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Dispense Corso Fabio Lando

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    FONDAMENTI STORICO EPISTEMOLOGICIFONDAMENTI STORICO EPISTEMOLOGICIFONDAMENTI STORICO EPISTEMOLOGICIFONDAMENTI STORICO EPISTEMOLOGICI

    DELLA GEOGRAFIADELLA GEOGRAFIADELLA GEOGRAFIADELLA GEOGRAFIA

    ALCUNE IPOTESIALCUNE IPOTESIALCUNE IPOTESIALCUNE IPOTESI

    Fabio Lando

    Dispensa per la. a. 2011-2012

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    1 Linterpretazione paradigmatica.

    Non si pu capire la scienza di nessun periodo senza conoscere iprincip esplicativi accettati dagli esperti.

    Thomas Samuel Kuhn, 1974, La nozione di causalit in

    fisica, p.14A voi tutti noto come poche scienze sieno state concepite, neitempi diversi e dai diversi autori, in modo pi disparato dellageografia, poche diedero luogo a maggiori dispute sopracontenuto, limiti, divisioni e perci posseggono una pi riccaletteratura metodologica.

    Olinto Marinelli, 1902,Alcune questioni p.218.

    Throughout its history geography has been characterised by anunceasing methodological debate upon its scope and content, adebate that has occasionally scorched the pages of its variedjournals.

    Wayne K.D. Davies, 1969, Theory, science and geography, p.44.

    La gographie, comme toute science, sest adapte a lvolution deson objet Cest en ce sens que lon peut parler d ancienne etde nouvelle gographie. A un moment donne, une science, etsurtout une science dobservation (le terme nexcluantvidemment pas la recherche de lexplication) est conditionne lafois par ltat de son objet e par les moyens dont elle dispose pourltudier.

    Pierre George, 1981, Introduction, p. 9.

    1.1 Premessa

    La geografia un ramo della conoscenza presente sin dallantichit ed il suo carattere era a dire di tutti lo studio e la descrizione della terra. Ne conseguiva che il suo campo dindagine

    doveva comprendere sia la natura (conformazioni della terra, piante, rocce, mari, clima) sia

    le societ umane (i gruppi sociali con la loro storia e la loro cultura spazialmente considerate)

    sia i loro rapporti, relazioni, influenze, influssi Inoltre linteresse per problemi geografici e la

    presenza di scritti di resoconti di viaggi e descrizioni di regioni apparvero molto prima che la

    geografia fosse riconosciuta come disciplina scientifica. Come nota Arild Holt-Jensen,

    difficile immaginare che non vi sia mai stato un qualsiasi popolo che non abbiapensato geograficamente, che non abbia tenuto in considerazione le condizioni del

    territorio in cui viveva e che non si sia mai domandato se altri popoli vivessero inaltri luoghi (Holt-Jensen, 1999, p.17).

    Nel corso della sua storia la geografia, forse per la vastit del suo campo dindagine, ha

    dovuto confrontarsi con due fondamentali problemi dordine epistemologico:

    il primo, il pi vecchio e sicuramente il pi importante, riguarda la sua duplice valenza: la

    disciplina poteva essere considerata o una scienza fisicomatematica (perch rivolta allo studio

    della struttura fisica della terra), o una scienza storica (perch legata alla descrizione di luoghi

    attraverso losservazione e lindagine).

    il secondo, sviluppatesi pi recentemente nella seconda met del 1900, relativo alproblema della descrizione.

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    Ed questo ultimo che, probabilmente, rappresenta lelemento paradigmatico chiave: da

    una parte definisce il campo dazione della geografia caratterizzando la sua valenza, dallaltra

    esprime la sua ambiguit. Come nota Franco Farinelli (1987, p.8)1:

    lambiguit fondamentale della parola geografia(e di conseguenza del sapere che

    essa identifica) risiede prima di tutto nel duplice significato del secondo dei duetermini che la compongono. Geoviene dal greco antico e vuol dire Terra. Ma Grafiavuol dire sia immagine che scrittura, sia disegno (carta geografica) che discorsoscritto, cio descrizione. La differenza fra i due significati cruciale. Il primo siriferisce ad un sistema chiuso di modelizzazione del mondo, ad un codice apoditticoe normativo La seconda accezione del termine grafia rimanda alla presenza,implicita in qualsiasi pagina scritta, di un codice aperto per la concettualizzazionedella realt.

    La Geografia quindi, e fin dalla sua origine, sia disegno del mondo[termine con cui qui si

    vuole evidenziare la sua capacit di sintetizzare e quindi ridurre il mondo, in quanto oggetto di

    pensiero, ad una precisa carta] sia discorso sul mondo[termine con cui si vuole evidenziare

    la sua capacit di essere una scienza capace sia di interpretare il mondo ed i suoi oggetti sia

    di esprimere un sapere che supporti il loro possesso].

    partendo da questultimo punto che possiamo affermare come, nella sua sostanza, la

    geografia fornisca le varie strutture concettuali che informano i nostri atti territoriali e

    permettono ai geografi di studiare, analizzare e descrivere dato il paradigma dominante quel

    momento il processo secondo cui la superficie terrestre [luogo, territorio o paesaggio] si

    forma e si evolve.

    Nei capitoli che si susseguiranno cercheremo, nel ripercorrere alcune tappe comunemente

    ritenute tra le pi significative nello sviluppo del pensiero geografico, di individuare i momenti

    di continuit e i momenti di rottura che si sono alternati dal 1800 in poi, per meglio capire la

    doppia natura fisica e antropica che caratterizza la geografia e che ancora oggi, assieme al

    problema della descrizione, oggetto di discussione tra i geografi stessi.

    Per fare questo ci avvarremo dellinterpretazione paradigmatica legata allo schema

    interpretativo ideato da Thomas Samuel Kuhn, tenendo conto che questo tipo di approccio

    stato adottato anche da numerosi geografi che hanno analizzato levoluzione della disciplina2.

    1.2 Linterpretazione paradigmatica dello sviluppo della scienza.

    Fino a non molto tempo fa tra ricercatori e scienziati, ma anche a livello di percezione

    popolare, regnava la presunzione che esistesse una costante accumulazione di conoscenza e

    1Affermazione simile anche di A.Lorenzi, 1940, p.5: Com noto, la parola geografia di origine greca. Pare abbiasignificato dapprima la sola carta geografica, come si trova presso Plutarco, poi signific anche descrizione scritta dellaTerra, come si rileva da una lettera di Cicerone ad Attico Nellopera De Mundo, che per lungo tempo fu attribuita adAristotele [non] chiaro se qui si voglia riferirsi al disegno o alla descrizione scritta. Di F.Farinelli si veda anchelagile ed importante volume dal titolo Geografia. Unintroduzione ai modelli del mondopubblicato nel 2004 per i tipiEinaudi nella collana P.B.E. serie Filosofia.2 Interessante al riguardo il bel articolo di A.Mair (1986) in cui effettua unampia analisi circa le modalit con cuimolti ed importanti geografi nordamericani hanno usato bene o male il modello kuhniano. Circa la geografia italianasi vedano gli interventi alla Sezione III dellimportante Convegno di Varese del 1980 (G.Corna Pellegrini C.Brusa,1980) ed in particolare gli interventi di A.Celant, G.Dematteis ed A.Turco.

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    cio che le teorie diventassero sempre pi precise e sempre meglio funzionali alla spiegazione

    dei fatti. Tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso uno storico della scienza, Thomas

    Samuel Kuhn (1922-1996), rigett questa visione elaborando uno schema interpretativo che

    cambi il sentire comune a proposito delle comunit scientifiche e dei loro prodotti. Nel suo

    testo base, The Structure of Scientific Revolutions, egli prese posizione contro alcune ipotesisulla scienza, allora ritenute valide, iniziando col rifiutare la comune concezione che la scienza

    potesse sempre presentarsi come un processo di sviluppo lineare e cumulativo; confutando

    cio quella:

    persistente tendenza a fare apparire la storia della scienza come un processolineare o cumulativo, tendenza che influenza persino gli scienziati che si volgonoindietro a riconsiderare la loro stessa ricerca (Kuhn, 1978, p.169).

    O meglio, per dirla con Imre Lakatos egli respinge lidea che la scienza cresca per

    accumulazione di verit eterne (1984, p.165).

    La scienza non poteva essere quella coerente e ben regolata attivit per mezzo della quale

    ogni generazione di ricercatori costruiva automaticamente il proprio sapere sulla base dei

    risultati ottenuti dai loro maestri: risultati certi ed incontrovertibili da cui partire per le proprie

    ricerche e su cui innestare le proprie scoperte. Al contrario, secondo Thomas S. Kuhn, lintero

    processo di sviluppo della scienza avviene:

    senza laiuto di un insieme di finalit, o di una verit scientifica stabilita una voltaper tutte, della quale ciascuno stadio di sviluppo della conoscenza scientificacostituisca una coppia migliore rispetto alla precedente (Kuhn, 1978, p.207).

    Si tratta piuttosto di un processo che vede lalternanza di tranquilli periodi di scienzanormale, caratterizzati da uno stabile accrescimento della conoscenza, a momenti di crisi che

    rappresentano una condizione preliminare necessaria allemergere di nuove teorie, durante i

    quali si manifestano le rivoluzioni scientifiche episodi rivoluzionari centrali per il progresso

    scientifico (Kuhn, 1985, p.246). O meglio, come suggerisce Paul Hoyningen-Huene,

    La scienza normale si esaurisce quando la scoperta di anomalie significativerendegradualmente sempre pi difficile, se non impossibile, la sua continuazione. Iniziaallora una fase di scienza straordinaria, nella quale si va in cerca di nuove teorie edi nuovi strumenti di ricerca (2000, pp.XII-XIII).

    Per spiegare il modo in cui le varie scienze si evolvono egli, a differenza dei precedenti

    filosofi della scienza da Rudolf Carnap a Karl Raimund Popper, non analizza un corpo

    strutturato di proposizioni o teorie ma analizza il modo con cui una comunit scientifica lavora

    e trasforma la proprie credenze scientifiche3. Da questa serie di riflessioni egli ricav il

    concetto diparadigmae di mutamento di paradigma.

    Nelluso corrente per paradigma si intende un modello o uno schema accettato, equesto aspetto del suo significato mi ha permesso qui, in mancanza di unomigliore, di appropriarmi del termine paradigma In grammatica, ad esempio,amo, amas, amat un paradigma, perch mostra lo schema da usare nel

    coniugare numerosi altri verbi latini, ad esempio nellottenere laudo, laudas, laudat.In questa applicazione convenzionale, la funzione del paradigma quella di

    3Per uninteressante interpretazione del suo modo di operare si veda T.S.Kuhn (2008)

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    permettere la riproduzione di esempi, ciascuno dei quali potrebbe servire in linea diprincipio a sostituirlo. In una scienza, per, un paradigma raramente unostrumento di riproduzione. Invece, analogamente ad un verdetto giuridicoaccettato nel diritto comune, lo strumento per unulteriore articolazione edeterminazione sotto nuove o pi restrittive condizioni (Kuhn, 1978, p.43)4.

    Con il termine di paradigma scientifico Thomas S. Kuhn vuole cos indicare una serie di:conquiste scientifiche universalmente riconosciute, le quali, per un certo periodo,forniscono un modello di problemi e soluzioni accettabili a coloro che praticano uncerto campo di ricerca5.

    Il paradigma nei periodi di scienza normalerisulta implicito in quanto la scienza stessa

    parte dellordinamento entro il quale viene portata avanti. Ordinamento che non racchiude

    solamente concetti e visioni del mondo, ma anche valori e modi dagire comprendendo tutti gli

    impegni condivisi da un gruppo scientifico (Kuhn, 1985, p.322). In altre parole, tutta lattivit

    scientifica fa parte del paradigma dominante, per cui inevitabilmente

    la ricerca normale poggia saldamente su di un consenso permanente acquisitoper mezzo delleducazione scientifica e rafforzato dalla successiva attivit nellaprofessione scientifica (Kuhn, 1985, p.246).

    chiaro quindi come la percezione dei ricercatori risulti fortemente condizionata dal proprio

    paradigma tanto che la loro identificazione con esso

    tale da produrre una sorta di attaccamento che, in generale, porta il ricercatoread opporsi sistematicamente allaggressione contro il paradigma che gli serve damodello (Racine Cunha 1984, p.126).

    Non solo ma ciascun gruppo usa il proprio paradigma per argomentare in difesa di quelparadigma (Kuhn, 1985, p.121).

    Per questo motivo estremamente difficile delineare il paradigma corrente, mostrare dove

    sono i suoi limiti, dove corrono i suoi confini; soltanto nei periodi in cui il paradigma cambia se

    ne vedono i limiti: anzi, se cambia proprio a causa dei suoi limiti. Quando linterpretazione di

    un particolare problema scientifico presenta unanomalia che, permanendo, alcuni ricercatori

    considerano non risolvibile entro il paradigma dominante, allora si verificano delle situazioni di

    crisi che possono portare allerivoluzioni scientifiche.

    Le rivoluzioni scientifiche sono introdotte da una sensazione crescente che unparadigma esistente ha cessato di funzionare adeguatamente nella esplorazione diun aspetto della natura verso il quale quello stesso paradigma avevaprecedentemente spianato la strada. Sia nello sviluppo sociale che in quello

    4Affermazione analoga stata anche ripresa in T.S.Kuhn, 1985, p.XVIII.5Questa, occorre ricordare, la prima definizione di paradigma che appare alla p.10 della premessa del testo base diT.S.Kuhn; definizione per me particolarmente pregnante. Circa unanalisi critica del concetto di paradigma, cos comeappare in The Structure of Scientific Revolutionsi veda M.Masterman, 1984, pp.129-163. Occorre per ricordare che ilconcetto di paradigma, con il suo corollario mutamento di paradigma, non stato tranquillamente e normalmenteaccettato come ricorda lo stesso T.S.Kuhn le reazioni sono state varie e talvolta rumorose (1985, p.321) dalle variecomunit scientifiche. La discussione meglio conosciuta un colloquio del 1965, nel quale T.S.Kuhn difende se stesso

    contro una serie di critiche filosofiche, confluito nel libro di I.Lakatos A.Musgrave, 1984. Non si vuole qui entrare nelmerito di queste discussioni; si vuol solo far notare che ormai, a quasi cinquantanni della sua prima esposizione (laprima edizione del testo base di T.S.Kuhn The Structure of Scientific Revolution del 1962) lo schema interpretativo diT.S.Kuhn sicuramente un dato comunemente(se non proprio tranquillamente) accettato.

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    scientifico, la sensazione di cattivo funzionamento che pu portare alla crisi unrequisito preliminare di ogni rivoluzione (Kuhn, 1978, pp.119-120)6.

    Rivoluzioni scientifiche che provocando dei cambiamenti, negli strumenti ed attrezzature

    concettuali delle discipline, romperanno la continuit dei periodi di scienza normale dando

    origine a quello che egli definisce un riorientamento gestaltico dellintero dominio conoscitivodella scienza7. Ci significa introdurre una radicale innovazione nel modo di vedere ed

    interpretare un dato fenomeno; rimettere in discussione le premesse epistemologiche sulle

    quali si fonda la struttura di ricerca di quella scienza e ridefinire i criteri in base ai quali si

    giudica circa la validit e la scientificit dei risultati. Ovviamente, come nota Thomas S. Kuhn,

    lassimilazione di un simile riorientamento gestaltico richiede:

    la flessibilit e lapertura mentale che caratterizza, o in verit definisce, ilpensatore divergente non vi sarebbe alcuna rivoluzione scientifica elavanzamento delle scienze sarebbe molto piccolo se molti scienziati non

    possedessero questa qualit in grado elevato (Kuhn, 1985, p.246).

    chiaro, per, che agli inizi il nuovo paradigma potr essere accettato solamente da una parte

    della comunit scientifica e che, per qualche tempo, coesister assieme al precedente. Non

    potrebbe essere altrimenti, poich:

    la nuova teoria implica un mutamento delle regole che governavano la precedenteprassi della scienza normale e perci, inevitabilmente, si ripercuote su gran partedel lavoro scientifico che essi hanno gi compiuto con successo (Kuhn, 1978,p.25).

    per ovvio, secondo Thomas S. Kuhn, che: se le rivoluzioni comportano, alla fine, un

    mutamento di paradigma e se la scienza non procede in modo lineare e cumulativo allora

    impossibile sostenere che esse hanno portato a qualcosa di meglio e quindi non certamente

    scontato che il nuovo paradigma sia migliore o pi perfetto sotto ogni aspetto di quelli

    conosciuti prima (Feyerabend, 1984, p.283).

    Quasi come corollario al suo concetto di paradigma Thomas S. Kuhn pone poi il fatto che la

    scienza definita dalle comunit di ricercatori e non dai singoli ricercatori. pur vero che i

    singoli ricercatori facendo ricerca producono conoscenza scientifica ma sono le comunit di

    6Interessante questa sua analogia tra sviluppo sociale e sviluppo scientifico: le rivoluzioni politiche mirano a mutarele istituzioni politiche in forme che sono proibite da quelle stesse istituzioni Allinizio soltanto una crisi cheindebolisce il ruolo delle istituzioni politiche, allo stesso modo che -come abbiamo visto- indebolisce il ruolo deiparadigmi. In numero sempre maggiore gli individui si allontanano sempre pi dalla vita politica ufficiale e sicomportano in modo sempre pi indipendente. Quindi, con lapprofondirsi della crisi, parecchi di questi individui siriuniscono intorno a qualche proposta concreta per la ricostruzione della societ in una nuova struttura istituzionale. Aquesto punto la societ divisa in campi o partiti avversi, luno impegnato nel tentativo di difendere la vecchia strutturaistituzionale, gli altri impegnati nel tentativo di istituirne una nuova (Kuhn, 1978, pp.120-121).7O meglio come nota T.S.Kuhn (1978, p.139): durante le rivoluzioni, gli scienziati vedono cose nuove e diverse anchequando guardano con gli strumenti tradizionali nelle direzioni in cui avevano guardato prima. una posizioneprobabilmente assimilabile al mutamento di contesto analizzata da A.Koyr (1967, 1970). Per uninterpretazione del

    riorientamento gestaltico si veda T.S.Kuhn, 1978, pp.139-165. Come nota S.Toulmin, 1984, p.109: Il grande meritodellinsistenza di Kuhn sul carattere rivoluzionario di alcuni mutamenti nelle teorie scientifiche sta nellaver costrettomolti studiosi ad affrontare fino in fondo e per la prima volta la profondit delle trasformazioni concettuali che hannocaratterizzato talora lo sviluppo storico delle idee scientifiche.

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    ricercatori che, definendo i paradigmi, fanno della loro ricerca una scienza. Qualche anno dopo

    la stesura del suo testo base nel rispondere ad alcuni suoi critici egli afferma:

    il termine paradigma entra in stretta vicinanza sia fisica che logica con la frasecomunit scientifica. Un paradigma ci che i membri di una comunit scientifica,ed essi soli, condividono. Inversamente il possesso di un paradigma comune che

    fa di un gruppo di uomini, per altri versi disparati, una comunit scientifica (Kuhn,1985, p.322)8.

    Per Thomas S. Kuhn la scienza non un fatto personale, legato a pochi ricercatori separati

    e fra loro in contrasto, ma un fatto fondamentalmente e profondamente sociale:

    una comunit scientifica consiste, secondo questa concezione, degli esperti di unaspecialit scientifica. Vincolati luno allaltro da elementi comuni nella loroeducazione e nel loro apprendistato, essi si considerano e sono considerati daglialtri, come coloro che sono responsabili del perseguimento di un insieme diobiettivi condivisi, compreso laddestramento dei loro successori. Queste comunitsono caratterizzate dalla relativa abbondanza delle comunicazioni allinterno del

    gruppo e dalla relativa unanimit nel giudizio del gruppo in campo professionale.Con una notevole ampiezza i membri di una data comunit avranno assimilato lamedesima letteratura e tratto da essa le medesime lezioni (Kuhn, 1985, p.324)9.

    chiaro quindi che una comunit scientifica, che forse ora potremmo meglio definire scuola

    di pensiero, lelemento chiave per la formulazione, accettazione ed eventualmente difesa di

    quel insieme di tradizioni, risultati, conquiste, teorie, regole, schemi concettuali che formano

    un paradigma scientifico.

    Se un ricercatore particolarmente novativo (il pensatore divergente, cos come definito

    prima) definisce una nuova scoperta, una migliore soluzione ai problemi che il paradigma

    dominante non riesce a risolvere o risolve solo in parte, e dopo questo si distacca dalla

    comunit di riferimento certo, secondo Thomas S. Kuhn, che da solo non dar mai origine ad

    un nuovo paradigma:

    se uno scienziato sceglie questa via, la sua azione si riflette non sul paradigma masu lui stesso. Sar inevitabile che i suoi colleghi lo considerino come il carpentiereche d la colpa ai suoi strumenti (Kuhn, 1978, p.105)10.

    Al contrario, la sua novazione solo quando sar fatta propria da una comunit di ricercatori

    potr far parte del vecchio paradigma oppure, scardinandolo, ne dar origine ad uno nuovo. I

    ripetuti insuccessi del vecchio paradigma e la dimostrata efficacia di una novazione possono farcambiare lopinione ad un gruppo di ricercatori cos:

    le soluzioni che soddisfano non possono essere puramente personali ma devonoessere accettate come tali da molti. Il gruppo che le condivide non pu tuttaviaessere ricavato a caso dalla societ nel suo complesso, ma deve essere, alcontrario, la comunit nettamente definita costituita dai colleghi della stessaspecializzazione scientifica (Kuhn, 1978, p.202).

    8 Affermazione simile appare anche nel Poscritto della Struttura delle Rivoluzioni scientifiche (1978, p.213) si vedaanche quanto da lui affermato inRiflessione sui miei critici(1984, p.337).9Al riguardo si veda anche quanto da lui affermato nel Poscritto della Struttura delle Rivoluzioni scientifiche (1978,

    pp.213-219)10Si veda anche C.G.Hempel (1975, p.66) che discutendo di nuove teorie o nuove ipotesi nota come la credibilit diuna certa [nuova] ipotesi apparir infirmata quando questa viene a trovarsi in conflitto con ipotesi o teorie che sonoaccolte, in quel momento, come ampiamente confermate.

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    Non certamente il singolo scienziato che definisce (o muta) i contenuti della matrice

    disciplinare del paradigma dominante la scienza normale di cui fa parte; tutti i cambiamenti o

    le accettazioni hanno bisogno dellapprovazione della comunit dei suoi colleghi:

    la scienza non la sola attivit i cui esperti possono essere raggruppati in unacomunit ma lunica in cui ogni comunit ha il suo pubblico ed il suo giudiceesclusivi (Kuhn, 1984, p.338).

    E importante sottolineare come allinizio laccettazione del nuovo paradigma non sia un

    processo completamente razionale ma avvenga, al contrario, soggettivamente. ben

    difficile per ciascun ricercatore valutare obbiettivamente la supremazia di un paradigma

    rispetto ad un altro dal momento che non possibile fare appello ad unautorit super partes

    che possa definire quale teoria sia pi scientifica:

    ci che differenziava le varie scuole non era questo o quel difetto di metodo tutte

    erano scientifiche ma ci che chiameremo le loro incommensurabili maniere diguardare al mondo e di praticare la scienza in esso (Kuhn, 1978, p.22).

    Ne consegue che, non essendovi nessuna possibilit di una valutazione superiore e acritica,

    solo una profonda persuasione pu far prevalere un paradigma sullaltro e colui che cambia:

    deve aver fiducia che il nuovo paradigma riuscir in futuro a risolvere molti vastiproblemi che gli stanno davanti [e la sua accettazione] pu essere presasoltanto sulla base della fede Kuhn, 1978, p.190)11.

    O meglio e ben pi correttamente -come Thomas S. Kuhn in uno dei suoi ultimi interventi ha

    spiegato- ci che gli scienziati concretamente debbono valutare:

    non la convinzione tout court ma il cambiamento di convinzione [poich]quello che la valutazione mira a selezionare non sono le convinzioni checorrispondono al cosiddetto mondo esterno, concreto, ma semplicemente a unmigliore o al migliore complesso di convinzioni effettivamente esistente nel periodoin cui chi valuta esprime il giudizio (Kuhn, 2000b, p.178)12.

    La transizione paradigmatica, in effetti, pu anche apparire come un preciso atto di fede,

    ma tale atto dipende dal contesto in cui posto il ricercatore e riflette i vincoli posti dal

    momento storico e dalle circostanze personali. Ogni svolta nella storia della scienza frutto,

    infatti, della contemporanea presenza di condizioni sociali favorevoli e di proposte

    dinnovazione convincenti. Da un lato , infatti, necessario che le risposte date da quella

    scienza alle domande degli individui e della collettivit, fino a quel momento giudicate

    adeguate e sufficienti, comincino a rilevarsi limitate o insoddisfacenti. Dallaltro occorre che,

    quando si manifestano i sintomi di una crisi del genere, siano disponibili alternative concettuali

    capaci di cogliere, al di sotto delle apparenze caotiche, quei nessi e quelle relazioni fra elementi

    del mondo reale che hanno rilevanza per le nuove domande nate dallevoluzione della struttura

    11 Questo un passo molto criticato, circa una sua difesa si veda sia T.S.Kuhn, 1984, p.344-351 sia P.Feyedabend,

    1984, pp.291-295.12In modo analogo si esprime anche C.G.Hempel (1975, p.67) Una teoria molto generale che abbia avuto buon esito inmolti campi verr di solito abbandonata solo quando sia disponibile una teoria alternativa pi soddisfacente; e dellebuone teorie sono difficili ad ottenersi

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    sociale13. Comunque, qualsiasi sia il modo con cui un paradigma viene accettato e fatto

    proprio:

    la comunit degli scienziati si impegna, consapevolmente o meno, nei confrontidellidea che i problemi fondamentali ivi risolti siano in realt stati risolti una voltaper sempre (Kuhn, 2000a, p.11).

    Se vero quindi che la scelta di abbandonare il vecchio paradigma per il nuovo non

    unimpresa facile ed indolore occorre ammettere che la transizione paradigmatica non potr

    certamente essere n rapida n totale. Non certo razionalmente possibile pensare che la

    comunit di ricercatori possa passare in toto ed immediatamente al nuovo. Nel presentare

    queste difficolt Thomas S. Kuhn cita ironicamente un passo di Max Plank che afferma come

    ogni nuova verit scientifica non venga, di solito, accettata facilmente dai suoi oppositori:

    piuttosto essi, gradualmente, muoiono uno dopo laltro, e una nuova generazionecresce familiarizzandosi con la verit fin dallinizio (Kuhn, 2000a, pp.4-5).

    chiaro quindi che, fino a quando il nuovo paradigma non riuscir ad imporsi scalzando il

    vecchio, possono coesistere pi paradigmi contemporaneamente:

    durante il periodo di transizione, vi sar una sovrapposizione abbastanza ampia,ma mai completa, tra i problemi che possono venir risolti col vecchio paradigma equelli che possono essere risolti col nuovo (Kuhn, 1978, p.111).

    Per le scienze sociali, poi, questo discorso si complica ulteriormente. Se nelle scienze

    esatte, dopo un periodo di assestamento, un paradigma finisce per prevalere sullaltro,

    divenendo cos la matrice disciplinare della scienza normale adottata dallintera (o da buona

    parte della) comunit scientifica, per le scienze sociali, al contrario, la situazione bendiversa: diversi paradigmi possono convivere uno accanto all'altro, senza che nessuno riesca a

    scalzare in toto gli altri.

    Gli esempi che Thomas S. Kuhn presenta nei suoi lavori sono sempre tratti dalla fisica o

    dalla matematica, comunque dalle scienze esatte, dove dopo periodi preparadigmatici o di

    instabilit si definiscono lunghi periodi di scienza normale. Nelle scienze sociali, invece, i nuovi

    paradigmi non riescono in genere a stabilizzarsi abbastanza bene da permettere un periodo

    relativamente lungo di scienza normale e questo limite si traduce in una relativamente minore

    chiarezza nella definizione della successione diacronica dei vari paradigmi. In questo caso non certo possibile affermare che delle osservazioni o analisi territoriali possano essere

    compatibili, interpretabili o spiegabili con paradigmi logicamente incompatibili tra loro

    (incommensurabili) anche se, in relazioni a quelle osservazioni territoriali, questi possono

    sembrare empiricamente equivalenti. Si tratta per sempre di spiegazioni o interpretazioni che,

    appartenendo a paradigmi diversi e incommensurabili, non possono essere considerate

    equivalenti14. Cos nei periodi caratterizzati dalla simultanea presenza di diverse matrici

    disciplinari in concorrenza ci si trova sicuramente in difficolt sia a voler dare una precisa data

    13Si veda al riguardo M.Cini, 1994, pp.17-24.14 Su posizione simile si veda anche W.V.Quine (1996, pp.103-156) nel discutere, dal punto di vista linguistico,sullontogenesi del riferimento.

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    di inizio o di fine di ciascun paradigma sia, e principalmente, a ben precisare, constatare o

    schematizzare le caratteristiche proprie di ciascuno. E questo potrebbe essere uno dei limiti

    che il modello interpretativo kuhniano pone alla sua applicazione in geografia dove non quasi

    mai esistito un preciso dominio di un singolo paradigma.

    In questa prospettiva possibile applicare alla geografia lo schema interpretativo delineatosopra? Sono convinto che ci sia possibile, tenendo presente che fin dai primi anni settanta

    molti geografi in particolare nord americani15 hanno gi tentato, usando lo schema kuhniano

    di individuare e definire alcuni paradigmi geografici. chiaro quindi che nei capitoli che

    seguiranno daremo, analizzando il succedersi delle varie scuole di pensiero, unimpostazione

    paradigmatica di stampo kuhniano. Ne deriver una struttura che appare come una

    stratificazione di varie geografie succedutesi nel tempo. Una tale successione di strati non

    implica necessariamente un progresso o un ordine gerarchico ma indice di un vario

    avvicendarsi di diversi modi di vedere il mondo: vari modi che si sovrappongono e come lefoglie cadute quando termina la loro stagione, diventano humus per la stagione successiva.

    Tutto questo ci permette di considerare la geografia una scienza maturanellaccezione che

    ne d Paul Feyerabend (1984, p, 292):

    la scienza matura una successione di periodi normali e rivoluzioni. I periodinormali sono monistici; gli scienziati cercano di risolvere i rompicapo conseguenti aitentativi di vedere il mondo nei termini di un unico paradigma. Le rivoluzioni sonopluralistiche finch emerge un nuovo paradigma, che ottiene sufficiente appoggioda poter servire come base per un nuovo periodo normale.

    Occorre per avere ben presente che quella di Thomas S. Kuhn non altro che una teoria,ossia uninterpretazione della realt, con tutti i suoi limiti e proprio per questo motivo soggetta

    a critiche e ad accese discussioni. Non solo, ma in quanto teoria (e la stessa interpretazione

    kuhniana una teoria) soggiace ad una interpretazione di tipo paradigmatico: se essa ora

    appare come linterpretazione pi efficace (rappresenta cio la scienza normale) pu essere

    perfettamente scalzata da unaltra possibilit di interpretazione. Ma, a mio parere, a tuttoggi

    essa rappresenta ancora il paradigma dominante, la scienza normale, atta ad interpretare

    levoluzione dei vari pensieri scientifici.

    15Si veda al riguardo il bellarticolo di A.Mair (1986).

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    2 La fase preparadigmatica.

    Cos la geografia coltiva e incivilisce nel medesimo tempo, ed una parte assai importante della cognizione del mondoSarebbe inutile dire di pi sullutilit della geografia ciascun

    capitolo lo prover abbastanza da s.Immanuel Kant, Geografia Fisica, pp.XXXV-XXXVI

    2.1 Premessa

    Prima di prendere in considerazione i vari paradigmi della moderna geografia sar bene

    fare un accenno a quella fase preliminare che Thomas S. Kuhn indica comepreparadigmaticae

    che per buona parte delle scienze si fa generalmente finire nella prima met del XVIII secolo.

    quella fase che precede la formazione di un paradigma ed in cui ogni scienziato, non essendo

    vincolato ad alcun corpo di teorie o matrici disciplinari e mancandogli un preciso insieme di

    metodi e tecniche cui fare riferimento, si sente spinto a ricostruire il suo campo dallefondamenta (Kuhn, 1978, p.32).

    2.2 La fase preparadigmatica ottocentesca della geografia europea.

    Ovviamente non qui mia intenzione e funzione analizzare tutto il periodo

    preparadigmaticodella geografia europea ma solo accennare a quella che i comuni manuali di

    Geografia Generale (Lorenzi, Toniolo, Almagi, Toschi) definivano geografia scientifica

    ottocentesca. Periodo questo ultimo in cui le idee di tre grandi pensatori divergentine hanno

    caratterizzato la sua fine preparando linizio, anche per la Geografia, del periodo paradigmatico

    che caratterizza le scienze mature.

    Immanuel Kant (1724-1804), conosciuto per le sue opere filosofiche, fu anche geografo16.

    Nei suoi quarantanni dinsegnamento, dal 1756 al 1796, tenne ben 48 corsi di geografia a

    fianco dei 54 di logica, 49 di metafisica e 20 di fisica e fu il primo ad insegnare stabilmente

    geografia allUniversit prima che questa fosse definitivamente istituzionalizzata come corso

    universitario. Il suo testo geografico pi importante e conosciuto il ponderoso Physische

    Geographie17 in cui, nonostante il titolo, si discute non solo di geografia fisica ma anche

    delluomo e delle sue attivit economiche in rapporto alle condizioni naturali18. Le pagine

    16 Su I.Kant geografo si veda prima di tutto le importanti interpretazioni di J.A.Mayr (1970), di V.Berdoulay (1991,pp.75-94) e di P.Richards (1974); poi D.L.Livingstone R.T.Harrison (1981a), A.L.Sanguin (1994) e F.Farinelli (2004b);interessante anche il discorso di R.Hartshorne (1967).17In effetti, questo testo, non autografo ma ricavato dalle sue lezioni di geografia sulle basi degli appunti presi da alcunistudenti, stato pubblicato agli inizi del 1800. Riguardo la storia, un po complessa, della sua pubblicazione di vedaF.Farinelli (2004b). Di questo testo ne esiste una traduzione italiana in tre volumi e sei tomi effettuata nel 1807/1811;

    nel 2004, la casa editrice Leading ne ha prodotto una copia anastatica.18Per questo, il termine kantiano Geografia Fisicapotrebbe essere meglio avvicinabile pur tenendo conto del secolo emezzo di differenza a quello di Geografia Generalecos com stato utilizzato dai geografi italiani negli anni 1940-1980; si veda anche A.L.Sanguin, 1994.

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    introduttive sono state spesso considerate la parte pi significativa mentre il resto, divulgativo,

    appare di scarso interesse19.

    Physische Geographie, ed in particolare la sua introduzione, sicuramente unopera

    importante ma che ha avuto alterne vicende ( stata pi spesso ignorata) nellelaborazione del

    pensiero geografico mentre il suo pensiero filosofico, sullopposizione tra natura e storia comerifiuto al monismo positivista, ebbe una notevole importanza anche in campo geografico.

    Physische Geographiefu ignorata dai geografi italiani, non appare mai citata in nessuna opera

    di storia della geografia, nonostante la sua traduzione in lingua italiana effettuata gi nel 1807;

    anche Richard Hartshorne (1967, p.85) nota come:

    lopera di Kant ed il suo interesse per la geografia furono ampiamente ignorati perquasi un secolo dopo la sua morte.

    Solo recentemente, in particolare con la disputa fra Richard Hartshorne e Fred K. Schaefer,si

    sempre pi fatto ricorso ad essa per linterpretazione della duplice valenza della geografia:nomotetica o idiografica, fisica o umana20. Solo da questo punto di vista certamente possibile

    accettare laffermazione di George Tatham (1957, p.38) secondo cui:

    la definizione data nellintroduzione alle sue lezioni, descrive cos completamentelo scopo della geografia che essa ha agito, direttamente o indirettamente, su tuttele successive discussioni metodologiche21.

    Immanuel Kant delinea anche due differenti modi per classificare i fenomeni empirici: uno

    legato alla loro natura e laltro alla loro posizione nel tempo e nello spazio. Il primo definisce la

    classificazione logicalegata ai fondamenti delle scienze sistemiche, mentre il secondo per noi

    pi importante- definisce la classificazione fisica e pone le basi scientifiche alla storia e alla

    geografia: la storia (scienza cronologica) studia i fenomeni nel tempo mentre la geografia

    (scienza corografica) studia i fenomeni che appartengono al medesimo luogo. O, meglio, per

    dirla con le parole di Immanuel Kant:

    La storia e la geografia potrebbero essere chiamate, per cos dire, una descrizione,con la differenza che la prima una descrizione secondo il tempo e la seconda unadescrizione secondo lo spazio. La storia e la geografia aumentano la nostraconoscenza rispetto il tempo e lo spazio. La storia riguarda quegli eventi che,riguardo al tempo, sono accaduti uno dopo laltro. La geografia riguarda i fatti dalpunto di vista dello spazio e che accadono contemporaneamente La storia e lageografia dunque differiscono solo rispetto il tempo e lo spazio La storia unanarrazione, la geografia una descrizione. Quindi possiamo avere una descrizionedella natura ma non una storia della natura Geografia il nome dato alladescrizione della natura e al mondo nel suo complesso. La geografia e la storia

    19Sprezzante il giudizio che ne d F.Ratzel (1905/7, p.56) Kant nelle sue lezioni sopra la geografia fisica si mostraffetto dalla comune tendenza a enunciare delle aride enumerazioni e cerc di ravviare mediante aneddoti la mortamateria. Uno scambio di concetti, un alternarsi di nomi, senza penetrar pi addentro nella cosa.20I primi a darle una certa considerazione sono sicuramente stati A.Hettner e P.Vidal de la Blache ma con i lavori di

    R.Hartshorne che la sua premessa, in particolar negli Stati Uniti, venne conosciuta diventando un argomento didiscussione.21Su questo da notare limportante contributo V.Berdoulay, 1991, pp.75-94; si vedano anche A.Holt-Jensen, 1999,p.24 e D.N.Livingstone, 1992, p.116.

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    occupano tutta larea della nostra percezione: la geografia quella dello spazio, lastoria quella del tempo22.

    Cos la storia e la geografia permettono alluomo la razionalizzazione della sua esistenza23ed

    attraverso la geografia luomo apprende la capacit di orientarsi:

    e questo nei due significati della parola: individuare il luogo e le coordinatenaturali della propria esistenza e posizionarsi nella buona direzione24.

    Unaltra importante conquista kantiana fu la deteologizzazione dello studio scientifico. Egli

    aveva, infatti, distinto i noumenadaiphenomena. Noumena la realt come effettivamente ,

    oggetto della conoscenza razionale pura, mentre phenomena il mondo della conoscenza

    snsibile, il mondo dei sensi, il mondo colto dalla scienza:

    la scienza, di conseguenza, opera solo nella sfera dei phenomena: relativa alleosservazioni, alle relazioni causa-effetto, alle propriet spazio temporali. La scienzanon potr mai aprire una breccia nellirreale mondo dei noumena (Livingstone,

    1992, p.116).

    Ovviamente la geografia in quanto scienza opera solo nel regno dei phenomena ed ,

    quindi, teleologicamente neutrale. Egli cos anticipa quanto avverr in seguito e cio il

    progressivo allontanamento della posizione della geografia capace di descrivere la creazione

    divina ed interpretare il piano di Dio nelluniverso, per arrivare alla geografia come scienza che,

    pi semplicemente, permette alluomo di razionalizzare la sua esistenza nel mondo.

    Per Immanuel Kant, quindi, la geografia in quanto scienza empirica teleologicamente

    neutra e, avendo come fondamento lo spazio, la scienza delle relazioni spaziali che studia i

    fenomeni che avvengono sulla superficie terrestre. una scienza che fornisce una visioneolistica del mondo dandone una conoscenza unificata ed solo da questo punto di vista che si

    occupa delluomo.

    Ma pi che Immanuel Kant bene ricordare le due figure che per certi aspetti possono

    essere considerati sia gli ultimi rappresentanti della geografia classica, sia gli iniziatori della

    geografia come disciplina scientifica: Alexander von Humboldt (1769-1859) e Karl Ritter

    (1779-1859) le cui opere principali sono rispettivamente Kosmos e Erdkunde25. Il primo

    22La citazione dalla Introduzione del testo Physische Geographiedi I.Kant, questa traduzione italiana stata fattasulla base della traduzione inglese effettuata da J.A.Mayr (1970, pp.255-264) i passi tradotti sono alle pp.261-262. Glistessi passi sono stati tradotti in inglese in modo analogo anche da F.K.Schaeffer, (1953, pp.232-233) di cui esiste unaparziale traduzione italiana in H.Capel (1987, p.185).La traduzione di J.A.Mayr la seguente: We can call both history and geography, at the same time, a description, butwith the difference that the former is a description of time while the latter is a description of space. History andgeography enlarge our knowledge with respect to time and space. History concerns events which, under the aspect oftime, have occurred one after the other. Geography concerns appearances under the aspect of the space which occursimultaneously History therefore differs from geography only in respect to space and time History is a narrative,but geography is a description. Therefore we may have a description of nature, but not a history of nature The nameof geography therefore designates a description of nature, and that of the whole earth. Geography and history fill up thetotal span of our knowledge, geography namely that of space, but history that of time.23Si veda anche linteressante analisi di J.M.Besse M.C.Robic, 1986.24Il riferimento di E.Weil, citato da J.M.Besse M.C.Robic, 1986, p.68: et cela dans le deux sens de ce mot: trouver leple et les coordonnes naturelles de son existence, et se placer dans la bonne direction.25I titoli per esteso sono rispettivamente: Kosmos. Entwurf einer physischen Weltbeschreibung, pubblicato in 5 volumidal 1845 al 1862; Die Erdkunde im Verhltnis zur Natur und zur Geschichte des Menschen oder allgemeine

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    ritenuto tra laltro il pi importante esploratore scientifico dellepoca moderna prima di

    Darwin (Metken, 2000, p.33) mentre il secondo fu il primo geografo a delineare in modo

    chiaro il suo metodo.

    Questi due personaggi quasi coetanei, in relazione epistolare e deceduti nello stesso anno

    pur essendo molto diversi fra loro hanno in comune la stessa visione del mondo: nella diversitricercarono lunit allo scopo di realizzare sintesi globali del Tutto terrestre (Capel, 1987,

    p.24). Se prima lattivit del geografo era limitata allaccumulazione di dati, per poi disegnare o

    far disegnare carte miranti a descrivere un determinato territorio, con loro quella stessa

    attivit si fa molto pi attiva e comincia a diversificarsi: il geografo compara le varie regioni

    indagate per scoprire caratteristiche simili e individuare le leggi che regolano la loro

    organizzazione. La novazione consisteva appunto nelleffettuare una precisa strutturazione del

    materiale raccolto e, attraverso una deliberata ricerca fra le similarit e le differenze dei vari

    paesi e regioni, cercare di comparare fra loro le differenti parti del mondo.Alexander von Humboldt filosofo, letterato, naturalista, geologo, astronomo e geografo

    considerato assieme al fratello Karl Wilhelm ed a Johann Wolfgang Goethe uno dei grandi

    savant dellilluminismo tedesco a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo26. stato anche un

    valente esploratore scientifico soggiornando a lungo nellAmerica Meridionale, in Italia ed in

    Siberia. I viaggi di esplorazione erano per lui una necessit scientifica in quanto

    rappresentavano il momento di verifica e di prova della sua visione della natura intesa come

    un unicum27.

    Da buon illuminista incoraggi luso della ragione e cred profondamente nellutilit dellascienza volta ad interpretare le leggi generali che governano la natura nella sua totalit:

    una semplice giustapposizione dei fatti non servirebbe allo scopo nellordinestesso del progresso scientifico che i singoli fatti, rimasti a lungo senza legami conlinsieme, successivamente si ricolleghino con esso e si inquadrino in leggi generali.Indico qui solo la strada dellosservazione e dellesperienza in attesa che si giungaal momento in cui, come voleva Socrate (a quanto scrive Platone) la natura vengainterpretata secondo ragione28.

    Ma non solo la scienza, per descrivere la natura in tutta la sua grandezza:

    necessario descrivere anche il riflettersi della natura sulluomo e vedere come

    essa, ora vi si esprima attraverso il mondo dei miti, che con suggestive e

    vergleichende Geographie, als sichere Grundlage des Studium und Unterrichts in physikalischen und historischenWissenschaften, pubblicato in 19 tomi e 21 volumi tra il 1822 ed il 1859.26 Riguardo la sua importanza interessante notare il passo tratto dallAutobiografia di C.Darwin (1964, p.49)Nellultimo anno di Cambridge lessi con profondo interesse i Ricordi Personali di Humboldt. Questo libro e la

    Introduzione allo studio della filosofia naturale di Sir J.Herschel accesero in me il desiderio ardente di portare uncontributo, anche il pi umile, al nobile edificio delle scienze naturali. Nessun altro libro ebbe su di me uninfluenzasimile a quella di queste due opere. Copiai daiRicordidi Humboldt lunghi brani su Tenerifa che lessi poi al alta voce...27Come egli afferma, prima di partire per il viaggio nelle regioni equinoziali: Je collecterai des plantes et des fossileset me livrerai des observations dastronomie. Mais l nest pas le but premier de mon expdition. Je mefforcerai dedcouvrir linteraction des forces de la nature et les influences quexerce lenvironnement gographique sur la vie

    vgtale et animale. En dautres termes il me faut explorer lunit de la nature citato in J.P.Delage (1992, pp.39-40).28 A.von Humboldt, 1975, p.221. E ancora ho sempre preferito alla conoscenza di fatti isolati, anche se nuovi, lacomprensione alla concatenazione di quelli noti da tempo, e la scoperta di una specie sconosciuta mi parsa menointeressante dellosservazione sui rapporti geografici citato in M.Ciardi (2008, p.418).

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    fantasmagoriche immagini interpretano i fenomeni fisici, e ora faccia sbocciare ilnobile germe dellarte (von Humboldt, 1975, p.235).

    Perch nel momento in cui si va oltre il mondo oggettivo degli scienziati:

    si apre davanti a noi un mondo interiore che noi esploreremo in questo libro della

    natura, non per distinguere come si richiede alla filosofia dellarte ci che, nellenostre impressioni estetiche, da riferirsi allazione delle forze esterne suisentimenti da ci che invece legato alle molteplici disposizioni dellattivitspirituale, ma piuttosto, per descrivere in qual modo nel nostro spirito nasca unoschietto senso della natura e per cercare le cause che, soprattutto nei tempimoderni, hanno profondamente contribuito, attraverso il risveglio dellimmagine,allimpegno per lo studio della natura e alla propensione per i viaggi in terrelontane (von Humboldt, 1975, pp.234-235).

    In realt Alexander von Humboldt, aspirando a comprendere il Kosmos29 parla anche di

    senso della natura come emozione semplice e immediata e dedica decine di pagine a

    discutere di descrizioni letterarie della natura, di sentimenti della natura a seconda dei

    tempi e delle razze e di pittura paesaggistica. In questo modo egli, oltre a spingere verso

    uninterpretazione scientifica, si fa contemporaneamente promotore di una concezione poetica

    del mondo, che scaturisce proprio dalla sensibilit (e quindi dalla soggettivit) dellindividuo.

    Lo scienziato che studia la natura assomma allosservatore distaccato, che si avvale

    dellobbiettivit della scienza, il partecipante che la interpreta con spirito poetico: egli deve

    studiare la natura sotto i due aspetti:

    una volta in maniera obiettiva attraverso losservazione dei fenomeni reali e poiattraverso il riflesso di essa sui sentimenti dellumanit (von Humboldt, 1975,

    p.267).Assommava,per dirla con David N. Livingstone (1992, p.134):

    lempirismo baconiano del naturalista navigatore dello stampo di Cook, lidealefilosofico kantiano di una scienza universale, la passione di Gorge Forster per labellezza della natura e la ricerca idealistica goethiana per un principio coordinatoretrascendentale.

    La sua cultura, i suoi viaggi ed i suoi studi lo portarono a sempre pi considerare luomo

    come lelemento chiave del Kosmos parte integrante del quadro ambientale, al quale

    soggetto in quanto essere vivente ma che modifica con la sua attivit di essere pensante, pur

    essendone, complessivamente, condizionato (Milanesi, 1975, p.13) tanto che lo studio della

    distribuzione delluomo sulla terra rappresentava per lui lultimo e pi nobile scopo di una

    descrizione fisica del mondo (von Humboldt, 1975, p.220). Egli stato forse il primo ad

    imprimere alla geografia quel impulso che tender a trasformarla da scienza corografica a

    disciplina antropica. Importante sar poi la sua influenza sugli studi sullintegrazione

    uomo/natura ed il riflesso che hanno sugli uomini i vari fenomeni naturali non tanto a livello

    materiale quanto, e principalmente, a livello spirituale ed emotivo30.

    29Termine che, secondo F.Farinelli (1992, p.139) per lui non significa semplicemente mondo ma ordine nel mondo.30 Non si vuole qui fare riferimento al determinismo ma a quegli studi che andavano sotto il nome di GeografiaPoetica o di Geopsiche, che saranno fortemente avversati dai geografi positivisti. Circa lidea di Geopsiche si vedalinteressante lavoro di W.Hellpach (1960).

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    Inoltre egli, nonostante consideri la carta geografica come lo strumento principe dei

    geografi, ma arriva a sostenere che

    le carte geografiche esprimono le opinioni e le conoscenze, pi o meno limitate, dichi le ha costruite, sono anzi il luogo in cui pi evidente risulta come in geografiafatti e opinioni interagiscono mutuamente e finiscono spesso per confondersi

    (Farinelli, 1992, p.131).

    Nuovo inoltre il concetto di studio della regione. Egli vede il mondo diviso in una serie di

    regioni naturali, ciascuna con il proprio insieme di piante e animali, e questo si rivel terreno

    estremamente fertile per la geografia successiva segnando un cambiamento radicale. Come,

    infatti, nota David N. Livingstone:

    la forte inclinazione di Humboldt nei confronti delle analisi regionali sullavegetazione pu essere vista con un cruciale ingrediente dello scivolamento da unsistema analisi basato sulle evidenti caratteristiche morfologiche verso un nuovoepistemache enfatizza lintera sottostante coesione ecologica (Livingstone, 1992,

    p.138).

    Fu molto attivo per quanto riguarda la diffusione della geografia e partecip attivamente

    allorganizzazione delle prime societ geografiche intervenendo direttamente nella creazione

    della Societ di Geografia di Parigi, la prima del tempo. Egli per,come giustamente nota Paul

    Claval (1972, p.26):

    non fu allorigine di una scuola, non ebbe discepoli diretti; la sua influenza simanifest un poco per volta, via via che un ambiente geografico prendeva forma.

    Karl Ritter (1779-1859) il primo geografo a coprire una cattedra ufficiale di geografia

    alluniversit di Berlino cattedra che tenne per circa un quarantennio dal 1820 fino alla suamorte stato anche il primo geografo a delineare in modo chiaro il suo metodo che espose in

    un unico volume in cui riun tutti i suoi scritti teorici31. Come afferma nella prefazione del suo

    lavoro vi un forte bisogno di una riflessione teorica in quanto si assistito, finora:

    ad una proliferazione di opere geografiche ma il loro apporto teorico lascia molto adesiderare lo scopo [di questa raccolta] di stimolare levoluzione del pensierogeografico (Ritter, 1974, p.37).

    Gli studi precedenti sempre secondo Carl Ritter si erano costantemente accontentati

    di descrivere e classificare sommariamente le diverse parti del Tutto [la Terra] ed per questo motivo che la geografia non ha potuto interessarsi delle relazioni edelle leggi generali: le sole in grado di trasformarla in scienza e dargli ununit(Ritter, 1974, p.166).

    La moderna geografia quindi non pu pi accontentarsi di descrivere e classificare ma deve

    andare oltre: deve comparare fra loro le varie parti della Terra. Per questo egli cerca di definire

    un metodo determinando delle regole precise:

    la regola fondamentale, che dovrebbe garantire la verit al Tutto, consiste nelprocedere da osservazione in osservazione e non da opinioni o ipotesiallosservazione procedere dal semplice al complesso; dagli aspetti secondari del

    problema a quelli essenziali e da ci arrivare alla sua verit; dalla regola alle31Di questo volume ne esiste una traduzione francese a cura di G.Nicolas-Obadia (Ritter, 1974) cui ci si riferir pertutte le citazioni. Per uninteressante analisi del pensiero ritteriano si veda M.Korinman (1981).

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    eccezioni procedendo cos verso tutte quelle direzioni che rientrano nel campo dellerelazioni spaziali (Ritter, 1974, pp.57-58).

    La Geografia Generale Comparatanon dovr mai venir meno a simili regole generali ma se cos

    non fosse

    occorrer incriminare o la mancanza di dati ed informazioni o il geografo stessoma mai il carattere intrinseco del metodo che, nonostante le difficoltdellapplicazione, sar sicuramente capace di tener fede a molte delle suepromesse (Ritter, 1974, p.58).

    Come nota Franco Farinelli, per Karl Ritter lo scopo della sua Geografia Generale

    Comparata

    innanzitutto quello della precisa individuazione degli oggetti naturali, perarrivare a stabilire sulla base dellaccertamento di ogni forma autonoma e specifica,i tipi fondamentali delle formazioni che costituiscono lo spazio riempito di coseterrestri e la loro reciproca relazione (Farinelli, 1992, p.122).

    Secondo Carl Ritter, infatti, la Geografia Generale Comparata giustamente definita da due

    aggettivi:

    Generale, non perch essa voglia dire tutto ma perch pur senza darsi uno scopoben definito essa si sforza di studiare, secondo la loro natura e con la medesimaattenzione, ogni parte della terra ed ognuna delle sue forme [in altri termini] solopartendo dai tipi fondamentali sar possibile elaborare un sistema naturale.Comparata, nel senso di quelle scienze che [prima della geografia] si sonocostituite come discipline istruttive, la nostra conoscenza dei vari luoghidisseminati sulla superficie della terra arrivata a tal punto che possibileauspicare la comparazione delle forme simili e comparare il loro modo dazione

    (Ritter, 1974, pp.55-56)32

    .Se per Immanuel Kant storia e geografia sono due discipline separate che assieme

    permettono alluomo di razionalizzare la sua esistenza, per Carl Ritter il loro legame si cementa

    e la geografia non pu certo fare a meno della storia

    la scienza geografica non pu essere privata del fattore storico se vuole essere lavera disciplina delle relazioni spaziali terrestri e non essere solamenteunaccozzaglia di astrazioni (Ritter, 1974, p.133).

    Cos egli pone sulla superficie terrestre lelemento umano con la sua storia33ma lo pone in

    modo cos dominante da trasformare la geografia da scienza puramente corografica (cio

    fisica) in disciplina antropica:

    il sistema terrestre stato sottomesso [alle] forze meccaniche, fisiche edintellettuali in cui levoluzione s mescolata con la storia dellumanit labilitdelluomo [ha] trasformato la penuria in abbondanza ed ovunque la civilt ci hainsegnato a resistere alla natura (Ritter, 1974, pp.139-140).

    32Per una prima analisi critica del termine comparatasi vedano larticolo S.Mehedinti (1901) e la critica di F.Porena(1901).33 E sar la maggior critica che gli verr fatta dai geografi successivi di matrice positivista o che comunqueprivilegeranno gli aspetti fisici: pesante lattacco di H.Wagner (1911, p.27) si diffuse il concetto che la geografia

    fosse una scienza ausiliaria, priva di uno scopo a s. R.Almagi (1919, p.4) afferma i Ritteriani lasciaronsoverchiamente prevalere lelemento storico, astraendo troppo spesso dalla considerazione dellambiente naturale; siveda anche A.R.Toniolo (1947, p.55) trascurando i fattori dellambiente e giungendo cos a conclusioni spesso fallacio ingenue; M.Ortolani (1983, p.145) linsegnamento di Ritter fece presa forse pi sugli storici che non sui geografi.

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    In questo modo, lo scopo della Geografia Generale Comparata diviene quello di studiare le

    relazioni tra la Terra e luomo ma, pur nella reciprocit delle loro influenza, dando maggior

    peso alluomo. Lo scopo della Terra, nella variet delle sue forme e regioni, quello di servire

    luomo, soddisfare i suoi bisogni ed indirizzarne le aspettative verso il suo bene:

    Dio ha donato a luomo la natura come compagna. Deve essere per lui comeunamica fedele, porsi sia consigliera sia confidente nella sua vita mortale. Perlindividuo e per lumanit intera deve essere come langelo custode che aiuta atrovare la pace interiore. Nello stesso modo, come pianeta, la Terra la madre chesostiene lumanit intera, cos ogni cosa nella natura destinata a svegliare lecoscienze, guidarle e formarle. Autentico elemento organizzatore dellumanit essala prepara, destino pi nobile, a cogliere e comprendere linfinito entro ci che non visibile (Ritter, 1974, pp.70-80).

    In questo modo la Terra, nella sua diversit e nella sua unit, vista al servizio delluomo e

    Karl Ritter giustific tale visione riconducendola a Dio: la diversit nellunit non casuale ma

    voluta da unEntit Superiore34

    . La geografia divent cos studio delle leggi generali cheregolavano lunita del mondo apparentemente diversificato, opera suprema di Dio. Daltra

    parte non bisogna neppure dimenticare che questo suo atteggiamento teleologico fu

    influenzato dalla filosofia idealista hegeliana per il quale tutte le cose hanno senso in Dio,

    nellAssoluto. Karl Ritter fece sua la visione dialettica di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, con la

    convinzione che, al di l della diversit, c la razionalit dellAssoluto35. Come nota Franco

    Farinelli:

    la mira di Ritter quella di comprendere finalmente la storia degli uomini e deipopoli anche da un lato meno considerato, dal punto di vista del teatro totale della

    loro attivit, oppure ed la stessa cosa la Terra nel suo rapporto essenziale conlumanit. E tutto ci con una dichiarata intenzione produttiva: predire, a partiredai dati generali, la cadenza necessaria allevoluzione di un dato popolo in un datoluogo, cadenza che dovrebbe essere fissata ed adottata dal popolo in questione peraccedere alla prosperit che il Destino eterno e giusto assegna ai popoli dotati difede (Farinelli, 1992, p.123).

    Il tentativo di Alexander von Humboldt di conciliare le scienze naturali empiriche con lo

    spirito del classicismo tedesco non ha seguaci, n sembra particolarmente recepita la sua

    fondamentale esigenza dellunit del sapere rappresentata efficacemente dal Kosmos, quale

    tentativo di conciliare le scienze naturali empiriche con lo spirito del classicismo tedesco(Milanesi, 1975, p.22). Ma nemmeno il grande disegno dinterpretazione teleologica del mondo

    di Karl Ritter avr un grande seguito e sar anche oggetto di forti critiche nello sforzo di

    esorcizzare la sua aspirazione teleologica (Livingstone, 1992, p.262). Nonostante la loro

    notevole importanza culturale ebbero per, come nota Friedrich Ratzel, una scarsa importanza

    per il pensiero geografico sia perch:nelle universit e nelle accademie la scienza della

    geografia come tale non era in niun luogo rappresentata sia, e principalmente, perch le loro

    34 Lo stesso F.Ratzel (1914, p.72) nota come per K.Ritter lambiente fisico sia stato apprestato appositamente per[luomo] affinch egli vi possa compiere il proprio sviluppo secondo il disegno del Creatore.35 K.Ritter e G.W.F.Hegel furono colleghi allUniverst di Berlino. Circa linfluenza della geografia ritteriana suG.W.F.Hegel si veda P.Rossi (1975, pp.24-46).

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    dottrine rimasero, luna accanto allaltra, due organismi a s, autonomi, rispecchiando

    entrambe due concezioni troppo originali per poter fare scuola nel consueto senso della parola

    (Ratzel, 1905/7, vol.I, pp.56 e 58).

    Ci che comunque accomuna i due geografi pur nella loro diversit Alexander von

    Humboldt lesploratore e Karl Ritter il geografo da tavolino la volont di individuare lunitnella diversit, ununit che trova giustificazione nel Volere Divino(Ritter) o nel Destino della

    Natura (von Humboldt). Erano pensatori di transizione che cercarono di mettere assieme, in

    grado diverso, la filosofia romantica della natura ed il misticismo religioso premoderno con le

    nascenti teorie scientifiche moderne. Un tipo di concezione basato sulla teologia naturale che

    non potr reggere nei confronti dellempirismo scientifico di stampo positivista e non sar in

    grado di fornire i presupposti necessari per una legittimazione scientificadella geografia. Sar

    proprio la mancanza di tali presupposti a giustificare lo spostamento delle basi concettuali del

    pensiero geografico verso la biologia evoluzionistica, dando vita a quello che chiameremoparadigma determinista.

    2.3 Listituzionalizzazione della geografia in Europa.

    La seconda met del 1800 rappresenta un momento molto importante perch, segnando il

    passaggio dallepisteme classica a quella moderna, definisce linizio della nostra modernit36.

    Lobiettivo della scienza non era pi quello di essere il testimone del Volere Divino o del

    Destino della Natura e di dover trovare nel Grande Progetto la Causa Finale: la scienza

    moderna cercava di determinare la legge della naturacome la causa primariaquale possibile

    spiegazione della realt osservata. Come nota Michel Foucault (2006, p.12):

    non che la ragione abbia fatto progressi; il modo dessere delle cose che statoprofondamente alterato: delle cose e dellordine che, ripartendole, le offre alsapere.

    In questo periodo la spinta allo sviluppo della geografia inoltre legata a tre importanti

    motivazioni: il diffondersi dellidea di nazionalismo, con la definitiva formazione degli stati

    nazionali37, lespansione del colonialismo europeo, e forse la pi importante la

    riorganizzazione dellintera struttura scolastica, in particolare delle universit, con la connessa

    istituzionalizzazione delle varie discipline.Il nazionalismo, con la relativa formazione degli stati nazionali38, richiedeva studi sempre

    pi precisi sulla struttura geologica del territorio connessi alla ricerca di materie prime, alla

    canalizzazione dei fiumi, alla costruzione della rete ferroviaria, alle analisi climatico

    pedologiche per favorire lagricoltura. Limperialismo, con la stabilizzazione dei vari imperi

    coloniali, aveva bisogno di studi volti ad aumentare la conoscenza delle colonie sia in vista

    della loro possibilit popolamento sia per la conoscenza delle loro ricchezze naturali da

    36Per unapprofondita analisi della transizione epistemica si veda limportante lavoro di M.Focault (2006, la citazione a p.12).37Al riguardo si veda C.Tilly (1984).38Sullimportanza degli tats civilisssi veda E.De Martonne (1925, pp.19-20).

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    utilizzare nella crescente produzione industriale. Significative sono le parole che Friedrich

    Ratzel pone allinizio dei suoi volumi divulgativi:

    la politica e la strategia devono conoscere il terreno sul quale vogliono avanzare;per conoscerlo devono studiarlo geograficamente; e nel mentre determinano laposizione dei luoghi, aprono strade e disegnano le carte, rendono pi sicura

    loccupazione... quando maggiore la potenza e pi imperioso il bisogno di unaespansione politica ed economica, affluiscono in copia le novit geografiche ed pi sentita la necessit di allargare in questo campo le proprie cognizioni (Ratzel,1905/7, vol.I, p.2).

    Tuttavia, stando alle tesi di Horacio Capel e di Paul Claval39, soprattutto levoluzione dei

    sistemi educativi dei paesi europei a favorire il decollo della geografia universitaria. La

    borghesia, infatti, sia per dar vita al nuovo stato nazionale sia per conquistare, controllare

    ed organizzare le colonie aveva bisogno di migliorare ristrutturando, fra laltro, tutta la vecchia

    struttura scolastica e quindi anche linsegnamento universitario delle discipline geografiche40.

    Ristrutturazione che, avvenuta nella seconda met del 1800, port al diffondersi in particolare

    in Germania e Francia dellinsegnamento delle materie geografiche in tutti i tipi di scuola ed al

    definirsi di cattedre universitarie di geografia. In questo modo gi nel 1890, tutte le universit

    tedesche e francesi disponevano di insegnamenti specializzati di geografia41.

    Il notevole ampliarsi dellinsegnamento della geografia offriva, tra laltro, nuove e importanti

    possibilit professionali. Tutto ci ha sicuramente spinto molti ad aderire alla disciplina che,

    forse anche per questo, riuscita a rinnovarsi pi facilmente: i nuovi geografi erano, per la

    maggior parte, quasi autodidatti:

    non hanno imparato la geografia sui banchi di una universit, vi sono pervenutiper strade diverse. La vocazione di alcuni stata dai viaggi. Per altri, proviene daqualche ragione di opportunit: hanno visto un nuovo ambito, nel quale avrebberopotuto ritagliarsi senza difficolt uno spazio culturale (Claval, 1972, p.32)42.

    A fianco ci vi stata anche una sempre maggior richiesta di testi di geografia e di atlanti

    proveniente, non solo dalla nuova e crescente domanda scolastica, ma anche dallinteresse del

    grande pubblico per la descrizione di paesi. Tutto questo ha poi agito come stimolo per lo

    sviluppo di collane di pubblicazioni geografiche e per la nascita di istituti cartografici

    specializzati. In questo modo si era venuto a creare un sostrato sia culturale sia editoriale

    capace di sostenere la geografia quando, dopo i primi passi, inizier a diffondersi

    nellinsegnamento superiore.

    39P.Claval ed H.Capel sono, a mio parere, i due pi importanti storici del pensiero geografico europeo e le loro analisisulla sua evoluzione sono a tuttora insostituibili.40 Come nota F.Ratzel, 1905/7, vol.II, p.818: non sono pi i tempi in cui il mercante commerciava per mezzodellinterprete.41Come nota H.Capel, 1987, p.33: In Germania al 1870 esistevano tre sole cattedre universitarie di geografia (Berlino,Gottinga e Breslavia) nel 1890 in pratica tutte le universit tedesche possedevano insegnamenti di geografia. Per

    quanto riguarda la Francia P.Claval (1972, p.31) giustamente annota: Negli anni successivi alla sconfitta del 1870coscientemente ci si sforz di imitare linsegnamento superiore tedesco, di cui improvvisamente si comprendevalefficacia.42Su posizioni analoghe anche H.Wagner, 1911, p.27.

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    Se questo rappresenta lhumus sociale e culturale che permetter, dalla seconda met del

    1800, lo svilupparsi della disciplina, il seme , nella sua sostanza, rappresentato

    dallistituzionalizzazione universitaria e dallo sviluppo dellinsegnamento superiore43. E questo

    perch, seguendo il ragionamento di Paul Claval,

    il corso universitario viene subto maggiormente dallascoltatore di quanto lo siaci che scritto, dal lettore; ha una continuit, una presenza che rende pipercepibile le opinioni fondamentali dellinsegnante. Molto spesso il lettore purimanere completamente estraneo ad un autore che vuole utilizzare. Il corso invece spesso intercalato da considerazioni che, pur essendo equivalenti alle note di unlavoro, sono tuttavia molto pi efficaci perch costituiscono unintegrazioneorganica dellesposizione. Il corso trasmette in diverse maniere linespresso che laparola scritta ignora. Le intonazioni del professore possono informare sul suoscetticismo riguardo ad una teoria mentre il testo scritto pu apparire a voltecompletamente neutrale e senza un partito preso (Claval, 1972, p.33).

    In questo modo la creazione di cattedre istituzionalizzate allinterno di una struttura

    universitaria ben definita ed organizzata ha consentito la nascita di vere e proprie scuole di

    pensiero caratterizzate dal raggruppamento di discepoli intorno ad un maestro. Si avuto cos

    un cambiamento notevole rispetto alla formazione dei geografi della generazione precedente,

    spesso solitari e per la maggior parte autodidatti: casi isolati, senza grande influenza diretta,

    nonostante il prestigio che li accompagn in vita (Capel, 1987, p.23). E questo pu

    sicuramente spiegare la sostanziale discontinuit che si venne a creare tra il sapere geografico

    di prima del 1800 e quello successivo: la mancanza di un insegnamento continuativo e definito

    non fa certo nascere scuole di pensiero44.

    Nei tre pi importanti stati nazionali europei, pur con delle sostanziali differenze nellafilosofia delle relative scuole di pensiero, la logica dellistituzionalizzazione molto simile.

    In Germania, nel corso del XIX secolo, vi stato un evidente e costante tentativo di

    migliorare il grado di scolarizzazione della popolazione come mezzo per rafforzare il sentimento

    di unit nazionale, al di l delle differenze proprie delle regioni del Reich45. In questo contesto

    la geografia viene vista come disciplina adatta per eccellenza a rafforzare tale sentimento.

    Come nota Franco Farinelli (1992, p.121):

    nella Prussia tra riforma e rivoluzione della prima met dellottocento gi siregistrano i primi segni dellistituzionalizzazione delle espressioni della societ nelloStato di diritto in via di formazione: come nel caso dellintroduzione a Berlino, nel1820, della geografia borghese allUniversit e allAccademie militare.

    In Francia il processo di istituzionalizzazione della geografia ha inizio a partire dagli anni 70

    dellOttocento e ricalca grosso modo quello tedesco46. La sconfitta nella guerra franco-

    prussiana ha grandi ripercussioni ed induce i francesi a promuovere un ampio rinnovamento

    43Si mre que ft la science gographique, elle ne commena porter des fruits que du jour o elle eut pris racine dansle sol universitaire, en contact intime avec les sciences au dveloppement desquelles elle doit tre associe: E.DeMartonne, 1925, p.20.44Emblematico il caso di Immanuel Kant che come notato prima ha insegnato a lungo geografia e raramente, nei

    vari manuali di storia o filosofia, viene ricordato il suo ponderoso trattato di Geografia Fisica; in ogni caso, anche se imanuali accennano a ci, non viene mai data nessuna spiegazione al riguardo.45Sullistituzionalizzazione della geografia in Germania si veda: H.Capel (1987, pp.23-38.46Sullistituzionalizzazione della geografia in Francia si veda: H.Capel (1987, pp.39-56).

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    sociale che si traduce tra laltro in una revisione degli studi e in una ristrutturazione delle

    facolt universitarie sul modello di quelle tedesche. La presenza della geografia in ogni ordine e

    grado della scuola induce anche qui un aumento delle cattedre universitarie e una conversione

    a questo campo del sapere soprattutto degli storici.

    Infine, il caso della Gran Bretagna offre unulteriore conferma dello stretto rapportoesistente in questa fase fra istituzionalizzazione e insegnamento primario e secondario47.

    Infatti, qui il ritardo nello sviluppo della scolarizzazione della geografia si riflette nel suo

    mancato decollo nelle universit. Questo ultimo risulta alquanto lento e difficile anche dopo la

    prima guerra mondiale nonostante lInghilterra si presentasse come la potenza coloniale per

    eccellenza. La geografia qui legata essenzialmente ai viaggi e alle esplorazioni e la sua

    presenza nella scuola di base serve come mezzo di controllo sociale per far conoscere ai

    giovani la potenza del loro Stato, i luoghi verso cui si dirige lemigrazione, o ancora le colonie

    dove sono deportati i detenuti. La crisi , evidentemente, soprattutto a livello universitariodove la geografia viene considerata parte delle discipline naturali e insegnata da naturalisti.

    Sar solamente con il 1887 che, a seguito di un contributo elargito dalla Royal Geographical

    Societydi Londra, luniversit di Oxford istituir il primo insegnamento di geografia e Halford

    John Mackinder ne fu il primo Reader in Geography; la stessa operazione venne effettuata

    lanno seguente anche con Cambridge48.

    Unulteriore forte spinta allo sviluppo della Geografia venne anche data sia dalle Societ

    Geografiche sia dai Congressi Geografici49

    .La prima fu la Socit de Gographie de Paris, istituita nel 1821, a cui segu nel 1828 la

    Gesellschaft fr Erdkunde zu Berline, due anni dopo, la Royal Geographical Societydi Londra;

    ma gi nel 1885 ne esistevano 94 che raccoglievano complessivamente 50.000 soci; di esse 80

    erano europee (26 ubicate in Francia con 18.000 membri e 34 riviste; 24 in Germania con

    9.300 membri e 28 riviste). Nel 1986 erano salite a 107 e di queste 48 si trovavano in Francia,

    42 in Germania e 15 in Gran Bretagna. Allinizio i loro membri erano principalmente militari,

    naturalisti, naviganti, commercianti, uomini politici e missionari e solo nel 1900, a mano a

    mano che la geografia si istituzionalizza, diviene significativo il numero dei geografi, insegnanti

    e docenti universitari.

    Gli obiettivi delle varie societ appaiono complessi ma i pi importanti riguardavano

    lorganizzazione dei viaggi e delle esplorazioni che rappresentava una importante costante

    degli scopi di tutte le societ assieme alla salvaguardia del commercio, la divulgazione dei

    progressi nelle Scienze Geografiche assieme alle notizie relative a viaggi ed a esplorazioni.

    47Sullistituzionalizzazione della geografia nel Regno Unito si veda H.Capel (1987, pp.57-70).48 Si veda al riguardo D.I.Scargill (1976), D.R.Stoddart (1975), P.Gribaudi (1902) e L.Gallois (1906);uninterpretazione pi generale ne d T.R.Slater (1988). Nel 1989 la rivista The Geographical Journaldedica un interofascicolo monografico dal significativo titolo Hundred Years of Geography at Oxford and Cambridge.49Sul ruolo delle Societ Geografiche e dei congressi si veda H.Capel, 1987, pp.99-142.

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    Oltre ci, ed in vario modo, le varie societ si interessano dellimpianto di stazioni

    meteorologiche, delleffettuazione di osservazioni astronomiche e di studi etnografici.

    Per quanto riguarda i fondi disponibili essi sono costituiti essenzialmente dalle quote dei soci

    ma la buona presenza di uomini politici (ministri, senatori...) garantisce un efficace canale per

    conseguire aiuti economici che, spesso, giungono per vie indirette sotto forma di contributi perle pubblicazioni, di sottoscrizioni a riviste, o come finanziamenti per progetti di viaggi ed

    esplorazioni.

    I Congressi Geograficihanno, da sempre, costituito un momento irrinunciabile per lincontro

    di studiosi interessati alla disciplina in quanto capaci di stimolare collaborazione e confronti fra

    vari studiosi e diverse scuole di pensiero. Inoltre, occorre tener presente la notevole quantit

    di documenti, pubblicazioni varie ed atti finali che accompagnano normalmente ogni

    congresso. Il loro valore stato universalmente riconosciuto, tanto vero che gi dal sestocongresso, quello di Londra del 1885, assumono un carattere periodico. Ospitare un congresso

    divenne, per ogni comunit nazionale, un fatto importante sia perch agiva da stimolo sulle

    attivit di ricerca, dando luogo a studi sulla geografia del proprio paese, sia -e principalmente-

    perch permetteva di presentare sul piano internazionale i propri progressi in ambito

    scientifico.

    Il primo congresso geografico internazionale vero e proprio ha avuto luogo ad Anversa il 14

    agosto del 1871, alla presenza di oltre 600 partecipanti, e ben altri dieci si susseguirono, a

    scadenza abbastanza regolare, fino al 1913. Generalmente essi hanno avuto luogo in Europatenendo conto della preminente posizione dei paesi europei nel campo scientifico; il congresso

    di Washington (1904) rappresenta la prima eccezione a questa regola.

    I primi congressi sono caratterizzati da una grande variet di partecipanti sotto il profilo

    professionale (diplomatici, militari, giudici, avvocati, uomini di Stato, medici, ingegneri,

    studiosi, uomini daffari, giornalisti, nobili) mentre coloro che si dichiaravano geografi tout

    court erano una minoranza: questi ultimi rappresentavano appena il 22% dei partecipanti al

    primo congresso di Anversa del 1871 per salire al 85% al ventesimo di Londra del 1964. Molto

    probabilmente tutto questo da attribuire al fatto che la loro organizzazione spettava (almeno

    fino al 1922 anno di fondazione dellUnione Geografica Internazionale50) alle societ

    geografiche che ovviamente lasciavano molto spazio ai propri soci. Fra questi ultimi, come

    visto prima, i geografi veri e propri erano in netta minoranza data, appunto, lancora incerta

    istituzionalizzazione della disciplina nelle universit.

    I vari congressi furono strutturati fin dallinizio in sessioni di lavoro riguardanti temi

    particolari. Interessante la curiosa associazione, riproposta in alcuni dei primi congressi, fra

    geografia, glottologia e filologia che si spiega con linteresse allora esistente per i problemi

    attinenti la nomenclatura. Nel corso del XIX secolo una delle motivazioni fondamentali per

    50LU.G.I. rappresenta lassociazione dei geografi universitari che, appunto dal 1922, gestisce i congressi internazionaliassieme a molte altre riunioni scientifiche.

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    organizzare congressi scientifici era proprio la necessit di unificare la terminologia ed

    introdurre alcune convenzioni in campi specifici della scienza. In geografia essa venne avvertita

    anzitutto per quanto concerne i toponimi, che occorreva unificare e poi spiegare (Capel, 1987,

    p.125).

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    3 Il determinismo geografico e la scuola tedesca.

    anzitutto da notare, che tutto quanto si riferisce alla natura,allambiente, immutabile in confronto a ci che si riferisce

    alluomosoltanto la scienza naturale progredisce come scienza ricercatricedi leggi, ma la storia non muove un passo innanzi.

    Friedrich Ratzel, Geografia delluomo, pp.13-15.

    3.1 Premessa

    Il riconoscimento della geografia in quanto disciplina universitaria, come accennato

    precedentemente, stato abbastanza lento e questo sia per suo impianto sostanzialmente

    cosmografico e teleologico sia per lopinione che la geografia fosse complementare alla storia.

    Per contro, gli elementi che giocarono a suo favore furono, come visto, il diffondersi delleSociet Geografiche e lo svilupparsi del nazionalismo. Le Societ Geografiche permisero alla

    geografia di radicarsi nella borghesia quale conoscenza che poteva favorire lespansionismo

    coloniale e lo sfruttamento di nuove terre. Il nazionalismo ne favor lo studio come punto

    chiave per rinforzare il sentimento nazionale diffondendo nozioni sulleconomia, sulle possibilit

    di commercio ed espansione. Alla geografia mancavano soltanto delle solide basi scientifiche

    per potersi affermare ed istituzionalizzare: basi che vennero trovate nel positivismo comtiano e

    nellevoluzionismo darwiniano.

    3.2 Il positivismo e levoluzionismo: le basi della geografia determinista.

    Il positivismo comtiano, per lo meno nel periodo in esame, non pu certo essere inteso

    solamente come una filosofia ma deve essere considerato sia un metodo scientifico sia una

    concezione del mondo e delluomo. Dal nostro punto di vista fondamentale il metodo

    scientifico positivo che quali unici criteri di scientificit applicabili a qualsiasi disciplina

    presupponeva la valorizzazione della ragione, lutilizzo del metodo empirico-induttivo, il

    modello delle scienze della natura e laffermazione di una posizione monista e materialista.

    Dal punto di vista del metodo scientifico positivo, secondo Walter M. Simon, per le scienze

    delluomo era fondamentale che

    il presupposto che i fenomeni del pensiero umano e della vita sociale sianocollegati ai fenomeni del mondo inorganico e organico della natura e siano percisuscettibili dindagine con metodi analoghi, in grado di produrre risultaticomparativamente attendibili (Simon, 1980, p.14).

    In questo modo il metodo scientifico positivo portava ad eliminare dalle varie scienze [della

    natura o delluomo] tutte quelle interpretazioni non legate allosservazione diretta dei fatti

    reali che avrebbero portato a valutazioni metafisiche, vale a dire non direttamente derivate da

    quei fatti reali. Questo perch le scienze debbono:

    subordinare sempre le concezioni scientifiche ai fatti dei quali esse sono destinatesoltanto a manifestare il legame reale (Comte, 1979, p.203).

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    Cos qualsiasi disciplina:

    se vuole assumere un effettivo carattere scientifico dovr limitarsi, nel modo piscrupoloso, a cercare le leggi: quelle mediante cui i rapporti fenomenici particolarivengono inseriti in rapporti generali. Dovr infine respingere con la massimadecisione qualsiasi riferimento allassoluto, dato che lassoluto trascende per

    definizione il mondo dellesperienza: una scienza fondata sullesperienza non puessere altro che scienza del relativo (Geymonat, 1971, p.439).

    Solo cos quelle leggi generali avranno valore scientifico universale e, attraverso esse, si

    potranno in seguito definire delle spiegazioni universalmente valide da cui derivare delle

    previsioni attendibili. In altri termini, secondo Auguste Comte:

    teorie direttamente connesse con le leggi dei fenomeni e destinate a fornireprevisioni reali, sono oggi valutate come le sole in grado di regolarizzare la nostraazione spontanea sul mondo esterno. Per questa ragione lo spirito positivo potutodivenire sempre pi teorico e tendere ad impadronirsi a poco a poco di tutto ilcampo speculativo (Comte, citato in Ferrarotti, 1977, p.43).

    Inoltre, la base irrinunciabile per ogni scienza rappresentata dallesperienza del reale cio

    dallosservazione dei fatti:

    la filosofia positiva innanzitutto profondamente caratterizzata, in qualsiasisoggetto, da questa subordinazione necessaria e permanente dellimmaginazioneallosservazione, il che consiste soprattutto lo spirito scientifico propriamente detto,in opposizione allo spirito teologico e metafisico (Comte, 1979, p.202).

    Solo in questo modo sar possibile scoprire o perfezionare lesatto coordinamento

    dellinsieme dei fatti osservati e cos ottenere i mezzi per intraprendere nuove indagini che

    permetteranno di risalire a quelle asserzioni generali che rappresentano le relazioni costantiche esistono tra quei fatti. Avendo posto quale postulato base che la vera conoscenza deriva e

    si basa sullosservazione di fatti concreti, chiaro che qualsiasi scienza che poggi su

    interpretazioni metafisiche e cerchi di dare spiegazioni finali inconsistente appunto perch

    inesistente il suo contenuto o il suo oggetto, in quanto non legato ai fatti. O meglio, come

    nota Ludovico Geymonat:

    i concetti, le proposizioni, le teorie che non ammettono in ultima istanza unaverifica empirica debbono venir considerati essenzialmente metafisici e perci nonpossono trovare cittadinanza entro la scienza (Geymonat, 1971, p.439).

    Tali relazioni costantinon sono altro che quelle leggi di natura51atte a governare i fatti concreti

    e quindi permettere una previsione attendibile:

    lo scopo dellindagine scientifica nota appunto Nicola Abbagnano laformulazione delle leggi perch la legge permette la previsione: e la previsionedirige o guida lazione delluomo sulla natura (Abbagnano 1969, pp.282-283).

    Qualsiasi scienza non pu essere fine a s stessa, ma deve essere utile alla societ ed il suo

    livello pi alto di utilit consiste, non tanto, nel dare spiegazioni razionali ma nel prevedere:

    il principio fondamentale della sana filosofia consiste necessariamentenellassoggettamento continuo di tutti i fenomeni inorganici e organici, fisici o

    51 Per unanalisi epistemica dei concetti di Legge di Natura e Legge Scientifica e la lorosovrapposizione/contrapposizione, si veda M.Casamonti (2006).

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    morali, individuali o sociali, a leggi rigorosamente invariabili, senza le quali,essendo impossibile ogni previsione razionale, la scienza sarebbe ridotta a sterileerudizione (Comte, citato in W.Tega, 1982, p.56).

    Ma quelle leggi di natura cos definite non possono essere considerate un dato assoluto

    sarebbe metafisica in quanto la loro ricerca assolutamente relativa, poich presuppone immediatamente un progressocontinuo della speculazione subordinata al perfezionamento gradualedellosservazione, senza che lesatta realt possa essere mai, in alcun campo,perfettamente rivelata (Comte, 1979, pp.204-205).

    La scienza positiva quindi sempre attiva e sempre in grado di osservare senza

    prevenzioni fatti reali da cui derivare leggi definite, procedendo sempre con quello spirito

    francamente positivo che devono oggi sviluppare i sani studi scientifici (Comte, 1979, p.201).

    Le scienze naturali divennero il modello scientifico cui riferirsi: solo attraverso losservazione e

    comparazione dei fatti della natura era possibile dimostrare come ovunque si potesseroindividuare delle relazioni costanti che rispondevano a leggi generali utilizzabili per previsioni

    certe. Persino la societ divent analizzabile con il procedimento delle scienze naturali in

    quanto, come nota Lewis A. Coser (1983, p.23):

    lobiettivo che Comte si propose fu quello di creare una scienza della societ, che,costruita sul modello delle scienze naturali, fosse in grado di spiegare il precedentesviluppo dellumanit e di prevederne il corso futuro.52

    Dal punto di vista generale, il metodo scientifico positivo richiedeva, per la legittimazione

    scientifica delle varie branche del sapere, cinque punti fondamentali53:

    1) Le dichiarazioni scientifiche devono basarsi su unesperienza del mondo diretta, immediataed accessibile empiricamente, quindi le dichiarazioni basate sullosservazione vannoprivilegiate rispetto a quelle basate sulla teoria. E losservazione, infatti, a guidarelindagine scientifica; essa pu essere condotta indipendente


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