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n. 49 dimensione Pro loco Fontanafredda Associazione Pro Fontanafredda Via Grigoletti, 11 33074 Fontanafredda (PN) Tel. e Fax. 0434 998532 [email protected] www.prolocofontanafredda.com orario ufficio: lun. gio. 15:00/19:00 mar. mer. ven. 9:00/13:00 Direttore responsabile: Cristina Turchet Direttore: Antonio Zilli Comitato di redazione: Nicoletta Talon, Lidia Sfreddo Cusin, Edi Della Flora. Registrazione Tribunale di Pordenone n. 517 del 10.09.2004 Stampato presso la tipografia Rapini di Pordenone Affiliata a: Consorzio Pro Loco Meduna-Livenza Periodico d’informazione e cultura rivolto ai soci. settembre 2016 Gentili lettori, ritengo opportuno che la prima pagina non debba essere un’esclusiva dell’editoriale, ma condivisa del pari con articolo di particolare interesse e attualità. Iniziamo con questo numero dando spazio a quello di Nicoletta Talon. Editoriale L’anno in corso è caratterizzato da importanti anniversari a livello nazio- nale e anche di più. Ricorrono i 50 anni della fondazione del WWF, i 70 anni del diritto di voto alle donne e i 40 del terremoto in Friuli: c’è un filo condut- tore che lega queste ricorrenze, è quello della solidarietà, dello sforzo comune per il bene dell’umanità, dell’impegno gratuito e disinteressato per un mondo migliore. In un mondo squassato da violenze inaudite e da situazioni di disagio e sfruttamento che si pensava dovessero ormai appartenere al passato, in un momento in cui timori e incertezze stanno aumentando e creando sgo- mento soprattutto da parte dei giovani per il loro futuro, quando i punti fermi stanno diventando sempre più aleato- ri, almeno vi sono delle certezze. Quella più importante è che la grande maggioranza della società delle persone è convinta di fare la propria parte per almeno arginare la dilagante infiltrazione dell’egoismo, della catti- veria e della violenza. Spostando il ragionamento in situazioni molto più piccole ma diffusamente presenti nel territorio, ci piace pensare che il volon- tariato rappresenti un punto fermo dove la gente può e ha diritto di aspet- tarsi comportamenti improntati a solidarietà, generosità e altruismo. Sono valori che significano fede nel Internet e la conoscenza L'utilizzo di Internet e dei social media ha cambiato profondamente il modo con cui le informazioni e le conoscenze si diffondono e le modalità con cui le persone cercano, studiano, interagiscono. Nella rete digitale si trovano in abbondanza dati, notizie, argomenti. Si sarebbe quindi portati a pensare che a tale ampiezza di contenuti corrispondesse automaticamente un'ampia diffusione della conoscenza. Tuttavia, la situazione non è così semplice. La straordinaria libertà di informazione che gli strumenti del web consentono si accompagna ad un'ampia possibilità di pubblicazione: chiunque può scrivere qualcosa nella rete, soprattutto attraverso i social media come facebook; non esiste però alcun vaglio preventivo rispetto alla veridicità di quanto viene pubblicato in rete. Come affermava Umberto Eco, “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli”, che hanno in effetti lo stesso diritto di parola e di scrittura di un Premio Nobel. L'espansione dei social contribuisce quindi alla diffusione anche di informazioni false o infondate. Il problema è allora riuscire a filtrare le informazioni per poter selezionare quelle corrette. Mentre nelle pubblicazioni su carta (libri, riviste, etc.) l'editore garantisce un filtro e si conoscono gli autori o le istituzioni responsabili del contenuto, e quindi è piuttosto agevole individua- re le fonti più meritevoli della nostra fiducia (ad esempio, le informazioni
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n. 49

dimensione

dimensione Pro loco Fontanafredda

Associazione Pro Fontanafredda Via Grigoletti, 11 33074 Fontanafredda (PN) Tel. e Fax. 0434 998532 [email protected]

www.prolocofontanafredda.com

orario ufficio: lun. gio. 15:00/19:00 mar. mer. ven. 9:00/13:00

Direttore responsabile: Cristina Turchet

Direttore: Antonio Zilli

Comitato di redazione: Nicoletta Talon, Lidia Sfreddo Cusin, Edi Della Flora. Registrazione Tribunale di Pordenone n. 517 del 10.09.2004 Stampato presso la tipografia Rapini di Pordenone

Affiliata a:

Consorzio Pro Loco Meduna-Livenza

Periodico d’informazione e cultura rivolto ai soci.

sett

em

bre

2016

Gentili lettori, ritengo opportuno che la prima pagina non debba essere un’esclusiva dell’editoriale, ma condivisa del pari con articolo di particolare interesse e attualità.

Iniziamo con questo numero dando spazio a quello di Nicoletta Talon.

Editoriale L’anno in corso è caratterizzato da

importanti anniversari a livello nazio-nale e anche di più. Ricorrono i 50 anni della fondazione del WWF, i 70 anni del diritto di voto alle donne e i 40 del terremoto in Friuli: c’è un filo condut-tore che lega queste ricorrenze, è quello della solidarietà, dello sforzo comune per il bene dell’umanità, dell’impegno gratuito e disinteressato per un mondo migliore.

In un mondo squassato da violenze inaudite e da situazioni di disagio e sfruttamento che si pensava dovessero ormai appartenere al passato, in un momento in cui timori e incertezze stanno aumentando e creando sgo-mento soprattutto da parte dei giovani per il loro futuro, quando i punti fermi stanno diventando sempre più aleato-ri, almeno vi sono delle certezze.

Quella più importante è che la grande maggioranza della società delle persone è convinta di fare la propria parte per almeno arginare la dilagante infiltrazione dell’egoismo, della catti-veria e della violenza. Spostando il ragionamento in situazioni molto più piccole ma diffusamente presenti nel territorio, ci piace pensare che il volon-tariato rappresenti un punto fermo dove la gente può e ha diritto di aspet-tarsi comportamenti improntati a solidarietà, generosità e altruismo.

Sono valori che significano fede nel

Internet e la conoscenza

L'utilizzo di Internet e dei social media ha cambiato profondamente il modo con cui le informazioni e le conoscenze si diffondono e le modalità con cui le persone cercano, studiano, interagiscono. Nella rete digitale si trovano in abbondanza dati, notizie, argomenti. Si sarebbe quindi portati a pensare che a tale ampiezza di contenuti corrispondesse automaticamente un'ampia diffusione della conoscenza. Tuttavia, la situazione non è così semplice.

La straordinaria libertà di informazione che gli strumenti del web consentono si accompagna ad un'ampia possibilità di pubblicazione: chiunque può scrivere qualcosa nella rete, soprattutto attraverso i social media come facebook; non esiste però alcun vaglio preventivo rispetto alla veridicità di quanto viene pubblicato in rete.

Come affermava Umberto Eco, “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli”, che hanno in effetti lo stesso diritto di parola e di scrittura di un Premio Nobel. L'espansione dei social contribuisce quindi alla diffusione anche di informazioni false o infondate.

Il problema è allora riuscire a filtrare le informazioni per poter selezionare quelle corrette.

Mentre nelle pubblicazioni su carta (libri, riviste, etc.) l'editore garantisce un filtro e si conoscono gli autori o le istituzioni responsabili del contenuto, e quindi è piuttosto agevole individua-re le fonti più meritevoli della nostra fiducia (ad esempio, le informazioni

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buon vivere.

Agli inizi di settembre, cominceranno le “Gior-nate dell’Acqua”. L’impostazione di questa mani-festazione si è evoluta negli anni dandosi conno-tati sempre più culturali, proprio per focalizzare l’attenzione sul tema “acqua”, sulla sua difesa come bene indispensabile e prezioso. Vi sarà un primo convegno sull’argomento acqua il 2 set-tembre in Ca’ Anselmi, il giorno seguente la biciclettata sui luoghi d’acqua nel nostro territo-rio e la sera dello stesso giorno, un concerto rock.

E’ organizzato soprattutto per i giovani: 32 elementi tra percussioni, tastiere, chitarre e fiati, quasi tutti maestri di musica, più il coro delle SimpleVoices, davvero una compagine di alto livello: sarà una finestra nel programma più serioso dei convegni. Ingresso libero. In ottobre effettueremo una visita guidata ad un impianto di troticoltura. Ci giungono segnali di conferma circa imminenti interventi di sistemazione e riqualifica-zione delle "Fontane" che danno il nome al paese. E' una argomento che da sempre sosteniamo con grande convinzione e che non può che trovare unanime plauso e consenso.

Confidiamo in una vasta adesione della citta-dinanza a questi incontri, perché il segnale - specialmente in un comune che si chiama Fonta-nafredda – deve essere forte e chiaro.

La difesa dell’ambiente a livello regionale e nazionale, deve coniugarsi con la parola elettora-to e gli attori di questa causa siamo noi tutti.

In settembre avrà luogo il viaggio culturale in Polonia, il richiamo di un territorio ricco di arte e storia ha garantito all’iniziativa fin da subito entusiastica adesione. Il 24 settembre avrà luogo sempre in Ca’ Anselmi la premiazione per i con-corsi di fotografia e poesia.

La violenza contro le donne. Assistiamo ad una recrudescenza di episodi di

violenza contro le donne, che sempre di più sfociano nell’assassinio di mogli, fidanzate, madri. Scriveva anni fa Francesco Alberoni: "chi non ha più a qualsiasi titolo l'oggetto del suo amore, vive nella disperazione, ha paura della vita, diventata tormento: un arido deserto dove tutto è triste e banale".

Ma l'uomo deve trovare la chiave del rispetto per ogni donna. Tutti noi veniamo da una donna.

La ProFontanafredda condanna con fermezza ogni e qualsiasi comportamento che contempli mancanza di rispetto verso la figura femminile, a tutti i livelli, specialmente la violenza fisica porta-ta alle estreme conseguenze.

Il Presidente

Anto Zilli

pubblicate nell'Enciclopedia Treccani hanno un valore scientifico molto più alto di quelle pubblicate in un settimanale di “pettegolezzi”), per le informazioni che si trovano in rete non è sempre facile conoscere la fonte responsabile del messaggio e quindi valutarne l'attendibilità.

Non aiuta, infatti, sapere quanti “mi piace” abbia ricevuto una pagina: si tende generalmente a condividere quasi istintivamente quello che conferma le nostre credenze ed opinioni o quello che ci colpisce, senza prendersi la briga di valutare in maniera rigorosa la fondatezza delle notizie su cui clicchiamo. Non è detto poi che le informazioni convalidate con autorevolezza dalla comunità scientifica godano delle prime posizioni nei motori di ricerca o nei social.

Inoltre, anche la maniera stessa di leggere i contenuti digitali è molto diversa dalla lettura delle pagine di carta: lo scorrere dei documenti digitali è spesso più condotto dall'onda dell'emozione che guidato dal pensiero critico e la velocità di scorrimento non facilita la riflessione e l'approfondimento che sono essenziali per lo sviluppo della conoscenza.

Certamente, se uno ha volontà di conoscere e curiosità di capire può dedicare un po' di tempo a verificare in Internet se quanto vede sullo schermo sia un'informazione valida o una sciocchezza.

Se quindi apprezziamo la vastità di dati e la ricchezza di contenuti disponibili, la rapidità di diffusione delle notizie provenienti da tutto il mondo, la facilità di utilizzo degli strumenti digitali e la libertà di comunicazione che consentono, sappiamo che la rete è un grande spazio di incontro e volentieri la utilizziamo: siamo però anche consapevoli di quello che in Internet possiamo trovare.

Nicoletta Talon

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In questo numero

Cosa abbiamo fatto

Escursione in montagna .................................................................................................... 4

Programmi futuri

Le giornate dell’Acqua 2016 .............................................................................................. 5

Biciclettando a Fontanafredda…tra acqua e natura ......................................................... 6

Concerto di musica rock .................................................................................................... 7

Premiazioni ........................................................................................................................ 8

Concerto in Villa ................................................................................................................ 9

Sulle orme della Grande Guerra ...................................................................................... 10

Notizie Pro

Intitolazione della Biblioteca Civica ................................................................................. 11

Attualità

Le parole delle donne ...................................................................................................... 12

Rain Man ......................................................................................................................... 13

La Grande Guerra

Dal diario di Oreste Agnelli Zampa ................................................................................. 14

Fontanafreddesi nel mondo

Migrazioni dal Triveneto verso il Brasile ......................................................................... 15

La mia Africa

Sottosopra ....................................................................................................................... 17

Poesia

Quello che vorrei ancora ................................................................................................. 19

Desidèri di evasiòn........................................................................................................... 20

Attimi di vita

Gente povera e povera gente .......................................................................................... 20

Cinematografo

Il fascino delle 7 note ....................................................................................................... 22

Antonio Centa .................................................................................................................. 24

Dalle associazioni

La latteria di Ceolini ......................................................................................................... 27

Un nuovo anno di musica con il Circolo Musicale "G. Verdi" .......................................... 28

45° gemellaggio Avis e non sentirli… .............................................................................. 29

Istituto Comprensivo di Fontanafredda

Si cambia ......................................................................................................................... 31

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Cosa abbiamo fatto

Escursione in montagna

Rimandata per avverse condizioni meteo dal 26 giugno a domenica 3 luglio, si è svolta la ormai consolidata camminata in montagna: quest'anno in zona dell’Alpago, Alta Via dei Silenzi.

36 gambe più o meno allenate hanno inforca-to il sentiero che da Pian Canaje a quota 1.068 mt, ci ha portati al Sasso della Madonna a quota 1.657 mt, attraversando Cimon di Palantina.

Indugiando tra meravigliosi boschi di faggi e balze erbose, si sono aperti ai nostri occhi scorci e panorami sempre diversi che solo la montagna sa dare.

tre ore di cammino sempre in costante pen-denza hanno messo un po’ a dura prova i muscoli induriti, ma il meteo perfetto e la impeccabile organizzazione di Mario Ballarin e Augusto To-mietto hanno reso la giornata serena e piacevo-lissima.

Il bicchiere della staffa a Val Menera ha chiuso una giornata “insieme”.

Anto Zilli

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Programmi futuri

Le giornate dell’Acqua 2016

Programma

VENERDÌ 2 SETTEMBRE ore 20:00 in Ca’ Anselmi

Acquacoltura e sicurezza alimentare Relatore: Pier Antonio Salvador, presidente nazionale API (associazione pescicoltori italiani).

SABATO 3 SETTEMBRE ore 9:00

partenza dal piazzale Ca’ Anselmi

Biciclettando a Fontanafredda…tra acqua e natura Percorso cicloturistico di circa 10km alla scoperta delle bellezze naturali del nostro comune.

Info e iscrizioni in Pro loco.

ore 20:45 parcheggio Ca’ Anselmi Concerto Rock progetto Jon Lord Forever un’opportunità per godere di buona

musica sotto il cielo di Fontanafredda, ingresso libero.

SABATO 24 SETTEMBRE ore 18:00 in Ca’ Anselmi

Premiazioni: - 2° Contest fotografico “Rifletti sull’acqua”

- 6° Concorso di poesia “La canzone dell’acqua”

MOSTRE IN SEDE PRO LOCO

Nel mese di ottobre:

“Rifletti sull’acqua” In mostra una selezione delle migliori foto partecipanti alla seconda edizione del concorso fotografico.

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Biciclettando a Fontanafredda… tra acqua e natura

Sabato 3 settembre 2016

In occasione delle Giornate dell’Acqua 2016 vi proponiamo un’uscita alla scoperta del territorio ed in parti-

colare di alcuni corsi d’acqua di cui è ricca Fontanafredda.

Partiremo ognuno in sella alla propria bicicletta alla volta del fiume Livenza sulla cui sponda ascolteremo i

racconti della vita di un tempo dal Sig. Luigi Fedrigo, continuando poi verso la chiesetta di Sant’Antonio di

Nave, per poi giungere in via Brigata Osoppo ove ci sarà la possibilità di pranzare in compagnia.

PERCORSO di circa 10km (difficoltà minima)

- Via Brigata Osoppo: 1^ sosta

- fiume Livenza: 2^ sosta

- chiesetta Sant’Antonio di Nave: 3^ sosta

- Via Brigata Osoppo: pranzo in compagnia.

- Il rientro a Fontanafredda sarà in autonomia

IN CASO DI PIOGGIA

La biciclettata sarà annullata.

ISCRIZIONE E PRANZO

Iscrizione obbligatoria presso la sede Pro loco preferibilmente entro lunedì 29 agosto.

La partecipazione alla visita in bicicletta è gratuita.

Pranzo conclusivo con menù casereccio in via Brigata Osoppo in mezzo alla natura, il pranzo sarà organizza-

to dalla Pro Fontanafredda. Un dolcetto da parte di qualche persona particolarmente abile sarà gradito.

Quota pro capite € 10,00 da versare all’atto dell’iscrizione. Per motivi di spazio max 50 partecipanti.

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Concerto di musica rock

Piazzale Ca’ Anselmi

Sabato 3 settembre 2016

Ore 20:45

Ingresso libero

I brani proposti saranno tratti dal panorama della musica rock internazionale degli anni '70 e del progressive Italiano in cui l'organo hammond è il protagonista indiscusso. Si alterneranno sul palco vari musicisti del Pordenonese:

- I Caimani con Costantino Garbo, Giuliano Garbo, Piero Verardo, Enzo Bidinot. - Jon Lord Forever Ensamble: Paolo Moretto, Giuseppe Capo, Fabio Boscarato, Gianni Moretto, Giovanni Venier, Silvia Intelisano. - Coro Simple Voice: diretto da Maria Laura Scomparcini (coro di 15 elementi). - Fiati: sessione di quattro fiati (tromba, trombone, sax soprano e sax) tenore diretti dal maestro Didier Ortolan.

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Premiazioni

Contest fotografico e Concorso di poesia

Sabato 24 settembre 2016

Sabato 24 settembre al secondo piano di Ca’ Anselmi si terranno le premiazioni di due concorsi organiz-

zati dalla Pro loco: il secondo Contest fotografico di Fontanafredda e il Concorso di poesia “I sapori

dell’Acqua”, giunto quest’anno alla 6^ edizione.

Ricordiamo che il termine ultimo per la consegna delle opere legate al Contest Fotografico è venerdì 19

agosto 2016. Affrettatevi vi aspettiamo!

Alle ore 18:00

Cerimonia di premiazione dei vincitori del Concorso di poesia, sul tema “La canzone dell’acqua”, e del

Contest Fotografico “Riletti sull’acqua”. Saremo allietati da intermezzi musicali a cura del Circolo Culturale

Musicale “G. Verdi” di Fontanafredda con:

Daniela Polese – pianoforte

Monica Trevisan – pianoforte

Diego Alberto Biancolin – voce recitante

Giovanni Vettorello – voce recitante

Nicoletta Talon – voce recitante

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Concerto in Villa

“L’eredità di Jubal

temi ebraici nella musica europea”

Altolivenza Festival 2016

Fontanafredda, Villa Zilli

Domenica 25 settembre, ore 16:00

L'appuntamento settembrino con l'Altolivenza Festival a Fontanafredda sarà caratterizzato da un continuo rimando, speculare, tra la musica classi-ca ed il jazz, riconfermando la peculiarità dell’appuntamento, concentrata proprio nel confronto tra generi musicali. La musica ebraica sarà il tema oggetto di quest’anno: cinquecento anni fa, nel 1516, veniva costituito il Ghetto di Venezia e l’anniversario diventa occasione per una panoramica sulla musica ebraica e la conta-minazione tra questa e la più vasta civiltà musica-le europea.

Verranno proposte musiche di compositori ebrei, ma anche opere di musicisti semplicemen-te affascinati da temi della tradizione ebraica: come Kol Nidrei, tra i più noti canti ebraici, usato per il servizio serale dello Yom Kippur, ricorrenza religiosa ebraica, e tema di una composizione per violino e pianoforte di Max Bruch. Ebreo era invece Marc Bloch, che utilizza il sinuoso tema di Nigun, ispirandosi alle musiche melismatiche diffuse nei riti dell’ebraismo chassidico. Sempre di origini ebraiche, ma lituano e naturalizzato americano, Joseph Achron, compositore attivo nella prima metà del ‘900: dal suo ciclo di opere dedicate alla musica ebraica (Hebrew Melody), il violinista trevigiano Alberto Stiffoni e la pianista austriaca Irina Vaterl proporranno due brani.

Tutti i temi proposti si rifletteranno nell’interpretazione di brani popolari della tradi-zione ebraica europea tra canti e musiche che caratterizzano i momenti quotidiani. Dai matri-moni, ai funerali, fino alle feste collegate alla religione: la musica che accompagna i riti di passaggio delle comunità è testimone di antiche e radicate tradizioni che identificano gli ebrei europei in una storia millenaria. Molti temi sono stati ripresi da formazioni moderne attuali, che li hanno portato a conoscenza del grande pubblico.

Il compito di interpretarle sarà affidato al quintetto formato da Ermes Ghirardini alle per-cussioni, Lorenzo Marcolina al clarinetto, Romano Todesco alla fisarmonica, Alessandro Turchet al contrabbasso insieme alla cantante Laura Scom-parcini.

L’appuntamento fontanafreddese di Altoliven-za Festival è organizzato dall’Associazione Cultu-rale Altoliventina XX Secolo e dal Circolo Cultura-le-Musicale “Giuseppe Verdi” di Fontanafredda, in collaborazione con la Pro Fontanafredda e con il patrocinio e contributo del Comune di Fontana-fredda. In caso di maltempo, il concerto si svolge-rà presso la sala di rappresentanza comunale al II piano di Ca’ Anselmi.

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Sulle orme della Grande Guerra

Domenica 9 ottobre 2016

Domenica 9 ottobre avremo occasione di visi-tare uno dei più cruenti campi di battaglia dello scacchiere italo-austriaco della Grande Guerra: il Carso e, più precisamente, le zone attigue a Redipuglia e al Monte San Michele. Si tratta dello scenario in cui le fanterie del Regio Esercito, durante le prime sei battaglie dell'Isonzo, attac-carono sanguinosamente le difese austro-ungariche nel periodo giugno 1915 - agosto 1916, sino allo spostamento del fronte verso oriente cagionato dall'operazione che portò alla conqui-sta di Gorizia.

Il primo sito in cui ci inoltreremo sarà il com-prensorio del Sacrario di Redipuglia, con il Museo Casa Terza Armata, il Colle di Sant'Elia con le vestigia del Cimitero degli Invitti e l'ossario vero e proprio, risalente alla fine degli anni trenta. E' il più grande camposanto militare italiano e uno dei maggiori al mondo, custodendo le salme di oltre 100.000 caduti. Ai piedi della maestosa e com-movente scalea, ci imbatteremo in un primo trinceramento facente parte della linea pedecar-sica dell'Armata del Duca d'Aosta, facilmente osservabile anche nei suoi marziali vani interni.

Ripreso il mezzo, saliremo al Monte Sei Busi, che invero è un altopiano collinoso non più eleva-to di 118 metri sul livello di mare. In un contesto emblematicamente carsico, ci aggireremo per i ben conservati complessi trincerati italiani, scen-deremo nella Dolina dei 500 (nota anche come Dolina dei Bersaglieri) e riconosceremo diverse iscrizioni che ancora oggi testimoniano la voce di

quei ragazzi in armi costretti a vivere e morire in un territorio rude, all'epoca quasi desertico.

Il pomeriggio lo dedicheremo all'area monu-mentale del Monte San Michele e ai dintorni di San Martino del Carso, quello che durante il conflitto fu forse il più temibile settore di tutto il fronte. Celebre per la presenza, quale fante della Brigata Brescia, di Giuseppe Ungaretti che ivi scrisse alcune delle sue più rinomate poesie, il San Michele è anche l'altura su cui per la prima volta si utilizzò massicciamente l'arma chimica (attacco degli imperiali coi gas asfissianti del 29 giugno 1916), nonché un sito sacro alla memoria ungherese, visto che furono soprattutto reggi-menti Honved e altri reparti magiari a sacrificarsi, sul versante asburgico, per la sua strenua difesa. Penetreremo quindi nell'articolata galleria-cannoniera presente sotto cima 3, apprezzando le vestigia delle trincee italiane (dove operò anche Ungaretti), le fortificazioni austro-ungariche e alcune interessantissime vestigia ungheresi.

Per percorrere nel migliore dei modi questo non difficile itinerario "alla ricerca della nostra storia", si consiglia un abbigliamento sportivo e delle calzature da trekking o da ginnastica. Il tracciato è adatto a tutti coloro che non soffrono di disturbi che impediscono di camminare facil-mente.

Durante la giornata saremo accompagnati dall'esperto storico sulla Grande Guerra, Marco Pascoli, fondatore del Museo della Grande Guer-ra di Ragogna.

PROGRAMMA VISITA GUIDATA: -ore 7:30 partenza dal piazzale retrostante Ca’Anselmi con pullman granturismo - ore 9:00 arrivo al Sacrario di Redipuglia - pranzo presso la trattoria Al Chiosco - ore 20:00 circa rientro a Fontanafredda PROGRAMMA SERATA PROPEDEUTICA: -venerdì 30 settembre ore 20:30, sala comunale Ca’Anselmi, serata aperta a tutti gli interessati, a cu-ra del Dott. Marco Pascoli, storico esperto degli eventi della Grande Guerra. CONSIGLI UTILI: è consigliato un abbigliamento comodo, scarpe da ginnastica, giacca a vento, ombrellino. QUOTA D’ISCRIZIONE: € 47,00 comprensivo di trasporto, guida e pranzo. ISCRIZIONE in sede Pro Loco entro il 30 settembre 2016 (max 50 partecipanti).

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Notizie Pro

Intitolazione della Biblioteca Civica

Riportiamo la risposta del Sindaco Claudio Peruch in merito alla richiesta fatta.

Fontanafredda, 13 giugno 2016

Prot. N. 12232

Egregio Signor Presidente,

è davvero con grande piacere che accogliamo la proposta della pro Fontanafredda: in Consiglio Comunale e

in Giunta avevo già espresso ufficialmente l’intenzione di questa amministrazione di procedere in proposi-

to, intitolando la Biblioteca Civica a Nilo Pes; questo pochi giorni dopo la sua scomparsa.

La procedura è stata comunque avviata al fine di ottenere la liberatoria dalla famiglia Pes e dalla Prefettura,

rimaniamo in attesa dell’esito certamente positivo.

Cordialmente,

Claudio Peruch

Sindaco di Fontanafredda

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Attualità

Le parole delle donne

Fatti e personaggi sono frutto di fantasia.

Francesco è un bambino vivace con i suoi ric-cioli biondi e gli occhi verdi che scrutano il mondo cercando risposte ai mille perché. Un giorno, tornando da scuola, dice: “Sara, la mia compagna di banco, piange tutti i giorni. Cosa posso fare?” La madre, orgogliosa per aver cresciuto un figlio così sensibile, gli risponde sorridendo: “Siediti accanto a lei, chiedile cosa la fa stare così male e, soprattutto, ascolta bene ciò che ti racconta”. Il giorno seguente Francesco vede Sara, seduta al suo solito angolino, sola come sempre, con la testa sulle ginocchia e il viso completamente nascosto dai lunghi capelli corvini. Il bambino le siede accanto, le sfiora la mano e aspetta che lei alzi i suoi grandi occhi neri. “Perché piangi?” le chiede con dolcezza. Sara risponde fra i singhioz-zi: “Perché quei bambini laggiù mi prendono in giro e mi tirano i capelli perché non so giocare a calcetto”. Francesco le resta vicino finché non si calma. A casa ripensa a cosa potrebbe fare per farla sentire meno sola e si ricorda che a Sara piacciono gli animali, così le porta a scuola le sue figurine con tutti gli animali più strani, sperando di strapparle un sorriso. Il gioco funziona, la bambina cerca sempre la compagnia del suo amico e i bulli della scuola non la infastidiscono più. Gli anni passano. Sara si trasferisce in un'al-tra città, Francesco s'iscrive al liceo e, di fatto, i due si perdono di vista per parecchio tempo. Proprio nella nuova scuola Francesco conosce Carlo e Filippo, persone dalle risate sguaiate e dai modi volgari, che passano il loro tempo su Inter-net, a guardare foto osé. A ricreazione poi, le loro conversazioni hanno un unico argomento, e Francesco davvero non capisce quale divertimen-to si provi nel guardare così morbosamente i corpi delle donne. Una sera però, si lascia convin-cere ad andare con loro in un locale notturno dove le ragazze ballano sul cubo, quasi comple-tamente nude. Il night è pieno di fumo e com-menti pesanti; illuminato solo da alcuni fasci di luce rossa che, girando su se stessi, colpiscono le varie parti del corpo della ballerina di turno. All'alba i tre ragazzi tornano a casa ma, mentre Carlo e Filippo se ne vanno dritti a dormire, Francesco trova sua madre ad aspettarlo in salotto: “Dove siete stati?”, gli chiede con aria preoccupata. “Ma dai, mamma! Ero con Carlo e

Filippo, li conosci da un pezzo...”. La donna ripete la medesima domanda, ma questa volta con maggiore fermezza. “E vabbé, siamo andati in quel locale dove ci sono le ragazze..”, risponde Francesco con tono indifferente ed evasivo. “Vergognati!”, urla la madre, in un moto di rab-bia; poi, senza quasi riprendere fiato: “Le donne vanno ascoltate e comprese, non spogliate con gli occhi! Non farlo mai più!”. Detto ciò, si ritira nella sua stanza e lascia il figlio a riflettere sino a mat-tina inoltrata. Passano gli anni e Francesco s'iscri-ve all'università. Un giorno, in biblioteca, incontra una ragazza dai lunghi capelli corvini; lo saluta, ma lui sembra non riconoscerla. La mattina seguente i loro sguardi s'incrociano nuovamente e questa volta, notando la stessa espressione smarrita del ragazzo, dice: “Ma come, non mi riconosci? Sono Sara, la tua compagna di banco, quella che veniva derisa perché non sapeva giocare a pallone...” “...e io, per farti tornare il sorriso, ti portavo le figurine”, completa France-sco, ricordando. Dagli scherzi all'amore il passo è breve. Così i due ragazzi vivono un anno di auten-tica passione. Una domenica sera, durante l'abi-tuale cena in pizzeria, Sara appare scura in volto, taciturna, evita lo sguardo di Francesco. Preso dal panico, lui le stringe convulsamente la mano, quasi a volerla trattenere, ma in fondo già perfet-tamente consapevole di averla persa. Sara, con la voce strozzata, gli dice: “Amore, fra noi è stato tutto fantastico; però ora io amo un altro...”. Francesco la guarda; afferra il bicchiere di birra che ha di fronte e ne beve una lunga sorsata, quasi a voler scacciare quel sapore troppo amaro che gli ha improvvisamente invaso la bocca. La cena si conclude in silenzio e, sempre senza dire una parola, Francesco riaccompagna Sara a casa. Nei giorni seguenti diserta le lezioni. È troppo difficile vederla e non poter baciare le sue labbra. Si chiude a riccio; non esce più. Ma ogni mattina ed ogni sera le manda un SMS e fa squillare il suo cellulare finché la linea non cade automaticamen-te. Tutto per farla tornare con lui; lei non rispon-de e lui, giorno dopo giorno sprofonda nel buio. Sua madre, che fino ad allora è rimasta a guarda-re, lo convince a rivolgersi ad un medico. France-sco le dice di essere distrutto dalla fine della storia con Sara, ma non trova il coraggio di con-fessarle degli SMS e delle telefonate quotidiane.

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Durante il suo primo incontro con la dottoressa Francesco narra in tono asciutto la sua storia, ma solo al quinto appuntamento racconta tutta la verità. La psicologa gli prescrive questa cura: prima di prendere in mano il cellulare, si sforzi di pensare ai sentimenti di Sara. Solo tentando di metterci nei panni, evitiamo di far loro violenza, nonostante il male che possono averci provocato.

Ora Francesco è uscito dal suo dolore; lo ha fatto senza scaricare la sua rabbia su Sara. Tutto grazie alle donne che ha incontrato lungo il suo cammi-no e che gli hanno insegnato a rispettarle. Sem-pre e comunque.

Loretta Del Tedesco

Rain Man “Ombrelli belli pochi schei, costa poco solo 12

euro…dai dammi 10…” Nero come il carbone, sorriso smagliante,

questa è la storia di Rain Man, un “Vù Cumprà”, residente a Treviso proveniente dal Senegal. Arrivato nel Nord Est, non si sa come, trova impiego presso un mobilificio dell’hinterland trevigiano come operaio, ma, per colpa della crisi, l’azienda dove lui lavora chiude e così si ritrova assieme ad altri 30 operai senza lavoro.

Lui però non molla: “Ho bisogno di lavorare, devo mandare i soldi alla mia famiglia in Sene-gal”.

Decide così di prendere la licenza di ambulan-te e di vendere ombrelli, solo ombrelli, ombrelli colorati anti vento e mi spiega: “Sono anti vento, perché, se viene un colo d’aria e l’ombrello si gira, le stecche non si piegano perché sono ton-de, come quelle di una volta, fatte per durare…”.

In Italia da molti anni, parla bene l’italiano: “In spiaggia non potrei vendere, perché la licenza qui non vale, c’è il pericolo che se mi ferma la Polizia Municipale mentre giro in spiaggia, mi sequestra tutta la merce…”.

Non riesco a dargli un età, certo non deve ave-re una vita facile, è in attesa di un lavoro più remunerativo e intanto: “Sono qui con un amico,

di solito faccio i mercati, sono stato anche a Pordenone e a Sacile ma con l’arrivo dell’estate in città si vende meno, qui c’è più possibilità”.

Ha lasciato il suo paese per venire a lavorare in Italia, per il momento non ha avuto fortuna, ma ha avuto la forza di trovarsi un lavoro onesto e dignitoso: “Domani ritorno e ti faccio un buon prezzo a domani”.

“Non ho bisogno di un ombrello, se lo prendo lo faccio solo per darti una mano”, rispondo io.

La mattina dopo, ritorna sempre con il suo sorriso, non quei sorrisi stampati dei commessi del centro, ma di quelli che affrontano la vita giorno per giorno, e gli chiedo: “Dove vai a pren-dere questi ombrelli?”

E lui: “Tutta la merce che vendiamo andiamo a prenderla a Padova, arriva dalla Cina!!!”

Non potevo fare a meno di comprare l’ombrello, qualsiasi fosse il prezzo… e mentre lo guardo che si allontana, penso: “Ma come fa a sorridere sempre, vive alla giornata, chissà dove dorme é costretto a spostarsi continuamente di città in città, ma, soprattutto, chi glielo fa fare ad andare su e giù sotto il sole, con questo caldo per soli 5 euro? Buona fortuna Rain Man!”

Gianluca Da Pieve

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La Grande Guerra

Dal diario di Oreste Agnelli Zampa

Dedico ancora qualche riga ai diari dei soldati e al libro “Avanti Savoia!” di Paolo Giacomel.

Nel libro, oltre ad alcune azioni di guerra (ri-portate nel precedente numero del nostro perio-dico), troviamo i racconti di come si viveva in trincea e alcune fotografie che ci forniscono le immagini di ciò che ci è stato raccontato.

1 luglio 1915 “Piove a dirotto. Sono di corvè. Al rancio mi

faccio come un pulcino e sono arrabbiato perché ieri sera non ebbi corrispondenza”. “Tutto il primo plotone si reca ad un torrente per lavare la biancheria, ma è più quella che buttano essendo piena di clausi (pidocchi), che quella che lavano.

Che fortuna che mi portai la biancheria da me, non mi hanno pagato nulla, porto più peso, ma posso cam-biarmi quando mi pare, cioè quando pare ai clausi che non mi danno requie. Faccio tutte le volte che lavo bollire con il sapone, ma non giova. Siamo proprio tutti impestati”.

3 luglio “Ci viene distribuita la paglia, almeno staremo

un po’ più asciutti, tanto più che oggi è l’unica giornata da quando sono qui che non ha piovuto e c’è il sole. Sembra una festa”.

“… Se ci dassero tutto quello che ci aspetta la vita sarebbe meno male, ma ci danno appena quel poco di rancio che fa schifo e un pane che è una creta. Tutti si soffre con i dolori di ventre ed io tutti i momenti vado di corpo e non mi reggo quasi più in piedi. Fortuna che or il servizio che devo fare è molto leggero. Il caffè ci aspetterebbe due volte al giorno e invece ce ne danno nemme-

no mezza tazza la mattina solamente, il vino pure ci aspetterebbe 2 volte al giorno ed invece ancora non sappiamo di qual colore sia. I sigari o le sigarette gratis non l’abbiamo mai avuto, ed i giornali invece descrivono che noi si sta ad una vera festa da ballo, mentre la fame e il freddo sono le uniche cose che abbiamo in abbondanza. Eppure tutto sopporto e se qualche volta scrivo qualche cosa, lo faccio dalla rabbia altrimenti mai nulla farei sapere, ma ci tirano proprio per i capelli, specialmente te, cara Rosa con i tuoi scritti a doppio senso sapendo che li comprendo

bene”. 31 luglio 2015 “Riprendiamo il la-

voro. Oggi è buon tempo. Ricevo lettera di Rosa arrabbiata perché la rimproverai. Rispondo e spero non si rinnovi tal fatto.

Qui si sta sempre sotto il fuoco delle granate e degli sdra-ples (shrapnels), ma ho scritto che sto al sicuro, almeno non staranno tanto in pensiero per la mia vita”.

Con queste parole si conclude il diario di Ore-ste Agnelli detto Zampa che fu vittima dell’artiglieria nemica. Il suo ultimo pensiero è stato per la sua famiglia e per la sua fidanzata Rosa, le persone a lui più care che non voleva far preoccupare. Per ironia della sorte l’ultima parola scritta nel diario è “vita”.

Come scrive Giacomel nel suo libro: la conclu-sione del diario è bella se si guarda al significato dell’ultima parola “vita”, è tragica e beffarda se si constata l’accaduto.

Fernanda Vendrame

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Fontanafreddesi nel mondo

Migrazioni dal Triveneto verso il Brasile

Già nel numero 34 risalente al dicembre 2012 avevo raccontato di alcune famiglie Della Flora che lasciarono Ronche per emigrare in Brasile verso la fine del secolo XIX.

Da sempre attento ed in qualche modo affa-scinato dalle vicende umane, a dir poco dolorose, che accompagnarono il fenomeno migratorio, percependo come dovuto un grande rispetto nei confronti di quegli intrepidi che, pur fra mille difficoltà, seppero scrivere una pagina importan-te dell’identità nazionale, ritorno sull’argomento proponendomi di parlare in generale delle grandi migrazioni di quel tempo ed in particolare di quelle dal Veneto e Friuli verso il Brasile.

Usufruendo dell’ampia letteratura, oggi di-sponibile, unitamente ad una serie di notizie che ho potuto avere direttamente da cittadini italo-brasiliani discendenti dei primi coloni, è mia intenzione riportare una sintesi dei dati più significativi intervallati da alcune curiosità.

A testimonianza che 150 anni fa l’Italia di allo-ra, estremamente povera, era un Paese di emi-granti ricordo che, tra il 1875 ed il 1914, poco meno di 15 milioni di connazionali, da nord a sud, lasciarono la penisola per approdare nei più svariati Paesi del Pianeta. Fra questi, ben oltre un milione scelse il grande Paese paulista credendo nel sogno di una vita migliore.

L’abolizione definitiva della schiavitù avvenne nel 1888 e, non a caso, il periodo di maggior flusso migratorio verso il Brasile, favorito dal governo carioca in cerca di nuova manodopera, va dal 1887 al 1895, quando dai soli Veneto e Friuli vi si trasferirono quasi 250.000 persone.

Anche il comune di Fontanafredda ed alcuni paesi limitrofi come Polcenigo, Budoia, Roveredo in Piano e Sacile contribuirono ad incrementare il flusso migratorio. Decine furono i nuclei famigliari – padre, madre e figli – che espatriarono. Si calcola che in 9 anni, dal solo Friuli Occidentale, le partenze assommano a non meno di 80.000.

Lusingati dai menzogneri racconti delle Com-pagnie di navigazione e delle Agenzie di emigra-zione che raccontavano il Paese sudamericano come la valle dell’Eden, dopo aver venduto tutto quello che possedevano per far fronte alle spese di viaggio, con il dolore nell’anima, consapevoli che si trattava di viaggio di sola andata senza

nulla sapere di ciò che li attendeva, molti decise-ro di partire.

A questo proposito significative sono le parole di Lidia Sfreddo che ancora ricorda ciò che rac-contava sua nonna Luigia Del Col Sfreddo rigoro-samente in dialetto: “quant che all’imbruni se sentiva sunà le ciampane da mort voleva dì che l’era na fameia che partiva”.

Il viaggio incominciava in treno, dalla stazione ferroviaria più vicina sino a Genova. Poi in nave, spesso ammassati in spazi ristretti, in condizioni igieniche disumane, in totale promiscuità. Condi-zioni che favorivano la diffusione di ogni tipo di malattia. La traversata atlantica durava non meno di un mese e mezzo, sino ai principali porti di approdo in Brasile.

Il percorso successivo prevedeva il passaggio per i cosiddetti “uffici di immigrazione” che avevano il compito di destinare le famiglie nelle località programmate. In maggioranza queste distavano centinaia di chilometri dai porti di approdo. I trasferimenti, che duravano settima-ne, avvenivano in parte in nave sino ai porti minori più vicini, in parte su battelli fluviali che risalivano i fiumi verso l’interno e, da ultimo, con mezzi di fortuna o anche a piedi.

Finalmente, dopo altra attesa trascorsa in grandi strutture di accoglienza comune, l’odissea del viaggio terminava con la distribuzione delle terre. Ad ogni famiglia veniva assegnato gratui-tamente un lotto di terreno, di norma pari a 25 ettari che, in realtà, era un pezzo di foresta vergi-ne con alberi spesso altissimi ed arbusti intricati, abitato da ogni sorta di animali, all’interno di un contesto forestale ben più ampio.

Improbo, lungo e pericoloso fu il lavoro di di-sboscamento necessario per trasformare quei terreni in aree agricole coltivabili. A ciò si aggiun-se l’onere di costruzione delle strade per l’accesso al podere.

L’emigrazione italiana fu per lo più destinata a colonizzare l’estremo sud del Paese corrispon-dente agli Stati “Espirito Santo”, “Paranà”, “Santa Caterina” e soprattutto “Rio Grande do Sul”. Le destinazioni avvenivano rispettando la logica di collocare in un’unica area i nuclei familiari, in genere molto numerosi, provenienti dagli stessi luoghi di origine.

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Nacquero così comunità omogenee con lo stesso sentire, accomunate dalle difficoltà e da un forte attaccamento alla medesima identità culturale. Avvalersi della stessa parlata dialettale, mantenere usi e costumi, salvaguardare le tradi-zioni e cibarsi di pietanze tipiche del Paese natio era un immenso conforto, un modo per lenire la nostalgia e sentirsi meno lontani da casa.

Nei sopraddetti Stati del Sud ove maggiore fu la concentrazione di emigranti originari del Trive-neto la lingua di riferimento, chiamata talian, era una sorta di dialetto veneto che risentiva delle varie tendenze provinciali e delle parlate dei coloni provenienti dal Trentino Alto Adige e dal Friuli Venezia Giulia. Per forza di cose con qualche influenza derivante dal portoghese della popola-zione locale.

Un nuovo idioma, il talian, frutto della storia di progresso e della cultura dell’emigrazione italiana in Brasile, si è affermato negli anni sino ad essere riconosciuto ufficialmente dalle Istitu-

zioni. Ultimo in ordine di tempo, nel novembre 2014 il Ministro della Cultura carioca dichiara che il talian è patrimonio culturale immateriale del Brasile e prima lingua minoritaria dello Stato.

Il talian è divenuto lingua di uso comune con tanto di dizionari e regole grammaticali definite. Si insegna nelle scuole ed è utilizzato nei luoghi di lavoro ed in televisione. Sono stati scritti libri e vengono pubblicati giornali locali e nazionali. Come prima lingua è attualmente parlato e scritto da circa 500.000 persone, soprattutto nelle aree vinicole del Rio Grande do Sul.

Una bella soddisfazione che va a merito dei tanti nostri emigranti.

Mi rimane da raccontare di “Fontana Freda” nel comune di Jaguari, fondata dai nostri com-paesani. Per ragioni di spazio ne parlerò nel prossimo numero.

Edi Della Flora

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La mia Africa

Sottosopra

Succede così, quando meno te lo aspetti, che la vita prende pieghe inaspettate. Magari hai cercato le tue risposte per mesi, a volte per anni, finché, senza preavviso, una mattina la vita ti sorprende, vira, devia, ti propone oriz-zonti che ti porteranno verso confini sconosciu-ti. Io le considero opportunità. Sono strade che aprono porte inimmaginabili, che faranno di te qualcosa di inaspettato, su cui non hai il con-trollo, eppure, talvolta, si presentano lì davanti, chiare, facili, come se non ci potesse essere una scelta più semplice che intraprenderle.

Ed eccomi lì anche io, di fronte all'opportu-nità di rimanere in Tanzania, assumere l'incari-co di gestire il centro per sieropositivi del villaggio di Nyololo ed entrare a far parte della cooperazione internazionale. Dopo una rapida attività di scouting per verificare che partire per un post-dottorato negli USA non fosse possibile, l'unico pensiero che si affacciava alla mia mente era “Perché no!”. Ed accettai. Un SI pronunciato in una calda giornata di giugno, che non poteva far altro che stravolgere il mio futuro. Un incarico piccolo, che iniziava con un semplice rimborso spese e che mi avrebbe poi portato a gestire quell'intero ospedale tanza-niano nel corso dei tre anni successivi, al servi-zio dell'ONG COPE (Cooperazione Paesi Emer-genti).

Erano già quattro mesi che mi svegliavo tra quelle terre desolate, quando mi proposero di restare, e il ritmo del sole e della persone iniziava a divenirmi familiare. Finalmente cominciavo ad abbandonare i miei occhi da occidentale per riuscire a vedere ciò che mi circondava. Inizialmente, le nostre radici, i nostri riferimenti sono troppo forti e la realtà davanti ai nostri occhi viene continuamente filtrata dai nostri schemi mentali, dal metro della nostra civiltà. È solo quando questi co-minciano a sbiadire, o quando ci rassegniamo ad abbandonare le nostre certezze, che si comincia a vedere davvero. Liberarsi dei pen-sieri, della morale, dei valori che per anni hanno spartito il nostro giusto e sbagliato, non è facile. Eppure è proprio quello il momento in cui si smette di sconvolgersi della realtà, di scandalizzarsi, di lasciarsi travolgere da quell'infrenabile senso di ingiustizia. È necessa-

rio cambiare occhi per guardare ed ecco che le capanne di fango si trasformano in case, le carcasse di lamiera in autobus, i bambini ai bordi delle strade in bimbi che giocano diverti-ti. Le facce scure si colorano di nomi esotici, gli sguardi di sorrisi, le stranezze di quotidianità. Un mondo fiorisce davanti ai nostri occhi e si comincia a sentirsi a casa. Per entrare in una realtà nuova è necessario lasciar andare un po' di sé stessi... è forse per questo che il diverso fa tanta paura.

Nyololo è un villaggio alla deriva sugli alto-piani centrali, separato dalla strada asfaltata da sette chilometri di sterrato, che durante la stagione delle piogge divengono un'Odissea. La sua storia affonda le proprie radici negli anni e il suo nome sembra derivare del termine “ca-tena” ad ricordare un luogo di passaggio e raccolta nelle tristi rotte commerciali della tratta degli schiavi. Non è raggiunto dalla luce elettrica e vive secondo i ritmi dal sole, che, puntuale, alle sette della sera accompagna la sua gente nelle proprie case e nei propri giaci-gli. Sorge su terre aride e spazzate dal vento, dove le scarse coltivazioni costringono la popo-lazione ad un'alimentazione semplice e mono-tona. I commerci con le città più vicine, a più di 50 km, divengono, pertanto, la maggiore fonte di materie di scambio, cibo e denaro, portando malauguratamente con sé le inevitabili frange della corruzione e del contrabbando. Gli abi-tanti del villaggio vivono per lo più di agricoltu-ra, coltivano quello che gli è necessario per sfamarsi, chiacchierano del mais e della piog-gia. Qualcuno alleva qualche gallina o addirittu-ra, per chi è più intraprendente, un maiale e, se riescono, commerciano il resto. Attività lavora-tive, quali il nostro ospedale e il nostro centro per bambini orfani, offrono la possibilità di uno stipendio a chi ha avuto la fortuna di studiare, richiamano gente da fuori, permettono di sviluppare piccole iniziative imprenditoriali.

Secondo i calcoli dell'OMS, la maggior parte di queste persone vive con meno di un dollaro al giorno, considerata globalmente la soglia ufficiale della povertà. La soglia.. mi rendo conto come povertà e ricchezza siano spesso concepite come uno spartiacque tra miseria e felicità. Non avere determinati servizi e como-

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dità ad oggi è diventato sinonimo di malessere, di vita triste e deprivata, di negazione del benessere. I tre anni di Tanzania mi hanno mostrato come la povertà sia, invece, un con-cetto relativo, ovvero basato su uno standard di vita che abbiamo fissato nella nostra testa. Se venisse da noi un uomo del futuro, pense-rebbe sicuramente che noi siamo poveri e viviamo in una condizione difficile, tanto quan-to noi lo possiamo pensare della vita che face-vano i nostri nonni e bisnonni. Eppure noi non ci sentiamo così miserabili, così come non se lo sentivano i nostri nonni. Certamente non possiamo paragonare il nostro stile di vita a quello della gente di Nyololo, ma un uomo e una donna, oggi, in Tanzania possono coltivarsi il proprio cibo, far studiare i propri figli, sogna-re una vita felice. Le condizioni di miseria ci sono, ma non sono diverse da quelle che possiamo trovare nei nostri paesi e città. In Tanzania oggi c'è la pace e finché questa regne-rà porterà con sé crescita e sviluppo. Un giorno chiacchierando di questi temi con Nelson, l'autista dell'ospedale, mi raccontava dei propri desideri e della propria famiglia e mi faceva molte domande su di noi e sull'Italia. Per lui risultò quasi inconcepibile sapere che io nel mio paese non possiedo i soldi per comprare o costruire una casa, se non lavorando tutta la vita. Per Nelson la casa è un bene essenziale, fondamentale per poter dirsi uomo e prendersi cura della propria famiglia. Oppure Daniela, la governante, rideva divertita quando le spiega-vo che non so coltivare un orto o del mais...

“Come farai a mangiare, il giorno in cui non avrai i soldi?” mi chiedeva non credendo alle mie parole.

E così anche noi espatriati, ci inserivamo in questi ritmi. Per lavoro ci venivano affidate la responsabilità sul progetto, sulle strutture, sulla vita delle persone, sul territorio e la quotidianità scandiva la nostra giornata con il sole, le piogge, il ciclo delle stagioni, la sempli-cità di una vita ormai dimenticata. Il primo grande ostacolo che si incontrava laggiù era proprio stare con te stesso. Affrontare quei lunghi silenzi solitari, l'immobilità, stare di fronte al tuo io più profondo, era la prima grande prova che ognuno di noi doveva impa-rare a gestire. La pena ne era l'abbandono dell'incarico. Molto più il tuo equilibrio interio-re, che non le tue conoscenze e competenze erano determinanti per affrontare le sfide di ogni giorno. Se ripenso a quel contesto mi accorgo di come nella nostra civiltà, l'uomo, sempre più, ricerca il controllo della realtà, come un bambino vuole il possesso dei propri giochi. Anacronisticamente, oggi sembriamo correre verso una civiltà sottosopra, di eterni bambini, ossessivamente alla ricerca del con-trollo per fuggire da se stessi. Quando un bambino cresce, il suo mondo si espande, abbandona i suoi giochi e affronta la realtà, una realtà che da adulto sa di non poter posse-dere, ma con la quale può entrare in equilibrio.

Daniela Vendrame

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Poesia

Quello che vorrei ancora

Un pentagramma di rondini sui fili della luce quasi silenziose, consapevoli del loro poco melodico garrito

disobbediente al linguaggio delle note, ma uniche a dire tutto l’incanto della primavera.

Il gracidio delle rane che si arrampicava fino ai bordi dei fossati,

rilucenti di ranuncoli discreti, come minuscoli soli appisolati.

Il profumo inconfondibile delle viole avvolgente come un abbraccio innamorato

ed il loro colore così cupo e rilucente. Ci sono ancora, ma pallide come malate, amareggiate che qualcuno o qualcosa,

le abbia così depauperate. Le lucine intermittenti delle lucciole,

che si accostavano al tuo serale riposo, per augurarti la buona notte.

E le stelle, così tante, così luminose, così ammiccanti nella luce pallida che precede il buio,

il cielo sembrava abbassarsi, ad accoglierle e farti incantare del loro splendore,

nel buio che nessuna altra luce pretendeva di turbare.

Lidia Sfreddo

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Desidèri di evasiòn

Quànt che la lùne cèle e la àjar i ciàmps viàrz sfiore di vèrde àrbe còri, còri, discòlz, lìbar, fra estràneis stràdis, tra i pûi dal flum, fra li cisis da culinis; dai pins fra i cjavèj gli gusèlis di mil stràdis el fum sui vùi su la front. Còri, còri, viàrs spiagie sconòssude dulà che di cujète un sens ti avuluz, dulà che el ajàr ti zircunde fresc e quant che còrin infìn insieme al ajàr i tui ciavèj une vûs di òmp in chèl che tu crodèvis dismenteàt mont ti ripuarte.

Quando la luna cela ed il vento i campi aperti sfiora di verde erba correre, correre, scalzo, libero, fra estranee strade, tra i pioppi del fiume, fra le ginestre dei colli; delle conifere tra i capelli gli aghi, di mille strade la polvere negli occhi sulla fronte. Correre, correre, verso spiaggia sconosciuta dove di tranquillità un senso t’avvolge, dove l’aria ti circonda fresca e quando corrono infine assieme al vento i tuoi capelli di voce un uomo in quello che tu credevi dimenticato mondo ti riporta.

Da Ciànz di Frut, di Vanni Minen.

Attimi di vita

Gente povera e povera gente

Mio marito era amico di famiglia dei pro-prietari di una macelleria di un paese qui vicino.

Era logico che anch’io, appena sposata, con-tinuassi a prendere la carne nella suddetta macelleria.

Così ho continuato per una quindicina di anni: mi trattavano bene e la carne era di buona qualità.

Un sabato santo, vigilia di Pasqua quindi, aspettavo il mio turno proprio davanti alla bilancia.

Mi precedeva una donna povera con il grembiule allacciato in vita, in quegli anni qualche anziana lo usava ancora, in tasca uno sdrucito portamonete a scatto.

Dopo aver preso un po’ di carne da brodo, ha aggiunto, più rivolta a se stessa che al ma-cellaio: per domani sarei tentata da un pezzet-to di arrosto.

Questi ha afferrato con le dita unte e gras-socce un pezzetto di arrotolato e con un gesto plateale che voleva essere di ostentata genero-sità, l’ha quasi lanciato sul piatto della bilancia. La lancetta non raggiungeva i 4 etti e lui con voce compiacente: - Ecco Catina, mezzo chilo esatto- aggiungendo il costo. La signora na-scondendo il suo imbarazzo, evidentemente non era preparata a questa cifra, ha vuotato completamente il suo portamonete e senza proferir parola ha pagato.

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In quella macelleria non ho più messo pie-de.

Ho cominciato invece a frequentare quella di un paese un po’ lontano che mi raccoman-dava un tecnico veterinario, amico di mio marito. Mi diceva che gli allevamenti da cui codesta macelleria si forniva erano irreprensi-bili sull’uso e la tempistica di farmaci ed inte-gratori. In effetti la carne era ottima. Da quella volta ho cominciato a far uso del congelatore.

A quei tempi la carne rossa non era stata demonizzata, anzi se ne raccomandava un certo uso per affrontare una vita a dir poco dinamica e per la crescita dei ragazzi.

I miei già grandi spesso studiavano con compagni che spesso trattenevano a pranzo o a cena.

Noi genitori avevamo un giro di amici con i quali ci scambiavamo con regolarità inviti a cena.

Questo per dire che ero una cliente di tutto rispetto.

Passando gli anni la macelleria si è ingrandi-ta ed ha cominciato a preparare arrosti elabo-rati che bastava mettere in forno: facevo dei figuroni.

Il tempo è passato ancora e la macelleria si è adeguata anche alla nuova clientela compo-sta da persone la cui disponibilità finanziaria è più che limitata. Quindi volatili specialmente, ma anche altri tipi di carne congelata.

Non molto tempo fa davanti al bancone al quale servivano quattro persone più la proprie-taria alla cassa, un panciuto ed enorme conge-latore era pieno di gallinelle così scarne e senza colore che ti facevano venir voglia di diventare

vegetariano per sempre. Mio marito mi ha spiegato che sicuramente erano ovaiole in gabbia che avevano completato il loro ciclo di produzione.

Il prezzo naturalmente era molto basso. Un cartello scritto in italiano e in inglese avvertiva che la gallina, su richiesta, al momento dell’acquisto poteva essere tagliata a pezzi.

Quel pomeriggio un giovane uomo di colore ha chiesto quattro di quelle gallinelle, aggiun-gendo che le voleva tagliate. A questo punto il macellaio si è inferocito: -Ma che pretese, a questo prezzo poi!-

Il cliente ha risposto in italiano corretto che solo le persone istruite riescono ad imparare: -Ma è scritto sul cartello, anche in inglese per giunta.

Il macellaio ha alzato sui clienti i suoi occhi acquosi ed innervositi, come a cercare com-prensione.

Così facendo ha visto me, cliente ragguar-devole, naturalmente solo per i soldi che gli lasciavo ed un anziano distintissimo signore, che ho capito essere accompagnato dalla persona di colore.

Ne ho avuto conferma quando alla cassiera ha detto: - Aggiunga al mio conto anche le galline.-

Nessuno ha proferito parola. Il vecchio e il giovane sono usciti. Fatta la spesa sono uscita anch’io ed è stata l’ultima volta.

Il macellaio era riuscito a “perdere” due clienti con una fava.

Lidia Sfreddo

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Cinematografo

Il fascino delle 7 note

G. Gershwin E. Morricone N. Rota A. Trovajoli M. Ròzsa J. Kosma

Quando intorno all’anno mille il monaco Gui-do D’Arezzo, nell’Abbazia di Pomposa, inventò le note e il pentagramma, non crediamo pensasse certamente alla rivoluzione culturale che ne sarebbe derivata sino al punto da far affermare a Friedrich Nietzsche: “Senza musica la vita sarebbe un errore”.

Preambolo a parte, nel lasso di tempo inter-corso dal nostro ultimo pezzo a questi giorni, diremmo finalmente, ci sono giunte alcune criti-che, precisazioni e osservazioni che abbiamo di buon grado accolto in un insieme comunque costruttivo e piacevole. Crediamo sia un segno che l’argomento a qualcuno possa interessare e, pertanto, essere suscettibile di miglioramento e magari di confronto dialettico. Nei limiti consenti-ti cerchiamo ora di citare altri grandi musicisti che con il cinema hanno espresso melodie non meno importanti di quelle già precedentemente men-zionate, spaziando a tutto tondo in quest’ univer-so meraviglioso e affascinante. Gli inarrivabili pezzi classici di: Mozart, Beethoven, Verdi, Wag-ner, Cajkovskij, Bach, Shopin, Litz, Schumann, Schubert, Puccini, Brahms, Albinoni, Strauss, Mendelsshon, Mahler, Vivaldi, Yden, Marcello, Ravel e altri, sia pur di continuo inseriti nella filmografia di ogni tempo, non appartengono a colonne sonore vere e proprie e, pertanto, non possiamo ricomprenderli nel nostro argomento. E’ evidente che fanno parte di un mondo diverso e d’altronde molto più grande e impegnativo. Se ne avremo l’opportunità, lo faremo “forse” in altro momento.

Continuiamo, quindi, a restare nel più mode-sto ma significativo ambito dei sonori cinemato-grafici-teatrali.

Miklòs Ròzsa. Compositore ungherese di spessore, direttore di orchestre e solista di violino in Parigi e Londra, passa dall’ estrazione classica a quella sinfonica da film approdando a Hollywood dove scrive per una filmografia notevole. Vince 3 Oscar con: Io ti Salverò, con Ingrid Bergman e Gregory Peck, Doppia vita del regista G. Cukor e con il colossal Ben-Hur, con Charlont Heston (Oscar). Attore quest’ultimo importante per aver interpretato Mosè nei 10 Comandamenti, Miche-langelo nel Tormento e l’Estasi ed El Cid. Ròzsa scrisse anche i sonori de: Il libro della Giungla, Le 4 Piume, Quo Vadis, Giulio Cesare, El Cid, Lord Brummel, Il Ladro di Bagdad, Il Re dei Re, La Regina Vergine, I Cavalieri della Tavola Rotonda e via dicendo. Tornò infine al suo primo amore della musica sinfonica classica.

Josefh Kosma. Anche lui ungherese, naturaliz-

zato francese. Allievo di Bela Bartok, insieme a Jaques Prèvert (il poeta dell’amore) scrisse il celebre Le foglie Morte, attore Iv Montand, italiano naturalizzato francese (Questo pezzo meritava senza dubbio l’Oscar), Les Enfants du Pardis ovvero Quelli del Loggione (Oscar alla sceneggiatura), La grande Illusione, capolavoro del regista J. Renoir, con il più grande attore francese di sempre Jean Gabin (quello dei Mise-rabili, Il Porto delle Nebbie, Crisbi – Oscar incredi-bilmente mai assegnato). Le Regole del gioco e molti altri sonori filmografici

Georg Gershwin. Figlio di due ebrei russi emi-

grati da San Pietroburgo in America, è considera-to l’iniziatore del Musical moderno americano. Crediamo in ogni caso riduttivo ritenerlo sempli-cemente un compositore di musiche Broadwaya-ne, ma, a dir poco, un mostro sacro a livello dei

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maestri classici del passato a cui, peraltro, la sua letteratura musicale s’ispirava. Scrisse circa 700 pezzi tra i quali: Voglio danzar con te, Manhattan, Una Magnifica avventura, Il Re del Jazz, Girl Cray e altri i cui attori ballerini erano principalmente Ginger Rogers e Fred Astaire. L’apice lo raggiunse con la stupenda Rapsodia in Blu il cui film rappre-senta la sua biografia. Nell’opera melodrammati-ca Porgy and Bess, dove è dipinta la vita degli afroamericani, spicca l’aria Summertime (Un sogno passa davanti alla finestra) divenuta nel tempo il pezzo forte dei più grandi interpreti, quali la Ella Fitzgerald, Nate King Cool, Frank Sinatra, L. Amstrong (Satchmo), R. Charles. In Un americano a Parigi fa ballare per 22 minuti con-secutivi Gene Kelly e Leslie Caron.

Muore giovane a soli 38 anni, non gli è attri-buito alcun oscar, ma gli è conferita la medaglia d’oro del Congresso americano (un solo premio di consolazione? Inconcepibile!).

Musicisti Italiani Armando Trovajoli: Le musiche, la regia di Ga-

rinei e Giovannini e gli attori Fabrizi, Manfredi e Lea Massari, fanno di Rugantino (Tema principe: Roma non fa la stupida stasera) un capolavoro musical internazionale. Dal Sistina di Roma rag-giunge anche Broadway. Tra opere teatrali e cinematografiche ne sono state proposte 14 diverse edizioni. Nell’anno del Signore con la bellissima Claudia Cardinale, In nome del Papa Re (l’interpretazione di Nino Manfredi nel suo gene-re è unica, come di livello è la regia di L. Magni.)

P. Piccioni: Fumo di Londra con l’Albertone

nazionale. P. Umiliani: I soliti ignoti con l’indimenticabile

cast di Gassman, Mastroianni, Totò, Cardinale, Salvatori, con la regia di Monicelli.

Riz Ortolani: Fratello Sole e Sorella Luna è di-

ventato un classico di musica sacra famoso in ogni dove. La qualità del film e la regia del mae-stro Franco Zeffirelli sono perfetti

Alberto Sordi: oltre ad inarrivabile attore era

anche regista e musicista. Citiamo la sola E và e và (bella, amara e significativa a 360 gradi).

C. Rustichelli: L’uomo di paglia, “Amici miei”,

“L’Armata Brancaleone”.

N. Piovani: con La vita è bella vinse l’Oscar (Benigni poi ne ottenne 3 in un colpo solo per il film).

S. Cipriani: il tema di Anonimo Veneziano in

quel periodo superò Love Story. Ci sia concessa la licenza d’affermare che l’attrice Florinda Bolkan era decisamente sexy. Nel film è suonato anche il concerto in Re minore di A. Marcello (Il famoso adagio prima era ben poco conosciuto ed erro-neamente attribuito a Benedetto Marcello).

L. Bacalov: Oscar con Il Postino, dopo una

querelle durata 11 anni. Nino Rota ed Ennio Morricone. Sono conside-

rati dalla critica mondiale i più grandi compositori italiani di sempre per colonne sonore. Valutazio-ne riduttiva poiché, se proprio vogliamo con un pizzico d’italianità, noi li riteniamo tra i più alti musicisti a livello universale. Una classifica è impossibile stilarla, ma la azzardiamo senza esagerazioni o presunzioni: tra i primi 4/5 posti, con tutto il rispetto di chi, già citati, ha fatto man bassa di Oscar. Sarà corretto? Il tempo e posteri lo diranno.

Rota è stato il compositore primis di Fellini

con il quale strinse una collaborazione d’eccellenza costante.

Lavorò anche con L. Visconti, Soldati, Eduardo, S. Kubrik, Zeffirelli, K. Vidor. Tra gli altri firmò spartiti classici, da camera, per orchestra, piano-forte, oboe. Poi le colonne de: La Grande Guerra, Guerra e Pace, Un cappello di paglia di Firenze, Giulietta e Romeo, Rocco e i suoi fratelli, Water-loo, Il Gattopardo.

Di F. Fellini: La Strada con l’indimenticabile tema “Tu che amar non sai”, con la Masina e Anthony Quinn, quest’ultimo nella parte di Zampanò (nelle terre emiliane molti portano ancora quel sopran-nome), I Vitelloni, Giulietta degli spiriti, Lo sceicco bianco, I Clowns, 8 ½, La dolce vita (indimentica-bile l’Anitona d’allora). Il tema di Amarcord, così come il film, rappresenta una sorta di sogno ad occhi aperti, dove trovano spazio un insieme fantastico di: ricordi dentro e fuori dal tempo, goliardie nostalgiche, realtà e illusioni che ti prendono dentro. Tonino Guerra, poeta e paro-liere disse, “Ha regalato l’infanzia al mondo” Dedichiamo, infine, alcuni aneddoti alla trilogia del Padrino per il quale Nino vinse l’Oscar (la statuetta era già prevista per il primo e più im-

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portante sonoro (The Godfather), ma poi la giuria lo squalificò poiché già inserito anni prima in un film secondario e inosservato. Glielo assegnarono solo per il Padrino 2°.

Le mirabili musiche che accompagnano i 3 film, il cast stellare di livello professionale assolu-to (M. Brando, Al Pacino, R. De Niro), l’autore del best seller M. Puzo (24 milioni di copie), la regia di F.F. Coppola, nello straordinario ventaglio “cineart”, gli esperti l’hanno classificato tra le prime 3-4 opere cinematografiche di ogni tempo. L’italianità artistica del mix appare evidente pur trattandosi di una produzione USA.

Moricone ha firmato più di 500 colonne sono-

re, direttore d’orchestra, ha lavorato con grandi registi italiani e stranieri, ha avuto riconoscimenti da ogni parte del mondo, da 10 David di Donatel-lo, Golden Globe, premi a Venezia a Cannes, Berlino, 5 nastri d’argento, Grolle d’Oro, Meda-glia d’oro all’arte e alla cultura del Presidente della Repubblica, Cavaliere della Legion d’Onore francese. Gli è stato assegnato il premio Oscar alla Carriera nel 2007 e un secondo nel 2015 per

un pezzo decisamente minore (se ne sono accorti in ritardo).

Tra gli altri ha scritto i temi de: Gli occhiali d’oro, Metti una sera a cena, Sacco e Vanzetti (sulla sedia elettrica da innocenti), Per un pugno di dollari, Giù la testa, Il Buono il brutto e il catti-vo, Cera una volta il West (4 film del nostro regista S. Leone che cambiarono l’epopea del Western classico), Cera una volta in America (uno spaccato della malavita americana con tema bellissimo e romantico), Gli intoccabili (la parte di Scarface – Al Capone - di De Niro da cineteca), The Mission (gli spagnoli e gesuiti in Sud Ameri-ca) , La leggenda del pianista sull’oceano (l’interprete di nome Novecento da poesia), I giorni del cielo, Malena, Stanno tutti bene, L’uomo delle stelle, La miglior offerta, La tenda rossa (la tragedia del dirigibile Italia e del Genera-le Nobile, con un Peter Finch da Oscar), La califfa, Nuovo cinema paradiso (una favola vera da serbare nell’angolo dei ricordi - immortale.)

Luigi Pandini

Antonio Centa

Parlando di cinema, vorrei ricordare Antonio Centa, un maniaghese a Cinecittà come ricorda il libro realizzato nel 2000 dall’assessorato alla cultura del Comune di Maniago e dal Cineforum Maniaghese.

Antonio Centa era cugino di mio padre in quanto figli di due sorelle Lucia e Maria Alberti, quest'ultima mia nonna paterna. Il padre Giusep-pe Centa apparteneva alla stirpe maniaghese che gestiva negozi e commercio di ferramenta e successivamente rivenditore delle cucine econo-miche Zanussi Rex.

Antonio nasce nel 1907 a Maniago e nel 1930 convince il padre a lasciarlo partire per l’America. A Detroit sposa Elena Tramontin di Cavasso Nuovo figlia dell’imprenditore edile presso cui aveva iniziato a lavorare.

Conosce un dirigente della casa cinematogra-

fica Paramount che colpito dal suo perfetto inglese e dalla innata simpatia, lo invita a Holly-wood a lavorare agli Studios. Centa resta in California dal 1931 al ’33 e si sente a suo agio nel mondo della spettacolo. Contatta Primo Carnera di un anno più giovane e praticamente compae-sano, diventandone segretario in loco, sfruttando anche la sua proverbiale abilità di guida.

Ritorna in Italia nel 1935 e progetta di fondare una ditta di autotrasporti in Africa Orientale, ma a Roma dove si era recato per i permessi del caso, conosce una signora maniaghese Yadi Rosa Ambrosio che lo convince a fare un provino a Cinecittà. A questo provino assiste anche Galeaz-zo Ciano che lo convince ad abbandonare il progetto africano e lo presenta al produttore Roberto Dandi. Il provino col regista cecoslovacco Gustav Machaty ha successo e la parte di prota-

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gonista nel film "Ballerine" è sua. Negli anni d'oro dal 1936 al 1943 risiede stabilmente a Roma e successivamente, dopo l'armistizio, tra Maniago e Cortina dove sposa nel 1944 la triestina Bruna Ghersiach, dichiarando la presunta morte della prima moglie sposata in America.

Finita la guerra torna a Roma con ritmi di lavo-ro meno intensi, curando le amicizie con i Mar-zotto, Gianni Agnelli, i Furstenberg e diventa interprete e assistente di produzione e anche amico di Orson Welles durante il suo soggiorno romano. Nel 1948 torna negli Stati Uniti per una parte nell' Otello di Welles, ma la faccenda non va in porto. Nel '50 rientra a Maniago mantenendo contatti col mondo del cinema, gestisce un risto-rante di alto livello a Ferrara, disegna e produce una linea di camicie e cravatte e cura le pubbliche relazioni per una primaria ditta italiana di liquori. Negli anni sessanta vive tra Maniago e Ferrara.

Il 19 aprile del 1979 muore in un incidente stradale nei pressi di Rovigo.

Quando veniva su da Ferrara, Tony, così era chiamato da noi e da tutti gli amici, non mancava mai di passare a Fontanafredda a salutare la zia Maria. Sempre elegantissimo, brillante, con quella sua voce stentorea e un po' acuta. Guidava macchine potenti con grande maestrìa. Me lo ricordo una volta: si presentò con una Lancia Aurelia B20 nera.

Mia nonna mi raccontava di un pranzo con i Centa al ristorante Vittoria a Maniago, c'era anche Primo Carnera, di lui si ricordava un vocio-ne profondo, due mani come due pale e un appetito formidabile.

Una volta Tony portò a Maniago a salutare sua mamma, Alberto Sordi. Lei diceva sempre che per tutta l'ora che Sordi fu a casa sua non smise neanche per un secondo di ridere.

La sera del 19 aprile del 1979, mio padre mi telefonò. Piangeva: Tony pare avesse saltato uno stop. Il violento urto con un'altra macchina non gli aveva dato scampo.

Filmografia • Ma non è una cosa seria di Mario Camerini (1936) • Ballerine di Gustav Machaty (1936) • Squadrone bianco di Augusto Genina (1936). • I due sergenti di Enrico Guazzoni (1936). • La Contessa di Parma

di Alessandro Blasetti (1937). • Marcella. di Guido Brignone (1937). • I tre desideri di Kurt Gerron e Giorgio Ferroni (1937). • La Principessa Tarakanova di Mario Soldati e Fedor Ozep (1938). • Sotto la Croce del Sud di Guido Brignone (1938). • Lotte nell'ombra di Domenico M. Gambino (1939). • Chi sei tu? di Gino Valori (1939). • Ballo al castello di Max Neufeld (1939). • Una moglie in pericolo di Max Neufeld (1939). • Validità giorni dieci di Camillo Mastrocinque (1940). • Tutto per la donna di Mario Soldati (1940). • Il cavaliere di Kruja di Carlo Campogalliani (1940). • Il ponte sull'infinito di Alberto Doria (1941). • Il pozzo dei miracoli di Gennaro Righelli (1941). • Manovre d'amore di Gennaro Righelli (1940). • Cercasi bionda bella presenza di Pina Renzi (1942).

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• Fari nella nebbia di Gianni Franciolini (1942). • Un colpo di pistola di Renato Castellani (1942). • Zazà di Renato Castellani (1942). • La principessa del sogno di Roberto Savarese e Maria Teresa Ricci

(1942). • Solitudine di Livio Piavanelli (1942). • T'amerò sempre di Mario Camerini (1943). • Gente dell'aria di Esodo Pratelli (1943). • Pian delle stelle di Giorgio Ferroni (1946). • Assunta Spina di Mario Mattoli (1948). • Il cavaliere misterioso di Riccardo Freda (1948). • L'uomo dal guanto grigio di Camillo Mastrocinque (1948). • La montagna di cristallo (The glass moun-

tain). di Henry Cass e Edoardo Anton (1950). • La strada buia di Marino Girolami e Sidney Salkow (1950). • La rivale dell'Imperatrice di Jacopo Comin e Sidney Salkow (1950). • Ombre sul Canal Grande di Glauco Pellegrini (1951). • Gli uomini non guardano il cielo - Pio X di Umberto Scarpelli (1952). • Vite Vendute - Il salario della paura (Le sa-

laire de la peur) di Henry-George Clouzot (1953). • Mizar - Sabotaggio in mare. di Francesco de Robertis (1954). • Laura nuda di Nicolò Ferrari (1961). • Una vita difficile di Dino Risi (1961). • La pecora nera di Luciano Salce (1968). • L'amore breve (Lo stato d'assedio) di Romano Scavolini (1969). • Giovinezza giovinezza di Franco Rossi (1969). Oltre che come interprete Antonio Centa ha

partecipato alla realizzazione dei seguenti film: - Addio alle armi di Charles Vidor (1957). Come

assistente alla produzione. - Il Federale di Luciano Salce (1961). Come

produttore esecutivo (non accreditato).

- La ragazza di mille mesi (Tognazzi e la mino-renne) di Stefano Vanzina (1961). Come prdutto-re esecutivo (non accreditato).

- Il Diavolo di Gian Luigi Polidoro (1963). Come segretario di produzione.

Fonte: Antonio Centa un maniaghese a Cine-

città, Comune di Maniago assessorato alla cultu-ra, Cineforum Maniaghese, anno 2000.

Anto Zilli

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Dalle associazioni

La latteria di Ceolini

Il 30 maggio 2016 in occasio-ne della Cena Paesana del 45° Pic Nic di Ceolini è stato breve-mente presentato a tutti i partecipanti il lavoro di “ricerca” sulla Latteria di Ceolini.

Il volume è stato patrocinato dal Comune di Fontanafredda e inserito nella collana “I Quader-ni della Memoria”, che raccoglie ormai otto libri riguardanti persone, fatti e testimonianze del nostro territorio.

Ringraziamo il Sindaco del Comune di Fontanafredda, il signor Claudio Peruch, per aver voluto introdurre con un suo pensiero il volume e aver pre-miato, durante la cena paesana, il Presidente dell’ASD Ceolini, Fortunato Filippetto, con una medaglia di ricono-scimento per l’attività sportiva, sociale e di valo-rizzazione del fabbricato della “latteria” di Ceolini svolta da tutta la società sportiva dilettantistica Ceolini.

Il volume è un progetto dell’ASD Ceolini, che ha visto partecipare molte “penne” e persone, capaci e attente alla storia locale. Sono tutte menzionate nelle pagine del volume, che speria-mo possiate leggere appassionandovi a questa storia e magari ricordando anche episodi della vostra memoria.

Hanno in particolare collaborato alla stesura la prof.ssa Gabriella Del Duca, presidente dell’Associazione culturale La Fucina e il signor Giorgio Rossetti, appassionato ricercatore di ciò che riguarda la frazione di Ceolini.

Un particolare grazie per la loro generosità a Teresa e Pina Rossetti, Anna e Lino Rossetti, Ada e Dovillo Rossetti, Lidia Moro, Rina Moro, Bertina Zulianello, Maria Viol. Abbiamo raccolto le loro testimonianze dirette e memorie riguardanti la Latteria di Ceolini, trascrivendo i loro racconti che trasmettono l’affetto per il paese e i sacrifici fatti per un futuro migliore.

Ringraziamo per le fotografie presenti nel te-sto in particolare Elena Valentini ed Eleonora Pasut e per la grafica la dott.ssa Federica Forner.

L’ASD Ceolini ringrazia inoltre Don Leo Collin

per aver contribuito con un suo scritto ad arricchire il volume.

Lo scopo di questo lavoro è stato quello di ricordare la storia e l’importanza della Latteria di Ceolini, sia quando era in attività, sia oggi. Credia-mo che questo sia un bell’esempio di operosità e collaborazione.

Un tempo questo edificio ha rappresentato l’opportunità per gli abitanti del paese per incon-trarsi, confrontarsi e migliorare le condizioni di vita delle proprie famiglie. Come ha ribadito il maestro Alessandro Fadelli, nel suo gradito e familiare interven-to durante la presentazione del volume, la gestione “assemblea-

re” dell’attività del piccolo caseificio ha rappre-sentato l’occasione per instaurare pratiche di vita democratica fin dai primi decenni del novecento.

Oggi il nuovo edificio, costruito sulla pianta del vecchio, ha la grandissima funzione di aggregare persone, idee, giovani e gente di buona volontà.

La storia della Latteria ha inizio ufficialmente nel 1927 e la sua attività casearia è proseguita fino al 1974… e poi?

Cari lettori non vi resta che scoprire questa piccola, ma preziosa storia leggendo il nostro volumetto.

Ringraziamo la Pro Fontanafredda per questo spazio e perché ci aiuta a diffondere questa picco-la opera presso la sua sede.

Il volume è a disposizione anche presso:

Emporio Baradel Claudio, Ceolini

Snack Bar “Da Sabrina”, Ceolini

Tabacchino “Da Pieve”, Fontanafredda

Giornali e Tabacchi di Ranzano

Giornali e Tabacchi di Via Ceolini a Sant’Antonio di Porcia

Vivai Filippetto Fortunato, Ceolini

Per informazioni [email protected]

Chiara Filippetto

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Un nuovo anno di musica con il Circolo Musicale “G. Verdi”

Il Circolo Musicale “G. Verdi” di Fontanafredda prepara un nuovo anno di attività all’insegna dell’approfondimento e della formazione musica-le con nuove attività dedicate a bambini e ragazzi del territorio.

Tutto il mese di settembre sarà dedicato a far conoscere le attività e le opportunità che il Circo-lo propone per l’educazione e la diffusione della cultura musicale, dalla collaborazione con il Grest, alla giornata “ScuolAperta” per promuove-re la proposta didattica, dedicando il pomeriggio di sabato 17 settembre 2016, dalle 16.00 alle 18.00, alla prova di strumenti classici e moderni.

Durante la giornata, presso la sede delle attivi-tà del Circolo Verdi a Ca’ Anselmi (viale Grigoletti, Fontanafredda) le aule e gli strumenti della scuola di musica saranno a disposizione di tutti gli interessati. Insieme ai soci e agli insegnanti sarà possibile assistere a dimostrazioni gratuite di tutti gli strumenti, dal flauto al violino, dal basso elettrico al clarinetto.

Non mancherà l’occasione di vedere all’opera con gli strumenti docenti e allievi: brani classici canzoni moderne e arrangiamenti totalmente inediti animeranno il concerto di apertura del nuovo anno sociale in programma al termine

della giornata di “ScuolAperta” sabato 17 set-tembre alle ore 18.30 presso la sala di “Ca’ An-selmi”.

La Scuola di Musica nello scorso anno sociale ha attivato corsi per 129 allievi, fra lezioni indivi-duali di strumento e collettive di teoria e armo-nia, a cui hanno partecipato bambini, ragazzi e adulti: è stata Intensa anche l’attività di appro-fondimento e ascolto attraverso il percorso “Una Nota Poco Nota”.

Con l’anno nuovo, l’offerta formativa del Circo-lo si rinnoverà con l’attivazione di diversi labora-tori di musica d’insieme che consentiranno agli allievi di maturare le competenze necessarie a suonare in gruppo; particolare attenzione sarà dedicata alla promozione degli strumenti a fiato, flauto traverso e clarinetto su tutti.

Da lunedì 19 a mercoledì 21 settembre 2016, dalle 17.00 alle 19.00, sarà possibile iscriversi alla scuola di musica presso la sede del Circolo Verdi per i corsi individuali di strumento e corsi colletti-vi 2016/2017. Per informazioni, [email protected] e www.circoloverdi.it.

Luca Ros

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45° gemellaggio Avis e non sentirli…

Il 3 luglio scorso abbiamo rinnovato l’amicizia e la fratellanza tra la sezione dell’Avis Comunale di Fontanafredda e i gemelli dell’Avis di Vigonovo di Venezia. Rapporti confermati da una stima sincera e da uno scambio proficuo negli anni di esperienze sul tema della donazione.

Iniziare un gemellaggio, un amicizia, un amore è molto facile ci si stringe una mano e via... ma quanti rimangono con sentimento immutato e vivo dopo quasi mezzo secolo?

Il nostro è un vero patto di sangue. Come molti ricorderanno negli anni 70 i servizi trasfusionali del Veneto e del Friuli non erano efficienti come adesso e ogni volta che un concittadino si recava a Padova per operarsi cuori solidali di Vigonovo (Ve) si recavano per donare in modo da accorciare le distanze. La stessa cosa accadeva con i nostri donatori quando un fratello veneziano veniva a Udine.

I festeggiamenti hanno avuto luogo nella chiesa di Vigonovo con la celebrazione della Santa Messa per poi proseguire con un pranzo nei locali parrocchiali di Nave. I sodalizi avisini con i presidenti in carica Sabrina Squin e Nicola Tombolato nel corso della cerimonia hanno ribadito l’importanza del dono solidale e altruistico ma soprattutto l’impegno nel mantenere un amicizia per ben 45 anni. Ad assistere alla cerimonia anche i presidenti fondatori del gemellaggio Carlo Mescalchin e Edi Sfreddo. Numerosa invece è la lista dei premiati con ben 78 rame ,35 argento ,30 argento dorato, 9 oro, 2 oro con rubino,1 oro con smeraldo:

Ecco l’elenco: Benemerenza in rame: AMATO GIUSEPPE

ANDREA, AMORESE MICHELE, BARRA ELENA, BEDUZ FRANCO, BORTOLIN TANIA, BUFFO ELENA, BUFFOLO LUCA, CACCIAPUOTI GIOVANNI, CANDELA NICOLO’, CANTILE FRANCESCO, CARDINALE GIUSEPPE, CARETTO ANTONIO, CARNIEL OSCAR, CIBELLI GIOVANNI, COLONNA DOMENICO, DA PIEVE MARIA ROSA, DI NATALE ALESSIO ALFONSO, DI POMPA GIUSEPPE, DOCI ARNIDO,FADELLI ALBERTO, FERRARA SALVATORE, FILIPETTO CRISTINA, FURLAN LUCA, GANGI GIOVANNI, GAVRILA CHIRICA CRISTIAN, GEREMIA DAVIDE, GIORGIANI SILVANO, GOBBO FEDERICA, IACENTE CIRO, IURLARO COSIMO, LOMASTO CRISTINA, MALUSA MATTIA, MANCO DOMENICO,

MANFE’ DONATELLA, MANZILLO SALVATORE, MARTINI ANTONELLO, MARUCCIA VINCENZO, MARVASO DANIELE, MASSAR FRANCESCA, MINIERI DIEGO, MONACO’ SALVATORE, MONTANINO SALVATORE, MORASSUTTO ANDREA, MORO DEBORAH, MORSANUTO MONICA, NADALET ALESSANDRO, NADIN FABIO, NADIN SANDRA, NESPOLI SALVATORE, NIGRO GABRIELE, PAGLIALUNGA GIANLUCA, PARON CLARISSA, PAVAN MASSIMO, PELLEGRIN MASSIMO,PIGNAT SILVANA, PINNA MASSIMILIANO, PIVETTA PALMIRA,POLETTO FIRMINO, PONGAN ALESSANDRO, PROIA LUCA,PULEO FRANCESCO PAOLO, RADALLI FIORELLA, RIGO SILVIA, ROLLO ALESSIO, RUSSO PASQUALE,SBRUGNERA ROBERTO, SFREDDO PAOLO, STELLA LORETTA, TESSARO MICHELE, TIZIANEL CRISTIAN ALEJANDRO, TOMASELLA FRANCESCO, TOMIETTO DENIS, TUSSET LAURA,VALENTI EZIO, VARONE GENNARO, VELLONE LUIGI BRUNO, VENDRAMIN ANDREA, VICCIA ALAN, VIGNOLA MARIO, VITULANO CORRADO.

Benemerenza in argento: BLASONI ALBERTO, CASAGRANDE ALESSANDRO, COVER LUCIANO, CRESCENTINI MANUEL, CUTRONEO MARIA, DE CAPRIO MICHELE, DE FILIPPI RENZO, DEL TEDESCO FELICE, DELLA BRUNA VALENTINO, DELLA SCHIAVA FABIO, DI TOMASO ANDREA, GERNONE MICHELE, GIACOMIN DANIELE, GOBBO FRANCESCA, GRILLO GIUSEPPE, LASORSA MASSIMO, LASORSA MAURIZIO, LONGO ANGELO, LUISE DONATO, MAIOLA GIROLAMO, MARTINEL UGO, MAZZARIOL ANDREA, MORAS WALTER, NADIN LORENZO, ODINOTTE ROBERTO, PALELLA NICOLA, PESSOT PALMINA, PIZZOLATO PAOLA, PROSPERO LUIGI, REZZIN VALERIO, SANDRE STEFANIA, SCORZATO VALENTINA, STIVAL SABINA, TOFFOLO LUCA, TRIPI ALESSANDRO.

Benemerenza in argento-dorato: BARES ROBERTO, BORIN ANTONIO, BOTTACIN ERVINO, CAVALLI ALBERTO,CERON ANNALISA, COOS LUCIANA, DE MAIO RENATO, DEL TEDESCO GIUSEPPE, DINGILLO ANTONIO, DORETTO ANTONIO, FABBRO MARCO, FRANCO ROBERTO, FRASCATI AMEDEO, GAGNO LORIS, GALLO MAURIZIO, GIANNONE MODESTINO, GIUST LORIS, GREATTI ADRIANA, LADERCHI FABIO, LAZZER PAOLA, MURADOR EROS, PALMIERI VINCENZO, PUTZOLU CRISTIANO, ROSSETTI ANNA, SACCON

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VIRGINIO, SANGOI GIULIANO, SANTELLANI CLAUDIO, SIDDI ROBERTO, SQUIN SABRINA, STEFANI PATRIZIA, VERARDO ROBERTO.

Benemerenza in oro: BRUNETTA SANDRA, CESCHIAT PIERINA, COSTANTE MARIO, DORIGO EDI, FADELLI EDI, IAPPELLI RENATO, ORLANDI ALESSANDRO, ROSOLEN GIACOMO, SCIARRETTA ROBERTO.

Benemerenza in oro con rubino: AGARINIS LUCA, TOMIETTO GIUSEPPE.

Benemerenza in oro con smeraldo: BERTI RODOLFO.

Menzione speciale per due donatori a cui il consiglio ha consegnato una pergamena per la costanza donazionale e l’impegno per l’aiuto al prossimo: Della Bruna Angelo e Pittarella Gilberto.

L’Avis di Fontanafredda ha presentato inoltre in maniera ufficiale la fondazione del gruppo “Marciatori Avisini Fontanafredda” con il battesimo della Maglia Ufficiale e consegna della prima

tessera Fiasp. I “Marciatori Avisini Fontanafredda” non hanno ambizioni competitive e mirano a creare aggregazione alle marce sul territorio pordenonese ma soprattutto a veicolare il messaggio solidale con la scritta “corri a donare”. Non è impegnativo nè vincolante, al sabato o la domenica mattina chi ha il piacere di partecipare alla marce, o si unisce al gruppo, oppure può raggiungere la località della manifestazione autonomamente.

Per informazioni e adesioni tel. 345/2601739 –3452601740

Una sezione sempre in movimento e il 31 Luglio L’Avis di Fontanafredda è stata in gita per la cicloturistica San Candido-Lienz. Siamo giunti alla 7^ edizione e quest’anno con la partecipazione di oltre 150 persone. L’organizzazione e la firma Avis Comunale di Fontanafredda sono sinonimo di aggregazione, sorprese e divertimento.

Sabrina Squin

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Istituto Comprensivo di Fontanafredda

Si cambia

Agosto, momento di stacco, di riposo e di ricari-ca, poi il mondo della scuola riparte con nuovi impegni.

Quest’anno, il 1° settembre, per l’Istituto Com-prensivo “Rita Levi Montalcini” di Fontanafredda sarà un inizio diverso. Oltre al fisiologico ricambio di alcuni insegnanti, cambieranno le due importan-ti figure dirigenziali: la dirigente scolastica e la dirigente amministrativa.

La seconda, Adriana De Biase, forse meno cono-sciuta, che ha ancora l’aspetto e l’atteggiamento molto giovanili, ha curato l’amministrazione delle nostre scuole da quando era veramente una ragaz-za, crescendo non solo in età, ma anche in profes-sionalità e competenza e in questi anni sappiamo quanto sia importante “far quadrare i conti”.

Anche la dirigente scolastica Vita Maria Leonar-di, più conosciuta ed apprezzata per i suoi 10 anni di insegnamento e 5 anni di dirigenza nella realtà sociale di Fontanafredda, sta concludendo la sua attività lavorativa.

In questi ultimi 5 anni la nostra scuola, anche grazie al suo impegno, ha continuato il percorso già avviato di miglioramento e d’incremento delle utenze passando da 1100 alunni a 1279 e da 44 classi a 57, aderendo a numerosi progetti ed inno-vazioni.

Anche la nostra PROLOCO, come associazione culturale, vuole porgerle un sentito ringraziamento per il lavoro svolto, consapevole che la cultura degli individui si semina a scuola.

Il nostro impegno sta nel cercare di mantenerla e farla crescere negli adulti e nel territorio.

È ormai noto che a settembre l’Istituto Com-prensivo “Rita Levi Montalcini” di Fontanafredda avrà un nuovo preside.

La professoressa Vita Maria Leonardi che lo ha guidato negli ultimi anni è infatti giunta al traguar-do della pensione ed è doveroso spendere qualche parola in merito.

Lo faccio volentieri, in semplicità, cercando di esprimere al meglio quello che di lei è rimasto ad un’ex allieva.

Prima di ricoprire l’incarico di Preside, infatti, è stata per diversi anni docente di materie scientifi-che alla scuola media che, ai miei tempi, pur fa-

cendo parte dell’Istituto Comprensivo, era sempli-cemente la “Italo Svevo”.

Il mio ricordo di lei è un po’ datato, ma non per questo meno piacevole o offuscato.

Per tre anni mi ha accompagnata giorno per giorno in quella fase della vita in cui non si è picco-li, ma nemmeno grandi e si ha tanto bisogno di una guida per scoprire e valorizzare i punti di forza e lavorare sulle debolezze. Lei l’ha saputo fare, anche se all’epoca non avevo ancora la capacità per apprezzare pienamente il suo operato.

Oggi invece mi rendo conto di quanto l’insegnamento non sia un semplice mestiere, ma piuttosto una missione.

È qualcosa di estremamente delicato e com-plesso che non è per tutti, soprattutto se si tiene conto delle enormi responsabilità che sono insite nel ruolo del docente.

Ad un certo punto della sua carriera ha compiu-to il salto.

Io ormai ero fuori dall’Istituto Comprensivo da un po’ e, per come l’ho conosciuta, penso si sia trattato di una decisione impegnativa, ma azzecca-ta.

Ha cercato sempre di dare il massimo come in-segnante e sicuramente ha continuato a farlo anche nel ruolo di preside.

Ha accettato un’ardua sfida con se stessa fa-cendosi carico di impegni ancora più gravosi che, evidentemente, sentiva di poter affrontare.

Ciò che le sarà mancato in seguito a questo cambiamento è il contatto diretto con gli allievi con i quali riusciva ad instaurare generalmente un buon rapporto.

Assumendo la guida dell’intero istituto ne ha però certamente garantito la continua innovazione, aspetto fondamentale in ogni ambito e soprattutto in quello scolastico, culla del futuro.

Sono certa che, ripensando alle esperienze con-divise, chi più chi meno, tutti coloro che a vario titolo hanno avuto a che fare con la professoressa porteranno con sé un bel ricordo di lei e spero che, facendo un bilancio della sua lunga carriera, anche lei possa ritenersi soddisfatta.

Una Ex Allieva

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LE GIORNATE DELL’ACQUA

CULTURA: 2 settembre ore 20:00 “Acquacoltura e Sicurezza Alimentare”

Conferenza a cura di Pier Antonio Salvador

NATURA: 3 settembre ore 9:00 “Biciclettando a Fontanafredda…tra acqua e natura”

Iscrizioni presso sede Pro Loco

MUSICA: 3 settembre ore 20:45 Concerto rock a Fontanafredda

Piazzale Ca’Anselmi, ingresso libero

FOTO & POESIA: 24 settembre ore 18:00 Premiazioni vincitori

2° Contest Fotografico

6° Concorso di Poesia


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