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UNIVERSITÀ
“CAMPUS BIO-MEDICO” DI ROMA
Master in
Master in “E-teaching e Didattica Tutoriale”
DINAMICHE E PROBLEMATICHE RELAZIONALI
NELL’AMBITO DELLA GESTIONE DEL PAZIENTE
TERMINALE IN ASSISTENZA DOMICILIARE NEI
CONFRONTI DEL CAREGIVER
Relatore
Claudio Pensieri
Candidato
Giovanni Eusepi
2006 - 2008
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INTRODUZIONE ............................................................................................................. 3
PREMESSA ...................................................................................................................... 4
NOZIONI E TECNICHE DI COMUNICAZIONE INTERPERSONALE --
PNL Programmazione neuro linguistica ........................................................................... 5
COMUNICAZIONE E RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE ........................................ 13
IL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE .......................................................................... 16
STRUMENTI INFORMATICI ....................................................................................... 18
METODOLOGIA DELLA RICERCA ........................................................................... 20
ANALISI DEI DATI .......................................................................................... 20
ANALISI DELLE VARIABILI ........................................................................... 21
DATI RACCOLTI ............................................................................................. 25
ANALISI DEI DATI POST-TEST ..................................................................... 26
ANALISI DELLE VARIABILI ........................................................................... 27
PROBLEMI INCONTRATI:................................................................................... 31
SVILUPPI FUTURI ........................................................................................................ 33
CONCLUSIONI .............................................................................................................. 34
BIBLIOGRAFIA............................................................................................................. 37
SITOGRAFIA ................................................................................................................. 39
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INTRODUZIONE
La gestione domiciliare del paziente oncologico in fase
avanzata è sicuramente una tipologia assistenziale che
presenta una moltitudine di aspetti carichi di contenuti.
L’equipe composta da varie figure (medico, infermiere, fkt,
psicologo), deve continuamente confrontarsi con le
dinamiche più svariate; la comunicazione e il saper
comunicare rappresentano quindi la chiave fondamentale per
la bontà assistenziale.Il vissuto familiare,la cultura, ma anche
le precedenti esperienze con operatori sanitari, spesso
drammatiche,rendono l’assistenza domiciliare ricca di
situazioni in cui la capacità di esporre le notizie riguardanti
l’evolversi della malattia nella maniera più idonea deve
basarsi su conoscenze precise di tecniche comunicative.
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PREMESSA
Esercitare la professione di medico, si dice sia una missione...
una vocazione; spesso viene inflazionata tale terminologia, o
meglio utilizzata senza capirne la reale importanza. Dietro un
malato c’è una umanità, una personalità, un vissuto spesso
difficile. Quando ci si trova di fronte a una persona con
sintomi importanti, tali da creare non solo dolore fisico ma
anche psicologico è importante agire per alleviare la
sofferenza. Se poi a sostenere tali problemi è una malattia
incurabile, con poco tempo quindi a disposizione per
migliorare il quadro, oltre ad una adeguata preparazione
clinica è fondamentale avere non solo la volontà ma anche la
capacità di far arrivare ogni comunicazione in maniera
corretta e essenziale. Fare attività domiciliare con realtà così
difficili da gestire presuppongono adeguata partecipazione
del care giver o del nucleo familiare in toto; inoltre la rete
assistenziale è purtroppo molto carente in generale di risorse,
quindi sta al medico e all’equipe trovarle soprattutto cercando
di dare il meglio di se, utilizzando ogni tecnica in proprio
possesso. Comunicare e SAPER comunicare con la famiglia
del paziente in fase terminale è fondamentale per curare là
dove non si può guarire, per far arrivare al malato il “giusto”
per lui, sia dal punto di vista medico che morale. Cosa poi sia
veramente il “giusto” per ogni persona in tali condizioni, è
mera presunzione credere di saperlo, ma una ottima
comunicazione e condivisione col care giver sicuramente
aiuta molto, basti pensare a situazioni in cui non c’è
purtroppo partecipazione attiva del malato. In questi casi
avere notizie in maniera franca, frutto di comunicazione
corretta da’ senso a tutto. Tali persone non guariranno mai
purtroppo, ma sentirsi utili in momenti di così grande
disperazione può dare SIGNIFICATO a una professione che
ritorna veramente a essere una SCELTA DI VITA.
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NOZIONI E TECNICHE DI
COMUNICAZIONE INTERPERSONALE --
PNL Programmazione neuro linguistica
La Programmazione Neuro Linguistica è un sistema di
sviluppo personale sviluppato nei primi anni ’70 da Richard
Bandler e dal linguista John Grinder, con il contributo di
Gregory Bateson (e con la collaborazione di un gruppo di
studiosi che comprendeva David Gordon, Robert Dilts, Leslie
Cameron Bandler e Judith De Lozier). Si tratta di una
metafora di lettura della realtà che costituisce un modello non
solo analitico, ma anche operativo, ovvero che facilita il
cambiamento, e che utilizza un insieme di strumenti costituito
da un insieme di tecniche, assiomi e postulati (frutto anche
dell'integrazione tra psicologia,linguistica, cibernetica e
teoria dei sistemi) relativi alla comunicazione, alla percezione
umana e all’esperienza soggettiva.
L’idea centrale della PNL è che i pensieri, i gesti e le parole
dell’individuo interagiscono al fine di creare la percezione
del mondo. Modificando la propria visione (detta mappa del
mondo, ovvero sistema di credenze relativo a ciò che è la
realtà esterna e a ciò che è la realtà interna), la persona può
migliorare le proprie attitudini e le proprie azioni. La
percezione del mondo e la risposta ad esso possono essere
modificate attraverso l’applicazione di alcune tecniche. La
PNL insegna che una persona può sviluppare
abitudini/reazioni di successo amplificando i comportamenti
facilitanti e diminuendo quelli indesiderati. Il cambiamento
può avvenire riproducendo con attenzione comportamenti e
credenze delle persone di successo (modellamento). La PNL
asserisce anche che le persone possiedono in sé tutte le
risorse per avere successo. Bandler e Grinder hanno scelto 3
terapeuti di successo – Fritz Pearls, Virginia Satir e Milton
Erickson – come esempi e modelli ispiratori principali per la
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PNL. Essi modellarono i suddetti terapeuti e svilupparono
schemi specifici per la comunicazione in generale, la
costruzione della relazione rapport e il miglioramento
personale. L’autore di PNL Robert Dilts chiama il modello
“lo studio della struttura dell’esperienza soggettiva”.
Tuttavia, a causa di un non ancora avvenuto approfondimento
scientifico ed epistemologico, la Programmazione Neuro
Linguistica ha più la forma di una pratica che di una scienza.
Le pubblicazioni odierne sulla PNL sono infatti tra le più
variegate, da quelle che cercano di muoversi attraverso i
consueti binari della scientificità, a quelle che se ne
discostano ampiamente. Lilienfeld (2003), Levelt (1995),
Drenth (2003), Williams (2000) e l'Association française
pour l'information scientifique hanno infatti definito la PNL
come pseudoscienza. La programmazione neuro linguistica è
usata negli studi sulla comunicazione umana, come
l'educazione, l'apprendimento, la negoziazione, la vendita, la
leadership, il team-building, etc. Trova applicazione anche
nei processi decisionali e creativi, nel campo medico e in
quello sportivo.La PNL, attiva in Italia dall'inizio degli anni
Ottanta, ha sviluppato modelli ed interventi usati in
psicoterapia, nelle aziende, nelle scuole e nei centri di
formazione.La programmazione neuro linguistica, nel corso
del tempo, ha elaborato una varietà di tecniche e ha
individuato metodi e chiavi di lettura che aiutano a
comprendere la struttura della comunicazione umana. La
distinzione tra gli strumenti e l’uso che se ne fa è essenziale,
perché mette in luce la relazione tra PNL ed etica personale.
La storia della PNL ha radici nel pragmatismo, quindi guarda
al risultato di ciò che propone. In ogni caso, il risultato deve
abbracciare il rispetto per l’essere umano ed avere come
obiettivo la libertà e il benessere della persona.
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Per ciò che concerne l'idea di "manipolazione" è bene
ricordare quanto Milton Erickson in persona rispondeva a tali
"accuse"...affermando che tutti ci " manipoliamo" per diverse
ragioni e spesso a fin di bene...come la madre che accudisce i
suoi figli e trasmette modi, pensieri, valori, come il
docente...con i suoi allievi, come chi si ama e vuole far
partecipare l'altro al suo modello del mondo. Tuttavia, il fatto
di non avere definito e regolamentato il proprio corpo di
conoscenze e strumenti attraverso l’imposizione di standard
di comportamento e di un codice etico di utilizzo, è ritenuto
un punto di debolezza anche da diversi trainers di PNL.
Un problema centrale della PNL, legato inevitabilmente al
tema della non sufficiente scientificità, è che i titoli conferiti
dai vari istituti (practitioner, master, counselor, trainer) non
sono avvalorati né da una classificazione ufficiale né da un
riconosciuto metodo d'esame delle competenze acquisite.
Alcuni certificati recanti la stessa dicitura possono essere
infatti conferiti dopo un seminario di tre giorni, come di
quindici oppure dopo un semestre. Analogamente ci sono
scuole che richiedono il superamento di un esame, alcune che
non lo chiedono e altre che lo chiedono solo per i livelli più
alti. Ragione di questo disordine è il fatto che non esistono
istituti, o associazioni di istituti, sufficientemente grandi e
riconosciuti da poter esprimere una posizione ufficiale in
merito. In Italia, per ovviare a questo problema, si sono
innescate principalmente due tendenze: la prima ha scelto di
legarsi alle scuole dei fondatori e degli sviluppatori originari,
ritenendo che solo questi abbiano ragione di stabilire ciò che
è o non è PNL, la seconda ha scelto invece di sottostare ai
parametri di qualità ISO, attraverso la valutazione di apposite
società di certificazione di qualità. Di recente a questa prassi
si è aggiunta la possibilità di affiliazione ad altri istituti esteri
di formazione riconosciuti dall'Unione Europea, dove le
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stesse qualifiche dichiarate dalla scuola di PNL, a seguito del
superamento di apposite sessioni d'esame presso gli istituti
esteri, arrivano a corrispondere a degli attestati professionali
di livello universitario.
Uno degli elementi che sicuramente caratterizza la società
moderna è la comunicazione. Purtroppo l’errata convinzione
che la comunicazione consista nel semplice trasferimento di
informazioni,porta a non considerare l’importanza della
presenza di un metodo, atto ad assicurare che tali
informazioni arrivino in modo corretto.
Le fonti di informazione su cui è possibile perdersi,sono
innumerevoli basti pensare a internet,eppure rimane
difficile,al di la della moltiplicazione degli strumenti
comunicativi, trovare regole e metodo al corretto
trasferimento delle informazioni.
La sincronizzazione è una tecnica mirata al fine di stabilire
celermente un buon rapporto empatico col proprio
interlocutore:è il processo mediante il quale si stabilisce uno
stretto contatto con il livello “conscio” e “inconscio” di un
interlocutore.
La sincronizzazione (nella comunicazione umana) consiste
nel riflettere verso l’altro la propria immagine, nell’inviargli
dei segnali non verbali che egli può facilmente
identificare in modo inconscio con i suoi e che sono allora,
per lui, altrettanti segni di riconoscimento. La
sincronizzazione instaura un clima di confidenza che dà,
all’interlocutore, il desiderio di dire di più, perché si sente
ascoltato e riconosciuto per quel che è.
Finisce insomma per creare un “rapporto” (rapport o
empatia) che permetterà, passo dopo passo, di condurre il
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colloquio. I parametri sui quali ci si sincronizza sono diversi:
verbali, non verbali, ed altri quali quelli riguardanti il
comportamento e le strategie mentali..
Tra i vari parametri non verbali rientrano: la sincronizzazione
posturale, gestuale, vocale, micro-comportamentale (testa,
viso, respirazione).
• Sincronizzazione posturale: il nostro interlocutore può
essere in piedi, diritto, sbilanciato, seduto, le gambe
incrociate ecc. ecc.
• Sincronizzazione gestuale: i gesti di chi ci sta davanti
possono essere pochi o abbondanti, ampi o discreti, tondi o
ad angoli, possono accompagnare il discorso (con le mani) o
essere quasi automatici (piede).
• Sincronizzazione vocale: riguarda il flusso verbale, il
volume e il ritmo della voce.
• Sincronizzazione micro-comportamentale: testa (può essere
diritta, inclinata a destra o a sinistra, scossa dal basso in alto,
scossa lateralmente, piegata in avanti, gettata all’indietro
ecc.), viso (la fronte può essere corrugata o liscia, le
sopracciglia alzate o aggrottate, gli occhi sgranati o strizzati,
lo sguardo intenso o spento, il naso arricciato, dritto, le labbra
mordicchiate, la lingua può essere sulle labbra e il viso può
essere attraversato da smorfie diverse).
• L’ultimo parametro, il più potente ed efficace, è la
“respirazione” (essa può essere toracica, addominale, del
plesso, ritmata, interrotta da sospiri).
La sincronizzazione può essere diretta (secondo uno stesso
parametro) o crociata (scegliendo un parametro per un altro).
È ormai diffusa la ricerca del prof. Albert Meharabian, il
quale dimostrò che la voce (para-verbale) impatta per il 38%
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sull’efficacia del messaggio, mentre il 55% dell’efficacia del
messaggio proviene dal non-verbale, ed il restante 7% è
l’efficacia del contenuto verbale della comunicazione.
La parte verbale rappresenta il “che cosa”, il contenuto;
quella non verbale il “come”, il modo in cui il contenuto si
porge; la voce si inserisce, come para-verbale, nella
definizione del “come” (infatti non è possibile esprimere
parole senza il giusto sostegno della voce).
Il fatto di attribuire al “che cosa” un impatto del 7% ci porta a
pensare che non sia tanto importante “che cosa” diciamo, ma
bensì il “come” lo diciamo. La comunicazione interpersonale,
avviene su due piani, tra loro strettamente collegati.
Il primo è quello che, normalmente, si esplicita in 3 fattori:
verbale (cioè il linguaggio, l’uso delle parole), paraverbale
(volume, tono, flusso e ritmo della voce) e non verbale (il
linguaggio del corpo).
Il secondo (quello della metacomunicazione) avviene tramite
gli stati interni.
Tra i due, quello più efficace, è effettivamente il secondo.
Un’emozione è un sistema di risposte istantanee –
fisiologiche, espressive e cognitive – ad una sollecitazione
interna o esterna. Le risposte fisiologiche possono essere
straordinariamente intense: per esempio, quelle congruenti a
uno stimolo pauroso, derivano dall’azione del sistema
nervoso simpatico e di un ormone (l’adrenalina) prodotto
dalle ghiandole surrenali, e sono: ritmo e profondità della
respirazione aumentano, crescono la frequenza cardiaca e la
quantità di sangue pompato ad ogni battito, aumenta la
pressione, il sangue arriva più ai muscoli che agli organi
interni, e si carica di zucchero prodotto dal fegato,
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diminuisce la produzione di saliva in bocca e aumenta la
sudorazione, le pupille si dilatano per far entrare più luce. A
questo punto, il corpo è pronto a fornire un feedback di
attacco o fuga.
Tutte le risposte che coinvolgono il comportamento, sia
involontario che volontario vengono chiamate espressive:
modi di atteggiare la faccia (espressioni), modi di atteggiare
il corpo (posture), e risposte motorie rapide e automatiche
(trasalimenti) sono in gran parte risposte espressive
involontarie.
A queste vanno aggiunte tutte quelle volontarie: applaudire
urlando “Bravo!!”, strizzare un occhio, correre incontro a
qualcuno per abbracciarlo o prenderlo a bastonate.
Le risposte cognitive sono quelle che diamo a partire dalla
rappresentazione che noi stessi ci siamo fatti di un’emozione:
il nome che le attribuiamo, gli eventi che abbiamo imparato
ad associarle, le metafore che usiamo per descriverla.i
Fondamentale è trovarsi nello stato interno ideale al fine di
ottimizzare tali risorse.
A ogni stato d animo sono collegate delle rappresentazioni
VAKO interne particolari che, esteriormente, si manifestano
mediante un comportamento specifico.
Si può dire che lo stato interno rappresenta ciò che viene
vissuto in quel momento.
In PNL si distinguono due grandi categorie di stati interni: gli
stati risorse e gli stati limitanti.
Gli stati risorse sono degli stati interni ottimali; quelli più
adeguati a vivere una situazione,tipo l’ avere fiducia in se
stessi.
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Gli stati limitanti invece sono stati interni inadeguati che
portano a fallire qualsiasi intervento.
Non ci sono in assoluto stati interni buoni o cattivi. Uno stato
interno limitante per una persona può essere uno stato risorsa
per un’altra.
Molto importante è imparare a saper gestire gli stati interni
Per potere affrontare correttamente la gestione degli stati
interni, è indispensabile prendere coscienza che ciascuno di
noi genera i sentimenti che prova. Gli avvenimenti non ci
fanno provare questa o quella emozione: siamo noi che
reagiamo agli avvenimenti in funzione del significato che gli
attribuiamo.
Riappropriarsi pienamente delle proprie emozioni e dei propri
stati interni, è certo di maggior aiuto che renderne
responsabili gli altri o gli avvenimenti.
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COMUNICAZIONE E RAPPORTO
MEDICO-PAZIENTE
La comunicazione efficace tra il medico, il paziente e la sua
famiglia deve essere considerata come una funzione clinica
fondamentale da non trascurare. Instaurando un processo di
comunicazione interpersonale con il paziente, il medico può
non solo ottenere delle utili informazioni per indirizzare il
percorso diagnostico e terapeutico, ma anche suscitare un
buon livello di soddisfazione e di consenso che finisce per
incidere positivamente sui risultati clinici complessivi.
Possono essere interessanti a questo proposito i risultati di
uno studio realizzato nel 1993 dal Servizio sanitario
canadese, riguardante il rapporto medico-paziente con
particolare riferimento all’Assistenza Sanitaria primaria. Nel
54 per cento dei casi il medico non prendeva in
considerazione le proteste dei propri pazienti e nel 45 per
cento dei casi non ascoltava con attenzione le loro
preoccupazioni. Inoltre, il 50 per cento dei problemi psico-
sociali e psichiatrici non sarebbe stato trattato correttamente
proprio per un difetto di comunicazione nel rapporto medico-
paziente, finendo per incidere negativamente sulla qualità
della pratica clinica. Non è vero che dando spazio ad
un’attività comunicativa interrelazionale nella pratica clinica
si allunga indebitamente la durata della visita. Invece,
bisogna dedicare al paziente da un massimo di 21- 22 minuti
ad un minimo di 90 secondi. Questo tempo è utile per
incoraggiare il paziente ad esprimere le sue preoccupazioni,
senza interruzioni o conclusioni affrettate da parte di chi
ascolta.
Nel percorso di comunicazione tra medico e paziente vi
possono essere degli atteggiamenti da seguire, altri da evitare,
nell’ottica di avvicinarsi sempre di più alle esigenze
dell’utente. Il medico deve sforzarsi di capire il disagio dei
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pazienti, cercando di non trascurare i loro sentimenti e le
speranze di salute, coltivando la capacità di miglioramento
della relazione in un’ottica di “gentilezza attiva” e di empatia
con i propri assistiti.
Particolari accorgimenti comunicativi nei confronti del
paziente e della sua famiglia devono essere adottati dai
componenti delle équipe multi-disciplinari dei servizi
sociosanitari, che operano a livello domiciliare, sforzandosi
di: fornire spiegazioni chiare; accertarsi sempre che il
paziente e la sua famiglia abbiano compreso i messaggi;
discutere il piano di trattamento e provare, in ciascun caso, il
grado e le motivazioni dell’“efficacia terapeutica”.
Dieci semplici regole per migliorare la comunicazione
medico-paziente:
Non esprimere mai troppi concetti contemporaneamente.
Quando si parla rivolgersi sempre direttamente al paziente,
evitando di fare gesti che possano distrarlo.
Quando si devono trasmettere informazioni importanti,
cercare di coinvolgere anche i familiari se sono presenti.
Ripetere sempre l’informazione più volte, in modo che sia
più comprensibile, specie se chi ascolta possiede un basso
grado d’istruzione.
Pianificare il discorso in modo che i punti più importanti
dell’informazione vengano dati sia all’inizio che alla fine di
esso.
Per essere più chiari, ricorrere ad esempi che possano
risultare facilmente comprensibili per il paziente, magari
riferendosi a vicende cliniche legate a lui o ai suoi familiari.
Per mettere maggiormente a suo agio il paziente e favorire
una maggiore comprensione del messaggio informativo, si
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può fare ricorso all’uso di qualche termine più colloquiale,
popolare talvolta anche dialettale.
Quando si forniscono indicazioni sui dosaggi e sui tipi di
farmaci che il paziente deve assumere, portare sempre esempi
pratici: chiarire il tipo di pillole (capsule, compresse, colore,
forma, come si possono dividere, ecc.); nell’uso di sciroppo
specificare bene se bisogna utilizzare un cucchiaio da tavola
o un cucchiaino; indicare sempre le tacche del misurino.
Accertarsi che il paziente abbia capito, rendendolo partecipe
delle decisioni e facendogli ripetere il dosaggio che deve
assumere.
Esprimere sempre ottimismo, incoraggiando il paziente in
difficoltà: un eccesso di pessimismo può porlo in una
posizione di scetticismo, con possibile calo di fiducia e rifiuto
della terapia.
Quando un equipe si appresta ad iniziare un assistenza,è
molto importante porsi degli obiettivi,identificare il care
giver e comunicare in maniera chiara e precisa.Conoscere il
grado di informazione e di consapevolezza da parte del
paziente sul proprio stato di salute aiuta sicuramente
l’approccio alle strategie terapeutiche.
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IL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE
"Il significato della stretta relazione interpersonale tra medico
e paziente non potrà mai essere troppo enfatizzato, in quanto
da questo dipendono un numero infinito di diagnosi e di
terapie. Una delle qualità essenziali del medico è l’interesse
per l’uomo, in quanto il segreto della cura del paziente è
averne cura". (Dr. Francis Peabody - XIX sec.)
E’ difficile catalogare, descrivere dettagliatamente, porre
"capisaldi", riguardo il rapporto medico - paziente in quanto
questa relazione di fiducia e di stima "reciproca" dipende da
molti fattori (fattori ben studiati dalla psicanalisi dove, ad
esempio, la "relazione" viene denominata "transfert"),
inerenti l’incontro tra le molteplici personalità sia di medici
sia di pazienti. E’ possibile però, soprattutto per il medico,
descrivere cosa predispone l’accadere di questa
indispensabile "corrente energetica" finalizzata al miglior
risultato possibile, del lavoro comune di medico e paziente,
per il ripristino o il mantenimento della salute.
In primo luogo è importante per il medico saper ascoltare,
saper farsi "recettore" di tutto ciò che un paziente "porta" e
cioè come descrive il problema, quali vissuti emotivi ha di
questo, quali sono le sue interpretazioni, che svantaggi ed
anche, paradossalmente, vantaggi ne ricava, quali
enfatizzazioni ha di un sintomo piuttosto che un altro, quali
sono le sue paure, le sue speranze, le sue delusioni, quanto
investe emotivamente sulla risoluzione della malattia, quale è
la sua vita (origini, istruzione, lavoro, famiglia, ambiente
domestico), insomma, quale è in definitiva il suo "terreno
globale" emotivo - affettivo - corporeo - sociale in cui "vive"
ed è "vissuta" la malattia.
In secondo luogo (praticamente in contemporanea con il
primo) il medico deve saper essere "neutro", e cioè essere
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privo di pregiudizi nei confronti del paziente che magari
presenta stili di vita, attitudini e valori diversi da lui, anche in
quei casi che in situazioni non mediche potrebbe giudicare
ripugnanti o negativi (qui il medico deve porre particolare
attenzione al suo comportamento affinché la principale
motivazione delle sue azioni rimanga comunque e sempre,
l’interesse del paziente).
In terzo luogo il medico deve saper "comunicare" (attraverso
disponibilità, espressione di attenzione sincera), spiegando
cioè al paziente, con un linguaggio accessibile a tutti, come
procederà l’iter diagnostico, chiarendo il significato di esami,
consulenze specialistiche, indagini complesse strumentali,
eccetera, e quindi, in seguito, quale è la definitiva diagnosi e
la conseguente terapia, o possibilità terapeutica, con tutti gli
eventuali rischi che questa può comportare, senza promettere
facili guarigioni.
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STRUMENTI INFORMATICI
Al fine di conoscere sempre meglio le esperienze altrui,
poterle condividere e crescere, si è pensato di utilizzare una
piattaforma informatica che potesse fungere da tramite
virtuale con altri colleghi impegnati in tale scopo. Potere
attingere in modo veloce con interscambio continuo di idee e
emozioni a riguardo di un tema cosi importante è sicuramente
stimolante a migliorare il proprio bagaglio di conoscenze ma
soprattutto è fondamentale nell’individuare il giusto modo di
comunicare.
Abbiamo pensato di utilizzare come piattaforma informatica
MOODLE,essenziale strumento di condivisione spazio
temporale di risorse,alcune accessibili a tutti altre ai soli
docenti.
Abbiamo inserito un topic, dal titolo “RACCONTIAMOCI”
nella bacheca generale e nel forum di MOODLE, affinchè
tutti potessero virtualmente condividere opinioni e
esperienze,anche forse tristi o fallimentari, ma di enorme
contributo.
1) MOODLE <TOPICS> “RACCONTIAMOCI”
“Sto preparando la tesi del master sulla comunicazione tra
personale medico sanitario e nucleo familiare.
Vorrei condividere con voi le nostre esperienze in questo
ambito Al fine di potermi confrontare con voi e aumentare il
nostro bagaglio di conoscenze vorrei gentilmente chiedervi
se potete riportare delle vostre esperienze specifiche vissute
ed il modo in cui avete affrontato la situazione”.
2) Inizio io. Mi trovavo a domicilio di un paziente purtroppo
terminale. La famiglia aveva sempre fino a quel momento
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cercato di nascondere la verità, spiegando i suoi malesseri e
le sue terapie come “riabilitative” ai fini di una improbabile
guarigione. Nell’attimo in cui mi sono chinato su di lui per
auscultare l’addome per problemi di canalizzazione, lui
prendendomi a fatica per il braccio mi ha fatto avvicinare
sussurrandomi: …quanto mi resta ancora… loro lo sanno
ma…
Era evidente che “loro”erano i suoi familiari, la moglie e
una figlia sposata che presenziavano durante la mia visita in
quel momento
Mi ha colpito il fatto che sebbene altre volte aveva avuto la
possibilità di parlare con me anche a tu per tu, in quel modo
lui volesse secondo me “ richiamare” l’attenzione della
famiglia per far intendere che lui aveva capito e che era il
momento di smettere di fingere per entrambi.
La mia scelta fu in quel momento di lasciar cadere il
discorso, ripromettendomi appena subito dopo di parlare con
la famiglia; ero urtato, quasi arrabbiato per quella
situazione poco secondo me leale…
Nel momento in cui ho cominciato a dialogare però mi colpì
il dolore e la sofferenza che trapelava dai loro sguardi e le
loro parole e….sono uscito se possibile più emozionato che
contrariato.
…Te cosa avresti fatto in quella situazione?……
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METODOLOGIA DELLA RICERCA
L’obiettivo della nostra ricerca consiste nel valutare, come
mediante tecniche di PNL, le dinamiche relazionali, tra
medico e caregiver possano trarne giovamento;al fine di
potere quantizzare tali risultati si è scelto di valutare l'impatto
tramite la somministrazione di un questionario nel momento
in cui il medico effettua la prima visita a domicilio,
valutando:
1) La chiarezza espositiva e l'efficacia della comunicazione;
2) La compliance stabilita dal medico con i familiari;
3) La comprensione delle informazioni farmacologiche;
4) Eventuali relazioni e dipendenze tra le variabili in esame.
ANALISI DEI DATI
Da un’analisi monovariata dei dati è emerso che il campione
preso in esame non è sufficientemente rappresentativo per
permettere una generalizzazione dei dati emersi, ma
abbastanza numeroso per poter validare lo strumento di
analisi della ricerca.
La ricerca prevedeva la somministrazione dello stesso
questionario alle famiglie dei pazienti di chi aveva
frequentato alcune lezioni di PNL e la somministrazione
dello stesso ad un gruppo di controllo.
Dai dati emersi sembra che la maggior parte dei familiari che
accudiscono il paziente sono tra i 60 e gli 80 anni (Tab. 1),
anche se ci sono stati dei casi con oltre 80 anni, questo
dovrebbe far riflettere sul tipo di comunicazione da utilizzare
e cioè diversificare la propria comunicazione anche in base a
chi abbiamo davanti.
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Tabella 1
Il genere di chi si prende cura del paziente è eterogeneo e,
con i dati disponibili non generalizzabile, infatti sembra
livellato tra il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo
(tab.2).
Tabella 2
Il grado di parentela invece appare meritare uno studio più
approfondito in futuro. Infatti mentre nel caso del gruppo
sperimentale i casi in esame rientrano nelle due categorie
principali (Coniugi o figli) nel gruppo di controllo appare
molto più etereogeneo arrivando al punto di casi in cui non
c’era alcun grado di parentela (tab. 3).
Tabella 3
ANALISI DELLE VARIABILI
Le analisi prese in esame erano le seguenti:
V1) La chiarezza espositiva e l'efficacia della comunicazione;
V2) La compliance stabilita dal medico con i familiari;
V3) La comprensione delle informazioni farmacologiche;
La variabile n. 1 “Chiarezza espositiva e efficacia della
comunicazione” era rilevabile tramite i primi due “Items”.
22/39
Domanda n. 1 (Tab. 4)
“Secondo Lei, la chiarezza nella esposizione delle
informazioni ricevute è:”
Tabella 4
Ricordiamo che anche se il questionario è stato presentato in
forma uguale ai due gruppi, al momento della
somministrazione il gruppo sperimentale aveva già assistito
ad alcune lezioni di PNL. Sarebbe interessante riaffrontare la
stessa ricerca partendo da due gruppi di medici
equicompetenti.
Il secondo “item” relativo alla 1° Variabile è la Domanda n.
2.
Domanda n. 2 (Tab. 5)
“La Sua capacità e la facilità nel ricordare i contenuti delle
informazioni è:”
Tabella 5
Ricordiamo che, anche se non sembra immediatamente legata
alla capacità di comunicare del medico, teniamo presente che
ricordiamo meglio le cose che ci vengono spiegate meglio.
E quindi il ricordo di informazioni è strettamente legato alla
capacità comunicativa del medico.
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Anche la Variabile n. 2 “Compliance stabilita dal medico con
i familiari” è stata studiata attraverso due “items”, le
domande n. 3 e 4.
Domanda n. 3 (Tab. 6)
“La maniera da parte del medico di interagire nei Suoi
confronti e la qualità del tempo a Lei dedicato è:”
Tabella 6
Domanda n. 4 (Tab. 7)
“La capacità da parte del medico di metterLa a suo agio è:”
Tabella 7
Si può ben notare anche in questo caso come siano distribuiti
inversamente le percentuali tra il gruppo sperimentale e
quello di controllo.
Nel gruppo sperimentale la maggioranza è nella categoria
dell’eccellenza mentre nel gruppo di controllo in quella della
sufficienza.
La variabile n. 3 “La comprensione delle informazioni
farmacologiche” è particolarmente legata a due fattori, la
capacità del medico di dare informazioni in maniera chiara e
esaustiva e alla capacità da parte del medico di istruire le
persone nella corretta somministrazione delle terapie, se una
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persona è ben istruita allora sarà anche capace di
somministrare una terapia, ma per essere ben istruita è
necessario che il medico sappia comunicare in modo
eccellente.
Domanda n. 5 (Tab. 8)
“La spiegazione dei farmaci in uso e il loro utilizzo secondo
il Suo parere è:”
Tabella 8
Da notare come nel gruppo sperimentale la percentuale nella
categoria dell’eccellenza sia quasi il doppio di quella del
gruppo di controllo.
Domanda n. 6 (Tab. 9)
“Ritiene la Sua capacità nel somministrare le terapie:”
Tabella 9
Concludendo si può affermare che già dalla fase di pre-test i
campioni sembrano essere influenzati dalle poche lezioni di
PNL ricevute dal gruppo sperimentale, una più attenta
gestione delle variabili influenti è auspicabile nel caso di un
futuro approfondimento della ricerca in questione.
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DATI RACCOLTI
Nel questionario post-test è stata suddivisa la domanda n.3, in
quanto abbiamo ritenuto che fosse importante al fine di avere
informazioni più dettagliate, individuare nella variabile
tempo, un parametro indicativo. Inoltre è stata sostituita la
domanda n.6 per poter comprendere meglio la chiarezza della
terapia consigliata, in base alla condivisione della stessa da
parte del caregiver.
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ANALISI DEI DATI POST-TEST
Dall’analisi monovariata dei dati è emerso che il campione
preso in esame non è sufficientemente rappresentativo per
permettere una generalizzazione dei dati emersi, ma
abbastanza numeroso per poter validare lo strumento di
analisi della ricerca, in quanto è numerosamente simile al
campione pre-test.
Dall’analisi dei dati della fase di pre-test si è provveduto ad
apportare le relative modifiche al questionario finale, con lo
scopo di validare un utile strumento di indagine per la
materia.
Nella fase di post test è emerso che la fascia d’età dei
familiari che si predono cura dei pazienti è compresa tra i 36
e i 79 anni, al contrario della fase di pre-test ove invece era
emerso che la maggior parte dei familiari che accudiscono il
paziente sono tra i 60 e gli 80 anni (Tab. 10), questo porta a
pensare che i medici si trovano continuamente di fronte a
persone molto eterogenee di età.
Tabella 10
Nella fase di post-test è emerso che il genere sessuale è
bilanciato per entrambi i sessi (tab.11).
Tabella 11
Il grado di parentela invece appare meritare uno studio più
approfondito in futuro. Nei dati precedenti era emerso che la
maggior parte dei in esame rientravano nelle due categorie
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principali (Coniugi o figli), invece nella fase di post-test
sembrano tendere anche verso i parenti di primo grado come
fratelli e sorelle (tab. 12).
Tabella 12
ANALISI DELLE VARIABILI
Le analisi prese in esame erano le seguenti:
V1) La chiarezza espositiva e l'efficacia della comunicazione;
V2) La compliance stabilita dal medico con i familiari;
V3) La comprensione delle informazioni farmacologiche;
La variabile n. 1 “Chiarezza espositiva e efficacia della
comunicazione” era rilevabile tramite i primi due “Items”.
Ricordiamo che nella stesura del questionario abbiamo
provveduto anche a cambiare la scala di misura, spostandoci
verso il grado di eccellenza. E sembra proprio che ciò abbia
sortito gli effetti sperati.
Possiamo quindi equiparare le due scale in questo modo:
Se si volesse fare un’analisi multivariata delle variabili in
esame è da tener presente la differenza dei punteggi.
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Procedendo nell’analisi delle varie domande ricordiamo
quindi che dal confronto con il questionario pre-test:
Sufficiente (0 pt.) = Scarsa (0 pt.).
Domanda n. 1 (Tab. 13)
“Secondo Lei, la chiarezza nella esposizione delle
informazioni ricevute è:”
Tabella 13
Da questa analisi delle frequenze emerge una certa
propensione verso l’eccellenza nel gruppo sperimentale,
mentre il gruppo di controllo rimane in linea con l’analisi dei
dati pre-test, anzi sembra aver peggiorato di poco la sua
situazione, visto che nell’analisi pre-test non c’era stato alcun
punteggio di 0 pt.
Il secondo “item” relativo alla 1° Variabile è la Domanda n.
2.
Domanda n. 2 (Tab. 14)
“La Sua capacità e la facilità nel ricordare i contenuti delle
informazioni è:”
Tabella 14
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Ricordiamo che, anche se non sembra immediatamente legata
alla capacità di comunicare del medico, teniamo presente che
ricordiamo meglio le cose che ci vengono spiegate meglio.
E quindi il ricordo di informazioni è strettamente legato alla
capacità comunicativa del medico.
La Variabile n. 2 “Compliance stabilita dal medico con i
familiari” è stata modificata rispetto alla fase di pre-test,
abbiamo introdotto un terzo “item”, “il tempo dedicato”, le
domande sono le n. 3-4 e 5.
Domanda n. 3 (Tab. 15)
“La maniera da parte del medico di interagire nei Suoi
confronti è stata:”
Tabella 15
Anche in questo caso l’eccellenza sembra averla raggiunta
solo il gruppo sperimentale.
Domanda n. 4 (Tab. 16)
“La quantità di tempo a lei dedicata è stata:”
Tabella 16
Domanda n. 5 (Tab. 17)
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In questo caso è da notare come la tendenza del gruppo
sperimentale è verso l’eccellenza mentre il gruppo di
controllo rimane distribuito tra il massimo punteggio ed il
punteggio centrale.
“La capacità da parte del medico di metterLa a suo agio è:”
Tabella 17
In questo caso mentre il gruppo sperimentale presenta un
80% di eccellenza (tra buona e ottima), mentre nel gruppo di
controllo il 40% è in quella della sufficienza e il 50%
nell’eccellenza,.
La variabile n. 3 “La comprensione delle informazioni
farmacologiche” è particolarmente legata a due fattori, la
capacità del medico di dare informazioni in maniera chiara e
esaustiva e alla capacità da parte del medico di istruire le
persone nella corretta somministrazione delle terapie, se una
persona è ben istruita allora sarà anche capace di
somministrare una terapia, ma per essere ben istruita è
necessario che il medico sappia comunicare in modo
eccellente.
Domanda n. 6 (Tab. 18)
“La spiegazione in merito alla somministrazione dei farmaci
è stata:”
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Tabella 18
In questo caso sembra che ci sia stata una modificazione
rispetto alla fase di pre-test, ed a raggiungere l’eccellenza è
stato il gruppo di controllo.
Domanda n. 7 (Tab. 19)
“Secondo il suo parere la chiarezza dello scopo del farmaco è
stata:”
Tabella 19
È notevole il fatto che nel gruppo di controllo ci sia stato un
10% di “scarsità” che manifesta un problema di
comunicazione relazionale.
Concludendo si può affermare che i campioni sembrano
essere influenzati dalle poche lezioni di PNL ricevute dal
gruppo sperimentale, una più attenta gestione delle variabili
influenti è auspicabile nel caso di un futuro approfondimento
della ricerca in questione.
PROBLEMI INCONTRATI:
Non necessità di domande di contesto a causa del fatto che
era una assistenza domiciliare
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Basso ritorno di questionari causa decesso dei pazienti
Troppo piccolo il campione, per permettere generalizzazioni
ma abbastanza numeroso per costruire e validare uno
strumento utile sia al singolo medico che alla società della
quale lui è parte integrante.
Le troppe troppe risposte positive della fase di pre-test è stata
risolta spostando linguisticamente la scala verso punte di
eccellenza, pur mantenendo lo stesso punteggio per le scale.
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SVILUPPI FUTURI
Modifiche ulteriori saranno auspicabili in futuro, per stabilire
il grado di una efficace comunicazione; si è pensato di
suddividere la domanda numero 2 e quindi sarebbe così:
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
XX
relativa alla prima variabile e di formularne una ulteriore
riguardante la terza variabile cosi formulata:
Si ritiene in grado di somministrare le terapie consigliate?
Si del tutto in grado
Si in parte
Forse si forse no
No in parte
No non sono in grado
Riteniamo che tale domanda possa ulteriormente chiarire se
la comprensione sulla utilità dei farmaci in uso sia reale o
meno.
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CONCLUSIONI
Il grafico mostra in modo lineare i risultati ottenuti
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Introdurre il grafico
Il grafico dimostra le differenze tra il gruppo sperimentale ed
il gruppo controllo, evidenziando come nel gruppo
sperimentale sia nella fase pre test che post test ci sia una
maggiore propensione verso l’eccellenza ed allo stesso tempo
una omogeneizzazione di risposte più evidente nel post test,
rispetto al gruppo controllo. Sarà opportuno comunque
ricordare sempre che in tali situazioni la componente
sofferenza può purtroppo alterare e distorcere meccanismi
comunicativi. E’ importante considerare che spesso risposte o
atteggiamenti negativi, possono celare una richiesta di aiuto.
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L’assistenza domiciliare dei pazienti in fase avanzata è quasi
sempre l’ ultima fase di un iter travagliato. Dare un valido
aiuto resta l’obbiettivo principale e il non farsi coinvolgere in
sfide personali ma rimanere sereni e allo stesso tempo umani,
garantirà comunque un supporto dignitoso.
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BIBLIOGRAFIA
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ITALY.
Introduzione alla PNL (2002) di Jerry Richardson (ISBN
8888612017) Editore NLP ITALY
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Programmazione neurolinguistica. Lo studio della struttura
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I modelli della tecnica ipnotica di Milton Erickson (1984)
(ISBN 8834008073)
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digitale (2004) di Elia Tropeano (ISBN 88-371-1481-8)
Ipnosi e trasformazione. La programmazione
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La comprensione reciproca (1997) di Marco Simini (Franco
Angeli Editore)
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Magia in azione. Cambiamento e cura delle fobie con la
programmazione neurolinguistica (1993) (ISBN
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Comunicare in pubblico magicamente (2004) (ISBN
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La magia della scrittura. Scriversi per farsi leggere:
neurolinguistica e stile efficace (2005) (ISBN 88-200-39273)
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SITOGRAFIA
http://moodle.unicampus.it
http://www.pnlcoaching.it