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DISCHI A CURA DI A. FURFARO SPECIALE MUSICA NEWS N. … · è intravisto un possibile score per...

Date post: 20-Feb-2019
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SPECIALE MUSICA NEWS N. 1/2017 GENNAIO-FEBBRAIO Sapendo di essere molto opinabili abbiamo provato a fare una nostra personalissima classifica di 10 bei brani jazz per l’inizio millennio assegnandoci un tempo massimo di 30 minuti per l’elaborazione. Come un compito in classe. Alla fine abbiamo riletto il nostro “tema” constatando che mancavano per esempio i divini Jarrett, Metheny ed altri par loro... ma le jeux sont faits. Ed ecco il risultato. C’è di che discuterne, vero? Ecco a seguire le scelte della redazione: JAZZ NEWS TOP TEN DI INIZIO MILLENNIO 26 febbraio 1917. LʼOriginal Dixie Jass Band incide per la Victor due bra- ni, Livery Stable Blues e Dixie Jass Band One Step. È il primo disco a contenere nel titolo la parola jazz anzi jass. In realtà James Reese Europe aveva inciso musica nera sin dal 1913 e Wilbur Swe- atman offriva allʼascolto un suo swing già nel 1916! La storia della riproduzione sonora ha eletto ormai da tempo la ODJB di Nick La- Rocca & soci come proprio Fermoposta 1. Ballade, (Sanchez), Antonio Sanchez Live in New York, CamJazz, 2010. 2. Sweet Away (Elias), Cd omonimo con Mark Johnson, Ecm, 2012 3. Canto general (Minafra), Terronia, Enja, 2005 4. The Elephant Sleeps but Still Remembers (Fri- sell/DeJohnette/Surman), id. Golden Beams/Sam, 2006. 5. The Stuff Dreams Are Made On, Dino Betti Van Der Noot, id. , Incipit, 2013 6. A Valsa Da Paula (Stefano Bollani), da Auto- scatto, Musica Jazz, 4/2010, 22 Publishing 7. Laura e Astor (Galliano), dal cd Piazzolla Fo- rever. Riccardo Galliano Septet, Dreyfus, 2003. 8. Elvinadam, M. Giammarco, dal cd. Light and Shades, Parco della Musica, 2013 9. Crosta Bizantina (Roberto Ottaviano), Archte- tics, Dodicilune, 2013. 10. Evan, Antonio Faraò, dal cd omonimo del Faraò American Quartet, Jando/Cristal, 2013 100 ANNI FA IL PRIMO DISCO DI JAZZ inizio ufficiale jazzistico del- la fonografia. E questʼanno sono i 100 anni da allora. Ci- meli, qualcuno dirà. Per amato- ri, magari spa- ruti. In Calabria, la Fonoteca del Centro Jazz Calabria custo- disce rari esem- plari dei primi 78 giri. Ma in assenza di interesse istituzionale la strut- tura si avvia verso il declino. Chissà mai che qualcuno dei Lorsignori non si accorga del- la situazione? Intanto ne scri- viamo. E tanti auguri ai mitici jazzisti del disco centenario. Glareano Elma Gil Evans non c’è più Miles Davis nemmeno ... e neanch’io mi sento molto bene Cassiodoro 2017 Jazz News Decreto salvarisparmio? Sempre la stessa musica Finchè la banca va lasciala andare! DISCHI A CURA DI A. FURFARO È scientificamente provato che esiste una memoria fo- netica. Lo si è sperimentato su bimbi stranieri adottati che meglio di altri apprendono la lingua sentita dal di dentro dell’utero materno. E non ci vuol molto a ipotizzare che esista anche a livello musi- cale una sorta di matrice pri- migenia del linguaggio che ci si ritrova dopo esser venuti al mondo. Perché sempre suoni sono. È l’idea balenataci in testa al cospetto dell’album An Ita- lian Tale che Luciano Troja al pianoforte e Antonino Cicero al fagotto hanno licenziato per i tipi di Almendra Music, un lavoro liberamente ispira- to alle musiche di Giovanni D’Anzi. Non dunque un’ope- razione di ripescaggio e truc- co (conosciamo tanti goliardi- ci imbellettamenti antirughe di brani anni ‘30 che lasciano il tempo che trovano) bensì una vera e propria operazio- ne di autoscavo classicojazz tesa ad evocare, del padre di Ma l’amore no, Bambina in- namorata, Non dimenticar le mie parole, l’esprit reincarna- to in questa strana (strumen- talmente parlando) coppia di pronipoti artistici. Quello che va rintracciato nelle composizioni di Troja non è la pedissequa riprodu- zione in vitro delle melodie danziane. Sembra un raccon- to italiano che continua di un tempo ed un suo interprete. Conferendo ulteriori titoli di nobiltà ai songwriter di casa Il W D’Anzi di Troja/Cicero in An Italian Tale Pare musica di carta quella dell’album Kuku’, a tratti concre- ta poi minimal infine cyber che si stropiccia fra i suoni elettronici prodotti dal batterista Tommaso Rosati, la chitarra multiuso (an- che in chiave basso) di Martino Rappelli e la voce/velluto alter- nata al flauto di Sara Montagni. E non poteva che essere la label improvvisatoreinvolontario a produrlo. Si avverte peraltro in questa spirale elettro jazz di 8 brani un elemento preterinten- zionale nel senso che c’e’ un’idea a monte che viene realizza- ta andando oltre l’ intenzione materializzando in corso d’opera quella ordinata congerie sonora che il disco costruisce. Un approccio, quello del trio, contemporaneo a tutti gli ef- fetti. I cui timbri sono in linea col gusto d’oggi della migliore musica internazionale. nostra scovati nei meandri della nostra memoria foneti- ca. Kukù Ancora della Doppia I da segnalare il cd Io Sono Tre de I Giganti della Montagna al secolo Federico Sconosciuto (violoncello), Lorenzo Paesa- ni (pianoforte) e Ferdinando D’Urso (sax ). Tempo e spazio indeter- minati, al limite fra favola e realtà, senso pirandelliano di incompiutezza, sono queste alcune componenti rilevabili d’ambleu nel lavoro, in cui il gruppo appare Uno e Trino (ci- tazione mingusiana da Bene- ath The Underdog) non altra: musica creativa di stampo eu- ropeo/free nero/visioni-appa- rizioni (in qualche cadenza si è intravisto un possibile score per Psycho ancora da girare, Io sono tre salvo poi rientrare nell’alveo di consonanze meno drammati- che). Nella patria del fischiettabile parasanremese questa pro- posta trinacre dimostra come esistano ancora spazi per una musica di identità, di riflessio- ne, di inedita sintesi espressi- va e stilistica. improvvisatoreinvolontario
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Page 1: DISCHI A CURA DI A. FURFARO SPECIALE MUSICA NEWS N. … · è intravisto un possibile score per Psycho ancora da girare, Io sono tre ... e l’emozione...Il suo corpo contorce e costruisce

SPECIALE MUSICA NEWS N. 1/2017 GENNAIO-FEBBRAIO

Sapendo di essere molto opinabili abbiamo provato a fare una nostra personalissima classifi ca di 10 bei brani jazz per l’inizio millennio assegnandoci un tempo massimo di 30 minuti per l’elaborazione. Come un compito in classe. Alla fi ne abbiamo riletto il nostro “tema” constatando che mancavano per esempio i divini Jarrett, Metheny ed altri par loro... ma le jeux sont faits. Ed ecco il risultato. C’è di che discuterne, vero? Ecco a seguire le scelte della redazione:

JAZZ NEWSTOP TEN DI INIZIO MILLENNIO

26 febbraio 1917. LʼOriginal Dixie Jass Band incide per la Victor due bra-ni, Livery S t a b l e Blues e Dixie Jass Band One Step. È il primo disco a contenere nel titolo la parola jazz anzi jass. In realtà James Reese Europe aveva inciso musica nera sin dal 1913 e Wilbur Swe-atman offriva allʼascolto un suo swing già nel 1916! La storia della riproduzione sonora ha eletto ormai da tempo la ODJB di Nick La-Rocca & soci come proprio

Fermoposta

1. Ballade, (Sanchez), Antonio Sanchez Live in New York, CamJazz, 2010.

2. Sweet Away (Elias), Cd omonimo con Mark Johnson, Ecm, 2012

3. Canto general (Minafra), Terronia, Enja, 20054. The Elephant Sleeps but Still Remembers (Fri-

sell/DeJohnette/Surman), id. Golden Beams/Sam, 2006.

5. The Stuff Dreams Are Made On, Dino Betti Van Der Noot, id. , Incipit, 2013

6. A Valsa Da Paula (Stefano Bollani), da Auto-scatto, Musica Jazz, 4/2010, 22 Publishing

7. Laura e Astor (Galliano), dal cd Piazzolla Fo-rever. Riccardo Galliano Septet, Dreyfus, 2003.

8. Elvinadam, M. Giammarco, dal cd. Light and Shades, Parco della Musica, 2013

9. Crosta Bizantina (Roberto Ottaviano), Archte-tics, Dodicilune, 2013.

10. Evan, Antonio Faraò, dal cd omonimo del Faraò American Quartet, Jando/Cristal, 2013

100 ANNI FA IL PRIMO DISCO DI JAZZinizio uffi ciale jazzistico del-la fonografi a. E questʼanno

sono i 100 anni da allora. Ci-meli, qualcuno dirà. Per amato-ri, magari spa-ruti.In Calabria, la Fonoteca del Centro Jazz Calabria custo-disce rari esem-plari dei primi

78 giri. Ma in assenza di interesse istituzionale la strut-tura si avvia verso il declino. Chissà mai che qualcuno dei Lorsignori non si accorga del-la situazione? Intanto ne scri-viamo.E tanti auguri ai mitici jazzisti del disco centenario.

Glareano

Elma

Gil Evans non c’è più Miles Davis

nemmeno

... e neanch’io mi sento molto

bene

Cassiodoro 2017

Jazz News

SviolinateSviolinateSviolinateSviolinateSviolinateSviolinateSviolinateSviolinateSviolinate

Decreto salvarisparmio?Sempre la stessa

musica

Finchè la banca va

lasciala andare!

DISCHI A CURA DI A. FURFARO

È scientifi camente provato che esiste una memoria fo-netica. Lo si è sperimentato su bimbi stranieri adottati che meglio di altri apprendono la lingua sentita dal di dentro dell’utero materno. E non ci vuol molto a ipotizzare che esista anche a livello musi-cale una sorta di matrice pri-migenia del linguaggio che ci si ritrova dopo esser venuti al mondo. Perché sempre suoni sono.

È l’idea balenataci in testa

al cospetto dell’album An Ita-lian Tale che Luciano Troja al pianoforte e Antonino Cicero al fagotto hanno licenziato per i tipi di Almendra Music, un lavoro liberamente ispira-to alle musiche di Giovanni D’Anzi. Non dunque un’ope-razione di ripescaggio e truc-co (conosciamo tanti goliardi-ci imbellettamenti antirughe di brani anni ‘30 che lasciano il tempo che trovano) bensì una vera e propria operazio-ne di autoscavo classicojazz tesa ad evocare, del padre di Ma l’amore no, Bambina in-namorata, Non dimenticar le mie parole, l’esprit reincarna-to in questa strana (strumen-talmente parlando) coppia di pronipoti artistici.

Quello che va rintracciato nelle composizioni di Troja non è la pedissequa riprodu-zione in vitro delle melodie danziane. Sembra un raccon-to italiano che continua di un

tempo ed un suo interprete. Conferendo ulteriori titoli di nobiltà ai songwriter di casa

Il W D’Anzi di Troja/Cicero in An Italian Tale

Pare musica di carta quella dell’album Kuku’, a tratti concre-ta poi minimal infi ne cyber che si stropiccia fra i suoni elettronici prodotti dal batterista Tommaso Rosati, la chitarra multiuso (an-che in chiave basso) di Martino Rappelli e la voce/velluto alter-nata al fl auto di Sara Montagni. E non poteva che essere la label

improvvisatoreinvolontario a produrlo. Si avverte peraltro in questa spirale elettro jazz di 8 brani un elemento preterinten-zionale nel senso che c’e’ un’idea a monte che viene realizza-ta andando oltre l’ intenzione materializzando in corso d’opera quella ordinata congerie sonora che il disco costruisce.

Un approccio, quello del trio, contemporaneo a tutti gli ef-fetti. I cui timbri sono in linea col gusto d’oggi della migliore musica internazionale.

nostra scovati nei meandri della nostra memoria foneti-ca.

Kukù

Ancora della Doppia I da segnalare il cd Io Sono Tre de I Giganti della Montagna al secolo Federico Sconosciuto (violoncello), Lorenzo Paesa-ni (pianoforte) e Ferdinando D’Urso (sax ).

Tempo e spazio indeter-minati, al limite fra favola e realtà, senso pirandelliano di incompiutezza, sono queste alcune componenti rilevabili d’ambleu nel lavoro, in cui il gruppo appare Uno e Trino (ci-tazione mingusiana da Bene-ath The Underdog) non altra: musica creativa di stampo eu-ropeo/free nero/visioni-appa-rizioni (in qualche cadenza si è intravisto un possibile score per Psycho ancora da girare,

Io sono tre

salvo poi rientrare nell’alveo di consonanze meno drammati-che).

Nella patria del fi schiettabile parasanremese questa pro-posta trinacre dimostra come esistano ancora spazi per una musica di identità, di rifl essio-ne, di inedita sintesi espressi-va e stilistica.

improvvisatoreinvolontario

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Jazz News Jazz News

L’eccellenza dei progetti musicali del Saint Louis vie-ne ospitata dal Teatro Eliseo per “SPECIAL GUEST” , un festival di originalità.

Il Saint Louis, con la Di-rezione artistica di Stefano Mastruzzi, propone in questo contesto tutta una serie di concerti che vanno avanti dallo scorso dicembre 2016 e fino al prossimo giugno. Ogni loro concerto è au-tentico nella musicalità che porta in scena. E quello qui recensito, non fa eccezione.

Il 6 febbraio, il palcosce-nico dell’Eliseo ha accolto “L’amico di Cordoba”, con PEPPE SERVILLO, JAVIER GIROTTO e la SAINT LOUIS BIG BAND, diretta da GIAN-NI ODDI. Un progetto di so-norità latine, dove si danno appuntamento dinamiche sudamericane e mediterra-nee...Tra jazz, tango e can-zone d’autore di casa nostra.

La location certo introduce bene a quell’emozione di cui lo stesso Luca Barbare-schi (Direttore artistico del

Teatro Eliseo) ci parla ad inizio serata, quando Ste-fano Mastruzzi presenta il concerto. Barbareschi cita il Teatro Eliseo come luo-go “di condivisione vera e creativa”.

Un giovane quintetto esprime questa condivisione dando vita alla propria Arte, in attesa dei protagonisti: è Gabriele Ceccarelli con i suoi musici. Aprono la serata con vari pezzi, tra gorgeggi di sax e risposte di pianoforte.

Intanto il bordone di basso sottintende un fraseggio in-trinseco, note che discorda-no e poi concordano tra i vari strumenti, aperti all’applauso del pubblico. Si segnala “Nastri e festoni”, traduzione italiana del titolo di un inno yiddish, che il quintetto ci dona (in lingua originale) con la collaborazione di una bella e calda voce, quella di Sere-na Lo Curzio. Quando l’Arte sa quel che fa. Una sorta di musicale carezza attraverso

Teatro Eliseo -Roma-

Special Guest 2016-2017 Saint Louis College of Musicdi Cristiana Lauri

Stefano Mastruzzi - Luca Barbareschi alla presentazione

l’antico sentire.E siamo ormai pronti a

scoprire i brani originali di Servillo e Girotto, sostenuti dalla Big Band e con gli ar-rangiamenti di Luigi Gianna-tempo. Si parte con la grinta di Oddi che dirige la Saint Louis Big Band, cui risponde il sassofono di Javier Girotto che, sincronico, si espande anche in punta di piedi, as-sorbe il respiro del pubblico. E siamo tutti con lui: un per-cepire sonoro consapevole e connesso perfino nei suoi picchi di intensa presenza comunicativa. Si segnala il secondo brano, “Poesia”: la band si fa concreta e suppor-ta il dolce sentire del flauto di Javier, mentre le note si fondono lente. Le mani di Girotto non sono nervose sul sax, ma amiche e quasi

raccontano di ritmi sincopati. Dell’Arte o della Vita stesse? Entrambe si intrecciano nel suono e tra gli strumenti, si svuotano e pizzicano vicen-devolmente, con la band che insegue e raggiunge, poi di nuovo cede al sassofono di Javier...E quale fragile delicatezza nella musicale umanità di Girotto!

Di brano in brano, gli strumenti non smettono di determinare fraseggi, asse-condano le perizie del sax ed i passaggi di scambio. In par-ticolare, nel brano “Mi vejo”, dedicato al padre ed anche al nonno di Javier Girotto. Esplosione e dinamismo, apertura e con-divisione tra note d’oriente e d’occidente. E noi, ne siamo il punto di fu-sione, proprio qui ed adesso. Poi le contorsioni corporee di Javier, che assecondano il sax mentre de-forma e con-forma.

Altro brano, altra umana condivisione, musicalmente

Javier Girotto con il suo sax

Javier Girotto, Gianni Oddi e Peppe Servillo

donata: “Teorema”. Così il respiro si amplia su note espanse di Girotto, via via sempre piu’ acute quasi alla ricerca di quelle non ancora nate. La Big Band è cassa di risonanza per l’operosa espressività del sax, entram-bi si cercano per poi tornare ai suoni di comunione arti-stica ed umana. Si vede e si percepisce a tutto tondo.

Ed ecco che si avvicina Peppe Servillo, con il sorriso di chi sa... I prossimi brani sono suoi scritti, musicati da Girotto. Una collabora-zione. Meglio, un’amicizia d’Arte e non solo. Inizia con “La Riserva”: graffia la voce di Peppe nel racconto di vita, mentre riscalda i toni e l’emozione...Il suo corpo contorce e costruisce i pas-saggi vocali successivi in intime evoluzioni narranti. Poi il flauto di Javier inter-viene...Un respiro. I brani evocano, di volta in volta, un arpeggiare di suoni, voci

e colori d’anima. Mentra la Big Band non si risparmia e sostiene sia voce (Servillo) che flauto/sax (Girotto), con decisa presenza.

Poi arriva la milonga sen-timentale anni quaranta...Ed ancora, la ninna nanna del Grande Raccordo Anulare di Roma...Servillo sempre can-ta ed ancora narra, sorride e smaschera l’emozione...In ultimo, l’encore, con la sua forza evolutiva e con spessore musicale ci sposa alla passione artistica di Ser-villo, Girotto, Oddi e della Big Band tutta.

Cristiana Lauri

Foto di Pierluigi Salera

Peppe Servillo

Festival di Originalità del


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