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DICHIARAZIONI DEL LXVI CAPITOLO GENERALE · 2007. 9. 24. · 47 Fra Jairo Enrique URUETA BLANCO 1...

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ORDINE OSPEDALIERO DI SAN GIOVANNI DI DIO DICHIARAZIONI DEL LXVI CAPITOLO GENERALE • • • PROGRAMMA DEL SESSENNIO 2006 - 2012 Roma, 2 - 21 Ottobre 2006
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  • ORDINE OSPEDALIERO DI SAN GIOVANNI DI DIO

    DICHIARAZIONIDEL

    LXVI CAPITOLO GENERALE

    • • •

    PROGRAMMA DEL SESSENNIO2006 - 2012

    Roma, 2 - 21 Ottobre 2006

  • Stampa a cura delle due Province Italianedei Fatebenefratelli

    Finito di stampare nel mese di maggio 2007Tip. Miligraf S.r.l. - Formello (Roma)

  • DICHIARAZIONIDEL

    LXVI CAPITOLO GENERALE

  • 4

  • PRESENTAZIONE

    Il 21 ottobre 2006 si è chiuso a Roma il LXVI Capitolo Generaledell’Ordine, che aveva come titolo “Passione per l’Ospitalità di SanGiovanni di Dio oggi nel mondo”. Vi hanno partecipato 82Confratelli e 22 Collaboratori delle varie Province, il Segretario e ilModeratore del Capitolo, la Suora che ha animato il Discernimentonella fase elettiva, il gruppo degli interpreti e i Collaboratori dellaCuria Generalizia che hanno lavorato in Segreteria, per un totale di129 persone.

    Abbiamo vissuto in un clima di fraternità una forte esperienza diDio, di grande apertura allo Spirito, all’universalità e all’Ospitalità cheè peculiare del nostro Ordine. Abbiamo analizzato e valutato la realtàin modo sereno ed obiettivo, considerando le luci che presenta il nostroOrdine, ma senza nasconderci le zone d’ombra che dobbiamo illumina-re e le limitazioni che dovremo cercare di superare. Aperti allo Spiritodel Signore e sotto lo sguardo protettivo del nostro Fondatore, abbiamoguardato al futuro con il fermo proposito di rispondere alle nuove sfideche ci vengono poste dalla Chiesa, dal mondo che ci circonda e soprat-tutto dalle persone che sono nella sofferenza.

    Le presenti Dichiarazioni raccolgono i documenti e i momentifondamentali che sono stati vissuti nel Capitolo Generale:

    • Il Discorso di apertura del Superiore Generale.• L’ “Instrumentum laboris” del Capitolo Generale.• La sintesi della ricerca sullo Stato della Formazione nell’Ordine.• La Dichiarazione dei Collaboratori che hanno partecipato al

    Capitolo.• Il Discernimento e l’elezione del nuovo Governo Generale.• Le Priorità dell’Ospitalità per il nuovo sessennio.

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  • • Le Proposte approvate.• Il Discorso di chiusura del neo-eletto Superiore Generale.

    Sono tutti documenti e dichiarazioni importanti, che vi invito adanalizzare con attenzione in quanto segnano il punto di partenza diquesta nuova tappa per l’Ordine che si configura carica di speranza, diopportunità ma anche di sfide. Il Consiglio Generale ne ha tenuto contoal momento di realizzare la programmazione del sessennio, e devonocostituire un punto di riferimento indispensabile per le Province nellaprogrammazione dei prossimi Capitoli Provinciali.

    L’Instrumentum laboris è stato il documento fondamentale sulquale ha lavorato il Capitolo Generale. È stato elaborato da unaCommissione pre-capitolare, formata da Confratelli e Collaboratori,con i contributi ricevuti dagli Incontri Regionali realizzati nei primimesi del 2006 e dall’Incontro Internazionale dei Giovani Ospedalieriche si è tenuto a Granada nel novembre del 2005.

    È un documento che analizza la realtà dell’Ordine, presentandocriteri e alternative, alcuni dei quali sono stati accolti dal CapitoloGenerale. Per la sua chiarezza, la buona accettazione e la continuità dilavoro, abbiamo creduto opportuno includerlo in queste Dichiarazioni,per farlo conoscere a tutti e come eventuale ausilio per la preparazionedei Capitoli Provinciali.

    Sintesi del Rapporto di Ricerca sullo Stato della Formazionenell’Ordine. Si tratta di uno studio sociologico realizzato dall’Istituto diSociologia della Pontificia Università Salesiana di Roma. È stato pre-sentato al Capitolo, ed è veramente uno strumento interessante chedobbiamo esaminare e valutare in modo attento per prendere delle deci-sioni e avviare le azioni più opportune. La formazione è un pilastro fon-damentale della nostra vita, dall’inizio alla fine. La pastorale vocazio-nale, la formazione iniziale e quella permanente evidenziano dellelacune che dovremo affrontare con determinazione. Includiamo nelleDichiarazioni una sintesi del lavoro, piuttosto esteso, che una volta tra-dotto sarà inviato alle Province.

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  • Priorità dell’Ospitalità. Con questo titolo ci riferiamo al documen-to conclusivo approvato dal Capitolo Generale, seguendo la struttura pro-posta dall’Instrumentum laboris. Indica le grandi linee d’azione e gliobiettivi fondamentali che dovranno guidare la vita dell’Ordine nei pros-simi sei anni. Pur presentando soltanto linee d’azione generali, affrontasituazioni molto concrete che ci riguardano direttamente. Proprio su que-sta base, il Consiglio Generale ha elaborato la programmazione del ses-sennio per tutto l’Ordine e spera che servano anche per poterla realizzarea livello di Province e Regioni, alle quali vogliamo dare più spazio nelfuturo, attraverso i diversi incontri e le riunioni in programma.

    Presenza dei Collaboratori. Questo è stato il Capitolo al qualehanno partecipato più Collaboratori. Per la prima volta sono state rap-presentate tutte le Province. La loro presenza, così come quella deiConfratelli provenienti da tutti i continenti, è stata un forte segno del-l’universalità e della globalità dell’Ordine. La loro partecipazione èstata molto attiva, e allo stesso tempo ha costituito una testimonianzadi amore e di servizio all’Ordine e al suo progetto di ospitalità secondolo stile di San Giovanni di Dio. I Collaboratori ci hanno confermatocome, oltre al loro ruolo professionale, si sentano parte attiva del nostroIstituto, ed hanno sottolineato il loro impegno insieme ai Confratelliper realizzare il progetto di ospitalità dell’Ordine.

    Iniziamo un nuovo sessennio, un tempo di grazia e di speranzaper crescere e per rinnovare la nostra vita, a livello personale, comuni-tario e istituzionale, sia per noi Confratelli, sia per i nostriCollaboratori. È un tempo pasquale che ci dà l’opportunità di rinasce-re e rinnovare il carisma dell’ospitalità che un giorno ispirò SanGiovanni di Dio e che continua anche oggi ad interpellarci e a ispirar-ci. Apriamogli le porte del nostro cuore e lasciamoci inondare con lasua luce e il suo dinamismo, così da poter vivere ed esprimere con pas-sione l’ospitalità di San Giovanni di Dio nel mondo di oggi.

    Fra Donatus ForkanPriore Generale

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  • LXVI Capitolo Generale

    PARTECIPANTI

    CURIA GENERALIZIA1 Fra Pascual PILES FERRANDO, sac. Superiore Generale2 Fra Donatus FORKAN 1 Consigliere3 Fra Emerich STEIGERWALD 2 Consigliere4 Fra Luis María ALDANA VELÁZQUEZ, sac. 3 Consigliere5 Fra Pietro CICINELLI 4 Consigliere6 Fra Vincent KOCHAMKUNNEL 5 Consigliere7 Fra Léopold GNAMI 6 Consigliere

    PROVINCIA ROMANA8 Fra Angelico BELLINO, sac. Provinciale9 Fra Giuseppe MAGLIOZZI 1 Vocale

    10 Fra Elia TRIPALDI, sac. 2 VocalePROVINCIA LOMBARDO-VENETA11 Fra Sergio SCHIAVON Provinciale12 Fra Marco FABELLO 1 Vocale13 Fra Salvino ZANON, sac. 2 Vocale

    PROVINCIA FRANCESE14 Fra Aloïs MICHEL Provinciale15 Fra Mathieu SISAHAYE 1 Vocale16 Fra Alain-Samuel JEANCLER 2 Vocale

    PROVINCIA AUSTRIACA17 Fra Paulus KOHLER Provinciale18 Fra Pius VOLK 1 Vocale19 Fra Ulrich FISCHER 2 Vocale

    PROVINCIA BAVARESE20 Fra Rudolf KNOPP Provinciale21 Fra Benedikt HAU 1 Vocale22 Fra Donatus WIEDENMANN 2 Vocale

    DELEGAZIONE GENERALE DI SILESIA23 Fra Karol SIEMBAB Delegato Generale

    PROVINCIA ANDALUSA24 Fra José Ramón PÉREZ ACOSTA Provinciale25 Fra José Luis MUÑOZ MARTÍNEZ 1 Vocale26 Fra Ángel LÓPEZ MARTÍN 2 Vocale

    PROVINCIA BOEMO-MORAVA27 Fra Adalbert MÁLEK, sac. Provinciale

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  • PROVINCIA POLACCA28 Fra Krzysztof FRONCZAK Provinciale29 Fra Hubert MATUSIEWICZ, sac. 1 Vocale30 Fra Damian WASYLEWICZ, sac. 2 Vocale

    PROVINCIA PORTOGHESE31 Fra José Paulo SIMÕES PEREIRA Provinciale32 Fra José NUNES DORGUETE, sac. 1 Vocale33 Fra Augusto VIEIRA GONÇALVES 2 Vocale

    PROVINCIA ARAGONESE34 Fra Joaquim ERRA i MAS Provinciale35 Fra Jesús ETAYO ARRONDO, sac. 1 Vocale36 Fra José Luis FONSECA BRAVO 2 Vocale37 Fra José Luis GARCÍA IMAS 3 Vocale

    PROVINCIA CASTIGLIANA38 Fra José María BERMEJO DE FRUTOS, sac. Provinciale39 Fra Miguel Ángel VARONA ALONSO 1 Vocale40 Fra Víctor MARTÍN MARTÍNEZ 2 Vocale41 Fra José María CHÁVARRI IMAÑA 3 Vocale

    PROVINCIA IRLANDESE42 Fra Fintan BRENNAN-WHITMORE, sac. Provinciale43 Fra Laurence KEARNS 1 Vocale44 Fra Kilian KEANEY 2 Vocale

    DELEGAZIONE GENERALE CANADESE45 Fra Marcellus CORKERY Sostituisce il Del. Gen.

    PROVINCIA COLOMBIANA46 Fra Carlos Mario RENDÓN DÍAZ Provinciale47 Fra Jairo Enrique URUETA BLANCO 1 Vocale48 Fra Raúl Armando OSÉS ORTEGA 2 Vocale

    PROVINCIA INGLESE49 Fra John MARTIN Provinciale50 Fra Robert MOORE, sac. 1 Vocale51 Fra Stanislaus NEILD, sac. 2 Vocale

    PROVINCIA AUSTRALIANA52 Fra Peter BURKE Provinciale53 Fra Bernard BOROMANE 1 Vocale54 Fra Brian O’DONNELL 2 Vocale

    PROVINCIA DEGLI STATI UNITI55 Fra Stephen de la ROSA Provinciale56 Fra Pablo LÓPEZ ESTRELLA 1 Vocale57 Fra Edward MCENROE 2 Vocale

    DELEGAZIONE GENERALE RENANA58 Fra Andreas HELLERMANN Delegato Generale

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    PROVINCIA VIETNAMITA59 Fra Joseph TRAN VAN THONG Provinciale60 Fra Mathew TRAN ÑOAN PHI 1 Vocale61 Fra Peter NGUYEN MONH THANG 2 Vocale

    PROVINCIA SUDAMERICANA SETTENTRIONALE62 Fra Enrique MIYASHIRO MIYAGE Provinciale63 Fra Valentín MORENO BELLO 1 Vocale64 Fra Isidro VÁZQUEZ ZAMORA 2 Vocale

    PROVINCIA DEL MESSICO E AMERICA CENTRALE65 Fra Daniel Alberto MÁRQUEZ BOCANEGRA Provinciale66 Fra César SÁNCHEZ GONZÁLEZ 1 Vocale67 Fra José Tomás SALAS CASTILLO, sac. 2 Vocale

    PROVINCIA SUDAMERICANA MERIDIONALE68 Fra Hermit Igor AGUAYO GARCÉS Provinciale69 Fra Nivaldo HERNÁNDEZ DÍAZ, sac. 1 Vocale70 Fra Gustavo MUCHIUTTI PANOZZO 2 Vocale

    PROVINCIA AFRICA-MISERICORDIA71 Fra Patrick NSHAMDZE Provinciale72 Fra Robert CHAKANA 1 Vocale73 Fra Nicholas MUE 2 Vocale

    DELEGAZIONE GENERALE AFRICA-PAMPURI74 Fra Dabarou Boniface SAMBIENI Vocale

    DELEGAZIONE GENERALE AFRICA-MENNI75 Fra Jesús Antonio LABARTA VAL Delegato Generale76 Fra Emilio VAHIRE Vocale

    PROVINCIA INDIANA77 Fra Benedict NADAYIL Provinciale78 Fra Yanka SHARMA 1 Vocale79 Fra Pius MANITHOTTIYIL 2 Vocale

    PROVINCIA COREANA80 Fra Pio CHANG Provinciale81 Fra Thadu KANG 1 Vocale82 Fra Andrew KIM 2 Vocale

    COLLABORATORI1 Sig. Giovanni ROBERTI Provincia Romana2 Sig.ra Giuseppina ASSI Prov. Lombardo-Veneta3 Sig. Patrick THIRION Provincia Francese4 Sig. Peter KÖLTRINGER Provincia Austriaca5 Sig. Bernard PETER Provincia Bavarese6 Sig. Alfonso MORAL BERRAL Provincia Andalusa7 Sig. Marek KROBICKI Provincia Polacca8 Sig.ra Susana QUEIROGA Provincia Portoghese9 Sig. Francesc PÉREZ i SARRADO Provincia Aragonese

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    10 Sig. Pablo CARRILLO ROBLES Provincia Castigliana11 Sig.ra Deirdre REECE Provincia Irlandese12 Sig.ra. M. Paz AZULA GRANADA Provincia Colombiana13 Sig. Mike PARR Provincia Inglese14 Sig. Andrew MCPHEE Provincia Australiana15 Sig. John WILLIAMS Provincia degli Stati Uniti16 Sig. Rafael Gregory TOVAR QUISPE Prov. Sudam. Settentr.17 Sig.ra María Isabel ROSAS MORALES Prov. del Messico e A.C.18 Sig.ra Silvia Esther SERRA Prov. Sudam. Meridionale19 Sig. George ASAMOAH ADDO Prov. Africa-Misericordia20 Sig. Jacob MATHEW Provincia Indiana21 Sig.ra Maria LEE Provincia Coreana

    della COMMISSIONE PREPARATORIA1 Sig. Salvino LEONE

    MODERATORE1 Sig. Alvaro Díaz

    DISCERNIMENTO PER LE ELEZIONI1 Suor Helena O’Donoghue

    SEGRETERIA1 Segretario del Capitolo: Fra Giancarlo Lapic’2 Sig. Klaus Mutschlechner3 Sig.ra Silvia Farina4 Sig.ra Chiara Donati5 Sig. Pietro Cacciarelli6 Sig. Augusto Fabbroni7 Sig. Mario Ceccarini8 Sig. Marco Ceccarini9 Sig. Fabrizio Petruccioli

    10 Dr. Filippo Alegiani (Medico)11 Fra Miguel Angel Mucci (Infermiere)

    INTERPRETI1 Sig.ra Serenella Bronzini Italiano2 Sig.ra Elfie Perkhofer Italiano3 Sig.ra Isabel Castilla Spagnolo4 Sig.ra Daniela Cincotti Spagnolo5 Sig.ra Frédérique Fidao Inglese6 Sig.ra Valeria Guglielmi Inglese7 Sig.ra Kathleen Elslander Francese8 Sig.ra Silvia Mendez Francese9 Sig.ra Elisabeth Heinisch Tedesco

    10 Sig. André Hardt Tedesco11 Sig.ra Malgorzata Ekes Polacco12 Sig.ra Urszula Jasinska Polacco

  • I. DISCORSO DI APERTURA

    “PASSIONE PER L’OSPITALITÀ DI SAN GIOVANNI DI DIO OGGI NEL MONDO”

    1. Introduzione

    Benvenuti tutti al LXVI Capitolo Generale: PP. Capitolari,Consiglieri Generali, Provinciali, Delegati Generali e Vocali, per parte-cipare alla celebrazione di questo avvenimento che dobbiamo vivereponendoci sotto la guida di Dio, della Vergine Maria e di tutti i nostriSanti e Beati, in special modo San Giovanni di Dio, nostro Fondatore.

    Rivolgo il benvenuto anche ai Collaboratori e alle Collaboratriciche nei prossimi giorni parteciperanno ai lavori capitolari, e con essi alModeratore. Allo stesso modo, saluto coloro che collaboreranno nellaSegreteria del Capitolo, e il gruppo degli interpreti che ci aiuterà acomunicare attraverso la traduzione simultanea.

    Vi ringrazio per il lavoro svolto durante il sessennio, e in modoparticolare ringrazio le Commissioni preparatorie nel loro duplice com-pito: la preparazione del documento “Instrumentum Laboris” e l’orga-nizzazione da un punto di vista logistico per permetterci, in queste tresettimane, di lavorare al meglio.

    Sei anni costituiscono un buon periodo per intraprendere delle azioni.

    Sono state molte le circostanze e le situazioni in cui mi sono tro-vato a vivere, nelle mie visite per il mondo e nei miei soggiorni qui a

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  • Roma, assieme al Consiglio Generale, alla comunità della Nocetta, dicui facciamo parte, e alle altre due comunità della Curia Generalizia:l’Isola Tiberina e la Farmacia Vaticana.

    Ringrazio tutti per il sostegno ricevuto e per la fiducia manifesta-ta nei miei confronti in tante occasioni. Ho cercato di essere fedele alprogetto di San Giovanni di Dio, come primo responsabile dell’anima-zione e del governo dell’Ordine, applicando criteri sani e il mio modopersonale di agire.

    All’inizio del sessennio, assieme al Consiglio Generale abbiamoelaborato il Calendario di Attività, che abbiamo cercato di rispettarenella maggior parte dei suoi punti programmatici, indipendentementedal fatto che alcuni non siano giunti a compimento, e di cui vi rendere-mo conto nella valutazione della “Memoria”.

    Sono contento di come abbiamo vissuto il sessennio. Ho avutomolte soddisfazioni, anche se non sono mancate alcune difficoltà. Sesono stato causa di sofferenza per qualcuno, a causa delle mie limita-zioni e delle mie fragilità, chiedo perdono, pur nella consapevolezza diaver agito con rettitudine e cercando di rispondere a ciò che il Signorechiedeva, a me o a voi, in ogni circostanza. Abbiamo vissuto così comeil Signore aveva previsto da sempre. Per tutto ciò che abbiamo vissuto,rendo grazie a Dio.

    2. Titolo e significato del Capitolo: “Passione per l’ospitalità di SanGiovanni di Dio oggi nel mondo”

    Durante gli Incontri preparatori del Capitolo, quello dei Giovania Granada e i quattro Incontri Regionali, abbiamo avuto dei momentiper poter riflettere sul titolo e sul significato del Capitolo.

    Il titolo è il frutto di una decisione del Consiglio Generale, che havoluto seguire la linea tracciata dal Congresso sulla Vita Consacratache si è tenuto qui a Roma nel novembre dell’anno 2004, e che avevacome titolo “Passione per Cristo, passione per l’umanità”.

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  • Il Capitolo deve essere per noi un momento in cui dobbiamoappassionarci. Pur senza esagerare, credo che debba essere realmentecosì.

    Questo desiderio di vivere intensamente il fatto di essere oggi,nel mondo, dei seguaci di Giovanni di Dio, l’ho percepito sempre nel-l’impostazione del nostro ideale, nella forma di promuovere la vitadelle nostre comunità e delle nostre opere apostoliche, nel rinnovamen-to realizzato, nella rifondazione auspicata.

    Certamente il fatto che poi riusciamo a incarnare questo ideale èun’altra cosa.

    Vogliamo che il Capitolo sia un momento propizio per conferma-re la nostra passione per Cristo, per la Chiesa, per l’umanità, perGiovanni di Dio.

    Come capitolari, siamo chiamati a rafforzare le basi della nostra mis-sione, e di ciò che essa significa, sulle quali si tracciano le linee d’azione inogni realtà concreta delle Province, Delegazioni, Comunità e OpereApostoliche. Con coraggio e decisione, dobbiamo riproporci, nell’ambitodelle nostre possibilità, di avanzare nel compito di incarnare questo ideale.

    I momenti vissuti nella preparazione del Capitolo, sia nelCongresso dei Giovani di Granada, sia nei quattro Incontri Regionali diDivinópolis (Brasile), Agoe-Nyivé (Togo), Damyang (Corea del Sud) eVarsavia (Polonia), sono stati momenti che possiamo definire appassio-nanti.

    Sono state certamente esperienze positive, che dobbiamo cercaredi concretizzare nella vita di ogni giorno.

    Dobbiamo realizzare una passione basata sul principio della real-tà, ma che crede nell’ideale, nel senso della Chiesa, nell’ospitalità diSan Giovanni di Dio e che desidera fare quanto è in suo potere perpoterla vivere oggi nel mondo.

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  • Il significato del nostro Capitolo deve tradursi in un’esperienzapositiva per tutti. È molto importante vivere la nostra Assemblea in unclima di fede e di speranza.

    Sappiamo che la nostra vita, così come lo sono state quelle diCristo e di San Giovanni di Dio, teologicamente parlando è unmistero pasquale, ma nei due elementi che la costituiscono si fa pre-sente Dio, e ciò è vero tanto negli elementi che sono sintomi di vita,quanto in quelli che apparentemente somigliano più a sintomi dimorte.

    Per questo, siamo tutti chiamati a vivere il Capitolo comeun’esperienza di grazia, che diventa palese in ciò che il Signore deside-ra che viviamo in questi momenti, e nelle decisioni che dovremo pren-dere per il futuro.

    3. Momenti del sessennio da sottolineare

    In questo mio discorso di apertura, vorrei presentarvi alcuni ele-menti che reputo abbiano fatto bene all’Ordine.

    La pubblicazione della Carta d’Identità dell’Ordine è stata unagrande sfida, e un risultato decisamente positivo. Sono state molte lepersone che sono intervenute nell’elaborazione del testo, ma è stato ungruppo ristretto a farsi carico del lavoro in modo più diretto.

    Il LXV Capitolo Generale ha poi approvato il documento, e daallora molte volte abbiamo fatto riferimento a questo testo durante inostri incontri e nella vita di tutti i giorni.

    C’è ancora molta strada da percorrere per migliorare, ma rendograzie a Dio per il bene che ci ha concesso attraverso la Cartad’Identità.

    Un altro risultato positivo è stata la pubblicazione, nel 2004, del

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  • documento “Il cammino di ospitalità secondo lo stile di SanGiovanni di Dio: Spiritualità dell’Ordine”.

    La stesura di questo documento è stata molto più impegnativa.Pur desiderando realizzarlo con una certa premura, ha richiesto diversianni di lavoro prima che riuscissimo a pubblicarlo. Anche per quantoriguarda questo aspetto penso che possiamo ritenerci soddisfatti.

    Siamo riusciti a consegnarlo e a presentarlo in quasi tutti iCapitoli Provinciali del 2004. Anche questo è un documento che dob-biamo sforzarci di mettere in pratica.

    Non so se siamo troppo presuntuosi, ma durante uno degli IncontriRegionali ho sentito dire: “Non abbiamo bisogno di altri documenti, ladottrina che abbiamo è già sufficiente. Dobbiamo solo viverla”.

    Questo documento ci indirizza verso un percorso di crescitaumana e spirituale, imposta la nostra identificazione con il Cristo mise-ricordioso e con Giovanni di Dio. Studiarlo attentamente, potenziando-lo in noi e promuovendolo con gli altri, farà molto bene a tutti:Confratelli, Collaboratori, malati e bisognosi.

    Personalmente, gli Esercizi Spirituali che ho guidato sono statidei momenti positivi.

    Gli Esercizi imperniati sui testi estrapolati dalle Lettere di SanGiovanni di Dio sono stati otto: sei qui a Roma per i Confratelli chesi preparavano alla professione solenne, e due nella ProvinciaPolacca.

    Ne ho guidati altri cinque: due nella Provincia Lombardo-Veneta,basandomi sulla Carta d’Identità e sul documento “Ripartire daCristo”; uno nella Provincia Aragonese sui testi del Congresso sullaVita Religiosa applicati alla nostra vita, e altri due nella ProvinciaPortoghese, sul tema “Camminare con San Giovanni di Dio”, per i 400anni di presenza dell’Ordine in Portogallo.

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  • Sono stati in totale 13 turni di Esercizi che mi hanno permesso diapprofondire alcune tematiche, di pregare, riposare, stare in silenzio eassieme ai Confratelli, e in alcuni casi anche con i Collaboratori.

    Penso sia stato molto importante per la Chiesa e per noi fedeli ilpercorso della malattia di Giovanni Paolo II, che ha portato poi allasua morte, con le forti ripercussioni che questo avvenimento ha avutoin tutto il mondo. Giovanni Paolo II è stato riconosciuto come un gran-de profeta, un grande leader, un pastore che ha visitato il mondo por-tando la propria esperienza di Dio, che voleva entrasse nel cuore degliuomini.

    La sua morte ha avuto un forte impatto sulla gente. L’affluenza dipersone che sono venute a Roma per vederlo un’ultima volta e per par-tecipare, pregando, al suo funerale, è stata enorme. Sono ancora tantis-simi i fedeli che ogni giorno si mettono in fila per rendergli omaggiosulla sua tomba.

    Il Signore ha poi voluto concederci come Papa, Benedetto XVI:persona semplice, teologo, capace di avvicinare le persone al mistero ealla teologia, con il grande desiderio che la salvezza arrivi a tutto ilmondo, riservato, umile, che ama il contatto con le persone che incon-tra, indipendentemente dal fatto che siano meno numerose di quelle cheriuscivano ad entrare in contatto con Giovanni Paolo II.

    Il suo desiderio di ‘ripulire’ la Chiesa e la società dalle imperfe-zioni forse non riuscirà a concretizzarsi e rimarrà un mero desiderio,ma per lo meno insisterà affinché ciò si realizzi.

    Poco a poco scopriamo quanto sia instancabile. Riconosciamocome sia alla ricerca costante della verità, e come si stia adoperandoaffinché questa verità si incarni nella vita delle persone, in lui stesso,nella Curia Romana, nella Chiesa, in tutto il mondo.

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  • 4. Atteggiamenti che ho voluto mantenere nel mio servizio comeSuperiore Generale

    Da diciotto anni sto lavorando alla Curia Generalizia, e di questine ho trascorsi dodici come Generale. Mi riferisco ora all’ultimo ses-sennio, del quale vorrei parlare, senza dimenticare i due periodi prece-denti.

    Ho iniziato il mio mandato con il motto: “Fortitudo Caritatis”,la forza della carità. Ho sempre creduto nella carità, e ho cercato diviverla serenamente, con equilibrio, in modo cordiale e con pazienza.

    Termino il sessennio proclamando che la carità è la cosa piùimportante della nostra vita, e che desidero viverla sempre con forza.

    Rendo grazie a Dio per l’esperienza di essermi sentito accompa-gnato da Lui. Il contatto con Dio attraverso la preghiera e la vita, èstato per me un dono.

    Ho cercato di essere fedele, ogni giorno, ai miei momenti di pre-ghiera, normalmente regolari quando ero alla Nocetta o presso lecomunità, un po’ meno quando ero in viaggio o partecipavo a certieventi che me lo impedivano.

    Questi spazi mi hanno aiutato ad incontrare Dio nel mistero, neisacramenti, nella preghiera personale e comunitaria.

    Mi hanno aiutato a saper percepire la Sua presenza nella vita,tanto negli avvenimenti che possono sembrare i più banali, tanto inquelli più profondi, che chiamano in causa le esperienze e i sentimentidi persone e di situazioni.

    Alcuni Congressi che mi hanno permesso di riflettere sulla mis-sione, certi incontri con i malati, e con i Confratelli e i Collaboratoriche li assistono, mi hanno aiutato a riconoscere la presenza del Signorenella realtà, a vederlo negli occhi e nel volto di certe persone.

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  • Rendo grazie a Dio per queste manifestazioni. Ogni giorno misono sentito accompagnato dal Signore e da San Giovanni di Dio. Laloro vicinanza la sento in modo particolare in questi giorni, e spero diviverla sempre. Grazie.

    Ho cercato di mantenere sempre uno spirito di discernimento.

    La vita oggi non è tanto regolamentata: partiamo da un ideale, dacerti criteri che per essere applicati in ogni momento e in ogni situazio-ne, richiedono un tempo di riflessione, di preghiera, di condivisionecon gli altri per giungere a concretizzarli nelle decisioni.

    Molte volte ho chiesto al Signore di darmi saggezza, non nelsenso di conoscere molte cose, ma quella saggezza che viene definita‘biblica’, che si caratterizza per il buon senso, che ci porta a prenderele giuste decisioni, cercando di essere servitori fedeli della causa diCristo e della sua Chiesa.

    Come ho già riferito in altre occasioni, per due volte mi sonorecato presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, ricercandoun chiarimento per casi molto concreti relativi al nostro modo di agirenel campo della Bioetica.

    Ho cercato di essere fedele alla Guida Spirituale, con una frequen-za ponderata. Ho trattato in alcune occasioni soltanto tematiche persona-li, ma altre volte ho dedicato questi momenti a temi riguardanti l’Ordinee i suoi membri, sui quali avevo bisogno di ricevere un’illuminazione.

    Tutto ciò mi ha aiutato a realizzare un servizio alla verità parten-do dalla verità obiettiva che integra quella esistenziale, che illumina larealtà e che da essa si lascia illuminare.

    Il servizio di animazione e di governo, ai diversi livelli, compor-ta una seria ricerca della verità, partendo dalla Rivelazione, dalMagistero, dalle riflessioni teologiche e filosofiche, dal confronto conla realtà.

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  • La nostra realtà è molto diversificata, a seconda del luogo in cui citroviamo ad operare, delle persone con le quali veniamo in contatto, dellediverse culture e legislazioni nel cui ambito siamo chiamati ad agire.

    In questo mondo dobbiamo realizzare un servizio evangelizzato-re, così come fecero Giovanni di Dio e Gesù di Nazaret, senza imposi-zioni, rispettando gli altri, i loro ritmi, ma convinti di ciò che siamo edi ciò che siamo chiamati a testimoniare.

    Nei nostri Incontri Regionali, non solo quelli che si sono tenutiquest’anno, ma anche quelli che abbiamo celebrato nel 2003, è emersoil tema della Bioetica come una realtà da approfondire e in cui avereuna buona formazione per trattare, alla luce del Magistero e dellenostre coscienze, le situazioni in cui si trovano molte persone.

    La sfida che dobbiamo affrontare è quella di continuare a batter-ci per realizzare un vero servizio alla verità in difesa della vita.

    Il fatto di aver cercato di mantenere questo atteggiamento mi haaiutato, in molte circostanze, a realizzare il compito di mediazione.

    Nello svolgimento delle nostre funzioni di responsabilità, cisiamo trovati di fronte a elementi canonici per i quali, personalmente oassieme al Consiglio Generale, è stato necessario prendere una decisio-ne. Dall’altra parte, ho incontrato situazioni che, per la loro gravità eurgenza, obbligavano a prendere delle decisioni immediate. In altreinvece bisogna cercare di mediare di fronte a certe posizioni consolida-te, sforzandosi di rispettare le parti coinvolte.

    Ho sempre voluto essere un buon mediatore, anche se è impossi-bile accontentare tutti. Ho cercato di mantenere un atteggiamento evan-gelico, di carità, comportandomi con equilibrio e serenità. Forse nonsempre ci sono riuscito. Ho cercato di agire per Cristo, di parlare attra-verso la mia vita non pensando a me stesso, ma agli altri, facendo inmodo che l’ “io” perdesse importanza e che questo atteggiamento fosseun fattore veramente liberatorio.

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  • Ho avuto una grande sollecitudine nel dedicarmi con generositàal lavoro quotidiano. Talvolta mi sono sentito sovraccaricato di attivi-tà e, per così dire, mi sentivo angosciato per non poter rispondere pron-tamente ed essere presente ad avvenimenti che avevano luogo contem-poraneamente. Malgrado ciò, reputo di aver dato molte risposte e rin-grazio il Signore perché ho goduto di buona salute ed ho avuto la forzaper poterlo fare.

    Con umiltà rendo grazie a Dio per tutto.

    Ci sono persone che hanno bisogno di un’équipe per elaborare egestire i propri impegni. Nel mio caso, ho elaborato personalmente idiscorsi, le omelie, le lettere circolari, le presentazioni dei libri, l’inter-vento alle riunioni delle commissioni, le aperture e le chiusure delleriunioni o degli stessi capitoli, la preparazione degli schemi per gliEsercizi Spirituali e la corrispondenza personale. Di tutto mi sonooccupato personalmente, realizzando il lavoro con cura e portandolo acompimento con molto piacere.

    Ho cercato di avere sempre uno spirito positivo di fronte allarealtà, di essere veramente un animatore, anche se non si può arrivareovunque e a tutte le persone nello stesso modo.

    In un ambito più generale, ho presieduto i capitoli provinciali, misono fatto carico delle visite canoniche previste più alcuna che ho rea-lizzato, ho visitato quasi tutti i Paesi e la maggior parte delle nostreCase, anche se devo confessare che non ne ho potute visitare circa unatrentina, e che non sono stato in quattro Paesi: Israele, Nuova Zelanda,Camerun e Ucraina. In alcuni casi, al momento previsto la mia visitanon sembrò opportuna, e in seguito non si è ripresentata l’occasione.Ciò mi rincresce, ma non ho potuto fare di più.

    Mi sono sempre sforzato di mantenere uno spirito positivo inquello che è il servizio di animazione, anche se in alcune circostanzeho dovuto agire in modo chiaro e deciso.

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  • 5. Dalla “fantasia della carità” a “Deus caritas est”

    La nostra vita deve essere evangelizzatrice; dobbiamo essereannunciatori dell’amore di Dio a tutte le persone, in special modo acoloro che attraversano delle difficoltà.

    Gli ultimi anni del Pontificato di Giovanni Paolo II sono staticontrassegnati da molti temi fondamentali per la vita cristiana, tra iquali un trattamento particolare è stato riservato alla carità.

    In vari documenti, il Santo Padre ci ha parlato della fantasia dellacarità (Ripartire da Cristo, 4; NMI 50), della creatività nella carità (Ripartireda Cristo, 36), della forza della carità (cfr VC 88), di come la nostra vitadebba essere una epifania della carità (cfr Ripartire da Cristo, 36).

    Per noi, e per me, è una sfida totale. Dio ha amato sempre, Cristoha amato sempre, Giovanni di Dio si è mostrato al mondo come ilSanto della carità. È una grande chiamata alla carità.

    Benedetto XVI ha voluto dedicare la prima enciclica del suoPontificato al tema dell’amore: “Deus caritas est”. Ha ricordato a tuttii fedeli la profondità dell’amore cristiano: eros: amore affettivo, ses-suale; philia: l’amore di amicizia che Gesù ebbe per i suoi discepoli;agape: amore della fraternità (cfr Deus caritas est, 3).

    Il Santo Padre ci ha dato degli orientamenti secondo i quali dob-biamo agire nelle nostre istituzioni, per realizzare la carità di Dioattraverso la nostra dedizione agli altri. Ci ricorda che la carità già diper sé evangelizza (cfr Deus caritas est, 31c), che sebbene l’evangelizza-zione abbia bisogno della Celebrazione della fede, della Parola e dellaCarità in forma congiunta, ci sono momenti in cui ciascuna di esseha un proprio senso indipendentemente dalle altre, e come nel nostrocaso sia rivelatore il fatto che abbia affermato che la carità evangeliz-za già di per sé.

    Mi ha colpito molto la chiarezza di queste espressioni, e vorrei

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  • che prendessero vita in me e nell’Ordine affinché, come Giovanni diDio, fossimo dei veri testimoni attraverso la carità e il servizio agli altri.

    Sono molto soddisfatto per aver scelto come motto del mio ser-vizio come Superiore Generale dell’Ordine: “La forza della Carità”.

    6. Proiezione e sfide da affrontare

    Il Capitolo costituisce un momento per analizzare e valutarequanto abbiamo vissuto nel sessennio.

    Senza pretendere di essere esauriente, ma senza smettere di pen-sare al Capitolo, oltre a riferirvi di alcuni aspetti che ho vissuto in que-sti sei anni che stanno giungendo al termine, vorrei esternare degli ele-menti relativi alle sfide che, secondo me, l’Ordine dovrà affrontare nelfuturo.

    Inizio con l’impostare i primi tre, che riguardano la vita deiConfratelli. Non costituiscono certo delle novità, ma non possiamolasciare che cadano nel dimenticatoio. Dobbiamo dare una risposta allachiamata che oggi Dio continua a rivolgere all’Ordine, attraverso lanostra vita, e affrontarli con strategie concrete:

    • È importante valorizzare e tenere sempre presente il tema della vitaspirituale, come qualcosa di essenziale nella nostra esistenza.Insistiamo sempre su questo aspetto, ma continuo a ravvisare lanecessità di crescere nella convinzione, e di progredire nell’esserepersone di profonda preghiera.

    Per vivere bene come religiosi è fondamentale mantenere un pro-fondo legame personale con Cristo. Dobbiamo essere persone checonoscono nell’intimo Gesù. Senza una solida base spirituale, non sipuò resistere molto tempo nelle esigenze della nostra vita. Dalla cono-scenza che ho dell’Ordine, affermo che ci sono tanti Confratelli ‘pienidi Dio’ che sono una testimonianza di vita spirituale che si riflette nelle

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  • manifestazioni della vita di ogni giorno. Debbo riconoscere invece chein altri Confratelli ho riscontrato delle carenze.

    • Il nostro essere comunità è un aspetto che deve migliorare: conos-cersi, accettarsi, rispettarsi, amarsi e, quando necessario, riconciliar-si, diventa un processo globale nella nostra vita e dobbiamo esserecapaci di eliminare qualsiasi ostacolo che possa frapporsi nel rap-porto personale tra i Confratelli di una comunità.

    • Oggi una nostra grande preoccupazione riguarda le nuove vocazio-ni e la capacità di formarle bene. Non siamo di sicuro gli unici atrovarci in questa situazione, ma è altrettanto certo che siamo chia-mati a vivere molto bene il nostro ideale e a richiamare personenuove che vogliano viverlo proprio come noi. È questa una grandesfida per l’Ordine, che deve farne una delle sue priorità. Il futurodella nostra Istituzione dipende in gran parte dalle nuove vocazioniche saremo in grado di promuovere, accogliere e formare. In questonostro compito e responsabilità verso il futuro diventano fondamen-tali la vita spirituale, personale e comunitaria dei Confratelli, l’espe-rienza di una vita di famiglia che si distingue per la fraternità incomunità e per la forte esperienza della missione ospedaliera.

    Dall’altro lato, abbiamo le sfide e le esigenze della missione.

    Ci sono luoghi del mondo in cui l’Ordine continua a crescere,mentre in tanti altri siamo chiamati ad ampliare i nostri servizi con unnumero di Confratelli in calo e un aumento della loro età media.

    Dobbiamo essere in grado di affrontare le sfide che questa realtà ci pone:

    • In ogni luogo siamo chiamati a promuovere dei rapporti interper-sonali positivi tra Confratelli e Collaboratori, tra l’Ordine e i suoimembri; rapporti che siano caratterizzati dalla Dottrina Sociale dellaChiesa e dallo spirito di San Giovanni di Dio, plasmato sulla Cartad’Identità.

    • Come previsto dall’ “Instrumentum Laboris”, credo che oggi siaestremamente necessario elaborare una strategia per la trasmissio-

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  • ne dei valori della nostra tradizione, nei quali ci sia una reciprocitàdi integrazione assiologica.

    • Ovunque siamo chiamati a vivere promovendo la cultura della vita,rifiutando con coraggio e audacia la cultura della morte. Per que-sto è necessario formarci nel campo della Bioetica e cercare di vive-re, come ho già detto, il nostro servizio alla verità.

    • Per l’Ordine la gestione carismatica costituisce sempre una grandesfida: si tratta di un impegno dal quale non possiamo prescindere,per quanto difficile esso possa essere. Il Santo Padre, BenedettoXVI, ci ricorda la necessità della competenza professionale nelnostro operato, ma ci dice che dobbiamo avere anche la “formazio-ne del cuore” (Deus caritas est, 31a), e cioè che il cuore suggerisca lacosa adeguata al momento, e l’intelligenza e la creatività producanoi criteri necessari in tal senso.

    • Secondo il buonsenso comune, abbiamo l’esigenza di promuoverel’evangelizzazione, sempre attraverso l’esercizio della carità, e incerte occasioni con gli altri due elementi che la completano: l’an-nunzio della Buona Novella e la celebrazione della nostra fede, chedobbiamo promuovere adeguatamente nell’ambito dei servizi dipastorale in ogni nostro centro.

    7. Sentimenti in questo periodo di governo e di animazione

    Termina un altro sessennio. Rendiamo grazie a Dio ancora un volta.

    Personalmente, ringrazio il Signore per aver confidato in me perquesto servizio, ed avermi aiutato ogni giorno durante questi 12 anni.Ha voluto che li vivessi così come Lui aveva previsto. Talvolta mi ècostato accettarlo.

    Come ho già detto altre volte, governare esige capacità di discer-nimento e di decisione. Dobbiamo farlo con una dimensione carismati-ca. Ho cercato di dare la mia risposta, combinando la durezza di certe

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  • posizioni con la bontà che penso richieda il nostro essere Figli di SanGiovanni di Dio.

    Per animare, bisogna essere animati. Non sempre è possibilemantenere la stessa disposizione d’animo positiva, ma uno dei lavori,dal punto di vista umano e spirituale, che ho cercato di realizzaredurante questo periodo è stato quello di avere equilibrio e serenità.Considero che questa fu una grande peculiarità di San Giovanni di Dio.Ho fatto in modo che le cose, sia quelle favorevoli sia quelle avverse,non mi influenzassero troppo. Ho voluto che il mio stato d’animodipendesse più dalla mia forza interiore che non dal sentirmi impressio-nato dalle emozioni, positivamente o negativamente.

    Per ciò che sono riuscito ad ottenere, rendo grazie a Dio e alnostro Fondatore, San Giovanni di Dio.

    Ringrazio il Consiglio Generale e il Segretario. Insieme abbiamocondiviso la vita nell’animazione e governo dell’Ordine; insiemeabbiamo affrontato un cammino condividendo gioie, speranze e diffi-coltà. Abbiamo cercato di lavorare mantenendo l’unità nella diversità.Siamo molto diversi e abbiamo culture diverse, a seconda se provenia-mo dal continente europeo o da altri continenti. Debbo dire però che inquesto non ho riscontrato differenze, ma che invece l’ho notate nei cri-teri di vita e nel carattere che ciascuno di noi possiede.

    Ringrazio tutto l’Ordine e in particolare voi Capitolari; con alcuniho lavorato nel Consiglio Generale durante i sei anni, con altri, sia comeProvinciali sia come Confratelli con altre cariche di responsabilità, holavorato e condiviso diversi momenti. Vorrei ringraziare in modo partico-lare i Confratelli, i Collaboratori, i malati, le persone che hanno partecipa-to ai nostri programmi e servizi. Con molti di loro ho avuto l’opportunitàdi entrare in contatto. In un modo o nell’altro, mi avete aiutato tutti.

    Ritengo che questo periodo sia stato caratterizzato da una fortecrescita personale. Vorrei che fosse così anche per voi; e vorrei checontinuasse ad essere così anche laddove il Signore vorrà. Il mio tempocanonico è terminato. Oltre alla logica del Diritto Canonico, può esse-

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  • re che ce ne siano altre, ma al momento opportuno dobbiamo discer-nerle bene, in un ambiente di fraternità e di preghiera, che ci permettadi scoprire qual’è la volontà di Dio nei confronti del futuro dell’Ordine.

    Ovviamente, non pretendo nulla. Quando arrivano questi momentisi parla molto, e ciò è normale. San Giovanni di Dio così scriveva allaDuchessa di Sessa: “Dio sa meglio di noi quello che fa e a noi conviene,più di quanto noi possiamo pensare” (2 DS, 5). Sant'Ignazio, che appar-tiene allo stesso periodo, scrisse queste belle parole: “la cosa migliore ènon volere né desiderare altro di ciò che Egli vuole e desidera per noi”.

    Siamo tutti nelle mani di Dio. Viviamo in pace il nostro Capitolo.Al momento opportuno, il Signore ci manifesterà la Sua volontà.

    8. Conclusione

    Ho fatto molte allusioni alla carità, e desidero terminare propriocon un'altra allusione.

    Francesco de Castro, il primo biografo di San Giovanni di Dio,nel capitolo 14 ci dice che “era tanto grande la carità, della quale nostroSignore aveva dotato il suo servo, che alcuni non comprendevano chenostro Signore lo aveva messo nella cantina del vino ed ivi aveva sta-bilito la sua carità, e che egli si era in tal modo inebriato del suoamore”, portandolo ad agire di conseguenza. Chiedo al Signore di met-tere anche noi nella sua cantina, e di stabilire anche in noi la Sua cari-tà, in modo da inebriarci del Suo amore.

    Il Congresso sulla Vita Consacrata realizzato a Roma nel 2004, tro-vava ispirazione in due icone evangeliche: quella della Samaritana alpozzo alla quale Dio aveva dato da bere acqua viva, e quella della para-bola del Buon Samaritano, con l'invito a comportarsi allo stesso modo.

    Chiedo al Signore di aiutarci tutti, come fece con Giovanni diDio, ad essere dei buoni samaritani.

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  • Rivolgiamo la nostra preghiera a Maria, Madre del BuonConsiglio, che accompagnò gli apostoli nel cenacolo in attesa dellaPentecoste, e chiediamole di accompagnarci e presiedere il nostroLXVI Capitolo Generale. Questo avvenimento sia per noi e perl'Ordine un momento per crescere nella passione per Cristo, nella pas-sione per l'umanità, nella passione per l'ospitalità di San Giovanni diDio oggi nel mondo.

    Grazie a tutti.

    Fra Pascual Piles FerrandoSuperiore Generale

    Roma, 2 ottobre 2006

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  • 31

    II. INSTRUMENTUM LABORIS

    “…particolare importanza rivestono i «Capitoli», sia particolari che generali,

    nei quali ogni Istituto è chiamato ad eleggere i Superiori o le Superiore

    secondo le norme stabilite dalle proprie Costituzioni, e a discernere, alla luce dello Spirito,

    le modalità adeguate per custodire e rendere attuale, nelle diverse situazioni storiche e culturali,

    il proprio carisma ed il proprio patrimonio spirituale.” (Vita Consecrata, n. 42)

    PRESENTAZIONE

    Il presente strumento di lavoro vuol costituire una traccia di stu-dio e riflessione, per i partecipanti, sui temi da trattare al Capitolo. Essoè stato redatto dalla Commissione preparatoria e si basa su quanto ela-borato dal Governo Generale dell’Ordine, dal CongressoInternazionale dei Giovani Ospedalieri (Granada, novembre 2005) edai quattro incontri regionali tenutisi nel corso dell’anno 2006 inAmerica, Africa, Asia-Pacifico e Europa, e desunti anche dai risultatidella ricerca sullo stato della formazione nell’Ordine commissionatadalla Curia Generalizia all’istituto di sociologia della PontificiaUniversità Salesiana.

    Il testo si compone di quattro sezioni che trattano rispettivamen-te dei quattro grandi temi, variamente articolati, che saranno oggettodella riflessione capitolare:

    1. Vita dei religiosiPastorale vocazionaleFormazione iniziale e permanenteVita fraterna e nuove forme di comunità

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    2. Missione dell’OrdineA - Gestione carismaticaB - Integrazione religiosi-collaboratoriC -Trasmissione dei valori dell’Ordine

    3. Collaborazione (networking)

    4. Aspetti giuridici

    Le riflessioni che si fanno in un Capitolo Generale sono frutto daun lato della situazione dell’Ordine in quel preciso momento storico,dall’altro del suo confronto con il carisma specifico del Fondatorecustodito all’interno della Chiesa. Per ognuno dei temi, pertanto, nellospirito di “quel ritorno alle fonti” (ressourcement) che già auspicava ilConcilio Vaticano II, vengono qui proposti alcuni riferimenti alle prin-cipali “fonti” di ispirazione: - la Parola di Dio rivelata nella Sacra Scrittura; - il Magistero della Chiesa che se ne fa interprete e custode; - la vita, le opere e gli scritti di San Giovanni di Dio; - le Costituzioni e gli Statuti Generali e, per gli aspetti specificamen-

    te giuridici, anche il Codice di Diritto Canonico; - i documenti dell’Ordine, in particolare la Carta di Identità e il

    Cammino di Ospitalità secondo lo stile di San Giovanni di Dio.

    Successivamente, per ognuno dei quattro temi, vengono propostealcune piste di riflessione elaborate dalla Commissione preparatoria delCapitolo. Per ogni punto proposto sono evidenziate alcune frasi-chiaveche ne sottolineano l’elemento fondamentale.

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    1 VITA DEI RELIGIOSI

    RIFERIMENTI

    “Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli viva-no insieme!” (Sal 133,1)“Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello chefa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciòche ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.” (Gv 15, 15)

    “Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcunedonne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.” (At 14)

    “La vita consacrata ha sicuramente il merito di aver effi-cacemente contribuito a tener viva nella Chiesa l’esigenzadella fraternità come confessione della Trinità. Con lacostante promozione dell’amore fraterno anche nellaforma della vita comune, essa ha rivelato che la parteci-

    pazione alla comunione trinitaria può cambiare i rapporti umani, cre-ando un nuovo tipo di solidarietà. In questo modo essa addita agliuomini sia la bellezza della comunione fraterna, sia le vie che ad essaconcretamente conducono.” (Vita Consecrata, n. 41)

    “Fu così grande l’esempio di vita lasciato da Giovanni diDio e piacque tanto a tutti, che molti si sentirono e si sento-no mossi ad imitarlo e a seguire il suo cammino, servendonostro Signore nei suoi poveri ed esercitando l’ufficio del-l’ospitalità.” (Castro, cap. XXIII)“La casa è aperta per voi: amerei vedervi camminare di

    bene in meglio come figlio e fratello.” (Lettera a Luis Bautista, n. 11)

    “Le grandi correnti del pensiero filosofico e teologico devonofungere da pilastri fondamentali nella formazione, nella qualeil carisma dell’Ordine e la sua profonda conoscenza devonoispirare gli atteggiamenti e i comportamenti a favore dei pove-ri e dei bisognosi.” (Carta di Identità, 6.1.1.)

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    “Chiamati da Gesù per vivere con Lui come amici, ci stimo-liamo vicendevolmente a compiere il comandamento delSignore di amarci come Lui ci ama e ci sforziamo di mante-nere l’unità che lo Spirito crea nel vincolo della pace.”(Costituzioni, n. 36)

    PISTE DI RIFLESSIONE E PROPOSTE

    Nuove vocazioniA - Pastorale vocazionale1.1 Si pone con urgenza il problema delle nuove vocazioni ormai da

    parecchi anni oggetto di attenzione per l’Ordine e che oggi deve rite-nersi assolutamente prioritario. In un contesto globale il numero deireligiosi si riduce costantemente di anno in anno, i nuovi candidatisono in numero insufficiente per sostituire quei Confratelli che muo-iono e quelli che lasciano l’Ordine. L’età media dei religiosi crescenotevolmente per quanto con varie differenze nelle diverse parti delmondo. In tal senso potrebbe esserci una certa “tentazione fideistica”nel dire che tutto dipende dalla volontà di Dio. Pur essendo vero chela vocazione è una chiamata divina questo non può esimerci dall’in-dividuare nuove strategie di pastorale vocazionale e dal rendereattraente la proposta vocazionale di vita consacrata all’internodell’Ordine Ospedaliero, sapendo che uno strumento privilegiato eimprescindibile è la testimonianza di una vita ospedaliera gioiosa efeconda da parte di ogni religioso di San Giovanni di Dio, che diven-ta esempio e stimolo per nuove vocazioni. Sul piano delle concretestrategie è necessario:- privilegiare la pastorale e gli animatori vocazionali, in modo

    particolare nelle Province in cui questa è più carente; - costituire apposite commissioni e animatori vocazionali;- inserirsi negli ambienti giovanili (scuole, associazioni, volonta-

    riato, ecc.);- utilizzare i mass media;- promuovere la possibilità di animazione vocazionale anche nei

    Paesi in cui l’Ordine attualmente non è presente.

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    FormazioneB - Formazione iniziale e permanente1.2 La formazione è assolutamente necessaria per vivere la consacra-

    zione ospedaliera e rispondere alla missione evangelizzatrice allaquale siamo inviati. Occorre che tutti i religiosi siano convinti diquesto e aperti al rinnovamento che dalla formazione può deriva-re. L’Ordine e ognuno dei suoi religiosi devono impegnarsi a con-seguire e mettere in pratica una solida formazione umana, teologi-ca, pastorale e professionale. Per quella teologica, in modo parti-colare, è necessario che questa sia in sintonia con l’ecclesiologiadel Vaticano II. È importante soprattutto impegnarsi nella forma-zione iniziale dei nuovi candidati, al fine di conseguire il livello diformazione specifico per inculturare e testimoniare l’ospitalità diSan Giovanni di Dio nel contesto attuale rimanendo aperti e sapen-do dialogare in modo competente con i collaboratori dei nostriCentri. È necessario impegnarsi ad attuare quanto contenuto neltesto pubblicato dall’Ordine “Progetto Formativo deiFatebenefratelli”. In modo particolare è opportuno:- individuare strategie per lo scambio di personale formativo tra

    le varie Province e la costituzione di noviziati interprovinciali;- promuovere un’appropriata “formazione dei formatori”;- valutare se l’attuale formazione dei religiosi è in sintonia col

    ruolo al quale sono chiamati in termini di missione, cioè esserepartner credibili, animatori, compagni e leader nella ospitali-tà/missione della comunità unitamente ai laici;

    - dimostrare uno stile di leadership che sia “di servizio” piuttostoche di potere e di controllo;

    - individuare leaders laici nei ruoli apicali che possano essereanche tali in ambito formativo;

    - predisporre adeguati strumenti quali: piani e programmi di for-mazione (generale per tutto l’Ordine e specifici per ogni singo-la Provincia); testi specifici, più ampio uso di Internet.

    Vita fraternaC - Vita fraterna e nuove forme di comunità1.3 La vita fraterna costituisce uno dei fondamenti essenziali della

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    nostra consacrazione ospedaliera. Siamo chiamati a esser segno dicomunione e di ospitalità evangelica in mezzo a un mondo in cuiprevalgono spesso la disunione e l’ostilità. Tenendo conto dellevarie realtà dell’Ordine evidenziamo quindi alcuni aspetti dellavita comunitaria che necessitano di essere rivitalizzati: - aver cura della vita spirituale è la condizione fondamentale per

    lo sviluppo della vocazione. Bisogna viverla con maggiore pro-fondità, e non ai livelli minimi, curando in modo particolare lapreghiera personale e comunitaria. Su questa base sarà possibi-le crescere nella fraternità come indica “Il cammino di ospita-lità secondo lo stile di San Giovanni di Dio: spiritualitàdell’Ordine”;

    - essere responsabili nel vivere in modo integro ed esigente lapropria consacrazione ospedaliera e corresponsabili nelcostruire la comunità fraterna;

    - accogliere, comprendere, curare e accompagnare i religiosianziani senza tralasciare, al tempo stesso, l’apporto creativo deigiovani necessario a mantenere vivo l’Ordine nel nostro tempo,in una fraterna reciprocità;

    - crescere nella comunione attraverso il dialogo e la comunica-zione abituale tra i religiosi sulla vita, la fede e l’esperienza diDio, la missione ospedaliera ecc.;

    - rivitalizzare la figura del superiore, come animatore dellacomunità e/o dell’opera apostolica redigendo un apposito pro-filo che ne indichi i requisiti essenziali.

    Nuove forme di vita comunitaria1.4 Avendo presente la realtà statistica dell’Ordine, la vasta missione del-

    l’ospitalità, gli attuali orientamenti della Chiesa sulla vita consacratae la situazione concreta di ciascuna regione dell’Ordine, è opportunae necessaria l’apertura e la disponibilità a sperimentare o riconosce-re nuove forme di vita comunitaria che, sulla base dei nostri StatutiGenerali (cf n. 49) consentano un adeguamento e attualizzazionedella vita comunitaria alle nuove esigenze di oggi. Dato che la comu-nità è per la missione, dovrebbe essere definita dalla “missione ospe-daliera dell’Ordine” in senso lato più che dal legame esclusivo con

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    un particolare Centro. Potranno quindi esservi: - comunità aperte a condividere diversi aspetti della propria vita con

    quei collaboratori che lo desiderino, oltre che con i pazienti e gliospiti: questi aspetti potrebbero essere, ad esempio, delle “espe-rienze religiose” organizzate e preparate in modo particolare;

    - comunità intercongregazionali (con religiosi di altri Istituti diVita Consacrata o di Società di Vita Apostolica) o ecumeniche(con appartenenti ad altre confessioni cristiane);

    - comunità temporanee finalizzate all’animazione di specificiprogetti di ospitalità all’interno e all’esterno dell’Ordine, che sisciolgono una volta terminato il progetto.

    Impegno temporaneo1.5 Nell’ambito di tali innovazioni va valutata la possibilità di un

    impegno anche solo temporaneo da parte di alcune persone chevogliono condividere la vita comunitaria.

    Evangelizzazione1.6 La missione apostolica della comunità nel Centro è l’evangelizza-

    zione, nello spirito e secondo l’esempio di San Giovanni di Dio.Ogni confratello deve essere testimone del carisma ospedaliero nellavoro che svolge con le sue attitudini, la sua competenza profes-sionale e il suo impegno. È da qui che la comunità riceve princi-palmente la sua autorevolezza morale.

    Comunicazione e informazione1.7 Affinché i religiosi siano attivamente impegnati nel servizio stes-

    so, sarebbe opportuno che fossero informati dei principali eventi edirettive del Centro da parte della Direzione alla quale laComunità deve dare il suo aiuto e il suo sostegno nella salvaguar-dia dei principi e dei valori dell’Ordine ben sapendo che laDirezione assume la responsabilità del Centro su incarico delSuperiore Provinciale.

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    2MISSIONE DELL’ORDINE

    RIFERIMENTI

    “Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangia-te quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che visi trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno diDio.” (Lc 10,8-9)

    “Il Signore rispose: “Qual’ è dunque l’amministratore fedele e saggio,che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempodebito la razione di cibo?” (Lc 12, 42)

    “Ad immagine di Gesù, Figlio diletto «che il Padre ha consacra-to e mandato nel mondo» (Gv 10, 36), anche coloro che Diochiama alla sua sequela sono consacrati ed inviati nel mondo perimitarne l’esempio e continuarne la missione.Fondamentalmente, questo vale per ogni discepolo. In modo

    speciale, tuttavia, vale per quanti, nella forma caratteristica della vita consacra-ta, sono chiamati a seguire Cristo «più da vicino», e a fare di Lui il «tutto» dellaloro esistenza. Nella loro chiamata è quindi compreso il compito di dedicarsitotalmente alla missione; anzi, la stessa vita consacrata, sotto l’azione delloSpirito Santo che è all’origine di ogni vocazione e di ogni carisma, diventa mis-sione, come lo è stata tutta la vita di Gesù. La professione dei consigli evange-lici, che rende la persona totalmente libera per la causa del Vangelo, rivelaanche da questo punto di vista la sua rilevanza.” (Vita Consecrata, n. 72)

    “Agli istituti di vita attiva addito gli immensi spazi della carità, dell’an-nunzio evangelico, dell’educazione cristiana, della cultura e della solida-rietà verso i poveri, i discriminati, gli emarginati e oppressi. Tali istituti,tendano o meno a un fine strettamente missionario, si devono interrogarecirca la loro possibilità e disponibilità a estendere la propria azione perespandere il regno di Dio. Questa richiesta è stata accolta nei tempi piùrecenti da non pochi istituti, ma vorrei che fosse meglio considerata e

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    attuata per un autentico servizio. La chiesa deve far conoscere i grandivalori evangelici di cui è portatrice, e nessuno li testimonia più efficace-mente di chi fa professione di vita consacrata nella castità, povertà e obbe-dienza, in totale donazione a Dio e in piena disponibilità a servire l’uomoe la società sull’esempio di Cristo.” (Redemptoris missio, 69 b)

    L’intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annun-cio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei sacra-menti (leiturgia), servizio della carità (diakonia). Sono compiti che sipresuppongono a vicenda e non possono essere separati l’uno dall’al-tro (25a). Praticare l’amore verso le vedove e gli orfani, verso i carce-rati, i malati e i bisognosi di ogni genere appartiene alla sua essenzatanto quanto il servizio dei Sacramenti e l’annuncio del Vangelo (22).La carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza socialeche si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, èespressione irrinunciabile della sua stessa essenza (25). È perciò moltoimportante che l’attività caritativa della Chiesa mantenga tutto il suosplendore e non si dissolva nella comune organizzazione assistenziale(31). È compito delle Organizzazioni caritative della Chiesa rafforzarequesta consapevolezza nei propri membri, in modo che attraverso illoro agire - come attraverso il loro parlare, il loro tacere, il loro esem-pio - diventino testimoni credibili di Cristo (31 c). (Deus caritas est)

    “Agli uni, infatti, quando poteva dava subito e con gioia, aglialtri dava conforto con parole amorevoli e gioviali, infonden-do in essi fiducia che Dio avrebbe provveduto, affinché tuttirimanessero confortati, e così avveniva.” (Castro, cap. 12)“Dato che tutti miriamo ad un medesimo obiettivo, benchéognuno cammini per la sua strada come a Dio piace e lo guida

    sarà giusto che ci facciamo forza gli uni gli altri.” (II lettera a GutierreLasso, n. 11)

    “Un motto dei nostri Centri potrebbe essere questo: essere capa-ci di operare una corretta allocazione delle risorse disponibili,sapendo privilegiare gli aspetti più specifici delle nostre istitu-zioni.” (Carta di Identità, n. 5.3.1.1)

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    “Proprio per questo all’interno dell’Ordine religioso che fa dell’ospita-lità il suo carisma specifico la dimensione del servizio diventa assolu-tamente irrinunciabile ed esprime la ragion d’essere delle proprie operee l’atteggiamento interiore dei collaboratori più coinvolti. In tale pro-spettiva può inserirsi una differenziazione vocazionale che fa della plu-ralità motivo di ricchezza carismatica per cui le vicende esistenziali, glistati di vita, l’ambito lavorativo diventano occasioni e impegni “mini-steriali”. (Carta di Identità, n. 7.3.1)“Il nostro punto di riferimento è stato sempre il diritto canonico.Unitamente e, al tempo stesso, al di là di esso è possibile individuareformule che permettano nuovi modi di dirigenza, di delega, di parteci-pazione.” (Carta di Identità, n. 5.3.2.5)“Ma quel che conta è che il dono dell’ospitalità ricevuto da SanGiovanni di Dio instauri tra Religiosi e Collaboratori un legame dicomunicazione che sia per ambedue impulso e stimolo a sviluppare laloro vocazione cristiana e a essere per il povero e il bisognoso segnovisibile dell’amore misericordioso di Dio verso gli uomini.” (Carta diIdentità, n. 7.3.2.2)

    “Ci sentiamo depositari e responsabili del dono dell’ospitalità,che definisce l’identità del nostro Ordine. Questo ci impegna avivere in fedeltà il nostro carisma, a custodirlo, ad approfondir-lo e a svilupparlo costantemente nella Chiesa. La nostra apertu-ra allo Spirito, ai segni dei tempi e alle necessità degli uomini,

    ci indicherà come dobbiamo incarnarlo creativamente in ogni momentoe situazione. La ricchezza stessa del carisma ricevuto suppone la possi-bilità di esprimerlo in forme diverse, in armonia con le circostanze ditempo e di luogo. Appunto per questo viviamo in atteggiamento didiscernimento e di conversione, affinché la nostra missione nella Chiesarisponda sempre alla volontà di Dio su di noi ed esprima il nostro sensodi unità.” (Costituzioni, n. 6)

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    PISTE DI RIFLESSIONE E PROPOSTE

    A - Gestione carismatica

    Gestione carismatica2.1 La gestione carismatica della quale parliamo da molti anni non

    sempre viene pienamente realizzata nelle nostre opere. AlcuneProvince e Centri, sia da parte dei religiosi che dei collaboratori,trovano difficoltà a gestire le opere secondo i criteri fondamentalidella Carta di Identità. Le principali difficoltà attuative riguarda-no gli aspetti amministrativi, la gestione delle risorse umane, i pro-blemi assistenziali e la partecipazione dei collaboratori. Per questoè necessaria una specifica “formazione del cuore” (Deus caritasest, n. 31 a) e preparazione gestionale dei religiosi e/o l’incorpo-razione di collaboratori competenti nel settore. Occorre, inoltreuno spirito evangelico, una serena autocritica, un approccio “uni-tario” alla missione in cui tutti, religiosi e collaboratori, si sentanoincoraggiati ad offrire il proprio contributo attraverso un obiettivosenso critico e a proporre soluzioni al fine di superare le attuali dif-ficoltà.

    Opzione per i poveri2.2 È importante, nei nostri Centri, coniugare le esigenze gestionali con

    l’opera di evangelizzazione. La gestione delle nostre opere, per esse-re realmente evangelica, deve evidenziare una chiara opzione prefe-renziale per i poveri. L’Ordine dovrà quindi svolgere un ruolo attivoin difesa di queste persone come ad esempio i malati di mente, imalati di AIDS, gli anziani, gli immigrati, i malati terminali, ecc.

    Nuove forme di ospitalità2.3 A tal fine si potranno anche prevedere nuove forme di ospitalità

    per rispondere alle nuove sfide ed esigenze assistenziali del mondocontemporaneo. Sarebbe opportuno, in tal senso, costituire speci-fici modelli che possano rappresentare l’ampia articolazione dellevarie forme di ospitalità: dalle più semplici “unità di strada”, moder-na attuazione di quanto faceva San Giovanni di Dio quando racco-

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    glieva i poveri per strada, fino alle più sofisticate strutture di eccel-lenza quali gli ospedali di alta specialità o gli istituti di ricerca.

    Servizio dei religiosi2.4 I religiosi non dovrebbero considerarsi come i “padroni” o i

    “direttori” dell’opera, ma sentirsi invece “al servizio della missio-ne”, essere dei veri animatori e modelli viventi di ospitalità, secon-do lo stile di San Giovanni di Dio e lavorare in partnership con icollaboratori per l’adempimento della missione. Non necessaria-mente in ruoli amministrativi, anche se ovviamente non devonoesserne esclusi qualora siano professionalmente preparati a farlo, ireligiosi con “un cuore che vede” (Deus caritas est, 31 b) si inse-riscano in quelle situazioni che maggiormente richiedono la pre-senza dei Fatebenefratelli, sia all’interno sia all’esterno dellenostre opere, e per garantire la fedeltà alla missione, le responsa-bilità gestionali dovranno essere affidate a persone dalle compro-vate capacità che potranno essere sia religiosi che collaboratori.Ciò consentirà una maggiore efficienza, oltre a facilitare il lavorodi gruppo e un approccio più dinamico e omogeneo alla missione.

    Piano Strategico2.5 Ogni Provincia dovrebbe formulare un piano strategico a medio

    termine, al quale poi attenersi nella realizzazione delle concretescelte operative. È importante a tal fine: - che sia sempre evidente una grande trasparenza amministrati-

    va, da garantire e verificare -se è il caso- anche con appositiorganismi esterni; qualora questi non siano disponibili o sia dif-ficile farvi ricorso, il controllo di gestione dovrebbe essere rea-lizzato da persone incaricate dal Provinciale e dal suoConsiglio;

    - separare nettamente la gestione amministrativa delle nostreOpere da quella della Comunità religiosa;

    - qualora un’opera sia “improduttiva”, non tanto sul piano econo-mico quanto nel rapporto tra questo e l’effettiva gestione cari-smatica, la si dovrà chiudere o destinare ad altra attività;

    - individuare benefattori (siano essi singoli o enti) che possano

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    sostenere economicamente le opere dell’Ordine, ritrovando inquesto un nuovo modo di riproporre l’antica prassi elemosiniera.

    Partecipazione decisionale dei residenti2.6 Non dobbiamo dimenticare, poi, che in alcune delle nostre opere

    (case di riposo, istituti psichiatrici, residenze per disabili, ecc.) visono persone che vivono in esse tutta la loro vita senza avere alcu-na voce nella gestione delle stesse. Occorre in tal senso una mag-giore attenzione e, con prudenza e nelle forme possibili, il tentati-vo di una certa partecipazione decisionale del residente alle opereche di lui si prendono cura. Questa idea è portata avanti in alcuniPaesi in cui al residente viene riconosciuta una maggiore parteci-pazione decisionale per quanto concerne le sue condizioni di vita,le necessità di tipo ricreativo o lavorativo, ecc.

    B - Integrazione religiosi-collaboratori

    Forme di collaborazione2.7 Resta in ogni caso l’obiettivo di forme più concrete di effettiva col-

    laborazione tra religiosi e laici che facciano superare reciprochediffidenze e sospetti vedendo nel collaboratore solo un “lavorato-re dipendente” e nel religioso il “proprietario datore di lavoro”. Ilcamminare insieme verso un obiettivo comune non potrà prescin-dere dal costituire forme di più diretto coinvolgimento dei laicinella gestione e direzione delle opere. Proprio per questo occorreforse ridefinire meglio e al tempo stesso rilanciare il concetto di“Famiglia Ospedaliera” o di “Famiglia di San Giovanni di Dio”partecipe dell’unico carisma e ugualmente responsabile, tra i suoivari membri, della sua trasmissione.

    Famiglia spirituale di S. Giovanni di Dio2.8 Senza voler creare una sorta di “circolo”, il Capitolo potrebbe con-

    siderare la possibilità che alcuni collaboratori, qualora lo desideri-no, siano essi impegnati nei nostri Centri oppure siano essi deibenefattori che contribuiscono alla missione dell’Ordine attraver-so la preghiera e/o il sostegno economico, possano entrare in una

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    comunione spirituale più profonda con l’Ordine. Ci sono diversimodi in cui ciò si potrebbe concretizzare. Ad esempio le personepotrebbero essere invitate a far parte della Famiglia spirituale diSan Giovanni di Dio (vedi le esperienze in alcune Province).

    Forme di impegno vincolante2.9 A tal fine si possono pensare anche forme di più vincolante impe-

    gno da parte di alcuni collaboratori più sensibili e coinvolti dalcarisma dell’Ordine. Si può studiare, in questa prospettiva la costi-tuzione di un apposito “Movimento di San Giovanni di Dio”(Movimento SJD), imperniato su un impegno temporaneo e/o per-manente il cui vincolo permette agli interessati di vivere il cari-sma dell’Ordine secondo lo spirito del Fondatore. Ciò richiedereb-be una formazione speciale della persona interessata, oltre alla ste-sura di chiare linee-guida, di criteri e degli “statuti” che regolanol’affiliazione. Ovviamente ci rivolgiamo a coloro che conosconola nostra missione e la nostra spiritualità e che desiderano avere unlegame più profondo con l’Ordine come modo per esprimere lapropria vocazione, il proprio impegno o stile di vita.

    Trasmissione del carisma2.10 È necessario un grande sforzo, da parte dell’Ordine, per un’ade-

    guata trasmissione del carisma, dei principi e dei valori dellanostra identità. Da questo dipende gran parte del futuro della mis-sione dei nostri Centri. A tal fine, oltre alla testimonianza perso-nale, è importante:- che i Centri, ma soprattutto le Curie provinciali pongano partico-

    lare attenzione nei criteri per la selezione e l’assunzione del per-sonale alla quale non deve rimanere estraneo il Superiore dellaComunità il cui ruolo è importante anche nell’accompagnamen-to riservato ai nuovi assunti, nella formazione permanente del per-sonale, ecc. Anche nei Centri in cui non c’è la presenza dei reli-giosi, il Provinciale deve fare in modo che un Confratello sia asse-gnato a quel Centro come consigliere direttivo per questioniriguardanti il carisma, la filosofia e l’ethos dell’Ordine;

    - che i ruoli direttivi siano preferibilmente assunti da persone più

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    sensibili al carisma proprio dell’Ordine, anche se questo nondeve costituire il criterio unico né tanto meno prioritario;

    - che la trasmissione dei valori non sia vista come responsabilitàesclusiva dei religiosi, soprattutto nei Centri in cui non c’è pre-senza di religiosi;

    - che la Curia Generale istituisca un’apposita Commissione perelaborare le linee e i contenuti fondamentali per la trasmissionedei valori dell’Ordine; tale Commissione dovrebbe poi aggior-nare periodicamente il suddetto piano in rapporto ai mutamen-ti storici e alle nuove esigenze;

    - che i valori siano trasmessi anche all’esterno con grande atten-zione alle dinamiche comunicative, cioè con una vera e propriaopera di marketing che sia in grado di promuovere e trasmette-re la missione, l’immagine dell’Ordine e il carisma di SanGiovanni di Dio, e lo stile di vita dei religiosi, in un certo sensopotremmo dire: il “marchio” S. Giovanni di Dio.

    Centri senza religiosi2.11 Una specifica realtà che deve essere riconosciuta è la possibilità che in

    alcune Province ci siano centri senza la presenza di religiosi. Di con-seguenza, in queste situazioni i collaboratori hanno la responsabilità dicustodire, testimoniare e trasmettere i valori dell’Ordine e la sua mis-sione. Con la continua espansione dei servizi forniti dall’Ordine, perpermettere alla sua missione di rispondere ai bisogni di tante personeche si trovano in situazioni di difficoltà, è umanamente possibile che,seguendo l’esempio e lo spirito di San Giovanni di Dio, questo trendsia in aumento e che si diffonda in tutto l’Ordine.

    Gruppo di consulenti2.12 È importante riconoscere la realtà attuale che vede i nostri colla-

    boratori assumere ruoli importanti nel portare avanti la missionedell’Ordine. A tal fine il Definitorio Generale potrà nominare un“gruppo di consulenti” formato da religiosi e collaboratori per gliargomenti che hanno una certa rilevanza per la missionedell’Ordine.

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    C -Trasmissione dei valori dell’Ordine

    Familiari2.13 La trasmissione del carisma e l’opera di evangelizzazione devono

    estendersi anche ai familiari degli assistiti e dei collaboratori.Questo deve essere sentito come un’esigenza e un dovere da partedei religiosi. La testimonianza che attraverso le loro opere carita-tevoli e la loro stessa vita, come persone consacrate nell’ospitali-tà, rendono alla società e alla Chiesa deve trovare proprio neifamiliari, subito dopo le persone che serviamo nei nostri Centri ei collaboratori, i primi destinatari nonché i soggetti di un’ulterio-re trasmissione del dono ricevuto.

    Sfide della modernità2.14 La gestione delle opere deve essere attenta a cogliere le sfide della

    modernità, sia in generale che in rapporto alle specificità dellerealtà locali. Anzi, se si vuol rimanere fedeli allo spirito innovato-re del Fondatore, occorre anche essere profetici prevedendo letendenze e le evoluzioni delle realtà socio-sanitarie in cui operia-mo per poter prevenire e soddisfare l’emergenza di nuovi bisogni.Per tutto questo è necessario promuovere nei nostri centri le atti-vità di ricerca secondo le indicazioni della Carta di Identità.

    Modelli storici dell’Ordine e nuove opere2.15 Nel caso della nuova fondazione di un’opera o servizio, si racco-

    manda fortemente di attingere alla lunga storia dell’Ordine eall’esperienza acquisita nel campo specifico in cui si viene a inse-rire la nuova iniziativa, in special modo se il livello dei servizidisponibili nel Paese in cui si opera e in quel campo specificosono inferiori a quelli che l’Ordine fornisce in altre parti delmondo. È necessario, perciò, richiedere informazioni e supporto,specialmente per quanto riguarda la programmazione, i criteri diattuazione, la formazione e la ricerca, in modo da poter istituireun servizio che non sia destinato soltanto alle necessità di deter-minate persone, ma che funga anche da “modello”, cui i governio gli altri enti locali possono fare riferimento nel futuro.

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    Banca dati2.16 Potrebbe risultare di grande utilità ai fini di non disperdere il

    patrimonio di esperienze acquisito dai vari Centri, istituire unabanca dati, di facile accesso mediante Internet nella quale far con-fluire tutti gli elementi che possano tornare utili agli altri Centri,sia a livello informativo che operativo.

    Assistenza spirituale2.17 L’assistenza spirituale e religiosa ai malati e ai bisognosi è parte

    integrante della nostra missione ospedaliera nonché vero e proprio“diritto del malato”. Per questo deve essere presente un Servizio diPastorale composto da operatori pastorali preparati che possano for-nire l’assistenza spirituale ai pazienti, alle loro famiglie e ai collabo-ratori indipendentemente dal loro credo religioso.

    Bioetica2.18 Un settore che certamente necessita maggiore attenzione e svilup-

    po è quello della bioetica. Sono crescenti, infatti, le implicanzeetiche dell’assistenza sanitaria, della sperimentazione, della ricer-ca, degli interventi sulla vita nascente e morente. Inoltre diventa-no spesso problematici i rapporti tra l’attività delle nostre istitu-zioni e le legislazioni dei vari Paesi. Per questo è necessaria unaspecifica preparazione nonché persone e organismi specificamen-te dediti alla risoluzione di tali problematiche. Tra questi assumeparticolare rilievo l’eventuale costituzione di un gruppo di consu-lenti o di un ufficio della Curia Generalizia con funzioni di “osser-vatorio” bioetico.

    Dialogo interculturale2.19 L’odierna strutturazione di una società sempre più multietnica e

    multiculturale comporta una particolare attenzione dei nostriCentri e la formazione dei religiosi e collaboratori a una maggio-re conoscenza, oltre che a un maggiore apprezzamento e rispettoper i valori culturali e le differenze religiose impegnandosi in pro-grammi di apertura interculturale anche con apposite iniziative.Sul piano specificamente religioso è opportuno che si realizzinoconcreti gesti di dialogo ecumenico e interreligioso. L’ospitalità

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    vissuta secondo lo stile di San Giovanni di Dio, per definizione, èaperta a ricevere e a servire gli uomini e le donne di tutte le fedireligiose e anche coloro che non credono, indipendentemente dalloro bagaglio culturale ed etico. Inoltre, dato che in alcune partidel mondo in cui l’Ordine è presente, la Chiesa occupa una posi-zione di minoranza, può costituire un’importante sfida perl’Ordine negli anni futuri l’incorporazione e inculturazione delcarisma presso altre culture e tradizioni religiose.

    Quality assurance2.20 Per la globale valutazione della effettiva rispondenza delle nostre

    opere alla gestione carismatica si potranno, infine, istituire veri epropri sistemi di valutazione della qualità (quality assurance)analoghi a quelli impiegati nella valutazione delle prestazionisanitarie. In questo caso, oggetto della verifica sarà la prassi attua-tiva dei valori dell’Ordine.

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    3COLLABORAZIONE (NETWORKING)

    RIFERIMENTI

    “Le comunità dell’Asia vi salutano. Vi salutano molto nelSignore Aquila e Prisca, con la comunità che si raduna nellaloro casa. Vi salutano i fratelli tutti.” (1 Cor 16,19) “Gli rendo testimonianza che si impegna a fondo per voi,come per quelli di Laodicèa e di Geràpoli. Vi salutano Luca,

    il caro medico, e Dema. Salutate i fratelli di Laodicèa e Ninfa con lacomunità che si raduna nella sua casa.” (Col 4, 13- 16)“Per il momento vado a Gerusalemme, a rendere un servizio a quella comu-nità; la Macedonia e l’Acaia infatti hanno voluto fare una colletta a favoredei poveri che sono nella comunità di Gerusalemme.” (Rm 15, 25-26)

    “È infine consolante ricordare che, al Sinodo, non solosono stati numerosi gli interventi circa la dottrina dellacomunione, ma grande è stata anche la soddisfazione perl’esperienza di dialogo vissuta, in un clima di reciprocafiducia ed apertura, tra i Vescovi e i religiosi e le religiose

    presenti. Ciò ha suscitato il desiderio che «tale esperienza spirituale dicomunione e collaborazione si estenda a tutta la Chiesa» anche dopo ilSinodo. È auspicio che faccio mio per la crescita in tutti della mentali-tà e della spiritualità di comunione.” (Vita Consecrata, n. 50)

    “Allorchè Antón Martín lasciò Granada, nell’ospedale rima-sero altri fratelli, dei quali in seguito farò menzione più inparticolare, perché come discepoli d’un tanto santo, fecerotale riuscita che la loro vita, insieme a ciò che poi fecero, èben degna di essere conosciuta. Essi governarono e ammi-nistrarono l’ospedale secondo il sistema del loro maestro.”

    (Castro, cap. XXII)

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    “Creare una cultura di appartenenza al Centro, alla Provincia,all’Ordine.” (Carta di Identità, n. 5.3.3.9)“Se l’Ordine vuole avere una presenza significativa nel secoloche viene, deve farlo con un lavoro congiunto e coordinato conla Chiesa.” (Carta di identità n. 5.3.6.5)

    “Bisogna continuare a percorrere questo cammino di relazione e con-nessione con la pubblica amministrazione. Da parte nostra questo esi-gerà onestà, chiarezza e trasparenza.” (Carta di Identità, n. 5.3.6.6)

    “Il nostro Ordine nella Chiesa universale forma un solo corpocostituito da: comunità locali, province, viceprovince, delega-zioni generali, delegazioni provinciali.” (Costituzioni, n. 77) “Gli atteggiamenti di servizio e di apertura propri della nostramissione, ci muovono a cooperare con altri organismi, della

    Chiesa o della società, nel campo del nostro apostolato specifico.”(Costituzioni, n. 45e)

    PISTE DI RIFLESSIONE E PROPOSTE

    3.1 Il tema generico della “collaborazione” nel contesto dell’attualeglobalizzazione, delle mutate esigenze socio-ecclesiali e dellosviluppo mass-mediale (internet, e-mail, ecc.) necessita di indivi-duare nuove e più concrete forme di scambio reciproco sia all’in-terno dell’Ordine che tra l’Ordine e le realtà esterne. Gli ambitiprincipali da considerare sono: - interprovinciale all’interno di una stessa regione;- interprovinciale nell’ambito di regioni geografiche diverse;- con altre istituzioni della Chiesa;- con altre istituzioni come amministrazioni pubbliche, istituzio-

    ni private di impegno sociale (sempre che vi siano interessicomuni e rispetto dei principi fondamentali della nostra filoso-fia assistenziale).

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    Presentazione unitaria dell’Ordine3.2 La collaborazione tra i centri, tra le Province e tra queste e la

    Curia Generalizia non costituisce solo uno strumento operativoper migliorare l’efficacia del lavoro svolto e ottimizzare le risor-se, ma anche un’opportunità per presentare in modo unitariol’Ordine nei confronti della società. La sua universalità costitui-sce la sua grande forza e il fatto che questa si incarni poi in real-tà locali diversificate è un’ulteriore risorsa che non contrasta, maarricchisce l’unica realtà carismatica che l’Ordine custodisce etestimonia.

    Ruolo della Curia Generalizia3.3 La Curia Generalizia esercita un ruolo molto importante di promo-

    zione e coordinamento di queste relazioni soprattutto all’internodell’Ordine. Per questo è necessario valutare e rivedere i progetti chesi vanno realizzando al fine di migliorarli ed eventualmente rivitaliz-zarli o concluderli. Inoltre è opportuno promuovere spazi di scam-bio e approfondimento su temi come la pastorale della salute, labioetica, la formazione, la gestione carismatica anche avvalendosidella collaborazione con altre istituzioni specifiche.

    Organi di collaborazione3.4 Da parecchi anni esiste nell’Ordine l’esperienza delle Commissioni

    interprovinciali, interregionali e intercontinentali. Sono spazi aper-ti in cui riflettere, condividere, coordinare e stimolare progetti inqualsiasi ambito della vita delle Province. Il Capitolo Generale è unmomento opportuno per rivedere, valutare e progettare la collabo-razione interprovinciale, sia attraverso le Commissioni esistenti siain altro modo. Occorre, inoltre, porre le premesse e creare la neces-saria sensibilità per poter unire, se sarà opportuno, alcune Province(cf anche la parte IV di questo documento).

    Valutazione degli incontri regionali3.5 Vediamo con sempre maggior chiarezza le diversità che esistono

    nell’Ordine in rapporto alle varie regioni e continenti. Per questo,durante il sessennio passato, si sono organizzati incontri regiona-

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    li per studiare e risolvere i problemi concreti. Adesso abbiamo unabuona occasione per valutare quanto è stato fatto e l’opportunitàdi approfondire in futuro tali dinamiche operative.

    3.6 Nonostante quanto detto al punto precedente, l’Ordine è uno edobbiamo aver cura della comunione universale. Siamo convintiche tutti possiamo aiutarci l’un l’altro condividendo le nostrerisorse, col risultato di un reciproco arricchimento. Per questo ènecessario studiare forme concrete per realizzare questa collabo-razione tra le diverse regioni dell’Ordine: risorse umane (religio-si e collaboratori), risorse materiali (economiche e assistenziali),formazione e preparazione spirituale, religiosa, pastorale, profes-sionale, scambio di esperienze, ecc. Tutto questo non dovrà esse-re improvvisato, ma preparato adeguatamente attraverso appositiprogrammi.

    Gemellaggi3.7 Un’interessante iniziativa è costituita dal gemellaggio tra i vari

    Centri o tra questi e altre opere esterne all’Ordine. Queste inizia-tive possono ampliare le attività assistenziali dell’Ordine e costi-tuire al tempo stesso uno strumento di conoscenza del suo cari-sma.

    Cooperazione internazionale3.8 Una particolare attenzione va posta nelle varie forme di coopera-

    zione internazionale e del conseguente reperimento di fondi pertale finalità. In alcuni casi queste attività (fund-raising) potrannoessere centralizzate per una migliore gestione e trasparenza esaranno possibilmente distinte dal fund-spending È opportunoche religiosi e collaboratori siano sensibilizzati a sostenere le ini-ziative in tal senso.

    Ufficio Solidarietà S. Giovanni di Dio3.9 L’Ufficio Missioni prende il nome di Ufficio Solidarietà San

    Giovanni di Dio. Questo, coordinato da un Consigliere Generaleo da un’altra persona appositamente nominata dal Definitorio

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    Generale, ha tra i suoi compiti: - l’animazione missionaria dell’Ordine; - la promozione e il coordinamento delle varie iniziative di coo-

    perazione;- l’informazione sulla gestione del “fondo missioni” che d’ora in

    poi si chiamerà Fondo Solidarietà San Giovanni di Dio;- lavorare in modo congiunto con la “St John of God Fundraising

    Alliance” e l’ufficio di coordinamento che ne è parte integrante.

    Collaborazione Chiese particolari3.10 L’appartenenza ecclesiale dell’Ordine dovrà rendersi evidente anche

    in una più diretta partecipazione e collaborazione con le realtà dellechiese particolari. Pur non ricadendo, infatti, nella giurisdizione epi-scopale, la collocazione dei singoli Centri in seno a una specificarealtà ecclesiale, locale e nazionale fa sì che le sue attività sianostrettamente correlate con le attività pastorali delle stesse.

    Collaborazione altre realtà ecclesiastiche3.11 Inoltre la collaborazione dell’Ordine, sia a livello centrale che loca-

    le, potrà avvenire anche con altre istituzioni ecclesiali per promuo-vere progetti comuni e potrà essere richiesta per la difesa dei dirittie la protezione dei malati e dei bisognosi. Particolarmente importan-te è anche la collaborazione intercongregazionale per progetti assi-stenziali sia delle nostre opere che di altre istituzioni.

    Collaborazione organismi non ecclesiastici3.12 La rete di collaborazione, infine, non potrà esimersi dall’instaura-

    re rapporti con tutti gli altri organismi non ecclesiali (ospedalicivili, università, organismi di volontariato, ONG, organi politici,ecc.) a vario titolo coinvolti nella cura del malato e del bisogno-so. Questo potrà arricchire reciprocamente le realtà coinvoltefacendole crescere nelle rispettive tipologie assistenziali. Si trattadi una sfida e una opportunità molto importante nella quale, aven-do cura dei principi fondamentali della nostra identità, dobbiamoaprirci al dialogo interreligioso e al dialogo tra scienza e fede aiquali con insistenza ci chiama la Chiesa.

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    4ASPETTI GIURIDICI

    RIFERIMENTI

    “A loro spiegherai i decreti e le leggi; indicherai loro la viaper la quale devono camminare e le opere che devonocompiere.” (Es 18,20)“Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente ediscutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che

    Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apo-stoli e dagli anziani per tale questione. Giunti poi a Gerusalemme, furonoricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciòche Dio aveva compiuto per mezzo loro. Ma si alzarono alcuni della settadei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circon-ciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè. Allora si riunirono gliapostoli e gli anziani per esaminare questo problema. (…) Allora gli apo-stoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e diinviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamatoBarsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli (…).Dopo un certo tempo furono congedati con auguri di pace dai fratelli, pertornare da quelli che li avevano inviati.” (At 15, 2-6. 22. 33)

    “Gli Istituti sono dunque invitati a riproporre con coraggiol’intraprendenza, l’inventiva e la santità dei fondatori edelle fondatrici come risposta ai segni dei tempi emergentinel mondo di oggi. Questo invito è innanzitutto un appelloalla perseveranza nel cammino di santità attraverso le dif-

    ficoltà materiali e spirituali che segnano le vicende quotidiane. Ma èanche appello a ricercare la competenza nel proprio lavoro e a coltiva-re una fedeltà dinamica alla propria missione, adattandone le forme,quando è necessario, alle nuove situazioni e ai diversi bisogni, in pienadocilità all’ispirazione divina e al discernimento ecclesiale. Deve rima-nere, comunque, viva la convinzione che nella ricerca della conforma-

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    zione sempre più piena al Signore sta la garanzia di ogni rinnovamen-to che intenda rimanere fedele all’ispirazione originaria. In questo spi-rito torna oggi impellente per ogni Istituto la necessità di un rinnovatoriferimento alla Regola, perché in essa e nelle Costituzioni è racchiusoun itinerario di sequela, qualificato da uno specifico carisma autentica-to dalla Chiesa. Un’accresciuta considerazione per la Regola non man-cherà di offrire alle persone consacrate un criterio sicuro per ricercarele forme adeguate di una testimonianza che sappia


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