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Dimmi di che segno sei - TGCOM24plit/C_4_documento_182_upf... · Ma come se le avesse letto nel...

Date post: 08-May-2018
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Rizzoli

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Alessia De Luca

Dimmi di che segno seiAria

Rizzoli

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Proprietà letteraria riservata© 2015 RCS Libri S.p.A., Milano

ISBN 978-88-17-07921-1

Prima edizione: marzo 2015

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Dimmi di che segno sei

Al gene stellare della famiglia De Luca

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L’esotismo di quel luogo aveva un sapore antico, di quan-

do viaggiare significava ancora scoprire qualcosa di lontano

e sconosciuto.

F. fissava gli stucchi del soffitto immaginando Paesi mai visti

e introvabili su una mappa. In quella notte buia e senza nuvole,

guardava il profilo dolce del paesaggio fuori della finestra, im-

maginava il lago Bilancino in lontananza, pensava al mare che

un tempo ricopriva ogni cosa.

Era stanca per il viaggio, ma non abbastanza da prendere

sonno, chissà per quale dissonanza di Marte. Tanto valeva fa-

re una nuotata.

Negli antichi sotterranei della villa era stata ricavata una

piscina riscaldata, illuminata da una liquida luce gialla sotto i

vecchi archi in mattone. Un caldo abbraccio per placare l’in-

quietudine, nella notte del 13 dicembre.

Non era l’unica però ad aver avuto quell’idea. Un uomo

nuotava senza sosta, solcando la vasca come un delfino.

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Addio solitudine, disse tra sé mentre si fermava sulla porta.

Certo non si era aspettata di dividere lo spazio acquatico con

qualcuno. Ma come se le avesse letto nel pensiero, lui finì l’ul-

tima vasca e uscì dall’acqua. Per un momento, in piedi nella

luce morbida del sotterraneo, le sembrò fatto d’oro.

Si guardarono a lungo, come se si fossero già incontrati

altrove. Poi lei si tuffò, sfuggendo a quella presenza calda,

imponente, al suo fianco. Quando rialzò la testa dopo dieci

vasche, era sola.

Era stanca, le membra pervase di un languore improvviso.

Forse ora avrebbe dormito. Ma mentre percorreva il corridoio

del terzo piano verso la sua camera, incrociò l’attimo in cui lui

stava entrando nella propria. Si fermò, girò la testa e la guar-

dò. La luce nei suoi occhi era limpida, e lui era cosparso di un

odore irresistibile.

È un profumo esotico, pensò F., il più buono mai sentito,

qualcosa da toccare, mangiare. Un’overdose.

«Il destino oggi ci vuole far incontrare a ogni costo» disse

la voce bassa di lui.

I suoi capelli chiari e scompigliati, la pelle abbronzata, le

rughe sottili del sorriso attorno agli occhi, lo sguardo da lupo

di mare.

«Il destino non esiste. Deve essere stato l’oroscopo di

oggi» deglutì F. con un flebile tentativo di tornare alla real tà.

Ma era troppo tardi. Stava già uscendo da se stessa e dalla

sua insonnia per entrare nell’oscurità di quella camera do-

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ve un’energia sconosciuta sembrava agitare lo spazio tra il

soffitto e il tappeto, attraversare le pareti, aprire crepe nel

delicato intonaco giallo.

Si sdraiarono sul letto e mentre lui abbassava la bocca sulla

sua, la mente di F. fu scossa da un terremoto, il corpo sobbal-

zò, e qualcosa dentro di lei iniziò a sciogliersi.

L’oroscopo ha sempre ragione.

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Sono passati due anni, cinque mesi, dodici giorni dal Gran-

de Ritorno a Casa.

Indossavo un vestito blu di pizzo sangallo, avevo la schiena

scoperta, la pelle bianca, due valigie, un rossetto rosso cilie-

gia, un cappello stile Panama. I tacchi Miu Miu lasciavano il

treno e toccavano il pavimento bollente della Stazione Termi-

ni mentre il Sole era in Cancro, la Luna in Gemelli, Venere in

Scorpione. Giove sostava in Leone, Saturno proseguiva il suo

moto retrogrado nella Vergine.

L’oroscopo del giorno diceva: “Non avere paura di attraver-

sare un confine”.

Un’ondata di afa, luce, rumori e volti bruciati dal sole

uno sopra l’altro mi strappavano via da quella che ero e mi

davano il benvenuto. Perché a Roma appena arrivi lo senti

subito: non è una semplice accoglienza, vieni trascinata, ra-

pita quasi fisicamente da una forza sconosciuta, sotterranea,

compulsiva come l’odore di forno, pizza bianca e mortadella.

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Di ormoni da gladiatori antichi e contemporanei nell’aria.

Come in un sogno, come in una seconda nascita, risorgi dal

silenzio della Milano austera in cui hai vissuto otto anni. Poi

qualcuno ti sveglia urlandoti: «A’bbbella, te stai a perde’ er

cappello!».

E in un baleno, sei di nuovo a casa. Stavolta per restare.

La Città Eterna, la Capitale. La mamma che ti avvolge

e non ti molla mai. Una bellezza mai leggera, impegnativa,

pronta a chiederti più di quanto ti dà. Gran parte dei romani

non riesce a lasciarla, quasi maledetti dalla fortuna di essere

nati in un luogo che ti toglie il fiato a ogni passo. Se non fosse

che quando ci vivi quasi non te ne accorgi più.

Io avevo deciso di trasferirmi, felice, per lavorare nella Mi-

lano dove tutto o quasi funziona, i sogni sono nascosti insieme

alle biciclette nei cortili e quello che ti dicono corrisponde

a quello che è, senza false illusioni. Me ne ero andata dalla

Roma del cinema in cerca di qualcosa di più reale, concreto.

Ma Roma non è solo una città. Il suo destino è scritto nel

suo nome, allo specchio. Roma è Amor, la città romantica

per eccellenza.

E così, lavori, viaggi, ti evolvi e ti appassioni a nuove cul-

ture, fai le notti in ufficio, risparmi per comprare la Chanel

dei tuoi sogni, conquisti la tua indipendenza dal nucleo fa-

miliare. E un giorno, inaspettatamente, molli tutto e torni a

vivere a Roma. Per amore.

Un amore che fa la fine di tutti gli amori: finisce. Tra ama-

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rezze, lacrime, inganni, nostalgia, porte sbattute e nuove con-

sapevolezze.

Io e Gianni ci siamo detti addio sei mesi fa, e lui se n’è tor-

nato da dove arrivava, nel Paese dei Poveri Bastardi. Io sono

rimasta qui, tra il Gianicolo che scruta la città, via Dandolo

che percorro pensando ogni volta a Nanni Moretti in Caro

Diario, le fontane dove mi siedo come in Vacanze romane.

Nel frattempo, un po’ di cuore s’è rimarginato, sono finiti

i tempi in cui condivo l’insalata con le lacrime. Adesso con-

tinuo a piangere come un fiume solo mentre i tergicristalli

spazzano via la pioggia nel film I ponti di Madison County o le

onde si infrangono sulle sagome di Burt Lancaster e Deborah

Kerr in Da qui all’eternità.

Adoro i vecchi film e probabilmente ci vivo dentro anche

quando faccio la spesa al supermercato. Chi entra in casa mia

se ne accorge subito, basta dare uno sguardo ai quadri che af-

follano le pareti, alla foto di Marcello Mastroianni in bianco e

nero che mi guarda sornione ogni volta che esco dalla doccia.

Di solito, quando finisce una storia, quasi tutte le donne

del pianeta fanno queste cose in ordine sparso: andare dal

parrucchiere, comprare un nuovo paio di scarpe, viaggiare,

cambiare qualcosa nell’arredamento domestico, fare sesso

col primo che capita. A sorpresa, ho optato per l’arredo. For-

se colpa di quel Bilancia di Gianni esteta fino al midollo,

dandy e così ossessionato dai dettagli da farmi sentire sempre

sotto un microscopio. Architetto, egoista, eterno ragazzino

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che non mi ha mai aiutato ad ammobiliare la mia nuova casa

romana.

Su «Wallpaper» e «Living» dicono sempre che la differen-

za la fanno i punti luce. L’ultimo acquisto sono state un paio

di lampade al mercato dell’antiquariato di piazzale Flaminio,

un tappeto Ikea e un quadro con una vecchia stampa della

costellazione del Capricorno, uno dei miei segni preferiti.

Ho tolto qualche specchio perché rubava energia e quello

in corridoio, che era un regalo di Gianni, sempre pronto a

guardarsi pure i peli del naso prima di uscire di casa. Non

faceva che ripetermi la frase di Coco Chanel: “Prima di uscire

guardati allo specchio e togli qualcosa”. E finiva spesso che

proprio quando stavamo per andare quello che toglieva erano

i miei vestiti. Cadevano in corridoio, le chiavi scivolavano di

mano, la borsa faceva un tonfo sul pavimento, le dita fruga-

vano nei capelli freschi di shampoo e baci, bocche, lingue di

piacere leccavano tracce di minuzioso make-up. Il sesso era il

modo con cui rimetteva le cose a posto, mi fregava così. Con

la sveltina Chanel, come la chiamavo io.

Finita la storia d’amore con un uomo che ancora fatico a di-

menticare, continuo quella con Roma che della parola “fine”

non vuole saperne. Perché è complicata, soffocante, trafficata

ma ogni volta è pronta a sorprenderti. Anche chi ci abita non

la conoscerà mai del tutto.

Io abito a Monteverde, il quartiere che sovrasta Trastevere,

ma sono nata e cresciuta in periferia. Vivere in un quartiere

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che non è il tuo, a Roma, può farti sentire sempre in vacanza.

Si dice: “Chi nasce a Monteverde muore a Monteverde”. E

chi non ci nasce? Io qui in certi giorni mi sento una turista,

una straniera tra i romani. E sono proprio i milioni di turisti

che riempiono questa città a ricordarci come si fa a mantenere

la fiamma sempre accesa: alzare gli occhi dallo smartphone,

prendersi dieci minuti e iniziare a camminare per strada, nei

vicoli stretti, tra le fontane, i monumenti di notte e gli inna-

morati seduti sulle panchine.

D’altronde il romanticismo non è un optional. Se nasci ro-

mantica, tormentata e sotto il segno dello Scorpione, non puoi

evitarlo. Soffrirai, ti innamorerai, ti spezzeranno il cuore o te

lo spezzerai da sola e ti sembrerà ogni volta di essere quasi

morta. Ma come la fenice risorgerai, ti rimetterai in sesto, tor-

nerai a guardare le stelle e le coppie sognando baci e carezze

nel buio di un cinema.

L’amore se ne va, l’amore torna.

Perché tu lasci Roma, ma Roma non lascia mai te. Non si può

evitare. Imparare a evitare i Gran Bastardi invece è doveroso.

Su questa perla di saggezza il telefono squilla.

«Ciao mamma.»

«Bella de papà.»

«Ah ciao, papà.»

«Che facevi?»

«Stavo scrivendo.»

«Stai sempre a scrive’, prima o poi me le fai leggere ’ste me-

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morie? Ti abbiamo mandato una cassetta di verdure dell’or-

to, te l’ha portata tuo fratello? Aspetta che mamma ti vuole

parlare.»

«Francè, tra un mese c’è il matrimonio di tuo cugino Etto-

re, non fare quella che arriva all’ultimo, organizzati in tempo.

Ti hanno messo al tavolo con Roberto, sei contenta? Fosse la

volta buona che ti sistemi...»

«Mamma, ti prego, non cominciare. Sto bene così e quel

Roberto è di una noia mortale. Hai visto che spalle strette

e incurvate? Fa il commercialista e non parla mai. Lasciamo

perdere. Grazie per le verdure. Ho invitato Giulia e Marianna

a cena, com’era la tua ricetta del tortino di patate e zucchine?»

«Te la mando su WhatsApp! Fagli anche la crostata con

la marmellata di mele e cannella che ti ho mandato. Papà la

mattina se ne mangia a cucchiaiate.»

«E scommetto che è l’unica cosa che riesce a zittirlo per

un momento.»

«Magari, parla anche con i muri pur di stare al centro dell’at-

tenzione. Dice che l’altro giorno due signore francesi lo hanno

guardato.»

«Guardato?»

«Sì, come se fosse un attore. Pensa d’essere bello come Ma-

stroianni, anzi meglio. Peccato che di stare a dieta non vuole

saperne, mangia per cento!»

«Ah, questi uomini Bilancia vanitosi che non vogliono in-

vecchiare mai. Chissà perché c’è anche chi se li sposa.»

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«Santa me! Fai pure la spiritosa ma la coppia è fatta di com-

promessi... Tuo padre sarà un gran rompiscatole, ma in fondo

è un buono e so come tenerlo a bada. Dovresti avere più pa-

zienza tu, sei troppo difficile, hai sempre da ridire su tutti. Fai

uno sforzo, figlia mia. Quel Gianni era proprio un bel tipo e

te lo sei lasciato sfuggire così. Più vai avanti più il cerchio si

restringe, eh.»

Ci risiamo. Anche oggi va in scena “Francesca e il giro di

boa dei trentasette anni”, puntata imperdibile. Tic-tac, tic-

tac. Vedono l’orologio biologico girare vorticosamente. Men-

tre i papà sono quelli che preferirebbero pensarti candida

come un angelo, le mamme non fanno che ricordarti l’obiet-

tivo primario della natura femminile e di quanto ci vorrebbe

un nipotino per rallegrare la casa e poterne parlare con le

amiche dal parrucchiere.

E la mia, da quando ha imparato a usare WhatsApp, è di-

ventata una calamità.

Vedo già il grande film scorrere nella sua testa: France-

sca, moglie del facoltoso e affascinante ingegnere svedese

trapiantato a Roma dopo premi e riconoscimenti a livello in-

ternazionale, mamma di due gemelli biondi e incantevoli che

già parlano diverse lingue perfettamente, scorrazzano senza

sporcarsi nell’immenso giardino della villa al Circeo vestiti di

bianco con un cane dal pelo morbidissimo. Tutti pronti per la

copertina di «Style Bazaar».

Ho bisogno di una pausa: chiudo il diario e metto su l’ac-

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qua per il tè. Apro un pacchetto di Gentilini, i biscotti prefe-

riti della Capricorno di famiglia, nonna Clara. Geniale e pe-

tulante, pur essendo morta da anni ancora mi parla in sogno

regalandomi pillole di concretezza capricorniana: «Pensa al

mattone, che te ne fai degli uomini». Dove “mattone” sta per

casa e beni materiali.

La verità è che anche a trentasette anni appena compiuti mi

sento una ragazzina. Ho ancora voglia di fare l’alba, viaggiare

con le mie amiche, spendere i miei soldi in una borsa vintage

preziosa, nel cappotto-colpo di fulmine.

Sarei salva, tutto andrebbe liscio così, se non fosse per

quel mio romanticismo che vede cuori e amori da fine del

mondo in ogni situazione. Se non fosse per lo Scorpione.

Sono nata il 12 novembre, il giorno di Grace Kelly, princi-

pessa sfigata, Ryan Gosling, sex symbol universale, Charles

Manson, serial killer famoso. Non è colpa mia se questo se-

gno è popolato da personaggi affascinanti e complessi, da

seduttori ed eroine che vivono perennemente tra intrighi e

passioni senza fiato.

Quando dici: “Sono dello Scorpione” la gente fa sempre

la stessa faccia. L’ottima fama a letto e pessima nella vita

reale ci precede. Una vera e propria balla colossale, a giudi-

care dai miei ultimi mesi.

Ne sono passati di prìncipi, di diversi colori, ma ancora

quello giusto deve arrivare. E intanto le mie amiche arrive-

ranno stasera e io devo ancora preparare tutto. Ho giusto il

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tempo di fare un salto in piscina, con una doverosa tappa dal

giornalaio per comprare «Style Bazaar», la mia rivista preferi-

ta. In questo numero c’è l’oroscopo dell’anno e devo assapo-

rarlo a dovere. Credere agli oroscopi può sembrare un’assur-

dità, ma la rubrica di «Style Bazaar» è un passo avanti a tutti.

Chiunque si celi dietro lo pseudonimo dell’astrologo è uno

che ne sa. La leggo ogni settimana, è un rito che placa le pic-

cole paturnie, mi mette sicurezza e buonumore anche quando

mi dice che i pianeti sono dissonanti. Di sicuro sarà scritta da

un Acquario: visionario, saggio e arguto.

Percorro via di Donna Olimpia in una domenica gelida,

l’aria è tersa e il sole splende su Monteverde, un susseguirsi di

strade in salite e discese immerse nel verde.

La piscina oggi è affollatissima. Prima di entrare in acqua

la osservo e penso a questo luogo di sfioramenti bagnati, carni

nude e costumi spesso striminziti allacciati a schiene larghe.

Mi piacciono le schiene. Sia maschili che femminili. Le cur-

ve, i muscoli che le percorrono, la loro funzione protettiva su

cui poggia tutto il peso del corpo. Ci penso e ho un brivido.

Guardo il mondo con occhi da Scorpione, il desiderio è la mia

guida e non posso farci nulla.

Torno a casa soddisfatta e naturalmente in ritardo. Dovrò

preparare una cena sprint, ma tanto Marianna e Giulia mi

conoscono da troppi anni per non essere abituate alle peggiori

disavventure culinarie. Entro in ascensore con un sospiro e

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ho già chiuso le due ante della porta esterna quando arriva

qualcuno.

«Un attimo!»

Una figura maschile in pantaloncini sgargianti, con lo zaino

e le sneakers blu fluorescenti si avvicina.

«Prego.»

Ringrazia con un sorriso, entra e mi avvolge con l’odore di

chi ha appena corso la maratona di New York. Indossa una ma-

glietta grigia con le maniche tagliate alla buona o forse cucite

proprio così. Il bicipite si allunga per chiudere le porte e vedo i

muscoli tendersi snelli e tonici. Scie di sudore gli percorrono la

schiena e il petto. Ha i capelli corti, un ciuffo che gli cade sulla

fronte, gli occhi dal taglio un po’ allungato e le guance piene

della gioventù. Non può avere più di trent’anni. Nessun pelo

che esce dalla maglietta. Guarda la mia borsa da piscina e mi

viene in mente che ho ancora i capelli un po’ bagnati e nemme-

no un filo di trucco. Io fisso lui, lui fissa me. Giro lo sguardo. So-

no stretta in un angolo per evitare ogni contatto e sfioramento.

Non ho voglia di parlargli, ho fretta e non sono dell’umore.

«A che piano vai?» domanda con il dito pronto sulla pul-

santiera.

«Quarto.»

«È il mio piano.»

Deve trattarsi del nuovo vicino, l’ho visto di sfuggita da-

vanti al portone, qualche volta. Si chiama Lorenzo, si è trasfe-

rito qualche mese fa da Padova nel bilocale dei Franchi, una

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giovane coppia che è partita in cerca di una casa più grande.

Fa il fotografo. Almeno così spettegola Loredana, la portinaia

del palazzo. E, con quel corpo perfetto e liscio, potrebbe es-

sere gay o un metrosexual.

«Domenica sportiva» esclamo per rompere il suo evidente

imbarazzo da uomo sudato in pochi metri quadri.

«Dieci chilometri in meno di quarantacinque minuti a Vil-

la Pamphili, oggi mi sento una bomba.»

Ah ecco, uno che ci crede. Sarà sicuramente di un segno

di fuoco pieno di sé. Leone o Ariete. O forse è anche lui uno

Scorpione.

«Torni da un viaggio?» Dà un’occhiata al mio borsone.

«Torno dalla piscina, sono andata a nuotare.»

«Ah!» Sembra quasi sorpreso del mio lato sportivo, poi fa

scivolare uno sguardo sul mio corpo e annuisce, come uno

che ha capito qualcosa. «Già, si vede dalle spalle che nuoti.»

Qualcosa mi dice che sto arrossendo. E cosa ne sa lui di

come sono fatte le mie spalle coperte da un cappotto?

«Come va, ti stai ambientando?» cambio argomento.

«Adoro Roma, sto benissimo. Anche se passo quasi tutto il

tempo in viaggio per lavoro... Ma non mi lamento, qui ovun-

que ti giri c’è un pezzo di storia. Che fortunati voi romani che

ci siete nati.»

L’ascensore si ferma con un sobbalzo. Ci salutiamo con un

frettoloso “buona serata”, dandoci le spalle e cercando le ri-

spettive chiavi perse in zaini e borse troppo grandi.

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E poi, quando sono quasi dentro, qualcosa mi costringe ad

aggiungere: «Per qualunque cosa sono qui davanti».

Francesca, e questa come ti è uscita?

È per quando finisce il sale o il caffè, mi giustifico cercan-

do di zittire la voce della mia coscienza. Quando succede un

imprevisto, una fuga di gas, vai in vacanza e hai bisogno di

qualcuno che ti annaffi le piante. I riti e l’educazione del buon

vicinato. Giusto? Fa sempre bene mantenere l’armonia con

chi vive sul tuo pianerottolo, non si sa mai.

E poi mi piacciono gli sportivi e il padovano sudato con

l’occhio ceruleo scintillante rinvigorisce l’atmosfera di questo

palazzo di pensionati.

Ah, ecco, conclude la voce della mia coscienza. Sempre che

non sia gay, comunque.

Entro in casa in fretta e furia lanciando il borsone in corrido-

io e mi immergo nella preparazione del tortino per stasera se-

guendo la ricetta di mia madre, la santa, arrivata su Whats App.

Spero che le mie amiche portino del dolce e di riuscire a

non esagerare col vino. Domani è lunedì e mi aspetta una

trasferta di lavoro per un evento a Firenze. Sono quella dei

treni presi in corsa all’ultimo minuto, ma vorrei svegliarmi in

tempo e non troppo ubriaca, se possibile.

Apro la sfoglia già pronta, poi sminuzzo le verdure che ho

cotto prima di andare in piscina. Seguo passo passo tutte le

istruzioni come un’allieva modello, con gli occhiali poggiati

sul naso, il grembiule a pois stretto in vita senza una piega.

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Scaglie di parmigiano in abbondanza. Et voilà. Metto il tortino

a cuocere in forno e mi rilasso sul divano con «Style Bazaar»

per il grande speciale sull’oroscopo del nuovo anno.

Scorpione – Per i nati nella seconda decade (cioè io) sarà un

anno all’insegna del fuoco (bene!). È come se le forze primi-

genie si liberassero per infondere coraggio anche negli spiriti

meno audaci (io, è chiaro che parla di me). Tutti i processi

iniziati lo scorso anno grazie al transito di Saturno (c’è sem-

pre di mezzo Saturno) volgeranno alla definitiva realizzazio-

ne. Si tratterà di una svolta epocale che potrà riguardare sia

la vita lavorativa (non credo) che gli affetti (ecco). A ostaco-

lare il processo (e ti pareva) ci sarà l’influsso di Saturno (è

lui!) che nei primi mesi dell’anno potrà portare una serie di

contrattempi (odio i contrattempi) che in amore (questo mi

interessa) potrebbero risolversi in malintesi di difficile riso-

luzione (te pareva). Il vostro forte desiderio di cambiare vita

sarà comunque premiato (finalmente) se avrete la capacità di

ascoltare e di non farvi fuorviare dalle apparenze (chi, io?!).

Un eccesso di analisi che da sempre vi caratterizza (lo sapevo)

rappresenterà un ulteriore ostacolo alla realizzazione dei vo-

stri progetti. La spinta innovativa sarà comunque molto forte

e vi sentirete in breve di fronte a un nuovo inizio.

Fantastico. Un nuovo inizio è proprio quello che ci vuole. E

anche se non è specificato, la regola fondamentale sarà tenersi

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lontana dagli uomini Bilancia, tra i peggiori Poveri Bastardi

dello Zodiaco.

Dring Dring. Un SMS e nessuna voglia di alzarmi a leggerlo.

Gambe e braccia cominciano a sentire la fatica della nuotata

domenicale. Sarà sicuramente Federico, che mi ricorda le cose

da portare per l’incontro di domani come se dovessi prepa-

rare lo zaino per la scuola, e ci aggiunge l’orario del treno e

il solito avvertimento di non fare tardi. Io non faccio tardi.

D’accordo, arrivo all’ultimo, ma il treno lo prendo.

Do un’occhiata in lontananza al tortino che cuoce felice e

prego che sia almeno commestibile. Arriva un secondo SMS.

Supero la pigrizia, mi scrollo dal torpore, afferro distratta-

mente il telefono e mi dirigo verso il forno per osservare da

vicino il mio miracolo culinario. Con l’occhio sbilenco guardo

lo smartphone e noto che il messaggio è di un numero che

non ho in memoria, non più. Peccato che la mia mente l’abbia

registrato anni fa e ancora stenti a cancellarlo. Il primo SMS

dice “Francesca”, il secondo “Mi manchi”. La pancia avverte

un colpo, forse due. Il cuore inizia la sua rincorsa e vado in

iperventilazione.

C’era d’aspettarselo. Un Bilancia indeciso come Gianni pri-

ma o poi torna a prenderti di mira con le sue frecce da banale

seduttore. È nella sua natura di splendido maschio, magnifico

stronzo.

Lancio il telefono sul divano, mando qualche accidente al

popolo dei Bastardi e ci vuole un po’ di tempo prima di ri-

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prendere a respirare come un essere umano normale e dotato

di ragione. Cosa diavolo vuole da me? Non gli basta avere tut-

te quelle donne attorno? Avrà subodorato aria di avventura,

in fondo anche un Bilancia potrebbe essere geloso. Ma che

dico, da quando ci siamo lasciati non frequento nessuno, so-

no diventata suor Francesca. Quanto ancora dovrò aspettare

per incontrare qualcuno che mi tocchi di nuovo il cuore? Esi-

sterà da qualche parte nell’immensa galassia di pianeti e stelle

l’uomo giusto per me? Disperazione. Confusione. E nebulose,

solo nebulose.

Più che nebulose, fumo. Che cos’è questa puzza di brucia-

to? Il tortino!

Corro ad aprire il forno ma è già troppo tardi. Il fiore all’oc-

chiello della cena di stasera è una rovina fumante. Per tutti gli

anelli di Saturno, Gianni ne ha fatta un’altra delle sue. Invo-

lontariamente, come si confà a un Bilancia sempre pronto a

dichiararsi innocente.

In queste situazioni c’è soltanto una cosa da fare.

«Ciao Marianna, vi dispiace se ordino delle pizze? Ho avu-

to un imprevisto.»

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