DOMENICA 03 DICEMBRE
ORE 18.00
RASSEGNA
CORI POLIFONICI
CORINDUOMO
CHIESA COLLEGIATA
SANTO STEFANO
PARTECIPANO ALLA RASSEGNA:
CORO VOCI BIANCHE”LE PULCI” ASS.
CULT. NOVARMONIA BRACCIANO
CORO POLIFONICO DI BRACCIANO
CORO POLIFONICO “SCHOLA
GREGORIANA ANTIQUAVIVA”
NEPI
CORO GOSPEL”ROMAGOSPELVOICES”
ROMA
AVVISO AI SOCI
16 DICEMBRE 2017
Ore 9.00-10.00-11.00
Via del seminario 76
INFO 06.67603805
APERTURA STRAORDINARIA
“INSULA SAPIENTIAE”
Visita alle sale della biblioteca della Camera dei deputati, alla biblioteca del Senato della Repubblica e Convento di Santa Maria
sopra Minerva.
L’Associazione rende solo nota la visita SENZA ORGANIZZARLA per
l’impossibilità di effettuare una prenotazione per gruppi
privati.
SABATO 20 GENNAIO
ORE 10.10
VISITA GUIDATA
CENTRALE MONTEMARTINI
La storia del polo espositivo dei Musei
Capitolini nella ex Centrale
Termoelettrica Giovanni
Montemartini, straordinario esempio
di archeologia industriale riconvertito
in sede museale. Lo splendido spazio
museale, inizialmente concepito come
temporaneo, in occasione del rientro
di una parte delle sculture in
Campidoglio nel 2005, alla
conclusione dei lavori di
ristrutturazione, è stato confermato
come sede permanente delle
collezioni di più recente acquisizione
dei Musei Capitolini.
BIGLIETTO+GUIDA 12€
(se gruppo completo di 30pax)
.
CORINDUOMO....ULTIMO EVENTO DELL’ANNO
A cura del Consiglio Direttivo
Cari soci
siamo arrivati a dicembre e come di consueto chiudiamo le nostre attività
dell’anno con il concerto CORINDUOMO che si svolgerà al Duomo di
Bracciano domenica prossima 3 dicembre alle ore 18.00.
Oltre ai due nostri cori di “casa”, il polifonico di voci bianche “Le pulci”
della M°Francesca Reboa e il coro polifonico di Bracciano, parteciperanno
all’evento un coro gospel di Roma “romagospelvoices”con 25 elementi e un
coro “Gregoriano” di Nepi.
Lo sforzo organizzativo ed economico è notevole per questo ci teniamo
moltissimo alla vostra presenza, non solo per farci sentire il vostro affetto
ma anche per condividere emozioni e sensazioni che solo la musica corale sa
trasmettere.
Dunque vi aspettiamo per condividere questa bella manifestazione e
l’occasione sarà anche un momento per augurarci tutti le buone feste in
attesa del nuovo anno pieno di particolari iniziative!!
Allora appuntamento a tutti a
CORINDUOMO
CHE COS’E’ LA BIOETICA ?
A cura di Fabrizio Pedaletti
Spesso abbiamo sentito parlare di argomenti molto spinosi quali la diagnosi
prenatale, l’aborto, la procreazione medicalmente assistita, la definizione di
morte, di trattamenti per malati terminali, o in fine vita, l’eutanasia e di
ingegneria genetica.
Ecco di questo si interessa la bioetica.
Dunque la bioetica per definizione è "lo studio sistematico della condotta
umana nell'ambito della scienza della vita e della cura della salute, in
quanto questa condotta è esaminata alla luce dei valori morali e dei principi"
(W.T. Reich, Encyclopedia of Bioethics, The Free Press, New York 1978).
Altre autorevoli definizioni sono:
• ”uno sforzo per utilizzare le scienze biologiche al servizio di un
miglioramento della qualità della vita” (Van Rensselaer Potter, cancerologo
statunitense, 1970-71).
• “la Bioetica studia la moralità della condotta umana nel campo delle
scienze della vita”(Varga).
• “la scienza sistematica dell’uomo etico che indaga gli ambiti trasformativi
del mondo biologico” (Russo).
Argomentare nel campo delle scienze della vita tenendo conto degli affetti e
delle relazioni”(P. Zannini).
Comunque la si pensi, la Bioetica è uno studio sistematico; il suo sapere,
direttivo-prescrittivo si articola su due livelli:
• Livello dei criteri: fini da realizzare, valori da rispettare;
• Livello delle norme: ciò che si deve fare.
Se guardiamo alla storia della bioetica, inoltre, scopriamo che essa si è
applicata in particolare ai problemi etici sollevati dagli straordinari progressi
della medicina e delle altre scienze della
vita.
In questi ultimi decenni, infatti, se da
una parte la medicina non e' piu' solo
assistenza, ma e' anche un modo per
intervenire sulla vita, dall'altra la
ricerca e la sperimentazione biomedica,
la nuova genetica e le biotecnologie,
giunte ormai alle soglie del mistero della
vita, consentono all'uomo di prendere in
mano il proprio destino.
Una svolta epocale, impensabile solo
pochi anni fa, che pone l'umanità di
fronte al difficile problema di decidere
quali, tra le pratiche oggi "tecnicamente"
possibili, siano anche "eticamente" lecite.
La bioetica, del resto, è chiamata a dare risposta non tanto a questioni
meramente "astratte" o accademiche, ma a problemi dai risvolti assai
concreti, spesso drammaticamente concreti.
Ma tale "concretezza" ci mette subito di fronte a due punti: il primo è che la
bioetica sostanzialmente non è una disciplina in senso stretto, bensì un
approccio interdisciplinare perchè ognuna delle questioni sulle quali la
bioetica si esercita presenta aspetti di grande rilevanza per discipline quali
la medicina, la biologia, il diritto, la teologia, la filosofia, la psicologia, la
sociologia, l'economia, l'ecologia, ecc. In questo senso occorre che la bioetica
si sviluppi attraverso un continuo confronto tra studiosi e operatori di
matrice diversa, disposti a superare le inevitabili incomprensioni che
scaturiscono da approcci e prospettive teoriche spesso assai distanti.
L’altro punto è il suo essere "campo e occasione di un dibattito pubblico, che
esplicitamente si propone di sottrarre alla esclusiva gestione degli esperti
temi che sono di interesse comune".
(Bioetica, a cura di A. Di Meo e C.
Mancina, Laterza, Bari 1989,
Prefazione)
Tuttavia, se sul carattere
interdisciplinare della bioetica tutti
gli studiosi sembrano concordi, sulla
sua dimensione "pubblica" le idee sono
dissonanti. Anzi, le divergenze in
materia sono forse più profonde di
quanto non lo siano quelle "classiche"
tra etiche di derivazione teologico-
religiosa, basate su verità rivelate e su
dogmi, ed etiche laiche, che assumono
valori più materiali quali principi-guida. Una buona parte degli studiosi, ad
esempio, tende a limitare la propria indagine alle applicazioni della ricerca,
evitando di porre il problema di tutto ciò che "sta a monte", e in particolare
di quale concezione della scienza si debba ritenere preferibile, mettendo se
necessario in discussione il modello imperante.
La questione, invece, è della massima importanza, dal momento che se la
scienza è comunque e sempre fuori discussione, se cioè si segue il vecchio
adagio secondo cui "la scienza non è né buona né cattiva e il problema è
costituito esclusivamente dall'uso che se ne fa", è inevitabile che la bioetica
veda restringersi sensibilmente il proprio territorio e si precluda, di fatto, la
possibilità di intervenire e di incidere in profondità.
Dunque ai non-specialisti, all'opinione pubblica, in tal caso, non resta
che prendere atto che il dibattitto è tutt'altro che "aperto" e "pubblico", che la
possibilità di intervenire in esso è limitata alla fase in cui "i giochi sono già
fatti" e la discussione, per quanto animata, rischia di assomigliare ad una
semplice esercitazione accademica.
Quali saranno le prossime frontiere? Ci sarà, prima o poi, il superamento di
questioni così profonde? E ancora l’opinione pubblica sarà chiamata ad
esprimersi in prima persona?
FANTASCIENZA UN SALTO NELLO SPAZIO E NEL TEMPO
A cura della prof.ssa Zelinda Luisa Pacetti
Parlando di romanzi distopici è stato menzionato Ray Bradbury come
autore di “Fahrenheit 451” ma Bradbury è anche autore di altri romanzi
che si iscrivono nel filone della fantascienza.
Parlare un po’ di fantascienza può essere interessante, ma anche
impegnativo vista la diffusione del genere e i tanti rivoli in cui si è
realizzato.
La fantascienza, come dice la parola, è un genere di narrativa popolare,
sviluppatosi nel Novecento, che si basa sulla narrazione o rappresentazione
di vicende fantastiche ambientate in ipotetici mondi futuri e
apparentemente o parzialmente basate su elementi scientifici.
Dalla letteratura la fantascienza si è estesa agli altri mezzi di
comunicazione, anzitutto al cinema, ai fumetti, alla televisione e
ai videogiochi.
Il tema fondamentale è l'influenza e l’impatto che una scoperta o
un’invenzione tecnologica – reale o immaginaria – esercitano sulla società e
sull'individuo, aprendo possibilità precedentemente inesistenti o addirittura
impensabili. I personaggi, oltre che esseri umani, possono
essere alieni, robot, cyborg - vale a dire ibridi di macchina e organismo
umano - o, mostri o mutanti; la storia può essere ambientata nel passato, nel
presente o, più frequentemente, nel futuro.
La fantascienza si sviluppa inizialmente in lingua inglese e nel mondo
anglosassone; la sua data di nascita è convenzionalmente indicata il 5 aprile
del 1926, quando uscì negli Stati Uniti la prima rivista di
fantascienza, Amazing Stories, (Storie incredibili). Tuttavia a questo genere
fantastico possono essere ascritte numerose opere precedenti. Per esempio
i resoconti di viaggi, a volte veramente effettuati ma talvolta solo
immaginati, in paesi lontanissimi e ignoti, popolati da strane creature, con
flora e fauna sconosciute spesso frutto della fantasia, potevano fare ai
lettori la stessa impressione di un racconto di fantascienza moderno
ambientato nello spazio interstellare.
Se di fantascienza propriamente detta si può parlare solo dopo la nascita
della scienza moderna - in particolare dopo le rivoluzioni avvenute nel
campo dell'astronomia e della fisica nel corso del Seicento - si può però
risalire molto più indietro, addirittura al II secolo d. C. con il retore e
scrittore greco Luciano di Samosata che scrisse la Storia Vera, un
racconto “fantascientifico” di viaggi al di là delle colonne d’Ercole, in cui i
protagonisti, tra cui lo scrittore, incontrano creature fantastiche, arrivando
addirittura a viaggiare nello spazio e ad incontrare i Seleniti, antichi
extraterrestri. E’ il primo resoconto noto di un viaggio sulla Luna, e di
incontri con i Seleniti. Tra l’altro esso include due dei temi principali del
genere: il viaggio su un altro corpo celeste e l'incontro con una civiltà
extraterrestre.
Anche il paladino Astolfo,
personaggio dell’Orlando Furioso di
Ludovico Ariosto, si reca sulla luna
in groppa all’ippogrifo e scortato da
San Giovanni Evangelista montato
sul Carro di Elia, per recuperare il
senno di Orlando, poiché sulla luna si
concentrano tutte le cose perdute
sulla terra, anche il senno, donde i
Astolfo verso la Luna sul Carro di Elia lunatici.
Il Barone di Münchhausen E il Barone di Münchhausen che arriva sulla
Luna a cavallo di una palla di cannone?
Ma abbiamo altri esempi illustri.
Ruggero Bacone (1214-1294), filosofo,
scienziato, teologo e alchimista, una delle più
autorevoli intelligenze del suo tempo, riuscì a
compiere molte scoperte. Era uno scienziato
che rifiutava di seguire ciecamente le autorità
precostituite, sia teologiche che scientifiche. Si
interessò di matematica, di ottica. di alchimia. Studiò la posizione dei
pianeti, convinto della sfericità della terra. Nella sua opera maggiore, Opus
Maius, anticipa invenzioni come il microscopio, il telescopio, gli occhiali, e
soprattutto le macchine volanti e le navi a vapore. Convinto della grande
potenza dell’intelligenza umana scrive:
« Arriveremo a costruire macchine capaci di spingere grandi navi a velocità
più forti che un'intera schiera di rematori e bisognose soltanto di un pilota
che le diriga. Arriveremo a imprimere ai carri incredibili velocità senza
l'aiuto di alcun animale. Arriveremo a costruire macchine alate, capaci di
sollevarsi nell'aria come gli uccelli »
(Ruggero Bacone, De secretis operibus artis et naturae IV)
L’astronomo tedesco Giovanni Keplero (1571-1630) nel suo “Somnium”, “Il
Sogno”, un breve racconto “fantascientifico” scritto in latino, immagina un
viaggio sulla luna e fornisce una descrizione della terra come apparirebbe se
vista da quel satellite. Il suo scopo è quello di combattere la teoria
geocentrica e di affermare il sistema eliocentrico copernicano. Il “Somnium”
è considerato il primo serio trattato di astronomia lunare e Isaac Asimov lo
cita come prima opera di fantascienza.
C’è addirittura un’opera di Ippolito Nievo, pubblicata nel 1860, “Storia
filosofica dei secoli futuri”.
Tuttavia, l’opera che viene considerata come il più rilevante esempio di
romanzo di protofantascienza è “Frankenstein” di Mary Shelley del 1818,
basato sulla creazione di una creatura, quasi un moderno cyborg, da parte di
uno scienziato che diventa il prototipo dello “scienziato pazzo”.
Fantascientifici possono essere considerati i romanzi di Jules Verne (1828-
1905) e di H.G. Wells (1866-1946). Wells e Verne ebbero vari concorrenti
nello scrivere la prima fantascienza: racconti e romanzi brevi con temi di
immaginazione fantastica apparvero nei quotidiani per tutta la fine
dell'Ottocento.
La prima “Epoca d'oro della fantascienza” (Golden Age of Science Fiction) è
comunque un periodo che va grosso modo dalla fine dagli anni trenta ai
primi anni cinquanta del Novecento nel quale
il genere della fantascienza conquista l'attenzione di un vasto pubblico
negli Stati Uniti d'America e vengono pubblicate molte opere classiche
appartenenti al genere.
La prima fantascienza aveva una forte base avventurosa ed era
caratterizzata dalla "meraviglia" per i progressi della scienza (si era
nell'epoca dell'avvento
dell'elettricità), ma
dagli anni quaranta cominciò
a occuparsi più delle
ripercussioni del progresso
scientifico che non delle
ipotetiche conquiste della
scienza in sé stesse.
Questi anni sono dominati
da John W. Campbell, che
Ray Bradbury
alla fine del 1937 assunse la direzione della rivista Astounding
Stories (Storie stupefacenti) nella quale ospitò tutti gli autori della
cosiddetta Golden Age (Età dell'oro), quali A. E. Van Vogt, Isaac
Asimov, Robert A. Heinlein, Clifford D. Simak, Ray Bradbury, Theodore
Sturgeon: questi scrittori sarebbero diventati i "mostri sacri" a cui si
sarebbero rifatti gli autori successivi, compresi quelli degli anni sessanta,
anche solo per contestarli o farne la satira.
Isaac Asimov, ebreo russo nato
a Petrovici (Russia) il
2/1/1920, poi naturalizzato
statunitense, scrittore e
biochimico, professore di
biochimica alla Boston
University, ha prodotto opere
che sono considerate pietre
miliari sia nel campo della
fantascienza che in quello
della divulgazione scientifica.
La fantascienza è stata il
primo amore di Asimov grazie
alle letture fatte su riviste
come “Amazing Stories” che
trovava nel negozio di suo
padre. Incomincia ben presto a scrivere racconti brevi e il primo che gli viene
pubblicato nel 1939 è “Naufragio su Vesta”.
Viene scoperto dal grande editore John Campbell a cui va il merito di aver
lanciato la maggior parte dei talenti della fantascienza dell'epoca.
Si trova a vivere la "Golden Age" , l'età dell'oro della Fantascienza anni 40,
ma subito se ne discosta con il suo stile personale inconfondibile, nel quale i
dettagli tecnici vengono trascurati per dare spazio alla storia, ai personaggi
ed all'intreccio delle vicende. I suoi racconti sono affreschi di grande respiro,
sono mosaici i cui pezzi si ricompongono solo nel finale o molti libri dopo:
niente omini verdi, ma solo esseri umani che si trovano ad attraversare il
vortice delle vicende della storia futura. Per questo nessuno dei suoi racconti
ha trovato una trasposizione cinematografica, egli stesso ha sempre
rifiutato di scrivere sceneggiature dei suoi romanzi. Unica eccezione la
versione filmica di “Io, Robot”; chiaramente molti film di fantascienza si
sono ispirati alle sue opere.
La storia futura scritta da Isaac Asimov parte circa dai nostri giorni,
raccontando come l'automazione e la robotica cambieranno il mondo,
spingendo successivamente l'umanità sulla strada delle stelle fino ad un
futuro che si colloca a circa 400-500 secoli da noi. Le sue opere
vengono comunemente raggruppate in “cicli”, ognuno dei quali comprende
un certo periodo “storico.” Nel primo, “Ciclo dei robot”, si raccontano le
vicende dell' umanità a partire dal periodo della robotizzazione e
informatizzazione della società, fino circa al
2300. Questo ciclo si apre con il famoso “Io,
Robot”. Il secondo, “Ciclo dell’impero”, tratta
della colonizzazione del sistema solare prima, del
volo verso le stelle poi, della lenta e difficile
espansione della vita umana nello spazio fino
alla fondazione di un Impero Galattico. Le
vicende di questo, il suo crollo e la successiva
rinascita ad opera delle Fondazioni, sempre sotto
la guida dei numi tutelari dell' umanità, le I.A.
Intelligenze Artificiali, i Robot, sono descritte
nel “Ciclo della Fondazione”.
“Io, Robot”, uno dei suoi libri più noti, è una raccolta di racconti, scritti fra
il 1940 e il 1950, che hanno per protagonisti i robot positronici, vale a dire
quei robot dotati di un cervello positronico, ovvero pensante. Sono basati sul
tema delle tre leggi della robotica, scritte dallo stesso Asimov. Prima Legge:
“Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che a
causa del proprio mancato intervento un essere umano riceva danno”.
Seconda legge: “Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri
umani purché tali ordini non contravvengano alla prima legge”. Terza legge:
“Un robot deve proteggere la propria esistenza purché questo non contrasti
con la prima e la seconda legge”. Successivamente l’autore ne aggiungerà
una quarta, superiore per importanza a tutte le altre ma valida solo per
gli automi più sofisticati, definita “legge zero”: “Un robot non può recar
danno all’umanità e non può permettere che, a causa di un suo mancato
intervento, l’umanità riceva danno”.
Le tre leggi della robotica per ora rimangono su un piano squisitamente
letterario.
Trasferite nella realtà, esse non trovano almeno per il momento alcuna
applicazione. Seppure avanzatissimi, i robot – come li conosciamo oggi –
non hanno nulla a che vedere con le creature pensanti, e in alcuni casi dotate
di coscienza, descritte da Isaac Asimov. Non hanno bisogno di essere educati
al bene semplicemente perché non pensano da soli ma sono programmati
dall’uomo. Un androide è oggi una macchina programmabile e la sua
dipendenza da noi è ancora molto stretta. Non sarà sempre così. Per
intuirlo basta dare uno sguardo ai progressi dell’intelligenza artificiale. Già
gli androidi del famoso film di Ridley Scott “Blade Runner” non
obbediscono alle leggi della robotica mostrando una totale indipendenza
dall’uomo.
Le storie di “Io,Robot” sono scritte in modo da essere ognuna indipendente
dalle altre ma hanno come filo conduttore l'interazione fra il genere umano,
i robot e la morale, e
combinate insieme forniscono
un'ampia visione dell'opera
di Asimov sulla robotica. A
“Io, Robot” si è liberamente
ispirato nel 2004 il film dello
stesso titolo, per la regia di
Alex Proyas e con
protagonisti Will Smith e
Bridget Moynahan.
Le opere di Asimov hanno impressionato ed incoraggiato la generazione che
poi è stata protagonista della corsa allo spazio, così come tutta la
fantascienza successiva, basti pensare alla trilogia cinematografica di
Guerre Stellari, che potrebbe trovare una collocazione temporale tra i primi
due libri della Fondazione.Isaac Asimov si dichiarava felice di aver vissuto
abbastanza da veder diventare realtà molte delle cose da lui immaginate
decenni prima. Per questo la sua Fantascienza è così importante, mai troppo
fantasiosa e basata quasi sempre su concrete basi o speculazioni scientifiche,
ci ha dato il senso della realtà a cui dobbiamo tendere, senza illusioni ma con
la consapevolezza che il destino è nelle nostre mani, sta solo a noi
trasformarlo in una realtà da sogno ... o nel peggiore degli incubi.
Dell’altro “mostro”, Ray Bradbury, si parlerà nel prossimo numero.
CHIESA SANTA MARIA IN TRIVIO
A cura della prof.ssa Silvana Segnalini
Nell'antica urbanistica romana
la chiesa si trovava all'incrocio di
tre vie, da cui il nome. La
sistemazione settecentesca della
piazza ha fatto perdere
l'originale forma a tridente e, con
il tempo, il nome si è mutato da
Trivio in Trevi. Sorta come
Oratorio di un Ospizio per i
pellegrini, era detta S. Maria in
Xenodochio e deve la sua
fondazione a Belisario, generale
di Giustiniano che, nel VI sec.,
governò a Roma dopo averla
liberata dai Goti. Nel XV sec. la
chiesa cambiò il suo nome in S. Maria in Trivio e, nel 1573, il Card. Luigi
Cornaro volle restaurarla e affidò i lavori a Giacomo Del Duca.
La facciata è ricca di elementi decorativi: lesene con ricchi capitelli ionici,
timpano spezzato sul portale di accesso e, come coronamento, tre vasi
fiammeggianti che simboleggiano la fede.
L'interno è ad un'unica navata, con abside e semplici arcate laterali con
altari. L'insieme è armonioso e raffinato, con una decorazione elegante che
sfocia nella bella volta, incorniciata da stucchi dorati. Essa è un
compromesso tra affresco e pittura ad olio usata, quest'ultima, per le tre tele
centrali, dai colori lucenti, raffiguranti: la presentazione di Maria al
Tempio, l'Assunzione e la Circoncisione di Gesù, eseguiti dal pittore reatino
Antonio Gherardi tra il 1669 e il 1670. Nei peducci sono affrescati altri
episodi della vita della Vergine.
Sull'altare centrale, al centro di un'edicola, entro una raggiera dorata, si
trova la tavola del '400 fiorentino che raffigura la Madonna con il
Bambino.
Nella seconda arcata a
sin., è conservata la tela
raffigurante S. Maria
Maddalena comunicata
dall'Angelo, opera di L.
Scaramuccia, allievo del
Reni e del Guercino.
Segue l'altare sotto cui è
conservato, dal 1861, il
corpo di S. Gaspare Del
Bufalo, fondatore dei
Missionari del
Preziosissimo Sangue,
nato a Roma nel 1786 e
canonizzato da Pio XII
nel 1954. Il dipinto sull'altare raffigura il Santo in gloria, circondato da
angeli. Nella chiesa si può ammirare uno dei più begli organi seicenteschi di
Roma, con intarsi di legno e tralci floreali che formano la Mostra.
La chiesa è visitabile sia la mattina che il pomeriggio.
P.za dei Crociferi
LO STA[TU]TO DELL’ARTE
A cura del Prof. Paolo Cellamare
Ovvero
da Giulia a Napoleone
e ritorno
Pochi vogliono essere ribelli,
al giorno d’oggi,
e di quei pochi la maggior parte,
come me,
si spaventano facilmente.
Ray Bradbury, Fahrenheit 451
La bella ed elegantissima mostra di Giulia Napoleone ospitata nei locali
della Calcografia Nazionale di via della Stamperia dietro la Fontana di
Trevi a Roma, offre lo spunto per una vasta ancorché rapida ricognizione e
per una mappatura delle offerte e degli incipit delle orografie e delle
‘emergenze’ – in tutti i sensi – artistiche nella capitale.
Sono in particolare il suo lavoro su carta, il freschissimo inedito intreccio
delle matite colorate di questa grande artista ultra-ottantenne che ci
catturano. Ed ancor più dell’algido esergo dei suoi riferimenti lirici – lirica
peraltro è la sua grafia e lirica e musicale (forse sulle tracce di Fausto
Melotti) la sua sponda poetica da Leonardo Sinisgalli al Corno inglese di
Eugenio Montale – quello che ci attira nel suo gorgo tranquillo è proprio il
lento viluppo dei suoi segni neri nel bianco, la trama distesa della sua
scrittura placida e
profonda oppure il
suo avvitarsi
improvviso in
intrecci più inquieti
e misteriosi.
Quello che è certo è
che sotto la
tessitura profonda
dei suoi cieli, sotto il
loro noviziato notturno sappiamo ed immaginiamo lo svolgersi di scene
indelebili, dal Sogno di Costantino di Piero in Arezzo ai bagliori di Sanzio –
siano quelli della Liberazione di Pietro o il lucore fosforescente della
Trasfigurazione vaticana – alla Notte medicea di Buonarroti. E pure i cieli
gravosi di creature, lunari opulenti ed oppressivi di Escher. Ma anche le
limpide cesure, le amputazioni profonde, gli irreversibili final cuts di
Christophe Chaboutè in nerissimo ink per gli ultimi tre giorni di drammatica
caccia al capodoglio bianco di Achab/Melville.
Quello stesso ordito di Giulia Napoleone si era ritrovato qualche mese prima
al MACRO di Testaccio in alcuni memorabili Giardini del tempo di
Giancarlo Limoni.
Grandi tele tra l’intonaco bianco e la ghisa ma diverse del tutto nella resa
figurativa – sì forse debitrice di Monet o di Soutine - , nel pretesto materico,
nel denso impasto coloristico delle piante e delle erbe vuoi straniere e vuoi
invernali, esotiche o sottratte al paradossale rivestimento della neve, cariche
di impatto e consapevolezza cromatica, e splendide in una però del tutto
autonoma rinnovata cifra stilistica di ultima Scuola romana.
Questo tentativo di rilevamento cartografico non riesce a prescindere dal
lavoro esposto ormai dalla scorsa primavera in diverse tornate a Villa
Medici, secondo un racconto-confronto ora binario oppure triadico tra
componenti artistiche al femminile, a volte centrifughe eppure forse aderenti
alla scansione secolare del suo parco: nei giardini lavorati e disegnati, nel
pomario - anche novello produttore di confiture d’oranges amères – e nel
bosco digradante in scarpata sulla Villa Borghese.
Succede da quando nel 2015 Muriel Mayette-Holtz ha assunto – prima
volta di una donna alla sua guida – la direzione dell’Accademia di Francia
a Roma, una delle istituzioni culturali più prestigiose in Italia e nel mondo.
Lo straordinario proscenio della grande scalinata interna ha dapprima
accolto il confronto primaverile – corredato inoltre da un innovativo
catalogo - tra Claire Tabouret e la sua accesa figurazione – una nuova
stagione tutta da studiare sia in Francia che Italia ed oltre – e Yoko Ono:
laddove invece l’altera artista giapponese aveva proposto un percorso ancora
comportamentale e video-concettuale, che la vedova Lennon portava a
compimento in una proiezione memore di Fluxus e dei bed in con la colonna
sonora dell’ex Beatle.
Ora invece – e fino a Gennaio – il riscontro avviene tra la nuovamente
rinnovata e delicata figurazione contemporanea – ritrattistica e non solo –
di Elizabeth Peyton e la spinta creativa della scultrice Camille Claudel, con
l’alter ego della presenza e della plastica di Auguste Rodin.
Scendendo dalla Trinità dei Monti a piazza Barberini, la Galleria d’Arte
Moderna propone l’essenziale verità delle cose di Francesco Trombadori.
E’ un’altra tappa della declinazione del Novecento della istituzione
comunale di via Francesco Crispi. Declinazione certo figurativa, ma quanto
diversa da Limoni od anche dalla Peyton. Qui gli accenti sono tersi, gli
asfalti silenziosi, le nature morte viventi e silenti, le persone come vere
sporgenze dell’esistere, la metafisica è nelle stazioni e negli stabilimenti
manifatturieri come nelle deserte officine meccaniche, i monumenti e l’antico
come quiete gibbosità piranesiane, Morandi va a braccetto con un taciturno
Sironi…
Il ritorno al via è quello di Hans Hartung.
I suoi stupefacenti nuovi ed inediti polittici installati alla Galleria
Nazionale dell’Umbria di Palazzo dei Priori in Perugia diventano termine
di riferimento per il Polittico di Sant’Antonio (1467-69) di Piero delle
Francesca.
Il segno dell’artista tedesco ci riporta a Giulia Napoleone, i suoi cartoni alle
sue chine. Certo inciso deflagrante eccessivo, eccedente seppur matematico,
esagerato eppur spirituale, enorme ma ha trovato il suo mare della
tranquillità.
Altra è la narrazione che si svolge a Valle Giulia, dove la proposta della
GNAM riguarda l’ineunte anniversario del 1968. Forse riprendendo – ma
non è detto – il lavoro di Francesco Bonami tra Venezia e Chicago di dieci
anni addietro: allora era italics: arte italiana fra tradizione e rivoluzione
1968-2008. Oggi? E’ mezzo secolo. Valle Giulia ci parla ancora di nuova
cultura e di condizioni materiali. Dall’assalto al cielo all’annus mirabilis.
Proveremo a tornarci sopra. Non è che l’inizio. Ma questa appunto è
un’altra storia.
Voglio qualcuno che senta quello che ho da dire.
Voglio capire quello che leggo.
Ray Bradbury, Fahrenheit 451
PADRE NOSTRO PAPA FRANCESCO
"Ci vuole coraggio per pregare il Padre nostro. Ci
vuole coraggio. Dico: mettetevi a dire 'papà' e a
credere veramente che Dio è il Padre che mi
accompagna, mi perdona, mi dà il pane, è attento a
tutto ciò che chiedo, mi veste ancora meglio dei fiori
di campo. Credere è anche un grande rischio: e se non
fosse vero? Osare, osare, ma tutti insieme. Per questo
pregare insieme è tanto bello: perché ci aiutiamo l'un
l'altro a osare." Il Padre nostro è la preghiera che
racchiude tutte le altre, quella che Gesù stesso ha
donato ai suoi discepoli per rispondere alla loro richiesta: "Insegnaci a
pregare". In questo libro, Papa Francesco la illumina versetto per versetto
rispondendo alle domande di don Marco Pozza, teologo e cappellano del
carcere di Padova. Le parole insegnate da Gesù entrano in risonanza con
episodi della vita di Jorge Mario Bergoglio, con la sua missione apostolica e
con le inquietudini e le speranze delle donne e degli uomini d'oggi, fino a
diventare la guida per una vita ricca di senso e di scopo. Ogni capitolo della
conversazione si conclude con dei testi di Papa Francesco - pronunciati nelle
udienze del mercoledì o negli Angelus - che approfondiscono e sviluppano
temi cruciali come la paternità, la grazia, il perdono, il male. Alla fine, don
Marco Pozza porta il Padre nostro dentro il carcere, e lascia che due suoi
parrocchiani diano voce al dolore che percorre le loro esistenze e alla loro
speranza di misericordia.
LA TARI
A cura del Rag.Michele Petracca
Cari soci, questo mese parleremo di una imposta che stà facendo molto
discutere a seguito della sua NON CORRETTA applicazione da parte di
alcuni comuni : la TARI.
Cos'è la TARI?
Tari è l'acronimo di TAssa RIfiuti, la nuova imposta comunale istituita con
la legge di stabilità 2014. Essa in pratica prende il posto della vecchia Tares.
Il presupposto della Tari e' il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di
locali o di aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre
rifiuti urbani. Quindi la nuova tassa sui rifiuti prevede che la somma da
versare al Comune sia dovuta dagli inquilini, indipendentemente se
proprietari o affittuari.
Chi paga la TARI?
La TARI è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o
aree scoperte a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. In
caso di pluralità di possessori o di detentori, essi sono tenuti in solido
all'adempimento dell'unica obbligazione tributaria.
In caso di detenzione temporanea di durata non superiore a 6 mesi nel corso
dello stesso anno solare, la Tari è dovuta soltanto dal possessore dei locali e
delle aree a titolo di proprietà, usufrutto, uso, abitazione o superficie.
Nel caso di locali in multiproprietà e di centri commerciali integrati, il
soggetto che gestisce i servizi comuni è responsabile del versamento della
Tari dovuta per i locali e le aree scoperte di uso comune e per i locali e le aree
scoperte in uso esclusivo ai singoli possessori o detentori, fermi restando nei
confronti di questi ultimi gli altri obblighi o diritti derivanti dal rapporto
tributario riguardante i locali e le aree in uso esclusivo.
Esclusione dalla TARI?
Sono escluse le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, non
operative, e le aree comuni condominiali che non sono detenute o occupate in
via esclusiva
Il tributo non è dovuto in relazione alla quantità di rifiuti assimilati che il
produttore dimostri di aver avviato al recupero.
Il Comune con regolamento di cui all'articolo 52 del decreto legislativo 15
dicembre 1997, n.446, può prevedere riduzioni tariffarie ed esenzioni nel
caso di:
a) abitazioni con unico occupante,
b) abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale o altro uso limitato e
discontinuo;c) locali, diversi dalle abitazioni, ed aree scoperte adibiti ad uso
stagionale o ad uso non continuativo, ma ricorrente,
d) abitazioni occupate da soggetti che risiedono o abbiano la dimora, per più
di sei mesi all'anno, ll'estero,
e) fabbricati rurali ad uso abitativo
I Comuni possono concedere riduzioni ed esenzioni anche diverse da quelle
previste dalla legge.
Quale superficie si considera ai fini della TARI?
Per l'applicazione della Tari si considerano le superfici dichiarate o accertate
ai fini dei precedenti prelievi sui rifiuti.
Ai fini dell'attività di accertamento, il Comune, per le unità
immobiliari ordinarie iscritte o iscrivibili nel catasto edilizio urbano, può
considerare come superficie assoggettabile alla Tari, quella pari all'80% della
superficie catastale determinata secondo i criteri stabiliti dal regolamento di
cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n.138. Da
notare però che per queste unità a destinazione ordinaria (cui corrispondono
le categorie catastali A, B e C) sono previsti un regime transitorio e uno
permanente. In via transitoria, si utilizzano le superfici calpestabili, ma non
appena sarà completato l'allineamento dei dati catastali e toponomastici, si
dovranno utilizzare quelle catastali come suddetto.
Secondo l'art. 2 del dl 16/2014 (convertito dalla legge 68/2014) l'obbligo di
utilizzare le superfici catastali per il calcolo della Tari relativa alle unità
immobiliari a destinazione ordinaria vi sarà solo a decorrere dal 1° gennaio
successivo alla data di emanazione del provvedimento del direttore
dell'Agenzia delle entrate che attesterà il completamento del lavoro di
allineamento dei dati catastali con quelli toponomastici.
Per le unità immobiliari diverse da quelle a destinazione ordinaria iscritte o
iscrivibili nel catasto edilizio urbano (quindi quelle incluse nelle categorie
catastali D ed E) la superficie assoggettabile alla Tari rimane quella
calpestabile.
Secondo l'Osservatorio del mercato mobiliare la superficie utile calpestabile
è: la superficie al netto dei muri interni, dei pilastri e di quelli perimetrali.
Sono però esclusi: a) i locali con altezza inferiore a 1,5 mt; b) le rientranze e
sporgenze per motivi estetici, salvo che siano fruibili; c) scale, pianerottoli e
ballatoi comuni; d) le scale all'interno dell'unità immobiliari da considerare
solo per la proiezione orizzontale; e) i locali tecnici.
Nella determinazione della superficie assoggettabile alla Tari non si tiene
conto di quella parte di essa ove si formano, in via continuativa e
prevalente, rifiuti speciali, al cui smaltimento sono tenuti a provvedere a
proprie spese i relativi produttori, a condizione che ne dimostrino l'avvenuto
trattamento in conformità alla normativa vigente.
Commisurazione della tariffa TARI
La Tari è corrisposta in base a tariffa commisurata ad anno solare
coincidente con un'autonoma obbligazione tributaria.
I Comuni potranno decidere di applicare la Tari commisurando le tariffe o ai
criteri determinati con il D.P.R. 158/1999 o, nel rispetto del principio chi
inquina paga, alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per
unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia delle attività svolte
nonchè al costo del servizio dei rifiuti.
Il comma 7 dell’articolo 9 del decreto enti locali (convertito con la legge
125/2015) prevede che fra le componenti di costo che formano
la TARI debbano essere considerati anche: «gli eventuali mancati ricavi
relativi a crediti risultati inesigibili con riferimento alla tariffa di igiene
ambientale, alla tariffa integrata ambientale, nonché al tributo comunale
sui rifiuti e sui servizi (TARES)». Questa disposizione permette ai Comuni
di far gravare su tutti i contribuenti il mancato pagamento dell’imposta sui
rifiuti e/o di altri tributi evasi negli anni precedenti dai cittadini.
Come si calcola la Tari?
La TARI, come in precedenza la TARES, si compone di una “parte fissa” ed
“una variabile”, oltre il tributo provinciale da dover conteggiare.
La parte fissa è determinata considerando le componenti del costo del
servizio di igiene urbana (investimenti e relativi ammortamenti,
spazzamento strade ecc.) La parte variabile copre i costi del servizio rifiuti
integrato (raccolta, trasporto, trattamento, riciclo, smaltimento) ed è
rapportata alla quantità di rifiuti presumibilmente prodotti dal componente
o dai componenti del nucleo familiare.
Errori nel versamento da parte dei contribuenti
Secondo l'articolo 1, comma 4, del dl sulla finanza locale (16/2014), nel caso
in cui il contribuente abbia effettuato un versamento a un comune diverso
da quello destinatario dell'imposta, il comune che viene a conoscenza
dell'errato versamento, anche a seguito di comunicazione del contribuente,
deve attivare le procedure più idonee per il riversamento al comune
competente delle somme indebitamente percepite. Nella comunicazione il
contribuente indica gli estremi del versamento, l'importo versato, i dati
catastali dell'immobile a cui si riferisce il versamento, il comune destinatario
delle somme e quello che ha ricevuto erroneamente il versamento. Il
contribuente non può in nessun caso essere sanzionato.
Tempi e modalità pagamento TARI
Il Comune stabilisce le scadenze di pagamento della Tari prevedendo almeno
due rate a scadenza semestrale e in modo differenziato rispetto alla Tasi. È
consentito il pagamento in un'unica soluzione entro il 16 giugno di ciascun
anno.
Il versamento della TARI e della tariffa di natura corrispettiva di cui ai
commi 667 e 668, è effettuato secondo le disposizioni di cui all’articolo 17
del decreto legislativo n. 241 del 1997 ovvero tramite le altre modalità di
pagamento offerte dai servizi elettronici di incasso e di pagamento
interbancari e postali (In pratica tramite modello F24, bollettino di conto
corrente postale, servizi elettronici di incasso e interbancari ).
Quando e come si presenta la dichiarazione TARI?
La dichiarazione di inizio, di variazione o di cessazione del possesso, della
occupazione o della detenzione dei locali e delle aree scoperte deve essere
presentata dal contribuente entro il termine del 31 gennaio dell'anno
successivo a quello in cui si è verificato l'evento. La dichiarazione deve
essere compilata e sottoscritta utilizzando l'apposito modello messo a
disposizione dal proprio Comune ed ha effetto anche per gli anni successivi
finché non si verifichi una modifica dei dati dichiarati cui consegua un
diverso ammontare della tassa.
La dichiarazione può essere presentata anche da uno solo degli occupanti,
detentori o possessori, nel caso di occupazione, detenzione o possesso in
comune di un immobile.
Da tutto quanto sopra esposto va quindi chiarito che la “quota variabile” và
calcolata solo ed unicamente con riferimento alla sola abitazione principale e
non sulle pertinenze.
I Comuni che hanno invece erroneamente calcolato la “ quota variabile”
anche sulle pertinenze, sono tenuto a restituire gli importi relativi.
Gli arretrati possono essere richiesti a partire dall’anno 2014
L’ANCI ( Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha invitato i Comuni
“colpevoli” a provvedere direttamente al rimborso di quanto erroneamente
riscosso, senza aspettare le domande di rimborso dei contribuenti.
Alcune associazioni si stanno attrezzando per una class action.
Cosa fare quindi? Controllare il dettaglio indicato nella lettera di richiesta
del pagamento Tari inviata dal Comune. Se sulle pertinenze è evidenziata la
doppia imposta sia fissa sia variabile così come indicata per l’abitazione
principale, è necessario predisporre una domanda di rimborso.
Sarebbe opportuno però, prima di inviare la domanda, contattare l’Ufficio
Tributi del Comune interessato per verificare se provvederanno
autonomamente al rimborso.
Dal controllo di alcuni atti segnalati è emerso che il Comune di Bracciano ha
correttamente applicato l’imposta.
Per i soci interessati riporto, qui di seguito, un fac-simile di domanda di
rimborso:
Oggetto: istanza di rimborso eccedenza TARI a mezzo Raccomandata A.R.
AL COMUNE DI…….
Ufficio Tributi
Via/Piazza…….
……………………..
Il/la
sottoscritto/a...................................................................................................
nato/a ..............................il........................... e residente a
..................................... in Via/Piazza
.......................................................num. ..........................................
C.F................................................... tel.
.....................email................................
in qualità di
.........................................................................................................
(precisare se titolare o erede; in questo caso indicare le generalità ed il codice
fiscale del de cuius)
tel.
.....................email........................................................................................
CHIEDE
il rimborso della somma di € ............... versata erroneamente in eccedenza a
titolo di TARI quantificata come segue:
ANNO D’IMPOSTA……………………...
DATA VERSAMENTO ………………….
IMPOSTA VERSATA …………………...
IMPOSTA DOVUTA …………………….
IMPOSTA A RIMBORSO TOTALE ……………….
Dichiara che l’errato versamento è dovuto a errato calcolo, in quanto la
quota variabile è stata calcolata da Codesto Ufficio più volte per la stessa
unità abitativa.
A tal proposito si richiama infatti la risposta del Governo in data 18 ottobre
2017 all’interrogazione parlamentare n. 5-10764 del deputato Giuseppe
L’Abbate (M5S).
Allega alla presente copie delle ricevute attestanti l’erroneo versamento,
nonché copia del documento di identità.
Precisa che il versamento del rimborso richiesto potrà essere effettuato sul
seguente conto corrente codice IBAN:
_______________________________
Dichiaro di essere informato, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 13 del
D.Lgs. n. 196/2003(Codice in materia di protezione dei dati personali), che i
dati personali raccolti sono obbligatori per il corretto svolgimento
dell’istruttoria e saranno trattati, anche con strumenti informatici,
nell’ambito del procedimento per il quale la presente dichiarazione viene resa
ed autorizzo il trattamento delle informazioni fornite con la presente
comunicazione, per l'istruttoria e le verifiche necessarie.
Luogo e data __________________ Firma ___________________
DA RICORDARE
IMU-TASI – pagamento seconda rata 2017
Rammento, con l’occasione, che il 18 dicembre scade il pagamento della
seconda rata IMU-TASI 2017.
Salvo verifiche da effettuare presso l’Ufficio Tributi dei Comuni di
competenza, per la stragrande maggioranza dei Comuni , non ci sono
variazioni rispetto alla rata di Giugno.
Spero di non avervi annoiato e di essere stato utile a qualcuno. Un caro
saluto
STRUDEL CON ZUCCA E SALSICCIA
A cura di Elisabetta Giannin
Ingredienti (per 4-6 persone):
230 gr. di pasta sfoglia rettangolare;
250 gr. di polpa di zucca;
1 salsiccia;
1 uovo;
1 cipolla rossa;
2 cucchiai di olio EVO;
5/6 foglie di salvia;
100 gr. provola affumicata;
1 cucchiaio di semi di papavero;
sale e pepe.
Procedimento:
Mondate e tritate finemente la cipolla e fatela rosolare in una padella con
l’olio a fuoco medio-basso, senza farla colorire. Spellate e sgranate la
salsiccia ed unitela al soffritto, facendola cuocere per qualche minuto a
fiamma vivace.
Tagliate la zucca a cubetti e versatela nella padella. Salate e pepate
leggermente, insaporite con la salvias e proseguite la cottura per circa 20
minuti. Se necessario bagnate con poca acqua. Tenete da parte e fate
raffreddare, poi aggiungete la provola tagliata a cubetti.
Rivestite una teglia rettangolare con carta da forno, stendete la pasta
sfoglia. Disponete tutto il ripieno solo nella parte centrale, lasciando libero i
bordi. Praticate con il coltello due tagli su entrambi i lati corti della pasta,
in modo da poter ripiegare il lembo superiore e inferiore sul ripieno stesso.
Sui lembi di pasta laterali lasciati liberi ricavate delle strisce spesse circa
1cm partendo dal ripieno fino al bordo esterno. Ripiegate le strisce sopra il
ripieno alternando il lato destro a quello sinistro e formando un motivo
intrecciato. Sbattere l’uovo e spennellate la superficie, poi spolverizzatela
con i semi di papavero e cuocete in forno a 200°C per circa 20 minuti.
Servite lo strudel tiepido.
ITALIAN BLACK FRIDEY
A cura di Carla Battistini
In quest’Italia da fine staggione
ormai li sardi so’ in preparazzione,
ce stà la fila che fori stà a aspettà
le cose mejo se vonno accaparrà.
Arabi, Russi, Cinesi e Americani
già senteno l’affare tra le mani,
Mafia e Camorra so’ arivate prime
e già c’hanno svotato le vetrine;
ormai c’è poco o gnente da comprà
ma l’avvortoi in volo stanno già!
Però i Mondiali l’avemo regalati,
la Svezia nun se l’è manco comprati;
e l’Agenzia der Farmaco? Che botto…,
lassù a Milano c’era già l’indotto,
ma la moneta poi ce s’è girata…
drento ai Paesi Bassi s’è affonnata!
Dimo: ma quanto semo sfortunati
ma guarda quanto semo disgrazziati,
va tutto a la deriva, nun c’è un faro…
qui nun ce sarva manco SanGennaro;
er sangue nell’ampolla s’è liqueso
ma l’italiano s’è già bello che areso!
E quelli che da fori stanno attenti
se fregano le mani e so’ contenti:
ce stà er Black Friday der made in Italy
dura da mesi er nero venerdì
moda e industria e creatività
co’ quattro sordi te le poi comprà!
Mentre che casca a pezzi anche Pompei
er Colosseo l’hanno assemblato ieri;
e quello che era sano l’ha smontato
quarche turista un po’ “ maleducato “
che a casa sua vole la civirtà
e se la scorda, quanno che viè qua!
L’invasione dei vandali è tornata,
e pure noi l’avemo già sventrata
st’Italia nostra, che nostra nun ce pare…,
vieni a compralla che farai ‘n affare!
Dimo: co’ tutta st’arte che ce famo?
Li quadri de Leonardo nun compramo
tanto er Da Vinci da mò che è emigrato
stà in Francia, in Russia e poi chissà ‘ndo è annato… !
C’è poi chi i sordi nun li vò caccià
e cià lo stratagemma de copià
la pizza, li prociutti e pure er vino
la pasta, er pomodoro, er pecorino
le borse co’ le scarpe e la Ferari
che in Cina l’hanno fatta pari pari.
Ma semo scemi o nun ce s’è pensato
che nun so’ i ladri , che c’hanno rubbato;
ma co’ la stalla che stà sempre aperta
er bove scappa via, la cosa è certa,
e chi coi sordi c’ha dato er contentino,
ce stà a riduce come ‘n pedalino.
Ma te ricordi quello che eravamo?
‘Sta nostra civirtà nun rispettamo
e cola a picco e manco tocca er fonno
er Paese più bello de ‘sto monno!!!
P.S.
Però quarcosa mo’ succederà,
tra quarche giorno Natale ariverà
e tutto er Black de certo scorderemo
mentre che in compagnia festeggeremo;
quarche regalo, un po’ de panettone
la bottija de spumante per cenone
ma l’anno novo ce sorprenderà…
e de sicuro in “White” ce troverà!!!
Associazione Culturale
Simposium
Mail:
Web:
acsimposium.weebly.com
Tel. 327. 4533727