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di Paolo Ciampelli - gpf-modellismo.it · PT167 La “Zebra del Pacifico” di Paolo Ciampelli foto...

Date post: 18-May-2020
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PT167 La “Zebra del Pacifico” di Paolo Ciampelli foto di David Cioni GPF – Gruppo Plastimodellismo Fiorentino Revell art. 00026 scala 1/72 Introduzione La seconda guerra mondiale sul fronte del Pacifico non fu caratterizzata soltanto da scontri aeronavali fra flotte d’alto mare e sbarchi su una miriade di isole, ma anche da una lunga serie di azioni minori in cui fu utilizzata una vasta ed eterogenea quantità di mezzi costieri, contesto in cui i marinai delle Patrol Torpedo Boat vissero brillanti ma anche drammatiche vicende: l’evacuazione del generale Douglas MacArthur dall’isola di Corregidor, nelle Filippine, a bordo della
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PT167 La “Zebra del Pacifico”

di Paolo Ciampelli foto di David Cioni GPF – Gruppo Plastimodellismo Fiorentino

Revell art. 00026

scala 1/72

Introduzione

La seconda guerra mondiale sul fronte del Pacifico non fu caratterizzata soltanto da scontri aeronavali fra flotte d’alto mare e sbarchi su una miriade di isole, ma anche da una lunga serie di azioni minori in cui fu utilizzata una vasta ed eterogenea quantità di mezzi costieri, contesto in cui i marinai delle Patrol Torpedo Boat vissero brillanti ma anche drammatiche vicende: l’evacuazione del generale Douglas MacArthur dall’isola di Corregidor, nelle Filippine, a bordo della

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PT41 (vicenda che ispirò il libro e il film “They were expendable”), naufragi (famoso quello della PT109 di John F. Kennedy), speronamenti, scontri al limite dell’incredibile (come quello di Capo Torokina, in cui la PT167 fu trapassata da parte a parte da un siluro giapponese e restò a galla riuscendo a rientrare alla base) e tante altre piccole grandi storie. La campagna delle isole Salomone e la riconquista delle Filippine, con la grandiosa battaglia del golfo di Leyte, videro ancora le PT Boat protagoniste (1). Zebra Camouflage

Lo schema mimetico Zebra non rientrava nelle Measures ufficiali dell’US Navy ma era sperimentale, costituito com'era da strisce bianco-nere disposte in modo tale da rendere il mezzo di difficile identificazione riguardo forma, dimensioni, distanza, velocità e direzione. Alcuni veterani hanno riferito che il bianco poteva cangiare sul rosa o celeste, ma non ci sono prove certe. In realtà lo schema era efficace solo a brevi distanze e fu abbandonato per via della difficoltosa applicazione e manutenzione; resta, a mio parere, uno degli schemi più interessanti mai utilizzati sui mezzi navali. Generalmente le zone dei marking (il solo numero dell'unità) venivano mantenute nel colore originale, grigio cenerino. Il modello dell’articolo riproduce la PT167, varata e messa in servizio nel dicembre del 1942 e che portò il Zebra Camo fino al suddetto scontro di Capo Torokina del 6 novembre 1943 (2). Il kit Revell

Il modello della Revell è uno di quei kit che restano: in tutti i sensi, nel cuore, nei cataloghi, forever young. Basti dire che il copyright stampato nello scafo porta l'anno 1963! Detto ciò, possiamo dire che il kit si compone di pochi pezzi, alcuni dei quali da elaborare o sostituire, ma in sostanza le forme e dimensioni appaiono corrette. È per me un deja vu, perché già costruii lo stesso modello nel lontano 1996: certo, la box art era diversa, il modello proposto la PT117, la plastica in verde scuro, ma è pur sempre lo stesso kit. Le migliorie

Avendo da poco costruito la PT109 in scala 1/35 della Italeri (3) ho potuto far tesoro di molti dettagli da me scoperti e che ho riportato in 1/72. In primis i vari ombrinali lungo le fiancate dello scafo, riprodotti con avanzi di plastica della banca pezzi nonché praticando dei fori diametro 0,5 mm con un trapanino a mano.

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Sul ponte di coperta ho ricostruito di sana pianta la battagliola a livello del ponte e tutti i corrimano delle sovrastrutture, utilizzando sprue e strisce sottili di plastica Evergreen. Sugli scarichi (sei bei marmittoni appesi allo specchio di poppa) ho aggiunto le leve, sempre in sprue, che comandavano i silenziatori (4). In controplancia ho aggiunto le leve e altri comandi e sostituito il parabrezza con uno autocostruito in acetato trasparente. Mai come in questi casi la curiosità e la fantasia aiutano il modellista: la sirena è stata ricavata da un oblò in ottone per navimodellismo. Luci di navigazione, ganci per i salvagente, prese d’aria, sono altri particolari aggiunti sulle sovrastrutture. Sul canotto di salvataggio tipo Carley ho inserito cordame e attrezzatura (remi, sacco, cassetta, tutti presi alla banca pezzi), mentre sul riflettore da ricerca ho aggiunto vetro (strass da bigiotteria), cavo in rame e maniglia fotoincisa; ho anche sostituito il palo di sostegno con uno in plastic rod. Le mitragliatrici da .50 pollici (12,7 mm) sono state superdettagliate con canne in filo metallico, spegnifiamma in lamierino d’alluminio arrotolato, striscioline di plastic rod per le maniglie e nastri dei proiettili simulati con scriscioline di alluminio ricavate da una confezione di spumante. I tubi lanciasiluri hanno ricevuto migliorie al telaio e ai coperchi; i portelli per caricare i siluri e le cariche di lancio sono coperti da teli (carta assorbente stesa con pennello, acqua e colla vinilica), che venivano utilizzati durante i trasferimenti e quando non era previsto l’impiego del battello come silurante. Pittura e marking

Ho iniziato col grigio cenerino (Molak Grey 1129S appena scurito con Humbrol Black 33), sul quale andranno poi posizionate le decal col numero di unità, prese dalla banca degli avanzi perché le decal del kit sono sovradimensionate. A seguire, una volta mascherate le aree dei marking sono state stese due mani di bianco opaco Humbrol 34 e una di trasparente opaco spray. Il ponte è stato preventivamente verniciato in Tan (Model Master 1567) per rappresentare il colore del legno. A questo punto è iniziata l’avventura del mascheramento, utilizzando striscioline di nastro Tamiya. Il nero è stato steso a pennello, usando pochissimo colore, le sbavature sono state poi riprese sempre a pennello. Il ponte è in verde oliva sbiadito Faded Olive Green (Model Master 2051), successivamente usurato con stuzzicadenti e pennellino con acquaragia per mostrare il tan sottostante. Rosso + marrone a smalto sono stati mescolati e usati per l’opera viva. Lo stesso Faded Olive Green, ma scurito con nero a olio, è

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stato usato per il lavaggio, mentre filtri selettivi col bruno van Dick a olio hanno completato l’opera di ombreggiatura. Per la lumeggiatura ho usato il bianco di zinco a olio per artisti. Diorama

Su una basetta in cartone rigido, proveniente da un imballo per computer, ho steso e modellato della cartapesta, il tutto reso uniforme da colla vinilica e smalto blu notte. Posizionata la “barca”, ho creato la schiuma con sapone da barba in tubetto, steso con un pennello piccolo, proseguendo poi con la pittura a smalto con varie tonalità di blu scuro, grigio verde e bianco. I “baffi” sollevati dallo scafo sono stati ritoccati con silicone trasparente. A sigillare, due mani di Vernidas. Questa base in cartone è stata poi avvitata alla vera basetta in legno. L'equipaggio

Oltre ai 4 membri contenuti nel kit ho aggiunto altri 4 serventi provenienti da varie confezioni in 1/72 (aviatori e marinai tedeschi “americanizzati”); i colori sono quelli in uso per le tenute operative: pantaloni in blu scuro, camice celesti, giubbetti gonfiabili blu o crema, elmetti verde oliva, berretti bianchi, pantaloni e camicia kaki per il comandante. Conclusioni

Come conferma la filmografia classica e non, i mezzi navali più avventurosi e avvincenti sono le motosiluranti e i sommergibili (5) e questa PT, a distanza di tanti anni, ancora mi entusiasma. Fra l’altro Revell ha recentemente prodotto un nuovo kit dedicato alla PT109 in scala 1/72, completo di cannone controcarri da 37 mm e di interni, già aggiunto alla mia “Wish List”!

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Bibliografia

Storia della Marina, Fabbri Editori: non c’è granché sulle PT Boat ma risulta utile per i cenni storici PT Boats in Action, Squadron Signal no. 4007: un “must have” pratico e utilissimo come tutti i volumeti della collana PT Boats, Dossier Storia Militare n. 3, giugno 2017: un altro “must have”, scritto da un “guru” del settore, Erminio Bagnasco Le Motosiluranti nella Seconda Guerra Mondiale, Albertelli Editore: utile per alcune notizie di carattere generale; anch'esso opera del comandante Bagnasco, è un libro del 1977 ormai introvabile

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Siti internet www.navsource.org : archivio utilissimo, nel quale ho trovato le foto descritte nella nota (2). Andare alla sezione Motor Torpedo Boat Photo Archive

Note

(1) Particolarmente feroce fu la campagna delle Salomone, tanto che il canale Savo Sound fu soprannominato “Iron Bottom Sound” (canale dal fondo di ferro) per il gran numero di navi e aerei che vi si inabissarono.

(2) Una foto mostra la PT167 danneggiata dopo la battaglia, col cannone Mk4 da 37 mm a proravia; questo armamento aggiuntivo di provenienza aeronautica (anche dalla cannibalizzazione dei P39 Bell Airacobra distrutti a Henderson Field) dovrebbe essere stato installato a metà del 1943 insieme ai siluri Mk XIII su selle leggere (al posto dei pesanti tubi di lancio) e ad altri armamenti balistici per il tiro contro navi e aerei, quindi ho ritenuto, per correttezza, ambientare il modello fra la fine del 1942 e

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l’inizio del 1943, con la Zebra Camo e l’armamento originario (tubi pesanti per siluri Mk VII, 2 postazioni binate per Browning .50, una mitragliera Oerlikon da 20 mm). Un’altra foto mostra la PT167 nel gennaio del 1944, dopo le riparazioni, in tinta unita.

(3) La PT109 era della stessa classe e serie della PT167, ovvero la Elco 80 feet prima serie. Le Elco 80 feet furono le motosiluranti prodotte in maggior numero di esemplari, oltre 300.

(4) In pratica chiudevano lo scarico in alto e i gas venivano deviati verso lo scarico secondario che si trovava sott’acqua, in modo da ridurre sensibilmente il rumore durante gli avvicinamenti occulti.

(5) Hollywood ha dedicato due film alle motosiluranti: il già citato “They were expendable” (“I sacrificabili”), con John Wayne e Robert Montgomery, e “PT109”, nel quale Cliff Robertson interpreta il giovane ufficiale J. F. Kennedy.


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