Ciò la ne giustifica il potere solvente
L'alcalinità dell'acqua è dovuta alla presenza di idrossidi (OH-),
carbonati (CO32-) e bicarbonati (HCO3
-) ed anche ad una
piccola quantità di fosfati. Per determinarla si esegue una
titolazione con acido cloridrico (HCl) 0,1 M.
Determinazione della durezza attraverso titolazione con EDTA
Contributi al chimismo
delle acque continentali
L’acqua delle piogge, benchè
caratterizzata da bassa
salinità, non è acqua pura e si
registrano variazioni del suo
chimismo da zona a zona (e
nella medesima zona al
variare del tempo), in quanto è
in grado di prendere in carico
alcune sostanze gassose
disciolte in atmosfera nonchè
spray marino (minutissime
goccioline) e sostanze presenti
nel pulviscolo atmosferico.
In ambienti non inquinati il suo pH dovrebbe variare fra 5 e 6, ma in zone inquinate il suo
pH può scendere notevolmente (fenomeno delle piogge acide) a causa di simili reazioni:
SO2+ 1/2 O2 SO3 SO3 + H2O 2H+ + SO4
2-
2NO + 3/2 O2 + H2O 2H+ + 2NO3
2-
Queste verranno definite
dolci quando hanno TDS < 1000 mg/l
salate quando hanno TDS> 1000 mg/l
L’acqua di mare ha TDS ~ 35000 mg/l
Fluidi che abbiano TDS > 100000 mg/l non
vengono nemmeno chiamate acque bensì
“brine”
Le acque dei fiumi hanno ovviamente TDS maggiori delle acque meteoriche in quanto riflettono
vari gradi di interazione con le rocce (o meglio con i prodotti dell’alterazione di queste).
Componenti marini costituiscono parte fondamentale del
particolato atmosferico.
La particelle di sale marino si formano principalmente
per “scoppio” di piccole bolle d’aria all’interfaccia
atmosfera/acqua di mare.
Le minute gocce di acqua marina immesse nell’aria
vengono poi portate verso l’alto da correnti atmosferiche.
Successivamente poi evaporano formando particelle di
sale marino aventi dimensioni sub-micrometriche.
Particolato atmosferico e’ fornito anche da polveri
eoliche rappresentate da silicati, carbonati, ossidi ecc
ecc, e da particelle secondarie formatesi per
condensazione di sostanze gassose.
Tali particelle rappresentano i nuclei necessari perche’ il
vapor acqueo atmosferico possa condensare, formando
minute goccioline d’acqua liquida (o sublimare
producendo cristalli di ghiaccio) dalla aggregazione delle
quali si originano le precipitazioni atmosferiche.
Piogge acide
Il termine si riferisce a precipitazioni nelle quali il
pH delle acque meteoriche è inferiore al valore di
5,6 (pH in equilibrio con un atmosfera non
inquinata contenente 350 ppm di CO2) presente
in condizioni normali.
Tale fenomeno é causato essenzialmente
dall'aumento nell'atmosfera di componenti
gassosi quali l'anidride solforosa (SO2) e solforica
(SO3) provenienti dalle attività industriali e dalle
combustioni in genere, il monossido e il biossido
di azoto (NO, NO2), l'anidride carbonica (CO2).
Questi gas possono essere trasformati in pochi
giorni in acidi tramite varie reazioni quali la
combinazione con l'acqua. Tali reazioni sono le
seguenti:
SO2 + H2O ---> H2SO3 (acido solforoso)
SO3 + H2O ---> H2SO4 (acido solforico)
2NO2 + H2O ---> HNO2 + HNO3 (acido nitroso e
nitrico)
CO2 + H2O ---> H2CO3 (acido carbonico)
Il chimismo delle acque dei fiumi è
estremamente variabile ed è funzione della
natura dei litotipi affioranti nel bacino e delle
condizioni climatiche che contraddistinguono
l’area (queste influenzano infatti i processi di
weathering).
Attività antropiche (es. utilizzo di fertilizzanti
nell’agricoltura, scarichi industriali, scarichi
domestici; interazioni con discariche) possono
sovraimporsi a tali fattori nel influenzare il
chimismo delle acque superficiali.
In generale il carico solido delle acque di un
fiume include componenti in soluzione ma
anche componenti in sospensione (fra questi
particelle colloidali).
Se intendiamo riferire l’analisi chimica della
nostra acqua solamente a ciò che è in
soluzione è opportuno durante il
campionamento “filtrare” le acque.
Generalmente si usano filtri a 45 m, ma
sarebbe sta sviluppandosi la prassi di usare
filtri a 20 m.
HCO3ˉ
Ne risulta che l’acqua di un fiume è un
complesso sistema multicomponente “aperto”,
nel quale la composizione chimica varia nello
spazio ma anche nel tempo. Concettualmente
è importante tenere in considerazione che
non tutti i componenti che io trovo disciolti in
un’acqua hanno la medesima origine. Un
conto è il percorso delle molecole d’acqua e
un’altro quello dei componenti disciolti. Alcuni
elementi possono essere stati disciolti in zone
prossime al campionamento, altri in zone
molto più lontane.
Va sottolineato come le acque di un fiume (es. il Po) non
siano chimicamente omogenee dalla zona sorgente alla sua
zona terminale. Al tempo stesso anche nel medesimo sito di
campionamento (es. il Po alla sezione di Pontelagoscuro) si
possono osservare significative variazioni composizionali al
variare delle stagioni (queste in alcuni casi possono variare
anche di un ordine di grandezza). Ciò implica che,
diversamente da una roccia (il cui chimismo rimane costante
anche al variare di anni) un’analisi chimica di un’acqua
rappresenta una “fotografia istantanea” del chimismo del
fiume X al momento y. Per esempio nella stagione secca le
acque di un corso d’acqua presentano generalmente TDS più
elevata rispetto a alla stagione più piovosa quando i sali
disciolti risultano più diluiti grazie ad un apporto di acque
meteoriche caratterizzate da bassa salinità. Queste
significative variazioni di chimismo sono inoltre influenzate
dalle relazioni esistenti fra acque superficiali e acque
sotterranee. Durante il momento di piena un fiume tende
infatti ad alimentare le falde ad esso collegate, mentre
durante il periodo di magra le acque delle falde
(generalmente più mineralizzate) tendono a “nutrire” il fiume.
Si sottolinea inoltre che in un fiume, anche nel medesimo
momento e nella medesima sezione, le acque possono
presentare disomogeneità in relazione alla presenza di
plumes (pennacchi) di mescolamento con acque a
composizione diversa in prossimità della confluenza di un
affluente, o dell’emergenza di una sorgente, o della presenza
di uno scarico antropico.
Notevoli variazioni nel chimismo delle acque di un fiume si
hanno inoltre nella parte terminale di un fiume alla sua
confluenza in mare dove si verifica significativo
mescolamento con l’acqua di mare.
Se andassimo a vedere le cose
più in dettaglio, emergerebbe che
anche all’interno del medesimo
fiume il chimismo dell’acqua può
variare da monte a valle.
Generalmente nelle aree prossime alle sorgenti
le acque dei fiumi sono contraddistinte da basse
TDS e da un chimismo dominato dal carbonato
fra gli anioni e dal Ca (Mg) fra i cationi.
Verso valle il chimismo delle acque dei fiumi
riflette una maggior “maturità” con TDS più
elevate e con un graduale cambiamento di
facies idrochimica, in quanto cloro e/o solfati
diventono dominanti fra gli anioni e Na diventa
preponderante sul Ca fra i cationi.
Una totale variazione della facies idrochimica
delle acque di un fiume avviene spesso in
prossimità della sua confluenza in mare dove si
riscontrano veri e propri fenomeni di
mescolamento con acque del mare.
Variazioni significative nel chimismo delle acque di un fiume (anche nello stesso punto) si
osservano al variare delle stagioni.
In generale possiamo dire che la composizione delle acque dei fiumi
è in stretta relazione alla tipologia delle rocce affioranti, ma anche
alle condizioni climatiche che condizionano i processi di weathering
(alterazione) di queste.
Generalmente le acque dei fiumi hanno composizione carbonato-
calcica in quanto le rocce carbonatiche contribuiscono in modo
preferenziale ad influenzarne il chimismo. Tuttavia, una volta
raggiunto lo stadio di “saturazione” rispetto alla calcite tali acque non
potranno “sciolgliere” ulteriore carbonato (adirittura questo potrebbe
precipitare”) mentre continuano a “caricarsi” nei componenti rilasciati
da rocce silicatiche. Ciò spiega la variazione di facies idrochimica
che si riscontra lungo il corso di molti fiumi.
Tali semplici modelli evolutivi non è rispettato se nel bacino sono
presenti:
-rocce peculiari (es. rocce evaporitiche)
- risalite di acque profonde (es. acque connate, acque iuvenili)
Come abbiamo visto, in generale fra i cationi del secondo gruppo della
tavola periodica, il Ca è sempre prepondenrante sul Mg in quanto 1) i
minerali di Ca sono più diffusi in natura di quelli di Mg e 2) perchè i
minerali contenenti Mg sono generalmente meno solubili di quelli
contenenti Ca.
Fra i cationi del I gruppo il K è sempre subordinato nelle acque rispetto
al Na, probabilmente a sottolineare una sua minor mobilità perchè 1) i
feldspati potassici sono meno alterabili dei plagioclasi 2) il potassio
viene preferenzialmente stabilizzato in minerali secondari di
neoformazione.
Discorsi analoghi si potrebbero fare anche per le acque dei laghi. Per questi
bisogna aggiungere che il chimismo potrebbe variare sulla verticale (vi è spesso
una sorta di stratificazione”. In molti laghi si è osservato la presenza di acque
profonde più fredde, più saline e meno ossigenate.
Nei processi di mescolamento fra acque diverse
Mixing non conservativo....
Acqua di Mare
• Ha salinita’ che varia fra 3.3%
e 3.7% in peso.
• La salinita’ media e’ 3.5% o 35
parti per mille (0/00).
• I componenti piu’ abbondanti
sono il sodio ed il cloro.
• E’ caratterizzata da punto di
congelamento piu’ basso ed
evapora piu’ lentamente
dell’acqua a bassa salinita’.
La composizione chimica dell’acqua di mare è
principalmente influenzata dall’apporto chimico delle
acque dei fiumi. Tuttavia la salinità degli oceani non può
essere spiegata come il semplice effetto
dell’accumularsi di materia derivante dallo
smantellamento dei continenti ad opera dei processi di
weathering i cui prodotti vengono veicolati dalle acque
superficiali e sotterranee (“le résultat du lavage de toute
la surface du globe”, come lo definì Lavoisier).
Tale ipotesi semplicistica spinse Jolly (1898) a stimare l’età della
terra sulla base del contenuto in sodio dell’acqua di mare e del
contenuto medio delle acque dei fiumi. Tale approccio forniva una
stima di pochi milioni di anni totalmente inconsistente con la reale
età del pianeta.
Possiamo quindi verificare l’esattezza di calcoli simili: la quantità
totale di acqua riversata dai fiumi nell’oceano ogni anno è di circa
36.000 Km3 (36 x 1018 g) e tali acque contengono circa 120 ppm
di soluto. La quantità totale di soluto portata dai fiumi ogni anno è
quindi di 36 x 1018 x 120 x 10-6 = 4 x 1015 g. La quantità totale di
acqua marina è 1370 x 106 Km3 (circa 1.4 x 1024 g) e il suo
contenuto in sali è 3.5%, il che significa una quantità totale di sale
pari a circa 49 x 1021 g. Per accumulare tale quantità di sale
servirebbero 49 x 1021 /4 x 1015 cioè circa 12 x 106 anni, un età
molto più giovane dell’età geologica media degli oceani. Inoltre se
avessimo basato il calcolo sulle quantità dei singoli elementi e
non sulla TDS (es il cloro, il sodio, il magnesio ecc ecc) avremmo
ottenuto età (sempre inferiori rispetto a quelle degli oceani) ma
diverse da elemento ad elemento.
Riassumendo, questo significa che i tempi richiesti affinchè i fiumi
portino negli oceani quantità di ogni soluto pari alle quantità
presenti attualmente sono molto più brevi dell’età degli oceani e
sono diverse da elemento ad elemento. Se i fiumi hanno sempre
riversato soluti nel mare con una velocità paragonabile a quella
attuale dobbiamo concludere che quelli ora presenti
rappresentano soltanto una piccola frazione dei soluti che sono
stati portati nell’oceano nei tempi geologici. Poichè (da studi sulle
rocce sedimentarie di tipo chimico) sembra che la composizione
chimica dell’acqua del mare sia stata relativamente costante nel
Fanerozoico ne segue che gli elementi chimici subiscono anche
processi di rimozione dall’acqua di mare.
Viene definito tempo di residenza (MORT, cioè Mean Ocean Residence
Time) di un elemento nell’acqua dell’oceano il tempo medio che intercorre
tra il suo arrivo e la sua rimozione.
T res = Qx / (dQx/dt)
T res = quantità di X presente negli oceani/ quantità apportata o rimossa ogni anno
Gli elementi disciolti che meno vengono coinvolti in processi di interazione
con matrici solide e le cui proporzioni nelle acque del mare rimagono
pressochè costanti hanno tempi di residenza molto lunghi e vengono
definiti elementi conservativi (es. il cloro, bromo, il sodio).
Altri elementi che interagiscono in modo significativo con le matrici solide
(per precipitazione chimica, per processi di scambio con i sedimenti) e/o
che partecipano in cicli biologici (es. azoto, fosforo, silicio) non avranno
invece proporzioni costanti nell’acqua di mare (i loro rapporti possono
variare da zona a zona, e nel tempo) e hanno tempi di residenza assai più
brevi.
•Sulla base di quanto detto emerge quindi che negli oceani non avvengono
solamente processi di accumulo dei soluti ma anche processi di rimozione.
•** Va inoltre sottolineato che alle sostanze apportate agli oceani non
contribuiscono solo le acque dei fiumi, ma anche processi di alterazione
delle cospicue masse di magma eruttate sui fondali oceanici (lungo le
dorsali medio oceaniche). Tali processi studiati nel corso di petrografia
come “metamorfismo di fondo oceanico” includono molteplici reazioni di
trasformazione delle paragenesi mineralogiche primarie che avvengono a
“sistema aperto” contribuendo quindi a mineralizzare le acque dell’oceano.