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Docenti Unifem.docente.unife.it/gianluca.bianchini/georisorse/Le... · 2016. 5. 1. · In molti...

Date post: 24-Oct-2020
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  • Ciò la ne giustifica il potere solvente

  • L'alcalinità dell'acqua è dovuta alla presenza di idrossidi (OH-),

    carbonati (CO32-) e bicarbonati (HCO3

    -) ed anche ad una

    piccola quantità di fosfati. Per determinarla si esegue una

    titolazione con acido cloridrico (HCl) 0,1 M.

  • Determinazione della durezza attraverso titolazione con EDTA

  • Contributi al chimismo

    delle acque continentali

    L’acqua delle piogge, benchè

    caratterizzata da bassa

    salinità, non è acqua pura e si

    registrano variazioni del suo

    chimismo da zona a zona (e

    nella medesima zona al

    variare del tempo), in quanto è

    in grado di prendere in carico

    alcune sostanze gassose

    disciolte in atmosfera nonchè

    spray marino (minutissime

    goccioline) e sostanze presenti

    nel pulviscolo atmosferico.

    In ambienti non inquinati il suo pH dovrebbe variare fra 5 e 6, ma in zone inquinate il suo

    pH può scendere notevolmente (fenomeno delle piogge acide) a causa di simili reazioni:

    SO2+ 1/2 O2 SO3 SO3 + H2O 2H+ + SO4

    2-

    2NO + 3/2 O2 + H2O 2H+ + 2NO3

    2-

    Queste verranno definite

    dolci quando hanno TDS < 1000 mg/l

    salate quando hanno TDS> 1000 mg/l

    L’acqua di mare ha TDS ~ 35000 mg/l

    Fluidi che abbiano TDS > 100000 mg/l non

    vengono nemmeno chiamate acque bensì

    “brine”

    Le acque dei fiumi hanno ovviamente TDS maggiori delle acque meteoriche in quanto riflettono

    vari gradi di interazione con le rocce (o meglio con i prodotti dell’alterazione di queste).

  • Componenti marini costituiscono parte fondamentale del

    particolato atmosferico.

    La particelle di sale marino si formano principalmente

    per “scoppio” di piccole bolle d’aria all’interfaccia

    atmosfera/acqua di mare.

    Le minute gocce di acqua marina immesse nell’aria

    vengono poi portate verso l’alto da correnti atmosferiche.

    Successivamente poi evaporano formando particelle di

    sale marino aventi dimensioni sub-micrometriche.

    Particolato atmosferico e’ fornito anche da polveri

    eoliche rappresentate da silicati, carbonati, ossidi ecc

    ecc, e da particelle secondarie formatesi per

    condensazione di sostanze gassose.

    Tali particelle rappresentano i nuclei necessari perche’ il

    vapor acqueo atmosferico possa condensare, formando

    minute goccioline d’acqua liquida (o sublimare

    producendo cristalli di ghiaccio) dalla aggregazione delle

    quali si originano le precipitazioni atmosferiche.

  • Piogge acide

    Il termine si riferisce a precipitazioni nelle quali il

    pH delle acque meteoriche è inferiore al valore di

    5,6 (pH in equilibrio con un atmosfera non

    inquinata contenente 350 ppm di CO2) presente

    in condizioni normali.

    Tale fenomeno é causato essenzialmente

    dall'aumento nell'atmosfera di componenti

    gassosi quali l'anidride solforosa (SO2) e solforica

    (SO3) provenienti dalle attività industriali e dalle

    combustioni in genere, il monossido e il biossido

    di azoto (NO, NO2), l'anidride carbonica (CO2).

    Questi gas possono essere trasformati in pochi

    giorni in acidi tramite varie reazioni quali la

    combinazione con l'acqua. Tali reazioni sono le

    seguenti:

    SO2 + H2O ---> H2SO3 (acido solforoso)

    SO3 + H2O ---> H2SO4 (acido solforico)

    2NO2 + H2O ---> HNO2 + HNO3 (acido nitroso e

    nitrico)

    CO2 + H2O ---> H2CO3 (acido carbonico)

  • Il chimismo delle acque dei fiumi è

    estremamente variabile ed è funzione della

    natura dei litotipi affioranti nel bacino e delle

    condizioni climatiche che contraddistinguono

    l’area (queste influenzano infatti i processi di

    weathering).

    Attività antropiche (es. utilizzo di fertilizzanti

    nell’agricoltura, scarichi industriali, scarichi

    domestici; interazioni con discariche) possono

    sovraimporsi a tali fattori nel influenzare il

    chimismo delle acque superficiali.

    In generale il carico solido delle acque di un

    fiume include componenti in soluzione ma

    anche componenti in sospensione (fra questi

    particelle colloidali).

    Se intendiamo riferire l’analisi chimica della

    nostra acqua solamente a ciò che è in

    soluzione è opportuno durante il

    campionamento “filtrare” le acque.

    Generalmente si usano filtri a 45 m, ma

    sarebbe sta sviluppandosi la prassi di usare

    filtri a 20 m.

  • HCO3ˉ

  • Ne risulta che l’acqua di un fiume è un

    complesso sistema multicomponente “aperto”,

    nel quale la composizione chimica varia nello

    spazio ma anche nel tempo. Concettualmente

    è importante tenere in considerazione che

    non tutti i componenti che io trovo disciolti in

    un’acqua hanno la medesima origine. Un

    conto è il percorso delle molecole d’acqua e

    un’altro quello dei componenti disciolti. Alcuni

    elementi possono essere stati disciolti in zone

    prossime al campionamento, altri in zone

    molto più lontane.

  • Va sottolineato come le acque di un fiume (es. il Po) non

    siano chimicamente omogenee dalla zona sorgente alla sua

    zona terminale. Al tempo stesso anche nel medesimo sito di

    campionamento (es. il Po alla sezione di Pontelagoscuro) si

    possono osservare significative variazioni composizionali al

    variare delle stagioni (queste in alcuni casi possono variare

    anche di un ordine di grandezza). Ciò implica che,

    diversamente da una roccia (il cui chimismo rimane costante

    anche al variare di anni) un’analisi chimica di un’acqua

    rappresenta una “fotografia istantanea” del chimismo del

    fiume X al momento y. Per esempio nella stagione secca le

    acque di un corso d’acqua presentano generalmente TDS più

    elevata rispetto a alla stagione più piovosa quando i sali

    disciolti risultano più diluiti grazie ad un apporto di acque

    meteoriche caratterizzate da bassa salinità. Queste

    significative variazioni di chimismo sono inoltre influenzate

    dalle relazioni esistenti fra acque superficiali e acque

    sotterranee. Durante il momento di piena un fiume tende

    infatti ad alimentare le falde ad esso collegate, mentre

    durante il periodo di magra le acque delle falde

    (generalmente più mineralizzate) tendono a “nutrire” il fiume.

    Si sottolinea inoltre che in un fiume, anche nel medesimo

    momento e nella medesima sezione, le acque possono

    presentare disomogeneità in relazione alla presenza di

    plumes (pennacchi) di mescolamento con acque a

    composizione diversa in prossimità della confluenza di un

    affluente, o dell’emergenza di una sorgente, o della presenza

    di uno scarico antropico.

    Notevoli variazioni nel chimismo delle acque di un fiume si

    hanno inoltre nella parte terminale di un fiume alla sua

    confluenza in mare dove si verifica significativo

    mescolamento con l’acqua di mare.

  • Se andassimo a vedere le cose

    più in dettaglio, emergerebbe che

    anche all’interno del medesimo

    fiume il chimismo dell’acqua può

    variare da monte a valle.

    Generalmente nelle aree prossime alle sorgenti

    le acque dei fiumi sono contraddistinte da basse

    TDS e da un chimismo dominato dal carbonato

    fra gli anioni e dal Ca (Mg) fra i cationi.

    Verso valle il chimismo delle acque dei fiumi

    riflette una maggior “maturità” con TDS più

    elevate e con un graduale cambiamento di

    facies idrochimica, in quanto cloro e/o solfati

    diventono dominanti fra gli anioni e Na diventa

    preponderante sul Ca fra i cationi.

    Una totale variazione della facies idrochimica

    delle acque di un fiume avviene spesso in

    prossimità della sua confluenza in mare dove si

    riscontrano veri e propri fenomeni di

    mescolamento con acque del mare.

    Variazioni significative nel chimismo delle acque di un fiume (anche nello stesso punto) si

    osservano al variare delle stagioni.

  • In generale possiamo dire che la composizione delle acque dei fiumi

    è in stretta relazione alla tipologia delle rocce affioranti, ma anche

    alle condizioni climatiche che condizionano i processi di weathering

    (alterazione) di queste.

    Generalmente le acque dei fiumi hanno composizione carbonato-

    calcica in quanto le rocce carbonatiche contribuiscono in modo

    preferenziale ad influenzarne il chimismo. Tuttavia, una volta

    raggiunto lo stadio di “saturazione” rispetto alla calcite tali acque non

    potranno “sciolgliere” ulteriore carbonato (adirittura questo potrebbe

    precipitare”) mentre continuano a “caricarsi” nei componenti rilasciati

    da rocce silicatiche. Ciò spiega la variazione di facies idrochimica

    che si riscontra lungo il corso di molti fiumi.

    Tali semplici modelli evolutivi non è rispettato se nel bacino sono

    presenti:

    -rocce peculiari (es. rocce evaporitiche)

    - risalite di acque profonde (es. acque connate, acque iuvenili)

    Come abbiamo visto, in generale fra i cationi del secondo gruppo della

    tavola periodica, il Ca è sempre prepondenrante sul Mg in quanto 1) i

    minerali di Ca sono più diffusi in natura di quelli di Mg e 2) perchè i

    minerali contenenti Mg sono generalmente meno solubili di quelli

    contenenti Ca.

    Fra i cationi del I gruppo il K è sempre subordinato nelle acque rispetto

    al Na, probabilmente a sottolineare una sua minor mobilità perchè 1) i

    feldspati potassici sono meno alterabili dei plagioclasi 2) il potassio

    viene preferenzialmente stabilizzato in minerali secondari di

    neoformazione.

    Discorsi analoghi si potrebbero fare anche per le acque dei laghi. Per questi

    bisogna aggiungere che il chimismo potrebbe variare sulla verticale (vi è spesso

    una sorta di stratificazione”. In molti laghi si è osservato la presenza di acque

    profonde più fredde, più saline e meno ossigenate.

  • Nei processi di mescolamento fra acque diverse

  • Mixing non conservativo....

  • Acqua di Mare

    • Ha salinita’ che varia fra 3.3%

    e 3.7% in peso.

    • La salinita’ media e’ 3.5% o 35

    parti per mille (0/00).

    • I componenti piu’ abbondanti

    sono il sodio ed il cloro.

    • E’ caratterizzata da punto di

    congelamento piu’ basso ed

    evapora piu’ lentamente

    dell’acqua a bassa salinita’.

  • La composizione chimica dell’acqua di mare è

    principalmente influenzata dall’apporto chimico delle

    acque dei fiumi. Tuttavia la salinità degli oceani non può

    essere spiegata come il semplice effetto

    dell’accumularsi di materia derivante dallo

    smantellamento dei continenti ad opera dei processi di

    weathering i cui prodotti vengono veicolati dalle acque

    superficiali e sotterranee (“le résultat du lavage de toute

    la surface du globe”, come lo definì Lavoisier).

  • Tale ipotesi semplicistica spinse Jolly (1898) a stimare l’età della

    terra sulla base del contenuto in sodio dell’acqua di mare e del

    contenuto medio delle acque dei fiumi. Tale approccio forniva una

    stima di pochi milioni di anni totalmente inconsistente con la reale

    età del pianeta.

    Possiamo quindi verificare l’esattezza di calcoli simili: la quantità

    totale di acqua riversata dai fiumi nell’oceano ogni anno è di circa

    36.000 Km3 (36 x 1018 g) e tali acque contengono circa 120 ppm

    di soluto. La quantità totale di soluto portata dai fiumi ogni anno è

    quindi di 36 x 1018 x 120 x 10-6 = 4 x 1015 g. La quantità totale di

    acqua marina è 1370 x 106 Km3 (circa 1.4 x 1024 g) e il suo

    contenuto in sali è 3.5%, il che significa una quantità totale di sale

    pari a circa 49 x 1021 g. Per accumulare tale quantità di sale

    servirebbero 49 x 1021 /4 x 1015 cioè circa 12 x 106 anni, un età

    molto più giovane dell’età geologica media degli oceani. Inoltre se

    avessimo basato il calcolo sulle quantità dei singoli elementi e

    non sulla TDS (es il cloro, il sodio, il magnesio ecc ecc) avremmo

    ottenuto età (sempre inferiori rispetto a quelle degli oceani) ma

    diverse da elemento ad elemento.

    Riassumendo, questo significa che i tempi richiesti affinchè i fiumi

    portino negli oceani quantità di ogni soluto pari alle quantità

    presenti attualmente sono molto più brevi dell’età degli oceani e

    sono diverse da elemento ad elemento. Se i fiumi hanno sempre

    riversato soluti nel mare con una velocità paragonabile a quella

    attuale dobbiamo concludere che quelli ora presenti

    rappresentano soltanto una piccola frazione dei soluti che sono

    stati portati nell’oceano nei tempi geologici. Poichè (da studi sulle

    rocce sedimentarie di tipo chimico) sembra che la composizione

    chimica dell’acqua del mare sia stata relativamente costante nel

    Fanerozoico ne segue che gli elementi chimici subiscono anche

    processi di rimozione dall’acqua di mare.

  • Viene definito tempo di residenza (MORT, cioè Mean Ocean Residence

    Time) di un elemento nell’acqua dell’oceano il tempo medio che intercorre

    tra il suo arrivo e la sua rimozione.

    T res = Qx / (dQx/dt)

    T res = quantità di X presente negli oceani/ quantità apportata o rimossa ogni anno

    Gli elementi disciolti che meno vengono coinvolti in processi di interazione

    con matrici solide e le cui proporzioni nelle acque del mare rimagono

    pressochè costanti hanno tempi di residenza molto lunghi e vengono

    definiti elementi conservativi (es. il cloro, bromo, il sodio).

    Altri elementi che interagiscono in modo significativo con le matrici solide

    (per precipitazione chimica, per processi di scambio con i sedimenti) e/o

    che partecipano in cicli biologici (es. azoto, fosforo, silicio) non avranno

    invece proporzioni costanti nell’acqua di mare (i loro rapporti possono

    variare da zona a zona, e nel tempo) e hanno tempi di residenza assai più

    brevi.

    •Sulla base di quanto detto emerge quindi che negli oceani non avvengono

    solamente processi di accumulo dei soluti ma anche processi di rimozione.

    •** Va inoltre sottolineato che alle sostanze apportate agli oceani non

    contribuiscono solo le acque dei fiumi, ma anche processi di alterazione

    delle cospicue masse di magma eruttate sui fondali oceanici (lungo le

    dorsali medio oceaniche). Tali processi studiati nel corso di petrografia

    come “metamorfismo di fondo oceanico” includono molteplici reazioni di

    trasformazione delle paragenesi mineralogiche primarie che avvengono a

    “sistema aperto” contribuendo quindi a mineralizzare le acque dell’oceano.


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