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DISPENSA n. 4 Le biomasse - Provincia di Torino · norme in materia di energia elettrica da fonti...

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AREA AMBIENTE, PARCHI, RISORSE IDRICHE E TUTELA DELLA FAUNA Servizio Risorse Energetiche Corsi di formazione sull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili per funzionari e tecnici delle Pubbliche Amministrazioni novembre 2000 – Marzo 2001 MODULO III Azioni per lo sviluppo delle fonti rinnovabili DISPENSA n. 4 Le biomasse con il contributo del Ministero Ambiente Provincia di Torino
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Page 1: DISPENSA n. 4 Le biomasse - Provincia di Torino · norme in materia di energia elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi 1,2,3 dell’articolo 11 del Dlgs 16 marzo 1999, n.79,

AREA AMBIENTE, PARCHI, RISORSE IDRICHEE TUTELA DELLA FAUNAServizio Risorse Energetiche

Corsi di formazionesull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili

per funzionari e tecnici delle Pubbliche Amministrazioninovembre 2000 – Marzo 2001

MODULO IIIAzioni per lo sviluppo delle fonti rinnovabili

DISPENSA n. 4Le biomasse

con il contributo del Ministero Ambiente

Provincia di Torino

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INDICE

1. BIOMASSE: DEFINIZIONE-CLASSIFICAZIONE........................................................................................................3

2. ENERGIA DALLA BIO MASSA............................................................................................................................................5

2.1 METODI BIOLOGICI................................................................................................................................................................52.1.1 Conversione biologica ad alcoli ...............................................................................................................................52.1.2 Digestione anaerobica................................................................................................................................................62.1.3 Digestione aerobica....................................................................................................................................................72.1.4 Estrazione di olii e produzione di biodiesel............................................................................................................82.1.5 Gas da discarica..........................................................................................................................................................9

2.2 METODI TERMICI ...................................................................................................................................................................92.2.1 Gassificazione. .............................................................................................................................................................92.2.2 Produzione di metanolo........................................................................................................................................... 102.2.3 Pirolisi ........................................................................................................................................................................ 102.2.4 Carbonizzazione ....................................................................................................................................................... 112.2.5 Combustione diretta ................................................................................................................................................. 11

2.2.5.1 Impianti di riscaldamento ausiliario .........................................................................................................................122.2.5.2 Caldaie per il riscaldamento centralizzato................................................................................................................142.2.5.3 Varianti di utilizzo: riscaldamento individuale/centralizzato, microreti, teleriscaldamento....................................192.2.5.4 Sfruttamento combinato di energia solare ed energia da biomassa .........................................................................202.2.5.5 Provenienza della legna da ardere ............................................................................................................................212.2.5.6 Catene di approvvigionamento.................................................................................................................................21

3. INQUADRAMENTO DEL SETTORE.............................................................................................................................. 23

3.1 LA SITUAZIONE IN ITALIA ..................................................................................................................................................243.2 LA REGIONE PIEMONTE E LA PROVINCIA DI TORINO.....................................................................................................27

4. L’ECONOMIA DELLE BIOMASSE................................................................................................................................. 29

5. IMPATTO AMBIENTALE................................................................................................................................................... 31

6. INDICAZIONI SULLA SFRUTTABILITÀ E LE POLITICHE DI SVILUPPO.................................................. 32

7. LEGISLAZIONE: RIFERIMENTI..................................................................................................................................... 35

BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................................................................................... 36

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1. Biomasse: definizione-classificazioneBiomassa è un termine che riunisce una gran quantità di materiali, di natura estremamenteeterogenea. Con alcune eccezioni, si può dire che è biomassa tutto ciò che ha matrice organica.Sono da escludere le plastiche e i materiali fossili, che, pur rientrando nella chimica del carbonio,non hanno nulla a che vedere con la caratterizzazione che qui interessa dei materiali organici.La biomassa rappresenta la forma più sofisticata di accumulo dell’energia solare. Questa, infatti,consente alle piante di convertire la CO2 atmosferica in materia organica, tramite il processo difotosintesi, durante la loro crescita. In questo modo vengono fissate complessivamente circa 2·1011

tonnellate di carbonio all’anno, con un contenuto energetico dell’ordine di 70·103 Mtep.La biomassa, attraverso il processo della fotosintesi, cattura la radiazione solare e la trasforma inenergia chimica; essa costituisce quindi una risorsa per la produzione di altre forme di energia,rinnovabile e inesauribile se opportunamente utilizzata;La biomassa utilizzabile ai fini energetici consiste in tutti quei materiali organici che possonoessere utilizzati direttamente come combustibili ovvero trasformati in combustibili solidi, liquidi ogassosi. Le biomasse possono essere costituite da:ü le colture (arboree ed erbacee) destinate specificatamente alla produzione di biocarburanti e

biocombustibiliü i sottoprodotti delle produzioni erbacee, arboree, e delle prime lavorazioni agro-industrialiü i sottoprodotti delle operazioni forestali per il governo dei boschi e per la produzione di legname

da opera, e delle prime lavorazioni del legno o altro (residui taglio dell'erba, foglie, ecc..)ü i reflui zootecnici destinati alla produzione di biogasü la parte organica dei rifiuti urbaniü residui inutilizzabili di produzioni destinate all'alimentazione umana o animale (pule dei cereali,

canna da zucchero etc)

Le biomasse sembrano essere una delle sorgenti energetiche che potrebbero realmente sostituireparte dei combustibili fossili tradizionali, in particolare nel territorio della provincia di Torino.La biomassa è ampiamente disponibile ovunque e rappresenta una risorsa locale, pulita erinnovabile. L’utilizzazione delle biomasse per fini energetici non contribuisce all’effetto serra,poiché la quantità di anidride carbonica rilasciata durante la decomposizione, sia che essa avvenganaturalmente, sia per effetto della conversione energetica, è equivalente a quella assorbita durante lacrescita della biomassa stessa; non vi è, quindi, alcun contributo netto all’aumento del livello diCO2 nell’atmosfera.Il suo utilizzo ha, allora, una influenza positiva sull’effetto serra e sui problemi di cambiamentoclimatico, che coinvolgono sia i paesi industrializzati che quelli in via di sviluppo.

I vantaggi che si possono ottenere nell’uso di biomasse a fine energetico possono essere inoltre:Ø Le biomasse, coltivate in maniera ciclica, costituiscono una risorsa energetica rinnovabile nel

tempo;Ø possibilità di creare colture specializzate energeticamente migliori;Ø possibilità di usare biomasse provenienti dalla selezione dei rifiuti solidi urbani, in particolare la

parte putrescibile, con conseguente soluzione dei problemi legati allo smaltimento.Ø la produzione di ossigeno che avviene durante il processo di fotosintesi nelle piante e nelle

alghe compensa l’ossigeno che viene consumato nella combustione, riducendo l’impoverimentodello stesso nell’atmosfera;

Ø i combustibili liquidi derivati da biomasse contengono minime quantità di zolfo. Questocomporta una riduzione delle emissioni di SO2 e, conseguentemente, del fenomeno delle pioggeacide;

Ø l’aumentata produzione di biomasse migliora le condizioni microclimatiche attraverso l’usodell’acqua e dei meccanismi di riciclaggio;

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Ø la produzione di compost dalle biomasse riduce il deterioramento del suolo e la contaminazionedei fiumi e delle falde acquifere dovuta all’uso di fertilizzanti sintetici;

Ø l’introduzione di colture tradizionali ed innovative con basso impatto ambientale in termini dibasse richieste di acqua, bassi bisogni nutrizionali, buona adattabilità a condizioni variabili delsuolo, buona resistenza agli attacchi dei parassiti e delle malattie;

Ø una migliore pratica agronomica ed una accresciuta attenzione per la cura delle aree boschivesaranno positive per l’ambiente e comporteranno anche un maggiore controllo dei fenomeni dierosione dei suoli o di desertificazione ed una diminuzione del pericolo di incendio.

Un maggiore uso energetico delle biomasse potrebbe inoltre produrre consistenti beneficioccupazionali e di politica energetica.

• Benefici occupazionali

Derivano dal fatto che le diverse fasi del cicio produttivo del combustibile da biomassa, siaesso di origine agricola o forestale, creano posti di lavoro e favoriscono la rivitalizzazione diquesto settore. Anche l'industria collegata alle tecnologie di conversione energetica potrebbetrarre un considerevole beneficio occupazionale.

• Benefici per la politica energetica

L'energia delle biomasse vegetali contribuisce a ridurre la dipendenza dalle importazioni dicombustibili fossili e a diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. Aderendoalla convenzione internazionale sul clima, I'ltalia si è impegnata a stabilizzare le emissioniin atmosfera di gas serra. La sostituzione di combustibili fossili con biomasse vegetali puòfornire un contributo al conseguimento di questo obiettivo.

I campi di applicazione più diffusi, come vedremo nel corso della trattazione, sono principalmente:

residenziale termico: la biomassa può essere utilizzata per il riscaldamento civile; il combustibileutilizzato è molto spesso legna; la tecnologia mira a migliorare l'efficienza dei sistemi diriscaldamento, diminuendo la quantità di combustibile necessariocommerciale/industriale: la biomassa ha molteplici usi, tra cui l'impiego come combustibile per ilriscaldamento dei locali, per produrre calore ed elettricità: molti impianti industriali, come ad es. lefalegnamerie, producono poi a loro volta rifiuti, scarti organiciindustriale/civile elettrico: impianti medio – grandi di generazione elettrica o cogenerazione.

Esistono inoltre settori di mercato in cui l’energia da biomassa risulta essere già competitiva rispettoai combustibili fossili:

• Il riscaldamento degli edifici pubblici e privati, dove metano e gasolio costano 2-4 volte dipiù delle biomasse ligneo-cellulosiche;

• La produzione di energia elettrica, grazie agli incentivi previsti dalla normativa vigente :Dlgs 79/99 (Decreto Bersani), DM 11 novembre 1999- Direttive per l’attuazione dellenorme in materia di energia elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi 1,2,3 dell’articolo11 del Dlgs 16 marzo 1999, n.79, articolo 5 relativo ai “ certificati verdi”, delibera 81/99dell’Autorità per l’energia1, provvedimento CIP6/92, di fatto, ritirato nel 1996. Solo gli

1 Aggiornamento dei prezzi di cessione dell'energia elettrica e dei contributi riconosciuti alla nuova energia prodotta daimpianti utilizzanti fonti rinnovabili e assimilate ai sensi degli articoli 20, comma 1 e 22, comma 5, della legge 9gennaio 1991, n. 9

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impianti che hanno concluso un Contratto preliminare con l’ENEL entro il 31.12.96ricevono il pagamento stabilito dal provvedimento; nessun altro impianto o progetto puòbeneficiare di queste tariffe.

2. Energia dalla biomassaEsistono essenzialmente, due categorie di metodi di conversione della biomassa in energia:1.metodi biologici (decomposizione aerobica o anaerobica, in particolare: digestione anaerobica efermentazione alcoolica)2.metodi termici (combustione diretta, pirolisi e gassificazione)

I processi di conversione biochimica permettono di ricavare energia per reazione chimica dovuta alcontributo di enzimi, funghi e micro-organismi, che si formano nella biomassa sotto particolaricondizioni, e vengono impiegati per quelle biomasse in cui il rapporto C/N sia inferiore a 30 el'umidità alla raccolta superiore al 30%. Risultano idonei alla conversione biochimica le coltureacquatiche, alcuni sottoprodotti colturali (foglie e steli di barbabietola, ortive, patata, ecc.), i refluizootecnici e alcuni scarti di lavorazione (borlande, acqua di vegetazione, ecc.), nonché la biomassaeterogenea immagazzinata nelle discariche controllate.I processi di conversione termochimica sono basati sull'azione del calore che permette le reazionichimiche necessarie a trasformare la materia in energia e sono utilizzabili per i prodotti ed i residuicellulosici e legnosi in cui il rapporto C/N abbia valori superiori a 30 ed il contenuto di umidità nonsuperi il 30%. Le biomasse più adatte a subire processi di conversione termochimica sono la legna etutti i suoi derivati (segatura, trucioli, ecc.), i più comuni sottoprodotti colturali di tipo ligno-cellulosico (paglia di cereali, residui di potatura della vite e dei fruttiferi, ecc.) e taluni scarti dilavorazione (lolla, pula, gusci, noccioli, ecc.).Tra le varie tecnologie di conversione energetica delle biomasse alcune possono considerarsi giuntead un livello di sviluppo tale da consentirne l’utilizzazione su scala industriale, altre necessitanoinvece di ulteriore sperimentazione al fine di aumentare i rendimenti e ridurre i costi di conversioneenergetica.

2.1 Metodi biologici

2.1.1 Conversione biologica ad alcoli

La fermentazione alcoolica è un processo, di tipo micro-aerofilo, di trasformazione dei glucidicontenuti nelle produzioni vegetali in etanolo.A seconda del microrganismo di partenza si ottengono diverse miscele di prodotti finali tra cui, adesempio, il metanolo, il butanolo o l’acetone.Le materie prime utilizzate più di frequente sono vegetali ricchi di glucidi semplici o composti. Nelprimo caso il trattamento è semplice e comporta costi relativamente bassi, nel secondo devonoessere adottate tecnologie sofisticate e costose a causa della fatica aggiuntiva dell’idrolisi acida, cheprevede la fermentazione. Dall’ultimo dopoguerra si è assistito ad un continuo sviluppo dei processiaerobici rispetto agli anaerobi, penalizzati dal più vantaggioso ottenimento degli stessi prodottiattraverso la sintesi chimica. Negli ultimi anni si è sviluppata la tecnica della coltura sommersa edaerata per la produzione di antibiotici, penicillina ed altre sostanze (acido citrico, glutammico). Ilprincipale prodotto della fermentazione alcolica, l’etanolo, può essere sfruttato come materia primanell’industria, ma soprattutto come combustibile per i motori a scoppio. L’acetone e l’n-butanolo,infatti, sono solventi la cui miscela può essere utilizzata come possibile additivo per le benzine.L’etanolo risulta un prodotto utilizzabile anche nei motori a combustione interna (dual fuel), comericonosciuto fin dall’inizio della storia automobilistica. Se, però, l’iniziale ampia disponibilità ed il

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basso costo degli idrocarburi hanno contribuito ad affermare in modo molto rapido l’uso di essicome combustibili, dopo lo shock petrolifero del 1973 sono stati studiati numerosi altri prodotti persostituire sia il carburante delle auto che il gasolio per i motori diesel; oggi, tra questi prodottialternativi, quello che mostra il miglior compromesso tra prezzo, disponibilità e prestazioni èproprio l’etanolo, o più probabilmente il suo derivato ETBE (EtilTertioButilEtere), ottenutocombinando un idrocarburo petrolifero (l’isobutene) e l’etanolo.Si prevede che lo sviluppo delle colture destinate alla produzione di biodisel e bioetanolo, quali lecolture oleaginose o zuccherine, porterà in futuro all'auspicabile creazione di veri e propri "poli" perla produzione, raccolta e trasformazione energetica del prodotto.

2.1.2 Digestione anaerobica

La digestione anaerobica è un processo di conversione di tipo biochimico, che avviene in assenza diossigeno, consistente nella demolizione, ad opera di micro-organismi, di sostanze organichecomplesse (lipidi, protidi, glucidi) contenute nei vegetali e nei sottoprodotti di origine animale, cheproduce un gas (biogas) costituito per il 50÷70% da metano e per la restante parte soprattutto daCO2 ed avente un potere calorifico medio dell'ordine di 23.000 kJ/Nm3. Il biogas così prodottoviene raccolto, essiccato, compresso ed immagazzinato e può essere utilizzato come combustibileper alimentare lo stesso processo di bioconversione, ovvero veicoli a gas o caldaie a gas perprodurre calore e/o energia elettrica.

La biometanizzazione può essere, ed è stata, applicata alle sostanze organiche più diverse come:- le acque residue urbane ed i fanghi prodotti nelle stazioni di depurazione;- gli scarti di lavorazioni industriali (principalmente residui derivanti dalle industrie agro-

alimentari, ma anche dalle cartiere e dalle concerie);- i rifiuti domestici;- gli scarti di origine agricola (sottoprodotti erbacei, solo se miscelati con liquami, e reflui di

origine animale degli allevamenti).

Un mc di biogas “medio” (70% di CH4 + 30% di CO2) equivale a circa:• 0,65 l di olio combustibile;• 0,75 l di benzina;• 0,25 mc di propano;• 0,20 mc di butano;• 0,85 kg di carbone.Una parte del biogas prodotto (il 30% circa) deve essere bruciato per assicurare il mantenimentodella temperatura del digestore. Il resto del biogas costituisce la cosiddetta “produzione netta”, chedeve, a questo punto, essere valorizzata per lo sfruttamento.Una depurazione ed uno stockaggio di breve durata sono condizioni in genere essenziali. Il biogas,inoltre, essendo costituito da metano (CH4) ed anidride carbonica (CO2), non può essere utilizzatodirettamente in un bruciatore o un motore a meno di alcune modifiche.Esso può essere sfruttato principalmente in:- una caldaia classica in cui si siano modificate le caratteristiche del bruciatore e che può essere

utilizzata per usi domestici (acqua calda sanitaria o riscaldamento centrale)- apparecchi forniti di bruciatori adattati (ad es. per la cottura dei cibi)- un motore a combustione interna azionante una pompa, un compressore o ancora un generatore

per produrre elettricità- motori Diesel, anche se necessitano, per essere adattati al biogas, di rilevanti trasformazioni.

L’opzione generalmente scelta è la loro conversione in motori “dual-fuel.

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La biometanizzazione produce dell’energia direttamente valorizzabile a partire da diversi tipi dibiomassa (agricola, urbana o industriale). Essa è, inoltre, alternativa ad altri trattamenti, essi stessienergivori (ad es. la digestione aerobica degli scarichi industriali) e costituisce di fatto una doppiaeconomia di energia: l’energia non consumata e l’energia prodotta. Il biogas può, infatti, sostituirsiin parte ai combustibili fossili classici (olio combustibile, carbone, gas naturale).La biometanizzazione permette, inoltre, di disinquinare la parte organica dei reflui, dal momentoche le sostanze fermentescibili sono trasformate in biogas. Crescente è quindi l’interesse degliindustriali verso questo processo.Anche in agricoltura si dimostra molto utile e importante. Infatti il trattamento per la digestioneanaerobica dei reflui d’allevamento permette di ridurne sensibilmente il carico inquinante,mantenendo intatto il loro valore fertilizzante e, a volte, migliorandolo.Il processo di metanizzazione stabilizza l’effluente digerito, eliminando germi patogeni e noieolfattive e questo costituisce un vantaggio innegabile soprattutto in fase di concimazione. Allostesso modo, anche per quanto riguarda i fanghi da stazioni di depurazione, la biometanizzazione èuna tecnica che allea in sé il vantaggio della produzione di energia a quello della stabilizzazione deireflui. D’altra parte la digestione anaerobica restituisce un residuo che può essere valorizzatonuovamente come integratore all’alimentazione del bestiame ed alla piscicoltura. Il valorefertilizzante degli effluenti viene, a volte, migliorato: l’azoto si ritrova in concentrazioni relative(rapporto C/N) spesso più elevate e gli elementi minerari nutritivi persistono. Anche i fanghi didepurazione, dopo la stabilizzazione anaerobica, possono essere utilizzati come integratori organici,così come i composti risultanti dalla digestione dei rifiuti urbani.Infine, in assenza di biometanizzazione, i reflui d’allevamento ed i rifiuti urbani sono soggetti aduna degradazione anaerobica non controllata, che genera emissioni di grosse quantità di metano.Questo gas ha un effetto climalterante di circa 20 volte superiore a quello della CO2, benché la suavita media sia molto più breve.Per esempio anche in discariche opportunamente attrezzate per la raccolta del biogas sviluppato,solo il 30÷40% del gas generato può essere raccolto, mentre la rimanente parte viene dispersa inatmosfera: poiché il metano, di cui è in gran parte costituito il biogas, è un gas serra con un effettocirca venti volte superiore a quello della CO2, le emissioni in atmosfera di biogas non sonodesiderabili; quando invece la decomposizione dei rifiuti organici è ottenuta mediante digestioneanaerobica nei digestori (chiusi) degli appositi impianti, tutto il gas prodotto viene raccolto peressere usato come combustibileAttraverso la digestione controllata di questo tipo di biomasse, si realizza, dunque, una doppiaeconomia, in termini di emissioni di gas serra: da un lato recuperando il metano che si sarebbeaccumulato in atmosfera e dall’altro evitando ulteriori emissioni di CO2, che risulterebbero dallacombustione di fonti di energia fossile.

2.1.3 Digestione aerobica

Tale processo consiste nella metabolizzazione delle sostanze organiche per opera di micro-organismi, il cui sviluppo è condizionato dalla presenza di ossigeno. Questi batteri convertonosostanze complesse in altre più semplici, liberando CO2 e H2O e producendo un elevatoriscaldamento del substrato, proporzionale alla loro attività metabolica. Il calore prodotto può esserecosì trasferito all’esterno, mediante scambiatori a fluido.In Europa viene utilizzato il processo di digestione aerobica termofila autoriscaldata (AutoheatedTermophilic Aerobic Digestion) per il trattamento delle acque di scarico. Più recentemente taletecnologia si è diffusa anche in Canada e Stati Uniti.

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2.1.4 Estrazione di olii e produzione di biodiesel

Gli olii vegetali possono essere estratti da piante oleaginose quali soia, colza, girasole, ecc.Caratteristica comune di tutte le oleaginose è quella di essere ricche di materie proteiche le quali,dopo l’estrazione dell’olio, sono impiegabili nell’alimentazione animale sotto forma di panelli. Leprincipali piante che si trovano in Europa sono la colza e il girasole (i principali Paesi produttorieuropei sono, per la colza, la Germania, la Francia, la Gran Bretagna e la Danimarca; per il girasole,la Francia, la Spagna e l’Italia); la coltivazione della soia, invece, si trova principalmente inAmerica (Stati Uniti, Brasile e Argentina).Le difficoltà della agricoltura europea ed in particolare di quella italiana, dovute ai costi, ai surplused al deprezzamento dei prodotti agricoli, rende interessante la prospettiva di un uso energetico enon più solo alimentare, dei prodotti agricoli. Una di queste applicazioni è la produzione di Metil-Estere o Biodiesel dagli olii dei vegetali. Questa produzione sembra tra le più interessanti nel breve-medio periodo, rispetto ad altre produzioni agro-energetiche, poiché il Metil Estere ha proprietà dicombustione simili al gasolio, che ne permettono l’uso in caldaie e motori già esistenti. Per gli altriprodotti agro-energetici, infatti, è comunque necessaria l’applicazione in apposite caldaie e motori,con un considerevole aumento dei costi; il MetilEstere presenta anche un basso impatto ambientale .

Seme o frutto % Olio in pesoNoccioline 30-40Arachide 30-40Canapa 30-35Cocco 30-35Colza 30-50

Cotone 15-24Girasole 25-48

Lino 29-33Oliva 25-30

Sesamo 45-55Soia 15-22

Principali coltivazioni olearie

Quantità Unità di Misura BioDiesel GasolioPunto di congelamento °C -14 -18

Densità a 15° C kg/l 0.883 0.840Numero di Cetani - 51.8 51.0

Flash °C 153 64Viscosità a 37.8 °C cSt 4.7 3.26

PC MJ/l 33 175 35 350HC Emissioni g/kWh 0.024 0.047CO Emissioni g/kWh 0.22 0.32NOx Emissioni g/kWh 5.901 6.001

Particolato g/kWh 0.300 0.441

Confronto tra Gasolio e MetilEstere

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2.1.5 Gas da discarica

gas generati a seguito della degradazione (anaerobica) della frazione organica dei rifiuti in discarica,composti principalmente da metano (~50%) e dalla maggior parte dei composti dei gas naturali.

2.2 Metodi termici

2.2.1 Gassificazione.

E’ un processo termochimico, che dà origine a biogas e ad una miscela combustibile di CH4 e CO2,che avviene attraverso la combustione, in difetto di ossigeno, di residui vegetali ed organici a bassocontenuto di umidità (max 10%).Ha l’indubbio vantaggio di convertire la biomassa in un ottimo combustibile, facilmenteimpiegabile negli impianti di produzione energetica più avanzati (ad es. impianti a ciclocombinato). In figura è riportato un semplice schema di impianto di gassificazione.

Il processo di gassificazione consiste nell'ossidazione incompleta di una sostanza in ambiente adelevata temperatura (900÷1.000°C) per la produzione di un gas combustibile (detto gas digasogeno) di basso potere calorifico inferiore, variabile tra i 4.000 kJ/Nm3, nel caso più diffuso deigassificatori ad aria ed i 14.000 kJ/Nm3, nel caso dei gassificatori ad ossigeno. Valori intermedi(10.000 kJ/Nm3) si ottengono nel caso di gassificatori a vapor d’acqua.I problemi connessi a questa tecnologia, ancora in fase di sperimentazione, si incontrano a valle delprocesso di gassificazione e sono legati principalmente al suo basso potere calorifico ed alleimpurità presenti nel gas (polveri, catrami e metalli pesanti).Le tecniche di gassificazione sono molteplici, anche se poche si sono affermate commercialmente.Per la combustione in piccola taglia (inferiore ai 5 MWe) possono essere impiegati gassificatori apressione atmosferica a letto fisso, per i quali vi è ormai una tecnologia consolidata.Il gas così ottenuto presenta elevati quantitativi di volatili pesanti ed altri composti che richiedonoun costoso e delicato processo di purificazione e separazione prima dell’impiego per la produzionedi energia meccanica ed elettrica. Si tratta di soluzioni che possono trovare impiego solo laddovec’è biomassa e mancano le fonti energetiche tradizionali (ad es. nei paesi in via di sviluppo).Puòrisultare conveniente, però, anche in paesi sviluppati, se vengono fornite forme di incentivazione (inpresenza di costi elevati per lo smaltimento della biomassa o, come si è verificato, di tariffeelettriche agevolate per produzioni da fonti di energia rinnovabile).Altre tecnologie di gassificazione, invece, come il Fluid Bed (letto fluido), Circulated Fluid Bed(letto fluido ricircolato) e il Fast Fluid Bed (letto fluido veloce) sono in fase di sviluppo e siprestano a taglie di impianto che vanno dai 3 MWe fino oltre 100 MWe. In questo tipo di impianti latendenza è ormai quella di integrare la gassificazione con un ciclo combinato per la produzione dienergia elettrica (Integrated Gasification Combìned Cycle, IGCC), onde massimizzare la

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produzione elettrica ottenibile dalla biomassa (si ricordi che in cicli combinati si hanno rendimentisuperiori al 50%).

2.2.2 Produzione di metanolo

L’utilizzazione del gas di gasogeno quale vettore energetico pone alcune limitazioni legateessenzialmente ai problemi connessi con il suo immagazzinamento e trasporto, causa il bassocontenuto energetico per unità di volume. Ciò fa sì che risulti eccessivamente costoso il trasporto sulunghe distanze.Tali inconvenienti possono essere superati, trasformando il gas in alcool metilico (CH3OH), che puòessere agevolmente utilizzato per l’azionamento di motori.Il metanolo, caratterizzato da un potere calorifico inferiore dell’ordine di 21.000 kJ/kg, può esseresuccessivamente raffinato per ottenere benzina sintetica, con potere calorifico analogo a quello dellebenzine tradizionali.

2.2.3 Pirolisi

Come visto, la gassificazione ha come obiettivo la produzione di gas combustibile da un cattivocombustibile (biomasse, RDF, ecc.). Nel caso più generale della pirolisi, invece, dal combustibile dibassa qualità in ingresso si ricava un combustibile solido o carbone vegetale, un combustibileliquido o bioolio e un combustibile gassoso costituito da metano, ossido di carbonio, anidridecarbonica e idrogeno. Si possono individuare le seguenti tipologie di pirolisi:• pirolisi lenta:

avviene a bassa temperatura e lunghi tempi di reazione per massimizzare la resa in carbone acirca il 30% in peso, comprendendo circa il 50% del contenuto energetico dell’alimentazione;

• flash pirolisi a bassa temperatura:avviene a bassa temperatura (tipicamente a 500°C e mai superiori a 750°C) e a grande velocità direazione e piccoli tempi di residenza (minori di 1 secondo) per massimizzare la resa in liquido(fino all’80% in peso);

• flash pirolisi ad alta temperatura:avviene come al punto precedente, ma a temperature relativamente più alte (sopra i 700°C) permassimizzare la produzione di gas (fino all’80% in peso);

• pirolisi convenzionale:avviene a temperature moderate (sotto i 600°C) e velocità medie di reazione per avere unaproduzione uguale di gas, liquido e carbone.La pirolisi è una degradazione termica, sia in completa assenza di un agente ossidante, sia con unasua limitata presenza in quantità tali da non causare gassificazione. La pirolisi riguarda tutti iprocessi di degradazione termica nel quale i prodotti ottenuti sono materiali solidi (carbonevegetale), liquidi (catrame di legna2, acido acetico e metanolo) o una miscela gassosa (ossido dicarbonio, metano, anidride carbonica ed idrogeno). Poiché prevalentemente le reazioni cheavvengono sono endotermiche (trattandosi prevalentemente di reazioni che portano alla rottura dicatene lunghe di idrocarburi con la formazione di catene con minor numero di atomi di carbonio), sideve fornire calore. Il calore è generalmente fornito dall’esterno ed anche una parzialegassificazione può essere impiegata per dare calore direttamente. Appare evidente che l’impiantodove si realizza la reazione di pirolisi deve permettere il massimo controllo del quantitativo di ariafornito alla reazione. Si lavora a temperature relativamente basse, comprese tra 400 e 800°C.Il prodotto liquido finale può essere impiegato direttamente come combustibile di bassa qualità percaldaie o essere successivamente convertito in combustibile pregiato di impiego anche motoristico. 2 Il catrame di legna è un olio che si ottiene attraverso processi di distillazione a bassa temperatura delle ligniti molto ricche in bitume

(riscaldamento a 500-600°C fuori dal contatto con l’aria).

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Il carbone vegetale ha un’ampia diffusione nel settore domestico, agricolo, metallurgico e chimico;il catrame di legna viene utilizzato nei paesi di via di sviluppo, dove è considerato sostituto degli olicombustibili. Gli effluenti gassosi, infine, possono essere bruciati per essiccare e riscaldare lamateria prima nell’impianto di carbonizzazione.Si conoscono almeno 13 modi per far avvenire la pirolisi. Di particolare interesse è la produzionediretta di liquidi, a causa della loro elevata densità di energia che riduce i costi di trasporto e diutilizzazione; oltretutto essi possono facilmente sostituire i combustibili convenzionali in impiantiesistenti, come ad esempio caldaie, senza modifiche sostanziali al sistema di combustione(adeguamento bruciatori per diversa viscosità ecc.).

2.2.4 Carbonizzazione

La carbonizzazione è un processo di tipo termochimico che consente la trasformazione dellemolecole strutturate dei prodotti legnosi e cellulosici in carbone (carbone di legna o carbonevegetale), ottenuta mediante l’eliminazione dell’acqua e delle sostanze volatili dalla materiavegetale, per azione del calore nelle carbonaie, all’aperto, o in storte, che offrono una maggior resain carbone.

2.2.5 Combustione diretta

La combustione viene generalmente attuata in apparecchiature (caldaie) in cui avviene anche loscambio di calore tra i gas di combustione ed i fluidi di processo (acqua, olio diatermico, ecc.). Lacombustione si attua con buoni rendimenti, se si utilizzano come combustibili sostanze ricche diglucidi strutturati (cellulosa e lignina) e con contenuti di acqua inferiori al 35%.La combustione costituisce il più antico e diffuso processo per l’utilizzazione energetica di residuidi varia natura Si ricorre alla combustione quando la percentuale di umidità presente nella biomassaè sufficientemente bassa: interessa quindi prevalentemente le biomasse di tipo ligno-cellulosico(legna proveniente dai tagli dei boschi), anche se possono subire lo stesso trattamento altri residuiagricoli, quali, ad esempio, la paglia di cereali, la paglia o la lolla di riso3, i tutoli di mais, residui diraccolta di legumi secchi, di piante oleaginose (ricino, catramo, ecc.) e di piante da fibra tessile(cotone, canapa, ecc.), residui delle industrie agrarie; ecc.

Si possono distinguere le due principali categorie di impianti seguenti:Ø Impianti per il riscaldamento ausiliario: stufe di maiolica, stufe ad aria calda, caminetti, stufe a

caminetto, stufe-cucinaØ Impianti per il riscaldamento centralizzato: caldaie ad alimentazione manuale (caldaie a fuoco

totale, caldaie a fuoco superiore, caldaie a fuoco inferiore), caldaie automatiche (impianti acaricamento inferiore, impianti a griglia, impianti con soffiante). Le caldaie a letto fluidorappresentano la tecnologia più sofisticata e consentono di produrre calore o vapore per laproduzione di energia elettrica. Tale tecnologia sta ricevendo notevoli attenzioni in quantopermette il conseguimento di numerosi vantaggi quali la riduzione degli inquinanti e l’elevatorendimento di combustione e potrebbe essere anche economica se la fonte di reperimento dellabiomassa è vicina all'impianto.

3 La lolla di riso è il guscio del chicco che viene scartato durante la lavorazione, la paglia, invece, è lo stelo che poi viene triturato e

usato come biomassa.

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2.2.5.1 Impianti di riscaldamento ausiliario

Stufe e caminettiLa stufa a legna ha riacquistato interesse negli ultimi anni quale impianto per la produzione dicalore. Si lascia combinare in modo eccellente con i riscaldamenti centralizzati. All’inizio e alla finedella stagione fredda si può riscaldare con essa lo spazio abitativo senza dover accendere ilriscaldamento centralizzato. Durante la stagione di riscaldamento, la stufa costituisce un ottimocomplemento al riscaldamento centralizzato, innalzando la temperatura nei locali più utilizzati,mentre l’impianto centralizzato fornisce solo il cosiddetto “riscaldamento di base”. Le stufe devonopresentare una costruzione a camera stagna, perché gli spifferi d’aria potrebbero causare unacombustione incontrollata con eccesso d’aria. Le valvole dell’aria dovrebbero essere chiuse dopo lacombustione totale per evitare un raffreddamento della stufa.

Stufe di maiolica, stufe portatiliLe stufe di maiolica con basamento e con i condotti dei gas in argilla refrattaria nei quali la legnapossa subire una combustione completa rappresentano un’arte tecnica e artigianale raffinata nelcampo della combustione del legno. L’energia accumulata nelle piastrelle di argilla emette unpiacevole calore. La parte di calore trasmessa per irraggiamento è maggiore di quella trasmessa perconvezione: un optimum nell’ottica fisiologica dell’abitare. Inoltre le stufe di maiolica conferisconoun’atmosfera piacevole e calda. In edifici con utilizzo passivo dell’energia solare e buonisolamento, la stufa di maiolica conosce una rinascita. Grazie alle modeste prestazioni calorichenecessarie in questi casi, la stufa di maiolica è in grado di riscaldare l’intera abitazione.Le stufe portatili sono piccole stufe di maiolica che servono per il riscaldamento di una camera.Vengono denominate in questo modo perché, non essendo murate, possono essere spostate.

Stufe-cucinaLe stufe-cucina presentano congiuntamente i vantaggi della cucina economica e della stufa dacamera. Esse possono essere facilmente integrate in una combinazione di cucina, esattamentecome le cucine a gas o elettriche. La cucina a legna può essere completata da una parete di piastrelleo da una panca di piastrelle. In questo modo il grado di efficienza migliora ulteriormente, perché igas combusti cedono il loro calore anche alle piastrelle, che svolgono la funzione di accumulo dicalore. Le stufe-cucina sono anche in grado di riscaldare l’acqua di un boiler. Nella maggioranzadei casi, però, lo scambiatore di calore per riscaldare l’acqua raffredda la zona di combustione, ilche agisce contro una buona combustione. Poiché vengono installati circuiti chiusi ad acqua calda,il raffreddamento è comunque minore che nelle caldaie.

Stufe ad aria caldaLe stufe ad aria calda trovano applicazione soprattutto in officine, stabili industriali e capannoni.L’aria viene riscaldata tra la zona di combustione e l’involucro della stufa. La circolazione dell’ariaavviene tramite un ventilatore a più stadi.

Caminetti e stufe a caminettoI caminetti discendono dagli antichi focolari. La funzione del cucinare è diventata, nei modernicaminetti, di secondaria importanza. Importante è solo l’atmosfera che il fuoco vivo può creare.Sempre più proprietari di case valutano però la possibilità di utilizzare il caminetto non solo percreare l’atmosfera, ma anche per riscaldare. Un caminetto normale lascia fuoriuscire attraverso lacanna fumaria da 300 a 500 m 3 di aria calda ogni ora. Questo movimento d’aria è necessarioaffinché il fumo non entri nei locali. L’aria che fuoriesce viene sostituita da aria esterna fredda, percui viene allontanato più calore di quanto ne venga prodotto. I costruttori di caminetti risolvonoquesto problema chiudendo l’apertura della camera di combustione e convogliando l’aria esterna

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direttamente nel fuoco.I caminetti aperti non sono riscaldamenti veri e propri, mentre quelli chiusi si comportano comedelle stufe. Quando il caminetto non è utilizzato, la fuoriuscita d’aria all’esterno viene ridottatramite la chiusura di una serranda. Le stufe a caminetto sono stufe portatili nelle quali lo spazio dicombustione è chiuso da uno sportello. Lasciando aperto lo sportello la stufa a caminetto svolge lafunzione di un caminetto, mentre per riscaldare lo sportello dovrebbe essere lasciato chiuso. Sonoideali per il riscaldamento veloce diambienti abitati.

Fig. 4 - Stufa di maiolica: spazio di Fig. 5 - Stufa portatile: spazio dicombustione e cottura (1), tubo di cottura combustione (1), aria primaria (2), aria(2), tubo di calore (3) e cassa per cenere secondaria (3) e scambiatore di calore (4)(4).

Fig. 6 – Caminetto ad aria calda

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2.2.5.2 Caldaie per il riscaldamento centralizzato

Caldaie a pezzi di legna alimentate manualmenteDal punto di vista tecnico, le caldaie a pezzi di legna negli ultimi 15 anni hanno subito drastichemodifiche. Gli aspetti più importanti sono stati l’aumento dell’efficienza e la riduzione delleemissioni. Il fatto che il valore del rendimento sia raddoppiato ha comportato anche un aumento delcomfort, perché la caldaia deve essere caricata la metà delle volte. Inoltre, con un serbatoio diaccumulo ben dimensionato, in inverno è necessario caricare la caldaia di norma una sola volta algiorno. Nelle stagioni di transizione un caricamento può essere sufficiente per diversi giorni.Tuttavia questa modifica comporta anche un mutamento dell’atteggiamento dell’utente, perché ilcalore viene erogato anche se nel focolare non ci sono più braci. Questo significa che imiglioramenti tecnologici devono essere chiariti bene all’utenza, se si vuole sfruttare in modoveramente ottimale la potenzialità delle nuove caldaie con accumulo. Grazie alle modifichetecniche, in particolare all’ottimizzazione della combustione (ventilatori, separazione di ariaprimaria e secondaria), nelle nuove caldaie anche lo sviluppo del fumo e degli odori durante ilriscaldamento viene in gran parte evitato. Le agenzie per la diffusione delle energie rinnovabilidevono tenere presente che l’opinione della gente si rifà in gran parte alle vecchie caldaie. Anche leschede tecniche dei vari produttori delle nuove caldaie possono chiarire l’enorme mutazioneavvenuta. La tabella seguente riassume i principali vantaggi e svantaggi delle caldaie a pezzi dilegna:

Vantaggi SvantaggiBassi costi di investimento Minore comfort (caricamento ogni 1-3 giorni)

rispetto alle altre variantiBassi costi combustibile Molto lavoro dell’utente per preparare il

combustibileTecnologia nota e sicura (rendimento di circa il90%)

Molto spazio necessario

Le caldaie manuali a pezzi di legna possono essere suddivise, a seconda del tipo di combustione,nelle seguenti categorie:

Ø Caldaia a fuoco totaleTutto il combustibile nella caldaia è avvolto dalle fiamme. Una buona combustione si ottienesoltanto se la caldaia può essere azionata a pieno regime. La zona di post - combustione dovrebbeessere abbastanza grande e riscaldata, affinché la combustione dei gas sia pressoché totale. Dato chei gas combusti non passano attraverso il letto di carbone di legna, la loro combustione è piùdifficoltosa. Le caldaie a fuoco totale sono sensibili ad un alto tasso di umidità del legno, in quantoil processo di essiccazione raffredda la fiamma.Ø Caldaia a fuoco superioreLa combustione del legno avviene dall’alto verso il basso nel pozzetto di riempimento. Per ottenereuna buona combustione è necessaria una conduzione dell’aria relativamente costosa. Il legnocontenuto nella caldaia deve essere bruciato completamente prima di poterla alimentare di nuovo,perché altrimenti il fuoco verrebbe coperto.Ø Caldaia a fuoco inferioreIn questo tipo di caldaie solo l’ultimo strato di legna è avvolto dalle fiamme. Il combustibileattraversa nel pozzetto di riempimento le zone di essiccazione, di combustione senza fiamma e dicombustione vera e propria.

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Fig 7 – Caldaia a fuoco inferiore

Lo strato di carbone di legna scinde i gas di pirolisi in gas facilmente combustibili prima chegiungano nella zona di post - combustione. L’insufflazione dell’aria primaria e di quella secondariapossono essere efficacemente separate. Caldaie a fuoco inferiore ben concepite non sono suscettibiliad alti tassi di umidità del legno, poiché il combustibile viene essiccato prima di giungere nellacamera di combustione. Durante il funzionamento, nella camera di combustione si raccolgono gascombustibili. Questi devono essere allontanati tramite condotti di aspirazione prima di introdurrealtra legna, altrimenti sussisterebbe il pericolo dei cosiddetti colpi di fiamma, che possono venireprovocati dal contatto con l’aria dei gas combustibili. Anche le caldaie a fuoco inferioreraggiungono la miglior combustione quando possono, grazie ad un accumulo, funzionare semprecon condizioni ottimali della fiamma.

Caldaie a cippato a funzionamento automaticoCon gli impianti di riscaldamento a cippato di legna si è iniziato a percorrere la strada verso gliimpianti a funzionamento automatico. Un problema di questi impianti è costituito dalla qualità delcombustibile, la quale non può essere facilmente controllata, ma può variare anche di molto.Per il buon funzionamento degli impianti è importante che il cippato risponda a determinati criteridi qualità. Un altro requisito essenziale del combustibile è la reperibilità. Se esso non è disponibilenelle immediate vicinanze, è necessario stoccarne una grande quantità. Per immagazzinare laquantità necessaria al funzionamento dell’impianto per un anno, occorrono 25 m3 di spazio, che nonsempre sono disponibili nelle costruzioni moderne. Questo problema può essere superato solamentecon la diffusione capillare del mercato dei cippati di legna. A causa degli alti costi di investimentorispetto ad altri sistemi di riscaldamento, gli impianti in questione sono solitamente da considerareconvenienti solo nel caso in cui l’utente abbia accesso diretto ad un combustibile a basso prezzo.Questo significa che essi sono una soluzione possibile per gli utenti in ambito agricolo, forestale edella lavorazione del legno.La tabella seguente riassume vantaggi e svantaggi degli impianti di riscaldamento a cippato.

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Vantaggi SvantaggiAlto livello di comfort grazie al funzionamentoautomatico

Maggiori costi di investimento

Prezzi convenienti di combustibile Necessità di molto spazio e di un accesso per iltrattore

Buona combustione e alto rendimento Qualità e reperibilità del combustibile variabili

A seconda della tipologia di costruzione si distinguono i seguenti impianti di riscaldamento acippato di legna:

Ø Impianti a caricamento inferioreIl combustibile viene spinto in una conca di combustione da un nastro trasportatore. La conca dicombustione è costruita in acciaio o in argilla refrattaria. Un ventilatore soffia l’aria di combustionenella conca. Un apposito giogo di argilla refrattaria sopra la conca favorisce una combustionecompleta prima che i fumi raggiungano gli scambiatori di calore. La cenere può essere allontanatadalla conca di combustione tramite un aspiratore oppure mediante impianti di asportazioneautomatici. Per impianti di maggiori dimensioni dell’impianto è necessario installare un separatoredelle ceneri volatili. Di seguito viene riportato lo schema relativo al funzionamento dell’impianto.

Fig. 8: Schema impianto a caricamento inferiore

Ø �Impianti a grigliaSono adatti per combustibili particolarmente ricchi di ceneri, come ad esempio la corteccia. Lacenere può essere prelevata automaticamente. Sul mercato sono disponibili impianti a scaletta ogirevoli. Tramite ventilatori vengono introdotte nella camera di combustione l’aria primaria (inbasso) e l’aria secondaria (in alto). Gli impianti a griglia permettono un funzionamentocompletamente automatico e garantiscono un buon rendimento, per potenze che variano da 0,2 a 20MW. I gas di combustione devono essere purificati da un separatore delle ceneri volatili. Di seguitoviene riportato lo schema relativo al funzionamento di un impianto di questo tipo.

Fig. 9: Schema impianto a griglia

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Ø Impianti con soffianteSono impiegati soprattutto nelle industrie di lavorazione del legno. Segatura e polveri vengonosoffiate nella camera di combustione. La combustione inizia già durante il trasporto, prima che leparticelle legnose cadano sulla griglia. Qui si forma un letto di braci che resta acceso anche dopo lafine dell’operazione di caricamento del combustibile. Dopo lunghe interruzioni nell’eserciziol’accensione deve essere indotta con una fiamma a gas o gasolio. E’ necessario installare unimpianto di abbattimento delle polveri.

Impianti automatici a pelletCon le caldaie a pellet è stato realizzato un impianto di riscaldamento centralizzato a legna chefunziona del tutto automaticamente anche per piccole potenze (cioè al di sotto di 10 kW). Questo èpossibile perché i pellet costituiscono un combustibile legnoso di qualità costante e garantita e chesi comporta come un liquido. L’approvvigionamento del combustibile avviene tramite autobotte esuccessivo pompaggio nel magazzino. Da qui i pellet vengono trasportati automaticamente nellacaldaia tramite una coclea o un sistema di trasporto pneumatico. In questo modo per l’utente ilcomfort è paragonabile a quello del gasolio. Con gli impianti di riscaldamento a pellet è possibileraggiungere anche quegli strati di popolazione che non hanno un diretto accesso al legno diprovenienza agricola o forestale. Inoltre i pellet presentano una densità energetica molto alta.Questo si ripercuote sulla dimensione del magazzino, che diventa circa pari ad un serbatoio digasolio. Dal punto di vista tecnico, i pellet rappresentano uno sviluppo dei chips di legna. Grazieall’omogeneità del combustibile gli impianti di riscaldamento a pellet possono essere regolati conprecisione e rappresentano anche per questo un vantaggio di qualità per l’utente. La legna, e inparticolare i pellet sono in vendita sul mercato dei combustibili. In questo modo agli utenti ègarantita una notevole sicurezza di approvvigionamento. Oltre alle caldaie a pellet, esistono anchesoluzioni che prevedono una combinazione del riscaldamento centrale a pellet con una stufa diceramica. In questo modo si può ottenere l’atmosfera della stufa con il comfort di un riscaldamentoautomatico a pellet.La tabella seguente riassume i principali vantaggi e svantaggi di un riscaldamento a pellet:

Vantaggi Svantaggi

Alto livello di comfort grazie al funzionamentoautomatico (come per gasolio)

Maggiori costi di investimento rispetto al gasolio

Piccola dimensione del magazzino Il magazzino per i pellets deve essere asciuttoIl combustibile è in commercio Il mercato per i pellet è di recente costituzione

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Fig 10- Schema di un impianto a pellets

Serbatoio di accumuloSoprattutto per i sistemi di riscaldamento a pezzi di legna è necessario installare un accumulo diacqua calda. Ma anche per le caldaie a chips e a pellet ha senso installare almeno un piccoloserbatoio. L’accumulo serve per sfruttare meglio l’energia e per innalzare il livello di comfortdell’utente:Ø La mattina si può riscaldare senza dover accendere la caldaiaØ Si rende possibile una regolazione dipendente dalla temperatura esternaØ Nelle stagioni di transizione il calore non va nel camino, ma nell’accumuloØ E’ possibile integrare i collettori nel sistema di riscaldamento.

Il volume dell’accumulo (Vacc) dipende dal volume di riempimento della caldaia, dal poterecalorifico del combustibile (per il legno di pino 1,5 kWh/l), dalla potenza nominale della caldaia(PN) e dal carico termico dell’edificio (Ptot).

Questa formula fornisce un buon valore di riferimento nel caso di caldaie a pezzi di legna.

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2.2.5.3 Varianti di utilizzo: riscaldamento individuale/centralizzato, microreti,teleriscaldamento

La presente documentazione si concentra soprattutto sugli impianti di riscaldamento singoli, ma conl’introduzione degli impianti a funzionamento automatico, la legna diventa applicabile anche alriscaldamento centralizzato di condomini. Poiché il costo del personale si riduce al controllo (cheè comunque necessario anche per altri tipi di impianti) e allo smaltimento delle ceneri (che puòessere compreso nel contratto di fornitura del combustibile), l’impegno richiesto da un sistema diriscaldamento a legna diventa di poco superiore rispetto a uno a gasolio, e presenta vantaggisuperiori. Da qualche anno, a partire dall’Alto Adige, anche in Italia si stanno diffondendo dellepiccole reti di teleriscaldamento a legna. Questo significa che le case e le altre utenze (edificicomunali, hotel, ecc.) ricevono il calore tramite l’acqua calda trasportata da una rete e prodotta inun unico impianto di maggiori dimensioni (potenza installata da 1 a 10 MW).Oltre alle reti di teleriscaldamento vanno affermandosi, soprattutto in Austria, le microreti (conpotenza installata intorno ai 200 kW). Questa concezione è applicabile in zone con minore densitàabitativa, dove il teleriscaldamento non risulterebbe più economico. Queste soluzioni decentratenon offrono solamente i vantaggi di un minore costo di investimento, di minori perdite nella rete eminor costo dell’elettricità per il funzionamento delle pompe di circolazione, ma permettono anchedi realizzare poco per volta degli investimenti meglio sorvegliabili e con minore rischio rispetto allereti maggiori.

Comfort, comportamento dell’utenteUn pregiudizio comune nei riguardi della biomassa è che non può garantire lo stesso livello dicomfort offerto dai combustibili fossili. Tuttavia, grazie agli impianti moderni, la quantità di tempoe di lavoro richiesta si è notevolmente ridotta. Nell’ambito di un progetto europeo (progettoALTENER “Woodman”, Istituto di energetica del Vorarlberg -Austria) sono stati prodotti dei datiriguardanti il tempo di lavoro richiesto dall’esercizio di un sistema di riscaldamento a legna. Per ilcaso dei chips si sono ottenuti i seguenti risultati, riportati nella tabella seguente:

Modo di approvvigionamentodel combustibile

Preparazione delcombustibile

Funzionamentodell’impianto

In proprio 63 h/a 13 h/aAcquisto 5 h/a 28 h/a

Per i pellet, a causa della maggior facilità di utilizzo, i tempi si riducono ulteriormente.

Comfort nell’alimentazione della caldaiaCon le caldaie a pezzi di legna, che offrono vantaggi di costo, a causa dell’accensione edell’alimentazione manuali, si ottiene un comfort minore. Tuttavia anche in questo ambito sonostati fatti notevoli passi avanti. Il rendimento della caldaia negli ultimi 15 anni si è innalzatoconsiderevolmente, inoltre gli edifici moderni vengono costruiti con maggiore attenzione alrisparmio energetico; tutto ciò comporta un minore fabbisogno di combustibile e quindi maggioriintervalli di tempo tra successivi caricamenti. Grazie al rendimento quasi raddoppiato e l’utilizzo diaccumuli ben dimensionati, nelle stagioni di transizione occorre caricare la caldaia solamente unavolta ogni 2-4 giorni. Con i sistemi di riscaldamento a pellet si è fatto un ulteriore salto di qualitànel miglioramento del comfort. L’impianto con magazzino settimanale, che come investimento èparagonabile ad un impianto a gasolio, richiede di riempire il serbatoio durante il fine settimana.L’impianto con magazzino stagionale, sebbene più costoso, presenta lo stesso comfort garantito dalgasolio, con i vantaggi dati dal prezzo del combustibile .

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Comfort nell’approvvigionamento del combustibileIl vantaggio che prima era solo del gasolio (la consegna tramite autobotte) è stata ormai raggiuntadalla biomassa soprattutto grazie ai pellet. Per i chips è necessaria una via d’accesso che possaessere percorsa dal trattore con rimorchio, ma non è richiesto all’utente di svolgere del lavoro.Gli impianti a chips hanno superato le difficoltà iniziali e costituiscono ormai un sistema privo didifetti. Tuttavia, a causa dello spazio necessario per lo stoccaggio, gli impianti a chips possonoessere installati in modo ottimale solamente in ambito agricolo. Comunque, nel caso che i chipssiano disponibili come residuo, l’installazione di un sistema simile può risultare senza dubbioconveniente. Il vantaggio dei sistemi di riscaldamento a chips emerge soprattutto negli impianti dimaggiori dimensioni (teleriscaldamento a biomassa, impianti industriali, impianti centralizzati incondomini).

Comfort per le attività collaterali (asportazione delle ceneri)Nelle vecchie caldaie, a causa della cattiva combustione, la produzione di ceneri era molto alta, percui l’asportazione delle ceneri doveva avvenire ogni 1-2 giorni. Grazie ad un miglioramentodrastico delle caldaie a pezzi di legna questa frequenza è stata ridotta a 1-2 volte alla settimana. Coni riscaldamenti a chips e a pellet è stato fatto un altro passo avanti in direzione di un maggiorecomfort. A seconda della qualità dei chips, la frequenza di asportazione della cenere si aggiraintorno a una volta a settimana. Negli impianti a pellet la cenere deve essere asportata una voltaogni 2-3 mesi (a seconda del tipo e del consumo di pellet). Il contenuto di ceneri è pari a circa lo0,5% del volume totale, cioè 1 m 3 di pellet corrisponde a meno di 3 kg di cenere.

2.2.5.4 Sfruttamento combinato di energia solare ed energia da biomassaLa combinazione dei collettori solari con una caldaia a biomassa e un serbatoio di accumulorappresenta una soluzione ottimale:Ø Tramite i collettori solari può venire coperto il fabbisogno estivo di acqua calda sanitaria.Ø Grazie all’accumulo l’energia solare può venire utilizzata anche nelle stagioni di transizione.Ø Inoltre l’accumulo serve anche per lo sfruttamento ottimale del riscaldamento a legna nelle

stagioni di transizione.Ø In inverno l’energia solare disponibile può servire per il preriscaldamento dell’acqua.Ø La fonte di energia maggiormente sfruttata in inverno è la legna.Questo sistema offre all’utente condizioni di comfort ottimali e il migliore sfruttamento possibiledell’energia proveniente dal sole e dalla biomassa. L’illustrazione seguente mostra lo schemaidraulico relativo ad una possibile combinazione tra legna ed energia solare.

Fig 11: Sfruttamento combinato di energia solare e di energia da biomassa

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2.2.5.5 Provenienza della legna da ardere

La legna da ardere proviene da fonti diverse. Le principali sono:

Ø · Ciocchi (tronchi squartati spezzettati): lunghezza = 25-30 cmØ · Fascine (arbusti e cespugli): lunghezza = 70-100 cmØ · Legna sminuzzata (rami): lunghezza = 3-12 cmØ · Chips: grandezza normalizzata = 40´20´10 mmØ · Trucioli e segatura (scarti di lavorazione)Ø · Trucioli pressati (pellet)

PezzaturaSi definiscono “chips di legna” i pezzi di legna ottenuti frantumando il legname a macchina. I chipsdi legna sono prodotti già da anni dall’industria di lavorazione del legno. Essi permettono diautomatizzare la produzione, il trasporto e la combustione del legname. Per la produzione dei chipssi utilizza legna di qualità inferiore, come quella di esbosco, le fascine, gli alberi da frutta, il legnoriciclato (proveniente dalla demolizione di edifici) nonché i sottoprodotti di segheria. Le macchinesminuzzatrici riducono il legno in pezzature diverse. Per gli impianti di combustione automaticisono adatti i minuzzoli di dimensioni piccole (minori di 3 cm) e medie (minori di 5 cm); infatti, ipezzi troppo grossi potrebbero compromettere il funzionamento di tali impianti. Per ridurre ilconsumo di energia nella fase di frantumazione, sono in via di perfezionamento impianti dicombustione per chips di dimensioni maggiori (fino a 20 cm).

Truciolo pressatoIl truciolato pressato è prodotto con svariati materiali, tramite pressione meccanica, ed in diversemisure. A seconda del procedimento di lavorazione e delle esigenze dei consumatori, si produconobricchette (per impianti alimentati manualmente) oppure pellet (per quelli automatici). Materialiquali segatura, corteccia, che risultano difficili da trasportare e da bruciare, una volta pressati sonoin grado di trovare una più vasta applicazione.

Tenore idricoIl tenore idrico dipende dal metodo di produzione e determina il valore e la conservazione delprodotto. Nel caso in cui il tenore idrico sia superiore al 25%, il materiale sminuzzato si riscalda eperde di sostanza, essiccandosi rapidamente. La massa secca si riduce e aumentano le emissioni dipolveri. L’umidità influisce soprattutto sulle caratteristiche della combustione, mentre la pezzaturainfluisce sull’affidabilità di alimentazione e di caricamento dell’impianto.

2.2.5.6 Catene di approvvigionamentoLa produzione di chips di legna ad uso energetico comprende parecchi stadi di produzione, quali lafrantumazione, l’immagazzinamento, l’essiccazione ed il trasporto. A seconda dell’origine dellamateria prima e delle esigenze degli utenti, queste fasi di lavoro possono essere collegate una conl’altra in cicli di lavorazione di diverso tipo, andando a costituire le cosiddette catene diapprovvigionamento. Si distinguono fondamentalmente cinque tipi di tali catene, a seconda dei tipidi chips prodotti, del modo e del luogo di produzione, nonché dell’immagazzinamento.

Catena di approvvigionamento “sminuzzatura nel deposito intermedio”In tal caso il tondame è deposto ai margini di una strada forestale, da cui è trasportato ancora inpezzi completi fino ad un deposito intermedio in cui in seguito è sminuzzato e stoccato.

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Successivamente i chips sono caricati e trasportati fino al silo dell’utente in attesa di essereutilizzati. Il deposito intermedio presenta vantaggi e svantaggi:Ø Vantaggi: consistono nella sicurezza di approvvigionamento e nella qualità costante dei

minuzzoli.Ø Svantaggi: i costi di investimento elevati riguardanti la costruzione del deposito.

Catena di approvvigionamento “sminuzzatura fissa nel silo”La preparazione della legna e l’approvvigionamento dell’utente sono del tutto uguali a quelledescritte in precedenza. Non si ha più un deposito intermedio con un solo sminuzzatore fisso, ma lalegna è sminuzzata direttamente presso l’utente ed in seguito immagazzinata nel suo silo. Questavariante è adatta soprattutto per le segherie.

Catena di approvvigionamento “sminuzzatura mobile”La catena è nata dalla necessità di sfruttare e valorizzare la legna che si trova in prossimità dellescarpate (ferrovie, strade, corsi d’acqua) e quella derivante dalla potatura degli alberi e dalla puliziasuccessiva. Sul luogo è utilizzato un piccolo sminuzzatore semovente. I chips sono trasportatimediante un apposito contenitore presso la strada percorribile più vicina e riposti in un container. Ilprocesso richiede molto tempo e la percentuale dei costi da attribuire alla sminuzzatrice è notevole.Per loro stessa natura, la qualità dei chips è soggetta a forti variazioni. Nell’assieme, tuttavia, ilprocesso rappresenta un compromesso ammissibile fra eliminazione e sfruttamento a scopoenergetico.

Catena di approvvigionamento “sminuzzatura nel bosco”In tal caso si rinuncia ad un immagazzinamento intermedio ed all’essiccamento. Si ha un solodeposito per il tondame in grado di resistere ai rigori dell’inverno, onde garantirel’approvvigionamento in terreni difficili. Nel caso ottimale, tutta la quantità necessaria di chipsverdi è sminuzzata nel bosco durante la stagione calda. La produzione di chips verdi risulta quindipoco costosa, ma può essere presa in considerazione solamente nel caso in cui esistano degliimpianti di riscaldamento adatti alla combustione di materiale fresco.

Catena di approvvigionamento “sminuzzatura fissa nel deposito di raccolta e di sceltaQuesta catena prevede un punto di raccolta regionale o di zona, il quale prende in consegna lalegna, la sceglie e ne esegue la lavorazione, trasformandola in chips.

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3. Inquadramento del settoreL’utilizzo delle biomasse per energia risulta strategico sia in termini energetici che in terminiambientali, occupazionali e di sviluppo economico di aree rurali.Ad oggi le biomasse soddisfano il 15% circa degli usi energetici primari nel mondo, con 55 milionidi TJ/anno (1.230 Mtep/anno). L’utilizzo di tale fonte mostra però un forte grado di disomogeneitàfra i vari Paesi.Infatti i Paesi in Via di Sviluppo, nel complesso, ricavano il 38% della propria energia dallebiomasse, con 48 milioni di TJ/anno (1.074 Mtep/anno), ma in molti di essi tale risorsa soddisfafino al 90% del fabbisogno energetico totale, mediante la combustione di legno, paglia e rifiutianimali.Nei Paesi Industrializzati, invece, le biomasse contribuiscono appena per il 3% agli usi energeticiprimari con 7 milioni di TJ/anno (156 Mtep/anno). In particolare, gli USA ricavano il 3,2% dellapropria energia dalle biomasse, equivalente a 3,2 milioni di TJ/anno (70 Mtep/anno), quasi quantoda fonte nucleare; l’Europa, complessivamente, il 3,5%, corrispondenti a circa 40 Mtep/anno, conpunte del 18% in Finlandia, 17% in Svezia, 13% in Austria; l’Italia con il 2% del propriofabbisogno coperto dalle biomasse, è al di sotto della media europea.

L’Austria appare il Paese leader nello sfruttamento bioenergetico del territorio in termini relativi;seguono Danimarca ed Olanda, Paesi caratterizzati, peraltro, da una minor percentuale di superficieboschiva. La Francia risulta essere il Paese a maggior consumo di biomassa; l’energia ricavataviene impiegata soprattutto nel settore domestico.In Europa, la maggiore diffusione dell’energia da biomassa riguarda i Paesi ad alta superficieboscata; altrove, come anche in Italia, si ricorre maggiormente all’uso di biomassa residuale,maggiormente inquinante, e ad altre tipologie.All’avanguardia, nello sfruttamento delle biomasse come fonte energetica, sono i Paesi del centro-nord Europa, che hanno installato grossi impianti di cogenerazione e teleriscaldamento alimentati abiomasse. La Francia, che ha la più vasta superficie agricola in Europa, punta molto anche sullaproduzione di biodiesel ed etanolo, il cui impiego come combustibile è completamentedefiscalizzato. La Gran Bretagna ha, invece, sviluppato una produzione trascurabile dibiocombustibili, ritenuti allo stato attuale antieconomici, e si è dedicata in particolare allo sviluppodi un vasto ed efficiente sistema di recupero del biogas dalle discariche, sia per usi termici cheelettrici. La Svezia e l’Austria, che contano su una lunga tradizione di utilizzo della legna da ardere,hanno continuato ad incrementare tale impiego sia per riscaldamento che per teleriscaldamento,dando grande impulso alle piantagioni di bosco ceduo (salice, pioppo) che hanno rese 3÷4 voltesuperiori alla media come fornitura di materia prima.

In Europa, la situazione presente e la tendenza futura di sviluppo della filiera sono connesse con lepolitiche nazionali sulla bioenergia, che differiscono da Paese a Paese; solo alcuni Paesi hannoprogrammi a medio – lungo termine, integrati con specifici progetti operativi e meccanismi diincentivazione coerenti. Ad esempio, in Finlandia, Danimarca ed Austria sono stati varatiprogrammi per lo sviluppo e l’uso delle biomasse all’interno di un’ampia politica per lavalorizzazione delle risorse rinnovabili. In Grecia, Spagna, Paesi Bassi ed Eire, invece, puresistendo linee programmatiche per le fonti rinnovabili, mancano strumenti dedicati per lavalorizzazione delle biomasse agro – forestali. Il Regno Unito, diversamente, ha varato un ampioprogramma di produzione energetica da fonti rinnovabile, ove la filiera delle biomasse assume unruolo marginale. Altri Paesi come Italia e Francia supportano piuttosto iniziative legate allaproduzione di biocombustibili liquidi, altri ancora come la Svezia promuovono attività sperimentalia scala pilota tese ad individuare le potenzialità effettive su scala reale.In generale si nota che:

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§ gli usi termici sono presenti ovunque, anche a valle della produzione elettrica;§ i biocombustibili liquidi sono in leggera crescita e appaiono come una valida opzione

soprattutto in aree agricole critiche;§ le tecnologie per l’impiego energetico delle biomasse sono decisamente note, diffuse ed

assodate.

In particolare, il recupero di energia elettrica e termica dal biogas producibile a partire dai liquamidi allevamento è una delle filiere di energia rinnovabile più interessanti. I costi di produzioneenergetica da un impianto a digestione anaerobica a reflui zootecnici sono difficili da determinare.Questo perché molte delle tecnologie disponibili sono ancora nuove, per cui è commercialmentedifficile disporre di cifre di riferimento. D’altra parte è vero che se tali tecnologie non si diffondono,anche commercialmente, difficilmente si potrà incentivare la ricerca nel settore.In generale, per la digestione anaerobica di reflui d’allevamento la complessità delle trasformazionirichieste per avere un prodotto di buona qualità a costi contenuti, porta a impianti di potenzialità talida assorbire la produzione di reflui di 10.000 capi suini o equivalenti (vale a dire circa 1.800 boviniadulti o circa 12.000 ovini o addirittura 2.000.000 di polli), e questo può corrispondere allaproduzione di zone territoriali anche molto vaste, comprendenti molti allevamenti.Soluzioni interessanti, anche a questo proposito, si stanno sviluppando e sono tuttora in corso distudio e sperimentazione, soprattutto in Danimarca e Italia: si tratta delle cosiddette“biometanizzazioni collettive”. Esse raccolgono i reflui di allevamenti prodotti da più aziendepresenti su uno stesso territorio, purché la loro densità sia sufficientemente elevata.Per quanto riguarda i processi di combustione termica, la combustione diretta costituisce latecnologia maggiormente assodata e diffusa, mentre la pirolisi risulta ancora poco sviluppata anchea causa degli alti costi e la gassificazione, sempre per analoghe diseconomie, si trova ancora nelpassaggio dalla scala pilota alle esperienze effettive sa scala reale. Attualmente esiste un ristrettonumero di applicazioni riguardanti la gassificazione a scala commerciale in Europa; ciò è dovuto siaa problemi tecnici, che a costi non ancora competitivi della tecnologia. A parte le diverseclassificazioni in funzione del tipo di gassificatore impiegato, della pressione di esercizio,dell’agente gassificante e del sistema di depurazione del biogas, si nota che il maggior numero digassificatori esistenti appartiene ad una scala inferiore a 750 kW elettrici.

3.1 La situazione in Italia

Nel quadro europeo dell’utilizzo energetico delle biomasse l’Italia si pone in una condizione discarso sviluppo, nonostante l’elevato potenziale di cui dispone. Infatti, la disponibilità di biomasseresiduali (legno, residui agricoli e dell’industria agroalimentare, rifiuti urbani e dell’industriazootecnica), in Italia, corrisponde ad un ammontare di circa 66 milioni di t di sostanza secca l’anno,equivalente a 27 Mtep. La biomassa vegetale è una fonte di energia poco utilizzata in Italia, dovecopre meno dell'1% del fabbisogno energetico (ad esempio, negli USA più del 20% del fabbisognoenergetico è ricoperto da energia prodotta da biomassa).Nonostante l’Italia sia un Paese abbastanza ricco di foreste, le loro caratteristiche energetiche sonoscarse ed inoltre solo 1/3 della naturale produttività di queste è attualmente sfruttato. Con unadeguato programma di rimboschimento e mantenimento delle foreste, potrebbero rendersidisponibili nuove biomasse per circa 2 Mtep/anno. Oltre alle foreste esistenti, si potrebbero ottenerenuove superfici boschive convenzionali, sfruttando una parte degli oltre 2.000.000 ha non destinatiall’agricoltura perché troppo poco produttivi. Inoltre, potrebbero essere piantati boschi cedui ecolture erbacee a precipuo uso energetico, riconvertendo parte dei 250 mila ettari lasciatiattualmente incolti nel rispetto delle direttive comunitarie emanate con riferimento al problemadelle eccedenze agricole: l’attuale superficie destinata alle colture energetiche, estremamente

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limitata, dovrebbe essere estesa a 3.500÷5.000 ha di colture legnose a corto ciclo, ma la superficiepotenziale è dell’ordine del milione di ha.Un settore più inserito nel mercato dell’energia è quello del riscaldamento domestico sia di tipoindividuale (caldaie a legna, stufe, caminetti) che collettivo (teleriscaldamento). In particolarequello del teleriscaldamento è il settore di mercato più aperto in cui le biomasse possono penetrarepiù facilmente anche in un futuro più o meno prossimo. Allo stato attuale, il contributo dellebiomasse ai consumi energetici finali per usi civili è del 4% con 1,5 Mtep.

In base ad un rapporto Euroenergy, che fa riferimento a dati ITABIA, nel 1995 in Italia eranopresenti 29 impianti (14 di teleriscaldamento e 15 di generazione elettrica) e 1300 piccole struttureper la generazione di vapore (ad esempio per distillerie).Da un rapporto ENEL dell’agosto ’99, si evince che, fino ai primi anni ’90, erano in esercizio inItalia una trentina di impianti di cogenerazione a combustione di biomassa (prevalentementevinacce, sansa di oliva e pula di riso), la cui potenzialità elettrica complessiva era stimabile intornoai 30 – 40 MW elettrici nominali. Le possibilità offerte dalla legge 10/91 e dai successiviprovvedimenti CIP 6, hanno favorito la messa in esercizio e la progettazione di altri impianti perulteriori decine di MW elettrici. Grazie al CIP 6/92 sono stati accettati 51 impianti per 452 MWcomplessivi; la domanda totale di cessione ad ENEL si colloca sui 1000 MW di nuova potenza, madi questi, solo 57 MW (distribuiti su 8 impianti) risultavano in esercizio nel giugno ’97.Secondo quanto riportato nel Libro Bianco lo sviluppo degli impianti a biomassa per la produzionedi energia elettrica dovrebbe portare ad una potenza complessiva di oltre 2000 MW elettrici al 2010.

La soluzione impiantistica più consolidata per il recupero elettrico appare quella del ciclo Rankinecon forno a griglia, a letto fisso o a letto fluido (fino ad una certa potenzialità), mentre altresoluzioni con gassificatori e cicli Bryton sono ancora in una fase più sperimentale.Passando poi alla produzione di energia termica, il Libro Bianco riporta uno sviluppo che dagli 1,13Mtep del 1997 porta ai 2,69 Mtep del 2010. Una quota consistente di tale incremento è prevista per ibiocombustibili.

Un valido esempio di impiego della biomassa a scopo termico è rappresentato dai sistemi diteleriscaldamento e cogenerazione alimentati a legna. In tale settore, a livello europeo, le esperienzepiù virtuose sono quelle austriache e danesi, seguite da quelle relative ad alcune zone alpineitaliane. A tal proposito, si veda la tabella.

Austria Danimarca Alto Adige Piemonte

n° sistemi 360 50 11 30

Potenza totale (MW th) 483 180 45 10

Sistemi di teleriscaldamento a biomassa in esercizio al settembre ‘99

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In riferimento a indicazioni, accordi, azioni normative e piani strategici a favore dello sviluppo dellafiliera biomasse, oltre alla Conferenza di Kyoto, al Libro Bianco Unione Europea sulle energierinnovabili, al Decreto Bersani e i certificati verdi, si ricordano:§ la Delibera CIPE n. 137/98, che prevede anche la predisposizione, da parte del Ministero

dell’Agricoltura, di un Piano Nazionale di Valorizzazione delle Biomasse Agro – Forestali(PNVBAF), che riprende e finalizza il precedente Programma Nazionale dell’EnergiaRinnovabile da Biomasse (PNERB);

§ il Programma Nazionale Biocombustibili (PROBIO), per promuovere iniziative di tipo pilota el’analisi e diffusione dei risultati;

§ le indicazioni di Agenda 2000 rispetto al set aside ed alle coltivazioni no food;§ il Decreto Legislativo 173/98 e Decreto attuativo n.401/99, che istituisce fondi di aiuto per

l’utilizzo a fini energetici di produzioni agricole

All’interno della politica di incentivazione all’utilizzo della filiera proposta nel Libro Bianco sia peril settore elettrico che per quello termico, si collocano diverse iniziative relative a progetti in corsodi autorizzazione. In particolare, sono stati proposti impianti per l’installazione di 30 – 40 MWelettrici in Puglia e 20 – 30 MW elettrici in Calabria. Una risorsa cui si fa sempre più riferimentoper le nuove realizzazioni è la sansa di oliva.Tuttavia, all’interno della realtà italiana, risulta evidente una grande difficoltà della creazione deipresupposti necessari alla realizzazione di nuovi impianti. Le motivazioni di tale difficoltà sono ingran parte strettamente connesse alla filiera biomasse. Per la messa in esercizio dell’impianto, oltreal processo tecnologico di conversione della biomassa in energia vanno coordinate diverse attivitàquali: l’identificazione del bacino di approvvigionamento, gli accordi con i fornitori,l’organizzazione del trasporto e dei rifornimenti, lo stoccaggio della biomassa, lo smaltimento delleceneri, il controllo delle emissioni e la manutenzione dell’impianto stesso. Ciascuno di questielementi è fondamentale alla realizzazione dell’impianto. In particolare, dato che la biomassa risultaspesso presente sul territorio in forma molto dispersa e non costante nel tempo, si tende a fareriferimento a fonti di diverso tipo in modo tale da avere un rifornimento continuo durante l’anno. Aciò si oppongono, da un lato i conflitti d’uso delle diverse tipologie di biomasse e dall’altro lato leproblematiche di impiego, in un medesimo forno di tipologie aventi caratteristiche chimico – fisichedifferenti (problemi di alimentazione, fusione delle ceneri, ecc). In alternativa si può pensare diricorrere a biomassa importata a basso costo. Anche se la competitività economica può esseremantenuta nonostante i costi di trasporto, tale azione risulta comunque essere in contrasto con ipresupposti alla base dello sviluppo della filiera, tesi a promuovere una risorsa energetica locale, abasso impatto ambientale, non in contraddizione con gli obiettivi di Kyoto.

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3.2 La Regione Piemonte e la Provincia di Torino

L’energia da biomasse assume un ruolo di particolare rilievo in Piemonte.Gli atti del convegno "Progettualità e problematiche negli insegnamenti energetici alimentaticon biomasse" e l’inventario regionale "Biomasse lignocellulosiche per usi energetici" possonoaiutare a comprendere tale potenzialità di impiego.Per quanto riguarda le iniziative per le aree rurali, si fa riferimento al Servizio Agrienergiadell’Assessorato all’Agricoltura, nell’obiettivo di inserire all’interno della programmazioneregionale iniziative in campo energetico rivolte all’agricoltura e alla zootecnia.Con l’emanazione (mag 2000) del Regolamento attuativo del Decreto del Ministero delle Politicheagricole e forestali (set 99, n° 401) per la concessione di aiuti a favore della produzione edutilizzazione di fonti energetiche rinnovabili nel settore agricolo, sono stati ammessi ad uncontributo in conto capitale pari al 50% interventi appartenenti alle seguenti tipologie:1. impianti termici alimentati a biomassa vegetale2. contenimento dei consumi di energia in allevamenti zootecnici (fonti rinnovabili +

coibentazione)3. contenimento dei consumi di energia nelle serre (produzione di energia termica +

coibentazione)4. impianti a biogas in allevamenti di suini5. elettrificazione con fonti rinnovabili in alpeggi.

Come si nota, la promozione dell’utilizzo di biomassa è molto forte, nonostante non siano statiinclusi incentivi per lo sviluppo di coltivazioni di biomassa a fini energetici. L’istruttoria si èconclusa nell’autunno 2000 e le domande presentate sono state 78 (6,3 miliardi di lire in totale, dicui il 50% coperto dal contributo) così catalogabili:

tipologia di intervento numero di domandepresentate

impianti termici alimentati a biomassa vegetale 23impianti termici alimentati a biomassa vegetale integrati con solare termico ecoibentazione

6

elettrificazione con impianti fotovoltaici in alpeggi. 9microcentraline idroelettriche in alpeggio 7contenimento dei consumi di energia nelle serre 22contenimento dei consumi di energia in allevamenti zootecnici 10impianti a biogas 1fonte: Ecoenergie, Anno I, N. 3, ottobre 2000

Nella provincia di Torino, gli impianti di produzione di energia elettrica in esercizio al 31/12/97erano:

Tipologia di impianto Numero impianti Potenza netta(MW)

Produzione netta(GWh)

Biomasse/biogas elettr. 4 1,24 9,5Fonte: ENEL, 1998.

Quelli programmati entro il 2000(a):

Tipologia di impianto Numero impianti Potenza netta(MW)

Produzione netta (GWh)

Biomasse/biogas elettr. 3 20 120(a) convenzioni con ENEL in base a provvedimento CIP/6Fonte: ENEL, 1998.

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L’inventario degli impianti termici alimentati a biomassa è il seguente:

Comune Tipologia di edificio KW Consumo(in t/anno)

Almese Azienda 55 ndBanchette Scuola, teleriscaldamento 300 150Banchette II Scuole, teleriscaldamento 575 330Beinasco I Scuole, teleriscaldamento 850 450Beinasco II Scuole, teleriscaldamento 2x750 800Bussoleno Falegnameria 250 100Castellamonte Capannone + uffici 280 150Chianocco Civile abitazione 85 ndCollegno Scuole, teleriscaldamento 500 360Collegno II Scuola 300 170Cumiana Azienda 101 ndFrossasco Azienda 500 ndGrugliasco Civile abitazione 45 ndLa Loggia Civile abitazione 30 ndLombardore Aziende 65 ndLombriasco Scuola 850 ndMoncalieri Civile abitazione 45 ndMontaldo Torinese Civile abitazione 65 ndOglianico Azienda 1150 600Riva Preso Chieri Abitazione 45 ndRivarolo Canavese Civile abitazione 18 ndRivoli Scuole, teleriscaldamento 575 180S. Raffaele Cimena Civile abitazione 81 ndTorino Parco Tecnologico 2x1000 2000Torino Civile abitazione 30 ndTorino, p.zza Zara Teleriscaldamento

pubblico2x1200 1400

Torre Pellice Edifici pubblici 650 180

Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, si ha che circa il 54% dell’energia elettricaconsumata in provincia di Torino viene generata all’interno dei confini provinciali; di questa 38% èautoprodotta da privati. Il contributo delle fonti rinnovabili alla produzione di energia elettrica èmolto significativa (41% circa), di cui quasi la totalità proviene dalle centrali idroelettriche. Il datorelativo alla biomassa è:

Produzione di energia elettrica GWh/a

Biomasse 9,5TOTALE 5895,5

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4. L’economia delle biomasseRispetto alla generazione di energia elettrica, si segnala come il costo di investimento specifico siaun parametro di difficile valutazione (soprattutto per la mancanza di un numero sufficiente diapplicazioni effettivamente in esercizio in Italia) e fortemente variabile a seconda della potenzialitàe della tipologia dell’impianto; un intervallo di riferimento potrebbe essere quello compreso tra 2,5e 7,5 M£/kW. Indicativamente, l’estremo superiore è quello che caratterizza gli impianti a ciclocombinato a partire da gassificazione della biomassa e gli impianti sperimentali di tipo pilota,mentre l’estremo inferiore può essere riferito ad impianti molto semplici a ciclo Rankine e di tagliamedio - grande (15 – 25 MW).Uno studio ISES sulla centrale IGCC in corso di realizzazione a Cascina (Pisa), riferisce un costo di6 miliardi/MW elettrico installato, per un impianto IGCC di taglia medio – grande (10 MW da cicloBryton + 5 da ciclo Rankine combinato) e 2 – 3 miliardi/MW elettrico installato per un impianto dianaloga taglia a vapore (solo ciclo Rankine).In termini di costo energetico specifico, i valori si collocano tra le 150 e le 250 £/kWh, a volte concosti unitari minori relativi agli impianti con gassificazione e ciclo Bryton.

Un interessante tecnologia rispetto alla produzione di calore è rappresentata dal teleriscaldamento,eventualmente associato a piccoli sistemi cogenerativi. A titolo esemplificativo, si può fareriferimento ai dati riguardanti:§ la realizzazione della rete di teleriscaldamento a legna a Cavalese (circa 18 MW termici, per un

totale di circa 300 utenze termiche allacciate e 18 km circa di lunghezza della rete; 300 KWinstallati di potenza elettrica da cogenerazione)

§ la realizzazione della rete di teleriscaldamento a legna a Dobbiaco (circa 14 MW termici, per untotale di circa 300 utenze termiche allacciate e 14 km circa di lunghezza della rete)

§ l’ipotetica realizzazione di una rete di teleriscaldamento con sistema ORC di cogenerazione di4-5 MW termici e 400 kW elettrici cogenerati.

Tali dati portano a valutare un costo di investimento dell’impianto pari a circa 1,3 miliardi per MWtermico ed un costo di investimento della rete pari a circa 0,8 miliardi per MW termico; il costo diinvestimento dell’impianto va poi maggiorato di circa il 50 – 60% se sono presenti sistemi di tipocogenerativo. I dati variano, ovviamente in funzione di un effetto di scala qui non analizzato.La generazione termica appare più remunerativa della generazione elettrica: una stima moltoapprossimata indica che il costo di un MW elettrico è circa doppio di quello di un MW termico. Peruna comparazione più coerente, ovviamente, andrebbero valutati i problemi connessi alle tipologiedi biomasse utilizzabili, al numero di ore annue di funzionamento dell’impianto, degli effetti discala, della taglia ottimale, ecc.Alla luce di tali considerazioni, la cogenerazione di elettricità e calore, in particolare se su piccolascala, si presta ad essere un valido strumento al fine di rendere competitiva la filiera biomasse.Infatti, risulta essere sicuramente più remunerativa dei progetti di sola generazione elettrica, cherichiedono enormi consumi di biomassa con rendimenti complessivi inferiori e investimentiimportanti non supportati da una adeguata politica di incentivazione: a titolo d’esempio, si puòassumere che, una volta cessato il diritto ai certificati verdi, il costo della sola biomassa (si ipotizzaun costo medio indicativo pari a 25 £/kWh, tipico del mercato del legno sminuzzato secco, ed unrendimento elettrico del 25 - 30%) possa essere superiore da solo al “valore” dell’energia elettrica(80 £/kWh).Nell’analisi economica della filiera, vanno considerati, oltre ai costi di investimento per larealizzazione dell’impianto, importanti costi di esercizio, quali:§ il costo del combustibile, variabile in funzione delle condizioni del mercato, a loro volta

dipendenti da direttive normative, e della tipologia del combustibile. Il costo di 1 kg di biomassa

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varia in un intervallo compreso tra le 30 e le 2004 £; ad esempio, per cimali e ramaglie di boscosi può ipotizzare un costo di 50 £/kg, per la sansa dell’industria olearia si può ipotizzare uncosto di 60 £/kg, mentre per le colture dedicate SRF (pioppo, robinia, ecc.) o erbacee (cannacomune, miscanto, ecc.) il costo è nettamente superiore;

§ il costo specifico relativo al trasporto, espresso in £/(kg*km), variabile da un minimo di 0,5 adun massimo di 1.

In relazione al trasporto si riporta la tabella 3.5.3, ove compaiono le voci:§ numero di km relativi a diverse ipotesi di costo specifico del combustibile, a parità di costo

totale (Confronto 1);§ numero di km relativi all’ipotesi di composizione del costo totale a partire da costi medio – alti

di trasporto e combustibile (Confronto 2);§ valori di costo del combustibile e costo totale in corrispondenza di una situazione estrema di km

percorsi (Confronto 3).Come è evidente, la variabile trasporto assume fondamentale importanza nella valutazione dellasostenibilità economica di un impianto a biomassa (la stima del suo estremo superiore è sicuramenteinferiore ai 200 km, anche nell’ipotesi di partire da un costo molto basso del combustibile, se sidesidera ottenere un costo totale competitivo).Il problema del trasporto e dell’accumulo può essere, almeno teoricamente, risolto mediante duestrategie:collocare la centrale in siti in cui la biomassa è disponibile5 (zone agricole dedicate, ad esempio)organizzare un preciso e cautelativo programma di fornitura con aziende esterne.

£/kg/km £/kg tot £/kg kmConfronto 1

0,5 40 100 120

0,5 60 100 80

0,8 80 100 25

1 70 100 30

Confronto 2

0,8 80 130 63

Confronto 30,5 40 120 180

Incidenza costo trasporto

4 Se ci si riferisce a biomassa proveniente da colture intese come alternative produttive per l’agricoltura, in assenza disovvenzioni, il costo puo’ ulteriormente aumentare.5 Il limite di tale strategia sta nel fatto che già per un impianto di 10 MW sono necessarie decine di migliaia di ettari diterritorio.

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5. Impatto ambientaleIl comparto ambientale su cui, in generale, la generazione energetica da biomassa ha maggioreimpatto risulta essere quello atmosferico.Le emissioni atmosferiche che contribuiscono agli effetti ambientali sono sia quelle fisse relativealla combustione della biomassa (più in generale, produzione di fumi di scarico come output, anchein caso di gassificazione e successiva combustione), che quelle mobili relative alla raccolta ed altrasporto della biomassa all’impianto di utilizzo.Infatti, si calcola che il trasporto della biomassa per lunghe distanze sia sufficiente a vanificare partedel risparmio delle emissioni conseguito con il non impiego di combustibili fossili.La combustione della biomassa è uno degli strumenti indicati come favorevoli alla riduzionedell’incremento dell’effetto serra, in quanto il bilancio della CO2 relativo a tale filiera vieneconsiderato neutro. In realtà, ciò risulta in generale vero nel caso delle colture dedicate e veroqualora vi sia la ricostituzione del quantitativo di risorsa utilizzata nel caso di altre colture. In ognicaso, vanno poi contabilizzate le emissioni di CO2 eq relative al trasporto ed a tutte le altre attivitàcorrelate alla combustione della biomassa.Gli inquinanti atmosferici derivanti dalla combustione della biomassa vergine sono, essenzialmente,NOx, CO, particolato, inquinanti acidi e microinquinanti organici e metallici in piccola quantità,dovuti alle sostanze assorbite nel ciclo di vita della pianta e ad impurezze contenute nella fornitura.In generale, se la combustione riguarda la sola biomassa vergine e vi è un buon controllo delleforniture, una gestione ottimale del processo di combustione ed un’efficace filtrazione mediantefiltri a maniche (preferibilmente) o elettrofiltri e ad un trattamento dell’NOx consentono il rispettodei limiti normativi anche più restrittivi (Decreto Ronchi 5/2/97). Come trattamento eventuale puòessere considerata l’additivazione di carboni attivi in linea.Diversamente accade se la biomassa vergine viene integrata con combustibili più ricchi dal punto divista energetico caratterizzati da una composizione elementare in grado di incrementare di granlunga la produzione di macroinquinanti acidi (HCl, in particolare) e microinquinanti organici emetallici in sede di combustione. In pratica, è il caso dell’integrazione di legna secca trattata o altritipi di residui secchi (cdr, ad esempio). In tal caso, la linea fumi va completata con un sistema ditrattamento degli inquinanti acidi e va mostrata maggior attenzione al problema dei microinquinanti(carboni attivi in linea, filtrazione a maniche come trattamento di finitura). Inoltre, in tal caso èd’obbligo il rispetto della normativa dei rifiuti (Decreto Ronchi 5/2/97), sia per la gestione dellacombustione che per il rispetto dei limiti alle emissioni al camino.Infine, come riflessione generale, è da notare che, qualora la combustione controllata di biomassavada a sostituire la combustione incontrollata o l’abbandono nei campi (paglia e residui dellapotatura bruciati sui campi o smaltiti, ad esempio), si ha una considerevole riduzione delleemissioni.Gli altri output della generazione di energia da biomassa sono scorie e ceneri e gli eventualieffluenti liquidi.Scorie e ceneri possono trovare metodologie di smaltimento o reimpiego semplici qualoraprovengano dalla combustione di sola biomassa vergine; mentre, nel caso di integrazione con altritipi di biomasse trattate, il riferimento è sempre costituito dal il Decreto Ronchi 5/2/97.Il problema degli effluenti idrici non si pone qualora la linea di trattamento fumi sia di tipo “effluentfree”, ovvero senza sezioni di trattamento (per inquinanti acidi) a umido.

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6. Indicazioni sulla sfruttabilità e le politiche di sviluppoTra i fattori che limitano l'affermazione delle biomasse per l'uso energetico ve ne sono tuttoradiversi di natura tecnica, collegati sia alle fasi di approvvigionamento e trasporto sia di conversione.Per rimuovere questi ostacoli si rende opportuno attivare programmi di ricerca e sviluppo, i cuiscopi sostanzialmente devono essere:

• ottimizzazione delle fasi di produzione, raccolta, condizionamento, stoccaggio e trasportodella biomassa, al fine di ottenere un prodotto della migliore qualità al minor costo possibile

• sperimentazione, messa a punto, dimostrazione delle tecnologie di conversione.

La biomassa può essere incrementata qualora le superfici coltivate si trovino in terreni e climiidonei. I luoghi migliori, anche sotto il profilo economico, sono:§ terreni agricoli la cui redditività è strettamente connessa a sovvenzioni comunitarie e che

forniscono produzioni considerate eccedentarie§ terreni agricoli non utilizzati perché poco remunerativi, ma dotati di sufficiente fertilità per

consentire buone produzioni forestali§ terreni a tipica vocazione forestale .

I censimenti mettono in evidenza l’esistenza di molti ettari di terreni non utilizzati o abbandonati,che possono essere interessati da colture a biomassa legnosa. Particolare significato rivestono, a talfine, i terreni presenti nella zona collinare e pedemontana, ove esistono le adatte condizioni allavalorizzazione energetica del legno. In ogni caso, l’individuazione delle più idonee specie legnoseda impiantare va eseguita in base a particolari criteri climatici e pedologici (precipitazioni,temperatura, qualità del suolo, pendenza).L’utilizzo di biomassa a partire da terreni boschivi è limitata, in particolare da:§ alto contenuto di umidità (tra 30 e 70%), che favorisce lo sviluppo di funghi e altri parassiti che

vanno a deprezzare il prodotto§ difficoltà ad applicare una politica di gestione adeguata rivolta a tutto il territorio, dovuta anche

al fatto che circa il 60% del territorio italiano a bosco è di proprietà privata§ orografia: vi sono alcune superfici alle quali non può essere esteso il taglio, come i boschi di

protezione, che giacciono su terreni caratterizzati da pendenze superiori al 60 - 70% consubstrati poveri o degradati. In generale, a livello nazionale, si può prevedere di triplicare lesuperfici da sottoporre ad interventi selvicolturali sul ceduo e di raddoppiarli per le fustaie

§ raccolta: i principali fattori che influenzano le operazioni di raccolta sono:- orografia (accidentalità e pendenza) del terreno boscato- infrastrutture (deve essere presente una sufficiente densità viaria con strade e piste forestali

dotate di depositi volanti per accatastare temporaneamente il materiale accumulato).§ formazione degli operatori boschivi (conoscenza degli equilibri biologici, capacità di scegliere

oculatamente macchine ed attrezzature da impiegare)§ mercato§ superficie boscata (meglio favorire processi di associazionismo).

In generale, se si ha a che fare con boschi cedui con pendenze superiori al 60%, è difficile costruirestrade forestali; pertanto si presume, in generale, di poter utilizzare il 50 - 60% della superficiecoltivata a bosco ed il 75 - 80% delle fustaie.

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Alla luce delle considerazioni fatte, valide a livello nazionale, gli sforzi normativi futuri dovrebberoessere tesi:§ alla realizzazione di un piano omogeneo d’azione in grado di coordinare i diversi attori ed

interessi in gioco. Per favorire l’integrazione dell’impiego delle biomasse all’interno dei mercatienergetici, si attribuisce particolare rilievo agli accordi volontari, che costituiscono unostrumento rilevante per conseguire obiettivi o attuare iniziative funzionali ad essi, con ilcoinvolgimento preventivo degli attori interessati

§ alla definizione di iniziative effettivamente realizzabili a breve ed in grado di dimostrarel’effettiva competitività delle filiere bioenergetiche

§ all’incremento della produzione di biomassa.

La strategia più adeguata rispetto alla costituzione del “parco energetico rinnovabile” di una zona,risulta quella di promuovere in primo luogo iniziative medio piccole di tipo pubblico nel settoretermico o termico associato alla micro – cogenerazione (realizzazione di sistemi diteleriscaldamento di tipo diffuso per centri medio-piccoli, vicini alle aree di produzione dibiomassa; sistemi di cogenerazione basata su tecnologia ORC) ed in secondo luogo valutare lapossibilità (sia a livello di incentivazione che a livello di prescrizione, come, ad esempio, sullatipologia e sul bacino di approvvigionamento della biomassa) di realizzazioni di tipo privato nelsettore della generazione termica a scala medio – grande.Si segnala, come esperienza degna di nota, quella della Provincia di Chieti, da contestualizzare nelprogetto più ampio della Regione Abruzzo finalizzato alla promozione di attività di risparmioenergetico ed impiego di fonti rinnovabili. In particolare si fa riferimento al Progetto VES(Valorizziamo l’Energia Sostenibile), il quale prevede una serie di azioni capillari di risparmioenergetico e utilizzo delle fonti rinnovabili. Tra queste azioni assumono fondamentale importanzal’integrazione del solare termico e l’utilizzo della biomassa per usi civili (installazione di caldaie abiomassa a servizio di utenze civili). Il progetto prevede l’impiego di potature, residui forestali,gusci di frutta secca ed eventualmente sansa di olive (si ipotizza un’eventuale pellettizzazione deicombustibili) in caldaie a biomassa che andrebbero ad affiancare le caldaie precedentementeesistenti, in almeno 5-7 edifici.Rispetto al teleriscaldamento, si segnala che:§ la presenza della rete di metano può essere disincentivante;§ è fondamentale l’analisi delle caratteristiche climatiche: gradi giorno, temperatura di progetto,

durata periodo di riscaldamento (riferimento a legge 10/91, DPR 412/93 etc); pertanto, risultanoprioritari i comuni ubicati in zona climatica F ed E;

§ vanno considerati i parametri di allacciabilità.

Rispetto alla fonte energetica, si suggerisce di incrementare la produzione e l’impiego dellabiomassa forestale attraverso un piano di ottimizzazione comprendente le seguenti azioni:§ politica forestale: una sua maggiore razionalizzazione potrebbe comportare grossi benefici

ambientali consentendo l’utilizzo della biomassa che attualmente resta in loco e la rende fragilee facilmente attaccabile da parassiti ed incendi;

§ viabilità: una sua corretta programmazione potrebbe consentire di ridurre i costi di gestione deiboschi e di trasporto della materia prima;

§ meccanizzazione: un livello medio è più che sufficiente per i tipi di boschi italiani; livellisuperiori, oltre ad essere molto costosi, potrebbero comportare danni a suolo, soprassuolo eceppaie e sono da prendere in esame solo nel caso i cui i quantitativi raccolti siano moltoelevati;

§ personale: sono necessarie attività per il continuo aggiornamento e l’educazione alla conoscenzadel bosco ed all’uso delle macchine.

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Si ritiene inoltre interessante valutare le possibilità di utilizzo del set aside: l’Unione Europea offrecontributi affinché una porzione di terreno venga lasciata nuda e sottoposta ad una lavorazione inprimavera, tale forma, in realtà contribuisce al degrado ambientale, in quanto lascia il terreno (sesmosso) più esposto all’erosione idrica e alla mineralizzazione della sostanza organica.L’introduzione di colture da bioenergia può rappresentare un utile mezzo per interrompere lemonoculture e contribuire alla difesa e conservazione del suolo. Analoghe considerazioni valgono,oltre che per il set aside, per terreni “marginali”. E’ da evidenziare che le colture no food devonopoter soddisfare contemporaneamente le esigenze di carattere agronomico del produttore,tecnologico del trasformatore ed economico di entrambi.

E’ indispensabile considerare, sia per l’uso di residui che per quello di biomassa da colture dedicate(SRF), la distanza tra il punto di raccolta della biomassa ed il punto di utilizzo della stessa, a causadegli effetti logistico – economico – ambientali connessi con il trasporto di un gran quantitativo dimateriale. Il problema del trasporto e dell’accumulo può essere, almeno teoricamente, risoltomediante due strategie: collocare la centrale in posizione baricentrica all’interno di un precisobacino di approvvigionamento (presso il quale sia in atto un progetto di raccolta di tipo integrato),organizzare un preciso e cautelativo programma di fornitura con aziende esterne.A tal fine il processo autorizzativo dovrà richiedere una esatta valutazione del bacino diapprovvigionamento del combustibile.

ApprofondimentiPer una trattazione più sistematica ed esaustiva, si rimanda ai testi relativi alla normativa citata(PNVBAF, PNERB, PROBIO), al sito internet “Agrienergia”, della Regione Piemonte e al sitointernet del Comitato Termotecnico Italiano (www.cti2000.it).

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7. Legislazione: riferimenti- “Bozza di decreto legislativo alla regolamentazione dal recupero energetico delle biomasse”:

(decaduta)§ Revisioni al Decreto Ronchi, anno 2000: “Norme tecniche per l’utilizzazione di biomasse di

scarto come combustibile o come altro mezzo per produrre energiaӤ Schema DPCM sulle caratteristiche dei combustibili industriali e civili ed impianti di

combustione (predisposto nel marzo 2000, obsoleto)§ Delibera CIPE n. 137/98, che prevede anche la predisposizione da parte del Ministero

dell’Agricoltura di un Piano Nazionale di Valorizzazione delle Biomasse Agro – Forestali(PNVBAF), che riprende e finalizza il precedente Programma Nazionale dell’EnergiaRinnovabile da Biomasse (PNERB)

§ Programma Nazionale Biocombustibili (PROBIO), per promuovere iniziative di tipo pilota el’analisi e diffusione dei risultati

§ indicazioni di Agenda 2000 rispetto al set aside ed alle coltivazioni no food§ Decreto Legislativo 173/98 e Decreto attuativo n.401/99, che istituisce fondi di aiuto per

l’utilizzo a fini energetici di produzioni agricoleapprofondimenti DM 5/2/98§ DECRETO 11 settembre 1999, n. 401

"Regolamento recante norme di attuazione dell’articolo 1, commi 3 e 4, del decreto legislativo30 aprile 1998, n. 173 per la concessione di aiuti a favore della produzione ed utilizzazione difonti energetiche rinnovabili nel settore agricolo"

§ LEGGE 9 gennaio 1991, n. 10Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, dirisparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia.(s.o. alla G.U. 16 gennaio 1991, n. 13)

§ Conferenza di Kyoto§ Libro Bianco Unione Europea sulle energie rinnovabili§ Decreto Bersani e certificati verdi§ Decreto Bassanini (e Legge 59/97, Decreto legislativo 112/98, Decreto legislativo 79/99) per il

trasferimento delle competenze da Stato a Regione in materia di energia

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Bibliografia

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Bartolelli, ITABIA: comunicazione personale, 2000

ENERGONUT: dati relativi all’esercizio dell’impianto di Pozzilli, 2000

Gianluca Zandanel: “Dolomiti in vetta alle biomasse”, articolo apparso sul n°2 marzo-aprile 2000 dellarivista “Energia Blu”

I Georgofili, Quaderni 1999 – IV: “Valorizzazione energetica delle biomasse agro – forestali”, StudioEditoriale Fiorentino, Firenze, 2000

Libro de Ponencias “Encuentro sobre la gasificación de biomasa”, Madrid, 1999

Proceedings of the IV Biomass Conference of the Americas (Oakland USA, agosto 1999): “Biomass, agrowth opportunity in green energy and value added products”; edited by R.P. Overend & E. Chornet, volII, 1999

SENCO, Locarno, “Studio di fattibilità per impianto di termovalorizzazione della legna”, 1995

SICET: dati relativi all’esercizio dell’impianto di Ospitale di Cadore, 2000

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