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DIRITTO - simonescuola.it · Insegnare diritto è la nuova rivista di Simone per la Scuola per...

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6 in se gn are DIRITTO Rivista di aggiornamento e approfondimento per l’insegnamento del diritto nella scuola secondaria di II grado ® La L. 13 luglio 2015, n. 107 di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione (cd. Buona Scuola) Migranti e protezione internazionale Come cambia la Pubblica Amministrazione La “mini-riforma fallimentare” La quarta rivoluzione industriale La riforma della Costituzione Spazio docenti: La formazione e la valutazione dei docenti nella Buona Scuola
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insegnareDIRITTO

Rivista di aggiornamento e approfondimento per l’insegnamento del diritto nella scuola secondaria di II grado

®

• La L. 13 luglio 2015, n. 107 di riforma del sistema nazionale

di istruzione e formazione (cd. Buona Scuola)

• Migranti e protezione internazionale

• Come cambia la Pubblica Amministrazione

• La “mini-riforma fallimentare”

• La quarta rivoluzione industriale

• La riforma della Costituzione

• Spazio docenti: La formazione e la valutazione

dei docenti nella Buona Scuola

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insegnareDIRITTO

Rivista di aggiornamento e approfondimento per l’insegnamento del diritto nella scuola secondaria di II grado

Edizioni Scolastiche SimoneSimone S.p.A.

Napolisede legale:Via F. Russo, 33/D80123 Napolitel. 081 57 57 255/081 57 57 293 fax 081 57 57 944

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Coordinamento redazionale: Dario di Majo

Impaginazione grafica: Angelo Parrella

Copyright © 2016 Simone S.p.A.Via F. Russo 33/D80123 Napoli

Tutti i diritti riservatiÈ consentita la riproduzioneda parte dei docenti ai soli fini didattici

Per citazioni e illustrazioni di competenza altrui, riprodotte in questa rivista,l’editore è a disposizione degli aventi diritto. L’editore provvederà, altresì, alleopportune correzioni nel caso di errori e/o omissioni a seguito della segnalazionedegli interessati.

Nomi e marchi citati sono generalmente depositati o registrati dalle rispettive case produttrici.

La riproduzione di marchi o prodotti presenti sul mercato è a scopo puramente didattico.

N. 6: gennaio 2016

insegnareDIRITTO

Pozzuoli (Napoli)direzione generale e commerciale; redazioni, amministrazione e magazzino:Via Montenuovo Licola Patria, 131/C80078 Pozzuoli, Napoli tel. 081 80 43 920 pbxfax uffici 081 80 43 918fax magazzino 081 80 43 [email protected]

Grafica:

Stampa: Arti Grafiche Italo Cernia — Casoria (Na)

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Approfondimento

docentiSpazio

Speciale

Mappa concettuale

in questoNUMERO

La L. 13 luglio 2015, n. 107 di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione (cd. Buona scuola), tra intenzioni e deleghe al Governo 6

Vaticano, svolta sull’IMU: ”Se conventi sono alberghi paghino le tasse” 10Secondo uno studio dell’OCSE, il pc a scuola non migliora il rendimento 11L’Italia aderisce al brevetto europeo 12Primo via libera sulla riforma della cittadinanza 12Minorenni a lavoro con il consenso dei genitori 13Proposta nella legge sul turismo della Regione Lombardia: via la licenza a chi accoglie profughi in hotel 14Federalberghi chiede l’abolizione del parity rate 15

Migranti e protezione internazionale 16

Test ESERCIZI 20

Ai nastri di partenza una “nuova” pubblica amministrazione 22 Test ESERCIZI 26

La “mini-riforma fallimentare” 28

Test ESERCIZI 32

La quarta rivoluzione industriale 34 Test ESERCIZI 36

La riforma della Costituzione. Come cambia la nostra Legge fondamentale 38

La formazione e la valutazione dei docenti nella Buona scuola 41

I diritti di privativa 45

Soluzioni ESERCIZI 48

FOCUS

pillole diAGGIORNAMENTI

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Insegnare diritto è la nuova rivista di Simone per la Scuola per l’ag-giornamento e l’appro-fondimento dedicata ai docenti di diritto ed eco-nomia nel secondo bien-nio e quinto anno della nuova scuola superiore.Insegnare diritto ha cadenza quadrimestrale e con-tiene articoli di approfondimento, attualità, nuove proposte esercitative e notizie utili per l’insegna-mento nell’area giuri-economica della nuova scuola riformata.Simone per la Scuola si è sempre distinta per aver garantito in questi anni libri di diritto ed economia aggiornati e al passo con i tempi: come è noto l’art. 5 del D.L. 137/2008 aveva stabilito l’obbligo per i docenti di non modificare la scelta dei libri di te-sto per i sei anni successivi all’adozione, nonché il vincolo per le case editrici di mantenere invariato il contenuto dei libri scolastici nei cinque anni suc-cessivi alla loro pubblicazione.Proprio per questo era nata l’iniziativa “6OK aggior-namenti garantiti” con cui – nei sei anni di blocco

adozionale – Simone per la Scuola ha inteso garantire a docenti e stu-denti tutti quei materiali che si rendessero neces-sari perché l’evoluzione della disciplina li impone.Il Decreto sviluppo bis ap-provato con D.L. 18 otto-

bre 2012, n. 179 conv. in L. 17 dicembre 2012, n. 221 ha di fatto abrogato tale blocco sdoganando nuova-mente – a far data dal 1 settembre 2013 – l’adozione dei testi da qualsivoglia vincolo temporale. Insegnare diritto però, continua: la costante me-tamorfosi della disciplina giuridica rende indi-spensabile per il docente aggiornarsi di continuo. Con questa rivista intendiamo dare il nostro contri-buto a tale lavoro di ricerca per tutti quei docenti che – condividendo la nostra metodologia didat-tica nell’insegnamento del diritto e dell’economia – avranno in adozione i nostri testi.Ogni suggerimento e contributo finalizzato al mi-glioramento di Insegnare diritto sarà gradito: per-tanto, mettiamo a disposizione un indirizzo mail per poterci inviare tutte le vostre osservazioni.

I LIBRI CHE ADERISCONO ALL’INIZIATIVAEcco le nostre proposte editoriali per il diritto nella scuola riformata, alla cui adozione è abbinato in omaggio per il docente Insegnare diritto. Riceverete copia della rivista direttamente dal nostro Agente di zona.

S321 • S322 • S323 – Le pagine del diritto

È la nuova proposta in tre volumi destinata agli Istituti tecnici economici ad indirizzo Amministrazione, fi-nanza e marketing. I primi due tomi sono comuni a tutte le articolazioni (AFM, RIM e SIA): eventuali lezioni de-stinate a singole articolazioni sono appositamente indicate nell’indice in modo da facilitare il lavoro del docente nell’individuazione di even-tuali differenze nelle indicazioni nazionali. Il corso si completa poi con i volumi specifici destinati alle singole articolazioni nel quinto anno.

S338 • S338/1 – Nuovo progetto turismo

È la nuova proposta di diritto e legislazione turistica per gli Istituti tec-nici economici ad indirizzo Turismo. I due volumi sono organizzati in Percorsi ricchi di approfondimenti e materiali didattici il più rispon-dente possibile alle future professionalità per stimolare una creatività ed uno spirito d’impresa che caratterizzano il fine ultimo di questo pro-getto editoriale.

S327 • S328 • S329 – Fondamenti di diritto ed economia

Corso di diritto ed economia per i nuovi Licei delle scienze umane ad opzione economico-sociale. Si caratterizza per una trattazione line-are e un continuo confronto fra il diritto, l’economia e le discipline sto-riche e sociologiche.

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Insegnarediritto

Cos’è

[email protected]

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S364 – Trasporti, leggi e mercati

Una grande novità dedicata ai nuovi Istituti tecnologici ad indirizzo Trasporti e logistica. Un unico volume per i tre anni che, dopo aver offerto i contenuti di base della disciplina giuridica, passa in rassegna i principali istituti del diritto della na-vigazione marittima ed aeronautica per creare i futuri professionisti di un settore in continua ascesa.

S332 • S334 – Nuovi percorsi di diritto ed economia

La nostra proposta per i nuovi Istituti professionali per il commercio che offre tutti i contenuti disciplinari previsti dalle Linee guida, parte generale e i tre ambiti di ap-profondimento: servizi commerciali, servizi turistici e servizi della comunicazione.

S359 • S360 – Diritto e Legislazione socio-sanitaria

Corso in due volumi (secondo biennio e quinto anno) destinato agli Istituti pro-fessionali ad indirizzo Socio-sanitario, si caratterizza per la linearità dei conte-nuti e la spiccata vocazione alla formazione professionale.

S366 • S367 • S368 – Oltreconfine

Il corso di diritto per gli I.T.C. specificatamente dedicato all’articolazione Rela-zioni internazionali per il marketing. Tutti gli argomenti del programma sono trattati prestando particolare attenzione agli aspetti internazionalistici ed europeistici.

S365 – Diritto, pratica commerciale e legislazione socio-sanitaria

Volume destinato al quinto anno degli Istituti professionali, servizi socio-sanitari, per le Articolazioni Ottico e Odontotecnico.

S374 – Il diritto per le biotecnologie sanitarie

La nostra proposta in volume unico per il quinto anno degli Istituti Tecnologici, indirizzo Chimica, Articola-zione Biotecnologie sanitarie.

S376 – Sport, diritto ed economia

La grande novità per il 2016 dedicato ai nuovi Licei ad indirizzo sportivo.

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FA quasi un anno di di-stanza dalle prime Linee guida sull’istruzione del settembre 2014 e dopo un tormentato iter per l’appro-vazione finale in terza let-tura, è stata emanata la L. 13 luglio 2015, n. 107 di Riforma del sistema na-zionale di istruzione e for-mazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti, definita la “Buona scuola”. Già dalle prime dichiara-zioni di intenti del Governo, era emersa la necessità di una revisione complessiva del sistema di istruzione e formazione italiano, anche alla luce dei naturali mutamenti della società e degli imprescindibili adeguamenti della didattica e degli in-segnamenti a quelli degli ordinamenti europei. La risposta del legislatore a tale esigenza è stato un provvedimento caratterizzato da alcuni elementi che ne hanno connotato la fisionomia: l’urgenza tempo-rale legata al piano di assunzioni a partire dall’anno scolastico 2015-2016 e il bisogno di miglioramento dei contenuti pedagogici e didattici, nonché organiz-zativi, dell’intero assetto scolastico.Aspetti profondamenti diversi di una stessa materia, che avrebbero richiesto strumenti altrettanto diversi e tempistiche diverse. Secondo la cronaca, il Senato ha presentato migliaia di emendamenti al disegno di legge (maxiemenda-mento) sul quale il Governo ha posto la fiducia. Ciò ha comportato l’emanazione di un provvedimento che si presenta strutturato in un unico articolo suddiviso in 212 commi nei quali si intrecciano, in maniera quasi inestricabile in un unico insieme normativo, disposi-zioni che necessitano di decreti attuativi e norme in-vece direttamente esecutive sin dal vicinissimo inizio dell’anno scolastico; aventi per destinatari docenti, di-rigenti e studenti, e per oggetto aspetti cruciali della scuola, come, ad esempio, l’autonomia scolastica, i poteri dei dirigenti scolastici in relazione in particolare alla chiamata diretta dei docenti, la definizione dell’or-ganico dell’autonomia; norme che si realizzano nelle risorse di bilancio e norme per le quali sono previste risorse aggiuntive.E, per finire, nove deleghe al Governo su quelle ma-terie che non si è avuto il necessario tempo di af-frontare compiutamente: il riordino della formazione inziale per accedere all’insegnamento e il recluta-

mento; la riforma del soste-gno; la revisione dei percorsi dell’istruzione professionale; un sistema integrato di istru-zione zero-sei anni; rendere efficace il diritto allo studio attraverso la definizione dei Livelli essenziali delle presta-zioni; la diffusione e la promo-zione della cultura umanistica; la revisione normativa per le scuole italiane all’estero e l’adeguamento della norma-tiva sulla certificazione delle competenze; un nuovo Testo unico per le leggi sulla scuola. In proposito, emerge, dall’ana-lisi della normativa scolastica,

stratificata e costellata di una preponderante pro-duzione di circolari e note ministeriali, la vetustà del Testo unico della scuola, risalente al 1994, superato in molti punti dalla contrattazione collettiva, spesso da coordinare, la quale necessita a sua volta di rin-novo. Ciò che rimane del provvedimento è il risultato dei la-vori parlamentari, tenutisi contestualmente alle nume-rose mobilitazioni del mondo scolastico.Durante il tormentato iter del disegno di legge nelle Commissioni parlamentari sono state soppresse, oltre alle deleghe su autonomia scolastica, dirigenti scola-stici, ITS, ausili digitali per la didattica, anche quelle concernenti la governance della scuola e gli organi collegiali. Inoltre, è stata profondamente modificata la delega concernente l’accesso all’insegnamento nella scuola secondaria. In Commissione alla Camera, è stata anche introdotta una delega per la promozione e la diffusione della cultura umanistica, la valorizzazione del patrimonio e della produzione culturale, musicale, teatrale, co-reutica e cinematografica, il sostegno della “creatività connessa alla sfera estetica”.Uno dei punti più spinosi della discussione sul dise-gno di legge di riforma è stata la chiamata diretta dei docenti a discrezione del dirigente scolastico, i quali docenti non avranno più la sede di titolarità ma sa-ranno inseriti in un albo; saranno poi i dirigenti a sce-gliere triennalmente gli insegnanti traendoli dall’albo. Quindi un primo cambiamento rispetto al passato ri-guarda la perdita della titolarità del ruolo provinciale, articolato adesso in ambiti territoriali.La facoltà di scelta dei docenti da parte dei dirigenti infatti incontrerà il limite geografico dell’ambito territo-riale e il limite temporale dei tre anni.

La L. 13 luglio 2015, n. 107 di riforma del sistema nazionale di istruzione

e formazione (cd. Buona scuola),

tra intenzioni e deleghe al Governo

OCUS

di Chiara Palladino

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OCUSF

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L’anno scolastico 2015-2016 è un anno di sperimenta-zione, l’innovativo sistema di chiamata discrezionale da parte del dirigente-leader avrà compiuta realizza-zione dal 2016.I risvolti negativi dell’innovazione si celano nei mec-canismi distorti che possono innescarsi, ad esempio, nella diminuita possibilità di garantire la continuità di-dattica o nella possibile “competizione” tra docenti per ottenere gradimento da parte del dirigente scola-stico, perdendo in tal modo oggettività e trasparenza l’assegnazione di personale scolastico alle scuole.Inoltre, se presenta elementi di apprezzamento la conservazione del sistema degli scatti di anzianità (che pure era stato oggetto di discussione nelle Li-nee guida, nel senso della sua sostituzione con quelli solo per merito), resta comunque il dubbio circa la discrezionalità nell’assegnazione dei premi al merito (bonus) che sarà finanziato con risorse aggiuntive. Il dirigente scolastico, infatti, dispone di un budget, dal quale trarre somme di denaro da attribuire ai docenti che riterrà di gratificare. Per tali dazioni dovrà tenere conto del parere (non vincolante) di un comitato di va-lutazione.Ancora: in merito alle immissioni in ruolo dei docenti, la legge prevede un piano straordinario di assun-zione dei docenti, a seguito del quale le graduatorie ad esaurimento e le graduatorie dei concorsi ordinari decadranno definitivamente. Resteranno in piedi solo quelle della scuola dell’infanzia e della scuola prima-ria. Sempre in relazione ai docenti, l’attuale disciplina del reclutamento subirà modifiche sostanziali, la cui cifra è demandata ai decreti di attuazione. La norma della legge prevede che si potrà accedere alla pro-fessione di docente solo attraverso concorsi pubblici ogni tre anni.Nel complesso, la riforma appare solo delineata con la L. 107/2015, molto deve ancora essere esplici-tato, ma già l’opinione pubblica e l’intero mondo della scuola non l’hanno accolta bene, escluse alcune parti come l’immissione in ruolo dei precari o l’incremento dell’alternanza scuola-lavoro (significativa è la richie-sta di referendum abrogativo apparsa sulla Gazzetta Ufficiale il 18 luglio 2015, n. 165).Di seguito saranno trattati analiticamente e organica-mente tutti i punti salienti della legge di riforma, corre-dati di apparati che ne facilitino l’inquadramento nella disciplina generale e l’approfondimento degli aspetti applicativi.Per cominciare a muoversi in questa congerie indi-stinta di norme, è necessaria un’elencazione per argomenti, una sorta di bussola per orientarsi, se-guendo la successione dei commi, suddivisi in base ai contenuti principali.

La L. 107/2015 reca importanti modifiche al sistema scolastico:• i primi 7 commi contengono le intenzioni del le-

gislatore fondamentalmente collegate al potenzia-mento dell’autonomia da realizzarsi sulla base del potenziamento del fondo per il funzionamento di istituto (comma 25);

• oggetto dei commi 12-19 è il Piano triennale dell’of-ferta formativa che ogni scuola deve predisporre; il comma 14 sostituisce interamente l’art. 3 del Re-golamento sull’autonomia scolastica;

• il comma 23 disciplina i centri per l’istruzione degli adulti;

• il comma 28 affronta l’argomento importante per gli studenti delle scelte opzionali degli insegnamenti nel secondo biennio e nell’ultimo anno, anche uti-lizzando la quota di autonomia, e gli spazi di fles-sibilità; tali insegnamenti entrano a far parte del percorso dello studente e del suo curriculum;

• il rafforzamento del collegamento tra scuola e mondo del lavoro (commi 33-44): si prevede la durata minima dei percorsi di alternanza scuola-lavoro negli ultimi tre anni della scuola seconda-ria di secondo grado (almeno 400 ore negli istituti tecnici e professionali e almeno 200 ore nei licei) e prevede la possibilità di stipulare convenzioni con ordini professionali ; l’alternanza scuola lavoro può essere svolta anche nei periodi di sospensione delle attività didattiche e con la modalità dell’im-presa simulata;

• grande attenzione è riservata al potenziamento dei percorsi degli Istituti tecnici superiori (ITS), la cui attuazione si attende con decreti (commi 45-55);

• si prevede che il MIUR adotti il nuovo Piano na-zionale scuola digitale, in conformità al quale le scuole promuovono azioni coerenti (commi 56-59);

• la didattica laboratoriale, l’orientamento al made in Italy, l’orientamento occupazionale finalizzato al reinserimento sono oggetto dei commi 60-62;

• molta attenzione è data all’organico dell’autono-mia, che è costituito dai posti comuni, per il soste-gno e per il potenziamento dell’offerta formativa. Esso viene assegnato alle scuole sulla base del fabbisogno risultante dal piano triennale dell’of-ferta formativa (commi 63-76);

• i nuovi compiti e poteri del dirigente scolastico sono esaminati nei commi 78-86; nel prosieguo della legge trova posto anche la sanatoria dei con-corsi oggetto di contenzioso; i commi 93-94 riguar-dano la valutazione dei dirigenti scolastici;

• si prevede un piano straordinario di assunzioni di personale docente (commi 95-107) in due fasi, successiva a duna fase preliminare di assunzioni

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ordinarie per l’anno scolastico. Destinatari della di-sposizione sono gli iscritti del concorso pubblico bandito nel 2012 e gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento. La legge ha un unico allegato rap-presentato da una tabella recante i posti per il po-tenziamento.

Inoltre, si prevede una nuova disciplina, a regime, per l’assunzione del personale docente, che av-verrà esclusivamente mediante concorsi per titoli ed esami (commi 109-114);

• la mobilità territoriale e professionale dei docenti assunti entro l’anno 2014-2015 è oggetto del comma 108;

• i commi 115-130 riguardano i docenti, avendo per oggetto la disciplina del periodo di prova, il cui esito positivo determina l’immissione in ruolo; l’obbligo di formazione in servizio, in coerenza col Piano nazionale di formazione; la valorizzazione del merito (bonus) dei docenti; la valutazione dei docenti, compito del Comitato per la valutazione dei docenti (art. 11 T.U. istruzione, sostituito dal comma 129);

anche per questi argomenti sono attesi decreti at-tuativi contenenti le linee guida;

• importante è il divieto di stipulazione di contratti di durata superiore a 36 mesi, previsto dal comma 131, mentre il comma 132 prevede l’istituzione di un fondo per il risarcimento e i pagamenti per le sentenze conseguenti alla reiterazione di contratti a termine;

• l’istituzione del Portale unico dei dati aperti della scuola (commi 136-141). Si definisce la moda-lità per la pubblicazione (in conformità al vigente Codice dell’amministrazione digitale) dei dati pubblici del sistema nazionale di istruzione e for-mazione relativi ai bilanci delle scuole, al Sistema nazionale di valutazione, all’Anagrafe dell’edilizia scolastica, ai dati ag-gregati dell’Anagrafe degli studenti, ai provvedimenti di incarico di do-cenza, ai piani dell’offerta formativa (compresi quelli delle scuole parita-rie) e ai dati dell’Osservatorio tecno-logico, i materiali didattici e le opere autoprodotte dagli istituti scolastici e rilasciate in formato aperto, nonché dati, documenti e informazioni utili a valutare l’avanzamento didattico, tec-nologico e di innovazione del sistema scolastico;

• al comma 143 è prevista l’emana-zione di un decreto di attuazione per l’armonizzazione dei sistemi contabili;

il comma 144 prevede invece uno stanziamento straordinario di risorse a favore dell’INVALSI;

• i commi da 145-150 sono finalizzati a regolamen-tare il credito di imposta per le erogazioni libe-rali in denaro agli investimenti agli istituti, mentre il comma 151 prevede la detrazione fiscale per le iscrizioni alle scuole paritarie e il comma 152 pre-vede un piano di verifica dei requisiti della parità. Si introduce una detrazione IRPEF, per un importo annuo non superiore a 400 euro per alunno o stu-dente, per le spese sostenute per la frequenza delle scuole dell’infanzia, del primo ciclo di istru-zione e della scuola secondaria di secondo grado del sistema nazionale di istruzione. La disposi-zione riguarda, sostanzialmente, solo le spese so-stenute per la frequenza di scuole paritarie con riferimento alle scuole dell’infanzia e del primo ci-clo di istruzione; riguarda anche le scuole statali con riferimento alle scuole secondarie di secondo grado;

• l’edilizia scolastica è oggetto dei commi da 153 a 179;

• i commi dal 180 fino al comma 185 contengono le deleghe al Governo;

• l’istruzione differenziata nella Provincia autonoma di Bolzano è specificamente trattata nei commi 186-195;

• il comma 196 prevede l’inefficacia delle norme contrattuali contrastanti con la legge;

• le norme relative alla copertura finanziaria sono contenute nei commi da 201 a 208.

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Strumenti indispensabili per l'aggiornamento professionale dei docenti

Lex 6 • La Buona Scuola

220 • Elementi di Diritto e Legislazione scolastica

510 • Codice delle leggi della Scuola

20 • Compendio di Legislazione scolastica

pp. 80 • € 15,00

pp. 288 • € 16,00 pp. 900 • € 42,00

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pillole diAGGIORNAMENTI

10 | insegnare DIRITTO | Rivista di aggiornamento e approfondimento per l’insegnamento del diritto nella scuola secondaria superiore

di Roberta Orsini

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Vaticano, svolta sull’Imu: “Se conventi sono alberghi paghino le tasse”

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Secondo uno studio dell’OCSE, il pc a scuola non migliora il rendimento

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L’Italia aderisce al brevetto europeo

Primo via libera sulla riforma della cittadinanza

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Minorenni a lavoro con il consenso dei genitori

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Proposta nella legge sul turismo della Regione Lombardia:via la licenza a chi accoglie profughi in hotel

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pillole diAGGIORNAMENTI

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Federalberghi chiede l’abolozione del parity rate

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Approfondimento

Nozioni

Nel linguaggio comune con il termine straniero si in-dica una persona che non è italiana, ma questa de-finizione non consente di distinguere ad esempio se lo straniero ha la nazionalità di uno stato dell’Unione europea o sia apolide, così come il generico termine migrante non consente di capire per quali motivi lo straniero si sposta dal suo paese d’origine. In so-stanza si possono individuare le seguenti categorie di stranieri cui corrisponde un diverso status e una di-versa disciplina:— i cittadini europei (sia di vecchia che di nuova ade-

sione);— i cittadini di paesi terzi, i cosiddetti extracomuni-

tari (regolari e non); la normativa di base applica-bile è il Testo unico delle disposizioni concernenti

la disciplina dell’immigrazione e norme sulla con-dizione dello straniero (Decreto Legislativo 25 lu-glio 1998, n. 286) che regola le condizioni per l’ingresso e la permanenza in Italia degli extraco-munitari;

— gli apolidi cioè le persone che non hanno nessuna cittadinanza per cui sono stranieri in ogni parte del mondo;

— i richiedenti protezione internazionale che, a se-conda della gravità della loro situazione, possono ottenere o lo status di rifugiato o quello di prote-zione sussidiaria.

La maggior parte degli stranieri presenti in Italia sono extracomunitari (anche se con l’allargamento della co-munità europea molti stranieri che fino a poco tempo fa erano extracomunitari, si pensi ai cittadini rumeni,

Migranti e protezione internazionaledi Emma Cosentino

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Approfondimento Migranti e protezione internazionale

sono divenuti cittadini europei) che si spostano dai loro paesi d’origine per migliorare le proprie condi-zioni di vita. Attualmente però il dibattito, a seguito della guerra in Siria, riguarda i richiedenti protezione internazionale per i quali viene utilizzata anche la parola profugo che però è un termine generico che indica chi lascia il proprio Paese a causa di guerre o catastrofi naturali ma a cui non corrisponde un definito status giuridico.

La protezione internazionale: rifugiati e richiedenti pro-tezione sussidiaria

A partire, in particolare, dagli anni dei conflitti scop-piati in Jugoslavia e in Kossovo, si è reso necessario approntare misure temporanee ed urgenti atte a far fronte a tali situazioni cercando di non alterare le poli-tiche di asilo degli Stati membri.L’attività dell’Unione europea in favore di tali soggetti, secondo quanto stabilito dall’art. 78 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, ha il compito di sviluppare una politica comune in materia di asilo, protezione sussidiaria e protezione temporanea.Con il termine richiedente protezione internazio-nale ci si riferisce a tutte quelle persone che sono (o si sentono), con diversa intensità, minacciati nel proprio paese di origine e, per questo motivo, chie-dono di poter essere autorizzati a trasferirsi in un’al-tra nazione. I rifugiati sono coloro che, temendo di essere perse-guitati per motivi di razza, religione, nazionalità, appar-tenenza ad un determinato gruppo sociale o per le loro convinzioni politiche, si trovano fuori del paese di cui sono cittadini e non possono e non vogliono, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo pa-ese (art. 1 Convenzione di Ginevra 28-7-1951).I richiedenti protezione sussidiaria sono coloro che sono minacciati nel proprio Paese e per questo chiedono di trasferirsi in un altro Paese. Si tratta di

persone che pur non trovandosi nella situazione dei rifugiati corrono il rischio di subire un danno grave.

Allo straniero oggetto di protezione internazionale si applica la seguente normativa:— la Convenzione di Ginevra de 28 luglio 1951, con-

venzione sullo statuto dei rifugiati;— il cd. regolamento di Dublino (prima reg 343/2003 e

poi 604/2013) il quale stabilisce i criteri e i mecca-nismi di determinazione dello Stato membro com-petente per l’esame di una domanda d’asilo. La disciplina in esso prevista si basa sul principio che il primo Stato membro in cui vengono memorizzate le impronte digitali o viene registrata una richiesta di asilo è responsabile della richiesta d’asilo di un rifugiato;

— il D.Lgs. 19 novembre 2007, n. 251 con cui si è data attuazione della direttiva 2004/83/CE, con cui si sono stabiliti in modo univoco i requisiti per es-sere considerato rifugiato, i soggetti che possono offrire protezione, le eventuali condizioni che pos-sono comportare la revoca, la cessazione o il rifiuto di tale status nonché il trattamento da riservare a quanti hanno ricevuto tale qualifica;

— il D.Lgs. 25/2008 e 159/2008 con cui si è data at-tuazione alla direttiva 2005/85/CE in materia di concessione e revoca dello status di rifugiato.

In materia di protezione internazionale sono poi inter-venuti i due decreti legislativi nn. 12 e 18 del 2014, che hanno provveduto a uniformare il trattamento dei rifugiati e dei richiedenti protezione sussidiaria e ad estendere ai titolari di protezione internazionale la possibilità di otte-nere il permesso UE per soggiornanti di lungo periodo. La richiesta di riconoscimento della protezione inter-nazionale va presentata subito, appena giunti in Italia, presso il posto di polizia di frontiera del luogo dove si sbarca o si giunge oppure alla Questura competente per territorio.

Il diritto di asilo Il diritto di asilo è tra i diritti fondamentali dell’uomo riconosciuti dalla nostra Costituzione. L’articolo 10 della Costituzione prevede, infatti, che lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.L’istituto del diritto di asilo, anche se trova attuazione nelle forme della protezione internazionale, non coincide con quello del riconoscimento dello status di rifugiato, per il quale occorre che il richiedente abbia subito, o abbia il fondato timore di poter subire, specifici atti di persecuzione e non è sufficiente che nel Paese di origine siano generalmente impedite le libertà fondamentali.

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Gli atti di persecuzione

Viene riconosciuto lo status di rifugiato a chi subi-sce atti di persecuzione che devono essere suffi-cientemente gravi, per loro natura o frequenza, da rappresentare una violazione grave dei diritti umani fondamentali.Gli atti di persecuzione possono, tra l’altro, assumere la forma di: atti di violenza fisica o psichica, compresa la violenza sessuale; provvedimenti legislativi, ammi-nistrativi, di polizia o giudiziari, discriminatori per lorostessa natura o attuati in modo discriminatorio; azioni giudiziarie o sanzioni penali sproporzionate o discri-minatorie; rifiuto di accesso ai mezzi di tutela giuridici e conseguente sanzione sproporzionata o discrimina-toria; azioni giudiziarie o sanzioni penali sproporzio-nate e discriminatorie che comportano gravi violazioni dei diritti umani fondamentali in conseguenza del ri-fiuto di prestare servizio militare per motivi di natura morale, religiosa, politica o di appartenenza etnica o nazionale; atti specificamente diretti contro un genere sessuale o contro l’infanzia.

Infine gli atti di persecuzione devono essere ricondu-cibili ai seguenti motivi:a) «razza»: si riferisce, in particolare, a considerazioni

inerenti al colore della pelle, alla discendenza o all’appartenenza ad un determinato gruppo etnico;

b) «religione»: include, in particolare, le convinzioni teiste, non teiste e ateiste, la partecipazione o l’astensione da, riti di culto celebrati in privato o in pubblico;

c) «nazionalità»: non si riferisce esclusivamente alla cittadinanza, o all’assenza di cittadinanza, ma de-signa, in particolare, l’appartenenza ad un gruppo caratterizzato da un’identità culturale, etnica o lin-guistica, comuni origini geografiche o politiche o la sua affinità con la popolazione di un altro Stato;

d) «particolare gruppo sociale»: è quello costituito da membri che condividono una caratteristica innata o una storia comune, che non può essere mutata oppure condividono una caratteristica o una fede;

e) «opinione politica»: si riferisce, in particolare, alla professione di un’opinione, un pensiero o una con-vinzione su una questione inerente ai potenziali persecutori e alle loro politiche o ai loro metodi, in-dipendentemente dal fatto che il richiedente abbia tradotto tale opinione, pensiero o convinzione in atti concreti.

Altre forme di protezione: la protezione temporanea umanitaria

Può essere riconosciuta con diversi strumenti, sia at-traverso l’adozione di provvedimenti che riconoscono la protezione temporanea con l’attivazione da parte del Consiglio dell’Unione Europea, o del Governo ita-liano, sia attraverso il rilascio da parte delle Questure di un permesso di soggiorno umanitario.L’articolo 20 del TU Immigrazione, in particolare, sta-bilisce che, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato d’intesa con i Ministri degli af-fari esteri, dell’interno, per la solidarietà sociale, e con gli altri Ministri eventualmente interessati, siano stabi-lite le misure di protezione temporanea da adottarsi, per rilevanti esigenze umanitarie, in occasione di con-flitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in Paesi non appartenenti all’Unione europea. Il per-messo di soggiorno per motivi umanitari costituisce una sorta di clausola di salvaguardia del sistema che consente l’autorizzazione al soggiorno in tutte quelle fattispecie concrete che non trovano una compiuta corrispondenza in fattispecie astratte previste dalla normativa.

I diritti dei richiedenti protezione

I richiedenti protezione internazionale godono fin da subito di maggiori diritti rispetto agli extracomuni-tari: basti pensare che, eccetto pochi casi, non pos-sono essere allontanati dall’Italia fino a quando la procedura di riconoscimento (che può anche non concludersi con l’ottenimento dello status) non è com-pletata.Inoltre, una volta ottenuta la protezione, godono del medesimo trattamento previsto per il cittadino italiano in materia di lavoro subordinato, lavoro autonomo, per l’iscrizione agli albi professionali, per la formazione professionale, per il tirocinio sul luogo di lavoro, per l’accesso agli studi di ogni ordine e grado, per l’as-sistenza sociale e sanitaria. Inoltre viene garantita l’unione familiare permettendo di attuare il ricongiun-gimento familiare con più semplicità e la possibilità di viaggiare.

Approfondimento Migranti e protezione internazionale

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come incontrare persone, eseguire operazioni presso l’ufficio postale, fare un colloquio di lavoro, muoversi all’interno della città. I dialoghi e i testi si alternano alla trattazione, sempre semplice ed agile, dei vari aspetti della lingua italiana (fonetici, morfo-sintattici, lessicali). L’obiettivo perseguito è quello di permettere allo stu-dente di lavorare in maniera pratica, ascoltando l’insegnante, scrivendo e completando esercizi sugli argo-menti appresi, parlando con i propri compagni.A chiusura del volume un Eserciziario propone test simulati, realizzati in pieno sul modello dell’esame che il candidato si troverà ad affrontare: ogni test, pertanto, è costituito da due prove di ascolto, due prove di lettura e una prova di scrittura.

Strumenti.In appendice Vivere in Italia. Formazione civica e informazione per gli stranieri che, in un linguaggio sem-plice e immediato, consente la conoscenza dei principi fondamentali della Costituzione e del funziona-mento delle istituzioni pubbliche in Italia, oltre che della vita civile (con particolare riferimento ai settori della sanità, della scuola, dei servizi sociali, del lavoro e agli obblighi fiscali), così come stabilito dall’Accordo di in-tegrazione fra Stato e straniero.In allegato Cd rom audio con attività di ascolto di diversa tipologia: dialoghi, lessico, esercitazioni.

Italiano per stranieri

Marcella Boccia

BenvenutiLingua e civiltà italiana per studenti stranieri – Livello A2

pp. 288ISBN 978-88-914-0071-0 € 15,00

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Disponibile anche in formato DIGIT@LEISBN 978-88-244-4951-9 € 10,49

Proposta didattica.Benvenuti! è un corso di lingua e civiltà italiana per studenti stranieri e cittadini non comunitari che devono sostenere test di italiano.

Scelte metodologiche.Benvenuti! si compone di 12 unità didattiche, strutturate in maniera pratica e graduale, che propongono le attività tipiche della quotidianità,

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ESERCIZITest

Scelta multiplaScegli e contrassegna, tra le risposte indicate, quella esatta.1

Vero/falsoIndica se le seguenti affermazioni sono vere o false; se false spiega il perché sul tuo quaderno.2

1. Quale disciplina si applica ai cittadini extracomunitari?a) La convenzione di Ginevrab) Il Testo unico sull’immigrazionec) La direttiva europea 2004/83

2. Chi sono i richiedenti protezione sussidiaria?a) Coloro che, temendo di essere perseguitati per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad

un determinato gruppo sociale o per le loro convinzioni politiche, si trovano fuori del paese di cui sono cittadini e non possono e non vogliono, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo paese

b) Coloro che non hanno nessuna cittadinanza e perciò sono stranieri in ogni parte del mondo c) Coloro che sono minacciati nel proprio Paese e per questo chiedono di trasferirsi in un altro Paese. Si

tratta di persone che pur non trovandosi nella situazione dei rifugiati corrono il rischio di subire un danno grave

3. Quale atto dell’Unione europea stabilisce i criteri di determinazione dello Stato membro compe-tente per l’esame di una domanda di asilo?

a) Il cd. regolamento di Dublinob) La convenzione di Ginevrac) Il Testo unico sull’immigrazione

1) Gli atti di persecuzione che legittimano la richiesta di protezione internazionale sono solo quelli con-sistenti in atti di violenza fisica

2) Coloro che sono minacciati nel proprio Paese possono sempre ottenere lo status di rifugiati

3) I richiedenti protezione internazionale possono essere allontanati in qualsiasi momento dall’Italia

4) In occasione di conflitti e disastri naturali può essere riconosciuta una protezione temporanea uma-nitaria

5) Tutti gli stranieri in Italia godono degli stessi diritti dei cittadini

6) Diritto all’asilo e diritto alla richiesta del riconoscimento dello status di rifugiato coincidono

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Migranti e protezione internazionale

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ESERCIZITest

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La protezione internazionale e gli atti di persecuzioneDopo aver descritto cosa si intende con il termine richiedente protezione internazionale descrivi quali sono i motivi che caratterizzano gli atti di persecuzione.

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Migranti e protezione internazionale

Rifugiato

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Diritto d’asilo

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Convenzione di Ginevra

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Protezione temporanea umanitaria

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3 CompletamentoSpiega il significato dei seguenti termini o espressioni:

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Approfondimento

IntroduzioneUn apparato burocratico più snello ed agile, con meno uffici e meglio funzionanti, dotato di una orga-nizzazione maggiormente flessibile e con una inno-vativa disciplina del lavoro pubblico: sono queste le linee guida della L. 7 agosto 2015, n. 124, recante «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche», con cui le pubbli-che amministrazioni sono state nuovamente investite da un (ennesimo) percorso di riforme che, in base alle tempistiche stabilite nella legge stessa, si snoderanno per tutto l’anno che verrà.La legge, infatti, come detto, è principalmente una de-lega all’esecutivo (sono poche le norme immediata-mente applicabili) che viene chiamato ad intervenire in determinati settori strategici per lo sviluppo del Paese, tra cui, in primo luogo, le semplificazioni amministra-tive (ad esempio, vi è una forte spinta alla informatiz-zazione delle attività amministrative nonchè nell’ambito dello svolgimento delle procedure stesse) e normative (predisposizione di decreti legislativi di semplificazione nell’ambito del pubblico impiego, delle partecipazioni societarie delle amministrazioni e dei servizi pubblici locali di interesse economico generale).In secondo luogo, sono contemplate importanti in-novazioni in materia di personale, con specifico ri-guardo alla dirigenza pubblica, nonché in tema di

razionalizzazione dell’apparato organizzativo del Pa-ese, con riferimento, in particolare, alla organizza-zione amministrativa centrale e quella periferica.

Semplificazione e digitalizzazione: per una P.A. digital first, “innanzitutto digitale”La semplificazione amministrativa rappresenta uno dei punti cardine della nuova riforma della P.A.: essa ha un ruolo di rilevanza non solo a livello informatico, quale canone operativo per facilitare e velocizzare i rapporti tra cittadini ed uffici pubblici, ma anche a li-vello procedimentale, al fine di ridurre tempistiche ed adempimenti per numerosi istituti del procedimento amministrativo disciplinato dalla L. 241/1990.In particolare, mediante lo strumento della delega all’esecutivo, la riforma, in primo luogo, prevede la modifica del Codice dell’amministrazione digitale (D.Lgs. 82/2005). La ratio è quella di operare una vera e propria rivoluzione nell’erogazione in modalità digi-tale dei servizi ai cittadini, quale vero e proprio diritto riconosciuto ai privati.In tal senso, è prevista la cd. cittadinanza digitale, destinata a garantire ai cittadini e alle imprese l’ac-cesso a tutti i dati, i documenti e i servizi di loro inte-resse in modalità digitale, nonché la semplificazione nell’accesso ai servizi alla persona, riducendo la ne-cessità degli spostamenti fisici in tal senso. Ciò porterà alla piena realizzazione del principio «innanzitutto digitale» (digital first) nell’organizzazione e nelle pro-cedure interne a ciascuna amministrazione. Inoltre, in-ternet dovrà sempre essere garantito in tutti gli uffici.

Semplificazioni procedimentaliLa semplificazione è il comune denominatore alla base delle modifiche che interesseranno la disciplina del procedimento amministrativo, delineato dalla L. 241/1990. Anche qui si tratta, per la gran parte, di de-leghe. L’intento della riforma è certamente quello di facilitare e velocizzare l’attività non solo delle ammi-nistrazioni ma anche, e soprattutto, i rapporti di que-ste con le imprese, in vista di un maggiore sviluppo e dell’auspicata ripresa economica del Paese: si tratta, infatti, di fattori decisivi per il rilancio della crescita e l’attrazione di investimenti dall’estero.

Ai nastri di partenza una “nuova” pubblica amministrazione

di Alessandra Pedaci

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Approfondimento Ai nastri di partenza una “nuova” pubblica amministrazione

In primo luogo, il legislatore prevede, da un lato, che i procedimenti amministrativi debbano essere più ce-leri e concludersi più velocemente; dall’altro lato, in-tende rafforzare i profili di prevenzione e di lotta alla corruzione nonché di garanzia del principio di traspa-renza, incidendo sulle relative normative. A tale pro-filo si ricollega un ulteriore aspetto importante, ossia il riconoscimento della libertà di informazione attra-verso il diritto di accesso, anche per via telematica, di chiunque, indipendentemente dalla titolarità di situa-zioni giuridicamente rilevanti, ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni. Si tratta di quello che è stato, da più voci, definito “Freedom of Information Act”. Questo accesso generalizzato è pensato con l’obiettivo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche.Sarà, poi, snellita e velocizzata la conferenza dei ser-vizi, ossia quell’istituto finalizzato alla accelerazione del procedimento nonché al coordinamento delle varie amministrazioni coinvolte. In conferenza, in genere, le amministrazioni si incontrano o per prendere decisioni concordate (decisoria) oppure quando deve procedersi ad un esame contestuale di vari interessi coinvolti in uno stesso iter procedimentale. Per velocizzare i lavori della conferenza, è previsto che: il silenzio di un’amministra-zione che non esprime il proprio parere entro il termine stabilito equivarrà a un «sì»; si ridurranno i partecipanti; si potranno convocare riunioni in via telematica.Ancora, i virtù dell’influsso del diritto europeo su quello nazionale e al fine di ridare coerenza alla disciplina di istituti letteralmente “sommersi” dalla foga legislativa degli ultimi anni, la riforma della pubblica amministra-zione prevede, tra l’altro, l’emanazione di una norma-tiva per la precisa individuazione dei procedimenti oggetto di segnalazione certificata di inizio attività o di silenzio assenso, nonché di quelli per i quali è neces-saria una autorizzazione espressa e di quelli per cui è sufficiente una comunicazione preventiva.Novità, infine, anche con riguardo alla disciplina del silenzio assenso: vede la luce il nuovo art. 17bis L. 241/1990, rubricato “Silenzio assenso tra amministra-zioni pubbliche”.Si tratta, qui, di una norma immediatamente precet-tiva, in base alla quale, se per l’adozione di alcuni provvedimenti amministrativi è prevista l’acquisizione di assensi, concerti o nulla osta da parte di altre am-ministrazioni, gli stessi dovranno essere resi entro trenta giorni, scaduti i quali, se la P.A. non si pronun-cia, l’assenso si intenderà acquisito. Tale regola vale anche per le amministrazioni preposte alla tutela am-bientale, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali e della salute dei cittadini, per l’adozione di provve-

dimenti normativi e amministrativi di competenza di amministrazioni statali o di altre amministrazioni pub-bliche. In questi casi, a meno che la normativa non preveda termini diversi, i pareri dovranno arrivare en-tro sessanta giorni, dopodichè, anche nel caso spe-cifico, si determinerà il silenzio assenso.

La riorganizzazione dell’organizzazione stataleLa riforma, ancora, intende procedere ad una com-plessiva riorganizzazione statale.In particolare, si procederà alla riorganizzazione di uffici e competenze di: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministeri, Agenzie governative nazionali, enti pubblici non economici nazionali. Non solo: vi sarà un deciso taglio alle Camere di com-mercio e si procederà alla razionalizzazione delle par-tecipazioni pubbliche, con la definizione di limiti per la costituzione di società, l’assunzione e loro il man-tenimento. Ma la riorganizzazione dell’apparato statale investe anche l’amministrazione periferica, con particolare ri-guardo alle Prefetture-Uffici territoriali del Governo.Queste verranno ridotte di numero, in base ad elementi quali l’estensione territoriale cui la Prefettura si riferisce, la popolazione residente e, soprattutto, la presenza sul territorio di massicci fenomeni immigratori. Le Prefetture-Uffici territoriali del Governo saranno tra-sformate in Uffici territoriali dello Stato, punti di con-tatto unico tra amministrazione periferica dello Stato e cittadini e in cui confluiranno tutti gli uffici periferici delle amministrazioni civili dello Stato. Anche la Guardia Forestale sarà assorbita da altra Forze di Polizia (per cui si passerà dagli attuali 5 corpi di polizia a 4).In ultimo, è disposta l’istituzione del 112 quale numero unico per le emergenze, da estendere a tutto il terri-torio nazionale: questo assorbirà il 118, il 113 e il 115.

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Il pubblico impiego al restylingTra gli interventi più massicci ci sono, anche stavolta, le deleghe in materia di lavoro pubblico.Lo scopo è quello di delineare un’amministrazione più flessibile, maggiormente responsabile (e re-sponsabilizzata), in cui ad un reale ricambio genera-zionale (turn over) tra dipendenti si affiancano nuove norme in materia di svol-gimento dei concorsi, di lavoro flessibile e valuta-zione e misurazione della performance.Il progetto di riforma, in-fatti, prevede, da un lato, l’emanazione di un nuovo testo unico per il rior-dino complessivo della disciplina del pubblico impiego e dei connessi profili di organizzazione amministrativa; dall’altro, delega l’esecutivo alla predisposizione di uno o più decreti in materia di dirigenza pubblica e di valuta-zione dei rendimenti degli uffici.Interessante, per quanto concerne la nuova disciplina del lavoro pubblico, la notevole spinta al turn over, dal momento che le PP.AA. avranno la facoltà di pro-muovere il ricambio generazionale mediante forme di part time (volontario) del personale in procinto di es-sere collocato a riposo (al riguardo si è parlato della cd. staffetta generazionale a costo zero per lo Stato, dal momento che il dipendente, in realtà, dovrà pa-garsi da solo il differenziale di contribuzione per la pensione piena).Inasprimenti anche in materia disciplinare: quando scatterà, infatti, un’azione disciplinare nei confronti di

un dipendente, il procedimento non si potrà più con-cludere con un nulla di fatto, altrimenti a rimetterci sarà il dirigente responsabile. Le visite fiscali dei di-pendenti statali, dal canto loro, sono trasferite dalle ASL all’INPS.Per quanto concerne, nello specifico, il nuovo volto della dirigenza pubblica, la L. 124/2015 prevede

che la stessa dovrà arti-colarsi in ruoli unificati e coordinati, accomunati da requisiti omogenei di accesso e da proce-dure analoghe di reclu-tamento. Saranno istituiti: il ruolo unico dei dirigenti statali; il ruolo unico dei dirigenti delle Regioni; il ruolo unico dei dirigenti degli enti locali (nel quale confluiranno anche i se-gretari comunali e pro-

vinciali, aboliti dalla nuova riforma della P.A. 2015). Su ogni ruolo, a sua volta, vigilerà una apposita Com-missione e la retribuzione sarà omogenea per ciascun ruolo.

Le altre deleghe per la semplificazione normativaAccanto al nuovo testo unico sul pubblico impiego, il legislatore della L. 124/2015 prevede l’emanazione di altri testi unici nelle seguenti materie:— partecipazioni societarie delle amministrazioni

pubbliche;— servizi pubblici locali di interesse economico ge-

nerale.Dovrà, infine, procedersi al riordino anche delle pro-cedure giudiziali innanzi alla Corte dei conti.

Approfondimento Ai nastri di partenza una “nuova” pubblica amministrazione

Per approfondire l’argomento:

217/5 • Legislazione in materia di documentazione e semplificazione amministrativaLa progressiva semplificazione delle disposizioni in tema di documentazione amministrativa è uno dei riflessi più importanti della generale opera di razionalizzazione e snellimento dell’agere amministrativo.L’operato dei pubblici uffici, infatti, appare interessato da un iter di innovazioni ormai inarrestabile, diretto a rendere sempre più celere, efficiente e trasparente le relative attività, soprattutto grazie alla applicazione delle tecnologie informatiche.Il volume, pertanto, attraverso l’analisi del D.P.R. 445/2000 (Testo unico sulla documentazione amministrativa) e del D.Lgs. 82/2005 (Codice dell’amministrazione digitale), propone una sintetica ma completa trattazione della disciplina della documentazione amministrativa — in particolare del sistema delle autocertificazioni — della sua utilizzazione presso le pubbliche amministrazioni nonché da parte del privato cittadino, alla luce delle più recenti riforme legislative.Non sono state trascurate, poi, le norme dedicate alla trasformazione dei sistemi documentari pubblici, che tendono sempre più alla completa automatizzazione delle procedure attraverso strumenti quali il protocollo in-formatico, i sistemi di classificazione e fascicolazione elettronica, il trasferimento su supporto digitale della documentazione cartacea, la formazione e gestione dei documenti interamente in formato elettronico.Il testo, inoltre, è corredato dalla principale modulistica del settore, che gli attribuisce un utilizzo «pratico».

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L’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile rappresen-ta oggi una sfida non più procrastinabile per responsabilizzare i cittadini tutti ad assumere comportamenti e stili di vita rispettosi dell’ambiente che ci circonda. Così come per la scuola costituisce ormai un imperativo categorico farsi strumento e veicolo di una nuova cultura della sostenibilità in grado di educare e formare le nuove generazioni di studenti perché diventino cittadini in grado di compiere scelte consapevoli ed etiche nei consumi, negli stili di vita, nella mobilità, nel risparmio energetico, nella riduzione e dif-ferenziazione dei rifiuti, in una maniera finalmente nuova e “equa” di alimentarsi.L’altra terra non soltanto si propone come strumento conoscitivo dello stato generale dell’ambiente e dei fattori di pressione alla base delle problematiche che lo riguardano, ma intende, anche e innan-zitutto, suggerire percorsi e attività che sviluppino negli studenti capacità cognitive, operative e relazionali in grado di renderli co-struttori autonomi delle proprie conoscenze e cittadini consape-voli dei propri comportamenti.Gli argomenti proposti nel testo (tra cui la tutela della fauna e della biodiversità, l’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici, le fonti energetiche rinnovabili, lo sviluppo urbano e il concetto di città sostenibile, il ciclo dei rifiuti, lo spreco alimentare) sono arti-colati in brevi percorsi, ciascuno strutturato in modo da integrare la parte “conoscitiva”, e la parte “orientativa”, finalizzata a stimolare modelli virtuosi e consapevoli di comportamento.L’apparato didattico mira a verificare le conoscenze acquisite at-traverso quesiti formulati secondo il modello Invalsi (Adesso lo so) e la rubrica Lessi (E) cologia (dedicata al lessico specialistico). L’operativa Misura la tua impronta ecologica, invece, è dedicata ai corretti comportamenti da tenere nella vita quotidiana per la tutela dell’ambiente, mentre la rubrica L’ambiente in rete si propone di stimolare la conoscenza da parte dei ragazzi delle principali asso-ciazioni, organizzazioni, onlus che si occupano in vario modo della sostenibilità ambientale.

Educazioneambientale

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ESERCIZITest

Scelta multiplaScegli e contrassegna, tra le risposte indicate, quella esatta.1

Vero/falsoIndica se le seguenti affermazioni sono vere o false; se false spiega il perché sul tuo quaderno.2

1. Quale tra i seguenti è uno dei principi cardine della L. 124/2015, di riforma della P.A.?a) l’esigenza di spending reviewb) la semplificazionec) la tutela della concorrenza

2. Che cosa è il “Freedom of Information Act”?a) una forma di accesso generalizzato che può essere esercitato da chiunque rispetto ai documenti ammini-

strativib) la nuova denominazione dell’accesso civicoc) la nuova disciplina normativa dell’accesso agli atti e documenti amministrativi

3. In cosa saranno trasformate le Prefetture-Uffici territoriali del Governo?a) negli Uffici statali del territoriob) negli Uffici territoriali del Governoc) negli Uffici territoriali dello Stato

4. Quanti saranno i ruoli dei dirigenti statali?a) dueb) trec) cinque

1) La L. 124/2015 prevede l’istituzione del 112 quale numero unico per le emergenze

2) La L. 124/2015 intende promuovere forme di turn over (staffetta generazionale) tra i dipendenti me-diante mediante part time (volontario) del personale in procinto di essere collocato a riposo

3) L’art. 17 bis L. 241/1990 non è immediatamente precettivo

4) Tra le deleghe in materia di semplificazione normativa, il legislatore include un nuovo testo unico concernente gli appalti

5) Le visite fiscali dei dipendenti statali sono trasferite dalle ASL all’INPS

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Ai nastri di partenza una “nuova” pubblica amministrazione

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ESERCIZITest

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La nuova riforma della pubblica amministrazioneSpiega quali sono i punti su cui si è maggiormente concentrata l’azione del legislatore dele-gato nel predisporre questo nuovo iter di riforma della pubblica amministrazione.

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Ai nastri di partenza una “nuova” pubblica amministrazione

Cittadinanza digitale

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Freedom of Information act

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Staffetta generazionale

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3 CompletamentoSpiega il significato dei seguenti termini o espressioni:

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Approfondimento

La legge 6 agosto 2015, n. 132, di conversione del decreto legge 27 giugno 2015, n. 83, recante «Misure urgenti in materia fallimentare, civile e di organizza-zione e funzionamento dell’amministrazione giudizia-ria», è intervenuta, tra l'altro, su numerose norme della legge fallimentare e del codice di procedura civile, con l’obiettivo di aprire maggiormente le procedure esecutive alla concorrenza di mercato e di agevolare il ricorso a soluzioni della crisi d’impresa che non pre-vedono la liquidazione del patrimonio aziendale, bensì la prosecuzione dell’attività (concordati e accordi di ri-strutturazione con continuità aziendale).

Nuove norme su concordati preventivi, finanza d’im-presa e curatori

In particolare, il D.L. 83/2015, conv. in L. 132/2015, ha introdotto importanti modifiche in tema di pro-cedure concorsuali (Titolo I). In sintesi, le principali novità consistono:— nelle semplificazioni per l’accesso al credito in

caso di crisi aziendale;— nell’apertura alla concorrenza nel concordato

preventivo (offerte e proposte concorrenti); — negli interventi correttivi alla disciplina dei cura-

tori fallimentari (requisiti ed incompatibilità); — nella nuova forma di accordo di ristrutturazione

dei debiti accessibile da parte delle imprese espo-ste nei confronti di banche e intermediari finanziari;

— nelle modifiche introdotte alla disciplina della chiusura del fallimento.

Accesso al credito nel corso di una crisi aziendale

Il D.L. 83/2015, conv. in L. 132/2015, modifica l’art. 182quinquies L.F. con lo scopo di facilitare ed ac-celerare il reperimento di risorse finanziarie da parte dell’imprenditore in crisi nel concordato preven-tivo e negli accordi di ristrutturazione dei debiti (fi-nanziamenti interinali ed urgenti). Il nuovo terzo comma della norma in esame, infatti, consente al debitore di richiedere al tribunale la pro-nuncia di provvedimenti d’urgenza che autorizzino sin da subito (senza aspettare il piano e la proposta di concordato) il debitore, che presenti la domanda «prenotativa», a contrarre limitati finanziamenti prede-ducibili necessari a sostenere l’attività aziendale per il periodo necessario a preparare l’istanza di autoriz-zazione del vero e proprio finanziamento interinale. Nel dettaglio, il debitore può chiedere al tribunale di essere autorizzato in via d’urgenza a contrarre finan-ziamenti prededucibili, funzionali a urgenti neces-sità relative all’esercizio dell’attività aziendale fino alla scadenza del termine fissato dal tribunale per la pre-sentazione della proposta del piano e della relativa documentazione prescritta oppure fino all’udienza di omologazione oppure fino al termine di non oltre 60 giorni, stabilito dal tribunale, per il deposito dell’ac-cordo di ristrutturazione. Per conseguire questo risultato l’imprenditore/debi-tore deve dichiarare di non essere in grado di reperire altrimenti le risorse necessarie, deve indicare in ma-niera specifica la destinazione di tali finanziamenti e dimostrare che in assenza di quest’ultimi deriverebbe un pregiudizio imminente e irreparabile all’azienda.

Concordato preventivo

La riforma ha apportato numerose modifiche all’isti-tuto del concordato preventivo, che è un mezzo che la legge accorda al debitore in stato di crisi o di insol-

La “mini-riforma fallimentare”di Silvia Dell'Agnello

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venza per evitare le più gravose conseguenze della procedura fallimentare. Esso, infatti, può aversi solo prima della dichiarazione di fallimento (da qui il nome) ed evita la paralisi che si determina nell’impresa del debitore in conseguenza di questa, paralisi che è spesso nociva per gli stessi creditori. Il mezzo che l’ordinamento predispone a tal fine è costituito da un accordo fra debitore e creditori circa le modalità con le quali dovranno essere estinte tutte le obbligazioni.Innanzitutto è stato introdotto nella legge fallimen-tare il nuovo art. 163bis:��ualora il piano concorda-tario dovesse prevedere la vendita dell’azienda, di un suo ramo o di beni aziendali specifici, si aprirà ora un procedimento competitivo per cercare altri inte-ressati all’acquisto (offerte concorrenti), allo scopo di ottenere un ricavo maggiore. Si introduce, quindi, l’obbligo di attivare procedure competitive finalizzate alla ricerca ed alla selezione di potenziali acquirenti anche qualora la proposta di concordato contenga già un’offerta per l’acquisto dell’azienda o di altri beni specifici. Ciò al fine di stimolare una maggiore con-correnza all’interno delle procedure di concordato.La nuova norma, infatti, nel prevedere che pos-sano essere presentate offerte alternative (rispetto al piano di concordato) per l’acquisto dell’azienda o di un suo ramo o di specifici beni, statuisce che il tribunale apra un procedimento competitivo de-lineato dalla riforma e finalizzato alla migliore sod-disfazione dei creditori concordatari. In dettaglio la disposizione, come modificata dalla legge di con-versione, prescrive che, a fronte dell’offerta per l’ac-quisto, si apra obbligatoriamente tale procedimento, anche quando il debitore abbia già stipulato un con-tratto che comunque abbia la finalità del trasferimento non immediato dell’azienda, del ramo di azienda o di specifici beni; con il decreto di apertura del procedi-mento competitivo il tribunale deve disporre la pubbli-cità sul portale delle vendite pubbliche, di cui all’art. 490 del codice di procedura civile, e fissare l’aumento minimo del corrispettivo che le offerte devono preve-dere.Con la modifica di altri articoli della legge fallimentare la riforma vuole rendere possibile ai creditori la pre-sentazione di proposte di concordato alternative a quella presentata dall’imprenditore all’assemblea dei creditori.In particolare il l’art. 163 L.F. consente a uno o più creditori, che rappresentino almeno il 10% dei cre-diti, di presentare una proposta concorrente di con-cordato preventivo (ed il relativo piano). Quest’ultima non potrà essere ammessa se la proposta di concor-dato del debitore assicura comunque il pagamento, anche dilazionato, di almeno il 40% dei crediti chi-

rografari (nel caso di concordato liquidatorio) o, nel caso di concordato con continuità aziendale, di al-meno il 30% dei crediti chirografari. I crediti chiro-grafari sono quelli non assistiti da cause legittime di prelazione (privilegi pegno e ipoteche) che sono titoli in base ai quali il creditore cd. privilegiato è preferito nel riparto del prezzo ricavato dalla vendita forzata, ri-spetto agli altri creditori, non assistiti da privilegi, detti appunto chirografari.La riforma, oltre a precisare i requisiti per la propo-sta di concordato preventivo e gli obblighi in capo al commissario giudiziale, disciplina anche le modalità di adesione alla proposta.In particolare:— la proposta di concordato deve soddisfare (ma

non in caso di concordato con continuità azien-dale) almeno il 20% dei crediti chirografari e deve indicare le specifiche utilità che il proponente si obbliga ad assicurare a ciascun creditore (artt. 160 e 161 L.F.). È stata introdotta, quindi, una so-glia minima di soddisfacimento dei creditori chiro-grafari in caso di piano di concordato preventivo di tipo liquidatrorio;

— le comunicazioni al PM relative alla domanda di concordato devono essere integrate da tutta la re-lativa documentazione (art. 161 L.F.);

— all’apertura della procedura di concordato preven-tivo, il tribunale ordina al ricorrente di consegnare entro 7 giorni al commissario giudiziale copia digi-tale delle scritture contabili (art. 163 L.F.);

— viene soppresso il meccanismo del «silenzio assenso» e si ritorna alla precedente regola per cui la proposta è approvata solamente se ottiene il voto favorevole espresso dai creditori rappresen-tanti la maggioranza dei crediti ammessi e, in caso di loro suddivisione in classi, della maggioranza delle stesse.

Ancora la riforma introduce varie specificazioni nel te-sto dell’art. 169bis L.F., relativo agli effetti dei contratti in corso di esecuzione in cui è parte il debitore che ha chiesto il concordato preventivo, eliminando vari dubbi interpretativi sulla norma. L’art. 169bis (Contratti pendenti) L.F., come modificato da ultimo dal D.L. 83/2015, conv. in L. 132/2015, pre-vede che il debitore, nel ricorso per essere ammesso al concordato, potrà chiedere che il tribunale o, dopo il decreto di ammissione, il giudice delegato, lo au-torizzi a sciogliersi dai contratti ancora ineseguiti o non compiutamente eseguiti alla data della pre-sentazione del ricorso. Su richiesta del debitore potrà essere autorizzata la sospensione del contratto per non più di 60 giorni, prorogabili una sola volta. La tu-tela dell’altro contraente si realizzerà mediante un in-

Approfondimento La “mini-riforma fallimentare“

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dennizzo equivalente al risarcimento del danno conseguente al man-cato adempimento. Tale credito sarà soddisfatto come credito anteriore al concordato.La sospensione non po-trà essere richiesta per particolari categorie di contratti cd. a rilevanza sociale, quali: rapporti di lavoro subordinato, contratto preliminare di vendita trascritto avente ad oggetto un immobile ad uso abitativo destinato a co-stituire l’abitazione principale dell’acquirente o di suoi parenti ed affini entro il terzo grado, contratti di lo-cazione di immobili. Inoltre, la novità introdotta dal D.L. 83/2015, conv. L. 132/2015,�prevede che lo scio-glimento o la sospensione del contratto abbiano ef-fetto dalla data di comunicazione all’altro contraente del decreto del giudice e che il credito derivante da prestazioni eseguite dopo la presentazione della do-manda di concordato sia prededucibile. Infine la ri-forma estende anche al concordato preventivo i principi stabiliti per il fallimento in relazione allo scio-glimento del contratto di leasing.

Accordo di ristrutturazione con intermediari finanziari e convenzione di moratoria

Il D.L. 83/2015, conv. in L. 132/2015 ha introdotto un nuovo particolare «accordo di ristrutturazione» dei debiti (art. 182septies L.F.) con effetti per banche e intermediari finanziari. Qualora l’impresa in crisi abbia contratto debiti verso intermediari finanziari pari almeno al 50% dell’indebi-tamento complessivo, può individuare per tali creditori finanziari categorie omogenee, all’interno delle quali l’approvazione del 75% (del credito della categoria) rende efficace e vincolante l’accordo per tutti i mem-bri del gruppo (fermo restando l’integrale pagamento dei creditori non-finanziari).Sostanzialmente, l’introduzione dell’art. 182septies L.F. ha come fine quello di togliere a banche che vantino crediti di modesta entità il potere di in-terdizione in relazione ad accordi di ristrutturazione che vedano l’adesione delle banche creditrici mag-giormente esposte. Infatti, il debitore può ottenere dal tribunale che l’accordo raggiunto valga (cioè venga omologato) anche per i creditori finanziari non ade-renti, se il giudice accerta che gli stessi sono stati in-formati delle trattative.

In particolare, il debitore può chiedere l’estensione dell’accordo alle ban-che (e intermediari finan-ziari) non aderenti, aventi posizione giuridica e in-teressi economici omoge-nei a quelli degli aderenti, quando tali operatori fi-nanziari siano stati messi in condizione di parteci-pare alle trattative e com-piutamente informati dei

termini dell’accordo di ristrutturazione. Questi pos-sono aderire oppure ricorrere al tribunale cui spetta l’omologazione dell’accordo. Il tribunale, verificate po-sitivamente le condizioni sopraindicate e ritenuto che le banche e gli intermediari finanziari ai quali si chiede l’estensione dell’accordo possano risultare soddisfatti nei loro crediti «in misura non inferiore rispetto alle al-ternative concretamente praticabili», procede all’omo-logazione�dell’accordo di ristrutturazione del debito. Analoga disciplina degli effetti sulle banche non ade-renti si applica alle convenzioni che possono essere stipulate fra l’impresa debitrice e una o più banche o intermediari finanziari, dirette a disciplinare in via provvisoria gli effetti della crisi attraverso una mora-toria temporanea dei crediti verso una o più banche aderenti all’accordo.Infine, il D.L. 83/2015, conv. in L. 132/2015, ha inte-grato gli artt. 236 e 235bis L.F., estendendo la di-sciplina penale ivi prevista – per il solo concordato preventivo – alle analoghe fattispecie riferite ai nuovi istituti della ristrutturazione del credito con interme-diari finanziari e della convenzione di moratoria.

Fallimento

Il D.L. 83/2015, conv. in L. 132/2015, contiene impor-tanti interventi correttivi alla disciplina dei curatori fal-limentari.Innanzitutto, per quanto concerne i requisiti per la no-mina a curatore di cui all’art. 28 L.F., viene eliminato l’arco temporale di cui al terzo comma della norma: attualmente non possono essere nominati in qualità di curatore il coniuge, i parenti e gli affini entro il quarto grado del fallito, i creditori e chi ha concorso al dis-sesto dell’impresa (anche in precedenza era prevista questa causa di esclusione, ma la stessa era corre-lata ad un preciso riferimento temporale: «durante i due anni anteriori alla dichiarazione di fallimento»), nonché chiunque si trovi in conflitto di interessi con il fallimento.

Approfondimento La “mini-riforma fallimentare“

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Inoltre il curatore è nominato sulla base delle risultanze dei rapporti riepilogativi di cui all’art. 33, 5° comma, L.F.Tra le altre novità si prevede l’istituzione di un regi-stro nazionale, presso il Ministero della Giustizia, tenuto con modalità informatiche e accessibile al pub-blico, nel quale dovranno confluire i provvedimenti di nomina dei curatori, dei commissari giudiziali e dei liquidatori giudiziali, nonché verranno annotati i prov-vedimenti di chiusura dei fallimenti e di omologazione dei concordati, oltre che l’ammontare dell’attivo e del passivo delle procedure chiuse.Nell’ambito delle novità finalizzate alla celerità del pro-cedimento, il curatore dovrà predisporre il programma di liquidazione da sottoporre all’approvazione dei cre-ditori entro sessanta giorni dalla redazione dell’inven-tario e, in ogni caso, non oltre centottanta giorni dalla sentenza dichiarativa di fallimento, pena la possibilità di essere revocato per giusta causa in caso di mancato rispetto del termine senza giustificato mo-tivo. Inoltre, il programma di liquidazione dovrà spe-cificare il termine entro il quale sarà ultimata la liquidazione dell’attivo, che non potrà in ogni caso eccedere i due anni dal deposito della sentenza di-chiarativa di fallimento, fatta salva la possibilità per il curatore di indicare, in maniera motivata, la necessità di un termine maggiore, seppur limitatamente a spe-cifici cespiti dell’attivo (art. 104ter L.F.). Anche in que-sto caso, il mancato rispetto dei termini previsti dal programma di liquidazione senza giustificato motivo costituisce una giusta causa di revoca del curatore. Con la modifica dell’art. 107ter L.F. le vendite e gli altri atti di liquidazione posti in essere in esecuzione

del programma di liquidazione, effettuati dal cura-tore del fallimento tramite procedure competitive, consentono che il versamento del prezzo possa es-sere rateizzato. In ogni caso, al fine di assicurare la massima informazione e partecipazione degli in-teressati, il curatore effettua la pubblicità prevista dall’art. 490, 1°comma, C.P.C., almeno trenta giorni prima dell’inizio della procedura competitiva.Sempre per incentivare una maggiore celerità nei fal-limenti, l’art. 118 L.F. permette di chiudere la proce-dura fallimentare nel caso di cui al n. 3 («quando è compiuta la ripartizione finale dell’attivo») anche in pendenza di giudizi, per i quali il curatore mantiene in ogni caso la legittimazione processuale, e pre-vede una specifica disciplina per quanto concerne le somme necessarie per le spese future. Eventuali sopravvenienze dell’attivo derivanti dalla conclusione dei giudizi pendenti non comportano la riapertura della procedura di fallimento. Si prevede, inoltre, la tardiva ammissione all’esdebi-tazione del fallito quando, a seguito del riparto sup-plementare conseguente alla chiusura di un giudizio pendente, i creditori siano stati in parte soddisfatti.Ancora, secondo quanto disciplinato dall’ art. 120 L.F., nell’ipotesi descritta di chiusura del fallimento in pendenza di giudizi ai sensi dell’art. 118 L.F., il giu-dice delegato e il curatore restano in carica ai soli fini di quanto ivi previsto.Da ultimo, in seguito alla modifica dell’art. 43 L.F., le controversie in cui è parte un fallimento godono di una corsia preferenziale, dovendo essere trattate con priorità rispetto alle altre.

Approfondimento La “mini-riforma fallimentare“

Per approfondire l’argomento:

E15 • Legge fallimentare esplicata

Il volume, giunto rapidamente alla IX edizione, ripercorre il contenuto della Legge Fallimentare e si propone di affrontare, articolo per articolo, le più importanti questioni giuridiche e tecniche legate alle procedure concorsuali.Ogni articolo è esaminato nei minimi particolari, riportando una serie di definizioni per l’immediata comprensione delle parole chiave, note esplicative, collegamenti funzionali, ratio e tavole introduttive che permettono al lettore di orientarsi nella lettura ed interpretazione del testo legislativo.Molteplici sono stati negli ultimi anni gli interventi di riforma.In questa edizione, in particolare, si tiene conto di quella che da molti è stata definita la «mini-riforma fallimentare», attuata con D.L. 83/2015, conv. in L. 132/2015. Tra le principali novità sono state in-trodotte procedure competitive nell’ambito del concordato preventivo, è stato semplificato l’accesso al credito nelle crisi di impresa e sono stati introdotti requisiti più stringenti per i curatori fallimentari.Per offrire una panoramica esaustiva della disciplina della crisi di impresa, in Appendice sono riportati i due provvedimenti relativi alla disciplina dell’amministrazione straordinaria e della ristrutturazione aziendale delle grandi imprese in stato di insolvenza e la legge sulla disciplina della composizione delle crisi da sovraindebitamento, tutti preceduti da un ampio commento introduttivo.

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Approfondimento ?????? ?????????????Approfondimento Femminicidio: quando la violenza esplode nei confronti delle donne

ESERCIZITest

Rispondi alle seguenti domande1

La “mini-riforma fallimentare”

1) Il mancato rispetto dei termini previsti dal programma di liquidazione senza giustificato motivo co-stituisce giusta causa di revoca del curatore

2) Le vendite effettuate in esecuzione del programma di liquidazione possono prevedere che il versa-mento del prezzo abbia luogo ratealmente

3) Nel concordato preventivo non possono mai essere presentate offerte alternative (rispetto al piano di concordato) per l’acquisto dell’azienda o di un suo ramo

4) L’obiettivo della riforma introdotta dal D.L. 83/2015, conv. in L. 132/2015, è quello di agevolare il ricorso a soluzioni della crisi d’impresa che prevedono la liquidazione dei patrimonio aziendale

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1. Non può essere nominato curatore:a) chi ha concorso al dissesto dell’impresa durante i due anni anteriori alla dichiarazione di fallimentob) chi ha concorso al dissesto dell’impresa durante i quattro anni anteriori alla dichiarazione di fallimentoc) chi ha concorso al dissesto dell’impresa

2. Le controversie in cui è parte un fallimento:a) devono essere trattate con priorità rispetto alle altreb) non devono mai essere trattate con priorità rispetto alle altrec) devono essere trattate al pari delle altre

3. Nel registro nazionale:a) non vengono mai annotati i provvedimenti di chiusura del fallimentob) devono confluire i provvedimenti di nomina dei curatori, dei commissari giudiziali e dei liquidatori giudi-

zialic) devono confluire soltanto i provvedimenti di nomina del curatore

2 Vero/falso Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false; se false spiega il perché sul tuo quaderno.

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TestESERCIZI La “mini-riforma fallimentare“

CompletamentoSpiega il significato dei seguenti termini o espressioni:

4

3

Il concordato preventivoIllustra le principali novità introdotte dal D.L. 83/2015, conv. in L. 132/2015, a tale istituto.

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Concordato preventivo

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Creditori chirografari

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Offerte concorrenti

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ApprofondimentoLa quarta

rivoluzione industriale

Ripensare le fabbriche con il digitale: è questo il cam-biamento che lancia la sfida sulla competitività. Il primo obiettivo è prevedere i guasti improvvisi che bloccano le catene di montaggio e causano gravi per-dite economiche. Così, grazie ai bit, la fabbrica di-venta intelligente

È l’ora di portare Internet nelle fabbriche. Che non vuol dire consentire agli operai di usare Facebook o Whatsapp durante l’orario di lavoro. Vuol dire ripen-sare le fabbriche con il digitale. E quindi ripensare il modo in cui gli oggetti vengono progettati (su un com-puter, ovviamente); i primi prototipi realizzati (con una stampante 3D, per esempio); la catena di montaggio monitorata in tempo reale per prevenire guasti tecnici (con dei sensori, molto spesso); i prodotti distribuiti e seguiti nel loro viaggio fino al punto vendita (con dei semplici bollini a radio frequenza, per intenderci); e i

comportamenti dei consumatori analizzati in tempo reale (attraverso quello che dicono sui social network, di solito: una messe di dati che servono a capire il gradimento effettivo, eventuali criticità e quindi rico-minciare il giro, progettando nuovi prodotti).Questa rivoluzione è già iniziata e si chiama Industry 4.0 (in Italia, Fabbrica 4.0). È iniziata non a caso in Germania, paese leader in Europa della manifattura. Perché la novità è tutta qui: il digitale non serve più solo a creare prodotti e servizi digitali (siti web e ap-plicazioni per intenderci), ma oggetti.È il mondo dei bit che entra in quello degli atomi per renderlo più efficiente, produttivo, competitivo. In-somma, ridare slancio all’economia e alla crescita sti-tica di questi anni. Perciò se il capo di un grande gruppo industriale in Italia vi dicesse — come spesso in effetti dicono — “che mi importa di Internet, io fac-cio navi”. O auto. O rubinetti. O qualunque altra cosa.

Redazione scuola

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Approfondimento La quarta rivoluzione industriale

Raccontategli la storia dell’Internet dell’industria, che dopo l’Internet delle persone — il world wide web — e l’Internet delle cose — il forno che parla al frigo, per intenderci — , è arrivato per cambiare non solo il modo in cui lavoriamo, ma anche restituirci la prospe-rità perduta.Non si tratta solo di slogan. Il digitale invece di rotta-mare le fabbriche (come qualcuno aveva frettolosa-mente predetto immaginando un mondo in cui chiunque ormai può farsi una fabbrica in casa o in garage), gli può dare nuova vita. L’esempio più ecla-tante è forse quello delle stampanti 3D, considerate all’inizio come un oggetto quasi fantascientifico e poi diventate bandiera dei makers e degli artigiani digitali che inventano nuovi prodotti. Ecco, quelle stampanti, che realizzano un oggetto aggiungendo dei materiali invece che sottraendoli (additive manufacturing), por-tate in fabbrica, consentono di avere dei prototipi con tempi e costi infinitamente ridotti rispetto al passato; e anche, in qualche caso, di realizzare componenti complessi finiti. Per esempio parti dei motori degli ae-roplani sono già fatte così e nel 2020 General Electric prevede di realizzare 100 mila pezzi l’anno in questo modo riducendo il peso di ogni singolo aereo di oltre 400 chilogrammi (e quindi abbattendo il consumo di carburante).Ma uno dei vantaggi più clamorosi della Fabbrica in-telligente sarà l’obiettivo “zero downtime unplanned”: cioé il fatto che non accadrà più che la catena di mon-taggio si fermi per un guasto improvviso visto che una rete fittissima di sensori — il cui costo ormai li rende alla portata di tutti — avviserà in tempo reale i tecnici di una rottura in vista. Perché è importante? Secondo uno studio di General Electric, il 10 per cento dei voli in ritardo dipendono da guasti imprevisti, un problema che ci costa circa 8 miliardi di euro l’anno senza con-tare il disagio e lo stress di chi viaggia. Per i nostri figli questo problema non esisterà.Ecco perché la storia appena cominciata è impor-tante per il nostro futuro. In estrema sintesi, è questa. Alla Fiera di Hannover, il più grande appuntamento mondiale di tecnologia industriale, nel 2011 per la prima volta si è parlato della necessità di “compute-rizzare la manifattura” usando il termine Industry 4.0, diventato poi un mantra; l’anno seguente un gruppo di lavoro guidato dai massimi rappresentanti dell’in-dustria tedesca (Bosch, Siemens, Deutsche Telekom, SAP), ha presentato un pacchetto di raccomandazioni al governo e nel 2013 sono state pubblicate le consi-derazioni finali.

Che in sostanza dicono questo: la prima rivoluzione industriale nasceva dall’acqua e dal vapore nei si-stemi di produzione; poi è venuta l’energia elettrica; infine Internet. Ora siamo nella quarta rivoluzione in-dustriale, ovvero in quel tempo in cui il confine fra il mondo fisico e il digitale sparisce. L’era in cui i bit governano gli atomi. E la fabbrica diventa intelligente.Se vi sembra che tutto ciò assomigli molto alle profe-zie dell’economista e futurologo americano Jeremy Rifkin, non siete lontani dal vero. Siamo in quel mondo lì, ma dalle visioni siamo passati alla politica indu-striale: Industry 4.0 è uno dei pilastri della Germania della Merkel (200 milioni di euro il budget iniziale); negli Stati Uniti di Obama è stata attivata una Smart Manufacturing Leadership Coalition, che mette allo stesso tavolo università, centri di ricerca e grandi aziende per creare standard condivisi; e nel Regno Unito è da poco partito un progetto simile denomi-nato, con una certa ambizione, Catapult.E in Italia? Stiamo muovendo solo adesso i primi passi. Eppure già nel 2012, piuttosto silenziosamente, era partito il Cluster per la Fabbrica Intelligente che vede già 300 associati, quasi tutti al nord. Insomma, in qualche modo ci siamo anche noi, anche perché, come sostiene il gran capo della Direzione della Com-missione Europea sul digitale, Roberto Viola, “es-sendo l’Italia un paese manifatturiero, questa partita non la possiamo giocare per stare a metà classifica, dobbiamo batterci per lo scudetto”. Visti i ritardi colos-sali che come Paese abbiamo sulla diffusione della banda larga e l’adozione del digitale, l’obiettivo è per-lomeno sfidante. Ma vale la pena di provarci. Secondo un recente studio degli economisti di Prometeia, l’ef-fetto delle stampanti 3D sulle piccole imprese arti-giane vale una crescita record del fatturato, stimata attorno al 15 per cento. C’è ovviamente un problema di competenze e di nuove professionalità (non a caso il Ministero dell’Istruzione ha promosso il cluster ita-liano): l’ingegnere meccanico digitale e l’analista di big data da qualche parte dovranno formarsi.Ma il mondo che c’è in vista non è una fabbrica senza persone, garantisce il capo dell’ufficio studi mondiale di General Electric, Marco Annunziata. Non dovremo fare una gara con le macchine per salvare il posto di lavoro, ma imparare a lavorare con le macchine per lavorare meglio: «Per usare la metafora di un film, non stiamo andando verso Tempi Moderni di Chaplin, ma piuttosto verso Iron Man».

Riccardo Luna, in la Repubblica, 9 settembre 2015

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Approfondimento Femminicidio: quando la violenza esplode nei confronti delle donne

ESERCIZITest

Rispondi alle seguenti domande1

Vero/falsoIndica se le seguenti affermazioni sono vere o false; se false spiega il perché sul tuo quaderno.2

Nel brano si afferma che per rilanciare la competitività delle fabbriche è necessario ripensarle con il digitale. Cosa s’intende con quest’ultima espressione?

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Quali elementi hanno sostenuto la prima rivoluzione industriale?

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Quali sono i limiti tecnici che frenano la digitalizzazione in Italia delle fabbriche?

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Cosa s’intende con l’espressione “zero downtime unplanned”?

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1) La rivoluzione digitale nelle fabbriche è detta Industry 2.0.

2) La rivoluzione digitale nelle fabbriche è iniziata in Germania, perché Paese leader in Europa della siderurgia.

3) La possibilità di prevedere i guasti comporta una riduzione dei costi.

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La quarta rivoluzione industriale

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1. Trova il significato di bit

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2. Trova più notizie sulla Smart Manufacturing Leadership Coalition

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3. Elabora una breve biografia di Jeremy Rifkin

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4. Ricerca la trama dei film Tempi Moderni e Iron Man e spiega l’affermazione del capo dell’ufficio studi mondiale di General Electric, Marco Annunziata: «Non dovremo fare una gara con le macchine per salvare il posto di lavoro, ma imparare a lavorare con le macchine per lavorare meglio. Per usare la metafora di un film, non stiamo andando verso Tempi Moderni di Chaplin, ma piuttosto verso Iron Man».

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Ricerche con il supporto di Internet

TestESERCIZI La quarta

rivoluzione industriale

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SpecialeLa riforma della Costituzione.

Come cambia la nostra Legge fondamentale.Redazione scuola

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Camera dei deputati: è una delle due Camere del Parlamento. È composta da 630 deputati [v. 56].Senato della Repubblica: è l’altra Camera del Parlamento italiano, composta da 315 membri elettivi, ai quali si affiancano gli ex Pre-sidenti della Repubblica, che sono senatori di diritto a vita, e fino al massimo di 5 che sono altri membri di nomina presidenziale [v. 59].Seduta comune: soltanto nelle ipotesi indicate dalla Costituzione, i due rami di cui si compone il Parlamento lavorano congiuntamente, poiché di regola operano separatamente. Le riunioni in (—) sono previste per l’elezione del Presidente della Repubblica [v. 83], per il suo giuramento [v. 91], per la sua messa in stato d’accusa per alto tradimento e attentato alla Costituzione [v. 90], per l’elezione di un terzo dei giudici della Corte Costituzionale [v. 135] etc.

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Il sistema bicamerale perfetto ha creato non poche difficoltà di funzionamento al nostro Parlamento, determinando una sovrapposizione di lavori, con dispendio di energie e di tempi. Infatti, il percorso di approvazione di una legge ha comportato continue lungaggini, a causa degli innumerevoli passaggi da un’assemblea all’altra, per ogni caso di disaccordo sul testo, fino al raggiungimento tra entrambe le Camere della concordanza d’intenti su un determinato progetto di legge.

Come sarà

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La nuova formulazione dell’art. 55 della Costituzione non tocca l’articolazione del Parlamento, che continua a suddividersi in Camera dei deputati e Senato della Repubblica, quanto i poteri e le funzioni dei due organi, che si differenzieranno in modo sostanziale in ragione

Il sistema bicamerale perfetto ha creato non poche difficoltà di funzionamento al nostro Parlamento, determinando una sovrapposizione di lavori, con dispendio di energie e di tempi. Infatti, il percorso di approvazione di una legge ha comportato continue lungaggini, a causadegli innumerevoli passaggi da un’assemblea all’altra, per ogni caso di disaccordo sul testo, fino al raggiungimento tra entrambe le Cameredella concordanza d’intenti su un determinato progetto di legge.

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del diverso soggetto rappresentato, nella riforma espressamente indicato: se la Camera dei deputati rappresenta la Nazione, il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali.Il quinto comma, modificato in terza lettura dal Senato il 13 ottobre 2015, individua le funzioni del Senato:— il raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica;— il concorso all’esercizio della funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabilite dalla Costituzione;— il concorso all’esercizio di funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l’Unione europea;— la partecipazione alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea;— la valutazione delle politiche pubbliche e dell’attività delle pubbliche amministrazioni;— la verifica dell’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori;— il concorso all’espressione dei pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge;— il concorso alla verifica dell’attuazione delle leggi dello Stato.Infine, in base al sesto comma dell’articolo 55 Cost., non è mutata la previsione in base alla quale il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione.

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Camera dei deputati: [v. 55]; Circoscrizione Estero: [v. 48].Suffragio universale e diretto: questo principio attribuisce il diritto di voto a tutti i cittadini che hanno raggiunto la maggiore età (18 anni), senza alcuna distinzione (di universalità) o mediazione (direttamente).Seggi: è il numero dei parlamentari (in questo caso i deputati) eleggibile in una determinata circoscrizione.Circoscrizioni (elettorali): parte del territorio in cui è suddiviso il Paese, cui sono assegnati un determinato numero di membri del Parla-mento da eleggere. Alle circoscrizioni italiane si aggiunge anche la circoscrizione Estero. Censimento generale: indagine condotta ogni 10 anni dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) allo scopo di verificare il numero esatto di abitanti dello Stato.

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L’art. 56 stabilisce le condizioni per l’elezione dei membri della Camera dei Deputati. Qualsiasi restrizione di tale forma di suffragio dovuta a motivi di sesso, censo o istruzione (sancita in passato e poi gradualmente ridotta nel Regno d’Italia) deve considerarsi costi-tuzionalmente illegittima.Le norme in materia elettorale, inoltre, non possono ridurre o affievolire la libera espressione della volontà dei cittadini.Tale principio è venuto meno con l’introduzione del sistema delle «liste bloccate» attraverso il quale non è più consentito ai cittadini scegliere i propri candidati, potendosi limitare alla sola scelta del partito.Vigendo tale sistema le segreterie dei partiti hanno preparato le liste dei candidati in ordine preferenziale.Peraltro, anche dopo la sent. 1/2014 della Corte costituzionale con cui è stata dichiarata l’illegittimità costituzionale�di tale sistema, il Parlamento ha approvato una nuova legge elettorale (L. 52/2015) che non scioglie del tutto i dubbi emersi con la L. 270/2005 (cd. Porcellum). Infatti, alle segreterie dei partiti, arroccatesi a difesa del privilegio di nominare nell’agone politico le persone più gradite al Segretario/Premier, il cd. Italicum ha difeso e conservato il privilegio di nominare in ogni circoscrizione solo i capolista, riducendo così a 100 (quanti sono i collegi) i fedelissimi del partito.Tale scelta, dunque, mantiene la distinzione fra deputati nominati, ossia i capolista, che costituiscono il «nocciolo duro» dei fedeli alla disciplina di partito, e deputati eletti, ossia tutti i deputati scelti liberamente dagli elettori, i quali costituiscono i «veri» rappresentanti del popolo.

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Speciale La riforma della Costituzione. Come cambia la nostra Legge fondamentale.

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Il disegno di legge costituzionale, trasformando il Senato in una Camera di rappresentanza di Regioni e autonomie locali, definisce anche una sua composizione del tutto differente da quella attuale.Il nuovo Senato, come si evince dal testo approvato il 13 ottobre 2015, sarà composto da 100 senatori, in luogo degli attuali 315, così suddivisi:— 95 senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali;— 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica, che durano in carica sette anni, fra cittadini che hanno illustrato la Patria per altis-

simi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.A questi vanno aggiunti gli ex Presidenti della Repubblica che, salvo rinuncia, divengono senatori di diritto e a vita.Pertanto, l’attuale elezione diretta del Senato è sostituita da un’elezione di secondo grado: sono, infatti, i Consigli regionali e i Con-sigli delle Province autonome di Trento e Bolzano a eleggere i senatori tra i propri componenti in conformità alle scelte degli elettori per i candidati consiglieri in occasione delle elezioni regionali o delle Province autonome e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori.In particolare, a ciascuna Regione i seggi sono assegnati in proporzione alla popolazione e, in ogni caso, nella misura minima di 2 per ciascuna.La durata del mandato dei nuovi senatori, dunque, coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali nei quali sono stati eletti, per cui si verificheranno continui turn-over in considerazione dei mutevoli cambi di colore politico all’interno delle differenti autonomie territoriali.Le modalità di elezione dei membri del Senato della Repubblica tra i consiglieri e i sindaci è rimessa a nuova legge elettorale riguardante il Senato. Si tratta di una legge bicamerale, ossia approvata da entrambe le Camere, prevista dal sesto comma dell’articolo 57, che indica quali criteri per l’attribuzione dei seggi i “voti espressi” e la “composizione di ciascun Consiglio”.Sui termini di approvazione della nuova legge elettorale del Senato, in base a una modifica apportata il 13 ottobre 2015 alle disposizioni transitorie, si specifica che essi decorrono dalla data di entrata in vigore della legge di riforma costituzionale, consentendo così l’approvazione della legge anche nella legislatura in corso.

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pp. 160 € 7,00

348/1 Cosa sta succedendo alla nostra Costituzione? Perché è arrivato il momento di cambiarla?Come si trasforma la nostra legge fondamentale dopo la riforma?A queste domande risponde questo testo che offre il dettato della Costituzione brevemente esplicato articolo per articolo, con le definizioni delle parole-chiave e corredando ogni disposizione di puntuali note illustrative. L’esposizione è completata da un commento che chiarisce il senso e la portata della norma.Le norme oggetto di riforma sono evidenziate in appositi box che consentono un’immediata comprensione del cambiamento costituzionale in atto.Il volume, pertanto, costituisce un valido strumento didattico e favorisce un primo approccio ai principi che reggono la nostra democrazia, la cui conoscenza è necessaria per la formazione dei cittadini del futuro.

Speciale La riforma della Costituzione. Come cambia la nostra Legge fondamentale.

Il commento agli articoli 55-56-57 della Costituzione è tratto da:

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L’evoluzione normativa. La delicata tematica della valutazione dei do-centi si inserisce come un anello nella catena della più ampia valu-tazione della scuola, complessi-vamente intesa come istituzione scolastica.Essa è disciplinata già con i cd. decreti delegati; in particolare, il Comitato per la valutazione del servizio dei docenti, era previsto già dall’art. 8 del D.P.R. 416/1974; oggi è disciplinato dall’art. 11 del D.Lgs. 297/1994, Testo Unico delle disposizioni legislative vi-genti in materia di istruzione, con le modifiche apportate dalla L. 107/2015.A partire dal 1973, e con i cd. de-creti delegati, l’unica tipologia di valutazione cui la prestazione del docente è sottoposta è relativa al servizio ed essa è possibile «solo su richiesta dell’interessato» (art. 4, L. 477/1973) e da parte del Co-mitato per la valutazione del ser-vizio (art. 66, D.P.R. 417/1974).Tale principio di sostanziale non valutazione dell’aspetto dell’in-segnamento permane anche nei decenni successivi. Un cambia-mento di rotta è segnato dalla ri-forma Brunetta (L. 15/2009 e D.Lgs. 150/2009), in materia di lavoro pubblico, basata sui prin-cipi costituzionali di merito, di im-parzialità e di buon andamento del servizio pubblico, in cui la va-lutazione rappresenta uno degli elementi portanti. Qui trova spa-zio anche la valutazione dei do-centi che è infatti inserita nel più ampio oggetto della valutazione

della performance del personale delle pubbliche amministrazioni collegata ad una logica di merito e di premialità.La riforma Brunetta si applica quindi al settore della scuola, soddisfacendo il duplice aspetto della collocazione della valu-tazione del personale docente nella valutazione della perfor-mance individuale e della valuta-zione delle Istituzioni scolastiche sotto il profilo della performance organizzativa che appartiene alla cd. valutazione esterna, cioè condotta da soggetti esterni.

Il Sistema nazionale di valutazione. Infatti, in attuazione della legge delega 10/2011, è stato emanato il regolamento sul Sistema nazio-nale di valutazione approvato con D.P.R. 80/2013 che dispone che la «valutazione esterna» delle Istituzioni scolastiche sia effettuata da «nuclei di valuta-zione» composti da un dirigente tecnico e da due esperti, selezio-nati e formati dall’Invalsi. È, inol-tre, esclusivo compito dell’Invalsi individuare le «situazioni da sot-toporre a verifica». La scelta da parte dell’Invalsi è discrezionale, dunque potrebbe verificarsi che non tutte le Istituzioni scolastiche siano oggetto di valutazione.La citata legge delega (L. 10/2011) invece aveva affidato in via esclusiva ai dirigenti tec-nici (ispettori) il potere valutativo di tutte le scuole (e dei dirigenti scolastici), ma non a nuclei di cui fanno parte due esperti esterni al

contingente ispettivo, per quanto formati. Emerge, inoltre, il man-cato coordinamento del D.P.R. 80/2013 con il D.Lgs. 27 ottobre 2009, n. 150.È d’altro canto vero che esiste la disposizione contenuta nell’ art. 51, comma 2, L. 35/2012 (re-cante misure in materia di sem-plificazioni) in base alla quale è definita come attività ordinaria d’istituto la partecipazione alle ri-levazioni nazionali degli appren-dimenti e delle competenze degli studenti.Le scuole, infatti, sono sottopo-ste a periodiche rilevazioni na-zionali sugli apprendimenti e sulle competenze degli studenti; esse sono predisposte e orga-nizzate dall’Invalsi, in conformità alle iniziative analoghe previste a livello europeo, e sono effettuate nelle classi seconda e quinta della scuola primaria, prima e terza della scuola secondaria di I grado, seconda e ultima della scuola secondaria.Il già citato D.P.R. 80/2013 (art. 2, comma 6) conferma l’annuale ri-levazione sugli apprendimenti e sulle competenze degli studenti; tuttavia, tale raccolta di dati è fi-nalizzata alla conoscenza e valu-tazione del sistema scolastico e può essere utilizzata nell’autova-lutazione d’Istituto oltre che per le strategie valutative nazionali.

Il Comitato per la valutazione dei docenti. Istituito presso ogni isti-tuzione scolastica od educativa, il Comitato per la valutazione dei

La formazione e la valutazione dei docenti nella Buona scuola

Spaziodocentidi Chiara Palladino

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42 | insegnare DIRITTO | Rivista di aggiornamento e approfondimento per l’insegnamento del diritto nella scuola secondaria superiore

docenti è presieduto dal diri-gente scolastico.Il Comitato è composto da:— tre docenti, due scelti dal

Collegio docenti e uno dal Consiglio di istituto;

— due rappresentanti dei geni-tori nella scuola dell’infanzia e nel primo ciclo di istruzione; un rappresentante degli stu-denti e uno dei genitori per il secondo ciclo, scelti dal Con-siglio di istituto;

— un componente esterno scelto dall’Ufficio scolastico regionale.

I membri del comitato sono eletti dal Collegio dei docenti nel suo seno. L’O.M. 267/1995 sugli isti-tuti comprensivi, a proposito del Comitato, aveva stabilito che nella “composizione debbono comunque essere presenti do-centi appartenenti a ciascuno degli ordini di scuola compresi nell’istituzione verticalizzata” (comma 4, art. 3). In tal modo, anche per la scuola seconda-ria, il D.P.R. 157/1998 sull’ag-gregazione di istituti scolastici di istruzione secondaria superiore, all’art. 8, stabiliva che “il collegio dei docenti elegge dal suo seno, ai sensi dell’articolo 11 del de-creto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, il comitato per la valu-tazione del servizio degli inse-gnanti, assicurando per quanto possibile la rappresentanza dei docenti appartenenti alle diffe-renziate tipologie scolastiche della aggregazione”.Esso dura in carica tre anni sco-lastici (art. 11, D.Lgs. 297/1994, modificato ex art. 1, comma 129, L. 107/2015), invece di un solo anno scolastico come era previ-sto in precedenza.Le funzioni di segretario del Co-mitato sono attribuite dal presi-dente ad uno dei docenti membri dello stesso comitato.

Ai membri del Comitato non è prevista l’assegnazione di com-pensi, indennità, gettoni di presenza, rimborsi spese o emo-lumenti, dunque non sono previ-sti maggiori oneri per la finanza pubblica per il funzionamento del Comitato.

I compiti del Comitato. Compito fondamentale del Comitato è quello di valutare il servizio dei docenti là dove il termine servi-zio è da intendersi sotto un du-plice aspetto:1) i membri del Comitato valutano

il servizio dei docenti, ai sensi dell’art. 448 D.Lgs. 297/1994, su richiesta dell’interessato e per un periodo non superiore all’ultimo triennio. Per la va-lutazione, il dirigente predi-spone apposita relazione dalla quale emergeranno le qualità intellettuali e la preparazione culturale e professionale, la diligenza e il suo comporta-mento nella scuola, l’efficacia dell’azione educativa e didat-tica, alle sue attività di aggior-namento e soprattutto alle sue competenze collaborative e relazionali con i docenti della scuola e le famiglie. La rela-zione non può concludersi con un giudizio complessivo, né analitico, né sintetico e non è traducibile in punteggio;

2) nel secondo senso, al Comi-tato spettano anche le com-petenze previste dall’art. 501 D.Lgs. 297/1994 in materia di riabilitazione del personale docente. Ovvero, trascorsi due anni dalla data dell’atto con cui fu inflitta la sanzione disciplinare, il dipendente che, a giudizio del comitato per la valutazione del servizio, abbia mantenuto condotta meritevole, può chiedere che siano resi nulli gli effetti della

sanzione, esclusa ogni effica-cia retroattiva.

Il Comitato agisce individuando i criteri per valutare i docenti sulla base:— della qualità dell’insegna-

mento e del miglioramento apportato alla scuola, anche in base al successo formativo degli studenti;

— dei risultati ottenuti dai do-centi in relazione al potenzia-mento delle competenze degli alunni e dell’innovazione di-dattica e della collaborazione alla ricerca;

— della responsabilità assunte nel coordinamento organizza-tivo.

Il periodo di formazione e di prova. Il Comitato esprimerà anche il pro-prio parere sul superamento del periodo di formazione e di prova per il personale docente ed edu-cativo. A tal fine, il Comitato è composto dal dirigente scola-stico, che lo presiede, dai do-centi di cui sopra ed è integrato dal docente a cui sono date le funzioni di tutor. Il Dirigente potrà anche prevedere un compenso a favore del docente che riveste funzioni di tutor, o avvalendosi del fondo per il miglioramento dell’of-ferta formativa (MOF) oppure del Fondo d’istituto nel caso si tratti di docente esterno alla scuola con cui stipulerà un contratto di prestazione d’opera.Agli oneri collegati alle attività di formazione si provvede con gli stanziamenti già destinati alla for-mazione iniziale degli insegnanti a legislazione vigente, anche se le scuole potranno inoltre provve-dere in autonomia ad iniziative di formazione nei confronti del per-sonale già assunto in servizio avvalendosi delle risorse finan-ziarie per il funzionamento didat-tico-amministrativo il cui Fondo

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docentiSpazio docentiSpazio

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(previsto dalla L. 296/2006) è in-crementato dal 2016 fino al 2021 (comma 25).Un’innovazione rispetto al pas-sato è rappresentata dal tempo necessario per la validità del periodo di prova: sono richiesti almeno 180 giorni di servizio ef-fettivo, di cui almeno 120 dedicati alle attività didattiche.La valutazione del periodo di prova è competenza del diri-gente, sentito il parere del Co-mitato di valutazione. In caso di esito sfavorevole, come antici-pato, il docente ripete l’anno di formazione e prova, al massimo per una sola volta, rischiando la fine del rapporto di lavoro, infatti il secondo periodo di prova non è rinnovabile.Ad un decreto ministeriale è de-mandata la individuazione degli obiettivi, delle modalità di va-lutazione del grado di raggiun-gimento degli stessi, le attività formative ed i criteri per la valuta-zione. La disciplina contenuta nel Testo unico dell’istruzione conti-nua ad applicarsi in quanto com-patibile con i commi della legge.

Incentivi alla formazione continua. Il tema della valorizzazione delle competenze professionali dei docenti è strettamente connesso con la formazione continua de-gli insegnanti che nel testo della Buona scuola è incentivata con l’istituzione della Carta elettronica per l’aggiornamento e la forma-zione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni or-dine e grado (comma 121).La Carta è attribuita a ciascun docente per ciascun anno scola-stico, a partire dal 2015-2016 e ha l’importo nominale di € 500,00. Essa è destinata all’aggiorna-mento e formazione ed è da uti-lizzare per l’acquisto di libri, testi, pubblicazioni e riviste comunque

utili all’aggiornamento professio-nale, acquisto di hardware e sof-tware, iscrizioni a corsi di studio, attività di aggiornamento e quali-ficazione delle competenze pro-fessionali, corsi di laurea inerenti il profilo professionale, o a corsi post lauream, master universitari, rappresentazioni teatrali, mostre, eventi culturali in genere. All’inizio di ogni anno scolastico dunque, ogni docente di ruolo beneficerà della somma con-tenuta sulla Carta per le attività anzidette; essa non costituisce reddito imponibile o retribuzione accessoria, ma è spendibile per le attività inerenti sia il Piano dell’offerta formativa della scuola che il Piano nazionale di forma-zione.

Il Piano nazionale di formazione. È disciplinato al comma 124 dove si stabilisce che la formazione in servizio dei docenti in ruolo è ob-bligatoria, permanente e strut-turale. Le attività di formazione sono definite in coerenza col POF triennale di ogni istituzione scolastica ed in coerenza con i risultati emersi dai piani di mi-glioramento delle scuole previ-sti dal D.P.R. 80/2013 sulla base delle priorità nazionali indicate nel Piano nazionale di formazione adottato ogni tre anni, per la cui attuazione è prevista un’autoriz-zazione di spesa per 40 milioni all’anno a partire dal 2016.

La formazione in servizio. Per la formazione in servizio dei do-centi, è stato definito un modello di formazione innovativo compo-sto da 50 ore di attività, struttu-rato in modo da ridurre i costi di docenza, e destinato a tutti i do-centi. Il modello è suddiviso in quattro fasi e comprende, oltre ad approfondimenti in forma la-boratoriale, anche affiancamenti

ad un tutor della scuola, finaliz-zati all’attività peer to peer, cioè formazione tra pari, e formazione on line su piattaforma informa-tica. Nella relazione tecnica è dettagliatamente indicato il costo totale di questa formazione.

Il Fondo per la valorizzazione del merito. Al fine di valorizzare il me-rito del personale docente, infine, e qui entra in gioco il Comitato di valutazione, presso il Miur è isti-tuito un apposito Fondo per la valorizzazione del merito del per-sonale docente, con lo stanzia-mento di 200 mln di euro all’anno, a decorrere dal 2016. Il Fondo sarà ripartito a livello ter-ritoriale e tra le scuole, proporzio-nalmente alla dotazione organica dei docenti, tenendo conto anche dei fattori di complessità delle aree a maggiore rischio educativo. Il Dirigente scolastico qui as-sume un ruolo delicatissimo: in-fatti, ai sensi del comma 127, il dirigente scolastico annualmente può attribuire un bonus (comma 128) a titolo di retribuzione ac-cessoria destinato a valorizzare il merito dei docenti di ruolo delle scuole di ogni ordine e grado, da attingere dal fondo di cui al comma 126, sulla base dei già citati criteri individuati dal Co-mitato per la valutazione dei do-centi, istituito sulla base dell’art. 11 T.U. istruzione, modificato dal comma 129, art. 1, L. 107/2015, della qualità dell’insegnamento, di rendimento scolastico degli studenti, di progettualità e inno-vatività e di contributo al miglio-ramento della scuola. Sulla base anche di una moti-vata valutazione, il dirigente si assume la responsabilità di asse-gnare annualmente una somma del Fondo per la valorizzazione.Il comma 130 prevede la predi-sposizione di relazioni da parte

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Approfondimento Titolo dell’approfondimento

degli Uffici scolastici regionali sui criteri adottati dalle scuole per il riconoscimento del merito; inoltre, un apposito Comitato tec-nico scientifico nominato dal Mi-nistro, sulla base delle relazioni ricevute, previo confronto con le parti sociali e le rappresentanze professionali, predispone le li-nee guida per la valutazione del merito dei docenti a livello nazio-nale.

Riflessioni. Immediatamente dopo la prima stesura della legge sulla Buona scuola si sono susse-guite polemiche e dubbi circa la concreta possibilità per le scuole di garantire una effettiva traspa-renza sia nell’assegnazione del bonus ai docenti che ad esem-pio, nella cosiddetta chiamata diretta del docente da parte del dirigente, in generale, dunque sui suoi poteri. Ad esempio, la motivata valu-tazione, assolutamente discre-

zionale, si basa, sì, sui criteri individuati dall’intero Comitato, ma questo elemento resta in ogni caso debole e isolato.Infatti, il novellato art. 11 D.Lgs. 297/1994, presenta un Comitato che appare democratico nella sua composizione (docenti, ge-nitori, studenti), ma di fatto l’or-gano, in merito alla valorizzazione dei docenti, svolge l’esclusivo compito di individuarne i criteri, non essendo coinvolto nelle fasi successive, nel tentativo proba-bile di scongiurare un conflitto di interessi, essendo possibili desti-natari del merito. In secondo luogo, è stata elimi-nata la verbalizzazione degli atti dell’organo, presente nella pre-cedente versione dell’art. 11. Si ricordi che la verbalizzazione negli organi collegiali è previ-sta dall’art. 2700 c.c. che di-sciplinando l’efficacia dell’atto pubblico, stabilisce che esso fa fede, fino a querela di falso, della

provenienza del documento dal pubblico ufficiale che lo ha for-mato, nonché delle dichiarazioni delle parti e degli altri fatti, avve-nuti in sua presenza.Ancora, il dirigente scolastico assegna il bonus per la valoriz-zazione dei docenti, ma que-sta fase dell’assegnazione non ha ricadute sul Comitato, così come si ricava dall’11, infatti è espressa dal comma 127 della legge che prevede che l’asse-gnazione avviene sulla base di motivata valutazione; non risulta previsto che il dirigente scola-stico abbia l’obbligo di motivare la sua scelta all’organo colle-giale del Comitato che risulta aver determinato solo i criteri. In tal modo, si determina una se-parazione netta tra l’organo che, in un certo senso, “promuove” il merito e il soggetto che è unico depositario del potere di asse-gnare il premio, cioè il Dirigente scolastico.

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I diritti di privativa

Diritto d’autore

Nozione: è un diritto assoluto, che ha ad oggetto beni immateriali (opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla scienza, alla letteratura, alla musica etc., art. 2575 c.c.).

Diritto morale d’auto-re

� È il diritto inerente alla pa-ternità dell’opera

• È imprescrittibile e inalienabile. • L’autore, senza limiti di tempo, si può opporre alle de-formazioni della sua opera.

• Senza il consenso dell’autore l’opera non può essere pubblicata durante la sua vita, neppure per ragioni di pubblica utilità (diritto di inedito).

• L’autore può sempre modificare l’opera e per gravi mo-tivi può ritirarla dal commercio.

Diritto patrimoniale d’autore

� È il diritto di pubblicare l’opera e di utilizzarla eco-nomicamente

• Il diritto è alienabile. • Si trasmette agli eredi o aventi causa. • È suscettibile di pegno o di sequestro. • L’autore può concedere ad altra persona (cd. edito-re) il diritto di pubblicare l’opera, per proprio conto ed a proprie spese, mentre l’editore si obbliga a riprodur-re l’opera ed a metterla in vendita (contratto di edizio-ne).

• La protezione dura per tutta la vita dell’autore e per al-tri 70 anni dopo la morte.

Tutela del dirittomorale

� Azione a difesa della paternità dell’opera. � Azione a difesa dell’integrità dell’opera.

Tutela del dirittopatrimoniale

� Azione di accertamento del diritto d’autore per prevenirne violazioni. � Azione di interdizione delle violazioni, diretta ad impedire la continuazione o la ripe-tizione di una violazione del diritto d’autore già verificatasi.

Mappa concettuale(Diritto commerciale)

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Diritto d’inventore

Nozione: è il diritto che tutela le invenzioni industriali, cioè quei ritrovati e metodi idonei a trovare applicazione indu-striale. Si tratta perciò di idee creative che appartengono al campo della tecnica e che consistono nell’individuazione di una soluzione nuova, inventiva, per un problema tecnico industriale (DI CATALDO).La materia è regolata dagli artt. 2584-2591 c.c. e dal Codice della proprietà industriale.

Affinché un ritrovato possa essere considerato invenzione industriale deve avere i seguenti caratteri:

— industrialità (idoneità ad avere una applicazione industriale);— novità intrinseca (capacità di incrementare il patrimonio tecnico preesistente);— novità estrinseca (mancata divulgazione dell’opera);— liceità.

Diritto morale di inventore: è il diritto di essere riconosciuto autore dell’invenzione, per il solo fatto di averla scoperta.

Diritto patrimoniale d’inventore: è il diritto di sfruttamento economico delle invenzioni; sorge solo in seguito alla loro brevettazione.

Al concetto di «invenzione industriale» la legge riconduce anche i cd. modelli di utilità ed i modelli e disegni industriali registrati (artt. 2592-2594 c.c.; artt. 82-86 e 31-44 C.P.I.).

Brevetto

Nozione: è il mezzo per rendere di pubblico dominio l’invenzione e per consentire all’inventore di trarre pro-fitto dalla stessa. Fino al 30 giugno 2008, la procedura nazionale italiana non prevedeva esame di merito per le domande di brevetto nazionale, ma l’esame veniva condotto esclusivamente sulla verifica della conformità dell’invenzione o del modello alla tipologia di legge e della sua liceità.Il D.M. 27 giugno 2008 del Ministro dello sviluppo economico, invece, ha previsto che l’Ufficio Europeo Bre-vetti (EPO), per conto dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, effettuerà sulle domande di brevetto per inven-zione industriale l’esame di novità e attività inventiva ed emetterà un’opinione scritta. L’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi invierà al richiedente l’opinione scritta dell’Ufficio Europeo Brevetti e procederà, tenendo conto della valutazione dell’EPO, all’esame della domanda.

Disciplina

� Spetta all’autore e ai suoi aventi causa. � È trasferibile sia inter vivos che mortis causa e può essere concesso in licenza an-che non esclusiva. � È espropriabile. � Dura limitatamente (20 anni dal deposito della domanda di concessione). � Decade se l’invenzione non viene attuata entro 2 anni dalla sua concessione.

Il D.M. 33/2010 (Regolamento di attuazione del Codice della proprietà industriale) ha semplificato le proce-dure relative alle domande di brevetto nazionali, europee e internazionali e ai marchi. Per quanto riguarda le domande nazionali di brevetto, ha previsto che sono depositate presso le Camere di commercio e devono es-sere trasmesse, dopo aver svolto determinate formalità, all’Ufficio Italiano brevetti e marchi entro i 10 giorni successivi al deposito, con un servizio postale espresso che ne attesti la tempestiva ricezione. Il deposito può essere effettuato anche per via telematica.

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Invenzioni del prestatore di lavoro

Nozione: a norma dell’art. 2590 c.c., «il prestatore di lavoro ha diritto di essere riconosciuto autore dell’inven-zione fatta nello svolgimento del rapporto di lavoro».Pertanto, mentre il diritto morale alla paternità dell’opera resta all’inventore, il diritto patrimoniale al rilascio del brevetto ed alla sua utilizzazione è, invece, tendenzialmente attribuito al datore di lavoro.

Il C.P.I. (art. 64 come modificato dal D.Lgs. 131/2010) prevede tre distinte fattispecie per l’ipotesi di invenzioni realizzate dai dipendenti:

— invenzioni di servizio: fatte dal prestatore d’opera subordinata nella esplicazione di un’attività inventiva prevista come oggetto del rapporto ed a tale scopo retribuita: esse appartengono de iure al datore di la-voro mentre all’inventore spetta soltanto il diritto di essere riconosciuto autore e non un ulteriore compenso;

— invenzioni di azienda: realizzate dal prestatore d’opera subordinata nell’esecuzione di un rapporto di la-voro in cui non è prevista una retribuzione in compenso dell’attività inventiva e di cui quest’ultima non costi-tuisce oggetto. Anche in tal caso i diritti patrimoniali spettano al datore di lavoro, mentre all’inventore spetta, salvo sempre il diritto ad essere riconosciuto autore, un «equo premio». Il D.Lgs. 131/2010 ha introdotto una rilevante modifica alla disciplina dell’equo premio, prevedendo che, in caso di invenzioni di azienda, questo spetti al dipendente non solo nel caso in cui il datore di lavoro decida di brevettare l’invenzione, ma anche nel caso in cui opti per l’utilizzo della stessa in regime di segretezza industriale, vale a dire quando l’azienda del datore di lavoro ottenga un vantaggio dall’utilizzazione dell’invenzione, a prescindere dalla sua brevettazione;

— invenzioni occasionali: fatte dal prestatore d’opera subordinata, di propria iniziativa e senza obbligo con-trattuale o incarico speciale, ma utilizzando i mezzi dell’azienda ed avvalendosi dell’esperienza acquisita nel normale lavoro. In questa ipotesi i diritti patrimoniali spettano al lavoratore e questi soltanto potrà chie-dere il brevetto. Al datore di lavoro è riconosciuto, invece, un diritto di opzione: egli, invero (entro tre mesi dalla comunicazione del conseguimento del brevetto), potrà ottenere — dietro corrispettivo — di usare l’in-venzione, acquistare il brevetto o brevettarla all’estero.

In sintesi

Il nostro ordinamento appresta un’articolata tutela alle creazioni intellettuali, attraverso:

— il riconoscimento del diritto d’autore;— la disciplina dei brevetti di invenzioni industriali (per invenzioni, modelli di utilità, modelli e disegni indu-

striali).

Attraverso il diritto d’autore la legge tutela quelle opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla scienza, alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione (art. 2575 c.c.).Il diritto morale d’autore si sostanzia soprattutto nel diritto di rivendicare la paternità dell’opera, cioè di es-serne riconosciuto autore.Il diritto patrimoniale d’autore è il potere di pubblicare l’opera e di utilizzarla economicamente, ossia di ri-produrla in qualsiasi modo (ad esempio: smerciarla, farla trascrivere, eseguire, rappresentare etc.) a scopo di lucro.Il nostro ordinamento — tra le opere dell’ingegno — tutela le c.d. «invenzioni industriali».Le invenzioni possono riguardare la scoperta di un nuovo prodotto industriale, di consumo od anche stru-mentale, oppure la scoperta di un nuovo metodo o processo di lavorazione industriale di prodotti già esi-stenti. In relazione alle invenzioni industriali si configurano diritti morali e diritti patrimoniali.L’inventore, infatti, ha la facoltà esclusiva di disporre e trarre profitto dall’invenzione, con la preclusione ed il divieto per ogni terzo di utilizzarla per propri interessi.Egli acquista tale diritto patrimoniale sulla propria invenzione (proprietà industriale) solo dopo aver richiesto ed ottenuto dalla competente autorità (Ufficio Brevetti) il cd. brevetto.Il diritto di esclusiva nell’attuazione e nella disposizione dell’invenzione è trasmissibile sia tra vivi che mortis causa e può formare oggetto di pegno, pignoramento, sequestro ed esecuzione forzata.Infine, a norma dell’art. 2590 c.c., «il prestatore di lavoro ha diritto di essere riconosciuto autore dell’inven-zione fatta nello svolgimento del rapporto di lavoro».

In sintesi

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ESERCIZITest di fine modulo

IL REDDITO FISCALE

Test

Scelta multiplaScegli e contrassegna tra le risposte indicate, quella esatta.1

Vero/falsoIndica se le seguenti affermazioni sono vere o false; se false spiega il perché sul tuo quaderno.2

ESERCIZIMigranti e protezione internazionale

Soluzioni

Scelta multipla1 b)

2 c)

3 a)

Scelta multipla1 b)

2 a)

3 c)

4 b)

Vero o falso1 F 4 V

2 V 5 F

3 F 6 F

Vero o falso1 V 4 F

2 V 5 V

3 F

La “mini-riforma fallimentare”

Scelta multipla1 c

2 a

3 b

Vero o falso1 V

2 V

3 F

4 F

Ai nastri di partenza una “nuova” pubblica amministrazione

Vero o falso1 F

2 F

3 V

La quarta rivoluzione industriale


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