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Disturbi alimentari 2 ¦g

Date post: 02-Jun-2015
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Disturbi alimentari

Edoardo MennaMatteo Nobile Marco Tiberio TestaPietro Tramontano

Classe Seconda G

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en

tari I disturbi alimentari sono un modo

per comunicare fisicamente sofferenze e paure interiori.Perdite affettive importanti, abbandoni, abusi e traumi infantili: il cibo diventa l’anestetico che permette di non sentire la sofferenza, un’auto-cura per non pensare. In questo modo, però, il dolore permane e la vita non viene vissuta.In Italia più di 3 milioni di persone ne soffrono, anche se il numero è in costante aumento. Nell’ 85% dei casi si tratta di donne adulte, adolescenti e bambine. Negli ultimi anni il fenomeno riguarda anche gli Uomini.Questi disturbi non devono essere scambiati per malattie dell’appetito. Sono, infatti, disagi psicologici profondi. Attraverso il rapporto con il cibo – negato, cercato e rifiutato, o ingerito in quantità smodata – esprimono in modi diversi uno stesso bisogno: una disperata fame d’amore.

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Di solito si comincia con una dieta dimagrante: tutto ciò che si desidera, apparentemente, è migliorare e controllare la propria immagine. La persona anoressica non si sente mai abbastanza magra.Si cade nel calcolo ossessivo delle calorie e nel controllo spasmodico del peso. Ci si illude che cambiando il proprio corpo sia possibile cambiare anche la propria vita.Questo tipo di disturbo si manifesta in modo molto evidente: il corpo, scarno e denutrito, diviene una tela su cui dipingere l’immagine di un dolore interiore, un disagio che le parole non possono esprimere. 

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L’anoressia può portare danni molto gravi alla salute come insufficienza renale, alterazioni cardiovascolari, perdita dei capelli e dei denti. Spesso si verifica il blocco del ciclo mestruale che, se permane a lungo, può causare l’osteoporosi.Spesso anoressia e bulimia si alternano ciclicamente: la persona anoressica, che non riesce più a controllare la fame, cede all’istinto e si punisce con il vomito autoindotto.

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1. Iperattività nel comportamento della persona;

2. Gonfiore e dolori addominali dovuti all’eccessivo dimagrimento;

3. Sensazione di freddo, specie alle estremità;

4. Riduzione del ritmo cardiaco, fino a giungere alla brachicardia, ovvero ad un rallentamento molto forte dei battiti del cuore;

5. Ipotensione, ovvero pressione sanguigna bassa, sia per la massima (sistolica) sia per la minima (diastolica);

6. Crescita di una peluria diffusa, il cosiddetto lanugo;

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ia   “L'anoressia e la bulimia sono il sintomo tangibile di un dolore che non si vede, di un disagio psicologico lungamente incubato, segno di una crepa nella memoria o nella vita famigliare. La persona anoressica e la persona bulimica sono come il gatto dei cartoni animati che inseguito dal grosso cane del quartiere si arrampica velocemente in cima a un albero, per cercare il rifugio e la protezione che non saprebbe trovare altrove. Da lassù guarda con sufficienza e sollievo ciò che dal basso lo minaccia. Da lassù è sicuro di avere un controllo totale, a trecento sessanta gradi, del mondo sottostante. In più, se scendesse dovrebbe anche fare i conti con ciò da cui si era messo al riparo”

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ia     Nella bulimia si instaura

una dipendenza dal cibo come quella dalla droga e dall’alcool. La sensazione soggettiva è quella di “un pozzo buio e profondo da riempire”: si tratta di un vuoto soggettivo incolmabile, disperato, che si cerca di riempire attraverso l'assunzione di quantità eccessive di cibo. La vita si svolge mangiando, in una sensazione di totale perdita di controllo, e vomitando incessantemente. Il senso di colpa è devastante e lascia la persona in un circolo vizioso senza fine.

Oltre alle abbuffate e al vomito, alcuni dei sintomi attraverso i quali si declina la bulimia sono condotte compensatorie come l’eccessivo esercizio fisico e l’abuso di lassativi e diuretici.

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ia La bulimia, nonostante spesso

rappresenti l’altro lato della medaglia delle persone anoressiche che non riescono più a controllare la fame, lascia sul corpo segni meno evidenti: per questo è più difficile da riconoscere rispetto all’anoressia.

Le conseguenze sono comunque devastanti sulla salute di chi ne soffre: il vomito autoindotto causa problemi gastrici, erosione dello smalto dentale, disidratazione, ipotalassemia e disfunzioni cardiache.

 

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à     Se si esclude quella che è conseguenza di

disfunzioni metaboliche, anche l’obesità si associa a fattori psicologici. E’ una vera e propria malattia sociale che riguarda un numero sempre maggiore di persone di ogni età, anche bambini.Come nella bulimia, anche nell’obesità psicogena si è di fronte a una dipendenza, cambiano solo le modalità. Il cibo è scelto con cura e assunto fino ad aumentare di peso in modo spropositato. Viene inconsciamente considerato una soluzione magica alle difficoltà del vivere, un anestetico rispetto al dolore che si ha dentro.Il grasso rappresenta una barriera difensiva per proteggersi dalla propria depressione.In chi soffre di questo disturbo insorgono gravi danni alla salute quali patologie cardiocircolatorie e malattie metaboliche come il diabete. Possono essere seriamente compromesse anche la capacità di memorizzazione e concentrazione. 

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1. Disturbi del sonno

2. Russare

3. Apnea nel sonno

4. Dolori alla schiena e alle articolazioni

5. Sudorazione eccessiva

6. Costante senso di calore

7. Sentirsi a corto d’aria dopo uno sforzo minimo

8. Stanchezza e affaticamento durante il giorno

9. Depressione

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Gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza sono stati quelli più traumatici per me in quanto sono stati gli anni in cui l’ obesità l’ho cominciata a vivere come se fosse una colpa. A rendere tutto difficile erano i bambini che sghignazzavano della mia condizione di obesa e del mio essere sola ed emarginata. Ricordo che non potevo fare attività fisica, non ci riuscivo perché l’affanno mi coglieva dopo i primi movimenti, ricordo anche del grembiulino blu, che era stato adattato ad un corpo che non volevo fosse il mio. Ricordo anche delle giornate a piangere perché non ero stata invitata alla festa più attesa dell’anno, perché ero brutta agli occhi degli altri bambini, ero un essere diverso per loro.

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Anche crescendo ho avuto problemi nell'affrontare la quotidianità, dal vestirmi, all'uscire di casa, dal prendere i mezzi pubblici a trovare lavoro, fino all'avere relazioni sociali soddisfacenti. Non è stato facile perché oltre alla sofferenza fisica c'è stata una grande sofferenza morale, che ancora oggi viene spesso sottovalutata. Non è semplice perché molte volte si subisce a una grande discriminazione e quando invece si viene accettati il problema parte da dentro e siamo noi stessi a non accettarci, creando una discriminazione di noi stessi.

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Da 3 anni io ho reagito ed ho detto basta all’ obesità una volta per tutte.

Ora ho 46 kg in meno:sono kg che non gravano più né sul mio corpo né sulla mia anima.

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