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Dalla collaborazione italo-egiziana sgorga il petrolio nel Sinai

Date post: 24-Jan-2017
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Dalla collaborazione italo-egiziana sgorga il petrolio nel Sinai Author(s): SANDRO SALVATORI Source: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, Anno 13, No. 1 (GENNAIO - FEBBRAIO 1958), pp. 23-26 Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40756875 . Accessed: 15/06/2014 00:40 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.44.78.31 on Sun, 15 Jun 2014 00:40:00 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
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Dalla collaborazione italo-egiziana sgorga il petrolio nel SinaiAuthor(s): SANDRO SALVATORISource: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africae l’Oriente, Anno 13, No. 1 (GENNAIO - FEBBRAIO 1958), pp. 23-26Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO)Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40756875 .

Accessed: 15/06/2014 00:40

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

.JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range ofcontent in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new formsof scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected].

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Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extendaccess to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente.

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In settore del vastissimo campo residenziale di Abu Ru de i s dove vivono i 1200 uomini addetti ai lavori presso i giacimenti petroliferi.

Dalla collaborazione italo - egiziana sgorga il petrolio nel Sinai

di SANDRO SALVATORI

Abu Rudeis, gennaio

// navigante che di notte è in rotta nella Baia di Suez vede sulla costa orientale la luce di gigan- tesche fiaccole mosse dalla brezza che viene dal mare o scende dalV altopiano. Brucia il metano inu- tilizzato che esce col petrolio dai trenta e più pozzi trivellati da cinquanta tecnici italiani nel deserto del Sinai.

Lo spettacolo è simile a quello offerto dalle lu- minarie di Ferragosto sulV A p pennino. Anche que- ste sono luminarie di festa. Festa per tanti bravi connazionali che ho visto lavorare serenamente e senza limite di orario alV imboccatura dei pozzi, nei laboratori chimici e negli studi tecnici sorti come per un miracolo in un deserto asiatico, così come una volta sorgevano, sotto la bandiera italiana, in terra d! Africa. Essi lavorano nel Sinai con la stessa passione con cui un giorno lavorarono in Val Pa- dana, in Sicilia, in Albania, in Somalia e in Eritrea.

Perché oggi sono qui questi uomini? Quali frutti ricaviamo dallo loro opera?

I tre giacimenti petroliferi (Abu Rudeis, Feiran e Belayim) che costituiscono il vasto complesso di questa impresa furono, per la verità, individuati da una società a capitale americano. Ma i tecnici ame- ricani sono abituati a lavorare su terreni più facili

e, quando cominciarono a combattere con V acqua salata che comprometteva i rapidi e felici risultati previsti nella fase di studio preliminare, persero la pazienza e abbandonarono la zona.

Subentrò, dopo alcuni tentativi senza successo da parte di altre imprese, la Compagnie Orientale des

Alla stazione terminale di Wadi Feisan - dove affluiscono gli oleodotti dei tre giacimenti petroliferi - è in costruzione un

altro grosso serbatoio di 7.500 metri cubi.

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Pétroles d'Egypte: società presieduta dal Colonnello egiziano Mohamed Younes - che è anche presi- dente della nuova compagnia del Canale di Suez - ma la cui maggioranza azionaria è indirettamente acquisita dalV Agip -Mineraria, he azioni della Com- pagnia Orientale sono infatti così distribuite: 29 per cento alla General Petroleum Authority (ente statale egiziano), 20 per cento alla Société Coopera- tive des Pétroles (azienda privata egiziana) e 51 per cento alla International Egyptian Oil Company, Vingegnere Enrico Mattei, dove Z'Agip-Mineraria è la maggiore azionista.

Lo sviluppo della produzione petrolifera del Sinai

Ecco dunque le ragioni per cui V avvenire dei pozzi del Sinai è affidato oggi alla responsabiltà dei tec- nici italiani; i quali conoscono molto bene le insi- die delVacqua salata per averle combattute e vinte in diverse altre precedenti occasioni. Se voi chiede- te loro come hanno fatto a domare la grande ne- mica dei cercatori di petrolio proprio a due passi dal mare, essi vi risponderanno che è tutta que- stione di fortuna, quella benedetta fortuna che tal- volte premia Vaudacia e la tenacia del lavoratore. Voi potete tuttavia esser certi che la battaglia è stata vinta soltanto per la capacità professionale di uomini bravi quanto modesti.

Fatto sta che il petrolio del Sinai raggiunse nel 1955 una produzione di appena 81.902 tonnellate; nel 1956, dopo i primissimi contributi delVespe-

rienza italiana, tale produzione arrivò alle 285.816 tonn.; alla fine di quest9 anno saremo vicini al mi- lione e mezzo; per la fine del 1958 si prevede di superare i 2 milioni e mezzo di tonnellate.

Poiché VEgitto ritira quantità di greggio limi- tate alle possibilità lavorative della sua unica raffi- neria di Suez, ne deriva che Vitalia è in condizioni di ritirare quanto petrolio vuole. E infatti nel se- condo semestre dello scorso anno le raffinerie ita- liane di Gaeta, Genova, Livorno, Venezia, Bari e Firenze hanno ricevuto complessivamente quattro- centomila tonnellate di olio minerale imbarcato alla stazione terminale di Wadi Feiran, dove io stesso ho visto sotto carico la supertanker « Cassiopea » della stessa flotta Agip. E9 tutto petrolio che ci viene senza alcun dispendio di valuta pregiata, ma più semplicemente in conto utili e spese di impian- to. Nel corso del 1958 le forniture di greggio egi- ziano raggiungeranno abbondantemente il milione di tonnellate: circa otto miliardi di valuta pregiata che risparmiamo alle passività della nostra bilancia dei pagamenti, il che non è poco.

I tre giacimenti si distendono lungo una fascia di 35 chilometri da nord a sud, che parte dal cam- po residenziale di Abu Rudeis e si spinge fino agli ultimi pozzi di Belayim. I pozzi di Abu Rudeis, quelli cioè che dettero la grande delusione agli ame- ricani, sono per ora quelli più produttivi, raggiun- gendo le 350 tonnellate giornaliere ciascuno; quelli di Feiran sono i meno ricchi, ma producono pur sempre una media di duecento tonnellate ciascuno; quelli di Belahyim, i più numerosi e i più antichi,

Una colossale sonda, capace di perfo- rare fino a 4.000 metri di profondità, al lavoro nel giacimento di Belayim.

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Lungo la strada dei giacimenti petro- liferi del Sinai, di fronte al Monte di Mosè, si erse come una fortezza medioevale il Monastero di Santa Ca- terina, dove i pellegrini di tutte le fedi trovano cordiale ospitalità.

sono sulla base di 250 tonnellate al giorno ed al- cuni di essi presentano la insolita caratteristica, tutta italiana, di avere due condutture di emissione anziché una come voule la normalità. Otto di questi pozzi offrono un9altra novità propria della tecnica italiana: hanno avuto cioè una perforazione obli- qua, per poter incontrare gli strati di petrolio esi- stenti sotto il fondo marino senza dover ricorrere al dispendioso impianto della sonda in acqua. Di pozzi in mare se ne dovranno comunque scavare, e molto presto, poiché il giacimento si spinge per molti chilometri nella Baia, mentre l'obliquità di un pozzo scavato a terra non può superare i qua- ranta gradi.

Il lavoro può tutto

Trenta chilometri a nord dal centro del giaci- mento Belayim si distende il campo residenziale che prende il nome dai pozzi più vicini, e cioè da Abu Rudeis. Fin dal primo contatto, vale a dire non appena vista dalValto delVaereo della Compa- gnia che qui mi ha trasportato, essa mi è apparsa una ridente cittadina, come il frutto di un miraggio. A qualche centinaio di metri dalla pista di atter- raggio si trovano le prime case prefabbricate della « staff », della direzione insomma, dove fanno capo i cinquanta italiani ed i cento egiziani da cui di- pende la vita dell'impresa. A capo di tutta l'orga- nizzazione tecnica ed amministrativa è l'ing. Beppe Toniolatti, assistito dall'ing. Ahmed el Adii; e tutti i settori tecnici e amministrativi sono diretti da in- gegneri e tecnici italiani affiancati da altrettanti in- gegneri e tecnici egiziani. Una gradevole caratteri- stica di questa città operosa è proprio la perfetta intesa che corre tra il personale italiano e quello egiziano.

Il fatto che il complesso dei lavori sia nelle mani degli ingegneri, dei chimici e dei trivellatori del- TAgip -Mineraria non tocca la suscettibilità degli in- gegneri, dei chimici e dei trivellatori egiziani. In-

sieme alla stima ed alla fiducia che hanno dimo- strato di meritare quando sono all'opera, i nostri connazionali hanno saputo accattivarsi anche la più sincera simpatia per il modo cordiale ed affettuoso che accompagna ogni loro gesto, ogni loro azione. Gli incontri tra italiani e egiziani nelle sale di mensa, nei clubs, al cinematografo, al tennis, al campo di foot ball (sì, perché Abu Rudeis ha pro- prio tutte queste belle cose) o sui posti di lavoro o nelle viuzze del campo, non sono concepiti senza il sorriso, lo scherzo o le premure che si usano tra vecchi amici. Tutto ciò avviene in pieno deserto, dove poco più di un anno fa altri uomini, di razza diversa si scontrarono e si colpirono a morte.

Il lavoro può tutto; in un Paese dove l'europeo viene spesso guardato con diffidenza, cinquanta ita- liani hanno saputo creare un'oasi di pace e di sere- nità che molti tormentati lavoratori di Oriente e di Occidente sono lontani dall' immaginare.

Il campo residenziale di Abu Rudeis è vastissimo. Esso non comprende soltanto centinaia di villette prefabbricate per il personale della « staff » - ar- redate con gusto e secondo le moderne esigenze - e centinaia di altre costrtuzioni per gli alloggi, le sale di ristoro e di ritrovo per mille « Labourers » e « suffragi » (manovali e servitori, tutti egiziani) adibiti ai diversi lavori del campo e dei pozzi, ma anche vasti fabbricati dove trovano posto officine, autorimesse, magazzini ecc. ecc. Nell'elegante com- plesso degli uffici ha sede altresì una stazione ra- diotelefonica, che comunica direttamente con il Cai- ro e con una dozzina di automobili, quelle dei capi servizio, che possono trovarsi in movimento tra un pozzo e l'altro.

La confortevolezza delle attrezzature residenziali meriterebbe una più vasta descrizione, se non altro per parlare del luminoso e modernissimo ospedale - l'unico in tutto il sud del Sinai - diretto da due medici egiziani e dotato financo di una sala operatoria, della piccola moschea prefabbricata, del panificio, degli spacci aziendali e del teatrino dove recitano gli stessi operai egiziani. Ma ragioni di spa-

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zio non ce lo consentono. Dirò soltanto che tale confortevolezza è spesso apprezzata da ospiti di vario tipo e di diversa provenienza che percorrono le strade battute ed asfaltate nel deserto dalla stessa compagnia. Ora è il Governatore di Suez in giro di ispezione, ora è un diplomatico, ora è un giorna- lista che può incontrarsi, come è accaduto al sotto- scritto, con una allegra brigata di italiani in viag- gio verso il Monastero di Santa Caterina, quel fa- moso monastero ortodosso che si erge tra le monta- gne dei Sinai, dove Mosè ricevette le Tavole da Dio; di essa facevano parte tre graziose fanciulle, una delle quali, la figlia dell9 Ambasciatore d'Italia al Cairo, voleva sapere dove cercare, in attesa della cena, delle belle conchiglie, e un9 altra, la figlia del Console Generale dUltalia, si preoccupava invece dei- resistenza o meno nei paraggi di scorpioni e di vipere cornute. Ma più tardi si appassionarono am- bedue, con la stessa angelica curiosità, al getto di petrolio di un nuovo pozzo.

Le iniziative nel settore petrolifero non sono po- che in Egitto. Ricorderò le più importanti, e cioè quelle di Marsa Matruk, di Sidri, di Ras Garib; ma la prima è addirittura già fallita e le altre due, che ho potuto vedere dallo stesso aereo che mi portava verso gli impianti di Abu Rudeis, son ben lon- tane, prese singolarmente, dalla vastità e della capa- cità produttiva di quella così ben condotta dalla collaborazione italo-egiziana.

Una politica lungimirante

Vitalia e dunque ben rappresentata in queste terre che sembravano a noi definitivamente precluse dopo F ultima sfortunata guerra.

Ciò si deve alla politica di un uomo pieno di coraggio e di iniziativa, e ai suoi tecnici, che hanno saputo raccogliere gli insegnamenti dei nostri vecchi pionieri, bene impersonificando le tradizioni della ci- viltà italiana, le tradizioni del lavoro e del progresso sociale. Uing. Enrico Mattei, con gli accordi petroli- feri recentemente stiputali a Teheran e quelli che già tanti frutti hanno dato qui in Egitto, ha final- mente ripreso la politica di pacifica espansione eco- nomica nel Medio Oriente, interrotta dalle vicende belliche e sempre trascurata dagli uomini politici del dopoguerra. Non è soltanto il prestigio della bandiera italiana ch9egli e i suoi collaboratori han- no risollevato dopo la sconfitta; ma anche una pe- sante saracinesca che aveva sbarrato la strada del Levante a tutta Feconomia italiana.

Nel lavoro dei connazionali nel Sinai, come in quello imminente nei campi petroliferi persiani, dobbiamo dunque vedere la ripresa dei nostri tra- dizionali traffici con il mondo arabo, ed anche un contributo al necessario rinnovamento di tutti i rap- porti dell9 Occidente con i Paesi del Vicino Oriente, rinnovamento tanto più necessario in quanto sta alla base della pace in tutto questo vastissimo settore.

Sandro Salvatori

Particolari di una sonda sul giacimento di Belahyim, con un gruppo di operai italiani ed egiziani.

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