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Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

Date post: 10-Mar-2016
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Periodico di cultura, attualità, cronaca, tradizioni, eventi, sport, intrattenimento, cucina, politica, economia. Tutto sul Salento e su Tricase
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Annibale Elia Rocco Chirivì Continua a pag. 2 2 2 Cesare Lia Continua a pag. 3 3 3 In questo numero In questo numero In questo numero In questo numero a pag. 2 2 2 VITTORIO AYMON E, IL MAESTRO a pag. 12 12 12 12 a pag. 5 5 5 ALLARME NUCLEARE Scriv i a: [email protected] per ricevere in formato PDF copia del nostro giornale o per proporre le tue newsletter Quindicinale Indipendente Anno IV n. 86 20 FEBBRAIO 2010 VINCI SUBITO UNA RICARICA TELEFONICA DI 10 € DEL L’ OPE RATO- RE PREFERITO CON I NOSTRI DICICRUCI a pag. 6 6 6 LA TRADIZIONE IN MASCHERA a pag. 7 7 7 È NATA AD ALESSANO LA SCUOLA DI PACE “DON TONINO BELL O” a pag. 9 9 9 QUANDO SI VU OLE a pag. 11 11 11 11 2010. IL CREDITO D'IM- POSTA PER GLI IMPIAN- TI DI SICUREZZA CINCINNATI O STIPENDIATI? a pag. 4 4 4 OTREMARE a pag. 8 8 8 a pag. 10 10 10 10 a pag. 11 11 11 11 QUATTRO LAMPI PIU’ DUE BOLIDI PER IL TRICASE a pag. 9 9 9 a pag. 7 7 7 TRICASECOMICS - ATTO SECONDO SALENTINI VERI QUESTO P OVERO SUD CRAXI: LA POLITICA E LE TANGENTI A dieci anni dalla scomparsa dell’on. Craxi, numerosi servizi televisivi e giornalistici hanno dato corso ad un dibattito sulla figura del primo socialista diventa- to Presidente del Con- siglio della Repubblica Italiana. L’analisi serena di un periodo della nostra storia nazionale è stata sovrastata dalla con- trapposizione tra so- stenitori vecchi e nuovi dell’on. Craxi ed i suoi storici nemici, trasformando il confronto in uno scontro tra tifo- serie. Poche le voci che hanno saputo trattare con imparzialità la vicenda politica del leader sociali- sta morto in Tunisia, dove si era rifugiato a seguito della tempesta politico-giudiziaria che agli inizi degli anni novanta modificò radi- calmente la geografia politica del nostro Paese. L’intervento del Capo dello Stato, On. Giorgio Na- politano, ha avuto il merito di argi- nare il diluvio di giudizi partiti già con l’iniziativa della signora Morat- ti, sindaco di Milano, di intitolare una via o una piazza all’esponente socialista. La lettera del Capo dello Stato indirizzata alla vedova dell’on. Craxi, ha avuto il pregio di essere un segno di umanità verso una donna dignitosamente impe- gnata a difendere la memoria del marito, ma anche a ricordare agli italiani che al politico socialista scomparso, va rico- nosciuto il merito di una serie di intuizio- ni non comuni e le conseguenti scelte di governo in materia di politica estera quanto di politica interna. Scelte co- raggiose, impopolari ma altrettanto sicuramente in linea con gli interessi del nostro Paese e del suo ruolo europeo uscitone rafforzato. Però resta, comunque, come l’on. Napolitano ha saggiamente osservato nella missiva, il fardello delle sentenze passate in giudicato per il coinvol- gimento dell’on. Craxi, nella prati- ca tangentizia come strumento di finanziamento illecito e illegale della politica. A nulla gli valse, infatti, il tentativo di chiamata di correità a tutte le forze di partito presenti in parlamento, perché al silenzio dell’aula di Montecitorio fece seguito il fragore delle iniziati- ve della magistratura che si abbat- terono sulla testa del capo dei socialisti con una non comune determinazione. L’avversità verso i socialisti, che in quelli anni era molto diffusa, veni- va però da lontano. Non hanno, infatti, mai goduto di un grande favore popolare come provano anche alcuni versi di Trilussa: Io che conosco bene le idee tue so certo che quer pollo che te ma- gni se vengo giù sarà diviso in due; no, no rispose il gatto senza core io non divido gnente cò nessuno fo er socialista quando sto a di- giuno ma quando magno sò conservato- re.” Se i politici italiani, e i socialisti nel loro periodo di maggiore potere, fossero stati più accorti, avrebbero compreso che a prendere la tan- gente si finisce in un “vicolo cie- co”, non sui libri di storia e sulle targhe stradali a perenne memoria della riconoscenza dei connaziona- li. I partiti-apparato sono scomparsi ma la questione morale è sempre aperta; la sua risoluzione è legata al recupero (assai improbabile) di “Etica politica” e all’introduzione di una legge elettorale idonea a selezionare una classe politica competente disposta a donarsi al servizio del PAESE. POLITICA & SOCIETA’ Vittorio Bachelet e l’oscurantismo odierno 12 febbraio 1980 Università di Roma. Due giovani brigatisti attendono fuori dall’aula il prof. Vittorio Bachelet e lo uccidono. LE RICETTE DI FRANCY: CAVOLFIORE GRATINA- TO CON S OTTILETTE a pag. 8 8 8 A.A.A. ALL EANZA PER TRICASE CERCASI C’è un mio amico, oramai novantenne ma sem- pre lucido che mi ripete che nel mondo la mone- ta cattiva ha sempre scacciato quella buona. Ed è la verità. a pag. 9 9 9 A LECCE UN CONVE- GNO SU “LIBE RTÀ E LAICITÀ” IL CASARANO ALL’E SAM E G ROTTA- GLIE
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Page 1: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

Annibale Elia

Rocco Chirivì

Continua a pag. 2222

Cesare Lia

Continua a pag. 3333

In questo numeroIn questo numeroIn questo numeroIn questo numero

a pag. 2222

VITTORIO AYMONE, IL MAESTRO

a pag. 12121212

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ALLARME NUCLEARE

Scriv i a: [email protected] per ricev ere in formato PDF copia del nostro giornale o per proporre le tue newsletter

Quindicinale Indipendente Anno IV n. 86 20 FEBBRAIO 2010

VINCI SUBITO UNA RICARICA TELEFONICA DI 10 € DEL L’ OPERATO-RE PREFERITO CON I NOSTRI DICICRUCI

a pag. 6666

LA TRADIZIONE IN MASCHERA

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È NATA AD ALESSANO LA SCUOLA DI PACE “DON TONINO BELLO”

a pag. 9999

QUANDO SI VUOLE

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2010. IL CREDITO D'IM-POSTA PER GLI IMPIAN-TI DI SICUREZZA

CINCINNATI O STIPENDIATI?

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OTREMARE

a pag. 8888

a pag. 10101010

a pag. 11111111

QUATTRO LAMPI PIU’ DUE BOLIDI PER IL TRICASE

a pag. 9999

a pag. 7777

T RI CA S ECOMIC S - ATTO SECONDO

SALENTINI VERI

QUESTO POVERO SUD

CRAXI: LA POLITICA E LE TANGENTI A dieci anni dalla scomparsa dell’on . Crax i, numerosi servizi televisivi e giornalistici hanno dato corso ad un dib attito sulla figura del primo socialista diven ta-to Presid ente del Con-siglio del la R epubblic a Italiana. L’anal isi serena d i un periodo della nostra storia nazion ale è stata sovrastata dalla con-trapposizione t ra so-stenitori vecchi e nuovi dell’on . Craxi ed i suoi storici nemici , trasformando il confronto in uno scontro tra tifo-serie. Poche le voci ch e hanno saputo trat tare con imparziali tà la vicenda politic a d el lead er sociali-sta morto in Tun isia, do ve si era rifugiato a seguito del la temp esta politico-giudiziaria ch e agl i inizi degli anni novanta modificò radi-calmente la geo grafia polit ica d el nostro Paese. L’in terven to del Capo dello Stato, On. Giorgio Na-politano, h a avuto il merito di argi-nare il diluvio di giudizi p artiti già con l’iniziativa d ella signora Morat-ti, sindaco di Milano, di intitolare una via o una piazza all’esponente socialista. La lettera del C apo d ello Stato ind irizzata al la vedova dell’on . Craxi , ha avuto il pregio di

essere un s egno d i umanità verso una donna d ignitosamente imp e-gnata a dif endere la memoria d el mari to, ma anche a rico rdare agli italiani che al pol itico social ista

scomparso, va rico-nosciuto il merito di una serie di intuizio-ni non comuni e le conseguent i scel te di governo in materia di politica estera quanto di politic a intern a. Sc elte co-raggiose, impopolari

ma alt rettanto sicuramen te in linea con gl i interessi del nostro Paese e del suo ruolo europ eo uscitone rafforz ato. P erò resta, comunque, come l ’on. Napoli tano ha saggiamente osservato nella missiva, il fardel lo del le s entenze passate in giudicato p er i l coinvol-gimento d ell’on . Craxi, n ella prati-ca tangentizia co me strumento di finanziamento i llec ito e illegale della politic a. A nulla gli vals e, infatti, i l tentativo di chiamata di correità a tutte le forz e di partito presenti in p arlamento, p erché al silenzio del l’au la di Monteci torio fece s eguito il fragore d elle iniziati-ve della magistratura che si abbat-terono sulla testa d el capo d ei socialisti con una non comune

determin azione. L’avversità verso i socialisti, ch e in quelli anni era molto diffusa, veni-va però da lontano. Non hanno, infatti, mai goduto di un grand e favore popolare come pro vano anche alcuni versi di Tri lussa: “Io che conosco ben e le id ee tue

so certo che quer pollo ch e te ma-

gni

se vengo g iù sarà diviso in du e;

no, no rispose i l gatto s enza core

io non divido gn ente cò nessuno

fo er social ista quando sto a di-

giuno

ma quando magno sò conservato-

re.”

Se i poli tici ital iani , e i social isti n el loro periodo di maggiore potere, fossero stati più accorti, avrebb ero compreso ch e a prend ere la tan-gente si finisce in un “vicolo cie-co”, non sui libri di storia e sulle targh e stradali a perenn e memoria della riconosc enza d ei conn aziona-li. I partiti- apparato sono scomp arsi ma la qu estione mo rale è s empre aperta; la sua risoluzione è legata al recup ero (assai improbabi le) di “Etica pol itica” e all’int roduzione di una legge elettorale idonea a selezionare una classe politic a competente disposta a donarsi al servizio d el PAESE.

POLITICA & SOCIETA’ Vittorio Bachelet e l’oscurantismo odierno

12 febbra io 1980 Università di Roma. Due giovani brigatisti a ttendono fuori dall’aula il prof. Vittorio

Bachelet e lo uccidono.

LE RICETTE DI FRANCY: CAVOLFIORE GRATINA-TO CON SOTTILETTE

a pag. 8888

A.A.A. ALLEANZA PER TRICASE CERCASI

C’è un mio amico, oramai novantenne ma sem-pre lucido che mi ripete che nel mondo la mone-ta cattiva ha sempre scacciato quella buona. Ed è la verità.

a pag. 9999

A LECCE UN CONVE-GNO SU “LIBERTÀ E LAICITÀ”

I L C A S A R A N O ALL’ESAME GROTTA-GLIE

Page 2: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

Rita Lia

Cesare Lia

pag. 2 dalla Prima dalla Prima dalla Prima dalla Prima segue da pag. 1 CINCINNATI O STIPENDIATI?

VITTORIO AYMONE, IL MAESTRO

Vittorio Aymone non c’è più. Fa quasi paura scriverlo perché per noi avvocati

Vittorio Aymone era l’Avvocato. Non solo un f ine giuris ta, né solo un profondo cultore del diritto, né tantomeno solo un fine oratore. Era tutto ciò che ogni pro-fessionista che svolge questo mestiere

vorrebbe essere. Non potrò mai dimenti-care quando da liceale mio padre mi por-tò ad assistere ad una sua arringa difen-siva: stilisticamente perfetto ma senza alcuna deferenza nei confronti

dell’accusa, arrabbiato, preciso, ipnotico e, soprattutto, proceduralmente inattac-cabile. Ma ho avuto l’onore di conoscere Vittorio Aymone soprattutto come uo-mo, come marito devoto, come cultore

della cultura, sempre presente nei mo-menti difficili che la mia famiglia ha do-vuto affrontare, ma sempre con la riser-vatezza e il ritegno che lo ca ratterizzava. Lo ricordo contrito per la morte della

sua amata Dora, felice quando ci si fer-mava ad ammirare la grande biblioteca

che aveva nella sua casa leccese, tenero quando, in rare occasioni, capitava di incontrarci. Ma l’Avvocato Aymone deve essere ricordato sopra ttutto perché ha vissuto professionalmente un’epoca nel-

la quale vigeva una assoluta deferenza per il diritto e chi lo esercitava, un’epoca in cui l’accusa e la difesa in udienza si contrapponevano sempre con rispetto reciproco, un’epoca in cui la giustizia era

un po’ più uguale per tutti. Oggi il ram-marico di Vittorio Aymone era vedere la

categoria che rappresentava prostrars i al Giudice, al Pubblico Ministero, finanche al semplice cancelliere, vedere avvocati non fa re eccezioni fondate solo per com-piacere l’accusa o non tedia re il collegio

giudicante, vederli bara ttare la propria indipendenza. Questo è il più grande insegnamento che Vittorio Aymone ci ha lasciato: operare rispettando la contro-parte ma facendo il proprio lavoro fino in

fondo, senza paure o remore di ritorsio-ni, senza condiscendenza verso chi accu-sa o giudica, pretendendo l’applicazione del principio garantista della presunzione di innocenza, principi oggi poco applicati

a fronte di una giustizia che dipende sempre più da rapporti di amicizia o di convenienza. Questo è un Avvocato, questo è stato ed è per sempre, per tutti, Vittorio Aymone, l'Avvocato.

Da quando esiste la mone-ta in commercio si è co-minciato da quella d’oro, poi quella di argento, quin-di quella di bronzo, per finire con la carta stampa-ta. Così la politica! Abbiamo avuto i grandi condottieri dell’antica Asia, i re della Grecia e dell’Egitto, i con-soli e gli imperatori romani (per la verità anche qualche Cincinnato) fino ad arrivare alle repubbliche dei nostri giorni, nelle qua-li, fino ad ora almeno, si è anteposto l’interesse pubblico con un servizio alle istituzioni, considerato più un’onorificenza che un sistema di guadagno. Da quando sono nato in politica ho sempre sentito bandire il professionismo e la ne-cessità di un interclassismo necessario per il buon andamento della pubblica ammini-strazione. Però erano anni in cui il varo di una legge richiedeva giorni e mesi di di-scussione con l’acquisizione di i pareri di tutti quelli che dalle proprie esperienze partecipavano alla stesura. Non vi era ricorso ai voti di fiducia e se, anche a causa di qualche legislatore non convinto o di qualche franco tiratore, la proposta o il disegno di legge cadeva, supe-rato il primo momento di sgomento, si riprendeva a lavorare sforzandosi di far capire a chi aveva espresso voto contrario

che la decisione legislativa avrebbe portato beneficio alla collettività. E, quindi, si riprendeva il cammino! Ma quello sforzo di prima repubblica, di convinzione e non di imposizione è stato ritenuto farraginoso perché non dava immedia-tezza alle decisioni che si volevano adottare e si

perdeva molto tempo in discussioni, rite-nute inutili, quando, invece, avevano la loro chiara utilità sociale. A quel tempo era quasi uno scandalo vede-re due famigliari partecipare all’elettorato passivo di diverse competizioni e diversi ruoli, io alla Regione e mio fratello Antonio al Parlamento. I Potì altrettanto, i Marzo lo stesso! Soprattutto dall’interno dei partiti di ap-partenenza si tentava di penalizzare alme-no moralmente gli interessati, senza alcun giustificato motivo perché le origini politi-che scaturivano da impegni ed esperienze di lungo corso e perché l’impegno sociale per il quale si affrontava l’agone politico aveva una retroguardia di gavetta e di sa-crifici che i giovani di oggi difficilmente affronterebbero per testimoniare la loro fede politica. Oggi si avvicinano le elezioni regionali e si assiste ad una vera successione dinastica che lascia pensare non solo il semplice

elettore ma chi in politica ha speso ore ed anni di impegno e di dedizioni. Qualche manifesto è già apparso sui muri della provincia di Lecce testimonia quanto affermo. Il figlio di Caroppo che sostituisce il padre, il nipote di Barba che ottiene la sponsorizzazione dello zio Senatore, il figlio del Sen. Giorgio Costa che aspira alla pol-trona di consigliere regionale di Puglia e quant’altri che non sto a nominare perché non conosco. Una vera corsa al nepotismo che non prelu-de alcunché di buono! Siamo davvero alla seconda repubblica, intesa questa come la moneta di carta che scaccia quella d’oro. E non possiamo aspet-tarci grandi soluzioni da una classe politica che rappresenterà una sola categoria, quel-la degli “eletti”. Perché solo gli “eletti” in questo modo troveranno posto sulle pol-trone dei legislatori regionali non certa-mente il povero artigiano che, pur interes-sandosi di politica e di questioni sociali, non avrà il denaro necessario per compete-re in una campagna elettorale con maxima-nifesti da cinquanta euro ciascuno, oltre la spesa per l’affissione, necessari a farsi co-noscere in mancanza dei partiti che svolge-vano nel passato tale compito. La fine della democrazia è certa perché così il ruolo del politico finirà sempre di più per essere una profess ione per “stipendiati”e non una missione per “cincinnati”.

Vittorio Aymone

Page 3: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

Annibale Elia

pag. 3 dalla Prima dalla Prima dalla Prima dalla Prima segue da pag. 1 POLITICA & SOCIETA’

Vittorio Bachelet e l’oscurantismo odierno Spira tra le braccia di Rosy Bindi, sua assi-stente. Il grande pubblico si accorge di

Lui due giorni dopo, quando durante la celebrazione del funerale il figlio Giovan-ni, a nome della famiglia, pronuncia pa-role di perdono e di speranza. “””Preghiamo per il pres idente Sandro

Pertini, per F rancesco Coss iga, per i no-stri governanti, per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia, per quanti ne lle diverse re-sponsabilità de lla società, nel parlamen-

to, nelle strade continuano in prima fila la battaglia de lla democrazia con corag-gio e con amore. Vogliamo pregare an-che per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla

giustizia che deve trionfa re, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richie-sta della morte degli altri.””” Le parole che precedono illuminano un

disegno, una vita che ha molto da rac-contarci ancora oggi. Una lez ione di un cristiano coerente, testimone della spe-

ranza come lo definisce il titolo del Con-vegno tenutosi a Roma il 12 e 13 febbra-

io scorsi. Lo vogliamo ricordare innanzi-tutto come docente, come forma tore che credeva nei giovani. Il suo impegno nella ricerca e nella didattica era orienta-

to, come dice il prof. Gian Candido De Martin, al pensare per capire, senza cer-care scorciatoie ai problemi. Lui s i spen-deva perché ciascuno diventasse adulto, cittadino, capace di assumersi responsa-

bilità ne l farsi de lla democrazia. Lo ricor-diamo come Pres idente dell’Azione Cat-tolica Italiana dal 1964 al 1973 e come Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. L’invito che quasi al

termine del suo mandato alla Presidenza dell’AC rivolse ai responsabili nazionali (1971) è di grande attualità: “Noi dobbia-mo essere in questa società inquieta e incerta, e in questa Chiesa che faticosa-

mente segue i piani del Signore, una for-za di speranza perciò una forza positiva capace di costruire nel presente per l’avvenire”. Egli ritenne fondamentale disegnare percorsi capaci di s timola re i

laici allo sviluppo di una vera maturità cristiana, che contemplasse in modo in-scindibile libertà e responsabilità. La scel-ta religiosa che l’Azione Cattolica compì sotto la sua guida fu un riscoprire la cen-

tralità dell’annuncio di Cristo, un riscopri-

re l’annuncio della fede da cui tutto il resto prende s ignifica to. Fu una scelta

fondamentale di fronte alla crisi dei valo-ri, al cambiamento del quadro sociale e culturale; fu una intuizione anticipatrice e comunque una consapevolezza della necessità di puntare alle radici, gettando

seme buono e valido. Il 21 dicembre 1976, un po’ a sorpresa fu eletto v icepresidente del CSM. Nell’indirizzo di saluto che rivolse al Pre-

sidente Sandro Pertini al momento della elezione di quest’ultimo (13 luglio 1978) egli esprimeva la speranza di “ritrovare insieme il comune intento di tutta la na-zione a vincere le spinte di disg regazione,

di disperazione, di violenza, a costruire quella società libera, civile, giusta che è nelle nostre attese e nella nostra volontà alla quale è guida la nostra Costituzione.” E’ impegno dei singoli, delle famiglie,

delle forze sociali e politiche, de lle pub-bliche is tituz ioni. Egli riafferma il bisogno “di autonomia e di collegamento” dell’ordine giudiz iario: un collegamento con la società e con le altre istituzioni

dello Stato che consenta all’ordine giudi-ziario di rispondere meglio alla domanda di giustizia, ma anche di ottenere quegli strumenti che sono indispensabili per il funzionamento e la tempestività

dell’amministrazione della giustizia. Con-vinto che alla garanzia della legge preor-dinata e dei mezzi per applica rla e farla rispettare, si contrappone solo la forza del più violento, a difesa della libertà di

tutti e, soprattutto, dei diritti dei più de-

boli auspicava il comune impegno di tut-te le forze sociali e politiche, non per

sradicare – come anche oggi molti vor-rebbero - il diritto e la funzione del giudi-ce ma piuttosto per avere leggi sempre più giuste e magistrati corretti interpreti di quelle leggi nella concreta realtà socia-

le. Di quest’uomo esemplare, di questo martire civile la RAI ha ritenuto di dover cancellare il servizio nella trasmissione di Raiuno “A sua immagine”. La par condi-

cio lo impone, dice il direttore di rete Mazza. Perché nel servizio compariva il figlio Giovanni, deputato. La miopia della Rai è denunciata dal presidente della commissione di Vigilanza, mentre Rosy

Bindi la definisce “decisione vergogno-sa”. Forse la valutazione più vicina al vero è quella di Giovanni Bachelet, dopo aver raccontato del dispiacere del con-duttore: “Stanno seminando esche con-

tro questa legge per ottenere la sponda del centrosinistra e cambiarla. A me non piace, ma è l’unico pres idio contro la televisione unica di Berlusconi. Perciò non si tocca”. La difesa della Rai svela,

nonostante i goffi tentativi di negare, il lavorìo politico che sta dietro la cancella-zione del ricordo di Vittorio Bachelet: modifica re la legge sulla pa r condicio. La

satrapia non accetta limitazioni a l suo potere. Mai. Ancor più in periodo eletto-rale.

PERIODICO ISCRITTO AL NR. 1005 DEL REGISTRO DELL A ST AMPA DEL

TRIBUNALE DI LECCE IN D ATA 26.11.2008

Direttore Editoriale Salv atore Giannuzzi

[email protected]

Redazione Sal vatore D’Elia, C esare Lia, Barbara F errari,

Rita De Iaco, Antoni o Baglivo, Daniel e Baglivo, Vito Accogli, Rosanna M astria, Rocco Chiri vì,

Maria Soledad Laraia, R oberto Mol entino, Francesca Cesari, Anni bale Elia, Laura Longo, Donato Nuzzaci, Lucio Vergari, Pietro Russo,

Sal vatore Errico, C arlo Pasca, Attilio Palma, Rita Lia, Francesco Elia, Er melinda Placì,

Francesca De Marco, Sil via Lubello.

Stampato c /o Associazi one Cultur ale Diciamo in Tricase, alla via G. Garibaldi, 60

Tel./Fax: 0833/784126 [email protected]

Distribuito gratuitamente in una tiratura di 20.000 copie

La collaborazione a questa rivista sotto qualsiasi forma è gratuita. La direzione si riserva di rifiutare insindacabilmente qualsiasi testo e qualsiasi inserzio-ne. Foto e manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

Vittorio Bachelet

Page 4: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

pag. 4 AttualitàAttualitàAttualitàAttualità OTREMARE

Silvia Lubello

Agli occhi di un pescatore che, stanco, tira a riva le reti dopo una magra giorna-

ta di pesca, il luccichio delle onde che si disperdono all’orizzonte deve sembrare cosa di poca importanza; e quel loro leg-gero e insistente fragore sulla fianca ta della barca, solo il rumore che ac-

compagna una qualsiasi sera ta al porto. Ma per qualcuno quel lucci-chio è oro che si fa inseguire verso l’Occidente, è il risulta to dei suoi sacrifici, la sua ricompensa; e quel

fragore un’implacabile clessidra che scandisce un tempo infinito. Il tempo di un viaggio. È cos ì che scende la notte su questo lembo di terra ac-compagnato da l mare, dove le mani

scarne di un anz iano conta dino spez-zano ancora il pane inzuppato nell’olio, quel pane di grano dorato bruciato dal sole, dove l’aria è polve-re, e soffia ancora il vento caldo del de-

serto. Proprio in una notte come tante si potrebbe pensare a quanto c’è di bello e profondo nelle acque del nostro mare, a quanto orgoglio brilla nelle pupille scure di chi è pronto a ripartire ancora, stordi-

to dal s ilenzio, ansioso di parlare. Parlare di quello che è oggi il Mediterra-neo, di quella culla che lambisce una cultura ancora ta rda a morire; una cultu-

ra che si e spa rsa, sì, nelle lingue e nelle religioni, ma che tiene tutti in pugno co-me un padre autoritario che si compiace sorridendo delle vite dei suoi numerosi figli.

Cosa potrebbero diventare, allora, quelle terre che hanno visto sorgere e tramon-tare imperi di stra ordinaria grandezza, che hanno segnato le vie dei merca ti, delle arti, della letteratura; quelle s tesse

terre che oggi, a detta di molti, ra ppre-sentano ormai solo un’area depressa da sostenere. Fortuna tamente, però, da un po’ di anni, si s ta cercando di comba ttere quest’idea un po’ retrograda di meridio-

ne, nell’ottica della realizzazione di un terreno di scambio, di uno spazio unita-rio, veicolo di comunicazione e ambito di coesistenza di destini divers i. Sotto la spinta dei cambiamenti geostrategici e

del modello economico liberale, l’Unione Europea avrebbe profondamente rifor-mato la propria politica mediterranea, denominandola ora come “pa rtena riato euro mediterraneo”. Punto di partenza è

stata la conferenza tenutasi a Barce llona

nel novembre del 1995, alla quale parte-ciparono 15 Paesi dell’ Unione più 12

Paesi del Mediterraneo: Algeria, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e Autori-tà Palestinese; già nel 1994, però, il Con-

siglio Europeo, riunitosi ad Essen, aveva

manifestato pa rere favorevole a ll’idea di dare vita ad una zona di libero scambio, comprendente l’intero bacino mediterra-neo, concepita come strumento indi-spensabile per la creazione di un’area di

stabilità e sicurezza nell’intera regione. Su queste premesse è s tata elaborata la piattaforma negoziale. I ministri, allora, individua rono tre obiettivi da perseguire:

il primo, di natura politica, che mirava alla creazione di un’area di pace e stabili-tà: il secondo, invece, economico, incen-trato soprattutto su obiettivi di benesse-re e sviluppo; e il terzo, infine, inteso alla

promozione dei rapporti sociali, culturali e umani tra le due sponde del Mediterra-neo. Da allora sono trascorsi 15 anni, ma il valore politico ed economico di questa

terra bellissima s tenta ancora a crescere; zona franca in cui la disperazione di uo-mini scampati alla guerra ritrova forma e coraggio nelle coste frastagliate della Puglia, porta tra Oriente e Occidente,

dimentica ormai dei fasti e de lla ricchez-za della Via della Seta. Questo è oggi il Mediterraneo, questa oggi è la stessa Puglia: una frontiera, un luogo in cui le distanze tendono a restare

tali, privo di una vera politica di sostegno che tenda alla costruzione di infrastruttu-re come un grande aeroporto interconti-nentale, o di luoghi adeguati per l’incontro e la discuss ione di temi quali lo

sviluppo, l’economia, i mercati. Sarà pur

vero che nel mondo nuovo si sta affer-mando un ruolo s trategico che è ra ppre-

sentato proprio dal Mediterraneo; che su questa scacchiera si troveranno a muo-vere le pedine gli interess i della Cina e dell’ Europa, e che a rriveranno al mare

nostrum tutte le linee di faglia della

geo - economia mondiale. E sarà anche vero che in questa partita molto avranno a vincere l’ Unione Europea, che vede nel Mediterraneo il volano di uno sviluppo che difficil-

mente può trovare altrove, e tutto il mondo arabo, ricco di capitali in at-tesa di una loro stabilizzazione; non da meno la Cina, nel pieno di un bo-om economico che sfida già da tem-

po la crescente cris i mondiale. E l’Italia, la Puglia in particola re, sarà l’asse di sviluppo e di comunicazione tra l’est europeo in fase di crescita, e

l’ovest: unirà il meridione italiano con

Francia e Spagna attraverso il Tirreno, le linee siciliane e pugliesi. Oggi il Sud deve essere una risorsa strut-turale. Ma queste sono solo parole. Molto si

deve fare e si farà, perché l’attento pe-scatore torni a guarda re le onde che in-seguono l’orizzonte. E affinché il suo sguardo vada al di là di tutto … aff inché il

suo sguardo vada oltremare.

Page 5: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

Lucio Vergari

pag. 5 AttualitàAttualitàAttualitàAttualità

Iran contro resto del mondo... Sembra un incontro di calcio, di quelli organizzati per solidarietà o, comunque, a scopo benefico, ma altro non è che la dura realtà che ci mette di fronte ad una situazione critica e, a dire il vero, molto pericolosa: è davvero sconcertante pensare che il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha dato disposizione all'Organizzazione nazionale per l'energia atomica di avviare la produ-zione di uranio arricchito al 20%, nonostan-te i moniti dell' intera Europa e gli avverti-menti del presidente dell'America, Obama. “E chi se ne frega delle vostre tanto paven-tate sanzioni!”, avrà detto tra sé e sé il presidente iraniano, che con grande e a tratti imbarazzante spavalderia ha annun-ciato al mondo intero che, siccome le gran-di potenze non sono riuscite a raggiungere un accordo su un eventuale scambio, l'Iran inizia ugualmente la produzione di uranio al 20 % con le proprie centrifughe, prodot-to che servirebbe, almeno ufficialmente, ad alimentare un reattore nucleare che pro-duce isotopi radioattivi impiegati nella cura del cancro in 200 ospedali iraniani. L'accordo a cui accenna Ahmadinejad nel suo intervento riguarda la fornitura all'Iran di uranio arricchito quasi al 20% per ali-mentare, appunto, a Teheran il reattore di cui parlavamo prima, sostentato fino ad oggi dal combustibile fornito dall'Argentina circa 16 anni fa, ormai quasi esaurito. Su tale accordo, discusso a Vienna, l'intesa non è stata raggiunta; il progetto prevede-va che l'Iran dovesse consegnare parte dell'uranio già arricchito sotto la soglia del 5%, per poi essere portato dalla Russia fino a quasi il 20%, consegnato alla Francia che, sotto forma di barre di combustibile, lo avrebbe rimesso a Teheran. La paura delle potenze occidentali è che in Iran l'uranio potrebbe essere arricchito fino ad oltre il 90% per fabbricare, poi, ordigni nucleari. Già due anni fa, precisamente nell'aprile del 2008, l'Iran annunciò al mon-do di aver installato ben 6000 centrifughe

di arricchimento dell'uranio; era già palese all'epoca un progetto nucleare, ma Stati Uniti ed Europa non è che abbiano fatto granché, se non ipotizzare varie sanzioni, pur continuando gli scambi commerciali già esistenti. S e m b r a r i d i c o l o tutto que-sto, ma è vero: il Sig. Ahmadine-jad, sog-getto mol-to perico-loso, che odia Israe-le tanto da v o l e r l o cancellare dalle map-pe del p i a n e t a (questo almeno risulta da un colloquio telefonico con il presidente siriano Bashar Al-Assad), che sterminerebbe tutti gli occi-dentali, gli americani, i cristiani, gli ebrei e, comunque, tutte le razze diverse dalla sua, sta coltivando un progetto di nuclearizza-zione dell'Iran, al quale potrebbero aggiun-gersi, senza molta fatica, Egitto, Arabia Saudita e Kuwait e noi che facciamo? Gli diciamo “stai attento che ti facciamo delle sanzioni, ti arriveranno delle multe che ti faranno preoccupare!”. Ma per favore!!! La Casa Bianca sembra aver messo all'ope-ra una sorta di pressing diplomatico per accelerare i tempi e convincere gli alleati europei, a quanto pare ancora restii, a so-stenere una linea dura nei confronti di Te-heran sia sul fronte economico che su quel-lo politico. Ma non è da escludere un'eventuale opzio-ne militare, già opinata qualche anno ad-dietro, sicuramente non un'invasione che, dopo Afghanistan e Iraq, la potenza ameri-cana non può certamente permettersi, ma

si potrebbe optare al bombardamento aereo, come all'epoca dell'Operazione De-sert Storm, la quale portò alla distruzione del reattore irakeno di Osiraq. Anche Israe-le potrebbe unirsi ad un eventuale attacco, avendo nel suo equipaggiamento militare dei bombardieri in grado di colpire obiettivi lontani oltre 2000 km. Così facendo, però, si innescherebbe una reazione pericolosa, non conoscendo bene la reale potenza iraniana, senza sapere, poi, come si com-porterebbero Cina, Corea del Nord e Paki-stan. Oltre a questo, bisogna pensare che un eventuale attacco militare dovrebbe essere predisposto quanto prima, perché se le centrali diventano operative, la loro distru-zione comporterebbe danni ambientali ingenti. Ma veramente si potrebbe arrivare a que-sto? Ad un nuovo attacco militare? Una nuova guerra? Ahmadinejad tutto è tranne che onesto, lo abbiamo visto da come ha vinto le ultime elezioni, ma sicuramente non è stolto e sa che ha solo da perdere inimicandosi tutto l'occidente; però vuole delle rassicurazioni, una sorta di prestigio politico per una strut-tura politico-regionale che includa anche l'Iran. Ma non si possono dare certe rassi-curazioni, non si possono muovere delle linee politico-programmatiche senza la certezza di un'intenzione islamica pacifica che cancelli del tutto la paura del nucleare e del terrorismo in generale. Sicuramente delle soluzioni si possono trovare, anche se di fronte si hanno dei soggetti tanto pericolosi come il presidente iraniano, ma noi occidentali, una volta tan-to, dovremmo ragionare con la mente sgombra dal dio denaro, non basando le scelte su programmi economici, ma guar-dando talvolta anche con gli occhi dei no-stri nemici, raggiungendo accordi che por-terebbero pace e tranquillità un po' a tutti. Sarà mai possibile? Ai posteri l'ardua sen-tenza!

ALLARME NUCLEARE

MICHELE DELL'ABATE, CANDIDATO ALLA REGIONE

Un primo candidato tricasino alle prossime regionali è MICHELE DELL’ABATE, voluto

dall’UDC e sopra ttutto dall’On.le Salvatore Ruggeri per la sua a ntica passione per il ca lcio.

Michele Dell’Abate, attuale Presidente della Squadra calcis tica del Tricase, ha goduto sem-

pre buona fama sia sul pia no professionale che su quello sportivo.

Numeros i sono i suoi fans per la dedizione con massima modestia che ha sempre posto

negli impegni sociali soprattutto con gran parte dei giovani tricasini.

La sua prima esperienza politica, affrontata con la lis ta di IO SUD nelle provinciali dell’anno

passato, ha dato risultati impensabili. Circa 1.000 voti per una persona che non aveva mai

affrontato l’agone ed aveva accettato la ca ndidatura all’ultimo momento.

Ora corre a lla ca rica di Cons igliere regionale per il partito di Casini, che presenta come Pre-

sidente l’On.le Adriana Poli Bortone, che fu candidata alla presidenza dell’Amminis trazione

provinciale del 2009.

Mahmud Ahmadinejad

Page 6: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

Francesca De Marco

pag. 6 AttualitàAttualitàAttualitàAttualità LA TRADIZIONE IN MASCHERA

“ Semel in anno licet insanire “ ossia “ Una volta all’anno è lecito impazzire”.

Così recita un famoso e antico proverbio latino e come possiamo non as-sociare queste parole al periodo più “pazzo “ dell’anno? Il Ca rne-vale è finito da pochissimi giorni

e ci ha regalato, come sempre e per fortuna, una macchia di colo-re nel grigiore di un inverno che sembra non voler lasciare spazio ad un raggio di sole.

I festeggiamenti sono stati sicura-mente intralciati dal brutto tem-po e dalla pioggia che, da giorni, ci accompagna ma che, di certo, non ha rovinato l’entusiasmo e la

goliardia che caratterizza questo momento dell’anno. I caratteri della celebrazione car-nevalesca hanno origini molto antiche. Infatti, nonostante il

carnevale sia una festa celebrata nei paesi di tradizione cristia na (soprattutto cattolica) e, quindi, legata alla nostra re ligione, le sue origini risal-gono a festività ben più antiche. Le pri-

me notiz ie risalgono addirittura ai tempi degli Egiziani e ce lo presentano come un vero e proprio rito religioso. All'epoca dei faraoni, il popolo, mascherato, intonan-

do inni e lodi, accompagnava una sfila ta di buoi che venivano sacrificati in onore del dio Nilo. Presso i g reci avevano luogo le “dionisiache”, dedica te al dio del vino Dioniso, ma è soprattutto nel mondo

romano e nelle sue feste popola ri che possiamo ritrovare le origini de l ca rneva-le più vicino a noi. I Romani lodavano le loro divinità attraverso festeggiamenti in loro onore: tra i più conosciuti c’erano i

Baccanali, per il dio Bacco, che si svolge-vano lungo le strade della città e preve-devano l’uso di maschere, tra fiumi di vino e danze, e i Saturnali, per il dio Sa-turno, in cui per tutta la durata della fe-

sta si assis teva ad uno scambio di ruolo tra padroni e schiavi. Entrambe queste situazioni altro non erano che espressio-ne del bisogno di un temporaneo sciogli-mento dagli obblighi sociali e dalle gerar-

chie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo ed anche alla dissolutezza. Con l’avvento del Cristiane-simo questi riti persero il carattere magi-co e ritua le per rimanere semplicemente

forme di divertimento popolare. Durante il Tardo Medioevo il mascherarsi si diffu-

se nelle città con lo scopo di permettere lo scambio di ruoli, i l burla rsi di figure

gerarchiche, le caricature di vizi o malco-

stumi con quelle stesse maschere che sono poi diventate simbolo delle debo-lezze umane. Nel Rinascimento i fes teg-giamenti assunsero forme più raffinate,

ma è nel XV secolo che la festa ca rneva-lesca raggiunge il massimo splendore con i “trionfi”, grandi mascherate su carri, accompagnate da canti ca rnascialeschi,

organizzate da Lorenzo dei Medici. Tutto questo viaggio tra le varie tappe dell’evoluzione del carnevale diventa la linea di collegamento tra la tradizione ed il presente, che ci permette di compren-

dere non solo il senso di questa festa, ma soprattutto il suo “ perché ”. Di certo, questo periodo è nato con una valenza profondamente diversa da quella che oggi gli viene data. Per la Chiesa cattoli-

ca, questo era un momento per riflettere e riconciliars i con Dio, in vista dell’inizio della Quaresima, e anche il travestimen-to non aveva niente a che fare con il na-scondere la propria identità.. serviva,

semmai, a rimandare ad un’altra. Ma, come spesso succede, al giorno d’oggi siamo abituati a vivere le tradizioni senza conoscerne la nascita e la s toria e, quin-di, ignorando il loro signif icato più pro-

fondo. E purtroppo molte di esse si per-dono, in questa società fatta solo di tec-nologia, stress e problemi, in cui non c’è né spazio né tempo per le cose semplici e sane, quelle che abbiamo vissuto da

bambini e che, oggi, ci riempiono il cuore con il loro ricordo. Chi di noi, ad esem-

pio, non conosce la tradizione della “pentolaccia”? Un gioco antico,tipico del

periodo di carnevale, che necessita di pochi oggetti ma di tanta fantasia e voglia di s tare all’aperto e in compagnia, elementi sempre es-senziali per i “vecchi” passatempi e

oggi, purtroppo, completamente dimenticati. Un filo legato tra due alberi o due pali, a cui venivano appese delle pentole (a volte una sola) contenenti acqua o cenere,

tranne una che veniva riempita di un “tesoro”, fatto di ca ramelle e dolciumi, e che doveva essere rot-ta con un bastone da una persona bendata. Un momento di diverti-

mento che regalava sorris i ai pic-coli ma anche a i grandi, che torna-vano ad essere bambini.. almeno per un po’. Ma oggi tutto questo sembra tanto lontano nel tempo

da sembrare quasi irreale; oggi i ragazzi ridono dietro ai nostri ricordi, preferiscono una bella partita alla pla-ystation o la chat di un computer e di questa fantasiosa semplicità non sanno

che farsene. Le tradizioni possono essere vere mae-stre di vita e riscoprire i valori da cui esse nascono può riavvicinarci al senso pro-

fondo di una vita semplice e belliss ima che tanto ci ha insegnato e che, in cuor nostro, non possiamo non rimpiangere.

APERTO TUTTO L'ANNO SI EFFETTU ANO PICCOLE CERIMONIE

GRADITA PRENOT AZIONE

Page 7: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

pag. 7

È stata inaugurata sabato 13 febbraio ad Alessano, la Scuola

di Pace “Don T onino Bello”. L’intento è continuare, sulle orme del “Vescovo della Pace”, a promuovere inizia tive dirette allo sviluppo di una cultura di

pace e di solidarietà, secondo le prerogative che sono proprie della Fondazione “Don Tonino Bello” di Alessano, nata 17 anni fa, dopo la prematura scom-

parsa di questo profeta dei nostri tempi. Il nuovo millennio, infatti, av-viatosi all’ombra della guerra sembra sempre più allontana re il tra-

guardo di quella che era l’utopia di don Tonino, “la convivialità delle differenze e la pace”, più volte richiamate nel corso del convegno, che si è tenuto nello stes-so giorno presso l’Auditorium diocesano

Benedetto XVI sulla Strada Statale Ales-sano-Lucugnano, dal titolo “Operatori di pace si diventa”. Al convegno sono inter-venuti, oltre che le massime autorità del Comune di Alessano, della Provincia di

Lecce e della Regione Puglia, il vescovo della Diocesi di S.M. di Leuca – Ugento, Monsignor Vito De Grisantis, don Luigi Ciotti, che sulla strada traccia ta da don

Tonino, nel nome della sua testimonian-za ancora “viva”, di quella che fu la sua “rilettura” del libro del profeta Isaia, in cui la pace non può essere pensata senza la giustiz ia, ha richiamato alle proprie

responsabilità ognuno e tutti i ra ppre-

sentanti de lla clas-se politica dicendo

che pace vuol dire «sporca rsi di più le mani tutti», perché è solo con l’impegno di tutti

che la si può rag-giungere. Sulla stessa linea è stata anche la “lectio magistralis”, tenu-

ta dal professor Vittorio Prodi, eu-roparlamentare e già presidente del-

la Scuola di Pace di Monte Sole – Marza-

botto (Bologna), dove negli anni della seconda guerra mondiale le truppe nazi-ste nel giro di cinque giorni (29 setten-bre /5 ottobre 1944) si resero responsa-bili di una terribile ca rneficina che portò

alla morte di tanti civili. Egli ha richiama-to l’attenzione sulla grave questione del-la crisi ecologica, mostrando come da una sua “equa” e irrinunciabile soluzione dipenderà il destino della pace nel mon-

do negli anni avvenire. In discussione – ha detto Prodi - «vi sono due limiti fon-damentali: da una parte, il limite della disponibilità de lle risorse, ormai in via

d’esaurimento, che il pianeta ci mette a disposizione e di cui usufruisce solo una piccola parte dell’umanità e, dall’altra, il limite della terra di accetta re il nostro materiale di scarto». «Dalla responsabi-

lizzazione di ognuno e della classe politi-

ca di tutto il mondo a fars i promotrice di un cambiamento in merito a lla gestione

delle risorse naturali – ha osservato an-cora Prodi – dipenderà la pace». Per que-sto «compito di una scuola di pace non è solo fa rsi promotrice di azioni di pace, ma anche di azioni di prevenzione dalla

guerra “per” la pace». Di qui la necessità di gestire la “crisi ecologica” a livello mondiale, «dove nessuna Nazione può ritenersi detentrice di una sovranità as-soluta, ma in cui ogni Paese è in una con-

diz i one d i in ter dipe nde nza ». Quest’opera di prevenzione per la pace, secondo Prodi, non può che inserirsi all’interno di una Scuola di pace che porti il nome di don Tonino Bello e che voglia

porsi in linea di continuità con il suo inse-gnamento. Un insegnamento che - come ha affermato Monsignor De Grisantis, in collegamento da Ugento, introducendo il tema del convegno – richiede impegno e

fatica, chiama in causa tutti ed in modo particolare i giovani, presenti in tanti alla manifestazione, invitati a farsi promotori di pace in nome di quella “non-violenza attiva”, pratica ta e annunciata da don

Tonino e al grido del monito, che fu pro-prio di don Tonino: “In piedi costruttori di pace!” . «Nella preghiera eucaristica ricorre una

frase: “Signore, donaci occhi per vedere le necess ità e le sofferenze dei fratelli”. Ci suggerisce che molte povertà sono “provocate” da questa carestia di occhi nuovi, che sappiano vedere». don Tonino

Bello.

Ermelinda Placì È NATA AD ALESSANO LA SCUOLA DI PACE “DON TONINO BELLO”

TRICASECOMICS - ATTO SECONDO Tricase, una “fumettopoli” per tre giorni. Con delibera di giun-ta n. 260 del 26/11/ 2009, riparte “T ricasecomics 2010”, la

manifestazione sul mondo dei fumetti e de i cartoni animati. Un evento organizzato “a quattro mani” dal cons igliere Pa-squale Scarascia e dall’Assessore alla Cultura, Nunzio Dell’Abate e che avrà luogo il 14, 15 e 16 Maggio pross imi in piazza Pisanelli.

Per l’occasione, è stato bandito un concorso dove le matite più abili potranno scatenare la propria fan-tasia attorno al tema “In fondo al Mar… Mediterraneo”. La scelta di

questo particolare a rgomento è dovuta allo stretto rapporto che la città di Tricase ha con la sua costa. Un mare limpido e azzurro ma che allo stesso tempo potrebbe na-

scondere o essere oggetto delle

brutture dell’uomo e del progresso. Il bando in scadenza il 7 maggio prossimo premierà i lavori più meritevoli che saranno

esposti durante la manifestazione. Ma “Tricasecomics 2010” non è solo mera fumetteria. Sarà anche divulgata la cultura dei fumetti: ne i tre giorni della ras-segna già si annuncia che saranno proposti dibattiti, mostre-

mercato, workshop, proiezioni, tornei di

carte e una ricca presenza di “penne”/vignettisti importanti. «L’attesa e la cu-riosità che già s i registrano attorno a lla manifestazione stanno a significare che l’idea è stata azzeccata», commenta

soddisfatto Nunz io Dell’Abate. «Il moti-vo? Semplice:“Tricasecomics” rientra a pieno titolo in quella serie di eventi ed iniziative che uniscono le is tituzioni al mondo giovanile» aggiunge l’assessore

alla Cultura. La.Lo.

Concerto “Raggi Fotonici” della passata edizione

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pag. 8 da Tricaseda Tricaseda Tricaseda Tricase Laura Longo

Salvateci d al capitalismo di stato . Tocca dirlo, “parlando a figlia perch é nuora inten-da” affinché i polit ici, i sindac ati e gli stessi operai Adelchi comprendano che i l “conto” dell’emergenza non potrà essere inviato al solito “Pantalone”. Ebb ene sì, ogni tanto è nec essario uscire allo scoperto, in con-trotendenza a quell’élite intellettuale locale ch e sostiene idee patetiche, oggi abbracciate a sinistra e a destra dal la classe politic a in vigore. È inutile cincischiarsi, vivac-chiare fac endo spallucce in attesa di tempi migliori, rattoppando con soluzioni temporanee al problema d ella crisi. Siamo in un p eriodo di vacch e magre dove assistiamo a cr isi cicliche di sistemi produttivi, di erosione d ella fiducia popolare in certe id ee e in certe pratich e. Oggi la gen-te diffida di o gni r ischio e vuole tutela e tende perc iò a rip ararsi sotto l ’ala potente dello stato e del la politica ch e ritornano a rivendicare un primato p er c erti aspetti sinistro. Nel tavolo istituzionale convocato a Palazzo Gallone, gli op erai Ad elchi, poi supportati da egregi nomi della politic a salentina-nazionale (da G abellon e alla Capon e fino alla B ellanova) hanno chiesto di nominare un tavolo a Palazzo Chigi dove riproporre il rinnovo degli ammortizzatori sociali in sca-denza il prossimo giugno. Una sc elta ottusa e tutto sommato prigioniera di posizioni assistenzialiste e massimaliste. Sarà colp a del le elezioni, chissà, o di quel tipico modus vivendi dei nostri pol iticanti che pref eriscono dribblare le difficoltà ga-rantendo l’uovo o ggi anziché la gallin a di domani: si pref erisce adottare l ’istituto d ella “mobilità lun ga” che rappresenta, oggi, l’espressione più visibile della n egazione di una politica attiva del lavoro . Possibile che non ci siano alt re forme, mo-dalità e tipologie di interventi a sostegno della occupabilità e del reddito d ei lavorato-ri sospesi al fin e di favori re loro un rap ido reimpiego attraverso riconversioni di pro-fessionalità o favorendo la creazione di coo-

perative sociali? Un politico dovrebbe sap ere ch e suo dovere primario è sì qu ello di provved ere ai bisogni vitali d ella gente, ma anche quello di

“ricostruire” n el dopo-crisi, inve-stendo sul capitale umano. Per questa ragion e bisognerebb e ado-perare al meglio questo tempo - che per mo lti è e sarà di non lavoro - per rafforzare le proprie competen-ze. Non si deve

assolutamente costruire - come a quanto pare abbiano dec iso di fare gli op erai Adel-chi - un nuovo bacino di persone assistite. Nel lavoratore deve restare una vo lontà a rientrare nel mercato del lavoro superata la crisi. E allo stesso tempo è importante tene-re viva la bas e produttiva, fondamentale per evitare le espulsioni immotivate o t roppo frettolose da parte d egl i imprendito ri. Non solo. Per il principio di sussidiarietà si do-vrebbero creare degli enti bilaterali costitui-ti anch e dalle stesse organizzazioni dei lavo-ratori (ciò già avvien e p er gli enti dell’artigianato) che raccolgono soldi all’interno d ella c ategoria per impiegarli e integrare l’ind ennità di disoccupazione. Purtroppo le politiche di valorizzazion e tout court delle risorse u man e (la formazion e, la flessibilità contrattuale, la produttività, ecc.) sono tra le prime a essere p enalizzate e additate quali costi non essenziali e, quindi, da tagliare il prima possibile. In più, per anni, i mercati finanziari h anno applicato (con il sostegno d ella politica) una filosofia di business fondata sulla speculazione e sulla valorizzazione di beni effimeri incapaci di dare sostanza e futuro a un modello eco-nomico stabile. Però una eventuale rin ascita economica può esserci solo se si tutela e si promuove sotto ogni profilo (politico, economico, giuridico, sociologico) il ruolo essenziale d el lavorato-re, concepito quale vero e proprio patrimo-nio costitutivo di un tessuto produttivo. In Italia prevale un sistema basato sulle

piccole medie imprese dove la princip ale chiave di successo non può che essere rap-presentata d al rapporto din amico e v irtuoso tra l ’imprenditore illu minato e il lavoratore con una prof essionalità accentu ata. E non si può pensare di argin are l’attu ale crisi eco-nomica, se non mettendo in primo piano quelle strategie gestionali in grado di valo-rizzare il contribuito, la produttivi tà, l’efficienza del c apitale u mano. Ma questo vuole dire, al contempo, varie cose. In primis, responsabilizzare i l lavorato-re (cosa che gli operai Ad elchi non intendo-no assumere) all’interno del tessuto econo-mico in cui opera. Un esempio ? Dovrebbero essere contrastate tutte qu elle situ azioni che di f atto rappresentano autentiche ren-dite di posizione. I l riferimento naturale è costituito dall’abuso degl i ammortizzatori sociali, sempre più conc epiti co me strumen-ti per accomp agnare “ alla morte” lavoratori e realtà aziendali i rrecuperabili. Il problema è che, se il t rattamento offerto ai disoccupati consiste soltanto in un soste-gno del loro reddito, questo r ischia di p ro-durre l`eff etto contrario: rallentare la ricer-ca del nuovo lavoro , allungando i periodi di disoccupazione. Se si vuole evitare queste conseguenze, è nec essario offrire il soste-gno del reddito soltanto a chi è effettiva-mente impegnato nella ric erca d el nuovo lavoro. Ma in Ital ia questa “condizionalità” dei trattamenti di disoccupazione, pur previ-sta dalla legge, di fatto non funziona. Vero altrettanto è ch e nell ’industria è molto fre-quente l’abuso della c assa integrazione, utilizzata per mascherare il sostanziale lic en-ziamento . M a la scelta di qu esta soluzione ovvero l ’uso prolungato degli ammort izzato-ri è b en lungi d al risolvere il p roblema dei lavoratori Ad elchi, anzi lo aggrava, p erché più dura il p eriodo di disoccupazione, ancor-ché mascherato, più diventa difficile ricol lo-care i l lavoratore. Sono momenti di imp asse p er le istituzioni che richiedono sforzi di fantasia e di corag-gio per ottenere la qu adratura d el c erchio. Circostanza possibile, se si decide di porre alla bas e delle proprie azioni politiche per il rilancio del mondo del lavoro, come chiave di svolta, la c entralità d el capitale u mano, attivando gli inc entivi economici giusti.

A.A.A. ALLEANZA PER TRICASE CERCASI All’inizio della scorsa estate dalle pagine di molte testate si an-nunciava la nascita di un movimento che avrebbe dovuto rivolu-zionare tutto il sistema politico cittadino. Molti i propositi: labo-ratori di idee, collaborazioni aperte, ricerca del bene comune, impegno per la crescita sociale. L’area di collocazione di questo aitante movimento era il centro-destra ma non il PDL a cui i suoi fondatori non avevano voluto aderire quale “costola” della coali-zione. Chissà poi perché! Anzi, facciamo un appello perchè qual-cuno ci spieghi che vuol dire essere critici con delle persone e poi approvarne totalmente idee ed operato! Voler essere una spina nel fianco senza però pungere! Voler istigare e spronare per poi plasmarsi e spalmarsi sulle stesse posizioni, anzi rafforzarle! Oggi i leaders di quel movimento non solo hanno abbandonato il ruo-lo di pungolo all’amministrazione cittadina, ma addirittura soste-nendola nella perenne inerzia, e di fatto collocandola in quel PDL cui formalmente dicevano di non voler aderire.

Molto spesso dalle pagine di questo giornale sono stati rivolti appelli perchè tutti i “vecchi politici” si facessero da parte e si lavorasse seriamente per una classe politica che tenga alto il nome della Città e si tornasse a rappresentarla degnamente in tutte le sedi opportune. Purtroppo dobbiamo prendere atto che ai tricasini piace questo stato di cose, altrimenti non continue-rebbero di elezione in elezione ad eleggere “piccoli coltivatori” che una volta curato il loro orto e sistemato il proprio piatto se ne fregano altamente della Città, dei suoi problemi e di coloro che stanno male! E se anche i pochi giovani presenti sono “allineati e coperti”, abbandonando i buoni propositi per appiat-tirsi sui comportamenti dei “grandi”, allora non ci sarà scampo. Vengano pure i vari Fitto, Palese, Poli, Vendola. Qui c’è posto per tutti purché ci diano la caramellina che ci piace. Prendiamo atto di questa situazione come del fatto che Alleanza per Tricase è stata l’ennesima PALESE presa in giro.

QUESTO POVERO SUD

Sandokan

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pag. 9 dai Paesidai Paesidai Paesidai Paesi

Attilio Palma

SALENTINI VERI

TAVIANO - Ammesso al finanziamento regionale il progetto presentato dal Comune di Taviano inerente la realizzazione e

gestione di un nuovo "Centro aperto polivalente" per giovani e minori. Il progetto è stato presenta to all’avviso pubblico per il finanziamento di "Interventi innovativi sperimentali per accre-scere la dotazione di servizi sociali e sociosanitari in Puglia L’ investimento complessivo previs to ammonta a circa

300.000,00 euro, a fronte di un finanz iamento regionale pari a 222.000,00 euro. La mission del progetto è triplice: intervenire recuperando una parte dell’immobile comunale (ex Mercato Coperto) conferendogli un valore di utilità sociale attraverso un processo di riutilizzo funzionale della struttura; creare un

nuovo \111centro aperto polivalente per i giovani (con una priorità di coinvolgimento dei giovani in condizioni di disagio o a rischio di devianza minorile); predisporre una rete di servizi che migliorino la qualità della vita dei minori e delle famiglie, sia da un punto di vis ta assistenz iale e sanita rio, che sotto il

profilo psicologico-relazionale. Il nuovo Centro sarà un luogo sicuro e controllato per l’aggregazione e la socializzazione dei giovani, un punto di riferimento alternativo, dunque, alle altre

aree di ritrovo sul territorio soggette a rischio. L’intervento di ristrutturazione prevede la realizzazione di una sala mus ica per

prove e registrazioni, una sala pc con conness ioni internet, una sala lettura e s tudio, un’ampia sala teatro per l’organizzazione di convegni e meeting, spettacoli e manifestazioni. Il Centro interviene prevenendo, monitorando e segnalando i casi di disagio e devianza giovanile presenti sul territorio attraverso la

predisposizione di una rete di servizi professionali di natura sociale, psicologica e medica. La pianta organica dello staff che gestirà su base quinquennale il Centro sarà costituita dalle seguenti figure professionali: un assistente sociale, un educa-tore professionale, un animatore professionale ed un operato-

re generico. In merito a tale intervento, il sindaco di Taviano, dott. Salvatore D’Argento, commenta: "Il Centro offrirà nuove interessanti opportunità lavorative per i professionis ti del set-tore: si apriranno, infa tti, quattro nuovi posti di lavoro da lla durata pluriennale. Il Centro sarà un’occasione per i nostri

giovani di aggregazione e socializzazione, finalizzata a speri-mentare percorsi di partecipazione e cittadinanza attiva volti a contrastare dal basso, la dispersione e la devianza giovanile".

Anche quest’anno, come è ormai tradi-zione, nel mese di febbraio si è tenuto a

Lecce nei giorni 11, 12 e 13, presso l’Aula SP/5 de ll’edificio ex- Sperimentale Ta-bacchi, un convegno, organizzato dalla scuola di dottorato in “Etica e Antropolo-gia”, indirizzo del Dottorato di Ricerca in

“Forme e Storia dei sa peri f ilosof ici” dell’Università del Sa-lento e dalla Fondazio-ne “Centro Studi Filoso-

fici di Galla rate” – Pro-getto Culturale – CEI, sul tema Libertà e Laici-

tà. Sulla base di una for-

mula collaudata da anni, il convegno ha ospitato anche in que-sta occasione accanto a personalità importan-

ti de l panorama culturale italiano -, il giuris ta F rancesco P. Casavola,

dell’Università di Napoli, Presidente e-merito della Corte Costituz ionale, già presidente dell’Enciclopedia T reccani e Presidente del Comitato Nazionale di Bioetica, il filosofo Luigi Alici e il teologo

e filosofo Giovanni Fer-retti dell’Università di Macerata -, molti giova-ni, dottori e dottorandi di ricerca, che provenienti

dall’Ateneo leccese e da varie università d’Italia, trovano in questo conte-n i t o r e c u l t u r a l e l’opportunità e la poss ibi-

lità essi stessi di prende-re attivamente parte ai lavori e di contribuire con le loro relazioni al dialogo e al confronto

critico, trasformando questo contenitore in una autentica fucina di idee e di pen-

siero. Quest’anno il tema del convegno, met-tendo a confronto due concetti di grande attualità come la libertà e la laicità, che in un primo momento sembrano con-

trapporsi, hanno reso le tre giornate di lavoro particolarmente stimolanti ed interessanti. Da questo confronto e dia logo a più voci e a partire da prospettive diverse è e-

merso come libertà e laicità, lontane dall’essere concetti oppositivi, costitui-scono due pilastri attraverso cui, al di là delle appartenenze (politiche, religiose, culturali o di altro genere), ognuno deve

impegnarsi a lavorare secondo le regole e nello “spazio” del discorso pubblico per costruire un ordinamento politico e una società che vogliano dirsi autenticamen-te democratici. Er.P.

RUFFANO - E' senza dubbio uno dei cosiddetti "capitani d'im-presa" del Salento, un classico self made ma n ed è stato ins i-

gnito nei giorni scorsi dal Presidente della Repubblica dell'ono-reficenza di Cavalieri dell'Ordine "Al Merito della Repubblica Italiana". Tonino Leva, 80 anni il prossimo 14 settembre, ha traccia to nel corso degli anni, dal 1950 a d oggi, un percorso di stile, di tenacia e di successo imprenditoriale. Figlio del mae-

stro d'arte Ca rmine, mosse i suoi passi nel mondo dei mobili artigianali co-fondando la prestigiosa Lemar. Ed ancora adesso

è punto di riferimento dell'azienda Leva, con le "quattro elle" condivise con i f igli Fra nco, Roberto, Lino e Luigi, simbolo di un

progetto di sviluppo. Noti a tutti i due negozi di mobili a Ruffa-no, "Il Mobiliere" e "Luce e Solidi" aff idati alle figlie Rita e Ma-ria e al nipote Giorgio, rappresentante della quarta generazio-ne. Tonino Leva ha ricevuto in passato anche l'Europremio Internazionale del Mobile a Londra, l'Oscar della Arredamento

a Roma e la Maschera d'Argento a Gallipoli in occasione del Premio Barocco. A.P.

QUANDO SI VUOLE

A LECCE UN CONVEGNO SU “LIBERTÀ E LAICITÀ”

Francesco Paolo Casavola

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pag. 10 Che passione la cucina!Che passione la cucina!Che passione la cucina!Che passione la cucina!

Ingredienti:

Tempo di preparazione:

Difficoltà:

Media

IL PIATTO PRONTO

35 minuti

Tempo di cottura:

25 minuti in forno caldo a 180°

Le ricette di Francy a cura di Pietro Russo

CAVOLFIORE GRATINATO CON SOTTILETTE

• 1 cavolfiore (o 2, se sono troppo piccoli); • Un bicchiere e mezzo di latte;

• 1 cipolla e mezza;

• Sottilette di grana o formaggio che fonde;

• Pane grattato (quanto basta); • Parmigiano gra ttugiato;

• Olio d’oliva;

• Sale ;

• Una pizzicata di pepe (fa colta tiva).

PREPARAZIONE

1. Pulite e lavate il cavolfiore. 2. Fatelo sbollentare in acqua salata e togliete lo

dall’acqua a metà cottura. 3. Scolatelo e mettetelo in una pirofila o in un

tegame da forno. 4. Condite con dell’olio, a piacere, con un bic-

chiere e mezzo di latte, circa, e insaporite con del formaggio grana, grattugiato.

5. Alla fine spolverate con pepe e pangrattato; versate ancora un filo d’olio, per ottenere una buona gratinatura.

6. Mettete in forno caldo caldo a 180°, per circa mezzora.

7. Se volete rendere il piatto ancora più gustoso, a gratinatura quasi ultimata, disponete sopra il cavolfiore delle sottilette al gusto di grana.

Scrivete a [email protected] per dare un giu-dizio alle ricette pubblicate e per contribuire alla rubrica con le vostre ricette.

IL CAVOLFIORE NON E’ UN ORTAGGIO MOLTO SAPORI-TO, MA PU0’ TRASFORMARSI IN UN PIATTO PRELIBATO.

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Carlo Pasca

Donato Nuzzaci

SportSportSportSport

QUATTRO LAMPI PIU’ DUE BOLIDI PER IL TRICASE

Economia Economia Economia Economia 2010. IL CREDITO D'IMPOSTA PER GLI IMPIANTI DI SICUREZZA

Marco Sponziello

Crediti d'imposta 2010, appuntamento online. In pole position il bonus sicurezza, che si rivolge alle piccole e medie imprese. La comunicazione attestante il mantenimento del livello occupazio-nale annuale, condizione questa indispensabile per continuare a beneficiare del credito d'imposta sulle assunzioni, dovrà essere inviata esclusivamente sul web . Si rinnova, quindi, la presentazio-ne dell'istanza, in via telematica, per l'assegnazione, nel 2010, del bonus sicurezza (Finanziaria 2008). Le piccole e medie imprese che svolgono attività commerciali di vendita al dettaglio e all'in-grosso, e/o attività di somministrazione di alimenti e bevande, e i rivenditori di generi di monopolio possono presentare, infatti, a partire da mercoledì scorso, l'istanza di attribuzione del beneficio, utilizzando il modello Ims. La trasmissione telematica della richie-sta è effettuata mediante l'utilizzo del software "Creditosicurezza". Il kit completo per l'invio dell'istanza e' dispo-nibile gratuitamente sul sito dell'Agenzia delle Entrate. Il credito d'imposta scatta per l'installazione di impianti e attrezzature di sicurezza poste nel luogo di esercizio dell'attivita'. Tra i beni sui quali e' applicabile il bonus rientrano i sistemi di pagamento con moneta elettronica, gli apparecchi di videosorveglianza, i sistemi di allarme, le inferiate, le porte blindate, gli infissi e i vetri di sicu-rezza, le casseforti, le cassette di sicurezza e le macchinette anti-falsari. Il beneficio, come ricorda l'Agenzia delle Entrate, ha già raggiunto quasi quattromila Pmi cui sono stati attributi complessi-

vamente 7.230.908 euro utilizzando le risorse stanziate per il 2010. Peraltro, dell'attribuzione e' stata data apposita comunica-zione, in via telematica, ai singoli soggetti, lo scorso 29 gennaio. Si tratta, infatti, delle piccole e medie imprese escluse negli anni precedenti dal contributo per esaurimento delle risorse stanziate e alle quali, come indicato dalla legge, è riconosciuta la priorita' nell'assegnazione dei fondi stanziati per il 2010. Si apre invece il 1 febbraio, la finestra temporale utile per l'invio della comunicazio-ne annuale da parte dei datori di lavoro che beneficiano del credi-to d'imposta sulle assunzioni. I soggetti che nel 2008 o nel 2009 hanno ottenuto dall'Agenzia delle Entrate l'accoglimento dell'i-stanza di attribuzione del bonus assunzioni (modelli IAL e R/IAL) sono tenuti, infatti, a pena di decadenza dal contributo concesso per l'anno 2010, a presentare entro il 31 marzo 2010, la comuni-cazione attestante il mantenimento del livello occupazionale annuale. Si ricorda che la comunicazione deve essere redatta sul modello C/IAL e trasmessa mediante il prodotto di gestio-ne.

Quattro lampi, quattro, più due bolidi, due, fanno dileguare il Tricase dalla zona retrocessione, regalando ai tifosi la bellezza di due vittorie consecutive che vanno ad aggiungersi a tutta una serie di risultati utili dall’inizio del 2010 ad oggi. Quindici giorni fa, i tricasini erano già riusciti a colorare d’azzurro i cumulonembi di fine inverno dello stadio San Vito, dove a fron-teggiarsi si sono notate due rappresentative con opposte ambizio-ni di classifica. Da una parte il Tricase, assetato di punti e dall’altra il Sogliano con la salvezza già in cascina e non troppa voglia di lottare per entrare nei play-off. A giocare sul terreno di gioco per oltre 90 minuti è parsa solo la compagine di mister Ciullo, traghet-tata da un incontenibile Orazio Mitri, giovane mezzapunta con 40

anni suonati alle spalle che è andato in gol per tre volte, grazie anche all’ausilio di Striano e Corvaglia oltre all’aiuto indiretto di qualche svarione dei difensori soglianesi. Domenica passata, col Manduria stesso epilogo ma su campo nemico. Tarantini subito in vantaggio, ma rossoblu in rimonta prima con Deicco (splendido calcio di punizione) e poi con Raffaello (gol d’astuzia) grazie al quale è stata chiusa la pratica e portati a casa i tre punti. Ora sotto con il Lucera in campo e con l’Atletico Corato (5 punti più in là) nella mente.

IL CASARANO ALL’ESAME GROTTAGLIE Dopo la vittoria sul Bitonto e il pareggio di Pianura i rossoazzurri tornano al

Capozza per affrontare la formazione di Maiuri.

A Casarano si ritorna a r e s p i ra r e aria di alta classifica. La vittoria di Ostuni sul Bitonto e il pareggio a reti bianche in casa del P i a n u r a secondo in

classifica nel primo dei due recuperi che vedranno impegnata la formazione rosso azzurra hanno riconsegnato al campionato

un Casarano più fiducioso e con ambizioni da primissimi posti. Contro il Bitonto Villa & Co. hanno disputato una gara d’attacco, rimontando l’iniziale svantaggio con le reti del bomber e del baby Cenciarelli, sempre più inserito negli schemi di gioco del tecni-co Bianchetti e in continua crescita. Nel recupero della quarta giornata di ritorno, invece, il Casarano ha retto bene gli attac-chi della formazione campana e non ha disdegnato qualche incursione nell’area di rigore avversaria. Bianchetti ha schierato una formazione più prudente con l’inserimento di Crinò sulla trequarti destra a sostenere, insieme a Cenciarelli e D’Anna, l’unica punta Villa. Ora i rossoazzurri sono

chiamati ad una gara casalinga sulla carta abbastanza agevole: domenica al Capozza scenderà in campo il Grottaglie degli ex Marchi e De Icco. I biancazzurri allenato da Vincenzo Maiuri stazionano a metà gradua-toria e sono reduci dalla scoppiettante vittoria per 5 a 4 sulla Turris, ma hanno bisogno comunque di punti per raggiunge-re la salvezza il prima possibile. Ma il Casa-rano ha tutte le carte in regola per sbrigare la pratica e continuare ad inseguire le posi-zioni di vertice della classifica del girone H di serie D. Una categoria che a questa so-cietà sta stretta e che deve essere solo una piccola parentesi. Il calcio che conta atten-de il Casarano.

Orazio Mitri

Villa

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Nuova Trigel S.r .l . Sede e Stabilimento:

Via Aldo Moro, s.n. - 73039 Tricase (Le) Italy www.nuovatrigel.it - [email protected]

DICICRUCI di S. Laraia

Orizzontali

1. Il Parlamento israeliano; 6. Una varietà di gatto; 11. Lo detiene il primati-

sta; 13. Ordine di mammiferi cui appartiene la scimmia; 15. I golosi vi si fan prendere; 17. La penisola che comprende Spagna, Portogallo e Gibilterra; 19.

La Hari, danzatrice ed agente segreto; 21. Andare...brevem ente; 22. Uccello

dei Ciconiformi; 23. Isola delle Canarie; 24. In fin..matto; 25. Dario di " Miste-ro Buffo"; 26. Forma uno Stato con Trinidad; 27. Dicesi di uomo attraen te;

29. Mio..a Londra; 30. Congiunzione inglese; 33. La città dei "Sassi"; 35.

Indagare, tastare il terreno; 38. Ne è ingordo Bugs Bunny; 39. Vi si svolse la battaglia finale della Campagna d'Africa; 40. Al quadrato da nove; 41. Mitolo-

giche divinità nordiche; 43. Dipartimento franc ese nella regione del Rodano;

44. James, 007; 46. Un allampanato del PD; 48. Alain, ex della Formula Uno; 49. La Negri poetessa; 51. Comunità degli Stati Indipendenti Russi; 52. Trage-

dia di Shakespeare; 54. Il " Grande " lo vincono solo i campioni del tennis; 57.

Albero da frutto subtropicale; 58. Trasformano il fico in fiocco; 59. L'autore di

" Pinocchio"; 61. La Lane di Holliwood; 62. I.. confini dell'Asia.

Verticali

2. Uccello rapace; 3. Organismo che si nutre di sostanze organiche in decom-

posizione; 4. Comune del trapanes e; 5. Lo assegna la prof. d'italiano; 6. Casa d'aste inglese; 7. La Fallaci de " La rabbia e l'orgoglio"; 8. A sud nel nord; 9. Lo

maneggia abilmente il sarto; 10. Spingersi oltre; 12. Simbolo del Calcio; 14.

Massiccio mammifero che staziona in Africa ed in Asia; 15. Dipartimento frances e dell'Aquitania; 16. Vita da...yankee; 17. Una variante del dittongo;

18. Simbolo dell'Erbio; 20. Il personaggio di Linda Blair ne " L'esorcista"; 23.

Lo zio di un' arcinota capanna; 27. Noto Social Nework; 28. Se ne fanno lingotti; 31. Movimento culturale legato a Tristan Tzara; 32. Vi si incontrarono

Garibaldi e Vittorio Emanuele II; 34. Figlio di Onfale ed Eracle; 36. La Maggio-

re è una costellazione dei cieli boreali; 37. Camillo, cardinale italiano; 40. Città del Kansas; 41. Caldo agostano; 42. Sigla di Isernia; 45. Lido laziale; 47.

L'approdo dell'aereo; 49. Animale della famiglia dei Cervidi; 50. L'Ut di Guido

D'arezzo; 53. Audace colpo tennistico; 54. La quinta di sette; 55. Bre-

ve...illusione; 56. Fervente cattolica; 60. Parte centrale del pedale. Le soluzioni sul prossimo numero con il nome del vincitore

22 febbraio 1810 - Nasce in Polonia Frederick Chopin, compositore e

pianista.

24 febbraio 786 - Muore Pipino il Breve, della dinastia dei Carolingi.

Le sue terre vennero suddivise tra i figli Carlomanno e Carlo Magno.

Quest’ultimo nell’800 si fece consacrare imperatore da papa Leone

III.

25 febbraio 1707 - Nasce a Venezia Carlo Goldoni. A 14 anni il futuro

commediografo fugge a Chioggia su una barca di comici; affascinato

dalla vita avventurosa dei teatranti, mentre studia giurisprudenza

scrive una satira e nel 1732 esce il suo primo lavoro Il gondoliere ve-

neziano ossia gli sdegni amorosi.

AVVENNE

Affianco le soluzioni del cruciverba del numero precedente con cui è stata premiata la sig. Fernando Vizzi

REGOLAMENTO Il primo, che da mercoledì 24.02.2010 dalle ore 9.00, invie-rà a:

[email protected] la soluzione del cruciverba, rice-verà in premio una ricarica te-lefonica di 10 € dell’operatore preferito. Non sono ammessi gli stessi vincitori per almeno 3 concorsi consecutivi.

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