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DIZIONARIO delle CARTE ANTICHE lettera B - C rev 02 delle CARTE...illustrazioni per libri: si...

Date post: 17-Jul-2020
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DIZIONARIO delle CARTE ANTICHE lettera B - C www.segnideltempo.it 1 B Seconda lettera dell'alfabeto e prima consonante in gran parte delle lingue antiche moderne. 1. In molte edizioni antiche è usata come segnatura del secondo foglio. 2. Adoperata sovente in molte abbreviature, associata ad altre lettere. 3.Presso i Greci, il Beta indicava anche il numero due. Baccarini Domenico Artista di umili origini (Faenza 1882-1907), lavorò solamente otto anni, denotando un grande talento. Il suo stile fu definito ''simbolista di specie intimista''. Fu ceramista, pittore, incisore, illustratore, scultore. Fglio di un ciabattino e di una pizzettaia, si riuniva con alcuni amici (Nonni, Ugoia, Toschi ed altri..) a discutere d'arte nel retrobottega della madre, che fu poi chiamato ''cenacolo del Baccarini''. Si stabilì a Roma a 22 anni, conoscendo Severini e molti altri artisti che frequentavano la casa di Giovanni Prini. Lavorò per il giornale ''La Patria'' e per l'''Avanti della Domenica''. Morì giovanissimo di tubercolosi, abbandonato anche dalla donna che amava, e che aveva ritratto ossessivamente. Bagnatura della carta Operazione che si usava nelle antiche cartiere per la creazione di carte a mano. Veniva effettuata a mano o con mezzi meccanici, tramite l'uso di macchine dette bagnatrici. Era operazione delicatissima, che serviva a ottenere una impressione più nitida, ma che poteva alterare il colore della carta e determinare anche altri inconvenienti quali la spelatura della stessa e la fioritura. Oggi non è più praticata. Balbi Domenico Pittore e incisore, nato a Genova nel 1927. Sue opere a bulino si trovano in numerose gallerie e musei italiani. Balestra Antonio Pittore e incisore (Verona 1666 - 1740). Fu artista di ispirazione seicentesca, e lavorò soprattutto a Venezia. Gli sono attribuite almeno sei incisioni; è suo anche il frontespizio de "Li- cinque ordini - dell' - architettura - civile -di Michel Sanmicheli..." edito a Verona da Pompei nel 1735. Balsamo Stella Guido Maria Pittore, grafico e decoratore torinese (Torino 1882 - Asolo 1941). Negli anni giovanili si dedicò alla pittura e alla incisione. Nel 1904 espose i suoi primi ex-libris a Venezia. Nel 1907 espose le sue prime acqueforti, sempre a Venezia, con lo pseudonimo di ''Sigurd Mateo Laila'' (anagramma di Guido Maria Stella). Visse a Monaco, dove subì l'influsso del simbolismo e della Secessione, ottenendo notevoli riconoscimenti. Si recò anche in Svezia, dove sposò una pittrice. Qui apprese anche l'arte della decorazione del vetro, prediligendo l'incisione, che rende inconfondibili i vetri in seguito decorati per Barovier e Toso. Insegnò decorazione del libro e arte grafica presso il Regio Istituto d'Arte di S.Croce a Firenze, poi diresse l'Istituto di Arti Applicate di Ortisei. Tra le sue illustrazioni ricordiamo le copertine per l'Almanacco letterario e la celebre incisione ''La tentazione di S. Antonio''.
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DIZIONARIO delle CARTE ANTICHE lettera B - C www.segnideltempo.it

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B Seconda lettera dell'alfabeto e prima consonante in gran parte delle lingue antiche moderne. 1. In molte edizioni antiche è usata come segnatura del secondo foglio. 2. Adoperata sovente in molte abbreviature, associata ad altre lettere. 3.Presso i Greci, il Beta indicava anche il numero due. Baccarini Domenico Artista di umili origini (Faenza 1882-1907), lavorò solamente otto anni, denotando un grande talento. Il suo stile fu definito ''simbolista di specie intimista''. Fu ceramista, pittore, incisore, illustratore, scultore. Fglio di un ciabattino e di una pizzettaia, si riuniva con alcuni amici (Nonni, Ugoia, Toschi ed altri..) a discutere d'arte nel retrobottega della madre, che fu poi chiamato ''cenacolo del Baccarini''. Si stabilì a Roma a 22 anni, conoscendo Severini e molti altri artisti che frequentavano la casa di Giovanni Prini. Lavorò per il giornale ''La Patria'' e per l'''Avanti della Domenica''. Morì giovanissimo di tubercolosi, abbandonato anche dalla donna che amava, e che aveva ritratto ossessivamente. Bagnatura della carta Operazione che si usava nelle antiche cartiere per la creazione di carte a mano. Veniva effettuata a mano o con mezzi meccanici, tramite l'uso di macchine dette bagnatrici. Era operazione delicatissima, che serviva a ottenere una impressione più nitida, ma che poteva alterare il colore della carta e determinare anche altri inconvenienti quali la spelatura della stessa e la fioritura. Oggi non è più praticata. Balbi Domenico Pittore e incisore, nato a Genova nel 1927. Sue opere a bulino si trovano in numerose gallerie e musei italiani. Balestra Antonio Pittore e incisore (Verona 1666 - 1740). Fu artista di ispirazione seicentesca, e lavorò soprattutto a Venezia. Gli sono attribuite almeno sei incisioni; è suo anche il frontespizio de "Li- cinque ordini -dell' - architettura - civile -di Michel Sanmicheli..." edito a Verona da Pompei nel 1735. Balsamo Stella Guido Maria Pittore, grafico e decoratore torinese (Torino 1882 - Asolo 1941). Negli anni giovanili si dedicò alla pittura e alla incisione. Nel 1904 espose i suoi primi ex-libris a Venezia. Nel 1907 espose le sue prime acqueforti, sempre a Venezia, con lo pseudonimo di ''Sigurd Mateo Laila'' (anagramma di Guido Maria Stella). Visse a Monaco, dove subì l'influsso del simbolismo e della Secessione, ottenendo notevoli riconoscimenti. Si recò anche in Svezia, dove sposò una pittrice. Qui apprese anche l'arte della decorazione del vetro, prediligendo l'incisione, che rende inconfondibili i vetri in seguito decorati per Barovier e Toso. Insegnò decorazione del libro e arte grafica presso il Regio Istituto d'Arte di S.Croce a Firenze, poi diresse l'Istituto di Arti Applicate di Ortisei. Tra le sue illustrazioni ricordiamo le copertine per l'Almanacco letterario e la celebre incisione ''La tentazione di S. Antonio''.

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Bambagina, Carta di Bambagia E' la carta di stracci e canapa. Veniva così chiamata in passato, quando si riteneva fosse fatta con il cotone. In realtà già il Briquet aveva ipotizzato (nel suo Dizionario storico delle filigrane) che il quantitativo di cotone presente fosse in definitiva pochissimo. Bambù Canna arborescente comune nei paesi tropicali. In Cina e in altri paesi viene utilizzata per la fabbricazione di una carta di ottima qualità. (v. anche libri di bambù). Bancherozzo Termine in disuso, con il quale si indicava un tempo la bancarella dei venditori ambulanti di libri. Bande, Bandelle 1.In tipografia, si dicono B. le guide metalliche che consentono al piano del torchio di scorrere. 2.In legatoria, si chiamano B. strisce di pelle, corda, budello, pergamena, spago con cui si decoravano anticamente le legature in pergamena. Spesso venivano intrecciate in modo da creare disegni decorativi. Sono state usate anche in legature di pregio del Novecento. Bandeau Termine francese, indica importanti elementi decorativi che venivano usati come testatine soprattutto nel XVII e XVIII sec. Bando, o Banno Nel regno franco il B. era il potere che i sovrani avevano di dare ordini e comandi, imponendone l'obbligo di osservanza. Successivamente, il termine indicò non solo il potere di emettere tali ordini, ma anche gli ordini stessi, così come venivano pubblicati. Banned Books Week. Evento annuale che si svolge negli USA durante l'ultima settimana di settembre dal 1981. Promosso da varie associazioni, consiste nel diffondere pubblicamente libri che sono stati recentemente proibiti o che lo sono stati in passato (la traduzione in italiano è ''Settimana del libro proibito''). Lo scopo è quello di promuovere la libertà di espressione e di lettura. Baratti Antonio Incisore (Belluno, 1724 - Venezia, 1787). Forse fu allievo del Wagner, e lavorò a Modena e a Parma, e anche nella calcografia remondiniana a Bassano. Incisore fecondissimo, realizzò molte illustrazioni per libri: si ricordano 89 tavole su disegni di Novelli per le opere del Goldoni stampate da Pasquali (1760-64). Collaborò ad una Via Crucis per il Wagner e nel 1782 incise le Feste in onore dei Granduchi di Russia.

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Barbe Si dicono B. le sfrangiature e ineguaglianze degli orli dei libri. Indicano che il libro non ha subito alcuna operazione di taglio dei margini. In genere un esemplare in barbe acquista valore maggiore presso i bibliofili. Barbisan Giovanni Pittore e incisore nato a Treviso nel 1914. Fu insegnante all'Accademia di belle arti di Venezia e partecipò a numerose mostre in Italia e all'estero. Realizzò soprattutto opere in acquaforte-acquatinta. Barbone Con questo termine si indicavano i grossi volumi in Folio di difficilissima vendita, quali, ad es. quelli di diritto. Oggi non è più usato. Bardale Termine con il quale si indicano, genericamente, canzonieri che raccolgono canti popolari. Deriva da bardo, poeta cantore degli eroi dei Celti. Bardeau Termine francese. Indica la voluminosa cassa che contiene i caratteri di riserva. Baretta (Baratta) Francesco Incisore attivo a Venezia nella seconda metà del Settecento. Di lui si conosce una serie di incisioni di arti e mestieri tratte da Pietro Mainotti. Baroni Giuseppe Incisore, probabilmente nato a Venezia, attivo nei primi anni del Settecento e morto nel 1731, quando aveva, sembra, sessant'anni. Incise vignette di libri oltre a riproduzioni di dipinti. Barrême, Barême Francesismo usato per indicare i libri di conti fatti. Il nome deriva dall'autore del primo libro di tal genere (Barrême Bertrando Francesco, matematico francese del XVII secolo). Bartolini Sigfrido Pittore, incisore, scrittore nato a Pistoia nel 1932. Ha illustrato con xilografie vari libri, ottenendo numerosi riconoscimenti in Italia e all'estero.

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Bartolozzi Francesco Incisore (Firenze, 1728 - Lisbona 1815). Fu uno dei più fecondi incisori di tutti i tempi: di lui sono descritte 2553 stampe. Apprese l'arte del disegno dal padre, che era orefice, e quella dell'incisione soprattutto nella bottega del Wagner, dove entrò nel 1745, divenendo in breve tempo uno dei principali collaboratori. Nel 1754 lavorava per conto proprio e nel 1760 si recò a Roma. Era poi a Londra, e fece parte dell'Accademia Inglese. Nel 1802 giunse a Lisbona, dove svolse il ruolo di direttore dell'Accademia Reale degli incisori. Fu soprattutto un riproduttore di opere altrui e, contrariamente ad altri incisori, non tentò in genere una reinterpretazione personale dei soggetti, anzi cercò la maggior fedeltà possibile all'originale. Le incisioni del periodo veneziano sono, secondo alcuni critici, le cose migliori che abbia fatto, soprattutto per la freschezza del chiaroscuro, e la trasparente luminosità delle vedute. I disegni del Guercino riprodotti all'acquaforte sono forse i suoi piccoli capolavori. Usò praticamente tutte le tecniche, e quando lavorò a Londra adottò in particolare il punteggiato. Il suo lavoro ebbe successo in tutta Europa, anche perché il suo gusto, piuttosto accademico, rispecchiava perfettamente le tendenze neoclassiche allora in voga. Bas de Casse Termine francese. Indica i caratteri minuscoli, che nelle casse che contengono le serie di caratteri si trovano in basso. Bastianini Augusto Pittore e illustratore (Casale Val D'Elsa, 1875 - Firenze, 1944). Dal 1910 insegnò figura all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Ottenne lusinghieri successi sia come pittore che come illustratore di libri, soprattutto opere popolari o destinate all'infanzia. Collaborò al Giornalino della domenica, L'Artista moderno, La Giberna, e illustrò circa trenta libri, molti dei quali per l'editore Nerbini. Ricordiamo le sue illustrazioni per Chi vuol fiabe, chi vuole? e Le Nozze di Primpellino, di L. Capuana, Cosimo di Daudet e Le sette spade di A. E. Berta (Bemporad), I Misteri di Parigi (con Scarpelli), Vita di Garibaldi di Provaglio, Il Decamerone (con F. Moro), per Nerbini. Era solito firmarsi con la sigla A. Bas. Battuta E' l'impronta che la matrice lascia sulla carta quando un'incisione viene stampata. Fa parte dell'incisione stessa, ed indica la distanza tra la parte incisa e quella lasciata in bianco. La misurazione dell'incisione dovrebbe tener conto anche della battuta. La presenza della b. può essere utile per distinguere le stampe originali da falsi eseguiti con mezzi moderni, anche se nelle falsificazioni più accurate si trova una falsa battuta, eseguita con l'applicazione a pressione di lastre metalliche. Bazzana Pelle di montone o pecora (in francese basane) che viene conciata con cura ed usata in legatoria per imitare pergamena, cuoio, marocchino; è usata anche per creare le piccole etichette che si applicano sul dorso dei volumi con i titoli dorati.

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Becca Detta anche orecchia, è la piega che si fa ad un libro allo scopo di ritrovare il segno. Bellange Jacques Pittore e incisore, attivo intorno al 1602-1617 a Nancy, in Francia. Di accentuato gusto manierista, incise molte rappresentazioni cortigiane, dal disegno eccessivamente frettoloso e con scarse capacità di composizione della scena, ma con una certa abilità nella conduzione del bulino. Bella pagina Pagina di numero dispari, o recto. E' quella nella quale di solito è buona norma far cadere i titoli e le intestazioni dei capitoli. Bellotto Bernardo Pittore e incisore (Venezia, 1720 - Varsavia, 1780). Nipote e allievo di Antonio Canaletto, col quale viene talvolta confuso. Visitò molte città italiane prima di recarsi, nel 1745, a Monaco, poi a Dresda, Vienna, Varsavia, Pietroburgo, e ancora Varsavia, dove morì. La sua arte ricorda molto quella del grande zio, ma è più calma, meno luminosa, in un certo senso più malinconica. Di lui si conoscono almeno 37 acqueforti, 36 delle quali tratte dai suoi disegni, ed una ripresa da Van den Heyden. Solo una parte di queste incisioni fu realizzata nel periodo italiano, le altre furono eseguite in Sassonia, a Vienna (1747 - 1770), e a Varsavia (dopo il 1770). Le acqueforti italiane sono otto: tre con motivi romani e cinque con paeasggi di ispirazione padovana; sono databili dopo il 1740, probabilmente dopo la pubblicazione delle incisioni del Canaletto, che sembrano aver influenzato il lavoro del Bellotto. Sono comunque in gran parte vedute di fantasia. Le acqueforti del periodo straniero, invece, sono decisamente più realistiche: si tratta di vedute vere e proprie, realizzate con intento documentario. Molto rare a trovarsi, sono da considerare dei capolavori assoluti nella storia dell'incisione. Magnifiche, in particolare, le struggenti vedute di Dresda. Bencovich Federico Pittore e incisore (Venezia ? Ragusa? Sebenico?, 1677- Gorizia 1753). Si recò giovane a Bologna, alla scuola del Cignani, poi lavorò a Forlì. Ritornò in seguito a Venezia e poi si recò a Vienna. Tornato a Venezia intorno al 1720, si trasferì infine a Gorizia, dove trascorse i suoi ultimi anni. Fu pittore molto particolare, tendente alla deformazione delle immagini, e influenzò in questo senso anche Giambattista Tiepolo e i pittori rococò austriaci. Si conosce una sua incisione, che rappresenta, in forma rovesciata, la pala col beato Pietro Gambacorti da Pisa, databile intorno al 1725-28. Vi si trova un'iscrizione che la definisce un primo saggio della sua arte incisoria presentato a Federico Corner. È possibile che tutta la sua attività incisoria si limiti a questa tavola, e che il suo progetto di continuare ad incidere si sia arenato, limitandosi a quest'unica prova, comunque notevole dal punto di vista artistico. Benedizionale Termine poco usato. Indica un testo che raccoglie formule liturgiche per benedizioni di varia natura.

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Berardi Fabio Incisore (Siena, 1728 - Venezia ?). Lavorò nella bottega del Wagner. Incise vari paesaggi: si ricordano in particolare sei vedute dal Canaletto. Fu sicuramente uno dei migliori incisori della bottega del Wagner. Bestiari Testi di storia naturale di epoca medievale. Trattavano delle virtù, più soprannaturali che reali, di varie specie animali. In latino e in volgare, erano originariamente in versi, poi in prosa. Il testo era in gran parte ripreso da autori classici come Aristotele e Plinio. Bianchi Si chiamano B. tutti gli spazi che in una pagina non sono occupati dalla stampa. In tipografia si comprende sotto questo termine tutto il materiale di stampa che non ha l'altezza del carattere: interlinee, margini, spazi. Bibbia – Generalità Il termine B. è di origine medievale. Deriva dal greco tà Biblia (''I Libri''), ed indica l'insieme dei libri, scritti da autori diversi in varie epoche, che la Chiesa cristiana considera sacri, in quanto ispirati direttamente da Dio. Ogni libro è diviso in capi, ogni capo in versetti, numerati per comodità di ricerca. I termini Scrittura, Sacra Scrittura, Sacre Scritture sono sinonimi di B. Gli ebrei la chiamano Mikrà (''Lettura''). E' l'opera che ha esercitato sull'umanità l'influenza maggiore. Oltre alla religione e alla morale, ha penetrato l'arte e la letteratura di tutta la nostra civiltà. La B. abbraccia un quadro temporale straordinariamente vasto: da Dio e dal mistero delle origini giunge fino alla previsione della fine di tutte le cose. Classicamente nel racconto biblico si distinguono due periodi: quello prima di Cristo -Antico Testamento (A.T.)-, e il Nuovo Testamento (N.T.), che va da poco prima della nascita di Cristo fino a circa 100 anni dopo. In più, nell'Apocalisse si prevede la fine del mondo. La parola Testamento ha lo stesso significato del greco diatéke: ''patto di alleanza''. L'Antico e il Nuovo Testamento fanno perciò riferimento al diverso genere di rapporti dell'uomo con Dio, prima e dopo la venuta di Cristo. L'elenco canonico dei libri secondo la Chiesa cattolica fu stabilito nel Concilio di Trento. Il numero dei libri del N. T. era comunque già fissato dal 393 d. C., grazie al Concilio d'Ippona. La gran parte dei libri dell'A. T. fu scritta originariamente in ebraico. Di alcuni però il testo originale non è noto e si conosce solo quello greco. I libri del N. T. furono invece scritti in greco, salvo il Vangelo di Matteo, del quale tuttavia si è perduto l'originale aramaico. Una semplice classificazione dei libri che compongono l'A.T. è la seguente: LIBRI STORICI: Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio), Giosuè, Giudici, Ruth, Re, Paralipomeni, Esdra, Neemia, Tobia, Giuditta, Ester, Maccabei. LIBRI DIDATTICI: Giobbe, Salmi, Proverbi, Cantico dei Cantici, Ecclesiaste, Sapienza, Ecclesiastico. LIBRI PROFETICI Isaia, Geremia, Baruch, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Nahum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia. I libri che mancano nelle B. ebraiche sono detti deuterocanonici, cioè inseriti in un secondo momento: Baruch, Tobia, Giuditta, Macabei, Sapienza, Ecclesiastico, frammenti del libro di Ester e di Daniele. I libri deuterocanonici non sono accettati dai protestanti, che li considerano apocrifi. I libri del N. T. sono ventisette: i quattro Vangeli, gli Atti degli Apostoli, 14 Epistole di S. Paolo, 7 epistole dette Cattoliche, l'Apocalisse.

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Si è sempre discusso intorno al fatto che gli autori del N. T. abbiano scritto in una lingua che non era la loro. In effetti, la lingua usata è quella greca nota come koiné diàlektos, lingua volgare, comune in molte iscrizioni antiche. La versione più antica della B. che ci è giunta è in greco, ed è nota come B. dei Settanta (perché redatta da settantadue curatori, almeno secondo la tradizione). Si ritiene del III sec. d. C., compilata in Egitto. Esistono però altre versioni, anche se parziali. La siriaca (I sec. d.C.), la Samaritana, l'Armena, la Copta, l'Araba. Importantissima fu la versione raccolta da Origene col titolo di Hexapla. Molto presto si fecero versioni latine della B. La principale fu ritenuta per molto tempo fatta in Africa, ma in realtà molti concordano sulle origini italiane, donde il nome di B. Itala. Fu la principale versione fino alla traduzione di S. Gerolamo, la Vulgata, che divenne il testo ufficiale adottato dalla Chiesa. La realizzazione dell'Hexapla, o Hesapla, richiese ad Origene 12 anni di lavoro (228-240 d. C.). Tutto l'A. T. era disposto in sei colonne: testo ebraico in caratteri ebraici, testo ebraico in caratteri greci, versione di Aquila, versione di Simmaco, versione dei Settanta, versione di Teodozione. Il manoscritto originale era conservato a Cesarea, dove fu consultato da S. Gerolamo. Scomparve nel VII secolo, in seguito all'invasione araba. L'imponente prospetto di Origene fu di grande aiuto per i traduttori successivi. Oltretutto, quando si conosceva una ulteriore versione di qualche passo della B., Origene aggiungeva un'altra colonna al prospetto, al punto che in certi casi le colonne sono anche otto. Le varianti tra il testo ebraico e quello dei Settanta erano indicate con simboli detti obeli (÷), i passi mancanti con un asterisco. L'Itala, traduzione dal greco al latino, fu redatta tra il II e il III secolo. Divenne di uso comune in Italia. Numerose sono le varianti rispetto all'Afra, che circolava comunemente in Africa. Fu S. Agostino a chiamarla Itala, e la ritenne preferibile a tutte le altre. La B. Itala, l'Afra e tutte le versioni precedenti a quella di S. Gerolamo sono indicate con il termine generico di LATINA VETUS. La Vulgata, o Volgata, è la traduzione di S. Gerolamo, che così tradusse in latino il termine koiné. Fu però Ruggero Bacone a chiamare Vulgata la versione di Gerolamo, ed Erasmo da Rotterdam riprese questa definizione. La versione di Gerolamo non è immune da pecche, nè è di pari valore nelle varie parti. Fu lo stesso redattore ad ammettere i propri limiti. Dovette spesso fare uso di vocaboli presi dal latino volgare. Critiche giunsero da S. Agostino stesso, soprattutto per quanto riguardava le parti tradotte dall'ebraico. Fu comunque la traduzione ritenuta come la migliore dalla Chiesa Cattolica. La B. di Ulfila è la traduzione in lingua gotica realizzata da Ulfila, vescovo dei Goti (ca. 311-383). Di essa esistono manoscritti anche in Italia, del periodo della dominazione ostrogota (VI sec.). Molto noto è il manoscritto di Upsala, noto come Codex Argenteus, che nel 1648 fu regalato alla Regina di Svezia. Della B. di Ulfila ci restano soprattutto ampi frammenti del Nuovo testamento. Dal poco che ne possiamo ricavare si nota in particolar modo la grande difficoltà dell'impresa di traduzione. Ad Ulfila risultò difficilissimo tradurre espressioni e valori etici e religiosi in una lingua alla quale erano del tutto estranei. I caratteri di scrittura furono inventati dallo stesso Ulfila, che li ricavò dall'alfabeto greco, ma anche da quello latino e runico. I segni tentano di trascrivere una lingua che è la più antica delle lingue germaniche note, parlata dai Teutoni del basso Danubio. Per questo, dal punto di vista linguistico, i frammenti della B. di Ulfila hanno un valore incalcolabile. Bibbia di Lutero. Prima di Lutero esistevano almeno 17 versioni tedesche della B. Il grande riformatore volle però realizzare una versione che fosse più in linea con il ''sentire'' del popolo tedesco e che fosse anche ricavata dalle fonti originarie. Non tradusse la Vulgata, ma si rifece più che altro al testo greco ed ebraico proposto da Erasmo nel 1516. La lingua usata fu quella cancelleresca tedesca e boemo-lussemburghese, arricchita dal parlare volgare proprio della sua gente. Esemplare, per comprendere il suo modo tradurre, il suo ''Mesaggio sul tradurre'' del 1530. La parola di Dio, diretta a tutti, da tutti deve essere compresa.

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Non si tratta, dice Lutero, di chiedersi come il latino si debba trasferire in tedesco, bisogna piuttosto ''interrogare la madre in casa, i bambini in strada, il popolo al mercato''. Nel 1534, edita da Luft a Wittemberg, usciva la traduzione completa della B. Non è da attribuire del tutto a Lutero, che si fece in effetti aiutare dai più valenti filologi dell'epoca, molti dei quali suoi amici: Melantone su tutti. Ne sortì un capolavoro della letteratura germanica, anzi, la nascita stessa di quella letteratura, tanto che si è detto che la B. di Lutero è per la letteratura tedesca quello che la Commedia dantesca è per la letteratura italiana. La prima versione inglese della B. fu redatta da J. Wycliffe insieme a Nicola di Hereford nel XIV sec. Un'altra versione inglese molto nota è la B. di Ginevra, basata su quella di N. Malingre e Calvino. Fu redatta dai riformatori inglesi che si rifugiarono a Ginevra per sfuggire alle persecuzioni di Maria I d'Inghilterra. Bibelot, o Bilboquet Così vengono chiamati, in Francia, i lavori tipografici di poca importanza: lettere, fatture, buste. Biblia Pauperum La Bibbia dei poveri era la bibbia destinata alle classi più povere, ma anche ai padri predicatori e agli ecclesiastici inferiori di diversi ordini, quali i Certosini e i Benedettini (''pauperes Christi''), manoscritta e miniata, ma anche stampata, spesso col metodo silografico, era composta in genere da tavole che rappresentavano episodi della Vecchio e Nuovo Testamento, accompagnate da qualche breve testo di commento, in genere in latino. Attribuita a S. Bonaventura, esiste una collezione, disposta in ordine alfabetico, di testi ed esempi biblici da predicarsi al popolo. Biblioclasta Distruttore maniacale di libri. Nei casi gravi è una vera sindrome psicotica. E' rimasto nella storia tal John Bagford, londinese, che, al servizio di Lord Oxford, aveva visitato numerose importanti biblioteche. Alla sua morte lasciò cento volumi costituiti essenzialmente dai titoli che aveva strappato da preziose opere antiche durante le varie visite. La collezione fu consegnata, quale triste documento di follia, al British Museum. Biblioclastia Odio, feroce avversione verso i libri, accompagnata da volontà distruttiva. Simile alla Bibliofobia. Bibliofagia La tendenza a divorare i libri. Sono bibliofagi molti animali quali i topi. I pesci e i numerosi insetti dannosi alla carta e alle legature. Esistono però esempi storici, di uomini divoratori di libri, per tradizione o per condanna. vari cronisti del passato narravano che i Tartari mangiavano i libri per assimilarne la scienza. Bernabò Visconti costrinse i due legati pontifici che gli avevano consegnato la bolla di scomunica, nel 1730, a mangiarsela. Sembra anche che alcuni autori politici del passato siano stati costretti a divorare le loro opere per ''rimangiarsi'' quanto avevano sostenuto. In senso figurato, bibliofago, o ''divoratore di libri'' è anche colui che legge moltissimo, spesso senza criterio e senza la concentrazione necessaria ad assimilare il contenuto delle letture.

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Bibliofobo Chi odia i libri. E' l'opposto di bibliofilo. Bibliografia 1.Dal greco biblion (libro) e graphein (scrivere), la parola designava in passato l'arte dei copisti, degli amanuensi, degli scrittori. Oggi si intende con questo termine lo studio, la conoscenza e la descrizione di tutto ciò che riguarda i libri. Esiste una distinzione classica tra ''B. materiale'' e ''B. letteraria e scientifica''. La B. materiale è quella propria dei librai, dei bibliotecari, degli appassionati bibliofili e consiste nella descrizione minuta delle caratteristiche dei libri, con particolare riferimento a elementi quali rarità, qualità estetica, valore commerciale. La B. letteraria e scientifica non si limita alla sola conoscenza delle caratteristiche materiali del libro, ma ne studia anche il valore storico, artistico e scientifico. Analizza cioè l'importanza della singola opera nella storia del pensiero e della evoluzione delle conoscenze umane, e quali contributi ha portato alla diffusione della conoscenza stessa. Molti istituti internazionali svolgono un lavoro prezioso in questo settore. Grazie a questo tipo di B. si può ricostruire storicamente il percorso e l'evoluzione del pensiero umano. 2. Per B. si intende anche un libro che ''parla di altri libri'', cioè un volume nel quale l'Autore, o gli Autori, elencano, nella maniera più precisa possibile, tutte le opere che sono state pubblicate su un determinato argomento. Tale argomento può essere generico e piuttosto vasto (ad. esempio le bibliografie sul libro antico e raro, quali quella di Brunet). Vi sono opere che trattano argomenti più specifici (ad esempio le bibliografie di Storia Locale Italiana, quali il Lozzi e la Platneriana, la B. sulla caccia del Ceresoli) ed altre altamente specializzate (ad esempio la B. su questo o su quell'autore, fino ad arrivare a B. su quanto si è pubblicato su un determinato autore negli ultimi dieci anni...). Se ben realizzata, per il bibliofilo, lo studioso, il libraio antiquario, le Biblioteche, ogni B. è comunque un prezioso strumento di lavoro. Alcune B. sono così ricercate, e rare, da essere considerate libri da collezione. La definizione di B. non è, alla fine , così facile come può sembrare. Anche la Bibliologia (v.) è una descrizione dei caratteri esteriori del libro e del suo sviluppo storico. La B., in senso stretto, si limita ad elencare l'autore, il titolo, e le note tipografiche, tanto che alcuni denigratori l'hanno definita ''scienza del frontespizio'' Bibliolato Colui che ha l'ossessione di raccogliere un gran numero di libri, senza però leggerli o conoscerli. Bibliolatra Colui che ama i libri fino all'esagerazione. Biblioleta Si dice di chi possiede una copiosa biblioteca, ma non ne conosce il contenuto. La parola deriva dal greco e sta per ''dimenticatore di libri''. La leggenda, o la storia, narra di tal Didimo, grammatico alessandrino, che aveva scritto almeno tremila libri... però alla fine non si ricordava il contenuto delle sue stesse opere.

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Bibliolita Parola che deriva dal greco e sta per ''distruttore di libri''. Si riferisce all'odio nei confronti del libro non tanto per cause psicologiche, quanto per ragioni religiose e politiche. Ricordiamo i roghi dei nazisti, ma anche quelli dovuti, ancora oggi, all'intolleranza religiosa. Bibliologia, Bibliologo Studio dei libri e della loro storia, fa parte della bibliografia. Il Bibliologo è chi conosce e insegna la scienza del libro, e ne discorre. Bibliomane Colui che ama i libri in maniera ossessiva; non è un bibliofilo in senso stretto, piuttosto ne è l'esasperazione patologica. Si interessa al possesso dei libri più che al contenuto intellettuale. Bibliomanzia Superstizione per quale alcuni affermano di poter fare previsioni utilizzando parole, numeri, espressioni trovate aprendo un libro a caso. Bibliotafio, Bibliotafia, Bibliotafo. 1.Il Bibliotafio è, letteralmente, un ''sepolcro di libri'', una biblioteca dove i libri sono nascosti alla consultazione. 2. La Bibliotafia è l'atteggiamento del bibliomane geloso, che nega la consultazione della propria biblioteca. 3. Il Bibliotafo è colui che nasconde gelosamente i propri libri. Biblioteca circolante Biblioteca che consente la circolazione dei libri tramite prestito. Bicchieri Mario Illustratore del quale non si ha alcuna notizia biografica. E' noto per un solo lavoro: l'insieme di illustrazioni per il Bertoldo edito da Nerbini nel 1932. Si tratta di tavole a colori dal tratto particolare ed inquietante. Bicromia Illustrazione a due colori: con due tirature diverse dell'immagine (una per ogni colore), grazie alla sovrapposizione si possono ottenere effetti sorprendenti, con un numero notevole di sfumature diverse.

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Biffare Cancellare, annullare stampe e scritture con delle linee, in genere a forma di X. E' il procedimento che molti incisori moderni usano quando, terminata la tiratura di una tavola, ''biffano'' la lastra incidendovi sopra delle linee incrociate, in modo da renderla inutilizzabile per successive tirature. In questo modo garantiscono che l'opera non verrà più riprodotta e che il numero di esemplari tirati è limitato a quello voluto e indicato dall'artista stesso. E' una garanzia per il cliente in un settore, quello delle opere d'arte ''seriali'', quali le incisioni, che si presta a truffe e riproduzioni da parte di chi entri in qualche modo in possesso delle lastre originali. Biobibliografia Elenco di opere di un determinato autore che comprende anche gli scritti dedicati alla vita dell'autore stesso. Biografia Termine derivato dal greco (bios = vita, grafo = scrivo). E' un ramo della storiografia e consiste nella rappresentazione, spesso romanzata o comunque realizzata anche con intenti artistici, della vita di un personaggio famoso della storia. Oltre alla mera esposizione dei fatti, la B. tenta in genere di ricostruire anche l'evoluzione psicologica del personaggio. L'uso di scrivere B. di uomini illustri è antichissimo. Nella Bibbia si trovano già numerose B. inserite nel testo. Come genere letterario, in Occidente comparve presso i Greci (numerosissime sono le B. nella letteratura indiana e cinese). Ad Erodoto veniva attribuita un'antichissima vita di Omero, che, in realtà, è molto posteriore. La prima B. vera e propria della letteratura occidentale è da ritenersi l'Agesilao di Senofonte. In opere di vasto respiro storico si trovano inserite numerose biografie: ad esempio quella di Filippo il Macedone nell'opera di Teopompo. Il fascino della figura di Alessandro Magno attirò poi una vera schiera di biografi: Callistene di Olinto, Onesicrito, Clitarco di Colofone, Anassimene di Lampsaco, Diodoro d'Eritrea ecc. Il più importante biografo greco fu, naturalmente, Plutarco, con le sue Vite Parallele, dove la componente storico-biografica si associa a quella psicologica e all'intento pedagogico. La biografia si sviluppò anche in Roma, in particolare in epoca ellenistica: ricordiamo Varrone, Cornelio Nepote e Tacito (Agricola). Il trionfo della b. romana si ha però in Svetonio (Vite dei Dodici Cesari, De viris illustribus), erudito scrittore di gusto alessandrino, che inserì nella sua opera anche curiosità e pettegolezzi. In epoca cristiana si ha il prevalere della B. di carattere sacro, nota come agiografia (v.). Si tratta di un genere che segue criteri non tanto storici, quanto religiosi e morali, con chiari intenti edificanti. Tipico è il trasformarsi dell'agiografia in leggenda e l'esempio classico è la Legenda aurea di Jacopo da Varagine (Varazze), che riunisce elementi di ogni genere (storici, favolistici, mitici, cristiani, pagani) per realizzare un'opera educativa godibilissima. Qualcuno ha notato che la vita di uno dei santi della Legenda è nient'altro che la storia del Buddha.. Naturalmente esiste anche un tipo di agiografia che ha i connotati della vera biografia storica. Si ricordano a questo proposito le Vitae Patrum di S. Gerolamo. Nel medioevo fu rara la B. civile. Si fa apprezzare la Vita di Carlo Magno di Eginardo. Il genere torna a fiorire con l'Umanesimo e il Rinascimento. Il Boccaccio scrisse la Vita di Dante, il Petrarca Le Vite degli uomini famosi, Leonardo Bruni le vite di Dante, Petrarca e Cicerone. Ricordiamo anche le B. dei Pontefici del Platina e le Vite dei pittori scultori ed architetti del Vasari.

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Il numero di biografie scritte dal Cinquecento in poi è praticamente incalcolabile. A seconda dell'epoca, gli intenti degli autori sono i più vari. Da quelle genericamente elogiative, a quelle più chiaramente storiche. Frequenti, durante il Risorgimento, le biografie di chiaro significato patriottico, anche quando si narra di uomini del Medioevo. Accentuato è, oggi, l'interesse intorno all'influsso che i grandi personaggi storici hanno esercitato nella vita politica e sociale (Hitler, Stalin, Mussolini, Churchill). Presso il grosso pubblico hanno spesso successo le biografie romanzate, ricche di aneddoti e di particolari piccanti. Un genere speciale di B. è l'autobiografia, cioè la B. di se stesso, nella quale l'autore è anche il personaggio di cui si parla. Molto note le opere del Cellini, le Confessioni di S. Agostino, le Memorie del Chiabrera, del Vico, del Guicciardini, dell'Alfieri. Bisello Taglio inclinato degli spigoli dei piatti. Biscaino Bartolomeo Pittore e incisore (Genova ca. 1632 - 1657). Di lui si conoscono alcune incisioni molto belle, influenzate dal Grechetto. Biscarra Carlo Felice Pittore, incisore e scrittore (Torino, 1823 - 1894). Fu acquafortista e fondò, con altri, la società italiana degli acquafortisti. Bisguardie Sono le Guardie duplicate. Le guardie (da non confondersi con le sguardie, anche se, erroneamente, i due termini sono oggi usati come sinonimi), sono i due foglietti di carta bianca che si mettono in principio e in fine dei libri; in certe opere di lusso venivano messe doppie (quattro all'inzio e quattro alla fine) e chiamate B. o ''Riguardi''. Bisi Michele Incisore (Genova 1788 - Milano 1874), è noto per soprattutto per le '' Incisioni delle opere di Andrea Appiani' ' Blockbuster Termine proprio dello slang americano, che indica un libro scritto da un autore la cui reputazione è tale da garantirne il successo commerciale. Le librerie pubbliche e private ordinano spesso numerose copie del libro per riuscire a soddisfare la domanda iniziale. Il significato è simile a quello di bestseller.

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Boano Giuseppe Pittore, illustratore, cartellonista. Non si hanno notizie sulla sua vita. Lavorò soprattutto in area piemontese ed esordì verso la fine dell'Ottocento, con opere di gusto Liberty per le litografie Doyen e Marchisio. Celebri alcuni suoi cartelloni per il Teatro Regio (1898), L'Ottica Ambrosio, i Cicli Empress e Columbia. Ricercata anche una sua cartolina per le Marmellate Bertola di Torino (1925). Come illustratore esordì tardi e lavorò soprattutto per Nerbini di Firenze: Giovanna II Regina di Napoli (1928), Le avventure di Arlecchino fratello di Pinocchio (1930), La torre dei saraceni (1931), il Cid, Rasputin . Il suo stile di illustratore, ancora legato ai suoi esordi di cartellonista Liberty, appariva già un po' fuori moda all'epoca di quelle edizioni. Book auction Termine inglese che indica la vendita all'asta, pubblica o privata, di libri antichi e rari al miglior offerente. Le principali case d'asta in questo settore sono la Christie's e la Sotheby's. Bookseller Termine inglese che indica genericamente il venditore di libri. Bouquiniste Termine francese che indica il venditore di libri vecchi. Breviario Libro che contiene i vari offici e preghiere da recitarsi giorno per giorno. Presso gli antichi romani era invece un libro dove si registravano le entrate e le uscite. Brochure Termine francese usato anche in Italia. Sta per ''brossura''. Brustolon Giambattista Incisore (Venezia, 1712 - 1796) di famiglia bellunese. Lavorò nella bottega del Wagner. È noto soprattutto per le acqueforti riproducenti vedute di Venezia del Canaletto, stampate dapprima dal Furlanetto nel 1763, poi dal Viero e dal Battaggia. Dello stesso Canaletto incise anche vedute romane, in due edizioni diverse: la prima con i titoli in latino, la seconda in francese. Eseguì anche illustrazioni per libri. Bulino E' lo strumento adoperato fin dall'antichità per scrivere su metallo. Oggi si chiama B. la verghetta d'acciaio che gli incisori usano per intagliare il metallo, il legno, il linoleum ecc. Per estensione, si chiama B. anche l'incisione stessa, se eseguita con tale oggetto.

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Busi Adolfo Grafico faentino (Faenza 1891 - Bologna 1978). Diplomato all'Accademia di Bologna, all'inizio degli anni Venti cominciò una lunga collaborazione per le officine grafiche Ricordi, curando anche gli spazi espositivi di varie mostre. Dal 1932 inizò la collaborazione alla rivista La Moda della lana, curata dal Lanificio Rossi. Realizzò numerose campagne pubblicitarie, manifesti, calendari, cartoline. Illustrò anche un depliant turistico su Viareggio edito a cura dell'ENIT. C. Terza lettera dell'alfabeto. Propria della della lingua latina. Sembra sia stata introdotta nel periodo tra la prima e la seconda guerra punica. 1. Segnatura del terzo foglio di un volume. 2. Ha sostituito la lettera g in molte parole della lingua italiana: lagrime, Federigo. 3. Nelle tavole dei tribunali romani la lettera C. stava per ''condemno''. 4. Come segno numerale, presso i Romani C stava per cento, CC per duecento, CCC per trecento; raramente si usava CCCC per quattrocento. C. d. G. Sta per ''Compagnia di Gesù''. c.s. Sta per ''come sopra''. Cacofonia. Dal greco kakos, cattivo e phoné, voce. Cattiva impressione fonica provocata in genere dall'incontro di due vocali; per questo è stato introdotto l'apostrofo (es. l'aria invece di la aria). Cadeaux. Lettere maiuscole poste all'inizio di atti e capitoli nei manoscritti francesi dei secc. VI-VIII. Per estensione si chiamano così anche certe grandi iniziali (capolettera) arabescate. Calamo. Cannuccia usata dai popoli antichi per scrivere su papiro e pergamena. Calendoli. E' il nome di una macchina compositrice inventata dal domenicano Vincenzo Calendoli nel 1896. E' note anche come ''domenicana''.

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Calepino Ambrogio. Frate agostiniano nato a Caleppio, nel bergamasco, nel 1453. E' noto come autore di un Dizionario la cui compilazione lo impegnò per tutta la vita. Per estensione, si indica come ''Il Calepino'' non solo la sua opera, ma tutte le raccolte di atti, memorie, estratti ecc. Camicia. 1. Busta di carta o cartone utilizzata per raccogliere lettere e documenti vari. 2. Busta di carta sottile e resistente utilizzata per proteggere la coperta e la legatura del libro. 3. Viluppo delle risme di carta così come giungono in tipografia dalla cartiera. Campanelle Lettere sfuggenti da righe tipografiche non ben giustificate. Campo. Si chiama così la parte centrale del piatto. Può apparire decorato da cornici di varia natura. Canale. La scanalatura che si trova sotto il piede della lettera fusa. Canaletto. Detto anche ''sentiero'', è quel tracciato bianco, di sgradevole effetto estetico, che si ha, del tutto casualmente, quando gli spazi bianchi di alcune righe tipografiche vanno a cadere in fila. Canard Parola francese entrata nell'uso comune per indicare una notizia strana o inverosimile, quando non del tutto falsa. Canna comune La canna comune, o Arundo donax, è una pianta comunissima in Italia, che cresce nelle zone umide. E' stata utilizzata per la produzione di carta di modesta qualità. Migliore è quella che si ottiene con la canna di bambù. Cantino Viene così definita nelle cartiere la carta fabbricata male, mediocre anche se non da scartare. Cantonali, Cantoni. Rinforzi metallici degli angoli di una legatura. Molto usati nelle antiche legature ad assicelle di legno.

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Capitello o Correggiuolo Ornamento in filo di seta o cotone, raramente d'argento e d'oro, che si pone in testa e in coda al dorso del libro. Spesso è formato da un intreccio di fili di colore diverso. Non ha solo scopo decorativo, ma consolida la legatura. Un tempo rigorosamente eseguito a mano e cucito ai fogli, oggi viene per lo più realizzato a macchina e solo per edizioni di qualche pregio. Spesso è solo incollato ai fogli, e si parla allora di ''falso capitello'', non avendo che funzione decorativa. Capitolo, a Capo 1. Ognuna delle parti di un'opera in prosa, saggio, romanzo, memoriale che sia. 2. In letteratura si chiama C. un componimento poetico di natura scherzosa, in voga nel XVI sec. Capopagina Fregio, ornamento, idoneo ad essere posto in capo alle pagine di un libro. Capoverso La prima riga di un periodo che comincia con un da capo. E' segnato spesso con una lettera iniziale di corpo più grande o con uno spazio ben visibile, tale da risaltare subito all'occhio del lettore (rientro, o rientranza). Cappiello Leonetto Grafico pubblicitario (Livorno 1875 - Cannes 1942). Nel suo settore fu una delle figure più rilevanti nel panorama artistico italiano, soprattutto per le sue tendenze innovative. Alcune sue figure decorative, note come ''arabesche'', dai colori accesi su fondi neri, sono rimaste famose per il loro forte impatto visivo. Esordì come pittore, e nel 1891 si recò a Parigi, dove collaborò come caricaturista a diverse riviste. Espose all'estero e alla Biennale di Venezia. Nel 1937 dipinse il pannello di ingresso del Padiglione della pubblicità all'Esposizione internazionale di Parigi. La sua produzione pubblicitaria è immensa, possiamo solo ricordare alcune promozini che lo hanno reso famoso nel mondo: Aspro, Florio Cinzano, Le Cuir, Margarina Axa, Huile Lesseur, Le Figaro, Dupont, Persil, Piroscafi della M.I.S.R. Linea, Lana Borgosesia, Cigarettes Batchari ecc. Caprichos - Capricci. I Caprichos sono una raccolta di ottanta incisioni pubblicate nel 1799 da F. Goya. Questa serie non costituisce solo una pietra miliare nella storia dell'arte del bulino, ma rappresenta uno dei più grandi capolavori dell'arte di tutti i tempi. Goya cominciò a lavorare a queste incisioni fin dal 1793. Ne doveva pubblicare 72 nel 1797, ma rimandò la pubblicazione al 1799, con l'aggiunta di altre otto stampe. La tecnica usata è quella dell'acquaforte. Il titolo è ripreso dai ''Capricci'' di Callot, pubblicati nel 1617 e destinati a fanciulli che volevano apprendere l'arte del disegno. Ma la dedica del Callot era pretestuosa: con il suo lavoro e il successivo ''Le grandi miserie della guerra'' era riuscito a trasformare la caricatura, da semplice divertimento, a strumento di protesta morale e civile.

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Nel lavoro di Goya il senso di grazia, di leggerezza, di divertimento, scompare del tutto. In primo piano viene portata disperatamente ogni bassezza umana. I dolci paesaggi di sfondo, comuni nei predecessori, spariscono completamente e una terra desolata viene abitata solo da mostri (uomini compresi). Dino Formaggio ha sottolineato che, se pure Goya si ispira a Callot, al Tiepolo, e ai caricaturisti inglesi di epoca illuministica, la sua tecnica di incisione fa però riferimento ad un altro grande maestro, Rembrandt, ed al suo modo di trattare la luce, accentuandone la potenza drammatica ed evocativa. Ad animare tutta la serie è il tragico contrasto tra la Spagna antica, reazionaria, della Santa Inquisizione e quella nuova, che cominciava a conoscere le idee liberali che agitavano l'Europa. Lo stesso Goya, in una famosa incisione, poi scartata, ma che doveva far parte dei C., vi si rappresenta come mostro a due facce: una è quella del pittore di corte, suddito servile e privilegiato, l'altra è quella del pittore popolano in rivolta. La serie sembra svolgersi seguendo tre temi fondamentali. La prima parte è un'amara critica dei rapporti umani. La seconda fustiga il potere politico che opprime i popoli. La terza parte analizza i temi della religione, della politica, e delle loro superstizioni e stregonerie. E' la parte più famosa dei C., inizia con la tavola dell'artista addormentato sulla celebre scritta: ''Il sonno della ragione genera mostri''. La lucida consapevolezza, l'incredibile capacità di autoanalisi, oltre naturalmente ai grandi meriti artistici di Goya, fanno di questa serie una delle più ricercate dai collezionisti di incisioni. Molto rara, quasi mai offerta sul mercato è, ovviamente, costosissima. Carattere di Cesare. Particolare corsivo romano. Deve il nome al fatto che fu trovato su un documento intitolato ''Testamento di Caio Giulio Cesare''. In realtà risale al VI secolo. Caratteri Braille. Metodo di scrittura con caratteri a rilievo, destinato ai non vedenti. Fu ideato nel 1829 a Parigi da Louis Braille, cieco. Le lettere dell'alfabeto sono rappresentate da combinazioni di punti e la lettura avviene tramite il senso del tatto. Caratteri Capillari Denominazione di caratteri di fantasia dall'asta allungata e sottilisima, oggi poco usati. Caratteri cartografici. Caratteri e simboli speciali usati in cartografia. Consentono una interpretazione universale delle carte geografiche. Caratteri Commerciali. Il Bodoni chiama così i caratteri calligrafici rotondi. Caratteri cubitali Si indicano così, genericamente, lettere e caratteri di dimensioni piuttosto grandi.

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Caratteri cufici. Antichi caratteri arabi. Prendono il nome dalla città di Cufa. Caratteri Damasiani. Caratteri che prendono il nome dalle iscrizioni di Papa Damasio I (366 - 384), scritti su lastre di marmo dedicate ai primi martiri sepolti nelle catacombe. Caratteri Runici. La scrittura runica fu tipica dei popoli germanici. I caratteri di questa scrittura sembrano aver avuto origine intorno al 300 d. C., raggiungendo la massima diffusione nei secoli V - XI. Per quanto alcuni C. R. siano somiglianti al corsivo greco, l'ascendenza di questo tipo di scrittura non è mai stata chiarita, anche se sono evidenti influssi sia greci che latini nelle 24 lettere che compongono questo alfabeto. Le rappresentazioni più antiche di questi caratteri furono trovate nella Scandinavia Meridionale, in particolare su armi e ornamenti, ma anche su pietre. La decadenza della S. R. cominciò con la diffusione del Cristianesimo in Scandinavia. Caratteri, Segni di Botanica. Sono quei segni e caratteri particolari necessari per la stampa di opere di botanica. Spesso si tratta di piccole immagini stilizzate che fungono da abbreviature. Carboni Erberto Grafico e pubblicitario (Parma 1899 - Milano 1984). Laureatosi in architettura a Parma, iniziò a lavorare in alcuni stabilimenti cromolitografici eseguendo carte da lettera, calendari, pieghevoli e opuscoli vari. Disegnò anche copertine per Il Dramma e per Le Grandi Firme di Pitigrilli. Negli anni Trenta fu chiamato alla Motta, per pubblicizzare il panettone sui giornali. Lavorò nello stesso periodo anche con la Olivetti e lo Studio Boggeri: iniziò così ad utilizzare la fotografia ed il fotomontaggio (pubblicità Campari, Lagomarsino, Shell). Nel 1952, i suoi lavori per la Barilla e l'Olio Bertolli gli valsero la Palma d'Oro per la pubblicità. Fu uno dei migliori grafici pubblicitari italiani, grazie alla sua capacità di aggiungere un qualcosa in più, esteticamente rilevante, al mero significato commerciale della pubblicità. Anche Gropius gli espresse la sua ammirazione. Carica Si chiama C. l'insieme di sostanze minerali che si aggiungono alla pasta per la creazione della carta, allo scopo di diminuire la trasparenza del foglio e aumentarne il peso.

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Caricatura. Termine entrato in uso nel tardo Seicento; deriva da ''caricare'', esagerare. Le premesse della caricatura si ritrovano anche in documenti molto antichi (papiri, ceramiche, graffiti). La tradizione attribuisce l'invenzione della C. vera e propria a Leonardo e a Dürer, anche se il loro interesse per l'abnorme e il mostruoso non aveva intenti comici. Solo in età barocca il genere fiorì completamente e si ritrova in alcuni schizzi del Bernini, di A. Carracci, del Della Bella ed in particolare nel Callot, tanto che ''figura alla Calotta'' era in passato sinonimo di C. Nel Settecento furono famose le C. di P. Leone Ghezzi, romano, e quelle del Tiepolo. Durante l'illuminismo la C. trasse continui motivi di applicazione nella satira politica e sociale, trovando nel giornale satirico il miglior veicolo di diffusione. La C. politica si sviluppò particolarmente nella seconda metà del Settecento, soprattutto in Olanda e Inghilterra. L'avvento al potere di Napoleone offrì ai caricaturisti inglesi infiniti spunti. Tra questi ricordiamo Gillray, Rowlandson e Cruikshank. Nella Francia ottocentesca si ricorda, oltre all'abile Gavarni, un artista eccezionale come Daumier, che nelle sue litografie riuscì a trasformare la C. in arte vera e propria. In Italia la C. si sviluppò soprattutto grazie al giornalismo. Celebri alcune riviste, come il Don Pirlone (Roma), l'Arlecchino (Napoli), il Fischietto (Torino). Nel 1856 fu fondato ''Il Pasquino'', che rivelò talenti come Casimiro Teja e altri. Si ricordano anche E. Novelli (Yambo), L. Bertelli (Vamba), Scalarini (nel giornale ''L'Avanti!''). Durante il fascismo, divenuta impossibile la satira politica, la C. ripiegò in più bonarie formule di critica ai costumi borghesi (Novello). Particolare importanza hanno però certe C. realizzate da artisti espressionisti nelle quali il disagio sociale è rappresentato dalla ribellione ai canoni estetici usuali (Kokoschka, Grosz, Viani, Mino Maccari). Carini Isidoro Storico e Archivista (Palermo 1843, Roma 1895), benvoluto da Leone XIII, che lo nominò prefetto della Biblioteca Vaticana. Fu autore dell'Arcadia, storia incompiuta dell'Accademia dell'Arcadia e partecipò alla fondazione dell'Archivio storico siciliano e della Società Siciliana di Storia Patria. Pubblicò anche il Regesto di Martino VI. Carlevaris Luca Pittore e incisore (Udine 1663 - Venezia 1730). Dopo un viaggio a Roma, nel quale venne a contatto con l'opera dei pittori di rovine laziali e stranieri, ebbe l'idea di ritrarre le fabbriche e vedute di Venezia. Gli storici dell'arte lo ritengono l'iniziatore della scuola dei vedutisti veneti. Abile incisore, nel 1703 pubblicò 104 stampe intitolate appunto Fabbriche e vedute di Venezia, caratterizzate da un'efficacissima impostazione prospettica, ottenuta anche grazie all'uso della camera oscura (tecnica che insegnò successivamente al Canaletto). Il suo merito maggiore fu comunque proprio quello di aver dato via al genere, in quanto le sue incisioni, tutte tese al realismo della rappresentazione vedutistica, mancano degli ariosi effetti artistici dei suoi seguaci, Canaletto in testa.

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Carmi figurati. Si dicono così carmi nei quali la disposizione delle lettere è concepita in modo tale da formare una qualche figura caratteristica, in genere geometrica (un trapezio, un quadrato, ma anche un altare, un organo ecc..). Per estensione sono chiamati C.f. tutte le poesie nelle quali le lettere di determinate parole sono disposte secondo particolari artifici. Talvolta sono curiosità più che opere d'arte vere e proprie, e vennero in uso presso gli ellenisti, dai quali li presero i Romani. Ricordiamo alcuni generi particolari, quali gli acrostici, o telestici (le prime lettere, o le ultime, o quelle di mezzo di ciascun verso formano una frase con un senso proprio), i centoni (ottenuti unendo i versi di varie composizioni di qualche autore) ecc. Carnet Vocabolo francese di uso comune anche in Italia, equivale a taccuino, quaderno di note. Carpioni Giulio Pittore e incisore (Venezia, 1611 - Verona 1674). Allievo del Padovanino, lavorò soprattutto a Vicenza. Della sua opera di incisore si conoscono solo poco più di venti esempi. Carta acida, Acid paper Carta realizzata con materiali che determinano un valore di pH inferiore a 7,00. La principale causa di acidità della carta è purtroppo una sostanza contenuta nella polpa del legno, ma vi sono anche sostanze acide usate nella lavatura e altre sostanze che provengono dalla migrazione di acidi e dalla polluzione ambientale atmosferica. L'acidità danneggia la cellulosa e determina progressivamente ingiallimento e friabilità della carta stessa. Per evitare questi inconvenienti, che stanno progressivamente distruggendo il materiale cartaceo prodotto dalla seconda metà dell'Ottocento fin quasi ad oggi, si sta adesso promuovendo la realizzazione di carte neutre, prive di acidità Purtroppo il processo che libera le vecchie carte dall'acidità e le preserva dagli altrimenti inevitabili danni futuri è molto costoso, ed attualmente utilizzato solo da poche biblioteche nazionali. Carta chirografaria. In diplomazia, era un documento, in genere in pergamena, nel quale veniva scritto due volte lo stesso testo: una volta nella metà superiore del foglio ed una, in senso inverso, in quella inferiore. Fra una copia e l'altra si scriveva, a grandi caratteri, una dicitura, che in genere era ''chiriographum''. A traverso di questa parola si tagliava il documento in modo che una metà andasse ad ognuno dei contraenti. Oggi si chiama così un diploma sottoscritto da principi o dal papa o anche un atto sottoscritto senza intervento del notaio. Carta Colbert. Si chiamava così, in Francia, un tipo di carta che portava lo stemma del ministro Colbert.

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Carta cromo Si chiamava così una carta realizzata con materie scelte, particolarmente idonea alla stampa a colori. Carta damascata Carta decorata con disegni che ricordano quelli delle stoffe dette di Damasco. Carta damascena. E' uno dei nomi della carta bambagina o bombicina (v.). Carta de Logu. Codice del giudicato di Arborea, emanato da Mariano IV nel XIV sec. e rielaborato dalla figlia Eleonora nel 1395. Il testo definitivo comprende 198 capitoli scritti in dialetto sardo, concernenti varie formule di diritto sia penale che processuale. Carta di china Tipo di carta cinese, fabbricata da migliaia di anni, e ottenuta dalla pasta che si ricava dalla corteccia del bambù e del gelso papirifero unita a paglia di riso. Sempre fabbricata a mano, è tipica per la sua trasparenza associata ad inaspettata robustezza. Carta di cocco Inventata in Germania, dove prende il nome di Gustavo, è una carta molto usata dai legatori per la copertura dei piani del libro. Carta di corteccia Carta usata anticamente, fatta con la pellicola bianca che si trova fra la scorza e il legno di alberi di vario genere: tiglio, acacia, olmo. Dell'uso di questa carta si parla in Tofrasto, Plinio. Simmaco. Carta di cotone Era ritenuta tale la carta bambagina (v.). Cartaio Fabbricante di carta.

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Cartapesta Carta indurita dall'aggiunta di colla, argilla, fecola ed altre sostanze alla pasta ottenuta con carta vecchia molto pressata. L'impasto essiccato viene imbevuto di olio di lino e poi colorato con vernici di vario colore. Usata nella fabbricazione di oggetti di vario genere. La C. giapponese si prepara incollando più fogli di carta l'uno sull'altro e poi comprimendo il tutto. Carte Campane. Formule di testimonianza che appaiono in placiti cassinesi. Riguardano la Badia di Montecassino e Santa Maria di Cengia, sua dipendenza. I testimoni pronunciavano una dichiarazione che veniva raccolta in periodi volgari. Sono tutti del X sec. Si tratta pertanto dei primi documenti in volgare italiano. Ricordiamo quello famosissimo che contiene la formula: ''Sao ke kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti'' (so che quelle terre, in quei confini qui descritti, appartennero per trenta anni alla parte di S. Benedetto). Carte da gioco Le C. d. g. sono di antica origine orientale, indiana o forse cinese. Furono ideate a scopo divinatorio, e solo nel Medioevo si cominciò ad usarle come gioco. Giunsero in Europa intorno al XIV sec., portate dagli Arabi in Spagna. Si diffusero rapidamente anche in Italia, in particolare a Firenze e Viterbo. Le carte italiane derivarono dai tarocchi, mentre nelle carte francesi e tedesche si imposero presto i semi cuori, picche, fiori, quadri, di incerta origine. I semi delle carte regionali italiane derivano appunto da quelli dei tarocchi (denari, coppe, spade, bastoni). Le carte da gioco ronciglionesi del XVII e XVIII sec. Lo studio della produzione di c. d. g. nei secoli passati deve sempre fare i conti con la frustrante scarsità degli esempi giunti fino a noi. Ciò è da collegare non tanto ad una produzione ridotta -si può anzi dire che l'uso popolare delle c. d. g. ne favorì una produzione quantitativamente piuttosto elevata- , ma alla destinazione stessa delle c.d.g. Oggetti d'uso comune, finirono per deteriorarsi rapidamente lasciando pochissimi esempi ai secoli successivi. E' stato, in definitiva, lo stesso destino delle antiche silografie religiose- popolari: pur stampate in moltissimi esemplari, usate comunemente come stampe da appendere ale pareti o da portare appresso, ben poche di loro sono riuscite ad arrivare ai giorni nostri. Numerosi documenti d'archivio hanno però migliorato le nostre conoscenze sulle c. d. g. Gli stessi documenti dimostrano come la produzione sia stata tutt'altro che episodica nella Ronciglione di inizio Seicento -fine Settecento. E' stato così possibile stabilire perché molte stamperie specializzate in c. d. g. si trovassero in centri piccoli, come Ronciglione, che con le sue poche migliaia di abitanti non poteva certo garantire lo smaltimento di tutta la produzione. E' vero che in molti di questi centri la vicinanza di cartiere garantiva la presenza di materia prima, ma i motivi furono essenzialmente commerciali, legati alle leggi fiscali e al transito. Il dazio sulle c. d. g. fu introdotto nel 1588 da Sisto V. Serviva a sovvenzionare i mendicanti di S. Sisto. I documenti si trovano nell'Archivio di Stato di Roma. Pagato il dazio, si doveva obbligatoriamente applicare il bollo su una o più carte del mazzo. In genere di forma ovale, contenente un monogramma, il bollo dimostrava l'avvenuto pagamento della tassa. In realtà alcuni stati, in particolare quelli di Castro e Ronciglione, avevano agevolazioni particolari, e non erano tenuti a pagare il dazio, anche se obbligati a bollare le carte.

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A fine '600 il provento della gabella era passato all'Ospizio Apostolico di S. Michele per i poveri invalidi. La produzione di carte nello stato della Chiesa era divisa tra Roma e Ronciglione. Se a Roma esistevano due fabbriche per la produzione di carte fini (raffinate carte con semi francesi), a Ronciglione esistevano cinque fabbriche per la produzione di carte popolari, ordinarie, di fabbricazione povera e di basso costo. Tra i fabbricanti ronciglionesi sono noti i nomi di Pellegrino Pellegrini, Alessandro Pistellini, Gaetano e Policarpo Ciaffoni. Della produzione ronciglionese resta purtroppo ben poco. Un foglio di carte, allegato ad una supplica ad Innocenzo XI dimostra come i semi francesi fossero già diffusi nel XVII secolo. La gran parte dei fogli rimasti è stata ritrovasta all'interno di legature, dove si usavano per aumentare lo spessore delle copertine. Molto curioso è un foglio di otto carte, con gli usuali semi di denari, coppe, spade e bastoni, ma con la particolarità degli assi e dei cavalli siglati con le lettere iniziali (CB = Cavallo di bastoni). Potrebbe essere un esempio di ''carte romane'', molto citate nei documenti antichi, ma delle quali si è persa ogni traccia a partire dal XVIII secolo. Carte geologiche e Geognostiche Carte sulle quali sono indicate, con colori diversi, le superfici dei vari terreni sedimentari che si riferiscono a epoche geologiche diverse. Le C. geognostiche limitano il loro studio alla composizione litologica del terreno, senza attribuirne una cronologia . Carte in proiezione di Mercatore Ideate nel 1556 dall'olandese G. Kremer, detto Mercatore, furono adoperate nella navigazione marittima. Sono dette anche Carte ridotte. Carte pilota. Traduzione letterale dell'inglese pilot charts. Sono pubblicazioni periodiche che contengono utili informazioni per i naviganti. Contengono notizie meteorologiche, rotte consigliate, presenza di relitti, ghiacciai alla deriva. Carte, cartoni di cuoio Sono carte preparate con gli scarti di pelli conciate e colla animale. Il loro pregio maggiore consiste nella notevole resistenza. Carteggio 1. Con il termine di C. si intende, genericamente, l'insieme della corrispondenza (lettere, biglietti, cartoline ecc..) di un personaggio illustre con familiari, colleghi, altri personaggi famosi in genere. 2.In nautica, si indica con questo termine il complesso di operazioni grafiche grazie alle quali vengono risolti vari problemi di navigazione.

Cartelle Sono titoli di credito in genere, cioè documenti che garantiscono la possibilità di esercitare il diritto menzionato su di essi. Possono essere nominative, al portatore, miste.

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Carticino Detto anche quartino, quarticino, quartesino, cartesino, cartino, equivale a un quarto di foglio. Forma quattro pagine. Esiste il carticino di frontespizio, che si usa quando per un qualunque motivo le prime quattro pagine, frontespizio compreso, devono essere differenziate dalle restanti (ad esempio quando l'autore vuole firmare ogni copia al retro del frontespizio). Il carticino intercalare si trovava comunemente nei libri censurati, e serviva a correggere le parti errate o censurate. Il carticino finale si ha quando non c'è bisogno di usare un intero foglio per chiudere l'opera. Cartoccio 1. Si chiama C. una piccola carta geografica parziale che si colloca, a delucidazione e complemento, in un angolo di una carta geografica più grande. 2.Elemento decorativo, fregio, vignetta che rappresenta cartoni rivoltati o arrotolati. Cartolario, Cartulario 1. Nel medioevo si chiamava C. l'archivista addetto alla custodia delle carte pubbliche. 2. Con questo nome si indicava anche il registro nel quale si annotavano i contratti, o, nelle Abbazie, nel quale si conservavano le carte importanti, i lasciti, gli inventari ecc.. Cartomanzia Termine che indica vari sistemi di divinazione mediante le carte da gioco, i tarocchi, o carte speciali di fantasia. L'origine è stata per molto tempo attribuita agli arabi, ma l'ipotesi sembra infondata. In realtà il primo trattato noto di cartomanzia pare sia stato quello di tal Alliette, pubblicato nel 1770. In quell'opera si ritrova la leggenda sulla origine orientale della C. Certo è che l'autore, barbiere di professione, ebbe largo seguito e grande fortuna economica grazie alla sua presunta capacità divinatoria. Cartonaggi Termine generico con il quale si intendono i prodotti derivati dalla lavorazione del cartone. Cartonaggio Tutte le operazioni di legatoria che richiedono di eseguire lavori in cartone. Cartoncino. Si chiama C. ogni tipo di carta che superi il peso di 180 grammi al metro quadro. Può essere di un getto solo, cioè costituito da un unico foglio, o ottenuto tramite la sovrapposizione e l'incollaggio di più fogli di carta.

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Cartone Prodotto di spessore maggiore rispetto alla carta ed al cartoncino, in genere preparato con materiali più scadenti ripetto a questi ultimi. Si prepara a macchina ed è di solito usato per imballaggi. Nella storia dell'Arte si chiamano C. i disegni preparatori, su carta pesante, che rispettano le dimensioni dell'opera finita. Vengono ricalcati su tavola, su muro (affresco) e su vetro. Vengono chiamati C. anche i disegni preparatori realizzati come modello di arazzi. Celebri quelli di Raffaello conservati a Londra. Cartoteca Si chiama così una collezione di carte geografiche, ma anche il luogo che le conserva, che può essere un settore specifico di una biblioteca. Cartuccia Foglietto di due pagine (mezzo carticino) stampato a parte. Si usa in genere per correggere una parte mal stampata. Caru Henry. Traduttore della Divina Commedia in inglese (Gibilterra 1772 - Londra 1844). Per quanto la sua traduzione non sia sempre esatta, è tuttavia molto efficace, tanto da essere ancora diffusa in Inghilterra. Cascio Telaio mobile utilizzato per la fabbricazione della carta a mano: si colloca entro la forma e trattiene la pasta da carta, consentendo la sgocciolatura grazie agli interspazi delle vergelle. Casellario. Scaffale a caselle dove si tengono, ripartiti correttamente, tutti i tipi che servono a formare gli spazi bianchi sulla pagina stampata. Cassa Arnese di legno suddiviso in numerosi cassettini che contengono tutti i segni dell'alfabeto, i numeri, gli spazi ecc.. E' suddivisa in due parti, una per le minuscole e una per le maiuscole. La distribuzione dei caratteri nella cassa deve sottostare a rigorosi criteri di praticità. Cassat Mary Pittrice e acquafortista americana (Pittsburg 1845 - Francia 1926). Studiò pittura in Europa e si stabilì a Parigi. Si avvicinò agli ambienti degli impressionisti ed entrò anche a far parte del gruppo, appoggiata da Degas. Le sue acqueforti e puntesecche si ispirano in genere alla vita infantile.

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Cassettini Piccoli scompartimenti che dividono la cassa tipografica. Castaldi Panfilo Medico e tipografo (Feltre 1398 - Venezia 1479?). Esercitò la professione medica a Venezia, poi si recò a Milano, dove ottenne il privilegio per esercitare l'arte tipografica. Non esistono prove che dimostrino la tesi secondo la quale sarebbe l'inventore dei caratteri mobili. Anche della sua opera letteraria (fu poeta) non rimane nulla. Castello Banco da lavoro del compositore tipografo. Castiglione Giovanni Benedetto, detto il Grechetto Pittore e incisore (Genova 1610? - Mantova 1665). Artista di grande fantasia, contribuì, anche con le sue incisioni, alla creazione della scuola dei grandi decoratori genovesi. Inventò il monotipo (v.), riuscendo ad ottenere sorprendenti effetti di luce, probabilmente grazie alla conoscenza dell'opera del Rembrandt e di quella del Tiepolo. Catalogazione e classificazione libraria. Secondo le fonti antiche, il catalogo della biblioteca di Alessandria, compilato da Callimaco, indicava il genere letterario, il nome dell'autore, l'incipit, ed il numero di righe. Anticamente, in genere, i cataloghi delle biblioteche riportavano solo il nome dell'autore e il titolo dell'opera, o anche soltanto uno di questi elementi. Se durante il Medioevo fu sentita maggiormente la necessità di compilare cataloghi più dettagliati, solo con l'avvento dell'Umanesimo comparvero veri e propri cataloghi sistematici ed indici alfabetici. Con la comparsa del libro tipografico e l'affermazione del frontespizio, avvenuta nei primi decenni del Cinquecento, si giunse ad una catalogazione moderna, grazie al fatto che nel frontespizio autore, titolo, e stampatore o editore risultano finalmente isolati. Questo facilitava l'ordinazione alfabetica per autori. Non è mai scomparso, però, il catalogo librario ordinato per materia. Catalogo per autori. Consente di stabilire quali opere di un determinato autore, e in quali edizioni, sono possedute da una biblioteca, pubblica o privata. Ogni opera è descritta in schede, la cui compilazione è soggetta a determinate regole. Si chiamano schede principali quelle che contengono la descrizione completa di un'opera. Sono dette schede di spoglio quelle che riportano scritti uniti ad altra opera o contenuti in opere miscellanee. Sono schede di richiamo quelle che collegano un autore o un titolo secondario all'autore o al titolo di una scheda principale. sono schede di rinvio quelle rimandano da una parola d'ordine ad un'altra. Esempi di schede: a) principale per autore: Francovich Carlo. Storia della Massoneria in Italia. Dalle origini alla rivoluzione Francese. Firenze, La Nuova Italia, 1974. Un vol. in 8°; firma di ex-propriet.; pp. XIV, 517, (5); alcune tavv. f.t.

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b) principale di opera collettiva: Marche Arte '74. Consuntivi e proposte. Introduzione di Carlo Antognini... Ancona, Ed. L'Astrogallo, 1974. Un vol. in 8°; pp. 378, (8); testi di G. C. Argan, F. Bellonzi, E. Crispolti, M. De Micheli, N. Ponente, M. Valsecchi ed al.; artisti: De Carolis, Bartolini, Licini, Scipione, Mannucci, Cagli, Fazzini, De Vita, Trubbiani. c) di spoglio: Crispolti Enrico. Arte marchigiana degli anni '70. Sta in: Marche Arte '74. Consuntivi e proposte. Ancona, 1974. d) di richiamo: Antognini Carlo, vedi: Marche Arte '74. Consuntivi e proposte. Introduzione di Carlo Antognini. Ancona, 1974. e) di rinvio Enotrio Romano, vedi: Carducci Giosuè. Elemento fondamentale della scheda è la parola d'ordine, che può essere il nome dell'autore, di una società letteraria o scientifica, di un'accademia, di un luogo (parola d'ordine geografica), o la parola iniziale del titolo nel caso di opere anonime, oppure può essere una espressione convenzionale. Altri elementi della scheda sono il titolo, le note tipografiche (luogo di stampa, editore, tipografo, anno di pubblicazione), le note bibliografiche (numero dei volumi, formato, numero di pagine, presenza di illustrazioni ecc.), che costituiscono la collazione dell'opera, le note speciali (eventuali indicazioni accessorie tipo: estratto, pubblicazione per nozze, supplemento ecc.). La parola d'ordine serve, appunto, ad ordinare alfabeticamente i vari libri. Per questo, nelle schede per autore, è data in genere dal nome dell'autore stesso. I nomi degli autori classici, intesi, per convenzione, come quegli autori vissuti prima del 1200, si dovrebbero rendere nella forma latina (Demosthenes, Horatius Quintus Flaccus), gli altri nella lingua del paese d'origine. In presenza di un patronimico e di un appellativo di origine, lo si indica nell'ordine: Leonardo da Vinci. Il prefisso fa parte integrante del cognome, e lo si riporta con esso: Da Ponte Lorenzo. Vi sono però eccezioni, soprattutto nei cognomi stranieri. Nel caso di nomi di religiosi occorre distinguere fra quelli che mantengono il proprio nome (gesuiti, domenicani, scolopi ecc..) e quelli che assumono un nome diverso (carmelitani, francescani ecc.). Avremo perciò ''Boffito Giuseppe barnabita'' nel primo caso e ''Bernardino da Asti'' nel secondo. La regola vale anche per i Papi: avremo Pio II e non Piccolomini Enea Silvio. Nel caso di sovrani vale il nome con la qualifica: Umberto I Re d'Italia. Quando un autore si firma con uno pseudonimo, si usa in genere quest'ultimo, seguito da ''pseud''. Lo pseudonimo non va confuso con il nome assunto, cioè il nome che sostituisce completamente quello di famiglia. Il nome assunto è perfettamente catalogabile ed utilizzabile come parola d'ordine: Aleramo Sibilla (Rina Faccio), Collodi Carlo (Carlo Lorenzini), Malaparte Curzio (Curzio Suckert). I soprannomi vengono in genere indicati, preceduti da ''detto (il)'', e possono essere usati anche come parola d'ordine: es. Burchiello (Domenico di Giovanni detto il). Opere pubblicate da enti collettivi (istituti, accademie, corporazioni ecc.) hanno come parola d'ordine il nome dell'ente. Le opere anonime si schedano utilizzando come parola d'ordine la prima parola del titolo che non sia o un articolo (il, lo , la ecc.) o un aggettivo numerale (un, uno, una). Per quanto riguarda il titolo, lo si dovrebbe rendere per esteso, copiandolo dal frontespizio (non dalla copertina, dove può essere diverso o incompleto). Voci particolari, o refusi tipografici, o errori grammaticali vanno riportati così come sono, seguiti dalla dicitura tra parentesi ''(sic)''.

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Anche le note tipografiche vanno riportate così come sono. Nel caso di note false o immaginarie, qualora si conoscano i dati veri, si riportano anche questi, dopo le note false, preceduti dalla dicitura ma (es. Londra, 1789, ma Firenze, 1804). Se le note mancano completamente, si usa l'abbreviazione s.n.t. (senza note tipografiche), se manca la data, si usa l'abbreviazione s.d. (senza data). Il formato del volume è indicato dall'altezza misurata in cm. : in-folio = più di 38 cm.; in 4°= da 28 a 38 cm.; in 8° = da 20 a 28 cm.; in 16° = da 15 a 20 cm.; in 24° = da 10 a 15 cm.; in 32 = sotto in 10 cm. (raramente vengono indicati anche formati come il 64° e il 128°, propri dei cosiddetti libri minuscoli). Si indicano talora anche certe anomalie del formato: quadrato, oblungo (nel caso in cui l'altezza sia inferiore alla larghezza; è il formato tipico degli album). Si deve indicare anche il numero complessivo delle pagine o delle carte. Le carte non numerate sono indicate dalla sigla cc.n.n. (o pp. n.n., nel caso delle pagine). Catalogo per soggetti. E' il catalogo che fa conoscere quali opere su un determinato argomento sono possedute da una biblioteca. La parola d'ordine è in questo caso il soggetto particolare di ciascuna opera. E' un tipo di catalogo adottato solamente a partire dal secolo XIX. Il soggetto può anche essere multiplo. Contrariamente al catalogo per autori, nel quale la parola d'ordine è inequivocabile, in quello per soggetti si pone il problema di indentificare il soggetto stesso ed esprimerlo in maniera corretta. Molti autorevoli studi sono stati dedicati all'argomento, a partire da quello classico del Cutter (1876) per giungere al Fumagalli, al Revelli e al Subject Headings della Library of Congress di Washington (1957). Si tratta di identificare con precisione l'argomento specifico di uno scritto e renderlo con un'espressione verbale idonea. E' evidente che il compilatore di un catalogo per soggetti deve possedere una competenza adeguata e deve far fronte alla difficoltà di adottare criteri di classificazione uniformi. Il Soggettario per i cataloghi delle biblioteche italiane contiene più di 20.000 soggetti. Cataloghi antiquari. Le schede dei cataloghi delle librerie antiquarie, pur rispettando genericamente le regole sopra indicate, presentano alcune varianti, in parte derivate da consuetudini ormai entrate nell'uso, anche se non sempre corrette, ed in parte derivate dagli scopi del catalogo stesso, di natura essenzialmente commerciale. Tali cataloghi sono in genere ordinati per autore: è quindi il nome dell'autore che distribuisce i vari volumi secondo l'ordine alfabetico. Molti cataloghi aggiungono però anche la definizione del soggetto, tramite PAROLE CHIAVE che facilitano la ricerca del lettore. In pratica, si tratta di una fusione dei due tipi di catalogo appena esaminati, anche se la parola d'ordine è il nome delll'autore. Ecco un esempio: (Scienza, Botanica, Darwin). Darwin Carlo. Le piante insettivore. Traduzione italiana col consenso dell'Autore per cura di Giovanni Canestrini e di P. A. Saccardo. ecc.. Può capitare, anche se raramente, che il catalogo sia ordinato per soggetto: in questo caso la parola d'ordine sarebbe Scienza e non Darwin. Più frequentemente, capita che i cataloghi antiquari siano suddivisi per soggetti, o meglio classi o materie (per il catalogo per classi v. più avanti), non sempre riportate secondo l'ordine alfabetico (per cui Scienza può venire prima di Letteratura Italiana, ad esempio), ma con i libri di ogni settore elencati comunque secondo l'ordine alfabetico degli autori. Si noti che, nella definizione del soggetto, il catalogo di libreria antiquaria tende a dare la preferenza a voci di maggior interesse collezionistico. Ad esempio, utilizzerà la definizione ''Prime edizioni del 900'', o ''Edizioni originali'', piuttosto che ''Letteratura Italiana'' o ''Letteratura del 900''.

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Inoltre, in questa forma di catalogazione, viene data molta importanza ad elementi non sempre o comunque non necessariamente presenti nei cataloghi delle biblioteche pubbliche. A parte l'indicazione, inevitabile, del costo del volume, si troverà sempre indicato il tipo di legatura (pelle, pergamena, brossura ecc.), che può influire notevolmente sul costo finale di un libro di pregio. Grande rilevanza sarà data anche alla completezza e alla conservazione generale del volume, elementi, pure questi, che gravano sul costo dell'opera. Certe notazioni accessorie, spesso trascurate nei cataloghi generici, saranno invece ben segnalate nei cataloghi antiquari (ad esempio la presenza della firma autografa dell'autore, o l' indicazione di tiratura limitata o particolare -tipo stampa su carta azzurrina- e così via). Per quanto riguarda il formato, è ancora in uso soprattutto nei cataloghi di maggior pregio la classificazione antica, che si basava non sulla misura dell'altezza del libro, ma sul numero di piegature del foglio di stampa. E' un sistema in uso da sempre e che fa parte della cultura del libraio antiquario classico. E' indubbiamente un metodo ''raffinato'' e denota una solida preparazione da parte del libraio, ma espone ad incomprensioni. Si ricordi che il formato dei fogli di stampa non era lo stesso per tutte le cartiere e, quindi, anche per le tipografie antiche. Basandosi su questo criterio, si rischia di deludere le aspettative di qualche cliente che, avendo ordinato un libro genericamente definito in 4°, si vede consegnare un'opera che, col sistema moderno, rientrerebbe appena nell'8° ''piccolo''. E' nostra opinione, del tutto personale, che, se si vuole continuare ad indicare il formato ''antico'', sarebbe meglio riportare anche la misura dell'altezza in cm. Ad esempio ''Un volume in 4° (cm. 25) ecc.'' Infine, il catalogo antiquario aggiunge spesso altre voci di grande importanza, note come ''riferimenti bibliografici'' (Cfr. Lozzi.. cfr. Ranghiasci.. cfr. Riccardi...) e non presenti nelle schede dei cataloghi generici di biblioteche pubbliche. Si tratta di una componente tutt'altro che secondaria, data la natura commerciale del catalogo stesso. Indica al potenziale cliente un insieme di fonti bibliografiche sicure alle quali far riferimento. Di tali fonti vengono indicate anche le pagine o i paragrafi specifici da consultare ( segnalati secondo criteri imposti dall'uso e diversi a seconda della bibliografia). Quando si tratta di libri di particolare pregio, la presenza di tali riferimenti è preziosa e fornisce una valida conferma a quanto asserito dal libraio nella scheda. Non raramente, si trovano nelle schede anche informazioni biografiche sull'autore e citazioni da testi di varia natura. In linea di massima si può dire che i cataloghi delle librerie antiquarie si ispirano ai criteri dettati dalla bibliografia e bibliologia classiche, piuttosto che limitarsi alla asettica, e un po' arida, classificazione generica. Il presupposto è quell'atteggiamento psicologico noto come ''amor librorum'', o bibliofilia che dir si voglia, che esige un diverso modo di interpretare l'''oggetto'' libro. Cataloghi bibliografici. La raccolta di schede descrittive di volumi che trattano di un unico soggetto viene genericamente indicata con il nome di ''Bibliografia''. Ne esistono moltissime, praticamente su tutti gli argomenti. Alcune sono generiche (Es. Biblioteca di Storia Locale Italiana, Elenco delle prime edizioni di Letteratura Italiana del Novecento), altre sono altamente specifiche (ad esempio: Raccolta bibliografica di voci su Terni e il suo territorio, Bibliografia del futurismo). Può trattarsi di elenchi di schede, ma possono anche contenere note biografiche e storiche. Si tratta comunque sempre di strumenti utilissimi, quando non indispensabili, ai bibliofili, ai librai e agli appassionati in genere. Molte sono rare, e costosissime, tanto da essere divenute oggetto da collezione. I criteri di classificazione adottati in queste opere sono gli stessi usati negli altri cataloghi, talora in forma ancora più evoluta e perfezionata. Le bibliografie moderne spesso confrontano i vari esemplari presenti nelle biblioteche nazionali.

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Le bibliografie più antiche, redatte da veri pionieri del settore, lasciano invece un poco a desiderare per quanto riguarda l'impostazione scientifica delle schede. In alcune delle più celebrate e famose manca addirittura la collazione dei volumi. Si deve anche tener presente che le possibilità di documentazione e diffusione delle informazioni non erano le stesse del tempo attuale, ed alcune ''rarità'' segnalate nelle bibliografie più antiche sono più comuni di quanto si possa credere... Per questi motivi, opere come il Brunet (v.), sono ormai più oggetti da collezione che testi di vera utilità. Alcune di queste opere davano semplicemente l'elenco dei volumi posseduti da una biblioteca privata (un esempio su tutti: la bibliografia di storia locale italiana del Lozzi). Alcune riportano il costo del volume (prezzo di acquisto o di vendita), che è comunque oggi inutilizzabile ai fini di una valutazione corretta. Attualmente, grazie alla pubblicazione del catalogo unificato e ad opere come la CLIO, i repertori bibliografici hanno raggiunto un alto grado di precisione e completezza. Qualunque sia il tipo di collezione prediletta, un buon repertorio bibliografico non dovrebbe mai mancare nella biblioteca di un vero bibliofilo. Si tenga sempre presente, comunque, che ancora oggi si dà per scontato un 10% di imprecisione (intesa anche come semplice mancanza di qualche titolo) anche nelle bibliografie più accurate. Catalogo per classi. Il catalogo per soggetti cerca di stabilire l'argomento trattato dal libro. Come si è detto, sta alla competenza del compilatore cercare la formula giusta per definire il soggetto, dopo aver esaminato il libro stesso. Il catalogo per classi, o sistematico, tende invece ad identificare a quale materia predefinita il libro possa appartenere. Se il fine appare lo stesso del catalogo per soggetti, in realtà la metodologia è completamente diversa. Nel catalogo per soggetti si parte dal libro, e si definisce un soggetto a posteriori. Nel catalogo per classi si parte da una classificazione predefinita dello scibile umano, del tutto aprioristica, e si trova il modo di inserirvi un determinato libro. Cataloghi di questo genere erano già presenti nell'antichità. In Cina, intorno al XII sec., si distinguevano 12 classi (classici, riti e cerimonie, musica, filologia, storia, filosofia, astronomia, elementi naturali, arti, medicina, enciclopedia, letteratura). Per quanto riguarda l'Occidente, il catalogo delle edizioni greche del Manuzio era diviso in cinque sezioni: grammatica, poetica, logica, filosofia, Sacra Scrittura. Nei cataloghi successivi, in Italia e in altri paesi, le classi aumentarono progressivamente. Già il catalogo di R. Étienne comprendeva 14 classi, e quello del Gesner arrivava a 21, come quello dell'Accademia Veneziana. Charles-Jacques Brunet nel 1810 pubblicava il famoso Manuel du libraire et de l'amateur de livres. Nel terzo volume si trovava una tavola metodica che comprendeva 5 classi, suddivise a loro volte in varie categorie. Nel 1873 il bibliotecario americano Melvil Dewey propose una classificazione che riscosse un notevole successo. Il metodo di Dewey indicava le varie classi con un numero, in modo che la suddivisione, almeno nelle intenzioni, fosse universale e comprensibile a tutti, a prescindere dalla lingua parlata. Inoltre la progressione numerica consentiva di estendere le classi fino ad un numero illimitato. Il sistema Dewey fu chiamato ''decimale'' perché suddivideva tutto lo scibile umano in dieci classi fondamentali, numerate da 0 a 9: 0 Opere di consultazione generale. Bibliologia, Bibliografia, Biblioteconomia, 1. Filosofia, Psicologia e scienze simili. 2. Religione e Teologia. 3. Scienze sociali. Economia. Diritto e Legislazione pubblica. 4. Filologia. Linguistica.

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5. Scienze pure. Scienze esatte. Scienze naturali. 6. Scienze applicate. Arti utili. Tecnologia. 7. Belle arti. Architettura. musica. Fotografia. sport. 8. Letteratura. 9. Storia. Biografia. Geografia. Le dieci classi sono suddivisibili e ripartibili all'infinito, sempre sulla base numerica di dieci. Aggiungendo alla classe un secondo numero si ottiene la ''divisione'', con un terzo numero la ''sezione'', con un quarto la ''sottosezione'' e così via. Per semplicità il simbolo numerico viene diviso in numeri di tre cifre separate da un punto. L'esempio che riportiamo è preso dal volume di Enzo Esposito ''Manoscritto. Libro a stampa. Biblioteca. Longo editore, 1973''. Supponiamo di dover schedare per classi, secondo il sistema Dewey, un libro che parla delle ''Lampade a incandescenza''. Il numero risultante, che indica l'argomento del libro, sarebbe 621.326 (si legge ''sei due uno punto tre due sei''). Il significato dei vari numeri è il seguente: 6 scienze applicate (classe) 62 Ingegneria (divisione della classe) 621. Ingegneria meccanica ed elettronica (sezione della divisione) 621.3 Elettrotecnica (sottosezione della sezione) 621.32 Illuminazione elettrica (seconda sottosezione) 621.326 Lampade ad incandescenza (terza sottosezione). Il sistema, pur consentendo un numero infinito di sottosezioni, non è immune da pecche. In particolare la rigidità sulla appartenenza ad una classe, che crea una certa mancanza di elasticità nella assegnazione delle prime tre cifre. Dewey si vantava della facilità di tenere a mente i simboli numerici, ma se questo è vero per le prime sei cifre, con il crescere delle sottosezioni tale facilità è tutta da dimostrare. Con l'evoluzione delle conoscenze e l'aumento, soprattutto in certi settori della scienza, della specializzazione estrema, un libro che parli di ''Psicologia sperimentale dei fanciulli'' richiede una classificazione a nove cifre 612.821.031. Peraltro, come in tutte le classificazioni, le finalità del sistema Dewey sono di natura essenzialmente pratica, ma i criteri logici che legano le varie sottosezioni sono spesso discutibili. Nel 1895 due studiosi belgi fondarono a Bruxelles l'Institut international de Bibliographie e proposero modifiche al sistema Dewey. Sorse così il sistema noto come Classification décimalle universelle (C.D.U., sigla ormai entrata nell'uso comune). Il sistema si basa sulla definizione di Tavole generali e di Tavole complementari. Basi di questo sistema sono: 1)L'unità del sapere. Questo non va inteso come suddiviso in classi particolaristiche. Ogni suddivisione deve pertanto tener presenti i rapporti di una scienza con l'insieme dello scibile. 2)La gradualità, che prevede che la suddivisione, partendo dal generale, vada al particolare. Si parte cioè da notazioni semplici per giungere a notazioni sempre più complesse. 3)Il principio di collegamento: gli argomenti e i soggetti affini devono considerarsi in stretta relazione fra loro. 4)La mutua esclusione. La definizione delle varie suddivisioni deve essere netta e non lasciare spazio ad ambiguità. Nella C.D.U. le tavole Generali corrispondono in linea di massima alle classi del sistema Dewey; non è però necessario utilizzare tre cifre: la suddivsione nulla non va indicata con lo zero. Ad esempio, ''Bibliografia'' corrisponde a 010 nel sistema Dewey, 01 nella C. D. U. Presentiamo un elenco di Tavole essenziali della C. D. U., con particolare riferimento alle classi di maggior interesse per il collezionista bibliofilo:

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0 GENERALITA' 001 Fondamenti generali della conoscenza e della cultura 002 Documentazione 003 Scrittura. Grafologia. Segni grafici. 003.5 Materie e strumenti scrittori. 01 Bibliografie. Cataloghi bibliografici. 011 Bibliografie universali e generali. 012 Bibliografie personali. 013 Bibliografie collettive. 014.1 Bibliografie degli anonimi e pseudonimi. 016 Bibliografie di argomenti speciali. 017 Cataloghi sistematici. 017.4 Cataloghi editoriali e del commercio librario. 018 Cataloghi alfabetici per autore. 02 Biblioteconomia. 026 Biblioteche speciali. 027 Biblioteche generali. 027.1 Biblioteche private. 027.2 Biblioteche di Accademie, società, enti vari. 03 Enciclopedie generali. 05 Periodici, riviste. 058 Annuari. Indirizzari. 059 Almanacchi. Calendari. 06 Istituti. 069 Musei. Museografia. 07 Giornali. Giornalismo. 08 Poligrafia. 09 Manoscritti. Opere rare. 090.1 Bibliofilia. Bibliomania. 091 Manoscritti. 091.5 Autografi. 092 Libri xilografici. 093 Incunaboli. 094.2 Esemplari unici. 094.5 Edizioni principi. 096 Libri illustrati. 097 Ex-libris. 098.1 Opere condannate. 098.3 Opere perdute. Opere immaginarie. 099.3 Opere con dedica autografa. 1 FILOSOFIA 1 A/Z Filosofi antichi e moderni in ordine alfabetico. 11 Metafisica. 111 Ontologia. 112 Classificazione filosofica delle scienze. 113 Filosofia naturale. 133 Scienze occulte. Occultismo. Magia. Divinazione. Stregoneria.

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15 Psicologia generale. 16 Logica. dialettica. 172 Morale sociale. Civismo. Patriottismo. 176.7 Morale e arte. 18 Storia della filosofia. Cataloghi stellari Elenchi, spesso in parecchi volumi, che contengono i dati caratteristici delle stelle riferiti ad una certa epoca. Catalogo per autori. v. alla voce Catalogazione e classificazione libraria. Catechismo Libro nel quale la dottrina cristiana viene esposta per domande e risposte. Per estensione si chiama anche C. qualsiasi trattatello scientifico con chiari intenti divulgativi. Catenella Piccolo nodo con il quale il legatore ferma i fili di cucitura in testa e in coda al volume. La catenella intrecciata, più solida, prevede anche un nodo a metà volume. Più solida ancora è la catenella inglese. Caviale Si chiamava C., in Russia, uno speciale inchiostro che serviva a coprire le parti censurate di articoli o libri stranieri. CC. Sta per ''Codici''. Cediglia Piccolo segno a forma di virgola che si mette sotto la lettera c nelle stampe in lingua francese (ç): dà alla lettera il valore di s aspra. Fu introdotta da G. Tory (1480 - 1533), stampatore del Re e riformatore dell'ortografia francese, in sostituzione della lettera z che seguiva la c, usata in precedenza (es. faczon invece di façon). Celebret Si tratta di un documento rilasciato ad un sacerdote dal suo Ordinario, perché possa celebrare la Messa anche nelle Chiese in cui non è conosciuto.

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Cellite Soluzione ideata dal tedesco Herzberg nel 1912 per aumentare la resistenza di alcuni tipi di carta. Cellulosa Estratta dal cellulosio, la pasta di cellulosa è impiegata nella fabbricazione della carta. Secondo il metodo classico, la si ottiene cuocendo il legno triturato in una soluzione di soda caustica o di solfito di calce. La cullulosa pura è incolore e insolubile. Cellulosio Sostanza essenziale del legno, del lino, della canapa che, depurata, dà origine alla cellulosa. Cellulotipia Tecnica di incisione realizzata col bulino su un foglio di celluloide fissato al legno. Il cliché che ne deriva, pertanto, non è realizzato all'acido. E' simile alla xilografia. Viene in genere eseguito per ottenere fregi particolari o fondi colorati. Cembali tipografici Antico nome dato alle tastiere delle macchine compositrici. Centaur. Carattere tipografico disegnato da Bruce Rogers nel 1914 per le pubblicazioni del Metroplitan Museum di New York. Si ispira al carattere Jenson del 1400. Molto bello, ma poco usato, perché necessita di stampe di alta qualità. Nel 1929 la Monotype ne diffuse anche una versione corsiva. Centine Con questo termine si intendono le interlinee, i lingotti, i filetti ecc.. in qualche modo curvi, molto usati in passato per creare lavori tipografici di fantasia. Cento canti di musica armonica A. Harmonice musices Odhecaton A. Si tratta della prima stampa di musica polifonica a caratteri mobili. La pubblicò Ottaviano de' Petrucci da Fossombrone nel 1501 a Venezia. In circa 100 fogli raccoglie 96 composizioni a tre e quattro voci, quasi tutte profane. Di questo rarissimo libro è nota una sola copia, conservata a Treviso, in prima impressione. Altre copie note sono in seconda edizione (stesso anno della prima), e in terza (1504, conservata a Parigi). A questa prima prova il Petrucci ne fece seguire altre due (Canti B, numero Cinquanta, 1502), Canti C n. Cento Cinquanta C (1503).

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Centone Inteso quasi sempre in senso dispregiativo, il termine C. indica una raccolta di note della più varia natura, inserite alla rinfusa, senza unità organica, spesso prelevate da autori diversi. In musica si intende per C. un'opera composta da motivi di diversi autori. Centoventottesimo. . Formato piccolissimo, per il quale ogni foglio di stampa contiene 128 pagine. Molto difficile da realizzare tipograficamente, è stato usato molto di rado. I ''libri minuscoli'' sono ricercati dai collezionisti. Centuria Pubblicazione di qualsiasi natura divisa in cento parti (capitoli, argomenti, paragrafi, periodi) ben riconoscibili. Famose le Centurie di Nostradamus. Cernaglie Così si chiamano, nelle cartiere, i fogli di carta macchiati, lacerati, mal riusciti per un qualunque motivo. Cerniera . Il termine è comunemente usato per indicare il punto di congiunzione dei piatti col dorso, cioè quella linea flessibile lungo la quale il piatto è libero di ruotare in modo da consentire l'apertura e la lettura del volume. Tecnicamente, però, il termine indica una striscia di tela o altro materiale che viene utilizzata in legatoria per unire l'interno del libro con la copertina. La zona della cerniera è una delle più delicate di un volume, in quanto è lì che la legatura è sottoposta a un continuo stress meccanico, soprattutto se il volume è consultato frequentemente. Non raramente le legature si presentano spaccate proprio in questa zona, per vari motivi: scarsa abilità del rilegatore, cattiva conservazione del volume nel tempo. Cerografia, Cereografia Procedimento la cui invenzione viene attribuita all'americano Morse (XVIII sec.). Una lastra di rame viene ricoperta di uno strato uniforme di cera. Con una punta si esegue il disegno in modo da scoprire il metallo, per farlo mordere dall'acido. Cesoia Utensile che serve a tagliare carte e cartoncini e a ''raffilare'' le barbe eccessive dei libri. Cessionario La persona che subentra nel diritto di proprietà letteraria o artistica di un'opera.

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Cf. , Cfr. Sta per ''confronta'', ''confrontare''. Chagall Marc. Uno dei più grandi artisti del Novecento. Nacque in Russia da modesta famiglia di origine ebraica (Vitebsk 1887 - Saint-Paul-De-Vence 1985). Nel 1910 si recò a Parigi, legandosi ai gruppi artistici d'avanguardia. Artista difficile da inquadrare in una corrente estetica ben precisa (Cubista, Surrealista ecc.), data la sua capacità di interpretare in chiave tutta personale e fantastica, quando non decisamente favolistica, i temi che più gli erano cari: la famiglia, il paese d'origine, la giovinezza, le tradizioni ebraiche. Fu non solo pittore, ma anche scenografo (curò l'allestimento dell'Uccello di Fuoco di Stravinskij) e ceramista. Noi lo ricordiamo qui per le sue mirabili incisioni per Le anime morte di Gogol' e per le favole di La Fontaine. Alcune sue opere furono distrutte dai nazisti su ordine di Goebbels. Chagrin Termine francese, usato anche da noi; sta per ''zigrino''. Chansons de geste Il nome deriva dal latino gesta, cioè cose fatte, o compiute, intendendo per eccellenza azioni di valore, imprese eroiche e memorabili. Fu così chiamato nel medioevo un genere di poema epico sorto in Francia tra l'XI e il XIV secolo, cantato dai trovatori in lingua d'oil. Le forme primitive di questo genere sono da ricercarsi probabilmente nei poemi che narravano le vite dei santi. Si tratta di efficaci componimenti aristocratici, che riuniscono vari elementi tipici del medioevo: il culto divino, quello della Madonna e dei Santi, l'onore feudale e le imprese guerresche, con componenti soprannaturali che si mescolano a fatti terreni. A questo genere appartiene la famosissima C. de Roland. Charlet Nicolas-Toussaint Pittore ed incisore francese (Parigi, 1792 - 1845). Educato dal padre al culto napoleonico, realizzò alcune celebri litografie dedicate alle imprese e ai costumi dell'esercito francese. Fu amico di Géricault. La sua produzione grafica è immensa: ricordiamo le illustrazioni per il Memoriale di S. Elena e la serie, leggermente caricaturale, ''Vie civile, politique et militaire du caporal Valentin''. Lasciò anche qualche opera pittorica, più spettacolare che dotata di vera forza artistica. Anche come litografo non ha la vitalità di un Daumier. Contribuì notevolmente alla creazione della leggenda di Napoleone. Charta, o Carta. Nome che, nel diritto pubblico moderno, si attribuiva ai testi costituzionali che contenevano le norme supreme sull'organizzazione dello stato. Con questi documenti si passava dallo stato assolutistico a quello costituzionale. Nome di documento giuridico privato redatto da un notaio. Era usato in età romano-barbarica.

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Cheliferi Piccoli insetti aracnidi pseudo-scorpionidi. Il chelifero canceroide, o scorpione dei libri, è comune nelle vecchie case e si può trovare anche nei libri antichi. Assomiglia ad un minuscolo scorpione senza coda, di colore rossiccio. Poichè si nutre di insetti dannosi alle biblioteche, è da alcuni considerato come utile. Cheret Jules. Pittore e litografo francese (Parigi 1836 - Nizza, 1932). E' considerato, nel campo della cartellonistica, come il precursore di Toulouse-Lautrec. A lui si deve il manifesto per l'apertura del Moulin Rouge (1889). Fu ammirato da Mallarmé, che gli dedicò un articolo. Inferiore, artisticamente, a Toulouse-Lautrec, ha però il merito innegabile di aver dato il via a questa nuova forma artistica. Realizzò anche disegni per gli arazzi delle manifatture di Gobelins e di Beauvais. Chevalier Cyr-Ulysse-Joseph. Bibliografo francese (Rambouillet, 1841 - Romans, 1923). Professore di storia ecclesiastica a Lione, membro dell'Académie des Inscriptions, canonico in molte diocesi, diresse la pubblicazione di numerosi repertori bibliografici. La sua opera principale è il Repertorium hymnologicum in 6 voll. (Lovanio, 1892-1920), ma la più conosciuta e consultata è probabilmente il Répertoire des sources historiques du moyen age. Celebri anche gli studi nei quali negava l'originalità della S. Sindone e della S. Casa di Loreto, che gli attirarono molti consensi, ma anche molte critiche. Chiamata 1. Segno che su una bozza di stampa indica dive di deve effettuare una correzione. 2. Lettera, numero, asterisco che richiama una nota a piè pagina o in calce. 3. Parola o parte di essa che si usava mettere a piè pagina per richiamare la prima parola della pagina successiva. Utile per valutare la completezza di un libro (v. richiamo). Chiassuolo. In tipografia ha lo stesso significato di ''Canale'' (v.). Chiave. 1. In tipografia, attrezzo a forma di T che serve a stringere o allentare certe componenti delle macchine tipografiche. 2. In legatoria: pezzi di tela posti all'interno della parte concava del dorso dei registri. 3. In bibliografia: libro che fornisce la chiave, cioè la spiegazione di altri libri dal contenuto enigmatico o comunque difficile da comprendere per la ricchezza di formule e abbreviazioni. 4. In musica, il segno iniziale che denota il grado della scala musicale. 5. Nella scrittura cinese, si intendono come C. gli ideogrammi fondamentali.

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Chiesa Pietro Pittore e scultore originario del Canton Ticino (Sagno, 1876). Di stile vagamente impressionistico, lo ricordiamo qui come illustratore della Divina Commedia edita da Alinari e di altri libri. Chinesino. Sottilissimo refe usato per la cucitura dei fogli. Chiocciole. Nome delle due parti dello strettoio per dorare. Su di esse gira un'apposita chiave che regola la chiusura delle ganasce dello strettoio stesso. Chiripagus Nome dato a modesti artigiani che nel sec. XV riproducevano stampe e scritte colorate con l'ausilio di appositi modelli frastagliati sui quali passavano con il pennello. Chirografo Termine giuridico derivato dal greco. Significa ''scritto a mano''. Usato, anche se raramente, ancora oggi per indicare la scrittura privata, con particolare riferimento ad un documento privato nel quale il firmatario dichiara di assumersi un debito. Chirotipia. Arte di stampare ''con le mani''. In realtà si intende con questo termine l'atto di realizzare scritte usando lastrine traforate di metallo, plastica o altro materiale. Per realizzare la scritta si passa con un pennello l'inchiostro sulle parti traforate. Chiudenda. Listerella o triangolo, in genere gommato che, sul retro di una busta, serve a chiuderla. Chiusura della forma Il momento in cui, in tipografia, il compositore o lo stampatore chiudono, facendo uso di apposite chiavi, le serrature di una forma intelaiata pronta per la stampa. Chodowiecki Daniel Nikolaus Pittore e incisore tedesco (Danzica 1726 - Berlino 1801). Fu pittore piuttosto convenzionale, e come incisore molte delle sue opere peccano di eccessiva teatralità; ottenne i suoi migliori risultati nelle scene intime, dove riuscì a raggiungere toni sinceri. Associato ad editori di Berlino, Gotha e e altre città tedesche, curò illustrazioni di moda, ma eseguì lavori anche per le opere del Lessing, di Sterne e Goldsmith. Per quindici anni fu anche l'incisore delle tavole per l'opera scientifica del Lavater.

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Chrismon. Segno religioso cristiano già usato intorno al sec. IV come invocazione simbolica di Cristo, specialmente prima della della firma nelle lettere. Nelle bolle solenni di Leone IX ha la forma di una croce ornata e di una ruota, nei documenti imperiali dell'alto medioevo presenta numerose variazioni ornamentali: una croce semplice o ornata, il monogramma di Cristo, una C, un Omega. L'uso scomparve dal sec. XIII. Chrostowski Ostoja Stanislav. Xilografo polacco (Varsavia, 1897 - ?). Considerato nel suo settore come uno dei migliori artisti polacchi del XX secolo. Nel 1938 espose a Roma. Una delle sue silografie più famose è la Fuga in Egitto, monocolore eseguito su tavola in bosso. Ciabattine Lucerne usate un tempo dai tipografi per spostarsi di notte in tipografia, fatte in modo da evitare che l'olio cadesse dalle lampade. Erano così chiamate per la loro forma a ciabatta. Cicero Nome dei caratteri usati da Sweinheim e Pannartz per stampare le Epistole Familiari di Cicerone a Subiaco. Il nome fu poi dato alla ''lettura'' (corpo 12) usata come misura tipo nei calcoli della composizione tipografica. Ciclo carolingio Si chiama così uno dei tre cicli (il principale) nei quali furono divise le Chansons de geste. Noto anche come ciclo del Re, si concentra sulla figura e sulle imprese di Carlo Magno (che tuttavia compare assai raramente) e dei suoi paladini, Roland (Orlando) in testa. Un episodio storico di modesta rilevanza, quale la sconfitta della retroguardia reale ad opera di montanari baschi (nel ciclo trasformati in feroci musulmani), diventa il pretesto per uno dei poemi più belli della serie (Chanson de Roland, databile intorno al XII sec.). Cifra 1. Un carattere o un segno che rappresenta un numero. Nella scrittura italiana si tratta dell'unico caso di segno non fonetico. 2. Iniziale intrecciata formante un monogramma. 3. Abbreviature del nome di un autore. 4. Segno convenzionale segreto, il cui significato è accessibile solo agli iniziati (scrittura cifrata). Cimosa Sfrangiatura della carta fabbricata a mano e dei libri intonsi. Sinonimo di ''barba''.

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Civilité. Nome dato nel sec. XVI ad una sorta di scrittura bastarda, i cui caratteri sarebbero stati ideati da Ameet Tavernier, incisore di caratteri e stampatore ad Aversa, che forniva tipi anche a Plantin. Classici, Classiche 1. In tipografia si dicono classici quei caratteri che si ispirano alla scrittura romana. 2. Si chiamano classici i libri di autori che superano il tempo e le mode e che fungono da modello per l'insegnamento di una determinata letteratura. 3. In passato si definifa ''formato' classico l'ottavo comune. 4.Si definiscono lingue classiche la greca e la latina. Clichè Parola francese di uso comune anche in Italia. Indica la lastra realizzata in stereotipia, zincotipia o galvanotipia, che viene montata su uno zoccolo di legno o altro materiale e poi stampata con la stessa tecnica dei caratteri mobili. Per estensione si è dato il nome di C. a tutte le incisioni realizzate con tecniche fotomeccaniche. Club del libro. Book club Associazione commerciale che offre la vendita per corrispondenza di libri nuovi a prezzo scontato. Di solito è richiesta una iscrizione al club per poter acquistare volumi dal catalogo. Spesso, per poter mantenere valida l'iscrizione, è necessario effettuare un numero minimo di acquisti. Un esempio tipico, in Italia, è il Club degli Editori (CDE). I vari Club del Libro pubblicano anche edizioni proprie su licenza dell'editore originale. Si tratta in genere di pubblicazioni ritenute di scarso valore dai collezionisti di libri. Clymer George Meccanico americano (Filadelfia) che nel 1797 inventò un torchio tipografico molto usato, il Columbia, usato anche nel XX secolo. Cocciniglia. Emittero messicano, il cui nome deriva dal latino coccum, che indica il colore scarlatto. Usato per la realizzazione di inchiostri rossi. Coda 1. In tipografia si chiamano così le righe che non possono entrare in una colonna o in una pagina. Propriamente, pertanto, si chiama c. la pagina incompiuta o ''mozza'', con cui finisce un capitolo o una parte del libro. 2. In legatoria si dice C. la parte inferiore del libro, detta anche piede. 3. Si chiamano anche C. certi allungamenti usati in alcuni caratteri anti chi. Venivano introdotti dal compositore per giustificare perfettamente una pagina.

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Codice Alessandrino. Famoso manoscritto greco che riporta il testo del Vecchio e del Nuovo testamento in caratteri onciali maiuscoli, in doppia colonna, su quattro volumi. E' conservato a Londra. Collana Termine che indica raccolte di pubblicazioni, libri, fascicoli, dispense, dello stesso editore, uguali per caratteristiche esteriori, che formano, per l'argomento, un tutto unitario. Es. collana di autori classici, collana di letteratura italiana, collana teatrale ecc. Collazione. Si indica con questo termine la descrizione bibliografica del volume, che specifica il numero di pagine, le tavole, la legatura, lo stato di conservazione, la completezza ecc. In genere la si esegue confrontando il volume a disposizione con identici volumi riportati in vari riferimenti bibliografici. E' passaggio fondamentale per dimostrare sia la completezza di un volume sia le sue differenze rispetto ad altri esemplari. Collettanea. Pubblicazione che tratta di un solo argomento ad opera di diversi autori. Collezione Albertina. Famosa collezione di oltre 200.000 incisioni e ca. 20.000 disegni fondata a Vienna dal duca Alberto di Sassonia-Teschen nel sec. XVIII. Collezione Avellana. Raccolta di documenti (lettere, editti papali ed imperiali) degli anni 367-553, compilata nel VI sec. Importante fonte di studio di storia del diritto. Uno dei codici più antichi si conserva nel convento di Santa Croce in Fonte Avellana. Colombier Termine francese che indica un formato di carta di cm. 63 x 90 se bianca, 61 x 82 se colorata (destinata in genere a manifesti). Il nome è dovuto all'antica filigrana di questa carta, che raffigurava due colombe. Colophon Voce greca che significa ''compimento'', ''chiusura''. E' il nome che si dà alla sottoscrizione che nei libri a stampa più antichi si trovava alla fine dell'opera e riportava il titolo, il nome dell'autore, dello stampatore o dell'editore ecc. Non tutte queste enunciazioni sono necessariamente presenti. Fu usato fin dalle origini dell'arte della stampa a caratteri mobili, ed è strumento prezioso per gli studiosi della storia del libro. Il C. scomparve quando i vari dati tipografici ed editoriali furono inseriti nel frontespizio.

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Comma. Nelle leggi e regolamenti, la parola equivale a capoverso. Presso i latini e, ancora oggi, presso gli Inglesi, il termine C. equivale a ''virgola''., anche se tipograficamente corrisponde anche ai due punti (:). In musica è un breve intervallo tra due suoni. Compendio . Titolo di opere didattiche nelle quali si riassumono le nozioni fondamentali di una data materia. Compilare, Compilatore. Costruzione di un'opera su un determinato argomento, realizzata riunendo opere molteplici. Compilatore è chi esegue la compilazione. Le opere storiche, scientifiche, geografiche sono di solito compilate, perché riuniscono informazioni raccolte in altre opere. Compositore Si chiama così chi, in tipografia, compone tipograficamente i testi, utilizzando un apposito macchinario detto compositoio. Comstock, Anthony Riformista americano (1844-1915). Nel 1873, mentre partecipava alla guerra civile americana, fondò la New York Society for the Suppression of Vice, alla quale dedicò il resto della sua vita, intraprendendo una lunga crociata contro la pornografia, l'aborto, il gioco d'azzardo e altre attività ritenute immorali. Riuscì a persuadere il Congresso ad approvare una serie di leggi, note come ''Comstock Laws'', che escludevano dal servizio postale statunitense libri ed altre pubblicazioni da lui ritenute immorali ed indecenti, comprese le informazioni sull'aborto. I suoi feroci attacchi contro le prime pubblicazioni di George Bernard Shaw gli attirarono l'astio e l'ironia di molti scrittori dell'epoca, al punto da considerarlo il simbolo vivente di una sorta di censura pruriginosa (in inglese ''comstockery''). Concordanza Repertorio delle voci, dei passi, dei versi contenuti in un data opera. Esistono, ad esempio, molte edizioni di C. della Bibbia, utili per ritrovare le determinate voci all'interno del testo. Condizione Termine usato per indicare l'integrità e lo stato di conservazione di un libro (esemplare in buone, ottime, eccellenti, mediocri, discrete condizioni). Si tratta di un elemento fondamentale nella valutazione commerciale di un volume. Per quanto siano stati fatti sforzi in tal senso, non esiste un metro oggettivo per definire le condizioni di un volume. Opere che appaiono in buone condizioni ad alcuni, possono risultare solo discreti ad altri. Difficile è soprattutto valutare oggettivamente certi dettagli dovuti all'azione del tempo (arrossamenti, bruniture, pieghe), dovuti spesso alla natura stessa del materiale (carta di mediocre qualità). La definizione della ''condizione'' di un volume è ancora oggi lasciata in gran parte alla sensibilità soggettiva di chi realizza la scheda del volume in questione

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Conservatore. Parola che spesso equivale a Bibliotecario. Comunemente si chiamano così anche i Sovrintendenti alle Gallerie, ai Musei ecc.. cont. Il significato originale di questa abbreviatura, proprio delle antiche ricette mediche galeniche, sarebbe ''contunde'' cioè ''pesta''. E' però ormai usata col significato di ''continua''. Conté Famosa matita fatta di grafite ridotta in polvere e argilla. Conti Giambattista Pittore romano (1878 - 1970), dedicò gran parte della sua vita all'arte sacra, dipingendo cappelle, arazzi, pareti di chiese, fu anche direttore dell'istituto vaticano per il restauro. E' però noto soprattutto come illustratore per l'infanzia. Il suo percorso tutto particolare ha fatto sì che la sua figura di illustratore sia stata per lungo tempo dimenticata dalla critica, quando non irrisa. La sua rivalutazione è recente, e il Faeti afferma di lui che ''è riuscito a condizionare in modo determinante l'inconscio di milioni di bambini italiani. La svolta decisiva nella sua carriera avvenne negli anni Venti, quando conobbe il sacerdote Alceste Grandori, che a Viterbo aveva dato origine all'Azione Giovanile Cattolica e fondato, nella sua canonica, una casa editrice, la ''Cultura Religiosa Popolare''. Don Grandori chiese a Conti di illustrare i suoi quaderni. Mai scelta fu più azzeccata. Per quanto incredibile possa sembrare, la minuscola casa editrice, grazie all'apporto decisivo del pittore Conti, produsse materiale per fanciulli di grande efficacia persuasiva, al punto che il già citato Faeti, ha visto in questa produzione la risposta della Chiesa all'altisonante mitologia mussoliniana e alla sua iconografia. La casa editrice organizzò una vendita per corrispondenza di eccezionale funzionalità, in modo da coprire tutto il territorio. Sollecitava gli abbonamenti con lettere o con l'invio di album pubblicitari. Per quanto il destinatario fosse il bambino, era evidente che lo stile tipografico e la presentazione dell'album, dovevano piacere soprattutto ai genitori, per convincerli ad abbonarsi. L'impostazione grafica dei vari album rivela l'acume di don Grandori, che applicò nel moglior modo possibile, anche se inconsapevolmente, il moderno ''Principio delle due pagine in una'', che prevede che, a parte il frontespizio e l'ultima pagina, che sono singole, la composizione di un libro debba sempre tenere presente l'effetto complessivo delle due pagine aperte contemporaneamente. I suoi album di cultura religiosa, sempre eleganti e ben rilegati, erano di dimensioni tali da poter essere letti e sfogliati in due, il genitore ed il bambino. La pagina sinistra conteneva il testo, quella destra la grande immagine di Conti a descrivere iconograficamente quello che il testo narrava. Una sorta di Biblia Pauperum del XX secolo. E i testi del Grandori, pur esemplari per concisione, non superano quasi mai l'ineffabile chiarezza delle immagini del Conti. E' pur vero che gli ostinati intenti educativi, la religiosità senza dubbi e senza alternative, fino all'intolleranza, rischiano spesso di far cadere il tutto nel ridicolo. Di questa religiosità il Conti è interprete magnifico. Sembra che l'artista si fosse innamorato del segno limpido e sicuro che aveva visto in alcune antiche stampe tedesche, proprio nella chiesa del Grandori.

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A quelle stampe si sarebbe sempre ispirato. Il suo segno non denota alcun dubbio, il suo tratteggio è perfetto e nitidissimo: la storia della Chiesa diviene la Storia per eccellenza, le sue figure sono statuarie, fissate nella certezza del loro significato. Per queste caratteristiche, per questo quasi gelido modo di rappresentare i fatti, sempre il Faeti paragona Conti a Lichtenstein. Le tavole nelle quali l'estetica del Conti raggiunge i massimi livelli di chiarezza sono forse quelle che descrivono il martirologio romano. Si propone ai fanciulli tutto il macabro armamentario delle torture, ma questi santi statuari, solidi nella certezza della loro fede, massacrati, bolliti, scarnificati, mutilati quanto si vuole, in realtà non mostrano alcuna sofferenza. Appare quasi più faticoso il lavorìo dei carnefici tutto intorno, che la sopportazione della tortura. La casa editrice di Grandori chiuse verso la fine degli anni Sessanta, quando ormai i suoi album non avevano più alcun significato, sopraffatti dalle nuove esigenze della religione emerse dal Concilio Vaticano II. Il Conti morì poco dopo, e la sua opera di illustratore isolato (ma non dimentichiamo che alla sua scuola si formarono anche alcuni importanti artisti contemporanei) fu presto, ed ingiustamente, dimenticata. Perché se il Conti, come illustratore per l'infanzia, non raggiunse forse le vette artistiche di altri celebrati figurinai, tuttavia non si può dimenticare che riuscì a penetrare l'immaginario di milioni di bambini, molti di più di quelli che furono raggiunti dalle immagini di Rubino, Nonni, Carnevali, Cambellotti. Segnaliamo alcune opere illustrate da Conti: Storia della chiesa. Viterbo, 1928. La redenzione. Viterbo 1931. Le fonti della Grazia. Viterbo 1933. Preghiera e liturgia. Viterbo 1933. Incominciamo da Scarabocchio. Torino, SEI, 1934. San Domenico Palace Hotel. Taormina. Napoli, s.d. (anni '30). Il Beato Ignazio da Laconi. Laico Cappuccino (1701 - 1781). Roma, 1940. Fiore di nobiltà e genio di carità. Isola del Liri, 1935. Vita di S. Giacinta Marescotti. Viterbo 1940. Contorno Detto anche ''cornice'' è una linea semplice o un fregio che circonda il testo di una pagina o il frontespizio. Contraccifra Equivale a chiave, decifrario. Contraffazione Riproduzione illecita di un'opera, a danno degli autori e degli editori. Anche molti stampatori illustri, ricordiamo gli Elezeviri, realizzarono celebri contraffazioni. Famose sono anche quelle parigine nelle quali si trova la legenda '' In Aldina Bibliotheca'', ma che nulla hanno a che fare con Aldo Manuzio. Controguardie. Strisce di carta bianca, dette anche ripari, piegate in due e cucite nella piega allo scopo di riparare le guardie durante il lavoro.

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Controllo ambientale; environmental control Il monitoraggio ed il controllo delle condizioni ambientali costituiscono i sistemi di difesa del materiale cartaceo più diffusi nelle grandi biblioteche. Un controllo efficace della temperatura, della luce, dell'umidità relativa e della qualità dell'aria può ridurre anche drammaticamente il deterioramento dei documenti cartacei. Controstampa In tipografia e litografia si chiamano C. le macchie e le sbavature di inchiostro provocate dall'accumulo di fogli stampati ancora non asciutti. Convenzione di Berna. Convenzione stipulata a Berna nel 1886 e ratificata l'anno successivo. Acettata dalle principali nazioni europee e dalle loro colonie, è stata progressivamente aggiornata. Protegge il copyright e il diritto di autore, purché la prima edizione dell'opera avvenga in uno dei paesi aderenti. Converse Macchina che prende il nome da quello del suo inventore, Frank B. Converse. E' una macchina compositrice a tastiera, provvista di giustificazione automatica. Copia autografata Copia di un libro che riporta l'autografo dell'autore. Aumenta il valore commerciale del libro in questione. La ricerca di copie autografate può costituire una forma di collezionismo a parte, che nei paesi anglosassoni, e soprattutto in America, è diffuso da tempo, e sta prendendo quota anche da noi. Copialettere Libro commerciale dove si copiavano i testi di lettere, telegrammi, documenti di corrispondenza di qualsiasi natura. Copperplate Gothic Carattere ideato ad inizio Novecento per la American Typefounders (ATF) da Frederic Goudy (1865 - 1947). Ha ben poco del gothic in senso stretto: si tratta più che altro di un carattere bold senza ''grazie''. La forma stilizzata lo rende ancora oggi molto utilizzato in biglietti da visita e confezioni di vario genere. Copyright Termine inglese che equivale a ''proprietà letteraria'' indica a chi appartengono i diritti di autore.

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Coquille Termine francese che indica un un formato di carta, in Italia chiamata ''quadrotta''. Il nome deriva dalla marca primitiva, che era una conchiglia. In genere il formato è di cm 27 x 42 o 28 x 44. Si noti che in Francia C. è anche sinonimo di ''refuso''. Cordovano. Si chiama così il cuoio lavorato a fondo oro o argento, con disegni floreali, che veniva usato per realizzare notevoli legature nel medioevo e nel rinascimento. Prende il nome dalla città di Cordova, dove questo tipo di lavorazione fu introdotto fin dall'VIII secolo dai Musulmani. Cornice. E' l'inquadratura di una pagina in un contorno di fregi o semplici linee. Cornua. Si chiamavano così le estremità del cyindrus, cioè del bastone su cui si arrotolava l'antico libro. Erano formate da bottoni di avorio, oro, argento, detti umbilici. Corografia, Carte corografiche. Descrizione accurata di un paese. Carte che descrivono un paese nei dettagli (canali, ponti, edifici..). Corpo cinque. Carattere di stampa la cui ''forza di corpo'' corrisponde a cinque punti. Chiamato parisienne dal Didot, fu ribattezzato ''parmigianina'' dal Bodoni. Corpus Inscriptionum Latinarum. Monumentale opera curata da Theodoro Mommsen. Il primo volume comparve nel 1863, anche se la Regia Accademia di Prussia aveva assegnato l'incarico al curatore già dal 1854. Il Mommsen redasse di persona molti volumi, e fu attento collaboratore anche dei volumi compilati da altri. Alla sua morte la pubblicazione fu comunque aggiornata e integrata. La portata culturale del lavoro del Mommsen è di valore immenso. Cos. Pietra usata anticamene per affilare il calamo. Couillard. Termine francese. Indica il piccolo filetto che separa gli ''avvisi'' nelle colonne di un giornale.

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Cowe. Macchina compositrice americana, ideata alla fine del sec. XIX. Cox. Macchina compositrice inventata da P. F. Cox nel 1894. Il Cox inventò anche una macchina rotativa, chiamata Cox-Duplex. Coypel Charles-Antoine. Illustratore francese (1694-1752), apparteneva ad una famiglia di pittori e divenne lui stesso artista. Possedeva però anche un notevole talento letterario, tanto che di se stesso diceva :''sono considerato un eminente uomo di lettere dagli artisti, ed un distinto artista tra gli uomini di lettere...''. Il suo senso dell'umorismo e la sua conoscenza del carattere umano è già evidente nella suite ispirata alle commedie di Molière (1726). Il grande successo come illustratore gli venne dalle serie di scene per il Don Chisciotte, realizzate dal 1725 al 1720. Utilizzate come modelli per tappezzerie, furono pubblicate sotto forma di 25 grandi incisioni nel 1723-24. La riduzione che apparve nel 1746 garantì fama internazionale a Coypel. Tutta la grande tradizione di illustratori associata al Don Chisciotte deve qualcosa a questo artista. Craziante. Copista a cottimo, che lavorava a giornata. Si chiamava così perché veniva pagato con una crazia (moneta di sette centesimi) per ogni pagina realizzata. Crestomazia. Titolo di un libro che dovrebbe agevolare l'apprendimento complessivo di una determinata materia. Il termine è di origine greca. Oggi si usa per indicare una raccolta di brani, spigolature, passi scelti di varie opere letterarie. E' cioè sinonimo di antologia. Crisma. Segno particolare, formato da una X con inserita una P (in realtà un ki e un rho, dagli originali greci), che vale come abbreviatura del nome di Cristo. Crittografia. Scrittura segreta, in cifre e segni convenzionali comprensibili solo agli iniziati e a chi possiede la chiave (v.). Crocae Membrana Tabellae. Gli antichi indicavano così il retro del foglio di carta o di pergamena su cui non si scriveva, e che per questo veniva colorato di croco.

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Croce. Segno in forma di croce, detto anche obelisco (†). 1. Si usava quale segno di rinvio nei libri ecclesiastici. 2. Nelle biografie stava ad indicare la data di morte se seguito dall'anno. Se seguiva un nome indicava che la persona in questione era deceduta. 3. Nelle opere geografiche indicava la sede di vescovato, se attraversata da due linee la sede di arcivescovato (‡). 4. Usata anche nei calendari per contraddistinguere i giorni festivi. Crollalanza. In generale, qualunque opera tratti di araldica. Il nome deriva da quello di Giovanni Battista Crollalanza, fermano, che divenne celebre per questo genere di pubblicazioni. Cromo. Parola di origine greca, che significa ''colore''. Entra nella composizione di numerose parole di interesse tipografico (es. cromolitografia). Cromotipia. In senso lato si indica con C. la stampa tipografica a colori. Anche le immagini ottenute con queste teniche di stampa sono dette, per estensione C. Cronogramma. Data che si ricava da certe lettere appositamente inserite in un testo, che assumono anche significato di numeri. Il più comune esempio di cronogramma è il verso latino franCorVM tVrbIs sICVLVs fert fVnera Vesper nel quale le lettere che hanno anche significato di numeri, disposte secondo l'ordine appropriato (prima quelle che hanno valore maggiore, poi le altre, in ordine degradante) formano la data MCCLVVVVVVII, anno dei Vespri siciliani. Cruscante. Si chiamavano così gli Accademici della crusca. In senso dispregiativo, si indica con questo termine chi è troppo pedante nelle questioni che riguardano la lingua. Cucitoio. Telaio sul quale si effettua la cucitura dei volumi. Cuffia. La ripiegatura interna, il piccolo rivolto di pelle, tela, pergamena o carta che si vede in testa e in coda del dorso dei libri, nella parte che sporge leggermente oltre il taglio del volume stesso.

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Cul de lampe. ''Locuzione sgarbata'', come la definì l'Arlia, usata in Francia ed anche in Italia per indicare quei fregi che alla fine di qualche capitolo sono disposti, nelle edizioni antiche, a formare una figura che ricorda il piede di una lampada. Servono soprattutto a riempire il bianco di pagine mozze. Culatta. Pezzo di cartone con cui si rinforza il dorso dei libri. Cuoio. Pelle di vari animali (capra, vitello, pecora, montone, cavallo, asino, scrofa, coccodrillo..) conciata e lavorata, molto usata in legatoria. Curiosità In linea di massima, in bibliofilia, il termine equivale a rarità. Di solito è usato per indicare opere non solo rare, ma anche di argomento particolare, non comune, curioso. Curvadorsi. Utensile che serve a curvare i cartoncini destinati a coprire i dorsi. Curva-filetti, o Curva-linee. Utensile che serve a curvare regolarmente, formando cerchi e semicerchi perfetti, i filetti e le interlinee tipografiche. Molto utile, in passato, per realizzare bolli rotondi. Custodes. Termine con il quale anticamente si indicavano i richiami. Custodia. 1. In origine si chiamava C. la scatola che conteneva i libri a rotolo. 2. Equivale anche ad astuccio, camicia, busta, salvagurdia. 3. Oggi si chiama C. la scatola di cartone, spesso realizzata appositamente, che serve a contenere e proteggere volumi o fogli sciolti di particolare pregio. In certe edizioni di lusso fa parte del volume e, anche se talvolta è di modesta fattura, la sua presenza ne aumenta il pregio (custodia editoriale). cuvette Termine francese, sta per ''battuta''. Cybrarian Forma contratta di ''cyberlibrarian'', neologismo inglese derivato dalla fusione di ''cyberspace'' e ''librarian''. Sta ad indicare il libraio che svolge il suo lavoro preferibilmente in internet. Il termine non è comunque molto usato, forse perché non gradito, nemmeno nel mondo anglosassone.


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