Dott. Giuseppe Sassone
INGEGNERE EDILE
PROGETTISTI
Ing. Giuseppe SASSONE
Prof. Ing. Salvatore MARGIOTTATAVOLA A - 2 2...............
DATA
COMMITTENTE
Comunità Montana “Camastra - Alto Sauro”
RELAZIONE GENERALE
REGIONE BASILICATACOMUNITA’ MONTANA
“CAMASTRA - ALTO SAURO”(potenza)
INTERVENTI DI RAZIONALIZZAZIONE DEI PRESIDI DEPURATIVI ESISTENTI MEDIANTE LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO DI DEPURAZIONE CONSORTILE ED OPERE DI COLLETTAMENTO PER LA SALVAGUARDIA AMBIENTALE DEL TORRENTE CAMASTRA
“PROGETTO DEFINITIVO”(aggiornamento)
contiene :
- cronoprogramma attività
- prime indicazioni sulla
sicurezza
- Relazione generale_________________________________________________________________________________
SOMMARIO1) PREMESSA
2) STATO DI FATTO
3) IL BACINO DEL FIUME CAMASTRA
4) PREVISIONI E SCELTE PROGETTUALI
5) QUADRO NORMATIVO SULLE RETI FOGNARE, IMPIANTI DI DEPURAZIONE E SUI MATERIALI DI IMPIEGO
6) Parametri per il dimensionamento
7) SCELTA DELLE TUBAZIONI, DEI MANUFATTI e dei caviA) LA TUBAZIONEB) I POZZETTIC) IL CAVO TRASMISSIONE DATI D) LE APPARECCHIATURE PER LA RETE DI TELECOMUNICAZIONE
8) L’ IMPIANTO DI sollevamento sul collettore di laurenziana – (sez. 68)a) Descrizione del sistema di sollevamento b) Descrizione del sistema pompec) Descrizione del sistema AVAST (serbatoio anticolpo d’ariete)d) Descrizione del quadro elettrico e) L’impianto di messa a terraf) Area di impronta dell’impiantog) Il pozzetto di arrivo delle acque in pressione (n°50 dell’emissario centrale)h) Il pozzetto di sfiato intermedio sulla condotta
9) OPERE D'ARTE E DI MINIMIZZAZIONE DELL'IMPATTO AMBIENTALE (Terre rinforzate “terramesh verde e gabbioni)
10) ATTRAVERSAMENTO DEI PONTI, PONTICELLI E e tombini
11) IMPIANTO DI DEPURAZIONE
12) SISTEMAZIONE DELLE AREE DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE DISMESSI ed opere annesse
13) ESAME DEI PROFILI DI IMPATTO AMBIENTALE.
14) Cronoprogramma delle fase attuative(tempo per la redazione del progetto esecutivo e l’esecuzione dei lavori).
15) PRIME INDICAZIONI SULLA REDAZIONE DEL PIANO DI SICUREZZA1) PREMESSA
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
La presente relazione illustra il progetto definitivo del piano di previsione delle opere occorrenti per
la normalizzazione del sistema di raccolta delle acque reflue e degli impianti di depurazione dei
comuni della Comunità Montana Camastra – Alto Sauro.
La Comunità Montana Camastra – Alto Sauro è costituita dai Comuni di Abriola, Anzi, Calvello,
Corleto Perticara, Guardia Perticara e Laurenzana.
A partire dal dopoguerra ed in tempi diversi, in ciascuno dei Comuni sono stati eseguiti lavori di
costruzione di tronchi di rete fognaria e di collettori, usufruendo di finanziamenti che via via
venivano assicurati dallo Stato o dalla Cassa per il Mezzogiorno, dalla Regione o da altri Enti
territoriali.
Tali interventi, per la loro singolare limitatezza e frammentarietà ed in mancanza di uno strumento
organico di progettazione, si sono dimostrati insufficienti a soddisfare le necessità via via crescenti,
sia in termini di espansioni territoriali, che in termini di portate, per l'accresciuto consumo di acqua
ad uso potabile e per le immissioni in rete di maggiori volumi di acque meteoriche ed inadatti
all'effettiva tutela dell'ambiente e della salute pubblica.
L'esigenza degli interventi nasce dalla precaria e carente situazione in cui si trovano sia i collettori
di raccolta ed allontanamento dei reflui urbani, sia i numerosi e non sempre funzionanti impianti di
depurazione che si ripercuotono sullo stato di salute delle acque dei corpi ricettori, in particolare il
fiume Camastra e dunque il fiume Basento.
Tale situazione è purtroppo conseguente alla mancanza di una visione globale di un sistema di
raccolta, depurazione e smaltimento delle acque di scarico provenienti dai diversi abitati che si
affacciano sulla valle, che ha dato luogo, nel tempo, ad una serie di interventi frammentari,
disarticolati ed insufficienti a risolvere il problema dell'allontanamento dei reflui urbani,
dell'inquinamento delle acque dei fiumi e della tutela dell'ambiente.
2) STATO DI FATTO
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Le reti di fognatura in maggioranza di tipo misto, raccolgono, oltre alla quasi totalità delle acque
meteoriche e di quelle nere, anche acque di infiltrazione sotterranea la cui immissione, spesso
dovuta a manufatti fatiscenti, mette in crisi il sistema di trasporto.
Allo stato attuale ci si trova di fronte ad un sistema di collettori, taluni fatiscenti per vetustà,
inadeguati dimensionalmente, ed ad una serie di più o meno piccoli, o addirittura piccolissimi,
impianti di depurazione non sempre funzionanti, e contraddistinti da onerosità gestionali e sulla cui
efficienza depurativa si possono ben nutrire seri dubbi. Non mancano, infine, numerosi pozzi neri a
servizio di case sparse e di qualche piccolo agglomerato.
Quanto esposto è il risultato dell'analisi dei dati e delle informazioni accolte presso gli Uffici
Tecnici dei comuni interessati e presso altri soggetti istituzionali agenti sul territorio, dati spesso
non concordanti tra loro che hanno richiesto un lavoro di omogeneizzazione per poter pervenire a
valori attendibili per una corretta progettazione.
3) IL BACINO DEL FIUME CAMASTRA
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a) Caratteristiche morfologiche
Il bacino idrografico del fiume Camastra, uno degli affluenti più grandi del Basento, ha una
estensione di circa 350 ed un'asta fluviale di circa 25 km.
Nel fiume, che possiede uno sviluppato reticolo idrografico, confluiscono sia le acque sorgentizie
del versante orientale del Monte Volturino che quelle provenienti dalle fiumare dei quattro centri
abitati che ne delimitano l’ambito:
- fiumara La Terra di Calvello- fiumara di Anzi- fiumara di Abriola- torrente Serrapotamo di Laurenzana
Il substrato dei sopracitati corsi di acqua è generalmente costituito da ghiaia, limo, detriti e
materiale organico in decomposizione; si associano ciottoli e sabbia.
La vegetazione acquatica è piuttosto varia e non presenta copertura totale nella maggior parte
dell’anno.
Sul Camastra, a circa 8 Km dalla confluenza con il Basento, è stato realizzato l’invaso di Ponte
Fontanella, destinato a rifornire di acqua potabile una vasta parte della provincia di Potenza.
b) Caratteristiche geologiche
Il settore appenninico del bacino del Camastra è caratterizzato dall’affioramento di terreni
cenomesozoici riferibili all’unità tettonica di Lagonegro.
Tale unità, sedimentatasi nel bacino marino lagonegrese, affiora diffusamente in tutta la porzione
appenninica.
I principali rilievi che delimitano il bacino oggetto di questo studio (Monti Volturino, di Abriola,
Arioso), sono modellati secondo le seguenti formazioni geologiche: calcari con selce e scisti silicei.
Le sequenze fliscioidi, essenzialmente argilloso-marnose (flysch Galestrino e Rosso), sono
ampiamente presenti in tutto il settore.
4) PREVISIONI E SCELTE PROGETTUALI
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km2
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In un contesto come quello precedentemente rappresentato, appare di ogni evidenza che la vetustà
delle opere di raccolta, l'incerta efficienza dei presidi depurativi, costituiscono un complesso di
opere ben lontano dal garantire il rispetto della direttiva CEE 91/271 in tema di tutela delle acque
superficiali dall'inquinamento.
Si manifesta così la necessità del riordino e adeguamento del sistema fognario e depurativo che
preveda la realizzazione di N. 7 collettori : i primi tre per convogliare tutti gli scarichi
provenienti dal comune di Anzi (C/da San Donato, case popolari, centro urbano), un quarto
“Emissario centrale” per convogliare le portate del comune di Anzi “ed in futuro quelle del
comune di Abriola” al depuratore consortile, un quinto per convogliare i reflui provenienti
dall'area P.I.P. di Calvello “ed in futuro quelle dell’abitato di Calvello” al depuratore consortile,
gli ultimi due per convogliare i reflui provenienti dal depuratore di Laurenzana e dall’area P.I.P.
di Laurenzana al depuratore consortile ( all’attuale depuratore di Laurenzana convogliono tutte
le acque nere dell’abitato).
Il depuratore consortile, unico per tutti i collettori, è stato previsto in prossimità dell’area P.I.P.
della Comunità Montana Camastra-Alto Sauro.
La scelta effettuata è assolutamente coerente con le iniziative programmatiche che in materia di
depurazione vengono assunte dal Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata; la volontà di
utilizzare impianti consortili invece di numerosi piccoli impianti autonomi è alla base delle scelte
programmatiche di fondo, in campo ambientale, della stessa Regione Basilicata.
Infatti la soluzione di un impianto centralizzato offre molti vantaggi, tra cui i principali possono
così essere sintetizzati (Vismara, Depurazione biologica, 1998):
- minor costo di esercizio per abitante servito;- punte di carico idraulico, organico e di tossici più facilmente assorbibili;- minori obblighi di sovradimensionamento come fattore di sicurezza;- inesistenza di shock termici che si verificano a basse temperature per effetto della mancanza
di liquame per lunghi periodi;- disponibilità di un più accurato controllo con tecnici specializzati;- maggiore facilità di copertura dei periodi di ferie e di malattia del personale;- efficacia globale di depurazione più elevata.
Peraltro l'opzione in direzione degli impianti consortili è certamente vincente in una realtà quale
quella lucana caratterizzata dalla presenza di numerosi piccoli comuni, con popolazione tra 1000 e
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1500 abitanti; l'esperienza ha dimostrato quanto problematico e costoso sia provvedere alla
manutenzione di tanti impianti di minime dimensioni disseminati sul territorio, mentre un impianto
consortile garantisce certamente maggiore efficienza e funzionalità, nonché‚ più agevole possibilità
di monitoraggio e di controllo, e, non ultimo per importanza, notevoli abbattimenti dei costi di
gestione.
a) Scelte progettuali nell’adeguamento
Il progetto esecutivo, redatto nell’anno 2000, approvato e sottoposto alla richiesta di finanziamenti,
prevedeva la realizzazione di n° 8 collettori :
- n° 5 per convogliare tutti gli scarichi, provenienti dai comuni di Anzi ed Abriola, nonché dalla contrada S. Donato ad un impianto di depurazione consortile ubicato nell’area P.I.P. di Anzi;
- n° 2 due per convogliare allo stesso impianto i reflui, rispettivamente del comune di Laurenzana e dell’area P.I.P. di Calvello.
nonché la realizzazione di un impianto di depurazione consortile nell’area P.I.P. di Calvello.
Considerato :
- il lasso di tempo intercorso dal 2000 ad oggi;- l’importo del finanziamento autorizzato per detto progetto;- la necessità di adeguare il progetto ai nuovi prezzi di mercato e alle nuove normative;- la funzionalità dei depuratori a servizio degli abitati di Abriola e di Calvello;- la necessità di servire l’area P.I.P. del Comune di Laurenza;
in detto progetto di adeguamento, in accordo con le Amministrazioni dei comuni interessati e della
Comunità Montana Camastra-Alto Sauro, viene previsto la realizzazione :
di n° 7 collettori :
- n° 3 per convogliare tutti gli scarichi provenienti dal comune di Anzi (C/da San Donato, case popolari, centro urbano),
- n° 1 per convogliare i reflui provenienti dall’area P.I.P. di Calvello;- n° 2 per convogliare i reflui provenienti dal depuratore di Laurenzana e dall’area P.I.P. di
Laurenzana;- n° 1 emissario centrale al quale, in questa fase, si collega il collettore che raccogliere i reflui
del comune di Anzi;
di n° 1 impianto di depurazione consortile :
- da ubicare in prossimità, sul lato destro inferiore, dell’area P.I.P. della Comunità Montana Camastra-Alto Sauro sul territorio del Comune di Anzi e nello specifico nell'area identificata nel N.C.T. al foglio 49 particelle 106 - 107. Ad esso si potrà accedere direttamente dal sistema viario interno a servizio dell’area P.I.P.
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Dal punto di vista ambientale non si prevede alcun stravolgimento in quanto le stradine e il tracciato
della vecchia ferrovia “Calabro-Lucane” risultano esistenti e non saranno posti in opera altri
materiali (del tipo : “calcestruzzo, asfalto, ferro, pietre”) che possano in qualche modo stravolgere
lo stato dei luoghi.
Naturalmente l'area individuata è regolamentata dal vigente P.R.G. del Comune di Anzi come per
insediamenti produttivi.
Si osserva che : pur non prevedendo la dismissione dei deupratori dei comuni di Abriola e
Calvello e di conseguenza la realizzazione dei collettori fognari che collegano gli abitati al
nuovo depuratore consortile, nel dimensionare i collettori fognari, l'emissario centrale e
l’impianto depurativo consortile, si terrà conto anche della portata fecale di detti comuni in
modo che, nell’eventualità si dovesse decidere di convogliare al nuovo depuratore anche i
centri urbani dei comuni di Abriola e di Calvello, esso sarà sufficiente ad accogliere la nuova
portata.
b) Descrizione del sistema di collettamento
Il sistema di collettamento proposto, ha tenuto in debita considerazione:
- i vincoli idraulici, topografici e geologici;- il sistema fognario esistente;- la necessità di razionalizzazione del processo depurativo su tutta la valle del Camastra;- l'esigenza di modulare il sistema in previsione di future necessità e bisogni delle popolazioni
locali;- la necessità di conservazione e tutela dell'ambiente fluviale;- la possibilità di evitare il più possibile il coinvolgimento di terreni privati sfruttando in larga
parte il tracciato della dismessa ferrovia “calabro-lucana” e le strade comunali e provinciali.
In base a quanto detto si è definito lo schema di collettamento, il tracciato, e le opere d'arte
necessarie.
In linea di massima, il tracciato dei singoli collettori viene cosi rappresentato :
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- il collettore di Anzi 2 (quello di convogliamento delle acque reflue delle case popalari) sarà realizzato su terreni privati;
- il collettore di Anzi 3 (quello di collegamento al depuratore del centro urbano) sarà realizzato su terreni privati;
- il collettore di Anzi 1 (quello principale) il 12% (dall’incrocio sulla SS92 fino al depuratore San Donato) prevede la sostituzione della vecchia condotta, il restante 88% sarà realizzato lungo la strada comunale Santa Maria Maddalena;
- il collettore dell’emissario centrale per il 3,6% sarà realizzato sulle strade provinciali Camastra-Abriola e Camastra-Calvello, per l’ 80% sul tracciato della dismessa ferrovia “calabro-lucane” e per il 16,4% lungo il perimetro dell’area P.I.P. della Comunità Montana Camastra-Alto Sauro;
- il collettore di Calvello per l’8,7% sarà realizzato su terreni privati, per l’84% lungo la strada provinciale Camastra-Calvello e per il 7,3% lungo il perimetro dell’area P.I.P. della Comunità Montana Camastra-Alto Sauro;
- il collettore di Laurenzana per il 29% sarà realizzato su terreni privati, per il 70% sul tracciato della dismessa ferrovia “calabro-lucane” e per l’1% sulla strada provinciale Camastra-Laurenzana;
- il collettore dell’area P.I.P. di Laurenzana sarà realizzato per il 73% su terreni privati e per il 27% sulla strada provinciale Camastra-Laurenzana e nell’area P.I.P.;
c) Lo schema di collettamento
Per il collettamento dei reflui degli agglomerati urbani di Anzi, si è proceduto alla progettazione di
un collettore principale, che seguendo l’alveo della fiumara di Anzi, raccolga, attraverso tre
collettori secondari, sia gli scarichi del centro abitato, sia quelli della Contrada S. Donato e li
convoglia a gravità nell’impianto consortile da realizzare in prossimità dell’area P.I.P. della
Comunità Montana Camastra Alto-Sauro.
Per il centro abitato ed area P.I.P di Laurenzana e l’area P.I.P. di Calvello, verranno realizzati due
collettori di collegamento diretto con l’impianto consortile di cui il primo funzionante a gravità
mentre il secondo, nella parte terminale, necessità di un stazione di sollevamento che interrompendo
il flusso a gravità garantisca il salto di quota in negativo.
Lo schema allegato al presente lavoro evidenzia i principali collettori progettati.
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d) Il tracciato dei collettori
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Il tracciato dei collettori è stato concepito, sia per l'emissario principale che per i collettori
secondari, il più vicino possibile alla rete idrografica naturale, i vari rami seguono le linee di
impluvio, consentendo in tal modo il drenaggio dell'intero bacino in esame.
La scelta operata, di garantire un funzionamento a gravità della condotta, a fronte di vantaggi di
carattere gestionale, comporta, in alcuni punti del tracciato, la necessità di realizzare opere d'arte più
onerose,
La valutazione dei benefici connessi al sistema di razionalizzazione, porta, inoltre, ad evidenziare
che il tracciato ipotizzato sia funzionale prioritariamente al disinquinamento del fiume Camastra,
oltre che all'abbattimento dei costi di gestione della depurazione.
Il sistema di collettamento ipotizzato consente, infatti, di evitare probabili futuri inquinamenti del
fiume Camastra, poiché il tracciato il più possibile vicino alla rete idrografica, costituisce il recapito
preferenziale di ogni fognatura a servizio dei parcellizzati insediamenti vallivi (urbani, rurali e
produttivi).
5) QUADRO NORMATIVO SULLE RETI FOGNARE, IMPIANTI DI DEPURAZIONE E SUI MATERIALI DI IMPIEGO
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- Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici N° 11633 del 07/01/1974 : (Istruzione per la progettazione delle fognature e degli impianti di trattamento delle acque di rifiuto);
- Legge 16/04/1976 n. 126 - (Disciplina degli scarichi nelle acque marittime);- Delibera del Ministero dei Lavori Pubblici del 4/02/1977 : (Norme tecniche generali per la
regolamentazione dell'installazione e dell'esercizio degli impianti di fognatura e depurazione);- Circolare Ministeriale n. 102 del 2/12/1978 : (Prescrizioni igienico sanitarie del Ministero della
Sanità):- Decreto Legge 12/12/1985 - (Norme tecniche relative alle tubazione);- Decreto Legislativo n. 152 del 11-05-1999 : (Disposizioni sulla tutela delle acque
dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole. Pubblicato nella Gazz. Uff. 29 maggio 1999, n. 124, S.O.
- Circolare del Consiglio Superiore LL.PP. n. 2078 del 27 agosto 1962 (vigente in materia di formazione delle gabbionate);
Le prescrizioni per l'accettazione delle tubazioni di PEAD e PVC rigido sono contenute nelle seguenti norme UNI :- Norma UNI 7611 - Tubi di polietilene ad alta densità per condotte di fluidi in pressione;- Norma UNI 7613 - Tubi di polietilene ad alta densità per condotte di scarico interrate;- Norma UNI 7615 - Tubi di polietilene ad alta densità (metodi di prova);- Norma UNI ISO/TR 7474 - Tubi e raccordi di polietilene ad alta densità (PEAD); - Norme UNI 7447/87 - Tubi e raccordi di PVC rigido per condotte di scarico interrate; - Norme UNI ISO/TR 7473 - Tubi e raccordi di PVC rigido - Resistenza chimica nei confronti dei
fluidi;- Norme UNI ISO/DTR 7073 - Raccomandazioni per la posa di condotte interrate di PVC;
Le griglie ed i chiusini in ghisa sferoidale dovranno rispondere alle norme UNI 4544 - ISO 1083 prodotte secondo le ultime edizioni delle norme UNI EN 124 da aziende certificata ISO 9001.- UNI 4920 – UNI EN 681: Prodotti finiti di elastomeri. Guarnizioni di tenuta ad anello per
tubazioni di acquedotti e di scarico. Requisiti e prove;- U73.04.096.0: Tubi di calcestruzzo armato, non armato e rinforzato con fibre d’acciaio;- UNI 8981: Durabilità delle opere e manufatti in calcestruzzo;- D.M. 12-12-85: Norme tecniche relative alle tubazioni;- Circolare LL.PP. 27291: Istruzioni relative alla normativa per le tubazioni;- D.M. 14-02-92: Norme tecniche per le opere in cemento armato normale e precompresso;- UNI 7517: Guida per la scelta della classe dei tubi sottoposti a carichi esterni e funzionanti con
o senza pressione interna;- UNI EN 1916: Tubi e raccordi di calcestruzzo non armato, rinforzato con fibre di acciaio e con
armature tradizionali;- Norma UNI EN 124: Chiusini in ghisa;
I gabbioni e le reti metalliche a doppia torsione fanno riferimento ai seguenti riferimenti di normativa :- Norme tecniche per le costruzioni- DM 14 settembre 2005- Circolare del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici n. 2078 del 27/8/1962 – Norme dainserire
nei Capitolati di lavori idraulici per la zincatura dei gabbioni di filo di ferro per difese e sistemazioni montane
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
- UNI EN 10223-3 – Fili e prodotti trafilati di acciaio per recinzioni – Reti di acciaio a maglie esagonali per impieghi industriali – luglio 1999
- UNI EN 10016-2 – Vergella di acciaio non legato destinata alla trafilatura e/o alla laminazione a freddo – Prescrizioni specifiche per vergella per impieghi generali
- UNI EN 10218-2 – Filo di acciaio e relativi prodotti – Generalità – Dimensioni e tolleranze dei fili – luglio 1997
- UNI EN 10244-2 – Fili e prodotti trafilati di acciaio – Rivestimenti metallici non ferrosi sui fili di acciaio – Rivestimenti di zinco o leghe di zinco – marzo 2003-09-11
- UNI EN 10218-1 – Filo di acciaio e relativi prodotti – Generalità – Metodi di prova- UNI EN 10245-2 – Fili e prodotti trafilati di acciaio – Rivestimenti organici sui fili di acciaio –
Fili rivestiti in PVC- EN 10245 – Steel wire and wire products – Organic coatings on steel wire – Part 3: PE coated
wire- UNI EN ISO 6988 – Rivestimenti metallici ed altri rivestimenti non organici – Prova con
anidride solforosa con condensazione generale di umidità- Commissione Europea – Linea Guida F – Durability and the construction productive directive
( Revisione agosto 2002 )- Ground investigation and earthworks – procedures for geotechnical certification – Department
of the Environment Transport and the Regions, Highways Agency – UK- British Standard BS 8006:1995 – Code of practice for strengthened/reinforced soils and other
fills- UNI 10006/2002 – Costruzione e manutenzione delle strade. Tecniche di impiego delle terre
Ground investigation and earthworks – procedures for geotechnical certification –- Department of the Environment Transport and the Regions, Highways Agency – UK- Linee guida per i capitolati speciali per interventi di ingegneria naturalistica e lavori di opere a
verde – Ministero dell’ambiente – Servizio valutazione impatto ambientale, informazioni ai cittadini e per la relazione sullo stato dell’ambiente – 1997
- Ente Nazionale per le Strade – La protezione del corpo stradale contro la caduta massi –Gruppo Tecnico per la sicurezza stradale – Aprile 2001.
Per la sicurezza e l’esecuzione delle opere (in cls. c.a, prefabbricati, ecc.) - D.lgs 494/96, e successive modifiche ed integrazioni: sicurezza nei cantieri temporanei e mobili; - D.lgs 9/04/2008 n. 81: testo unico sulla della sicurezza nei luoghi di lavoro; - D. M. 02/05/2006, n. 107: Analisi terre e rocce da scavo; - D.Lgs. n. 152/2006 e modifiche successive quali D. Lgs. 4/2008 : testo unico dell’ambiente;
caratterizzazione terre da scavo. - Raccomandazioni per l’installazione interrata e fuori terra” - UNI EN 12201 : 2004 “Sistemi di
tubazioni di materia plastica per la distribuzione dell’acqua – Polietilene (PE)” (con requisiti del D.M.174);
- Norma UNI EN 805: Collaudo idraulico condotte in pressione - Legge 5 novembre 1971 n. 1086 (G. U. 21 dicembre 1971 n. 321) - ”Norme per la disciplina
delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica”
- Legge 2 febbraio 1974 n. 64 (G. U. 21 marzo 1974 n. 76)- ”Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche”
- D.NumeroTelai.Min.LL.PP. 9 gennaio 1996 - ”Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche”
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- D.NumeroTelai.Min.LL.PP. 16 gennaio 1996 - “Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche”
- Circolari Ministeriali conseguenti alle precedenti.- Leggi Regionali collegate alle precedenti Leggi.- Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274 del 20 marzo 2003 - ( pubblicata
nella G.U. n.105 dell'8 maggio 2003).- D.M. 14.01.2008 (nuove norme tecniche per le costruzioni)
6) Parametri per il dimensionamento
Premesso che la portata fecale da definire per il dimensionamento dei collettori, e di conseguenza
dell’impianto consortile, è legata al fabbisogno idrico previsto per ciascun abitante, si osserva
quanto segue :
In generale, non è facile la determinazione del fabbisogno potabile di una comunità.
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Negli ultimi tempi, questa è stata ovunque oggetto di studi, spesso svolti a sostegno di decisioni
amministrative di grande importanza.
In Basilicata, apposite commissioni di studio hanno talvolta messo in discussione i risultati di
precedenti lavori di indagine a cura dei Provveditorati alle Opere Pubbliche.
Le norme di attuazione della legge 36/94, contenute nel DPCM 4.3.96, definiscono negli anni 2000,
2015 e 2040 gli orizzonti temporali per le previsioni a breve e medio periodo e per quelle
strategiche di Piano Regolatore Generale degli Acquedotti. Nasce, in base a quanto detto, la
necessità di verificare i fabbisogni potabili, così come sono stati valutati in base alle previsioni del
Nuovo Piano Regolatore Generale degli Acquedotti della Basilicata (PRGA), redatto nel maggio del
1987 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nel 1994.
Occorre partire da un dato essenziale: il Piano d’Ambito Unico della Basilicata, al cap. II dal titolo
“Inquadramento di ambito ed evoluzione della domanda” e alle pagg. 70-71, ha accertato che i
consumi potabili relativi all’anno solare 1998, anno ritenuto di normale soddisfacimento per
l’utenza, ammontano a circa 90 milioni di metri cubi (tabella 7.1), mentre il PRGA del 1987, a pag,
41, ne aveva previsti circa 230 milioni, con riferimento all’anno 2015.
Di sicuro, è importante ricordare che la redazione del PRGA risale ad un tempo in cui nessuna delle
leggi e delle normative, a cui attualmente fa riferimento la gestione dei sistemi idrici, era stata
emanata: un periodo in cui la politica delle acque era orientata in tutta Italia ad una rincorsa verso il
massimo sfruttamento delle risorse, in completa assenza di qualunque attenzione ai problemi di
salvaguardia del patrimonio idrico sia in termini di qualità che di quantità.
Da detta impostazione nasceva anche la sottovalutazione delle problematiche legate alla gestione e
alla manutenzione di tutte le opere esistenti e, di conseguenza, la completa assenza di investimenti
destinati a detti obiettivi. Anche da questo è derivato che nelle reti di adduzione e di distribuzione,
ovunque in Italia, si riscontrano oggi perdite e sprechi nettamente maggiori di quelle comunemente
definite fisiologiche.
Proprio la consapevolezza di detta situazione, anche negli altri campi di utilizzazione delle acque,
ha determinato la nascita di una impostazione, in riguardo all’utilizzazione delle acque, opposta a
quella su descritta; e di conseguenza sono state promulgate, a partire dal 1989, leggi e normative
tese alla salvaguardia e alla difesa del suolo e delle risorse idriche.
Al fine di giungere ad una stima dei fabbisogni potabili nel territorio di competenza dell’Autorità di
Bacino della Basilicata sono state innanzitutto prese in considerazione le caratteristiche
demografiche ed i consumi dei comuni ricadenti nel territorio della regione Basilicata cosi come
ricavabili dal Piano d’Ambito.
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Sono stati poi raccolti i dati ottenuti al fine di pervenire alla definizione dei fabbisogni complessivi
per schemi idrici prendendo in considerazione, ovviamente, solo gli schemi interni al territorio
dell’AdB e quindi considerando i comuni da essi serviti.
Per ciascun comune appartenente alla regione Basilicata, è stato definita la popolazione residente
negli anni 1971, 1976, 1983, 1985, 1987, 1989, 1991, 1993, 1995 e 1998 (dati ISTAT) e la
previsione relativa all’anno 2015 e 2032, contenuta nel Piano d’Ambito.
Nella tabella di seguito riportata vengono riportati i numeri di abitanti per i comuni interessati dal
presente progetto :
Comun
e
Abitanti
1971
1976
1983
1985
1987
1989
1991
1993
1995
1998
2015
Abriola 2608 2547 2318 2285 2258 2210 2061 2003 1985 1904 2475
Anzi 2579 2350 2232 2214 2217 2235 2158 2166 2124 2066 2277
Calvello 3434 3311 3051 2971 2922 2834 2362 2295 2243 2218 3230
Laurenzan
a
3669 3092 2937 2888 2824 2805 2640 2578 2507 2412 3193
Per gli stessi comuni è stata definita la portata media consegnata nel 1998, che assomma ad un
volume totale di 90,2 milioni di mc, sempre secondo la fonte del Piano d’Ambito.
Si tratta di portate lorde, rilevate tramite i contatori posti all’ingresso dei serbatoi, nell’intero anno
solare 1998, anno ritenuto di normale soddisfacimento per l’utenza.
Per pervenire ad una stima dei fabbisogni è essenziale definire le dotazioni idriche procapite; a tale
scopo può essere presa in considerazione la procedura utilizzata per la definizione del P.R.A. in
Lombardia: per ciascun comune, si è ipotizzata una dotazione base fissa, pari a 200 l/(ab.d), cui si
aggiunge un contributo variabile da un minimo di 60 l/(ab.d) per i comuni con popolazione di meno
di 5.000 abitanti, fino ad un massimo di 140 l/(ab.d) per quelli aventi dimensione demografica
superiore a 100.000 abitanti.
Una tale ipotesi porterebbe a ritenere giustificabili - ovvero accettabili - le dotazioni di 250 l/(ab.d)
per i comuni con popolazione P ‹ 5.000 ab, di 280 l/(ab.d) per 5.000 ‹ P ‹ 10.000 ab, di 300 l/(ab.d)
per 10.000 ‹ P ‹ 50.000 ab, di 320 l/(ab.d) per 50.000 ‹ P ‹ 100.000 ab.
Per quanto riguarda quest’ultima classe demografica, in cui ricadono solo le due città di Potenza e
Matera, in considerazione del fatto che sono città capoluogo la dotazione procapite può essere
incrementata fino a 380 l/ab.d.
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Effettuando un confronto anche grossolano tra le dotazioni lorde rilevate, nell’anno solare 1998, per
ciascuna classe demografica di appartenenza e quelle risultanti dall’ipotesi suddetta, si notano
diverse incongruenze soprattutto nei dati riguardanti la classe demografica inferiore i 98 comuni
con P ‹ 5.000 ab - per i quali non appare giustificata l’entità della portata immessa in rete e per i
quali potrebbero essere messi in luce alcuni problemi di misura e qualche difficoltà nella
regolazione dei serbatoi.
È possibile ad esempio che, nei comuni più piccoli, se caratterizzati da portate di pochi litri al
secondo, si abbiano efficienze di esercizio modeste, a causa della ridotta dimensione delle condotte
di alimentazione e/o volumi di sfioro percentualmente elevati alla luce delle ridotte dimensioni
dell’accumulo.
In occasione della predisposizione del Piano d’ambito, è stato affidato al DIFA – Università della
Basilicata l’incarico di effettuare una serie di controlli e misure sia su singole reti di distribuzione a
servizio di Comuni in cui si lamentavano disfunzioni (eccesso di volumi consegnati, in alcuni casi,
e deficit di erogazione, in altri), sia sugli schemi principali di adduzione, al fine di individuare le
cause di malfunzionamento e, se possibile, gli interventi gestionali e strutturali necessari a limitare i
disagi lamentati.
A conclusione di tali studi si possono fare le seguenti constatazioni :
- In molte reti di distribuzione, viene immessa nei serbatoi una portata maggiore di quella media giornaliera, spesso prossima a quella di punta, causando in numerose ore del giorno sfiori di volumi dalla superficie dei serbatoi, che vengono scaricati in fognatura e poi al ricettore finale delle acque, con caratteristiche qualitative di gran lunga peggiori di quelle delle acque prelevate e, eventualmente, potabilizzate. In Basilicata di sicuro un progresso sarà conseguito tramite la realizzazione degli interventi strutturali in corso da parte del gestore del servizio idrico integrato.
- Inoltre, in altri comuni sarebbe necessario intervenire su poche utenze, spesso con servizio gratuito, che utilizzano volumi d’acqua sproporzionata e anche in ore notturne. Si può constatare che in alcune reti sarebbero sufficienti interventi di riparazione sulle condotte principali in uscita dal serbatoio per diminuire drasticamente i consumi accertati.
- Infine, in molti schemi esterni, la mancanza di valvole di regolazione delle pressioni su diramazioni a servizio di utenze poste a quote molto basse rispetto alla piezometrica nel nodo di derivazione provoca un eccesso di portata derivata dal nodo stesso rispetto alle necessità (e quindi sfioro di una notevole aliquota della stessa al serbatoio) e, di conseguenza, anche un deficit di portata per le derivazioni poste a valle. Basterebbe, in tali casi, provvedere alla installazione delle valvole suddette.
Tutto ciò premesso, per il dimensionamento dello schema fognario in oggetto si considerano i
seguenti parametri :
Carico idraulico specifico (dotazione idrica) (l/abxgiorno) 250Carico idraulico medio – Qm (l/sec) Q del P.R.G.ACoefficiente di afflusso alla fogna 0.8
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Coefficiente di punta 3
Portata di dimensionamento Qp (l/sec) 3 x 0.8 x Qm
I collettori fognari ed i diametri da porre in opera in questo progetto, risultano :
- I tratti a gravita da realizzare con tubo in PEAD corrugato
Collettore Tratto
Lunghezz
a
(m)
Diametr
o
(mm)
A
Anzi
Anzi (1) Incrocio San Donato – innesto emissario centrale ( sez. 123) 3.575,59 250
B Anzi (2) Depuratore case popolari – innesto collettore Anzi 1 – (sez. 43) 528,69 250
C Anzi (3) Depuratore centro urbano – innesto collettore Anzi 1 (sez. 90) 732,22 250
D P.I.P. Calvello Area P.I.P. Calvello – Depurratore consortile 4.193,14 315
E
Laurenzana
P.I.P. Area P.I.P. Laurenzana – Collettore Laurenzana 126,43 200
FLaurenzan
aDepuratore Laurenzana - Impianto di sollevamento 2635,21 315
G Emissario centrale Innesto su strada Camastra – Depuratore consortile 2.643,87 400
- I tratti in pressione da realizzare con tubo in polietilene HDPE
Collettore Tratto
Lunghezz
a
(m)
Diametr
o
(mm)
F Laurenzana Impianto di sollevamento – Emissario centrale 729,22 150
Per un totale di :
- Tubo in PEAD corrugato DN 400 ………………………………………. 2.643,87 mt- Tubo in PEAD corrugato DN 315 ………………………………………. 6.828,35 mt- Tubo in PEAD corrugato DN 250 ………………………………………. 4.836,50 mt- Tubo in PEAD corrugato DN 200 ………………………………………. 126,43 mt- Tubo in HDPE polietilene DN 150 …..…………………………………. 729,22 mt
TOTALE ... 15.164,37 mt
7) SCELTA DELLE TUBAZIONI, DEI MANUFATTI e dei cavi
La scelta dei materiali adottati è stata oculata e ragionata in modo da rendere l’opera funzionale,
redditiva e l’investimento di lunga durata.
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A) LA TUBAZIONE
La progettazione, la costruzione e il collaudo delle tubazioni sono regolati in Italia dalla “Normativa tecnica sulle tubazioni”, contenuta nel Decreto del Ministro dei Lavori Pubblici del 12/12/85, pubblicata sul n.61 della GU del 14/3/86.
Tale normativa definisce col termine tubazione il complesso di tubi, dei giunti e dei pezzi speciali che costituiscono le opere di adduzione e/o di distribuzione di acqua per uso potabile, agricolo, industriale e per usi multipli, ovvero le opere di fognatura per la raccolta e l’allontanamento delle acque reflue e di quelle meteoriche. La normativa è unificata, nel senso che stabilisce criteri di progettazione, realizzazione e collaudo indipendentemente dal materiale delle stesse. Dall’oggetto delle Norme sono esclusi i procedimenti di progettazione, costruzione e controllo di produzione dei tubi, dei giunti e dei pezzi speciali, per i quali esiste una serie di prescrizioni, contenute in diverse NORME UNI, ISO, relative ai vari materiali delle tubazioni; sono altresì escluse le disposizioni in materia di sicurezza igienica e sanitaria, di competenza del Ministero della Sanità.
In generale, tutte le tubazioni, se ben progettate, fornite da produttori affidabili ed installate con la
dovuta attenzione, possono fornire risultati tecnicamente soddisfacenti.
In genere i requisiti principali richiesti alle tubazioni sono :
- buone caratteristiche idrauliche a breve e lungo termine;- adeguata resistenza alla pressione interna, anche in caso di temporanee sovrapressioni;- buona resistenza ai carichi esterni;- giunti a perfetta tenuta bidirezionale a breve e lungo termine;- resistenza ottimale alle aggressioni chimiche ed elettrochimiche;- resistenza alla abrasione;- ridotta aderenza delle incrostazioni;- facilità di pulizia con le moderne tecniche; - facilità e rapidità di assemblaggio e di posa;- costo concorrenziale;
I concetti sopra esposti si prestano ad alcune precisazioni :
- la rispondenza di ciascun materiale ai requisiti di progetto va verificata su basi realistiche ed omogenee ciò deve essere valido in particolare per le caratteristiche idrauliche, diametro interno e valore della scabrezza assoluta;
- la resistenza alle aggressioni chimiche ed elettrochimiche ed all'abrasione va verificata in funzione delle caratteristiche delle acque;
- la resistenza alla pressione interna e la garanzia di una perfetta tenuta, anche a lungo termine, vanno riferite a tutte le tubazioni ma in particolare ai tubi con giunti a manicotto, il cui elemento chiave è la lunghezza del manicotto stesso e le caratteristiche della guarnizione;
- la tenuta deve essere bidirezionale: molti problemi in condotte esistenti sono dati dalle perdite attraverso i giunti. La mancanza di tenuta è da ricondursi prevalentemente a difetti nella posa, anche se la struttura del giunto ed il tipo di guarnizione contribuiscono all’inconveniente;
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- i sistemi di pulizia ad alta pressione o con mezzi meccanici possono avere effetti dannosi su alcuni materiali, causando la dislocazione d’alcuni tipi di giunti o addirittura la rottura del corpo tubo.
Relativamente al costo, si evidenzia che, più che confrontare il costo del solo tubo, va considerato il
costo onnicomprensivo della condotta, inclusi i prevedibili oneri di manutenzione, e la vita di
progetto, che deve essere la più lunga possibile.
- Materiali di comune uso
Storicamente, le fognature, ove esistenti, erano costituite da canali a cielo aperto o da manufatti in
pietra, mattoni, cotto.
Nella struttura fognaria moderna per quanto riguarda le materie plastiche, il PVC è stato il primo a
trovare impiego in fognature e drenaggi, data la facilità di posa ed il costo concorrenziale. Non
sempre, per vari motivi, fornisce le prestazioni richieste.
Mentre il PP rimane confinato ad un uso più specialistico, in particolare in presenza di alte
temperature ed in campo industriale, il HDPE, in esecuzione estrusa a parete piena, ha trovato un
impiego discontinuo, per le reti non in pressione e per i diametri maggiori, avendo problemi di
costo.
Durante gli anni 80 sono stati proposti, con buon successo, tubi strutturati in HDPE con diametri
fino a 3,6 m.
Il concetto che ha portato alla loro produzione è stato quello di poter utilizzare i vantaggi intrinseci
del polietilene, in particolare l’ottima resistenza alle acque reflue sempre più aggressive,
sviluppando tipi di tubi leggeri, con elevata rigidezza circonferenziale e costo concorrenziale.
Sono nati così i vari tubi Bauku, Henze, KWH, prodotti con tecnologie brevettate e tuttora
disponibili nelle ultime versioni.
Successivamente, anche in relazione allo sviluppo di nuove licenze, sono state studiate le più
diverse tipologie di parete.
Le tubazioni in resina termoplastica a parete strutturata si stanno diffondendo anche in Italia.
Le tubazioni strutturate in resina termoplastica, che stanno prendendo sviluppo anche in Italia,
presentano un’ottima resistenza all’aggressione da parte delle acque convogliate, alle sollecitazioni
di posa e d’esercizio, elevata facilità di posa, lunga vita con ridotta manutenzione ed un ottimo
rapporto costo/efficienza per la condotta installata che ne fanno, se ben utilizzate, il materiale del
futuro.
Per un sistema fognario, le considerazioni sul costo finale dell’opera e sulla sua “vita” devono
essere prioritarie ai fini della corretta gestione delle opere pubbliche.
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In base a questo, il progettista e l’utilizzatore devono ottimizzare il “progetto”, inteso come il
complesso costituito dallo studio e progettazione di dettaglio, dalla corretta scelta dei materiali,
dalla precisa definizione dei metodi di posa più corretti ed economici ed infine dalla scelta
dell’Appaltatore, in modo da ottenere la realizzazione di un’opera tecnicamente ed economicamente
valida.
- Tubi rigidi e tubi flessibili
Il primo concetto da evidenziare, quando si parla di tubazioni per fognature, è la distinzione tra tubi
rigidi e tubi flessibili.
Si definiscono rigidi i tubi la cui sezione circonferenziale non può subire deformazioni orizzontali o
verticali senza che il tubo venga danneggiato. L’AWWA (American Water Works Association)
classifica, come rigidi i tubi in cui una deformazione dello 0,1% causa danni e semirigidi quelli che
accettano una deformazione fino al 3%.
Sono definiti invece flessibili quelli in cui la sollecitazione esterna può causare mutamenti di forma
della sezione circonferenziale (per AWWA > 3%) senza causare danni.
La deformazione, a breve o lungo termine, può raggiungere valori anche elevati, non compatibili
con il corretto funzionamento della canalizzazione, senza che il tubo presenti danni alla struttura o
sintomi di collasso.
Sono tubi rigidi quelli in cemento, fibrocemento, ghisa, grès, mentre sono flessibili i tubi in materie
plastiche in genere.
La rigidezza Circonferenziale, o meglio la resistenza all’ovalizzazione, è il parametro che
caratterizza i tubi flessibili e, in relazione alla sua dipendenza sia dai dati geometrici (momento
d’inerzia di parete) che dalle caratteristiche del materiale (modulo di elasticità), viene calcolata
geometricamente per i tubi a parete piena, con i valori del modulo di elasticità del materiale (per
esempio l’acciaio) e con prova sperimentale nel caso di tubo con parete strutturata o materiali
compositi.
In termini tecnici, la rigidezza, SN, è definita come :
SN = E I / D3m in Pa
dove :
- E = modulo elastico del materiale, in Pa- Dm = diametro medio del tubo, in m- I = momento d'inerzia, in m4/m
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Nell’ambiente dei tubi da fognatura, “flessibile” significa deformabile nella direzione del diametro
verticale. Nella valutazione del concetto di “flessibilità”, il modulo d’elasticità del materiale riveste
una particolare importanza.
L'ordine di grandezza del modulo d’elasticità, E, nei tubi rigidi è ben maggiore di quello nei tubi
flessibili in materia plastica.
Si ha per esempio per il fibrocemento 2,5·104 MPa, per il calcestruzzo 3·104 MPa, per il grès
5·104 MPa, per la ghisa 10·104 MPa e per la ghisa duttile 17·104 MPa, mentre per il PVC i valori
medi sono 3,6·103 MPa, e per lo HDPE 1,0·103 MPa.
Occorre considerare che in molti casi un alto valore di E significa “fragilità” se il materiale non
prevede in parallelo valori elevati di resistenza all’urto, quali quelli presentati dal PE.
Il secondo termine che influenza la rigidezza è il momento d’inerzia di parete I.
Per ottenere un’adeguata rigidezza circonferenziale per le tubazioni con bassi valori di E occorre
quindi intervenire sul momento d'inerzia di parete del tubo, I = s3/12, e quindi sullo spessore, s,
reale o “apparente” (meglio definito come spessore “equivalente”).
L’aumento di I è spesso realizzato con la costolatura per evitare spessori rilevanti e quindi alti pesi e
costi elevati.
a) La tubazione dei collettori fognari per gravita e le proprietà del polietilene
Considerato che :
- i collettori da costruire attraverseranno luoghi di particolare valenza ambientale e paesistica e saranno posizionati in prossimità di corpi idrici, fiumara di Anzi, fiumara la Terra e torrente Camastra;
- le fognature rappresentano un investimento importante, sia dal punto di vista economico, data la forte incidenza dei costi ad esse relativi sui costi di urbanizzazione primaria, che per l'impatto ambientale e per gli aspetti socio sanitari e civili delle comunità in genere;
Con riferimento a quanto detto innanzi, la scelta della tubazione è ricaduta su tubi corrugati in
polietilene (PE).
- Le proprietà del polietilene
Le tubazioni della rete fognante saranno tubi strutturati in polietilene (PE).
Il polietilene è forse il polimero che si vede di più nella vita quotidiana. E' la plastica più famosa nel
mondo. E' il polimero con cui si fanno i sacchetti dei supermercati, le bottigliette per lo shampoo, i
giocattoli per bambini ed anche i giubbotti antiproiettile.
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Questo materiale così versatile, ha una struttura molto semplice, la più semplice di tutti i polimeri
commerciali. La molecola di polietilene non è altro che una lunga catena di atomi di carbonio, con
due atomi di idrogeno attaccati a ciascun atomo di carbonio.
Il polietilene lineare è normalmente prodotto con un peso molecolare compreso tra 200.000 e
500.000, ma è possibile ottenerne di più alti. I polietileni con peso molecolare tra tre e sei milioni
sono detti polietileni ad altissimo peso molecolare, o UHMWPE (ultra high molecular weight
polyethylene).
Il polietilene è una resina termoplastica che viene ottenuta per polimerizzazione dell'etilene.
Nell'uso corrente si trovano spesso utilizzate le sigle:
- LDPE (Low Density Polyetilene),- HDPE (High Density Polyetilene),
che rispettivamente indicano due classi di polimeri, le quali si
differenziano nei processi di preparazione, nelle proprietà e
nelle applicazioni. Le corrispondenti sigle italiane sono PEbd e
PEad.
Le caratteristiche tecniche e i vantaggi del polietilene e dei
tubi in polietilene viene riassunto nella relazione sul
disciplinare descrittivo e prestazionale degli elementi
tecnici.
- Tubi strutturati in resina termoplastica
Nei casi in cui sia prevalente la necessità di valori elevati di rigidezza, lo spessore di parete, parete
piena, calcolato per la corretta resistenza ai carichi esterni risulta sovradimensionato rispetto a
quello necessario per la resistenza alla pressione interna.
Ne consegue che i tubi flessibili a parete piena con elevata rigidezza circonferenziale presentano
pesi e costi elevati che ne riducono la convenienza rispetto ai tubi rigidi.
Da tale considerazione è derivata sostanzialmente l’opportunità di ricorrere a tubi costolati per le
applicazioni di fognatura, con esercizio non in pressione od a bassa pressione.
- Le giunzioni
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Come è noto, il punto critico di
ogni condotta fognaria, realizzata
con qualunque tipo di materiale,
è rappresentato dal punto di
giunzione.
Oltre a permettere l’uso di barre
da 6 o 12 metri, il sistema di
giunzione dei tubi corrugati è estremamente semplice e affidabile: una volta montata la guarnizione
nell’incavo presente tra le ultime corrugazioni è sufficiente spingere il manicotto fino al
raggiungimento della battuta interna.
Nonostante l’interno sistema di giunzione sia certificato e sottoposto ad una serie di prove di tenuta
idraulica in base alla normativa di riferito, nella pratica si possono verifica alcuni inconvenienti
accidentali che potrebbero pregiudicare la tenuta idraulica del sistema.
L’efficienza del sistema di giunzione può essere
influenzata da eventi causati da errori umani, da
scelte non appropriate da parte degli installatori o da
cedimenti del terreno presente intorno al tubo.
La conseguenza di tutto questo è che già alcuni
giorni dopo l’installazione possono verificarsi nel
sistema idraulico problemi di tenuta, ovvero perdite
o infiltrazioni.
Per evitare fuoriuscita di acque nelle giunzioni si porranno delle guarnizioni “no-loss” la quale
possiede la capacità, a contatto con l'acqua, di espandere il proprio volume di oltre tre volte; grazie
a questa proprietà in presenza di acqua occupa tutto lo spazio presente tra le corrugazioni del tubo e
la parete interna del manicotto.
La guarnizone “no-loss” viene utilizzata in aggiunta al normale sistema costituito da guarnizione in
EPDM e manicotto e viene posizionata nello spazio tra la seconda e la terza corrugazione.
La presenza di perdite nei giunti causa una serie di problematiche dal punto di vista ambientale. La
guarnizione “no-loss” funge da barriera impermeabile per impedire il passaggio di fluido
dall'interno verso l'esterno e viceversa, impedendo quindi che avvengano i due fenomeni;
- perdita di refluo verso l'ambiente esterno;- infiltrazione di acqua di falda all'interno delle tubazioni;
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Nel caso di una rete fognaria nera, l'eventuale presenza di perdite dall'interno della tubazione verso
l'ambiente esterno, può comportare il rischio elevato di inquinamento del terreno e della falda
acquifera.
Se viceversa vi è infiltrazione di acqua dall'esterno verso l'interno della tubazione si può generare
un incremento della portata addotta all'impianto di depurazione oltre ad una diluizione dei carichi
inquinanti.
Il tutto potrebbe creare problemi di funzionamento dell'impianto di depurazione, in particolar modo
della capacità depurativa dell'impianto.
Una conseguanza diretta di questo fatto potrebbe essere un peggioramento della qualità dei carichi
in uscita dall'impianto di depurazione e sversati nei corpi idrici superficiali.
La guarnizione “no-lass” viene montata nella sede opportuna tra le corrugazioni direttamente in
stabilimento; viene inoltre opportunamente protetta in modo tale che durante il trasporto il
rigonfiamento non si attivi a contatto con l'acqua o l'umidità esterna.
b) La tubazione di mandata in pressione e le caratteristiche dei tubi in HDPE
Le tre tubazioni di mandata uscenti dai rispettivi piedi
d’accoppiamento delle rispettive pompe sono in HDPE
DN100 (125X6.0) e confluiranno all’unica tubazione in
HDPE del DN 150 (160/7.7) all’interno della quale il fluido
defluirà in pressione.
Detta tubazione, della lunghezza complessiva di circa 730
mt convoglierà le acque reflue nel pozzetto n° 50 sito in
prossimità dell’area P.I.P. lungo l’emissario centrale e di conseguenza all’impianto di depurazione
per gravità.
Trovono applicazione in Acqua di alimentazione, industriale di trasporto di liquidi e di trattamento
delle acque reflue.
Le caratteristiche principali:
- abbassare i costi di installazione- superiore capacità di flusso di vita 3,50 anni sotto pressione uso- riciclare e environmnt - friedly
I vantaggi sono :
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
- Non – tossici : un metallo pesante additivi, non sarebbe coperto con sporco o contaminato dal batterio;
- Resistente alla corrosione: chimico resistere questioni o elettronico corrosione chimica;- Bassi costi di installazione: leggerezza e facilità di installazione in grado di ridurre i costi di
installazione da tanto quanto 50% in metallo per sistema di tubazioni;- Elevata capacità di flusso: liscio pareti interne risultato inferiore in perdita di pressione e
volume più elevato rispetto a tubo di metallo;- Longevità di: più di cinquant'anni sotto un corretto uso;- Riciclato e protezione ambientale – amichevole;
B) I POZZETTI
a) Disposizioni tecniche sull’uso dei pozzetti prefabbricati
Con riferimento alla comunicazione del 23/01/2009 trasmessa dal Direttore Tecnico dell’acquedotto
lucano a tutti i centri operativi, a tutti i settori della direzione tecnica dell’acquedotto lucano
progettazione avente ad oggetto : “Adozione pozzetto monolitico per fogna” e che dispone al
gruppo di progettazione, per tutte le opere inerenti il servizio idrico integrato progettato sia
all’interno sia all’esterno dell’azienda, di adottare pozzetti monolitici descritti nel disciplinare
tecnico allegato.
Con struttura prefabbricata si intende una struttura
realizzata mediante l'associazione, e/o il completamento in
opera, di più elementi costruiti in stabilimento o a piè d'opera.
La progettazione, esecuzione e collaudo delle costruzioni
prefabbricate sono disciplinate dalle norme contenute nel
decreto del Ministro dei lavori pubblici del 3-12-1987,
nonchè nella circolare 16-3-1989 n. 31104 e ogni altra
disposizione in materia.
I manufatti prefabbricati utilizzati e montati dall'Impresa
costruttrice dovranno appartenere ad una delle due categorie
di produzione previste dal citato decreto e precisamente: in
serie "dichiarata" o in serie "controllata".
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
- Caratteristiche tecniche e vantaggi dei pozzetti prefabbricati
Detti pozzetti, al fine di consentire una certa libertà di movimento agli operai addetti alla
manutenzione, devono essere della sezione interna di 100/120 cm e dell'altezza di 150 cm tale da
garantire sul fondo un fianco di almeno 40 cm, per la decantazione e per raggiungere superiormente
il piano stradale.
Le pareti e platea di base dello spessore di 15 cm saranno realizzati in calcestruzzo vibrocompresso
dosato a 2,5 qli di cemento.
La chiusura superiore sarà realizzata con una soletta in c.a.p. tale da garantire la tenuta dei carichi
stradali e sarà disposto un chiusino in ghisa pesante con apertura fi 60 cm.
L'intera superficie interna dei pozzetti sarà rivestita con resina epossidica catramosa da 300 micron
del tipo impermeabile.
Per evitare il ristagno dell' acqua luride di facilitarne la pulizia, il fondo sarà costruito in modo da
avere una pendenza di circa il 13 %.
Nella tavola inerente ai particolari costruttivi e al disciplinare descrittivo sono indicati le modalità di
costruzione dei vari manufatti che avranno aspetti analoghi a quelli appena descritti.
I criteri indicati per la posizione dei pozzetti rispondono tutti all' unico scopo di rendere possibile ed
agevoli le manovre di espurgo e di ostruzione, che sono alquanto frequenti, specialmente nelle reti a
sistema separatore con condotte di piccola sezione.
Infatti i pozzetti agli incroci delle strade permettono di introdurre gli arnesi di espurgo in tutte le
fogne confluenti, i pozzetti ai cambi di livelletta assicurano le manovre nei tratti rettilinei compresi
tra un pozzetto e l' altro.
Per i canali (collettori ed emissari) in cui si prevede una portata continua la distanza minima è stata
prevista tra i 50-60 mt.
Il rivestimento :
Nel caso di liquami particolarmente aggressivi, per aumentare la resistenza del calcestruzzo
all’aggressione chimica, l’elemento di base, su richiesta della D.L. e da computarsi a parte, potrà
rivestimento tramite :
Ciclo di resinatura epossidica con film di primer dello spessore totale non inferiore 0,3 mm;
Vasca performata in materiale plastica resistente agli agenti di rifiuto da PH2 a PH13 (tutti i valori
compresi) – adatta per acque nere.
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Il rivestimento Epossidico è un rivestimento bi componente in emulsione acquaso anticorrosivo per
calcestruzzi, di spessore medio non inferiore a 3 microns, ottenuto da resine e resistente alle diverse
sollecitazione di sostanze o acide.
- Ubicazione dei vari tipi di pozzetti prefabbricati
Nel disporre i pozzetti prefabbricati “monolitici” lungo le condotte, si terrà conto dei quanto segue :
- Nei tratti fognari da realizzare lungo l’asse stradale e/o nei punti in cui sarà previsto il
traffico veicolare, saranno posti in opera pozzetti prefabbricati il cui elemento terminale sarà
a forma di tronco di cono con sovrastante elemento raggiungi quota nel quale sarà inserito il
chiusino in ghisa sferoidale.
- Nei tratti fognari da realizzare nelle campagne e/o in tratti da non destinare al transito di
veicoli saranno porti in opera pozzetti prefabbricati il cui elemento terminale sarà a forma
cilindrica con sovrastante soletta di copertura dello spessore di 20 cm sul quale sarà disposto
il chiusino in ghisa sferoidale.
- Al fine di evitare ulteriore getto di cls per ammorsare il chiusino alla soletta di copertura, su detti
pozzetti, il chiusino in ghisa dovrà essere posto in opera
direttamente in fabbrica in modo da restare stabilmente
ammorsato alla soletta.
- Detti pozzetti, saranno posti in opera anche quando l’altezza finale dello scavo risulta inferiore
mt. 1,00.
b) I pozzetti in c.a. gettati in opera Ing. Giuseppe Sassone – Prof. Ing. Salvatore Margiotta 28
- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Nei punti di maggiore sollecitazione, ovvero agli attacchi dell’attraversamento dei ponti, degli
elementi di attraversamento dell’alveo torrente, saranno realizzati pozzetti in c.a. gettati in opera.
Ciò si rende necessario, data la natura dei terreni, di poter contenere eventuali sollecitazioni di
trazione che potrebbero determinare lo spostamento dello stesso.
Lo schema di modalità costruttiva viene riportato nel grafico allegato e nei disegni di progetto.
C) IL CAVO TRASMISSIONE DATI
In aggiunta alla condotta fognaria in pressione, dal pozzetto n° 68 del collettore di Laurenzana all
quadro elettrico generale dell’impianto di depurazione, ad una profondità di circa 0,40 mt, sfalsata
in asse rispetto alla condotta fognaria, sarà disposta una seconda tubazione dal diametro 50 nel
quale sarà posto il cavo a fibre ottiche che dall’impianto di sollevamento trasporterà alcuni segnali
di frequenza alle apparecchiature presenti nel quadro generale.
Nello specifico, i segnali da trasmettere sono :
- Accensione/spegnimento delle pompe;- Portata e quantitativo d’acqua pompata;- Segnali di guasto e/o blocco delle apparecchiature;- Segnali di avviso del superamento dei livelli critici nel pozzetto e nella griglia in acciaio;- Quantitativo di energia utilizzata;
Considerato che il cavo minimi ha 8 fibre, si potrà decidere di interferire
altri segnali che il gestore riterrà opportuni.
Le tubazione di protezione del cavo a fibre ottiche sarà costituita da un
monotubo in polietilene alta densità (PEHD) per reti di
telecomunicazione; giunzione con manicotto (a compressione o
elettrosaldabile). Disponibile nei diametri esterni (DN/OD) 40 mm
spessore 2,4 mm (PN6/PN10) e 50 mm spessore 3,0 mm (PN6/PN8) e 4,6 mm (PN10/PN12,5);
matasse da 300 m. Dotato di 33 rigature longitudinali interne. A richiesta possono essere prodotti
monotubi con diametri, spessori, colori, marcature personalizzati. Gamma completa di raccorderie
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
ed accessori. Prodotti secondo le specifiche dei maggiori gestori nazionali ed europei di reti di
telecomunicazione.
Il monotubo sarà costituito da un tubo a sezione circolare
con superficie esterna liscia ed interna con rigature
longitudinali in rilievo, atte a ridurre l’attrito in fase
d’inserimento della fibra ottica.
La qualità del prodotto è garantita da dichiarazioni di
conformità che accompagnano il manufatto.
Il Monotubo sarà realizzato secondo le specifiche tecniche dei maggiori gestori di reti di
telecomunicazione.
Il cavo per la trasmissione dei dati sarà un cavo rinforzato a 8 fibre tipo multimodali (che può
essere: del tipo rinforzato mod. COT-DV/12MM oppure del tipo corazzato (per garantire la
protezione contro i roditori) mod. COT-AC/12MM).
Questi cavi serie COT1-AC sono adatti per impieghi e usi generali.
Sono particolarmente progettati per essere installati in tracce sotterranee o anche all’interno di
edifici grazie alla guaina esterna autoestinguente e LSZH. Questo grazie alla costruzione a tubetto
Loose e con filato aramifico, corazzatura antitopo a nastro d’acciaio corrugato. La guaina esterna è
disponibile in polimero LSZH (UV resistente) per interni/esterni e in PE solo per esterni.
La versione standard resiste a 1500N (150Kg) di tiro, su richiesta 2500-3500N e oltre. Il cavo può
contenere da 2 a 24 fibre nel singolo tubetto, normalmente fibre tipo MM 50/125μm - 62,5/125μm -
100/140μm e 9/125μm SM.
Per il passaggio del tubo di contenimento dei cavi in fibra
ottica della rete di telecomunicazione, lungo la linea del cavo
saranno posti in opera n° 5 pozzetti con autorizzazione
ministeriale secondo lo schema nella foto riportato.
Si tratta di un pozzetto prefabbricato in calcestruzzo rinforzato
con armatura metallica per infrastrutture di rete per
telecomunicazioni. Il manufatto in oggetto si compone di un
elemento di base a pianta rettangolare il cui bordo è sagomato Ing. Giuseppe Sassone – Prof. Ing. Salvatore Margiotta 30
- Relazione generale_________________________________________________________________________________
ad incastro per consentire l’inserimento di prolunghe raggiungi quota, di altezza pari a cm 10, 20 e
40. Tali prolunghe sono sagomate ad incastro per la sovrapposizione fra loro. Alla sommità è
previsto l’inserimento di un anello portachiusino che ha un foro centrale di dimensioni interne
effettive di cm 60x60.
Il manufatto è confezionato con impasto di calcestruzzo semiasciutto, sottoposto a
vibrocompressione, avente una resistenza non inferiore a Rck 400 Kg/cmq secondo specifiche
tecniche omologate dal Gestore. Costruito secondo le raccomandazioni previste dalle Norme
Armonizzate Europee è conforme alle specifiche tecniche n°1408 e n° 825 di Telecom Italia.
D) LE APPARECCHIATURE PER LA RETE DI TELECOMUNICAZIONE
Per la trasmissione, il trasporto e il ricevimento delle informazioni attraverso il tubo di servizio, gli
elementi necessari da installare sono :
On/Off bidirezionale, n.2 moduli ciascuno, montaggio a guida DIN, mod. A602D (Tx) + A612D (Rx);
Cavo rinforzato 8 o 12 Fibre tipo multimodali (che può essere : del tipo rinforzato mod. COT-DV/12MM oppure del tipo corazzato mod. COT-AC/12MM);
Terminale ottico da quadro + cassetto, composto da :- Minibox Plastico DIN- Cassetto da rack 19”-1U- Accessori vari, bretelle ottiche, alimentatori, etc.
Per maggiori dettagli si rimanda alle schede tecniche allegate al disciplinare tecnico.
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
8) L’ IMPIANTO DI sollevamento sul collettore di laurenziana – (sez. 68)
Per il superamento del dislivello di quota in negativo tra il vecchio ponte della ferrovia “Calabro
Lucana” e l’impianto di depurazione da realizzare in prossimità dell’area P.I.P. della Comunità
Montana “Camastra-Alto Sauro” un impianto di sollevamento.
La stazione di sollevamento intercetta la condotta fognaria, in PEAD del DN 315, nella sezione n°
68 in prossimità del vecchio ponte innanzi citato, punto in cui questa deve subire un salto di quota
con conseguente interruzione del normale flusso a gravità. Pertanto sarà sufficiente che le pompe
presenti nella stazione di sollevamento conferiscono al fluido l’energia necessaria per passare dal
livello di invaso in pozzetto dell’emissario centrale e nello specifico alla quota del pozzetto n° 50
previsto in prossimità dell’area P.I.P. in cui il flusso del liquido riprende lo scorrimento per gravità.
a) Descrizione del sistema di sollevamento
La stazione di sollevamento sarà realizzata da un
manufatto in c.a. dalle dimensioni interne 3,00 x
1,80 mt ed altezza 5.80 mt di cui 2,80 mt relativi
alla quota di imposta del tubo di arrivo e 3,00 mt
all’altezza del volume utile di accumulo delle
acque reflue.
A ridosso del tubo di arrivo è prevista una griglia in
acciaio zincato con paratoia in
grado di trattenere eventuali Ing. Giuseppe Sassone – Prof. Ing. Salvatore Margiotta 32
- Relazione generale_________________________________________________________________________________
corpi solidi grossolani che potrebbero depositarsi in modo definitivo sul fondo del pozzetto o creare
intasamento delle pompe o bloccaggio delle giranti.
Si tratta di una griglia a cestello per acque di rifiuto urbane con cestello estraibile e paratoia con fori
di drenaggio, in profili di acciaio zincato a caldo (in alternativa in acciaio Inox AISI 316); fornita
con 2 m di guide e catena per il sollevamento separato del cestello e della paratoia, staffe e tasselli
di ancoraggio a parete, dalle dimensioni :
- Profondità = 250 mm- Larghezza = 480 mm- Altezza cestello = 800 mm
Qualora la griglia si intasasse, un sensore in esso inserito, potrà inviare il segnale e quindi far
scattare l’avviso di segnalazione presso l’impianto di depurazione.
Ad una distanza di circa 0,95 mt dalla parete di arrivo della tubazione, sarà realizzato un setto
separatore tale da creare una camera in grado di allineare i fluidi del liquido in entrata per evitare
ingorghi o residui di area che all’interno delle giranti potrebbero determinare dei fenomeni coattivi.
Inoltre la camera potrà trattenere la schiuma che si venisse a creare nella caduta del fluido
consentendo ad essa di decantare e quindi non invadere le pompe.
All’interno della vasca sarà inserita un’asta metallica sulla quale, ad altezze
differenti, saranno poste delle sondine di livello che a quote prestabilite
metteranno in funzione la prima, seconda o terza pompa. Un quarto livello,
definito come livello critico, metterà in funzione un avvisatore acustico.
Infatti anche l’eventualità di brevi interruzioni dell’ energia elettrica
potrebbe determinare un inconveniente di un prolungato fermo dell'impianto e quindi un surplus
della quantità del fluido.
Nel definire il livello minimo si dovrà tener conto di lasciare le pompe sempre sommerse onde
evitare un blocco per effetto dei fenomeni coattivi.
Per il sollevamento delle pompe è previsto un sistema di accoppiamento rapido per varo ed
estrazione pompa in impianti ad installazione sommersa, composto essenzialmente da:
- basamento con staffa di accoppiamento e curva di mandata in ghisa;
- tubi guida in acciaio Inox DN 50 per lunghezze fino a 6 m con perni di fissaggio;
- catene di estrazione in acciaio Inox per lunghezze fino a 6 m, con morsetti e staffe
ancoraggio;
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Colonna di mandata in tronchetti di tubo Polietilene 125 mm (DN 100) con cartelle alle estremità e
flange libere in Polipropilene con anima in ghisa a norma UNI EN 1092-1.
Onde evitare il ritorno delle acque su altre pompe, sulla singola tubazione di mandata sarà posta una
valvola di ritegno a sfera mobile, corpo e coperchio di ispezione in ghisa GL 25 dal DN 100, in
ghisa sferoidale GS 400 per i diametri superiori, sfera in alluminio rivestita in elastomero NR
resistente ai liquidi fognari, guarnizione in elastomero NBR, bulloni in acciaio zincato, flangiata e
forata a norme UNI EN 1092-1; pressione massima di esercizio 10 bar (1 MPa).
Per garantire la manutenzione e/o il lavaggio della tubazione in
pressione, in un pozzetto in c.a. a stretto contatto con la vasca
dell’impianto, saranno inserite due saracinesca a cuneo gommato
in ghisa sferoidale a corpo piatto e vite interna, corpo e coperchio
in ghisa GS 400, cuneo rivestito in elastomero EPDM, albero in
acciaio inossidabile, madrevite in bronzo; flangiata e forata a
norma UNI EN 1092-1, pressioni nominali di prova e esercizio a
norma UNI 1284, dal DN 150.
Tra le due saracinesche sarà inserito un elemento a T a tre vie che aprendo la relativa saracinesca
permetterà di scaricare le acque rimaste nella tubazione direttamente nel pozzetto di accumulo per
mezzo di una tubazione di scarico.
A collegare le tre pompe all’unica condotta, vi sarà un collettore di raccordo a tre bracci porto tra la
colonna di mandata e la condotta premente, costruito in tubo Polietilene 125 mm (DN 100) con
cartelle alle estremità e flange libere in Polipropilene con anima in ghisa a norma UNI EN 1092-1.
Sul pozzetto della vasca di accumulo e su
quello della saracinesca a cuneo saranno
inseriti :
- n° 2 chiusini di ispezione per carreggiata
stradale (il primo sulla vasca di accumulo
ed il secondo sul pozzetto saracinesca) in
ghisa lamellare UNI ISO 185, costruito
secondo le norme UNI EN 124 classe D
400 (carico di rottura 40 tonnellate), marchiato a rilievo con : norme
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
di riferimento (UNI EN 124), classe di resistenza (D 400), marchio fabbricante e sigla dell'ente
di certificazione. Luce netta 600 mm, telaio 730 mm.
- n° 1 chiusino di ispezione (per estrazione griglia) in ghisa sferoidale GS 500, costruito secondo
le norme UNI EN 124 classe D 400 (carico di rottura 40 tonnellate), due semicoperchi triangolari
incernierati sul telaio con rilievi antisdruciolo, telaio rettangolare a bordi arrotondati, marchiato a
rilievo con: norme di riferimento (UNI EN 124), classe di resistenza (D 400), marchio
fabbricante e sigla dell'ente di certificazione. Luce netta 600x600 mm,
telaio 750x780 mm.
- n° 3 c
secondo le norme UNI EN 124 classe D 400 (carico di rottura 40
tonnellate), marchiato a rilievo con : norme di riferimento (UNI EN
124), classe di resistenza (D 400), marchio fabbricante e sigla
dell'ente di certificazione. Luce netta 690x490 mm, telaio 830x630
mm.
b) Descrizione del sistema pompe
Il numero di pompe previsto è pari a tre (2 + 1 riserva) che operando alternativamente in regime
normale e contemporaneamente in caso di eccezionale afflusso, sono in grado di garantire le
seguenti prestazioni :
- Portata Q(1) : 20,0 [l/s] – Prevalenza Ht(1) : 18,6[m]- Portata Q(2) : 27,1 [l/s] – Prevalenza Ht(2) : 24,3[m]- Portata Q(3) : 30,0 [l/s] – Prevalenza Ht(3) : 26,8[m]
In relazione alla portata minima di 7,38 l/s e di quella massima di 22,17 l/s, si è scelto di inserire n°
3 pompe della potenza di 11 Kw e non due (titolare e riserva), per i seguanti motivi :
- in presenza della portata minima entra in funzione la prima pompa;- in presenza della portata massima entra in funzione anche la seconda pompa;- qualora si verificasse un incremento della portata per effetto dell’immissione delle acque
meteoriche o un incremento del turismo in periodi particolari dell’anno, entra in funzione anche la terza pompa;
In tal modo, i vantaggi riscontrabili sono :
- un risparmio energetico in presenza di portate minime, in quanto funziona una pompa di potenza inferiore rispetto a quella da prevedere in un sistema a due pompe;
- la terza pompa, oltre a garantire la funzione di riserva, potrà garantire un coefficiente di sicurezza qualora le portate verrebbero a superare quelle massime (in tal caso la portata max che si considera è di 30 l/s).
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Infatti, anche se non dovrebbero confluire nelle fognature per acque nere, eventuali maggiori afflussi di origine meteorica possono essere smaltite con l’inserimento della terza pompa che in alternanza viene ad assumere anche la funzione di riserva.
Anche se la terza pompa assume la funzione di riserva, è opportuno che vi sia un funzionamento in
alternanza su tutte e tre le pompe evitando cosi che una delle pompe resti per lungo tempo ferma e
che gli elementi si inceppassero per incrostamento.
In considerazione del liquido pompato e della possibilità che esso contenga parti solide e
filamentose in sospensione, è stata scelto l’inserimento di una pompa KCW080lr completa con
piede d’accoppiamento rapido mod. BAKG/F2, sommersa a girante tipo vortex con ampio
passaggio libero integrale (80 mm).
Le caratteristiche tecniche sono state descritte nella relazione sul disciplinare descrittivo e
prestazionale degli elementi tecnici allegato.
c)
Descrizione del sistema AVAST (serbatoio anticolpo d’ariete)
Nel pozzetto in c.a., quello a stretto contatto con la vasca dell’impianto,
prima del sistema di scarico, sarà inserito un serbatoio anticolpo d’ariete
che risulta essere una valida alternativa alle casse d’aria tradizionale, in
fatti in questo modo il compressore non è più richiesto.
I vantaggi che costituiscono questo serbatoio sono :
- assenze di mebrane;- collegamento alla condotta con tubo unico di grosso DN senza restrizioni e senza valvola di ritegno (nel caso di fognature questo evita rischi di ostruzione);- nessuna fonte di alimentazione dell’aria che viene ricaricata automaticamente ad ogni arresto della pompa tramite lo sfiato;- Dimensioni ridotte del serbatoio rispetto alle asse tradizionali;
Il principio di funzionamento risulta :
1)
avvio della pompa
Durante la fase di accensione della pompa il serbatoio si
riempie d’acqua evacuando una parte d’aria in atmosfera
attraverso lo sfiato;
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
2) prima fase di compressione dell’aria
Nella fase di riempimento del serbatoio lo sfiato posizionato sulla colonna centrale garantirà l’uscita
controllata dell’aria grazie alla tecnologia AS, prevedendo chiusura rapide del agalleggiante con
conseguenti colpi di sovrapressioni, mentre attorno alla colonna il livello d’acqua salendo
permetterà la compressione dell’aria;
3)
seconda fase di compressione dell’aria
Nella seconda fase di riempimento del serbatoio lo
sfiato posizionato sulla colonna centrale sarà
perfettamente chiuso. Attorno alla colonna il livello
d’acqua salendo permetterà la compressione
dell’aria;
4)
Condizione a regime
Una volta completato il riempimento il serbatoio si trova nella condizione di pressione statica, la
colonna centrale è piena d’acqua mentre attorno alla stessa avremo aria compressa alla stessa
pressione dell’acqua. Lo sfiato si trova nella posizione di completa chiusura;
5) Spegnimento improvviso della pompa e prima fase di decompressione
dell’aria
Nel momento di spegnimento improvviso delle pompe la pressione della rete scende. L’energia
elastica dell’aria compressa, posizionata nella parte alta del serbatoio, spinge l’acqua verso la rete
compensando la depressione;
6) Spegnimento improvviso della pompa e seconda fase di decompressione
dell’aria
Quando l’aria si decomprime completamente e il livello
d’acqua scende al di sotto della colonna, la stessa si svuota
e lo sfiato viene ceduto alla rete a pressione atmosferica
fino al livello minimo in cui si ha l’inversione del senso di
direzione e il fluido rientra nel serbatoio;
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
7) Oscillazione
Il processo si ripete con oscillazioni sempre meno marcate fino al raggiungimento delle condizioni a
regime;
d) Descrizione del quadro elettrico
Tutte le pompe saranno collegate al quadro elettrico sito all’esterno, nell’area di impronta
dell’impianto e comandate dal quadro generale dell’impianto di depurazione per mezzo del cavo a
fibre ottiche. Per garantirne la sicurezza da eventi naturali e/o atti di vandalismo, detto quadro sarà
posto in un cassero in c.a.
I quadri elettrici, che correttamente dovrebbero essere chiamati “apparecchiature”, devono
rispondere alla famiglia di norme europee della serie Cei En 60439 (classificazione Cei 17-13) che
identifica preliminarmente due diverse tipologie di quadri:
1) AS – apparecchiature costruite in serie. Trattasi di prodotti standardizzati, costruiti
conformemente a un prototipo che ha superato le prove di tipo previste dalla Norma;
2) ANS – apparecchiature costruite non in serie. Sono prodotti che adottano sistemazioni non
necessariamente verificate con prove di tipo, ma che possono essere derivate da soluzioni
adottate nei quadri AS e verificate per estrapolazione.
Accanto alla norma generale, sono poi state sviluppate una serie di norme specifiche (tab. 1), tra
cui la Cei En 60439-4 “Prescrizioni particolari per apparecchiature assiemate per cantiere (ASC)”
che è una norma integrativa di quella di base, la Cei En 60439-1 (Cei 17-13/1) e lavora per
eccezione rispetto alla norma principale, fornendo prescrizioni supplementari sui quadri per
cantiere, cioè quei luoghi di lavoro temporanei, generalmente senza accesso da parte del pubblico,
ove si effettuano demolizioni, lavori di scavo, costruzione di edifici, ecc.Tab. 1 – La famiglia di norme sui quadri elettrici
Quadri BT Cei En 60439-1
Cei 17-13/1
Apparecchiature assiemate di protezione e manovra per bassa tensione
(quadri BT)
Parte 1: apparecchiature di serie soggette a prove di tipo (AS) e
apparecchiature non di serie parzialmente soggette a prove di tipo (ANS)
Condotti a sbarre Cei En 60439-2
Cei 17-13/2
Parte 2: prescrizioni particolari per i condotti sbarre
Quadri ad uso
di persone non
addestrate
Cei En 60439-3
Cei 17-13/3
Parte 3: prescrizioni particolari per apparecchiature assiemate di protezione
e di manovra destinate a essere installate in luoghi dove personale non
addestrato ha accesso al loro uso. Quadri di distribuzione (ASD)
Quadri per cantiere Cei En 60439-4
Cei 17-13/4
Parte 4: prescrizioni particolari per apparecchiature assiemate per cantiere
(ASC)
Cassette per
distribuzione in cavo
Cei En 60439-5
Cei 17-64
Parte 5: prescrizioni particolari per apparecchiature assiemate destinate a
essere installate all’esterno in luoghi pubblici.
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Cassette per distribuzione in cavo (CDC)
Nel caso in esame il quadro elettrico di comando previsto è : - 3x400-3x140-65VS021 con cassa in
poliestere con portella esterna cieca, completa di colonna di sostegno e ancoraggio in poliestere,
chiusura a chiave triangolare, contenente :
- sezione generale tripolare con comando esterno interbloccato con la portella;- teleruttore tripolare di linea (n° 1 per ogni elettropompa);- relè termico tripolare, riarmo manuale, autocompensato per la temperatura ambientale per la
protezione contro i sovraccarichi rolungati e/o mancanza di fase (n° 1 per ogni elettropompa);
- fusubili di potenza (n° 3 per ogni elettropompa);- trasformatore circuito ausiliario protetto da fusibile, tensione di uscita 24 V;- modulo scambio ruolo per 3 elettropompe;- circuito rilevamento presenza d’acqua bella scatola olio (n° 1 per ogni elettropompa);- circuito per l’arresto del motore asservito alle sonde termiche del motore, il riavviamento è
automatico al normalizzarsi della temperatura (n° 1 per ogni elettropompa – (su richiesta circuito a riavviamento automatico e spia intervento oppure a riavviamento manuale e spia intervento);
- selettore M-O-A, posizione manuale instabile, nella posizione automatico il consenso marcia-arresto avviene tramite i regolatori di livello (n° 1 per ogni elettropompa) selettore manuale stabile su richiesta);
- spie di segnalazione;- presenza tensione nella rete;- pompe in marcia (n° 1 per ogni elettropompa);- intervento relè termico (n° 1 per ogni elettropompa);- presenza acqua nella camera olio (n° 1 per ogni elettropompa);- morsettiera per allacciamento comandi ausiliari e cavi motore/i.
Optional a richiesta con sovrapprezzo :- Voltmetro con commutatore voltmetrico;- Amperometro con trasformatore amperometrico;- Contatto pulito per comando a distanza (marcia/arresto – segnale allarme – intervento relè
termico – ecc.);
e) L’impianto di messa a terra
L’impianto di messa a terra previsto è composto da :
- N° 4 dispersori zincati a croce con morsetti;- 32 ml di treccia di rame con capicorda per il collegamento dispersori- N. 1 interruttore differenziale magnetotermico quadripolare da 25 A.
f) Area di impronta dell’impianto
L’intero impianto composto dalla vasca di accumulo, dal pozzetto saracinesca, dal quadro elettrico
e dal pozzetto prefabbricato di arrivo cavi, sarà disposto all’interno di un’area completamente
recintata dalle dimensioni di 8,60 m x 6,00 m.
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
La recinzione sarà realizzata con un grigliato in acciaio dell’altezza di circa 1.80 fissata
direttamente al basamento di fondazione. L’accesso sarà consentito per mezzo di un cancello della
larghezza di circa 1,20 m.
Il basamento, completamente interrato, sarà realizzato in cls con rete elettrosaldata ø6 / 20”x20”.
g) Il pozzetto di arrivo delle acque in pressione (n°50 dell’emissario centrale)
Le acque in pressione provenienti dall’impianto di sollevamento saranno convogliate nel pozzetto
n°50 dell’emissario centrale da realizzare nell’angolo superiore destro dell’area P.I.P.
Detto pozzetto sarà realizzato in c.a. dell’altezza complessiva di 2,30 mt.
La tubazione di arrivo sarà posta ad una quota di 1,20 mt e il salto delle acque in pressione saranno
accompagnate sul fondo per mezzo di una tubazione fissata al pozzetto per mezzo di staffe.
Per assorbire la sollecitazione della pressione di arrivo nel pozzetto sarà posta un’asta di
controspinta in acciaio.
Dal pozzetto n° 50 le acque defluiranno per gravità fino all’impianto di depurazione.
h) Il pozzetto di sfiato intermedio sulla condotta
La presenza di aria nelle condotte che convogliano liquidi in pressione può dar luogo a una serie di
inconvenienti che, in alcuni casi, possono ostacolare gravemente o addirittura interrompere il
deflusso; si ha quindi l’esigenza di mettere in atto tutti gli accorgimenti tecnici per eliminare o
ridurre le cause dell’ingresso d’aria nelle tubazioni e per far fuoriuscire il più rapidamente possibile
l’aria che comunque è presente.
L’aria viene introdotta nelle condotte nei punti in cui la pressione interna è vicina alla pressione
atmosferica.
Le cause più frequenti sono :
- Aspirazione della pompa di avviamento;- Aspirazione della pompa quando il livello del liquido è al disotto del bloccaglio di ingresso
della pompa;- Aspirazione nel vortice creato dalla pompa;- Aspirazione da un bacino contenete aria in emulsione veicolare dalla non perfetta tenuta
delle guarnizioni della pompa;- Aria in emulsione disciolta in bacini o dighe;- Evacuazione incompleta dell’aria nella massa in esercizio di una condotta nuova o nel
riempimento di una condotta dopo una riparazione.
Quest’aria si trova disciolta nell'acqua sotto forma di emulsione sotto forma di bolle si accumula
nei punti alti della condotta dove, all'aria trasportata, si aggiunge quella degasata dall'acqua (per
Ing. Giuseppe Sassone – Prof. Ing. Salvatore Margiotta 40
- Relazione generale_________________________________________________________________________________
effetto di un calo di pressione dovuto a perdite di carico) generando una massa fluida che, se non
controllata ed eliminata, può compromettere seriamente il funzionamento dell'impianto provocando:
- riduzioni importanti della portata o addirittura l'arresto d l flusso; - il disinnesco della pompa; - il disinnesco di sifoni;- colpi d'ariete causati da migrazioni incontrollate di sacche d'aria o improvvise espansioni
delle stesse; - aumento della perdita di carico generali che richiedono maggior potenza alla pompa quindi
maggiori costi; - aumento della corrosione interna dei tubi metallici, ecc.
Se è vero, per quanto detto sopra, che l'aria deve degasare o uscire in grossa quantità da una
condotta in esercizio, è importantissimo che essa possa entrare, per evitare problemi di depressione,
quando ci troviamo in presenza di:
- una rottura con notevole fuoriuscita d'acqua rispetto al valore di portata a regime;- operazioni di scarico incontrollate ed accidentali.- Per risolvere questi problemi occorre :- individuare un tracciato che permetta l’aggregazione dell’aria nei punti alti;- operare una scelta oculata degli sfiati da utilizzare;- localizzare e dimensionare gli sfiati in modo opportuno.
È pratica normale specificare uno sfiato con il suo diametro senza considerare che la sua capacità
di immissione e scarico d'aria dipendono dal disegno dalla configurazione interna, dalla dimensione
del foro maggiore, dal peso dimensione del galleggiante, dalla differenza di pressione ammessa
attraverso il foro maggior ccc.
Nella scelta degli sfiati è necessario tener conto dei seguenti dati: - sezione di passaggio : che de essere la più larga possibile per garantire il maggior rientro
d'aria in caso di rottura della condotta; - portata in ingresso : da ricercare sulle cure fornite dal produttori ad un Dp max sul foro non
maggior di 0,1 bar perché, normalmente, il sistema condotta-guarnizioni di apparecchiature in genere mal sopportano depressioni superiori;
- portata in uscita : che deve essere limitata ad un Dp sul foro maggiore di ca. 0.05 bar, indicativamente con una velocità di riempimento di 0,4 mt/sec. Questo perché una velocità maggior può generare in fase di chiusura dei colpi d'ariete distruttivi per l'intero sistema;
- analisi dettagliata delle informazioni fornite dal costruttore;
Nel caso di arresto improvviso di un impianto di sollevamento quello che si verifica è la
propagazione di un'onda di d pressione che procede verso valle, nel momento in cui questa
interseca la condotta in quel punto in quel preciso istante avremo pressione negativa.
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E’ noto che il minimo valore di pressione raggiungibile, all'interno di un sistema per il
convogliamento la distribuzione dell'acqua, è quello della tensione di vapor in corrispondenza del
quale l'acqua risulta essere in equilibrio con l'aria che la circonda.
Nel caso del raggiungimento di tale soglia, i casi più frequenti sono i punti di massimo relativo o
cambi di pendenza a forte gradiente, le sacche di vapore tendono a generare una separazione della
colonna fluida in due fronti d'onda distinti che successivamente si riuniscono provocando valori di
sovrapressione talvolta distruttivi per l'intero sistema.
Lo sfiato AS che si intende porre in opera si propone appunto di evitar
l'insorgere di tale fenomeno garantendo l'ingresso di grossi volumi d'aria,
quindi limitando fortemente la depressione, controllandone l'uscita
mediante un sistema dedicato.
Allo stesso modo proteggerà la condotta contro le eventuali sovrapressioni
generato dal riempimento rapido e incontrollato.
Nel progetto in esame, circa a metà condotta, è stato previsto un pozzetto
prefabbricato con l’inserimento di uno sfiato a tre funzioni anticolpo
d’ariete per fognature che garantisce il buon funzionamento della rete fognaria in pressione
permettendo il rientro di grandi volumi d’aria in occasione di svuotamento delle condotte e la loro
uscita controllata, tramite un meccanismo anti shock, per prevenire appunto le chiusure rapide e
quindi i colpi d’ariete. Inoltre sarà in grado di garantire il degasaggio durante l’esercizio.
Il principio di funzionamento è :- entrata d’aria in grande quantità : in fase di svuotamento o rottura di una condotta è
necessario richiamare tanta aria quanta è l’acqua che esce per evitare una depressione;- degasaggio dell’aria in pressione : durante l’esercizio l’aria prodotta dalla condotta si
accumula nella parte alta dello sfiato, si comprime ed arriva alla stessa pressione dell’acqua. L’aria, aumentando quindi di volume, spinge il fluido verso il basso permettendo il degasaggio;
- uscita d’aria controllata : lo sfiato è dotato di un meccanismo anti shock che controlla l’uscita dell’aria, evitando rapide chiusure da parte del blocco oturatore e quindi sovrapressioni.
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9) OPERE D'ARTE E DI MINIMIZZAZIONE DELL'IMPATTO AMBIENTALE (Terre rinforzate “terramesh verde e gabbioni)
Data la particolare valenza ambientale dei siti interessati dall'intervento, si è privilegiato un sistema
di opere d'arte il più possibile compatibile con gli equilibri fisici dell'ambiente e meno impattante
sotto il profilo visivo.
La natura dei terreni presenta di frequente situazioni di instabilità e di erosione imputabili a
pendenze elevate, non compatibili con l'angolo di attrito del terreno, conseguentemente a difesa
dell'opera si è prevista la realizzazione di gradonate, gabbioni verdi e terre rinforzate, con il
drenaggio e regimazione delle acque, nonché rifacimento della copertura vegetale mediante essenze
autoctone.
Pertanto per i tratti in cui si è riscontrata una precaria stabilità che avesse effetti negativi sulla
condotta, alla luce della importante funzione territoriale che tale infrastruttura avrà nel prossimo
futuro, si è ritenuto di dover procedere in opera le seguenti strutture di sostegno :
- in terra rinforzata rinverdibile (elementi di rinforzo tipo “Terramesh verde”);
- con gabbioni in rete metallica;
Strutture che assumono l’aspetto di opere di sostegno allo stesso modo come ogni altro elemento di
sostegno dal D.M. del 14/01/2008 (vedi nota introduttiva al punto 8 della relazione di calcolo).
Queste strutture sono realizzate con elementi di rinforzo e terreno di riempimento che nel loro
insieme contengono la spinta del terreno e del sovraccarico stradale dov’è presente.
Tale soluzione tecnica progettuale è stata preferita ad altre opere, quale muro in c.s. e/o pali, perché
essi permettono un migliore inserimento ambientale dell’intervento ed il ripristino dello stato dei
luoghi originari.
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Dove la struttura di sostegno risulta ben visibile si è scelto di porre in opera i “Terramesh verde”
che ben si mascherano con l’ambiente circostante.
Dove la struttura di sostegno risulta mascherata e quindi poco visibile, si è scelto di porre in opera i
“gabbioni in rete metallica”.
- I tratti di Terramesh verde previsti :
Con riferimento a quanto esposto si è previsto di realizzare elementi di rinforzo “Terramesh verde”
per i tratti fognari di Laurenzana, Anzi 2, Anzi 3 e per alcuni tratti di Calvello, per i seguenti motivi:
- il collettore di Laurenzana previsto lungo il tratto della dismessa ferrovia “Calabro-Lucane” che ad oggi è sottostante all’asse viario Laurenzana-Camastra (S.S.92), in un prossimo futuro risulterà visibile in quanto è stato programmato lo spostamento della viabilità nella parte destra del torrente serrapotamo;
- i collettori fognari di Anzi 2 e Anzi 3 risultano visibili dalla strada Anzi-Camastra (S.S.92) ed inoltre risultano immersi in terreni agricoli ad elevata vegetazione, quindi di non trascurabile impatto ambientale;
- la parte iniziale (quella prossima alla zona PIP di Calvello) e quella finale (quella prossima alla zona PIP della Comunità Montana “Camastra-Alto Sauro”) del collettore di Calvello risultano visibili dalla strada Calvello-Camastra;
In particolare sono state previste le seguenti sezioni per i rispettivi tratti :
Sez. n° 1
- tratto Laurenzana da sez. 4 a sez. 8 della lunghezza di 225,66 mt - tratto Laurenzana da sez. 15 a sez. 25 della lunghezza di 320,36 mt - tratto Laurenzana da sez. 36 a sez. 44 della lunghezza di 368,87 mt
- tratto Anzi 3 da sez. 4 a sez. 5 della lunghezza di 66,68 mt
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- tratto Calvello da sez. 76 a sez. 82 della lunghezza di 228,77 mt - tratto Calvello da sez. 89 a sez. 92 della lunghezza di 227,62 mt
Per un totale di 1.437,96 mt
Sez. n° 2
- tratto Anzi 2 da sez. 12 a sez. 13 della lunghezza di 29,02 mt - tratto Calvello da sez. 10 a sez. 13 della lunghezza di 30,96 mt
Per un totale di 59,98 mt
Sez. n° 3
- tratto Anzi 3 da sez. 2 a sez. 4 della lunghezza di 86,32 mt Per un totale di 86,32 mt
- I tratti di Gabbioni con rete previsti :
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Poiché gli elementi di rinforzo risultano di visibilità trascurabile, si è previsto di realizzare
“Gabbioni con rete metallica” nelle seguenti sezioni :
Sez. n° 1
- tratto Calvello da sez. 51 a sez. 54 della lunghezza di 277,88 mt
- tratto Anzi 1 da sez. 58 a sez. 61 della lunghezza di 128,36 mt- tratto Anzi 1 da sez. 62 a sez. 64 della lunghezza di 37,56 mt- tratto Anzi 1 da sez. 82 a sez. 87 della lunghezza di 207,98 mt
Per un totale di 651,78 mt
Sez. n° 2
- tratto Calvello da sez. 49 a sez. 51 della lunghezza di 110,91 mt- tratto Calvello da sez. 10 a sez. 13 della lunghezza di 30,96 mt
- tratto Anzi 1 da sez. 56 a sez. 58 della lunghezza di 42,10 mt Ing. Giuseppe Sassone – Prof. Ing. Salvatore Margiotta 46
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- tratto Anzi 1 da sez. 61 a sez. 62 della lunghezza di 28,12 mt - tratto Anzi 1 da sez. 87 a sez. 88 della lunghezza di 14,75 mt
Per un totale di 226,84 mt
Sez. n° 3
- collettore Anzi 1 da sez. 64 a sez. 65 della lunghezza di 34,41 mt- collettore Anzi 1 da sez. 67 a sez. 68 della lunghezza di 42,48 mt- collettore Anzi 1 da sez. 70 a sez. 71 della lunghezza di 37,07 mt
Per un totale di 113,96 mt
Sez. n° 4
- collettore Anzi 1 da sez. 68 a sez. 70 della lunghezza di 75,94 mt Per un totale di 75,94 mt
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Negli elaborati grafici e nell’elaborato di calcolo si identificano tutte le sezioni avendo cosi la
possibilità di adeguare la sezione ad un eventuale imprevisto che si dovesse verificare in corso
d’opera.
a) Descrizione degli elementi di rinforzo “Terramesh verde”
Si tratta di una struttura di sostegno in terra rinforzata rinverdibile, realizzate con elementi di
armatura planari orizzontali, costituiti da rete metallica a doppia torsione con maglia esagonale tipo
8x10 tessuta con trafilato di ferro, conforme alle UNI-EN 10223-3 per le caratteristiche meccaniche
e UNI-EN 10218 per le tolleranze sui diametri, avente carico di rottura compreso fra 350 e 500
N/mmq e allungamento minimo pari al 10%, avente un diametro pari a 2.70 mm, galvanizzato con
lega eutettica di Zinco - Alluminio (5%) – Cerio - Lantanio conforme alla EN 10244 – Classe A con
un quantitativo non inferiore a 245 gr/mq. L’adesione della galvanizzazione al filo dovrà essere tale
da garantire che avvolgendo il filo sei volte attorno ad un mandrino avente diametro 4 volte
maggiore, il rivestimento non si crepa e non si sfalda sfregandolo con le dita. La galvanizzazione
inoltre dovrà superare un test di invecchiamento accelerato in ambiente contenente anidride
solforosa (SO2) secondo la normativa UNI ISO EN 6988 (KESTERNICH TEST) per un minimo di
28 cicli. Oltre a tale trattamento il filo sarà ricoperto da un rivestimento di materiale plastico di
colore grigio che dovrà avere uno spessore nominale di 0,5 mm, portando il diametro esterno
nominale a 3,70 mm.
Per quanto riguarda il materiale di riempimento da impiegare sarà del tipo sabbioso-ghiaioso
appartenenti ai gruppi A1, A2-4, A2-5 e A3 che sono quelli ottimali per questo tipo di intervento.
In particolare il riempimento potrebbe essere previsto con lo stesso materiale di scavo purchè rientri nei gruppi citati. Per questo aspetto, si richiama quanto esposto nella nota n°11 del computo metrico che in sintesi evidenzia quanto segue :
- poiché in questa fase non è stata svolta una indagine geologica accurata dei tratti interessati, non è possibile affermare con precisione che i terreni rientrano nella classificazione delle terre della tabella C.N.R. – UNI 10006, ovvero riutilizzabili per il riempimento e la formazione dei Terramesh;
- con molta probabilità è possibile che parte del terreno di scavo, almeno quello più a monte, quello più distante dagli alvei dei corsi d’acqua, rientri nella classificazione del C.N.R. e quindi riutilizzabile, per cui nella computabilità è stato previsto il riempimento dei terramesh per un 20% con materiale precedentemente scavato.
La realizzazione delle terre armate comprende le seguenti fasi esecutive:
- Preparazione del piano di posa attraverso la regolarizzazione e la compattazione dello stesso ed eventuale drenaggio.
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- Posa degli elementi di rinforzo, con conseguente fissaggio. - Posa del geocomposito sulla superticie verticale dove avverrà l'attecchimento con la terra
armata. - Stesa del primo livello di materiale inerte da realizzarsi per sovrapposizione di strati a
spessore non superiore di 30-35 cm, che sarà poi compattato in modo da ottenere una densità non inferiore al 95 %, e risvolto dell'elemento di rinforzo.
Il nuovo piano così ottenuto costituisce la nuova fondazione del livello successivo; si opera
ripetendo le fasi precedenti curando la planarità e la pendenza del paramento frontale.
Il paramento sarà composto da tre gradoni ognuno costituito da tre elementi di rinforzo; il primo in
sommità sarà costituito da elementi tipo Terramesh di profondità 4,00 m, il secondo intermedio sarà
composto con elementi di 4,00 m di profondità e l'ultimo gradone alla base con elementi profondi
5,00 m. Il paramento finito avrà una pendenza di circa 65°.
A tergo del paramento esterno inclinato sarà posto del terreno vegetale per uno spessore di almeno
30 cm e poi si provvederà alla stesa e compattazione del terreno per la formazione del rilevato
strutturale; questa avverrà per strati di altezza pari a ca. 25-30 cm e per un totale pari alla distanza
tra i teli di rinforzo. Terminata l’opera sarà necessario eseguire un’idrosemina a spessore in almeno
due passaggi, contenente oltre alle sementi e al collante, quantità idonee di materia organica e
mulch.
E’ prevista la posa di geocomposito drenante alle spalle della struttura, ed alla base delle terre
rinforzate è previsto un tubo microfessurato per il drenaggio delle acque meteoriche per tutta la
lunghezza dell'intervento.
b) Descrizione dei gabbioni con rete
Le strutture in gabbioni sono opere diffusamente utilizzate nella realizzazione di muri di sostegno
di sottoscarpa e di controripa, in ambito di consolidamento di versante, stradale, ferroviario,
idraulico ed architettonico.
I gabbioni sono strutture scatolari realizzate in rete metallica tessuta con filo di ferro galvanizzato a
caldo con rivestimento in lega ZincoAlluminio e/o polimero plastico (protezioni a lunga durabilità
- DM 14/9/05 - Norme Tecniche per le Costruzioni, Con. Sup. LL.PP. - Linee guida per la
redazione di capitolati per l’impiego di rete metallica a doppia torsione 16/2006 Maggio 2006), in
maglia
esagonale a doppia torsione 8x10. Le strutture scatolari vengono riempite in cantiere con pietrame
di idonee caratteristiche e pezzatura (fra 15 e 35 cm. preferibilmente ciottolo di fiume o spaccato da
cava compatto e resistente non gelivo e/o friabile). L’inerte deve essere posato in modo tale da
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
garantire il raggiungimento delle corrette caratteristiche di peso, porosità e forma della struttura
(risultano non idonei i riempimenti alla rinfusa, il riempimento con materiali di forma troppo
regolare come pietre squadrate, mattoni o blocchetti).
I muri in gabbioni agiscono come strutture di sostegno a gravità che realizzano una elevata
funzione di drenaggio delle acque. E’ pertanto necessario prevedere opere accessorie di raccolta e
smaltimento delle acque captate.
La struttura in gabbione sfrutta la mutua interazione tra pietrame e
rete metallica, agendo come una struttura solidale e monolitica.
Risultano quindi fondamentali le quantità e qualità delle legature
La struttura in gabbione sfrutta la mutua interazione tra pietrame e rete metallica, agendo come una
struttura solidale e monolitica. Risultano quindi fondamentali le quantità e qualità delle legature
effettuate che permettono al sistema la corretta ed efficace ripartizione delle spinte e dei carichi.
Le gabbionate possono essere rinverdite con inserimento di talee durante le fasi costruttive oppure
possono essere predisposte con una specifica tasca vegetativa preassemblata (Gabbione Rinverdito).
Le talee dovranno essere di specie autoctone idonee al sito con portamento arbustivo, di lunghezza
tale da assicurare il radicamento nel terreno.
La realizzazione di opere combinate di Ingegneria Naturalistica con gabbioni e talee ha una
importante funzione di mitigazione dell’impatto ambientale, inserimento paesaggistico e
miglioramento della funzionalità geotecnica nel tempo (drenaggio e rinforzo diffuso degli impianti
radicali).
Le opere di sostegno in gabbioni rispetto alle classiche opere in grigio presentano diversi vantaggi:
- ammettono spostamenti e deformazioni sensibili senza perdere di funzionalità statica in virtù della porosità non ostacolano la circolazione idrica di falda e svolgono una efficace azione drenante;
- possono essere facilmente ed efficacemente rinverdite;- la modularità e versatilità delle strutture ne consentono l’utilizzo in tutti i campi applicativi;
I gabbioni a scatola sono strutture realizzate in rete metallica a doppia torsione con maglia
esagonale tipo 8x10 (UNI EN 10223-3). I gabbioni sono riempiti con pietrame per creare una
struttura flessibile, permeabile e monolitica.
Il filo utilizzato nella produzione del gabbione a scatola è in acciaio dolce trafilato a freddo con
rivestimento in bagno galvanico a caldo in lega eutettica di Zinco-Alluminio (5%) – cerio-lantanio.
Successivamente può essere applicato sul filo, mediante estrusione, un rivestimento in polimero
plastico per consentire una maggiore protezione e durabilità in ambienti particolarmente aggressivi.
Le specifiche standard e le tolleranze di filo, maglia e rete e le dimensioni dei gabbioni sono
indicate nelle Tabelle 1-3 di seguito riportate. Ing. Giuseppe Sassone – Prof. Ing. Salvatore Margiotta 50
- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Tutti i test sul filo devono essere fatti prima della fabbricazione della maglia.
- Resistenza a trazione: i fili utilizzati per la produzione dei gabbioni e del filo di legatura dovranno avere una resistenza a trazione di 350-550 N/mm² (UNI EN 10223-3 e Linee Guida Consiglio Superiore del LLPP 12/05/06 per la redazione di capitolati per l’impiego di rete metallica a doppia torsione).
- Allungamento: L’allungamento non deve essere inferiore al 10%, in conformità alle UNI EN 12223-3. I test devono essere effettuati su di un campione di almeno 25 cm di lunghezza
- Rivestimento galvanico a caldo ZN.AL5%: Le quantità minime di lega ZN.AL riportate nella Tabella 3 soddisfano le disposizioni delle UNI EN 10244-2
- Adesione del rivestimento galvanico: dopo avvolgimento per sei volte attorno ad un mandrino avente diametro pari a 4 volte quello del filo o su se stesso il filo non dovrà presentare screpolature o sfaldarsi per effetto dello sfregamento con le dita (UNI EN 10244-2)
- Rivestimento Polimerico (eventuale): in aggiunta alla protezione galvanica il filo è rivestito con polimero plastico conforme alle EN-10245-3
E’ prevista la posa di geotessili non tessuti termosaldati a filo continuo ed è previsto un tubo
microfessurato per il drenaggio delle acque meteoriche per tutta la lunghezza dell'intervento.
10) ATTRAVERSAMENTO DEI PONTI, PONTICELLI E e tombini
Per l'attraversamento fluviale si utilizzeranno manufatti già esistenti e laddove necessario si
realizzeranno opere di attraversamento che non siano in contrasto con l’aspetto esteriore dei luoghi.
Dette opere accessorie, dovranno prevedersi in aggiunta a tutte le altre (pozzetti, salti ecc.)
necessarie al buon funzionamento dei collettori.
Per l’attraversamento dei ponti, dei piccoli ponticelli dell’ex ferrovia e dei
tombini si ricorrerà all’uso di tubi camicia. In tal caso i tubi saranno posti
in tubo camicia in acciaio che saranno mantenuti sospesi per mezzo di
supporti in ferro fissati alla struttura.
Le staffa di fissaggio sarà costituita da :
- collare di fissaggio con protezione in elastomero con profilato piano
(dim.mm. 1050X30x4);
- piastra d'ancoraggio (dim. mm. 200X70x10); Ing. Giuseppe Sassone – Prof. Ing. Salvatore Margiotta 51
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- fissaggio alla struttura con n 4 tasselli ad espansione di acciaio per ancoraggio al cls completi
di rondella e dato di fissaggio della lunghezza minima di cm. 20 e diametro cm. 2;
La piastra sarà bloccata all'intradosso dello sbalzo superiore del ponte o alla parete del ponticello o
tombino con una staffa a lunghezza variabile atta a sostenere la piastra ed il collare.
Per assorbire le dilatazioni termiche del tubo camicia in acciaio contenete la condotta fognaria, a
metà tubo sarà disposto un giunto elastico e la stessa condotta sarà avvolta in pannelli di
coibentazione in lana di roccia.
11) IMPIANTO DI DEPURAZIONE
L'impianto di depurazione del quale viene qui di seguito esposta la relazione generale è destinato a
ricevere e trattare le acque reflue provenienti dagli abitati di Anzi, Laurenzana, area P.I.P. di
Calvello, aree P.I.P. di Laurenzana e area P.I.P. della Comunità Montana Camastra-Alto Sauro.
Si è inoltre, ritenuto, sulla scorta delle indicazioni formulate dal Comitato Tecnico presso il
Ministero dell’Ambiente, di dimensionare la potenzialità depurativa dell’impianto anche in
funzione del futuro collegamento allo stesso del centro urbano di Calvello e di Abriola: infatti,
anche se tali comuni dispongono di un presidio autonomo di recente costruzione e/o adeguamento, è
possibile che in futuro le Amministrazioni trovino più opportuno e conveniente l’allacciamento al
depuratore consortile.
Allo scopo sono state previste due linee di trattamento perché nella prima fase di
funzionamento non affluiranno al depuratore le acque di scarico dei comuni di Calvello ed
Abriola e il depuratore funzionerà su una solo linea di trattamento.
Il presente progetto prevede la possibilità di realizzare l’opera in due fasi successive:
I fase: realizzazione di una solo linea di trattamento comprendente le acque reflue di
Anzi, Laurenzana e le aree PIP precitate;
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
II fase: ampliamento dell’opera con la realizzazione della seconda linea per il
trattamento delle acque reflue rinvenienti dai comuni di Calvello ed Abriola.
Pertanto si è proceduto al calcolo del depuratore considerando due linee di trattamento e si è
verificata la funzionalità della sola linea da realizzare nella prima fase in cui sono collegati solo i
comuni di Anzi, Laurenzana ed i PIP di Calvello, Lauria e Comunità Montana.
Scopo principale della presente progettazione è stato quindi quello di realizzare un impianto di
depurazione che, nella sua semplicità realizzativa e di esercizio, desse le più ampie e durature
garanzie di funzionamento e di efficienza epurativa.
Si è quindi previsto un impianto strutturalmente il più possibile compatto, in modo da
ridurre l'area, per diminuire i costi realizzativi, e da poter agevolmente controllare tutte le fasi di
trattamento per facilitare le operazioni manutentive.
Il dimensionamento delle varie fasi depurative è stato poi condotto in modo tale da non
sovradimensionare l'impianto ed i macchinari, facendo contemporaneamente sì che eventuali
sbalzi, anche di notevole entità e frequenza, nella portata e nel carico inquinante, possano essere
comodamente assorbiti dall'impianto senza alcun problema, guadagnandone in sicurezza di
funzionamento e di rendimento depurativo. All'uopo, si è cercato anche di porre preventivo
rimedio a possibili scarichi industriali fuori norma, dato che i reflui provengono anche dalle zone
industriale dei comuni interessati. Pertanto particolare cura è stata posta nella scelta delle fasi di
trattamento, prevedendo solo le fasi essenziali e di sicuro risultato. I costi di conduzione e di
realizzazione saranno quindi sensibilmente ridotti, mentre le garanzie di funzionamento e,
soprattutto, di rendimento saranno altissimi e duraturi.
a) Dati progettuali
Popolazione prevista al 2015nella prima fase di trattamento
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COMUNE ABITANTI
ANZI 2.277
LAURENZANA 3.103
PIP CALVELLO Equivalenti 233
PIP
LAURENZANA Equivalenti 90
PIP
COMUNITA’
MONTANA
Equivalenti 120
.
TOTALE 5.823
- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Popolazione prevista al 2015 nelle II fase di trattamento
COMUNE ABITANTI
ABRIOLA 2.473
ANZi 2.277
CALVELLO
Area PIP
2.977
Equivalenti 233
LAURENZANA
Area PIP
3.103
Equivalenti 90
PIP
COMUNITA’
MONTANA
Equivalenti 120
TOTALE 11.295
Per il dimensionamento dell'impianto di depurazione si sono presi in considerazione i
seguenti parametri:
Parametri nella prima fase di trattamento
Caratteristiche quantitative
abitanti serviti al 2015 ab = 5.823
dotazione idrica d.i. = 250 [l/ab d]
coefficiente di afflusso = 48,53 [mc/h]
portata nera giornaliera Qg = 1.164,60 [mc/d]
portata di picco Qp,3 =145,59 [mc/h]
Caratteristiche qualitative
materiali in sospensione 70 [g/ab d]
BOD5 65 [g/ab d]
Fosforo totale come P 3 [g/ab d]
TKN 13 [g/ab d]
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Parametri nella seconda fase di trattamento:
Caratteristiche quantitative
abitanti serviti al 2015 ab = 11.295
dotazione idrica d.i. = 250 [l/ab d]
coefficiente di afflusso = 0,8
portata media nera su 24 ore Q =94,12 [mc/h]
portata nera giornaliera Qg = 2.259,00 [mc/d]
portata di picco Qp,3 =282,36 [mc/h]
Caratteristiche qualitative
materiali in sospensione 70 [g/ab d]
BOD5 65 [g/ab d]
Fosforo totale come P 3 [g/ab d]
TKN 13 [g/ab d]
Caratteristiche acque depurate
Le caratteristiche chimico-fisiche dell'effluente saranno in norma con il D.lgs152/06
(parte 3, all. 5, tab. 3)
Numero parametro
SOSTANZE unità di misura
Scarico in acque superficiali
1 PH 5,5-9,53 Colore non percettibile
con diluizione 1:20
4 Odore non deve essere causa di molestie
5 Materiali grossolani Assenti6 Solidi sospesi totali mg/L 807 BOD5 (come O2) mg/L 408 COD (come O2) mg/L 16026 Cloro attivo libero mg/L 0,327 Solfuri (come S) mg/L 128 Solfiti (come SO2) mg/L 129 Solfati (come SO3) mg/L 1000 30 Cloruri mg/L 1200
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32 Fosforo totale (come P) mg/L 1033 Azoto ammoniacale (come
NH4)mg /L 15
34 Azoto nitroso (come N) mg/L 0,635 Azoto nitrico (come N) mg /L 20
b) Descrizione del processo epurativo
Viene qui di seguito descritto il funzionamento generale del processo epurativo proposto. Il
trattamento di depurazione che qui si adotta è del tipo biologico "a fanghi attivi" ad ossidazione
parziale e stabilizzazione separata dei fanghi; esso si articola nelle seguenti fasi:
- grigliatura;
- dissabbiatura aerata;
- ripresa;
- denitrificazione;
- ossidazione-nitrificazione;
- ricircolo miscela aerata in denitrificazione;
- defosfatazione;
- sedimentazione;
- ricircolo fanghi in ossidazione;
- disinfezione;
- stabilizzazione fanghi;
- essiccamento fanghi;
- ricircolo acque drenaggio fanghi e surnatante in vasca di ripresa;
I liquami in arrivo all'impianto, giungono in un apposito pozzetto dal quale, tramite un
collettore fognario di collegamento, giungono a gravità in un canale di grigliatura fine (canale
principale). Qui una griglia automatica, ad altissima efficienza, del tipo "a superficie grigliante",
provvede ad eliminare le particelle solide in essi contenute. Il materiale grigliato viene raccolto e
compresso tramite un apposito compattatore oleodinamico, in attesa del suo smaltimento. Dal
canale di grigliatura i reflui arrivano direttamente in una vasca di dissabbiatura dove, mediante
una energica aerazione della massa liquida, si procede alla separazione delle sabbie presenti ed al
loro accumulo sul fondo della vasca stessa, dal quale una pompa ad aria provvederà,
periodicamente, a sollevarle in un pozzetto attiguo in attesa del loro smaltimento. Dalla
dissabbiatura le acque reflue pervengono in vasca di ripresa dove una stazione di sollevamento, a
funzionamento completamente automatico, provvede ad inviarli alla successiva vasca di
denitrificazione. Ing. Giuseppe Sassone – Prof. Ing. Salvatore Margiotta 56
- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Qui microrganismi eterotrofi facoltativi utilizzano, per il loro metabolismo ed in condizioni
anaerobiche, l'ossigeno contenuto nei nitrati permettendo così la riduzione dell'azoto in essi
contenuto in azoto gassoso, il quale, proprio per tale sua natura, si disperde nell'atmosfera. Pertanto,
mediante un mixer sommerso, i reflui vengono continuamente miscelati con le acque miste ai
fanghi attivi (mixed liquor) di ricircolo dall'ossidazione, ricche quindi di nitrati da eliminare.
Dalla denitrificazione i liquami giungono in vasca di ossidazione-nitrificazione dove,
tramite intensa aerazione, si ha l'ossidazione delle sostanze organiche ad opera dei microrganismi
costituenti i fanghi attivi. Tali batteri vengono sviluppati e mantenuti in vita mediante una vigorosa
ossigenazione dei liquami. L'ossigeno consumato dalla flora batterica aerobica viene introdotto nel
sistema solido-liquido mediante una continua insufflazione di aria compressa; ciò consente di
ottenere inoltre, una continua miscelazione, e quindi un continuo contatto, tra il fango attivo e le
materie biodegradabili; in altre parole tra i microorganismi costituenti i fanghi attivi e le sostanze
inquinanti biodegradabili di cui essi si cibano.
In vasca di ossidazione si ha la contemporanea ossidazione del carbonio organico e delle
sostanze azotate, inoltre, viene dosata in continuo una soluzione di cloruro ferrico per l'abbattimento
dei fosfati (Defosfatazione Simultanea).
I liquami così ossidati giungono, a gravità in vasca di sedimentazione; qui i fanghi attivi
sedimentano raccogliendosi nel pozzetto centrale di fondo; il liquido chiarificato stramazza invece
in una canaletta di raccolta; un paraschiuma ed uno stramazzo posti davanti alla canalina
impediranno infine il passaggio alle schiume ed ai fanghi galleggianti.
L'effluente chiarificato proveniente dalla canalina del sedimentatore giunge, a gravità, in una
sottostante vasca di disinfezione opportunamente dimensionata e strutturata in modo da fornire un
adeguato tempo di ritenzione. In questa viene dosata una soluzione disinfettante di ipoclorito di
sodio in modo da eliminare la carica patogena presente nelle acque prima del loro smaltimento al
recapito finale.
I fanghi che si raccolgono nel pozzetto centrale di fondo del sedimentatore secondario vengono
continuamente ricircolati (fanghi di ricircolo) in vasca di ossidazione-nitrificazione in modo da
mantenere in essa costantemente a valori ottimali e di progetto la concentrazione di fanghi.
Periodicamente, una loro quota parte viene inviata, mediante apposita tubazione e l'apertura di una
saracinesca, al trattamento di stabilizzazione.
Nella relativa vasca, tramite energica insufflazione d'aria, vengono ossidate le ultime sostanze
organiche ancora contenute nei fanghi, dando così luogo ad un fango completamente mineralizzato
ed esente da odori molesti. I fanghi inoltre, sedimentando ed accumulandosi progressivamente, per
azione della semplice gravità liberano parte dell'acqua in essi contenuta; acqua che viene spillata e
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rimandata in vasca di ripresa. I fanghi stabilizzati passano quindi in un pozzetto comunicante con il
fondo vasca; da cui una stazione di sollevamento provvede ad inviarli ai letti di essiccamento
fanghi.
Le acque di drenaggio vengono raccolte in un pozzetto e di qui a gravità inviate in vasca di
ripresa.
12) SISTEMAZIONE DELLE AREE DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE DISMESSI ed opere annesse.
Poiché :
- si è prevista l’interruzione della funzionalità di alcuni depuratori esistenti (depuratore Anzi
San Donato, depuratore Anzi centro urbano e depuratore Laurenzana) con la realizzazione di
scaricatori di fondo;
- in particolare quelli di Anzi deturpano l’ambiente esistente;
in questa fase si prevede la dismissione, la demolizione e lo smantellamento di detti impianti
mettendo in atto un piano di sistemazione finalizzato a reinserire i siti nel paesaggio circostante.
Specificatamente la riqualificazione delle aree in oggetto potrà prevedere :
- per gli impianti esistenti di modeste dimensioni, quali quelli di Anzi, la sistemazione a verde
della superficie con essenze sempreverdi;
- per gli impianti più estesi, come quelli di Laurenzana, oltre alla perimetrazione della zona
con alberi di alto fusto, anche la realizzazione di attrezzature sportive.
Essendo la rete di tutti i centri urbani a servizio misto, durante gli eventi piovosi si realizza sempre
una diluizione dei liquami che, quando è maggiore l'afflusso pluviale, diviene tanto spinta da
rendere innocuo lo smaltimento delle acque miste nei corsi d'acqua naturali. In prossimità degli
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impianti di depurazione dismessi saranno realizzati dei scaricatori a salto a fondo allineato in grado
di limitare la portata massima derivante dalle acque nere e intrusione delle acque piovane o acque
bianche.
In tal modo le acque bianche, la cui portata è molto maggiore di quella nera, saranno sversate negli
stessi recapiti che attualmente ricevono gli scarichi degli impianti di depurazione esistenti.
Il dimensionamento e la descrizione è stata ampiamente trattata nella relazione di calcolo allegata
considerando un incremento del 30% delle acque piovane o bianche.
13) ESAME DEI PROFILI DI IMPATTO AMBIENTALE.
Le opere previste nel presente progetto hanno una notevole valenza ambientale, in quanto
consentiranno di svolgere un’azione di bonifica delle acque reflue a salvaguardia della fauna e della
flora, con conseguente vantaggio per il mantenimento di un giusto equilibrio dell'ecosistema
acquatico.
Inoltre, gli obiettivi proposti risultano in perfetta sintonia con gli aspetti di notevole valenza
ambientale presenti nella Valle del Camastra.
I collettori per la maggior parte del loro percorso si svilupperanno lungo strade esistenti e il vecchio
tratto della dismessa ferrovia “Calabro-Lucane”.
Tutti i collettori che si realizzeranno con il presente progetto saranno interrati ed il terreno
sovrastante sarà opportunamente portato alle quote originarie, spianato, lavorato con
allontanamento di pietre e piantumato dove necessario, al fine di favorire la ricostituzione
dell'ambiente primitivo
Per i tronchi aerei di attraversamento dei corsi d'acqua si adotteranno soluzioni tecnologiche tali da
ridurre al minimo l'impatto ambientale.
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14) Cronoprogramma delle fase attuative(tempo per la redazione del progetto esecutivo e l’esecuzione dei lavori).
Il cronoprogramma delle fasi attuative è il seguente :
a) sulla scorta delle indagini svolte sullo stato dei luoghi e dello studio progettuale effettuato in questa fase definitiva, per la redazione del progetto esecutivo sono previsti 90 giorni dalla disponibilità dei necessari provvedimenti autorizzativi, inclusa la disponibilità delle aree private e della viabilità interessata nonché la progettazione esecutiva predisposta dagli enti gestori degli impianti tecnologici.
b) Per l’esecuzione dei lavori sono previsti 660 giorni consecutivi cosi come riassunti nel seguente schema di cronoprogramma lavorativo.
Il cronoprogramma dei lavori convenzionale dovrà essere redatto ai sensi dell’Art.. 42 del D.P.R.
554 del 21/12/1999 “regolamento di attuazione della legge 109/94”, ai soli fini della
determinazione del tempo di attuazione.
Lo sviluppo temporale del programma viene determinato sulla base delle quantità delle singole
lavorazioni riportate nel computo metrico di progetto e, sulla scorta delle produttività medie
giornaliere della manodopera desunte, da valutazioni statistiche e dall’acquisizione di dati di
cantiere acquisiti nelle varie esperienze di lavoro.
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Nell’elaborare il presente cronoprogramma definitvo è stato preso in considerazione quanto
segue :
- al fine di valutare la predetta entità di cantiere “EC” connessa al piano di sicurezza e di coordinamento, per ogni attività è stata ipotizzata una squadra tipo di operai occorrenti per l’esecuzione delle varie categorie di lavoro;
- tutti i periodi riportati nel cronoprogramma sono espressi in giorni lavorativi nella misura di 22 gg, mensili, per il mese di agosto di 11 gg. lavorativi al netto del periodo feriale e per il mese di dicembre di 14 gg. lavorativi al netto del periodo feriale, la cui incidenza risulta del 30%;
- è stato considerato un periodo iniziale impegnato per l’incantieramento a produzione zero per un totale di 15 giorni lavorativi;
- è stato considerato un periodo finale impegnato per la rimozione e pulizia del cantiere a produzione zero per un totale di 10 giorni lavorativi;
- è stato ipotizzato l’inizio dei lavori in data 01/01/2014;- nel calcolo del tempo contrattuale si è tenuto conto della prevedibile incidenza dei giorni ad
andamento stagionale sfavorevole, definita in funzione della zona climatica in cui rientra l’area della Camastra, dove il periodo di maltempo è risultato essere di circa il 20% sui giorni lavorativi considerato anche che i lavori sono tutti da svolgere all’esterno. La quantità di tali giorni va indicata nello schema di Contratto ai sensi e per gli effetti del predetto art. 42 del Regolamento LL.PP. 21.12.1999 n. 554;
Considerato :
- che nella redazione del programma dei lavori si è tenuto conto dei periodi iniziale di incantieramento, pari a 15 giorni lavorativi, di rimozione e pulizia del cantiere pari a 10 giorni lavorativi e di andamento stagionale sfavorevole, pari al 20% dei giorni lavorativi, determinati nella misura delle normali previsioni;
- che per il periodo stagionale sfavorevole, del 20% sui giorni lavorativi, non dovranno essere concesse proroghe al tempo utile per l’ultimazione dei lavori. Tuttavia, in caso di sospensione dei lavori per avverse condizioni climatiche, per la quota parte eccedente il predetto periodo di maltempo preventivato si procederà alla conseguente proroga del termine di ultimazione;
- che il periodo di maltempo è stato giudicato ininfluente per i lavori, e che possono essere eseguiti a prescindere dalle condizioni meteorologiche, purché non si verifichino eventi eccezionali o temperature particolarmente rigide tali da giustificare un fermo cantiere e che, allo stato, esulano dalle normali ed ordinarie previsioni tipiche della zona;
Tutto ciò premesso e considerato
Nel diagramma appresso riportato, presumibilmente, sono state definite le sole giornate (in mesi)
lavorative per la realizzazione delle singole parti d’opera.
A tal proposito si sono dedotte ....................................................................................... 19 mesi
Ad esse bisognerà aggiungere i seguenti incrementi :
30% incidenza giornate festive;
20% incidenza dei giorni di andamento stagionale sfavorevoli;
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In definitiva il tempo di attuazione risulta essere :
19 (mesi) x 22 (gg. lavorativi) = 418 (gg. lavorativi)
418 x 1.30 x 1.20 = 652 gg consecutivi ~ 660 gg consecutivi = 22 mesi
Il diagramma appresso riportato, riassume quanto riportato.
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15) PRIME INDICAZIONI SULLA REDAZIONE DEL PIANO DI SICUREZZA
a) DATI DI CARATTERE GENERALE PER IL PIANO DI SICUREZZA E DI COORDINAMENTO
Committente : Comunità Montana “Camastra – Alto Sauo” Sede : Piazza Plebiscito (Palazzo degli Uffici) – 85012 Corleto Perticara (PZ) Telefono : 0971/963564 Fax : 0971/963314
Indirizzo del cantiere : Territorio extraurbano dei comuni di Anzi – Calvello - Laurenzana
Data di inizio lavori : 01/01/2014 Data di fine lavori : 23/10/2015
Entità presunta del cantiere : 418 gg lavorativi - uomini – giorno : ……………..
Coordinatore in fase di progettazione : ………………………………………………….Sede : ………………………………………………………………………………….
Descrizione sintetica dell’opera : Interventi di razionalizzazione dei presidi depurativi esistenti mediante la realizzazione di un impianto di depurazione consortile ed opere di collettamento per la salvaguardia ambientale del torrente Camastra.
Scelte progettuali : Il progetto di cui il piano di sicurezza descrive le norme di sicurezza, prevede le opere occorrenti per la normalizzazione del sistema di raccolta delle acque reflue e degli impianti di depurazione dei comuni della Comunità Montana “Camastra Alto Sauro”. In un contesto caratterizzato dalla vetustà delle opere di raccolta delle acqua reflure e dall’ efficienza dei presidi depurativi, appare evidente la necessità di un riordino ed adeguamento del sistema fognario depurativo che prevede la realizzazione di : - Collettori fognari che raccolgono i reflui prodotti dai comuni di Anzi e Laurenzana e delle are P.I.P. di
Calvello, Laurenzana e della Comunità Montana Camastra;- Un impianto di depurazione consortile a servizio dei comuni e delle aree di cui al punto precedente e in
futuro anche quelle dei comuni di Calvello e Abriola;La soluzione di un impianto di depurazione comprensoriale offre molti vantaggi, in particolare minore costo di esercizio e maggiore efficacia depurativa.I collettori fognari, che comprende anche la realizzazione di un emissario centrale, partono dagli impianti di depurazione, da dismettere, dei comuni sopra citati e convogliano con funzionamento a gravità ed in parte in pressione (per l’ultimo tratto del collettore di Laurenzana”, i reflui al nuovo impianto da realizzare.Il tracciato dei collettori è stato concepito quanto più vicino alla rete idrografica naturale.
Caratteristiche dell’area del cantiere : L’area sulla quale dovranno essere realizzati i collettori si estende sulle strade “Camastra-Abriola Pierfaone”, Santa Maria Maddalena, Camastra-Calvello, in parallelo alla strada SS92 (lungo il tratto della dismessa ferrovia “Calbro-Lucane”) per Laurenzanae l’emissario centrale e in alcuni tratti di campagna. Il depuratore dovrà essere realizzato sulla sponda lato DX, parte bassa, dell’area P.I.P. della Comunità Montnana “Camastra alto Sauro” ricadente nel territorio del Comune di Anzi.
Eventuali fattori di rischi esterni verso il cantiere : Essendo l’area molto estesa, nel realizzare i collettori fognari, si potrebbero avere intrusioni di estranei nei luoghi di lavori. Mentre, essendo l’area dove realizzare il depuratore, lontano da centri abitati e da assi viari, sarà improbabile che estranei potrebbero interferire con il cantiere.
Eventuali fattori di rischio dal cantiere verso l’area circostante : Nel realizzare i collettori fognari i mezzi di cantiere potrebbero interferire con il traffico quotidiano.
Recinzione, accessi, servizi, viabilità, impianti, dislocazione delle macchine, zone di carico e scarico, di stoccaggio e rifiuti dovranno essere indicati sul planimetria.
Relazione concernente la valutazione dei rischi, l’organizzazione, le lavorazioni, le interferenze dovranno essere indicate in schede per l’esecuzione dei lavori.
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Prescrizioni operative, misure preventive e protettive, dispositivi di protezione individuale dovranno essere indicate in schede per l’esecuzione dei lavori.
Caratteristiche generali del sito : Il bacino idrografico del fiume camastra, uno degli affluenti più grandi del Basento, ha una estensione di circa 350 Kmq ed un’area fluviale di circa 25 Km. Nel fiume, che possiede uno sviluppo reticolo idrografico, confluiscono sia le acque sorgentizie del versante orientale del Monte Volturino che quelle provenienti dalle fiumare dei quattro centri abitati che ne determinano l’ambito:- Fiumara la terra di Calvello;- Fiumara di Anzi;- Fiumara di Abriola;- Torrente serrapotamo di Laurenzana.
Il substrato dei sopracitati corsi d’acqua è generalmente costituito da ghiaia, limo detriti e materiale organico in decomposizione; si associano ciottoli e sabbia. La vegetazione acquatica è piuttosto varia e non presenta copertura totale nella maggior parte dell’anno.Sul Camastra, a circa 8 Km dalla confluenza con il Basento, è stato realizzato l’invaso di Ponte Fontanella, destinato a rifornire di acqua potabile una vasta parte della provincia di Potenza.
Caratteristiche geologiche ed idrogeologiche : Il settore del bacino del Camastra è caratterizzato dall’affiormaneto di terreni cenomesozoici riferibili all’unità tettonia di lagonegro. Tale unità, sedimentatasi nel bacino marino lagonegrese, affiora diffusamente in tutta la porzione appenninica. I principali rilievi che delimitanoil bacino oggetto di questo progetto (monti Volturino, di abriola, Arioso), sono modellati secondo le seguanti formazioni geologiche : calcari con selce e scisti silicei. Le sequenze fiscioidi, essenzialmente argilloso marnose (flysch Galestrino e Rosso), sono ampiamente presenti in tutto il settore.
Opere aeree presenti : - Linee elettriche di media tensione : presenti;- Linee telefoniche : presenti;
Opere di sottosulo presenti : - Rete d’acqua : presenti;- Rete gas : presenti;- Rete fognaria : presenti;
Dovranno far parte del piano di sicurezza esecutivo :
Le modalità organizzative, coordinamento e informazione.L’ organizzazione per pronto soccorso ed emergenza.Il cronoprogramma dei lavori relativo agli aspetti della sicurezza.La stima dei costi della sicurezza
b) PROCEDIMENTO PER INDIVIDUAZIONE DI MASSIMA DEGLI UOMINI-GIONO
E’ indispensabile poter stimare un valore che permetta di valutare la fascia, rispetto ai parametri del D. Lgs. N. 81/2008, dove inserire l’opera in oggetto.
Il procedimento qui descritto individua il valore uomini x giorno (U-G) relativo all’opera in oggetto.Poiché il valore dedotto supera sicuramente quello minimo definito dalla legge, si rende obbligatoria la predisposizione del piano di sicurezza e coordinamento (art. 100 D. Lgs. N. 81/2008).Tale valutazione è ovviamente di stima. Resta comunque l’elemento base per l’attivazione delle procedure contemplate dal D. Lgs. N. 494/1996 (artt. 3 e 4).
Stima di massima
Si traccia l’individuazione uomini-giorno attraverso dei parametri di natura economica. Per tale ipotesi vengono considerati i seguenti valori:
- Valore A = Costo complessivo dell’opera (o stima del costo complessivo);
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- Valore B = Incidenza in % dei costi della mano d’opera nel costo complessivo dell’opera;- Valore C = Costo medio di un uomo/giorno (per l’occorrenza si prendono in considerazione i costi di un
operaio specializzato).
U−G= A×BC
Il costo medio di un uomo-giorno viene stabilito in euro 208 corrispondente ad una paga oraria di 26,08.
Ipotesi di calcolo:
Incidenza della mano d’opera sull’ammontare complessivo dei lavori 30%
Rapporto U-G =
A×BC = U-G
c) DOCUMENTI RELATIVI ALLA SICUREZZA DA CONSERVARE IN CANTIERE
Piano di sicurezza e di coordinamento. Piani operativi di sicurezza di ogni impresa esecutrice. Fascicolo tecnico informativo per i futuri interventi di manutenzione. Notifica preliminare. Nomina dei coordinatori dell’emergenza ed elenco dei componenti. Verbali degli incontri per la consultazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Registro infortuni. Generalità e residenza del rappresentante legale dell’impresa e codice fiscale dell’azienda. Registro delle vaccinazioni antitetaniche. Registro delle visite ed elenco degli accertamenti sanitari periodici. Documentazione relativa ad omologazione e verifica (ISPESL-ASL) di:
- apparecchi a pressione;- scale aeree ad inclinazione variabile;- ponti sospesi motorizzati;- ponti sospesi dotati di argano;- argani dei ponti sospesi;- ponti mobili sviluppabili su carro.
Copia dell’invio (entro trenta giorni della messa in servizio) all’ISPESL e all’ASL o all’ARPA territorialmente competenti della dichiarazione di conformità rilasciata dall’installatore dell’impianto di messa a terra e di protezione contro le scariche atmosferiche, copia della richiesta delle verifiche periodiche biennali tramite l’ASL o l’ARPA; copia della comunicazione della cessazione dell’esercizio o delle modifiche sostanziali eventualmente apportate all’impianto inviata agli stessi Enti;
Eventuali richieste di verifiche successive inoltrate alla ASL, dopo due anni dalla prima verifica dell’impianto di messa a terra effettuata dall’ISPESL.
Prima denuncia all’ISPESL degli apparecchi di sollevamento di portata superiore a kg 200, eventuali richieste di verifiche successive inoltrate all’ASL, dopo un anno dalla verifica precedente.
Libretti degli apparecchi di sollevamento con portata superiore a 200 kg. Schede delle verifiche trimestrali alle funi e catene. Certificazione relativa al radiocomando della gru. Copia dell’autorizzazione ministeriale del ponteggio metallico, ovvero disegno esecutivo e relazione di calcolo
firmata da ingegnere o architetto se alto più di 20 m, o rivestito con elementi resistenti al vento, o realizzato non conformemente allo schema tipo previsto dal fabbricante e Pi.M.U.S.
Libretto rilasciato dal costruttore del ponteggio, indicante i limiti di carico e le modalità di impiego. Libretto rilasciato dal costruttore degli ascensori trasferibili da cantiere, indicante i limiti di carico e le
modalità di installazione e di impiego. Libretto dei recipienti in pressione aventi capacità superiore a 25 I e istruzioni redatte dal fabbricante per
recipienti saldati soggetti ad una pressione interna superiore a 0,5 bar. Certificati di prevenzione incendi per le attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco.
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Documentazione comprovante l’avvenuta verifica semestrale degli estintori. Autorizzazione regionale per l’esercizio dell’impianto di distribuzione carburanti presenti all’interno dell’area
di cantiere. Documentazione comprovante gli interventi di manutenzione periodica eseguiti su macchinari ed
attrezzature. Documenti di consegna agli operai dei dispositivi di protezione individuale. Elenco delle macchine, con relative istruzioni e avvertenze per l’impiego. Schede tossicologiche dei materiali impiegati (vernici, disarmanti, additivi, colle plastiche, ecc.) da aggiornare
sullo schedario del magazzino a cura del fornitore/magazziniere. Copia della comunicazione di inizio dei lavori (entro 30 giorni dalla consegna) alla cassa edile e agli enti
previdenziali, assicurativi e antinfortunistici. Copia delle comunicazioni inoltrate agli enti (ENEL, acquedotto, ecc.) ovvero a terzi in relazione all’esecuzione
di lavori a distanza ravvicinata (5 m per le linee elettriche, 3 m per gli acquedotti). Denuncia annuale concernente produzione, trasporto, stoccaggio dei rifiuti. Registro di carico e scarico, vidimato dall’Ufficio del Registro (escluso il materiale da demolizione). Documenti comprovanti l’avvenuta formazione e informazione degli addetti. Valutazione del rischio rumore. Valutazione del rischio vibrazioni. Valutazione dei rischi chimici. Valutazione radiazioni non ionizzanti.
d) NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Testo Unico per il riassetto e la riforma delle norme vigenti in materia di salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro – D.lgs. 81/2008 –Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, per il riassetto e la riforma delle norme vigenti in materia di salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro, mediante il riordino e il coordinamento delle medesime in un unico testo normativo.
e) MISURE ORGANIZZATIVE
INSTALLAZIONE DEL CANTIERE
Attività contemplate- Caratteristiche dei lavori e localizzazione impianti.- Delimitazione dell’area.- Tabella informativa.- Emissioni inquinanti.- Accessi al cantiere.- Percorsi interni, rampe e viottoli.- Parcheggi.- Uffici.- Depositi di materiali.
- Servizi igienici assistenziali.- Acqua.- Docce e lavabi.- Gabinetti.- Spogliatoi.- Refettorio e locale ricovero.- Presidi sanitari.- Pulizia.
INDAGINI PRELIMINARI : L’area, sulla quale si svolgeranno i lavori, deve essere attentamente esaminata per stabilire se esistono linee elettriche aeree, cavi sotterranei, fognature, acquedotti, sorgenti, acque superficiali, gallerie, servitù a favore d’altri fondi confinanti, pericoli di frane, smottamenti, valanghe e comportamento dei venti dominanti nella zona.
RECINZIONE DEL CANTIERESul perimetro del cantiere deve essere allestita una recinzione, le aperture devono essere mantenute chiuse a
chiave durante le ore non lavorative. In cantiere devono essere allestiti i locali per: uffici, spogliatoi, lavatoi, docce, gabinetti, locale di ricovero, refettorio e deposito dei materiali.- La recinzione che impedisce l’accesso agli estranei e che segnala la zona dei lavori deve essere allestita con
elementi decorosi e duraturi; sugli accessi devono essere esposti i segnali di divieto d’ingresso a persone non autorizzate. La recinzione deve essere adeguata ai regolamenti edilizi locali per eventuali particolari caratteristiche richieste.
- Quando sia previsto il passaggio o lo stazionamento di terzi in prossimità di zone di lavoro elevate di pertinenza al cantiere, devono essere adottare misure per impedire che la caduta accidentale di materiali possa costituire pericolo. Recinzioni, sbarramenti, protezioni, segnalazioni e avvisi devono essere mantenuti in buone condizioni e resi ben visibili.
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
TABELLA INFORMATIVA- Il “cartello di cantiere” deve essere collocato in posizione ben visibile e contenere tutte le indicazioni necessarie a
qualificare il cantiere. Cartello e sistema di sostegno devono essere realizzati con materiali d’adeguata resistenza e aspetto decoroso.
EMISSIONI INQUINANTI- Qualsiasi emissione proveniente dal cantiere nei confronti dell’ambiente esterno deve essere valutata al fine di
limitarne gli effetti negativi.ACCESSI AL CANTIERE
- Le vie d’accesso al cantiere devono essere oggetto di un’indagine preliminare per permettere la giusta scelta dei mezzi da usare per il trasporto dei materiali.
- Le vie d’accesso al cantiere e quelle interne devono essere segnalate ed eventualmente illuminate nelle ore notturne.
PERCORSI INTERNI, RAMPE E VIOTTOLI- Il traffico pesante deve essere incanalato lontano dai margini di scavo, dalle macchine e dalla base dei ponteggi
imponendo, se necessario, limiti di velocità e passaggi separati per le persone mediante sbarramenti e segnaletica conforme a quella prevista per la circolazione stradale.
- Le rampe d’accesso al fondo degli scavi devono essere realizzate con una carreggiata solida, atta a resistere al transito dei mezzi di trasporto impiegati ed una pendenza adeguata alle caratteristiche degli stessi.
- La larghezza delle rampe deve consentire un franco di almeno cm 70 oltre la sagoma d’ingombro dei veicoli, se nei tratti lunghi il franco è limitato su un solo lato, lungo l’altro lato si devono realizzate nicchie o piazzole di rifugio ad intervalli non superiori a 20 m.
- I viottoli e le scale con gradini ricavati nel terreno devono essere muniti di parapetto sui lati verso il vuoto; le alzate dei gradini, ove occorra, devono essere trattenute con tavole e paletti robusti.
- Gli accessi ed i percorsi devono essere particolarmente curati nel corso delle demolizioni.- Il transito sotto ponti sospesi, a sbalzo, scale aeree e simili deve essere impedito con barriere o protetto con
l’adozione di misure o cautele adeguate.PARCHEGGI
- Ove tecnicamente possibile, devono essere allestiti parcheggi per gli automezzi e per i mezzi personali di trasporto degli addetti e dei visitatori autorizzati.
UFFICI- Gli uffici devono essere possibilmente sistemati in posizione tale da consentire il controllo d’accesso dei mezzi, del
personale e dei visitatori autorizzati.DEPOSITO DI MATERIALI
- Il deposito di materiali in cataste deve essere collocato in posizione tale da evitare crolli o cedimenti pericolosi e in zone appartate e delimitate del cantiere.
SERVIZI IGIENICI ASSISTENZIALI- I servizi di cantiere devono essere conformi alle prescrizioni date dal titolo II del d.lgs. 626/94.
ACQUA- Una quantità sufficiente d’acqua deve essere messa a disposizione dei lavoratori per uso potabile e per lavarsi.
DOCCE E LAVABI- Le docce devono essere allestite in numero adeguato alle maestranze presenti. Docce, lavabi e spogliatoi devono
essere possibilmente fra loro comunicanti. I locali devono avere dimensioni sufficienti per permettere a ciascun lavoratore di lavarsi e cambiarsi d’abito in condizioni appropriate d’igiene e di riservatezza.
- Gli ambienti devono essere dotati d’acqua corrente calda e fredda, di mezzi per lavarsi e per asciugarsi e riscaldati nella stagione fredda.
GABINETTI- In prossimità dei posti di lavoro devono essere installati gabinetti in numero sufficiente.
SPOGLIATOI- Gli spogliatoi devono avere una volumetria adeguata al numero dei lavoratori che ne devono usufruire, devono
essere posti possibilmente vicini al luogo di lavoro e facilmente comunicanti con i restanti servizi, devono essere aerati, illuminati, difesi dalle intemperie, riscaldati durante la stagione fredda, forniti di sedili, appendiabiti e armadietti con chiave per riporre gli abiti e gli effetti personali.
REFETTORIO- Il refettorio deve essere arredato con sedili e tavoli, illuminato, aerato e riscaldato nella stagione fredda. Il
pavimento non deve essere polveroso e le pareti imbiancate.- Deve essere attrezzato con mezzi per conservare e riscaldare le vivande dei lavoratori e per lavare i recipienti e le
stoviglie.LOCALE DI RICOVERO
- Essendo il locale nel quale i lavoratori possono ricoverarsi durante le intemperie deve avere le stesse caratteristiche del refettorio o conglobato nel refettorio stesso.
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PRESIDI SANITARI- Per cantieri lontani da posti pubblici permanenti di pronto soccorso e per le attività che presentano rischi di
scoppio, asfissia, infezione o avvelenamento e qualora l’impresa occupi più di 50 addetti soggetti all’obbligo delle visite mediche preventive e periodiche, deve essere installata una camera di medicazione.
- Negli altri casi deve essere conservato il pacchetto di medicazione, o la cassetta del pronto soccorso se nel cantiere sono occupati più di 50 addetti. La cassetta o il pacchetto di medicazione deve contenere quanto indicato dalla legislazione vigente in materia.
GESTIONE DELL’EMERGENZA- In previsione di gravi rischi potenziali quali: incendio, esplosioni, crollo, allagamento, deve essere predisposto il
piano d’emergenza.- Tale piano deve identificare gli addetti all’emergenza, al pronto intervento ed al pronto soccorso. - Gli addetti all’emergenza devono essere adeguatamente formati e addestrati per assolvere l’incarico loro
assegnato.- Considerate le particolari caratteristiche del luogo di lavoro, nel caso d’infortunio grave si deve far ricorso alle
strutture ospedaliere, pertanto in cantiere deve esservi sempre a disposizione un mezzo di trasporto. - Per infortuni di modesta gravità in cantiere si deve disporre dei prescritti presidi farmaceutici il cui utilizzo deve
essere riservato al lavoratore designato a tale compito, salvo casi particolari.- Presso l’ufficio di cantiere devono essere messi in evidenza i numeri telefonici che si riferiscono ai presidi sanitari e
d’emergenza più vicini.PULIZIA
- Le installazioni e gli arredi destinati ai refettori, agli spogliatoi, ai bagni, ai gabinetti, ai dormitori e in genere ai servizi d’igiene e di benessere per i lavoratori, devono essere mantenuti in stato di scrupolosa manutenzione e pulizia.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE- Alle maestranze devono essere forniti i dispositivi di protezione individuale con le relative istruzioni all’uso.IMPIANTO ELETTRICO E DI TERRA- L’impianto elettrico deve essere realizzato in base alla posizione definitiva delle principali macchine, da ditta
specializzata che rilascerà certificato attestante la conformità alle norme CEI ed a quanto prescritto dalla legislazione vigente in materia.
DEMOLIZIONI- Prima di iniziare qualsiasi lavoro di demolizione si deve procedere al sopralluogo ed all’esame delle diverse
strutture portanti e accessorie per stabilire dove debbano essere effettuate le opportune opere di puntellazione o rinforzo.
- Le vecchie linee elettriche ed idriche devono essere disattivate.- Tutte le zone interessate alle demolizioni devono essere precluse al transito di chi non sia addetto ai lavori.- Le demolizioni vanno effettuate con tutte le cautele e sotto la stretta vigilanza del direttore tecnico di cantiere.- Ad evitare un’eccessiva polverosità nei luoghi di lavoro e nelle zone limitrofe i materiali rimossi e da rimuoversi
devono essere irrorati con acqua.- Gli elementi di maggiori dimensioni vanno calati a terra imbracati o con appositi contenitori, quelli minuti
convogliati in canali di scarico.SCAVI- La macchina escavatrice deve essere manovrata da personale specializzato e deve essere dotata dei prescritti
dispositivi di sicurezza.- Alle pareti degli scavi deve essere data una pendenza non superiore a quella di declivio naturale, o si devono
allestire opere d’armatura.- In prossimità degli scavi è vietato depositare materiali. - Contro il rischio di caduta nello scavo si devono applicare normali parapetti sui cigli o barriere segnaletiche
opportunamente arretrate.- Durante le opere di rinterro, l’area dei lavori deve essere preclusa al passaggio dei non addetti e si devono
indicare le vie obbligate di transito per gli automezzi. FONDAZIONI- Quando i getti di calcestruzzo sono effettuati con la pompa, si deve vincolare la tubazione flessibile in modo che non
possa compiere improvvisi sbandamenti laterali, la bocca erogatrice non deve permanere immersa nei getti durante le pause.
- Per le diverse fasi di lavoro si devono utilizzare impalcature, dotate di regolari parapetti quando sono alte più di 2 metri o quando si trovano in prossimità ai ferri di chiamata o ad altre zone di pericolo.
IMPERMEABILIZZAZIONE DEI MURI CONTRO TERRA- Le armature delle pareti di scavo devono essere mantenute al loro posto durante i lavori d’impermeabilizzazione
dei muri contro terra; l’eventuale necessaria loro rimozione deve essere effettuata per brevi tratti ed in modo da non compromettere la stabilità della parete dello scavo.
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
- Durante i lavori d’impermeabilizzazione dei muri contro terra gli addetti devono, in modo indispensabile, fare uso dei dispositivi di protezione individuale.
LAVORI IN ELEVAZIONE- I ponteggi metallici devono essere di tipo regolarmente autorizzato, eretti in base al progetto, quando ne incorre
l’obbligo, o in base agli schemi di montaggio previsti dal fabbricante ed al relativo disegno esecutivo.- Alla base del ponteggio è opportuno esporre il previsto cartello indicante la sua natura (da costruzione o da
manutenzione), il numero complessivo degli impalcati e dei carichi massimi ammissibili.- Qualora sia necessario rimuovere alcuni impalcati in corrispondenza ai piani già disarmati, le aperture perimetrali
devono essere sbarrate oppure si devono precludere gli accessi a questi piani non più protetti dal ponte esterno.- Fra i piani di calpestio ed il fabbricato sono ammessi 30 cm di distacco.- Il transito fra i diversi piani del ponteggio, se non si svolge direttamente dall’interno del fabbricato, deve avvenire
con scale a pioli vincolate, sfalsate, con parapetti/corrimano o, meglio, poste verso il fabbricato.- Per i pericoli di caduta verso l’interno si devono utilizzare impalcature mobili ed allestire parapetti sui vani delle
scale, sui vani degli ascensori e su ogni altra apertura prospiciente il vuoto.- Posizionando ampi pannelli d’armatura si deve provvedere al loro sganciamento dai sistemi d’imbracatura solo
dopo che siano stati vincolati.- Il materiale disarmato deve essere subito schiodato, ripulito e calato a terra con cestoni o imbracature ed essere
accatastato in modo stabile.LAVORI DI COPERTURA- Le armature ed i getti di copertura richiedono particolare attenzione qualora questa sia a falde inclinate. I
parapetti dei ponteggi devono avere un’altezza adeguata, devono essere pieni o avere correnti ravvicinati per offrire una sicura protezione in caso di scivolamento dalla falda.
CHIUSE PERIMETRALI, DIVISORI INTERNI ED INTONACI- Durante i lavori di costruzione delle chiusure perimetrali, il ponteggio deve essere mantenuto completo in ogni sua
parte. - I ponti su cavalletti devono essere allestiti con tutte le prescritte caratteristiche di robustezza, sono assolutamente
vietati gli appoggi di fortuna.- Per gli intonaci esterni, se occorre rimuovere parte dell’impalcato del ponteggio, la rimozione deve essere limitata
alla zona di lavoro interessata e subito ripristinata e gli addetti devono indossare la cintura di sicurezza.IMPIANTI E FINITURE- I lavori di finitura e di assistenza muraria agli impianti devono essere eseguiti con l’uso di regolari ponti mobili o
impalcati. - Gli attrezzi elettrici portatili devono possedere i requisiti di sicurezza previsti dalla vigente normativa. - Le zone di lavoro e di transito devono essere adeguatamente illuminate.- Per i lavori che comportano l’uso di prodotti chimici, quali vernici, solventi e collanti, gli ambienti si devono
mantenere ventilati, gli addetti devono essere dotati dei previsti dispositivi di protezione individuale ed i contenitori dei materiali in uso devono portare le etichette indicanti le caratteristiche dei contenuti.
- Questi recipienti devono essere portati negli ambienti in quantità non superiore al fabbisogno e quelli vuoti vanno depositati, nell’attesa di essere inviati alla discarica autorizzata, in un luogo aperto e protetto.
SEGNALETICA DI SICUREZZA- Scopo della segnaletica di sicurezza è quello di attirare in modo rapido l’attenzione su oggetti, macchine,
situazioni, comportamenti che possono provocare rischi, fornendo in maniera facilmente comprensibile le informazioni, le indicazioni, i divieti, le prescrizioni necessarie.
- La segnaletica di sicurezza non sostituisce le misure di protezione necessarie, ma può integrarle o completarle.Cartelli di avvertimento
Segnalano un pericolo, sono di forma triangolare, fondo giallo, bordo nero e simbolo nero. Possono essere completati con segnale ausiliario, ossia con scritte che chiariscano l’esatto significato del messaggio.
Cartelli di divietoTrasmettono un messaggio che vieta determinati atti, comportamenti o azioni che possano essere rischiosi.Il segnale è di forma rotonda, pittogramma nero su fondo bianco con bordo e banda rossi. Possono essere completati con segnale ausiliario, ossia con scritte che chiariscano l’esatto significato del messaggio.
Cartelli di prescrizionePrescrivono i comportamenti, l’uso di DPI (dispositivi di protezione individuale), l’abbigliamento e le modalità finalizzate alla sicurezza, sono di colore azzurro, di forma rotonda con simbolo bianco. Possono essere completati con segnale ausiliario, ossia con scritte che chiariscano l’esatto significato del messaggio.
Cartelli di salvataggioDi forma quadrata o rettangolare, fondo verde e simbolo bianco, trasmettono un’indicazione relativa ad uscite di sicurezza e vie di evacuazione.
Cartelli per attrezzature antincendio
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- Relazione generale_________________________________________________________________________________
Di forma quadrata o rettangolare, fondo rosso e simbolo bianco, trasmettono un’indicazione relativa alla posizione dei dispositivi antincendio.
Dislocazione dei cartelliPer studiare la più conveniente posizione nella quale esporre i cartelli, si deve sempre tener presente la finalità del messaggio che si vuole trasmettere, pertanto i vari cartelli non devono essere conglobati su di un unico tabellone ma posti ove occorra.
Oltre a quelli indicati si devono esporre specifici cartelli: sulle varie macchine (sega circolare, betoniera, mola, ecc.) riportanti le rispettive norme di sicurezza per
l’uso; nell’officina e presso gli impianti di saldatura riportanti le norme di sicurezza per fabbri e saldatori, per la
manutenzione e per l’uso delle bombole di gas compressi, per la saldatura elettrica; presso i luoghi di lavoro con gli apparecchi di sollevamento riportanti le norme di sicurezza per gli
imbracatori ed il codice dei segnali per le manovre; nei pressi dello spogliatoio o del refettorio o della mensa con l’estratto delle principali norme di legge; sulle macchine di scavo, di movimento terra e sulle autogru con l’indi-cazione di divieto di passare e sostare
nel raggio d’azione dell’apparecchio.
f) DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
MISURE DI PREVENZIONE E ISTRUZIONI PER GLI ADDETTI Il datore di lavoro deve fornire i dispositivi di protezione individuale e le informazioni sul loro utilizzo riguardo ai
rischi lavorativi. I dispositivi di protezione individuale devono essere consegnati ad ogni singolo lavoratore che deve firmarne
ricevuta ed impegno a farne uso, quando le circostanze lavorative lo richiedano. I dispositivi di protezione individuale devono essere conservati con cura da parte del lavoratore. Il lavoratore deve segnalare al responsabile dei lavori qualsiasi anomalia dovesse riscontrare nel dispositivo di
protezione individuale ricevuto in dotazione o la sua intollerabilità. Il dispositivo di protezione individuale che abbia subito una sollecitazione protettiva o che presenti qualsiasi difetto
o segni d’usura, deve essere subito sostituito.
CASCO SITUAZIONI PERICOLOSE PER LE QUALI OCCORRE UTILIZZARE IL CASCO Urti, colpi, impatti, caduta di materiali dall’alto.
SCELTA DEL CASCO IN FUNZIONE DELL’ATTIVITÀ LAVORATIVA- Deve essere robusto, con una bardatura interna morbida ed atta ad assorbire gli urti, inoltre deve essere leggero, ben
aerato per essere tollerato anche per tempi lunghi.- La bardatura deve essere registrabile e dotata di una fascia posta sotto la nuca che impedisca al casco di cadere con
gli spostamenti della testa.- Deve essere compatibile con l’utilizzo di altri dispositivi di protezione individuale, permettendo, ad esempio,
l’installazione di schermi, maschere o cuffie di protezione.- I caschi devono riportare la marcatura CE.
GUANTI SITUAZIONI PERICOLOSE PER LE QUALI OCCORRE UTILIZZARE I GUANTI Punture, tagli, abrasioni, vibrazioni, getti, schizzi, catrame, amianto, oli minerali e derivati, calore, freddo, elettrici.SCELTA DEI GUANTI IN FUNZIONE DELL’ATTIVITÀ LAVORATIVA
I guanti servono per proteggere le mani contro i rischi per contatto con materiali o con sostanze nocive per la pelle, pertanto devono essere scelti secondo le lavorazioni in atto.
- Guanti in tela rinforzata per uso generale: resistenti a tagli, abrasioni, strappi, perforazioni, al grasso e all’olio.Uso: maneggio di materiali da costruzione, mattoni, piastrelle, legname, ferro.
- Guanti di gomma per lavori con solventi e prodotti caustici: resistenti ai solventi, prodotti caustici e chimici.Uso: verniciatura a mano o a spruzzo, manipolazioni varie di prodotti chimici.
- Guanti adatti al maneggio di catrame, oli, acidi e solventi: resistenti alla perforazione, taglio e abrasione, impermeabili e resistenti ai prodotti chimici.Uso: maneggio di prodotti chimici, oli disarmanti, lavorazioni con prodotti contenenti catrame.
- Guanti antivibranti: atti ad assorbire le vibrazioni con doppio spessore sul palmo, imbottitura, chiusura di velcro e resistenti al taglio, strappi e perforazioni.Uso: lavori con martelli demolitori elettrici e pneumatici, con vibratori ad immersione e tavole vibranti.
- Guanti per elettricisti: dielettrici e resistenti a tagli, abrasioni e strappi.
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Uso: lavori su parti in tensione limitatamente ai valori indicati per il tipo.- Guanti di protezione contro il calore: resistenti a temperature elevate, all’abrasione, strappi e tagli.
Uso: lavori di saldatura o manipolazione di prodotti caldi.- Guanti di protezione contro il freddo: resistenti a temperature basse, al taglio, strappi, perforazione.
Uso: movimentazione e lavorazione manuale di materiali metallici nella stagione invernale.
CALZATURE DI SICUREZZA SITUAZIONI PERICOLOSE PER LE QUALI OCCORRE UTILIZZARE LE CALZATURE DI SICUREZZA- Urti, colpi, impatti e compressioni, punture, tagli e abrasioni, calore, fiamme, freddo.
SCELTA DELLE CALZATURE IN FUNZIONE DELL’ATTIVITÀ LAVORATIVA- Scarpe di sicurezza con suola imperforabile e puntale di protezione ed a slacciamento rapido: scavi, demolizioni,
lavori di carpenteria, movimentazione dei materiali, lavorazione del ferro, posa di elementi prefabbricati, serramenti, servizi sanitari, ringhiere, murature, tavolati e per qualsiasi altra attività durante la quale vi sia pericolo di perforazione o schiacciamento dei piedi.
- Scarpe di sicurezza con soletta interna termoisolante: attività con elementi molto caldi e nella stagione fredda.- Scarpe di sicurezza con suola antisdrucciolevole: attività su coperture a falde inclinate.- Stivali alti di gomma: attività in zone acquitrinose, negli scavi invasi da acqua, durante i getti orizzontali, in
prossimità degli impianti di betonaggio e simili.
CUFFIE E TAPPI AURICOLARI SITUAZIONI PERICOLOSE PER LE QUALI OCCORRE UTILIZZARE I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE PER
L’UDITO- Rumore.
SCELTA DEGLI OTOPROTETTORI IN FUNZIONE DELL’ATTIVITÀ LAVORATIVA- L’otoprotettore deve assorbire le frequenze sonore dannose per l’udito ma non quelle utili per la comunicazione e
per la percezione dei pericoli.La scelta del mezzo di protezione deve tenere conto della praticità d’uso e della tollerabilità individuale.Gli otoprotettori devono riportare la marcatura CE.
MASCHERE ANTIPOLVERE - APPARECCHI FILTRANTI O ISOLANTI SITUAZIONI PERICOLOSE PER LE QUALI OCCORRE UTILIZZARE LA MASCHERA ANTIPOLVERE O
L’APPARECCHIO FILTRANTE O ISOLANTE- Polveri, fibre, fumi, nebbie, gas, vapori, catrame, amianto.
SCELTA DELLA MASCHERA IN FUNZIONE DELL’ATTIVITÀ LAVORATIVAPer la protezione contro gli inquinanti si possono adottare:
- maschere antipolvere monouso: per polveri e fibre;- respiratori semifacciali dotati di filtro: per vapori, gas nebbie, fumi, polveri e fibre;- respiratori semifacciali a doppio filtro sostituibile: per gas, vapori, polveri;- apparecchi respiratori a mandata d’aria: per verniciature a spruzzo, sabbiature, per lavori entro pozzi, fognature e
cisterne ed ovunque non vi sia certezza di normale respirabilità.La scelta della protezione deve essere fatta stabilendo preventivamente la natura del rischio.Le maschere devono riportare la marcatura CE.
OCCHIALI DI SICUREZZA E SCHERMI SITUAZIONI PERICOLOSE PER LE QUALI OCCORRE UTILIZZARE GLI OCCHIALI O GLI SCHERMI
- Radiazioni non ionizzanti, getti, schizzi, polveri, fibre.SCELTA DEL DISPOSITIVO IN FUNZIONE DELL’ATTIVITÀ LAVORATIVA
L’uso di occhiali o di schermi è obbligatorio quando si eseguono lavorazioni che possono produrre radiazioni, proiezione di schegge o di scintille.Le lesioni possono essere:
- meccaniche: schegge, trucioli, aria compressa, urti accidentali;- ottiche: irradiazione ultravioletta, luce intensa, raggi laser;- termiche: liquidi caldi, corpi caldi.
Gli occhiali devono avere le schermature laterali.Gli addetti all’attività di saldatura ossiacetilenica o elettrica devono fare uso di occhiali o, meglio, di schermi atti a filtrare i raggi UV (ultravioletti) e IR (infrarossi) che possono produrre lesioni alla cornea, al cristallino e, in alcuni casi, alla retina.Le lenti degli occhiali devono essere realizzate in vetro o in policarbonato e riportare la marcatura CE.
CINTURE DI SICUREZZA - FUNI DI TRATTENUTA - SISTEMI DI ASSORBIMENTO FRENATO DI ENERGIASITUAZIONI PERICOLOSE PER LE QUALI OCCORRE UTILIZZARE IL DISPOSITIVO DI PROTEZIONE ANTICADUTA
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- Cadute dall’alto.SCELTA DEL DISPOSITIVO IN FUNZIONE DELL’ATTIVITÀ LAVORATIVA
Quando non si possono adottare le misure di protezione collettiva, si devono utilizzare i dispositivi di protezione individuale.
- Per lavori di breve durata, per opere di edilizia industrializzata, per il montaggio di prefabbricati, durante il montaggio e lo smontaggio di ponteggi, gru ed attività similari, gli operatori devono indossare la cintura di sicurezza.
- Le cinture di sicurezza per i normali lavori edili devono avere le bretelle e le fasce gluteali, una fune di trattenuta con gancio a moschettone di lunghezza tale da limitare l’altezza di possibile caduta a non più di m 1,5. La fune di trattenuta dotata di dispositivi ad assorbimento d’energia offre il vantaggio di ammortizzare il momento d’arresto, ma occorre valutare con attenzione gli eventuali ostacoli sottostanti.
- Gli elementi che compongono le cinture di sicurezza devono riportare la marcatura CE.
INDUMENTI PROTETTIVI PARTICOLARI SITUAZIONI PERICOLOSE PER LE QUALI OCCORRE UTILIZZARE INDUMENTI PROTETTIVI PARTICOLARI- Calore, fiamme, freddo, getti, schizzi, investimento, nebbie, amianto.SCELTA DEL DISPOSITIVO IN FUNZIONE DELL’ATTIVITÀ LAVORATIVA- grembiuli e gambali per asfaltisti;- tute speciali per verniciatori, addetti alla rimozione di amianto, coibentatori di fibre minerali;- copricapi a protezione dei raggi solari;- indumenti da lavoro ad alta visibilità per i soggetti impegnati nei lavori stradali;- indumenti di protezione contro le intemperie.
g) PRINCIPALI OPERE PROVVISIONALI
PONTEGGI METALLICIIl 19 luglio 2005 è entrato in vigore il decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 235 “Attuazione della direttiva 2001/45/CE relativa ai requisiti minimi di sicurezza e di salute per l’uso delle attrezzature di lavoro da parte dei lavoratori”. Il provvedimento integra il Titolo III del d.lgs. n. 626/94 ed introduce prescrizioni minime nell'uso delle attrezzature messe a disposizione dal datore di lavoro per eseguire lavori temporanei in quota. Il Pi.M.U.S. (piano di montaggio, uso e smontaggio dei ponteggi) è il piano di sicurezza che il datore di lavoro deve redigere, prima di iniziare il montaggio di un ponteggio, di un castello o balconcino per il carico e lo scarico dei materiali o di altra struttura consimile.Quanto segue sono norme di sicurezza e di buona tecnica ma non sostitutive del Pi.M.U.S. che deve essere redatto per ogni caso specifico.
RISCHI DURANTE IL MONTAGGIO E L’USOCaduta di persone dall’alto, punture, tagli, abrasioni, scivolamenti, cadute a livello, caduta di materiale dall’alto, movimentazione manuale dei carichi.
CARATTERISTICHE TECNICHE E DI SICUREZZA- I ponteggi metallici, a tubi e giunti o ad elementi prefabbricati, devono essere allestiti a regola d’arte, secondo le
indicazioni del costruttore e devono essere conservati in efficienza per l’intera durata dei lavori.- Tutti gli elementi metallici del ponteggio devono portare impresso, a rilievo o ad incisione, il nome o il marchio del
fabbricante.- Possono essere impiegati, se hanno ottenuto l’autorizzazione ministeriale, in base solo ad un disegno esecutivo,
sempre obbligatorio, firmato dal responsabile del cantiere, per le strutture:- alte fino a m 20 dal piano d’appoggio delle piastre di base all’estradosso del piano di lavoro più alto;- conformi agli schemi-tipo riportati nell’autorizzazione;- comprendenti un numero complessivo d’impalcati non superiore a quello previsto dagli schemi-tipo;- con gli ancoraggi conformi a quelli previsti nell’autorizzazione e in ragione d’almeno uno ogni 22 m2;- con sovraccarico complessivo non superiore a quello considerato nella verifica di stabilità;- con i collegamenti bloccati mediante l’attivazione dei dispositivi di sicurezza.
I ponteggi che non rispondono anche ad una soltanto delle precedenti condizioni, non garantiscono il livello di sicurezza presupposto nell’autorizzazione ministeriale e possono, pertanto, essere allestiti in conformità ad una relazione di calcolo e disegno esecutivo redatti da un ingegnere o architetto iscritto all’albo professionale.Nel caso di ponteggio allestito con elementi misti sovrapposti è necessaria, oltre alla documentazione di calcolo aggiuntiva, quella dei diversi fabbricanti.
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L’installazione sul ponteggio di tabelloni pubblicitari, teloni, reti o altri elementi che offrano resistenza al vento, richiede pure la documentazione di calcolo aggiuntiva.Le eventuali modifiche al ponteggio devono essere riportate nella prevista documentazione.
MISURE DI PREVENZIONE- Il ponteggio, ed ogni altra misura necessaria ad eliminare i pericoli di caduta di persone e cose, è obbligatorio per i
lavori eseguiti ad un’altezza superiore ai due metri.- Il montaggio e lo smontaggio del ponteggio devono essere eseguiti da personale autorizzato, dotato di dispositivi
personali di protezione, rispettando quanto indicato nell’autorizzazione ministeriale e sotto la diretta sorveglianza di un preposto ai lavori.
- Il ponteggio deve avere un piano di appoggio solido e di adeguata resistenza, mezzi di collegamento efficaci, ancoraggi sufficienti e robusti e deve possedere una sicura stabilità.
- Gli impalcati, realizzati con tavole di legno o con tavole metalliche, devono essere messi in opera secondo quanto indicato nell’autorizzazione ministeriale o secondo progetto.
- Sui ponti di servizio è vietato qualsiasi deposito, salvo quello temporaneo dei materiali e degli attrezzi in uso, la cui presenza non deve intralciare i movimenti e le manovre necessarie per l’andamento del lavoro ed il cui peso deve essere sempre inferiore a quello previsto dal grado di resistenza dell’impalcato.
- Gli impalcati di servizio devono avere un sottoponte di sicurezza, costruito come il ponte, a distanza non superiore a m 2,50 con la funzione di trattenere persone o materiali che possono cadere dal ponte soprastante in caso di rottura di una tavola.
- Alla base di ogni ponteggio è opportuno esporre il cartello che ne indichi le caratteristiche (per costruzione o per manutenzione, numero degli impalcati previsti dall’autorizzazione o dal progetto, carichi massimi ammissibili sugli impalcati stessi).
- Teli o reti non esonerano dall’obbligo di applicare i parasassi in corrispondenza dei luoghi di transito o di stazionamento all’altezza del solaio di copertura del piano terreno ed eventualmente, per ponteggi molto alti, da ripetersi, con l’avanzare dei lavori, ogni dodici metri (ogni sei piani di ponteggio).
- Reti o teli devono essere contenuti all’interno dei correnti o, in ogni caso, devono essere fissati molto saldamente.
DURANTE I LAVORI- Verificare che il ponteggio sia realizzato dove necessario.- Verificare che sia in buone condizioni di manutenzione, che il marchio del costruttore si mantenga rintracciabile e
decifrabile.- Verificarne ad intervalli periodici la stabilità e l’integrità specialmente dopo violente perturbazioni atmosferiche o
prolungata interruzione delle attività.- Accedere ai vari piani del ponteggio in modo comodo e sicuro. Le scale a pioli di collegamento fra i diversi piani
devono essere sicure e vincolate, possibilmente non devono essere in prosecuzione una dell’altra e, se poste verso la parte esterna del ponteggio, devono essere dotate di una laterale protezione.
- Non salire o scendere lungo gli elementi del ponteggio.- Non correre o saltare sugli intavolati del ponteggio.- Non gettare dall’alto materiale di qualsiasi genere.- Abbandonare il ponteggio in presenza di un forte vento.- Controllare che in cantiere siano conservate tutte le documentazioni tecniche.- Verificare che gli elementi del ponteggio, ritenuti idonei al reimpiego, siano conservati separati dal materiale non
più utilizzabile.- Segnalare al responsabile del cantiere qualsiasi anomalia.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE- Casco, guanti, calzature di sicurezza, cintura di sicurezza.
CASTELLI DI CARICO E SCARICO MATERIALIRISCHI DURANTE IL MONTAGGIO E L’USO Caduta di persone dall’alto, punture, tagli, abrasioni, scivolamenti, cadute a livello, movimentazione manuale dei carichi.
CARATTERISTICHE TECNICHE E DI SICUREZZA- La loro costruzione deve rispondere a rigorosi criteri tecnici che ne garantiscano solidità e stabilità.- I castelli devono essere ancorati alla costruzione ad ogni piano di pon-teggio.- I montanti devono essere controventati per ogni due piani di ponteggio.- Gli impalcati devono risultare ampi per quanto necessario e robusti.- Gli intavolati devono essere formati con tavole di spessore non inferiore a cm 5, poggianti su traversi aventi sezione
ed interasse dimensionati in relazione al carico massimo previsto per ciascun piano.
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- Su tutti i lati verso il vuoto deve essere installato un robusto parapetto, con tavola fermapiede.- Tutte le citate caratteristiche sono comunque contemplate nella relazione di calcolo e nel disegno redatto da
ingegnere o architetto abilitato. Per queste strutture il progetto è sempre obbligatorio.
MISURE DI PREVENZIONE- Per il passaggio del carico si può lasciare un varco con un parapetto mobile, non asportabile, apribile solo verso
l’interno, delimitato da robusti e rigidi sostegni laterali e con tavola fermapiede alta non meno di cm 30.- Il parapetto può anche essere vantaggiosamente realizzato con un cancelletto che si chiuda automaticamente
abbandonandone l’azione d’apertura.- Dal lato interno dei sostegni laterali si devono applicare due staffoni in ferro, sporgenti almeno cm 20, ai quali
l’addetto possa afferrarsi.- Mettere a disposizione dell’operatore la cintura di sicurezza.- Su ogni piano del castello deve essere esposto il cartello con l’indicazione della sua portata massima.
DURANTE I LAVORI- Verificare gli ancoraggi e le condizioni delle tavole da ponte.- Controllare che le protezioni perimetrali del castello siano complete e che il cartello di portata massima permanga
visibile.- Verificare che l’eventuale posto di carico e scarico a terra sia segnalato e protetto, o delimitato con barriere, per
impedire la permanenza ed il transito sotto i carichi.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE- Casco, guanti, cinture di sicurezza.
PROTEZIONI DELLE APERTURE PROSPICIENTI IL VUOTO RISCHI DURANTE IL MONTAGGIO E L’USOCaduta di persone dall’alto, caduta di materiale dall’alto.CARATTERISTICHE TECNICHE E DI SICUREZZA- Le protezioni devono essere allestite a regola d’arte, idonee allo scopo ed essere conservate in efficienza per l’intera
durata del lavoro.- Le aperture nei muri prospicienti il vuoto, o vani che abbiano una profondità superiore a m 0,50, devono essere
munite di normale parapetto con tavola fermapiede oppure essere convenientemente sbarrate o, se a pavimento, coperte con tavole da ponte fissate contro il pericolo di loro spostamento.
MISURE DI PREVENZIONE- Le opere protettive devono essere allestite in modo robusto e atto ad evitare la caduta di persone e materiali nel
vuoto.- Vanno applicate su ogni apertura non protetta dal ponteggio esterno, su balconi, pianerottoli, scale, vani degli
ascensori, aperture a pavimento e casi simili.- Le protezioni provvisorie devono essere mantenute in opera, fissate rigidamente a strutture resistenti, fino
all’installazione delle protezioni definitive.DURANTE I LAVORI- Verificare la corretta installazione delle protezioni su ogni apertura prospiciente il vuoto.- Non rimuovere le protezioni senza una specifica autorizzazione.- Segnalare al responsabile di cantiere qualsiasi mancanza protettiva.DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE- Casco, guanti, calzature di sicurezza, cinture di sicurezza.
PONTI SU CAVALLETTIRISCHI DURANTE IL MONTAGGIO E L’USOCadute dall’alto.CARATTERISTICHE TECNICHE E DI SICUREZZA- Devono essere allestiti a regola d’arte ed essere conservati in efficienza per l’intera durata del lavoro.- Possono essere usati solo per lavori da eseguirsi al suolo o all’interno degli edifici.- Non devono avere altezza superiore a m 2.- Non devono essere montati sugli impalcati dei ponteggi esterni.- Non possono essere usati uno in sovrapposizione all’altro.- Come appoggi non possono essere usati mezzi di fortuna come scale a pioli, pile di mattoni, sacchi di cemento e
simili.MISURE DI PREVENZIONE- I cavalletti devono appoggiare su pavimento solido e piano.
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- La distanza massima fra due cavalletti è di m 1,80 con le normali tavole da ponte da cm 20 x 5, può essere di m 3,60 con tavole da cm 30 x 5 cm.
- La larghezza dell’impalcato non deve essere inferiore a cm 90.- Le tavole dell’impalcato devono essere accostate fra loro, fissate ai cavalletti e non presentare alle estremità parti a
sbalzo superiori a cm 20.- Quando l’altezza di possibile caduta è superiore a m 2 per la vicinanza di aperture, sulle stesse si devono applicare
parapetti o sbarramenti o, se attuabile, si deve applicare il parapetto sull’intavolato del ponte su cavalletti.DURANTE I LAVORI- Verificare le condizioni generali della struttura, con particolare riguardo all’orizzontalità dell’impalcato, all’integrità
dei cavalletti e delle tavole.- Non modificare la corretta composizione del ponte rimuovendo cavalletti o tavole.- Non sovraccaricare il ponte con materiali eccedenti quelli necessari per la lavorazione in corso.- Segnalare al responsabile del cantiere eventuali anomalie.DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE- Casco e calzature di sicurezza.
ANDATOIE E PASSERELLERISCHI DURANTE IL MONTAGGIO E L’USOCaduta di persone dall’alto, scivolamenti, cadute a livello, caduta di materiale dall’alto, movimentazione manuale dei carichi.CARATTERISTICHE TECNICHE E DI SICUREZZA- Devono essere allestite a regola d’arte e conservate in efficienza per l’intera durata del lavoro.- Devono avere larghezza non inferiore a cm 60 se destinate al passaggio solo di persone e cm 120 se destinate al
trasporto di materiali.- La pendenza non deve superare il 50%.- Le andatoie inclinate con lunghezza superiore a m 6 è opportuno che siano interrotte da pianerottoli di riposo.MISURE DI PREVENZIONE- Le passerelle e le andatoie devono essere munite di robusti parapetti e tavole fermapiede.- Sulle tavole che compongono il piano di calpestio inclinato devono essere fissati listelli trasversali a distanza di
circa 40 cm, corrispondenti al passo di un uomo carico.- Qualora vi sia il pericolo di caduta di materiale dall’alto, devono essere difese con un impalcato sovrastante.DURANTE I LAVORI- Verificarne la stabilità e la regolarità con particolare riguardo alle tavole che compongono il piano di calpestio.- Verificare la robustezza dei parapetti.- Verificare che non siano sovraccaricate.- Segnalare al responsabile del cantiere eventuali anomalie.DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE- Casco, calzature di sicurezza, guanti.
PONTI SU RUOTERISCHI DURANTE IL MONTAGGIO E L’USOCaduta di persone dall’alto, caduta di materiale dall’alto.CARATTERISTICHE TECNICHE E DI SICUREZZA- I ponti a torre su ruote devono essere realizzati a regola d’arte, essere idonei allo scopo ed essere mantenuti in
efficienza per l’intera durata dei lavori.- La stabilità deve essere garantita anche senza la disattivazione delle ruote, prescindendo dal fatto che il ponte sia o
meno ad elementi innestati, e fino all’altezza e per l’uso cui può essere adibito.- Nel caso in cui la stabilità non sia assicurata contemporaneamente alla mobilità, i ponti su ruote sono assimilabili ai
ponteggi metallici fissi.- Devono avere una base sufficientemente ampia da resistere, con largo margine di sicurezza, ai carichi e alle
sollecitazioni cui possono essere sottoposti durante gli spostamenti.- I ponti su ruote devono essere usati esclusivamente per l’altezza massima prevista dal costruttore.- Sull’elemento di base deve essere esposta una targa riportante i dati del fabbricante, le caratteristiche della struttura
e le indicazioni di sicurezzaMISURE DI PREVENZIONE- Il piano di scorrimento delle ruote deve essere compatto e livellato.- Il ponte deve essere dotato di dispositivo per il controllo dell’orizzontalità.- L’impalcato deve essere completo e ben fissato sugli appoggi.- Il parapetto di protezione sul piano di lavoro deve essere completo di tavola fermapiede.- Per l’accesso ai vari piani di calpestio devono essere utilizzate regolari scale a pioli.
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DURANTE I LAVORI- Rispettare con scrupolo le prescrizioni e le indicazioni fornite dal costruttore.- Verificare lo stato di ogni componente.- Accertare l’orizzontalità e verticalità della struttura.- Usare i ripiani in dotazione e non impalcati di fortuna.- Verificare che non vi siano linee elettriche aeree a distanza inferiore a m 5.- Non installare sul ponte apparecchi di sollevamento.- Non effettuare spostamenti con persone o materiali instabili sul ponte.DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE- Casco, guanti, calzature di sicurezza.
SCALE A MANO RISCHI DURANTE L’USOCaduta di persone dall’alto, scivolamenti.CARATTERISTICHE TECNICHE E DI SICUREZZA- Le scale a mano, se in legno, devono avere i pioli incastrati nei montanti e devono essere provviste di tiranti sotto i
due pioli estremi.- È vietato utilizzare scale a mano improvvisate in cantiere, con tavole chiodate sui montanti.- Le scale che presentano pioli rotti od altre anomalie devono essere subito scartate.- Le scale a mano devono essere integre e provviste di dispositivi anti-sdrucciolevoli.- Le scale a mano, durante l’uso, devono essere fissate in modo da evitare pericolosi sbandamenti o oscillazioni
accentuate, oppure essere tenute al piede da altra persona.- Segnalare subito al responsabile del cantiere eventuali difetti.PRIMA DELL’USO:- La scala deve superare di almeno un metro il piano di accesso, curando la corrispondenza del piolo con il piano
medesimo.- Le scale usate per l’accesso a piani successivi non devono essere poste una in prosecuzione dell’altra.- Le scale poste sul filo esterno di una costruzione od opere provvisionali devono essere dotate di corrimano e
parapetto.- La scala deve distare dalla verticale di appoggio per circa 1/4 della sua lunghezza.- È vietata la riparazione dei pioli rotti con listelli di legno chiodati sui montanti.- Le scale posizionate su terreno cedevole vanno appoggiate su un’unica tavola di ripartizione.- Il luogo dove viene installata la scala deve essere sgombro di materiali.DURANTE L’USO:- Le scale non vincolate devono essere trattenute al piede da altra persona.- Durante gli spostamenti laterali nessun lavoratore deve trovarsi sulla scala.- Evitare l’uso di scale eccessivamente sporgenti oltre il piano di arrivo.- La scala deve essere utilizzata da una sola persona per volta limitando il peso dei carichi da trasportare.- Quando si eseguono lavori in posizione elevata, utilizzando scale ad elementi innestati, una persona deve esercitare
da terra una continua vigilanza sulla scala.- La salita e la discesa devono essere effettuate con il viso rivolto verso la scala.DOPO L’USO:- Controllare periodicamente lo stato di conservazione provvedendo alla manutenzione necessaria.- Le scale non utilizzate devono essere conservate in luogo riparato dalle intemperie e, possibilmente, sospese ad
appositi ganci.- Segnalare immediatamente eventuali anomalie riscontrate, in particolare: pioli rotti, gioco fra gli incastri,
fessurazioni, mancanza dei dispositivi antisdrucciolevoli.
h) VALUTAZIONE DEGLI ELEMENTI DI SICUREZZA
Con riferimento al testo unico, per l’esecutività del progetto dovranno essere valutati i seguenti aspetti dove previsti:- ANTINCENDIO E PRONTO SOCCORSO- PROTEZIONE DA AGENTI CHIMICI- RISCHI DERIVANTI DA VIBRAZIONI MECCANICHE- RISCHI DERIVANTI DA CAMPI ELETTROMAGNETICI- RISCHI DA ESPOSIZIONE AL RUMORE
i) GUIDA PER IL PIANO DI COORDINAMENTO
INTERFERENZE LAVORATIVE
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Tutte le opere esecutive che si svolgono nel cantiere devono essere fra loro coordinate affinché non avvengano contemporaneamente e nel medesimo luogo, qualora tutto ciò possa essere fonte di pericolose interferenze.Per ridurre tali rischi, oltre a dover rispettare il piano di sicurezza e le norme tecniche relative alla prevenzione degli infortuni, si rende indispensabile coordinare le diverse attività e impedirne il loro contemporaneo svolgimento in ambienti comuni o in zone verticalmente od orizzontalmente limitrofe, se tale situazione può produrre possibili conseguenze d’infortunio o di malattia professionale.Nel caso di lavorazioni interferenti, le linee guida per il coordinamento possono essere le seguenti:Lo sfasamento temporale o spaziale degli interventi in base alle priorità esecutive, alla disponibilità di uomini e mezzi costituisce metodo operativo più sicuro.Nei casi in cui lo sfasamento temporale o spaziale non sia attuabile o lo sia parzialmente, le attività devono essere condotte con misure protettive che eliminino o riducano considerevolmente i rischi delle interferenze, mediante l’allestimento di schermature, segregazioni, protezioni e percorsi che consentano le attività e gli spostamenti degli operatori in condizioni di sicurezza.Qualora sia del tutto impossibile attuare alcuno dei metodi suddetti, il coordinatore per l’esecuzione deve indicare le misure di sicurezza più idonee.Pertanto le linee guida di coordinamento, fornite in fase progettuale, sono una essenziale integrazione al piano operativo di sicurezza e riguardano aspetti importanti del processo produttivo.ALLESTIMENTO DELLA RECINZIONEDurante l’allestimento della recinzione del cantiere si possono determinare interferenze con i mezzi che iniziano il trasporto di materiali all’interno dell’area dei lavori. La recinzione deve essere ultimata prima che avvengano tali trasporti o, in ogni caso, deve essere completata nelle zone di transito dei mezzi per proseguire solo nelle altre parti non interessate dal loro passaggio. INSTALLAZIONE DEI BARACCAMENTII baraccamenti devono essere installati su basi predisposte a tale scopo.Se i baraccamenti si trovano in prossimità delle vie di transito degli automezzi o dei lavori di montaggio di una gru, di un silo, di un impianto di betonaggio o di una qualsiasi altra struttura importante, la loro installazione o la predisposizione delle loro basi devono avvenire in tempi distinti.INSTALLAZIONE DELLE MACCHINEVale quanto detto per i baraccamenti, inoltre nelle zone di montaggio delle gru, dei silos, degli impianti di betonaggio o di qualsiasi altra struttura importante, si deve precludere la possibilità di transito per tutti coloro che non siano addetti a tali lavori.PREDISPOSIZIONE DELLE VIE DI CIRCOLAZIONESe per predisporre le vie di circolazione per gli uomini e per i mezzi sono usate ruspe, pale meccaniche o altri mezzi similari, la zona deve essere preclusa al passaggio di chiunque non sia addetto a tali lavori sino alla loro conclusione.SBANCAMENTO GENERALENelle zone interessate ai lavori di sbancamento generale devono operare solo le macchine per movimento terra, tuttavia, in tali zone è possibile fare tracciamenti o iniziare altri lavori di fondazione purché questi avvengano in zone distanti dal luogo dove le macchine proseguono il lavoro di sbancamento e purché tali zone siano delimitate da transenne o chiaramente segnalate.SCAVI MANUALINelle zone ove avvengono gli scavi manuali non deve, in nessun caso, esservi transito così limitrofo di mezzi meccanici da creare situazioni di pericolo per gli addetti agli scavi stessi.ARMATURE E GETTI DI FONDAZIONENel corso dei lavori di armatura e di getto delle fondazioni si interferiscono i lavori di carpenteria con quelli di posa del ferro e del trasporto dei conglomerati.Sono lavori fra loro complementari e non disgiungibili durante i quali occorre prestare molta attenzione ai carichi sospesi, alle segnalazioni manuali ed acustiche ed attenersi scrupolosamente a quanto viene indicato nel piano operativo di sicurezza.IMPERMEABILIZZAZIONE DEI MURI CONTRO TERRANei luoghi dove sono svolti i lavori di impermeabilizzazione dei muri contro terra occorre vietare il transito a chi non sia specificatamente addetto a tali attività.Le zone sovrastanti devono essere precluse al transito di mezzi e uomini applicando transenne o segnalazioni sufficientemente arretrate rispetto al ciglio dello scavo.RINTERRILe macchine per movimento terra che effettuano le operazioni di rinterro e di eventuale costipazione del terreno devono operare all’interno di una zona preclusa al passaggio di persone.In tale zona non si devono effettuare altri lavori sino al compimento totale dei rinterri.MONTAGGIO DEI PONTEGGIIl montaggio dei ponteggi avviene man mano che si sviluppano i lavori costruttivi; trattasi di opere che si protraggono nel tempo ad intervalli più o meno costanti durante le quali si devono adottare particolari cautele.
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Alla base dei ponteggi in elevazione vi è pericolo di caduta di materiali. Nel corso di tali lavori le persone non devono sostare o transitare nelle zone sottostanti; si devono quindi predisporre e segnalare percorsi diversi ed obbligati per raggiungere le altre zone del cantiere.ARMATURE E GETTI VERTICALI Durante i lavori di armatura e dei getti verticali e successivi disarmi, si interferiscono i lavori di carpenteria con quelli di posa del ferro e del trasporto dei conglomerati.Sono lavorazioni fra loro complementari e non disgiungibili durante le quali occorre prestare molta attenzione ai carichi sospesi, alle segnalazioni manuali ed acustiche ed attenersi scrupolosamente a quanto è indicato nel piano operativo di sicurezza.ARMATURE E GETTI ORIZZONTALIVale quanto detto per i getti verticali, inoltre sulla soletta sottostante quella in lavorazione non si deve svolgere alcuna attività.CHIUSURE PERIMETRALIDurante i lavori d’elevazione delle chiusure perimetrali non devono contemporaneamente essere effettuati lavori alla loro base.TAVOLATI INTERNIDurante i lavori d’elevazione dei tavolati interni non devono contemporaneamente essere effettuati lavori alla loro base.INTONACI INTERNIDurante i lavori d’intonacatura interna non devono contemporaneamente essere effettuate altre lavorazioni alla loro base.INTONACI ESTERNIDurante i lavori d’intonacatura esterna non devono contemporaneamente essere effettuate altre lavorazioni alla loro base.ATTIVITÀ D’IMPIANTISTICA IN GENERALEGli impianti elettrici, idraulici, telefonici, quelli inerenti la posa di sanitari, di serramenti, di vetri, di canalizzazioni, le opere da lattoniere, di installazione di cavi televisivi, ecc., non devono avvenire contemporaneamente fra loro o fra altre lavorazioni costruttive in ambienti comuni o confinanti, qualora tutto ciò possa essere causa di pericolo per gli addetti.ASSISTENZA AGLI IMPIANTII lavori di assistenza agli impianti devono essere forniti in relazione alla programmata attività di impiantistica.POSA DEI FALSI TELAINelle vicinanze dei lavori di posa dei falsi telai esterni ed interni non si devono effettuare altre lavorazioni.POSA DI PAVIMENTI E RIVESTIMENTI INTERNIPer loro natura tali lavori non consentono presenze estranee, tuttavia occorre prestare attenzione a possibili interferenze durante il trasporto dei materiali se questi devono transitare in zone dove si effettuano altre lavorazioni.ALLACCIAMENTI FOGNARIDurante gli allacciamenti fognari, specialmente quando avvengono in ambienti ristretti, non deve essere ammessa alcuna altra attività nelle immediate vicinanze che possa creare interferenze lavorative.SMONTAGGIO DEL PONTEGGIOTutta la zona sottostante il ponteggio in fase di smontaggio deve essere preclusa alla possibilità di transito sia veicolare che pedonale mediante transenne o segnalazioni adeguatamente arretrate rispetto al ponteggio stesso e rispetto alla traiettoria che potrebbe compiere il materiale accidentalmente in caduta. SMONTAGGIO DELLA GRU E DELLE ALTRE MACCHINETutta la zona sottostante l’area di smontaggio della gru e delle altre macchine deve essere preclusa alla possibilità di transito sia veicolare che pedonale mediante transenne o segnalazioni adeguatamente arretrate rispetto alle strutture in fase di smontaggio e rispetto alla traiettoria che potrebbe compiere il materiale accidentalmente in caduta. ALLESTIMENTO DELLA RECINZIONE DEFINITIVADurante l’allestimento della recinzione definitiva si possono determinare interferenze con i mezzi che trasportano i materiali residui all’esterno.La recinzione deve essere deve essere realizzata a tratti così da evitare l’attività nelle zone di transito dei mezzi.SISTEMAZIONI ESTERNEPer tali lavori si devono stabilire turni di attività ad evitare pericolose interferenze.
j) ATTUAZIONE DEL COORDINAMENTO
IMPORTANTE
I tempi d’esecuzione delle diverse lavorazioni subiscono normalmente delle modifiche anche sensibili per molteplici ragioni.Quanto indicato in fase progettuale non può essere che indicativo; sarà compito fondamentale del coordinatore in fase esecutiva, oltre che verificare, tramite opportune azioni di coordinamento, l’applicazione delle disposizioni contenute
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nel piano di sicurezza, organizzare tra i datori di lavoro, ivi compresi lavoratori autonomi, la cooperazione e il coordinamento delle attività nonché la reciproca informazione, tutto atto ad evitare possibili pericolose interferenze lavorative.
VALUTAZIONE PER TIPO DI RISCHIO
Definizioni
Pericolo Proprietà o qualità di un agente, sostanza, attrezzatura, metodo di lavoro, che potrebbe causare un danno.
Rischio Probabilità che sia raggiunto il livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego e/o di esposizione e dimensione possibile del danno stesso.
Danno Dimensione di un infortunio, o di una malattia professionale, causato da un determinato pericolo.
Incidente Evento dal quale potrebbe derivare un infortunio.
Valutazione del rischio Procedimento di valutazione dei rischi per la sicurezza e la sanità dei lavoratori, nell’espletamento delle loro mansioni, derivante dalle circostanze del verificarsi di un pericolo sul luogo di lavoro.L’entità del rischio R viene espressa come una relazione tra la Probabilità P che si verifichi l’evento e il Danno D che ne potrebbe conseguire.
Elementi considerati e criteri adottati per la valutazione
- Criteri generali indicati nel d.lgs. 626/94.- Linee guida indicate nel documento “Orientamenti comunitari sulla valutazione dei rischi sul lavoro”.- Indicazioni contenute nelle linee guida dell’ISPESL.- Dati statistici pubblicati dall’INAIL.- Entità delle sanzioni previste dalle vigenti leggi in materia di sicurezza.- Identificazione indiretta dei lavoratori maggiormente esposti a rischi potenziali.
La probabilità di accadimento dell’infortunio riveste molta importanza perché presenta la soglia oltre la quale il fenomeno assume caratteristiche meno certe e la gravità delle conseguenze dipende da vari fattori, talvolta anche fortuiti.Il riferimento numerico del livello della scala delle probabilità segue una progressione numerica con ragione 2 per evidenziare maggiormente, nel successivo calcolo, l’indice d’attenzione.
Scala della probabilità P di accadimento
Criteri adottati Livello
Il rischio identificato può provocare un danno in concomitanza di diversi eventi tra loro dipendenti.
Raro 1
Il rischio identificato può provocare un danno in concomitanza di diversi eventi tra loro indipendenti.
Poco probabile 3
Il rischio identificato può provocare un danno, sia pure in modo non diretto, per il verificarsi di uno o di più eventi.
Probabile 5
Il rischio identificato può provocare un danno in modo diretto per il verificarsi di uno o di più eventi.
Molto probabile 7
Il rischio identificato può provocare un danno in modo automatico e diretto per il verificarsi di uno o di più eventi.
Altamente probabile 9
Scala del danno D
Criteri adottati Livello
Infortunio o tecnopatia con inabilità temporanea di brevissima durata. Lieve 1Infortunio o tecnopatia con inabilità temporanea di breve durata. Lieve – Medio 2Infortunio o tecnopatia con inabilità temporanea di media durata. Medio 3Infortunio o tecnopatia con inabilità temporanea di lunga durata o permanente parziale.
Grave 4
Infortunio o tecnopatia con effetti letali o d’invalidità permanente totale. Gravissimo 5
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Valutazione del rischio in relazione ai livelli P e D
Rischio Probabilità + Danno Indice di attenzione
Basso P+D fino a 3 1
Medio-Basso P+D oltre 3 e fino a 5 2
Medio P+D oltre 5 e fino a 8 3
Medio-Alto P+D oltre 8 e fino a 11 4
Alto P+D oltre 11 e fino a 14 5
Nella tabella che segue sono riportati numericamente gli indici di attenzione per le attività principali; tali valori indicano le valutazioni senza alcuna considerazione delle misure previste e la cui corretta applicazione può, di fatto, eliminarli.
ll numero 1 indica un indice di attenzione bassoIl numero 2 indica un indice di attenzione medio-bassoIl numero 3 indica un indice di attenzione medioIl numero 4 indica un indice di attenzione medio-altoIl numero 5 indica un indice di attenzione alto
L’indice di attenzione qui segnato è relativo solo ad alcuni e generici casi ed è da considerarsi puramente indicativo; il valore reale deve essere attribuito di volta in volta dopo un’attenta analisi del reale tipo di rischio considerato.
Tipo di rischio (in ordine alfabetico) Indice diattenzion
eAllagamento improvviso in gallerie, scavi, pozzi 5
Caduta dei materiali estratti per scavi di paratie, trivellazioni 3
Caduta dei materiali sollevati dagli apparecchi di sollevamento, sganciamento, ecc. 5
Caduta del materiale in fase di disarmo di solette, travi, pilastri 3
Caduta di materiali dall’alto, da solette, ponteggi, castelli, coperture, ecc. 4
Cadute di materiali negli scavi 3
Cadute a livello, scivolamenti su superfici non piane o con materiali giacenti in luogo 3
Cadute a livello, scivolamenti su superfici piane e libere da materiali 1
Cadute dall’alto da altezze elevate 5
Cadute dall’alto da altezze non elevate 2
Cadute negli scavi di modesta profondità 1
Cadute negli scavi di modesta profondità, ma con elementi pericolosi sul fondo 3
Cadute negli scavi profondi o pozzi 5
Contatto con apparecchi di sollevamento in traslazione, urti, colpi 2
Contatto con elementi metallici molto freddi 1
Contatto con gli organi di trasmissione o organi lavoratori delle macchine 4
Contatto con gli organi in movimento degli attrezzi elettrici portatili 3
Contatto con i materiali sollevati o trasportati, urti, colpi 3
Contatto con le attrezzature manuali pesanti, mazze, picconi e simili 4
Contatto con le normali e leggere attrezzature manuali, urti, colpi 1
Contatto con leganti o impasti cementizi 1
Contatto con macchine semoventi, urti, colpi 3
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Contatto con materiali taglienti o pungenti 2
Contatto con vernici, solventi, disarmanti, collanti, oli minerali e derivati 2
Elettrico per contatti nell’impianto di cantiere 4
Elettrico per contatto con linee elettriche aeree ad alta tensione 5
Esalazione di solventi, asfalto, bitume 3
Franamento delle pareti dello scavo 5
Gas, fumi, vapori emessi dagli impianti di saldatura 3
Interferenza con le correnti di traffico stradale, investimento 5
Investimento da parte dei mezzi semoventi 5
Investimento da parte di macchine, baracche e simili in fase di loro smontaggio 4
Movimentazione manuale dei carichi pesanti o ingombranti 2
Polveri prodotte da scavi, smontaggi, scrostamenti, demolizioni, sabbiature, pulizie 3
Postura scorretta durante il lavoro 2
Proiezione di schegge, pietre e terra durante i lavori di scalpellatura, scavo e simili 3
Proiezione di scintille, materiale incandescente durante l’uso della saldatrice 3
Proiezione di scintille, materiale incandescente durante l’uso di flessibili, trapani, ecc. 3
Radiazioni non ionizzanti emesse dagli impianti di saldatura 3
Ribaltamento dei mezzi semoventi 5
Rimbalzo del chiodo durante la chiodatura meccanica 4
Ritorno di fiamma nell’impianto di saldatura ossiacetilenica 4
Rumore elevato e protratto 3
Schiacciamento, rovesciamento, per instabilità della struttura stoccata o in allestimento 5
Schizzi, allergeni nell’uso di impasti cementizi e simili 2
Scoppio delle tubazioni dell’impianto di saldatura ossiacetilenica 3
Scoppio delle tubazioni dell’impianto di verniciatura, sabbiatura e simili 3
Scoppio di bombole di gas compresso 5
Ustioni per contatto con elementi molto caldi, fiamme, incendio 4
Vibrazioni elevate e protratte 3
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