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di Manfred Korfmann -...

Date post: 18-Feb-2019
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shlzà3 amo.- Questo strumento manuale non è noto quanto l'arco, malgrado venisse usato dalle truppe equipaggiate con armi leggere, sia in India e in Persia che in Grecia e a Roma, e sopravvivesse persino all'avvento della polvere da sparo La fionda come arma T utti sanno che Davide uccise Go- lia con una fionda, ma qual è il posto occupato dalla fionda nella storia della tecnologia? Il fatto è che le fionde venivano impiegate come armi belliche regolari in Europa e nel Vicino Oriente a partire almeno dal- l'Età del Bronzo fino al XVII secolo della nostra era. Inoltre la fionda è stata, tra le armi a lunga gittata, la fa- vorita per molti popoli, del passato e del presente, in tutto il mondo. In Me- sopotamia, in Persia, in Grecia e a Ro- ma un fromboliere non era considera- to da meno di un arciere. In questa parte del mondo la fionda era nota probabilmente fin dall'inizio del Neo- litico, circa 10 000 anni fa, e potrebbe essere stata usata anche verso la fine del Paleolitico. La vittoria di Davide su Golia è sem- pre stata vista sotto il profilo allegori- co, ma pensando a come si svolgeva la guerra a quei tempi andrebbe piut- tosto considerata come un esempio sia della grande destrezza posseduta dai frombolieri sia della fiducia che essi ri- ponevano nella loro arma. Un esame di quel famoso scontro, come è riporta- to nel primo libro di Samuele, avvalo- ra tale punto di vista. Davide, si ricor- derà, era l'ottavo figlio di lesse. Essen- do il più giovane, badava alle pecore, e tale occupazione conferma la sua fa- miliarità con la fionda: infatti questa era l'arma impiegata a quell'epoca dal pastore per proteggere i propri animali. Davide era poi stato destinato a suo- nare l'arpa e a portare le armi di Saul, il re d'Israele ai tempi in cui gli ebrei erano in guerra con i filistei. Ogni gior- no un campione filisteo, Golia di Gnt di Manfred Korfmann « che era alto sei cubiti e una span- na », usciva dal campo nemico e pro- poneva un combattimento con qualsia- si campione israelita di modo che il vincitore del duello decidesse le sorti della guerra. Davide si recò all'accampamento i- sraelita dopo che per quaranta giorni di seguito Golia aveva lanciato la sua sfida senza che questa venisse raccol- ta da un solo guerriero ebreo. Davide si offri di combattere contro Golia, ma rifiutò di indossare l'armatura o di por- tare le armi che Saul voleva imporgli. Cosí prosegue a questo punto la nar- razione: « Egli prese in mano il suo bastone (di pastore) e si scelse cinque pietre , .4isce dalla valle del torrente e le mise nella sua borsa da pastore che gli serviva da recipiente... e in mano aveva la sua fionda: e si accostò al filisteo. Quindi Davide mise la mano nella sua borsa e vi prese una pietra e la frombolò cosí che colpi il filisteo sulla fronte e la pietra gli affondò nel- la fronte ed egli cadde con la faccia a terra. E Davide continuò a correre e stette sul filisteo, quindi gli prese la spada e gliela trasse dal fodero e definitivamente lo mise a morte quan- do con essa gli troncò la testa. E i filistei videro che il loro potente era morto e si diedero alla fuga ». A Golia era stata fornita per lo scon- tro un'armatura completa: un elmo di metallo, una cotta di maglia di ferro, gambali metallici ai piedi e un piccolo scudo appeso al braccio. Un portatore lo precedeva reggendo uno scudo di di- mensioni più grandi. La spada che Da- vide usò per tagliare la testa di Golia non è descritta, ma la lancia dcl fili- steo aveva un'asta « simile al subbio dei tessitori » e una pesante lama. Que- sto equipaggiamento non è dissimile da quello adottato dall'oplita greco o dal- la fanteria pesante. Esso è destinato a una strategia d'urto: la lancia non de- ve essere scagliata, ma impugnata per trafiggere o come difesa dall'attacco della cavalleria. L'armatura e le armi di Golia, se si eccettua forse la lancia, erano anche appropriate per un duel- lo con un altro guerriero equipaggiato allo stesso modo, ma del tutto inadatte per l'inseguimento di un avversario di- sarmato e dal piede veloce come Da- vide, a cui bastava mantenere le distan- ze per essere completamente al sicuro. Davide non aveva alcuna intenzione di portarsi a stretto contatto col pro- prio avversario, poiché la fionda è un'arma a lunga gittata. Comunque, per quanta fiducia egli potesse riporre nell'aiuto di Dio, nel prepararsi per lo scontro non scelse un solo sasso, bensí cinque. Se con il suo primo tiro non avesse colpito Golia in viso — il punto vitale non protetto a cui Davide aveva sicuramente mirato — avrebbe avuto a sua disposizione altri quattro sassi. Tut- to sommato sembrerebbe giusto attri- buire la vittoria di Davide più alla sua abilità come fromboliere che all'inter- vento divino. Davide è il fromboliere biblico più no- to, ma non è il solo. I frombolieri mancini di Beniamino (Giudici) provo- carono gravi perdite tra gli israeliti, e gli stessi corpi scelti di Davide « pote- vano usare sia la mano destra sia la mano sinistra nel "lanciare" le pietre » (Cronache)Perehé—allora—la- fionda- è passata quasi inosservata come arma bellica? Qualcosa che somiglia a una risposta si trova nell'Iliade. Nel rac- conto di Omero dell'assedio di Troia viene fatto cenno ai locresi, guerrie- ri senza armatura che confidavano nel 79 Nella pagina a fronte: Davide e Golia come appaiono effigiati sulla parete di una chiesa armena del X secolo su un'isola del lago Van. Golia è rappresentato con la spada sguai- nata. Davide, con la sua fionda carica e pronta, è in piedi, in questo ritratto, troppo vi- cino a Golia; un lancio di 225 metri non era insolito per i frombolieri di quell'epoca.
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Page 1: di Manfred Korfmann - download.kataweb.itdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1974_065_7.pdf · Posizione di partenza, con la fionda in equilibrio sopra la testa, in

shlzà3

amo.-

Questo strumento manuale non è noto quanto l'arco, malgrado venisseusato dalle truppe equipaggiate con armi leggere, sia in India e in Persia chein Grecia e a Roma, e sopravvivesse persino all'avvento della polvere da sparo

La fionda come arma

T

utti sanno che Davide uccise Go-lia con una fionda, ma qual è il posto occupato dalla fionda

nella storia della tecnologia? Il fatto èche le fionde venivano impiegate comearmi belliche regolari in Europa e nelVicino Oriente a partire almeno dal-l'Età del Bronzo fino al XVII secolodella nostra era. Inoltre la fionda èstata, tra le armi a lunga gittata, la fa-vorita per molti popoli, del passato edel presente, in tutto il mondo. In Me-sopotamia, in Persia, in Grecia e a Ro-ma un fromboliere non era considera-to da meno di un arciere. In questaparte del mondo la fionda era notaprobabilmente fin dall'inizio del Neo-litico, circa 10 000 anni fa, e potrebbeessere stata usata anche verso la finedel Paleolitico.

La vittoria di Davide su Golia è sem-pre stata vista sotto il profilo allegori-co, ma pensando a come si svolgevala guerra a quei tempi andrebbe piut-tosto considerata come un esempio siadella grande destrezza posseduta daifrombolieri sia della fiducia che essi ri-ponevano nella loro arma. Un esamedi quel famoso scontro, come è riporta-to nel primo libro di Samuele, avvalo-ra tale punto di vista. Davide, si ricor-derà, era l'ottavo figlio di lesse. Essen-do il più giovane, badava alle pecore,e tale occupazione conferma la sua fa-miliarità con la fionda: infatti questaera l'arma impiegata a quell'epoca dalpastore per proteggere i propri animali.Davide era poi stato destinato a suo-nare l'arpa e a portare le armi di Saul,il re d'Israele ai tempi in cui gli ebreierano in guerra con i filistei. Ogni gior-no un campione filisteo, Golia di Gnt

di Manfred Korfmann

« che era alto sei cubiti e una span-na », usciva dal campo nemico e pro-poneva un combattimento con qualsia-si campione israelita di modo che ilvincitore del duello decidesse le sortidella guerra.

Davide si recò all'accampamento i-sraelita dopo che per quaranta giornidi seguito Golia aveva lanciato la suasfida senza che questa venisse raccol-ta da un solo guerriero ebreo. Davidesi offri di combattere contro Golia, marifiutò di indossare l'armatura o di por-tare le armi che Saul voleva imporgli.Cosí prosegue a questo punto la nar-razione: « Egli prese in mano il suobastone (di pastore) e si scelse cinquepietre ,.4isce dalla valle del torrente ele mise nella sua borsa da pastore chegli serviva da recipiente... e in manoaveva la sua fionda: e si accostò alfilisteo. Quindi Davide mise la manonella sua borsa e vi prese una pietrae la frombolò cosí che colpi il filisteosulla fronte e la pietra gli affondò nel-la fronte ed egli cadde con la facciaa terra. E Davide continuò a correree stette sul filisteo, quindi gli presela spada e gliela trasse dal fodero edefinitivamente lo mise a morte quan-do con essa gli troncò la testa. E ifilistei videro che il loro potente eramorto e si diedero alla fuga ».

A Golia era stata fornita per lo scon-tro un'armatura completa: un elmo dimetallo, una cotta di maglia di ferro,gambali metallici ai piedi e un piccoloscudo appeso al braccio. Un portatorelo precedeva reggendo uno scudo di di-mensioni più grandi. La spada che Da-vide usò per tagliare la testa di Golianon è descritta, ma la lancia dcl fili-

steo aveva un'asta « simile al subbiodei tessitori » e una pesante lama. Que-sto equipaggiamento non è dissimile daquello adottato dall'oplita greco o dal-la fanteria pesante. Esso è destinato auna strategia d'urto: la lancia non de-ve essere scagliata, ma impugnata pertrafiggere o come difesa dall'attaccodella cavalleria. L'armatura e le armidi Golia, se si eccettua forse la lancia,erano anche appropriate per un duel-lo con un altro guerriero equipaggiatoallo stesso modo, ma del tutto inadatteper l'inseguimento di un avversario di-sarmato e dal piede veloce come Da-vide, a cui bastava mantenere le distan-ze per essere completamente al sicuro.

Davide non aveva alcuna intenzionedi portarsi a stretto contatto col pro-prio avversario, poiché la fionda èun'arma a lunga gittata. Comunque,per quanta fiducia egli potesse riporrenell'aiuto di Dio, nel prepararsi per loscontro non scelse un solo sasso, bensícinque. Se con il suo primo tiro nonavesse colpito Golia in viso — il puntovitale non protetto a cui Davide avevasicuramente mirato — avrebbe avuto asua disposizione altri quattro sassi. Tut-to sommato sembrerebbe giusto attri-buire la vittoria di Davide più alla suaabilità come fromboliere che all'inter-vento divino.

Davide è il fromboliere biblico più no-to, ma non è il solo. I frombolieri

mancini di Beniamino (Giudici) provo-carono gravi perdite tra gli israeliti, egli stessi corpi scelti di Davide « pote-vano usare sia la mano destra sia lamano sinistra nel "lanciare" le pietre »(Cronache)Perehé—allora—la- fionda- èpassata quasi inosservata come armabellica? Qualcosa che somiglia a unarisposta si trova nell'Iliade. Nel rac-conto di Omero dell'assedio di Troiaviene fatto cenno ai locresi, guerrie-ri senza armatura che confidavano nel

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Nella pagina a fronte: Davide e Golia come appaiono effigiati sulla parete di una chiesaarmena del X secolo su un'isola del lago Van. Golia è rappresentato con la spada sguai-nata. Davide, con la sua fionda carica e pronta, è in piedi, in questo ritratto, troppo vi-cino a Golia; un lancio di 225 metri non era insolito per i frombolieri di quell'epoca.

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Posizione di partenza, con la fionda in equilibrio sopra la testa, in una scultura raffigu.rante un fromboliere neoittita di Tell Halaf in Siria, eseguita nel IX o nell'VIII sec. a.C.

In questo disegno, basato su un rilievo di Ninive raffigurante lieri assiri con le loro fionde si trovano dietro gli arcieri. Launa delle campagne di Sennacherib (704-681 a.C.), i frombo . loro posizione fa ritenere che superassero in gittata gli arcieri.

to sul braccio sinistro. Le figure di questo disegno appartengonoalla colonna eretta per commemorare le vittorie di Traiano.

loro arco e nella « treccia di lana dipecora ». La parola greca che sta per«fonda » tuttavia compare una solavolta in tutto il poema, e comunquevi vien fatto cenno non come a un'ar-ma, bensí come a una benda improv-visata: un guerriero troiano fascia lamano ferita di un compagno « conbuona treccia di lana di pecora, con lafionda, che lo scudiero portava al pa-store di popoli ». Sembrerebbe che ipeltasti greci, le truppe dotate di armileggere tra le cui fila militavano ifrombolieri, i lanciatori di giavellottoe gli arcieri, godessero di scarsa consi-derazione in tempi in cui era ritenutoonorevole solo il combattimento fac-cia a faccia tra guerrieri rivestiti di ar-matura. Nell'arte figurativa le rappre-sentazioni di opliti (e persino di arcie-ri e lanciatori di giavellotto) sono ab-bastanza comuni, ma quelle dei from-bolieri sono rare.

Nel periodo greco classico tuttaviale truppe leggere avevano un ruolo diprimo piano nel combattimento. Loroera il compito di dar inizio alla batta-glia. Il diluvio di giavellotti, frecce,sassi da essi provocato doveva aprireuna breccia nei ranghi nemici; comeminimo avrebbe messo in luce i puntideboli della formazione avversaria chesarebbero poi stati sfruttati dalla fan-teria pesante. Inoltre, se l'assalto nonavesse avuto successo, le truppe leg-gere sarebbero state in grado di copri-re la ritirata della fanteria pesante.Un'armata che ingaggiasse battagliasenza i peltasti poteva già considerar-si sconfitta.

Possediamo un resoconto particola-reggiato di quanto successe a un eser-cito di tal fatta, che era rimasto privodi quasi tutte le truppe leggere. Si trat-tava del reparto di 10 000 fanti grecidotati di armi pesanti, l'ossatura di unesercito molto più grande che avevatentato di rovesciare il re di Persianel 401 a.C. Dopo che il pretendenteal trono che li aveva guidati era cadu-to nella battaglia di Cunassa, le suetruppe indigene si erano date alla fugae i greci si erano trovati soli. L'atenie-se Senofonte si incaricò di guidare ver-so la salvezza i 10 000 fanti greci, mafin dal primo giorno di marcia essi fu-rono cosí infastiditi da un piccolo nu-mero di cavalieri, arcieri e frombolie-

pri proiettili a una distanza perlomenodoppia rispetto a quella coperta dallefionde persiane. Infatti queste ultimehanno una gittata corta poiché le pie-tre che esse lanciano sono grandi sol-tanto quanto possono essere contenutein una mano; i rodi invece sono abilianche nell'arte di lanciare proiettili dipiombo.

400 d.C., consigliava di esercitarsi conl'arco a una distanza di 180 metri. An-che un moderno arco da competizione,con una trazione di 20 chilogrammi,può scagliare una freccia a una distan-za di poco superiore ai 200 metri. Con

Un ausiliario romano delle guerre daciche, la fionda in posizionedi tiro, tiene i proiettili di scorta nella piega del mantello butta.

ri nemici che poterono percorrere solo Senofonte e i suoi colleghicirca 25 stadi: poco più di quattro chi- tra i ranghi 200 frombolieri e unalometri e mezzo. Quella notte Seno- squadra di 50 cavalieri che montava-fonte-dichiarò aiai-suoi capitani: «soma.biamo bisogno immediatamente anchenoi di frombolieri e di una cavalleria ».

« Ora io dico — continuò Senofon-te — che nel nostro esercito ci sono deirodi, la maggior parte dei quali sa usa-re la fionda e riesce a lanciare i pro-

quella dei persiani, ma i frombolieri diRodi, sottolineava Senofonte, « lancia-vano i loro proiettili più lontano deipersiani, addirittura più lontano diquanto non riuscissero a fare gli arcie-ri nemici ». Se si considera che gli ar-cieri persiani erano ritenuti a queitempi i migliori del mondo, tale giu-dizio attesta chiaramente l'abilità deifrombolieri greci.

scelsero Ma, con esattezza, come si possonoconfrontare, quanto a gittata, la fion-da e l'arco? Il cronista militare roma-

'aggiunta-di-que—tm-Vegezio, chec. ne. .

ste forze dotate di armi leggere a ungruppo di 200 arcieri cretesi scelti trai 10 000, permise da quel momento inavanti ai greci di farsi onore nel rin-tuzzare i persiani. La gittata degli ar-cieri cretesi non era paragonabile a

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Il lancio di un fromboliere comincia (a) con il caricamento eil bilanciamento della fionda; il fromboliere infila un ditonel cappio dell'estremità fissa della fionda tenendo l'estremitàlibera tra il pollice e l'indice. Tre o quattro rotazioni dellafionda in senso antiorario (b), effettuate essenzialmente con

un movimento del polso piuttosto che del braccio, imprimo.no al proiettile la massima velocità. Il proiettile viene sca•gliato (c) quando il fromboliere abbandona l'estremità libe.ra della fionda; all'inizio della sua traiettoria parabolica ilproiettile ha una velocità iniziale di circa 100 chilometri orari.

Il lancio effettuato con il fustibalo consiste in un brusco passaggio da una posizioneorizzontale a una verticale. L'estremità libera della corta fionda viene infilata in unatacca praticata sulla punta dell'asta e si scioglie quando il movimento rotatorio haraggiunto il massimo scagliando il proiettile. Il fustibalo ha una gittata minore dellafionda, ma permette di lanciare proiettili più pesanti e spesso era usata per le granate.

una freccia lunga e leggera e una tra-zione di 26 chilogrammi, un arciereche miri solo alla distanza può rag-giungere all'incirca i 275 metri. Peravere un termine di paragone, chiesiad alcuni giovani della Turchia orien-tale di lanciare per me, con la fionda,dei comunissimi sassi. In cinque provesu undici, i sassi raggiunsero il suoloal di là una linea di demarcazione po-sta a una distanza di 200 metri: i trelanci migliori si collocarono tra i 230 ei 240 metri. Nessuno di quei giovanirisultava essere un tiratore di fiondaspecializzato. Oltre a tutto, come proiet-li erano stati impiegati dei ciotoli sceltia caso invece che le pietre accurata-mente forgiate o i proiettili di terracot-ta e di piombo lanciati dai frombolieridell'epoca greca e romana. Se ci si ba-sa solo sul commento di Senofonte,sembra probabile che un frombolieredotato di proiettili di piombo potessescagliarli fino a una distanza, valutataper eccesso, di 400 metri.

La fionda di cui stiamo parlando è lanormale fionda fatta di materiale ela-stico (f unda in latino), ma ve n'è an-che un altro tipo detto fustibalo (f u-stibalus in latino). La prima può an-che essere costituita solo da una cin-ghia lunga approssimativamente 90 cen-timetri e larga circa 2,5 centimetri. Aun'estremità la cinghia presenta un

cappio o un nodo o un fiocco che con-sentono di fissarla a un dito qualsiasidella mano che il fromboliere usa peril lancio. L'altra estremità, che può es-sere annodata per fornire una presa,viene afferrata tra il pollice e l'indicedella stessa mano. Il lanciatore collo-ca il proiettile in una specie di « tasca »,talvolta appositamente allargata, allaestremità del cappio penzolante. Se ilproiettile è fatto di pietra o di terra-cotta ha di solito la forma di un picco-lo uovo. Il movimento rotatorio delpolso può far roteare rapidamente lafionda sia orizzontalmente (intorno al-la testa del fromboliere) sia vertical-mente (in un piano parallelo al corpo).Dopo averle fatto compiere tre o quat-tro giri, il fromboliere abbandona l'e-stremità libera della cinghia e il proiet-tile viene scagliato via secondo la tan-gente al cerchio percorso dalla fionda.

Il fustibalo ha una gittata inferiorealla fionda, d'altra parte è più facile damaneggiare e può essere impiegato perlanciare proiettili più grandi e pesanti.La fionda, fatta solitamente di corda,viene legata a un'estremità a un'astache può essere lunga anche 90 centi-metri. L'estremità libera viene anch'es-sa temporaneamente collegata alla pun-ta dell'asta; la parte terminale del-l'asta può presentare una tacca in mo-do che l'estremità della fionda possa

liberarsi, oppure a quest'ultima vienefatto un cappio che al momento oppor-tuno possa sfilarsi agevolmente. Unatasca profonda contiene il proiettile.L'asta, che in un primo tempo è tenu-ta parallela al terreno, viene portatabruscamente in posizione verticale so-pra la testa del fromboliere; quandoil movimento rotatorio ha raggiunto lamassima intensità, l'estremità libera del-la fionda si sfila e il proiettile vienescagliato lontano (si veda l'illustrazio-ne della pagina a fronte). Impiegatosia in epoca greca sia in epoca romana,il fustibalo fu un'arma molto popola-re durante gli assedi per tutto il Me-dioevo. Anche con l'avvento della pol-vere da sparo fu utilizzato per lancia-re le granate per buona parte delXVII secolo.

Quanto più lunga è la fionda, tenendo

‘'e naturalmente conto dei limiti pra-tici, tanto più grande è la velocità po-tenziale del proiettile. Gli indigeni del-le isole Baleari, che si trovano a sud-estdella Spagna, erano frombolieri abilis-simi. Infatti Polibio, uno storico grecodel II secolo a.C., affermava che taliisole dovevano il loro nome proprio aquesto fatto, giacché ballein era la pa-rola greca che significava « lanciare ».Comunque sia, nei tempi classici ifrombolieri balearici vennero impiegati

come truppe leggere in molte guerre,la più nota delle quali è forse il lungoconflitto tra Roma e Cartagine. Essiportavano sempre con sé fionde di trelunghezze diverse a seconda della git-tata che desideravano ottenere: unalunga, una corta e una intermedia.

Passando ai proiettili, è chiaro chequando non si tratta che di sempliciciottoli levigati dall'acqua difficilmen-te gli archeologi riescono a identificar-li come tali. Solo quando un gran nu-mero di pietre simili vengono trovateinsieme e non vi è alcuna prova chefossero destinate ad altro scopo (adesempio per martellare o levigare qual-cosa) o, meglio ancora, quando sonodi una qualità estranea al posto in cuisono state rinvenute, possono essereconsiderate un indizio potenziale del-l'uso di fionde in quel luogo e in queltempo. Fortunatamente, sebbene siaimpossibile riconoscere molti proiettiliin quanto forgiati solo dalla natura,un buon numero di essi, nei tempi an-tichi, veniva fabbricato con gran cura.Non è sempre facile riconoscere talimanufatti: anche quando ciò è avvenu-to, spesso gli archeologi si sono postil'interrogativo di quale fosse lo scopodi tali strane « uova di terracotta ».

Nel Vicino Oriente, i primi proietti-li da fionda fatti a mano erano sferi-ci e avevano fatto la loro comparsapoco prima dell'inizio del VI millen-nio a.C. Subito dopo apparvero i proiet-tili biconici (si veda l'illustrazione a pa-gina 84 in alto). Un millennio dopo,all'incirca nel 4000 a.C., venivano im-piegati anche proiettili di forma ovoi-dale. Al processo evolutivo e alla stan-dardizzazione dei tipi di proiettili sem-bra abbiano concorso tre considerazio-ni, tutte relative alla ricerca di unasempre maggior perfezione. Il primoobiettivo era quello di rendere il pe-so dei proiettili ragionevolmente uni-forme, di modo che il fromboliere nondovesse, a ogni lancio, compensarnela diversità. Il secondo obiettivo con-sisteva nel dar loro una forma costan-te, in certo modo aerodinamica, nel-l'interesse non solo della precisione,ma anche della velocità e della distan-za. Il terzo obiettivo mirava ad avereil proiettile adatto alla tasca della fion-da di modo che, come sottolineava lostorico Livio, « il proiettile non volas-se a caso... ma, trattenuto saldamentementre veniva fatto roteare, potessevenir lanciato--come da un--arco ».

Nel fabbricare questi proiettili di pie-tra dalla forma voluta, gli artigianimostrarono una naturale preferenzaper quei materiali facilmente lavorabi-li come il calcare. Tuttavia, in un'epo-ca antichissima, ancora più antica del-

la fase preceramica del Neolitico, al-cuni uomini si resero conto che, co-me materiale, la ceramica presentavadei vantaggi. In tutto il mondo, in sitisia preistorici sia storici, sono stati rin-venuti proiettili di terracotta: ad esem-pio ne sono stati trovati alcuni, vecchidi 7000 anni, ad Hassuna, in Iraq, men-tre altrove ne sono stati portati allaluce non a centinaia ma a migliaia.Non fu la mancanza della pietra adat-ta a favorire l'uso dell'argilla: si sonotrovati infatti proiettili di terracottaanche in molti luoghi dove l'approv-vigionamento di ciottoli era estrema-mente agevole.

I proiettili di terracotta sono curiosiper due aspetti. In primo luogo, inquasi tutti i casi essi sono stati fattiindurire mediante essiccazione al solepiuttosto che in forni. In secondo luo-go, sono sorprendentemente pesanti inrapporto alle loro dimensioni. I duefatti sono in stretto rapporto fra loro.Al fine di ottenere il massimo del pesoall'interno di certi limiti dimensionali,coloro che fabbricavano questi proiet-tili non mescolavano all'argilla la pa-glia come facevano invece per vasi emattoni: i proiettili erano costituiti diargilla pura (o, in rarissimi casi, diciottoli rivestiti di argilla) e avevanouna densità corrispondente. Se questiproiettili di argilla pura fossero staticotti al fuoco, il calore li avrebbe spez-

zati e resi inutilizzabili: ecco perchévenivano fatti asciugare lentamente alsole.

Atempi della Grecia classica, se nonprima, era divenuto d'uso comune

un altro tipo di proiettili, quelli fatti dipiombo. I romani li chiamavano glan-des a causa della loro somiglianza conle ghiande: venivano fusi in stampi espesso recavano delle iscrizioni. Lestesse poche lettere incise nella partecava dello stampo potevano lasciare laloro impronta su molte centinaia diproiettili. Spesso le iscrizioni erano diordinaria amministrazione: il nome oil numero della formazione militaredel fromboliere, il nome dello stato inguerra o quello del condottiero. Alcu-ni tuttavia erano meno formali. Unoporta scritto « prendi questo », un al-tro si vanta « un soffio acheo », su unterzo si legge « il tuo cuore a Cerbe-ro », su un quarto « per il didietro diPompeo » e su un quinto, semplicemen-te, « ahimé ».

Come suggerisce il confronto fattoda Senofonte tra i proiettili rodi e quel-li persiani, i proiettili da fionda eranomolto diversi per dimensioni e peso.Misurando un campione rappresentati-vo costituito da proiettili di pietra bi-conici e ovoidali, provenienti da loca-lità del Vicino Oriente, è possibile ren-dersi conto di quanto ampia fosse la lo-

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PESO (GRAMMI)

I proiettili dei difensori di Olinto durante l'assedio del 348 a.C. avevano un pesoche oscillava tra i 19,5 e i 33,4 grammi (colonne in colore). Nove dei quattordicituttavia pesavano meno di 27 grammi. Quando il loro peso fu confrontato con quellodegli altri proiettili venuti alla luce durante gli scavi di ()finto (colonne in grigio),la maggior parte dei proiettili dei difensori risultò essere del tipo Medio-leggero.

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PESO (GRAMMI)

I proiettili degli assedianti erano più pesanti di quelli dei difensori. Dei 23 identificabilicome macedoni, 16 oscillavano tra i 30 e i 35,8 grammi. Paragonati al peso degli altriproiettili (colonne in grigio), i proiettili macedoni risultano appartenere al tipo pesante.

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CENTIMETRI

Tra questi proiettili artificiali, ben diversi dai ciottoli, ve ne sono due di piombo(a e b). Quello più grande, di origine greca o romana, presenta un motivo a saetta,quello più piccolo è stato trovato negli scavi di Olinto in Grecia. Il terzo proiettile (c)è di tipo biconico ed è fatto di argilla essiccata. Gli altri (d, e) sono ovoidi di pietra.

Stampo di terracotta del tipo < ad albero » usato per fondere undici proiettili dipiombo. Questa ricostruzione è basata su un frammento di stampo rinvenuto a Olinto.È raffigurata la forma ad albero che si ottiene prima che vengano staccati i proiettili.

ro gamma. Il peso minimo era di 13grammi, quello massimo di 185 gram-mi. Quanto al volume, si andava dai5 ai 65 centimetri cubi (se i proiettilifossero stati perfettamente sferici, idiametri corrispondenti a questi volu-mi sarebbero stati rispettivamente didue e cinque centimetri).

Considerando i proiettili da fiondain generale, fossero essi fatti di pietra,di terracotta o di piombo, il loro pesoè generalmente intermedio a quelloappena citato. Pochi dei proiettili piùleggeri pesano meno di 20 grammi epochi dei più pesanti superano i 50grammi. Questo era vero, per esempio,in epoca romana. Nel 1885 lo studiosodi antichità classiche K. Zangemeisterpubblicò, fra l'altro, dei dati relativi alpeso di proiettili provenienti da alcu-ne località della Sicilia e dell'Italia.Egli aveva trovato che i proiettili dalpeso mediamente inferiore (che anda-vano da un minimo di 24 grammi aun massimo di 46 grammi) proveniva-no dalla Sicilia. I più pesanti proveni-vano da Ascoli, sulla penisola, e il lo-ro peso medio superava i 47 grammi.Quelli che provenivano da una secon-da località della penisola, Perugia, ave-vano un peso intermedio.

I proiettili usati talvolta dai from-bolieri balearici costituiscono un'im-portante eccezione persino del massi-mo di 185 grammi riscontrato nel Vici-no Oriente. Lo storico di origine sici-liana Diodoro Siculo, che scriveva nelI secolo a.C., diede un preciso reso-conto della battaglia di Eknomos, do-ve le forze cartaginesi, tra le quali era-no mille frombolieri balearici equipag-giati con armi leggere, sconfissero Aga-tocle di Siracusa. Ai frombolieri è at-tribuita la maggior parte del meritodella vittoria. Diodoro affermava chei loro proiettili di pietra pesavano unamina ciascuno. Ora, la mina viene va-riamente calcolata come l'equivalentedi 330 o 540 grammi. Se scegliamo pru-dentemente il valore inferiore (checorrisponde approssimativamente allalibbra romana e alla mina attica) e fac-ciamo l'ipotesi che i proiettili baleari-ci fossero di calcare, ogni pietra avreb-be avuto un diametro di 6,3 centime-tri, vale a dire all'incirca le dimensionidi una palla da tennis. Questa dimen-sione e questo peso costituiscono pro-babilmente il limite superiore per pro-iettili da fionda fatti di pietra.

Qual era la precisione dei frombo-lieri greci e romani e quale danno po-tevano fare i loro proiettili? Su entram-bi i punti si possiedono moltissime te-stimonianze letterarie. Livio dichiara-va che i frombolieri achei erano i mi-gliori: egli attribuiva ciò al fatto chegli achei si allenavano alla precisione

scagliando i loro proiettili in modo chepassassero attraverso un anello aventeuna « circonferenza modesta », rizzatoa una certa distanza. Grazie a questoaddestramento, scrisse Livio, gli achei« potevano colpire non solo il capo deiloro nemici, ma addirittura qualsiasiparte del viso a cui avessero mirato ».Torna cosí subito alla mente il famosoprimo tiro di Davide.

Anche l'abilità dei frombolieri ba-learici veniva attribuita a un addestra-mento speciale. Diodoro scrive di co-storo che « le loro madri li obbligano,ancora fanciulli, a usare la fionda dicontinuo; infatti di fronte a loro vieneposto come bersaglio un pezzo di pa-ne conficcato su un palo, e al novizionon è permesso mangiare finché nonabbia colpito il pane, dopo di che loprende con il permesso della propriamadre e lo divora ». Una grande pre-cisione nel tiro con la fionda era attri-buita anche ai beniamiti, i frombolie-ri mancini citati nella Bibbia: essi « lan-ciavano pietre che potevano colpire unfilo di capello senza mancare il colpo ».

Per quanto riguarda l'efficacia dellafionda come arma, sarà opportuno farnotare che la velocità di un proiettilelanciato con questo strumento può age-volmente superare i cento chilometriorari. Se si fa l'ipotesi che un proietti-le di 25 grammi sia dotato di questavelocità quando raggiunge il bersaglio,la sua forza d'urto sarebbe equivalentea quella di una pallina da golf che ca-desse dalla cima di una costruzione disette piani. L'energia di proiettili piùpesanti sarebbe naturalmente maggio-re in proporzione. Vegezio diceva cheper avversari rivestiti di armature dicuoio i proiettili biconici risultavano piùmortali delle frecce. Anche se il pro-iettile non penetrava nell'armatura —notava Vegezio — poteva produrre fa-tali lesioni interne. Ovviamente, se ilnemico non possedeva armatura, ilproiettile poteva facilmente penetrarenel suo corpo. Celso, l'autore di operemediche forse migliore di tutto il perio-do greco-romano, annoverava nel suotrattato De medicina anche talune i-struzioni per estrarre proiettili da fion-da, di piombo o di pietra, dal corpo deisoldati feriti. Le sue istruzioni seguiva-no di alcuni secoli l'osservazione dellostorico greco Tucidide che i frombo-lieri di una regione costiera dell'Epiro,gli acarniani, avevano afflitto gli inva-sori con una tal pioggia di proiettili a

—lunga gittata—che—« non -era—possibile(per gli invasori) muoversi senza armi-tura ».

Nella storia più recente, troviamoi commenti dei conquistadores sullaprecisione e sull'efficacia dei frombo-lieri peruviani. «La loro arma prin-

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Page 5: di Manfred Korfmann - download.kataweb.itdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1974_065_7.pdf · Posizione di partenza, con la fionda in equilibrio sopra la testa, in

La distribuzione della fionda nel mondo, dagli albori della sto.ria fino a epoche recenti (pallini in colore), rivela che in alcuneimportanti zone del globo tale arma era sconosciuta. L'impor-tanza della fionda fin dai tempi più antichi nel Vicino Orientee in Europa starebbe a dimostrare che questa tecnica si sia

diffusa a partire da questo nucleo primitivo. A meno che lafionda non sia stata inventata in modo del tutto indipendentenel Nuovo Mondo, la sua presenza in quel continente potreb-be essere un'altra prova di una qualche forma di comunicazionecon il Vecchio Mondo attraverso il Pacifico o la zona subpolare.

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cipale », scrisse un osservatore spagno-lo, « è la fionda. Con questa essi sca-gliano una grande pietra con una taleforza da poter uccidere un cavallo. Ilsuo effetto è in realtà solo un poco in-feriore (a quello di un'arma da fuocospagnola); io ho visto una pietra lan-ciata da una fionda da una distanza ditrenta passi spezzare in due una spadache un uomo teneva in mano ».

Negli anni trenta David M. Robin-son, durante i suoi scavi a Olinto,un'antica città della Grecia settentrio-nale, trovò circa 500 proiettili da fion-da di piombo, più di cento dei quali re-cavano delle iscrizioni: talune identifi-cano il proiettile come appartenente aidifensori di Olinto o alle truppe mace-doni che, guidate da Filippo, padre diAlessandro Magno, conquistarono lacittà nel 348 a.C. Non tutte le iscrizio-ni, tuttavia, consentono un'identifica-zione precisa.

Robinson pubblicò le misure detta-gliate di tutti i proiettili che reca-

vano delle iscrizioni. Il peso oscillavatra i 18 e i 35 grammi. Se si confron-tano i pesi con le relative iscrizioni, neemergono curiose correlazioni: la mag-gior parte dei proiettili macedoni sonotra i più pesanti, mentre per lo piùquelli olinti sono collocabili tra i leg-geri e i medi (si vedano le illustrazionia pag. 85). Questa circostanza fa sí chegli altri proiettili rinvenuti sul luo-

go possano, almeno in via del tuttoteorica, essere attribuiti alle forze ma-cedoni o di Olinto in funzione del loropeso. Inoltre, su alcuni dei proiettiliche, per via del loro basso peso, po-trebbero essere appartenuti agli olinticompaiono dei nomi: su uno Potalos,su un altro quello che potrebbe essereTimostene o Timostrato. Poiché erausanza diffusa incidere sui proiettili dipiombo i nomi dei generali che guida-vano l'esercito, è molto probabile chei due uomini, il cui nome è riportatosui proiettili di Olinto, fossero i con-dottieri delle forze di difesa, altrimen-ti del tutto sconosciuti. Studi analoghisui proiettili da fionda provenienti daaltri siti d'epoca classica potrebberofornire informazioni storiche ugual-mente sorprendenti.

Le fionde continuarono a essere im-piegate per usi militari fino al XVIIsecolo, ma già nel 400 d.C. l'uso sem-pre più diffuso delle armature e del-la cavalleria veloce rendeva • supera-ti i frombolieri. Vegezio raccomanda-va che essi venissero addestrati a lan-ciare il proiettile dopo una sola rota-zione del braccio invece che dopo tre:lo scopo era naturalmente quello diaumentare il ritmo di lancio del from-boliere. Fu soprattutto il fustibalo chesopravvisse all'introduzione della pol-vere da sparo e delle armi leggere, maposso assicurare che l'uso della fiondadurò fino al 1936. In quell'anno, duran-

te l'assedio da parte dei lealisti spa-gnoli dell'Alcazar, la fortezza dove laguarnigione ribelle di Toledo si era ri-fugiata, gli assedianti si servivano difionde per tirare le granate all'internodella fortezza. Esiste addirittura unfilm in cui si può osservare un frombo-liere in azione.

Lo studioso inglese di preistoria V.Gordon Childe verso la fine della suavita più d'una volta tentò di dimostra-re ai propri colleghi l'importanza del-la fionda come arma bellica. Incontròscarso successo, ma io, almeno, trovaile sue argomentazioni estremamente in-teressanti. Infatti, prendendo comespunto il lavoro di Childe, ho pubblica-to di recente una ricostruzione ipoteti-ca dell'importanza relativa nelle epo-che preistoriche della fionda e dell'ar-co nel Vicino Oriente. L'area che co-stituisce l'oggetto del mio studio è de-limitata a occidente dal Bosforo, aoriente dall'Indo, a nord dal Caucasoe a sud dal Sinai. In questo vasto ter-ritorio, secondo i dati che ho potutoraccogliere, i due tipi di armi si sonorivelati reciprocamente esclusivi per unbuon numero di millenni, vale a direche i popoli che ne usavano una nonsembravano scorgere validi motivi perusare anche l'altra.

Questa popolarità della fionda e del-l'arco si rivela per la prima volta nel-l'VII millennio a.C. e dura fino al VImillennio o addirittura più tardi in al-

cune regioni dell'Asia. Per esempiol'arco era usato quasi esclusivamentein Siria e Palestina prima che in que-ste zone si organizzassero le città-stato,mentre altre aree del Vicino Orientepreferivano la fionda. Appare evidenteche l'arco era rimasto sconosciuto inquelle regioni almeno fino alla fine del-l'VIII millennio, mentre l'uso dellafionda era di alcune migliaia di annipiù antico. Una sola zona, in cui que-ste due armi a lunga gittata si sovrap-pongono, costituisce un'eccezione a ta-le polarità. Nell'Asia Minore, a atalHiiyiik e altrove, intorno al 6000 a.C.,si usavano sia la fionda sia l'arco.

La mia ipotesi trova conferma neiritrovamenti relativi a più di 80 sitidella regione, tutti datati in modo ab-bastanza sicuro, che rivelano la pre-senza dell'una o dell'altra delle duearmi. Questa situazione non è limitataal Vicino Oriente. La presenza dell'arcoin Siria e in Palestina rappresenta unaspecie di testa di ponte asiatica di que-st'ultima; l'obiettivo, per cosí dire, do-veva essere l'Africa. Qui la prefei enzaper le frecce è facilmente riscontrabilenelle punte ateriane del Paleolitico su-periore, nelle pitture rupestri raffigu-ranti degli arcieri che sono state sco-perte in Africa e, più lontano, in Spa-gna, e nelle migliaia di piccole puntedi freccia trovate in molti luoghi delSahara.

Con ogni probabilità la penisola ara-ba può essere considerata come facen-te parte di questo « regno » di arcieriafricani, sebbene la regione sia pratica-mente terra incognita per gli archeolo-gi. Analogamente, almeno a partiredall'inizio del Neolitico, il regno deifrombolieri dell'Africa sudoccidentalesi era ampliato fino ad includere nonsolo i Balcani, ma anche l'Europasudorientale in generale. La polari-tà delle armi a lunga gittata non puòessere attribuita a una mancanza dicomunicazione tra le due aree, per-ché i popoli che le abitavano ave-vano ampi contatti gli uni con glialtri. Per esempio, durante la fase pre-ceramica del Neolitico nel Mediterra-neo orientale, l'ossidiana veniva rego-larmente trasportata dalle regioni del-l'Asia Minore, dove si usava la fionda,fino al lontano sud, come a Beida nelGiordano meridionale, dove l'arco re-gnava incontrastato. Non è pertanto-nelfisolamento—che—deve essere ricer-cata una spiegazione. E la spiegazione,una volta trovata, può anche trascen-dere le armi stesse ed esulare dall'am-bito dell'archeologia in senso stretto,che si basa essenzialmente sullo stu-dio di reperti.

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