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Design copertina: Mattia Avolio, Slava Facchini Rublev e ... · materie corrispondono e altre no, e...

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Design copertina: Mattia Avolio, Slava Facchini Rublev e Maura Malpetti

INDICE

p.3 Per una scuola che guarda al mondo – intervista alla nostra dirigente sui progetti di valenza internazionale (a cura di Sara Abdelkamel e Nicola Latella)

p.6 Danzando … in carcere! di Nicola Latella

p.7 Wikileaks: chi è costui? di Slava Facchini Rublev

p.8 A cosa ca … volo serve la storia? di Marco Brusoni

p.11 A lezione di trasgressione di Andrea Guarnieri

p.13 Miss Italia: sì alla taglia 46 di Greta Moschini

p.14 Mmm … il cioccolato! di Isabella Cassisa

p.17 I botti di Capodanno: festa … o battaglia? di Luca Chaar

p.18 Il “Fermi”: una scuola tecnica … ma anche artistica! di Giulia Casetta

p.20 I progetti del “Fermi” - intervista a Radio Fermi di Lorenzo Minotto

p.22 Una storia qualunque di Matteo Lucchini (II puntata)

p.26 Foto – Grafie di Lorenzo Perego

p.28 Foto – Grafie di Alice Papotti

p.30 I giochi del ghiaccio (fotografie di Maura Malpetti)

p.31 L‟assassina e il vampiro di Valentina Meneghello (II puntata)

p.38 Spazio cinema: alcune uscite di gennaio di Debora Leto

p.39 Inception (recensione del film a cura di Edoardo Nodari)

p.40 Jackass 3D il film (recensione a cura di Marco Rebecchi)

p.41 Zoologi per caso di Nicolò Gavioli e Valentina Monteleone

p.45 L‟uomo e il cane: un legame antico di Alice Papotti

p.46 Disegno di Nicola De Mita

p.47 Ps3 Slim vs. Xbox 360 Slim di Luca Carnevali e Matteo Gilberti

p.49 I giochi sportivi delle classi prime della nostra scuola di M. Frigo e S. Michelini

p.51 REBUS di Claudio Marozzi

p.54 Soluzioni di QUESITIS3

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PER UNA SCUOLA CHE GUARDA AL MONDO

intervista alla nostra dirigente sui progetti di valenza

internazionale

Già dallo scorso anno e anche nell’anno scolastico in corso abbiamo visto e vediamo persone di lingua non italiana che entrano nelle nostre classi. Sappiamo che di quello che accade viene data sempre notizia nelle news del sito, però a volte siamo distratti e ci sfugge che cosa fanno questo o quello. Vorremmo perciò che Lei ci parlasse un poco di queste iniziative.

Parlando dei progetti che abbiamo proposto l’anno scorso, in cui credo moltissimo per svariati motivi, potrei sintetizzare cosi lo scopo finale: “la globalizzazione in corso nel mondo”. Voi siete ragazzi che non hanno più come riferimento la vostra città, bensì per prima l’Europa e poi il Mondo in seconda battuta, forse neanche in seconda battuta; ormai si lavora più con la Cina che con la Germania, più con Gli USA che con la Francia. Abbiamo puntato sulla lingua del Mondo, l’Inglese, soprattutto in campo scientifico tecnologico. Come avete visto anche voi, ci sto provando in tanti modi: invitare gli americani è uno di questi, organizzare viaggi studio all’estero ogni anno è un altro; è vero che lo fanno tante agenzie e tante scuole,

ma da noi c’è qualcosa in più: noi li organizziamo internamente, infatti sono proprio le professoresse d’inglese che organizzano tutto fisicamente: l’anno scorso i ragazzi sono andati con 900 euro tutto incluso, che è almeno la metà dei prezzi che ci sono “fuori”. Questo lo facciamo perché vogliamo dare la possibilità a tutti di poterci andare, almeno nei limiti del possibile. Abbiamo anche istituito delle borse studio per i ragazzi più meritevoli che non si possono permettere questo viaggio. Il fine è quello di darvi un passo in più per quando uscirete da scuola, sia che voi andiate all’università, sia che andiate a lavorare, perché, parlando di politecnici, che sono quelli più scelti dai nostri diplomati, ormai gran parte delle lezioni sono in inglese. Se guardate al mondo del lavoro (io mi reco spesso a dei convegni di

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Confindustria perché voglio capire nello specifico quali sono le loro richieste), ci dice che ormai la disponibilità a viaggiare è un prerequisito fondamentale, e anche una delle prime cose che si chiedono quando si assume personale e se nel curriculum c’è scritto inglese scolastico, cosa che scrivevamo noi ai nostri tempi, lo prendono e lo buttano nel cestino.

Si prevedono altre iniziative in questa direzione? Quali, quando e per chi?

Sicuramente quasi tutti i progetti che abbiamo proposto l’anno scorso verranno riproposti, e cercheremo senz’altro di spingere di più gli scambi. Giusto durante le vacanze di Natale sono stata a New York per motivi famigliari, ma come sapete non perdo tempo, infatti sono andata a fare visita a “La Scuola d'Italia “Guglielmo Marconi” (questa è proprio una news) (http://www.lascuoladitalia.org/); con la loro preside abbiamo discusso dell’ipotesi di poter fare degli scambi più lunghi: non i soliti 10/15 giorni in cui noi andiamo là e loro vengono qua, ma proprio degli scambi di studenti per periodi di 6 e mesi o addirittura di un anno, perché, essendo proprio una scuola italiana, chi la dovesse frequentare qui da noi avrebbe riconosciuto il

suo anno alla pari, quindi non perderebbe quello che perdono i ragazzi che vanno in una high school americana, dove alcune materie corrispondono e altre no, e quando tornano si trovano a dover recuperare buona parte del programma. Poi tante altre cose ci capitano durante il corso dell’anno, per esempio questa dei ragazzi del M.I.T. non era preventivata: me

l’hanno proposta ed io, quando mi propongono cose di questo genere, non dico mai di no.

Di recente la nostra scuola ha ricevuto l’attestato di internazionalizzazione. Quando e da chi? E di che cosa si tratta precisamente?

E‟ un riconoscimento che viene dato dall’Agenzia

Europea per il programma LLP, che è un programma europeo appunto per la finalizzazione che abbiamo anche noi: per aprire le scuole dell’Europa al mondo e per favorire questi scambi culturali. Per ricevere questo attestato bisogna rispettare una serie di condizioni non irrilevanti; il gruppo di docenti che segue il progetto è composto dalle Prof.sse Fiozzi, Nosari e Mastruzzi; solo rispondere al questionario che ci dà la possibilità di accedere alla certificazione, ha richiesto loro il lavoro di 15 giorni. Il riconoscimento significa che la

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scuola ha i requisiti per essere una scuola internazionale.

Ci parli ancora, per favore, dei viaggi studio che la scuola da alcuni anni organizza in Inghilterra ed Irlanda.

Il primo obiettivo, come ho già detto, è di favorire la lingua inglese prima, il secondo obiettivo è di dare la possibilità a tutti di apprenderla. Questi sono i due motivi che ci spingono a fare questo lavoro che, devo dire, è faticosissimo, perché il risparmio sul prezzo è dovuto al fatto che le professoresse

Figura 1 i tre dottorandi del Massachussets Institute of Technology

organizzano fisicamente il viaggio: per l’aereo ci vuol poco, lo si fa in internet, ma per le scuole loro iniziano in questo periodo a chiamare, a mandare e-mail, a chieder preventivi, perché vogliamo che il viaggio sia di una certa qualità; noi andiamo nei posti più belli e prestigiosi a prezzi vantaggiosi: chi volesse maggiori dettagli sull’organizzazione deve rivolgersi quest’anno alla Prof.ssa Ranucci che ne è la referente.

Per concludere, qualche anticipazione di prima mano su

altre iniziative in cantiere, anche non “internazionali”?

Subito in febbraio abbiamo l’inaugurazione del Laboratorio per le energie rinnovabili, e siamo l’unica scuola d’Italia con una struttura simile. Nella zona di chimica è stato costruito infatti il “laboratorio plurivalente”, il lavoro è durato 4 anni, ed è stata una cosa mastodontica, essendo fatta tutta con risorse private, insomma un lavoro a cui hanno contribuito un po’ tutti gli enti del territorio. Ha una triplice valenza energetica, perché c’è la parte del fotovoltaico, che abbiamo ultimato da qualche anno, che ci produce energia, che ci permette di risparmiare un po’ sul costo delle bollette, poi c’è la parte del geotermico sotto terra, a scopo prevalentemente didattico, praticamente è una pompa inserita sotto terra che durante l’inverno assorbe calore e lo rilascia nell’ambiente, e refrigera durante il periodo estivo. La terza tipologia è la produzione di idrogeno; Labter Crea aveva già lavorato molto in questo ambito, costruendo la Fiat Panda con impianto ad idrogeno. Il laboratorio, che verrà inaugurato ai primi di febbraio rimane sempre un laboratorio didattico per sperimentare queste nuove energie; ci sarà anche una ricaduta dal punto di vista giornalistico ma lanciatela voi per primi, così gli altri vi copiano.

a cura di Sara Abdelkamel e Nicola Latella

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Danzando … in carcere!

Siamo nelle Filippine, in un carcere nella provincia di Cebu (conosciuto con la sigla CPDRC).

Il direttore di questa struttura, F. Byron Garcia, qualche anno fa decise di inserire nel programma dei detenuti un'ora al giorno di esercizi di ballo; che risultò molto gradita ai carcerati. Così l'attività, prese velocemente piede e fece conoscere questa prigione in tutto il mondo!

Tra l'altro i carcerati diventarono famosi interpretando “Thriller” di Michael Jackson nel 2007. Pensate che il video della loro coreografia su youtube: (http://www.youtube.com/watch?v=hMnk7lh9M3o)

conta 46milioni di riproduzioni! Oltre a questo pezzo, essi interpretarono altri famosi brani di cantanti e gruppi di tutto il mondo, tra cui appunto Michael Jackson, i Queen, addirittura “Gloria” di Umberto Tozzi nella

versione inglese.

Gli ormai conosciuti ballerini-carcerati, grazie alle loro manifestazioni pubbliche, ricevettero aiuti per buona condotta e a volte, addirittura, piccole

ricompense in denaro. Dall'inizio della loro attività, è noto un elenco di una cinquantina di coreografie, ballate da un minimo di 20 a un massimo di 1500 detenuti i quali, in un ampio spazio del loro carcere, si scatenano danzando sui più importanti pezzi musicali della storia.

Purtroppo dal febbraio 2010 il

programma coreografico non funziona più a pieno regime; il direttore Garcia, avendo finito il proprio incarico, non è più il responsabile delle decisioni e, malauguratamente, i nuovi dirigenti vogliono sostituire la danza con il lavoro manuale.

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Spero che non finisca tutto così e che questa particolare e innovativa attività di recupero non svanisca, anzi, che magari venga utilizzata in altri luoghi simili. Credo che per la rieducazione di queste persone sia opportuno coltivare le loro passioni, questo è un ottimo esempio di come si possa indurre in loro la voglia di

reinserirsi nella società con uno scopo di vita, e magari un sogno da realizzare.

Ecco alcune delle loro migliori interpretazioni:

____________________________

Queen – Medley http://www.youtube.com/watch?v=4zfMQRSt1kA

Michael Jackson – Thriller http://www.youtube.com/watch?v=nFcMfTuS3hk

Grease – Greased Lightning http://www.youtube.com/watch?v=kUFUibFWeE0

Umberto Tozzi – Gloria http://www.youtube.com/watch?v=D0BeyJlfGQo

The Black Eyed Peas - Pump It http://www.youtube.com/watch?v=HFn92gSFkQA

Nicola Latella

Wikileaks: chi è costui?

Wikileaks è una organizzazione senza scopo di lucro, presumibilmente fondata da Julian Assange e gestita da un gruppo di volontari. Lo scopo principale di Wikileaks è quello di diffondere materiale segreto, celato al pubblico o comunque normalmente non accessibile, in modo da rivelare

comportamenti e accordi poco civili da parte dei governi.

Finora Wikileaks ha pubblicato più di 200.000 file video o di testo protetti da segreti di stato.

Inizialmente, la struttura di Wikileaks era simile a quella di Wikipedia, con libertà di modifica dei contenuti e l‟aggiunta dei commenti. In seguito il sito si avvicinò sempre di più al classico metodo di pubblicazione dei contenuti in

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quanto aveva subito numerosi attacchi da parte di hacker.

Allo stato attuale, solo i fondatori del progetto possono pubblicare i nuovi materiali che gli vengono inviati.

Come funziona Wikileaks ? La vastissima quantità di materiale

non accessibile che Wikileaks attualmente possiede gli è stato inviato direttamente dai proprietari dei documenti: funzionari dello stato, soldati, membri dei governi, personale delle ambasciate, hanno semplicemente condiviso i documenti a loro destinati con Wikileaks. I vari documenti sono stati analizzati da volontari per accertarsi della loro verità e autenticità, mentre i nomi di coloro a cui il documento è stato inviato, se presenti, vengono eliminati per garantire la massima tutela dell‟anonimato. Dopo essere stati analizzati, i documenti vengono condivisi sul sito ufficiale (che durante la scrittura di questo articolo è http://wikileaks.ch/); in seguito il materiale viene replicato su altri mirror (siti copia di Wikileaks) per far sì che, in caso di malfunzionamenti o attacchi, il sito rimanga sempre consultabile.

La sorte di Julian Assange Julian Assange, il principale

portavoce di Wikileaks, sta combattendo una dura battaglia legale. Principalmente, questo giovane australiano è accusato dal governo americano di spionaggio, mentre l‟Australia sta ancora formulando le sue accuse.

Oltre a ciò, Julian ha subito anche un‟accusa di stupro in Svezia; in molti considerano quest‟accusa come un modo per poter mettere fuori gioco Julian piuttosto che una vera e propria causa, visto che essa venne formulata poco dopo la pubblicazione di documenti protetti da segreto di stato. Attualmente, Assange si trova in uno stato di libertà vigilata. La sua situazione ha colpito notevolmente l‟attenzione della opinione pubblica, tant‟è che è nato un vero e proprio sito web (http://freeassange.org/) che ne chiede la completa libertà.

Libertà di informazione Consultando Wikileaks ci si

rende conto della quantità di informazioni che vengono nascoste ai cittadini dai loro stessi governi. Leggendo i

documenti, sembra quasi che vi siano delle associazioni che

scelgono con cura ciò che rivelare o meno al grande pubblico, monopolizzando così il flusso

dell‟informazione. Molti documenti pubblicati dal sito contengono effettivamente delle informazioni scomode per le alte autorità e che possono lacerare pesantemente l‟immagine dello stato a cui si riferiscono;

giusto per citarne alcuni, quelli riguardanti le ingiustizie verificatesi durante la guerra in Iraq (uccisione “quasi” premeditata di civili e giornalisti) possono realmente dare origine a scandali di portata internazionale. Altri documenti , come quelli che descrivono i leader politici di altri stati, hanno generato in molti casi una visibile situazione di imbarazzo.

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Le difficoltà di Wikileaks Attualmente Wikileaks sta ancora

continuando a pubblicare i documenti che le vengono inviati, anche se ad un ritmo molto più lento rispetto al passato. Infatti, a causa della possibilità di

attacchi informatici e dei problemi legali, le pagine di Wikileaks sono ora modificabili solo dal ristretto gruppo dei fondatori.

Viatcheslav Facchini Rublev Slava

A cosa ca…volo serve la storia ?

A cosa serve la Storia? Grande domanda, a cui molti hanno cercato di rispondere. Forse prima di chiederci a cosa serve, dovremmo domandarci che cos‟è. Se lo chiedessimo ad un qualsiasi studente, direbbe che è una materia che è costretto a studiare nonostante non abbia nessuna utilità per il suo futuro, una materia che ha il solo scopo di torturare i “poveri” alunni.

In modo più neutro e meno prevenuto, la Storia (termine di derivazione greca che significa ricerca o indagine) è la disciplina che si occupa dello studio del passato tramite l'uso di fonti, cioè di tutto

ciò che possa trasmettere il sapere. Più precisamente, la Storia è la ricerca e la narrazione continua e sistematica di eventi del passato importanti per la specie umana. L’anonimo dei Promessi sposi di Manzoni la descriveva come «una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gli anni suoi

prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia». Appurato che la Storia è una spugna che assorbe molteplici tipi di dati di carattere economico, sociale, politico, istituzionale e culturale, al fine di trasmettere la conoscenza, possiamo ora chiederci se sia indispensabile, o almeno utile, alla nostra vita. In teoria si potrebbe vivere benissimo anche senza: basta avere da mangiare, da dormire, un tetto sulla testa e magari qualcuno che ci rimbocchi amorevolmente le coperte. In realtà non è così: dopo aver mangiato, dormito e socializzato un

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poco, tutti sentiamo alcune voci insistenti nella nostra testa: chi siamo? In che mondo viviamo? Da dove veniamo ? Perché ragioniamo così? Perché esistono determinati problemi nel mondo? Come saremo? E così via. Domande a cui cerchiamo, talvolta inconsciamente di dare risposta. Ad alcuni interrogativi tentano, da tempo, di rispondere la Filosofia e la sua parente prossima, la Teologia, o ancora la Sociologia; ad altri riesce solo a rispondere la Storia. Solo la Storia, infatti, ci fornisce alcune coordinate di base su cui tentare di disegnare la nostra identità come uomini che vivono in un determinato periodo e in una porzione precisa del mondo. Senza la conoscenza della Storia, senza l'esercizio virtuoso della memoria, perderemmo noi stessi, ci annulleremmo in una nebbia indistinta di realtà incomprensibili. Quindi la Storia serve. Ma quale Storia? Il torbido “minestrone” di nomi, eventi e date che si contorce all‟interno della nostra mente è solamente la punta dell‟iceberg: il passato è solo una parte della Storia, quella che abbiamo sotto gli occhi quando ci fermiamo a un certo punto per guardare indietro negli avvenimenti. La Storia in realtà è una forza che si impadronisce del passato, spinge il

passato sul presente e li spinge entrambi nel futuro. La Storia ci permette di accrescere la

nostra esperienza: dandoci la possibilità di confrontare il rapporto tra passato e presente, consigliandoci, sulla base di ciò che è accaduto, su quali scelte sono più valide rispetto ad altre, educandoci a vivere in società. Perciò è una forma di sapienza. È una sapienza in quanto

mostra che le persone sanno quello che fanno, ma non possono prevederne tutte le conseguenze, ci insegna che molte disgrazie, molte catastrofi, molte decadenze e molti

sbagli hanno il loro punto di partenza in errori morali. Come disse il

filosofo medievale

Tommaso d‟Aquino «la Storia ha questa virtù: ci aiuta a prevedere». In questo senso è una forma di prudenza, quella prudenza che si definisce come una sapienza pratica, quella che dovrebbe possedere ogni uomo. Ma se l'uomo vuole prevedere deve fondarsi nello stesso tempo sulla conoscenza del presente e sulla esperienza del passato. In conclusione la Storia ci deve essere insegnata per aiutarci ad attraversare i tempi, ponendoci domande proficue per il futuro e spingendoci a indagare nella nostra realtà al fine di comprenderla meglio, perché la

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comprensione del mondo è sinonimo di evoluzione.

Un secolo prima di Gesù Cristo, il più illustre oratore della antichità

latina, Cicerone, scriveva: «I popoli che si disinteressano della loro storia si condannano a essere sempre fanciulli».

Marco Brusoni

______________________________________________________________

A LEZIONE DI TRASGRESSIONE

Se chiedessimo alla gente chi è Stefani Joanne Angelina Germanotta, otterremmo molti sguardi allibiti e pochissime risposte, ma se poi precisassimo che questa sfilza di nomi appartengono alla scheda anagrafica della celeberrima Popstar statunitense Lady Gaga, interi fogli verrebbero riempiti da ogni tipo di commento: c'è chi la definisce la nuova Madonna, chi

ne parla raffigurandola come un esempio di trasgressione, chi la

definisce come strumento delle case discografiche mangia-soldi e chi la acclama come un'eroina. Ciascuno di noi ormai l'ha vista in televisione presentarsi ai concerti o agli eventi mondani con improbabili vestiti e “trampoli” vertiginosi ai piedi, ciascuno di noi non può negare di aver sentito almeno uno dei suoi tormentoni: la 24enne newyorkese è sulla bocca di tutti e in poco più di due anni è riuscita a passare dal piano bar al successo planetario. Tale esplosione mediatica è stata concepita su una figura tanto misteriosa e ambigua quanto estrosa ed esagerata che ha sconfinato talmente tanto da finire addirittura sui banchi di scuola! Questa volta non si tratta di un'altra trovata pubblicitaria, ma di un vero e proprio corso accademico: siamo all'Università della Virginia (USA), dove la 25enne professoressa Christa Romanosky ha deciso di aprire un corso che parte dal modello di Lady Gaga per analizzare gli aspetti più profondi della psicologia della trasgressione: perché la gente si traveste? Che ruolo hanno i costumi nella nostra società?

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Durante le lezioni di Christa si analizzano video sul web, si leggono testimonianze autorevoli, si discute sui “grandi trasgressori” del passato e si cerca di capire perché l'uomo al giorno d'oggi vuole avere più di un'identità.

Sicuramente questa notizia può far storcere il naso ai tradizionalisti, ma non per questo va considerata “spazzatura”. È chiaro infatti che se si è arrivati a questo punto, grande merito va dato a noi stessi, poiché Lady Gaga non è altro che un riflesso delle diverse personalità delle persone: che al lavoro vestono in

giacca e cravatta mentre alla sera, quando aprono la loro pagina su un social network o entrano in uno dei loro profili virtuali, scatenano la

fantasia con nickname e caratteristiche di pura invenzione. Possiamo dire allora che il corso della Romanosky può essere utile per affrontare le problematiche della società di oggi? Molto probabilmente sì, ma una cosa è certa: siamo arrivati ad un livello nel

quale i fenomeni creati mass media ottengono maggiore attenzione rispetto ad altri eventi importanti ma meno pubblicizzati. Facciamo un semplice esempio: chiedete in giro chi è Lady Gaga; una volta ottenute le risposte, pronunciate un altro nome, quello di Liu Xiaobo

(Premio Nobel per la pace segregato in carcere in Cina per aver difeso i diritti umani): sono convinto che solo poche persone sarebbero in grado di dire chi è e la maggior parte vi guarderebbero male.

Sta a noi capire se è giusto seguire le gesta di persone che hanno fatto qualcosa di significativo per la società o addirittura l‟umanità oppure quelle di “eroi” creati dalla televisioni che di eroico non

hanno fatto proprio nulla.

Andrea Guarnieri

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MISS ITALIA: Si’ ALLA TAGLIA 46!

Fare shopping è una delle cose più rilassanti al mondo, ed entra tranquillamente nella TOP10 dei piaceri più soddisfacenti esistenti al mondo! Ma a malincuore ho deciso di non

mettere più piede, per principio, nei negozi, che io chiamo, “per anoressiche”,

che riforniscono

solo le taglie che vanno dalla 36 alla 42 (inclusa per

il rotto della cuffia!), come se non esistessero taglie superiori! I media hanno il coraggio di propagandare campagne contro l‟anoressia, e io mi chiedo: “Ma mi prendete in giro?” Oltre allo shopping, nella mia TOP10, si può trovare anche il cibo! E non mi vergogno di avere qualche chilo di troppo, perché sono del parere che

se a qualcuno non va il mio aspetto, può tranquillamente

girarsi dall‟altra parte! E voglio ricordare che quella che è tuttora un simbolo di bellezza e

classe femminile,

Marilyn Monroe, la si poteva considerare “morbida” nelle sue forme e di certo non entrava in una taglia 40. Scherzi a parte: era ora che al concorso per “Miss Italia” partecipassero anche le ragazze con qualcosa in più da offrire oltre a pelle o ossa. Non che mi diano fastidio le ragazze con questa fisicità, ma Miss Italia deve rappresentare la bellezza

italiana, che può trovarsi in qualunque ragazza “normale” e non necessariamente di taglia XXS. Perché la bellezza non si misura in centimetri.

Greta Moschini

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La teobromina è un alcaloide naturale, cioè una sostanza organica di origine vegetale, molto utilizzata in farmacologia, che stimola il sistema nervoso centrale. Scusate la precisazione, ma non avevo la minima idea di cosa fosse!

Il cioccolato, che passione! Quanti hanno mai rinunciato a un pezzetto di cioccolato? Quello che ti si scioglie in bocca, che ti invade con il suo profumo e con un gusto dolce, certe volte amaro ma pur sempre inconfondibile e coinvolgente? Penso molto pochi!

Curiosità e benefici Tutti sanno che il cioccolato è derivato dalla pianta del cacao e tutti sanno che ne esistono infinite varietà e forme: dalla tavoletta al cioccolatino rotondo, dalle uova e dai coniglietti di Pasqua alle creme, dalle torte ai gelati, ecc. Tutto il mondo lo divora voracemente, ma forse non tutti sanno che mangiare tanta cioccolata crea dipendenza! Esatto! Dipendenza, come la dipendenza dall‟alcool o dalla droga. Si chiama CIOCCOLISMO ed è derivato dal fatto che quando si mangia della cioccolata, per effetto della temperatura corporea, essa si scioglie direttamente in bocca, provocando, appunto, piacere. Quindi fate attenzione!

Oltre a questo il cioccolato ha altri effetti come per esempio il conosciutissimo potere di aumentare il buon umore per effetto delle endorfine, ma non solo! Fa bene al cuore e aumenta il desiderio sessuale, come diceva Casanova. In più una ricerca condotta dal Club Mediterraneé dimostra che chi segue una dieta a basso contenuto di grassi ha una probabilità tripla di litigare con il

proprio partner rispetto a chi si concede qualche piccolo dolcetto. Altra cosa poco

conosciuta (almeno, io non la sapevo) è che il cioccolato è tossico per i cani, i cavalli e altri piccoli animali

perché contiene la teobromina, una sostanza che questi animali non riescono a metabolizzare. Tra l‟altro questa sostanza è stata abolita dalle corse equestri perché, se data in piccole quantità, può essere un potente stimolante per i cavalli. Per chi volesse divorare chili e chili di cioccolata devo dare una brutta notizia:

arriva tardi. Nel 2000 a Torino è stata realizzata una tavoletta di cioccolato di 1500 chili ricoperta interamente da nocciole. Penso che

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dopo 11 anni l‟abbiano già finita, ma si può sempre chiedere! Oppure ci si può accontentare di 40 quintali di gianduiotto stagionato di dieci anni … ma dubito siano rimaste briciole pure di questo!

Origine linguistica e un

po’ di storia La pianta di cacao, esistente da più di 6 mila anni, si trovava principalmente nell‟area del Rio delle Amazzoni e venne coltivata per prima dai Maya. I Maya chiamavano il cioccolato “cibo degli Dei” e infatti il suo consumo era riservato solo ad alcune classi della popolazione, non come oggi che tutti ce lo possiamo permettere e che lo consideriamo semplicemente un dolce buonissimo; per i Maya noi potremmo essere degli dei, dei principi o anche dei guerrieri (non sarebbero male le prime opzioni dati i tempi di oggi!). Inoltre, nell‟epoca pre-colombiana, nell‟America centrale, i semi di cacao venivano usati come monete di scambio e come unità di misura. Una seconda teoria sulla derivazione di questa parola si riferisce a un dio Azteco che donò ai mortali il seme del cacao per farne una bevanda amara, energetica e afrodisiaca. Un‟altra leggenda su questa pianta narra che in tempi remoti una principessa fu lasciata, dal suo sposo partito in guerra, a guardia di un immenso tesoro; quando arrivarono i nemici la principessa si rifiutò di rivelare il nascondiglio di tale tesoro, per questo fu uccisa e dal suo sangue nacque la

pianta del cacao, i cui semi sono così amari come la sofferenza, ma allo stesso tempo forti ed eccitanti come le virtù di quella donna. La cioccolata oltre a essere amara e non molto dolce come la conosciamo noi oggi (a meno che non sia fondente), veniva bevuta con la schiuma formata dai diversi travasi

ripetuti da un recipiente all‟altro, inoltre veniva mescolata con delle spezie tra cui il pepe e peperoncino. Solo quando le bevanda raggiunse l‟Europa, gli spagnoli sostituirono tali aromi con la vaniglia e lo zucchero. Anche Colombo, di ritorno dall‟Honduras, assaggiò questa amara bevanda e probabilmente fu per il suo gusto forte che non diede importanza alla scoperta. Il commercio del cacao si fece poi sempre più diffuso ed i semi di questa miscela venivano esportati in quasi tutta l‟Europa. In Italia il cacao fu importato per la prima volta tra il „500 ed il „600, molto probabilmente anche grazie alla dominazione spagnola presente nell‟Italia meridionale.

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Nel 1650 il cioccolato raggiunse anche il commercio inglese e veniva offerto negli stessi locali in cui si serviva il caffè. Infatti le “coffee house” (“le botteghe del caffè”) facevano a gara per trovare nuove miscele di cioccolata, tanto che erano anche dette “botteghe del cioccolato”. Proprio in Inghilterra fu prodotta la prima tavoletta di cioccolato e nel 1826,

grazie a nuove macchine industriali, incominciò il commercio della cioccolata in barretta. Con l‟inizio delle produzione di cioccolata ci furono sempre nuove miscele e nuove scoperte. C‟era chi la mescolava con le nocciole tritate; chi, con l‟aiuto di un fabbricante di alimenti di nome Nestlè, ci aggiunse il latte; chi inventò il concaggio e quindi il cosiddetto “cioccolato fondente”; chi creò la crema di gianduia con lo scopo di venderne qualche chilo come regalo e invece, dato il gran successo, nel 1964 fece nascere la nutella! (GRAZIE

PIETRO FERRERO!)

Pianta La pianta del cacao nasce soprattutto nell‟America tropicale dove trova un

clima a lei favorevole. Sinceramente non pensavo che la pianta del cacao fosse alta dagli 8 ai 10 metri, che avesse dei frutti grossi dai 6 ai 12 cm e lunghi anche 20! Mi sarei aspettata una piantina tipo quella dei pomodori, non un gigante di 10 metri!! Maledetta ignoranza! Le “pannocchie” poi, sono lunghe e possono contenere fino a 40 semi.

Nonostante le misure naturali gigantesche, nelle piantagioni la pianta viene tenuta ad un altezza di 5 metri e, nonostante le sua mole, è una pianta delicata, per questo nelle coltivazioni vi sono delle barriere costituite da piante di banano(!) per proteggerle dal vento. L‟albero non fruttifica prima dei 3-4 anni e,

anche se protetto, i frutti che restano sulla pianta a fruttificare sono solo 10 o 15. Da un ettaro coltivazione si ricavano circa 300 chili di prodotto commerciale.

Per concludere … C‟è chi si fa mille fisse di diete e non diete, c‟è chi rinuncia al piacere di mangiare la cioccolata per la linea e chi non la vuole neanche vedere. Come dimostrato, non fa male concedersi piccoli piaceri, il segreto è sapersi controllare. Il cioccolato fa bene a noi, fa bene nel rapporto che abbiamo con le altre persone e con noi stessi, mette in pace gli animi e rilassa il corpo, distende i

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muscoli e ti fa dimenticare il malumore, ti accende come un razzo, se sei donna è il tuo migliore amico contro gli

sbalzi d‟umore, il peggiore per la linea, ma è meglio esser felici con qualche grammo in più che infelici, depressi e senza un po‟ della cara pancetta che poi non è cosi male se contenuta. MANGIATE CIOCCOLATA! E offritela ai prof! Si sa mai che si addolciscano un po‟ mentre correggono le nostre verifiche!

Isabella Cassisa

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I botti di Capodanno: festa o ...battaglia?

La notte di San Silvestro è la più attesa dell‟anno. Grandiosi sono infatti in tutto il mondo, i festeggiamenti nei quali i cittadini del pianeta si radunano nelle piazze per dire addio all‟l‟anno “vecchio” e accogliere quello “nuovo”. Nelle più grandi città italiane si organizzano concerti con artisti di fama mondiale, numerose feste e spettacoli con fuochi d‟artificio che riempiono il cielo dei colori più splendenti. Ma, oltre a questo clima di festa e di allegria il Capodanno presenta anche un‟altra faccia della medaglia per cui il

nostro paese e tristemente famoso. Vengono per esempio compiuti numerosi atti vandalici come l‟incendio di macchine e cassonetti. Però questo è nulla in confronto al vero pericolo del Capodanno che trasforma questa notte di allegria in una notte oscura accompagnata dal triste suono delle ambulanze. Stiamo parlando dei famigerati botti illegali che fanno diventare le strade dei veri e propri campi di battaglia. Per festeggiare l‟anno nuovo infatti molte persone vogliono realizzare le cose in grande, troppo in grande, acquistando queste bombe vendute illegalmente per ottenere un risultato fuori dal comune. Ma il gioco vale la candela? La risposta e ovviamente no!. I numerosi sforzi effetuati dalle forze dell‟ordine che anche in questo fine anno hanno portato al sequestro di oltre 11 tonnellate di botti non sono stati sufficienti. Come dimostra il tragico bilancio di quest‟anno, che assomma a 500 feriti e un morto. Sì,

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anche un morto perché sembra che i botti illegali non bastino: occorrono anche fucili e pistole. E a farne le spese è stato un 39enne napoletano, padre di due figli, il quale è stato colpito da una pallottola vagante durante i festeggiamenti. Ed è propio la Campania, la regione più colpita,

che quest‟anno ha contato ben 113 feriti, 71 dei quali solo a Napoli. Questa triste notte è stata la peggiore degli ultimi 4 anni. Nel 2010, infatti, i feriti erano stati 509 ma per fortuna

non vi era stato alcun morto, nel 2009 382 feriti e un morto e infine nel 2008 473 feriti e una vittima. I venditori di questi assurdi ordigni cercano di attrarre le persone dando nomi sempre più curiosi alle loro malefiche creazioni; come ad esempio il "Pallone di Maradona" o la bomba "Osama Bin Laden" . Chi cade nella loro rete sono per maggior parte giovani, tal volta anche bambini di 10-11 anni. Proprio i giovani sono le vittime più colpite di queste bombe maledette. Infatti questi botti di scarsa qualità, oltre alla pericolosità dovuta alla potenza, in alcuni casi sono malfunzionanti e possono scoppiare in anticipo o in ritardo, generando danni devastanti. Possono ad esempio portare alla perdita di un occhio o all‟amputazione di un arto, rovinando per sempre la vita di chi spavaldamente ha deciso di usarli. Tutto ciò vale il divertimento di una notte?... A mio parere no: la vita è un dono prezioso e come tale va conservato con cura.

Luca Chaar

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IL FERMI: UNA SCUOLA TECNICA …

MA ANCHE ARTISTICA!

Arte. Ci sono molteplici, innumerevoli, migliaia, milioni di forme d'arte al mondo, e per alcuni sarà anche paragonabile l'arte alla scienza, ma non è questo il punto. Il succo della questione è che in Italia l'educazione

all'arte, secondo me, è sottovalutata grandemente e solo raramente si sente parlare di corsi scolastici extracurricolari in questo campo. Ancora più raramente se l'istituto che li propone è esplicitamente tecnico e scientifico.

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Ecco, la nostra scuola è un'eccezione: sono infatti 4 anni consecutivi che la scuola offre agli studenti dei corsi artistici di pittura, la danza, musica e teatro, che hanno trovato apprezzamento, oltre che internamente alla scuola, anche a livello regionale. La cosa è ancora più strabiliante se si pensa che a partecipare alle attività dei laboratori artistici sono futuri ingegneri, ricercatori, medici e quant'altro, e che il nostro istituto non ha nessun tipo di contatto con il mondo dell'arte, a parte qualche "gita" per assistere a concerti o spettacoli.

Ebbene il nostro istituto è l'unico nell'intera provincia a proporre corsi di questo livello e con tale costanza, investendo nel talento di ragazzi che altrove non avrebbero la possibilità di frequentare laboratori simili a tali condizioni: si tratta dell'impegno e della fiducia di persone intorno a noi, grazie alle quali i laboratori hanno

modo di esistere e, obiettivamente, di prosperare. Insomma, un applauso al “Fermi” che controcorrente e nonostante la crisi educativa investe ancora nel talento (molto spesso nascosto) di noi giovani.

Giulia Casetta

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I PROGETTI DEL FERMI

INTERVISTA A RADIO FERMI

Cosa spinge ogni mattina alcuni ragazzi nella stanza più remota della Galleria degli uffici? Cosa ci dà la carica tutte le mattine? Cosa ci permette di ascoltare musica sempre nuova tutte le mattine? È Radio Fermi, uno dei fiori all‟occhiello di questa scuola, forse l‟unica in Italia ad avere una cosa del genere. Ed è questa grande cosa che spinge tanti ragazzi ogni mattina a venire a scuola presto per montare la miglior musica del momento. Per la prima intervista del ciclo “I progetti del Fermi” ho intervistato il capo nonché ultimo sopravvissuto della prima generazione dei nostri DJ, Andrea Olimpio, conosciuto come dj Zeus.

Le domande erano divise il 3 sezioni. La prima sezione è il “Prima”, ovvero la nascita di Radio Fermi, progetto iniziato 3 anni fa a cura del professor Alessandro Franzetti (non me ne voglia per non essere stato intervistato) insieme all‟allora alunno Mattia Mozzini. Il materiale di allora è rimasto invariato: un pc, un mixer e due microfoni, ma a poco a

poco i nostri compagni si sono conquistati la stanza, quella appunto in fondo alla Galleria degli uffici. Un punto dolente della radio è sempre stata la partecipazione, da una prima riunione dove parteciparono una cinquantina di

ragazzi uscirono soltanto pochi dj pronti a prendersi questo grosso impegno, ma il progetto avanzava comunque anche

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grazie alla preside, entusiasta dell‟idea e grande sostenitrice del progetto. Un appunto (e un piccolo ammonimento) è da fare ad una parte dei professori che detestano questo progetto, tanto si ipotizza che animino un mercato nero di tronchesini per tagliare i fili degli altoparlanti, ma questo non è altro che uno dei tanti problemi che si sono verificati a Radio Fermi, tranquillamente e brillantemente superati anche grazie ai bravissimi tecnici che l‟istituto possiede. La seconda sezione è il “Durante” ovvero il presente, dove la strumentazione è la stessa da ormai 3 anni, dove la partecipazione scarseggia (appello a chiunque legga: ISCRIVETEVI!!!) e dove si è provato di tutto per trovare nuovi dj, dai volantini alle riunioni. Ve lo posso garantire in prima persona che l‟ambiente è magnifico e ci si diverte e basta a fare la radio, inoltre quello è l‟unico luogo dove potete esprimere i vostri gusti musicali, perché i dj sono liberi di mettere la musica che vogliono e hanno tutti gusti musicali differenti l‟uno dall‟altro. La terza e ultima sezione è il “Futuro”, ovvero tutto quello che il capo di Radio Fermi pensa possa

accadere in futuro; la prima sua speranza sta nel fatto (lo ribadisco) che arrivino nuovi partecipanti, la seconda sta in nuovi materiali o magari in sponsor pronti a credere nel progetto e ad un allungamento del tempo di trasmissione, cosa difficile dato che sono tutti volontari e tutti non hanno tempo illimitato. Una cosa che ha fatto molto discutere (soprattutto in chiave elezioni d‟istituto) è stato il fatto della radio in streaming: per prima cosa il capo ha precisato che non è una cosa nuova, era già stata proposta l‟anno prima, anche grazie ai nuovi software che permetterebbero tutto ciò, in secondo luogo i problemi della non messa in streaming sono principalmente due: i diritti della SIAE, perché comunque si trasmette musica e bisogna

pagare i diritti di quella musica, e il tempo che i volontari non riescono a mettere per eventuali

trasmissioni pomeridiane. In sostanza la radio del Fermi fa parte di ognuno di noi ed è giusto partecipare per ampliarla e

migliorarla con nuove idee. Inoltre, fidatevi dell‟idiota, ci si diverte un mondo a star lì dentro.

Lorenzo Minotto

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Una Storia Qualunque II Puntata (alcune fotografie sono di Alice Papotti)

Anche questo è sistemato” - ride con un ghigno Sam, asciugandosi il sudore della fronte con un fazzoletto color grigio fumo mentre abbassa la pistola - “Sai Jack, la pressione mi sta uccidendo” - “Pensa a fare il tuo dovere in silenzio e vedrai che il capo ci ricompenserà, e la smetteremo con questo lavoro sporco” ribatte Jack Furetto, riponendo il suo scintillante attrezzo metallico, che da poco si è macchiato di un denso liquido viscoso. “Non credo, rimarremo qui tutta la vita, prigionieri del nostro lavoro. Oramai sono l'ombra di me stesso, un pupazzo senz'anima, la carcassa cava succhiata fino all'osso e gettata via da uno stormo di avvoltoi famelici. Ogni giorno in più che passa mi sento freddo, inutile, vuoto, morto” - Sam La Roccia, colui che non cedeva mai alle emozioni, sta piangendo. “Ancora per poco Sam, tieni duro, e ricomponiti perché tra poco arriverà il Capo” Passati pochi attimi, si presenta una figura minuta; veste un paio di scarpe bianche, un camice splendente su cui svettano bottoni sferici neri e un cappello voluminoso che gli copre gran parte del volto. “E allora, ragazzuoli, come procedono i lavori? Fammi un resoconto Jack” “Sì Chef, dunque, Sam ha quasi ultimato la farcitura dei bignè,

nonostante volesse mangiarseli tutti sono riuscito a persuaderlo, mentre io ho pensato a montare la crema di cioccolato e a spalmarla sulla torta. Non è ora di una promozione al reparto surgelati, Capo? Tutti questi dolci ci stanno rendendo sovrappeso”. “Il buio che divora l'autostrada A14 si dirada lentamente, lasciando respiro ai primi raggi del sole, che, nonostante la loro efficienza nel timbrare quotidianamente il cartellino da miliardi di anni, mi appaiono quasi svogliati nel bucare

quello schermo color pece che da più di tre ore accompagna la mia guida: sono i primi frammenti di aurora. Se i miei pochi lettori ricordano la lite avuta con quel falso amico di Giacomo, sappiano che la rabbia di quella conversazione è sbollita, mi sono però stancato del fatto che narri lui la mia storia, ora ci penso io! La voglia di dimenticarmi di Noemi invece è rimasta, anche se è difficile dimenticarsi di lei così in

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fretta: non servono cerotti per sanare le ferite al cuore, ma solo molto tempo. E‟ un rimedio così semplice ma nello stesso tempo così fiacco nel suo attuarsi, e questo mi fa arrabbiare con me stesso, perché mi ero ingenuamente infatuato; peccato che queste questioni non siano un sudoku, dove le possibilità sono

tante ma la soluzione è una sola; qui le soluzioni sono innumerevoli! E per complicarmi la vita ho preso la strada risolutiva più difficile, quella di isolarmi. In fin dei conti è una concatenazione di eventi che mi spinge a “darmi alla macchia” per qualche settimana ed allontanarmi da Mantova: da LA RAGAZZA appena citata al fatto che ho rotto l'insegna al neon al Gino, il proprietario della taverna, e dovevo ripagarla, anche questo era un bell'incentivo (chissà se Giacomo sta lavando i piatti al posto mio); ma anche perché progetto da anni l‟idea di un viaggio per qualche settimana lontano dalla realtà e dalle persone che conosco. Il mio cervello, oramai affaticato e a scarso di pensieri o ricordi da proiettare, rievoca alla mente

vecchie puntate di un film poliziesco (o culinario? non ricordo), in un estremo tentativo di tenermi sveglio e non farmi cadere tra le braccia di Morfeo, così paffute, rilassanti e morbid... Zzzz... Sveglia Andrea! Hai preso una decisione e andrai fino in fondo! - dico tra me e me – Infatti nel mio vocabolario non esiste la parola “arrendersi”! (ricordo di averla appositamente cancellata la settimana scorsa, durante l'interminabile simulazione della prova scritta per l‟esame di stato). Quest'autostrada è una retta senza fine, ed un insieme di contrasti: troppo urbana se la si accosta alla campagna coperta di brina su cui è costruita, troppo monotona nelle sue frenetiche velocità. A causa di quest'ultima caratteristica risulta conciliante, in questo mi inganna, perché basta un colpo di sonno e potrei perdere il controllo dell'auto: serve una soluzione al più presto. E quindi rallento, (la strada è sgombra e tutto sommato non ho fretta, non conoscendo la meta) e

mi metto a cercare l'ultimo cioccolatino al caffè concentrato nel cruscotto dell'auto, ma trovo solo i miei cd impolverati. Sono di ogni

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genere, un vero e proprio toccasana per curare qualsiasi umore storto, perché sono dell'opinione che con un po' di musica o la giusta colonna sonora tutto sembra migliore (questa è la filosofia delle presentazioni Power

Point: se non hai l'abilità di creare schemi riassuntivi incisivi, metti una foto, una canzone che aumenti il pathos negli spettatori e il risultato è lo stesso, anzi, migliore). Cerco allora sotto il tappetino del passeggero allungando il braccio non impegnato nella guida, e buttando l'occhio di tanto in tanto nella zona sotto il sedile. Provo emozioni sconosciute ai limiti del reale nel tastare un misto di unto, umidiccio e plastica rotta. Gli esiti della ricerca sono: 5 gomme da masticare usate, un bottone, una graffetta e svariate patatine di tutti i tipi: classica, grigliata, rodeo, virtual, dixi... insomma, posso benissimo appiccicare l'adesivo “San Carlo” sul cofano della mia Polo e mettermi a venderle in sacchetti da 500 grammi tante ne ho! “Questo schifo deve essere sicuramente merito di Nicola, quel merendero da strapazzo, gli avrò detto diecimila volte di non mangiare in macchina!”. Il fatto è che in questi mesi in tanti mi chiedono un passaggio fino a

scuola, dato che sono il primo neopatentato della classe (deve essere il fascino dell'automobile a sottrarre clienti all'Apam), ma comunque mi fa piacere rendermi utile verso i miei amici, anche se certe volte ne approfittano un po‟ troppo. Perse le speranze e con gli occhi che a causa della stanchezza iniziano a vedere doppio, nell'angolino più insignificante di tutta l'auto trovo quel super-concentrato di caffeina, lo scarto e lo divoro. Soddisfatto del ritrovamento, inizio a sistemare tutti i comfort ed i gadget dell'auto: alzo il riscaldamento, metto un cd, estraggo il portavivande, accendo la mini TV a led, faccio qualche addominale con AB King Pro. E proprio mentre mi sto togliendo i peli dal naso con Micro Touch Magic (sono un teledipendente, lo so) inspiegabilmente il volante mi scivola dalle mani e comincio a guidare a zig zag nel tentativo di riprenderlo, tanto che oscillo di moto armonico come un pendolo. Davanti a me compare all'improvviso un furgoncino bianco, lo evito, sterzando in un estremo tentativo, ma sbam! L'urto è tale da farmi perdere conoscenza, ho sbattuto contro un guard rail. “Peeeeeeeeeeeeeeeeee” - Quel rumore assordante cresce d'intensità fino a culminare, per poi gradualmente sparire nel silenzio. Poco dopo realizzo che si tratta del clacson di un'auto di passaggio che fortunatamente mi ha fatto riacquistare i sensi. Chissà quanto tempo è passato da quella botta

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(poteva essere un'eternità come pochi secondi, non ricordo nulla); guardo l'orologio, sono le 3 e 52, quindi sono stato in catalessi per pochi minuti. Senza perdere tempo, preso da una sensazione di panico misto ad ansia e dolore fisico a cui sono completamente nuovo, cerco di accendere l'auto scalpitando. Il motore funziona. “Fuma solo a causa della bassa temperatura, niente di rotto, spero” - non penso al piccolo taglio sullo zigomo che in quel momento gocciola sulle mie nocche e che quello che può avere qualcosa di rotto sono io e non il motore. Guidato dal buon senso, imbocco la prima uscita autostradale, che conduce a un paese il cui nome riguarda un calciatore famoso, ma non ricordo di preciso quale sia. Appena entro nel paese mi accoglie una fitta pineta innevata, solo allora mi accorgo che la cittadina deve essere stata costruita su di un altopiano. Le strade sono strette e in gran parte dissestate e mi è difficile continuare a guidare, per questo rinuncio all'idea di trovare un albergo dove passare la notte. Parcheggio lungo una strada che ad una prima impressione sembra poco trafficata, su di un suolo color marrone tendente al rosso nato da neve mista a fanghiglia. Questo suolo ricorda me stesso, perché ho voluto inquinare la mia coscienza

un tempo pulita con il putridume dell'egoismo, pensando di essere al centro del mondo; ed ora mi ritrovo in un bel casino, non avendo nessun progetto sul da farsi. Anche se ho qualche leggero dolore, cado quasi di colpo in un sonno profondo (o, come direbbe Dante, “come corpo morto cade”). Mi risveglio il pomeriggio seguente, alle 2. La faccia porta i tratti tipici di una dormita difficile: su di una guancia ho stampata la trama del coprisedile dell'auto, i capelli sono in rivolta e un filo di saliva pende dal labbro inferiore. Come tutte le

mattine cerco di spegnere a occhi chiusi la sveglia di

Paperinik che ho sul

comodino, ma mi basta guardarmi attorno e tirare un'occhiata alla sciarpa nerazzurra che ho sempre con me mentre guido per ricordare la disavventura del giorno prima e dove mi trovo. Un po' crucciato da questo brutto risveglio, mi stropiccio gli occhi per fare avvenire le sinapsi tra i pochi neuroni rimasti nel mio cervello ed iniziare a ragionare. Sbadigliando guardo di nuovo fuori dal finestrino, ma quello che vedo mi fa sobbalzare dal sedile e battere la testa contro la capote interna. Ci sono dei bambini che mi fissano, e sono tanti!

Matteo Lucchini

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FOTO – GRAFIE di Lorenzo Perego

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FOTO – grafie di Alice Papotti

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suggestioni di un giorno di dicembre

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Maura Malpetti

I giochi del ghiaccio

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L’ASSASSINA E IL VAMPIRO

CAPITOLO 2: 14 ANNI. UN INCONTRO MISTERIOSO Oltre alla vita da assassina, avevo anche una vita normale (se si poteva definire tale), perché anche io, essendo una ragazza, ho avuto le mie cotte, sia infantili che un po‟ serie, da ragazza. Mi ricordo che quando avevo sette anni io e Max, giocavamo a fare i fidanzati: era il nostro modo di distrarci un po‟. Max era il mio migliore amico, a cui ho sempre detto tutto, l‟unico a cui tenessi più della mia vita, pronta a combattere per lui; era la spalla su cui potevo piangere e la mano su cui potevo

contare. Stavamo sempre insieme, anche mentre ci allenavamo con i nostri rispettivi maestri, cioè i nostri

padri che anche loro erano amici fino dall‟infanzia. Max era un bel bambino, biondo, con due occhi azzurri in cui ci si poteva perdere, il fisico perfetto, anche per un bambino, muscoloso già a sette anni, come me d‟altronde. Divenne sempre più bello ogni anno che passava ed era sempre guardato con aria sognante dalle altre ragazze, e mi giunse voce che mi invidiavano tantissimo perché ero l‟unica ragazza con cui stesse sempre e a cui rivolgeva le sue attenzioni, ma a me non importava niente; fino a quando, due anni fa, mi dichiarò che si era innamorato di me e qualcosa in me scattò, come se mi aprisse gli occhi e vidi il ragazzo che amavo davanti a me, che mi stava osservando con quei suoi due bellissimi occhi blu. “Anch‟io” sussurrai timida, mentre le sue labbra si avvicinavano alle mie, ed esplose un bacio che non dimenticherò mai in vita mia. Continuammo a baciarci, poi lui mi sollevò di peso, mi prese in braccio e non facemmo finire il bacio fino a quando percepimmo dei passi

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arrivare, perché questo successe nella palestra d‟allenamento; allora ci staccammo e facemmo finta di rincorrerci e giocare. Appena i nostri maestri entrarono, ci mettemmo subito in riga, pronti a cominciare l‟allenamento, ma scoppiamo a ridere sia io che Max per chissà quale motivo. “Ora basta, ragazzi! Dobbiamo cominciare” disse Brett, il padre di Max. L‟allenamento si svolse come al solito, l‟unica differenza erano gli sguardi che ci lanciavamo io e Max, appena potevamo, cercando di non farci vedere. Finito l‟allenamento ci precipitammo fuori dalla palestra e andammo nelle nostre stanze per stare insieme. Da quando avevo otto anni avevo una stanza tutta mia, lontana da quella di Eric ma vicina a quella di Max. Entrammo nella mia camera e, appena ebbi chiuso la porta, ricominciammo a baciarci, intanto mi tolse la maglietta e io la tolsi a lui e ci coricammo sul mio letto e fu la nostra prima volta. Era stato bellissimo ed era tutto perfetto: mi sembrava di vivere in un sogno. Ci baciammo ancora, ci rivestimmo e uscimmo. Intanto era scesa la sera ed era permesso uscire dal castello per gli assassini, anche quelli giovani oltre, ovviamente, a quelli esperti.

Uscimmo dal castello per fare un giro giù al villaggio, e per stare un po‟ da soli e tenerci per mano senza doverci nascondere. Facemmo un giro breve, correndo sui tetti delle case, per poi tornare al castello e andare a dormire insieme nel mio letto. Passarono così due settimane e nessuno si accorse di noi due, a parte i nostri padri che ci scoprirono, ma a loro non importava, anzi, ne erano felici. Passò ancora un‟altra settimana e successe una

cosa molto strana, insolita e sorprendente. Io e Max eravamo a fare la nostra passeggiata sui tetti, quando un gruppo di uomini ci attaccò. Io ne fui sorpresa, ma non mi persi in chiacchiere e cominciai a farne fuori alcuni. Max invece non si mosse di un millimetro e gli altri non lo attaccarono, come se fosse invisibile; cercai il suo viso e vidi che aveva un‟espressione rattristata. Ma feci finta di niente e non mi persi d‟animo continuando a combattere fino a quando Max mi afferrò e fece un segno all‟uomo di fermarsi. “Ma che sta succedendo, si può sapere?!” gli gridai, mentre mi teneva le mani dietro la schiena. “Mi spiace. Mi dispiace molto” ripeteva scuotendo la testa per scacciare le lacrime.

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“Non mi importa si ti dispiace! Io voglio sapere che sta succedendo!” gridai di nuovo contro Max. “Lo so – disse con tristezza – Ma non posso dirtelo. Dovevo farlo. Mi dispiace” farfugliava mentre mi stava legando le mani e io mi dibattevo senza alcun risultato, a causa della sua presa salda e potente. “Devi fare cosa?! Dovevi catturarmi o – e mi morirono le parole in bocca, poiché capii a che cosa si riferiva – Dovevi tirarmi in una trappola!!! E tutto ciò comprendeva anche il farmi innamorare di te e giocare con i miei sentimenti!!” “No! Ti posso giurare che non ho giocato con i tuoi sentimenti e nemmeno con i miei. Io ti amo veramente!” mi rispose guardandomi negli occhi, mentre i miei si stavano riempiendo di lacrime. Ma sopraffatta dalla rabbia mi aiutai con le gambe per darmi una spinta e sfuggire dalla presa di Max, mi sedetti, appiattii le gambe al corpo e con un movimento delle spalle e delle braccia feci passare le mani legate da dietro la schiena a davanti; poi spiccai un balzo per rialzarmi, mi girai verso Max e, formando un pugno con le mani legate, glielo tirai, facendolo cadere con il labbro sanguinante. “E come posso crederti?! – feci appena in tempo a dire mentre degli uomini mi prendevano da

dietro e mi bloccavano – Almeno voglio sapere il perché mi avete teso questa trappola”. “Te lo spiego io, perché è giusto che sia io a spiegartelo” mi rispose Max. Fui tentata di farlo tacere, ma poi ripensai che era meglio sentire da lui la versione dei fatti. “Ti ascolto. Ma voglio solo la verità”

gli dissi fredda pur tra le lacrime. “Sono stato costretto. Se fosse stato per me non avrei fatto nulla, ma loro mi hanno obbligato. L‟unico scopo è quello di uccidere il Supremo.” Io restai sorpresa e allo stesso tempo delusa e desiderosa di risposte.

“Ma perché volete ucciderlo? Che cosa ha fatto di tanto sbagliato?” “Io questo non lo so, ma se non mi fossi alleato con loro ti avrebbero uccisa” mi rispose con tristezza e allo stesso tempo leggermente imbarazzato poiché avevano trovato il suo punto debole: io. “Ma vedo che comunque sono destinata a morire” sputai tra i denti. “No, tu non morirai. Anche tu sei un‟alleata, ma solo tendendoti una trappola loro hanno potuto farsi sentire e godere della tua attenzione. Comunque gli serviamo tutti e due per fare da esca, poiché i nostri padri sono gli assassini più vicini al Supremo e quindi noi

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saremo la merce di scambio: noi due vivi per il Supremo. I nostri padri acconsentiranno, almeno secondo il piano” finì Max. “E se io mi rifiutassi?” chiesi. “Uccideremo Max” rispose un uomo. “Lo sapete, vero, che con me non attacca?!” lo sfidai. “Ne sei sicura? O vuoi una piccola dimostrazione?!” continuò ancora quella voce. “Sì, ne sono certa. E quale sarebbe la piccola anticipazione? Ucciderlo adesso? Non credo. Sbaglio o ho appena sentito che vi serviamo entrambi per fare da esca?” risposi sempre con aria di sfida. “Sì, ma ne possiamo fare anche a meno, non è indispensabile” disse quella stessa voce. “Non è indispensabile? Buono a sapersi. Perché allora lo avete coinvolto se sono io quella indispensabile? Per arrivare a me? Ma se siete tanto bravi ci sareste riusciti senza dover per forza coinvolgere il mio ragazzo, o sbaglio?” chiesi mantenendo lo stesso tono di sfida. Seguì il silenzio con uno scambio di sguardi tra gli uomini e colsi l‟occasione per lavorare sulle corde con una piccola lama. “Devo ammettere, ragazza, che sei sveglia. Saresti utile alla nostra setta; ma non credo che accetteresti, giusto?” chiese la Voce. “Infatti – risposi – Però io non voglio cambiare discorso e voglio una risposta: per quale motivo volete il Supremo morto?” “Non sei tenuta a saperlo”

“Io sono obbligata a saperlo se volete che faccia parte della vostra stupida banda” “No, non sei tenuta a saperlo e basta!” La mia ira esplose ed individuai l‟uomo a cui apparteneva la Voce, scattai, lo presi per il collo e gli puntai la lama che avevo tenuto nascosta; dietro di me un altro uomo mi puntava un pugnale e mi disse: “Se fossi in te non lo farei” e a sua volta fu puntato da due pugnali da Max, il quale gli disse: “Se io fossi in te non lo farei” L‟uomo abbassò il pugnale e anche Max lo imitò stando sempre in guardia. Io, invece, tenevo ancora l‟uomo che mi avevo parlato fino ad allora. “Ora mi dici che cosa succede oppure giuro che sarà il tuo ultimo respiro!” gli ordinai. Probabilmente fece un sorriso poiché il suo torace si distese sotto la mia mano, ma non lo vidi, poiché tutti questi uomini, compresi io e Max, avevano il cappuccio e quindi non potevamo vederci in faccia. “C‟è qualcosa di divertente? Per me sì, perché, dovresti saperlo, mi piace molto uccidere le mie vittime, soprattutto quelle che mi danno fastidio” gridai. “Divertente? Certo che c‟è qualcosa di divertente, anzi, di stupefacente… Il tuo modo di fare, la tua forza, la bellezza dei tuoi movimenti, sei una vera e forte assassina. Sei l‟unica ragazza che è un‟assassina ed hanno fatto una bella scelta ad allenarti. Dovresti stare nella nostra setta, ci saresti molto utile” mi rispose l‟uomo.

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“Grazie. Ma non cambiamo discorso. Voglio una risposta ora” continuai spazientita. “Va bene. Vogliamo il vostro Supremo perché manda voi assassini a fare il lavoro sporco” “Non credo che ti stiamo così a cuore” lo interruppi. “Sì, infatti. Ma un nostro fratello è stato ucciso per un motivo che non esiste e dopo svariate ricerche vi abbiamo trovati e perciò il vostro

Supremo deve pagare con la sua vita” disse con rabbia. Valutai per un altro millisecondo la situazione e decisi di lasciarlo andare mollando la presa dal suo collo e spostando la lama. “Come si chiamava questo vostro fratello?” chiesi sulla difensiva. “Si chiamava Alex e vogliamo sapere chi è stato l‟assassino che l‟ha ucciso tre anni fa” Io ho sempre avuto un‟ottima memoria e mi ricordavo di una mia vittima con quel nome. Mi ricordai che ero stata proprio io, insieme a Max, ad ucciderlo, ma, prima di rivelarlo agli uomini, decisi di saperne di più.

“E perché sarebbe stato ucciso? Qual era il nostro motivo?” chiesi. “Il vostro motivo era la vendetta: aveva ucciso un vostro fratello, aggravato dal tradimento verso questo” mi rispose. Io e Max ci lanciammo un‟occhiata di intesa, perché era di certo l‟Alex che avevamo ucciso noi. “Quanti anni aveva? O dimostrava?” “Ma perché mi fai queste domande? Sai chi è l‟assassino che l‟ha ucciso?” “No – mentii – ma posso svolgere una piccola indagine interna, tanto le indagini sono all‟ordine del giorno. Ma all‟assassino che fate? Lo volete uccidere come il nostro Supremo?” chiesi. Se qualcuno, oltre a Max, avesse saputo che ero io l‟assassina di quel ragazzo, con queste domande avrebbe pensato che io in quel momento provavo paura, ma non era affatto così, volevo solo sapere: pura e semplice curiosità. “No, vogliamo solo sapere chi è e vederlo in faccia. Ma lui non ha nessuna colpa, è stato mandato a fare una missione da un suo superiore convinto di fare la cosa giusta e vendicare un fratello. Comunque per la domanda precedente: Alex aveva diciotto anni ed era un ragazzo come voi adesso…” mi rispose. Io e Max ci lanciammo un‟altra occhiata di intesa: eravamo proprio noi gli assassini di Alex. “Ho capito di chi parli, forse so anche chi è il suo assassino, ma vorrei sapere il vero motivo della

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sua morte” chiesi facendo finta di pensare. “Il vero motivo? Sapeva troppo, sapeva ciò che doveva rimanere segreto al mondo, e il vostro Supremo temeva che quel segreto potesse essere svelato” mi rispose. “E qual è questo segreto così importante?” provai a chiedere. “Se te lo dicessi dopo dovrei ucciderti…” “Devi solo provarci! E comunque dovresti prima passare sul mio cadavere!” gridò Max mettendosi tra me e l‟uomo. “Tranquillo, ragazzo. Non voglio fare del male a una cosa tanto bella e preziosa” “Ok, ok – dissi per tagliar corto – Diamoci un taglio! Adesso tu desideri delle risposte quanto noi, ma non per questo noi accettiamo questa alleanza forzata” dissi sicura di me. “Quindi non volete partecipare a questa missione?” ci chiese l‟uomo. “No, non vogliamo – rispose Max – Ma stai attento. Non ti conviene attaccarci perché con noi ti sei scoperto, sappiamo delle tue intenzioni e, comunque, perdereste” li mise in guardia. “Infatti, perciò se io fossi in voi, io me ne andrei e non proverei ad attaccare nessuno – mi avvicinai all‟uomo con un‟aria minacciosa – E se proverete ad attaccare io sarò pronta a tagliarti la testa” gli sussurrai. “D‟accordo, ma vi prometto che non finirà qui” disse l‟uomo dileguandosi con il suo gruppo.

Tornammo al castello pronti a comunicare l‟accaduto al Supremo, ma i nostri padri ci raggiunsero e perciò lo raccontammo a loro. Quando si ritirarono nelle loro camere, uscii dalla mia e andai in quella di Max, che mi stava aspettando e passammo un‟altra notte d‟amore. La mattina seguente ci svegliammo di buon‟ora, non era ancora l‟alba e perciò lo facemmo di nuovo.

All‟alba entrò mio padre nella camera di Max dicendo: “Ehi, Max, tu sai dove…” si interruppe perché ci vide a letto insieme e capì che cosa fosse successo. “Brett! Vieni! Vieni a vedere!” mio padre chiamò quello di Max. “Cazzo!” sussurrò Max buttando la testa all‟indietro. Subito dopo arrivò Brett e anche lui ci vide; entrò, fece entrare Eric e chiuse la porta. “Si può sapere che cacchio succede? Avete solo dormito insieme o è successo anche qualcosa?” chiese Brett. “A giudicare dal dorso nudo di Max e che Ethel continua a coprirsi, direi

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che è successo qualcosa di più del semplice dormire insieme” rispose Eric. “Infatti, abbiamo anche fatto l‟amore” rispose Max. “Lo sapete, vero, che non è concesso agli assassini di accoppiarsi?” chiese Eric. “Questa regola non esiste – rispose Max – Prima di lei non c‟era mai stata una assassina, ma solo maschi. E non penso proprio che i maschi si possano accoppiare” “Tu devi sceglierti una donna dl castello” rispose Brett. “Infatti l‟ho scelta, voglio Ethel. Ed è una donna del castello” rispose Max deciso. “Possiamo chiederlo al Supremo e dopo lo sapremo” proposi. “Ma, Ethel, che cosa gli dite? <<Salve! Stanotte siamo stati insieme e volevamo sapere se è giusto oppure se è contro le regole>>, ma vi sembra logico?” chiese Eric con una punta di ironia. “E chi vi ha detto che dobbiamo parlare di noi?” chiesi. “Chi è qui l‟unica assassina?” chiese Brett. “Lo so, Brett. Ma gli chiedo, quando siamo soli, se io sono destinata a una vita solitaria o se anche io posso avere una vita sentimentale” “Non mi sembra una cattiva idea” disse Max. “Ma…” “Ma basta! Che cosa volevi, papà? “Niente, volevo chiedere a Max se sapeva dove eri perché non eri in camera tua, ma ho visto che hai

trovato un posto più comodo dove passare la notte – mi rispose – E ti sono venuto a chiamare perché voleva vederti il Supremo, insieme a Max” “Sarà per la storia di ieri notte” intuì Max, guardandomi. Io annuii e poi mi rivolsi ai nostri padri: “Potreste uscire che ci dobbiamo vestire?” “Ma anche Max dovrebbe uscire…” azzardò Eric. “Papà! – dissi guardandolo male – è tre settimane che dormo con lui la notte, perciò mi ha già vista senza vestiti, quindi esci e non fare il geloso!” lo rimproverai. “Ha ragione, Eric, non fare il geloso!” lo prese in giro Brett, il quale ricevette un pugno sulla spalla da mio padre. “Che palle!” dissi mentre mi toglievo la coperta seguita da Max. Si avvicinò a me mentre stavo andando a raccogliere i miei vestiti, ma mi fermò, mi girò e mi baciò, scendendo sul collo fino al capezzolo, facendomi il solletico. “Ehi! – dissi ridendo e dandogli una piccola pacca scherzosa sulla schiena – Dai ora basta! Prima che venga il Supremo in persona a chiamarci” “Ok, ma stanotte vieni ancora, vero?” “E come potrei rifiutare? – dissi per poi baciarlo – Ti amo” gli sussurrai. “Anch‟io. E molto più di te!” mi rispose ricambiando il bacio.

Valentina Meneghello

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Spazio Cinema: alcune uscite di gennaio

Ecco un gennaio pieno di emozioni per gli amanti del cinema: infatti è uscito il 5 gennaio “Hereafter” un film diretto da Clint Eastwood, con Matt Damon come attore principale. Il film racconta le esperienze con la morte di una donna e di un bambino e la capacità di un uomo di comunicare con i defunti. L‟uomo aiuterà i due a superare i propri traumi grazie al suo dono. E‟ uscito il 14 gennaio un altro film molto atteso: “Skyline”; un film fantascientifico che parla dell‟arrivo di extraterrestri pronti a distruggere l‟umanità; il destino del mondo è nelle mani di alcuni ragazzi che devono fronteggiare numerosi pericoli per salvare se stessi e i loro cari. Sempre il 14 gennaio è tornato un classico della commedia: “Vi presento i nostri”, il terzo capitolo della saga iniziata con “Ti presento i miei”: sono passati alcuni anni e adesso Greg (Ben Stiller) e Pam hanno due gemelli da gestire e

svariati problemi con le famiglie dopo i numerosi sospetti nei confronti di Greg da parte di Jack (Robert De Niro) che non lo considera ancora un vero uomo. Il film promette risate come i precedenti. “Vallanzasca-Gli angeli del male” è invece un film basato sull‟autobiografia “Il Fiore Del Male” di Renato Vallanzasca, uscito proprio in questi giorni, esattamente il 21 gennaio. E‟ un film molto interessante, che parla di Vallanzasca, un criminale molto famoso per le rapine, gli omicidi e le evasioni dal carcere fatte tra gli anni „70 e „80 con la sua banda criminale, la banda della Comasina, nel Nord Italia. Vallanzasca ha subito condanne per un totale di 260 anni da scontare.

Debora Leto

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«Qual è il parassita più resistente? Un'idea. Una singola idea della mente umana può costruire città. Un'idea può trasformare il mondo e riscrivere tutte le regole. Ed è per questo che devo rubarla.»

Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) non è solo uno dei tanti Estrattori, è il migliore nel suo campo. Il compito di quelli come Cobb è quello di infiltrarsi nei sogni delle persone e muoversi dentro di essi per poter poi derubare il “sognatore” di informazioni importanti proprio quando la sua mente è più vulnerabile. Ma ogni giorno Cobb deve affrontare un senso di colpa che gli rende difficile tanto la vita reale quanto quella “onirica”. Questo grande rimorso è strettamente legato al suo unico, impossibile desiderio: tornare a casa dai suoi due figli. Dopo un tentativo di estrazione fallito, un potente uomo d'affari gli propone di fare un lavoro molto pericoloso e tentato solo una volta nella storia proprio da Dom, al

quale promette, in cambio, la possibilità di tornare dai suoi figli. Il collega di Dom Cobb è molto scettico e lo stesso Cobb è a conoscenza dei rischi, ma si imbarca lo stesso in un'avventura oltre ogni limite, insieme ad un team altamente specializzato e scelto con cura maniacale.

Le riprese, iniziate nel 2009 a Tokio, si sono poi spostate in altre location quali Parigi, Londra e Los Angeles. In tutto 6 paesi sono stati toccati tra i quali anche il Marocco e il Canada, spostando la produzione in quattro continenti diversi. Un film davvero straordinario, dove i vari personaggi sono descritti in modo tale da informare al punto giusto lo spettatore sulle cose essenziali lasciandogli il tempo di approfondire il personaggio principale e la sua storia contorta, capace sì di stupirci con veri giochi di prestigio intagliati tra una scena d'azione e l'altra, ma mai prima d'ora così immaginifico e al contempo così semplice. Inception, infatti, nonostante il timore che il prodotto finito potesse risultare estremamente cervellotico, riesce con estrema leggerezza a portare avanti e far comprendere al pubblico concetti astrusi e orizzonti mentali sconfinati senza troppa fatica. Effetti speciali davvero molto curati, tanto che stravolgere le attuali leggi della fisica sembra un gioco da ragazzi per il team di Chris Corbould, che animò 11 film di

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Bond, un paio di Superman e ovviamente i due film dell'Uomo Pipistrello di Nolan. Fino all'arrivo nelle sale, i dettagli rilasciati su Inception erano volutamente pochi, ma capaci di rendere tutti morbosamente curiosi: Christopher Nolan, il pluripremiato regista che ha fatto rivivere l'Uomo Pipistrello, lo definiva come un thriller fantascientifico “ambientato nelle architetture della mente” ma senza aggiungere nessun particolare. Ora che il film è arrivato in tutte le sale mondiali, il fantascientifico universo onirico è finalmente pronto ad essere scoperto in tutta la sua complessità: questa volta la scena del crimine... è la vostra mente.

Edoardo Nodari

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Jackass 3D il film

Il fenomeno mediatico di Jackass è la perfetta incarnazione della

stupidità, uno degli indicatori più efficaci per misurare la spettacolarizzazione della società in cui viviamo. Durante un intervista a Jonny Knoxville (famoso per aver interpretato la parte di un alieno in Man in black 2) e Chris Pontius alla domanda <Avete mai considerato “Jackass” come una forma di arte performativa?>, i due hanno così risposto: Johnny Knoxville: <In realtà non penso di poter dire di aver mai considerato “Jackass” come arte performativa. È sempre stata una cosa che abbiamo fatto per il semplice gusto di farlo, per divertirci>. E Chris Pontius: <Neanche io l’ho mai considerato arte performativa, ma se non fossi coinvolto sicuramente direi che si tratta di arte!> In qualità di fan accanito, non vedevo l'ora che il film uscisse; e quale modo migliore per lanciarlo nelle sale se non il 3D? E così la banda di spericolati stuntmen di MTV, composta da Johnny Knoxville, Bam Margera e Steve-O, è ritornata così sugli schermi con nuovi e ridicoli stunt e incredibili scherzi. Girando per Internet a controllare opinioni sul film il risultato è che questo film è stato epico; molti lo potrebbero definire “una cosa da pazzi“; dato il grado di pazzia degli stunt, personalmente ne consiglio la visione perché, dei 4 film che hanno fatto, questo è il migliore.

Marco Rebecchi

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Zoologi x Caso Alla ricerca degli esseri viventi più strambi sconosciuti del pianeta

Il Clamidosauro

Il Clamidosauro (Chlamydosaurus kingii) è un

particolare rettile diffuso prevalentemente in

Australia e parte della Nuova Guinea. Simile

ad una grossa lucertola, raggiunge un peso

non superiore ai 600 g e una lunghezza che

varia dai 50 cm circa fino a quasi un metro.

Una femmina può deporre fino a 15 uova, che

terrà in incubazione per due mesi circa. Il

Clamidosauro ha la particolarità di possedere

un grande collare, il “clamide” appunto, che lo

distingue da ogni altro rettile.

Animale diurno e principalmente insettivoro, quando si sente minacciato

rigonfia il clamide che, tingendosi di giallo, arancione o rosso cupo, gli

conferisce un aspetto decisamente poco rassicurante. Se la sua tattica

difensiva dovesse fallire, grazie al suo corpo agile e alle zampe robuste,

letteralmente si alza in piedi e inizia a correre come un centometrista verso un

rifugio sicuro!

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Il Beluga

Il Beluga (Delphinapterus leucas) è un grande

cetaceo diffuso nei mari del circolo polare

artico. Simile ad una “piccola” balena, con i

suoi 5 m di lunghezza per 1100-1600 kg di

peso (le femmine, più piccole, si aggirano sui

4 m per 700-1200 kg), si distingue per la sua

pelle candida e per il muso tozzo e squadrato.

Data la mole, è un nuotatore abbastanza lento,

perciò si nutre di piccoli pesci, polipi e

calamari: insomma, quello che trova sul suo

cammino! Appena nati, i “belughini” sono grigi, cinque volte più piccoli dei

genitori, e rimangono dipendenti dalla madre fino ai due anni di vita. I loro

principali predatori sono gli orsi polari, che attaccano i Beluga rimasti

intrappolati nei ghiacci.

Questi curiosi animali sono molto socievoli, forse più del loro cugino delfino:

non è raro vederli spruzzare getti d‟acqua o emettere acuti vocalizzi, più simili

a cinguettii, in direzione di uomini o altri cetacei. Inoltre, grazie alle vertebre

cervicali mobili, il Beluga riesce a creare una gran varietà di espressioni

facciali a differenza di orche e balene dal…ehm…“sorriso statico”.

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Lo Psychrolutes Marcidus

Non lasciatevi intimorire dal nome assurdo di questa creatura, perché per gli

amici lui è il caro e bellissimo "Pesce Blob"! Questo pesce ha una dimensione

massima di 30 cm e vive negli abissi

dell'ovest Pacifico, tra i 600 e i 1200

metri di profondità. Come quello della

maggior parte dei pesci abissali, il suo

corpo si è adattato alle estreme

condizioni di vita a cui è sottoposto, di

conseguenza questo pesce nuota ad

una velocità assurda, tanto assurda

che potremmo dire che non si muove

quasi per niente: si limita a galleggiare nell' acqua per risparmiare al massimo

energia e a mangiare qualsiasi struttura organica gli si presenti davanti. Il suo

corpo ha un aspetto gelatinoso e dal colore rosastro, come se non avesse

pelle.

Se fate attenzione all‟ultima foto in basso, potete vedere una specie di

zampetta fuoriuscire dalla parte sinistra della bocca: è un Copepode, un

piccolo crostaceo parassita che vive attaccato alle pareti della bocca o dello

stomaco del nostro amico pesciolino.

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Il Narvalo

Il Narvalo (Monodon Monoceros) appartiene alla stessa famiglia del Beluga, i

monodontidi, e anch‟esso alloggia nel Mar Glaciale Artico. Questo animale

presenta una colorazione prevalentemente

biancastra con una spruzzata di macchioline

nere sul dorso, la femmina arriva a misurare

4,2 metri e il maschio non molto di più,

raggiungendo i 4,7 metri di lunghezza. È privo

della pinna dorsale e non presenta il classico

muso a becco caratteristico dei cugini delfini,

capodogli e orche, e si nutre di pesci, crostacei

e molluschi che pesca anche in acque profonde.

E' un animale abbastanza solitario, vive in

piccoli branchi che vanno dai 2 ai 12 componenti.

La particolarità del Narvalo è senz‟altro il lunghissimo corno frontale che, in

realtà, non è proprio un corno vero… ma un dente! Nell‟esemplare maschio la

dentatura presenta una continua crescita del dente dell‟arcata sinistra, che nel

tempo assume la sua forma caratteristica, raggiungendo anche la lunghezza

straordinaria di circa 3 metri!

Valentina Monteleone

e Nicolò Gavioli

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Il cane, tra le oltre 4000 specie di

mammiferi, è considerato il migliore

amico dell‟uomo. Le persone che

possiedono questi animali possono

confermare che molte volte i cani ci

stupiscono: a volte sembra proprio

che vogliano imitare le nostre azioni

e comprendano ogni cosa che

cerchiamo di dirgli nonostante non

conoscano le nostre parole.

Ci credete se vi dico che i

comportamenti e gli istinti del cane

per molti aspetti sono simili a quelli

degli esseri umani? E‟ questa la

risposta alla domanda di chi, come

la sottoscritta, si chiede come

possono queste creature anticipare

e comprendere alcuni nostri gesti

avendo un mezzo di comunicazione

molto differente dal nostro.

Ma cos‟ha di speciale la personalità

canina che la distingue dagli altri

animali? Il fatto è che i cani si

nutrono letteralmente di amore: la

loro è una vera e propria vocazione.

Manifestano un attaccamento

viscerale verso i propri compagni di

vita, siano essi uomini o altri cani, e

lo esprimono volendo stare sempre

con loro e facendo incredibili

festeggiamenti ogni volta che si

riuniscono dopo una separazione.

Uomo e cane sono entrambi

mammiferi sociali, (ovvero vivono in

branco); per loro l‟isolamento e la

solitudine sono deleteri.

Inoltre è scientificamente provato

che possedere un cane migliora la

salute: per esempio è stata

verificata una significativa relazione

tra il possesso di un adeguato

animale da compagnia e la

sopravvivenza in caso di malattie

coronariche; in altre parole un

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animale domestico (e il cane in

particolare) induce uno stato di

serenità e benessere abbassando

l‟ansia e di conseguenza riducendo

la pressione sanguigna.

Non dimentichiamoci inoltre che i

cani possiedono la capacità,

estranea dall‟uomo, di prevenire

attacchi epilettici e cardiaci.

Anche dal punto di vista psicologico

i cani ci sono di supporto: ci aiutano

infatti a vincere il senso di

solitudine, e sono perciò un vero

antidoto per persone rimaste sole,

che in tal modo ritrovano un senso

nella loro vita.

Potremmo quindi nominare il cane

“il dottor sorriso” dell‟uomo, per la

sua capacità di migliorare la nostra

salute e il nostro umore.

Alice Papotti

Disegno

di

Nicola De Mita

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Ps3 Slim vs. Xbox 360 Slim

Nell'era ormai digitale delle battaglie fra case produttrici di console si è arrivati alla battaglia finale; è infatti cominciata la battaglia che vede da una parte la Sony con il suo gioiello e dall'altra l‟eterna rivale Microsoft. Stiamo parlando dell'infinita lotta fra PlayStation e Xbox. In diversi anni abbiamo visto la disputa fra queste due console alternarsi fra il declino dell‟una e l'ascesa dell'altra nelle uscite dei vari modelli, ma da qualche mese ormai e per la prima volta in assoluto sembra che le due case produttrici abbiano creato due modelli che praticamente si equivalgono; andiamo nel dettaglio in questo articolo a definire quel "praticamente".

Xbox 360 Slim PlayStation 3 Slim

Processore Tricore IBM PowerPc Xenon a 3,2 GHz

Cell PowerPC-base Core a 3.2GHz

Scheda grafica ATI "Xenon" RSX

Lettore Dual-layer Blu-ray

Hard disk 4/250 GB 160 GB

Generazione Settima Settima

Porta alta definizione (HDMI)

Si 1920x1080p

Si 1920x1080p

Porte USB 5 2

Online Xbox Live PlayStation Network

Le due console hanno caratteristiche pressoché simili, il processore è uguale: è semplicemente prodotto da due case diverse ma il risultato finale è

lo stesso. L'unica differenza sostanziale dei processori è che quello sviluppato dalla Sony permette l'installazione e l'utilizzo (seppur limitato) di sistemi operativi al suo interno, ovvero si può creare un piccolo "computer" personale all'interno di questa console. La scheda video è portata al massimo e sfruttata fin troppo nella PlayStation avendo il full HD (alta risoluzione) ma in

formato blu-ray, nell'Xbox rimane meno sfruttata e quindi più efficiente,

Figura 2 PlayStation 3 Slim

Figura 3 Xbox 360 Slim

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ottenendo quindi lo stesso risultato con "sforzo" minore per la macchina. Il lettore DVD è un lettore Dual-layer sull'Xbox e Blu-ray sulla PlayStation, rimane quindi più sfruttabile il lettore della PlayStation, avendo oltre al fine stesso del gioco il fine di poter vedere sulla console stessa film in blu-ray, cosa che nell'Xbox non è realizzabile. L'altra differenza è che le porte usb della console Sony sono solo due e non sono autoalimentate, ovvero in quelle porte si posso inserire solo dispositivi che non hanno bisogno di alimentazione ulteriore, si può per esempio inserire un hard disk non autoalimentato (ovvero con due cavi, uno per la corrente e uno per l'USB). Una delle differenze fondamentali si trova nel gioco online, tramite l'Xbox è possibile collegarsi ad internet e sfruttare il Multigaming solo tramite un abbonamento e invece con l'utilizzo di una PlayStation l'accesso ad internet e la possibilità di giocare online (Multigaming) è completamente gratuita. Ma forse la differenza che può dare una spinta verso l‟una o l'altra console è la nuova tipologia di gioco, ovvero l'esperienza di gioco utilizzando solo il proprio corpo e non semplici joystick. Questa esperienza è possibile con entrambe le console ma in due modi e mondi completamente diversi. Utilizzando una playstation (PlayStation Move) si può affrontare questa visione di gioco ma solo in modo parziale, perchè si è costretti a tenere in

mano un telecomando attraverso il quale si può giocare come se il gioco fosse realtà e tu fossi dentro al gioco stesso. I vincoli della console Sony sono semplici, un telecomando in una mano e pochi videogame usciti

per poterlo sfruttare. Utilizzando un'Xbox (Kinect) invece si può vivere l'esperienza di gioco praticamente come la realtà, senza vincoli di telecomandi ma solo con l'utilizzo delle proprie mani, braccia, gambe o magari la testa, e la varietà dei videogame è assicurata da Microsoft. Grazie al Kinect oltre a poter giocare puoi navigare su internet o utilizzare i menù semplicemente muovendoti nello schermo con le tue mani e non con i soliti e ormai monotoni joystick. Dopo questi vari confronti lasciamo a voi la scelta della console. Ma ricordate...l'importante è giocare!!!

Matteo Gilberti e Luca Carnevali

Figura 4 Playstation Move

Figura 5 Kinect

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(riceviamo e volentieri pubblichiamo)

I giochi sportivi delle classi prime della nostra scuola

Non solo sport ma anche

divertimento per gli studenti delle

classi prime dell'istituto tecnico

“Fermi” che giovedì 7 ottobre hanno

partecipato ai Giochi sportivi

studentesc

hi che si

sono svolti

al Campo

sportivo del

Migliaretto.

Circa

trecento ragazzi, accompagnati dai

docenti di educazione

fisica, si sono cimentati nelle

seguenti discipline:

resistenza(1 km)

salto in alto

cento metri e salto in lungo

lancio del peso e staffetta (1km)

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E‟ stata un‟importante occasione per

noi di prima che abbiamo

partecipato con entusiasmo perché,

oltre ad essere stata un evento per il

quale “abbiamo messo alla prova le

nostre abilità sportive”, questa

giornata ci ha permesso di

conoscerci meglio e di “tifare”

insieme per i nostri compagni.

Seduti (più

o meno!)

sulle

tribune, in

attesa di

iniziare la

competizione, abbiamo socializzato

scambiandoci battute, ridendo e

scherzando allegramente.

Ognuno

ha dato il

meglio di

sé (o

almeno

c‟ha

provato! )

e c‟è stato chi ha eseguito

brillantemente la propria prova

dimostrando abilità e precisione nei

salti, nelle corse e nei lanci.

C‟è stato anche chi, dopo aver

tentato il lancio del peso,

“IMPRESSIONATO” dal risultato

ottenuto dal primo concorrente che

ha raggiunto gli 11,20 m., ha

preferito “aggirarsi” per il campo

sportivo con la sua macchina

fotografica, fotografando chi

arrivava primo al traguardo dei 100

metri

Al termine dei giochi ci sono state le

premiazioni. Complimenti ai vincitori

per i risultati ottenuti e un

ringraziamento agli insegnanti per

l‟organizzazione di questo evento.

Simone Michellini e Matteo Frigo

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REBUS (LE SOLUZIONI NEL PROSSIMO NUMERO)

(9, 5)

TER R

(4, 6)

AR CHE

(5, 5)

O P

FIORE

AMORE

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(6, 7)

TA RO

(6, 7)

AT VA

(8, 1, 5)

CANT DO

(6, 2, 5)

SPE

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(5, 8)

F RO SA

(5, 10)

F S N

(11, 7)

IM TU S

(5, 12)

N

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(2, 6, 2, 8, 6, 5, 4)

C

SUL VE

(7, 2, 10)

FO

SOLUZIONI di QUESITIS3 Chi si fosse inutilmente fatto fumare il cervello per risolvere i quiz di Natale, trova qui le risposte La signora dal ferramenta La signora vuole comprare delle cifre metalliche (in ottone o ferro) per indicare il numero civico della sua villetta. Le cifre costano un euro l'una, e quindi per formare il numero uno (una cifra) si spende un euro, per il 12 (due cifre) due euro. Se il numero da comporre è il 144 (tre cifre), naturalmente si spenderanno tre euro.

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Indovinello gattesco

La prima informazione dice che il prodotto delle 3 età è 36; la seconda

informazione dice che la somma delle età è uguale al numero delle finestre del

palazzo. Per cui Giampiero sviluppa tutte le combinazioni possibili e le

confronta con il numero di finestre che vede: 1x1x36 somma=38 1x2x18

somma=21 1x3x12 somma=16 1x4x9 somma=14 1x6x6 somma=13 2x2x9

somma=13 2x3x6 somma=11 3x3x4 somma=10

Di queste 8 combinazioni possibili, ce ne sono 6 che sono uniche, per cui se il

numero di finestre fosse stato 38 o 21 o 16 o 14 o 11 o 10 Giampiero avrebbe

già risolto il problema ottenendo le 3 età dei gatti. Ma chiede ulteriori

informazioni, questo vuol dire che vede 13 finestre e che ha quindi 2

combinazioni possibili per le età dei gatti, i quali potrebbero essere 1 piccolo di

1 anno e 2 gemelli di 6 anni; oppure potrebbero essere 2 gemelli piccoli di 2

anni e uno più grande di 9 anni. La terza indicazione di Edoardo (quando dice:

"Il più grande dei 3 gatti ha il pelo rosso") è risolutiva, in quanto sta affermando

che esiste un solo gatto grande (non 2 gemelli grandi).

Quindi l'età dei 3 gatti di Edoardo è 2 anni, 2 anni e 9 anni.

Kryptoprof

I prof sono nell‟ordine: PASINI, CIGARINI, SCARDAPANE, SPAZZINI, VALLI,

CULPO, MORANDINI, LUCCHETTI, STEFANILE, FALCHETTI, TRENTINI,

BERTOI, GHIDINI, CARLI, CARETTA, GARILLI.

Frase risultante: PASSIONE SFRENATA

Pavimento

Frase risultante: La voglia di studiare è un accessorio che viene e che va

Una sera in pizzeria

A voler ordinare Birra Chiara è Marco. Chi vuole Birra Scura è infatti Gianna,

ce lo dice il problema. Chi vuole invece la Coca ed è arrivato a piedi non è

quindi Gianna né Marco (che non è arrivato a piedi) né Francesca (arrivata in

Bici) e quindi si tratta di Silvia. Gianna è arrivata in macchina (non è arrivata in

autobus, non in bici perché c‟è arrivata Francesca, né a piedi perché c‟è

arrivata Silvia) e quindi ad arrivare in bus è stato Marco: ne consegue che non

è lui che vuole ordinare la minerale, bensì Francesca. E quindi Marco ha preso

la Birra Chiara. Chiaro?

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QUIZ INGLESE

No. Cryptic Answer

0 24 H in a D 24 Hours in a Day

1 26 L of the A 26 Letters of the Alphabet

2 7 D of the W 7 Days of the Week

3 7 W of the W 7 Wonders of the World

4 12 S of the Z 12 Signs of the Zodiac

7 13 S in the USF 13 Stripes in the US Flag

9 39 B of the O T 39 Books of the Old Testament

10 5 T on a F 5 Toes on a Foot

11 90 D in a R A 90 Degrees in a Right Angle

13 32 is the T in D F at which W F Temperat. Degr. Fahrenheit at

whichWater Freezes

14 15 P in a R T 15 Players in a Rugby Team

15 3 W on a T 3 Wheels on a Tricycle

18 12 M in a Y 12 Months in a Year

20 8 T on a O 8 Tentacles on an Octopus

21 29 D in F in a L Y 29 Days in February of a Leap

Year

22 27 B in the N T 27 Books in the New Testament

23 365 D in a Y 365 Days in a Year

25 52 W in a Y 52 Weeks in a Year

26 9 L of a C 9 Lives of a Cat

27 60 M in a H 60 Minutes in a Hour

29 64 S on a C B 64 Squares on a Chess Board

32 1000 Y in a M 1000 Years in a Millenium

Prof inquadrati

Cognomi criptati nel quadro: MALAVASI CATTAFESTA COLAROSSI

SCANDOLA SCARDAPANE SANGUANINI SGARBI PORTIOLI SALVI

TRENTINI TRIBOLI ROSIGNOLI VINCENTI SCANDOLA SBARBADA PIVA

PRENNA SAVIO MANIEZZI MORETTI DURAZZI MAESTRINI PASINI

GALATI DONINI GARILLI.

Frase risultante: MILAN-INTER

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Vakabolario

Parola risultante: PANINO

E’ il colmo

Parola risultante : FOSCOLO

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