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Una Didattica Metacognitiva e Mentalista
Dott. Pasquale Saviano Psicologo - Psicoterapeuta
Una didattica metacognitiva deve valorizzare gli stili di apprendimento per ricalibrare il rapporto tra docente (mediatore del sapere), alunno (soggetto
consapevole del processo di apprendimento) e discipline (oggetto culturale di studio)
È ancora diffusa l’idea che l’apprendimento dipenda quasi esclusivamente da fattori legati alla volontà del soggetto che si
esplica attraverso un desiderio di affermazione, una determinazione nella riuscita, una ricerca dell’autostima, e
dell’identità personale, spirito di sacrificio, curiosità…
Volli, sempre volli, fortissimamente volli!
Vittorio Alfieri
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La volontà è soltanto un aspetto secondario del successo scolastico che è il risultato di altri importanti fattori cognitivi caratterizzanti
il processo formativo
Antoine de La Garanderie “Gestione Mentale”
Il filosofo francese ha introdotto nell’apprendimento il concetto di “evocazione mentale” .
Essa rappresenta il momento di restituzione della percezione sotto forma auditivo/verbale, visiva e/o cinestetica e la condicio
sine qua non all’apprendimento
La conoscenza viene ad essere non più la diretta e lineare conseguenza dell’atto percettivo, come la ritiene la didattica laboratoriale per la quale è l’azione del soggetto a favorire l’apprendimento, ma il risultato dell’educazione mentale
Esiste una “triangolazione” tra la percezione e l’atto di conoscenza mediata dall’evocazione mentale. Quella che Morin
chiamava: TRIADE AD ANELLO perché costituisce il “trittico” fra mente, cervello e cultura
L’azione da sola non basta se non viene corredata dalla dimensione evocativa
Molti alunni pur «facendo» non apprendono ed incontrano
difficoltà anche nelle discipline meno teoriche
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Ignorare la funzione dell’evocazione mentale è un errore perché non permette di vedere l’apprendimento in una cornice più ampia ma solo in relazione alla qualità della percezione e alla volontà del
soggetto
La Gestione Mentale promuove nell’alunno la consapevolezza delle sue caratteristiche cognitive e l’attivazione di «gesti mentali»
necessari per affrontare un compito
Il docente si avvale del cosiddetto «dialogo pedagogico» che può essere riferito al singolo alunno o al gruppo classe
Cioè semplici procedure comunicative di tipo attivo con lo
scopo di indagare retrospettivamente il mondo interiore (dimensione mentale ed affettiva) degli alunni
I processi mentali possono diventare consapevoli se il soggetto riesce a portarli ad un livello cosciente, portandoli dal livello
preconscio
Il dialogo pedagogico diventa un mezzo di facilitazione, un catalizzatore che permette all’alunno di uscire dagli automatismi
cognitivi ed accedere ad un apprendimento metacognitivo
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Il dialogo pedagogico consente al soggetto di uscire dagli automatismi cognitivi per accedere ad un apprendimento
metacognitivo
Secondo la teoria di La Garanderie le modalità di apprendimento sono essenzialmente tre:
- Persone che apprendono ripetendosi interiormente le parole e le
spiegazioni ascoltate
- Soggetti che rivedono oggetti e cose utilizzando immagini mentali (thought images)
- Altri, invece, che utilizzano movimenti fisici e/o corporei per elaborare le informazioni viste e/o ascoltate (possono essere
cinestesici visivi oppure uditivi)
Le evocazioni uditive, visive e/o cinestetiche rappresentano «la cinghia di trasmissione» dal percepito, visto, ascoltato e/o agito
(mondo dell’esperienza e oggetto culturale del sapere) alla conoscenza ed all’apprendimento
In questo caso il soggetto riveste un ruolo attivo sui propri processi mentali e quindi di apprendimento che può applicare a tutto lo
scibile umano
Le evocazioni sono strettamente legate alla complessità, questo perché le sensazioni a cui siamo sottoposti non appartengono
tutte alla stessa categoria
A percezioni semplici corrispondono evocazioni semplici, a sensazioni complesse evocazioni di pari grado
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CLASSIFICAZIONE DELLE EVOCAZIONI IN 4 PARAMETRI MENTALI
P1 – Evocazione mentale auditiva, visiva e/o cinestetica di cose, oggetti, ambienti, esseri, scene, fisionomie di persone, eventi, fatti, ecc.
Operazioni logiche semplici
P2 – Evocazione mentale auditiva, visiva e/o cinestetica di parole, numeri, simboli, ecc.
P3 - Evocazione mentale di auditiva, visiva, e/o cinestetica dei rapporti e delle relazioni logiche tra situazioni e concetti disciplinari implicanti rapporti causali, modali, temporali, spaziali, ecc.
Operazioni logiche complesse
P4 – Evocazione mentale uditiva, visiva, e/o cinestetica inventivo-fantastica, creativa, di completamento originale, di pensiero divergente, ecc.
OPERAZIONI LOGICHE COMPLESSE
Secondo il pedagogista transalpino l’apprendimento implica cinque gesti mentali:
- Attenzione - Riflessione
- Comprensione - Memorizzazione
- Immaginazione creativa
Essi rappresentano gli atti di pensiero che i docenti hanno il dovere di insegnare agli alunni
L’evocazione unita ai vari gesti mentali consente l’apprendimento metacognitivo che
è controllato da entrambi gli attori del processo formativo (docenti e alunni) in rapporto ad un obiettivo (contenuto disciplinare)
Quindi si può insegnare ad apprendere creando i presupposti per un metodo di
studio
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CARATTERISTICHE DEI GESTI MENTALI IMPLICATI NELL’APPRENDIMENTO
Gesto dell’Attenzione (progetto di senso rivolto al
presente)
Disporsi mentalmente per vedere e/o risentire la lezione (dato percettivo) al fine di rivederla e/o risentirla mediante l’evocazione di
immagini visive, auditive e/o cinestetiche (dato mentale)
Gesto della Riflessione (progetto di senso rivolto al
passato)
Disporsi mentalmente per recuperare dati, informazioni, regole, nomi, conoscenze, notizie, relazioni, istruzioni utili alla risoluzione della situazione problematica mediante immagini visive, il discorso
interiore e/o evocazioni cinestetiche
Gesto della Comprensione (progetto di senso rivolto al
presente)
Disporsi mentalmente per operare confronti continui tra gli elementi percettivi (informazioni, regole, nomi, conoscenze, notizie, relazioni,
istruzioni, ecc.) e la loro evocazione visiva, uditiva, e/o cinestetica fino al corretto adeguamento col modello percettivo
Gesto della Memorizzazione (progetto di senso rivolto al
futuro)
Disporsi per proiettare mentalmente in un tempo e in uno spazio di futura utilizzazione i dati da memorizzare sotto forma di evocazioni
visive, auditive e/o cinestetiche
Gesto dell’Immaginazione creatrice (progetto di senso
rivolto al presente e al futuro)
Disporsi per richiamare l’evocazione visiva, auditiva e/o cinestetica di un oggetto o di una sensazione prolungandone rispettivamente le caratteristiche o il senso sul piano mentale, dando così luogo alla
creatività e al pensiero fantasmatico
LA DIDATTICA MENTALISTA
Si prefigge di offrire agli alunni l’opportunità di imparare ad interpretare, organizzare e strutturare le informazioni ricevute dall’ambiente e la capacità di riflettere su questi processi per
divenire sempre più autonomi nell’affrontare situazioni nuove
L’intenzione dell’insegnante non è tanto rivolta all’elaborazione di materiali e metodi nuovi per “imparare a fare”, quanto a
formare quelle abilità mentali sovraordinate che vanno al di la dei semplici processi primari (ad es. leggere, scrivere, ricordare)
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Andare al di la della cognizione significa sviluppare nel soggetto la consapevolezza di quello che sta facendo, del perché lo fa, di
quando è più opportuno farlo ancora e in quali condizioni
La didattica metacognitiva ha dimostrato la sua efficacia sia per l’affinamento di competenze trasversali, come l’attenzione, la
memoria, il metodo di studio che per l’apprendimento di abilità più prettamente curricolari, come la lettura e la comprensione del
testo, la matematica, la scrittura
L’educatore che adotta un approccio didattico di tipo metacognitivo può operare a quattro diversi livelli fra loro
interconnessi:
- Sulle conoscenze relative al funzionamento cognitivo generale - Sull’autoconsapevolezza del proprio funzionamento cognitivo - Sull’uso di strategie di autoregolazione cognitiva - Sulle variabili psicologiche sottostanti
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Conoscenze sul funzionamento cognitivo generale
L’educatore fornisce all’allievo informazioni generali sul funzionamento della mente umana adattandole chiaramente alle
capacità di comprensione del soggetto
L’obiettivo è quello di favorire la strutturazione di una teoria della mente, con conoscenze relative a tutta una serie di processi cognitivi ed affettivo – emozionali: la percezione, l’attenzione, la
memoria, le emozioni, le abilità logiche, i vari tipi di apprendimento, ecc..
In ognuno di questi processi vanno considerati tre aspetti particolari:
- Il funzionamento generale tipico (“normale”) - I limiti del processo, la sua entità, le caratteristiche e la
variabilità interindividuale - La possibilità di influenzare attivamente lo svolgimento del
processo cognitivo con strategie di autoregolazione (ad es.: rendersi conto che con l’uso della strategia del raggruppamento di oggetti secondo caratteristiche comuni aumenta in maniera significativa la qualità del ricordo)
E’ importante che il bambino si renda conto che nella mente avvengono molte cose interconnesse fra loro e che alcune di
queste risultano determinanti per apprendere
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Anche con allievi con disabilità mentale è possibile spiegare aspetti del funzionamento cognitivo anche se non ad un livello troppo
sofisticato
Ad esempio soffermandosi su come la mente raccolga dati ed informazioni dall’esterno ma possa anche produrre idee partendo
dall’interno e come queste possano essere giuste o sbagliate
Si possono portare gli allievi a distinguere tra fatti reali e sensazioni, sogni, aspettative
Una ulteriore applicazione può essere rivolta ai bambini autistici
cioè con l’attribuzione di stati mentali alle altre persone e di adattamento del comportamento sulla base di credenze e false
credenze
Autoconsapevolezza del proprio funzionamento cognitivo
L’allievo viene aiutato ad apprezzare le capacità e i limiti della propria mente nel momento in cui vengono messi in atto processi
cognitivi di diversa natura
L’educatore fornisce dei feedback sulle prestazioni e lo stimolo ad indagare aspetti connessi al modo in cui vengono attivati i
processi mentali nello svolgimento dei compiti
Le informazioni che l’educatore fornisce non devono mai svilire o sminuire il valore della persona ma stimolare una autoanalisi
sui processi cognitivi implicati
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Strategie di autoregolazione cognitiva
Bisogna guidare l’allievo nel controllo dei propri processi cognitivi finalizzati alla risoluzione di compiti:
- Fissarsi un chiaro obiettivo e specificarlo in termini di risultati attesi e di svolgimento delle attività
- Darsi delle istruzioni per effettuare concretamente le operazioni pianificate
- Osservare l’andamento del processo di apprendimento raccogliendo dati sulla sua evoluzione
- Confrontare i dati e l’evoluzione del processo di apprendimento con le finalità precedentemente fissate
- Decidere se continuare mantenendo la strada adottata o considerare correzioni e modifiche delle strategie
Variabili psicologiche di mediazione
Alcune variabili psicologiche condizionano fortemente la capacità del bambino di adottare un metodo metacognitivo di esecuzione e
di autocontrollo
Bisogna sviluppare metodologie che tengano conto di queste variabili aiutando l’alunno a sviluppare una percezione positiva di sé come persona capace di ottenere successo nei processi di
apprendimento
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La didattica mentalista analizza la dimensione mentale dell’alunno individuandone i punti critici
Il cuore di questo metodo sta nel credere che per stare attenti, memorizzare, riflettere, comprendere, ragionare ed essere creativi è
necessario utilizzare dei “gesti mentali” che possono essere descritti in modo particolareggiato come quelli di uno sportivo
nell’atto di compiere un esercizio fisico o di un artigiano intento alla costruzione di un manufatto
In questa ottica, lo stesso concetto di curricolo viene rivisto alla luce del ruolo centrale riconosciuto alla persona-alunno nel
processo di insegnamento/apprendimento
Le competenze e gli obiettivi generali non vengono più articolati e declinati in base alle strutture epistemologiche delle discipline, prese come fondamentale punto di riferimento, ma sulla base
dell’alunno e delle sue operazioni mentali
Il curricolo diventa una commistione di “gesti mentali” che devono essere attivati per conseguire gli obiettivi generali e quindi
le competenze disciplinari
In questo senso soggetto ed oggetto di apprendimento si incontrano e si fondono insieme evitando così separazioni o
valorizzazioni di una parte a discapito dell’altra
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La didattica mentalista nella sua considerazione dell’apprendimento come risultante di specifiche operazioni
mentali ed evocazioni mentali
Sposta il baricentro epistemologico dalle materie di studio al soggetto in apprendimento inteso nella sua più autentica accezione
ontologica dando piena realizzazione alla formula pedagogica “dell’imparare ad imparare” o “dell’apprendere ad apprendere”
che tutti P.O.F. proclamano ma che pochissimi riescono a tradurre in prassi didattica
Attraverso il “dialogo pedagogico” che consiste in una comunicazione attiva l’insegnante può promuovere negli alunni la
presa di coscienza del proprio stile di apprendimento “madrelingua pedagogica o naturale” che rappresenta il mezzo
mentale di elaborazione delle informazioni che il soggetto utilizza per entrare in rapporto con il mondo esterno
Le funzioni primarie del pensiero diventano insegnabili e spendibili nello studio dei vari contenuti disciplinari
Questa pratica pedagogica ha il merito di valorizzare il docente
come “regista” del processo di apprendimento e di rendere l’alunno “attore”
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IL CONCETTO DI INSIEME SECONDO I PRINCIPI DELLA DIDATTICA MENTALISTA
Nel primo anno della scuola primaria appare utile affrontare alcune attività logiche: classificazione, seriazione e scoperta delle relazioni che rappresentano la propedeuticità per l’insegnamento
dei concetti fondamentali dell’aritmetica e della geometria
Gli insieme rappresentano il mondo intermedio tra quello dei numeri e quello degli oggetti
Permettono la concettualizzazione ed il passaggio da un’analisi
qualitativa ad una quantitativa
IL CONCETTO DI INSIEME SECONDO I PRINCIPI DELLA DIDATTICA MENTALISTA
INSIEME (matematica): un raggruppamento di elementi sulla base di una o più caratteristiche comuni
Sin dai primi giorni di scuola l’insegnante indirizza l’alunno con attività e giochi di classificazione all’osservazione, al confronto e
alla formazione di insiemi
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ESEMPIO PRATICO DELLA METODOLOGIA MENTALISTA
COSA FA L’INSEGNANTE: L’insegnante invita gli alunni a spiegare il gesto dell’attenzione con rinforzi positivi alle risposte corrette date dai bambini
COSA FANNO GLI ALUNNI: Alcuni bambini alzano la mano e spiegano come fanno mentalmente a stare attenti durante la lezione utilizzando immagini visive e/o evocazioni auditive
ESEMPIO PRATICO DELLA METODOLOGIA MENTALISTA
COSA FA L’INSEGNANTE: La maestra invita i bambini a stare attenti perché spiegherà loro il significato della parola «insieme» utilizzando alcuni esempi tratti dalla vita quotidiana
COSA FANNO GLI ALUNNI: Gli alunni si dispongono mentalmente per attivare il gesto dell’attenzione ripetendo interiormente le parole dell’insegnante (soggetti auditivi), rivedendo le immagini mentali della spiegazione della maestra (soggetti visivi) o utilizzando entrambe le modalità (soggetti misti)
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ESEMPIO PRATICO DELLA METODOLOGIA MENTALISTA
COSA FA L’INSEGNANTE: L’insegnante spiega il concetto d’insieme non attraverso definizioni astratte, ma con esempi pratici e coinvolgenti sul piano affettivo. I bambini vengono coinvolti in palestra in attività pratiche e di gioco richiedenti il concetto d’insieme secondo i principi dello strutturalismo. Esempio: i bambini che hanno una caratteristica in comune (capelli biondi o jeans) si prendono per mano e formano un cerchio
COSA FANNO GLI ALUNNI: Gli alunni partecipano alla lezione prestando attenzione alle attività di gioco svolte in palestra. Formano i gruppi di insieme secondo le indicazioni suggerite dalla maestra. Anche alunni con disabilità fisiche e/o cognitive lievi, possono, con l’aiuto dell’insegnante di sostegno, partecipare all’attività.
ESEMPIO PRATICO DELLA METODOLOGIA MENTALISTA
COSA FA L’INSEGNANTE: In classe la maestra attiva un dialogo pedagogico con gli alunni per recuperare, sul piano mentale, l’esperienza svolta in palestra e rappresentarla sul quaderno mediante disegni e brevi spiegazioni scritte
COSA FANNO GLI ALUNNI: Gli alunni riferiscono di risentire nella mente le spiegazioni dell’insegnante e/o di rivedere immagini dei compagni che formavano i vari gruppi-insieme. I bambini disegnano sul loro quaderno l’esperienza svolta con una breve frase riassuntiva. Elena (alunna affetta da tetraparesi spastica) afferma di essersi ripetuta nella testa le parole della maestra e spiega verbalmente le attività svolte in palestra.
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ESEMPIO PRATICO DELLA METODOLOGIA MENTALISTA
COSA FA L’INSEGNANTE: Si continua l’attività in classe prendendo come tema «La fattoria degli animali» (passaggio dall’esperienza al piano culturale). L’insegnante spiega agli alunni che per formare un insieme occorrono elementi con qualcosa in comune. Nella fattoria ad esempio vivono diversi animali «domestici» (alla lavagna viene scritto e spiegato il significato del termine «domestico»). Agli alunni viene chiesto di evocare gli animali che vivono nella fattoria con le loro caratteristiche. Viene concesso un minuto di tempo per favorire l’evocazione mentale degli animali.
COSA FANNO GLI ALUNNI: Gli alunni prestano attenzione alla spiegazione della maestra relativa al termine «domestico» e lo fissano nella loro mente ciascuno utilizzando la propria «madrelingua pedagogica». Restano un minuto in silenzio per evocare in modo visivo e/o auditivo gli animali domestici della fattoria. Molti bambini utilizzano automaticamente il gesto della riflessione, riescono a rievocare e a descrivere i principali animali domestici. Elena elenca verbalmente all’insegnante di sostegno i pochi animali che conosce.
ESEMPIO PRATICO DELLA METODOLOGIA MENTALISTA
COSA FA L’INSEGNANTE: L’insegnante recupera le informazioni fornite dai bambini con rinforzi positivi e disegna alla lavagna gli animali menzionati. Scrive sotto ognuno di loro il nome corrispondente chiedendo agli alunni il gesto dell’attenzione per fissarlo nella testa.
COSA FANNO GLI ALUNNI: I bambini disegnano sul quaderno gli animali rappresentati alla lavagna e attivano il gesto dell’attenzione per risentire e/o rivedere le informazioni nella loro testa. Elena collabora con l’insegnante di sostegno che disegna e colora per lei gli animali.
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ESEMPIO PRATICO DELLA METODOLOGIA MENTALISTA
COSA FA L’INSEGNANTE: La maestra controlla la correttezza del gesto dell’attenzione coinvolgendo nel dialogo pedagogico i bambini più timidi e meno partecipi.
COSA FANNO GLI ALUNNI: I bambini più passivi vengono coinvolti direttamente dall’insegnante e fanno vedere i loro disegni ai compagni rispondendo alle domande della maestra.
ESEMPIO PRATICO DELLA METODOLOGIA MENTALISTA
COSA FA L’INSEGNANTE: La lezione si conclude con la definizione di «insieme», termine con il quale si indica un gruppo di oggetti, di persone o di animali che hanno una o più caratteristiche in comune. Ciascun insieme presenta un’etichetta-concetto e viene rappresentato con una linea chiusa per indicare l’appartenenza.
COSA FANNO GLI ALUNNI: Gli alunni, dopo aver ascoltato la definizione di insieme, si esercitano svolgendo alcuni esercizi (fase operativa) forniti in fotocopia dall’insegnante, cercando di attivare spontaneamente il gesto della riflessione. Elena esegue gli esercizi indicando all’insegnante le operazioni da svolgere.
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ESEMPIO PRATICO DELLA METODOLOGIA MENTALISTA
Su questo modello sono stati poi sviluppati percorsi per insegnare gli insiemi per rappresentare la realtà, i numeri, i concetti logici e per risolvere situazioni problematiche
I concetti più complessi, soprattutto quelli di aritmetica, possono essere insegnati in modo più efficace se l’alunno diventa consapevole del proprio stile di apprendimento e delle operazioni mentali necessarie per eseguire il compito
CONCLUSIONI
Nel campo della ricerca pedagogica la didattica mentalista costituisce una novità metodologica utile per affrontare in modo più incisivo il problema dell’insegnamento e dell’apprendimento metacognitivo
Essa favorisce una didattica più fruttuosa, contribuisce all’innalzamento della professionalità docente rendendo gli alunni più consapevoli e responsabili del proprio successo scolastico.
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CONCLUSIONI
La Didatt ica Mental is ta favorisce i l passaggio dal “sapere” (monismo pedagogico) al “conoscere come sapere” (dualismo pedagogico), presupposto essenziale per una scuola moderna e realmente formativa
BIBLIOGRAFIA
• AA.VV. (1996), La pratica pedagogica della Gestione Mentale, Edizioni Del Cerro, Pisa • La Garanderie A. de (2003), I mezzi dell’apprendimento e il dialogo con l’alunno, Erickson, Trento • Morin E. (2001), I sette saperi fondamentali all’educazione del futuro, Raffaello Cortina, Milano • Sacchelli P. (2005), Prevenire e risolvere le difficoltà ortografiche con il metodo della Gestione Mentale, Anicia, Roma • Sacchelli P., Angeloni M. (2010), “Una didattica metacognitiva e mentalista”, Giunti OS, Firenze, Psicologia e Scuola, 8, XXX, 9-14