglioramento, il recupero, il ripristino e l’adeguamento di infrastrutture esistenti per la viabilità forestale

permanente non è possibile entrare nel merito degli effetti degli interventi finanziati. Al 31.12.2011 risultano

finanziate 18 domande di cui 8 all’interno della PIF.

La riflessione generale che può essere condotta analizzando il contributo del PSR al settore forestale

regionale è che a prescindere dagli strumenti previsti dall’Asse 1 dovrebbe essere potenziata l’azione a

supporto della pianificazione territoriale nei confronti soggetti pubblici, che con la Misura 323A non generato

risultati significativi. Il tasso di cofinanziamento all’inizio al 40% e poi salito fino al 90% unito al problema

dell’IVA e in una situazione di crisi per le casse degli enti locali ha fatto sì che la pianificazione forestale

avesse una priorità secondaria rispetto ad altri ambiti di intervento.

Per quanto riguarda l’Asse 2, nello specifico gli obiettivi ambientali, l’incremento più significativo

dell’efficacia del Programma sta nell’integrazione delle misure, infatti, qualunque sia l’indicatore, tutte le

considerazioni sin qui maturate hanno in comune quella che, necessariamente, è l’esigenza principale: la

territorializzazione del PSR. Essa consiste nel processo di confronto con la realtà territoriale e ambientale

che, attraverso un opportuno sistema informativo territoriale, consente di avere un indirizzo più preciso

nell’individuazione delle aree oggetto di impegno e del rapporto fra carichi reali e vulnerabilità intrinseca

dell’ambiente. Tale necessità è ormai matura nel dibattito scientifico nel settore della pianificazione

territoriale e fattibile nelle pratiche applicazioni, grazie agli strumenti GIS interfacciati a modelli matematici

manageriali. Questo non solo per l’importanza ai fini dell’efficacia del Programma dal punto di vista di ogni

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singolo indicatore, ma anche per le notevoli sinergie positive sul tema della mitigazione degli impatti

ambientali.

Infatti, riferire al sistema ambientale e territoriale le misure del PSR comporta:

a) Confrontare le azioni con le reali vulnerabilità intrinseche del sistema dei corpi idrici e dei suoli.

b) L’operazione di cui al punto precedente aumenterebbe enormemente l’efficacia delle misure, perché i

fenomeni di erosione del suolo e di lisciviazione ed esportazione superficiale degli agro-chimici hanno

natura discontinua nel tempo e nello spazio, di cui è necessario tenere conto per incrementare il

rendimento delle azioni di mitigazione degli impatti. Infatti, è scientificamente incontrovertibile che i

fenomeni significativi di erosione ed esportazione ai corpi idrici sono conseguenza di pochi eventi

meteorici particolarmente intensi, in zone particolarmente vulnerabili.

c) Una tale procedura consentirebbe di pianificare in maniera integrata un’intera filiera di azioni (Best

Management Practices, BMPs) calzanti le specificità, quindi in grado di concentrare le risorse

economiche là dove i rischi reali sono più elevati. Queste azioni troverebbero ulteriori sinergie in

altre sezioni del PSR, come, ad esempio, quelle a tutela del paesaggio rurale e della biodiversità.

Infatti, strutture di connettività ecologica quali siepi, boschetti ripariali, zone umide ecc. hanno un

ruolo fondamentale di filtro ed intercettazione degli inquinanti, all’interfaccia fra il territorio ed i

sistemi idrici.

d) Ulteriore sinergia e incremento di efficienza deriva dalla possibilità, con la territorializzazione, di

integrare il PSR alla vincolistica su ambiente e paesaggio ed ai piani territoriali e di settore. Esempi:

- Vincolo idrogeologico (ex R.D. 3267/1923), vincolo da piano di assetto idrogeologico (legge

183/1989), vincolo paesistico (legge 431/1985), zone di rispetto delle linee di costa e di ripa

(Testo Unico Ambiente).

- Piano di tutela delle acque; piano di bacino; piano paesaggistico; piani di gestione dei siti Natura

2000, al limite anche i piani urbanistici di ultima generazione.

Sul piano concettuale il lavoro necessario, benché impegnativo sul piano delle applicazioni, non ha alcuna

limitazione concettuale, potendo ormai contare su esperienze scientifiche ormai mature per la pratica e

sull’adeguata evoluzione dei sistemi informativi territoriali e delle tecniche GIS.

Le raccomandazioni del Valutatore sono state articolate nei seguenti punti:

è necessario applicare i criteri di priorità in tutte le Misure dell’Asse in modo da rendere più efficaci

gli interventi;

è auspicabile l’introduzione dello strumento degli Accordi Agroambientali, in grado di creare un

“effetto di massa”, utile per migliorare l’efficacia degli impegni agroambientali, grazie ad una loro

ottimale concentrazione e una loro elevata diffusione rispetto alle aree a maggior fabbisogno di

intervento ;

è necessario proseguire nell’agevolazione dell’agricoltore nel passaggio da tecniche convenzionali a

tecniche colturali nuove o innovative introdotte con il PSR (Agricoltura Conservativa, Agricoltura

biologica) in modo da ridurre possibili fenomeni di abbandono;

è necessario una maggior promozione delle misure che hanno avuto scarsa partecipazione (Misure

forestali e Indennità Natura 2000);

occorre rafforzare gli impegni dell’agricoltura biologica in particolare sulla tutela del suolo e sulla

mitigazione ai cambiamenti climatici (inerbimento delle colture arboree, interramento dei residui

colturali e delle potature, la pratica del sovescio, utilizzo di ammendanti organici ad alto rapporto

C/N);

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è necessario che la Regione utilizzi maggiormente strumenti e cartografie in grado rafforzare la

conoscenza sullo stato dell’ambiente e delle pressioni antropiche sul suolo, sulle acque e sulla

biodiversità;

occorre riflettere su come rafforzare la “zonizzazione” del territorio regionale “espressione di

specifiche sensibilità ambientali”, in cui meglio indirizzare gli interventi dell’asse 2.

Per quanto concerne l’Asse 3, è stato preso in esame processo di attuazione della Progettazione

Integrata Territoriale. L’analisi effettuata ha permesso di evidenziare le principali risultanze e le relative

raccomandazioni:

- un forte ritardo caratterizza la progettazione integrata territoriale considerando che, a distanza di 42

mesi dalla presentazione delle manifestazioni di interesse, la selezione delle PIT non è ancora conclusa.

Nello specifico la fase che ha condotto alla presentazione delle PIT definitive ha interessato il periodo

giugno 2009 – giugno 2010 e appare sostanzialmente in linea con la tempistica. In questa fase, da parte

degli uffici regionali centrali è stata condotta un’intensa attività di animazione sul territorio e di

assistenza ai proponenti delle PIT a fronte di una risposta al bando altamente superiore alle attese e

soprattutto caratterizzata da una debole capacità dei territori di “auto-organizzarsi” se si pensa che dallo

sproporzionato numero di manifestazioni di interesse (120) si è giunti – grazie all’attività della Regione –

a solo 21 PIT definitive.

- la fase di valutazione delle PIT definitive appare, invece, la fase cui attribuire le cause del grave ritardo

attuativo in quanto ha interessato ormai due anni e mezzo di attività (giugno2010 – dicembre 2012). I

ritardi hanno riguardato sia la fase di pre-valutazione delle PIT a carico degli uffici regionali centrali, che

comunque, nello stesso periodo hanno definito il “modello organizzativo PIT”, sia la fase di istruttoria

delle singole domande di aiuto, a carico delle ASPA, che di fatto ha interessato gran parte dell’annualità

2012. In questo contesto, oltre a complessità procedurali di cui si è detto, si rileva un sostanziale

sottodimensionamento degli uffici regionali centrali e territoriali che probabilmente necessitava di un

ricorso più significativo all’assistenza tecnica. Le ASPA in particolare sono le strutture che istruiscono

tutte le domande del PSR e quindi particolarmente sotto pressione.

- Si riconoscono, inoltre alcune rigidità del bando con riferimento specifico al criterio della cantierabilità,

condizione che doveva essere detenuta pienamente alla presentazione della domanda di aiuto. Pur

consapevoli che si tratta di un criterio finalizzato ad obiettivi di efficienza, considerando le caratteristiche

e la contenuta dimensione dei singoli investimenti, lo stesso criterio avrebbe potuto essere introdotto

con maggiore gradualità e flessibilità. Paradossalmente oggi, a distanza di due anni e mezzo dalla

presentazione delle domande di aiuto, la cantierabilità potrebbe essere stata conseguita dai progetti, ciò

non di meno le domande non potranno essere ammesse in quanto il criterio non era detenuto in fase di

presentazione della domanda.

- Un’ulteriore complessità deriva da altri criteri del bando che attengono al valore del bene oggetto di

investimento e alla collegata dimensione autorizzatoria. In questo caso, all’interno delle ASPA non

sembrano essere ovunque presenti le competenze adeguate e ciò rende più complessa la valutazione e

potenzialmente soggetta ad errori interpretativi. Dovrebbe essere valutata la possibilità di un

coinvolgimento delle Direzioni regionali competenti in materia o, in alternativa, acquisire competenze

esterne tramite il ricorso all’assistenza tecnica.

- Infine, si raccomanda di dare seguito alla predisposizione di un monitoraggio dedicato alle PIT, così

come nelle intenzioni della Regione, verificando al tempo stesso le modalità attraverso cui introdurre

conseguentemente processi valutativi e/o auto valutativi delle stesse PIT.

Per quanto concerne l’Asse 4 Leader, il Valutatore ha scelto di utilizzare un approccio che ruota attorno

all’analisi delle sette “specificità” che hanno accompagnato la programmazione Leader nelle passate edizioni.

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Il valore aggiunto Leader è stato associato a una serie di fattori che fanno sì che un progetto/domanda di

aiuto finanziata attraverso il Leader abbia delle caratteristiche differenti rispetto ad un’ipotetica analoga

domanda di aiuto finanziata attraverso i dispositivi ordinari.

L’analisi si è concentrata sui dispositivi attuativi evidenziando se, attraverso un differente “disegno” dei

requisiti di accesso alle Misure e la scelta dei criteri di priorità, i GAL si sono dotati di strumenti adatti a

selezionare domande di aiuto in grado esprimere un valore aggiunto. L’efficacia di tali strategie, attraverso

l’analisi dei progetti selezionati, verrà svolta nei successivi rapporti di valutazione in itinere.

L’analisi è stata condotta su 75 bandi pubblicati al 31.10.2012 (su un massimo di 78 potenzialmente

attivabili), le forme di integrazione potenzialmente generabili dai dispositivi attuativi sono rinvenibili in poco

meno del 50% dei bandi pubblicati.

In nessun caso è rinvenibile un “grado” (inteso come intensità del legame tra progetti) di integrazione tra

domande di aiuto afferenti a soggetti beneficiari diversi. Nella maggior parte dei casi, l’integrazione può

essere legata ad un tematismo, con criteri di priorità che favoriscono soggetti aderenti ad itinerari (strade dei

vini e dei prodotti tipici) o ad una carta/marchio di qualità territoriale. In altri casi è presente una forma di

integrazione che può essere generata anche dai dispositivi ordinari attraverso Misure (Misure 133, 313, 321)

che favoriscono la realizzazione di azioni di “sistema” da parte di soggetti portatori di interessi collettivi.

Due raccomandazioni sono state rivolte all’AdG in vista della futura programmazione:

1. La prima è di assegnare maggior peso ai criteri di selezione “locali” stabiliti dai GAL, che nell’attuale

programmazione non possono superare il 30% del punteggio massimo attribuibile in fase di

istruttoria;

2. la seconda, in virtù della assenza di meccanismi che favoriscono la integrazione tra domande di aiuto

afferenti a soggetti diversi, è di prevedere anche per i GAL l’utilizzo di dispositivi di attuazione che

favoriscono la nascita di progetti integrati.

Se il modello dell’attuale programmazione fosse replicato, la fase di progettazione dei PSL dovrebbe

concentrarsi maggiormente sull’adattamento delle Misure ai contesti locali (criteri di selezione e di accesso

alla Misura): tale aspetto deve costituire una condizione di ammissibilità nella selezione dei PSL e oggetto di

valutazione (Competenza nella progettazione/ascolto dei portatori di interesse locali). Ma sarebbe anche

auspicabile prevedere delle Azioni aggiuntive (con GAL beneficiario) che siano complementari alle altri (come

per la 421), in cui il GAL ha la responsabilità di portare avanti progetti che hanno ricadute di sistema.

Rispetto alla seconda raccomandazione se i GAL fossero i soggetti incaricati dalla Regione di favorire la

nascita di progettai integrati su scala locale, il PSL dovrebbe avere un’articolazione più flessibile indicando gli

ambiti di intervento, le Misure potenzialmente attivabili e i soggetti beneficiari coinvolti. I GAL dovrebbero

svolgere sui rispettivi territori il ruolo di animatori della progettazione integrata, svolgere cioè un compito di

accompagnamento e messa a sistema di progetti con più beneficiari tra loro legati.

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3.1.2 Rapporto Tematico Progettazione integrata

Il Rapporto tematico è stato specificamente previsto dalla Regione Lazio al fine di consentire alla

Amministrazione Regionale di acquisire elementi di valutazione utili a verificare il contributo dell’approccio

integrato agli obiettivi del PSR, in particolare rispetto a tre ambiti:

la competitività del settore agricolo e forestale attraverso la progettazione integrata di filiera,

il favorire un ricambio generazionale duraturo e sostenibile nelle aziende agricole regionali attraverso

la progettazione integrata aziendale, pacchetto giovani (PGA);

la diversificazione dell’economia rurale e il miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali

attraverso la progettazione integrata territoriale (PIT).

3.1.5.1 Progettazione Integrata di filiera

L’approfondimento tematico relativo alla Progettazione Integrata di Filiera è stato finalizzati per analizzare:

la qualità del processo attuativo, verificando se e come i dispositivi di attuazione predisposti dalla

Regione abbiano consentito il superamento delle principali problematiche che attengono alla

progettazione integrata, sia da parte dei soggetti richiedenti che della amministrazione pubblica;

gli effetti e il “valore aggiunto” apportato dall’aggregazione dei diversi operatori della filiera e dalla

realizzazione di una pluralità di interventi convergenti in modo sinergico verso i medesimi obiettivi.

L’analisi della Progettazione Integrata di Filiera promossa dalla Regione Lazio si concentra sulle dinamiche

aggregative e partenariali approfondendo gli aspetti legati all’ideazione e alla successiva realizzazione del

progetto comune, nonché le ricadute per i soggetti coinvolti.

Il principale strumento di analisi scelto dal Valutatore è l’indagine diretta per mezzo di un questionario, di

natura prevalentemente qualitativa, da sottoporre, con metodologia face to face, ai soggetti capofila dei PIF

approvati. Il questionario dedica particolare attenzione ad alcuni temi e/o aspetti specifici della progettazione

integrata, quali:

tipologia di soggetti beneficiari e destinatari dei servizi;

efficacia degli strumenti di comunicazione istituzionale;

azioni svolte per la definizione del quadro di riferimento degli interventi da attivare;

approfondimento degli incontri tematici per la selezione dei progetti preliminari;

modalità di individuazione delle innovazioni di processo/prodotto e del segmento interessato;

ricadute del PIF sui partecipanti.

La valutazione ha previsto le seguenti fasi di lavoro:

a) studio ed analisi della documentazione relativa ai bandi di attuazione regionali;

b) incontro con i funzionari regionali per la condivisione della metodologia di valutazione proposta dal

valutatore indipendente (febbraio 2011);

c) redazione in bozza del questionario valutativo per i soggetti capofila;

d) implementazione del questionario valutativo attraverso il confronto diretto con i funzionari regionali

per quanto concerne gli aspetti istituzionali e procedurali (stato avanzamento, fasi di concertazione

intercorse tra Regione e soggetti beneficiari, modalità di selezione delle manifestazioni di interesse

raccolte e dei relativi progetti);

e) predisposizione del questionario definitivo (aprile 2011);

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f) costruzione di un database a partire dai dati estratti dal sistema informativo regionale (domande

finanziate al 31/12/2010), nonché mediante l’analisi dettagliata dei singoli MUD (aprile 2011)

g) analisi della documentazione di progetto effettuata presso gli uffici regionali (maggio 2011);

h) precompilazione dei questionari per la parte relativa ai dati direttamente desumibili dal database

appositamente costruito (maggio 2011);

i) costruzione di un database attraverso Microsoft Access per l’informatizzazione dei dati da raccogliere

durante le interviste;

j) conduzione delle indagini dirette presso i soggetti capofila dei PIF (luglio-ottobre 2011);

k) informatizzazione delle informazioni raccolte durante le interviste (novembre-dicembre 2011);

l) aggiornamento sullo stato di attuazione della progettazione di filiera e prime elaborazioni dei dati

inserite nel Rapporto Annuale di Valutazione 2011 (aprile 2012).

Le principali risultanze dell’analisi condotta vengono di seguito presentate rispetto alla domanda di

valutazione del QCMV.

Sono 22 i PIF risultati ammissibili al 31/12/2010 e hanno coinvolto complessivamente 1.353 soggetti di cui

490 beneficiari ammissibili (36,2%), 793 destinatari di servizi (58,6%) e 70 non beneficiari (5,2%) con un

investimento complessivo pari a euro 108.738.076,46. Gli interventi hanno interessato tutte le province del

territorio regionale e, in modo particolare, le province di Viterbo (8 PIF) e Roma (6 PIF) dove il peso

dell’investimento previsto sul totale ha raggiunto rispettivamente il 29,4% e il 26,5%. Le filiere che hanno

impegnato il maggior volume di investimenti sono quella ortofrutticola (29.353.749,32 euro di cui il 42% di

cofinanziamento pubblico) e delle carni (25.510.240,66 euro di cui il 43% di spesa pubblica); l’investimento

medio all’interno dei singoli comparti appare piuttosto uniforme e vicino alla media complessiva

(4.942.639,84 euro) di tutti gli investimenti realizzati nell’ambito della Progettazione Integrata di Filiera, ad

eccezione dei comparti minori Piante officinali e piccoli frutti e Foresta-Legno dove si registrano gli

investimenti più bassi (rispettivamente pari a 842.957,98 euro e a 1.946.312,59 euro).

La scelta di utilizzare lo strumento del PIF nel Programma di Sviluppo Rurale contribuisce all’obiettivo

strategico di migliorare la competitività delle sistema delle imprese. Questo obiettivo viene infatti perseguito

dal programma tenendo conto della dimensione “sistemica” e di processo del miglioramento della competitività delle imprese agroalimentari della Regione che rende necessari interventi non solo di tipo

“hardware” sull’ammodernamento delle strutture e delle tecniche/tecnologie, ma anche e soprattutto sul capitale umano e sulle capacità relazionali con il territorio.

Emerge inoltre un’ulteriore aspetto che amplia il contributo all’approccio integrato allo sviluppo delle aree rurali regionali: il forte coinvolgimento delle istituzioni e degli Enti Locali promosso dalla Regione per

raggiungere partenariati rappresentativi nelle diverse filiere. La presenza di questi soggetti ha comportato

un coinvolgimento diretto del territorio nella definizione degli obiettivi e nella progettazione con un conseguente miglioramento delle relazioni tra sistema delle imprese e sistema istituzionale. L’intervento nelle

filiere è stato quindi nei fatti coordinato con altri interventi presenti sul territorio, attraverso gli attori economici ed istituzionali che vi hanno partecipato. In particolare la presenza di Enti territoriali nei

partenariati e il loro ruolo di animatori della sua costituzione e del PIF se, da una parte, ha portato ad un

allungamento dei tempi attuativi, successivamente ha agevolato la realizzazione del progetto sia attraverso una maggiore corresponsabilità delle imprese alle finalità del PIF, sia attraverso una maggiore attenzione e

disponibilità delle Amministrazioni Locali e Regionali nell’espletamento degli iter burocratici di loro competenza.

In che misura il programma (attraverso la progettazione integrata di filiera) ha:

1) contribuito alla ristrutturazione e alla modernizzazione del settore agricolo?

2) contribuito a sviluppare ulteriormente i prodotti di alta qualità e ad elevato valore aggiunto?

3) contribuito a promuovere un settore agroalimentare europeo forte e dinamico?

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4) contribuito a promuovere l'innovazione nel settore agroalimentare europeo?

5) rafforzato i legami di partenariato a livello regionale, nazionale ed europeo?

1. contribuito alla ristrutturazione e alla modernizzazione del settore agricolo?

La Progettazione integrata ha contribuito alla ristrutturazione e alla modernizzazione del settore agricolo e agroalimentare attraverso la promozione delle misure “strutturali” del PSR (Misura 121 “Ammodernamento

delle aziende agricole” e 123 “Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali”).

Le domande relative alle Misure 121 e 123 attivate nell’ambito dei PIF e ammissibili al 31/12/2011 sono

rispettivamente 192 e 74. Il volume degli investimenti afferenti alle due misure risulta pari a euro

102.431.954,01 (l’89,8% degli investimenti complessivamente realizzati nell’ambito della progettazione integrata) di cui il 41,8% è rappresentato da investimenti nelle aziende agricole (Misura 121), mentre il

58,2% da investimenti realizzati da imprese di trasformazione (Misura 123).

Per la fase primaria (Misura 121) gli investimenti più elevati sono stati realizzati nei settori dei funghi e

tartufi, ovicaprino e vitivinicolo (rispettivamente 3.533.345,12 euro, 2.737.225,46 euro e 2.264.046,61 euro

in media per progetto); riguardo alla Misura 123 la spesa più alta ha riguardato i comparti lattiero-caseario e ortofrutticolo (rispettivamente 3.989.401,68 euro e 3.857.670,56 euro).

Sia per quanto concerne la Misura 121 che per la Misura 123 la localizzazione degli interventi secondo i criteri di zonizzazione adottati dalla Regione Lazio vede il 70% degli stessi realizzati in aree C e D. Vale

evidenziare questo dato in particolare per la Misura 121: nelle altre modalità di attivazione della stessa

(bando singolo e pacchetto giovani), infatti, si registrano, in termini relativi, meno interventi in aree C e D (61% nel bando singolo e 68% nel pacchetto giovani) a conferma della capacità della progettazione

integrata di incentivare investimenti strutturali anche in quelle aree spesso marginali e con problemi complessivi di sviluppo.

L’investimento medio realizzato attraverso la Misura 121 nell’ambito dei PIF risulta pari a euro 223.064,60 più alto sia rispetto agli interventi realizzati nei bandi singoli (-13%) sia a quelli finanziati nel pacchetto

giovani (-36%); il dato evidenzia una maggiore propensione agli investimenti dei soggetti che si trovano ad

operare nell’ambito delle filiere probabilmente dovuta alle maggiori garanzie di conferimento della materia prima prodotta che derivano dalla sottoscrizione del formale accordo previsto nei PIF.

Modalità di attivazione Mis 121 Volume investimenti (€) Numero di interventi (n.) Investimento medio (€)

Bando singolo 95.255.753,42 490 194.399,50

Pacchetto giovani 139.165.021,93 968 143.765,52

PIF 42.828.402,82 192 223.064,60

Totale 277.249.178,17 1650 168.029,80

Fonte: elaborazioni Agriconsulting su dati Regione Lazio

2. contribuito a sviluppare ulteriormente i prodotti di alta qualità e ad elevato valore aggiunto?

Gli strumenti d’intervento pubblico nelle filiere disegnati ed utilizzati in Italia negli ultimi anni sono tutti

finalizzati alla redistribuzione del valore aggiunto tra i diversi stadi della catena a favore di quelli che sono i

due anelli più deboli: produttori e consumatori. Nei PIF questo obiettivo non solo è presente, ma viene

perseguito attraverso il miglioramento della qualità del prodotto e del valore aggiunto complessivo prodotto

nella filiera.

La Progettazione Integrata di Filiera ha contribuito a migliorare la qualità dei prodotti sostenendo le

produzioni di qualità riconosciute dalla normativa comunitaria sia attraverso le Misure 132 “Partecipazione ai

sistemi di qualità alimentare” (attivata in circa un terzo dei PIF) e 133 “Sostegno Associazioni di produttori

per le attività di promozione e informazione” (pari al 3% circa dell’investimento complessivo), sia attraverso

il sostegno all’introduzione di innovazioni di prodotto e di processo nell’ambito della Misura 124

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“Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie” al fine di aumentare la competitività

delle imprese sul mercato e accrescere il valore aggiunto delle produzioni.

Già all’interno del bando regionale i criteri di priorità assegnavano dei punti aggiuntivi sulla base della

presenza, nel progetto, di produzioni conformi a disciplinari depositati in base alle vigenti disposizioni

comunitarie. A seguito dell’approvazione delle domande presentate il 36% dei progetti ammessi a

finanziamento (al 31/12/2010) ha coinvolto produzioni conformi a tali disciplinari e in particolare al biologico,

alla DOP, all’IGP e alle carni bovine etichettate. Rispetto al valore complessivo delle produzioni agricole

coinvolte nella Progettazione Integrata di Filiera (circa 330 milioni di euro) lo 0,2% è rappresentato dalle

produzioni biologiche, lo 0,7% dai prodotti DOP e IGP e lo 0,8% dai vini DOC.

Il miglioramento della qualità delle produzioni è stato promosso anche attraverso l’attivazione di percorsi di

formazione professionale/informazione (Misura 111) e servizi di consulenza aziendale (Misura 114) attivati in

più del 70% dei progetti. Le principali finalità degli interventi, infatti, sono ricollegabili principalmente alla

necessità di migliorare le conoscenze legate all’adeguamento alle normative vigenti con particolare

attenzione alla materia di qualità, sicurezza e gestione degli alimenti.

3. contribuito a promuovere un settore agroalimentare europeo forte e dinamico?

In coerenza con le indicazioni del Piano Strategico Nazionale, in cui si sottolinea l’importanza di orientare i

contenuti e i criteri di attuazione dei Programmi di Sviluppo Rurale 2007-2013 verso un approccio

pianificatorio e progettuale di tipo integrato, la Regione Lazio ha stimolato e favorito i processi di

aggregazione dei soggetti economici e sociali i quali condividono criticità e problematiche sia territoriali che

settoriali attraverso lo strumento della Progettazione Integrata di Filiera.

I PIF finanziati nella Regione Lazio sono relativi a filiere diverse di rilevanza nazionale ed in alcuni casi

europee , come ad esempio quella degli ortofrutticoli freschi e della frutta in guscio. Le imprese e i centri di

ricerca presenti nel partenariato avevano già legami e ne hanno sviluppati di nuovi nell’ambito del PIF con

attori del settore agroalimentare nazionale; nella maggior parte dei casi l’individuazione dei fabbisogni della

filiera in termini di innovazione di processo e di prodotto ha tenuto conto delle esigenze dei mercati nazionali

ed internazionali e soprattutto della loro qualificazione rispetto alle normative europee in materia di alimenti,

ambiente e sicurezza sul lavoro.

Vale sottolineare che attraverso questo strumento sono stati inoltre realizzati investimenti da giovani

agricoltori nel 36% degli interventi afferenti alla Misura 121 con un investimento complessivo pari a

15.811.478,98 euro; il dato assume una certa rilevanza se si considera che da una parte nell’ambito dei PIF

non era prevista l’attivazione della Misura 112 appositamente finalizzata a promuovere l’insediamento dei

giovani nel settore agricolo e dall’altra che nella misura attivata nei bandi singoli la partecipazione dei giovani

è risultata più bassa (18%).

Modalità di attivazione Mis 121 Giovani Totale beneficiari % di giovani

Bando singolo 90 490 18%

Pacchetto giovani 968 968 100%

PIF 70 192 36%

Totale 1128 1650 68%

Fonte: elaborazioni Agriconsulting su dati Regione Lazio

Le imprenditrici agricole donne realizzano nell’ambito dei PIF investimenti afferenti alla Misura 121 per

complessivi 8.893.631,87 euro e rappresentano circa il 28% del numero di interventi previsti. Il dato risulta

in linea con la distribuzione per sesso degli interventi realizzati nei bandi singoli per la stessa misura (30% di

donne).

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I criteri posti alla base dello strumento della progettazione integrata (condivisione tra i partner delle scelte di

investimento, finalizzazione degli interventi verso obiettivi specifici, stipula di contratti stabili di conferimento

della materia prima), oltre alla presenza di giovani propensi ad investire nell’ambito di una filiera,

sottolineano il contributo della progettazione integrata alla promozione di un settore agroalimentare forte e

dinamico.

4. contribuito a promuovere l’innovazione nel settore agroalimentare europeo?

Uno degli aspetti alla base della Progettazione Integrata di Filiera è la promozione della collaborazione finalizzata allo sviluppo dell’innovazione e al miglioramento delle performance aziendali garantendo

l’aggregazione sia lungo le filiere produttive che in ambiti territoriali definiti. A sottolineare il ruolo determinante assegnato al tema dell’innovazione è stata la scelta da parte della Regione Lazio di attivare la

Misura 124 esclusivamente ed obbligatoriamente all’interno della Progettazione Integrata di Filiera. Peraltro

si è riscontrato in sede di intervista che l’introduzione di innovazioni rappresentava un fabbisogno prioritario di promozione del PIF per il 90,5% dei capofila intervistati. Gli interventi innovativi promossi attraverso 34

interventi della Misura 124 hanno generato un volume di investimenti di 3.574.120,98 euro (pari al 3,3% di quello complessivo per i PIF). La risposta da parte dei beneficiari dei PIF è stata quindi positiva; tutti i

soggetti capofila intervistati hanno dichiarato che gli interventi dei PIF hanno promosso l’introduzione e la

diffusione dell’innovazione all’interno della filiera. In particolare più della metà delle innovazioni ha riguardato il miglioramento dei processi produttivi; si tratta di innovazioni di tipo incrementale per il miglioramento della

qualità dei prodotti e/o dei servizi, qualità intesa soprattutto come corrispondenza agli standard attesi dalla fase successiva della filiera.

La principale modalità di individuazione delle innovazioni, in particolare di quelle di processo, è risultata essere la collaborazione partecipata tra le imprese soprattutto nei PIF con una componente istituzionale

all’interno, per lo più enti locali che hanno favorito lo scambio di informazioni e conoscenze e la

partecipazione delle imprese alle decisioni innovative e progettuali. Importante per l’individuazione delle innovazioni è stata anche l’attività di benchmarking, cioè del confronto con attività similari (aziende

concorrenti, clienti e/o fornitori di altri territori), per l’acquisizione delle idee progettuali innovative e del know-how di riferimento.

A livello settoriale la spinta all’innovazione di processo ha caratterizzato maggiormente i settori delle carni e

dell’ortofrutta. In particolare nel primo si è intervenuti sia nella fase primaria (benessere animale, alimentazione e disciplinari di produzione) che in quella di trasformazione (confezionamento del prodotto,

automazione del processo produttivo); nel secondo gli interventi si sono rivolti maggiormente alla fase di trasformazione e conservazione dell’ortofrutta anche nell’ottica del riutilizzo degli scarti di produzione.

La rigenerazione del settore agroalimentare, inoltre, in un periodo di crisi economica e caratterizzato da

cambiamenti climatici, è stata promossa attraverso le innovazioni di prodotto, introdotte in circa il 45% dei

PIF (principalmente nei settori delle carni, dell’ortofrutta) e rivolte al miglioramento della qualità delle

produzioni, al miglioramento del packaging e alla definizione di nuovi prodotti per rispondere alle dinamiche

competitive e alle esigenze, sempre più puntuali, del mercato. La loro introduzione, facilitata dalla

collaborazione con enti di ricerca (nel 28% dei casi) è stata promossa anche attraverso il ricorso ai Servizi di

Terziario Avanzato finalizzati, ancora una volta, al miglioramento complessivo della qualità in termini

produttivi, organizzativi, di efficienza e di gestione e all’adeguamento di prodotti e servizi aziendali ai nuovi

standard normativi.

In linea generale quindi sia la base giuridica dei PIF impostata dalla Regione con l’obbligo di attivare la

Misura 124 all’interno dei progetti sia la buona risposta delle filiere all’attivazione della stessa (22 progetti e

34 interventi attivati) testimoniano il contributo della progettazione alla promozione delle innovazione nel

settore agroalimentare.

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5. rafforzato i legami di partenariato a livello regionale, nazionale ed europeo?

L’approccio di filiera promosso dalla Regione Lazio poggia sulla capacità di coinvolgere una molteplicità di

operatori pubblici e privati del comparto agroalimentare (ma non solo) vista anche la partecipazione di

università, istituzioni pubbliche (comuni, comunità montane, distretti) operanti nei diversi segmenti di una

filiera con l’obiettivo di conseguire l’efficacia e l’efficienza degli interventi ed ottimizzare l’investimento

rispetto ai fabbisogni e alle priorità delle principali filiere agroalimentari Laziali. Attraverso l’attuazione della

Progettazione Integrata di Filiera la Regione Lazio ha promosso non solo il rafforzamento dei partenariati

esistenti, ma anche l’aggregazione tra nuovi soggetti. In particolare il 41% dei PIF ha previsto la stipula di

nuovi contratti di acquisto/conferimento della materia prima interessando il 70% delle settori/comparti

coinvolti nella progettazione integrata ed inoltre 7 dei 22 progetti approvati sono il risultato di aggregazioni

successive alla domanda iniziale con la finalità di creare relazioni tra soggetti operanti nella stessa filiera che

al momento della Manifestazione di Interesse avevano presentato iniziative separate.

La relazione tra comuni complessivi regionali distinti per provincia e quelli interessati da interventi nell’ambito

della Progettazione Integrata di Filiera mette in evidenza la propensione di alcuni territori a promuovere

interventi integrati. In linea generale la progettazione di filiera ha riguardato circa il 31% dei comuni

regionali; la distribuzione delle frequenze relative mostra un maggiore coinvolgimento dei comuni delle

province di Viterbo (58%) e Latina (48%).

Distribuzione dei comuni per provincia e per PIF

Provincia Comuni totali % Comuni con PIF %

RM 121 32% 35 29%

FR 91 24% 10 11%

RI 73 19% 20 27%

VT 60 16% 35 58%

LT 33 9% 16 48%

Totale 378 100% 116 31%

Fonte: Elaborazioni Agriconsulting su dati Regione Lazio

A livello Regionale, inoltre, si registra una buona presenza di organizzazioni di produttori (OP) riconducibili al

settore ortofrutticolo (frutta a guscio, funghi, ortofrutta) che complessivamente rappresentano il 12,5% delle

OP ortofrutticole nazionali; ma risulta invece presente un’unica OP afferente ad altri settori. Per quest’ultimi i

dati mostrano un sistema produttivo regionale caratterizzato dalla scarsa presenza di forme

associative/organizzative già collaudate e consolidate.

Il rafforzamento delle relazioni e legami di partenariato a livello regionale e nazionale emerge come il

principale risultato del Programma nella Regione Lazio; il periodo piuttosto lungo per la costruzione e la

riorganizzazione dei Partenariati, che ha coinvolto in modo attivo le istituzioni private e pubbliche ed Enti

locali e Regionali ha certamente portato ad un miglioramento della capacità di gestione del Partenariato ed

ad effetti positivi sia sulla realizzazione del progetto sia sulle sue ricadute. E’ esemplificativo il caso della

promozione e diffusione delle innovazioni nella filiera dove, dall’analisi differenziata tra i progetti con e senza

istituzioni tra i partecipanti, emerge che la collaborazione partecipata risulta maggiormente praticata nei PIF

del primo tipo, cioè con una forte componente di soggetti istituzionali, per lo più enti locali che assumono

anche il ruolo di animatori del PIF e di “facilitatori” dello scambio di informazioni e conoscenze e della

partecipazione delle imprese alle decisioni innovative e progettuali del PIF stesso.

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In base alle indagini condotte presso i soggetti capofila emerge inoltre un comune riconoscimento

dell’impegno regionale le cui principali ricadute positive sono riconducibili sia al funzionamento del

partenariato che alla programmazione e realizzazione degli interventi previsti nei PIF.

Dall’analisi sin qui condotta emerge come la progettazione di filiera è un’esperienza positiva e ripetibile in

futuro, il Valutatore suggerisce all’AdG di tenere in considerazione i seguenti elementi:

lo strumento della progettazione integrata di filiera potrebbe adattarsi maggiormente al tipo di

aggregazione esistente tra le imprese prevedendo ad esempio delle differenzazioni procedurali in

presenza di cooperative già esistenti o di raggruppamenti temporanei di imprese creati invece ex novo;

pur considerando i compiti già assegnati al capofila del progetto, il ruolo dei tecnici che operano sul

territorio e sono a diretto contatto con le imprese agricole è spesso fondamentale per il coinvolgimento e

la partecipazione di quest’ultime; al fine di migliorare i canali di informazione sul territorio in merito alle

opportunità offerte dalla progettazione integrata di filiera si potrebbe pensare a dei percorsi ad hoc

finalizzati alla sensibilizzazione e alla informazione dei tecnici coinvolgibili nel processo di promozione e

redazione del progetto;

il ruolo del capofila è strategico all’interno della filiera, ma, secondo l’attuale impostazione, il lavoro

gestionale e di coordinamento dei soggetti all’interno dei progetti non è riconosciuto economicamente

aumentando così il costo effettivo di realizzazione del progetto; si potrebbero prevedere delle procedure

appositamente studiate per riconoscere, dove necessario, le spese di coordinamento del PF in modo da

favorirne e migliorarne la realizzazione;

come dimostrato dalle analisi condotte nel presente rapporto la presenza di istituzioni di diverso tipo

(comuni, comunità montane, università, comitati promotori dei distretti rurali, ecc.) e che a diverso titolo

(soggetti promotori, soggetti capofila, destinatari di servizi, ecc.) entrano a far parte della progettazione

integrata sembra avere effetti positivi non solo sulle ricadute complessive della progettazione, ma anche

sull’iter che porta alla definizione definitiva dei progetti; in futuro si potrebbe sostenere una maggiore

partecipazione e coinvolgimento diretto delle istituzioni citate per aumentare la fiducia, migliorare

l’aggregazione e la propensione ad investire dei soggetti presenti sul territorio;

3.1.5.2 Progettazione integrata territoriale

La Regione Lazio al fine di indirizzare i contenuti e i criteri di attuazione del PSR 2007-2013 verso un

approccio pianificatorio e progettuale di tipo integrato, ha stimolato e favorito i processi di aggregazione dei

soggetti economici e sociali che condividono criticità e problematiche sia territoriali che settoriali. In

particolare lo strumento della Progettazione Integrata di Filiera coinvolge una molteplicità di operatori

Caratteristica saliente del PSR Lazio è il ruolo strategico assegnato alla progettazione integrata e

all’approccio bottom up per qualificare l’intervento dell’Asse 3 nelle aree rurali. La progettazione integrata

poggia sulla volontà di aggregare più idee e più soggetti per il perseguimento di un obiettivo comune

attraverso la definizione di una strategia condivisa di sviluppo locale, capace di realizzare gli interventi con

efficacia ed efficienza ottimizzando il rendimento dell’investimento pubblico.

La progettazione integrata territoriale prevede che partenariati locali, rappresentativi delle diverse

componenti economiche e sociali del territorio, pianifichino una pluralità di iniziative in linea con uno o più

temi prioritari individuati nel PSR e coerenti con i fabbisogni previsti dalla zonizzazione per l’area omogenea

di riferimento.

L’elaborazione del Rapporto è avvenuta in una fase del percorso attuativo della Progettazione Integrata

Territoriale in cui non erano ancora maturate le condizioni per sviluppare una riflessione valutativa completa

e articolata in tutti i necessari profili di analisi, idonei a rappresentare

- da un lato, le caratteristiche e la qualità del processo attuativo, definito e realizzato ai due distinti livelli,

quello regionale e quello locale;

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- dall’altro, gli effetti e il “valore aggiunto” apportato dall’aggregazione di soggetti e dalla realizzazione di

una pluralità di interventi convergenti in modo sinergico verso medesimi obiettivi rispetto agli

investimenti realizzati secondo modalità ordinarie di accesso alle misure.

A fine dicembre 2012, infatti, il processo di valutazione delle PIT presentate e delle relative domande d’aiuto,

non era ancora concluso, sebbene il suo perfezionamento fosse ormai imminente. Lo stato di attuazione

della progettazione integrata territoriale, consentiva, di conseguenza, una osservazione e parziale

valutazione esclusivamente dei dispositivi attuativi definiti e messi in atto dalla Regione, considerando che il

processo di valutazione delle PIT ancora in corso ha fatto ritenere non significativo e in parte non opportuno

avviare le necessarie indagini presso i capofila dei partenariati.

I contenuti del Rapporto sono l’esito delle seguenti attività:

studio ed esame della documentazione regionale: documento di programmazione,

manifestazione/bando PIT, documenti tecnici di carattere attuativo-procedurale, documentazione elaborata dall’ARSIAL ai fini della prima fase valutativa delle PIT definitive;

indagini/interviste ai responsabili delle strutture regionali coinvolte nell’attuazione delle PIT:

responsabile regionale PIT, responsabili delle ASPA (campione, provincia di Roma e Rieti).

Un forte ritardo caratterizza la progettazione integrata territoriale considerando che, a distanza di 42 mesi

dalla presentazione delle manifestazioni di interesse, la selezione delle PIT non è ancora conclusa.

I significativi ritardi registrati, accumulatisi con diversa entità nelle diverse fasi procedurali del processo di

attuazione, sono ascrivibili a distinti ordini di motivazioni, di carattere amministrativo, tecnico-

procedimentale, organizzativo-operativo.

Nello specifico, la fase che ha condotto alla presentazione delle PIT definitive, che ha grossomodo

interessato il periodo giugno 2009 – giugno 2010, appare sostanzialmente in linea con la tempistica prevista. In questa fase, da parte degli uffici regionali centrali è stata condotta un’intensa attività di animazione sul

territorio e di assistenza ai proponenti delle PIT a fronte di una risposta al bando altamente superiore alle

attese e soprattutto caratterizzata da una debole capacità dei territori di “auto-organizzarsi”, come attesta lo sproporzionato numero di manifestazioni di interesse (120), che confluisce - grazie all’attività della Regione –

in 21 PIT definitive.

La fase di valutazione delle PIT definitive appare, pertanto, la fase in cui ricercare le principali cause del

grave ritardo attuativo, in quanto essa ha interessato ormai oltre due anni e mezzo di attività (giugno 2010 – gennaio 2013). I ritardi hanno riguardato sia la fase di pre-valutazione delle PIT a carico degli uffici regionali

centrali, sia l’istruttoria delle domande singole di aiuto, la cui “qualità” – intesa soprattutto come conformità

ai requisiti ed alle richieste del bando – si è dimostrata in generale molto limitata, rappresentando, di fatto, un sostanziale motivo dei ritardi.

Infatti come si è in precedenza evidenziato, consapevole della necessità di dover imprimere maggiore celerità ed efficacia alla valutazione di ammissibilità delle PIT, nel 2011 la Regione ha predisposto ed

adottato un apposito “modello organizzativo” (Det. A1615 del 2-3-2011), successivamente integrato e

modificato nel 2012 (Det. A01137 del 16-2-2012), che si caratterizza per un disegno piuttosto complesso ed articolato volto a codificare le fasi dell’iter, tenendo ben distinte le attività di istruttoria e valutazione

rispettivamente delle PIT e delle domande individuali di aiuto a queste afferenti.

A tale scopo sono state distinte funzioni ed attività assicurate internamente alla struttura regionale, da

realizzarsi anche attraverso attività esternalizzate (Lazio Service) dedicate alle PIT, e quelle a carico dei settori della DG regionale Agricoltura decentrati a livello provinciale (ASPA), cui viene affidato l’esame di

ammissibilità delle singole domande di aiuto. Tale attività, è stata sostanzialmente completata dalle ASPA nei

tempi previsti (ma al netto delle sospensioni dei termini a seguito di eventuali richieste al beneficiario di chiarimenti o documentazione aggiuntiva), anche se alla data di dicembre 2012 ancora in via di

perfezionamento.

Difficoltà nell’applicazione del modello organizzativo previsto sembrerebbero sinora essere state determinate,

o aver comunque riguardato, la fase di attività istruttorie a cura delle ASPA. Si tratta di criticità determinate

da fattori di tipo operativo e/o di carattere tecnico, come è emerso con evidenza anche dai riscontri operati dal valutatore nelle attività svolte nell’ultimo trimestre (ottobre 2012-gennaio 2013), in occasione delle

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diverse interlocuzioni con il referente regionale responsabile per la PIT e, soprattutto, delle interviste

telefoniche effettuate ai referenti di due ASPA (Roma e Rieti, gennaio 2013).

Le osservazioni e considerazioni in particolare riportate in occasione di queste verifiche hanno evidenziato con riferimento ad aspetti di carattere operativo che i criteri di riparto e di assegnazione delle domande

ai diversi “tutor” ai fini delle istruttorie, si sono basati sostanzialmente su un parametro quantitativo/numerico delle domande da assegnare ai diversi funzionari coinvolti nelle attività istruttorie.

Questo ha determinato la frammentazione del processo valutativo limitato di fatto in questa fase alla singola domanda, senza porre le condizioni affinché l’esame delle singole domande fosse comunque accompagnato

da una visione d’insieme, rispetto alle misure attivate.

E’ stato inoltre evidenziato nell’ambito delle interviste con i responsabili delle ASPA (ASPA prov. Roma) che la mancata conoscenza delle PIT nel loro complesso da parte dei tecnici delle ASPA non ha favorito la

possibilità di porre in essere opportune verifiche, valutazioni, richieste di modifiche ai beneficiari in relazione alle istruttorie sulle singole domande di aiuto.

Per quanto riguarda la dimensione più specificatamente tecnico-amministrativa delle attività istruttorie, sono

emerse necessità di una maggiore uniformità nelle attività di valutazione e verifica delle domande, aspetto questo che rappresenta un punto rilevante, sollevato con particolare riferimento alla “valutazione della

immediata cantierabilità”, requisito che il bando stabiliva dovesse essere detenuto pienamente da parte delle singole domande di aiuto al momento della presentazione della PIT definitiva. Proprio in relazione

all’esigenza di uniformare la valutazione e la verifica del requisito della immediata cantierabilità delle domande di aiuto, e soprattutto in relazione a quelle presentate da parte di enti pubblici, la Regione ha

adottato nel corso del 2012 apposite “Linee guida per la valutazione della immediata cantierabilità dei

progetti presentati da amministrazioni pubbliche”.

Nello specifico, la valutazione della cantierabilità del progetto comporta una serie di verifiche circa la sua

conformità rispetto a pareri, nulla osta, ed autorizzazioni (es. interesse culturale, rilevanza paesaggistica, ecc.). A questo riguardo all’interno delle ASPA non sembra essere presente in modo adeguato e uniforme il

set delle competenze necessarie a garantire le verifiche richieste, e ciò rende la valutazione sicuramente più

difficoltosa, nonché potenzialmente soggetta ad errori interpretativi. A questo riguardo dovrebbe essere valutata la possibilità, e studiate le forme più idonee, di un diretto coinvolgimento delle Direzioni regionali

competenti in materia (ambiente, cultura, programmazione economica, ecc.), cui demandare specifiche responsabilità nell’ambito del processo istruttorio, per gli aspetti di rispettiva competenza. Un’indicazione

formulata a tale specifico riguardo propone che il coinvolgimento delle varie strutture regionali a supporto delle attività istruttorie si traduca nella formulazione di veri e propri “pareri vincolanti” in relazione ai singoli

aspetti di natura prettamente tecnico-specialistica da verificare nell’istruttoria. Il modello adottato nell’ambito

di “commissioni interassessorili” sperimentate durante il periodo di programmazione 2000-2006 non viene giudicato particolarmente efficace come anche l’eventuale ricorso a supporti di Assistenza tecnica ove questi

si configurino come apporti consulenziali e non si concretizzino in pareri formali.

Alla luce di tutto questo, il criterio della cantierabilità, seppur giustamente finalizzato ad obiettivi di

efficienza, avrebbe potuto essere introdotto, e soprattutto applicato, con maggiore gradualità e flessibilità,

considerate da un lato le caratteristiche e la contenuta dimensione dei singoli investimenti, ma soprattutto alla luce della tempistica sinora maturata per addivenire alla concessione del finanziamento. Infatti,

paradossalmente oggi, a distanza di due anni e mezzo dalla presentazione delle domande di aiuto, la cantierabilità potrebbe essere stata nel frattempo conseguita da progetti, che, di fatto, non sono stati

ammessi in quanto non soddisfacenti il criterio in fase di presentazione.

Sulle complessità procedurali di cui si è detto è gravato in generale un dimensionamento degli uffici regionali centrali e territoriali non adeguato rispetto al volume di attività generato dal processo di attuazione delle

PIT, che probabilmente avrebbe richiesto un ricorso più significativo all’assistenza tecnica, anche in considerazione del fatto che le ASPA sono le strutture che istruiscono tutte le domande del PSR che e che

esse sono risultate quindi più o meno sotto pressione a seconda della quantità di domande afferenti alle PIT nei distinti ambiti provinciali (esemplificativo a tal riguardo sono i casi delle ASPA di Roma e di Viterbo, dove

si è concentrata la maggior parte delle domande).

Le interviste ai referenti ASPA hanno sottolineato alcune criticità ricorrenti nelle domande in generale riferibili alla scarsa “qualità” progettuale, sia nelle domande presentate da parte di soggetti pubblici, sia privati (nel

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caso dell’ASPA di Rieti è stata rilevata una possibile prevalenza dei privati sui pubblici); i difetti rilevati

sembrerebbe essere peraltro più ricorrenti di quanto si riscontra nelle domande di aiuto presentate al di fuori

delle PIT (ancora ASPA Rieti). Si tratta di una considerazione che induce a ritenere non sia stato correttamente svolto il ruolo di animazione e coordinamento da parte di alcuni capofila che sembrano,

piuttosto, aver collazionato le diverse istanze in modo acritico e pertanto poco efficace.

Le criticità che sembrano aver influito più negativamente nell’ammissibilità delle domande, concorrendo a

determinarne l’inaspettato tasso di mortalità, sono riconducibili a:

difficoltà da parte dei beneficiari nella comprensione ed interpretazione dei bandi di misura che hanno

comportato, in fase di predisposizione ed invio delle domande, molteplici errori nella corretta

individuazione della misura/azione di riferimento;

mancata o incompleta rispondenza delle domande al requisito della immediata cantierabilità.

L’elevato “tasso di mortalità” delle domande di aiuto relative al Gruppo 1 sembrerebbe al momento il dato più significativamente risultante dalla valutazione di ammissibilità. Nei casi delle ASPA intervistate

l’ammissibilità delle domande si aggira tra il 55 ed il 60%. Il fallimento nella predisposizione delle istanze sembra riguardare maggiormente i beneficiari pubblici, categoria in generale prevalente su quella privata.

L’alta mortalità delle domande sembrerebbe pertanto compromettere la possibilità che le PIT del Gruppo 1

siano effettivamente in grado di assorbire le risorse programmate e altresì che “permangano i presupposti di coerenza e validità del progetto” che il bando prevede siano a fondamento della PIT. Infatti, la fase

conclusiva della valutazione che “ricompone” il senso dell’intervento rileggendo contestualmente la strategia della PIT e le sue singole operazioni, potrebbe anche avere in esito il riconoscimento di una perdita di

coerenza e di validità della stessa PIT causa la decadenza di “operazioni primarie”.

In ogni caso, in ragione del non perfezionato iter relativo alla valutazione di ammissibilità delle singole

domande di aiuto, l’attività di valutazione circa l’ammissibilità finale delle PIT, la cui durata prevista al netto

dei tempi per l’istruttoria di ammissibilità delle domande individuali di aiuto è di 180 giorni lavorativi, non è stata ancora portata a compimento. A questo quadro si aggiunge, inoltre, che qualora un altrettanto elevato

tasso di mortalità dovesse emergere anche in relazione alle domande afferenti alle PIT del Gruppo 2 (per cui sono state nel frattempo avviate le attività istruttorie relative alle domande di aiuto), il processo di selezione

delle PIT potrebbe essere fortemente compromesso.

L’iter istruttorio relativo alle PIT del primo gruppo è in via di conclusione con la valutazione finale, effettuata dalla Commissione di valutazione regionale, tesa ad una conclusiva verifica della coerenza delle PIT in

relazione agli esiti dell’ammissibilità delle singole domande. Si tratta quindi di un percorso piuttosto complesso nel quale il decentramento verso le ASPA di una specifica fase istruttoria, se da un lato può

generare una certa frammentazione del processo valutativo, dall’altro trova le sue ragioni nella necessità di coinvolgere già in questa fase le strutture regionali territoriali in quanto a queste spetteranno i successivi

controlli.

Resta fermo, tuttavia, che ad oltre un anno dall’adozione del modello organizzativo, i suoi obiettivi di semplificazione, omogeneizzazione e standardizzazione delle procedure non sembrano essere stati

effettivamente e pienamente conseguiti, con le auspicate contrazioni dei tempi procedimentali.

3.1.5.3 Pacchetto giovani

La Misura 112 incentiva l’insediamento dei giovani in agricoltura attraverso l’erogazione di un premio unico in

conto capitale di 40.000 euro o in abbuono interessi per un importo capitalizzato non superiore a 30.000

euro. La combinazione del premio in conto capitale e dell’abbuono interessi non può essere superiore a

65.000 euro. L’accesso alla Misura è vincolato alla presentazione di un Piano finalizzato a guidare il giovane

imprenditore nello sviluppo della propria azienda. Il Piano di sviluppo può assumere diversi gradi di

complessità cui corrisponde un aiuto pubblico differenziato.

L’obiettivo specifico della misura “Favorire i processi di ricambio generazionale attraverso l’insediamento di

giovani agricoltori qualificati, l’adeguamento e l’ammodernamento delle aziende agricole” è pienamente

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rispettato dalla modalità di attuazione dell’intervento attraverso il Pacchetto Giovani, promuovendo sia il

miglioramento delle capacità professionali, sia l’adeguamento e ammodernamento delle aziende agricole.

L’universo di riferimento sul quale è stato estratto il campione è costituito dai beneficiari aderenti alla misura

in modalità “pacchetto” che hanno concluso gli investimenti (presentato domanda di Saldo) nell’anno

precedente la prima rilevazione contabile, al 31.12.2010.

Le rilevazioni necessarie all’acquisizione dei dati contabili sono state effettuate secondo la tempistica

seguente, in riferimento al presente rapporto. Le rilevazioni proseguiranno a cadenza annuale sulla base

dello schema di seguito riportato.

Pre-investimento: anno precedente la presentazione della domanda di aiuto (anno 2009);

Post-investimento: anno successivo alla domanda di collaudo (2011)

Considerando l’elevata percentuale di aziende beneficiarie dell’insediamento che racchiudono

all’interno del “pacchetto” la Misura 114, i dati primari necessari alle analisi valutative sono stati

rilevati attraverso una sezione specifica del questionario sottoposto al campione dei beneficiari della

Misura 112.

Il questionario è stato strutturato in modo da restituire informazioni utili a soddisfare i profili di

efficacia ed efficienza previsti dal QCMV: stima degli indicatori di risultato e impatto e risposta alle

domande valutative che sono articolate secondo la logica di intervento della Misura rivolta ai giovani.

L’analisi è stata articolata in base agli obiettivi operativi e prioritari previsti dal PSR della Regione Lazio. Di

seguito si riportano le principali risultanze emerse.

Il pacchetto aziendale ha consentito di favorire la rilevazione di aziende da parte di neo insediati orientati ad

un miglioramento strutturale dell’azienda rispetto alla sostenibilità economica ed ambientale.

Per il “pacchetto giovani” può essere evidenziato come a fronte di investimenti mediamente meno consistenti

rispetto a quelli realizzati nell’ambito del bando singolo o della PIF, i neo insediati abbiano puntato su

investimenti volti all’introduzioni di innovazioni in azienda, alla qualificazione delle produzioni e

all’accorciamento della filiera attraverso la trasformazione delle produzioni aziendali e la vendita diretta.

Gli effetti della Misura è determinante nel rinnovamento generazionale della classe imprenditoriale agricola

regionale: i cedenti interessati da sostituzione totale nella conduzione hanno un’età media di 62,5 anni

rispetto ad un’età media dei beneficiari di 31 anni; si rileva quindi una riduzione dell’età del conduttore pari a

31,5 anni.

Analizzando i dati forniti dalla CCIAA relativamente alla sezione si rileva, per il periodo 2007-2011, un saldo

negativo tra nuove iscrizioni e cessazioni di 6.604 aziende con una perdita media annua di 1.320 aziende.

Dal grafico appare evidente l’influenza che l’attuazione della Misura ha sulle nuove iscrizioni registrate alla

CCIAA: i nuovi insediamenti finanziati dalla Misura rappresentano una quota consistente di tutte le nuove

iscrizioni registrate nel periodo 2007-2011 (12%).

In un’ottica di futura programmazione si ritiene opportuno proseguire con l’utilizzo e l’incentivo della

progettazione integrata aziendale. A giudizio del valutatore va ulteriormente potenziato e semplificato lo

strumento del business plan informatizzato, al fine di creare un supporto necessario al beneficiario per

l’individuazione delle problematiche aziendali e per il monitoraggio della attuazione del Piano stesso e alla

Regione per presidiare dal punto di vista informativo la performance della Misura.

Le azioni a supporto della qualificazione del capitale umano, in particolare le Misure 111 e 114, hanno fatto

registrare performance al di sotto delle aspettative del programmatore. La rimodulazione finanziaria

approvata nel corso del 2011 ha ridotto la dotazione finanziaria delle misure 111 e 114 rispettivamente di

2,5 e 14 milioni di euro, rispettivamente il 31 e il 77% della dotazione iniziale.

In parte l’attuazione delle due Misure, ed in particolare della 114 si è legata al “pacchetto giovani”, dove la

richiesta dei neo insediati di servizi di consulenza aziendale è presente nel 78% dei casi. Molto più basso è

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stato il ricorso alla formazione prevista dalla 111, solo il 10% dei neo insediati hanno previsto tale Misura nei

Piani Aziendali.

L’analisi di contesto aveva evidenziato un deciso fabbisogno in azioni di formazione e informazione rivolte

alla qualificazione degli imprenditori agricoli e forestali. Il fabbisogno era giustificato dalla bassa incidenza

nel Lazio (Eurostat, 2000) di capi di azienda con una formazione agraria elementare (3,8%) o completa

(2,2%), non adeguata alle crescenti richieste di adattamento del settore agricolo ai criteri di sostenibilità

ambientale dei processi produttivi e di competizione sul mercato.

L’obiettivo era innalzare l’incidenza dei capi di azienda agricola con una formazione agraria di base, almeno

fino al 5% circa. L’aggiornamento (Eurostat, 2005) dell’indicatore iniziale di obiettivo n. 4 – Istruzione e

formazione nel settore agricolo – ha fatto rilevare un incremento sia del numero, sia dell’incidenza dei capi

d’azienda con istruzione agraria di base, fino al 6,8%. La situazione regionale rimane comunque inferiore a

quella nazionale, dove la percentuale di capi d’azienda agricola dotati di un’istruzione agraria di base è pari a

8,2%.

Il giudizio del Valutatore è che a fronte di un’esigenza formativa, espressa soprattutto dai giovani, non c’è

stata una adeguata offerta formativa soprattutto per quanto riguarda le tematiche proposte: vi è una

richiesta di percorsi formativi atti a risolvere specifiche esigenze aziendali che richiedono un’impostazione

meno generalista (legata all’acquisizione del requisito della professionalità) e più mirata alle attività aziendali.

A tal proposito, l’apprezzamento dei partecipanti ai corsi di formazione è piuttosto positivo soprattutto per

quanto riguarda l’azione di tutoraggio aziendale, azione che per sua natura è ritagliata sulla risoluzione delle

problematiche aziendali.

Analogamente, i neo insediati valutano positivamente la consulenza ricevuta attraverso la Misura 114: in

generale il giudizio è molto positivo su tutti gli aspetti ed in particolare è stata apprezzata la rispondenza

della consulenza alle aspettative iniziali e la coerenza dei contenuti rispetto agli obiettivi dichiarati.

Tale aspetto dovrà essere analizzato dalla Regione in vista delle futura programmazione, laddove viene

raccomandato “che il trasferimento di conoscenze e le azioni di informazione non dovrebbero limitarsi ai

classici corsi di formazione, ma assumere forme più confacenti alle esigenze degli operatori rurali”. “In

quest'ottica vanno quindi promossi seminari, coaching, attività dimostrative, azioni di informazione, come

pure programmi di scambi o di visite interaziendali di breve durata.” (Punto n. 14 dei Considerata della

proposta di nuovo Regolamento FEASR).

In più il Valutatore ritiene che da un lato venga maggiormente presidiata la fase di selezione degli Enti che

erogano formazione e dall’altro che l’AdG si debba dotare di un adeguato sistema di monitoraggio in grado di

supervisionare non solo le attività dell’Ente di formazione ma anche le informazioni inerenti i destinatari delle

attività (i formati).

3.1.3 Rapporto Tematico Filiere agroalimentari

L’obiettivo dell’approfondimento tematico è la verifica del contributo del PSR al superamento delle principali

criticità/esigenze emerse dall’analisi SWOT per ogni settore/comparto produttivo prioritario interessato dal

programma.

In particolare l’analisi dell’evoluzione dell’agroalimentare regionale ha riguardato i seguenti comparti

produttivi: lattiero-caseario, olivicolo, ortofrutticolo, florovivaistico, carne, cerealicolo, ovicaprino, vitivinicolo,

biologico e tabacco; si tratta delle filiere individuate nel PSR che incidono in misura maggiore sul valore della

produzione agricola regionale e che rivestono, come nel caso specifico della filiera biologica, un ruolo chiave

nell’ambito dell’integrazione tra obiettivi di crescita economica e sviluppo sostenibile della produzione

agricola.

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Le analisi condotte sul contesto socio-economico, ambientale e territoriale hanno costituito il punto di

partenza per la conoscenza della varietà delle condizioni sociali, economiche e ambientali dell’intero territorio

regionale. L’approfondimento sulla competitività del sistema agricolo e agroalimentare regionale e sulle

principali filiere produttive è integrato con dati aggiornati, rilevati da fonti ufficiali (ISTAT; SINAB), che

hanno consentito di aggiornare i punti di forza e di debolezza, le disparità, le carenze e le potenzialità di

sviluppo rurale del territorio regionale al fine di determinare l’attualità o meno dei diversi fabbisogni indicati

all’interno del PSR 2007-2013 del Lazio.

Il lavoro considera i recenti cambiamenti nelle misure di politica agricola delle Organizzazioni Comuni di

Mercato e si pone come ulteriore obiettivo quello di verificare se i fabbisogni individuati nell’analisi di

contesto rispondono a specifiche emergenze quali i cambiamenti climatici, l’efficienza energetica e la

gestione delle risorse idriche. Sono queste, infatti, le problematiche principali che, portate all’attenzione

anche nel dibattito sulla verifica dello “stato di salute” (Health Check) della Politica Agricola Comunitaria

(PAC), sono state individuate, alla conclusione del negoziato a Bruxelles, come nuove sfide e quindi inserite

come priorità comunitarie nei nuovi orientamenti strategici comunitari per lo sviluppo rurale.

Nell’ambito della valutazione del PSR il Valutatore indipendente ha inserito nei questionari utilizzati per le

indagini afferenti alle Misure 112 e 121 delle domande ad hoc che, sottoposte ai soggetti beneficiari, hanno

consentito di raccogliere la percezione che gli stessi hanno rispetto agli obiettivi prioritari individuati. Tali

informazioni sono quindi state utilizzate per completare i dati presi come riferimento per l’aggiornamento del

contesto agroalimentare regionale.

Le analisi condotte evidenziano in generale per la maggior parte dei settori produttivi (lattiero-caseario,

olivicolo, cerealicolo, vitivinicolo, florovivaistico e tabacchicolo) una buona corrispondenza tra i fabbisogni

prioritari individuati dall’analisi di contesto all’interno del PSR e gli investimenti realizzati. In particolare per la

Misura 121 gli interventi si rivolgono al miglioramento della qualità dei prodotti ed è interessante notare

come questa tipologia di investimenti sia spesso collegata da una parte all’aumento della sostenibilità

ambientale delle produzioni agricole (con interventi rivolti principalmente al risparmio energetico, al

risparmio idrico e all’utilizzo energetico degli effluenti zootecnici) e dall’altra all’introduzione di innovazioni

all’interno del processo produttivo (come ad esempio l’acquisto di macchine e impianti specializzati). Per la

Misura 123, invece, risultano coerenti gli interventi per l’introduzione e l’implementazione dei sistemi di

tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti e per l’ammodernamento degli impianti e delle strutture di

trasformazione, confezionamento e commercializzazione.

Nei settori della carne e ortofrutticolo gli interventi previsti non risultano sempre pertinenti ai fabbisogni

prioritari di intervento evidenziati per gli stessi; in particolare nel settore ortofrutticolo non figurano

interventi volti alla valorizzazione e riqualificazione delle produzioni tipiche e tradizionali, tramite la

realizzazione di partenariati locali e la creazione di marchi collettivi; maggiore attenzione è posta invece alla

sostenibilità ambientale e al miglioramento qualitativo delle produzioni. Nel settore della carne è importante

sottolineare la presenza di interventi di valorizzazione delle peculiarità degli allevamenti con particolare

riferimento alle razze autoctone, nonché di ammodernamento e riconversione delle strutture aziendali

finalizzate alla realizzazione della filiera corta.

Nel settore ovicaprino gli interventi della sembrano poco coerenti rispetto ai fabbisogni emersi dall’analisi di

contesto. In particolare si rileva la necessità di interventi volti alla valorizzazione dei prodotti della pastorizia,

facendo leva sull’ampia differenziazione dei prodotti tipici e tradizionali, nonché sulle certificazioni di prodotto

e di processo.

Anche in termini di coerenza la selezione degli interventi previsti dal PSR è stata svolta sulla base di priorità

settoriali e territoriali correlate ai fabbisogni di intervento emersi dall’analisi di contesto dei settori agricolo,

agroindustriale e delle principali filiere produttive. In generale si riscontra una buona coerenza tra i

fabbisogni del sistema agricolo e agroindustriale e i criteri di selezione adottati per la Misura 121. In

particolare le priorità assolute riguardano il Pacchetto giovani e la qualifica di IAP (Imprenditore Agricolo

Professionale); mentre le priorità relative riguardano le priorità settoriali di comparto (in funzione del settore

produttivo e del territorio), le priorità di comparto (in funzione del settore produttivo) e altre priorità relative

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(stabilite in funzione di requisiti soggettivi, della tipologia di intervento, ecc.). A livello territoriale inoltre sono

individuate come prioritarie le “aree con problemi complessivi di sviluppo” rispetto alle “aree rurali ad

agricoltura intensiva e specializzata”; vale infine sottolineare che risultano prioritari gli interventi nelle

aziende che, nell’ultimo biennio, sono state oggetto di eventi calamitosi che hanno determinato danni alle

strutture e/o alle produzioni.

A livello settoriale si rileva che nel comparto latte alimentare fresco e florovivaistico i fattori di valutazione

sono complessivamente in linea con i fabbisogni prioritari premiando, in particolare, gli investimenti

finalizzati all’ammodernamento, alla realizzazione e alla riconversione delle strutture aziendali per

l’incentivazione della filiera corta (latte alimentare fresco) e per la riduzione dell’impatto ambientale

(florovivaistico). Anche nel settore olivicolo si evidenzia una buona coerenza tra criteri e priorità grazie alla

promozione degli interventi di razionalizzazione dei costi di produzione e di miglioramento della qualità del

prodotto attraverso l’introduzione di tecnologie innovative.

Nel comparto cerealicolo, del latte trasformato e della carne i criteri di selezione considerati premiano gli

investimenti finalizzati al miglioramento della qualità dei prodotti, anche nella fase di stoccaggio

(cerealicolo), puntando sulle produzioni biologiche (latte trasformato) e sul miglioramento dei sistemi di

tracciabilità dei prodotti (cerealicolo e carne).

Per il comparto ovi-caprino i criteri di selezione che premiano gli interventi di miglioramento fondiario, di

realizzazione di caseifici aziendali e di introduzione di macchinari ad alto contenuto tecnologico, in particolare

verso gli impianti di mungitura, non appaiono del tutto coerenti con i fabbisogni prioritari; quest’ultimi sono

maggiormente rivolti alla concentrazione dell'offerta finalizzata ad arginare il fenomeno della polverizzazione

aziendale e alla riduzione dell’impatto ambientale degli allevamenti oltre che al miglioramento del benessere

animale.

Nell’ambito della Misura 123 Azione 1 “Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli” i criteri di

valutazione danno maggior rilievo alle micro, piccole e medie imprese che operano nel campo della

trasformazione e commercializzazione dei prodotti agro-alimentari; il sostegno è concesso nell’ambito dei

seguenti comparti produttivi: latte trasformato, ovi-caprino, cerealicolo, ortofrutticolo, olivicolo, vitivinicolo e

florovivaistico. Per gli altri comparti (carni bovine, avicole e suine escluse ovi-caprine, colture industriali, ivi

comprese le patate ed oleoproteaginose e latte alimentare fresco) gli interventi possono essere proposti

Risulta pertinente l’individuazione delle priorità territoriali di comparto all’interno delle aree omogenee A e B

(“aree rurali con problemi complessivi di sviluppo” e “aree rurali intermedie”) per i comparti vitivinicolo,

olivicolo, cerealicolo e ortofrutticolo. Per il comparto del latte trasformato i criteri di selezione premiano tre

aree su quattro, con l’esclusione di tutte le produzioni collocate all’interno delle “aree ad agricoltura intensiva

e specializzata”. Vale sottolineare che per ogni comparto, nel caso di interventi ricadenti in diverse aree,

l’assegnazione dei punteggi avviene secondo il principio della prevalenza finanziaria e pertanto la priorità è

assegnata in funzione dell’area ove ricade l’intervento con la più alta spesa ammissibile.

Per i comparti del latte trasformato, cerealicolo, ortofrutticolo, vitivinicolo e florovivaistico i criteri di selezione

risultano allineati ai fabbisogni individuati per gli interventi di ammodernamento e adeguamento degli

impianti di trasformazione, condizionamento (florovivaistico), confezionamento (florovivaistico) e

commercializzazione. Nei settori ortofrutticolo e florovivaistico si valorizzano inoltre gli interventi che

prevedono l’utilizzo di scarti e sottoprodotti per la produzione dell’energia verde; diversamente nei settori

ovi-caprino e olivicolo è scarso il peso attribuito a tali interventi. Sia nel settore olivicolo che nel vitivinicolo,

infine, i fattori di valutazione della misura 123 risultano idonei al soddisfacimento dei fabbisogni specifici

rivolti all’aumento della qualità e tracciabilità dei prodotti.

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3.1.4 Rapporto Tematico Comunicazione

Il Rapporto tematico è stato specificamente previsto dalla Regione Lazio al fine di consentire alla

Amministrazione Regionale di acquisire elementi di valutazione utili a verificare l’efficacia della

comunicazione istituzionale del PSR.

Il rapporto è stato sviluppato in accordo con l’AdG in modo da indagare l’efficacia della comunicazione

istituzionale rispetto a tre target principali della comunicazione: i beneficiari del PSR, i potenziali beneficiari e

i testimoni privilegiati.

L’analisi è stata sviluppata tenendo conto che per ogni gruppo target vi è una domanda di valutazione

differente:

per i beneficiari del PSR sono stati indagare i canali attraverso i quali sono venuti a conoscenza del

PSR;

per i potenziali beneficiari è stato verificato il grado di conoscenza del PSR e degli strumenti di

comunicazione istituzionale, valutandone così l’efficacia;

per i testimoni privilegiati è stato invece approfondita la loro funzione di intermediazione nel

veicolare la comunicazione istituzionale ai propri associati.

Non è stato oggetto di indagine l’universo della collettività, perché non considerato prioritario per valutare

l’efficacia della comunicazione e perché interessato da azioni di comunicazione più generaliste realizzate su

media regionali/nazionali.

In accordo con l’AdG, al fine di rendere le indagini più mirate e rappresentative dei soggetti “target” della

comunicazione, la metodologia proposta prevede la realizzazione di 800 interviste ad un campione di

soggetti rappresentativi dell’universo dei Testimoni Privilegiati e dei potenziali beneficiari.

I soggetti sono stati individuati insieme alla Regione (vedi par. 3.2). Le prime, 400 interviste sono state

realizzate in occasione del presente rapporto mentre le restanti 400 saranno realizzate successivamente in

occasione della valutazione ex post. Con tale numerosità campionaria sarà possibile restituire informazioni

con margini di errore contenuti (tra il 5 e il 6%).

L’analisi sui beneficiari del PSR, limitata a coloro i quali avevano concluso gli investimenti al 31.12.2011,

è stata condotta attraverso indagini dirette ad un campione rappresentativo di 168 soggetti, rappresentativi

di un universo di 616 beneficiari del PSR.

I risultati sono stati presentati in maniera separata per i beneficiari privati delle Misure 111, 112, 121, 123,

311 e per i soggetti capofila dei PIF (Progetti integrati di filiera).

Per i beneficiari privati, il 26% viene a conoscenza delle opportunità attraverso la comunicazione

istituzionale, tale percentuale è molto variabile tra comparti; si passa dal 50% degli orientamenti misti, al

40% dell’olivicolo fino a scendere allo 0% del florovivaistico e tabacchicolo. All’interno di questa classe, il sito

internet della Regione Lazio rappresenta il canale di comunicazione più utilizzato, in media il 98%, seguito

dalle newsletter con appena il 2%.

La fonte di informazione principale (per la totalità dei beneficiari) proviene da fonti non istituzionali, che, in

ordine di importanza, sono rappresentate dalle organizzazioni professionali (associazioni di categoria), dai

professionisti (ordini e studi) e dal passaparola con altri agricoltori.

In base a tali evidenze, l’indagine condotta sui testimoni privilegiati è stata impostata, come già menzionato

tenendo conto della funzione di mediazione svolta e dunque ponendo l’accento sulla fruibilità del materiale

comunicativo/informativo predisposto dalla Regione.

Chi tra i beneficiari affermato di essere a conoscenza dei canali di comunicazione istituzionali sono circa il

32% del totale, di questi, la quasi totalità (il 91%) li giudica efficaci e il 9% molto efficaci. Nessuno esprime

un giudizio negativo.

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Il dato sulla conoscenza degli strumenti di comunicazione disaggregato per zone del PSR, evidenzia come

nelle aree A (poli urbani) e B (area ad agricoltura specializzata) il livello di conoscenza dei canali di

comunicazione istituzionali sia più elevato che nelle aree C e D, il 50% dei beneficiari a fronte

rispettivamente del 29% e del 33%.

Questo dato, messo in relazione con l’indicazione fornita sul sito internet regionale come principale fonte di

comunicazione, potrebbe indicare che in aree meno raggiunte da linee ADSL quel tipo di comunicazione

istituzionale sia meno fruibile. Tale considerazione viene anche avvalorata dalla composizione del campione

di beneficiari al 31.12.2011, che è per lo più composto da giovani agricoltori (112 ma più in generale

beneficiari del pacchetto giovani che intersecano anche le Misure ad investimento, la formazione e la

consulenza) e da aziende agricole che diversificano le attività, in larga maggioranza, verso attività

agrituristiche. Si tratta di un campione di imprenditori abituati ad utilizzare internet, anche come strumento

per promuovere le attività aziendali.

Solo il 21% dei beneficiari sa dire con esattezza cosa è il FEASR, di questi il 71% conosce il tasso di

partecipazione della quota UE. La lettura dei dati per zona PSR, consente di evidenziare come nelle aree C e

D il grado di conoscenza del FEASR è sotto il 21%, in particolare è pressoché assente per i beneficiari delle

aree D. Vale la pena sottolineare, che il grado di conoscenza è riferito al Fondo, mentre la consapevolezza

che il finanziamento proviene dall’Unione Europea è presente in tutti i beneficiari.

Per quanto riguarda i soggetti capofila delle PIF la principale fonte di informazione è rappresentata da

Associazioni di categoria, ordini e studi professionali (59%), i canali istituzionali sono indicati dal 32% degli

intervistati (sito web e newsletters). Questi dati confermano l’importanza strategica che riveste la

comunicazione operata dai canali non istituzionali.

Tutti i capofila conoscono gli strumenti di comunicazione messi a punto dalla Regione, ed il giudizio sulla loro

efficacia è complessivamente positivo.

Per quanto concerne i testimoni privilegiati, il 68% del campione di intervistati usa il proprio sito web per

veicolare le opportunità previste dal PSR, il 58% anche attraverso materiali appositamente redatti per essere

scaricati via internet. Meno della metà dei testimoni privilegiati produce materiali informativi cartacei. Il 35%

degli intervistati inoltre produce newsletter informative e circa un quarto utilizza per la comunicazione

pubblicazioni periodiche.

Per quanto riguarda il gradimento sugli strumenti di diffusione messi a punto dalla Regione per promuovere

le opportunità offerte dal PSR c’è un giudizio generale più che positivo: per tutte le tipologie, infatti, oltre

l’80% degli intervistati esprime un livello di gradimento alto o medio.

Diverso è il giudizio dei testimoni privilegiati rispetto alle tematiche oggetto della comunicazione istituzionale,

. può essere messo in risalto che, a parte la diffusione delle opportunità del programma, giudicata poco

efficace dal 15% degli intervistati, per le altre tematiche un giudizio negativo viene espresso un media da un

testimone privilegiato su cinque (Diffusione dei bandi e assistenza, risultati raggiunti dal programma,

diffusione buone prassi, sensibilizzazione su tematiche chiave relative alla futura programmazione).

Va sottolineato comunque che l’82% del campione reputa la comunicazione istituzionale efficace.

Per quanto riguarda i potenziali beneficiari, i risultati sono differenti tra soggetti pubblici e privati. Per

i beneficiari pubblici il grado di conoscenza del PSR è elevato, circa l’80% del campione di intervistati sa

cosa è il PSR.

Il 20% che non conosce il PSR stato ha manifestato l’intenzione di essere informato sulle opportunità di

finanziamento e in particolare indicando due canali: internet (siti web istituzionali) il 64%, le newsletter

informative (via e mail) il 36%.

Il 60% tra coloro che hanno dichiarato di conoscere il PSR, ha indicato nel Sito della Regione Lazio la fonte

principale di conoscenza. Il restante 40% ha segnalato i bollettini e la newsletter della Regione (10%), il

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passaparola con operatori agricoli (10%) o con soggetti tecnici del settore (7%) gli strumenti mediante i

quali ha appreso delle opportunità del PSR.

A tutti i soggetti del campione che conoscono il PSR – qualunque fosse stato l’input informativo di partenza–

è stato chiesto se fossero a conoscenza della comunicazione istituzionale, e in caso affermativo di esprimere

un giudizio sugli strumenti di comunicazione istituzionale. Il 19%, ha conoscenza del PSR ma non degli

strumenti di comunicazione istituzionali e pertanto non ha espresso un giudizio di merito, il restante 81%

che è a conoscenza degli strumenti di comunicazione istituzionali ne attribuisce un’efficacia media (74%) o

alta (26%). Nessun soggetto ha espresso un giudizio negativo.

Al campione di beneficiari che ha indicato di essere a conoscenza del PSR, è stato chiesto di esprimere -

attraverso un gradimento alto, medio o basso, un’indicazione su quali canali preferirebbe essere informato/a

sui temi dell’agricoltura e dello sviluppo rurale. Lo strumento del Sito Internet (81%) ha incontrato un

gradimento più alto. Anche le Newsletter informative/mail hanno incontrato un alto gradimento quale mezzo

di comunicazione (69%). Tale strumento è anche quello che, a giudizio degli intervistati deve essere

potenziato.

Merita, di essere sottolineato che il 71% dei potenziali beneficiari pubblici che conosce il PSR, ha dichiarato

di aver presentato domanda a valere sul PSR 2007-13, di questi, il 50%, ha ottenuto il finanziamento, il

37% ha le domande in fase di istruttoria e il 13% non ha ottenuto il finanziamento. Per quest’ultimi, la quasi

totalità non ha ottenuto il finanziamento per carenze documentali o per errori legati alle condizioni di

ammissibilità.

Infine la conoscenza di chi finanzia il Programma di Sviluppo Rurale è vaga, l’81% indica sempre l’Unione

Europea tra i soggetti finanziatori, il 43% la Regione Lazio, solo il 15% lo Stato Italiano.

Per quanto concerne i potenziali beneficiari privati, il dato rilevante che emerge dall’indagine – e al

contempo preoccupante - è che solo il 17% degli intervistati ha dichiarato di conoscere il PSR.

Questo dato messo in relazione con struttura del campione degli intervistati (rappresentativo delle aziende

che ricevono il periodico Lazioinformazione) lascia supporre che si tratti, in larga parte, di aziende agricole

non competitive non abituate a confrontarsi con strumenti di sostegno finanziario agli investimenti. Questa

supposizione può essere sostenuta da due elementi:

a) il fatto che il campione di aziende intervistate è fortemente sbilanciato sulle fasce di età più

avanzate (oltre il 92% delle aziende intervistate, con conduttore sopra i 50 anni e il 56% over 65);

b) il fatto che ad una successiva domanda sulla “propensione all’investimento”, solo una bassa

percentuale, il 2%, dichiara di aver realizzato investimenti negli ultimi 5 anni.

Il 12% di chi non conosce il PSR gradirebbe essere informato sulle opportunità del PSR – l’88% non mostra

interesse - di questi, il 31% gradirebbe essere informato in occasione di convegni, fiere, incontri, il 24%

attraverso le associazioni di categoria e una percentuale analoga attraverso televisione e radio.

Il grado di conoscenza, su chi afferma di conoscere il PSR (17% degli intervistati), è soddisfacente per gli

imprenditori che appartengono alle classi che vanno dai 18 ai 50 anni mentre arriva al 5% per gli

ultrasessantenni, ma come menzionato sopra, le aziende intervistate con titolari compresi tra i 18 e i 50 anni

rappresentano il 9% del campione. Il 60% ne è venuto a conoscenza attraverso le organizzazioni

professionali, il 35% attraverso il passaparola con altri agricoltori. Solo una quota residuale pari circa al 2%

attraverso canali che possono essere ricondotti direttamente a campagne realizzate dalla Regione. Anche in

questo caso emerge il peso e l’importanza delle Associazioni di Categoria nel veicolare le opportunità del

PSR.

Tra chi conosce il PSR più della metà (53%) conosce anche gli strumenti di comunicazione della Regione. Il

29% li giudica efficaci, il 24% li giudica inefficaci. Dunque all’interno di chi conosce gli strumenti di

comunicazione, il giudizio tra chi li giudica efficaci e poco efficaci è molto vicino.

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Chi conosce gli strumenti di comunicazione del PSR predilige l’informazione cartacea, un dato che in qualche

modo può essere ricondotto alla composizione del campione. Il 46% predilige le riviste cartacee, il 38%

anche materiali informativi disponibili presso fiere, convegni, il 28% newsletter via mail, il 20% il sito web

della Regione.

Sul potenziamento della comunicazione istituzionale la maggioranza, il 45% indica i canali dei media

tradizionali: televisioni e radio (25%) e giornali e testate specializzate (20%).

Sul grado di conoscenza di chi finanzia la politica di sviluppo rurale, rispetto a quanto rilevato per i potenziali

beneficiari pubblici, cresce la percentuale di chi non sa e non risponde, il 20% a fronte del 4% rilevato sui

pubblici. Solo il 10% individua la risposta esatta, più della metà individua l’Unione Europea tra i finanziatori,

il 44% la Regione Lazio e il 20% anche lo Stato italiano.

Le raccomandazioni sono state articolate per i diversi target della comunicazione analizzati.

Per quanto concerne i beneficiari privati, alla luce delle indagini condotte, l’unico elemento che emerge

riguarda il basso grado di conoscenza dello strumento FEASR. Tale dato può suggerire di realizzare una

azione di sensibilizzazione mirata sulla conoscenza del FEASR.

Ciò che emerge dalle interviste è che per veicolare le opportunità del PSR diventa strategico ragionare sulla

comunicazione di secondo livello operata, e dunque mediata, da Associazioni di categoria e ordini

professionali, che, come visto dalle indagini, hanno rappresentato il canale di informazione principale per i

beneficiari del PSR.

Diventa centrale individuare i referenti al’interno di tali organizzazioni che si occupano della comunicazione

verso associati e iscritti, al fine di coordinare e supportare le azioni di comunicazione. In particolare, dai

giudizi espressi dai testimoni privilegiati sulla comunicazione istituzionale, da un lato viene richiesto un

potenziamento della comunicazione sulla diffusione dei bandi e sull’assistenza. Dall’altro, viene richiesto di

migliorare la comunicazione per quanto riguarda i seguenti aspetti:

i risultati raggiunti dal Programma, perché consentono dare conto di come vengono spesi i soldi del

PSR ad un pubblico più ampio;

la diffusione delle buone prassi, perché rappresentano dei modelli di innovazione e di sostenibilità

che possono essere replicati o acquisiti da un pubblico più ampio, anche tra i potenziali beneficiari;

la sensibilizzazione su tematiche chiave relative alla futura programmazione, in quanto aspetto

strategico per mobilitare gli attori dello sviluppo locale e per consentire una pianificazione degli

investimenti.

Dal punto di vista valutativo, per la realizzazione del prossimo Rapporto tematico, il Valutatore suggerisce di

non realizzare interviste sui testimoni privilegiati (potrebbero essere incrementate le interviste sui potenziali

beneficiari), ma di coinvolgerli insieme alla AdG cercando in momenti di approfondimento sui temi della

comunicazione, attraverso l’utilizzo di focus group.

Per quanto concerne i potenziali beneficiari pubblici, il livello di conoscenza del PSR e degli strumenti di

comunicazione istituzionale è alto: l’80% conosce il PSR e di questi l’81% conosce anche gli strumenti di

comunicazione istituzionale.

Dall’analisi condotta è possibile evidenziare che è proprio il canale informativo istituzionale che ha incontrato

il più alto gradimento (Sito Internet) quale veicolo di informazione, viene indicato dal campione come il

canali di diffusione che dovrebbero essere maggiormente potenziato (74%).

Ciò sta ad indicare che è comunque alta l’aspettativa rispetto all’informazione via internet che attraverso le

nuove tecnologie di comunicazione presenta margini di sviluppo e potenzialità elevate e richiede

aggiornamenti continui. Si ricorda infatti che il sito web regionale è stato modificato sostanzialmente nel

corso del 2011.

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Come sottolineato nelle conclusioni il 71% dei potenziali beneficiari pubblici ha presentato domanda di

finanziamento sul PSR, tra questi il 13% non ha ottenuto il finanziamento per l’inammissibilità delle

domande. E’ una percentuale bassa, ma che sta comunque ad indicare che è necessario potenziare

l’assistenza per la presentazione delle domande dei soggetti pubblici, prevedendo strumenti di

comunicazione mirati, ad esempio utilizzando tutorial sul sito web, che consentano di ridurre al minimo i

rischi di inammissibilità delle domande.

Per quanto riguarda i potenziali beneficiari, la prima raccomandazione è più funzionale alla modalità di

realizzazione del secondo Rapporto tematico previsto sulla comunicazione. Come è stato già sottolineato, il

campione di intervistati, e quindi l’universo di riferimento, non è rappresentativo dell’universo delle aziende

agricole regionali, dati censimento agricoltura 2010, In quell’occasione dovrà essere presa in considerazione

l’opportunità di utilizzare altri elenchi, come ad esempio, l’elenco delle imprese iscritte alla camera di

commercio nel settore agricolo e di settori coinvolti dalle altre Misure (123, 312).

Allo stesso tempo, il basso livello di conoscenza del PSR, solo il 17% lo conosce, e la non volontà di essere

informati per la maggior parte dei soggetti che non conosce il PSR, sta ad indicare come gli agricoltori

coinvolti siano titolari di aziende non competitive. Ad ulteriore conferma di tale supposizione , solo il 2% di

questo gruppo di soggetti ha realizzato investimenti negli ultimi 3 anni.

La raccomandazione è quella di aggiornare gli elenchi dei soggetti a cui vengono inviate i materiali divulgativi

sul PSR, in modo da renderli più indirizzate ad un target di imprenditori agricoli e di imprenditori di altri

settori (iscritti a Camera di Commercio o percettori dei pagamenti diretti del I Pilastro ) che sono

potenzialmente interessati alle opportunità del PSR.

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3.2 Attività di valutazione pianificate

Di seguito vengono illustrate per Asse e tematica di approfondimento le attività che il Valutatore intende

realizzare nel corso delle annualità 2013-2014.

3.2.1 Asse 1: Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale

Misura 111 “Azioni nel campo della formazione professionale e dell’informazione”

Le attività di valutazione previste per la Misura 111 “Azioni nel campo della formazione professionale e

dell’informazione” prevedono la raccolta dei dati primari sia per quanto attiene gli interventi realizzati

nell’ambito della formazione collettiva (azione 1a – Formazione) sia nell’ambito degli interventi di formazione

individuale in azienda (azione 1b – Tutoraggio aziendale).

Azione 1a – Formazione

In merito alle attività da svolgere, il Valutatore è in contatto con il Responsabile di Misura al fine di reperire

dagli Enti di Formazione le informazioni necessarie alla definizione dell’universo di indagine e delle sue

variabili di stratificazione. Tale ricostruzione costituisce la base per l’avvio delle attività di indagine. Definito

infatti l’universo, da questo verrà estratto il campione rappresentativo di formati con successo.

I dati primari verranno acquisiti attraverso un’indagine telefonica da realizzare con metodologia CATI

(Computer Assisted Telephone Interviewing) che sarà rivolta al campione rappresentativo di partecipanti con

successo ai corsi di formazione.

Con le indagini verranno rilevate, attraverso un apposito questionario che contiene domande a risposta

chiusa, una serie di informazioni in merito:

agli argomenti affrontati dal corso, alle ulteriori esigenze formative e alle indicazioni su eventuali

strumenti in grado di migliorare il sistema regionale della conoscenza;

alla sinergia della misura con le altre misure del PSR attraverso la verifica della partecipazione del

formato ad altre misure e al ruolo della formazione rispetto alla facilitazione della suddetta

partecipazione;

alle ricadute delle capacità acquisite durante il corso sulle attività aziendali;

ai mezzi di comunicazione utilizzati dal formato per il reperimento delle informazioni necessarie per la

partecipazione alla misura e la loro efficacia;

alle motivazioni che hanno spinto il formato a partecipare al corso.

Al fine di garantire un’elevata qualità delle interviste e di ridurre al minimo il tasso di caduta si procederà a:

organizzare turni di rilevazione in diversi orari della giornata;

utilizzare rilevatori con esperienza che consentano di ridurre al minimo i rifiuti dell’intervista e le

interruzioni della stessa;

garantire la presenza, durante tutto il periodo di lavoro, di supervisori alla rilevazione con compiti di

controllo dell’attività e, se necessario, di formazione continua degli intervistatori sugli aspetti ritenuti più

importanti o più ostici;

tentare il contatto di ciascun nominativo almeno 6 volte in 6 giorni diversi ed in fasce orarie diverse,

prima di considerarlo “non raggiungibile”.

Azione 1b – Tutoraggio aziendale

Le attività che verranno svolte per l’acquisizione delle informazioni inerenti l’azione 1b – Tutoraggio

aziendale (Interventi di formazione individuale in azienda), proseguirà, come avvenuto nel passato, con la

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rilevazione dei dati primari attraverso un’apposita sezione del questionario somministrato al campione di

beneficiari della Misura 112.

Nella sezione specifica del questionario, attraverso indagini face to face, verranno rilevate le informazioni

inerenti la partecipazione alla formazione individuale e la eventuale ricaduta delle capacità acquisite sulle

attività aziendali.

Per quanto attiene l’universo, il campione e la tempistica delle indagini riguardanti l’Azione 1b – Tutoraggio

aziendale – nell’ambito del Pacchetto giovani, si rimanda alla sezione dedicata alla Misura 112.

Misura 112 insediamento giovani agricoltori

Come già indicato nei precedenti Rapporti Annuali di Valutazione l’acquisizione dei dati primari necessari alla

realizzazione delle attività valutative continuerà con cadenza annuale come previsto dallo schema di seguito

riportato.

2010 2011 2012 2013 2014 2015

Completamento degli interventi

Anno di riferimento rilevazione contabile

Anno di indagine

Completamento degli interventi

Anno di riferimento rilevazione contabile

Anno di indagine

Completamento degli interventi

Anno di riferimento rilevazione contabile

Anno di indagine

Completamento degli interventi

Anno di riferimento rilevazione contabile

Anno di indagine

L’acquisizione di tali dati prevede, pertanto, indagini dirette su campioni di beneficiari statisticamente

rappresentativi.

Le rilevazioni che verranno realizzate nell’anno 2013 avranno come universo di riferimento l’insieme dei

beneficiari che hanno concluso gli investimenti (decreto di pagamento a saldo sia per la Misura 112 sia per la

Misura 121 ) nell’anno 2011. Le rilevazioni necessarie all’acquisizione dei dati contabili saranno effettuate con

riferimento alla situazione post investimento relativa all’anno successivo al pagamento del saldo (2012).

L’estrazione del campione è avvenuta utilizzando il campionamento casuale proporzionale assicurando un

errore campionario massimo del 10% stimato utilizzando come variabile proxy la dimensione finanziaria delle misure ricomprese nel “pacchetto”.

Le indagini verranno condotte con metodologia “face to face” attraverso la somministrazione di un questionario. Le variabili scelte per la stratificazione del campione hanno tenuto conto della modalità di

attuazione (bando singolo, pacchetto giovani) del comparto produttivo prevalente e della localizzazione delle aziende. La scelta delle variabili è coerente con quelle utilizzate nella rilevazione realizzata nell’anno 2011.

Le rilevazioni consentiranno l’acquisizione di informazioni legate alle caratteristiche del giovane agricoltore,

agli effetti delle partecipazione alla misura 112, a quelli connessi con la partecipazione alla misura 121 e ad altre misure eventualmente attuate dal giovane neoinsediato, alle modalità di partecipazione e agli obiettivi e

prospettive di sviluppo aziendale, nonché all’acquisizione di dati primari necessari alla quantificazione dell’indicatore di risultato R2 “accrescimento del valore aggiunto lordo.

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Per la realizzazione dell’indagine si è procederà a:

recuperare il Piano di Sviluppo Aziendale delle aziende estratte a campione;

formare i rilevatori: verranno realizzati incontri con i rilevatori al fine di illustrare il questionario e definire

la tecnica dell’intervista e agli obiettivi dell’indagine;

inviare lettera formale al beneficiario;

contattare telefonicamente il beneficiario per la definizione della data di intervista;

realizzare l’intervista.

Per l’archiviazione dei dati rilevati è stato realizzato un Data Base le cui maschere hanno una struttura simile

alle pagine del questionario al fine di facilitare e ridurre al minimo la possibilità di errore nell’operazione di

data entry.

Di seguito si riporta la composizione dell’universo e del campione da indagare.

Universo: domande con decreto di saldo 112+121 relativo all’ 2011

Variabile per calcolo errore campionario: Importo pacchetto

Errore campionario:10%

Universo

Comparto Bando Singolo Pacchetto Giovani

Totale A B C D A B C D

altro/nd 2 8 9 2 2 3 4 2 32

carne

2 1 16 11 30

cerealicolo

5 7 14

26

florovivaistico

1 1 2 2 6

lattiero-caseario

4 2 15 2 23

olivicolo

5

19 2 26

ortofrutticolo

6 34 52 2 94

ovicaprino

2

18 5 25

tabacco

7

7

vitivinicolo

3 3 6

12

Totale 2 8 9 2 30 51 153 26 281

Campione

Comparto Bando Singolo Pacchetto Giovani

Totale A B C D A B C D

altro/nd 1 2 2 1 1 1 8

carne 4 3 7

cerealicolo 1 2 3 6

florovivaistico

lattiero-caseario 1 4 5

olivicolo 1 4 5

ortofrutticolo 1 8 12 21

ovicaprino 4 1 5

tabacco 2 2

vitivinicolo 1 1 1 3

Totale 1 2 2 1 5 12 35 4 62

La rilevazione dei dati contabili verrà effettuata sulla base dello schema di conto economico adottato dalla

regione per la redazione del PSA. Per la situazione ante investimento verranno utilizzati i dati riportati nel

PSA, mentre la situazione post investimento verrà rilevata in azienda verificando i valori stimati dal

produttore e riportati nel PSA.

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pag. 40

MISURA 113 – PREPENSIONAMENTO DEGLI IMPRENDITORI E DEI LAVORATORI AGRICOLI

La misura è strettamente correlata alla misura 112 con la quale condivide i medesimi obiettivi. I beneficiari del prepensionamento usufruiscono della priorità assoluta collegata alla cessione dell’azienda ad un giovane

beneficiario della Misura 112. Delle 144 domande ammesse a finanziamento, infatti, 124 sono collegate alla cessione dell’azienda ad un giovane beneficiario della Misura 112.

In considerazione della stretta relazione tra la misura in questione e la misura di insediamento dei giovani

agricoltori, le informazioni necessarie alla risposta ai quesiti valutativi verranno reperite da una specifica sezione inserita nel questionario che verrà somministrato ad un campione di beneficiari della misura 112, a

cui si rimanda per ulteriori approfondimenti.

MISURA 114 – Utilizzo dei servizi di consulenza

I beneficiari della misura sono gli imprenditori agricoli e forestali singoli o associati. Tuttavia, i criteri di selezione prevedono condizioni di priorità assolute per i giovani agricoltori che hanno aderito al pacchetto

giovani.

Le aziende che hanno richiesto il saldo nell’anno 2011 sono 175 e di queste 173, sono domande correlate

alla misura 112 insediamento dei giovani agricoltori. Le attività di valutazione, in continuità con quanto già

realizzato, verranno quindi svolte nell’ambito dell’indagine presso i beneficiari della misura 112.

Le rilevazioni saranno finalizzate all’acquisizione di informazioni relative all’oggetto della consulenza erogata,

ad ulteriori eventuali esigenze di consulenza espresse dalle aziende ed alle ricadute della consulenza sulle attività aziendali.

Il campionamento è stato effettuato stratificando l’universo dei saldati nell’anno 2011 per comparto e per

zona e considerando un errore campionario pari al 10% stimato utilizzando come proxy l’importo complessivo delle attività di consulenza realizzate.

Di seguito si riporta la composizione dell’universo e del campione estratto.

comparto

Universo Campione

A B C D Totale A B C D Totale

altro/nd

2 3 3 8

1 1 1 3

carne 1 1 15 8 25

5 3 8

cerealicolo 5 4 10

19 2 1 3

6

florovivaistico 1 2 1

4

1

1

lattiero-caseario 3 1 12 3 19 1

4 1 6

olivicolo 1 1 11 2 15

4 1 5

ortofrutticolo 5 17 23 2 47 2 6 8 1 17

ovicaprino 1

18 6 25

6 2 8

tabacco

7

7

2

2

vitivinicolo 1 4 1

6

1

1

Totale 18 32 101 24 175 5 1 33 9 57

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MISURA 121 – Ammodernamento aziende agricole

In prosecuzione con le attività di indagine realizzate nell’anno 2012, anche nel 2013 verranno realizzate

indagini campionarie secondo la tempistica riportata nello schema seguente

2010 2011 2012 2013 2014 2015

Completamento degli interventi

Anno di riferimento rilevazione contabile

Anno di indagine

Completamento degli interventi

Anno di riferimento rilevazione contabile

Anno di indagine

Completamento degli interventi

Anno di riferimento rilevazione contabile

Anno di indagine

Completamento degli interventi

Anno di riferimento rilevazione contabile

Anno di indagine

Le rilevazioni che verranno realizzate nell’anno 2013, saranno svolte con modalità face to face presso un

campione di beneficiari che hanno terminato gli interventi nell’anno 2011 (ad esclusione degli interventi

collegati al “pacchetto giovani” rilevati nell’indagine effettuata sui giovani beneficiari della Misura 112) con

riferimento all’anno contabile 2012.

L’individuazione delle variabili di stratificazione è strettamente collegata ai profili di analisi che verranno

sviluppati e tiene conto delle priorità programmatiche del PSR Lazio e delle specifiche richieste di approfondimento formulate dall’AdG. I profili di analisi riguarderanno quindi le diverse zone PSR, i settori

produttivi e la partecipazione ai progetti integrati di filiera.

Il questionario da sottoporre alle aziende campione è strutturato per l’acquisizione di informazioni quali-

quantitative, non ricavabili da fonti secondarie, relative ai risultati tecnico-economici di breve e medio-lungo periodo realizzati a seguito degli investimenti, nonché agli aspetti tecnici, organizzativi e gestionali implicati

nella realizzazione degli interventi.

Le rilevazioni necessarie all’acquisizione dei dati contabili faranno riferimento alla situazione:

pre investimento: anno precedente la presentazione della domanda di aiuto rilevata attraverso dati

riportati sul PSA;

post investimento: anno successivo al decreto di saldo.

Per l’estrazione del campione è stato utilizzato il metodo di campionamento casuale proporzionale. L’universo

dei beneficiari, è stato stratificato per comparto produttivo12, per zona PSR (A, B, C, D) e per partecipazione ai Progetti Integrati di Filiera (PIF).

Per la realizzazione dell’indagine si è procederà a:

recuperare il Piano di Sviluppo Aziendale delle aziende estratte a campione;

formare i rilevatori: verranno realizzati incontri con i rilevatori al fine di illustrare il questionario e

definire la tecnica dell’intervista e agli obiettivi dell’indagine;

inviare lettera formale al beneficiario;

12 Nello strato PIF le aziende collegate vengono classificate in base al comparto del PIF ed alla sua localizzazione (desunta sulla base della localizzazione della maggior parte delle aziende collegate al PIF).

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contattare telefonicamente il beneficiario per la definizione della data di intervista;

realizzare l’intervista.

Per l’archiviazione dei dati rilevati è stato realizzato un Data Base le cui maschere hanno una struttura simile

alle pagine del questionario al fine di facilitare e ridurre al minimo la possibilità di errore nell’operazione di

data entry.

Di seguito si riporta la composizione dell’universo e del campione estratto

Universo: domande con decreto di saldo relativo all’anno 2011

Variabile per calcolo errore campionario: volume complessivo degli investimenti

Errore campionario:10%

Universo

Comparto Bando Singolo Progettazione Integrata di Filiera

Totale A B C D A B C D

altro/nd 4 2 4 3

13

carne 2

12 4

18

cerealicolo 5 4 6

15

florovivaistico 2 3 2

7

lattiero-caseario 5 7 13 4

29

olivicolo 3

12

15

ortofrutticolo 5 28 19 2

54

ovicaprino 1

14 2

17

tabacco 3

3

vitivinicolo 4 5 3

2 14

Totale 31 49 88 15 2 185

Campione

Comparto Bando Singolo Progettazione Integrata di Filiera

Totale A B C D A B C D

altro/nd 2

1 1

4

carne 1

3 1

5

cerealicolo 2 1 2

5

florovivaistico 1 1

2

lattiero-caseario 1 2 4 1

8

olivicolo

3

3

ortofrutticolo 1 8 5

14

ovicaprino

4

4

tabacco

vitivinicolo 1 1

2 4

Totale 9 13 22 3 2 49

La rilevazione dei dati contabili verrà effettuata sulla base dello schema di conto economico adottato dalla

regione per la redazione del PSA. Per la situazione ante investimento verranno utilizzati i dati riportati nel

PSA, mentre la situazione post investimento verrà rilevata in azienda verificando i valori stimati dal

produttore e riportati nel PSA.

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MISURA 122 - Accrescimento del valore economico delle foreste

La misura è stata attivata con DGR n. 879 del 28/11/2008 attraverso i due strumenti procedurali utilizzabili

(domanda singola e Progettazione Integrata di Filiera):delle sole 5 domande acquisite, ne risulta istruita

positivamente e ammessa a finanziamento solo una, ricadente in zona montana, per un contributo di 92.993

€ pari ad appena l’1,6% della dotazione totale della misura. Alla data del 31.12.2011, tuttavia, non risulta

alcun pagamento effettuato.

Per ciò che concerne le attività di valutazione da intraprendersi nel prossimo periodo, queste si

concentreranno nell’ approfondimento delle motivazioni che hanno generato performance così parziali

rispetto agli obiettivi definiti dalla Regione Lazio nel programma. L’intento sarà, quindi, quello di

comprendere i meccanismi che hanno indotto una così scarsa partecipazione alla misura da parte dei

potenziali soggetti beneficiari.

Per tali attività ci si potrà avvalere di strumenti e tecniche valutative già consolidate realizzate con

l’intervento e la partecipazione di stakeholders e testimonials privilegiati (focus group, brain storming…).

L’organizzazione e la strutturazione di tali iniziative saranno realizzate dal valutatore di concerto con i

responsabili regionali e con l’ausilio di un esperto del settore. Nel breve periodo, pertanto, risulterà

necessaria un’analisi del contesto forestale regionale tale da far emergere le modalità e le relazioni che

sussistono tra i diversi attori del comparto, nonché la costruzione di un gruppo di lavoro, ovvero, la scelta dei

partecipanti da coinvolgere nelle attività sopra menzionate (il numero può essere compreso tra 10 -15

esperti dell’argomento di cui si andrà a discutere e provenienti dagli ambiti più disparati, comunque

interessati al problema in oggetto).

Misura 123 – Azione 1 Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli

Attività di indagine

L’attività d’indagine per l’acquisizione dei dati primari nel 2013 interesserà un campione di 10 imprese

agroalimentari (62,5% del totale), tutte relative alla modalità di attuazione della Misura con “domanda

singola”13, che hanno fatto richiesta di saldo entro il 31 dicembre 2011, a cui fa riferimento un ammontare di

spesa pari a 3,07 milioni di euro. L’universo è stato stratificato sulla base del settore di attività delle imprese

beneficiarie e dell’area PSR di riferimento. La numerosità campionaria (n. 10 imprese, pari al 62,5%

dell’universo delle imprese con saldo al 2011) è stata determinata con un errore campionario del 10%,

calcolato sulla base della proxy dimensionale investimento/addetti. Nella tabella che segue si riporta

l’articolazione della numerosità campionaria

Campione delle imprese che hanno richiesto il saldo entro il 31.12.2011, stratificato per settore produttivo e per area PSR

Settore produttivo

Area PSR

A B C D Totale

Cerealicolo 1 1 2

Olivicolo 2 2

Ortofrutticolo 2 1 3

Lattiero caseario 1 1 2

Vitivinicolo 1 1

Totale 1 5 4 10

La rilevazione dei dati, ante e post intervento, sarà effettuata attraverso la somministrazione di un

questionario valutativo e la riclassificazione dei conti economici delle imprese a valore aggiunto

(13) Nessun beneficiario dei Progetti di Filiera ha fatto richiesta di saldo entro il 31.12.2011

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(caratteristico), evidenziando la differenza fra il valore della produzione e il costo dei beni e servizi acquistati

presso terzi e consumati nella produzione.

Mediante il questionario verranno rilevati dati di natura quali-quantitativa in relazione agli obiettivi connessi

alla logica di intervento della Misura, alle domande valutative definite del QCMV per la Misura 123 e a quelle

aggiuntive indicate dalla Regione.

Esso è suddiviso in 6 sezioni:

1) informazioni generali (fatturato, numero occupati, sistemi di certificazione, i consumi di acqua, energia

elettrica ed altri fonti energetiche, le finalità degli investimenti, ecc.) ed informazioni relative alla

progettazione integrata di filiera;

2) l’innovazione di prodotto e di processo (tipologia, finalità, effetti, ecc.);

3) la materia prima ed i prodotti finiti (evoluzione dei volumi e del valore della materia prima e dei prodotti

finiti, analisi dei vincoli contrattuali e di altre modalità di fornitura, mercati di riferimento, ecc.);

4) l’efficienza e la competitività dell’impresa (efficienza di costo, miglioramento della produttività, ecc.);

5) energia, ambiente e sicurezza sul lavoro;

6) informazioni generali inerenti l’adesione al PSR (strumenti di comunicazione istituzionale e non,

reperimento delle risorse finanziarie non sovvenzionate, accesso alle agevolazioni al credito, ecc.).

Infine, per quanto riguarda gli aspetti contabili, la documentazione verrà reperita in sede di indagine oppure

presso le Camere di Commercio.

MISURA 123 Azione 2 Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti forestali

Per quanto riguarda le attività di valutazione inerenti la Misura in questione e relative al settore forestale,

sono in corso le indagini dirette presso tutti i beneficiari che hanno concluso i lavori entro il 31.12.2011. Così

come già realizzato in passato, tali attività hanno riguardano la strutturazione di un questionario ad hoc

somministrato a tutte le aziende beneficiarie che hanno fatto richiesta di saldo entro il 31.12.2011. Le

indagini vengono condotte con la tecnica della rilevazione face to face, attraverso il metodo CAPI (Computer-

Assisted Personal Interview) nell’arco di tempo che va da aprile a maggio 2013.

L’obiettivo delle indagini è quello di ricavare informazioni e dati utili alla stima degli indicatori di prodotto e di

risultato, di natura prevalentemente tecnica e socio-economica, predisposti per la valutazione degli obiettivi

specifici ed operativi dichiarati nella misura. La scelta di concentrare le analisi sulle domande con richiesta di

saldo entro la data sopra menzionata è dettata dalla necessità di dover attendere i tempi necessari dalla

realizzazione delle operazioni perché gli effetti degli stessi possano essere resi manifesti e, pertanto, valutati.

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pag. 45

3.2.2 Asse 2: Miglioramento dell’ambiente e dello spazio naturale

Per quanto concerne l’Asse 2, dal momento che le attività di valutazione hanno permesso di entrare nel

merito dei risultati e degli impatti del Programma, nel corso del biennio 2013-2014 si intendono realizzare

due attività principali:

1. un approfondimento, il Rapporto Tematico “Ambiente” previsto dal C.dO, su una tema puntuale: il

“Carbon Footprint dell’allevamento Laziale in conduzione convenzionale e biologico”;

2. analizzare i fattori di criticità che hanno frenato l’adesione alle Misure forestali.

Per quanto riguarda l’approfondimento tematico sul “Carbon Footprint dell’allevamento Laziale in

conduzione convenzionale e biologico”, si vuole indagare attraverso analisi quantitative e qualitativi le

variazione delle emissioni di gas serra in allevamenti di bovini, bufalini e ovini a seguito dell’adesione alla

misura 214, azione 2 (Agricoltura biologica).

L’analisi riguarderà la stima delle emissioni: di metano (CH4) da fermentazione enterica; di metano e

protossido di azoto da deiezioni (CH4 e N2O); di anidride carbonica prodotta dal consumo di carburante ed

elettricità (CO2).

La metodologia di stima sarà sviluppata secondo le linee guida fornite da IPCC (Intergovernamental Panel on

Climate Change) per il comparto zootecnico, e in linea con la metodologia ufficiale utilizzata da ISPRA

(Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) per redigere l’inventario nazionale delle

emissioni. Per una migliore accuratezza delle stime si procederà utilizzando informazioni puntuali e che

meglio caratterizzano i sistemi produttivi analizzati.

Relativamente al sistema di allevamento biologico saranno indicate delle best practices che possono avere

un azione mitigante nei confronti delle maggiori criticità ambientali riscontrate dall’analisi.

L’analisi riguarderà i processi produttivi relativi alle sole fasi di allevamento. Non saranno presi in

considerazioni le emissioni relative alle attività di campo e associate alle pratiche di allevamento. I dati e i

risultati dell’analisi saranno riferiti all’annata agraria 2012.

Alcune delle informazioni necessarie saranno acquisite attraverso un indagine su un campione rilevante di

aziende appartenenti alle diverse tipologie produttive esaminate. Ulteriori informazioni utili alla stima

saranno acquisite attraverso la consultazione di statistiche ufficiali su base Nazionale, Regionale o Provinciale

o calcolati con opportuni modelli di stima.

Le principali informazioni necessarie al calcolo delle emissioni di CH4 per la fermentazione enterica sono:

numero di animali per categoria zootecnica e per tipologia e sistema produttivo (latte-carne;

biologico-convenzionale);

livelli produttivi quanti-qualitativi (Kg di latte, % grasso e proteine del latte, incrementi ponderali);

peso vivo degli animali;

percentuale di animali che partoriscono nell’anno;

attività motoria (pascolamento).

I dati di consistenza per specie e categoria zootecnica potranno essere acquisite dalla consultazione

dell’anagrafe zootecnica (BDN Teramo). I dati produttivi potranno essere acquisiti con quanto riportato in

statistiche ufficiali Nazionali/Regionali, da dati aggregati dei controlli funzionali (Associazione Italiana

Allevatori), da associazioni di categoria (Federbio) e da quanto riportato in bibliografia. Le informazioni sulla

pratica del pascolamento saranno acquisite tramite le interviste.

Le principali informazioni necessarie al calcolo delle emissioni di CH4 da deiezioni sono:

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tipo di stabulazione per specie e categoria zootecnica;

tipo di deiezione prodotta (liquame, letame);

quantità prodotta;

tempi di stoccaggio.

I dati sul tipo di stabulazione adottata dall’allevamento, sul tipo e la quantità di deiezione prodotta e sui

tempi di stoccaggio saranno desunti dalle informazioni acquisite con le interviste e da quanto reperibile in

bibliografia.

Le emissioni di N2O possono essere di tipo diretto, protossido di azoto emesso dalle deiezioni, e di tipo

indiretto vale a dire azoto perso per volatilizzazione e lisciviazione che è successivamente convertito in N2O.

L’analisi riguarderà il calcolo delle emissioni dirette e indirette di N2O.

Le principali informazioni necessarie al calcolo delle emissioni di N2O da deiezione sono:

tipo di stabulazione per specie e categoria zootecnica;

tipo di deiezione prodotta (liquame, letame);

quantità di deiezione prodotta;

quantità di azoto escreta.

La quantità di azoto escreta sarà stimata secondo quanto indicato in bibliografia.

Le principali informazioni necessaria al calcolo sono:

quantità di carburante ed energia elettrica consumata.

Queste informazioni saranno reperite tramite le indagini dirette.

Le emissioni di CO2 da attribuire alla respirazione animale e i processi di fotosintesi e respirazione della CO2

riconducibile alle attività colturali non saranno considerate. Le emissioni di CH4 da fermentazione enterica

relative alla categoria di animali da latte (in svezzamento) non saranno considerate.

Per il calcolo del CH4 prodotto dalla fermentazione enterica si procederà dapprima alla stima dei fabbisogni

energetici per le diverse specie, categorie zootecniche e tipologie produttive in esame. Dai fabbisogni

energetici saranno stimati i kg di CH4 prodotti utilizzando i fattori di conversione indicati per un approccio di

tipo tier 2 come indicato nelle linee guida IPCC (IPCC, 2006). Le emissioni di CH4 prodotte dalle deiezioni

saranno calcolate in funzione della tipologia di deiezione (letame o liquame) secondo la metodologia

utilizzata da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) per redigere l’inventario

nazionale delle emissioni (ISPRA, 2011). Le emissioni di N2O da deiezioni dirette e indirette saranno calcolate

a partire dal quantitativo di azoto escreto (CRPA, 2001) per i corrispondenti fattori di emissione indicati nelle

linee guida IPCC (IPCC, 2006). Le emissioni di CO2 relative al consumo di energia elettrica e di carburanti

saranno computate in accordo a quanto indicato per il mix energetico italiano (ISPRA, 2011) e da quanto

indicato per il calcolo delle emissioni a seguito della combustione di carburanti (Ecoinvent, 2007).

L’impatto ambientale analizzato sarà il riscaldamento globale calcolato su un orizzonte di 100 anni e

l’indicatore dell’impatto ambientale è il kg di anidride carbonica equivalente. Il metano e il protossido di

azoto hanno un proprio potenziale nei confronti del riscaldamento globale (GWP – Global Warming Potential)

che esprime la capacità di esercitare l’effetto serra in relazione al potenziale della CO2 posta

convenzionalmente uguale a 1. Il CH4 e il N2O hanno un potenziale rispettivamente di 25 e 300 volte

superiore a quello della CO2.

I quantitativi di CH4 e N2O stimati per le emissioni da fermentazione enterica e deiezione saranno convertiti

in kg di CO2 equivalente.

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pag. 47

Dalle consistenze delle diverse categorie zootecniche dei due sistemi produttivi (biologico e convenzionale)

saranno calcolati i corrispettivi valori in Unità di Bestiame Adulto (UBA) secondo i parametri indicati nel

bando della misura. I risultati saranno espressi in kg di CO2 equivalente per UBA.

I risultati riportati in kgCO2eq./UBA saranno riferiti per specie, categoria zootecnica e tipologia produttiva

(allevamenti convenzionali e biologici). Al fine di individuare i punti di maggiore pressione ambientale i

risultati saranno espressi anche in funzione dei diversi fattori che caratterizzano il potenziale emissivo

dell’allevamento: fermentazione enterica, management delle deiezioni e consumi energetici. L’individuazione

delle maggiori criticità ambientali consentirà di indicare delle soluzioni tecniche per il contenimento delle

emissioni.

In relazione alla grandezza dell’impatto riscontrato per specie, categoria zootecnica e fase del processo

produttivo saranno indicate delle best practices per il contenimento delle emissioni, che

eventualmente potranno essere introdotte in una o più Misure/azioni del PSR 2014-2020. Tali

pratiche saranno desunte da quanto indicato nella bibliografia di riferimento nazionale e internazionale. Gli

interventi potranno riguardare aspetti gestionali della mandria come l’efficienza produttiva, riproduttiva e

l’aspettativa di vita degli animali; il management delle deiezioni come ad esempio le modalità e i tempi di

stoccaggio, il compostaggio, la digestione anerobica, l’areazione, la separazione solidi/liquidi.

I suddetti interventi sono caratterizzati da un’estrema variabilità in termini di efficacia, complessità e costi di

realizzazione, elementi che non saranno oggetto dell’analisi ma che dovranno essere presi in considerazione

per definirne la sostenibilità caso per caso.

Bibliografia

CRPA, 2001. Liquami zootecnici: manuale per l’utilizzazione agronomica. Edizioni L’Informatore Agrario.

Ecoinvent database v.2.0, 2007. Swiss Centre for Life Cycle Inventories. Available at

http://www.ecoinvent.org/database/

Intergovernmental Panel on Climate Change, 2006. 2006 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas Inventories,

Prepared by the National Greenhouse Gas Inventories Programme, Eggleston H.S., Buendia L., Miwa K., Ngara T. and

Tanabe K. ed. Published: IGES, Japan.

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, 2011, Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2009.

National Inventory Report 2011, ISPRA rapporto tecnico 139/2011.Roma.

Per quanto riguarda il secondo punto, l’adesione alle Misure forestali, si propone la realizzazione, per la metà

del mese di ottobre c.a., un incontro tra esperti sul seguente tema generale: “Le Misure forestali del PSR:

risultati, problematiche, esigenze di adeguamento in vista del prossimo periodo di programmazione”.

Motivazioni e finalità del confronto

Le azioni programmate per il periodo 2007-2013 nell’ambito delle Misure forestali del PSR hanno ottenuto -

nel corso del periodo di attuazione 2008/2012 - una adesione da parte dei potenziali beneficiari e un livello

di attuazione sensibilmente inferiore alle iniziali previsioni. Ciò ha anche determinato e giustificato un

ridimensionamento finanziario di alcune di queste Misure.

I fattori che possono aver condizionato questo parziale insuccesso delle Misure, seppur già oggetto di primi

momenti di confronto tra il Gruppo di valutazione e Responsabili regionali delle Misure, devono essere

ulteriormente analizzati. Ciò sia per una più esaustiva valutazione dell’efficacia dell’attuale PSR, si per poter

individuare, in base all’esperienza svolta e in corso, le necessità/opportunità di adeguamento dell’azione

programmatica, alla luce anche del nuovo quadro normativo e strategico di riferimento.

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A supporto di tale percorso di analisi ed adeguamento e quindi in coerenza con i compiti assegnati alla

Valutazione in itinere del PSR14 si intende realizzare un confronto tra “esperti“avente la finalità generale di

far emergere elementi di analisi e proposte in relazione alla problematica in oggetto. Più specificatamente,

nell’incontro gli esperti saranno chiamati a fornire un contributo di conoscenza e ad esprimere giudizi

relativamente ai seguenti aspetti:

A. la valutazione dello stato di attuazione delle Misure e Azioni in oggetto, sulla base di una lettura collettiva

di una serie di indicatori di natura finanziaria, procedurale e fisica;

B. i fattori che hanno influenzato positivamente e/o negativamente la partecipazione dei potenziali

beneficiari alle varie linee di intervento programmate. Fattori sia “interni” al PSR o più in generale alla

politica di sviluppo rurale (es. vincoli normativi, criteri di ammissibilità e selezione delle domande,

complessità delle procedure tecnico-informative, entità degli aiuti ecc.), sia relativi alle dinamiche del

contesto in cui operano le imprese e che ne condizionano fortemente le scelte gestionali (es. effetti della

crisi economica, dell’andamento dei prezzi di mercato, ecc.);

C. la individuazione di fattibili “soluzioni” per il superamento/mitigazione dei fattori che ostacolano o

comunque scoraggiano la partecipazione degli agricoltori precedentemente individuati, in termini di

modifiche/adeguamenti ai contenuti delle Misure e/o alle procedure di sua attuazione e/o di sviluppo di

attività di supporto (es. informazione, animazione, ecc.).

Tali aspetti definiscono, in linea di massima, l’ambito concettuale entro il quale prioritariamente

indirizzare/focalizzare il confronto tra esperti. Rispetto, invece, alla sequenza e alle modalità con cui essi

verranno proposti e discussi nel corso dell’incontro si rimanda a quanto descritto di seguito.

I partecipanti all’incontro (totale = 10 -12)

All’incontro saranno invitati degli “esperti”, intendendo con essi persone aventi una comprovata, appunto,

esperienza riguardo al tema in discussione; nel caso specifico persone che per l’attività svolta, il ruolo

assunto, le competenze acquisite, sono a conoscenza dei fattori che influenzano/condizionano i processi

decisionali degli agricoltori.

Operativamente, la tipologia degli esperti dovrebbe includere rappresentanti a livello locale delle

organizzazioni agricole, singoli imprenditori agricoli o forestali (beneficiari e non beneficiari delle Misure),

liberi professionisti e tecnici pubblici e/o privati che svolgono attività di assistenza alle imprese agricole,

contoterzisti e vivaisti operanti a supporto degli investimenti forestali, esperti del mondo accademico e/o di

enti di ricerca operanti a livello regionale. Sulla base di queste tipologie, che dovrebbero adeguatamente

rappresentare sia le attitudini positive che quelle negative rispetto alle misure (es. imprenditori che hanno e

che non hanno aderito), l’individuazione dei possibili nominativi da contattare dovrebbe essere concordata

con la Regione, arrivando ad identificare una “rosa” relativamente ampia da confermare sulla base

dell’interesse e della disponibilità dei potenziali interessati. All’incontro parteciperanno, in qualità di

osservatori (e in forma attiva, su richiesta del Moderatore) dei Funzionari della Regione avente ruolo di

responsabilità nella programmazione ed attuazione delle Misure in oggetto.

Relazione finale

Il gruppo di Valutazione, rielaborando il materiale raccolto, con il supporto della registrazione dell’intero

incontro, elabora una relazione finale nella quale verranno sintetizzati i principali risultati dell’incontro, per i

diversi aspetti affrontati, evidenziando gli elementi di condivisione ma anche quelli di eventuale

differenziazione tra i partecipanti. In ogni caso, la relazione non assumerà il carattere di “verbale”

dell’incontro, assicurando quindi anche l’anonimato delle posizioni in esso espresse, ma esclusivamente

quello di sintesi degli elementi ritenuti di maggiore interesse ed utilità ai fini del processo di Valutazione. La

relazione si conclude con una tabella riepilogativa dei vari fattori di criticità e delle proposte di

miglioramento, in ordine decrescente di importanza e priorità.

14 Si ricorda che tra i compiti della Valutazione in itinere vi è non solo quello della analisi e “rendicontazione” degli effetti generati dagli interventi attivati ma anche quello del supporto alla AdG regionale per il miglioramento del Programma.

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3.2.3 Asse 3: Qualità della vita e diversificazione dell’economia rurale

Gli effetti del sostegno offerto dalla Misura 311 sono stati indagati nel corso del 2012 con un’indagine

diretta svolta presso un campione di aziende beneficiarie, con alcune modifiche - soprattutto riguardo alla

tempistica - rispetto a quanto suggerito dalla metodologia comunitaria. Per svolgere l’indagine diretta già in

fase di aggiornamento della Valutazione Intermedia e fornire alla Regione alcuni elementi utili per la

definizione e la stesura del nuovo PSR, si è infatti preferito indagare l’universo dei progetti finanziati, e non

di quelli conclusi, e derogare dal principio dei 2 anni per la “sedimentazione” degli effetti degli investimenti

sovvenzionati, riducendo tale intervallo ad un solo anno. Sono stati quindi anticipati i tempi per la

realizzazione dell’indagine in modo da disporre già a fine 2012 di risultanze utili alla fase di

riprogrammazione.

Quanto fin qui rilevato in azienda è dunque rappresentativo delle 112 domande finanziate al 31 dicembre del

2010; il completamento del dato e l’aggiornamento delle risultanze emerse dall’indagine svolta verranno

effettuati in riferimento alle domande finanziate a partire dal 1 gennaio 2011 con una nuova indagine diretta

presso un campione di soggetti beneficiari da realizzare in fase di valutazione ex-post.

Alcuni aspetti di particolare interesse emersi nel corso dalle indagini dirette svolte nel 2012 potranno

ovviamente essere sottoposti ad ulteriore approfondimento attraverso indagini valutative ad hoc.

Per quanto riguarda le Misure legate alla Qualità della Vita nel corso del 2013 saranno individuate, in accordo

con l’AdG, quattro aree testimone in cui rilevare l’indice di qualità della vita al tempo zero per poi saranno

realizzare i tavoli con i testimoni privilegiati locali. Dato lo stato di attuazione degli interventi dell’Asse 3

nell’ambito degli strumenti della Progettazione integrata adottati dalla Regione (PSL e PIT) fra i criteri

previsti dalla metodologia (cfr RAV 2011) quelli che hanno guidato questa prima individuazione delle aree

testimone, sono i seguenti:

a) aree C e D interessate da PSL o PIT che prevedono interventi sulle misure dell’Asse 3, con

riferimento sia all’obiettivo di diversificazione dell’economia (Misure 311, 312 e 313) sia a quello di

miglioramento dell’attrattività del territorio rurale (Misure 321, 322 e 323);

b) presenza nelle aree di un parco progetto finanziato nell’ambito dell’intero PSR, significativo in

termini di numerosità e qualità degli interventi finanziati (per sostanziare il potenziale contributo del

PSR nel suo complesso all’eventuale variazione T0-Tn ove riscontrata);

c) aree espressione di aggregazioni territoriali permanenti relativamente omogenee e con una propria

dimensione (amministrativa o storico culturale) cui gli stakeholder possano riferirsi con certezza: in

primo luogo sono state individuate le Comunità Montane, all’interno delle quali i Comuni presentano

caratteristiche piuttosto omogenee e problematiche simili: nei casi in cui anche il territorio della

Comunità Montana si dimostrasse troppo ampio la scelta potrebbe essere guidata anche dal criterio

della coincidenza con un Sistema Locale del Lavoro, ove il SLL garantisse riconoscibilità da parte

degli stakeholders. E’ comunque un fattore dirimente la presenza di centri urbani “polarizzanti” che

possono distorcere la percezione dei testimoni in merito alla presenza/assenza, qualità/quantità

delle caratteristiche dell’area indagate.

In base a questi elementi il Valutatore propone una rosa di cinque aree che coincidono con i territori delle

Comunità Montane (riportate nella cartina) situate in 4 province: si tratta delle Comunità Montane Valle del

Comino (Frosinone); Salto Cicolano e Turano (Rieti); Monti della Tolfa (Roma); Monti Cimini (Viterbo).

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Nella tabella 3.2.3.1 vengono illustrati gli interventi finanziati al 31.12.2012 ricadenti nelle CM Laziali

interessate dal Leader e dalle PIT del Gruppo 1, mentre la tabella 3.2.3.2 riassume le presenza/assenza dei

criteri delle sole aree individuate.

La Comunità Montana Valle del Comino in provincia di Frosinone è un aggregato amministrativo quasi

interamente ricadente nell’area del GAL Versante Laziale (da cui resta escluso il solo comune di Viticuso)

che sta attuando una strategia il cui tema catalizzatore è il “Turismo rurale” che contempla l’attivazione

esclusiva dell’Asse 3, tutte le Misure eccetto la misura 323, per un importo complessivo pari a poco meno di

5 Meuro.

Nell’area della comunità inoltre al dicembre 2012 sono stati finanziati 511 interventi a valere sull’Asse 1, 2

(misure 226 e 227) e 3 (Misure 311 e 323 a regia regionale). L’estensione dell’area e la numerosità dei

comuni suggerisce una ulteriore delimitazione da definire di concerto con l’AdG tenendo probabilmente in

conto il fatto che dei 19 comuni di cui si compone, 1215 ricadono nel Sistema locale del Lavoro 357 che si

risolve interamente nel territorio della comunità e potrebbe rappresentare anche un ulteriore elemento di

omogeneità territoriale.

15 I comuni che rientrano nel SLL 357 sono: Alvito, Atina, Belmonte Castello, Casalattico, Casalvieri, Gallinaro, Picinisco, San Biagio Saracinisco, San Donato Val di Comino, Settefrati, Vicalvi, Villa Latina. Altri 4 comuni della C.M., Appennino, Fontechiari, Pescosolido e Posta Fibreno, ricadono nel SLL 361 classificato Sistema del tessile, delle pelli e dell'abbigliamento (CA) nel gruppo Sistemi dell'abbigliamento (CA04).

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Tabella 3.2.3.1: Distribuzione degli interventi finanziati dal PSR (LEADER E PIT) per Comunità Montane

Nella Provincia di Frosinone anche il PSL implementato dal GAL Ernici Simbruini prevede l’attivazione

esclusiva delle Misure dell’Asse 3 per perseguire l’obiettivo di sviluppo del turismo rurale in un territorio

coincidente con quello della Comunità Montana Monti Ernici. Si ritiene però che la presenza nell’area di un

centro urbano “polarizzante” come Fiuggi possa rappresentare un fattore di distorsione della percezione della

qualità della vita nel resto del territorio.

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Tabella 2.3.2.2: Sintesi della presenza dei criteri individuati per la selezione delle aree testimone proposte

AREA PSL o PIT

con Asse 3

Altra Delimitazione

Amministrativa

Numerosità parco

progetti

finanziato con

PSR

Presenza centri

urbani

“polarizzatori”

Valle del Comino Si (PSL) Si (Comunità Montana) Si No

Monti Ernici Si (PSL) Si (Comunità Montana) Si Si

Salto Cicolano Si (PIT) Si (Comunità Montana) No No

Turano Si (PIT) Si (Comunità Montana) No No

Monti della Tolfa Si (PSL) Si (Comunità Montana) No No

Comuni Alta Tuscia Romana Si (PSL) No Si Si

Monti Cimini Parziale PSL _ PIT ? Si Si No

Le Comunità Montane Salto Cicolano e Turano in provincia di Rieti sono interessate dal Progetto

Integrato Territoriale RL 245, al momento l’unico ad aver superato le procedure selettive, sulla base

delle informazioni ricevute dal servizio competente. Si localizzano entrambe in area D, hanno la stessa

densità di popolazione (21 ab/Kmq) anche se nella C.M. di Turano la popolazione residente si distribuisce in

modo più omogeneo nel territorio mentre in quella di salto Cicolano il comune di Borgorose con i suoi 4.500

abitanti concentra il 45% dei residenti.

La Comunità Montana Monti della Tolfa, localizzata in area C della Provincia di Roma è interessata dal

PSL del GAL Tuscia Romana, il cui tematismo catalizzatore è il turismo rurale, perseguito con l’attivazione

(esclusiva) di tutte le Misure dell’Asse 3 per un totale di spesa pubblica prevista pari a circa 4,6 Meuro.

Lo stesso PSL interessa anche altri 5 comuni della provincia di Roma non compresi in Comunità Montana che

si affacciano sul lago di Bracciano (Anguillara Sabazia, Bracciano, Trevignano Romano, Canale Monterano,

Manziana) e nei quali al 2012 risultano finanziati anche 131 interventi nel complesso del PSR; si tratta di

comuni dalla spiccata vocazione turistica gravitanti nell’orbita del centro urbano di Roma, fattori questi che

potrebbero fortemente condizionare sia la percezione della qualità della vita sia il livello dei servizi offerti

come d’altra parte sembrerebbe suggerire l’incremento della popolazione pari al + 32% che si osserva nel

decennio 2001-2010.

Qualora il parere dell’AdG e degli amministratori del GAL fosse favorevole si potrebbe però ipotizzare di

ampliare il territorio proposto dal valutatore aggiungendo all’area della Comunità Montana della Tolfa il

comune limitrofo di Canale Monterano (incluso nell’area geografica dei Monti della Tolfa).

La comunità Montana Monti Cimini in provincia di Viterbo è stata individuata dal valutatore in quanto

potenzialmente coinvolta in modo complementare sia dal PSL del GAL Etrusco Cimino che interessa i

comuni di Capranica, Caprarola, Ronciglione, sia da un PIT non ancora approvato (RL 158) che dovrebbe

realizzarsi nei comuni di Soriano nel Cimino, Bassano in Teverina e Vitorchiano. La compresenza dei due

diversi strumenti di progettazione integrata completa il parco progetti rispetto all’obiettivo “Qualità della

Vita”, che il PSL persegue attivando solo le Misure di diversificazione, mentre la delimitazione amministrativa

della Comunità Montana è un elemento a favore della omogeneità e riconoscibilità del territorio. Da

considerare inoltre il cospicuo parco progetti finanziato nell’area con il complesso del PSR (473 progetti)

nell’ambito degli Assi 1, 2 (Misure 226 2 227) e 3 (Misura 311 e 323).

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Il coinvolgimento contestuale di Rappresentanti istituzionali delle Comunità Montane, capofila di PIT e

Amministratori di GAL può assicurare la individuazione di testimoni privilegiati residenti nel territorio, con

buona conoscenza delle dinamiche locali (e anche delle tematiche del PSR), così come richiesto dalla

metodologia valutativa (Cfr RAV 2011 par. 3.1.3.2.), nonché i supporti logistici (sedi, comunicazioni etc..)

necessari per la organizzazione e l’attuazione dei tavoli sulla qualità della vita.

Una volta definite le aree oggetto di analisi, sulla base dell’esperienza sin qui acquisita dal valutatore nelle

altre Regioni dove la ricerca valutativa è stata condotta, sarà però necessario creare un’occasione divulgativa

e formativa per i soggetti coinvolti per condividere con essi gli obiettivi dell’analisi e i principali aspetti

metodologici, in particolare le selezione dei testimoni privilegiati per i tavoli locali, dalla cui qualità dipende in

buona misura il valore aggiunto che la ricerca può apportare anche in termini di una maggiore conoscenza

dei contesti rurali in cui il PSR opera e che saranno interessati anche dalla futura programmazione.

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3.2.4 Asse 4: Approccio Leader

Per quanto riguarda l’Asse Leader, verrà proseguita l’attività di valutazione sul valore aggiunto del “Leader”.

Nel 2012, la valutazione si è focalizzate sulle procedure attuative, nel corso del 2013-2014, il grado di

integrazione settoriale e multisettoriale delle strategie locali sarà indagato coinvolgendo GAL e beneficiari.

Sarà predisposto un questionario che sarà somministrato ai GAL e successivamente sarà estratto un

campione di beneficiari sui quali andare ad approfondire le risultanze delle indagini condotte sui GAL.

Attraverso il questionario somministrato ai GAL il valutatore ripercorrerà tutti quei processi che possono

essere legati alla generazione di un valore aggiunto. Il questionario è strutturato in modo da “tracciare” il

processo che può generare il valore aggiunto rinvenibile a livello progettuale. Nella tabella seguente sono

illustrate per ogni “specificità” o gruppo di specificità, quali elementi sono stati indagati e con quale finalità.

SEZIONI COSA SI INDAGA FINALITA’

Approccio territoriale 1. Il perché quella scelta 2. Gli elementi identitari 3. Le politiche locali in atto 4. Modelli di governo del territorio in atto 5. Quale tematismo è correlato al territorio

Identificazione elementi legati a: identità, tematismi, politiche in atto e quindi possibili intersezioni nel PSL

Approccio dal basso 1. Animazione Pre PSL: chi l’ha fatta e

risultati 2. Tracciare le idee progetto nate in fase pre

PSL 3. Individuare i soggetti che l’hanno

promossa 4. Animazione post PSL: chi l’ha fatta e

risultati 5. Tracciare le idee progetto nate in fase post

PSL 6. Individuare i soggetti che l’hanno

promossa

Genesi del PSL: Perché quelle Misure, quali priorità, quali idee progetto, quali soggetti (interni/esterni al GAL)

Attuazione: cosa viene sviluppato dai GAL in una fase successiva, chi ne è coinvolto, su quali temi e progetti

Adattamento delle modalità di attuazione delle misure contesto locale

Legame dei criteri utilizzati con: elementi identitari, politiche locali in atto, tematismi, fabbisogni multisettorialità, integrazione e caratteristiche standard.

Far ragionare i GAL sugli adattamenti che hanno compiuto in relazione alle categorie codificate: riescono a puntare verso gli obiettivi che si sono posti?

Multisettorialità e Integrazione

1. Su quale tema sono riusciti ad attivare diversi soggetti/settori? (multisettorialità)

2. Come siete riusciti a promuovere un’integrazione all’interno del PSL?

3. Su quali progetti lo rinvenite (indicazioni fornite su una lista campione progetti finanziati)

Far ragionare i GAL sulle forme di integrazione e multisettorialità possibili e “stimolarli” a individuarli sulle singole domande di aiuto finanziate

Innovazione Non codificata a priori, a ogni GAL si è chiesto di individuare: 1. processi/progetti innovativi nell’attuale Asse

IV 2. Fabbisogni che necessitano di risposte

innovative non intercettati dall’attuale Asse IV

3. Per i GAL “vecchi” processi/progetti innovativi presenti nel Leader + e non finanziabili nell’attuale

1. Identificare le direttrici di innovazione nell’attuale programmazione;

2. Far emergere “risposte” innovative per il futuro

3. Individuare “vecchie” risposte “innovative”

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SEZIONI COSA SI INDAGA FINALITA’

GAL-gestione amministrativa – networking

1. Il ruolo del GAL come “facilitatore” (su quali progetti/processi)

2. Il ruolo del GAL nella costruzione di reti e diffusione di BP (su quali progetti/processi)

3. Il ruolo del GAL come centro di competenze locali (extra Leader) (su quali progetti/processi)

4. Il GAL attore dello sviluppo locali (su quali ambiti di programmazione è coinvolto da altri attori)

5. Quali competenze sono state sviluppate nel corso dell’attuale programmazione

1. Come e dove il GAL riesce a valorizzatore il capitale sociale esistente;

2. Come e dove riesce a costruire capitale sociale;

3. Capire se è riconosciuta la sua “competenza” al di fuori del Leader (Agenzia di Sviluppo)

4. Capire se gli è riconosciuta la sua “azione” nelle sedi in cui le politiche locali si muovono

5. In ultimo comprendere quali nuove competenze sono state sviluppate, cosa sa fare meglio rispetto al passato

Tutti gli elementi rilevati attraverso il questionario dovrebbero necessariamente essere rinvenibili

nell’attuazione delle singole Misure e più in generale del PSL. In particolare, l’analisi valutativa metterà a

fuoco come attraverso un differente “disegno” dei requisiti di accesso alle Misure e la scelta dei criteri di

priorità i GAL hanno efficacemente selezionato delle domande di aiuto in grado di presentare un valore

aggiunto.

In secondo luogo gli elementi di integrazione settoriale e multisettoriale verranno indagati su un campione di

progetti, andando ad analizzare le forme di integrazione e i relativi “gradi”, che esprimono la forza del

legame esistente tra i progetti finanziati dai GAL all’interno del PSL o al suo esterno (altre politiche e con

progetti finanziati attraverso altri programmi).

Il Valutatore ha pertanto proceduto ad una classificazione delle forme di integrazione che possono essere

favorite dai dispositivi attuativi o dalle modalità attuative (a bando, a regia GAL, a gestione diretta) e del

relativo grado di integrazione settoriale (verticale) e multisettoriale (orizzontale) che può essere rinvenuto

nelle domande finanziate. Tutto ciò viene sintetizzato nelle tre tabelle seguenti.

Tabella 3.2.4.1: Forme di integrazione e grado di integrazione settoriale (verticale)

Forme d’integrazione e grado

d’integrazione settoriale

Caratteristiche Esempio

Forma di integrazione

Filiera Azioni/misure che consentono al beneficiario che presenta la singola domanda di aiuto di perseguire un’integrazione con le filiere locali che il PSL intende valorizzare

Misure 121, 122, 123, 311, 312

(filiere corte agroalimentari – filiere turistiche – filiere energetiche)

Politiche locali

Domande di aiuto afferenti a un soggetto “collettivo”o a un singolo che vanno a integrarsi con un politica in atto sul territorio (che può essere riferita anche a un altro programma Cooperazione FESR FSE)

Misure 122, 133, 313, 321, 311 fattorie sociali, Misure attuate a regia GAL

Tematica Integrazione tra domande di aiuto che si riferiscono ad azioni diverse e soggetti diversi guidate da un tematismo puntuale (deve esserci il relativo strumento)

Adesione del beneficiario ad uno strumento costruito dagli stakeholders del territorio (carta di qualità, itinerari, strade)

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Forme d’integrazione e grado

d’integrazione settoriale

Caratteristiche Esempio

Grado di integrazione settoriale

Forte Si distingue in: a) Interna: integrazione tra soggetti

all’interno della stessa domanda di aiuto b) Esterna: integrazione tra domande di

aiuto presentate da soggetti differenti

L’integrazione verticale è forte quando è una scelta volontaria dei soggetti coinvolti

a) Accordi di fornitura ed erogazione di

energia prodotta da fonti rinnovabili, accordi con le aziende agrituristiche nella promozione di un itinerario

b) Domande distinte integrate fra di loro (misure 121-123 e 311-313)

Media L’integrazione non è volontaria ma favorita dai PSL o dall’azione dei GAL

Sostegno alle attività artigianali tipiche del territorio; sostegno alle fattorie sociali per la realizzazione di attività previste dal piano di zona degli interventi sociali e assistenziali.

Debole L’integrazione è del tutto casuale, non governata dal GAL né risultato della volontà dei diversi soggetti

Tabella 3.2.4.2: Grado di integrazione multisettoriale (orizzontale)

Grado di integrazione multisettoriale

Caratteristiche Esempio

Forte L’integrazione prevede un accordo tra soggetti appartenenti a settori differenti (es. pubblico/privato, settori economici distinti). Si distingue in: a) Interna: tra soggetti all’interno della stessa

domanda di aiuto b) Esterna: tra domande di aiuto presentate da

soggetti differenti

L’integrazione orizzontale è forte quando è una scelta volontaria dei soggetti coinvolti.

a) Sostegno a servizi sociali che prevedono la partecipazione in convenzione tra il pubblico e il privato

b) Domande integrate fra soggetti appartenenti a settori diversi (Organismo gestore di un itinerario, misura 313; azienda agricola con punto vendita sull’itinerario, misura 121; microimpresa artigiana con laboratorio e/o spazio espositivo sull’itinerario, misura 312)

Media L’integrazione prevede un collegamento tra soggetti attorno un tema (itinerario, promozione, o politica che lega pubblico e privato, produzione di servizi).

L’integrazione non è volontaria ma favorita dai PSL o dall’azione dei GAL.

Valorizzazione turistica di un itinerario che coinvolge indirettamente gli agriturismi, gli ostelli, gli artigiani, ecc., presenti sull’itinerario

Debole L’integrazione è del tutto casuale, non governata dal GAL né risultato della volontà dei diversi soggetti

Nella Tabella seguente è stata introdotta una ulteriore categoria valida sia per i soggetti beneficiari portatori

di interessi collettivi, che possono svolgere un’azione integrata settoriale o multisettoriale, sia per il GAL

quando svolge una funzione di accompagnamento alla progettualità (es. progetti preliminari).

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Tabella 3.2.4.3: Definizione di azione di sistema

Azione di sistema

Caratteristiche

Azione di sistema

Coincide con:

una “domanda di aiuto” sulle Misure 133, 313, 321, 323, per la valorizzazione di marchi d’area, la promozione del territorio, di prodotti locali, ecc.

una modalità di accompagnamento favorita dal GAL per la realizzazione di uno o più progetti (Azioni a regia) che hanno una ricaduta su un territorio e sui soggetti destinatari degli interventi (interventi coordinati sul patrimonio storico-architettonico, creazione di sistemi museali, interventi per la promozione coordinata del territorio).

Nell’analisi condotta è importante far affiorare come forme di integrazione che si manifestano

spontaneamente attraverso l’applicazione delle misure con strumenti ordinari (bandi regionali) coesistano

con altre che derivano dall’attuazione dell’approccio dal basso. In questo caso, se l’integrazione è ricercata e

promossa dal GAL nell’applicazione delle misure, si può affermare che vi sia una potenziale maggior ricaduta

su tutti i progetti coinvolti.

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4. RACCOLTA ED ELABORAZIONE DEI DATI

Come previsto dalle linee guida del QCMV la fase di giudizio viene supportata dalla raccolta, dall’elaborazione

e dall’analisi dei dati inerenti l’attuazione delle Misure del PSR. Tali dati si suddividono in dati secondari e dati

primari. I primi sono acquisiti attraverso l’utilizzo di fonti informative esistenti (dati di monitoraggio,

documentazione tecnica amministrativa, fonti statistiche, studi..), mentre i secondi vengono raccolti,

attraverso indagini ad hoc, direttamente dal valutatore.

Di seguito si propone una descrizione a carattere generale di tali attività Asse in relazione alle principali

fonti/strumenti fino ad oggi utilizzate per l’acquisizione o raccolta delle informazioni.

Per quanto concerne le fonti primarie vengono descritte le principali attività che il valutatore ha realizzato nel

corso del 2011 e nei primi tre mesi del 2012 in vista della aggiornamento della valutazione intermedia.

4.1 Acquisizione dei dati secondari

La principale fonte di dati fisici (indicatori di prodotto e caratteristiche dei beneficiari), procedurali e finanziari

inerenti agli interventi è rappresentata dal sistema di monitoraggio del PSR.

Nel proseguo delle attività di valutazione per la quantificazione di alcuni indicatori sono state utilizzate altre

informazioni di tipo secondario relative a fonti statistiche ufficiali (Eurostat, ISTAT, ecc.), dal quale l’attività

di valutazione può trarre preziosi elementi di conoscenza e di confronto tra le caratteristiche dei beneficiari e

il settore agricolo regionale.

Per l’Asse 1 e per l’Asse 3 sono stati acquisiti i dati di monitoraggio (SIR-LAIT) relativi alle domande

presentate e ammesse al 31.12.2012, i database detenuti dai responsabili del procedimento per quanto

riguarda le PIF e PIT. Sono inoltre in corso di acquisizione i dati RICA relativi all’annualità 2011.

Per l’Asse 2 è proseguita l’attività di dei dati e delle informazioni sul contesto regionale e sulle Misure del

PSR già consegnati sono:

i database contenenti i dati dichiarativi per le misure 211, 212 214 per le annualità 2008-2009-2010-

2011-2012;

i database contenenti i dati per le Misure forestali per l’annualità 2008-2009-2010-2011;

Per l’asse 4, lo scarico dei dati SIAN al 31.12.2012.

Per quanto concerne l’implementazione di analisi a carattere trasversale che è applicata a tutte le Misure del

PSR attivate sono state svolte inoltre le attività seguenti.

Di seguito viene illustrato uno schema di riepilogo sull’acquisizione dei dati di natura secondaria.

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Tab 2 Riepilogo utilizzo fonti informative secondarie Tipo di attività Modalità operativa Campo di

applicazione nel RVI

Acquisizione di dati secondari dal sistema di monitoraggio per la sorveglianza del PSR

Raccolta di dati fisici (indicatori di prodotto e caratteristiche dei beneficiari), procedurali e finanziari inerenti gli interventi del PSR dal sistema di monitoraggio – PORTALE SIAN AGEA. I dati di monitoraggio elementari o loro diverse aggregazioni costituiscono la base informativa per analisi di avanzamento fisico-finanziario e procedurale del PSR, l’efficacia ed efficienza dei sistemi di gestione e delle procedure utilizzate per la sua attuazione, per calcolare alcuni indicatori del QCMV; implementare strumenti di indagine (es. stratificazione dell’universo per l’estrazione dei campioni statistici da sottoporre a indagine diretta); ingrandire la scala dei risultati o impatti identificati attraverso le indagini dirette (es. coefficienti che mettono in relazione output ed effetti); valutare i livelli di efficienza (input/output) attraverso confronti interni od esterni al Programma.

Tutte le misure

Acquisizione di dati secondari dalla documentazione tecnico-amministrativa degli interventi

Informazioni ricavabili dalla documentazione prodotta dalle strutture regionali, dagli Enti territoriali o dal beneficiario nel corso delle fasi tecnico-amministrative che accompagnano il ciclo dei progetti: relazioni, moduli, piani aziendali, bilanci, elaborati che accompagnano le domande di contributo; documentazione derivante dalle attività di istruttoria, selezione e accertamenti svolti dalle strutture regionali e territoriali competenti; documentazione prodotta dai beneficiari a conclusione degli interventi. Tali fonti sono prioritariamente funzionali alla quantificazione e caratterizzazione del quadro tipologico degli interventi e dei beneficiari (in base alla quale verranno impostate le indagini dirette) ed alla valutazione della situazione “pre-intervento” nelle singole unità produttive e territoriali.

SI (PIF)

Acquisizione di dati secondari dalla documentazione contenuta nel “fascicolo aziendale”

Il fascicolo aziendale, “sottoinsieme” del SIAN/SIAR contiene l’insieme dei dati anagrafici, fiscali e strutturali delle imprese operanti nel settore agricolo e agroalimentare. Tali dati sono parte integrante dell’Anagrafe delle Aziende della Regione Lazio, che rappresenta uno degli elementi fondamentali del Sistema Informativo Agricolo Regionale. Le informazioni desumibili dal fascicolo aziendale potranno risultare utili per sottoporre a verifica le informazioni rilevate nell’ambito di indagini dirette sui beneficiari e non beneficiari degli interventi o anche per una loro integrazione. Inoltre il SIAR contenendo le informazioni relative alle domande della PAC seminativi potrà essere utilizzato attraverso elaborazioni GIS per la realizzazione di un “uso del suolo agricolo” avente sia un dettaglio territoriale a livello di foglio di mappa catastale che una disaggregazione per tipologia colturale. Tale strumento servirà per confrontare il grado di partecipazione alle misure dell’Asse II (in termini di superfici) rispetto all’universo delle superfici regionali, sia per singola coltura che per particolari territori (Zone Vulnerabili ai Nitrati, Aree Natura 2000, Aree Sensibili ecc.).

SI

Acquisizione di dati secondari dalla Banca dati RICA-REA

Le informazioni derivanti dalla Banca dati RICA-REA sono utilizzate per l’elaborazione di indicatori di contesto (cioè per l’individuazione di fattori esogeni al Programma) relativi ai livelli di produttività e crescita economica, all’utilizzazione dei fattori di produzione, all’incidenza delle altre forme di sostegno della PAC e distinti per tipologie aziendali, localizzazione e forma di conduzione;per l’individuazione e l’analisi di gruppi di confronto (non beneficiari) da utilizzare nell’ambito della stima dell’effetto netto del PSR (analisi controfattuale); per la stima di parametri tecnico-economici medi ed unitari differenziati per tipologie e dimensioni aziendali e per ordinamenti colturali.

SI (2008-2009-2010) (In corso 2011)

Acquisizione di dati secondari per elaborazioni GIS

i dati relativi alle superfici oggetto di intervento delle Misure dell’Asse II, estratti dal Sistema di monitoraggio ed aggregati a livello di foglio catastale, potranno essere elaborati e confrontati, attraverso il GIS, con carte tematiche redatte dalla regione o da altri Enti pubblici. Tali stati denominati “Strati Vettoriali di Contesto” (SVC) possono contenere informazioni territoriali che devono essere successivamente elaborate (Carta dell’uso del suolo, carte pedologiche, carte climatiche, D.E.M. ecc.) oppure rappresentano zone omogenee rispetto a determinate caratteristiche (aree protette, aree Natura 2000, fasce altimetriche, zone vulnerabili ai nitrati, aree soggette a diversi fenomeni come l’erosione, il dissesto, ecc.)

SI

Acquisizione di dati secondari da altre fonti disponibili

fonti statistiche ufficiali (Eurostat, ISTAT,. i vari Sistemi Informativi operanti su scala regionale (es.Sistema infor PSR LAIT ,SIARL, archivi presso gli uffici dell’assessorato all’agricoltura ecc…) nonché i APT (es. movimento turistico), OECD (es. Economic Outlook), FAO (es. World wacth list for domestic diversity), dall’Istituto G. Tagliacarne. Studi, ricerche, banche dati, a carattere tematico, settoriale e non ricorrente

SI

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pag. 60

4.2 Acquisizione di dati primari

La pianificazione e l’esecuzione di indagine dirette rappresenta la fonte informativa principale per raccogliere

informazioni sugli effetti della programmazione a livello di singola operazione.

Come illustrato nel capitolo 3.1 le prime indagini sono state concluse nel biennio 2011-2012 in modo da

restituire dei risultati preliminari solo sui progetti conclusi al 31.12.2011 (Aggiornamento Rapporto di

Valutazione Intermedia e Rapporti Temnatici).

Tab.1: Riepilogo utilizzo fonti informative primarie Tipologia di indagine

Obiettivi e modalità applicative ESITO

Indagini dirette presso campioni rappresentativi di beneficiari del Programma

Indagini dirette presso campioni statisticamente rappresentativi per estrazione casuale da “gruppi d’indagine” omogenei per tipologia di intervento. Il campionamento sarà di tipo stratificato proporzionale ottimale. Nelle misure a investimento le indagini saranno eseguite presso i beneficiari rilevando gli anni pre e post intervento. La situazione pre-intervento potrà essere ricostruita in alcuni casi (misure/azioni) attraverso l’analisi di dati secondari.

2011-2012

Rilevazioni presso aziende che hanno aderito alle misure agroambienta di dati ornitologici per valutazione degli effetti sulla biodiversità di specie target nella situazione “con” e “senza” intervento. Il metodo standardizzato prescelto per la raccolta dei dati sulle comunità ornitiche è quello delle stazioni d’ascolto o IPA (Blondel et al. 1970) per elaborare l’indicatore comune Farmland Bird Index (FBI)

2011-2012

Indagini dirette su beneficiari indiretti del Programma

Indagini, non statisticamente rappresentative, presso beneficiari indiretti per tipologia di intervento. Prioritariamente per interventi Asse 3 o approccio Leader, su interventi che implicano la rilevazione di informazioni da chi, pur non essendo il beneficiario diretto del contributo, ottiene il beneficio “diretto” dal servizio attivato o dall’investimento realizzato.

Dopo 2012

Rilevazione di dati primari presso campioni rappresentativi di non beneficiari del Piano

Acquisizione di informazioni sulle caratteristiche strutturali e i risultati economico-sociali e ambientali rilevabili presso le unità produttive o i territori regionali non interessati dal sostegno del PSR (gruppo di controllo o “controfattuale”); informazioni utili per la stima dell’effetto “netto” del Programma. Per l’individuazione dell’universo statistico dal quale estrarre i campioni di “non beneficiari” si utilizzeranno le fonti già disponibili a livello regionale (es. RICA-REA, CCIAA) od anche gli elenchi dei beneficiari che hanno presentato domanda di contributo nell’ambito del PSR ma che non hanno ricevuto il sostegno per inammissibilità o per carenza di fondi.

Dopo 2012

Informazioni rilevate tramite metodi e tecniche basate sul giudizio di testimoni/esperti

interviste strutturate a singoli testimoni/esperti (funzionari e tecnici delle strutture pubbliche coinvolte, operatori economici, beneficiari o meno del Piano, esperti e professionisti locali, rappresentanti delle associazioni di produttori, ecc.) o a gruppi di testimoni privilegiati (focus group, NGT, ecc ecc) con interazione fra i soggetti coinvolti

TAVOLI LOCALI SULLA QUALITA’ VITA

Nei primi mesi del 2013 il Valutatore ha pianificato le attività di rilevazione di dati primari per il biennio 2013-

2014 in modo da restituire le prime elaborazioni ed analisi per i rapporti in itinere ed in vista della

Valutazione ex post.

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pag. 61

Nella tabella seguente sono aggiornate per Asse/Misura/tematica le attività che sono state eseguite nel

biennio 2011-2012, e quelle in vista dell’Aggiornamento del Rapporto di Valutazione intermedia.

Tab.2: Pianificazione delle attività per la rilevazione di dati di natura primaria Asse/Misura/Tematica Strumenti Universo Numerosità

universo Numerosità campione

Anno di indagine

ASSE 1

Misura 111 Indagine diretta Partecipanti ai corsi Da ricostruire 2013

Misura 112 Indagine diretta (pre-post)

Beneficiari con progetti conclusi al 31.12.2011

281 62 2013

Misura 114 Indagine diretta In sinergia con PGA 175 57 2013

Misura 121 Indagine diretta (pre-post)

Beneficiari con progetti conclusi al 31.12.2010

185 49 2013

Misura 122 Tecniche basate sul giudizio degli esperti

5 domande acquisite, l’approfondimento verrà fatto con testimoni privilegiati

2013

Misura 123 Indagine diretta (pre-post)

Beneficiari con progetti conclusi al 31.12.2011

Az. 1- 16 Az. 2- 18

Az. A 10 Az. B 12

2011-2012

Misura 132 Indagine diretta

Beneficiari Misure 112 e 121

Misura 133 Indagine diretta All’interno dei PIF

ASSE 2

211-212 Casi studio 2012

214 Indagine diretta (fattaule-controfattuale)

Aziende zootecniche beneficiarie pagamenti agro ambientali e non beneficiarie controfattuale

Da definire Da definire 2013

213-224 Interviste e focus group con testimoni privilegiati 2013 221-223

226-227

ASSE 3 e ASSE 4

Misura 311 Indagine diretta Progetti ammessi a finanziamento al 31.12.2010

Da definire Da Definire 2014

Qualità della vita Tavoli locali con testimoni privilegiati Posposta Valutatore da verificare con AdG

4 tavoli 2013

Asse Leader Questionari ai GAL e ad un campione di beneficiari (da definire il campione di beneficiari) 2013

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pag. 62

5. ATTIVITÀ DI MESSA IN RETE DELLE PERSONE COINVOLTE NELLE ATTIVITÀ DI

VALUTAZIONE

Come previsto dal documento tecnico redatto dalla RRN16 questa parte fornisce una descrizione delle azioni

di capacity building (formazioni, seminari,...) svolte dal valutatore indipendente con lo scopo di diffondere e

condividere la cultura della valutazione, nonché con altri soggetti coinvolti nella governance del processo

valutativo (steering group, nuclei di valutazione) al fine di rilevare fabbisogni di valutazione e armonizzare il

piano di valutazione al fine di soddisfare la domanda di valutazione emersa.

Rispetto a quest’ultimo punto, cioè l’armonizzazione e il miglioramento del piano di valutazione in base ai

fabbisogni dichiarati dagli stakeholders della valutazione, il Valutatore ha realizzato o preso parte a numerosi

incontri/tavoli tecnici di seguito riportati in ordine cronologico.

29-20 gennaio 2013 (presso la sede della Regione Lazio) sono state realizzate due giornate, che hanno

visto coinvolti i funzionari dell’AdG e il Valutatore, in cui sono state presentate e discusse le principali

risultanze emerse dalle attività di valutazione, tali attività sono state organizzzate per Asse e tematica

(Aggiornamento del Rapporto di Valutazione intermedia e Rapporti tematici).

28 febbraio 2013, (presso la sede della Regione Lazio) incontro GAL-AdG e Valutatore, in cui sono state

presentate ai GAL le principali risultanze emerse dall’Aggiornamento della Valutazione Intermedia sul Leader.

16 “Note sulla struttura e gli elementi delle relazioni annuali di esecuzioni” (Aprile 2010/Marzo 2011) Documenti realizzati nell'ambito

della Rete Rurale Nazionale - Task force Monitoraggio e Valutazione

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pag. 63

6. DIFFICOLTÀ INCONTRATE E NECESSITÀ DI LAVORI SUPPLEMENTARI

Di seguito sono evidenziati gli elementi che hanno necessitato o necessitano di un ulteriore approfondimento

al fine di garantire un pieno espletamento del mandato valutativo.

Il primo aspetto è inerente alle attività di valutazione della Misura 111.

Vengono rilevate alcune debolezza del sistema di monitoraggio della Misura che alla data attuale non

consentono una precisa definizione degli interventi realizzati (ad esempio la tematica trattata durante le

attività di formazione) e anche delle caratteristiche dei partecipanti (esempio: genere, età, qualifica, settore,

il collegamento al CUAA dell’azienda di riferimento). Il Valutatore sta collaborando con l’AdG per ricostruire

l’universo dei partecipanti ai corsi di formazione per tematica. Si tratta, infatti, di un elemento fondamentale

per consentire la realizzazione di indagini mirate sui beneficiari.

Per quanto riguarda il target dell’indicatore di risultato si sottolinea che il valore attualmente presente

nell’ultima versione del PSR non è stato aggiornato.

E’ stato aggiornato l’indicatore di realizzazione, il numero di partecipanti alla formazione pari a 12.014,

mentre l’indicatore di risultato, pari a 14.121 formati con successo, è rimasto quello della versione

precedente alla rimodulazione effettuata nel 2011. Il confronto tra i dati mostra, dunque, una evidente

incongruenza, in quanto il risultato dovrebbe essere un di cui dell’indicatore di realizzazione.

Rispetto al target di realizzazione precedente, che era pari a 14.782 partecipanti, in fase ex ante si stimava

dunque un tasso di formati con successo pari a circa il 95% dei partecipanti.

Sulla base dell’andamento attuale del’indicatore di risultato (vedi Allegato I) e di concerto con l’AdG, il

Valutatore propone una nuova stima del target che prevede un tasso di formati con successo più prudente,

pari all’85% dei partecipanti. In base al nuovo target di realizzazione, la nuova stima è pertanto di 10.212

formati con successo.

Il secondo aspetto riguarda, in prospettiva futura, la realizzazione del secondo Rapporto Tematico sulla

Comunicazione. Per quanto riguarda l’universo dei potenziali beneficiari, attraverso il campione di intervistati

e di conseguenza l’universo di riferimento fornito dalla Regione (elenco di chi riceve la pubblicazione Lazio

informazione), non è rappresentativo dell’universo delle aziende agricole regionali desunto dai dati del

Censimento Agricoltura 2010. Il Valutatore suggerisce di prendere in considerazione l’opportunità di utilizzare

altri elenchi, come ad esempio, l’elenco delle imprese iscritte alla Camera di Commercio nel settore agricolo

o dei percettori dei pagamenti diretti del I Pilastro oltre anche alle imprese operanti nei settori coinvolti dalle

Misure (123, 312).

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pag. 64

ALLEGATO I. QUANTIFICAZIONE INDICATORI DI RISULTATO

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PSR 2007-2013 Regione Lazio - Rapporto di valutazione annuale 2012

pag. i

La funzione degli Indicatori comuni di Risultato definiti nel QCMV (Allegato VIII Reg.CE 1974/2006) è di

“misurare gli effetti diretti e immediati dell’intervento e fornendo informazioni sui cambiamenti riguardanti,

ad esempio, il comportamento, la capacità o il rendimento dei diretti beneficiari” (Manuale del QCMV).

Diversamente dagli Indicatori di Prodotto che “misurano le attività realizzate direttamente nell’ambito dei

programmi…” l’oggetto di “misurazione” sono pertanto gli effetti conseguenti/derivanti dalla realizzazione

degli interventi stessi.

Nell’ambito di tale finalità generale, i n.12 Indicatori di Risultato comuni definiti nel QCMV presentano

eterogenee caratteristiche tecniche (es. variabile utilizzata) specifiche finalità conoscitive e pertanto

differenziate possibili/modalità di calcolo. Questo determina anche una certa complessità e vera e propria

incertezza nella individuazione dei dati da considerare ed elaborare e nella stessa definizione operativa

dell’indicatore, rispetto alla quale le schede tecniche del Manuale del QCMV appaiono per alcuni aspetti

insufficienti.

In assenza di più precisi orientamenti comuni di fonte comunitaria e nazionale – essenziali per poter

assicurare i requisiti di comparabilità degli Indicatori tra i diversi PSR regionali - di seguito sono esplicitati gli

approcci metodologici seguiti dal Valutatore in condivisione con l’AdG per la loro stima attuale.

Di seguito sono stati quantificati gli indicatori di risultato solo per le misure che hanno registrato la

manifestazione di effetti dalla conclusione di progetti. Rispetto all’ anno precedente, il Valutatore di concerto

con l’Autorità di Gestione ha scelto di non fornire stime indicative (per lo più attraverso approcci parametrici)

sull’andamento dei risultati e degli impatti dal momento che sono in corso rilevazioni puntuali dei dati

attraverso indagini primarie (indagini campionarie) sui beneficiari del PSR. Pertanto, dal momento che le

indagini sono in corso, il Valutatore restituirà le informazioni sugli indicatori comuni di risultato nel corso dei

prossimi rapporti di valutazione.

Tale tipo di approccio viene applicato per gli indicatori R.2, R4, R.7 e R.8 la cui stima, in accordo con quanto

indicato nella scheda di Indicatore del QCMV e specificato nel WP “Monitoring-related questions result

indicators” (marzo 2010) dovrà essere realizzata circa due anni dopo la loro realizzazione (N+2) in base alla

elaborazione di dati primari raccolti attraverso le previste indagini campionarie. Considerando lo stato di

avanzamento delle Misure potenzialmente interessate, tale condizione (N+2) si è verificata solo per i nuovi

interventi conclusi nel 2010. Pertanto, in assenza di una rilevazione puntuale su quest’ultimi, il valore

dell’Indicatore inserito nella Tabella comune è “0”.

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PSR 2007-2013 Regione Lazio - Rapporto di valutazione annuale 2012

pag. ii

R.1 Numero di partecipanti che hanno terminato con successo una formazione in materia

agricola e/o forestale

L’indicatore di risultato R.1 quantifica il numero di partecipanti che hanno concluso con successo una

formazione nel settore agricolo, forestale e alimentare. Le disaggregazioni previste dal Manuale del QCMV

per l’indicatore in oggetto riguardano il genere (maschile/femminile), la classe di età, il risultato conseguito e

la tipologia dei partecipanti per settore di appartenenza (agricolo, forestale e alimentare). I Data Base forniti

dalla Regione al Valutatore non consentono la disaggregazione puntuale del dato.

Le iniziative di formazione in materia agricola e/o forestale promosse dalla Misura 111 “Azioni nel campo

della formazione professionale e dell’informazione” sono state realizzate attraverso le azioni 1a “Formazione”

e 1b “Tutoraggio aziendale (Interventi di formazione individuale in azienda)”. Alla data attuale L’azione 2

“Informazione e aggiornamento in campo agricolo, forestale ed agroalimentare” non risulta attivata.

Azioni correlate Risultato 2007-2012

Azione 1a - Formazione 507

Azione 1b - Tutoraggio 46

Azione 1a - Formazione + Azione 1b - Tutoraggio 553

Totale - (Indicatore di risultato R.1) 553

Fonte: Regione Lazio DWH Monitoraggio integrato con Data Base di Misura

Per determinare il numero dei partecipanti che hanno concluso con successo un percorso formativo in

materia agricola e/o forestale realizzato nell’ambito dall’azione 1a “Formazione”, sono state utilizzate le

informazioni contenute nel Data Base di monitoraggio fornito dal Responsabile di Misura. In questo infatti

sono stati archiviati i partecipanti che hanno superato con esito positivo l’esame sostenuto al termine del

corso frequentato.

Le domande finanziate inerenti le attività di formazione individuale in azienda (tutoraggio – azione 1b) sono,

al 31/12/2012, tutte comprese all’interno del Pacchetto Giovani (PG) promosso nell’ambito della Misura 112

“Insediamento di giovani agricoltori”. Pertanto, per la determinazione dei partecipanti con successo all’azione

1b, sono state utilizzate le informazioni contenute nel DHW di monitoraggio della Regione Lazio. Ai fini della

quantificazione dell’indicatore R.1, sono stati considerati “formati con successo” coloro che, nell’ambito della

Misura 111 azione 1b, possiedono, al 31/12/2012, una domanda “pagata” con un decreto di finanziamento

(saldo) che conferma il completamento della attività di formazione individuale in azienda.

La quantificazione dell’indicatore di risultato, per le due azioni considerate, è stata determinata al netto dei

doppi conteggi dovuti alla partecipazione dello stesso allievo a più corsi di formazione.

Al 31/12/2012, i partecipanti che hanno concluso con profitto positivo un’attività di formazione (individuale

e/o collettiva) in materia agricola e/o forestale sono complessivamente 553.

Per quanto attiene i corsi di formazione implementati nell’ambito della azione 1a, l’incidenza degli allievi

formati con successo rispetto ai partecipanti totali ai corsi di formazione è pari al 79%17.

Il 92% dei formati con successo ha partecipato ad iniziative di formazione collettiva realizzate nell’ambito

dell’azione 1a “formazione”; nello specifico il 18% dei partecipanti con successo è stato formato attraverso

l’implementazione della Misura 111 nell’ambito dei PIF e il 74% nell’ambito del bando singolo. Il restante 8%

17

In questo caso non è stato possibile eliminare i doppi conteggi in quanto all’attualità al valutatore è stato fornito un Data Base “per

formato” solo per i partecipanti con successo e non per i partecipanti totali per i quali si dispone del solo dato aggregato.

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PSR 2007-2013 Regione Lazio - Rapporto di valutazione annuale 2012

pag. iii

dei partecipanti con successo è stato formato attraverso le iniziative di formazione individuale in azienda

(tutoraggio).

Se si ipotizza che ciascun partecipante sia esclusivamente legato ad una singola azienda agricola, si può

affermare che il PSR attraverso gli interventi di formazione e di tutoraggio promossi e realizzati attraverso le

azioni 1a e 1b della Misura 111 ha raggiunto l’1,25% delle imprese agricole attive nella Regione Lazio

registrate alla CCIAA nell’anno 2012.

Vengono rilevate alcune debolezza del sistema di monitoraggio della Misura che alla data attuale non

consentono una precisa definizione degli interventi realizzati (ad esempio la tematica trattata durante le

attività di formazione) e anche delle caratteristiche dei partecipanti (esempio: genere, età, qualifica, settore,

il collegamento al CUAA dell’azienda di riferimento).

Per quanto riguarda il target dell’indicatore di risultato del PSR, che non è stato riportato in tabella perché

non ritenuto adatto per valutare l’efficacia, si sottolinea che il valore attualmente presente nell’ultima

versione non è stato aggiornato.

E’ stato aggiornato l’indicatore di realizzazione, il numero di partecipanti alla formazione pari a 12.014,

mentre l’indicatore di risultato è rimasto quello della versione precedente alla rimodulazione effettuata nel

2011, pari a 14.121. Il confronto tra i dati mostra dunque una evidente incongruenza, in quanto il risultato

dovrebbe essere un di cui dell’indicatore di realizzazione.

Rispetto al target di realizzazione precedente era pari a 14.782 partecipanti, in fase ex ante si stimava

dunque un tasso di formati con successo pari a circa il 95% dei partecipanti.

Sulla base dell’andamento attuale e di concerto con l’AdG, il Valutatore propone una nuova stima del target

che prevede un tasso di formati con successo pari all’85% dei partecipanti. In base al nuovo target di

realizzazione la nuova stima è pari pertanto a: 10.212 formati con successo.

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pag. iv

R2. Aumento del valore aggiunto lordo nelle aziende beneficiarie

L’indicatore R2 misura l’evoluzione complessiva del valore aggiunto lordo delle aziende agricole,

agroalimentari e forestali beneficiarie del sostegno.

Il valore totale dell’indicatore di risultato R2 è determinato dagli interventi conclusi nelle misure 112

Insediamento dei giovani agricoltori, 114 Utilizzo dei servizi di consulenza, 121 Ammodernamento delle

aziende agricole e 123 Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli. I valori degli indicatori sono

stati aggiornati con le indagini campionarie svolte negli anni 2011-2012 sulle aziende beneficiarie che hanno

completato gli interventi al 31/12/2010.

Misure correlate

Valore aggiunto nelle aziende beneficiarie (‘000 euro)

Settore agricolo

Industria dei prodotti

alimentari Silvicoltura TOTALE

Insediamento giovani agricoltori 423

423

Prepensionamento

Utilizzo servizi di consulenza 16

16

Introduzione di servizi di sostituzione, assistenza e consulenza nella gestione delle aziende agricole

Ammodernamento nelle aziende agricole 4807

4807

Migliore valorizzazione economica delle foreste

Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali

1582

1582

Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e nuove tecnologie nei settori agricolo, alimentare e forestale

Miglioramento e sviluppo dell’infrastruttura in parallelo con lo sviluppo e l’adeguamento dell’agricoltura e silvicoltura

Sostegno agli agricoltori per conformarsi ai rigorosi requisisti prescritti dalla normativa comunitaria

TOTALE 5246 1582 0 6828

Complessivamente il valore dell’indicatore è pari a 6.827.607 euro pari al 5,3% del valore obiettivo.

Nella tabella successiva è riportato il valore dell’indicatore di risultato misurato a livello di singola misura e la

sua efficacia rispetto al valore target, nonché l’incidenza dell’universo di riferimento su cui è stato misurato

l’indicatore e l’incidenza rispetto al valore target dell’indicatore di prodotto.

Misura

Universo di riferimento per calcolo

indicatore R2 (n. aziende e

imprese)

Target indicatore

prodotto (n. aziende e imprese

beneficiarie

Incidenza universo di riferimento

/taget indicatore di

prodotto

Accrescimento VAL per

l’universo di riferimento

(€ )

Valore target Accrescimento

VAL (€)

Efficacia (valore

realizzato/ valore target)

Misura 112 116 1.900 6,1% 422.829 7.147.000 5,9%

Misura 114 89 3.838 2,3% 15.664 496.000 3,2%

Misura 121 298 3.682 8,1% 4.807.467 37.518.000 12,8%

Misura 123 6 349 1,7% 1.581.647 59.745.100 2,6%

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pag. v

Per effettuare la misurazione dell’indicatore di risultato “Accrescimento del valore aggiunto lordo nelle

aziende beneficiarie” inerente la Misura 112 è stata considerata la quota parte dell’incremento complessivo di

valore aggiunto lordo generato dalla realizzazione del Piano di Aziendale per lo Sviluppo sulla base dell’incidenza del premio d’insediamento sul volume totale d’investimento previsti dal piano. Se l’efficienza

della spesa dovesse rimanere sui livelli attuali, nel 2013, con 406 insediamenti conclusi al 31/12/2011, si prevede di raggiungere il 21% dei risultati previsti.

Il valore dell’indicatore di risultato riferito alla Misura 114 pari a € 15.664 (3,2% del valore obiettivo) è stato stimato rapportando l’incremento complessivo di valore aggiunto registrato nelle aziende beneficiarie del

pacchetto giovani, all’incidenza del costo della consulenza sul totale del volume d’investimento previsto del

piano aziendale per lo sviluppo dell’attività agricola.

L’indicatore di risultato relativo alla Misura 121 raggiunge il 12,8% del valore target rispetto ad un incidenza

dell’universo di riferimento delle aziende utilizzate per la quantificazione dell’indicatore dell’8,1% sulle

realizzazioni previste: risulta quindi che l’efficienza degli investimenti realizzati con la misura 121 è migliore

delle previsioni effettuate in ex ante.

Nel periodo considerato il valore aggiunto misurato per le imprese beneficiarie della Misura 123 ha avuto una

evoluzione positiva, realizzando un incremento di 1,581 milioni di euro pari al 2,6% del valore obiettivo.

L’incremento del valore aggiunto relativo ai beneficiari della Misura 124 dipende dall’accesso al mercato e

dal miglioramento della quota di mercato delle aziende coinvolte nelle iniziative. I progetti intrapresi

nell'ambito della misura 124 sono, essenzialmente, -

te destinati al mercato, benché attraverso essi si possa valutare la fattibilità

commerciale. Si tratta, comunque, di interventi guidati dalla sperimentazione tecnologica finalizzata al

miglioramento della qualità, con un supporto degli organismi di ricerca. Tali interventi si trovano nella fase

iniziale di sviluppo tecnologico oppure tendono a saggiare opportunità di mercato per lo sfruttamento delle

innovazioni stesse.

A questa stregua non è possibile valutare gli aspetti relativi alla valorizzazione di mercato delle innovazioni

stesse e, comunque, considerato il carattere pre-competitivo – anche nel

caso di eventuali attività relative a interventi guidati da logiche di mercato che si giunga alla decisione finale

di brevettare e lanciare sul mercato nuove produzioni. Nel caso in cui, ad esempio, la fattibilità economica

per la riproduzione su larga scala comporti degli investimenti rilevanti e non remunerativi in una logica di

analisi costi-benefici per le imprese. Per la valorizzazione di tale indicatore in relazione ai beneficiari della

misura 124, quindi, si rimanda ad una fase di rilevazioni ex post.

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pag. vi

R3. Numero di aziende che hanno introdotto nuovi prodotti e/o nuove tecniche

L’indicatore misura la diffusione delle innovazioni di processo e di prodotto nelle imprese agricole, agroindustriali e forestali beneficiarie del sostegno. Le misure del PSR interessate sono: la misura 121 –

Ammodernamento delle aziende agricole, la misura 122 – Accrescimento del valore economico delle foreste, la misura 123 – Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali e soprattutto la misura 124

– Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nel settore agricolo, alimentare e

forestale.

Misure correlate

Numero di aziende che hanno introdotto nuovi prodotti e/o tecniche

Aziende agricole Imprese

agroalimentari Aziende forestali

TOTALE Nuova tecnica

Nuovo prodotto

Nuova tecnica

Nuovo prodotto

Nuova tecnica

Nuovo prodotto

Ammodernamento nelle aziende agricole

546

546

Migliore valorizzazione economica delle foreste

Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali

38

38

Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e nuove tecnologie

nei settori agricolo, alimentare e forestale

311 121

432

TOTALE 857 121 38

1016

Il numero totale di aziende che hanno introdotto nuovi prodotti e/o tecniche (indicatore R3) è pari a 1016 (57,6% del valore target). Per la quantificazione dell’indicatore di risultato è stata utilizzata l’informazione,

ricavata dal data base fornito dalla Regione, relativa all’attribuzione di punteggi di priorità connessi con l’introduzione di innovazioni per i progetti che hanno richiesto il saldo entro il 31/12/2012 per le misure 121,

122, 123. Per la Misura 124 i dati sono stati rilevati dalle schede progetto e dalle rilevazioni condotte presso i capofila dei PIF nell’ambito dell’analisi specifica, in quanto, al 31/12/2012 risultavano ammesse a

finanziamento esclusivamente operazioni a valere sulla misura 124 realizzate in ambito PIF.

Per la misura 121 sono state considerate tutte le aziende che hanno presentato richiesta di saldo a cui viene assegnato il punteggio per i seguenti criteri di priorità, tutti relativi a nuove tecniche: introduzione di

macchine ed attrezzature innovative per le lavorazione minime del suolo agrario; specializzazione e innovazione dei mezzi e dell'impianto nel processo produttivo; specializzazione e innovazione dei mezzi e

interventi programmati; specializzazione e innovazione dei mezzi e interventi programmati nel processo

produttivo; specializzazione e innovazione dei mezzi, stoccaggio del prodotto, gestione della qualità nel processo produttivo.

complessivamente, al 31/12/2012 risultano 546 aziende (52% delle aziende totali) che ricevono punteggio sui suddetti criteri e che quindi, potenzialmente, introducono innovazioni. Tale valore è pari al 71% del

valore obiettivo.

L’introduzione di innovazione è stata l’oggetto di una specifica sezione del questionario sottoposto ad un campione di beneficiari della misura 121. Le risultanze dell’indagine rilevano che le aziende agricole

beneficiarie della Misura 121 che a seguito degli investimenti realizzati hanno introdotto nuovi prodotti e/o nuove tecniche sono pari al 19% dell’universo di riferimento. Tale incidenza percentuale è in linea con quella

stimata in fase di definizione dei valori target (19% vs 21%) ma inferiore a quella stimata sulla base dei punteggi di priorità assegnati (21% vs 52%). I risultati dell’indagine evidenziano che nella maggior parte

delle aziende indagate l’innovazione ha riguardato i processi aziendali mentre la realizzazione di nuove

produzioni interessa un numero contenuto di beneficiari. L’indagine ha approfondito anche le conseguenze

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pag. vii

dell’innovazione introdotta su diversi aspetti dell’attività aziendale: i vantaggi maggiori sono ottenuti rispetto

alla razionalizzazione dell’uso dei mezzi produttivi e alla riduzione dei costi.

La misura 122 è stata attivata nel 2009 e, delle 5 domande acquisite, ne risultavano ammesse a finanziamento due. Al 31.12.2012 entrambe risultano revocate.

Per la misura 123 sono state considerate tutte le imprese agroalimentari e forestali che hanno presentato domanda di saldo e a cui è stato assegnato il punteggio relativo al criterio di priorità “introduzione di

innovazioni di prodotto e di processo”. Sulla base dei dati del sistema di monitoraggio regionale, il 76% (n. 38) del totale dei beneficiari con decreto di saldo degli investimenti (n. 50), emesso entro il 2012, ha

introdotto innovazioni. A livello di singolo settore, il 39,5% delle imprese con innovazioni è relativo al

comparto olivicolo. Le risultanze dell’indagine diretta, condotta sui 6 beneficiari che hanno concluso gli investimenti entro il 2010, ci consentono di fornire un maggior dettaglio riguardo la tipologia delle

innovazioni introdotte. Dall’analisi dei dati è emersa una elevata commistione fra innovazione di processo (conseguente anche a razionalizzazioni e al miglioramento della logistica) e di prodotto, in particolare per gli

interventi che hanno riguardato il miglioramento della qualità (salubrità, caratteristiche organolettiche, ecc.)

e/o del packaging (nuovi formati richiesti dal mercato) dei prodotti esistenti. Riportando il dato campionario, riferito alle saldate del 2010, all’intero universo delle imprese con saldo al 2012, si può stimare che il 100%

(n. 38 imprese) delle innovazioni ha riguardato i processi produttivi; di queste il 75% (28 imprese) ha conseguito anche delle innovazioni di prodotto.

Per quanto attiene la misura 124, le 34 iniziative ammesse a finanziamento attraverso lo strumento della progettazione integrata riguardano, secondo quanto desumibile dai dati disponibili, circa 432 soggetti, di

questi 393 destinatarie delle sperimentazioni e 39 capofila di progetto. Le iniziative riguardano, l’integrazion

. I settori

maggiormente interessati alla cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie sono quello ortofrutticolo (29% del volume degli interventi), il settore carni (12%), quello vitivinicolo (11%) e il settore olivicolo-oleario (10%). Le iniziative attivate nell’ambito della misura sono prevalentemente

finalizzate allo sviluppo di nuovi processi produttivi e nuove tecnologie (72%) e il 26% circa riguarda le

innovazioni di prodotto.

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pag. viii

R4. Valore della produzione agricola soggetta a marchi/norme di qualità riconosciuti.

Contribuiscono all’ottenimento dell’indicatore di risultato le misure 132 – Sostegno agli agricoltori che

partecipano ai sistemi di qualità agroalimentare, e 133 – Attività di informazione e promozione

agroalimentare. Le misure contengono l’elenco dettagliato dei prodotti regionali riconosciuti dai sistemi qualità comunitari, nazionali che possono beneficiare degli aiuti.

Per la misura 132, complessivamente sono state ammesse 1452 domande che rappresentano il 36% del

valore target (4000 adesioni). Di queste 75 sono aziende finanziate con il bando singolo, 51 aziende

nell’ambito dei progetti integrati di filiera e 1326 aziende con il Pacchetto Giovani.

Per quanto riguarda la valorizzazione dell’indicatore di risultato per le adesioni alla misura 132 nell’ambito

della progettazione integrata, sono stati presi come valori di riferimento quelli della PLV dichiarata dai

beneficiari in domanda. Tale valore è pari a 192.786.185,70 euro. Non essendo disponibili a sistema

indicazioni circa la PLV dichiarata nell’ambito delle adesioni al pacchetto giovani, che rappresentano la parte

consistente delle adesioni alla misura, né quelle relative al bando singolo, è stata formulata una stima basata

sull’attribuzione di un valore medio di PLV per beneficiario pari a 15.000 euro. Sulla base di tale dimensione

è stato stimato il valore della produzione di qualità relativa alle aziende interessate al pacchetto giovani e al

bando singolo per la misura 132 che dovrebbe assestarsi intorno ai 21.000.000,00 di euro.

Complessivamente il valore delle produzioni soggette a marchi di qualità relativi alle aziende beneficiarie

della misura 132 è pari a circa 213.801.185,00 euro. Per la valorizzazione futura dell’indicatore di risultato

occorrerà tenere conto sia del trend in crescita marginale del valore delle produzioni, sia degli effetti negativi

della congiuntura che tendono ad abbattere gli effetti incentivanti della misura 132.

Per quanto concerne la misura 133, al 31 dicembre 2012, risultano finanziate complessivamente 19 operazioni, con un’efficacia dell’83% rispetto al target di 23 di fine periodo. Di queste, 13 risultano ammesse

nell’ambito PIF e 6 nell’ambito del bando singolo.

I progetti in esecuzione a valere sulla misura 133 riguardano, prevalentemente, le produzioni registrate a

marchio DOP-IGP (56%), nonché le vitivinicole a marchio (33%).

Tale situazione è invertita rispetto alle adesioni alla 132, l’altra misura relativa alle produzioni di qualità, dove prevale l’adesione ai sistemi di certificazione dell’agricoltura biologica. Rispetto alla misura 133 il peso del

sistema di certificazione relativo all’agricoltura biologica, rispetto alle produzioni DOP-IGP o DOC-IGT se si considerano gli investimenti relativi a valere sulla misura 133.

Benché il numero di progetti sia limitato, prevale, nel numero delle operazioni ammesse a finanziamento, la

filiera “vitivinicola DOC/DOCG/IGT”, (Cesanese del Piglio DOCG, la prima DOCG laziale, Est Est Est DOC, Colli Etruschi DOC, Cesanese di Olevano Romano DOC, Castelli Romani DOC e Colli Lanuvini DOC) (39% delle

iniziative), seguita da quella “olivicola” (33%) con le DOP Canino e Sabina.

Le altre filiere interessate sono quella carni con due iniziative relative all’Abbacchio Romano IGP e al

Vitellone Bianco dell’Appennino IGP, la Lattiero Casearia 2 progetti relativi alla Ricotta Romana DOP e il settore Ortofrutta.

Il numero delle produzioni a marchio coinvolte è minimo. Solamente il 23% delle produzioni vitivinicole a

marchio, rispetto al totale presente sul territorio regionale è stato interessato dalla misura. Attraverso gli interventi di promozione, comunicazione e informazione sono state finanziate solo alcune delle DOP presenti

sul territorio (27%) e il 18% circa delle IGP.

Il valore determinato è al netto dei dati relativi alle produzioni biologiche. Rispetto a queste ultime non si

dispone di opportuni parametri, informazioni di dettaglio, né statistiche per quantificare il valore delle

produzioni interessate alle attività promozionali o informative. Le stime dei prodotti DOP-IGP sono state

realizzate con l’ausilio dei dati produttivi ed economici del Rapporto Qualivita-ISMEA 2011 e delle

informazioni desumibili da quello 2012. Complessivamente il valore dell’indicatore di risultato “Valore della

produzione agricola soggetta a marchi/norme di qualità riconosciuti (valori in migliaia di euro) oggetto di

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pag. ix

attività di informazione e promozione è pari a circa 75.874 (di cui 63413 per le produzioni vitivinicole

coinvolte e 12.161 per le DOP-IGP)

L’indicatore di risultato è riferito al valore totale di vendita delle produzioni agricole relative ai

marchi/standard di qualità riconosciuti a livello europeo o nell’ambito dei paesi membri.

Misure correlate

Valore della produzione agricola soggetta a marchi/norme di qualità riconosciuti (000 €)

Valore Target Valore Attuale Efficacia

Sostegno agli agricoltori che partecipano ai sistemi di qualità alimentare

176.939

213.801 121%

Sostegno alle associazioni di produttori per le attività di promozione e informazione riguardanti i prodotti che rientrano nei sistemi di qualità alimentare

558.349,724 75.874 14%

TOTALE 735.288,724 289.675 39%

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PSR 2007-2013 Regione Lazio - Rapporto di valutazione annuale 2012

pag. x

R.6 – Superficie soggetta ad una gestione efficace del territorio, che ha contribuito con

successo: a) alla biodiversità ecc…..

Di seguito sono illustrati i risultati delle elaborazioni svolte dal Valutatore aventi per oggetto le superfici agricole e

forestali regionali interessate nel 2012 dagli interventi realizzati nell'ambito dell'Asse 2 del PSR e finalizzate alla

stima dell'Indicatore comune di Risultato n.6 previsto dal QCMV.

L’indicatore comune esprime i risultati del Programma in termini di estensione della superficie agricola o

forestale sottoposta, a seguito degli impegni o interventi oggetto di sostegno nell'ambito delle misure dell'asse, ad una gestione ritenuta favorevole (efficace) rispetto alle finalità definite nell’indicatore stesso.

Queste ultime in larga misura corrispondono agli obiettivi specifici/prioritari assegnati alle misure dell’asse 2 nel PSR della Regione Lazio: la salvaguardia della biodiversità nei territori rurali (diversità genetica, delle

specie e degli ecosistemi) e in particolare la tutela e lo sviluppo di sistemi agricoli e forestali ad “elevata

valenza naturale”, la conservazione della biodiversità e la tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto valore naturale.

I cinque valori di superficie dell’indicatore sono il “prodotto” di due più specifici elementi di analisi e giudizio:

il primo, di natura quantitativa è l’estensione delle superfici agricole o forestali interessate dalle diverse

misure/sottomisure/azioni dell’asse; il secondo, derivante da una valutazione di tipo qualitativa, è la tipologia

di effetti generati dalla attuazione delle diverse misure/azioni nell’unità di superficie, giudicati coerenti (in

rapporto di causalità) con uno o più degli “obiettivi” definiti nell’indicatore.

In termini operativi, la quantificazione dell’indicatore R6 avviene pertanto attraverso lo sviluppo delle

seguenti fasi preliminari:

1. determinazione della superficie agricola o forestale oggetto di impegni o interventi (SOI) nell’ambito

delle singole misure/sottomisure/azioni in cui si articola l’asse;

2. individuazione dei legami di causalità tra gli impegni o interventi oggetto di sostegno nell'ambito

delle misure/sottomisure/azioni e i cinque obiettivi definiti nell’indicatore R6.

Il processo si conclude con la quantificazione dei cinque valori totali dell’indicatore (“sub-indicatori”)

attraverso la sommatoria delle SOI delle singole misure/sottomisure/azioni (calcolate nel precedente punto

“1” attribuite ai singoli obiettivi (in base alla analisi di causalità cui al precedente punto “2”).

Di seguito è illustrato lo sviluppo delle fasi preliminari, mentre si rimanda al seguente paragrafo l’illustrazione

e l’analisi dei valori dell’indicatore al 2012.

Determinazione della superficie agricola o forestale oggetto di impegno o intervento (SOI)

nell’ambito delle singole misure/azioni in cui si articola l’asse

La principale fonte utilizzata per la stima della SOI è la banca dati fornita dalla AdG derivata dal Sistema

Informativo Agricolo Nazionale (SIAN). La variabile considerata, per l’insieme delle misure “a superficie”

(211, 212 e 214) o miste (221, inclusi i cd. “trascinamenti”) è la superficie oggetto di impegno all’anno 2012,

escludendo i possibili “doppi conteggi”.

Non sono considerate, ai fini del calcolo del presente indicatore le misure “a investimento” (216 e 227-

azione A) a causa della mancanza di informazioni utili alla definizione delle superfici di pertinenza, la Misura

215 (benessere animale) e la SottoMisura 214-8 (tutela della biodiversità animale) nelle quali l’impegno è

riferito (ed economicamente quantificato) non in base ad una superficie bensì al numero di UBA.

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PSR 2007-2013 Regione Lazio - Rapporto di valutazione annuale 2012

pag. xi

Tab.1: Superficie oggetto di impegno o intervento (SOI) per Misure/SottoMisura/Azione – situazione

dicembre 2012. Valori in ettari

Misura SOI totale

(ha) Sottomisura/Azione SOI (ha)

211 - Indennità a favore degli agricoltori nelle zone montane

40.376 40.376

212 - Indennità a favore degli agricoltori in zone svantaggiate, diverse dalle zone montane

8.381 8.381

213 – Indennità Natura 2000 328 328

214 - Pagamenti agroambientali 93.377

1 - Produzione integrata 1.212

2 - Agricoltura biologica 74.793

3 - Gestione del suolo 7.800

4 - Conversione dei seminativi in prati, prati pascoli e pascoli

2.225

5 - Miglioramento ambientale e conservazione del paesaggio rurale

271

6 - Coltivazione a perdere 43

9 - Tutela della biodiversità agraria vegetale 269

11 - Conservazione ed incremento della sostanza organica

4.618

- Impegni assunti nelle precedenti programmazioni : 2.146

221 - Primo imboschimento dei terreni agricoli 2.987

1. Imboschimenti protettivi e multifunzionali con vincolo permanente

6

2. Arboricoltura da legno con latifoglie a ciclo medio-lungo

74

3. Arboricoltura da legno con latifoglie a ciclo breve -

- Impegni assunti nelle precedenti programmazioni : 2.907

224 - Indennità Natura 2000 865 865

226- Ricostituzione del potenziale forestale e interventi preventivi

260

1 – Prevenzione e riduzione del rischio di incendio

260 2 – Ricostituzione dei boschi danneggiati dagli incendi

3 – Ricostituzione di boschi danneggiati da calamità naturali

227 – Investimenti non produttivi 687

A – Investimenti intesi a valorizzare la pubblica utilità delle foreste

n.d.

B – Investimenti intesi alla valorizzazione ambientale delle foreste

687

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pag. xii

La Tabella 2 riporta i cinque valori totali dell'indicatore R6 (totali di colonna) ricavati dalla sommatoria delle

superfici agricole o forestali oggetto di intervento (SOI), nell'ambito delle diverse misure, sottomisure e

azioni, che si ritiene contribuiscano agli obiettivi ambientali definiti nello stesso indicatore (Tabella 3).

Si tenga conto che nella sommatoria per obiettivi sono esclusi i “doppi conteggi” derivanti dalla presenza,

sulla stessa superficie fisica, di impegni o interventi relativi a diverse misure, sottomisure o azioni. Ciò si

verifica in particolare nelle zone montane e svantaggiate, tra la Misura 214 e le Misure 211 o 212. In questo

caso si è scelto di attribuire le superfici interessate contemporaneamente dalle due misure (e individuate

attraverso l’incrocio dei dati particellari ricavati dalle BD) esclusivamente alla Misura 214; pertanto la SOI

delle Misure 211 e 212 considerate ai fini del calcolo dell’indicatore R6 (sub indicatore R6.a) risulta inferiore

(29.445 ettari per la Misura 211 e 2.792 ettari per la Misura 212) rispetto a quella oggetto di sostegno

attraverso l’indennità (pari a 40.376 ettari per la Misura 211, e 8.381 ettari per la Misura 212 come indicato

nella precedente Tabella 1).

I valori ottenuti sono confrontati, in primo luogo, con i rispettivi valori target definiti nella versione vigente

del PSR (Tabella 2) ricavandone indicazioni in merito alla efficacia degli interventi nel raggiungere gli obiettivi

programmatici.

Tab. 2: Indicatore comune di Risultato n. 6, indici di efficacia al dicembre 2012. Valori in ettari

La Tabella 2, in riferimento alla superficie, conferma anche per il 2012 il raggiungimento di tutti gli obiettivi

specifici di asse; in particolare per l’obiettivo che mira ad evitare alla marginalizzazione delle terre (R6-e) che

ha raggiunto un indice di efficacia pari al 212% raddoppiando quindi il valore obiettivo atteso. Si è raggiunto

un cospicuo livello di efficacia (138%) anche in riferimento all’obiettivo di tutela della biodiversità (R6-a),

rispetto alle altre componenti ambientali.

Tali risultati seppure nel complesso molto favorevoli, non rispecchiano la reale efficacia del contributo delle

misure forestali all’indicatore. Quest’ultime infatti hanno raggiunto solo parzialmente le attese e tra i diversi

indici quello di maggior valore ha riguardato l’obiettivo R6-a con circa 4.800 ettari di superficie.

Rispetto all’analisi per singole misure sono di seguito evidenziati i diversi contributi al raggiungimento degli

obiettivi programmatici:

Attraverso la scomposizione dell’indicatore R6 in sotto-assi e misure (Tabella 3) si evidenzia come il

superamento di tutti gli obiettivi, sia dovuto principalmente al contributo dalla Misura 214 e

secondariamente dalla Misura 211.

I valori raggiunti al 2012 (a seguito dell’apertura del bando DGR 186 dell’8 maggio 2012) indicano come

la Misura 214 comprensiva dei trascinamenti, ne rappresenti la superficie più rilevante (Tabella 1) con

circa 93.400 ettari, di cui l’agricoltura biologica (azione 2) ne è la componente maggiore con l’80%,

registrando un incremento rispetto al 2011 di circa 4.000 ettari. In generale la maggioranza delle

diverse azioni previste dalla Misura 214, sono state interessate da un incremento delle superfici rispetto

al 2011 tra le quali la conversione dei seminativi in prati, prati pascoli e pascoli (azione 214-4) è quella

più significativa con il 78%. Al contrario le superfici inerenti la produzione integrata (azione 214-1) e le

Indicatore R6 al 2012

Superficie soggetta ad una gestione efficace del territorio che ha contribuito con successo a...

a) alla biodiversità e alla salvaguardia

di habitat

b) a migliorare la qualità

dell’acqua

c) ad attenuare i cambiamenti

climatici

d) a migliorare la qualità del

suolo

e) a evitare la marginalizzazione

delle terre

Valori effettivi, di cui: 126.123 96.052 86.095 94.853 52.175

- agricoltura 121.324 93.065 82.848 90.919 51.310

- forestazione 4.799 2.987 3.247 3.934 865

Valori obiettivo post HC(*) 91.099 79.368 79.873 79.368 24.617

Indice di efficacia (valore effettivo/previsto)

138% 121% 108% 120% 212%

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pag. xiii

coltivazioni a perdere (azione 214-6) hanno subito nel 2012 una leggera flessione pari rispettivamente

al 14% e 19% a seguito di probabili rinuncie agli impegni da parte di alcuni beneficiari.

L’indennità compensativa in favore degli agricoltori delle zone svantaggiate, montane e non (Misure 211 e

212) ha nel complesso mantenuto una superficie equivalente a quella dello scorso anno con circa

42.000 ettari di superficie oggetto di impegno. L’effetto diretto delle due misure sui sub-indicatori R6-a

ed R6-e, ha coinvolto nel totale circa 48.000 ettari al 2012 (40.376 ettari per la 211 e 8.381 ettari per la

212) superando i valori obiettivo fissati dal vigente PSR (versione ottobre 2012).

Si conferma nel 2012 l’insuccesso delle misure forestali le quali partecipano alla formazione dell’indicatore

di risultato prevalentemente con le superfici in trascinamento, finanziate nell’ambito della Misura 221.

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Tab 3: Indicatore di Risultato n. 6, valori raggiunti al 2012, totali e per Misura/azione. Valori in ettari.

L’efficienza degli interventi della Asse 2 rispetto agli obiettivi ambientali considerati, si evidenzia

maggiormente differenziando i valori dell’Indicatore (e il relativo indice SOI/SA) dal punto di vista territoriale

(cfr. seguente Tabella -4-). Ciò con lo scopo di valutare la pertinenza e rilevanza degli interventi dell’Asse 2

in relazione ai diversificati fabbisogni ambientali presenti nel territorio regionale, ed esprimibili attraverso la

sua zonizzazione per aree prioritarie di intervento definite dallo stesso PSR ed utilizzate quali criteri di

selezione delle domande.

Misure/Azioni

Superficie soggetta ad una gestione efficace del territorio che ha contribuito con successo a…

a) alla biodiversità e

alla salvaguardia di habitat

b) a migliorare la

qualità dell’acqua

c) ad attenuare i

cambiamenti climatici

d) a migliorare la qualità del

suolo

e) a evitare la marginalizzazio

ne e l’abbandono delle terre

211 Indennità a favore degli agricoltori delle zone montane

29.445 40.376

212

Indennità a favore degli agricoltori in zone svantaggiate, diverse dalle zone montane

2.792 8.381

213 Indennità natura 2000 328 328

214 Totale pagamenti agroambientali

86.613 90.919 82.848 90.919 2.225

214-1 Produzione integrata 1.212 1.212 1.212 1.212

214-2 Agricoltura biologica 74.793 74.793 74.793 74.793

214-3 Gestione del suolo 7.800 7.800 7.800

214-4 Conversione dei seminativi in prati, prati pascoli e pascoli

2.225 2.225 2.225 2.225 2.225

214-5 Miglioramento ambientale e conservazione del paesaggio rurale

271 271 271

214-6 Coltivazione a perdere 43

214-9 Tutela della biodiversità agraria vegetale

269

214-11 Conservazione ed incremento della sostanza organica

4.618 4.618 4.618

214-F1 Ex Reg. 2078/92 set-aside 2.146 2.146

Totale agricoltura 121.324 93.065 82.848 90.919 51.310

221 Totale imboschimenti 2.987 2.987 2.987 2.987

221-1 Imboschimenti permanenti

6 6 6 6

221-2 Arboricoltura a ciclo medio-lungo

74 74 74 74

221-H Ex Reg. 1609/89, 2080/92, 1257/99

2.907 2.907 2.907 2.907

224 Indennità natura 2000 865 865

226 Ricostituzione del potenziale forestale e interventi preventivi

260 260 260

227 Investimenti non produttivi

687 687

Totale forestazione 4.799 2.987 3.247 3.934 865

Totale indicatore R6 (2012) 126.123 96.052 86.095 94.853 52.175

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A tal fine la tabella precedente espone il quadro generale delle superfici agricole oggetto di interventi del

Programma (SOI_PSR) con effetti ambientali specifici (Indicatore comune di Risultato n.6) e la loro incidenza

sia a livello regionale che nelle attinenti aree di tutela: Parchi regionali , zone Natura 2000 (nel loro insieme

e specificatamente per le Aree natura 2000) per il tema biodiversità; zone designate come vulnerabili ai

nitrati di origine agricola per la tutela della qualità delle acque e aree a rischio di erosione per quanto

riguarda la difesa del suolo.

Si evince che per quanto attiene alla Biodiversità, il PSR ha fino ad oggi finanziato interventi che

interessano complessivamente circa 124.770 ettari, il 13,6 % della SA totale regionale. Di questi circa il 32

% (39.859 ettari) si collocano nelle Aree protette e il 28 % in zone Natura 2000 (34.902 ettari), il raffronto

tra l’incidenza della SOI sulla SA18 a livello regionale con quella nelle sole zone Natura 2000 e nelle Aree

protette, pari rispettivamente al 34 % e al 21%, evidenzia una concentrazione della SOI in queste aree

notevolmente più alta rispetto al tasso di concentrazione regionale (13,6%). Si verifica pertanto una

positiva “concentrazione” di interventi nelle aree tutelate, dove vi è la presenza delle condizioni ecologiche

idonee alla massima utilizzazione dei benefici derivanti dagli impegni agro-ambientali

Relativamente al tema della Qualità delle Acque la superficie complessivamente coinvolta è stata pari a

95.972 ettari, valore questo che rappresenta il 10,5% della SA regionale; nelle Zone vulnerabili ai nitrati

ricade l’ 1,7 % della SOI, l’ indice di concentrazione SOI/SA nelle ZVN risulta pari al 6,46% di quattro punti

percentuali inferiore al dato medio regionale, evidenziando quindi una scarsa concentrazione nelle aree che

hanno un maggior “fabbisogno” d’ intervento. Il tasso di concentrazione della Soi in Zvn è infine più basso di

quello relativo alla concentrazione della Soi in area altimetrica di pianura (9,79 %) l’area, cioè, in cui si

collocano generalmente le zone vulnerabili da nitrati.

Per quanto riguarda la Protezione del suolo, dai dati esposti nella Tabella si può desumere come la

superficie degli interventi aventi un effetto positivo in tal senso, ammonti a livello regionale a circa 93.826

ettari, pari al 10% della SA regionale.

La distribuzione di questa superficie rispetto alle cinque classi di rischio di erosione evidenzia indici di

concentrazione più elevati nelle zone a minor rischio, tanto che il 78% della Soi considerata si localizza nelle

classi a rischio di erosione molto basso e basso, mentre nelle tre classi caratterizzate da valori di perdita di

suolo superiore ai 11,2 Mg ha-1a-1, cioè il quantitativo considerato tollerabile, si colloca solo il 16% della SOI.

Bisogna però notare che nella classe di rischio d’erosione “molto elevato” si localizzano 3.680 ha di SOI

avente effetti positivi sul suolo che rappresentano circa il 20% della SA di queste aree , un valore molto più

elevato rispetto al tasso di concentrazione regionale (10%). Inoltre può essere letto in chiave positiva anche

il valore di concentrazione SOI/SA nell’area omogenea di montagna, cioè l’area più sensibile ai fenomeni

erosivi, dove oltre circa l’14% della SA è rappresentata da SOI con effetti positivi sul suolo.

L’indicatore R6 può essere letto anche rispetto alla distribuzione delle superfici agricole dei singoli indicatori

nelle aree altimetriche di pianura, collina e montagna. Rispetto a tale chiave di lettura emerge che nelle aree

di pianura dove si concentra la quota principale delle attività e delle produzioni agricole regionali, la capacità

di intervento delle Misure agricole dell’Asse risulta inferiore rispetto ai dati medi regionale in tutti e tre i

macro raggruppamenti, nelle aree di collina l’indice di concentrazione SOI/SA risulta in linea con il dato

medio regionale, mentre in montagna, si ottiene un indice di concentrazione complessivo SOI/SA più

elevato, soprattutto per quanto attiene alle SOI con effetti positivi sulla biodiversità ( 44 % circa).Dalla

distribuzione delle superfici della Misura per zone altimetriche si può pertanto rilevare che l’elevata adesione

alla Misura in montagna, dove prevalgono indirizzi produttivi più estensivi e dove minori sono i livelli di

impegno, potrà potenzialmente determinare una maggiore efficacia rispetto al mantenimento della

biodiversità e agli effetti della riduzione dei fenomeni erosivi, mentre più contenute saranno le riduzione

degli impieghi degli input chimici (fertilizzanti e fitofarmaci) e quindi il contenimento dell’inquinamento delle

acque.

18 Il valore di SAU è stato derivato dalla Carta d’Uso del Suolo della Regione Lazio (CUS)

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Tab. 4: Superfici agricole oggetto di interventi (SOI) dell’Asse 2 che contribuiscono a migliorare l’ambiente dal punto di vista della biodiversità, della

qualità delle acque e della protezione del suolo dall’erosione e loro incidenza nelle rispettive aree di tutela.

Regione Soi Agricoltura PSR Biodiversità Soi Agricoltura PSR Qualità

acque Soi Agricoltura PSR Erosione

Indicatore ha ST ha SA* ha % sulla Sa % sulla soi

bio reg ha % sulla Sa % sulla soi

qa reg ha % sulla Sa % sulla soi ero

reg

Regione** 1.720.255 917.875 124.769 13,6 95.972 10,4 93.826 10,22

Aree protette*** 485.499 193.637 39.859 20,6 32,0

Di cui Natura 2000 397.818 101.220 34.902 34,5 28,0

Zone vulnerabili da nitrati 33.745 25.121 1.623 6,4 1,69

Aree a rischio di erosione ****

1) Molto bassa

( < 2 Mg ha-1a-1) 541.387 316.293 29.241 9,24 31,2

2) Bassa

( > 2 e <11,2 Mg ha-1a-1) 816.275 415.866 44.130 10,61 47,0

3) Media

( > 11,2 e < 20 Mg ha-1a-1) 121.462 69.077 6.645 9,62 7,1

4) Alta

( > 20 e < 50Mg ha-1a-1) 125.725 52.165 4.714 9,04 5,0

5) Molto alta

( > 50 Mg ha-1a-1) 66.206 18.485 3.680 19,91 4,0

Pianura ***** 924.522 579.574 56.244 9,7 56.723,41 9,8 55.828 9,63

Collina 470.998 222.012 31.676 14,3 23.639,87 10,6 22.383 10,08

Montagna 323.627 71.775 31.559 44,0 10.236,62 14,3 10.212 14,23

Non sono stati territorializzati i valori inerenti le misure 213, 221_1, 221_2, 226 e 227

* I valori di Sa sono stati dedotti dalla Carta dell'uso del suolo della regione Lazio (CUS)

** I valori di totale regionale delle superfici oggetto d'impegno sono inferiori a quelli reali perché nella territorializzazione le problematiche legate alla non perfetta coincidenza delle informazioni alfanumeriche con quelle vettoriali (quadro d'unione dei fogli di mappa catastali) determina la perdita di qualche dato

**** Carta del Rischio di Erosione redatta sulla base dell’equazione Revised Universal Soil Loss Equation (RUSLE), Fonte: Soil erosion risk assessment in Italy. European Soil Bureau, JRC 1999

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R7. Aumento del valore aggiunto lordo di origine non agricola nelle aziende beneficiarie

L’indicatore di risultato nell’ambito dell’Asse 3 misura la variazione complessiva di valore aggiunto delle

aziende beneficiarie del sostegno, variazione cui possono contribuire anche fattori non direttamente correlati

al sostegno ricevuto (effetto lordo).

MISURA 311 – Diversificazione verso attività non agricole

La Misura 311 sovvenziona investimenti per la diversificazione delle attività nelle aziende agricole con finalità

direttamente economiche, misurabili attraverso l’indicatore di risultato R7, che quantifica l’incremento lordo

di valore aggiunto determinato dal sostegno nelle aziende beneficiarie (confronto ante/post intervento).

Per la stima dell’indicatore R7 si utilizzano in questa fase i risultati delle indagini dirette realizzate nel corso

dell’anno su un campione rappresentativo di aziende beneficiarie, estratto a partire dall’universo dei progetti

finanziati al 31 dicembre del 2010. La situazione ante-intervento è dunque quella riferita all’anno 2009, che

rappresenta l’anno di presentazione delle domande d’aiuto indagate, mentre la realtà aziendale post-

intervento si riferisce all’anno contabile 2011, rilevato come detto nel corso del 2012. Dal confronto fra le

due situazioni aziendali “fotografate” in momenti successivi scaturisce la stima degli effetti reddituali del

sostegno.

Il campione di aziende sottoposto ad indagine ha fatto registrare nell’intervallo temporale 2009/2011 un

incremento di valore aggiunto medio per beneficiario di quasi 25.000 euro (di cui oltre 21.000 euro

direttamente riconducibili alle sole attività di diversificazione), pari a un aumento percentuale del 30%

rispetto alla situazione ex-ante. Riparametrando il dato all’universo delle 112 aziende finanziate al 2010, il

valore dell’R7 può essere quindi stimato pari a 2,767 Meuro, pari a poco più del valore obiettivo di

Misura (2,72 Meuro).

Tale incremento di valore aggiunto, più che soddisfacente, sembra dipendere da un volume medio degli

investimenti sottoposti ad indagine superiore rispetto a quello dell’universo (260.000 euro contro 225.000) e

soprattutto di quanto previsto ex-ante (164.000 euro) e dall’elevata incidenza (il 55%) di aziende che

introducono ex-novo le attività agrituristiche (+35.000 euro per azienda).

R8. Numero lordo di posti di lavoro creati

L’indicatore misura gli effetti occupazionali prodotti dagli investimenti sovvenzionati, standardizzati in unità di

lavoro a tempo pieno (ULT), anche in questo caso tramite un confronto aziendale ante/post intervento.

Allo stesso modo che per l’indicatore R7, gli effetti occupazionali della Misura 311 vengono stimati a partire

dalle risultanze dell’indagine diretta svolta presso un campione rappresentativo di aziende beneficiarie di

interventi finanziati al 2010.

I soggetti indagati fanno registrare un incremento medio di 0,54 ULT/azienda (+25% rispetto alla situazione

iniziale); riparametrando il dato unitario sul totale dell’universo si può stimare il valore complessivo

dell’R8 per gli interventi sovvenzionati al 2010 a 60 ULT, pari al 95% del valore obiettivo di Misura.

L’incremento nell’impiego di manodopera aziendale assume ovviamente valori molto diversi qualora ci si

riferisca agli agriturismi di nuova apertura (+0,94 ULT/azienda, +60% rispetto alla situazione ex-ante) o ad

aziende già operanti al momento del contributo (+0,05 ULT/azienda, +2%). Le prime spostano manodopera

disponibile in azienda (soprattutto familiare) e sottoccupata nelle mansioni agricole tradizionali verso le

nuove attività di diversificazione (occupazione agricola: -0,12 ULT, pari a -8% rispetto all’ante intervento),

nelle quali si creano opportunità occupazionali consistenti legate alle nuove attività (+1,06 ULT), con un

effetto complessivo ampiamente positivo. Nelle aziende con agriturismo già attivo, ad un’occupazione

agricola in leggera flessione si affianca una manodopera impiegata per attività di diversificazione comunque

in aumento (+0,09 ULT, +8%).

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R.9 Numero di turisti aggiuntivi

L’indicatore misura la crescita (numero aggiuntivo) di presenze e arrivi turistici dovuta agli investimenti

sovvenzionati dalla misura 313 - Incentivazione delle attività turistiche, e dalla misura 311 - Diversificazione

verso attività non agricole, che finanzia nell’ambito delle attività di diversificazione aziendale anche gli alloggi

agrituristici.

Gli agriturismi sovvenzionati con la Misura 311 in esame assorbono flussi turistici che possono essere

quantificati attraverso l’indicatore R9, laddove per “turisti in più” si intendono le presenze aggiuntive fatte

registrare dagli agriturismi sottoposti ad indagine nel confronto ante/post; si è pertanto proceduto alla stima

dello stesso anche se la metodologia comunitaria non lo riteneva necessario.

Gli investimenti sovvenzionati sottoposti ad indagine diretta hanno comportato la realizzazione di quasi 14

nuovi posti letto per azienda ed il miglioramento dell’attrattività complessiva dei posti letto esistenti (16,25 in

media per azienda) attraverso l’arricchimento dell’offerta complessiva aziendale. Il combinarsi di questi due

effetti (incremento di capacità produttiva e miglior utilizzo di quella esistente) ha determinato 528 presenze

annue aggiuntive per azienda. Riconducendo tale dato medio all’universo delle aziende finanziate al 2010,

l’indicatore R9 può essere stimato pari a 51.072 presenze, dato ampiamente superiore al valore

obiettivo definito ex-ante.

R10: Popolazione nelle aree rurali che beneficia dei servizi migliorati

L’indicatore di risultato misura la popolazione residente nelle aree rurali che complessivamente si

avvantaggia dei servizi migliorati. Si tratta di un indicatore di sorveglianza per le misure 321 “Servizi

essenziali per la popolazione”, 322 “Rinnovamento villaggi rurali” e 323 “Tutela e riqualificazione del

patrimonio rurale”.

Il target 2007-2013 dell’indicatore è pari a 546.541 utenti, 202.356 derivanti dalla applicazione della misura

321, 28.385 per la misura 322 e 315.799 dalla misura 323 (comprendendo anche le iniziative di

sensibilizzazione).

La sola misura 321 nell’ambito della azione c) - “Reti tecnologiche di informazione e comunicazione (ICT)”

relativa agli interventi per la diffusione delle TIC, contribuisce all’obiettivo di diffondere l’utilizzo di internet

nelle zone rurali, il cui effetto è quantificato dall’indicatore di risultato R.11 “Maggiore diffusione di Internet

nelle zone rurali” il cui valore obiettivo è pari a 131.333 abitanti.

Come prevede il QCMV l’indicatore R10 misura, a progetto concluso, il numero di persone (senza doppi

conteggi) che si avvantaggiano di un servizio. La fonte dell’indicatore dovrebbero essere essenzialmente la

documentazione progettuale, le fonti statistiche e il sistema di monitoraggio. Si prevede per altro di integrare

le informazioni quantitative fornite dall’indicatore, in una fase più avanzata del processo attuativo, attarvesro

approfondimenti in aree con una particolare concentrazione di interventi in avanzato stato di realizzazione.

Al 31 dicembre 2011 le misure mostrano un ritardo attuativo. La gran parte delle iniziative, sia per le misure

attivate con i PIT che dai Gal, è ancora in corso di selezione o realizzazione: pertanto la verifica degli effetti

e la quantificazione dell’indicatore R10 è rimandata ad una fase più matura dell’intervento.

Tuttavia la RAE 2010 evidenziava il risultato determinato da analoghi interventi transitati dal precedente PSR

attivati ai sensi delle misure ‘N’ (ora 321) e ‘O’ (ora 322). La RAE ha quantificato gli “utenti serviti” in 3.732

dei quali 1.402 grazie all’unico intervento finanziato per la misura 321 e 2.330 a seguito degli aiuti di cui

hanno beneficiato i 24 progetti della misura 322. Tale risultato pertanto si conferma anche nella presente

annualità.

In conseguenza del ritardo attuativo, anche l’indice di efficacia, calcolato sui trascinamenti, assume un valore

bassa: 0,7% sul totale della popolazione servita attesa nell’Asse 3, con andamenti più favorevoli nella misura

322 (8,2%).


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