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delle Libertà - Opinione · volata nel più becero populismo ren-ziano a proposito dei vitalizi D...

Date post: 17-Aug-2020
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il servizievole Paolo Gentiloni a fare pulizia. Giusto! Ma gli elettori non sono tonti, sanno benissimo con chi prendersela per il conto salato da pa- gare. Come sanno bene di chi è la colpa per la strigliata rimediata, in questi giorni, dai guardiani europei dei nostri conti che ci intimano di rientrare dell’ultimo “buffo” ren- parlamentari da evitare votando al più presto (sic!), una proposta di sag- gezza e di buon senso... P arliamo di Giorgio Napolitano e di Fedele Confalonieri. Per una delle solite coincidenze non pro- grammabili, sono andate in scena o in onda - fate voi - delle “rappre- sentazioni”, una delle quali in un teatro milanese, a loro modo alta- mente istruttive; anche se quella di Napolitano, di poco in ritardo ri- spetto all’altra come si vedrà più estesamente, ha segnato un passag- gio importante nella vexata quaestio delle elezioni (anticipate). Intanto perché ha contrapposto ad una sci- volata nel più becero populismo ren- ziano a proposito dei vitalizi Direttore aRTURO DiaCOnaLE Giovedì 2 Febbraio 2017 Fondato nel 1847 - anno XXii n. 22 - Euro 0,50 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE PER LE GARANzIE, LE RIfORME ED I DIRITTI UMANI delle Libertà Renzi: dietro le parole, niente N ella corsa al voto anticipato è Matteo Renzi a tenere, più degli altri, il piede schiacciato sull’accele- ratore. È solo crisi d’astinenza dal potere? Non proprio. A monte della fregola per il voto anticipato c’è un problema di coscienza sporca sulla gestione dei danari pubblici. Renzi trema alla sola idea di do- versi presentare al giudizio degli elet- tori a scadenza naturale di legislatura nella primavera del 2018, a pochi giorni di distanza dalla manovra fi- nanziaria del 2017 che sarà lacrime e sangue. Dopo gli anni dell’allegra fi- nanza del suo governo tocca rimet- tere a posto i conti. È come dopo una festa con gli amici: non puoi lasciare casa ridotta a un porcile. Si dirà: c’è di CRISTOfARO SOLA di PAOLO PILLITTERI Continua a pagina 2 Continua a pagina 2 DI LOLLO A PAGINA 5 Ermini (Pd): “Niente scissione, al voto saremo uniti” POLITICA SCHIAVONE A PAGINA 2 Saviano legge (male) “Se questo è un uomo” POLITICA ROMITI A PAGINA 4 Nessuno tocchi la spesa pubblica ECONOMIA di ARTURO DIACONALE Anche Napolitano frena Renzi L’ex Presidente della Repubblica si dichiara contrario alla richiesta di elezioni a breve del segretario del Pd fornendo un oggettivo appoggio a chi, come Bersani, minaccia la nascita di una “forza ulivista” nel caso l’ex Premier insista nella sua decisione Banche salve, clienti condannati N on è trapelato nulla dall’incon- tro in Banca d’Italia tra la re- sponsabile della Vigilanza della Bce Danièle Nouy e gli amministratori delegati delle principali banche ita- liane. Il tema in discussione era il re- cupero dei crediti in sofferenza che pesano sui bilanci degli istituti di cre- dito nazionali e su cui l’Unione ban- caria europea chiede interventi rapidi e drastici. Ma dalla riunione non sembra siano scaturite decisioni immediate, ma solo una richiesta dei banchieri italiani alla vigilante euro- pea di avere un tempo più lungo per la gestione dei cosiddetti “Npl” ed il recupero dei crediti in sofferenza. Pare che nominalmente questi crediti da recuperare assommino a 190 miliardi di euro ma che effetti- vamente, al netto di svalutazioni ed accantonamenti, pesino per 88 mi- liardi di euro. La cifra è ingente. E giustifica la preoccupazione di chi teme che una zavorra di tale portata possa portare a fondo le banche italiane. Ma qual- cuno dei banchieri italiani ed euro- pei si è mai posto il dilemma se sia possibile salvare le banche senza sal- vare contemporaneamente i clienti? Degli 88 miliardi di crediti inca- gliati sicuramente una buona parte sono addebitabili alle grandi società ed aziende che hanno usufruito di fi- nanziamenti finiti nel buco nero degli investimenti sbagliati o, più semplicemente, della crisi. Quanto pesano e quanti sono questi grandi clienti che molto spesso hanno strut- ture e competenze... Continua a pagina 2 CULTURA “Diritti a Todi”: un Festival esemplare MONGELLI a pagina 7 Politica e tivù: Confalonieri, che musica! ziano di tre miliardi e rotti di euro sul deficit. La furbizia, almeno a Bru- xelles, non paga e spetta a Gentiloni intestarsi una manovra correttiva in corso d’opera per sistemare le partite contabili aperte surrettiziamente dal suo predecessore. C’è poi la bomba a orologeria del Jobs Act. Tra non molto si scoprirà che è stata una “bu- fala”. L’effetto doping degli sgravi fi- scali sul costo del lavoro ha prodotto l’allucinazione della ripresa occupa- zionale. Era fin troppo evidente che, ridotti fino all’azzeramento i bene- fici, vi sarebbe stato un contraccolpo sulla curva occupazionale con un picco negativo previsto per il pros- simo anno. Andare al voto prima si- gnifica non dover scoprire il bluff.
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Page 1: delle Libertà - Opinione · volata nel più becero populismo ren-ziano a proposito dei vitalizi D a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 22 - E 0,50 Giovedì 2 Febbraio 2017 DL353/2003

il servizievole Paolo Gentiloni a farepulizia. Giusto! Ma gli elettori nonsono tonti, sanno benissimo con chiprendersela per il conto salato da pa-gare. Come sanno bene di chi è lacolpa per la strigliata rimediata, inquesti giorni, dai guardiani europeidei nostri conti che ci intimano dirientrare dell’ultimo “buffo” ren-

parlamentari da evitare votando alpiù presto (sic!), una proposta di sag-gezza e di buon senso...

Parliamo di Giorgio Napolitano edi Fedele Confalonieri. Per una

delle solite coincidenze non pro-grammabili, sono andate in scena oin onda - fate voi - delle “rappre-sentazioni”, una delle quali in unteatro milanese, a loro modo alta-mente istruttive; anche se quella diNapolitano, di poco in ritardo ri-spetto all’altra come si vedrà piùestesamente, ha segnato un passag-gio importante nella vexata quaestiodelle elezioni (anticipate). Intantoperché ha contrapposto ad una sci-volata nel più becero populismo ren-ziano a proposito dei vitalizi

Direttore aRTURO DiaCOnaLE Giovedì 2 Febbraio 2017Fondato nel 1847 - anno XXii n. 22 - Euro 0,50

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE PER LE GARANzIE, LE RIfORME ED I DIRITTI UMANI

delle Libertà

Renzi: dietro le parole, niente

Nella corsa al voto anticipato èMatteo Renzi a tenere, più degli

altri, il piede schiacciato sull’accele-ratore. È solo crisi d’astinenza dalpotere? Non proprio. A monte dellafregola per il voto anticipato c’è unproblema di coscienza sporca sullagestione dei danari pubblici.

Renzi trema alla sola idea di do-versi presentare al giudizio degli elet-tori a scadenza naturale di legislaturanella primavera del 2018, a pochigiorni di distanza dalla manovra fi-nanziaria del 2017 che sarà lacrime esangue. Dopo gli anni dell’allegra fi-nanza del suo governo tocca rimet-tere a posto i conti. È come dopo unafesta con gli amici: non puoi lasciarecasa ridotta a un porcile. Si dirà: c’è

di CRISTOfARO SOLA

di PAOLO PILLITTERI

Continua a pagina 2Continua a pagina 2

DI LOLLO A PAGINA 5

Ermini (Pd):

“Niente scissione,

al voto saremo uniti”

POLITICA

SCHIAVONE A PAGINA 2

Saviano legge (male)

“Se questo è un uomo”

POLITICA

ROMITI A PAGINA 4

Nessuno tocchi

la spesa pubblica

ECONOMIA

di ARTURO DIACONALE

Anche Napolitano frena RenziL’ex Presidente della Repubblica si dichiara contrario alla richiesta di elezioni a brevedel segretario del Pd fornendo un oggettivo appoggio a chi, come Bersani, minacciala nascita di una “forza ulivista” nel caso l’ex Premier insista nella sua decisione

Banche salve, clienti condannati

Non è trapelato nulla dall’incon-tro in Banca d’Italia tra la re-

sponsabile della Vigilanza della BceDanièle Nouy e gli amministratoridelegati delle principali banche ita-liane. Il tema in discussione era il re-cupero dei crediti in sofferenza chepesano sui bilanci degli istituti di cre-dito nazionali e su cui l’Unione ban-caria europea chiede interventirapidi e drastici. Ma dalla riunionenon sembra siano scaturite decisioniimmediate, ma solo una richiesta deibanchieri italiani alla vigilante euro-pea di avere un tempo più lungo perla gestione dei cosiddetti “Npl” ed ilrecupero dei crediti in sofferenza.

Pare che nominalmente questicrediti da recuperare assommino a190 miliardi di euro ma che effetti-vamente, al netto di svalutazioni edaccantonamenti, pesino per 88 mi-liardi di euro.

La cifra è ingente. E giustifica lapreoccupazione di chi teme che unazavorra di tale portata possa portarea fondo le banche italiane. Ma qual-cuno dei banchieri italiani ed euro-pei si è mai posto il dilemma se siapossibile salvare le banche senza sal-vare contemporaneamente i clienti?

Degli 88 miliardi di crediti inca-gliati sicuramente una buona partesono addebitabili alle grandi societàed aziende che hanno usufruito di fi-nanziamenti finiti nel buco nerodegli investimenti sbagliati o, piùsemplicemente, della crisi. Quantopesano e quanti sono questi grandiclienti che molto spesso hanno strut-ture e competenze...

Continua a pagina 2

CULTURA

“Diritti a Todi”:

un Festival esemplare

MONGELLI

a pagina 7

Politica e tivù: Confalonieri, che musica!ziano di tre miliardi e rotti di euro

sul deficit. La furbizia, almeno a Bru-xelles, non paga e spetta a Gentiloniintestarsi una manovra correttiva incorso d’opera per sistemare le partitecontabili aperte surrettiziamente dalsuo predecessore. C’è poi la bombaa orologeria del Jobs Act. Tra nonmolto si scoprirà che è stata una “bu-fala”. L’effetto doping degli sgravi fi-scali sul costo del lavoro ha prodottol’allucinazione della ripresa occupa-zionale. Era fin troppo evidente che,ridotti fino all’azzeramento i bene-fici, vi sarebbe stato un contraccolposulla curva occupazionale con unpicco negativo previsto per il pros-simo anno. Andare al voto prima si-gnifica non dover scoprire il bluff.

Page 2: delle Libertà - Opinione · volata nel più becero populismo ren-ziano a proposito dei vitalizi D a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 22 - E 0,50 Giovedì 2 Febbraio 2017 DL353/2003

Avete sentito su Audible.it (il ser-vizio di audiolibri di Amazon)

Roberto Saviano leggere “Se questo èun uomo” di Primo Levi? Se no loavete ascoltato, vi dico che non visiete persi nulla. Perché Saviano nonè la persona più adatta, dal punto divista della dizione e della filologia, afare questo sforzo non indifferente.Pur con tutta la buona volontà che cimette e pur con tutto il suo amoreper Israele che gli fa onore. Il pro-blema è che non si può leggere unlibro come quello con un accentocosì palesemente napoletano.

Una cosa è recitare “Gomorra”, ocommentare i passi di un ordine dicustodia cautelare sulla ‘ndranghetaal nord, come ha fatto magistral-mente quando andò in tivù a “Vienivia con me”, un successo quasi uniconella storia della Rai. Altra cosa, ov-viamente, leggere i passi più dram-matici del romanzo-verità più notodi un superstite della shoah italiana.

Quello stesso accento partenopeoun po’ ispirato, che ha fatto la for-tuna delle letture televisive di Sa-viano, nell’audiolibrostra-pubblicizzato da Audible Italianei giorni immediatamente prece-denti al 27 gennaio, quello della me-

moria, appariva almeno alle orecchiedi chi scrive quasi inascoltabile, anzi“inaudibile”, e francamente grotte-sco.

Questa è una critica filologica e didizione. Sia ben chiaro, massimastima di Roberto Saviano e delle suebattaglie civili, pur non avendo gliocchi chiusi su alcune sbavature,come i problemi in sede civile a li-vello di diritto di autore per “Go-morra”. Per non parlare delle accusegeneriche contro Ambrogio Crespi intelevisione di avere fatto il collettoredi voti per la ‘ndrangheta a Milano,poi rivelatesi inconsistenti.

Ebbene in nome del diritto di cri-tica filologica e di dizione, purcapendo l’ottima mossa com-merciale di Audible.it di abbi-nare il più noto libro italianosull’Olocausto al più notoscrittore italiano sui temi di ca-morra e dintorni, si può direche qualcosa non ha funzio-nato?

L’accento partenopeo cosìpronunciato appare assurdo.Era, mutatis mutandis, come sequello stesso libro lo avesserofatto leggere a un politico conl’accento avellinese come Ci-riaco De Mita (o De Mida, chedir si voglia) per poi farne unaudiolibro per tutti. Uno chelegge con la dizione “se quesdoè un uomo” sarebbe riuscito aconservare intatta la connota-zione tragica ed evocativa dellibro di Primo Levi?

2 L’OPINIONE delle Libertà giovedì 2 febbraio 2017Politica

Saviano legge (male) “Se questo è un uomo”di ROCCO SChIAVONE

sonale politico a rischio licenziamento, di ac-caparrarsi uno strapuntino nel prossimo Par-lamento. E non c’è nulla neanche nel leader,autoproclamatosi campione di novità.

Matteo Renzi sta guidando i suoi in unacorsa verso l’ignoto a fari spenti nella notte, percitare Lucio Battisti. Non c’è visione del mondoin quello che fa. I suoi interventi pubblici? Se-quenze di battute e motti di spirito senza co-strutto. Non è che lui sia incapace di unpensiero compiuto, il problema vero è che la si-nistra, in tutte le sue declinazioni e articola-zioni, ha finito la benzina. Non è questionesoltanto italiana, piuttosto investe tutte le so-cietà dell’Occidente avanzato. Basta guardarealla Francia, alla Germania o al Regno Unitoper accorgersi che ovunque la sinistra tradizio-nale non ha più niente da dire ai suoi bacini diconsenso, alcuni dei quali neanche esistono più.Financo l’enfasi propagandistica caricata nelladenuncia del populismo montante, a ben ve-dere, è aria fritta che serve a nascondere la pol-vere del vuoto di visione sotto il tappeto dellaStoria del nuovo millennio. Ma, attenzione! Dilà dai facili entusiasmi per la scomparsa dellasinistra dalle mappe del grande pensiero con-temporaneo, la destra stia in allerta perché ilrischio di essere risucchiata nel vortice della ca-duta della controparte è più che concreto.

La critica della perdita della politica valeper Renzi, per il suo partito e per tutti i cor-puscoli sospesi nel campo smagnetizzato delprogressismo, ma vale altrettanto per la parteavversa: se non si ha la capacità di vedere oltre,se non si sapranno disegnare scenari credibili,se la politica alta non torna a fare capolino neldibattito pubblico, se i “ragionamenti” com-plessi non spazzeranno via il ciarpame dei pen-sierini inscatolati nei tweet, non saranno certoi cittadini a metterci l’ennesima pezza a coloririnnovando il mandato a una classe politicafrusta, priva di adeguata garanzia di lungimi-ranza sui destini della comunità. Allora sarà ununico, devastante hashtag: #tuttiacasa!

CRISTOFARO SOLA

...che aggiunge al respiro storico il sensodella politica come deve essere fatta. Ma

segue dalla prima

...in grado di mandare per le lunghe o trattareal massimo ribasso il recupero dei crediti? Equanti sono e quanto pesano i clienti più pic-coli, quelli dei mutui e dei finanziamenti cheincidono sulla vita delle aziende di medie e diridotte proporzioni e sulle famiglie?

È probabile che a questi interrogativi sipossa rispondere indicando nell’ordine di qual-che migliaio il numero dei grandi creditori ina-dempienti ed in quello delle centinaia dimigliaia quello dei debitori piccoli e medi im-possibilitati dalla crisi a rientrare dei crediti ot-tenuti. La maggior parte dei grandi riuscirà inqualche modo a trattare e ad evitare l’espul-sione dal mercato. Ma la stragrande maggio-ranza delle centinaia di migliaia di debitoripiccoli non avrà alcuna possibilità di trattare everrà posta fuori da ogni circuito economico enell’impossibilità di rientrarvi.

I banchieri fanno il loro mestiere cercandodi risolvere il problema dei crediti in sofferenzascaricando il problema sui clienti insolventi,grandi o piccoli che siano. Ma perché la classepolitica non fa il suo affrontando la questioneche se il problema delle banche si scarica sullevittime della crisi, provocata in gran parte dallebanche stesse, una fetta consistente di cittadiniviene espulsa dalla società civile?

ARTURO DIACONALE

...E soprattutto non pagarlo in perdita di con-senso.

Ma se Renzi è sofferente, anche il suo par-tito si sente poco bene. È in preda alle convul-sioni preagoniche delle sue molte anime.Fioccano le minacce di sfracelli prossimi ven-turi. Verrebbe da pensare che la situazione ègrave ma non è seria, visto che finora lo scan-namento è stato virtuale: solo illusione ottica,fantasia letteraria, reale come la vita su Marte.Il dramma, quello sì autentico, è che non c’èniente di concreto dietro le forme concave delbrulicante attivismo interno. Ciò che davveroagita le acque del Partito Democratico è la pre-occupazione, tutta umana, per quel folto per-

andiamo con ordine.Quando in uno storico teatro come il

“Franco Parenti” gli invitati sono chiamati aseguire una séance nient’affatto teatrale mapur sempre derivata e ispirata alla politica, laprima reazione attiene in genere all’attualitàdella civitas, della polis, della politica. Volentio nolenti, tutto in Italia diventa “politica”tanto più se noi addetti abbiamo captato unqualcosa di diverso in una dichiarazione sulleelezioni anticipate, sulla decisione della Corte,sulle fratture nel Partito Democratico con pro-babili scissioni in vista, come ha ben spiegato ilnostro Diaconale, non a caso collegate proprioa quel tipo di elezioni fuori dalla norma, ep-pure così frequenti. E allora perdonateci se en-trano in ballo quelli della Prima Repubblica,ma, attenzione, con le debite riflessioni e diffe-renziazioni che sarebbero addirittura ovvietrattandosi di Napolitano e di Confalonieri,ma che, in sostanza, o come diciamo a Milano,“a la fin de la fera”, consentono di misurare ilivelli passati e presenti. Anche in riferimento adivaricazioni oltre la politica, forse oltre iltempo: il nostro. Con una sorprendente, stuz-zicante eppur rivelatrice anticipazione: la mu-sica, il piano.

Prima del confronto, del dibattito, delloscontro (che non c’è stato). Al dunque: primadell’incontro fra big della tv-informazione con-dotto al meglio da Claudio Cerasa (“Il Fo-glio”), le note serene al piano del teatro“Franco Parenti” suonate da Fedele Confalo-nieri sembravano, o meglio segnavano, unasorta di contrappasso, di linea opposta, comeuna freccia stradale per un percorso nuovo daindicare. Ma di certo ci autoinganniamo illu-dendoci di far precedere un dibattito come l’al-tra sera con la musica. Ma lasciateci almenocullare nel desiderio che una simile aperturanon sia subito archiviata dalle urla dei talkstrazianti e onnipresenti e che, invece, possa co-stituire l’alba di qualcosa, l’avvento di una fasediversa, o per lo meno di uno stile - e che stile- per la politica, ma non solo. E ça va sans direche il tema all’ordine del giorno sul futuro te-levisivo rispetto al dilagare internettistico in-curiosiva e provocava. Ma la vera sorpresa,anticipata, appunto, dalla toccata pianistica delpresidente di Mediaset ha dato quel quid in piùche, tra l’altro, serve a comprendere fino infondo la differenza politica fra il prima el’adesso.

Banche salve, clienti condannati

Politica e tivù: Confalonieri, che musica!

Renzi: dietro le parole, nienteDirettore Responsabile: ARTURO DIACONALE

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Non solo, ma è utile a farci ragionare su unaltro perché, ovvero sull’assenza esplicita, nellapolitica di oggi, di personaggi come Confalo-nieri. Intendiamoci, non si tratta di un’assenzavera e propria ché il suo ragionare e suggerireè sempre in sintonia con le vicende della poliso civitas, che dir si voglia, non è mai avulso dalcontesto e neppure distinto e distante perché“aziendalistico”, eppure quanto ci mancano,in ispecie dentro la casa madre politica berlu-sconiana, quei modi, quelle maniere di porre lequestioni, quell’interloquire educato eppurepreciso, tranquillo eppure incontrovertibile,pacato ma sempre indicativo. Adesso, e chiedoscusa, mi sono reso conto di aver oltrepassatoil senso più specifico dell’incontro, peraltro no-bilitato e arricchito dalla presenza, tra gli altri,di un ottimo Aldo Grasso; ma era dello stileche volevo parlare, del cosiddetto “est modusin rebus” così strapazzato e umiliato dalla po-litica politicante, della possibilità, infine, di uncambio di rotta nei tremendi talk-show. E dellamusica come universale avant-scene, come pre-messa nobile, come prescrizione educativa. Ma,certo, sto sognando. Comunque, grazie Confa-lonieri!

PAOLO PILLITTERI

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Conoscete l’Eco “dispettoso”?No, non mi riferisco allo scom-

parso autore de “In nome dellaRosa”. Ma a quel fenomeno naturaleche rimanda circolarmente le voci.Solo che quello dispettoso, se dici“Sì”, ti risponde con venti milioni di“No!”. E secondo voi, l’urlatore diturno (un nome a caso: MatteoRenzi) ha imparato la lezione? Senon fosse stato sordo (politicamente)si sarebbe ritirato a vita privata, go-dendosi il clima umido di Firenze. Einvece, lui, il coccodrillo, cosa fa?Piange sulla perdita del posto a Pa-lazzo Chigi (dove ha collocato unsuo Re Travicello), ma se la ride dallasua posizione di brigante borbonico,padrone assoluto nel suo feudo di viadel Nazareno.

Sicché, suona le trombe del giudi-zio per i futuri trombati, ma poi simette d’accordo con il diavolo perchiudere questa triste legislatura. Ve-ramente, prima di lui, a sbattere laporta ci ha pensato la Corte costitu-zionale, espropriando con le sue sen-tenze una politica imbelle. Facendo,però, due cose assolutamente inspie-gabili. Primo: ha mantenuto un pre-mio molto importante dimaggioranza (con soglia elevata,questo è vero, in regime proporzio-nale) senza però fissare come con-traltare un vero sbarramento dicontenuti e di principio sulla quotadel voto valido.

Mi spiego: con l’aria che tira, po-trebbe essere una ristretta minoranzaad andare a votare. Mettiamo per as-surdo che si arrivi soltanto al 30 percento del voto valido, evento noncosì utopico a voler sondare l’umorenero degli italiani verso la politica.

Dopo di che, visto che almeno un 40per cento di pasdaran del Partito De-mocratico li si trova tranquillamentein giro, questi saranno destinati a go-vernare indisturbati il Paese, già inprocinto di annegare proprio a causadelle loro politiche dissennate delpassato. Vedi immigrazione, Trattatieuropei, cambio Lira-Euro. Fattiquattro conti della massaia, il 30 percento di 40 milioni di aventi dirittofa 12 milioni e il 40 per cento di que-

sti ultimi fa circa cinque milioni. Unapasseggiata arrivare a queste cifreper l’ultimo pseudo-monolite sinistrodel dopo Guerra fredda. Quindi, sa-rebbe stato corretto dire che quel pre-mio di maggioranza non si applica sea votare, che so, vada meno del 60per cento degli aventi diritto. Così fa-cendo, infatti, si sarebbe obbligato ilsistema partitocratico a portare alleurne quanti più elettori possibili conprogrammi tosti e concreti.

La seconda cosa che mi sconvolge,invece, è proprio la faccenda dei ca-pilista bloccati, quando tutti gli altrisono assoggettati alla mannaia dellepreferenze. Lasciatemi fare un ragio-namento: come pensate che reagiràun tizio che abbia preso decine di mi-gliaia di preferenze per essere eletto,trovandosi di fronte a un ex trom-bato ma candidato capolista, chedeve soltanto al suo mentore l’ele-zione? L’uno, eletto democratica-mente; l’altro uscito dal cappello acilindro del solito illusionista dellapolitica nazionale. A me pare unacosa sconcia. Che però conviene unpo’ a tutti quanti. Beppe Grillo e

Matteo Salvini, per esempio, nehanno molto pochi di gagliardi etosti che vanno a menar le mani coni loro avversari per convincere glielettori a mandarli in Parlamento.Ma anche il centrodestra ha gli stessiproblemi. Tuttavia, così com’è oggicombinato l’Italicum amputato, cisaranno grossi guai per la frammen-tazione delle liste. Molto divertentevedere ciò che sta succedendo a sini-stra. Loro s’illudono che, scinden-dosi, valga come sempre la regolaaurea dei ladri di Pisa: marciare di-suniti di giorno, per colpire uniti lanotte, grazie al ricompattamentodella sinistra bianco-rossa con quellanostalgica.

Calcoli fatti senza l’oste dell’urna.Perché, se è vero che rinserrando lefila della demagogia sinistrese si pos-sono richiamare all’ovile alcuni elet-tori delusi che nel 2013 hanno sceltoil Movimento 5 Stelle, rimane il pro-blema insolubile del “dopo”: con chisi alleeranno costoro, dando perscontato che la fame di potere terràsaldamente incollati i due monconi?Con Grillo? Con un centrodestraframmentato? Oppure con la Lega eFratelli d’Italia? E, in tutto questo,Troika e spread si riaffacciano al-l’uscio di Pier Carlo Padoan, minac-ciando misure tutto lacrime e sangueche si riprenderanno in un colpo solole assurde regalie elettorali di Renzi.Il quale, in questo modo, assisterà aldefinitivo crollo del suo castello dicarta, edificato per puntellare l’ideadell’“uomo solo al comando”.

Donald Trump ha un potere chenon esiste in Italia e, tutto sommato,dà continuità - facendo molta scena- alle politiche che Barack Obamaaveva messo in atto atteggiandosi afinto buono. Così va il mondo.

3l’oPinionE delle libertàPrimo Piano

Quella delle gazzarre perfide eipocrite è una tecnica che il

parterre de rois del mondo cattoco-munista ha sempre usato bene. Bi-sogna infatti riconoscere che cisanno fare e per farlo negli anni sisono attrezzati alla grande, moltomeglio dei liberaldemocratici, con-servatori o riformisti di centrodestrache sia. Da sempre hanno occupatoe pervaso l’informazione, l’Univer-sità, il mondo dello spettacolo, oltreche pezzi importanti dei poteri pub-blici e privati. Come se non ba-stasse, specialmente in Italia hannopotuto contare sulla sponda autore-vole, suggestiva e interessata dellaChiesa e del cattolicesimo opportu-nista. Del resto, tranne che su alcunitemi, c’è sempre stato un filo di co-mune e reciproco interesse fra il po-polo clericale e quello radical chic.Ma la cosa più importante è stata,come dicevamo, quella di aver sa-puto intuire quanto contasse per-meare autorevolmente i gangli dellasocietà e degli apparati del sistemaPaese. Magistratura, scuola, infor-mazione, dirigenze strategiche e vi-cinanze con parti importanti delcapitalismo familiare, sono semprestati terreni fertili per i radical chice i cattocomunisti. Perché sia chiarouna volta per tutte, la grande fi-nanza e la grande impresa in Italiasono sempre state radical chic.

Per questo motivo Silvio Berlu-sconi non è stato mai amato e ac-cettato da un certo mondo, ed essereriuscito a mettere insieme un poloantagonista liberale di centrodestragli è costato “l’odio perenne”. Tantolo hanno odiato e odiano ancoraper certi versi, da spingerlo a com-mettere errori così fatali da disgre-gare il sistema antagonista che erariuscito a aggregare. Che poi “Sil-vio” ci abbia messo tanto e troppodel suo è altrettanto vero; ha sceltoalcuni consiglieri sbagliati, ha datoretta a vanvera, è stato in parte vit-tima del suo essere imprenditore disuccesso.

Comunque sia, nessuno può farfinta di dimenticare cosa accadde inItalia, in Europa e nel mondo, al-l’indomani della vittoria elettoraledi Berlusconi. Giornali, televisioni,piazze e tribune di ogni tipo ad ad-ditarlo di tutto: fascista, mafioso,pericoloso, imbroglione e populista.Contro di lui i radical chic scatena-rono proteste, girotondi, manifesta-zioni, pur di ottenere quello che conil voto democratico non avevano ot-tenuto: sconfiggerlo e mandarlo a

casa. Al resto ci pensò la magistra-tura e così fu, tanto è vero che traprocessi, ribaltoni e tradimenti ciriuscirono. Eppure il popolo, lagente, gli elettori fino al 2008 lohanno democraticamente riportatoin sella, sino a che nel 2011 con unasorta di blitz internazionale studiatoad hoc, lo spread, fu “obbligato” acedere il passo a Mario Monti.

Bene, anzi male, con DonaldTrump e con tutti i dovuti distinguo,i radical chic mondiali stanno fa-

cendo esattamente lo stesso. Quelloche la democrazia non gli ha conse-gnato con il voto, vogliono pren-derselo per forza, con la gazzarra, laprotesta, le accuse, le manifestazionie gli slogan. Eppure pochi mesi fapotevano votare Hillary, avrebberopotuto con le elezioni dare la vitto-ria a “Donna Clinton” e la partita sisarebbe chiusa, dove stavano? Dovestava questo oceano di oppositori?Questa marea di “clintomani”?Questa valanga di tutori della de-

mocrazia? Forse che Trump abbiavinto con la forza? Abbia sovvertitole regole del diritto elettorale?Abbia fatto un push? No, cari amici,è arrivato a vincere dopo una lunga,difficile e democratica corsa eletto-rale, superando nella piena legalitàostacoli e concorrenti. E adesso cheha vinto lo attaccano selvaggia-mente con ogni insolenza, quasiavesse fatto un colpo di Stato. Ipo-criti, falsi e rancorosi.

La verità è che sono loro ad at-taccare e minare la democrazia, per-ché la ritengono una proprietàesclusiva come se ne avessero depo-sitato il brevetto. Ritengono perico-loso a prescindere tutto ciò chedemocraticamente gli sfugge e nonaccettano il verdetto e la sovranitàpopolare, perché la sovranità è“roba loro”. In Europa parlano ditirannia, dispotismo, uomo forte,come se la cancelliera Angela Mer-kel fosse un’educanda e Jean-Claude Juncker un chierichetto.Come se in Europa dall’Euro in poinon ci fosse stata tirannia econo-mica e sociale; come se con la mo-neta unica fosse sbocciato il fioredella generosità, dell’altruismo,della fratellanza e della solidarietà.Basterebbe portare l’esempio dellaGrecia per capire l’Euro, l’Europa echi la comanda.

In Europa è stato l’Euro a por-tare ed esaltare l’egoismo, l’op-portunismo, il menefreghismo, imuri e le barriere di “No” verso ipiù deboli. A partire dalla Germa-nia che ha sottomesso tutti, è statoun valzer di obblighi, diktat, cen-sure, imposizioni. Alla faccia dellademocrazia, della libertà e della so-lidarietà radical chic. Per questo noiguardiamo con rispetto a Trump,salvo giudicarlo dopo, con rispettoal voto di decine di milioni di ame-ricani, con rispetto al risultato dellademocrazia e della libertà di scelta.La stessa ragione per la quale inveceabbiamo guardato e guardiamo consospetto al comportamento dell’Eu-ropa e dell’Italia radical chic e cat-tocomunista di allora e di ora.

Le perfide gazzarregiovedì 2 febbraio 2017

di ElidE rossi e alfrEdo Mosca

di Maurizio Bonanni Echi sinistri

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Come è noto, l’Europa “cinica ebara” sta pressando da tempo il

Governo italiano in merito ad un ag-giustamento dei conti pubblici per3,4 miliardi di euro. Una cifra chesembra veramente poca cosa se raf-frontata con le decine di miliardi ditagli alla spesa pubblica con cui peroltre due anni si è riempito la boccail ministro dell’Economia e delle fi-nanze Pier Carlo Padoan.

Volendo evitare come la peste unulteriore inasprimento delle imposte,a tutta prima non dovrebbe esseredifficile accontentare Bruxelles, scon-giurando una rovinosa procedurad’infrazione per deficit eccessivo, at-traverso un piccolo ritocco alla me-desima, colossale spesa pubblica. Ma

da questo punto di vista il problemache paralizza letteralmente qualun-que Esecutivo sul fronte dei tagli veriè sempre lo stesso: la paura di per-dere il consenso. Una paura che, so-prattutto nel caso dei prosecutori delrenzismo al Governo, risulta ampli-ficata dal fatto di aver raccontatoballe sulla condizione generale delPaese.

Se, in estrema sintesi, tra unamancia elettorale e l’altra, si passa iltempo a spiegare agli italiani, popo-lazione particolarmente incline abersi qualunque pozione magica, cheil sistema economico-finanziario è

solidissimo e che i conti pubblicisono più blindati di Fort Knox, di-venta poi politicamente molto imba-razzante intervenire con la scure deitagli alla spesa corrente e con la falcefiscale. Tagli alla spesa corrente che,come accennato all’inizio, sono statiripetutamente annunciati dal mini-stro dell’Economia nell’ordine di 25miliardi di euro, altro che le bazze-cole che ci chiede la Commissioneeuropea.

In realtà, sul piano della tanto de-cantata spending review, il ministroPadoan si comporta come il capo diun kolchoz durante lo stalinismo.

Costui, dovendo ricevere la visita diun ispettore centrale, cercò di ma-scherare la pessima raccolta di pa-tate usando la propria proverbialeparlantina. “Abbiamo prodotto cosìtante patate che mettendole unasopra all’altra potremmo arrivarefino in Paradiso, fino a Dio”. “Com-pagno – replicò l’ispettore – non saiche il partito ha stabilito che Dionon esiste?”. “Ma neppure le pa-tate!”, rispose sconsolato il kolcho-ziano.

Ecco, i tagli alla spesa fin qui rea-lizzati da Padoan sono come le pa-tate di Stalin.

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4 l’oPiNioNE delle libertà Economia

di Claudio Romiti

giovedì 2 febbraio 2017

Nessuno tocchi la spesa pubblica

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David Ermini, responsabile per lagiustizia del Partito Democratico

e commissario del Pd in Liguria, è unrenziano di ferro. Ma di fronte allaminaccia della rottura ventilata(anche) da Massimo D’Alema non siscompone. E sceglie la strada della di-plomazia e dell’ottimismo. Per luil’ipotesi di una scomposizione uffi-ciale del Pd resta remota.“Pier Luigi Bersani e Ro-berto Speranza hanno giàescluso l’ipotesi di unascissione”, dice. E si di-chiara convinto che al mo-mento giusto, quello dellaprova elettorale, il partitosi farà trovare unito.

Onorevole, partiamocon le domande impossi-bili. Quando si vota?

Bella domanda. Non loso per almeno due ragioni.Primo: è una prerogativadel capo dello Stato. Se-condo: mi sembra un po’presto per dirlo.

E con quale legge elet-torale si arriverà alleurne?

Siamo in presenza diuna situazione che è tuttacollegata. Ad oggi nes-suno può esprimersi suquesto.

Ma vi sarete fattiun’idea...

Siamo partiti con l’ideadel Mattarellum. I collegiuninominali sarebbero lasoluzione migliore perevitare il caos delle prefe-renze. Però a molti gruppiparlamentari questa ipo-tesi non piace. E per fare

una legge serve una maggioranza.Il Pd punta al 40 per cento?Il Pd punta a vincere le elezioni.

Più voti prenderà e meglio è.Nel caso in cui il partito non riu-

scisse a ricompattarsi, si arriverebbea una scissione? Se D’Alema decidedi rompere, potrebbe sottrarvi al-meno il 10 per cento e addio a sognidi gloria...

Pier Luigi Bersani e Roberto Spe-

ranza hanno già escluso l’ipotesi diuna scissione.

Bersani, però, cerca un “giovaneProdi”. Ha fatto diversi nomi: Emi-liano, Speranza, Rossi, Berlinguer.Lei che cosa ne pensa?

Se ha parlato di giovani dovevapensare per forza a Speranza. E ledirò di più: è più che legittimo cheBersani candidi Speranza alla segre-teria del partito. L’importante è che

il Pd resti compatto.Se si arrivasse a un passo dalla

rottura, Renzi sarebbe disposto afare un passo indietro?

Prima di tutto non vedo elementipolitici su cui dovrebbe basarsi lascissione. E poi, ripeto, Bersani, Spe-ranza e anche Cuperlo hannoescluso questa possibilità.

E se Renzi “aprisse a destra”coinvolgendo Silvio Berlusconi sulla

legge elettorale? O è solo fantapoli-tica?

Per la legge elettorale cerchiamola più ampia maggioranza possibile.La discussione è aperta a tutti.

Nessuna preclusione?Nessuna.Giuliano Pisapia lo candide-

rebbe? Che ne pensa dell’ex sindacodi Milano?

Lo vedo come una persona im-portante. È una personabrava, capace, che hafatto bene il suo me-stiere, di cui il centrosini-stra ha certamentebisogno perché ha dimo-strato tutto il suo grandevalore.

Tornando all’ipotesidi scissione: proprio nes-suna minaccia seria?Siete sicuri?

Gliel’ho già detto,nessuna.

Ipotizziamo che ac-cada: ci sarebbe spazioper un nuovo Ulivo?

Lo spirito dell’Ulivo èvivo ed è giusto che cisia. Ma non so se la for-mula politica dopovent’anni sia ancora at-tuale.

Quanto è cambiata lasinistra in questi anni?

L’Ulivo fu un periodomolto bello, di entusia-smo, di voglia di parteci-pazione. Lo spirito restavivo certamente. Le for-mule forse andrebberoaggiornate. L’importanteè che nel centrosinistranon ci sia nessuno che,l’Ulivo, voglia ammaz-zarlo.

5l’oPiNioNe delle libertàgiovedì 2 febbraio 2017

Ermini (Pd): “Niente scissione, al voto saremo uniti”di Michele Di lollo

Politica

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“Tutti gli esseri umani nasconoliberi ed eguali in dignità e di-

ritti. Essi sono dotati di ragione e dicoscienza e devono agire gli universo gli altri in spirito di fratel-lanza”.

Recita così il primo articolo dellaDichiarazione universale dei dirittiumani, Leitmotiv della seconda edi-zione del Festival “Diritti a Todi”.L’evento internazionale, che si èsvolto dal 25 al 28 gennaio nella sug-gestiva città umbra, ha offerto unospazio libero e senza frontiere in cuil’arte e i diritti umani si incontranoper dare vita a dibattiti e riflessionisu eventi drammatici che accadonoin molte aree del mondo o anche in-torno a noi, ma di fronte ai qualitroppi e troppo spesso si mostranoindifferenti.

Gli ideali di libertà e l’addestra-mento fisico delle giovanissimedonne soldato curde, che combat-tono sulle montagne di Siria, Iraq,Turchia e Iran e la storia di unamadre costretta a togliersi il giub-botto di salvataggio per stringere asé il figlio, mentre attraversa il mareche la porta via dalla guerra, sonosolo due delle testimonianze raccon-tate nei film “Gulistan, Land ofRoses” e “Refugee era”, che la giuriadel festival ha voluto premiare nellasezione lungometraggi.

In uno scenario che ha ospitatoregisti provenienti da numerosiPaesi, mostre d’arte, spettacoli, pre-sentazioni di libri e incontri tematici,il Festival di Todi si è rivelato un pre-zioso laboratorio in cui la cono-scenza delle diverse realtà, il dialogoe il confronto hanno generato quellaconsapevolezza necessaria per inne-scare un serio, quanto necessario, di-battito sui diritti umani. Non è uncaso che nel corso delle quattro gior-nate uno spazio rilevante sia statodedicato, attraverso diverse attività,al dialogo con gli studenti, interlocu-tori fondamentali per la costruzionedi una cultura dei diritti umani. Con

questo proposito, la Lega Italiana deiDiritti dell’Uomo (Lidu Onlus) haaperto il festival con un convegnodal titolo “Educazione ai dirittiumani. Dalla consapevolezza all’im-pegno”, nel corso del quale il presi-dente della Lidu Antonio Stango edio stessa abbiamo potuto presentareil lavoro che da molti anni la nostraorganizzazione svolge nelle scuole enelle università italiane.

L’evento, ospitato nella sala con-siliare del Comune di Todi ed a cuihanno preso parte due classi di isti-tuti superiori differenti, insiemecon il professor Sergio Guarente(dirigente scolastico del Liceo Ja-copone da Todi), ha rappresentatoun momento formativo e dinamicoin cui da un lato i giovani studenti

hanno arricchito le loroconoscenze su temi at-tuali, dall’altro si è di-scussa la necessità di unpercorso educativo sui di-ritti umani in tutte lescuole. Il convegno èstato anche l’occasioneper presentare il progettodella Lidu “I diritti umanivanno a scuola”, che, gra-zie al sempre crescente nu-mero di scuole che vipartecipano, promuove ediffonde la cultura dei di-ritti tra i giovani di tutte leetà, ricordando che sola-mente una società consa-pevole dei propri dirittipotrà garantirne il rispetto

per tutti i suoi individui,senza distinzione alcuna,così come sancito dalla Di-chiarazione universale deidiritti umani.

Questo spirito, orientatoverso la costruzione di unasocietà più equa e più giu-sta, che mira a portare il di-battito sui diritti umani esulle libertà individualifuori dalle stanze dei giuri-sti e dei filosofi per farnediventare la base della vitadi ognuno, ha informato lariuscitissima seconda edi-zione di “Diritti a Todi”:un ambizioso progetto checi auguriamo di vedereanche in altre città italiane.

(*) Responsabile eventi e progetti della Lidu

7l’opinione delle libertà

“Diritti a Todi”: un Festival esemplaredi eleonora Mongelli (*)

giovedì 2 febbraio 2017 Cultura

Irapporti professionali e le dinami-che di potere nell’ambiente lavora-

tivo, oggi, viste da un inglese diOxford interpretato da una compa-gnia siciliana. Scrittura del già noto epremiato autore britannico di ci-nema, teatro e serie televisive MikeBartlett (classe 1980), “Contrazioni”vede la recitazione di Viviana Lom-bardo e Silvia Scuderi (regìa di LucaMazzone, che cura anche lo spazioscenico e il paesaggio sonoro) ed è inscena al Teatro Sala Uno fino al 5febbraio. Prodotto più volte per lascena dalla Royal Court e dal Natio-nal Theatre di Londra, il testo copreun arco temporale di tre anni, rac-chiusi in una successione di quadri incui si dispiega, incarnata, tutta la po-tente pervasività dell’azienda nellasfera intima dell’impiegato, costrettoin una guerra psicologica - condizio-

nata dal ricatto occu-pazionale - il cui scopoè possederlo integral-mente. Chiediamo aMazzone di presen-tarci l’adattamento,una produzione TeatroLibero di Palermo, ba-sato sulla traduzione diMonica Capuani.

Come ci descrive lospettacolo?

Dal testo del gio-vane e affermato MikeBartlett, è la scansioneper quattordici lunghifotogrammi di un in-contro che si ripete trauna manager e una suadiretta sottoposta.Parla del mondo del la-voro nelle grandi mul-tinazionali, riesce ad essere unadrammaturgia forte, che sviscera

molto le relazionip r o f e s s i o n a l i ,condendo il tuttoanche con una sfu-matura di para-dosso potente che,però, rende assolu-tamente concretoe atroce il rac-conto e l’analisiche Bartlett dà diquest’esperienza.Le protagoniste -la dirigente (Vi-viana Lombardo)e la dipendente(Silvia Scuderi) -sono due donne; sitratta quindi una

dinamica di potere dal punto di vistafemminile, ma che di “femminile” haben poco.

Che tipo di trasposizione è stata lavostra?

Una messinscena che rispetta fe-delmente la scrittura dell’autore.

Quando e come avete deciso diportarlo in scena?

È una produzione di due anni fa.Avevo letto il testo e ho ritenuto chefosse assolutamente attuale, con unritmo sorprendente, in grado di farciriflettere molto su quello che sta di-ventando il mondo del lavoro, cioèlo straniamento che in qualche modosi sta sempre più verificando rispettoai rapporti interpersonali e anche al-l’umanità che si va perdendo. Qui,ovviamente, tutto è giocato pure suparadossi ed estremizzazioni. In al-

cuni momenti sembra molto distantedal meccanismo e dalle dinamiche la-vorative italiane, main realtà poi si scopreche sono ben presentianche da noi, perciòrisultano essere tantii punti interrogativiche cerchiamo diporci per capire dovestiamo andando.

Quali sono statigli elementi del testoche più vi hanno con-vinti a realizzare que-sta trasposizione?

Sicuramente lagrande semplicità discrittura di Bartlett,la sua capacità didare una cadenza per

certi aspetti molto cinematografica,l’abilità di portare con sé lo spetta-tore verso un’articolazione ancheperversa, straniante, e una grandis-sima attitudine a scrivere per il tea-tro.

Ci dà qualche elemento in più ri-spetto all’esperienza della vostracompagnia?

Teatro Libero di Palermo è uncentro di produzione riconosciutodal ministero, ed è uno dei teatristorici siciliani. A livello regionale sioccupa della scena contemporanea,nel 2018 compirà cinquant’anni.Un’esperienza importante quindi,che - in un periodo difficile - curaanche produzioni e la traduzione didrammaturgie europee, nonché laprogrammazione a livello di festival,con progetti internazionali ma anchecon una stagione che cerca di inda-gare molto i nuovi linguaggi dellearti performative.

di Federico raponi

“Contrazioni” dell’umano in una multinazionale

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