Date post: | 22-Mar-2016 |
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I tetti, le case, il campanile a vela della chiesa
romanica, la forza ed insieme la bellezza e la
grazia caratterizzano il borgo medioevale,
nato come luogo di culto e fortezza della fede
per quasi settecento anni e poi trasformatosi
in paese, salvato da un destino tragico di
degrado e distruzione per rinascere a nuova
vita.
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La StoriaUna leggenda vorrebbe che il nome del borgo derivi da un
passaggio di S. Pietro, principe degli apostoli, che nella sua
seconda venuta in Italia, sia sbarcato a Pisa e da lì, nel trasferirsi a
Roma sia passato in questo territorio compiendo il miracolo di far
zampillare l’acqua per amministrare il battesimo. Da qui il termine
“aquae ortus” (sorgente d’acqua).
Nella realtà il borgo nasce nell’XI secolo, come complesso
monastico costruito probabilmente sull’area di un precedente
culto pagano.
La presenza dell’abbazia di S. Pietro Aquaeortus viene citata
intorno all’anno 1000 (L. Fumi), epoca in cui la sua vicenda si lega
a quella della famiglia dei Farolfingi che furono Conti di Chiusi e
Conti di Orvieto nei secoli XI e XII.
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Secondo lo studioso Spicciani, l’abbazia si trovava a Sud dei
terreni ricompresi nella donazione fatta da conte Winildo nel
1038 al monastero di S. Salvatore del Monte Amiata, a cavallo del
confine tra la contea di Chiusi e quella di Orvieto, attribuendogli
una collocazione geografica precisa.
Nel 1200 i monaci di S. Pietro appartenevano all’ordine dei
Guglielmiti, presenti anche nel vicino eremo di S. Maria di
Marzapalo nella foresta del Monte Rufeno, e in quelli di Loreto,
poco lontano dal castello di Meana, e di Camporsevoli nel
contiguo territorio toscano.
Le fonti storiche concordano nel riferire che nel XIII secolo i monaci
di S. Pietro appartenessero all’ordine cistercense fondato nel
secolo XI con lo spirito di ritornare a condurre una vita monastica
secondo l’originaria fisionomia della regola benedettina che
all’indomani del concilio di Aquisgrana (817) aveva perduto
progressivamente i tratti distintivi dell’austerità e del lavoro
manuale. L’ordine ebbe origine dall’abbazia di Cîteaux (in latino
Cistercium), in Borgogna, fondata da Roberto di Molesmes nel
1098 e si diffuse rapidamente anche in Italia dove sono tuttora
note le abbazie di Fossanova, Casamari, Tre Fontane, Chiaravalle.
Scarse sono le notizie sul monastero di S. Pietro e sui suoi monaci
nei secoli XIV e XV. Tra la fine del ‘400 e i primi decenni del ‘500 la
sua storia si unisce a quella della chiesa orvietana di S. Giovanni
Evangelista degli Agostiniani di Bologna. Nel 1469 il monastero
viene ridotto a commenda secolare a favore del nobile Enrico
Monaldeschi che ne fece rinuncia a favore dei Canonici Regolari
Lateranensi e l’atto fu approvato da Leone X con una bolla dell’8
gennaio 1517. E’ questo il periodo più complesso e travagliato
della storia della chiesa caratterizzato dalla riforma protestante e
dalla controriforma cattolica che ebbe il suo cardine nel concilio
di Trento (1545-1564) in cui vennero gettate le basi dottrinali
e teologiche ed i precetti religiosi che avrebbero rinnovato la
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gerarchia ed il corpo della Chiesa Cattolica.
Nel 1653 la guida della chiesa passa dai Canonici Regolari al clero
secolare.
Nel 1676 i Canonici vendettero la proprietà di S. Pietro Aquaeortus
al cardinale Bonelli dal quale passò alla famiglia Sinibaldi, poi a
quella del marchese Girolamo Antinori ad eccezione di un “piccolo
terreno lavorativo con casa e chiesa” rimasti alla parrocchia. Tra
il 1768 e il 1775 Nicola Antinori vendette i terreni a Francesco
Costarelli che li trasmise ai suoi discendenti.
Nel 1844 la tenuta di S. Pietro fu acquistata dal canonico orvietano
Giovanni Napoleoni e in seguito passò, per successione, a Luigi
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Napoleoni e ai suoi figli ed eredi Giovanni e Paolo che l’hanno
amministrata fino ai primi decenni del 1900.
Tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi del Novecento il
borgo era stato dotato, da parte dei comuni di Allerona e Fabro,
della strada, della scuola, e del cimitero, servizi fondamentali
e indispensabili per la piccola comunità che con l’insieme dei
casolari circostanti ha mantenuto una popolazione costante di
circa duecento individui. Ma il ruolo principale era svolto dalla
parrocchia che ha rappresentato sempre un punto di riferimento
per l’aggregazione sociale esercitata attraverso la partecipazione
alle cerimonie e ai riti liturgici anche per lo svolgimento delle
funzioni proprie delle Confraternite.
Nei primi decenni del Novecento, a cavallo tra le due guerre
mondiali, la vita del borgo si svolgeva in stretto rapporto con il
paese di Allerona, capoluogo del comune, tanto per le questioni
amministrative che economiche. A S. Pietro infatti durante le
consultazioni elettorali veniva istituito un seggio elettorale e un
rappresentante della frazione era sempre presente fra i candidati
nelle liste elettorali comunali. Tra gli abitanti dei due insediamenti
vi era uno scambievole rapporto nei giorni di festa ma più
frequenti erano i contatti con le generazioni di alleronesi che a S.
Pietro sostavano spesso durante le stagioni invernali e primaverili
destinate al lavoro del bosco.
Il fenomeno dell’urbanesimo che, a partire dagli anni ‘50
del Novecento, ha interessato tutte le campagne sottraendo
progressivamente ad esse mano d’opera per l’industria ed i servizi
nei grandi centri abitati, non ha risparmiato questa frazione che
già nel censimento del 1961 registrava 113 abitanti quasi del tutto
spariti alla fine degli anni Settanta.
(Notizie storiche tratte da C. Urbani, San Pietro Aquaeortus: profilo storico
di un’abbazia e dei suoi ordini monastici, Allerona 1978)
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Il progettoIl Borgo di S. Pietro Aquaeortus ha avuto origine dalla
trasformazione del complesso abbaziale fondato dai monaci
Guglielmiti nell’XI secolo e passato successivamente ai benedettini.
Il nome rivela la presenza di sorgenti d’acqua utilizzate dai monaci.
Il primitivo e originario impianto dell’insediamento è costituito da
un’antica torre a base quadrata, di probabile origine romana alla
quale i monaci addossarono la chiesa.
Il piccolo agglomerato è stato abitato fino agli anni sessanta
del Novecento dopodiché, anche a seguito dell’avvenuto
spopolamento della campagna circostante per il noto fenomeno
dell’esodo mezzadrile, è andato soggetto a un progressivo degrado
fintanto che le case, la scuola e la chiesa, un tempo piene di vita,
sono state man mano ricoperte da piante e rovi.
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Con una felice intuizione, fin dal 2005 l’imprenditore Stefano
Magini ha intravisto tra quelle rovine la possibilità di costruire
un grande progetto di recupero dell’antico borgo medioevale per
trasformarlo in una grande struttura ricettiva in grado di attrarre
flussi turistici verso un territorio di grande valenza ambientale e
naturalistica, creando nuovo sviluppo e nuova occupazione.
Da allora si è iniziato a concepire la formulazione del progetto di
consolidamento strutturale con recupero architettonico affidato
allo Studio Stylos Progetti degli architetti Donato Borri e Andrea
Vagni di Castelviscardo sotto il controllo della Sovrintendenza
dell’Umbria e con il supporto determinante dell’Agenzia di
Sviluppo Regionale Sviluppumbria.
La struttura è stata recuperata con la massima attenzione e con la
cura dei minimi particolari, i fabbricati sono stati tutti smontati,
pietra per pietra, consolidati e ricostruiti con i materiali originali
nel rigoroso rispetto delle tecniche ricostruttive.
Il fiore all’occhiello del complesso è sicuramente rappresentato
dal recupero della chiesa medioevale con il rifacimento della
semplice ma splendida facciata e degli interni e soprattutto con
la piazzetta antistante nella quale è stata ricavata la fontana di
pietra da cui zampilla l’acqua, una bellissima piazza medioevale
italiana in miniatura.
A ragione si può affermare che il recupero di S. Pietro Aquaeortus
rappresenta, insieme a quella del borgo di Postignano in
Valnerina, la più importante opera di recupero architettonico e
funzionale di un borgo umbro realizzatasi nella nostra regione sia
per l’estensione dell’opera che per la qualità del restauro.
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Stefano MaginiIl mastro costruttore
Stefano Magini ha interpretato fedelmente il ruolo del “mastro
costruttore” sul modello medioevale, partecipando alla
progettazione del recupero del Borgo di San Pietro Acquaeortus
e seguendo direttamente i lavori. Si è trasformato in capomastro
dirigendo una squadra di muratori e scalpellini lungo tutti i cinque
anni in cui è durata l’impresa, giorno per giorno, dividendosi tra la
guida dell’escavatore, la scelta dei materiali, i rapporti con fornitori,
banche ed enti pubblici e la pianificazione finanziaria. Un lavoro
molto impegnativo, ma esaltante che lo porta ora a mostrare
all’attenzione del mondo un recupero che ha del miracoloso e
che consente di ammirare i magnifici risultati man mano che ci
si avvicina al borgo e si cominciano a distinguere i profili delle
costruzioni, l’armonia delle proporzioni architettoniche, inserite in
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un contesto paesaggistico splendido, la delicatezza del campanile
a vela che si staglia sul cielo limpido come l’albero di una nave che,
dopo essersi arenata sul fianco di una montagna, sta riprendendo
il mare.
La formazione di Stefano Magini si svolge in un contesto ben
diverso dalla splendida solitudine del borgo di S. Pietro. Egli
infatti nasce e cresce a Roma dove dopo la laurea in economia e
commercio diventa dottore commercialista esercitando l’attività
in alcuni dei più prestigiosi studi di consulenza romani. Il passo
successivo lo vede esercitare la carica di Presidente di una delle
più grandi IPAB della capitale, l’istituto Santa Caterina della
Rosa, un ente di pubblica assistenza e beneficenza che opera
nel campo dell’assistenza e dell’inclusione sociale di soggetti
svantaggiati (tossicodipendenti, indigenti, famiglie disagiate,
minori abbandonati o vittime di violenza, ecc.).
Una serie di vicende personali lo porta in seguito ad abbandonare il
mondo caotico della capitale per rifugiarsi nelle colline orvietane e
intraprendere l’avventura, che all’inizio sembrava quasi disperata,
della ricostruzione del complesso edilizio di S. Pietro Aquaeortus.
La visione di quello che il recupero sarebbe potuto diventare ha
fatto da guida ed ha sorretto Stefano Magini nel lungo percorso
di realizzazione del progetto.
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Il borgo oggiIl complesso è situato a mezza costa sulle pendici alto collinari del
Parco della Selva di Meana. Il suo profilo è distinguibile man mano
che ci si avvicina percorrendo la strada che, valicato il parco di
Villalba tra querce ed alberi secolari, congiunge Fabro ad Allerona.
Esso svela tuttavia la sua bellezza ed il suo fascino quando dalla
strada statale si percorre il viottolo carrabile, costeggiato di alti
cipressi, fino ad arrivare al cancello dove improvvisamente ci si
sente proiettati nella dimensione di un’altra epoca. Le pietre, le
colonne, gli archi, i tetti, il campanile, il ruscello ci conducono in
un’atmosfera di sogno e di spettacolo consentendoci di lasciarci
alle spalle le brutture della modernità caotica e sregolata in cui
viviamo.
Il complesso è dotato di ristorante e sala convegni situati
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all’interno della chiesa medioevale recuperata nei volumi interni
per lo svolgimento di nuove funzioni. Sono disponibili inoltre la
piscina esterna dotata di una postazione dove fuoriesce acqua da
bocchette in pietra per idromassaggio naturale, il centro benessere
interno con piscinetta di acqua di mare per talassoterapia, palestra
attrezzata ed il wine bar con giardino esterno.
L’ampia piazza interna del borgo è lo spazio ideale per organizzare
mostre, concerti, vernissages, cocktail ed esposizioni.
Gli spazi esterni, progettati da un architetto paesaggista, sono
“arredati” con piante, fiori e alberi da frutto tipici delle nostre
campagne umbre e essenze “dimenticate” con un attento studio
di archeologia floreale.
Sono stati studiati percorsi naturalistici con aree di sosta dotate di
sedute di legno per relax, conversazione e svago a diretto contatto
con la natura.
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Il territorioIl borgo di San Pietro Acquaeortus è geograficamente collocato
nel territorio dell’Alto Orvietano, a mezza costa sulle pendici alto
collinari del Parco della Selva di Meana, territorio ricchissimo di
risorse ambientali e storico-architettoniche di grandissimo pregio
non ancora sfruttate e strategicamente interconnesso con l’Alto
Lazio e il Basso Senese.
La fortunata posizione del complesso consente di raggiungere
in poco tempo località turistiche di grande pregio: in Toscana,
siamo infatti poco distanti dal centro termale di S. Casciano
dei Bagni e dalla Val d’Orcia, nel Lazio con il lago di Bolsena e
le perle medioevali della Maremma Toscana (Pitigliano, Sorano,
Sovana) e in Umbria, Orvieto, con le meraviglie della città dove
risplende il gioiello assoluto del Duomo, Perugia Assisi, Città della
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Pieve, il lago Trasimeno e i suoi borghi medioevali. Un ventaglio
di possibilità infinite per gli amanti della cultura e dell’arte, ma
anche del buon vivere e del buon mangiare, in un’atmosfera
assolutamente rilassante dive ritemprarsi e soprattutto ritrovarsi
a contatto stretto con la natura.
In questi ultimi anni fortunatamente la zona dell’alto orvietano
sta vivendo una fase di sviluppo legata al turismo e allo
sfruttamento delle risorse naturalistiche e paesaggistiche. Il
Borgo di Parrano rinasce sotto l’impulso di un grande progetto di
sviluppo integrato d’area che comprende la ricettività, il benessere
termale, la produzione vinicola e la pratica di sport come golf su
un campo a 18 buche. Il Castello della Sala, splendida residenza
dei marchesi Antinori, è circondato da una delle aziende vinicole
più prestigiose della regione. Nella vicina Montegabbione si può
visitare La Scarzuola, originalissima città ideale dai connotati
magico-esoterici realizzata dall’architetto Tommaso Buzzi. Altre
strutture ricettive, ripristinate con il recupero attento di casali e
ville padronali, stanno tornando a vivere e ad animarsi sotto la
guida di persone innamorate del fascino unico di questi luoghi.
Borgo San Pietro Acquaeortus si trova a
650 mt sul livello del mare, a 12 minuti da
Allerona (Terni) e a soli 15 minuti dall’uscita
autostradale (A1) di Fabro.
Nelle vicinanze del Borgo si trovano località
storiche e turistico di pregio quali:
San Casciano dei Bagni (15 minuti)
Orvieto (45 minuti)
Monte Amiata
Lago di Bolsena
Stefano Magini 333333333333
[email protected] | www.borgospao.com
Borgo San Pietro Acquaeortus