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Def Res Public@Text

Date post: 14-Dec-2014
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Claudia Porchietto, candidata del centrodestra alla presidenza della provincia di Torino, si è fatta promotrice di due inchieste riguardanti la distanza tra politica e cittadini e la creatività di Torino; la testimonianze del web sono state raccolte in un e-book scaricabile dal suo sito
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R e s P u b l ic @ Le segnalazioni, i pareri, la rabbia e la passione verso una nuova forma di politica condivisa. Dal web testimonianze di inizio era Inchiesta promossa da Claudia Porchietto, Provincia di Torino
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ResPublic@Le segnalazioni, i pareri, la rabbia e la passione verso una nuova forma

di politica condivisa. Dal web testimonianze

di inizio era

Inchiesta promossa da Claudia Porchietto, Provincia di Torino

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Questa raccolta è dedicata a tutte quelle straordinarie persone che non perdono mai l’entusiasmo e

il coraggio di guardare avanti e credono in un nuovo modo di far politica.

Claudia

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Una raccolta di segnalazioni, pareri, rabbia e passione,

verso una nuova ‘res publica’ condivisa. Dal web testimonianze

di inizio era

Inchiesta promossa da Claudia Porchietto

nella Provincia di Torino

ResPublic@

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Questa è una raccolta di interventi riguardanti una doppia inchiestalanciata su Facebook nell’aprile del 2009 e allargata anche su altrisocial media.

La prima inchiesta è intitolata: “Come colmare il divario tra la politica e le persone”.Nella seconda parte ci sono invece i risultati dell’altra inchiesta:“Torino viene vissuta come una città estremamente creativa,ma nel contempo anche poco capace di sviluppare e tratteneresul proprio territorio le stesse idee da essa prodotte”.

Nel riportare tuti i contributi non c’è stata ovviamente alcunaforma di censura. Solo in alcuni commenti (7/8) sono state tolteparti non pertinenti con la domanda.

Le risposte a queste due inchieste sono state raccolte attraverso i social media di Claudia e in taluni casi via email. Questi sono i social media:l Profilo personale in Facebook: http://www.facebook.com/profi-le.php?id=1372954338&ref=name l Fan page di Facebook “Claudia Porchietto Presidente”:http://www.facebook.com/pages/CLAUDIA-PORCHIETTO-PRESIDEN-TE/50394234891?v=wall&viewas=1372954338l Ning “Cambiare insieme”:http://cambiareinsieme.ning.com/profiles/blogs/il-divario-tra-la-politica-e e http://cambiareinsieme.ning.com/profiles/blogs/linca-pacita-di-torino-e.l Blog Provincia e lavoro:http://provinciaelavoro.blogspot.com/2009/05/stabilizzare-la-crea-tivita-nellarea.html

Oltre a questi contributi sono state raccolte decine di segnalazioninella rubrica ‘Territorio’ sul sito ufficiale di Claudia, segnalazioniche comporranno un altra raccolta di prossima edizione.

INTRODUZIONE

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PREFAZIONE

Ho preso coscienza del divario creatosi traelettorato e rappresentanti politici; credo molto nel dialogo e nella necessità di essere presenti trala gente e sul territorio. Ho bisogno del contatto,di capire direttamente chi ha delle necessità ecome risolverle. Ho deciso di ascoltare le problematiche emergenti direttamente dalla basecon una serie di appuntamenti, ma anche con l’attivazione di canali web per un dialogo continuo; l’utilizzo del web è uno strumento fondamentale,unico, senza filtri, che permette a chiunque dipoter comunicare le proprie necessità o osservazioni.

Siamo di fronte ad un cambiamentoepocale anche inl’ambito politico e questa che leggerete ne è una piccola testimonianza: a noi politici resta solo il compito di affinare la dote dell’ascolto e della condivisione.

Claudia Porchietto

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A cura di: F. Bellavista, V. Cerati, L. Podda, F. Paolillo e moltissimi altre persone che ringraziamo sentitamente per la collaborazione.

Giugno 2009

I diritti di riproduzione, di memorizzazione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo sono privi di COPYRIGHT in tutti

i Paesi. In caso di utilizzo si prega di citare la fonte.

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Armando B. ‘I politici sono visti comemolto distanti dalla realtà quotidiana e losono! Occorre essere più vicini e consape-voli dei problemi quotidiani della gente;più vicini alle gente e rinunciare a qualcheprivilegio, prestare più attenzione al quo-tidiano. […] Se il potere centrale rivedesseil significato delle Province, forse questepotrebbero essere ancora utili, altrimenti,come tutto in Italia, l’ente si trasformasolo in un apparato inutile e costoso’.

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Giovanni S. ‘Io sono toscano, forse vicinoforse lontano dalla realtà del tuo territo-rio; esprimo un mio parere sul tema da teinvocato proprio dopo aver tristementeassistito alla trasmissione Annozero. E poi-ché mi è stato raccontato che "tutto ilmondo è paese" forse anche il parere di unpratese può dare un contributo ad unatorinese. E' la rabbia che oggi mi persegui-ta, gli onorevoli ospiti che ridacchiano,

PRIMA PARTE

Inchiesta 1 “Come colmare il divario tra la politica e le persone”

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che cercano il confronto o scontro politico,che ci sbattono in faccia tutta la loro nonconoscenza del territorio pratese, deinostri gravissimi problemi. E noi incollatial televisore subiamo passivi le notediscussioni che non ci appartengono, lefrasi e le riflessioni di chi di Prato nonconosce e non ha conosciuto niente. Ildivario fra la politica e le persone non sipuò colmare ma si deve colmare!!’.

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Mario R. ‘Le sensazioni vissute da Giovannisono identiche alle mie: i politici sembra-no non comprendere la gravità della situa-zione, TIRANO FUORI POCHISSIME IDEENUOVE, sembra che stiano giocando unapartita di calcio e non il destino di unanazione. Sui mezzi pubblici e al mercato civanno qualche volta? I comunisti degli anni'60 avevano molti difetti eccetto che uno:la lontananza da chi li votava...’.

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Marco S. ‘Tutto si può, l'unico grande dub-bio è se veramente vogliano farlo’.

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Renato T. ‘Il divario lo si colmerebbe adesempio battendosi per abolire enti per-fettamente inutili come le Province. Ci haimai pensato prima di accettare questacandidatura?’.

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Raffaele C. ‘Meno male che la politica hapreso coscienza del divario... Il resto verràda sé’.

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Roberto C. ‘Perché la politica è lontanadal cittadino? Sprechi, soldi sperperati perconsulenze fantasma, ferie e viaggi pagaticon i soldi NOSTRI, regali, case, ville, locali,mazzette. Il buon Albanese diceva "machi?...ma cosa?...ma chi cazzu???". Hai ragio-ne, "cambiare" ma una volta dentro? Ci siadegua… E’ il male dell'Italia e degliItaliani’.

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Luca M. ‘Da quando c'è questo sistemaelettorale infausto, senza preferenze, per-ché il politico dovrebbe stare tra la gente?L’importante è la posizione in lista’.

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Maria Estela A. ‘Dateli voi politici i segnidi grande cambiamento... Il popolo italia-no è già flessibile per natura’.

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Valter L. ‘Il divario si può colmare dimo-strando cambiamenti effettivi anche nelmodo di porsi ai cittadini, non solo neiperiodi antecedenti alle elezioni’.

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Rino M. ‘Chi è eletto dal popolo, è comun-que uno del popolo; creare un muro fra ipolitici e le persone provoca sempre il"freddo": ci vuole umiltà!’.

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Tommaso Alberto R. ‘Il politico, se nonmantiene il contatto con il territorio,tende ad arroccarsi su posizioni di privile-gio, salvo poi pagarne lo scotto alle primeelezioni. Sono pochi i gruppi politici coesie senza correnti interne che possonogarantire un sicuro e continuo appoggio; leloro organizzazioni possono servire perramificazione, ma necessitano di una squa-dra "ad personam" ben oliata e votata alcandidato’.

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Mario R. ‘Abbiamo bisogno di gente frescae con nuovo entusiasmo: vogliamo arianuova nella politica...’.

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Stefano B. ‘Sì, secondo me il divario si puòcolmare. Ma mai come in questo periodobisogna "rinnovare"... Sembra una bana-lità, però secondo me il giusto mix per ilsuccesso, specie in una provincia Rossacom'è la nostra, è adulti d'esperienza +giovani in gamba. Forse sono di parte,essendo nel coordinamento giovanile diTorino, ma credo sia la strada giusta dapercorrere. La gente tende a dare moltafiducia a persone "nuove" e "pulite"... Edovviamente scaltre e intraprendenti’.

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Paolo F. ‘Certo che si può colmare, la sto-ria di alcune elezioni politiche negli ultimi17 anni in più parti d'Italia insegna. Ma nonsi possono accontentare tutti, il grossoproblema delle Province è che su 100 per-sone 85 non sanno che cosa fa l’ente, addu-cendo o additando questioni che competo-no ad altri istituti. Alla fine le elezioniprovinciali divengono elezioni di un males-

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sere o meno di ciò che si vive nei singolicomuni o distretti di comuni. A voltebasterebbe il buon senso di due uffici limi-trofi per migliorare le cose. Strade, mer-cati, parcheggi, ma soprattutto piccoleimprese e artigiani che, nell’impossibilitàdi operare, permettono ai propri dipen-denti di vivere invece di sopravvivere. Seguardo la suddivisione in età di Torino eProvincia, salta all'occhio la necessità dioperare maggiormente verso le personeanziane e vicine alla pensione. Il divarioviene poi colmato con una capillare pre-senza sul territorio e qui alcuni partitiinsegnano, ma parlo di vera presenza conpersone che sentano la politica, non checerchino soltanto una vita agevole, l’al-truismo deve prevalere... Ricordiamociche è importantissima una redazione stam-pa e una squadra di comunicazione audaceche riduca le distanze tra sezioni, presen-za nel territorio e il vertice’.

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Sergio D. ‘Io mi sono riavvicinato alla poli-tica perché ho conosciuto delle personeche mi hanno fatto ritornare la voglia difar politica per la loro credibilità, onestà,correttezza ecc.’.

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Franco P. ‘Politica con la gente, per lagente, tra la gente’.

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Roberto T. ’Giusto, concordo con Franco.Bisogna stare vicini alla gente’.

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Marco M. ‘Stai tra la gente...con pochepersone intorno...’.

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Urbano T. ‘Abbiamo molta voglia di politi-ca, ma purtroppo chi la fa attualmente cene fa passare la voglia. So che a tale aspet-to non c'è rimedio. Comunque la speranzanon muore mai....’.

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Stefania R. ‘L'unico consiglio che possodarti da profana della politica è l'unicoconsiglio valido nella vita di tutti: circon-dati solo di persone per le quali nutristima e di cui ti fidi’.

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Ernesto F. ‘Ti consiglio di seguire moltobene le candidature, è fondamentale chenei collegi siano candidate le persone cheesprimono il territorio’.

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Claudia A. ‘La politica non dovrebbe esse-re né di destra né di sinistra, è semplice-mente di tutti’.

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Giampiero V. ‘Il divario tra la politica e lepersone si può colmare solo se si archivia-no manie di onnipotenza e si accetta cheda soli non si va da nessuna parte. Occorrereintrodurre la preferenza in tutte le ele-zioni, la scelta del capo è sempre pericolo-sa, meglio lasciare libera la gente’.

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Luciano L. ‘Quello che vorrei per il futuroè il ritorno al merito nella scelta dellafutura classe dirigente sia nelle aziendeprivate, sia nelle amministrazioni, sianella politica. Vorrei che aprire una atti-vità propria fosse più semplice, vorrei

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maggior opportunità per i laureati. Vorreitante cose’.

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Claudia A. ‘Sarei molto lieta che, nel casotu diventassi presidente, dessi una scossaalle strategie per stimolare un'economiavera, che favorisca per esempio il risana-mento ambientale degli edifici, che sper-perano energia in modo scandaloso.

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Marco M. ‘Stai in mezzo alla gente contanta semplicità…’.

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Angelo ‘Se la politica è una professioneche crea rendite di posizione nonostantetutto quello che succede intorno, vedoarduo colmare il divario. Facciamo unesempio: alle politiche 2008 Pd, Pdl e Udcavevano in programma l'abolizione delleprovince; oggi che queste risorse sarebbe-ro vitali per salvare dal baratro moltesituazioni (sono un imprenditore e pensoalle PMI), DELL'ABOLIZIONE, A PARTEL'UDC, non ne parla più nessuno. Spero che

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la Tua probabile elezione vada in questadirezione’.

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Antonino M. ‘L'arte della politica non èpurtroppo per tutti, fare politica deveessere una missione, non un interesse dilobby o personale, purtroppo le personeche hanno questa vocazione sono moltopoche’.

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Augusta T. ‘Penso che tutti gli strumentiche servono a colmare la distanza tra elet-tore e politica siano i benvenuti: non cono-sco benissimo i meccanismi della rete macomunque quella di utilizzarla mi sembrauna bella iniziativa’.

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Laura ‘Sono perfettamente d'accordo conla tua scelta perchè ascoltare le esigenzedei cittadini trovo che sia imprescindibileper i politici, soprattutto a livello provin-ciale’.

@Agnese U. ‘È sempre una buona cosa cono-

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scere ciò che pensa la gente. La capacità diascolto è così rara tra i politici che saràsicuramente apprezzata dai nostri concit-tadini e nello stesso tempo ti servirà comefeedback per il programma...’.

@Sviluppo&Buonsenso ‘In Bassa Valle diSusa lavoriamo proprio per dare voce acoloro che per un paradosso sono ormaimaggioranza nell'opinione pubblica e sitrovano rappresentati da una minoranzaspesso urlante e ormai autoreferenzialeche "governa" (eufemismo) tutti i comuni.C'è bisogno di tornare fra la gente a farepolitica, ad ascoltarne la voce e a portareconcretezza e sviluppo, anche in questitempi di crisi. Lavoriamo per cambiareinsieme questa situazione che ha rovinatol'immagine di tutta la Valle, senza portareun euro di investimenti durevoli nei cinqueanni trascorsi’.

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Francesco T. ‘Ritengo che il divario tral'uomo politico e le persone ci sarà fino aquando esisterà l'uomo; il politico che hala responsabilità di guidare una città ouna Provincia o altro, dovrebbe operarenell'interesse della collettività e non nel-

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l'interesse di un gruppo’.

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Tommaso R. ‘"Pancia a terra" per tutto ilterritorio e per i mercati, laConfcommercio, i gruppi operai, aziendalietc. Attenzione alla squadra che ti farà dacontorno, ai vari candidati, a quelli sicurie meno sicuri, che non facciano campagnepersonali, ma che ti coinvolgano per quantopossibile nelle realtà del nostro Territorio.Una cosa che mi rattrista riguarda tutto iltempo che si sta perdendo’.

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Massimo ‘Per colmare il divario tra laPolitica e le Persone personalmente riten-go che sia necessario considerare laSocietà come un'azienda, operando nelcompleto interesse della stessa e dei suoiAzionisti che di fatto sono i Cittadini; ciòsignifica ottenere i migliori risultati al giu-sto costo. Mi rendo perfettamente contoche ciò possa sembrare un'affermazioneastratta, ma operare ponendo attenzionealle esigenze dei cittadini, anche quelleche per noi possono sembrare assurde per-ché distanti dal "nostro vivere quotidiano",può ingenerare una carica di fiducia e otti-

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mismo, che di questi tempi non è male.Purtroppo troppo spesso il comportamentodi alcuni personaggi appartenenti alla pub-blica amministrazione (politici inclusi) èpiù simile a quella del "padrone del vapore"che al "buon padre di famiglia", sicché ildivario altro non fa che aumentare, ma daqualche parte bisognerà pur cominciare’.

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Carlo ‘Devi batterti perché la Fiat producaautomobili del futuro, elettriche, ad idro-geno, a GPL, o qualsiasi altro sistema ditrasporto che interrompa quella catena difinanziamento, attraverso il petrolio, dipaesi governati da corrotti; grazie al loromalgoverno non sono in grado di ridistribui-re ai loro popoli le immense ricchezze dicui hanno beneficiato, anche grazie alnostro contributo quotidiano… Queste ordedi islamici che stanno invadendo l'Italiadevono restare ai loro Paesi e se non pre-tendono dai loro governanti il lavoro equello che gli spetta, tornino in sella ai lorocammelli, ma non vengano nelle nostrecittà a spacciare droga e a violentare lenostre donne, oltre che a tentare di cam-biare i nostri usi e costumi in norme cora-niche. È vergognoso per una Città comeTorino vedere che Pininfarina deve andare

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in Francia associandosi con Bollorè per pro-durre l'auto elettrica del futuro. Torinodeve ritornare ad essere quella che fu: lacapitale dell'innovazione, della scienza edella tecnologia. Le risorse umane ed intel-lettuali ci sono, è sacrilego e disastrosolasciarle andare all'estero. Questo è il futu-ro lavorativo ed il benessere di Torino e delPiemonte tutto: innovazione e tecnologia eincentivi alla grande industria se si butta,realmente, nell'innovazione’.

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Donato ‘È difficile ormai, il divario è sem-pre più grande e la politica fa male allapelle’.

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Diego ‘Credo che qualsiasi strumento siaadatto se la motivazione di fondo è quelladi comunicare e di creare contatto con ipensieri e i desideri degli altri. Quindi ungrosso plauso a te ed alle tue iniziative’.

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Claudia B. ‘In questo momento abbiamobisogno di buoni manager che sappianofare le scelte giuste e soprattutto in fret-

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ta; do comunque ragione a chi ti consigliadi stare in mezzo alla gente per dimostra-re che non siete persone altezzose, mapersone normali, con vite normali, seppurcon tanta voglia di fare le cose bene’.

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Angelo S. ‘E’ vero si o no che Pd, Pdl, Udchanno detto che le province vanno abolite?Visto che è vero, perché facciamo finta diniente e in un periodo di crisi come questoandiamo imperterriti a votare per un enteinutile? Questo sicuramente aumenta ildistacco tra politica e paese reale…Proviamo a parlarne?’.

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Giuseppe C. ‘Essere presidente di un’asso-ciazione come l'Api per molti anni come leiha fatto, significa una sola cosa, saper par-lare alla gente, agli imprenditori, allemadri ed ai padri di famiglia con un lin-guaggio comprensivo, chiaro e diretto, chenulla ha che vedere con il politichese di cuitutti ci siamo stancati. Utilizzare unnetwork come il ning piuttosto cheFacebook è sicuramente uno strumento dicomunicazione attuale ed efficace, ma nondimentichiamoci che la gran parte del

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nostro elettorato non sa neanche di cosastiamo parlando. Come già ripetuto daaltri, il confronto con la gente comune,quella che per intenderci ti guarda negliocchi, è sicuramente l'arma più convincen-te e soprattutto vincente. Sono certo chelei non si sottrarrà al confronto diretto coni suoi elettori, anche quelli più umili,come purtroppo capitò anni fa durante leRegionali. Riguardo alle abolizioni delleProvincie, credo sia imperativo vincereprima le elezioni, poi, se e quando lagente lo vorrà, discuterne seriamente enon a fini propagandistici, potrà essere unobiettivo da raggiungere. La gente oggi piùche mai ha bisogno di speranze che si con-cretizzino’.

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Enrico ‘Credo che l'ascolto sia il centrodella ricomposizione politica/persone; puòsembrare demagogia ma continua ad esse-re essenziale camminare per la strada,entrare nei negozi, trasmettere cordialità,disponibilità e condividere le storie ed ipensieri della gente anche quando si pren-de un caffè in una torteria... E’ faticoso,forse stressante ma indispensabile quandosi assume un ruolo pubblico. Sarebbe forseanche importante capire in anticipo quali

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sono i problemi interni dell'Ente che siintende "conquistare" e dare segnali diinteresse verso la tecnostruttura dellaProvincia, alquanto provata da anni dipolitiche di difficile decifrazione...’.

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Luigi B. ‘Non sono un politico e non sono ingrado di rispondere seriamente alla tuadifficilissima domanda. Posso solo dirti chequesta domanda mi viene regolarmenteposta tutte le volte che si avvicina unaqualche tornata elettorale dal 1990 adoggi’.

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Osvaldo ‘Non vedo divari, differenze,caste e quant'altro... Sono barriere checreiamo per comodità. Fa comodo soprat-tutto a coloro che si collocano sul piedi-stallo per sentenziare, criticare e dispen-sare consigli, per piangersi addosso e giu-stificare una personale e passata ineffi-cienza. Per emergere bisogna mettersi indiscussione ed esporsi in prima persona.Penso che un blog, Facebook e tutti questimezzi di comunicazione siano un ottimoaiuto per chi non si perde nel criticare ilprossimo, ma le usa per costruire, per fare

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in prima persona. Complimenti per il tuoimpegno’.

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Riccardo Q. ‘Io non credo che ci sia undivario tra la politica e le persone. Credopiuttosto che molte persone si siano depo-liticizzate, ovvero hanno preso le distanzedalla politica e questo non è un bene. Sonodella vecchia guardia, ho vissuto il finaledel ‘68 e una delle poche cose sensate chemi ha insegnato quel periodo è che "chi nonpartecipa, non conta’.

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Mauro T. ‘Secondo me non servono le sera-te organizzate da persone che già laappoggiano, ma bisogna stare in mezzoalle persone che veramente hanno proble-mi. Avvocati, imprenditori, commerciali-sti, liberi professionisti o POLITICI nonpotranno mai dare né suggerimenti nérisposte a questo quesito. Bisogna starecon le persone che veramente hanno pro-blemi. Provi a passare qualche sera a casadi cassaintegrati o altro, probabilmente alivello mediatico non sarà pubblicizzatoma sicuramente le darà la possibilità ditoccare con mano i veri problemi della,

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come lei la definisce, base’.

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Mario C. ‘Sono d'accordissimo con te...L'importante è che (voi politici) ci rispon-diate quando vi scriviamo... Anche solo perfar sentire alla gente che ci siete, chestate leggendo quello che noi comunichia-mo e per essere più vicini a noi... Anchesolo il modo in cui scrivete... Qualche bat-tutina, qualche gergo particolare... Unbriciolo di ironia... Potrebbero veramentefare molto per avvicinare LA CASTA alPOPOLO, così sfatiamo pian piano il mitodella CASTA...’.

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Rino ‘Sempre fra la gente. Nessuno puòinsegnare nulla a nessuno ma se gli elettisi comportassero come tali, cioè stesserofra la gente, sarebbe un modo per toccaregiornalmente con mano ciò che le personevivono. I politici dovrebbero prendere adesempio S. Paolo, un vero leader!!!’.

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Stefania ‘Credo sia un'ottima idea: un filodiretto tra la politica e il cittadino.

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Complimenti!’.

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Tommaso A.R. ‘È fondamentale questa tuainiziativa che ti può allontanare un po’ dacerti palazzi sussiegosi, ma ti dà l'opportu-nità di metterti in gioco direttamente. Orala strada, in questo tuo particolare conte-sto, non è certamente facile, ma, percome ti ho conosciuta, non mi sembri unadonna che si spaventa facilmente. A SanMauro siamo disposti ad un incontro quan-to prima, in quanto soltanto fra la gente enei contatti umani si riesce ad avere quelvalore aggiunto che i "piani alti" non pos-sono garantire appieno. Tutti vorrannomettersi a disposizione, ma la miglioreconsigliera di te stessa sarai tu con quellepoche persone che ben conosci. Scocciadavvero "bruciare" una bella candidaturacome la tua, una persona che non usa ilpolitichese, che ormai ha stufato tutti’.

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Michele ‘Devo dire che la tua pensata dicreare un social network è stupenda!!!!Spero che siano in molti ad aderirvi e chesi possano scambiare idee per poter porta-re la Politica ora staccata dai cittadini di

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nuovo alla loro portata. Così facendo sipotrà migliorare la vita di tutti, conoscen-do le esigenze della gente comune’.

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Roberto P. ‘Per quanto riguarda il tuo pro-getto sicuramente bisogna prendere attoche chi si insidierà avrà purtroppo tempiassai difficili da affrontare. E proprio invirtù della difficoltà che stiamo attraver-sando, è necessario che il futuro presiden-

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te prenda atto della reale situazione in cuiversa la nostra provincia. La crisi economi-co-finanziaria, che ha colpito in modo par-ticolare la nostra industria locale, se nonfermata per tempo e aiutata attraversoagevolazioni sui crediti, corsi di formazio-ne per mantenere elevate le competenzedei nostri lavoratori, incentivazioni agliinvestimenti, ammortizzatori sociali piùmirati ed incisivi, ecc., rischia di dissiparein pochi mesi quanto costruito in tantianni. Solo colui che sarà capace di calarsiquotidianamente nei problemi della gentee del territorio sarà in grado di cambiarerotta. La politica rivestirà un ruolo impor-tante nel momento in cui, stabiliti i pro-getti e gli interventi finanziari, si renderànecessaria la concertazione con le istitu-zioni regionali e statali. Sicuramente laprovincia potrà contare sulle tue compe-tenze professionali ma oltre a ciò sarà fon-damentale formare una squadra vincente.Non è facile... Le pressioni sono sempretante’.

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Adrita ‘Dialogare in qualunque modo è impor-tante per essere vicini ai veri bisogni dellagente... Una piccola cosa, piccola ma importan-te: sui mezzi pubblici tu ci vai? Molto spesso i

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conducenti guidano in modo brusco con disagi peri passeggeri, soprattutto quelli anziani’.

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Augusta ‘Mi sembra che si parli tanto spes-so degli esempi di Obama e di Grillo permostrare che è possibile un dialogo conti-nuo in Internet. Ma in verità nessuno deidue, ha chiesto pareri generali e suggeri-menti specifici su un determinato tema.Internet ad entrambi serve come cassa dirisonanza mentre tu lo utilizzi davvero’.

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Luca A. ‘Dal numero di post che in pochigiorni si sono visti in questo blog, mi pareche il divario tra politica e gente, per cosìdire comune, non sia poi così incolmabile.Ho la sensazione che si abbia ancora vogliadi ragionare di politica, di pensare allesoluzioni e ai progetti. Sorge però un dub-bio, non sarà forse che il divario è dovutoall'esistenza e alla persistenza al potere diuna classe di dirigenti obsoleta, anziana,in qualche modo superata dalla realtà, laquale per sua natura si muove con elefan-tiaca lentezza? Le distanze si colmanoanche con la velocità, che può anche esserequella mentale, che potrebbe arricchire ilnostro paese e il nostro territorio con un

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sano ricambio nelle stanze del potere’.

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Virginia T. ‘Pensando a certi grandi rifor-matori, quali Marco Biagi, che ha avuto ilcoraggio di passare da un modello vetero-industrialista a un sistema di relazioni sin-dacali cooperativo, da un lato sono fidu-ciosa, perché credo che con concretezza ecoraggio si possa colmare il divario trapolitica e cittadini ma dall'altro preoccu-pata, perché tutti conosciamo la fine diBiagi. Il dovere di chi si occupa di politicaè quello di liberare le energie creative eimprenditoriali del paese dai pesi dellacattiva amministrazione, della cattivapolitica, dei soffocanti privilegi di catego-rie protette, combattendo strutture eforze che soffocano tutto ciò che è nuovo.Stimolare il ricambio generazionale e valo-rizzare i talenti e il merito credo possaservire a ridurre questa distanza.

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Cristina B. ‘Sì, certamente si può colmare.La politica deve scendere in campo, parla-re con la gente ed entrare nella vita quo-tidiana che è scandita da necessità lavora-tive, sociali, ecc. I politici sembrano non

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vivere nella vita reale, ma solo nella sferapolitica. La vita reale è fatta di quotidia-nità come prendere i treni, usare i mezzi,attraversare le strade, uscire di sera, maanche creare delle attività, dare lavoroalle persone... La politica deve poter pro-porre soluzioni e dare risposte in tutti gliambiti. Parlando la stessa lingua dellagente’.

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Rina T. ‘Rimango spesso delusa quandochiamo alla sede del partito e nessuno miascolta: non c’è un servizio di ascolto ade-guato per i problemi dei cittadini. Bisognastare vicini alle persone anche dopo le ele-zioni’.

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Mario C. ‘Stare tra la gente, parlarci… Epoi non pensare solo alle grandi opere, aigrattacieli che portano prestigio….Rendere vivibile una provincia significaaggiustare le buche delle strade, metterecartelli che aiutino velocemente, noncostringere gli anziani ad andare ad abita-re in periferia, non permettere i bivacchidei senza tetto’.

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Antonio D. ‘I politici devono stare tra lagente, essere presenti… Nella mia cittadi-na abbiamo un sindaco di sinistra ma puressendo io di un altro versante politico,non posso che approvare il suo operato:non conta il partito di appartenenza nelleelezioni amministrative, conta la validitàdell’uomo e della sua attenzione ai bisognidella gente’ .

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Elda S. ‘Bisogna essere presenti, andare inpescheria, panetteria e dai fruttivendoliper capire quanto i prezzi aumentino… E’necessario lasciare l’automobile e usare imezzi pubblici, viaggiare con la metro econ il tram, in questi posti si ascolta ilvero umore della gente. Non abito aTorino, ma credo che ciò che dico valgaovunque’.

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Giuliano R. ‘Come dice Platone, sì, si può:o eliminando le persone o eliminando lapolitica’.

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Emanuele B. ‘Il divario tra le persone e lapolitica é legato a due fattori:1° Il divario é consistente nelle popolazio-ni a scarsa scolarizzazione.2° Il divario é consistente in un paese incui prevalgono la corruzione e la mancan-za di meritocrazia.Questo é il caso di alcuni paesi delSudamerica (come l'Argentina) e dell'Italia.Quando si verificano queste condizioni (e laseconda ci riguarda), il distacco tra le per-sone e la politica é insanabile, e destinatoad ampliarsi. L'antidoto é il cambiamentodella classe dirigente di un paese, ma for-temente basato su basi meritocratiche. Inalcuni paesi fanno i colpi di stato; inItalia?’.

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Monica T. ‘Secondo me no, per questi motivi:- le persone sono sfiduciate e non si sento-no realmente rappresentate da nessunodei nostri politici; spesso si sceglie il"meno peggio" perchè astenersi dall'andarea votare è come rinunciare ad un propriodiritto, ma non c'è reale convincimento ointeresse;- abbiamo perso gli ideali oltre a tantealtre cose quali l'educazione, la tolleran-za, la disciplina, il rispetto per gli altri e

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spesso pure per noi stessi e i giovani dioggi sono molto lontani dal prendere unaposizione e dall'impegno civile. Senza que-sti valori diventa difficile avvicinarsi o ri-avvincinarsi alla politica;- non c'è completa fiducia nella politica enei politici in quanto, in passato, alleparole non sono corrisposti i fatti; spessola classe dirigente è stata lì seduta a pren-dere soldi e a darsi poco da fare e non peril bene del paese ma per il proprio, quindipolitici = fannulloni e quando si cerca ditoccare i privilegi della casta, la stessainsorge (un po' come gli statali ora giusta-mente nel mirino di Brunetta)’.

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Antonio C. ‘Credo fermamente che, perl'evoluzione del nostro paese "EUROPA", siadoverosamente necessario che il divariotra le persone e la politica si colmi e siripristino gerarchie, ruoli e responsabilitàal servizio del singolo individuo che avrà"finalmente" reali diritti, reali doveri,reali servizi e reali opportunità che incon-sciamente faranno germogliare nell'indivi-duo stesso la voglia, l'interesse e la passio-ne per la politica’.

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Lorena M. ‘Si potrà colmare solo quando ipolitici diventeranno o saranno delle per-sone… Al di là delle competenze specifi-che/tecniche di ciascuno, non si può pro-vare (sempre che ci provino) a capire e arisolvere un problema senza averlo primain qualche modo vissuto. E' un po' come perla psicanalisi: uno psicanalista diventa talesolo dopo aver affrontato lui stesso moltianni di analisi. Al momento i politici sonoun po' come delle inavvicinabili rockstarantipatiche, a cui tutto è concesso e con-sentito. Navigano in una marea di privile-gi, godono di immunità di ogni sorta e inpiù sono ricchi sfondati, ovvero vivono aldi sopra del cittadino infrangendo unaserie di regole che loro stessi impongonopretendendone il rispetto. Tutto questocrea una mancanza di empatia tra le duesfere. Solo se la politica avrà il coraggio discendere dal suo piedistallo dorato sipotrà sperare in un avvicinamento...Difficile forse, ma pur sempre possibile!’.

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Ciro C. ‘La politica è quell'attività umanache si esplica in una collettività, il cui fineultimo - da attuarsi mediante la conquistae il mantenimento del potere - è incideresulla distribuzione delle risorse materiali e

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immateriali, perseguendo l'interesse di unsoggetto, sia esso un individuo o un grup-po. Se questo fosse vero non esisterebbedivario, praticamente vivremmo in unmondo fantastico, in cui ognuno contribui-rebbe, mediante il proprio operato, all'in-teresse comune.Sinceramente più che di divario tra politi-ca e persone, parlerei di divario tra cate-gorie di persone, "i politici" ed "i cittadini".Quel che credo debba necessariamentecambiare è l'uso della politica nelle manidei politici che, dimenticando l'importanzadel loro ruolo sia sotto il profilo etico chesociale, ma soprattutto fregandosene delloro mandato, non fanno altro che allonta-nare la politica dai cittadini. Ovvio che intutto questo anche i cittadini hanno la lorobella responsabilità, perché, come si dicea Napoli, "ò pesce fet sempre da à capa"…Bisognerebbe che tutti e dico tutti, pren-dessimo coscienza che la politica è unostrumento democratico, da esercitare concoscienza e responsabilità’.

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Francesco C. ‘L’innegabile divario tra lapolitica e i cittadini è giunto a proporzionitali da far pensare a un non ritorno... Si ètalmente radicata nella collettività l'idea

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di una classe dirigente egoista e opportu-nista, concentrata quasi esclusivamentesul perseguimento di obiettivi personali, avolte a scapito persino del benessere deicittadini, da determinare, in questi, undiffuso e permanente disinteresse se nonmalcontento che difficilmente potrà evol-vere in qualcosa di positivo. A peggiorarela situazione è anche l'assenza di leaderche diano credibilità al sistema politico ela presenza di una moltitudine di perso-naggi (vallette, cantanti, saltimbanchi)che non fa altro che ridicolizzare, mag-giormente, un sistema già gravementecompromesso. A prova di ciò è il rimpianto(sic!) di molti per una classe politica(prima repubblica) la cui caduta ai tempifu altamente voluta e ritenuta presuppo-sto ineludibile per un nuovo e positivo ini-zio; ora, a distanza di 15 anni, è vistacome l'ultimo baluardo di una vera e ora-mai lontana classe’.

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Franco J. ‘Prima questione che mi pongo èse effettivamente ci sia questo divario. Ilfatto che non abbia un'opinione chiarapotrebbe dimostrare che, non avendoavvertito l'esigenza di rifletterci, il pro-blema non esiste o non è così sentito. Altra

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considerazione: quando in Italia si va avotare, nonostante la sbandierata sfiduciadella gente nella classe politica e nono-stante il cinismo manifesto, poi la gente vaa votare in massa. Forse il divario è neipolitici, piuttosto che nella gente. Uno siinfila nella politica e man mano perde ilcontatto con la realtà, per cui insegueobiettivi la cui priorità non sarebbe condi-visa se si confrontasse con la vita dellagente normale. Tutto sommato la genteripone più speranza di quanto non si credanell'attività dei politici e forse non aspet-ta altro che un politico o una classe politi-ca gli risolva tutti i problemi. Tanto chenon fa nulla per contribuire a risolverli,senza rendersi conto che invece la soluzio-ne dei problemi non può prescindere dal-l'impegno della gente. Ammetto che un certo divario sicuramentepuò esserci e in questo caso, come colmar-lo? Si potrebbe fare come la Lega: attentaagli umori della gente e alle sue immedia-te esigenze, costruisce la sua azione politi-ca per soddisfarle. Il politico dovrebbe avere la capacità e lavolontà di vedere più in là, di inquadrare iproblemi entro un quadro temporale, geo-grafico, umano ecc. più ampio, dove unsacrificio oggi, di tutti o di qualcuno, puòanche essere funzionale per una soluzione

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migliore domani, per tutto il Paese. Quali gli ostacoli per il politico? Il più gros-so per me è la necessità di non perdere ilconsenso, per cui si dice e si fa solo ciò cheè politicamente corretto, anche se si pensail contrario. Forse al politico dovrebbeessere lasciato il tempo per la sua azionepolitica in modo da essere giudicato senzaappello, alla fine, per quello che ha fatto.Sia che si trovi al governo o all'opposizio-ne, perchè anche all'opposizione c'è unaresponsabilità. Tutti dovrebbero esseregiudicati alla luce di quanto hanno fatto"per il bene del Paese”’.

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Andrea B. ‘A mio parere questo divario sipuò colmare, anche se prima di tutto deveesserci un buon interessamento dei giovaniriguardo alla politica, cosa che attualmen-te manca. Penso che buona parte di questodivario si possa colmare grazie a metodi diinformazione più dettagliati e specifici dapunti di vista differenti, in modo chechiunque possa elaborare una propria ideadopo aver analizzato i vari punti di vista!’.

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Gian Maria M. ‘Ritengo che almeno attual-

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mente tale divario sia difficilmente colma-bile, soprattutto considerando la grave crisifinanziaria che, bene o male, in modo mag-giore o minore, sta toccando tutti. Andandosul generale, ritengo che tale divario sia col-mabile proprio con Internet, il modello daprendere in considerazione dovrebbe pro-prio essere Obama. Il fatto di utilizzare unmezzo come Facebook per comunicare pensosia di grande rilevanza. Penso che la rete siala soluzione, in quanto i media tradizionalinon li giudico più attendibili, tendono adoccultare troppe situazioni e proprio neimomenti difficili (come quello attuale) lagente si rende conto che c'é asimmetriainformativa. Ribadendo l'importanza dellarete, aggiungo che solo quando i politiciritroveranno un'etica morale nel fare politi-ca tale divario effettivamente si colmerà’.

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Fabiana B. C. ‘Credo nel dialogo a livelloteorico, perchè per quanto mi riguarda iosono l'esempio vivente che a volte il trop-po dialogo crea soltanto danni peggiori!!!Sia nei temi sociali, che in quelli politico-religiosi, per finire con quelli familiari equotidiani, ho sempre predicato dialogo elibera espressione, ricevendo come premiosolo insulti e cattiverie, quindi vado con-

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tro corrente e dico che di dialogo ce n'è fintroppo... Soprattutto la maggior partedelle persone che dialogano non si merite-rebbero tale possibilità, perchè spesso nonhanno nulla da dire e cadono nei luoghicomuni, aggredendo chi non la pensa comeloro, non mettendosi nei panni altrui, spe-rando di far colpo sugli altri con saccenzae tranciando giudizi molto lontani dall'o-biettività... Forse perchè ognuno vuoleavere ragione... E questo è proprio il con-trario del principio stesso del dialogo... Setutti avessimo ragione saremmo un popolounico e fatto di cloni, in cui nessuno vorràmai passare per perdente... Da qui il diva-rio che MAI si sanerà tra politica e perso-ne, chiesa e politica, politici e politici...’.

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Giovanna A. ‘I politici dovrebbero comuni-care meglio con le persone e scendere inpiazza per ascoltare le loro richieste.Sarebbe anche importante che magari, senon proprio tutte, almeno qualche pro-messa fatta in campagna elettorale venis-se mantenuta. Il linguaggio per comunica-re alle persone? Semplice!’.

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Domenico C. ‘I cittadini dovrebbero esse-re più coinvolti nella vita politica. Glieventi dovrebbero essere di vero interessepubblico, il linguaggio e l'attitudine sem-plici per potere avvicinare tutti’.

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Alessandro F. ‘I politici dovrebbero inizia-re a pensare al bene delle persone e dellasocietà prima che al proprio interesse.Come? Lavorando seriamente e con onestàal servizio del cittadino’.

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Antonio F. ‘Sono uno dei tanti italianidelusi dalla politica ed è dal ‘94 che nonvoto alle politiche. Sono tuttavia moltoattento a ciò che succede. Osservo, condispiacere per la democrazia del paese, ladisfatta della sinistra italiana ed in parti-colare la sua incapacità di fare una politi-ca seria e riformista, nascondendo, conl'anti Berlusconismo, la sua incapacità digovernare e di confrontarsi con un mondoche cambia. Osservo altresì con attenzioneciò che sta avvenendo nel centrodestra, ilsuo tentativo di confrontarsi con questomondo che cambia. […] Bene, io spero chei successi di Silvio Berlusconi servano per

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mandare a casa una parte della classe diri-gente del centrosinistra ed in particolaretutta quella che trae origine dal vecchiopartito comunista, che non è stata capacedi rinnovarsi veramente e di considerarel'avversario politico come un nemico e noncome un antagonista con il quale confron-tarsi sui programmi. Spero che possa esse-re da stimolo, per il centrosinistra, forma-re una classe dirigente capace di confron-tarsi con il centrodestra sui programmi enon sulla demonizzazione personale del-l'avversario politico’.

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Paola S. ‘Io credo che il divario tra le per-sone e la politica si potrebbe colmare ma,fondamentalmente, manchi, da parte dellaclasse politica, la volontà di farlo e, daparte delle persone, la possibilità di farlo.Il nostro è un Paese con una netta divisio-ne tra nord e sud, con realtà economiche,sociologiche e culturali così differenti chestridono al confronto. Ottenere quindi unamalgama omogeneo è sicuramente piùcomplicato che altrove. Un’impresa diffi-cile ma non impossibile. Il problema è chel’uomo della strada si sente escluso dallavita politica, incapace di modificarne ilcorso e ha la sensazione di subirne le deci-

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sioni. Se a questo aggiungiamo che i politi-ci (in alcuni casi, giustamente!) vengonoconsiderati i componenti di una casta inar-rivabile il divario aumenta. Soprattutto inun periodo di recessione come quello chestiamo vivendo e in cui, anche se hai datoil meglio di te, dalla mattina alla sera puoiritrovarti a spasso e se hai superato i 40anni sono dolori… Poi leggi la notizia cheun certo Mario Chiesa è stato arrestato percorruzione. Abbiamo fatto un salto indie-tro nel tempo? Magari! Per me significhe-rebbe avere ancora 25 anni. No, purtropposignifica soltanto che quando si sono cal-mate le acque di Tangentopoli il Sig. MarioChiesa è ritornato ad occupare una caricache gli ha consentito di “rubare a manet-ta” un’altra volta. Beato lui che la secon-da chance l’ha avuta. Ma chi ha aiutato ilSig. Chiesa ad arrivare a quel nuovo incari-co? Secondo me questi gattopardismi sfidu-ciano i cittadini e li allontanano semprepiù dalla politica e dalla ‘res publica’ dellaquale, come ho già detto, si sentono vitti-me e non parte integrante’.

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Roberta B. ‘Partendo dal presupposto chela politica è fatta di persone, il divariodeve essere colmato. Al momento mancano

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fiducia, ideali e buoni esempi. Oltre adessere tutti afflitti da una buona dose diqualunquismo. Credo che manchi qualcunodi veramente carismatico. Le persone nonvedono l’ora di avere qualcuno in cui cre-dere, a cui affidarsi e in cui immedesimar-si. Senza trascurare il discorso dei valori edell’onestà perchè quello che vediamooggi fa cadere le braccia. A questo punto èpiù un discorso di persone che di program-ma politico’.

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Gennaro A. ‘Il divario tra le persone e lapolitica si può certamente colmare, ma èmolto difficile perché vi è una gran parte(credo la maggior parte ahimé) degliItaliani che è stata portata a pensare allapolitica come una cosa sporca. Molti hannocontribuito a creare questa situazione, inprimis i politici, fin da quando non ci sonopiù state persone come Parri, De Gasperi,Moro, Berlinguer, Nenni, Lombardi (soloper citare qualche esempio) e molti altrifra i quali tutti quelli del vecchio Partitod'Azione, cioè le persone che hanno lavo-rato per gli italiani e non per i propri inte-ressi. Anche i successori di De Gasperihanno rovinato l'Italia distruggendo, fral'altro, lo stato laico. Poi è venuto un

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signore, furbo e bravo nel suo ambito, cheha inculcato poche idee nella mente deipiù, cioè ‘solo la capacità imprenditorialepuò salvare l'Italia dai "comunisti"’ chesono tutti coloro che non lo seguono. Miriferisco naturalmente a Berlusconi.Occorre infatti che i pochi, ancora, politi-ci - giovani e non - che la pensano inmaniera differente dalla maggioranza,emergano spiegando chiaramente come sipuò migliorare l'Italia e di conseguenza ilrapporto fra i cittadini e la politica.Devono essere onesti (cosa che comprendeanche mostrare e dimostrare che nonfanno i propri interessi) e capaci nel sensodi competenti sotto tutti i punti di vista. Einfine devono saper comunicare alle perso-ne queste loro doti e capacità, cosa chepochi sanno fare. Per questo ci vorrebberodelle scuole come ci sono state in passato. Si troveranno queste persone nuove? Iospero di sì, perché sono di natura ottimi-sta, come è accaduto agli Americani chehanno trovato Obama, ma forse sono trop-po vecchio per vederlo e ciò mi dispiaceperché amo l'Italia, nonostante tutto’.

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Lorenzo I. ‘Il divario nasce da promessenon mantenute, figlie di aspettative

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impossibili alimentate dal ceto politicostesso con la complicità dei beneficiati:non tutto il popolo, "la gente", ma soloquelli con interessi particolari (p. es. chiguadagna un favore, una assunzione, unanomina) oppure organizzati (scuole guida,officine, commercialisti, consulenti 626 ealtri professionisti che ricavano fatturatodalle normative e non dalla libera decisio-ne dei loro clienti), per non parlare deisindacati che fanno parte di entrambe letipologie.Una vera innovazione che ti auguro di vole-re e riuscire almeno in parte a perseguiresarebbe quella di lavorare sulle aspettati-ve: non chiederti cosa la provincia potreb-be fare per te, ma come potrebbe render-ti più libero da regolamenti e imposte! Sevorrai perseguire una strada di questo tipocertamente sarà difficile e lo sarà soprat-tutto per gli aspetti fiscali. Ti convienedunque puntare sulla deregolamentazione:cerca quali sono i vincoli che la provinciaimpone e cerca di rimuoverli’.

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Galgano P. ‘Un esempio di come annullarela distanza tra politica e cittadini: devol-vere la stessa cifra spesa in campagna elet-torale a sostegno della ricostruzione in

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Abruzzo e accorpare i referendum per lostesso motivo. Vale non solo per le passatema, soprattutto, per le prossime ammini-strative ed europee. E' una sfida concreta,fatti non parole, chi ci sta?’.

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Emilio B. ‘Dai Claudia, trasferisci le capa-cità di un piccolo imprenditore alla politi-ca e tutto funzionerà meglio!’.

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Gian Carlo P. ‘Esistono tanti divari, tra ric-chi e poveri, tra uomini e donne, tra reli-gioni diverse, tra opinioni… Ed esiste ildivario tra le persone e la politica. Lademocrazia è il sistema meno imperfettocon il quale i popoli possono decidere diessere governati. E la politica è l’insiemedi movimenti, partiti, associazioni chefanno funzionare la democrazia.Il semplice voto espresso nel segreto delleurne, insieme a milioni di altri voti, con-corre a decidere quale classe politica cigovernerà per un certo periodo. Già, per-ché la politica non è solo una, ci sono tantesfaccettature, tanti modi di intendere lagestione della democrazia. Ma anche se ilnostro voto concorre ad eleggere la parte

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politica alla quale siamo più vicini, poi siverifica un divario tra noi e quello chedecidono: coloro che ci governano. Divarioancora più ampio nel caso venga eletta laparte politica “avversa”…Quindi questo divario c’è in ogni caso,varia solo l’ampiezza. […] In parte è dovu-to alla qualità della classe politica: in ter-mini generali e fatte le debite eccezioni,dobbiamo forzatamente notare che i nostrimigliori “cervelli” vanno all’industria pri-vata e non alla gestione pubblica. Nonabbiamo una tradizione come i nostri cugi-ni francesi, dove esiste una scuola superio-re per la Pubblica Amministrazione che èambita e frequentata da personaggi diprim’ordine... Si può colmare questo divario? A mio avvi-so è molto difficile che si colmi, illusoriodirei. Ormai siamo abituati a ragionare inquesti termini: chiunque vinca le elezioni,poi farà in primis gli interessi suoi e delpartito che rappresenta, poi, forse, quellidegli elettori. Più che abituati, siamo ras-segnati.Faccio un esempio: per ragioni professio-nali (proponevo soluzioni informatiche) hoavuto contatti con molti Direttori Generalidi Ospedali, persone degnissime, ma eranostate messe in quel posto da una partepolitica, secondo i noti manuali di sparti-

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zione delle poltrone. Quando si arrivava aldunque, mi facevano capire che se nonavessero portato un finanziamento (illeci-to si intende) alla corrente politica che liaveva messi in quella posizione sarebberostati cacciati. Per non essere capaci diimporre una tangente o per il dubbio chel’avessero intascata loro stessi. Ho fatto l’esempio degli Ospedali, mapotremmo allargarci a tutti gli altri setto-ri dove gli amministratori sono decisi dallapolitica. La mia posizione è che questodivario non si possa colmare, al più sipotrà ridurre, ma occorreranno diversegenerazioni perchè questo avvenga’.

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Giancarlo F. 'Il divario tra la politica e lepersone si può colmare riuscendo a parlareil linguaggio della gente e comportandosiin modo trasparente e con la massima cor-rettezza sia formale che sostanziale. Iopenso che la gente sia stufa di sentire isoliti bei discorsi costantemente contrad-detti dai comportamenti individuali. Sevogliamo che il personaggio pubblico siatale è necessario che la gente comunepossa degnamente riconoscersi. Nel mioambiente si dice che uno è ‘capo’ non nelmomento in cui l’Azienda lo nomina, ma

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nel momento in cui le persone che dipen-dono da lui lo riconoscono come tale;credo che in politica debbano valere glistessi principi. E’ chiaro che un discorso diquesto tipo deve allargarsi anche allemetodologie attraverso le quali i candida-ti vengono scelti, a chi li sceglie e al per-ché si sceglie il candidato A piuttosto cheil B. Tutti questi passaggi dovrebbero esse-re compiuti con la massima trasparenza eportati a conoscenza degli elettori se sivuole che questi ultimi si riconoscano neiloro candidati e quindi nella politica più ingenerale’.

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Maurizio L. ‘Unico suggerimento, nondimenticare i paesi della provincia e spro-na gli amministratori del centro destra acorrere’.

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Mauro De P. ‘Dedica una particolare atten-zione ai nostri giovani, credo che tu abbiala giusta sintonia... In questa fase sonomolto importanti, più di quanto ci siimmagina’.

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Francesco T. ‘Sono dell'idea che siano ipolitici che si allontanano dalla gente enon la gente dalla politica. La gente hanecessità di partecipazione, di condividerele azioni della vita e di concorrere a rea-lizzare i progetti. I politici competono nonnell'interesse del progetto comune, ma pergli interessi propri e per la gestione delpotere pubblico. Gran parte dei nostripolitici sono inetti, privi di scienza e cono-scenza e rubano alla collettività’.

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Diego B. ‘Ho riscoperto con piacere chedopo le elezioni amministrative di Ivrea,c'è sempre più gente che si avvicina allapolitica (ovviamente per interesse verso ilproprio territorio) e che vorrebbe averesempre più contatti con gli esponenti poli-tici. Lo abbiamo constatato con i gazebo,soprattutto quelli "nostrani", cioè senza unargomento di livello nazionale. La miapolitica è proprio quella di stare in strada;la gente ci vuole vedere parlare e, perchèno, criticare, dare consigli, ma non vuolepiù esser solo una crocetta su una scheda.La gente del territorio non vuole più poli-tici di SCAMBIO ma gente che, come loroconosce le problematiche e non ha paura dimettersi in prima linea. Bisogna evitare

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sempre di più i convegni e altre manifesta-zioni che non servono ai cittadini, che sonointeressanti ma creano sempre una linea didistacco tra politica e elettorato. E’ ora dicambiare e la gente vuole questo’.

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Alex M. ‘Sicuramente scendendo sul terri-torio e cercando i veri problemi che hannoi cittadini. L'ultimo Presidente, per esem-pio, a mio avviso, ha trascurato ilCanavese: sebbene sia una realtà ben piùpiccola rispetto a quella di Torino e deltorinese, ci sono tantissimi problemi cheturbano sopratutto noi giovani.Primo fra tutti la domanda di lavoro: aIvrea l'unica ditta che sta assumendodipendenti è la Comdata (per Vodafone -Wind - Telecom). Allo stesso tempo stafacendo scadere tantissimi contratti edaltri li ha recessi. Quali prospettive per ungiovane laureato? Lavorare in un call cen-ter. Le stesse prospettive che può avere untalento uscito dalle scuole superiori, comeanche un diplomato con 60/100. Le pro-spettive sono pessime per i giovani e la sfi-ducia aumenta. Nell'eporediese stannodiminuendo gli studenti che frequentanol'Università.Dal momento che non ci sono altre aziende

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che stanno investendo nella zona, baste-rebbe provare a dare qualche incentivo aigiovani che vogliono avviare un'azienda: inquesto modo i giovani verrebbero stimola-ti non solo a prepararsi al mondo del lavo-ro (studiando), ma anche ad intraprenderestrade lavorative che un giorno potranno,magari, coinvolgere altri giovani’.

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Emanuele A. G. ‘Credo che per avvicinaree colmare il divario, il metodo sia quellosportivo, ovvero il coinvolgimento.Rendendo partecipi le persone ai progettie alle idee di chi ci governa, si creerebbela condivisione o le critiche propositiveche permettono di avere un avvicinamentoed un interessamento da parte dellagente’.

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Enzo T. ‘Bisogna dare voce al cittadinocomune’.

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Maurizio L. ‘Non bisogna dimenticare ilcontatto con la gente altrimenti, passatal'onda di consensi, se non si possiede una

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base su cui contare, si ritorna irrimediabil-mente nell'ombra’.

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Giacomo B. ’Speriamo che Facebook siauno dei mezzi con cui i giovani possanoseguire la politica, specialmente quellalocale. Io penso di sì e se sarà così, dovre-mo tutti ringraziare i canali web’.

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Paola V. ‘Le persone e soprattutto i giova-ni desiderano interagire con la politica, sesi dà loro la possibilità di poterlo fare ed icanali web sono uno strumento adatto’.

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Claudio G. ‘Credo esista un unico modoper colmare un divario altrimenti insanabi-le: uscire una volta per tutte dai vecchischemi della politica, quelli dei partiti edelle ideologie ed iniziare a ragionare esclu-sivamente in termini concreti. Ci sono coseda fare, probabilmente in modi diversi traloro, ma il buonsenso è comune a tutti e itraguardi da raggiungere non sembrano poitroppo diversi. Gli interessi di parte sì,quelli lo sono e per questo dovranno trova-

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re sempre meno spazio in una politica final-mente libera e utile al paese. Bisogna guar-dare al di fuori dei palazzi della politica eduscire in mezzo alla gente per capire davve-ro cosa bisogna fare e come. Le risorse nonmancano, neppure ora che si parla tanto dicrisi. Ma non ci si deve neppure sottrarre adun ruolo di guida e di indirizzo, senza i con-sueti asservimenti e senza più badare all'u-tile di pochi. Questo sistema è da rifondare,ormai è chiaro a tutti. Il come non è poi cosìdifficile. Continuare ad escludere la gentedalle decisioni e dalla programmazionesignificherebbe affondare definitivamenteuna nave che già da decenni imbarca acquae che non andrà lontana senza l'apporto ditutti. Del resto anche il bene dei "solitipochi" passa attraverso il risanamento delPaese e la sua modernizzazione (che nonsignifica per forza globalizzazione e che nondovrà più far rima con industrializzazione)’.

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Marco C. ‘Ho sempre creduto che in realtàfossero i cittadini ad essere distanti dallapolitica e non viceversa, ma da quando stofacendo politica attiva sto scoprendo che èil contrario: sono i politici ad esseredistanti dai cittadini, perchè troppo spes-so non riescono a capire bene i loro pro-

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blemi (anche e soprattutto quelli banali equotidiani). Ora più che mai ritengo che ilpunto di partenza di ogni iniziativa politi-ca debba essere l'ascolto dei cittadini,altrimenti la distanza sarà sempre piùincolmabile’.

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Marco ‘Colmare il divario è un obbligo, manon si può farlo finchè i cittadini continua-no a vedere lo schifo che c'è. Bisognerebbepartire con il ridurre drasticamente ilnumero dei politici, delle auto blu e ditutte le altre esagerazioni’.

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Franco L. ‘L'unico modo che conosco è pro-porre il più possibile incontri con i cittadi-ni, all'aperto, pioggia permettendo, intutte le zone calde della città e della pro-vincia... Insomma Claudia dovrà consuma-re più di un paio di scarpe oltre che strin-gere più mani che può... E’ massacrantema alla fine paga sempre!!’.

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Carmelo M. ‘La mia esperienza personalemi ha fatto capire che per un ragazzo è dif-

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ficile avvicinarsi ai partiti, data la loroautoreferenzialità e chiusura. Intendo direche le persone che fanno politica nei parti-ti sono sempre le stesse e cercano salda-mente di rimanere tali, di evitare qualsiasiricambio, sia generazionale che non gene-razionale. Ritengo anche che il problemadel distacco dalla politica non sia solo unproblema dei giovani, ma più generale,delle persone di ogni età e che i politici nonsono interessati a risolverlo, perché nericevono vantaggi in termini di conservazio-ne. E’ ovvio che i giovani, in particolare,vedendo questo tipo di politica fatta di per-sonalismi, che si riduce ad un “parlarsiaddosso”, si distanziano da essa perché nondà loro risposte. La gente comune vuoleparlare dei problemi che la riguarda’.

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Giorgio F. ‘Ci vuole qualcuno che rappre-senti qualcosa di veramente nuovo e forserivoluzionario in questo squallido mondodella politica di oggi.... I politici agisconosempre con le stesse dinamiche e non cam-biano mai il loro modo di agire, di propor-si alla gente e le persone lo sanno che noncambierà nulla... Se si fa qualcosa didiverso la gente vota con maggiore convin-zione’.

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Rino M. ‘Partendo dal principio che il diva-rio non deve esistere in quanto chi è eletto èespressione della volontà popolare, direi cheil rappresentante farebbe bene a coinvolgereperiodicamente persone "normali" e non isoliti. Ai dibattiti che portano alle decisioniimportanti, immagino un seguito della cam-pagna elettorale fra e con la gente!’.

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Virginia T. ‘Il divario si deve colmare.Alcuni segnali positivi, anche se ancoratimidi, si intravedono: probabilmente isocial network hanno contribuito in sensofavorevole, però non basta. Bisogna pensa-re alle generazioni future, che sarannoclassi dirigenti del domani e alla loro for-mazione che non può che avvenire nellesedi dei partiti, intesi come organizzazionistrutturate, permanenti e presenti sul ter-ritorio, capaci di selezionare i migliori’.

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Marco C. ‘Cito la mia esperienza persona-le: grazie ad Internet (in particolare blog eFacebook) sto coinvolgendo nella vita poli-tica del mio paese (Borgaro) moltissimepersone, di cui buona parte precedente-

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mente completamente avulse. Ho iniziatoquesto percorso dentro il Pd (vengo dalcentrosinistra), ma ho dovuto abbandonareil partito perchè mi ostacolava apertamen-te in questa mia iniziativa. Il problemaprincipale era che la "vecchia guardia"(ancora potentissima) si opponeva a questemie idee perchè da un lato impaurita di unloro probabile successo, dall'altra comple-tamente avulsa dal concetto di "partecipa-zione".Spero di riuscire a dimostrare a breve cheio avevo ragione e loro torto, ma la stradada compiere è ancora molto lunga ed irtadi ostacoli. Il ricambio generazionale èovviamente lento, ma inesorabile: non losi può arrestare, ma solo rallentare.Tuttavia la velocità con la quale unasocietà evolve è fondamentale per farlarimanere al passo con i tempi. Chiunque siopponga a tale evoluzione finirà inevita-bilmente per autoescludersi dalla societàche evolve. Forse il mio limite è aver ini-ziato "troppo presto", ma il primo passoqualcuno lo deve pur fare, no?’.

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Tommaso R. ‘E’ un divario che va colmato,non sarà facile e sarà un procedimento daeffettuare "doucement". Uno strappo deci-

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so può anche avere ripercussioni, per cui èmeglio farlo gradatamente onde non stra-volgere le vecchie regole ed instaurarnepian piano di nuove e più snelle. Moltevolte è difficile conciliare imprenditoria-lità e politica, solo con nuove persone cheprovengono dalle attività si può modifica-re il tutto. Importante è poi creare la pos-sibilità per connettersi in modo chiaro conla gente: finora la classe politica ha dimo-strato di saper stare chiusa nei suoi ambi-ti di privilegio e questo è uno dei punti discollamento dalla realtà produttiva’.

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Agnese U. ‘Il divario tra la politica e lepersone certamente si può e si deve col-mare ma sono necessarie tre qualità neipolitici: disponibilità all'ascolto; volontà epassione nel trovare le soluzioni alle istan-ze della gente; coerenza tra pensiero,parole e azioni’.

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Monica V. ‘Da diversi anni, dopo il traumadel terrorismo e l’incapacità della classepolitica di rispondere alle aspettative sol-levate da Mani Pulite, la politica si è sepa-rata dalla società civile. E’ stata accusata

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di possedere tutti quegli strumenti ingrado di falsare la realtà, di costruire persé una sorta di immunità, non solo penale,ma anche di giudizio. I politici, di tutti ipartiti, si sono costruiti un fortino inattac-cabile, non difeso da armi, ma dall’elargi-zione di favori in grado di costruire facilicarriere, di aggirare leggi e regole in nomedi una libertà che assomiglia sempre più a«un lasciare fare». Eppure esistono ancorapersone disposte a mettersi in gioco, masolo a patto che la politica sia al serviziodei cittadini che chiedono realismo, maanche sogni, aspirazioni a cui tendere. Sitratta di ricostruire valori culturali, ridaresignificato a parole come libertà, giusti-zia, umanità, solidarietà, termini ormaivuoti. Non è una classe dirigente vecchia auccidere la politica, ma l’assenza di un lin-guaggio in grado di descrivere nuovi scena-ri che facciano uscire dal letargo quellepersone disposte a lavorare per la colletti-vità’.

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Maurizio C. 'Si può colmare facendo "parte-cipare" la gente alla politica, coinvolgendo-la nelle attività politiche stesse e facendocapire anche cos'è la politica, perché moltagente non lo sa ed anzi la rifugge'.

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Ferdinando V. 'Incrementando la parteci-pazione. Solo chi ha il gusto di stare con lagente, impegnando testa e energie, puòavvicinare altri alla politica. Altrimenti lascelta è tra il thè nei salotti o il ciclostilenelle sezioni (o nei covi)'.

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Franco M. B. 'In mezzo alla gente spiegan-do con chiarezza che si vuole essere amicidei cittadini'.

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Adalberto C. 'Il rapporto è molto proble-matico; me ne sto rendendo conto in cam-pagna elettorale specie a causa di certeaffermazioni degli ultimi giorni fatte dapolitici di spicco che sono assai difficili dafare proprie. Penso che l'unica carta vin-cente consista nel riconquistare di personasul campo la fiducia degli elettori, rinno-vando in modo credibile il "parco candida-ti" e presentandosi agli appuntamenti elet-torali non in modo sparso e con un minimodi preparazione e strategia'.

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Carlo V. G. 'Negli anni la politica sta diven-tando sempre più un concetto astratto pergran parte degli elettori. La sensazione diimpotenza che la politica trasmette ai cit-tadini contribuisce alla diffusione di uncredo secondo il quale votare o meno e perquale schieramento sia del tutto indiffe-rente.La ragione del mio passaggio nel Popolodelle Libertà è proprio questa: il centrosinistra non sa trovare le risposte, nonvalorizza le competenze ed io mi ero stu-fato delle non-scelte e dei personalismidel Pd. La politica deve tornare ad essereun atto concreto e una politica del fareche nasce in mezzo alla gente e solo suc-cessivamente trova attuazione nelle sediopportune. Il mio impegno è quello di col-mare questa lacuna, continuando ad ascol-tare i problemi dei cittadini così come hosempre fatto nei 40 di vita politica che hoalle spalle, ma soprattutto nel trovare lerisposte a tali problemi. Così facendoritengo che il divario potrà essere colmatoperché politica e persone non sono altroche due lati della stessa medaglia'.

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Laura B. 'Tornando a discutere dei veriproblemi della gente affrontandoli con

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scelte coraggiose, innovative e incisive. Lagente si aspetta risposte sulle difficoltàche vive ogni giorno, sulle esigenze vere,sulla sicurezza, sulle difficoltà economi-che. Rilanciando il protagonismo dei terri-tori, attraverso una classe dirigentenuova, dinamica e capace, sarà più sempli-ce recuperare il rapporto di fiducia neiconfronti dei cittadini, con un impegnocostante e permanente, non vincolato soloalle scadenze elettorali'.

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Ada G. 'Semplicemente mantenendo il con-tatto con le persone che ogni candidatotende a "dimenticare" dopo la propria ele-zione. Durante le campagne elettoralisiamo inondati di comunicazioni verbali escritte che iniziano con "caro amico" e"caro elettore". Come cittadina mi piace-rebbe, anche dopo aver votato per un can-didato, continuare ad essere un "caroamico" e un "caro elettore" e non una fasti-diosa seccatura. In concreto mi rendoconto che una persona eletta ad una caricapubblica non può parlare con tutti e credoche la rete - social network, blog equant'altro - possano essere un buon modoper mantenere un filo diretto con unacomunicazione a doppio senso: da una

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parte permettono alla persona eletta dipercepire e comprendere i reali bisognidella gente, dall'altro lato ai cittadini diconfrontarsi con chi può decidere ancheper comprenderne le motivazioni (spessotrascurate e dimenticate). La rete credosia anche uno strumento utile per raggiun-gere quella fascia di giovani under 25 chevedono i politici come personaggi distantie orientati più ai giochi di potere che a unavera politica del fare'.

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Vittoria P. 'Il divario tra la politica e lepersone si può colmare, a mio giudizio,unicamente risolvendo più problemi possi-bile in modo da fare sentire la politica unacosa vera e viva e non un qualcosa diastratto, lontano dalle loro necessità'.

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Francesco C. 'Credo che siano più le per-sone che fanno politica piuttosto che ipartiti o i simboli a potere avvicinare lagente alla politica. Sempre più spesso lepersone si avvicinano alla politica graziealle politiche dei singoli piuttosto che allepolitiche dei partiti. La facile raggiungibi-lità, la presenza costante sul territorio, la

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capacità di non perdere occasioni di inter-cettare le problematiche poste, la volontàdi diventare competente sulle materierelative alle battaglie che si vogliono por-tare avanti, l'intelligenza di saper coinvol-gere, sono solo alcuni dei punti che per-mettono di avvicinare le persone alla poli-tica. Un lavoro questo che deve perdurarenel tempo, che ci si trovi in maggioranza oin opposizione e che non si limiti solo aquella parte di elettorato che si pensa dirappresentare, ma che sappia guardare a360 gradi. Se ci fossero più persone diquesto tipo, che decidono di lavorareinsieme, forse ci sarebbe un'occasione inpiù per colmare questo divario'.

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Bruno V. 'Il primo obiettivo della politicaè l'efficienza. Quando il politico non portaavanti in modo coerente le sue idee o peg-gio non fa nulla, il cittadino si allontana esi abbandona all'individualismo più bece-ro. Il cittadino si avvicina alla politicaquando è convinto che alle parole seguanoi fatti'.

@Gabriele B. 'L'unico modo che conosco percolmare questo gap è scendere tra la gente

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NON SOLO IN CAMPAGNA ELETTORALE,come si vede di questi tempi. Abbiamobisogno di stare tra la gente e farci vede-re parlare con loro SEMPRE, per far vivereanche a loro la nostra esperienza politicafatta di partecipazione popolare. L'ideadel candidato sindaco della LEGA NORD aCollegno di proporre un consiglio comuna-le itinerante nei vari borghi del comune èottima. Dobbiamo smetterla di parlare ilpolitichese e comunicare con la linguadella gente facendo capire le nostre ideeed i nostri propositi di lavoro e saperascoltare. I cittadini ci danno un mandatoper risolvere i loro problemi mentre spes-so i politici arrivati alla poltrona vi ci siarroccano ed in strada tra la gente nonscendono più diventando sordi, superiori,intoccabili... Una casta!'.

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Carla D. S. 'Il divario si può colmare sola-mente se il politico smette di recitare la"lezioncina" imposta dal partito e ragionacon la propria testa, soprattutto perchè,spesso, facendo così si aliena l'approvazio-ne di quelli che di testa ne hanno. Il poli-tico inoltre deve essere "uno di noi inmezzo a noi", farsi carico delle reali pro-

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blematiche della società; temi politicigenerici, privi di concretezza, non sono piùcredibili in una società evoluta e zeppa diproblemi. Il politico, poi, deve essere d'e-sempio per gli altri ed avere un passatoadamantino, non come "qualcuno" che pre-tende di raddrizzare, senza peraltro riu-scirci, il pubblico impiego'.

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Francesca D. 'Stare fra la gente in tutti i 5anni del mandato'.

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Giovanni M. 'Alle persone che hanno fidu-cia in te dandoti il voto, bisogna dare efare l'impossibile non solo a parole ma coni fatti, specialmente ai più bisognosi; èquesto che vuole la gente'.

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Orazio T. 'Il divario non si potrà mai col-mare perchè tra politico e persone c'è unmuro altissimo e GUARDA CASO questomuro si neutralizza quando si parla di ELE-ZIONI!!! Poi, finito il palcoscenico, siINNALZA di nuovo! A PARERE MIO ci vor-rebbe una REPUBBLICA PRESIDENZIALE

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COSI' IL POPOLO VERREBBE CHIAMATO ADELEGGERE! E CHI E’ ELETTO DOVREBBEESSERLO PER UN TEMPO MINIMO DI TREFINO AD UN MASSIMO DI CINQUE ANNI!DOPO, SE HA FATTO BENE, SI PUO' RINNO-VARE L’INCARICO, DIVERSAMENTE ...VIA!!!'.

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Michele T. 'Essere sempre presenti tra lagente, seguirla e riscontrare ciò che peressa è necessario'.

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Mario P. 'Manca la capacità politica di chici governa... POLITICI SI NASCE E LA PROVAE' VEDERE QUANTO SI E' PRONTI A RINUCIA-RE PER VEDERE REALIZZATO UN IDEALE. ILVERO POLITICO NON CHIEDE COMPENSI MAELERGISCE AIUTI'.

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Armando B. 'Abolire i privilegi ed esserepiù disponibili al dialogo con la gente, nonessere "casta" tra "poveri mortali"'.

@Giuseppe T. 'Finora ho conosciuto un solopolitico che ringraziava quando gli si face-

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vano notare gli errori e, nel caso, liammetteva. Giustamente è stato silurato.Ritengo che la cosa più importante per unpolitico sia accettare ed incentivare le cri-tiche costruttive e non circondarsi da yes-men per poter leggere la realtà che lo cir-conda. Utinam ne!!!'.

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Paola B. 'Se si fa politica per il bene comu-ne e non per se stessi (i soldi, il potere, ilprestigio) la gente lo capisce'.

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Marco ‘Con il DIALOGO. Potrà sembrarebanale, ma alla gente (che si lamenti omeno) si dovrebbero spiegare davverocome funzionano le cose invece di dareloro solo risposte rassicuranti a tutti icosti, solo per calmare gli animi, magaririspondendo anche NO alle richieste nonesaudibili (c'è chi ha detto sempre SI e neha fatto uno stile di vita, anche sapendo dinon potere mantenere la parola data,creando più danni che benefici, nella spe-ranza di apparire migliore).

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Buffalo ‘C'è un solo modo per diminuire ildivario tra la politica e le persone.Togliamo la politica così le persone cer-cheranno un divario con qualcos'altro’.

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Alex A. ‘Sicuramente SI, ma viste le espe-rienze passate con altri candidati ai qualiabbiamo fatto campagna elettorale, èmolto difficile perché, una volta ottenutala poltrona, si dimenticano di tutti.Io ancora ci credo, ma devo dire che fareb-be piacere sentire almeno grazie, NIENTEAFFATTO, PECCATO. Tutto dipende dal poli-tico, ho avuto la possibilità di aiutare unaconsigliera regionale (Caterina), l'unicache è sempre stata disponibile e ricono-scente. E' un vero esempio per TUTTI’.

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Gabriele B. ‘Politici con un numero telefo-nico dedicato all'utilizzo pubblico. Magarigestito dalle segreterie ma utile persegnalare le varie problematiche’.

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Paolo F. ‘Della gente dopo le votazionimolti politici si dimenticano. Manca la

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volontà a volte di sistemare l'ovvio. Lapolitica è un volano che gira e le personesono dentro e rotolano. Bisogna passare alfare, in cui le persone sono fuori e fannogirare il volano. Fai stare i tuoi collabora-tori in mezzo alla gente anche dopo levotazioni, altrimenti rimangono tropporadicati nelle proprie convinzioni’.

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Carlo O. ‘Stavo ragionando fra me circa ilnumero di coloro che si interessano attiva-mente di politica, cioè si informano e"ragionano". Potrebbero rappresentare il10% degli elettori? Forse sì. Ora vediamoquanti tiepidamente si rendono in qualchemodo conto che occorre votare qualcunoonesto, capace, etc.. Saranno il 40%? Forsesì. Ma resta ancora un bel 50% di politica-mente imbecilli (senza alcuna offesa agliindividui, s'intende). Ora, l'impegno ed iragionamenti del 10% scompaiono se limettiamo al confronto con questi ultimi.Mi stavo quindi chiedendo se un candidatopolitico farà di tutto per piacere ai 10"furbi", oppure riterrà vincente proporsi ai50 "stupidi" (sempre senza esaltare o deni-grare gli individui).Ma qui nasce un sospetto tra i 10 "furbi",quello di sentirsi presi in giro da politici il

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cui fine immediato è di "imbambolare" 50persone politicamente sciocche, giacché ivoti si contano e basta. Questo sarebbesufficiente a scoraggiare quelli che di poli-tica si interessano e in qualche modo se neoccupano, anche solo di striscio’.

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Vittorio P. ‘Il divario si DEVE colmare altri-menti una democrazia rimane incompleta.Passiamo al come. Qualche piccolo consi-glio: cambiare la classe dirigente, diminui-re la politica televisiva, costringere i poli-tici a operare con forza sul territorio,impedire l'accaparrarsi di cariche multi-ple’.

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Rkia S. T. ‘Per colmare il divario tra lapolitica e la gente occorre essere se stessiprima e dopo le elezioni’.

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Cinzia O. 'La mia ricetta? Maggior credibi-lità, mantenere le promesse, maggiorioccasioni di incontro con la gente. Eccoquello che serve alla classe politica'.

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Giuseppe M. 'Non credo che ci sia questadistanza, oggi, tra la politica e gli eletto-ri. Anzi, gli elettori sentono il dovere dievidenziare di più, verso i politici, i lorofabbisogni e necessità. Soprattutto intema di valori'.

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Luigi G. 'Cosa si può fare? Penso che i poli-tici debbano farsi conoscere bene dai cit-tadini e fare buone promesse’.

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Giovanni D. 'Esiste questa distanza. Peròse i politici facessero tutto quello che pro-mettono credo che alla politica ci sipotrebbe anche avvicinare'.

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Pino C. 'Questa disaffezione alla politica èmolto evidente in quei territori in cui si ècreata una forma di democrazia bloccata poi-ché chi governa sa che tanto continuerà avincere in ogni caso e per questo si allontanadalle esigenze e dai bisogni del territorio'.

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Gabriele F. ‘Se il problema è istituzionalenon è facile entrare nelle istituzioni escardinarle, un modo potrebbe esserequello di provare a cambiare la classe poli-tica e dirigenziale. Ci sono alcune cose cheda queste persone non vengono recepite’.

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Enrico M. ‘Il problema non è in basso, biso-gna partire dall'alto ma siccome dall'altonon è possibile partire… L'importante èpartire’.

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Maria Antonietta R. ‘Sono tendenzialmenterivoluzionaria. Ho visto che di fattivo, se seiisolato, non puoi fare niente che ottenga unrisultato rilevante. Per cui si può puntare osul fatto di diffondere le informazioni o farvergognare la classe politica. Il fatto è chenon c'è informazione e quindi la gente non satante cose. E per il secondo punto: i politicinon si vergognano perché non c'è nessunoche li fa vergognare’.

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Ada G. ‘C'è il problema della squadra.Siamo piccoli individui isolati. E poi nondobbiamo aver paura di rompere le balle.Bisogna chiamare ogni mattina alla 9 allasegretaria del politico di turno e prenderliper sfinimento, oppure mandare unacomunicazione alla persona interessata eper conoscenza ad altre 50’.

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Marco T. ‘Fare sistema. Non ricorrere soloalle istituzioni. Bisogna dare comunqueuna contropartita alle istituzioni. L'entenon sempre ha fondi a disposizione o li uti-lizza per ciò che vuole. Poi bisogna averegli strumenti necessari. L'ha detto il mini-stro, per l'informatica non ci sono soldi.Vanno all’industria metalmeccanica. Equesto non fa che rafforzare altri. Senzadimenticarci che serve anche l'idea. E poibisogna procurare utile alle aziende…’.

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Marco P. ‘Necessità di lavoro di squadra. Ilmondo dei blogger da solo non può smuo-vere le montagne. Insieme sì, invece,soprattutto se si parte da quei blogger chesono centri propulsori. Ci sono dei blog chesmuovono qualcosa, danno informazioni

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che il giorno dopo sono riprese dai mediatradizionali. Ecco la ricetta: lavoro disquadra e alcuni blogger forti, anche seoggi conta ancora la carta stampata.Lavorare su due fronti: sì al lavoro di retema serve anche la carta stampata’.

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Patrizia D.P. ‘E' necessario che il politicosia in primis una persona, se stessa, evi-tando di perdere il contatto con la realtàdel quotidiano durante la sua carrieracome invece è accaduto a molti politici’.

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Paolo F. ‘Torino è sabauda, ermetica eaustera come la sua architettura. Nonsiamo capaci di essere i primi promotori dinoi stessi. Abbiamo ragazzi universitaricon le idee migliori, abbiamo le miglioripiccole industrie italiane, abbiamo le ban-che più radicate sul territorio, ma alla finenessuno si fida dell'altro. Potrei indicare10 torinesi che per sviluppare le loro ideesono traslati nell'asse Lombardia-Veneto.Marketing sprecato e idee sotterrate. Nonparliamo di quanto poteva fare la Politica.Una cosa hanno fatto (e i bilanci lo dimo-strano): consulenze a go-go...’.

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Luigi V. ‘I vecchi torinesi ne avevano diidee, a volte anche troppe. Bisogna torna-re indietro di almeno cinquant'anni...Troppe mescolanze etniche e quindi a

SECONDA PARTE Inchiesta 2.“Torino viene vissuta come una città estremamente creativa, ma nel contempo anche poco capace nel sviluppare e trattenere sul proprio territorio le stesseidee da essa prodotte”

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Torino e Provincia scarseggiano i verioriundi...’.

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Alessandro U. ‘Sono un ex della fabbricaBertone, attualmente impiegato presso l’ar-chitetto Carcerano a Pianezza come disegna-tore estetico e confermo che la creatività elo stile nel mondo nascono a Torino o comun-que in Italia, ma sapendo che le cose stannocosì mi rammarica il fatto che esistanoaziende come la Bertone che lasciano a casacentinaia di lavoratori e che si permettonodi non pagarti per 5 mesi…’.

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Orazio T. ‘Tutto questo succede perché glierrori partono dalla vetta! BISOGNA CON-VINCERE LE VETTE A RIVALUTARE LE RISOR-SE INTERNE, UN PAESE RICCO COME ILNOSTRO NON HA BISOGNO DI ANDAREALL 'ESTERO; RIVALUTANDO LE RISORSEINTERNE SI OTTIENE RISPARMIO E SUCCESSI-VAMENTE PROFITTO!!!’.

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Nadia D. ‘Penso che Torino sia una cittàbellissima, ma non valorizzata; ci sono

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molte attrazioni turistiche, ma i compagnicomunisti non hanno mai pensato che sipotevano sfruttare turisticamente ricavan-doci un guadagno’.

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Rino M. ‘Dare massima fiducia ai giovanilaureati, metterli in condizione di intra-prendere il loro percorso lavorativo, mini-mizzare gli stage che creano turnover utileper chi lo propone e deleterio per chi losvolge, cercare di superare le barriere. E’più facile all'estero!’.

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Emilio B. ‘Torino, specie in questi momen-ti difficili, ha bisogno di un'amministrazio-ne di stampo imprenditoriale che sappiasfruttare le occasioni senza vanificarle congli sprechi cui ci hanno abituato le ammi-nistrazioni di sinistra che si succedono dadecenni’.

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Luca B. ‘Penso che, ahimè, sia tutto tri-stemente vero e per questo altamentesconfortante... In fondo Torino è stata lacapitale di tutto ciò che è creatività, oltre

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che Capitale d'Italia! E' stata Capitale delCinema - quello vero, quello fatto inmaniera industriale che gli americani poici hanno copiato e che invece aRoma/Cinecittà non c’è mai stato e che staproducendo una lenta ma inarrestabilemorte della Settima Arte -, Capitale dellaTelevisione, Capitale della Moda, Capitaledella Radio!!! Sarebbe ora che riuscisse atornare tale in almeno un paio di queste!!!Sarebbe anche ora che gente competentepotesse riuscire a far tornare in auge lagloria di Torino così com'era un tempo!’.

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Domenico F. ‘Conosco ingegneri che inse-gnavano al Politecnico 40 anni fa ma nonvogliono nemmeno sentir parlare dellesanguisughe di oggi, che fanno finta diinsegnare e hanno la sedia incollata.L'economia li spegnerà’.

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Giacomo B. ‘Non solo Torino ma anche l'in-tera provincia. Il Torinese doc bada soprat-tutto al lavoro e non valuta quello cheaccade intorno, Fiat e indotto hanno por-tato anche a questo. Il turismo è visto daitorinesi come un’attività marginale che

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non sfruttano a dovere per le potenzialitàche potrebbe offrire’.

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Federico B. ‘Eccessivo understatement eridotta apertura al mondo esterno hannoprovocato quest'incapacità a valorizzare lenotevoli risorse di cui dispone. Un ruolofondamentale in questo senso l'ha giocato,per troppo tempo, la presenza ingombran-te di un soggetto monopolista che, cometale, non ha mai avuto interesse ad unreale sviluppo’.

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Maurizio B. ‘Nel mio piccolo ho tentato didare una sveglia alla mia città(Carmagnola) ma sono stato miseramentericacciato; da un lato perché non parlavodi mattoni, dall’altro perché quello cheproponevo avrebbe potuto avere successoe avrei fatto troppo ombra ad alcuni per-sonaggi! Al Politecnico ho conosciutoparecchie persone che, nonostante tutto,producono innovazione ma devono fareattenzione a rivolgersi alle persone giustee a non alzare troppo la testa.Ricordiamoci sempre che a Torino c'era loCSELT, c'era il CRF, c'è (c'era) il Galileo

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Ferraris: solo lavorare e non leccare i piedinon ha prodotto risultati validi’.

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Dario P. ‘Ascoltare tutti e valutare le ideeinnovative, aprire nuovi canali di contattocon i cittadini, svecchiare la politica e gliapparati: i giovani devono essere ascoltatimaggiormente. Solo così le idee creative(soprattutto frutto delle menti giovani epropense al rischio) possono essere sfrut-tate nel territorio’.

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Fabio S. ‘Purtroppo le idee dei giovani dicultura, con grandi potenzialità in pro-spettiva, vengono cassate dai processilenti e vecchi delle pubbliche amministra-zioni.

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Giancarlo F. ‘Sono d’accordo sulla primaparte dell’affermazione “Torino è unacittà creativa”, ma più che non saper svi-luppare le proprie idee forse l’affermazio-ne più corretta è che non le sa vendere nelmodo migliore. Il torinese per propriacaratteristica è colui che tende a sminuire

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se stesso e considerare normale la propriadedizione al lavoro e all’azienda e quindiconsidera normale anche la capacità d’in-novare. E’ chiaro che in una società fonda-ta sulla comunicazione queste caratteristi-che non sono sempre apprezzabili perchéfondate sulla concretezza e non sull’imma-gine della stessa. Io però credo che allalunga i pregi di Torino possano emergere,le Olimpiadi del 2006 ne sono state unesempio e forse anche il 2011 con le suemanifestazioni potrebbe confermare que-sta mia affermazione’.

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Barbara D. ‘Non è vero che le idee nonemergono… Prevale a volte il riserbosabaudo… Pertanto si lavora … Si produce… E non si pubblicizza il risultato. Ma leidee si sviluppano, eccome!’.

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Marco E. ‘Che Torino venga sistematica-mente "scippata" delle sue idee e iniziati-ve credo sia dovuto proprio alla culturaimprenditoriale piemontese, tutta incen-trata sul fare e non sull'apparire, il che vabene in linea di massima, ma poi in con-creto si traduce in una percepita sottova-

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lutazione delle nostre capacità e potenzia-lità. In questo caso paghiamo dazio arealtà cittadine ben più aggressive dalpunto di vista del marketing e della comu-nicazione tipo Milano, Roma o Firenze: lebuone idee a mio avviso oltre ad essereprogettate e messe in pratica devonoanche essere valorizzate in modo modernoe funzionale all'obiettivo che si vuole rag-giungere. Se a questo aggiungiamo cheTorino è stata praticamente "narcotizzata"per 15/20 anni da una amministrazione disinistra o centro sinistra che non è statanemmeno in grado di utilizzare un eventodi portata mondiale come le Olimpiadi (e irelativi finanziamenti) per rifare in modosensato e corretto le strade, pensare aduna viabilità ragionevole e avere dei servi-zi a misura dei cittadini, allora abbiamo unaltro elemento importante da inserire nel-l'analisi’.

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Valeria C. ‘Torino è una città che, oltre adavere una grande potenzialità creativa,riesce anche a trasporre nella sua realtàterritoriale le innovazioni da lei sviluppa-te. Tuttavia, a differenza di alcune grandicittà italiane, preferisce godere con unadiscrezione tipicamente sabauda delle pro-

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prie creazioni, con una sorta di ‘timidezza’verso le proprie eccellenze’.

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Mario C. ‘Torino è parecchio creativa... Cisono molte persone con brillanti idee... Emolte di queste vengono anche realizza-te... I problemi maggiori, però, come alsolito, sono di tipo economico e burocrati-co... La burocrazia, che è sempre stata unapalla al piede di tutta la nostra nazione,rallenta e sfiamma tutte le belle idee chela gente ha!!!’.

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Carlo G. ‘Qui nel torinese nascono quellecosiddette "buone idee" che poi si svilup-pano altrove (creando in quei territori uncircolo virtuoso molto positivo e quindiposti di lavoro e ricchezza) e che, alla finedel loro ciclo, tornano all'origine negliormai numerosi musei di cui è piena lacittà. Un esempio per tutti: Torino è (era)la città dell'auto, il Salone dell'Auto haperò preso altri lidi. Mentre il Museodell'Automobile è in piena espansione eanzi il Comune sta lavorando per il suoampliamento... Paradossale.Le ragioni sono riconducibili ad una, a mio

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giudizio. Manca una classe dirigente chesia portatrice di innovazione, anche men-tale, nell'approccio alle sfide che la quoti-dianità ci pone. E anche nell'approccio alfuturo di questo nostro territorio. Lacarenza infrastrutturale, sia materiale siaimmateriale, che caratterizza la nostracittà e la nostra provincia è solo il primo epiù eclatante esempio (non c'è fibra ottica,l'aeroporto ha scarsi collegamenti, non esi-ste un sistema di superstrade che colleghile principali cittadine, la tangenziale nordè al collasso e la tangenziale est esiste solonei progetti - ben pagati - del Politecnicoche ciclicamente si ripetono, ecc...).Perché manca una nuova classe dirigente?A mio giudizio perché per troppi anni si èdelegata la gestione della città e dellaprovincia a quella ristretta cerchia di per-sone che, uscite dal mondo Fiat, ha otte-nuto tutti gli incarichi più importanti,dalle Fondazioni ex bancarie in giù. Oggi èil momento giusto per la borghesia cherischia, che compete e che crea valoreaggiunto. È ora che torni ad occuparsene inprima persona, attraverso la scelta diamministratori preparati e che segninouna netta discontinuità con il passato più omeno recente’.

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Andrea G. ‘Credo che storicamente lacapacità creativa torinese e piemontesesia sotto gli occhi di tutti e penso, solo percitare alcuni esempi, ai grandi designersoprattutto del settore automotive famosie riconosciuti in tutto il mondo.Sicuramente siamo molto meno bravi (enon mi riferisco solo alle province italiane)di altri nel promuovere e valorizzare lenostre capacità. Pensiamo soltanto alleOlimpiadi del 2006 per le quali i cittadinistranieri non sapevano nemmeno cheTorino fosse una città ricca di storia, artee design ma un piccolo paesino abbarbica-to sulle montagne e solo dopo ne hannoriconosciuto il fascino rendendola metaprestigiosa di vacanze culturali. Credo chebuona parte del "demerito" si debba alleamministrazioni purtroppo storicamentedi sinistra mai inclini alla valorizzazione,allo sviluppo e al progresso, ma bensìall'autocommiserazione e alla negatività’.

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Alfonso B. ‘A mio avviso occorrerebbe"LAVORARE PER PROGETTI GESTENDO I PRO-CESSI E SVILUPPANDO LE COMPETENZE, ILTUTTO CON LA MODALITA’ DEL TEAM AFFIA-TATO E FORMATO DA PERSONE/PROFESSIO-NISTI CHE CONDIVIDONO GLI OBIETTIVI E LE

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MODALITA' PER CONSEGUIRLI SECONDO UN"SISTEMA ORDINATO" E COORDINATO concorrette strategie e tattiche. Una sempliceconstatazione: noi Italiani, all'estero,siamo capaci e spesso accade che alcunepersone, partendo da umili impieghi, rie-scano a scalare le piramidi organizzativearrivando in cima ad esse... Come mai,invece, da noi queste persone faticano mol-tissimo e spesso non riescono nei loro inten-ti...? Per di più il nostro Paese è colmo dirisorse che vengono sprecate’.

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Marco C. ‘Oltre alla creatività (che è fon-damentale) servono coraggio e competen-za. 3 "C" che interagiscono tra loro e chesono tutte condizioni necessarie affinché sipossa passare dalle parole ai fatti ed alsuccesso. Purtroppo mi è capitato troppospesso di vedere belle idee non realizzarsiper mancanza di impegno o di capacità direalizzazione. Dato che ciò che conta allafine è REALIZZARE, non si può prescinderedall'avere il coraggio di fare e dall'avere lecompetenze necessarie per farlo’.

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Francesco P. ‘Le idee, da sole, non vanno

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da nessuna parte. Mi piace paragonare ilprocesso creativo, a qualsiasi livello, allavoro di una band musicale. Se c’è il bas-sista bravo a scrivere testi e costruiremelodie orecchiabili, ci sarà il chitarristabravo ad arrangiare il pezzo ed il cantantea veicolarlo al pubblico. Se manca uno diquesti passaggi, anche se l’idea apparevalidissima, il risultato non si raggiunge.Ecco perché la creatività da sola non serve.Promuovere le idee e valorizzarle diventa-no passaggi fondamentali “quasi” quantole stesse intuizioni creative. D’altrondeoggi il processo creativo si giova anche del-l’enorme “libertà” data dalle nuove tecno-logie; questo, a mio parere, genera unparadosso: sembra più facile avere nuoveidee che saperle sfruttare e farle crescere.In questo senso la città di Torino ha lanecessità di rivedere i diversi passaggi,dalla nascita di un’idea fino alla sua diffu-sione e capire in quale fase bisogna agire.Le istituzioni si rimbocchino le maniche’.

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Rino M. ‘E’ vero, Torino è una fucina diidee, ma quando si scontrano con i "vecchi"cioè la gente che pensa solo al proprio tor-naconto, abortiscono inesorabilmente, ameno che non vengano dal figlio di o dal-

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l'amico di. I ragazzi sono costretti quindiad espatriare, con tutte le conseguenzedel caso. Diamo supporto VERO ai neolau-reati, coinvolgiamoli nei progetti pubblici,non è detto che un palazzo lo debba fir-mare per forza Renzo Piano o Calatrava...E’ vergognoso che "questi" si servano deiragazzi, anche gratis, con la scusa che facurriculum!!! E questo vale per mille altrecose!!!’.

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Virginia T. ‘Torino è una città che ama lacreatività, ma che, probabilmente, non ècosì creativa. Mi spiego meglio: un grandeevento internazionale, quale le Olimpiadi,ha sicuramente stimolato creatività, inno-vazione, voglia di cambiamento, compe-tenze, entusiasmo e passioni, però è la"straordinaria eredità olimpica", non intermini di infrastrutture, ma di maggioreapertura al mondo, voglia di stare insiemee divertirsi, capacità di pensare a nuovesfide, progettarle e vincerle, che si staaffievolendo e che impedisce di svilupparesul territorio progetti creativi e ambiziosiche guardino al futuro. La politica develavorare in questa direzione, coinvolgendole giovani generazioni, più di altre dotatedi entusiasmo, creatività, voglia di vincere

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sfide difficili e orientate all'innovazione eal cambiamento’.

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Angelo S. ‘Io abito e ho un’azienda a Ivrea,città che nel passato era all'avanguardiamondiale della tecnologia e oggi non è pur-troppo più niente, con gravi responsabilitàdella sinistra che ancora si crogiola nelpassato ma non ha proposte per il futuro.Facile vivere di ricordi con 6000 euro dipensione al mese, difficile creare sviluppoquando quello che c'era è stato distrutto.Chiudo pensando che noi Piemontesi siamomolto bravi a FARE e poco a VENDERE, adifferenza dei milanesi poco produttivi magrandi venditori, questo è il gap che dob-biamo recuperare’.

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Tommaso Alberto R. ‘La città di Torino hasempre anticipato le altre realtà, coninnovazioni di vario genere: prima capita-le del Regno d'Italia, capitale della Moda,del Cinematografo, della Grande industriametalmeccanica, della telefonia, delCioccolato, del Vermouth etc... Forse l’o-stacolo è rappresentato da noi torinesi,che amiamo la novità ma non siamo troppo

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innovativi in quanto troppo tradizionalistie "chiusi". Anche nelle scelte politiche: nonè possibile che Città e Provincia sianoferme da una vita alla stessa gestione. LeOlimpiadi hanno dato l'opportunità di unpalcoscenico sul mondo, ma ricordiamocianche delle cattedrali nel deserto e delfuturo di queste strutture, su cui ho moltidubbi. Soltanto con la riscoperta turisticadei palazzi, castelli e di tutta la tradizio-ne subalpina possiamo cominciare a ragio-nare in modo nuovo: "Historia magistravitae", riscoprire il passato e proiettarlonel futuro, riprenderci quelle peculiaritàche non ci sono più. Soltanto considerandoquesti presupposti si può parlare di "Newdeal" torinese, ricordandoci anche che lanostra è una bellissima città’.

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Laura B. ‘Prima di tutto bisogna chiarirsisu cosa si intenda con ‘suo territorio’: laprovincia dovrebbe fare politiche menotorinocentriche e più attente alle poten-zialità dei Comuni minori’.

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Ada G. ‘Penso sia vero che non è sempre esolo colpa della politica, ma sia anche il

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risultato di un mix di fattori culturali e dieducazione. D'altra parte nella attualerealtà sviluppare un’idea, mettersi in giocoe diventare imprenditori (soprattutto per igiovani) è molto difficile se non si ha unafamiglia economicamente solida alle spal-le: l'imprenditoria e l'iniziativa personalesono mortificate da mille laccioli e lungag-gini della burocrazia, spesso anche con inu-tili esborsi di denaro e perdite di tempo chepotrebbero essere proficuamente utilizzatiper lo sviluppo concreto e reale di piccoleaziende. Credo siano ormai indispensabilistrumenti non di assistenzialismo fine a sestesso quanto di snellimento: semplifica-zione (vera) delle procedure per avviare emantenere un'attività produttiva, formuledi microcredito per l'imprenditoria giovani-le, sgravi e facilitazioni per i giovaniimprenditori che operano sul territorio efuori dall'area metropolitana. In questomodo anche la creatività potrebbe averesbocchi reali e diventare uno degli elemen-ti della competitività di Torino e provin-cia’.

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Vittoria P. ‘Sul fatto che Torino sia unacittà molto creativa ho i miei dubbi, tant'èche non sfrutta tutto il suo potenziale.

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Altre città, dotate di molto meno e spen-dendo molto meno, hanno saputo esaltarequanto in loro possesso’.

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Carlo G. ‘Torino è una città che ha in sèeccellenze che poche altre città possonovantare, da ciò deriva un alto potenzialecreativo che però non sempre si esprimeconcretamente, questo perché c'è unascarsa propensione allo sviluppo e all'at-tuazione delle idee prodotte, causato amio parere da una dirigenza e da un'im-prenditoria spesso fuori dal mondo, chenon è in grado di fare’.

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Ferdinando V. ‘Superare i colli di bottigliadi natura politica, sindacale o di imprendi-toria "chiusa". Possibile che Torino sia cosìmatrigna?’.

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Franco Maria B. ‘Puntare sui punti diforza, più orgoglio torinese, essere attrat-tori di novità culturali, di innovazioni tec-nologiche e di una rete di talenti torinesial servizio della nostra collettività’.

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Adalberto C. ‘Torino è ancora troppoingessata, dominata dall'ingombrante ege-monia dell'industria dell'automotive ed inpreda ai salotti radical-chic, specie nelmondo della cultura, ove l'assenza dinuove idee non "ORIENTATE" genera la dif-ficoltà di innovare e di rinnovare il conte-sto sociale’.

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Cinzia O. ‘Mi sembra che dal momentodelle Olimpiadi nella nostra area sianocambiate molte cose riguardo all’argomen-to. Certamente in un momento di crisicome questo bisognerebbe quintuplicare lanostra dinamicità e spinta innovativa. Manon ci si può accontentare dei grossi cam-biamenti degli ultimi anni… E speriamo cheil “Salone del libro” non si trasferisca aMilano…’.

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Carla M. ‘Torino e la sua provincia, contutte le sue aziende automotive, è perce-pita ancora oggi come la città dell’auto.All’estero il nome Fiat è conosciutissimoquasi quanto il nome della città. Un’altracausa che incide è la dislocazione geografi-ca: siamo penalizzati. Comunque dopo la

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grande fiammata di vitalità che ha dato il2006 olimpico tutto si sta spegnendo’.

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Filippo P. ‘Se l’italiano è portato per suanatura a non riconoscere il proprio talen-to, nel torinese questa tendenza è molti-plicata per tre. Sa qual è l’atteggiamentointeriore che è alla base di questa proble-matica? Gliela dico in piemontese “bogianen”, letteralmente “non si muove”. Ilcarattere del torinese è portato a nonrischiare fino in fondo, ad accontentarsi, anon strafare’.

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Adriana B. ‘Non dobbiamo apparire. Anzi,il torinese ritiene volgare apparire e diconseguenza non sa o non vuole comunica-re bene. In ogni caso ritengo che ci com-portiamo in maniera più corretta, più tra-sparente, forse più onesta, mentre altrecittà sono molto più spregiudicate’.

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Gabriele F. ‘Sulla creatività mi viene solo da direche per un progetto non serve solo la visibilità,deve essere valida anche l’idea’.

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Massimo G. ‘Sono favorevole e positivoverso un atteggiamento di networking; èl'unica soluzione per far emergere dalbasso le idee. Conosciamo il territorio tori-nese, è fertile. Ne conosciamo tanti cheproducono cose buone. Però quando devonointraprendere attività più visibili si sposta-no fuori. Se mettessimo insieme 10 piccolinetwork potremmo fare qualcosa, romperele scatole e farci notare. Internet, lo sannoperfino le istituzioni, tende a crescere equesto non va in crisi. Sta a noi fare questoinsieme di network e far emergere quelloche ci sembra importante per il territorio eper l'Europa, poiché Torino è un asse che vada Lisbona a Budapest. Potremmo ancheessere tagliati fuori. Bisogna stare attenti.Però c'è positività in giro’.


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