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da qualche parte, devi correre (zfd) Coworking E13 ... · Coworking E13: insieme per fare impresa...

Date post: 17-Oct-2020
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SABATO 25 FEBBRAIO 2017 iN Legnago Week 10 L EGNAGO Coworking E13: insieme p «Il Paese ha bisogno di un “effetto Alice”: per restare nello stesso posto, devi correre più velocemente che puoi. Se vuoi arrivare da qualche parte, devi correre due volte più veloce» di Federico Zuliani Pienone, nella sala confe- renze dell’Edificio 13, per il lancio ufficiale di «Cowor- king E13», l’iniziativa nata in collaborazione tra il Comune di Legnago e l’associazio- ne «Business Angels», nell’ambito delle iniziative che l’assessorato alle Attività Economiche e al Lavoro ha deciso di mettere in campo per cercare di dare una ri- sposta alla crisi occupazio- nale, che ha colpito anche le realtà del Legnaghese. A te- nere a battesimo l’accensio- ne delle luci dello spazio – gratuito – che ospiterà gio- vani con dei progetti im- prenditoriali da sviluppare, trasformandoli in start-up, è intervenuto il sindaco Clara Scapin, con tanto di fascia tricolore. Dopo i saluti di rito del primo cittadino, il mi- crofono è passato nelle mani dell’assessore Tommaso Ca- sari, che ha puntato mol- tissimo su questo progetto, cui ha lavorato – insieme al consigliere comunale Gian- franco Falduto – per oltre un anno. «Il coworking – ha spiegato l’assessore – è il pri- mo passaggio per dare spazio a nuove idee e avviare start-up». Per Paolo Fiori- ni (solo omonimo di uno dei soci fondatori di «Business Angels Verona») docente di Informatica e presidente del- la commissione brevetti e spin-off dell'Università di Ve- rona, un problema tutto ita- liano è che: «Non c’è ancora la mentalità di guardare alle start-up». Fiorini ha poi por- tato l’esempio di «Verona Fa- bLab», e sottolineato l’im- portanza di «Incentivare i ra- gazzi a fare impresa». Per l’imprenditore Bruno Gior- dano, leader dell’omonimo gruppo e delegato di Con- findustria Verona per l’In- novazione e le Start-up, l’av- vio del coworking legnaghese è un dato importante per te- nersi al passo, dato che: «Il nostro mondo cambia ve- locissimamente». Dopo gli interventi «istituzionali» è toccato ai due testimonial scelti dagli organizzato- ri, Enrico Pandian e Andrea Ghello, che hanno raccon- tato le loro esperienze co- me «startupper» il primo e come investitore il secondo. E’ giunto quindi il momento della tavola rotonda, mode- rata dal direttore di «Veneto Economia» Domenico Lan- zilotta. Come oratori si sono alternati Piero Formica, Se- nior research fellow presso l'Innovation Value Institute dell'ateneo irlandese della Maynooth University; Marco Gratta del dipartimento In- novazione di Banca Intesa; e Federico Furlani, Ammini- stratore delegato di Simem Spa e delegato Confindustria per la Pianura Veronese. Quest’ultimo ha aperto il suo intervento svelando un mi- stero ossia la qualifica, at- tribuitagli anche sul mani- festo ufficiale dell’evento, di delegato confindustriale an- che per il West Bengala. Si era trattato di uno scherzo, inserito nell’sms con cui l’imprenditore di Minerbe aveva risposto agli organiz- zatori, che lo hanno invece preso sul serio. L’episodio ha suscitato l’ilarità degli attenti presenti, dando anche un tocco di leggerezza agli im- portanti temi affrontati nel dibattito. Sempre Furlani ha rimarco l i m p o r tanza di «Spingere le nostre azien- de a innovare». Marco Gratta ha puntato sui rapporti col territorio, e in particolare con le università, ponendo anche lui l’accento sull’importanza dell’innovazione interna. De- cisamente energico l’inter- vento del professor Formica, che ha proposto l’impietoso confronto tra quanto inve- stano in innovazione gli altri Paesi rispetto all’Italia (Israe- le, ad esempio, fa più di cento volte in più), e ha parlato della necessità non solo di esperti, ma anche dei non esperti. E’ il concetto di «ignoranza creativa», illu- strato dallo stesso Formica in un suo saggio di successo, pubblicato originariamente in lingua inglese. Il profes- sore ha quindi concluso par- lando del passaggio dalle start-up allo «scale-up», rifa- cendosi poi a Lewis Car- roll : «Il Paese ha bisogno di un “effetto Alice”: per restare nello stesso posto, devi cor- rere più velocemente che puoi. Se vuoi arrivare da qualche parte, devi correre due volte più veloce». Tutti pronti a guardare verso il futuro: «Spingere le n
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SABATO 25 FEBBRAIO 2 017

iN Legnago Week 11LEGNAGOSABATO 25 FEBBRAIO 2 017

iN Legnago Week10 LEGNAGO

(zfd) Ne l l’ambito del lancio uf-ficiale di «Coworking E13», gli or-ganizzatori hanno previsto anchel’intervento di due testimonials,pronti a raccontare le loro espe-rienze come «startupper» e finan-ziatore. Stiamo parlando, rispet-tivamente, di Enrico Pandian edi Andrea Ghello: il primo, oltread essere un socio di «BusinessAngels Verona», è il fondatoredi «Supermercato24», la app chepermette di ordinare e farsi portarela spesa a casa attraverso lo smar-tphone o il computer, standosenecomodamente a casa. L’azienda èconvenzionata con supermercatidi sedici province tra Veneto (e c’èanche Legnago), Emilia-Romagna,

Lombardia, Liguria, Lazio e Pie-monte. Ghella, invece, è un «angelinvestor», e lavora con aziendequali VeNetWork Spa e HeltySpa. «Mancano figure professiona-li specifiche», ha esordito Pandian,che ha poi raccontato la genesidella sua creatura, nata comestart-up e che ha raccolto oltre 5milioni di euro di finanziamen-ti. «Anche se eravamo solo in tre,abbiamo preso un ufficio di 400metri quadri e lo abbiamo chia-mato “coworking ”, con l’idea diconoscere persone. Adesso siamoin 30, 25 veronesi e 5 di Milano e imiei ragazzi prendono tutti 1600euro al mese come stipendio mi-nimo». Secondo lo startupper: «Il

successo arrivo perché c’è un ter-ritorio che ti dà una mano. Quelloche può fare il Comune è dire aun’azienda del territorio che, secompra una start-up, non pagheràl’Imu o la Tasi per cinque anni». Haquindi chiuso il suo interventoinvitando i potenziali giovani im-prenditori a: «Mettersi qui 24 ore algiorno, sette giorni su sette e ini-ziare a lavorare». Ghello ha inveceesordito definendo il coworkinglegnaghese: «Un’iniziativa assolu-tamente meritoria, che si crea at-torno un ecosistema». L’i nve st i to reha quindi sostenuto che: «Quandola start-up diventa azienda, il tes-suto imprenditoriale veneto devecapirne l’impor tanza».

Coworking E13: insieme per fare impresa

«Il Paese ha bisogno di un “effetto Alice”:per restare nello stesso posto, devi correrepiù velocemente che puoi. Se vuoi arrivare

da qualche parte, devi correredue volte più veloce»

di Federico Zuliani

Pienone, nella sala confe-renze dell’Edificio 13, per illancio ufficiale di «Cowor-king E13», l’iniziativa nata incollaborazione tra il Comunedi Legnago e l’ass ociazio-n e « B u s i n e s s A n g e l s » ,ne ll’ambito delle iniziativeche l’assessorato alle AttivitàEconomiche e al Lavoro hadeciso di mettere in campoper cercare di dare una ri-sposta alla crisi occupazio-nale, che ha colpito anche lerealtà del Legnaghese. A te-nere a battesimo l’a c c e n si o-ne delle luci dello spazio– gratuito – che ospiterà gio-vani con dei progetti im-prenditoriali da sviluppare,trasformandoli in start-up, èintervenuto il sindaco C la raS capin, con tanto di fasciatricolore. Dopo i saluti di ritodel primo cittadino, il mi-crofono è passato nelle manid e l l’ass ess ore Tommaso Ca-s ari, che ha puntato mol-tissimo su questo progetto,cui ha lavorato – insieme alconsigliere comunale G ian-franco Falduto – per oltreun anno. «Il coworking – haspiegato l’assessore – è il pri-mo passaggio per dare spazioa nuove idee e avviarestart-up». Per Paolo Fiori-ni (solo omonimo di uno deisoci fondatori di «BusinessAngels Verona») docente diInformatica e presidente del-la commissione brevetti espin-off dell'Università di Ve-rona, un problema tutto ita-liano è che: «Non c’è ancorala mentalità di guardare allestart-up». Fiorini ha poi por-tato l’esempio di «Verona Fa-bLab», e sottolineato l’i m-portanza di «Incentivare i ra-gazzi a fare impresa». Perl’imprendito re Bruno Gior-dan o, leader dell’omonimogruppo e delegato di Con-findustria Verona per l’In -novazione e le Start-up, l’av -

vio del coworking legnagheseè un dato importante per te-nersi al passo, dato che: «Ilnostro mondo cambia ve-locissimamente». Dopo gliinterventi «istituzionali» ètoccato ai due testimonialscelti dagli organizzato-r i, Enrico Pandian e An dreaG hello, che hanno raccon-tato le loro esperienze co-me «startupper» il primo ecome investitore il secondo.E’ giunto quindi il momentodella tavola rotonda, mode-rata dal direttore di «VenetoEc o no m ia » Domenico Lan-z ilotta. Come oratori si sonoa l te r nat i Piero Formica, S e-nior research fellow pressol'Innovation Value Institutedell'ateneo irlandese dellaMaynooth University; Marc oG ra tta del dipartimento In-novazione di Banca Intesa;e Federico Furlani, A m m i n i-stratore delegato di SimemSpa e delegato Confindustriaper la Pianura Veronese.Quest ’ultimo ha aperto il suointervento svelando un mi-stero ossia la qualifica, at-tribuitagli anche sul mani-festo ufficiale dell’evento, didelegato confindustriale an-che per il West Bengala. Siera trattato di uno scherzo,inserito nell’sms con cuil’imprenditore di Minerbeaveva risposto agli organiz-zatori, che lo hanno invecepreso sul serio. L’episodio hasuscitato l’ilarità degli attentipresenti, dando anche untocco di leggerezza agli im-portanti temi affrontati neldibattito. Sempre Furlani har i m a r c o l ’ i m p o r t a n z adi «Spingere le nostre azien-de a innovare». Marco Grattaha puntato sui rapporti colterritorio, e in particolare conle università, ponendo anchelui l’accento sull’impor tanzad e l l’innovazione interna. De-cisamente energico l’i nte r-vento del professor Formica,che ha proposto l’impietos o

confronto tra quanto inve-stano in innovazione gli altriPaesi rispetto all’Italia (Israe-le, ad esempio, fa più di centovolte in più), e ha parlatodella necessità non solo di

esperti, ma anche dei none s p e r t i . E ’ i l c o n c e t t odi «ignoranza creativa», illu-strato dallo stesso Formica inun suo saggio di successo,pubblicato originariamente

in lingua inglese. Il profes-sore ha quindi concluso par-lando del passaggio dallestart-up allo «scale-up», rifa-cendosi poi a Lewis Car-ro l l : «Il Paese ha bisogno di

un “effetto Alice”: per restarenello stesso posto, devi cor-rere più velocemente chepuoi. Se vuoi arrivare daqualche parte, devi correredue volte più veloce».

TESTIMONIAL Enrico Padian di «Supermercato24» e Andrea Ghello si raccontano

Le esperienze di chi innova e investe

FOCUS Formare, finanziare e lanciare start-up innovative

Non solo imprenditori,ma anche «angeli custodi»

(zfd) Il progetto «Coworking E13» è stato curato – col pa-trocinio del Comune di Legnago – da «Business AngelsVerona», un’associazione senza scopo di lucro, fondata nel2013 da persone – essenzialmente imprenditori – c o n lapassione per il «nuovo intraprendere», come loro stessi sidefiniscono. Scopo dell’associazione è favorire l’incontro traproponenti di idee e progetti di nuove iniziative impren-ditoriali, e offerenti di contributi e supporti a diverso titolo. I«business angels» si occupano di offrire un supporto nelle fasiiniziali di avvio e sviluppo di una nuova iniziativa im-prenditoriale, solitamente intervenendo nella primissima fa-se di vita dell’idea, lasciando poi campo agli investitori«classici». «Il primo contributo possibile – spiegano – c o n si ste

quindi nell’ aiutare ilproponente a far evol-vere una idea in un pro-getto; secondo passaggiotipico, fornire supportoper organizzare il pro-getto in impresa». Que-sto contributo può es-sere appunto offerto tra-mite finanziamenti, maanche attraverso la mes-sa a disposizione del«know-how» necessario.La prassi dell'associazio-ne è che i contributi ven-gono concordati secon-do il fabbisogno dell’ini-ziativa: considerando lostadio di vita della pro-posta, i «business an-gels» investono da 5 a200mila euro, eventual-mente in cordata tra loroo con altri soggetti deiquali favoriscono cosìl’intervento, ed even-tualmente valorizzandoil proprio contributo inambito di conoscen-za. Tra le competenzemesse a disposizione de-gli «startupper» ci so-no mentoring di merca-to, definizione del mo-dello di business, pro-totipazioni, ricerca di ri-sorse e costruzione direlazioni virtuose conqueste. Gli «angeli» ve-ronesi sono presiedutida Valter Carturo ( n e l lafoto in alto), mentre glialtri soci fondatori so-no Manuel Pic cina-t o ( v i c e p r e s i d e n-t e ) , F a u s t o C e o l i-ni, Paolo Fiorini (ne llafoto in basso) e Moren o

Petten e. Ed è quest’ultimo, in particolare, ad aver un rapportointenso con Legnago: sia per la vicinanza logistica (è diCerea), sia per essere stato il promotore dell’iniziativa « Le-gnago City M@ll», progetto di valorizzazione innovativa(puntando, ad esempio, molto sull’utilizzo dei social network,da utilizzare come vetrina virtuale per l’esposizione deiprodotti in vendita) delle attività commerciali del centrostorico, inteso come «centro commerciale naturale», all’ap er-to. Non a caso, è lui il «team coordinator» di «Coworking E13»,e la persona che ne sta curando la campagna Facebook,mettendo a disposizione un numero sul quale è possibileaderire al progetto attraverso un messaggio via WhatsApp. Ilnumero è 3482422339 e, come spiegato da Pettene in un suorecente post, le adesioni saranno valutato cronologica-m e nte.

LE ORIGINI Nasce negli Usa nel 2005 e arriva in Europa nel 2008

Lavoro basato sulla condivisione(paw) Nato negli Stati Uniti nel 2005 e sbarcato inEuropa partire dal 2008, il coworking è un nuovostile di lavoro basato sulla condivisione tra piùpersone dello stesso ambiente, il quale dispone ditutti gli attrezzi necessari per svolgere la propriamansione. Differentemente dallo stile tradizionale,chi adotta tale tipologia di impiego non è membrodi un’azienda, ma si tratta principalmente di liberiprofessionisti che lavorano da casa e che ne-cessitano di un ufficio solamente in alcuni mo-menti, molto spesso per pochi giorni al mese, anchese ci sono casi in cui questa tipologia di lavoro vieneimpiegata stabilmente. Alcuni esperti in materiasottolineano che il coworking non riguarda solo il

luogo fisico, ma viene considerato come una vera epropria comunità, dove chi ne fa uso entra in si-nergia con altre persone permettendo lo scambio diidee tra più professionisti di settori diversi. Se-condo «Cowo Italia», l’istituto che si occupa dellostudio di questo settore, nel 2015 nel nostro Paesei coworkers rappresentano il 2,3% della popola-zione attiva ed il 15% dei liberi professionisti, conuna percentuale che, a partire dal 2008, crescesempre più anno dopo anno. Tra coloro che hannoscelto tale forma di impiego, «Cowo» segnala che il62% sono uomini ed il restante 38% donne, ma ilnumero delle freelance che optano per il cowor-king crescono del 5% anno dopo anno.

ENRICOPA N D I A NM i c ro fo n oalla manoper poter

ra c c o n t a red ava n t i

al pubblicola sua

e s p e ri e n z ap ro fe s s i o n a l e

Tutti pronti a guardare verso il futuro: «Spingere le nostre aziende a innova re »

In alto Valter Carturo e sotto Paolo Fiorinidurante un momento dell’i n c o n t ro

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SABATO 25 FEBBRAIO 2 017

iN Legnago Week 11LEGNAGOSABATO 25 FEBBRAIO 2 017

iN Legnago Week10 LEGNAGO

(zfd) Ne l l’ambito del lancio uf-ficiale di «Coworking E13», gli or-ganizzatori hanno previsto anchel’intervento di due testimonials,pronti a raccontare le loro espe-rienze come «startupper» e finan-ziatore. Stiamo parlando, rispet-tivamente, di Enrico Pandian edi Andrea Ghello: il primo, oltread essere un socio di «BusinessAngels Verona», è il fondatoredi «Supermercato24», la app chepermette di ordinare e farsi portarela spesa a casa attraverso lo smar-tphone o il computer, standosenecomodamente a casa. L’azienda èconvenzionata con supermercatidi sedici province tra Veneto (e c’èanche Legnago), Emilia-Romagna,

Lombardia, Liguria, Lazio e Pie-monte. Ghella, invece, è un «angelinvestor», e lavora con aziendequali VeNetWork Spa e HeltySpa. «Mancano figure professiona-li specifiche», ha esordito Pandian,che ha poi raccontato la genesidella sua creatura, nata comestart-up e che ha raccolto oltre 5milioni di euro di finanziamen-ti. «Anche se eravamo solo in tre,abbiamo preso un ufficio di 400metri quadri e lo abbiamo chia-mato “coworking ”, con l’idea diconoscere persone. Adesso siamoin 30, 25 veronesi e 5 di Milano e imiei ragazzi prendono tutti 1600euro al mese come stipendio mi-nimo». Secondo lo startupper: «Il

successo arrivo perché c’è un ter-ritorio che ti dà una mano. Quelloche può fare il Comune è dire aun’azienda del territorio che, secompra una start-up, non pagheràl’Imu o la Tasi per cinque anni». Haquindi chiuso il suo interventoinvitando i potenziali giovani im-prenditori a: «Mettersi qui 24 ore algiorno, sette giorni su sette e ini-ziare a lavorare». Ghello ha inveceesordito definendo il coworkinglegnaghese: «Un’iniziativa assolu-tamente meritoria, che si crea at-torno un ecosistema». L’i nve st i to reha quindi sostenuto che: «Quandola start-up diventa azienda, il tes-suto imprenditoriale veneto devecapirne l’impor tanza».

Coworking E13: insieme per fare impresa

«Il Paese ha bisogno di un “effetto Alice”:per restare nello stesso posto, devi correrepiù velocemente che puoi. Se vuoi arrivare

da qualche parte, devi correredue volte più veloce»

di Federico Zuliani

Pienone, nella sala confe-renze dell’Edificio 13, per illancio ufficiale di «Cowor-king E13», l’iniziativa nata incollaborazione tra il Comunedi Legnago e l’ass ociazio-n e « B u s i n e s s A n g e l s » ,ne ll’ambito delle iniziativeche l’assessorato alle AttivitàEconomiche e al Lavoro hadeciso di mettere in campoper cercare di dare una ri-sposta alla crisi occupazio-nale, che ha colpito anche lerealtà del Legnaghese. A te-nere a battesimo l’a c c e n si o-ne delle luci dello spazio– gratuito – che ospiterà gio-vani con dei progetti im-prenditoriali da sviluppare,trasformandoli in start-up, èintervenuto il sindaco C la raS capin, con tanto di fasciatricolore. Dopo i saluti di ritodel primo cittadino, il mi-crofono è passato nelle manid e l l’ass ess ore Tommaso Ca-s ari, che ha puntato mol-tissimo su questo progetto,cui ha lavorato – insieme alconsigliere comunale G ian-franco Falduto – per oltreun anno. «Il coworking – haspiegato l’assessore – è il pri-mo passaggio per dare spazioa nuove idee e avviarestart-up». Per Paolo Fiori-ni (solo omonimo di uno deisoci fondatori di «BusinessAngels Verona») docente diInformatica e presidente del-la commissione brevetti espin-off dell'Università di Ve-rona, un problema tutto ita-liano è che: «Non c’è ancorala mentalità di guardare allestart-up». Fiorini ha poi por-tato l’esempio di «Verona Fa-bLab», e sottolineato l’i m-portanza di «Incentivare i ra-gazzi a fare impresa». Perl’imprendito re Bruno Gior-dan o, leader dell’omonimogruppo e delegato di Con-findustria Verona per l’In -novazione e le Start-up, l’av -

vio del coworking legnagheseè un dato importante per te-nersi al passo, dato che: «Ilnostro mondo cambia ve-locissimamente». Dopo gliinterventi «istituzionali» ètoccato ai due testimonialscelti dagli organizzato-r i, Enrico Pandian e An dreaG hello, che hanno raccon-tato le loro esperienze co-me «startupper» il primo ecome investitore il secondo.E’ giunto quindi il momentodella tavola rotonda, mode-rata dal direttore di «VenetoEc o no m ia » Domenico Lan-z ilotta. Come oratori si sonoa l te r nat i Piero Formica, S e-nior research fellow pressol'Innovation Value Institutedell'ateneo irlandese dellaMaynooth University; Marc oG ra tta del dipartimento In-novazione di Banca Intesa;e Federico Furlani, A m m i n i-stratore delegato di SimemSpa e delegato Confindustriaper la Pianura Veronese.Quest ’ultimo ha aperto il suointervento svelando un mi-stero ossia la qualifica, at-tribuitagli anche sul mani-festo ufficiale dell’evento, didelegato confindustriale an-che per il West Bengala. Siera trattato di uno scherzo,inserito nell’sms con cuil’imprenditore di Minerbeaveva risposto agli organiz-zatori, che lo hanno invecepreso sul serio. L’episodio hasuscitato l’ilarità degli attentipresenti, dando anche untocco di leggerezza agli im-portanti temi affrontati neldibattito. Sempre Furlani har i m a r c o l ’ i m p o r t a n z adi «Spingere le nostre azien-de a innovare». Marco Grattaha puntato sui rapporti colterritorio, e in particolare conle università, ponendo anchelui l’accento sull’impor tanzad e l l’innovazione interna. De-cisamente energico l’i nte r-vento del professor Formica,che ha proposto l’impietos o

confronto tra quanto inve-stano in innovazione gli altriPaesi rispetto all’Italia (Israe-le, ad esempio, fa più di centovolte in più), e ha parlatodella necessità non solo di

esperti, ma anche dei none s p e r t i . E ’ i l c o n c e t t odi «ignoranza creativa», illu-strato dallo stesso Formica inun suo saggio di successo,pubblicato originariamente

in lingua inglese. Il profes-sore ha quindi concluso par-lando del passaggio dallestart-up allo «scale-up», rifa-cendosi poi a Lewis Car-ro l l : «Il Paese ha bisogno di

un “effetto Alice”: per restarenello stesso posto, devi cor-rere più velocemente chepuoi. Se vuoi arrivare daqualche parte, devi correredue volte più veloce».

TESTIMONIAL Enrico Padian di «Supermercato24» e Andrea Ghello si raccontano

Le esperienze di chi innova e investe

FOCUS Formare, finanziare e lanciare start-up innovative

Non solo imprenditori,ma anche «angeli custodi»

(zfd) Il progetto «Coworking E13» è stato curato – col pa-trocinio del Comune di Legnago – da «Business AngelsVerona», un’associazione senza scopo di lucro, fondata nel2013 da persone – essenzialmente imprenditori – c o n lapassione per il «nuovo intraprendere», come loro stessi sidefiniscono. Scopo dell’associazione è favorire l’incontro traproponenti di idee e progetti di nuove iniziative impren-ditoriali, e offerenti di contributi e supporti a diverso titolo. I«business angels» si occupano di offrire un supporto nelle fasiiniziali di avvio e sviluppo di una nuova iniziativa im-prenditoriale, solitamente intervenendo nella primissima fa-se di vita dell’idea, lasciando poi campo agli investitori«classici». «Il primo contributo possibile – spiegano – c o n si ste

quindi nell’ aiutare ilproponente a far evol-vere una idea in un pro-getto; secondo passaggiotipico, fornire supportoper organizzare il pro-getto in impresa». Que-sto contributo può es-sere appunto offerto tra-mite finanziamenti, maanche attraverso la mes-sa a disposizione del«know-how» necessario.La prassi dell'associazio-ne è che i contributi ven-gono concordati secon-do il fabbisogno dell’ini-ziativa: considerando lostadio di vita della pro-posta, i «business an-gels» investono da 5 a200mila euro, eventual-mente in cordata tra loroo con altri soggetti deiquali favoriscono cosìl’intervento, ed even-tualmente valorizzandoil proprio contributo inambito di conoscen-za. Tra le competenzemesse a disposizione de-gli «startupper» ci so-no mentoring di merca-to, definizione del mo-dello di business, pro-totipazioni, ricerca di ri-sorse e costruzione direlazioni virtuose conqueste. Gli «angeli» ve-ronesi sono presiedutida Valter Carturo ( n e l lafoto in alto), mentre glialtri soci fondatori so-no Manuel Pic cina-t o ( v i c e p r e s i d e n-t e ) , F a u s t o C e o l i-ni, Paolo Fiorini (ne llafoto in basso) e Moren o

Petten e. Ed è quest’ultimo, in particolare, ad aver un rapportointenso con Legnago: sia per la vicinanza logistica (è diCerea), sia per essere stato il promotore dell’iniziativa « Le-gnago City M@ll», progetto di valorizzazione innovativa(puntando, ad esempio, molto sull’utilizzo dei social network,da utilizzare come vetrina virtuale per l’esposizione deiprodotti in vendita) delle attività commerciali del centrostorico, inteso come «centro commerciale naturale», all’ap er-to. Non a caso, è lui il «team coordinator» di «Coworking E13»,e la persona che ne sta curando la campagna Facebook,mettendo a disposizione un numero sul quale è possibileaderire al progetto attraverso un messaggio via WhatsApp. Ilnumero è 3482422339 e, come spiegato da Pettene in un suorecente post, le adesioni saranno valutato cronologica-m e nte.

LE ORIGINI Nasce negli Usa nel 2005 e arriva in Europa nel 2008

Lavoro basato sulla condivisione(paw) Nato negli Stati Uniti nel 2005 e sbarcato inEuropa partire dal 2008, il coworking è un nuovostile di lavoro basato sulla condivisione tra piùpersone dello stesso ambiente, il quale dispone ditutti gli attrezzi necessari per svolgere la propriamansione. Differentemente dallo stile tradizionale,chi adotta tale tipologia di impiego non è membrodi un’azienda, ma si tratta principalmente di liberiprofessionisti che lavorano da casa e che ne-cessitano di un ufficio solamente in alcuni mo-menti, molto spesso per pochi giorni al mese, anchese ci sono casi in cui questa tipologia di lavoro vieneimpiegata stabilmente. Alcuni esperti in materiasottolineano che il coworking non riguarda solo il

luogo fisico, ma viene considerato come una vera epropria comunità, dove chi ne fa uso entra in si-nergia con altre persone permettendo lo scambio diidee tra più professionisti di settori diversi. Se-condo «Cowo Italia», l’istituto che si occupa dellostudio di questo settore, nel 2015 nel nostro Paesei coworkers rappresentano il 2,3% della popola-zione attiva ed il 15% dei liberi professionisti, conuna percentuale che, a partire dal 2008, crescesempre più anno dopo anno. Tra coloro che hannoscelto tale forma di impiego, «Cowo» segnala che il62% sono uomini ed il restante 38% donne, ma ilnumero delle freelance che optano per il cowor-king crescono del 5% anno dopo anno.

ENRICOPA N D I A NM i c ro fo n oalla manoper poter

ra c c o n t a red ava n t i

al pubblicola sua

e s p e ri e n z ap ro fe s s i o n a l e

Tutti pronti a guardare verso il futuro: «Spingere le nostre aziende a innova re »

In alto Valter Carturo e sotto Paolo Fiorinidurante un momento dell’i n c o n t ro


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