+ All Categories
Home > Documents > DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con...

DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con...

Date post: 21-Jul-2020
Category:
Upload: others
View: 0 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
129
Parte I 13509 N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012 DIPARTIMENTO AMBIENTE, TERRITORIO, POLITICHE DELLA SOSTENIBILITÀ UFFICIO PREVENZIONE E CONTROLLO AMBIENTALE DOCUMENTOPROPEDEUTICODIINDIRIZZOPER L’AGGIORNAMENTOEL’ADEGUAMENTODELPRGR (Rifiuti Urbani ed assimilati, Rifiuti Speciali, Imballaggi, PCB, Bonifica da Amianto,BonifichedeiSitiContaminati) A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ottemperanza al mandato conferito dalla Giunta Regionale con Deliberazione n. 641 del 22.05.2012
Transcript
Page 1: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13509N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

�DIPARTIMENTO AMBIENTE, TERRITORIO, POLITICHE DELLA SOSTENIBILITÀ

UFFICIO PREVENZIONE E CONTROLLO AMBIENTALE

��

����

DOCUMENTO�PROPEDEUTICO�DI�INDIRIZZO�PER�L’AGGIORNAMENTO�E�L’ADEGUAMENTO�DEL�PRGR�

�(Rifiuti�Urbani�ed�assimilati,�Rifiuti�Speciali,�Imballaggi,�PCB,�Bonifica�da�Amianto,�Bonifiche�dei�Siti�Contaminati)�

���������

�������

A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ottemperanza al mandato conferito dalla Giunta Regionale con Deliberazione n. 641 del 22.05.2012�

Page 2: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13510 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

INDICE�

PRESENTAZIONE�1. OBIETTIVI�E�CONTENUTI�DEL�DOCUMENTO�PROPEDEUTICO�DI�INDIRIZZO�E�DEI�PRIMI�

INDIRIZZI�RAPPORTO�AMBIENTALE�2. LE�AZIONI�STRATEGICHE�IN�CAMPO��3. LA�DISCIPLINA�TRANSITORIA��

PARTE� I:� IL� QUADRO� NORMATIVO� COMUNITARIO,� NAZIONALE� E� REGIONALE� IN� MATERIA� DI�PIANIFICAZIONE�DELLA�GESTIONE�DEI�RIFIUTI�E�BONIFICA�DEI�SITI�INQUINATI�

1. LE�FONTI�COMUNITARIE�E�LE�INTERAZIONI�CON�LE�NORME�NAZIONALI�E�REGIONALI�2. ANALISI�A�LIVELLO�REGIONALE�

PARTE�II:�PIANO�DI�GESTIONE�DEI�RIFIUTI�URBANI�1.� PREMESSA�2.� STATO�DI�ATTUAZIONE�DELLA�PROGRAMMAZIONE�RELATIVA�ALLA�GESTIONE�DEI�RIFIUTI�

SOLIDI�URBANI�IN�BASILICATA�2.1�PIANO�REGIONALE�2.2�PIANO�DI�GESTIONE�DEI�RIFIUTI�DELLA�PROVINCIA�DI�POTENZA�2.3�PIANO�DI�GESTIONE�DEI�RIFIUTI�DELLA�PROVINCIA�DI�MATERA�3.� ANALISI�DEL�CONTESTO�DI�RIFERIMENTO�4.� DATI�TENDENZIALI�4.1�QUANTITÀ�4.2�QUALITÀ�4.3�EVOLUZIONE�QUANTITATIVA�e�QUALITATIVA�DEI�RIFIUTI�5.� SCENARI�DI�PIANIFICAZIONE�E�VALUTAZIONE�DEI�FABBISOGNI�IMPIANTISTICI�5.1�I�fabbisogni�impiantistici�per�i�diversi�scenari�5.2�Situazione�impiantistica�ad�ottobre�2012�5.3�Indicazioni�preliminari�relative�agli�obiettivi�di�raccolta�differenziata�6.� RACCOLTA�DIFFERENZIATA�6.1�GLI�OBIETTIVI�6.2�IL�CONTESTO�REGIONALE�6.3�LO�STATO�DI�ATTUAZIONE�DELLE�POLITICHE�REGIONALI�6.4�GLI�INDIRIZZI�TECNICI�ADOTTATI�DALLA�REGIONE�BASILICATA��PARTE�III:�PIANO�DI�GESTIONE�DEI�RIFIUTI�SPECIALI�1. PREMESSA2. ANALISI�DEL�CONTESTO�DI�RIFERIMENTO 3. LA�GESTIONE�DEI�RIFIUTI�SPECIALI�IN�BASILICATA4. OBIETTIVI�DELLA�GESTIONE�DEI�RIFIUTI�SPECIALI 5. ANALISI�DI�PARTICOLARI�CATEGORIE�DI�RIFIUTI5.1 PCB�(Policlorobifenili)5.2 Fanghi�di�depurazione5.3 Car�fluff5.4 Rifiuti�sanitari5.5 Rifiuti�inerti5.6 Pneumatici5.7 Rifiuti�derivanti�dal�trattamento�dei�rifiuti�urbani5.8 Ceneri�leggere�(fly�ash)�e�scorie�decadenti�da�termovalorizzatori6. CONCLUSIONI�

Page 3: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13511N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

PARTE�IV:�PIANO�DI�BONIFICA�DEI�SITI�INQUINATI�1. PIANO�REGIONALE�DI�BONIFICA�DELLE�AREE�CONTAMINATE��2. EVOLUZIONE�DEL�QUADRO�LEGISLATIVO�3. STATO�DI�ATTUAZIONE�DEL�PIANO�ED�EVOLUZIONE�STATO�DI�INQUINAMENTO�

PARTE�V:�PIANO�AMIANTO�1. RIFERIMENTI�NORMATIVI�2. PIANO�REGIONALE�AMIANTO��3. STATO�DI�ATTUAZIONE�DEL�PIANO�4. EVOLUZIONE�DEL�QUADRO�LEGISLATIVO�E�DELLO�SCENARIO�DI�RIFERIMENTO�

PARTE�VI:LE�FUTURE�ATTIVITA’�DI�PIANIFICAZIONE�1. LE�AZIONI�OPERATIVE�2. STIMA�ONERI�FINANZIARI�3. INDICE�DEL�REDIGENDO�PRGR��PARTE�VII:OBIETTIVI�E�LINEE�D’INDIRIZZO�1. GESTIONE�RIFIUTI�2. PIANO�REGIONALE�BONIFICHE�3. PIANO�REGIONALE�AMIANTO����

Page 4: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13512 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

PRESENTAZIONE

Il presente documento raccoglie il contributo dei componenti del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ottemperanza al mandato conferito dalla Giunta Regionale con Deliberazione n. 641 del 22.05.2012 avente ad oggetto “Aggiornamento ed adeguamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti alle disposizioni del D. Lgs. n. 152/2006 e successive modificazioni: Approvazione primi indirizzi e criteri per aggiornamento Piano regionale di gestione dei rifiuti e disposizioni per redazione documenti preliminari”, si compone:

1 - di un documento propedeutico di indirizzo per l’aggiornamento e adeguamento del PRGR (rifiuti urbani ed assimilati, rifiuti speciali, imballaggi, PCB, bonifica da amianto, bonifiche sito contaminati); 2 - degli indirizzi preliminari per il Rapporto Ambientale.

Il lavoro svolto ed ivi presentato, pur avendo una valenza esclusivamente preliminare, in quanto consiste nella ricognizione, in forma sintetica e schematica, degli scenari di riferimento nei vari settori della pianificazione, assume un rilievo fondamentale, poiché costituisce il presupposto necessario per addivenire, nelle fasi successive di pianificazione vera e propria, alla definizione del sistema integrato di gestione dei rifiuti della Basilicata.

Il documento è composto da capitoli tra loro congruenti finalizzati a fornire indicazioni utili a svolgere analisi e orientare le scelte per la gestione dei servizi di raccolta e trattamento dei rifiuti solidi urbani sul territorio, dei rifiuti speciali e per la programmazione delle azioni di risanamento del territorio di cui al piano regionale di bonifica. L’analisi dello stato di attuazione dei precedenti atti di pianificazione, tuttora vigenti, con la conseguente individuazione delle criticità che ne hanno determinato la mancata attuazione, costituisce un passaggio obbligato per giungere alla futura pianificazione che, tenendo conto dell’evoluzione del quadro giuridico e soprattutto del contesto territoriale e delle sue attuali vocazioni, consentirà di valutare e rivedere in termini economici ed ambientali le scelte da compiersi sull'intero ciclo dei rifiuti, dalla raccolta differenziata, al trattamento, al recupero fino allo smaltimento finale. I dati attualmente assunti come riferimento in questa fase preliminare sono affetti da una certa approssimazione derivante dalla carenza di dati pregressi strutturati coerentemente con le finalità di pianificazione propriamente dette. Tuttavia i dati utilizzati consentono di svolgere una prima analisi dell’attuale sistema di gestione e verificarne gli scostamenti dagli obiettivi da conseguire, graduati nel rispetto delle priorità fissata dalle norme vigenti, indirizzati alla sostenibilità economico-ambientale. Nella fase attuale di forte contrazione della disponibilità di risorse finanziarie, assume particolare rilevanza il confronto tra le prestazioni dell’attuale sistema e gli obiettivi di servizio di cui al Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 approvato con delibera Cipe 82/2007. Il documento di seguito proposto dimostra, infatti, il carattere strategico di questi primi obiettivi che, pur essendo disallineati rispetto a quelli fissati dal D. Lgs. 152/06 (e s.m.i.), consentono di ottenere rilevanti premialità, essenziali alla modernizzazione del sistema di gestione. L’opportunità di accedere a risorse (economiche, tecnologiche, umane) consente non solo di modernizzare il sistema, ma anche di renderlo competitivo su mercati sempre più dinamici ed aperti, in cui la P.A. ed il privato devono diventare funzionali l’uno all’altro.La modernità di un servizio pubblico, come quello di gestione dei rifiuti urbani, ormai non è più intesa come esecuzione diretta e monopolistica delle attività, ma come capacità di stabilire regole di efficienza e di trasparente competizione. L’esigenza crescente è quella di prevedere un sistema di regolazione in grado di soddisfare sia i diritti degli utenti sia di valorizzare lo sviluppo delle gestioni per mezzo di un intervento istituzionale che vigili sulle situazioni di criticità, ma che nello stesso tempo semplifichi e innovi il sistema della governance per migliorare il posizionamento strategico e competitivo sul territorio del servizio pubblico ambientale di gestione dei rifiuti. Il presente elaborato, per rispondere al mandato conferito dalla Giunta Regionale, richiama i capisaldi imposti dalle norme sulle modalità di gestione dei rifiuti, evidenziando la centralità e la priorità della prevenzione e della riduzione della produzione dei rifiuti, prima ancora del riutilizzo, riciclaggio e recupero di materia e di energia. Su questa fondamentale strategia di sostenibilità ambientale devono basarsi le successive fasi della pianificazione per ottenere un sistema integrato in cui chi produce, chi consuma, chi amministra e chi gestisce, condivide i principi di responsabilità prima ancora dell’autosufficienza, prossimità ed adeguatezza impiantistica. La disamina delle differenti e spesso contrastanti evoluzioni normative di questi ultimi anni dimostra come la rapidità con cui si sono succedute ha purtroppo rallentato, piuttosto che sostenuto la concreta attuazione di questi principi. Troppe divergenze di opinioni, troppe leggi, talvolta confuse o comunque di difficile applicazione, rendono complesso perfino l’esame del quadro normativo che dia a questo settore le necessarie certezze. L’analisi del contesto giuridico dimostra che il modello da raggiungere per essere equilibrato ed efficiente deve poter contemplare un insieme integrato di soluzioni tecnologiche ed impiantistiche che non possono

Page 5: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13513N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

basarsi su scelte ideologiche o, ancor peggio, di principio. Il modello di riferimento, verso cui spinge anche la normativa comunitaria, è quello che individua nei sistemi integrati di gestione (riduzione dei rifiuti alla fonte, spinta selezione-riciclaggio dei materiali, recupero energetico) la risposta più corretta ed efficiente. L’elemento centrale del sistema integrato di gestione dei rifiuti è la complementarietà e non certo la contrapposizione fra diverse tecniche e soluzioni, la complessità del settore richiede infatti che siano messe in campo diverse soluzioni possibili in modo sinergico ed integrato. La questione critica e fondamentale, per l’aggiornamento del piano, è allora stabilire con quali proporzioni e con quali obiettivi si deve compiere l’integrazione. Tutto ciò presuppone una approfondita analisi delle peculiarità territoriali ben oltre il contenuto del presente documento fino ad individuare strumenti, criticità e risorse per trasformare l’attuale sistema di gestione integrata nel sistema integrato di gestione. L’esame sommario dello stato di attuazione del piano vigente e della situazione degli impianti evidenzia le criticità e gli squilibri presenti sul territorio, analogamente alla situazione delle raccolte differenziate in gran parte della regione. Analizzando il ciclo integrato dei rifiuti si rileva la necessità di far coincidere e/o convivere, nel futuro piano, differenti strategie di riferimento che da una parte permettano la migliore ricerca di qualità e di sostenibilità e dall’altro che inneschi un concreto processo di industrializzazione e di modernizzazione del settore dei servizi di interesse pubblico-economico. L’attuazione della riforma di questi servizi significa soprattutto porre come obiettivo il miglioramento della qualità ambientale, la generazione delle risorse per lo sviluppo dei servizi, il contenimento dei prezzi, la tutela dell'ambiente, l'introduzione di meccanismi di qualità nei servizi, la sicurezza e la sopportabilità per il cittadino. La valutazione dell’affidabilità del sistema di raccolta differenziata e delle aziende operanti nel settore è però fondamentalmente basata sulla capacità di offrire garanzie circa il rispetto degli obiettivi non solo in termini di percentuali di rifiuti raccolti in modo differenziato, ma anche in termini di qualità del differenziato stesso. Per coniugare questi vari fattori sarà necessario dotarsi di strumenti collaudati e attendibili, finalizzati ad indirizzare le aziende ad organizzare le attività, razionalizzando i processi e riducendo le diseconomie ma che, al tempo stesso, offrano gli opportuni canali per valorizzare gli sforzi profusi e i traguardi raggiunti. In questa fase non è possibile individuare quale sia la soglia oltre la quale i benefici del recupero di materia siano vantaggiosi rispetto ai costi da sostenere e far emergere la convenienza delle forme di recupero rispetto alle altre componenti di gestione, in quanto questo presuppone una analisi di dettaglio sia della merceologia dei rifiuti, sia della capacità di raccolte differenziate e della possibilità di reale riciclo. A questo proposito vale la pena ricordare che per “raccolta differenziata” si intende quanto separato in fase di raccolta tenendo conto del tipo ed della natura dei rifiuti al fine di facilitarne il trattamento ed il riciclaggio, mentre per “recupero” si intende ogni operazione utile all’utilizzo di materiale in sostituzione di altri. Le diverse forme di valorizzazione, sia diretta attraverso il recupero di materiali sia indiretta attraverso il recupero energetico, dovranno concorrere a formare il sistema integrato di gestione orientato alla riduzione dei flussi destinati alla discarica. Il recupero di materiali, per quanto le raccolte differenziate dovranno essere spinte, genera comunque a valle una quantità non trascurabile di residui che si originano dalle varie fasi di selezione e trattamento. Per quanto il dato possa essere affinato e migliorato dall’esperienza e dalla migliore educazione dei cittadini, sembra di poter affermare che la quantità di residui aumenti con il livello di differenziazione, e che vi siano quindi rendimenti decrescenti nel recupero diretto di materiali. Oltre un certo livello, la raccolta differenziata ulteriormente spinta non porta benefici apprezzabili in termini di materiali recuperati, mentre i costi si incrementano vistosamente. La Giunta Regionale, con la D.G.R. n. 377 del 27.03.2012 “Art. 14 della L.R.n.26 del 30/12/2011 -Disciplina dei requisiti e delle procedure di accesso ai finanziamenti, nonché della durata e delle modalità di rimborso delle somme anticipate - Disciplina Fondi di rotazione”, ha risposto alle criticità di smaltimento dei rifiuti urbani, attualmente evidenti per la carenza di volumetrie di discarica, rimuovendo la principale causa di distorsione economica del sistema di gestione. In coerenza del ruolo marginale delle discariche all’interno del sistema di gestione, la Giunta regionale ha deliberato l’istituzione di un fondo di rotazione da utilizzarsi per la loro realizzazione; cessa in questo modo l’incentivazione economica all’utilizzo delle discariche. I pregressi finanziamenti hanno non solo distratto risorse da investimenti strategici per la realizzazione delle altre componenti del sistema di gestione integrata, ma involontariamente reso più vantaggioso lo smaltimento in discarica attraverso l’artificiosa alterazione del sistema tariffario che si è limitato a garantire gli introiti delle spese correnti invece di computare gli investimenti necessari per la realizzazione e tutti i costi di gestione e post-gestione. I nuovi criteri fissati dalla Giunta Regionale consentono da una parte di evitare situazioni critiche legate alla carenza di volumetrie ma dall’altra di addebitare i costi di realizzazione alla tariffa in quanto il finanziamento concesso, a valere su apposito fondo di rotazione, dovrà essere restituito dal soggetto attuatore dell’intervento. Questo nuovo approccio consente di ristabilire la corretta competizione economica tra le varie opzioni tecnologiche. La limitazione della disponibilità di volumetrie di discarica orienta il sistema verso le altre forme gestione e verso la riduzione della produzione.

Page 6: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13514 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Il futuro piano dovrà individuare il mix tecnologico ottimale per meglio sfruttare le economie di scala di certi processi e ridurre al minimo le diseconomie della logistica e del trasporto. Il sistema di gestione dei rifiuti dovrà conformarsi alle modifiche legislative introdotte dal D. Lgs. n. 205 del 3 dicembre 2010 (entrato in vigore il 25 dicembre 2010). Tra le novità si riscontra la responsabilità della gestione estesa al produttore (peraltro di natura programmatoria e, dunque, in attesa di concrete misure di attuazione), la preparazione per il riutilizzo di rifiuti e il riutilizzo di prodotti o componenti che non sono rifiuti. Il recupero e il riciclaggio vengono definiti per la prima volta. Il "recupero" viene inteso come: qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile, sostituendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per assolvere una particolare funzione o di prepararli ad assolvere tale funzione, all'interno dell'impianto o nell'economia in generale. Per “riciclaggio” si intende: qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i rifiuti sono trattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. Include il trattamento di materiale organico ma non il recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento. La prevenzione resta l’obiettivo primario ed entro il 12 dicembre 2012 il Ministero dell’Ambiente dovrà adottare un Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti (che sarà integrato nei programmi locali) per “dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti” (articolo 180, D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., come riformulato). L’orientamento complessivo tende verso “la società del riciclaggio” in ossequio all’articolo 11 comma 2 della Direttiva 2008/89/Ce che testualmente recita: “Al fine di rispettare gli obbiettivi della presente direttiva e tendere verso una società europea del riciclaggio con un alto livello di efficienza delle risorse, gli Stati membri adottano le misure necessarie per conseguire entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti quali, come minimo, carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici, e possibilmente di altra origine, nella misura in cui tali flussi sono simili a quelli domestici, sarà aumentata complessivamente almeno al 50% in termini di peso.” La nuova disciplina europea del recupero è perciò orientata all’effettivo riciclo dei materiali raccolti in modo differenziato e per garantire uniformità di valutazione definisce anche le modalità di calcolo per il rispetto degli obiettivi.In ordine al settore relativo ai rifiuti speciali è significativo premettere che trattasi di rifiuti la cui gestione, alla luce della loro provenienza, è attribuita in gran parte all’iniziativa privata e pertanto anche alle valutazioni strategiche ed economiche degli operatori di tale settore (per esempio in ordine al loro conferimento a soggetti operanti in questa o in altre regioni o addirittura all’estero o alla realizzazione di impianti per il loro smaltimento o recupero). La gestione dei rifiuti speciali provenienti da attività produttive, commerciali e di servizi, nella nostra Regione, avviene tramite una rete di impianti di gestione dei rifiuti speciali, che deve essere valutata per verificarne l’adeguatezza in merito all’individuazione delle corrette destinazioni al fine di garantire sul territorio regionale un sostanziale equilibrio dei flussi in ingresso e in uscita.L’analisi preliminare svolta in questo documento propedeutico pone le basi per la futura pianificazione di settore che comunque deve soddisfare i principi di prossimità ed adeguatezza impiantistica per i fabbisogni di rilevo tale da consentire l’individuazione all’interno del territorio regionale di impianti in taglie adeguate all’economia ed all’efficienza di scala, destinando all’esterno della regione la gestione dei rifiuti speciali residuali. La mancanza di privativa e l’obbligo di autosufficienza non possono perciò essere utilizzati per sottarsi agli obblighi di pianificazione in questo settore in nome della libera circolazione e della concorrenza. L’elaborato sugli indirizzi per il rapporto Ambientale preliminare, che accompagna il presente documento è finalizzato a consentire l’avvio della procedura di VAS, individuando l’ambito di influenza del piano, ossia il contesto territoriale e programmatico di riferimento. Esso rappresenta una preliminare ricognizione delle informazioni da includere nel rapporto ambientale, il relativo livello di dettaglio e gli indicatori da utilizzare per l’analisi del contesto. Sono inoltre individuati i soggetti competenti ai sensi del D.Lgs. 152/2006 da coinvolgere nel procedimento di VAS, comprese le Pubbliche Amministrazioni e gli Enti Pubblici in base alle loro specifiche competenze e responsabilità in campo ambientale. In sostanza il presente documento non ha la finalità di esaminare tutte le questioni in materia di pianificazione, né di individuare soluzioni, ma anzi auspica che, attraverso le successive fasi di pianificazione vera e propria, sia possibile sviluppare un più ampio ed approfondito confronto. Nella parte VI vengono descritte le azioni concrete da mettere in campo per addivenire al PRGR, accompagnate da una stima, seppur preliminare, delle risorse finanziarie necessarie.

LE AZIONI STRATEGICHE IN CAMPO

Page 7: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13515N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Le attività di pianificazione non possono prescindere dall’esame ragionato delle azioni strategiche che la Regione ha intrapreso in tema di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti contaminati, delle quali si propone una breve sintesi IL P.O. FESR a fronte delle due criticità fondamentali nell’attuale sistema di gestione del ciclo dei rifiuti individuabili nella bassa percentuale di raccolta differenziata e nel deficit impiantistico sono previste due specifiche linee d’azione del P.O. FESR 2007-2013 VII.3.1.A “Realizzazione di ecopunti e piattaforme ecologiche per la raccolta differenziata delle diverse frazioni dei rifiuti urbani ed assimilabili, all’interno di un sistema integrato di raccolta su base di ambito territoriale o di sub- ambito attuando anche modelli integrati porta a porta” e VII3.1.B “Attuazione di sistemi integrati di trattamento intermedio dei rifiuti”, per una dotazione finanziaria totale pari a circa 20 Meuro. Gli interventi ad ora ammessi a finanziamento sulla Linea d’intervento VII.3.1.A sono i progetti di raccolta differenziata dei seguenti ambiti: Alto Bradano, Vulture Melfese, Sub Ambito Fascia Jonica 1, Sub Ambito Fascia Jonica 2.

Sulla Linea d’intervento VII.3.1.B rientrano i progetti di conversione delle piattaforme di trattamento meccanico-biologico per la produzione di compost di qualità a Venosa, Sant’Arcangelo e Colobraro.

Sono state attivate due specifiche linee di intervento dedicate alla bonifica. Sulla linea VII 3.2.A rientrano interventi di mappatura, caratterizzazione e bonifica delle aree contaminate. Sulla linea VII 3.2.B rientrano interventi di bonifica di aree contaminate dall’amianto

L’ACCORDO REGIONE-MATTM-CONAI Nell’ottica dell’incremento della Raccolta Differenziata e del recupero dei materiali, la Regione Basilicata ha sottoscritto il 31 marzo 2011 uno specifico accordo con il MATTM (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) ed il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) i cui obiettivi principali sono: - la promozione sul territorio regionale della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio provenienti

sia da superficie pubblica che da superficie privata; - il supporto tecnico nell’individuazione delle più adeguate modalità di raccolta in relazione alle

caratteristiche specifiche delle diverse realtà territoriali lucane; - l’attuazione di analisi e studi per lo sviluppo di sistemi di recupero di materia nel territorio regionale al

fine di promuovere il mercato dei materiali recuperati dai rifiuti e i prodotti riciclati.

La sottoscrizione dell’Accordo prevede il trasferimento di fondi ministeriali alla Regione Basilicata pari a circa 6.8 Meuro e lo stanziamento da parte della Regione Basilicata a valere sui fondi P.O. FESR 2007/2013 di una sponda di 2 Meuro da utilizzare per il finanziamento di progetti per l’implementazione della Raccolta Differenziata sul territorio regionale. A seguito di incontri tecnici e di valutazioni oculate, la Regione Basilicata, coadiuvata dal CONAI ha, quindi, individuato due aree di intervento comprendenti le due città capoluogo ed i comuni ad esse limitrofi in cui sviluppare e cofinanziare progetti di raccolta differenziata a valere sui fondi rinvenienti dal suddetto Accordo.

LA DISCIPLINA TRANSITORIA

Nelle more dell’adeguamento del Piano Regionale Rifiuti, per la fase transitoria della gestione dei rifiuti, in una situazione caratterizzata da forti carenze impiantistiche, sono state emanate le “Misure di salvaguardia ambientale in materia di gestione del ciclo dei rifiuti” di cui all’art. 25 della L.R. 17/2011, che prevedono la possibilità, previo accertamento di indispensabilità da parte della Giunta Regionale, di realizzare ed ampliare impianti di stoccaggio e/o trattamento e/o smaltimento di Rifiuti Solidi Urbani, anche in deroga ai vigenti strumenti di pianificazione.

Per superare le difficoltà connesse alla carenza di risorse finanziarie sono state intraprese le seguenti iniziative:

1. con DGR n. 551 del 08.05.2012, recante “Approvazione disciplinare recante criteri e modalità di assegnazione ed erogazione di contributi ai comuni per interventi sul ciclo dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati”, sono stati stanziati € 500.000,00 da erogare alle singole Amministrazioni Comunali che ne fanno richiesta, entro il 30 aprile di ciascun anno finanziario, per interventi sulla gestione del ciclo dei rifiuti riguardanti in particolare interventi su:

- rimozione e smaltimento di rifiuti pericolosi e non ai sensi dell’art. 192 del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i.;

Page 8: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13516 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

- forniture di attrezzature ed automezzi per la raccolta ed il trasporto dei rifiuti;

- chiusura e ripristino ambientale di discariche RSU dismesse o chiuse prima dell’entrata in vigore del D.Lgs. n. 36/2003;

In merito sono in corso le istruttorie tecniche da parte dell’Ufficio regionale Prevenzione e Controllo Ambientale delle proposte progettuali presentate da alcuni Comuni.

2. ai sensi dell’art. 14 della Legge Regionale n. 26 del 30 dicembre 2011, è stato istituito un fondo di rotazione cui possono attingere gli Enti Locali per interventi di bonifica e di costruzione di nuovi impianti o di ampliamento di impianti preesistenti di smaltimento finale dei rifiuti urbani previsti dal Piano regionale dei rifiuti o autorizzati ai sensi dell’art. 25 della LR 4 agosto 2011, n. 17 (importo stanziato per l’anno 2012 € 5.000.000). Con DGR n. 377 del 27.03.2012, recante “Art. 14 della LR n. 26 del 30.12.2011. Disciplina dei requisiti e delle procedure di accesso dei finanziamenti, nonché della durata e delle modalità di rimborso delle somme anticipate. Disciplina Fondi di rotazione”, sono stati stabilito il Regolamento che disciplina le modalità di accesso e di funzionamento del suddetto fondo.

Page 9: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13517N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

PARTE�I:�IL�QUADRO�NORMATIVO�COMUNITARIO,�NAZIONALE�E�REGIONALE� IN� MATERIA� DI� PIANIFICAZIONE� DELLA� GESTIONE�DEI�RIFIUTI�E�BONIFICA�DEI�SITI�INQUINATI�

��

Page 10: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13518 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

LE FONTI COMUNITARIE E LE INTERAZIONI CON LE NORME NAZIONALI E REGIONALI

La Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, adottata dal Parlamento Europeo in data 19 novembre 2008, sostituisce, abrogandole, la Direttiva 2006/12/CE, la Direttiva 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e la Direttiva 75/439/CEE sugli oli usati.

La nuova direttiva assume un grande rilievo in quanto ha introdotto importanti novità nel quadro normativo comunitario in tema di gestione dei rifiuti, promuovendo una politica di ridurre l’uso delle risorse e l’applicazione della gerarchia dei rifiuti in maniera da far sì che l’Unione europea si avvicini ad una “società del riciclaggio”, evitando la produzione dei rifiuti ed utilizzando i rifiuti stessi come risorse.

Le priorità nella gestione dei rifiuti vengono individuate nella prevenzione, nel riutilizzo e riciclaggio dei materiali.

La direttiva, al Capo V, delinea un nuovo quadro anche in tema di pianificazione della gestione dei rifiuti, rispetto alle precedenti direttive: la Direttiva 75/442/CEE e la Direttiva 2006/12/CE, introducendo norme più organiche in materia.

In particolare, la norma comunitaria precisa meglio l'ambito di applicazione e il contenuto dell'obbligo di predisposizione dei piani per la gestione dei rifiuti, prendendo in considerazione, nel processo di elaborazione dei piani, anche gli impatti ambientali derivanti dalla produzione e dalla gestione dei rifiuti stessi. Stabilisce, inoltre, che i piani si conformino alle prescrizioni in materia di pianificazione nel settore dei rifiuti con riferimento all'articolo 14 della Direttiva 94/62/CE e alla strategia per la riduzione dei rifiuti biodegradabili conferiti in discarica di cui all'articolo 5 della Direttiva 1999/31/CE.

L’articolo 28 della direttiva stabilisce che gli Stati membri predispongano uno o più piani di gestione dei rifiuti e che tali piani coprano, singolarmente o in combinazione tra loro, l’intero territorio geografico dello Stato membro interessato.

Inoltre, l’art. 16 della Direttiva 2008/98/CE specifica i principi di autosufficienza e di prossimità, in base ai quali gli Stati membri devono dotarsi di una rete integrata per lo smaltimento e il recupero dei rifiuti. Queste due attività devono svolgersi nell’impianto più vicino al luogo di produzione dei rifiuti.

L’art. 182-bis del D.Lgs. n. 152/2006, in attuazione di tale norma, prevede che “lo smaltimento dei rifiuti ed il recupero dei rifiuti urbani non differenziati sono attuati con il ricorso ad una rete integrata ed adeguata di impianti”, con i seguenti fini: (a) realizzare l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi e dei rifiuti del loro trattamento in ambiti territoriali ottimali; (b) permettere lo smaltimento dei rifiuti ed il recupero dei rifiuti urbani indifferenziati in uno degli impianti idonei più vicini ai luoghi di produzione o raccolta, al fine di ridurre i movimenti dei rifiuti stessi, tenendo conto del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per determinati tipi di rifiuti; (c) utilizzare i metodi e le tecnologie più idonei a garantire un alto grado di protezione dell’ambiente e della salute pubblica. Per lo smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi vige il principio, secondo cui gli ambiti territoriali ottimali devono essere autosufficienti, mentre per lo smaltimento di altre tipologie di rifiuti e per il recupero dei rifiuti urbani indifferenziati si applica il principio di specializzazione insieme al principio di prossimità.

L’art. 28 della direttiva disciplina i Piani di gestione dei rifiuti, riformulando l’articolo 7 della Direttiva 2006/12/CE, al fine di chiarire gli elementi che devono essere contenuti nei piani stessi, in un'ottica di pianificazione territoriale a lungo termine.

In linea generale, vengono definiti i contenuti minimi dei piani di gestione e introdotto un obbligo di consultazione del pubblico e delle parti interessate. Il comma 2 dell'art. 28 stabilisce che “i piani di gestione dei rifiuti comprendono un'analisi della situazione della gestione dei rifiuti esistente nell'ambito geografico interessato” e le misure per migliorare la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio il recupero e lo smaltimento corretti da un punto di vista ambientale. I piani devono anche comprendere una valutazione delle modalità attraverso le quali i piani stessi contribuiscono alla realizzazione degli obiettivi previsti dalla direttiva.

Page 11: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13519N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Più in particolare, dovranno includere almeno il tipo, quantità e fonte dei rifiuti prodotti all'interno del territorio, i sistemi di raccolta dei rifiuti e i grandi impianti di smaltimento e recupero esistenti, una valutazione della necessità di nuovi sistemi di raccolta, della chiusura degli impianti esistenti, di ulteriori infrastrutture per gli impianti per i rifiuti e, se necessario, degli investimenti correlati, nonché le informazioni sufficienti sui criteri di riferimento per l’individuazione dei siti e la capacità dei futuri impianti di smaltimento o dei grandi impianti di recupero.

L’articolo 29 introduce i “Programmi di prevenzione dei rifiuti”. Gli Stati membri dovranno, entro il 12 dicembre 2013, elaborare programmi di prevenzione integrandoli nei piani di gestione dei rifiuti o in altri programmi di politica ambientale.

Questi programmi dovranno fissare gli obiettivi di prevenzione e descrivere le misure esistenti. Gli obiettivi e le misure inserite nei programmi dovranno avere come obiettivo prioritario quello di dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti.

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 288 del 10 dicembre 2010 è stato pubblicato il decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205 “Disposizioni di attuazione della Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive”.

Tale decreto ha introdotto significative novità alla parte quarta del D.Lgs. n. 152/2006.

Un cenno va fatto alle competenze dello Stato, sul tema rifiuti, disciplinate dall’articolo 195.Gli ambiti delle funzioni statali, sono individuati al comma 1, che attribuisce allo Stato: funzioni di indirizzo e coordinamento, di definizione di criteri, metodologie e linee guide, il cui esercizio, salvo che sia diversamente disposto, avviene ai sensi della L. n. 400 del 1988, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico, della salute e dell’interno, sentite la Conferenza unificata, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Nel comma 2 dell’art. 195 vengono, invece, elencate le categorie di norme regolamentari e tecniche che devono essere elaborate dallo Stato.

L’articolo 196 disciplina le competenze delle regioni individuando le funzioni (lettere dalla “a” alla “p”) di loro spettanza. Fra di esse, si evidenziano, in primo luogo, le competenze a predisporre (sentiti le province, i comuni e le Autorità d’ambito) i piani regionali digestione dei rifiuti (comma 1, lett. a), il cui contenuto obbligatorio è regolato dall’art. 199 del D.Lgs. n. 152/2006.

I compiti di pianificazione così come delineati nel quadro normativo descritto, a livello nazionale e regionale, dovrebbero integrarsi in modo che la gestione dei rifiuti sia oggetto di una strategia di pianificazione integrata e coordinata fra il livello statale e regionale. Ai sensi dell’art. 195, comma 1, lett. f) del D.Lgs. n. 152/2006, allo Stato spetta la funzione di individuare, nel rispetto delle attribuzioni costituzionali delle regioni, “gli impianti di recupero e di smaltimento di preminente interesse nazionale da realizzare per la modernizzazione o lo sviluppo del paese”; l’individuazione è operata, sentita la Conferenza unificata (…), “a mezzo di un programma, adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, e inserito nel Documento di programmazione economico finanziaria” (DPEF) in cui dovrebbe essere inserito anche un piano nazionale di comunicazione e di conoscenza ambientale (art. 195 comma 1,lett. g).

Come accennato, i piani regionali sono disciplinati dall’articolo 199, novellato dal D. Lgs. n. 205/2010, che, in recepimento dei principi enunciati nella direttiva sui rifiuti, introduce nel testo della norma nuovi contenuti del piano regionale di gestione dei rifiuti.

La procedura per l’approvazione dei piani di gestione, tuttavia, non è mutata: le regioni sentite le province, i comuni e, per quanto riguarda i rifiuti urbani, le Autorità d'ambito, predispongono e adottano piani regionali di gestione dei rifiuti.

L’articolo 199 stabilisce che per l’approvazione dei piani si applica la procedura della Valutazione Ambientale Strategica di cui alla parte II del D. Lgs. n. 152/2006.

Page 12: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13520 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

4

Tutte le informazioni relative alla partecipazione del pubblico al procedimento e alle motivazioni sulle quali si è fondata la decisione devono essere rese disponibili presso gli uffici regionali.

Sempre in linea con il disposto comunitario, l’articolo 199, al comma 10, stabilisce che le regioni, sentite le province, provvedano a valutare la necessità di un aggiornamento dei piani adottati almeno ogni sei anni, nonché a programmare interventi attuativi. I piani regionali adottati restano in vigore fino al 12 dicembre 2013. Entro tale data le regioni dovranno provvedere all’adeguamento dei piani adottati ovvero all’adozione dei nuovi piani. Tale previsione è importante in quanto l’approvazione del piano regionale o il suo adeguamento rappresenta un requisito necessario per l’accesso ai finanziamenti nazionali.

In merito ai contenuti, i piani devono comprendere l'analisi della gestione dei rifiuti esistente nell'ambito geografico interessato, le misure da adottare per migliorare l'efficacia ambientale delle diverse operazioni di gestione dei rifiuti, nonché una valutazione del modo in cui i piani contribuiscono all'attuazione degli obiettivi e delle disposizioni di cui alla parte IV del D.Lgs. n. 152/2006.

Il terzo comma dell’articolo 199 individua i contenuti che il piano deve necessariamente prevedere: d) informazioni sui criteri di riferimento per l'individuazione dei siti e la capacità dei futuri impianti di smaltimento o dei grandi impianti di recupero, se necessario; e) politiche generali di gestione dei rifiuti incluse tecnologie e metodi di gestione pianificata dei rifiuti, o altre politiche per i rifiuti che pongono problemi particolari di gestione; f) la delimitazione di ogni singolo ambito territoriale ottimale sul territorio regionale,nel rispetto delle linee guida di cui all'articolo 195, comma 1, lettera m); g) il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di trasparenza, efficacia, efficienza, economicità e autosufficienza della gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all'interno di ciascuno degli ambiti territoriali ottimali di cui all'articolo 200, nonché ad assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione al fine di favorire la riduzione della movimentazione di rifiuti; h) la promozione della gestione dei rifiuti per ambiti territoriali ottimali, attraverso strumenti quali una adeguata disciplina delle incentivazioni, prevedendo per gli ambiti più meritevoli, tenuto conto delle risorse disponibili a legislazione vigente, una maggiorazione di contributi; a tal fine le Regioni possono costituire nei propri bilanci un apposito fondo; i) la stima dei costi delle operazioni di recupero e di smaltimento dei rifiuti urbani; l) i criteri per l'individuazione, da parte delle Province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti nonché per l'individuazione dei luoghi o impianti adatti allo smaltimento dei rifiuti, nel rispetto dei criteri generali di cui all'articolo 195, comma 1, lettera p); m) le iniziative volte a favorire, il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dai rifiuti di materiale ed energia, ivi incluso il recupero e lo smaltimento dei rifiuti che ne derivino; n) le misure atte a promuovere la regionalizzazione della raccolta, della cernita e dello smaltimento dei rifiuti urbani; o) la determinazione, nel rispetto delle norme tecniche di cui all'articolo 195, comma 2, lettera a), di disposizioni speciali per specifiche tipologie di rifiuto. Inoltre, alla lettera p), la norma prevede prescrizioni in materia di imballaggi e rifiuti di imballaggio; l’articolo 225 del D.Lgs. n. 152/2006 stabilisce che specifiche disposizioni, definite sulla base del programma generale di prevenzione e di gestione degli imballaggi, elaborato dal CONAI, vadano ad integrare i piani regionali di gestione dei rifiuti.

Secondo quanto stabilito dalla Direttiva 2008/98/CE, l’articolo 199, alla lettera r), prevede che i piani di gestione dei rifiuti siano integrati con il Programma di prevenzione della produzione dei rifiuti elaborato sulla base del Programma nazionale di prevenzione, previsto dall’articolo 180.

Detto articolo, al secondo comma, stabilisce che il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare predisponga un Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti ed elabori indicazioni affinché tale programma sia integrato nei piani di gestione dei rifiuti che in tal caso dovranno identificare specifiche misure di prevenzione.

Page 13: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13521N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti fissa gli obiettivi di prevenzione, descrive le misure di prevenzione esistenti e valuta l'utilità degli esempi di misure di prevenzione indicate nell'allegato L alla parte IV del D.Lgs. n. 152/2006 o di altre misure adeguate.

Il termine per l’adozione del Programma era fissata dall’articolo 180, comma 1 bis, alla data del 12 dicembre 2013. Tale termine è stato ora anticipato al 31 dicembre 2012, con il decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, recante misure straordinarie e urgenti in materia ambientale, convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 2012, n. 28. Inoltre, è stato aggiunto il seguente periodo: "Entro il 31 dicembre di ogni anno, a decorrere dal 2013, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare presenta alle Camere una relazione recante l'aggiornamento del programma nazionale di prevenzione dei rifiuti e contenente anche l'indicazione dei risultati raggiunti e delle eventuali criticità registrate nel perseguimento degli obiettivi di prevenzione dei rifiuti”.

Il decreto prevede, anche, che, al fine di prevenire il determinarsi di situazioni di emergenza sul territorio nazionale, connesse all’insufficienza dei sistemi e dei criteri di gestione del ciclo dei rifiuti, il Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare, presenti annualmente alle Camere, entro il 31 dicembre, una relazione contenente i dati relativi alla gestione dei rifiuti, alla connessa dotazione impiantistica nelle varie aree della nazione e ai risultati raggiunti, nonché l’individuazione delle eventuali situazioni di criticità e delle misure atte a fronteggiarle (art. 1, comma 3-ter).

Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare assicura la disponibilità di informazioni sulle migliori pratiche in materia di prevenzione dei rifiuti e, se del caso, elabora linee guida per assistere le Regioni nella preparazione dei programmi di prevenzione dei rifiuti integrati nei piani di gestione. L’articolo 199 prevede, inoltre, dei contenuti “facoltativi” del piano, in quanto al comma 4, stabilisce che il piano di gestione, tenuto conto del livello e della copertura geografica dell'area oggetto di pianificazione, può contenere i seguenti elementi: a) aspetti organizzativi connessi alla gestione dei rifiuti; b) valutazione dell'utilità e dell'idoneità del ricorso a strumenti economici e di altro tipo per la soluzione di problematiche riguardanti i rifiuti, tenuto conto della necessità di continuare ad assicurare il buon funzionamento del mercato interno; c) campagne di sensibilizzazione e diffusione di informazioni destinate al pubblico in generale o a specifiche categorie di consumatori.

Come già previsto nel previgente articolo 199, il piano regionale di gestione dei rifiuti deve essere coordinato con gli altri strumenti di pianificazione di competenza regionale previsti dalla normativa vigente.

I piani per la bonifica delle aree inquinante sono parte integrante del piano regionale e devono prevedere l’ordine di priorità degli interventi, l'individuazione dei siti da bonificare e delle caratteristiche generali degli inquinamenti presenti, le modalità degli interventi di bonifica e risanamento ambientale, la stima degli oneri finanziari, le modalità di smaltimento dei materiali da asportare.

In sintesi, ed in coerenza con quanto previsto dalla normativa comunitaria, il Piano di gestione dei rifiuti urbani deve definire gli obiettivi di raccolta differenziata, il fabbisogno impiantistico in ragione della produzione dei rifiuti urbani, tenendo conto dell’obiettivo di assicurare la gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all’interno degli ambiti territoriali ottimali, ed anche dell’offerta di smaltimento e di recupero da parte del sistema industriale.

Il Piano di gestione dei rifiuti speciali deve contenere il fabbisogno impiantistico in ragione della produzione e i criteri di localizzazione e di gestione degli impianti di stoccaggio, recupero, trattamento e smaltimento, al fine di assicurare lo smaltimento dei rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione e favorire la riduzione della movimentazione dei rifiuti.

Per completare il quadro normativo di riferimento, si ricordano le norme comunitarie in tema di pianificazione ed i relativi provvedimenti di recepimento nell’ordinamento nazionale:

� la Direttiva 1999/31/CE, relativa alle discariche dei rifiuti, recepita con il D.Lgs. n. 36/2003;

� la Direttiva 2000/59/CE, relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i residui del carico, recepita con il D.Lgs. n.182/2003;

Page 14: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13522 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

� la Direttiva 1996/59/CE concernente lo smaltimento dei policlorodifenili e dei policlorotrifenili, recepita con il D.Lgs. n. 209/1999.

Il D.Lgs. n. 209/1999, all’articolo 4, richiede una integrazione dei piani di gestione dei rifiuti con specifici

Programmi, adottati dalle regioni, e distinti in:

- Programmi per la decontaminazione e lo smaltimento degli apparecchi contenenti PCB e dei PCB in essi

contenuti, soggetti ad inventario, ai sensi dell’articolo 3 del decreto stesso;

- Programma per la raccolta ed il successivo smaltimento degli apparecchi contenti PCB non soggetti ad

inventario.

La Regione Basilicata ha emanato la D.C.R. n. 852 del 28/09/2004-B.U.R. n. 80 del 04/11/2004-“D.Lgs.

n. 209/99 – art. 4 – Programma di raccolta, smaltimento e decontaminazione degli apparecchi

contenenti PCB in modifica ed integrazione al Programma approvato con deliberazione del C.R. n.

703 del 23/09/2003”

In merito alle disposizioni in materia di discariche, la norma comunitaria (Direttiva 1999/31/CE), stabilisce,

che, al fine di ridurre la quantità di biogas prodotto dalle discariche e nel contempo contribuire alla riduzione

del riscaldamento globale, si deve ridurre il collocamento in discarica di rifiuti biodegradabili.

Pertanto, gli Stati membri devono elaborare una specifica strategia nazionale che includa misure atte a

realizzare gli obiettivi imposti, in particolare, mediante il riciclaggio, il compostaggio, la produzione di biogas

o il recupero di materiali e/o energia dei rifiuti biodegradabili.

In attuazione di tale prescrizione, l’articolo 5 del d. lgs. n. 36/2003, stabilisce che la Regione elabori ed

approvi un apposito programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica ad

integrazione del piano regionale di gestione dei rifiuti.

La norma stabilisce, altresì, gli obiettivi da raggiungere:

- entro cinque anni dalla data di entrata in vigore del decreto, i rifiuti urbani biodegradabili devono essere

inferiori a 173 kg/anno per abitante;

- entro otto anni, i rifiuti urbani biodegradabili devono essere inferiori a 115 kg/anno per abitante;

- entro quindici anni, i rifiuti urbani biodegradabili devono essere inferiori a 81 kg/anno per abitante.

La Regione Basilicata ha emanato la D.C.R. n. 853 del 28/09/2004 B.U.R. n. 80 del 04/11/2004

“D.Lgs. n. 36/03 – art. 5 – Adeguamento del piano regionale di gestione dei rifiuti – programma per la

riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica

Anche alle Province sono attribuite funzioni di programmazione e di organizzazione, in base all’articolo 197

del D.Lgs. n. 152/06. La norma, stabilisce che competono alle Province, in linea generale, le funzioni

amministrative concernenti la programmazione ed organizzazione del

recupero e dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale.

Appare, altresì, necessario evidenziare l’introduzione di una specifica competenza pianificatoria attribuita

alle Autorità d’Ambito con gli articoli 201 e seguenti del D.Lgs. n.152/2006 che disciplinano il servizio di

gestione integrata dei rifiuti urbani.

Nell’ambito del Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani, la Regione è tenuta a delimitare gli ambiti

territoriali ottimali, sulla base dei principi stabiliti dal medesimo D.Lgs. n.152/2006, ossia il superamento della

frammentazione delle gestioni attraverso un servizio di gestione integrata dei rifiuti, il conseguimento di

adeguate dimensioni gestionali, l’adeguata valutazione del sistema stradale e ferroviario, la valorizzazione di

esigenze comuni e affinità nella produzione e gestione dei rifiuti; la ricognizione degli impianti di gestione dei

rifiuti già realizzati e funzionanti, la considerazione delle precedenti delimitazioni, affinché i nuovi ATO si

discostino dai precedenti solo sulla base di motivate esigenze di efficacia, efficienza ed economicità.

Page 15: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13523N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

7

La Regione Basilicata con L.R. n. 28 del 24/11/2008 - BUR n. 55 del 1/12/2008 “Disciplina delle attività

di gestione dei rifiuti ed approvazione del relativo piano” ha istituito, ai sensi dell'art. 200 del d.lgs

152.2006, un unico ambito territoriale ottimale per la gestione dei rifiuti denominato ATO rifiuti

Basilicata

Le Regioni disciplinano le forme e i modi della cooperazione tra gli Enti locali ricadenti nel medesimo ambito

ottimale, prevedendo che gli stessi costituiscano le Autorità d'Ambito alle quali è demandata, nel rispetto del

principio di coordinamento con le competenze delle altre amministrazioni pubbliche, l'organizzazione,

l'affidamento e il controllo del servizio di gestione integrata dei rifiuti.

La legge prevede che l’Autorità d’Ambito adotta uno specifico Piano d’Ambito finalizzato all’organizzazione e

gestione del servizio, secondo criteri di efficienza, di efficacia, di economicità e di trasparenza, sulla base

dei criteri e degli indirizzi fissati dalle Regioni.

Il piano d'ambito comprende un programma degli interventi necessari ed è accompagnato da un piano

finanziario e dal connesso modello gestionale ed organizzativo. Il piano finanziario indica, in particolare, le

risorse disponibili, quelle da reperire, nonché i proventi derivanti dall'applicazione della tariffa sui rifiuti per il

periodo considerato.

Sul tema, tuttavia, è necessario fare riferimento, innanzi tutto, alla norma, introdotta dalla legge 26 marzo

2010, n. 42, “recante interventi urgenti concernenti enti locali e regioni”, di conversione del D.L. 25 gennaio

2010, n. 2, che all'articolo 1, comma 1 quinquies, inserendo il comma 186 bis

all’articolo 2 della legge 23 dicembre 2009, n. 191, prevede la soppressione delle Autorità d'ambito

territoriale di cui agli articoli 148 e 201 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, decorso un anno

dall’entrata in vigore della legge 42/2010 (ovvero al termine del 27 marzo 2011).

Alla stessa data ogni atto compiuto dalle Autorità d'ambito territoriale sarà da considerarsi nullo e le Regioni

attribuiranno, con legge, le funzioni già esercitate dalle Autorità, “nel rispetto dei principi di sussidiarietà,

differenziazione e adeguatezza”.

Il DPCM 25 marzo 2011, pubblicato sulla G.U. del 31 marzo 2011 ha fissato al 31 dicembre 2011 la

soppressione delle Autorità d'ambito territoriale. Dal 1° gennaio 2012, le Autorità avrebbero dovuto essere

soppresse ed ogni atto da loro compiuto essere nullo.

Con il D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito in legge 24 febbraio 2012, n. 14 (cosiddetto "milleproroghe")

la cessazione degli ATO è stata rinviata al 31 dicembre 2012.

La Regione Basilicata all'art. 27 (Modifiche alla legge regionale n. 6 del 2.02.2001 “Disciplina delle

attività di gestione dei rifiuti ed approvazione del relativo piano) della Legge regionale 30 dicembre

2010, n. 33"Disposizioni per la formazione del Bilancio di Previsione Annuale e Pluriennale della

Regione Basilicata - Legge finanziaria 2011-B.U. Regione Basilicata n. 49 del 30/12/ 2010- ha abrogato

il modello di governo del sistema di gestione dei rifiuti incentrato sull’Autorità d’Ambito, prevedendo

un nuovo modello di governace basato sulla Conferenza interistituzionale di Gestione dei rifiuti, che

si configura ai sensi dell'art. 30 , comma 3, del d.lgs 267/2000 quale convenzione obbligatoria fra gli

enti locali alle quali aderiscono le Province e l'Ente Regione.

Infine, per completare il quadro normativo, occorre tener presente l'evoluzione normativa che disciplina gli

affidamenti dei servizi locali di rilevanza economica, con riferimento, in particolare, all'affidamento del

servizio di gestione dei rifiuti.

Il decreto legge 24 gennaio 2012, n. 1 (D.L. "Liberalizzazioni"), convertito in legge 24 marzo 2012, n. 27,

all’articolo 25, “Promozione della concorrenza nei servizi pubblici locali”, stabilisce che al decreto legge 13

agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011,

n. 148, sono apportate le seguenti modificazioni:

Page 16: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13524 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

8

“a) dopo l'articolo 3 è inserito il seguente:

"Articolo 3-bis — Ambiti territoriali e criteri di organizzazione dello svolgimento dei servizi pubblici locali”.

La norma rende più rigorosi i limiti per gli affidamenti in house (ovvero a società possedute al 100% dall'Ente

locale che devono svolgere con proprio personale tutte le attività legate al servizio senza appaltare a terzi);

in particolare, la disposizione fissa per gli Enti locali la regola generale di verifica della possibilità di gestione

dei servizi in regime di libero mercato: gli Enti locali, nel

rispetto dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi, dopo avere

individuato i contenuti specifici degli obblighi di servizio pubblico, verificano la realizzabilità di una gestione

concorrenziale dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.

I diritti di esclusiva sono limitati ai casi in cui, in base ad una analisi di mercato, la libera iniziativa economica

privata non risulti idonea a garantire un servizio rispondente ai bisogni della comunità.

Il decreto stabilisce l'obbligo per gli Enti locali di definire con apposita delibera-quadro quali servizi

intendono conservare in esclusiva e sottrarre al mercato.

I contenuti della delibera sono individuati con apposito decreto del Ministero degli affari regionali.

In ogni caso, le società c.d. "in house" sono soggette al patto di stabilità e acquistano beni e servizi

applicando il Codice appalti (D.Lgs. n.163/2006).

Il decreto prevede, inoltre, che entro il 30 giugno 2012, le Regioni e le Province autonome organizzino lo

svolgimento dei servizi pubblici locali per ambiti o bacini territoriali ottimali “tali da consentire economie di

scala e di differenziazione idonee a massimizzare l'efficienza del servizio”.

L'ambito territoriale deve avere una estensione non inferiore a quella della provincia, ma le Regioni

possono, motivando, disporre una estensione diversa. A tal fine, i Comuni che intendono proporre alla

Regione sub-ambiti territoriali di estensione inferiore all'ambito provinciale, devono presentare una richiesta

supportata da uno specifico progetto, entro il 31 maggio 2012.

Decorso il termine del 30 giugno senza che Regioni e Province autonome abbiano organizzato in tal senso i

servizi locali, lo Stato esercita i poteri sostitutivi.

Il D.L. 24/01/2012, n. 1, all’articolo 25, comma 4, stabilisce, altresì, che per la gestione ed erogazione dei

servizi di gestione integrata dei rifiuti urbani sono affidate, ai sensi dell'articolo 202 del D.Lgs. n.152/2006, e

nel rispetto della normativa europea e nazionale sull'evidenza pubblica, le seguenti attività:

a) la gestione ed erogazione del servizio che può comprendere le attività di gestione e realizzazione degli

impianti;

b) la raccolta, la raccolta differenziata, la commercializzazione e l'avvio a smaltimento e recupero, nonché,

ricorrendo le ipotesi di cui alla lettera a), smaltimento completo di tutti i rifiuti urbani e assimilati prodotti

all'interno dell'Ato.

Nel caso in cui gli impianti siano di titolarità di soggetti diversi dagli enti locali di riferimento, all'affidatario del

servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani devono essere garantiti l'accesso agli impianti a tariffe regolate

e predeterminate e la disponibilità delle potenzialità e capacità necessarie a soddisfare le esigenze di

conferimento indicate nel piano d'ambito.

Analisi a livello regionale

La Regione Basilicata è una delle poche regioni del Sud a non essere stata commissariata, al contrario delle tre regioni confinanti (Campania, Calabria e Puglia), non avendo avuto in passato episodi di emergenza rifiuti. La Regione si è dotata di una L.R. nel 1995 (n. 59 del 31 agosto 1995 - “Normativa sullo smaltimento dei rifiuti”), parzialmente modificata, ma ampiamente integrata dalla L.R. n.6 del 2 febbraio 2001, “Disciplina delle attività di gestione dei rifiuti ed approvazione del relativo piano”.Alcune norme successive hanno introdotto secondarie integrazioni, come la L.R. n. 15 del 7 maggio 2003 e la L.R. n. 21 del 4 giugno 2003, mentre la L.R. n. 28 del 24 novembre 2008 ha modificato diverse parti della suddetta L.R. n. 6/2001, soprattutto in relazione al funzionamento dell’ATO. Quest’ultima normativa - in particolare all’articolo 2 comma 1 - sostituisce l’articolo 14 (Delimitazione dell’ATO) della LR 6/2001, dove si specifica che: “1. La gestione integrata dei rifiuti è organizzata sulla base di Ambiti Territoriali Ottimali (ATO).

Page 17: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13525N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

2. In attuazione dell’art. 200 del Decreto Legislativo n.152/2006 è istituito un unico Ambito Territoriale Ottimale denominato ATO Rifiuti Basilicata, coincidente con l’intero territorio regionale. 3. La delimitazione di cui al comma 2 può essere modificata dal Piano Regionale Generale dei Rifiuti (PRGR) al fine di ottimizzare il servizio di gestione integrata dei rifiuti o per armonizzare l’ATO a sopravvenute scelte di programmazione regionale, nel rispetto dei principi fissati dall’art.200 comma 1 del D.Lgs. n. 152/2006.”I principi ispiratori della L.R. 6/2011 sono ancora attuali e possono essere così sintetizzati:

1. prevenire e ridurre la produzione e la pericolosità dei rifiuti; 2. favorire la raccolta differenziata, la selezione e la valorizzazione delle frazioni di rifiuti urbani raccolte separatamente; 3. promuovere il recupero anche energetico dei rifiuti, al fine di ridurre lo smaltimento finale degli stessi; 4. assicurare la gestione unitaria dei rifiuti urbani in ambiti territoriali ottimali, superando la frammentazione delle gestioni secondo criteri di efficacia, efficienza ed economicità; 5. realizzare l'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani attraverso una rete integrata di impianti di recupero e di smaltimento; 6. favorire lo smaltimento dei rifiuti negli impianti più vicini al luogo di produzione, al fine di ridurre la movimentazione degli stessi, tenuto conto delle esigenze di carattere geografico o della necessità di smaltimento in impianti specializzati; 7. tenere conto della pianificazione territoriale salvaguardando i valori naturali e paesaggistici; 8. garantire il rispetto delle esigenze igienico sanitarie al fine di tutelare la salute della collettività, evitando possibili fonti di inquinamento dell'ambiente, mediante l'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili a costi non eccessivi; 9. ridurre progressivamente le discariche come sistema ordinario di smaltimento.

Nell’articolato di legge sono quindi affrontate le diverse tematiche legate alla gestione dei rifiuti in Regione. In particolare: � nel Titolo II sono disciplinate le competenze della Regione, Province e Comuni in merito alla gestione dei rifiuti e sono disciplinate le competenze in ordine alle ordinanze contingibili ed urgenti. � il Titolo III stabilisce: - i contenuti del Piano Regionale di gestione dei rifiuti e che lo stesso è integrato dal piano regionale per la bonifica dei siti contaminati; - le modalità di individuazione dei siti da bonificare; - le procedure per l’approvazione del Piano Regionale di gestione dei rifiuti; - i contenuti dei Piani provinciali di organizzazione della gestione dei rifiuti; - le procedure per l'approvazione dei Piani provinciali di organizzazione della gestione dei rifiuti; - gli effetti del Piano regionale; - gli effetti dei Piani provinciali di organizzazione della gestione dei rifiuti; � Il Titolo IV definisce: - In attuazione dell’art. 200 del Decreto Legislativo n.152/2006 un unico Ambito Territoriale Ottimale denominato ATO Rifiuti Basilicata, coincidente con l’intero territorio regionale - le modalità per lo svolgimento in forma associata del servizio di gestione dei rifiuti urbani; � Il Titolo V disciplina: - i procedimenti di approvazione dei progetti e di autorizzazione alla realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e recupero; � Il Titolo VI disciplina: - Le procedure di autorizzazione all'esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti; - Le garanzie finanziarie per l'esercizio delle operazioni di smaltimento e di recupero; - Le procedure semplificate per l'autosmaltimento ed il recupero dei rifiuti; � il Titolo VII elenca le procedure straordinarie di vigilanza e i poteri sostitutivi; � il Titolo VIII regolamenta la messa in sicurezza dei siti inquinati, la norma finanziaria, le sanzioni, le disposizioni transitorie, l’abrogazione e modifiche di norme regionali.

Come si è visto, la L.R. n. 6/2001 approvava anche il Piano Regionale Gestione Rifiuti, che era stato predisposto sulla base dei dati degli anni 1995, 1996, 1997, e dei risultati di una indagine campionaria che ha interessato 58 Comuni su 131. Ad oggi, si tratta quindi di un piano superato, con riferimenti addirittura anteriori al Decreto Ronchi, anche se la realtà regionale non si è modificata così radicalmente come è avvenuto in altre parti del territorio nazionale. La L.R n.6 del 02.02.2001 all’art.8 stabilisce in merito al Piano Regionale di organizzazione della gestione dei rifiuti quanto segue:

Page 18: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13526 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

1. In attuazione dell'articolo 54 della Legge regionale 8 marzo 1999, n. 7, il Piano regionale di gestione dei rifiuti, ferme restando le disposizioni di cui agli articoli 19 e 22 del Decreto, contiene: a) i tipi, le quantità e l'origine dei rifiuti da smaltire e le possibilità di smaltimento e di recupero da parte del sistema industriale; b) la tipologia e il complesso degli impianti e delle attività necessari per lo smaltimento ed il recupero dei rifiuti;c)i criteri di individuazione delle aree non idonee alla localizzazione, da parte delle Province, degli impianti di cui alla lettera b); d) i criteri per l'individuazione delle aree e degli impianti adatti allo smaltimento dei rifiuti unitamente alle condizioni ed ai criteri tecnici in base ai quali gli impianti di gestione dei rifiuti, ad eccezione delle discariche, possono essere localizzati nelle aree destinate ad impianti produttivi; e) la determinazione di disposizioni speciali per rifiuti di tipo particolare; f) le iniziative e gli interventi atti a ridurre la quantità, i volumi e le pericolosità dei rifiuti, favorire il recupero dai rifiuti di materiali ed energia, a promuovere la razionalizzazione della raccolta, della cernita e dello smaltimento dei rifiuti anche tramite la riorganizzazione dei servizi; g) i criteri per l'organizzazione delle attività di raccolta differenziata dei rifiuti urbani; h) la stima dei costi delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti.

2. Il piano regionale per la gestione dei rifiuti è integrato dal piano regionale per la bonifica dei siti contaminati, che viene approvato contestualmente ad esso. Il piano regionale per la bonifica prevede: a) gli obiettivi generali ed i principi per la sua attuazione; b) l'individuazione dei siti da bonificare con le caratteristiche generali degli inquinanti presenti; c) l'ordine di priorità degli interventi di bonifica, basato sul criterio di valutazione del rischio elaborato dall'Agenzia Nazionale di Protezione Ambientale; d) le modalità tecniche per la rimozione delle fonti inquinanti e di quanto dalle stesse contaminato fino al raggiungimento dei valori limite stabiliti dal decreto interministeriale “n. 471/99”; e) le modalità di smaltimento o di eventuale recupero dei rifiuti da asportare dalle aree incise da fatti di contaminazione; f) la stima degli oneri finanziari.

3. L'individuazione dei siti da bonificare è fatta mediante le operazioni di censimento e mappatura di cui al decreto del Ministro dell'Ambiente 16 maggio 1989, come integrato dall'art. 17 comma 1-bis del Decreto, tenendo presenti i dati acquisiti per effetto della istituzione dell'Anagrafe di cui al successivo articolo 36.

Con il passare degli anni la situazione impiantistica della Basilicata non solo non si è evoluta, ma è rimasta immobile, indirizzandosi verso un inesorabile esaurimento delle discariche esistenti e una cronica carenza di impianti in grado di supportare ogni possibile tentativo di sviluppo delle raccolte differenziate. Questa situazione ha portato ad alcuni eventi e iniziative legislative che è utile segnalare: - l’aumento dei prezzi di smaltimento dei rifiuti non differenziati in discarica, che ha superato la quota di 100 €/ton, raggiungendo in alcuni casi i 180 €/ton; - il costo dello smaltimento così elevato ha reso ancora più competitiva la raccolta differenziata, spingendo alcuni comuni, e lo stesso capoluogo di regione, Potenza, a superare il 20%. - la costituzione di un ATO unico per tutta la regione, come si è visto in precedenza; - l’adozione, con Delibera della Giunta Regionale n. 700 del 22 aprile 2009, di una Intesa Istituzionale fra la Regione e le due Province, la quale stabilisce che tutti gli interventi infrastrutturali delle pubbliche amministrazioni saranno realizzati tramite appositi accordi. All’articolo 1 definisce suo obiettivo strategico: “…la creazione di un sistema territoriale di gestione integrata, coeso e solidale, per il recupero, trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani prodotti in Basilicata.” All’interno del documento sono indicati una serie di interventi e i soggetti che debbono attuarli; - la costituzione dell’Osservatorio Regionale del ciclo dei Rifiuti (O.R.R.) con DGR 1009/2010. L’Osservatorio nasce come strumento di consulenza ed assistenza alla Giunta Regionale per quanto riguarda le politiche di gestione del ciclo dei rifiuti in Basilicata. Tra i compiti affidati all’Osservatorio vi sono quello di gestione ed attuazione del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR) e la gestione di tutti i dati riguardanti la produzione, raccolta differenziata, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti finalizzata alla messa in campo di indirizzi politici efficaci alla prevenzione e riduzione della quantità di rifiuti avviati alla discarica, nonché all’aumento delle percentuali di raccolta differenziata.

Page 19: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13527N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

-l’emanazione di due Ordinanze del Presidente della Giunta Regionale (n. 1 e n. 2 del 28 maggio 2010), che intervengono in via provvisoria sul sistema impiantistico per evitare una emergenza rifiuti, ordinando conferimenti ad impianti esistenti in via transitoria e individuando gli impianti da realizzare e potenziare; - la successiva reiterazione dei contenuti delle Ordinanze di cui sopra che scadevano il 30.11.2010 con una nuova Ordinanza del Presidente della Giunta Regionale (n. 4 del 1° dicembre 2010), che proroga il regime provvisorio in via contingibile e urgente (art. 191 D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.) fino al 31 maggio 2011, indicando gli impianti di destinazione dei rifiuti urbani raccolti da una gran parte dei comuni della provincia di Potenza. L’Intesa e le Ordinanze di fatto sostituiscono i Piani Provinciali (ancorché quello di Potenza, già del 2002, fosse stato aggiornato il 31 luglio 2008.

Di fatto, la Regione Basilicata è senza un atto d’indirizzo tecnico, propedeutico e fondamentale per orientare i sistemi di raccolta e perseguire gli obiettivi imposti dalle norme nazionali, per provvedervi la Giunta con DGR 22 maggio 2012, n. 641 “Aggiornamento ed adeguamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti alle disposizioni del D.Lgs. n. 152/2006 e successive modificazioni: Approvazione primi indirizzi e criteri per aggiornamento Piano regionale di gestione dei rifiuti e disposizioni per redazione documenti preliminari”, la Giunta regionale - ha preso atto della Relazione Preliminare alle attività di Pianificazione in materia di Gestione dei Rifiuti;- ha disposto la redazione a cura del Dipartimento Ambiente, Territorio, politiche della sostenibilità, nel rispetto degli indirizzi e delle modalità contenute nella relazione di cui al punto precedente: 1 - di un documento propedeutico di indirizzo per l’aggiornamento e adeguamento del PRGR (rifiuti urbani ed assimilati, rifiuti speciali, imballaggi, PCB, bonifica da amianto, bonifiche sito contaminati); 2 - degli indirizzi preliminari per il Rapporto Ambientale; Il gruppo di lavoro, con la partecipazione del DIFA e dell’AATO Rifiuti per la redazione dei suddetti documenti, costituito con Determinazione del Dirigente Generale 18 giugno 2012, n. 833, ha prodotto i presenti elaborati. Nelle more dell’adeguamento del Piano Regionale Rifiuti, per la fase transitoria della gestione dei rifiuti, in una situazione caratterizzata da forti carenze impiantistiche, sono state emanate le “Misure di salvaguardia ambientale in materia di gestione del ciclo dei rifiuti” di cui all’art. 25 della L.R. 17/2011, che prevedono la possibilità, previo accertamento di indispensabilità da parte della Giunta Regionale, di realizzare ed ampliare impianti di stoccaggio e/o trattamento e/o smaltimento di Rifiuti Solidi Urbani, anche in deroga ai vigenti strumenti di pianificazione.

La L.R. n. 6 del 2.02.2001 (B.U.R n. 9. del 6.02.2001) "Disciplina delle attività i gestione dei rifiuti ed approvazione del relativo piano" ha subito nel corso degli anni numerosi revisioni ed integrazioni, le più rilevanti sono senz’altro quelle della L.R. 28/2007 che ha attuato un’ampia delega di funzioni in materia di rifiuti alle Province, ed ha confermato in capo al comune territorialmente competente la funzione di autorità procedente nei procedimenti di caratterizzazione e bonifica dei siti contaminati ex art. 242 D.Lgs. 152/2006.

Di seguito si riportano le principali modifiche alla L.R. 6/2001:

L.R. n. 2 del 04.01.2002 (B.U.R. n. 2 del 08.01.2002) “Modifiche ed integrazioni alla L.R. 2.02.2001 n. 6”, la cui principale disposizione riporta che il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti è approvato dal Consiglio Regionale contestualmente alla presente legge e ne costituisce parte integrante. Inoltre il Consiglio Regionale aggiorna il Piano Regionale per la Bonifica delle aree inquinate su proposta della Giunta Regionale.

L.R. n. 15 del 7.05.2003 (B.U.R. n. 33 del 10.05.2003) "Modifica ed integrazione al Piano Regionale di gestione rifiuti, approvato con la legge regionale 2 febbraio 2001, n. 6"Appare, altresì, necessario evidenziare l’introduzione di una specifica competenza pianificatoria attribuita alle Autorità d’Ambito agli articoli 201 e seguenti del D.Lgs. n.152/2006 (e s.m.i.) che disciplinano il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani.

L.R. n. 21 del 4.06.2003 (B.U.R. n. 40 del 09.06.2003) “Norma di interpretazione autentica del comma 2 dell’art. 4 della legge regionale 2 febbraio 2001, n. 6 (disciplina delle attività di gestione dei rifiuti ed approvazione del relativo piano)”

L.R. n. 28 del 28.12.2007 (BUR n. 60 del 31.12.2007) “Disposizioni per la formazione del Bilancio di Previsione Annuale e Pluriennale della Regione Basilicata – Legge Finanziaria 2008” – art. 45

Page 20: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13528 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

In merito all’approvazione dei progetti ed alle autorizzazioni alla realizzazione degli impianti di smaltimento e recupero, le funzioni amministrative attribuite alla Giunta Regionale, alla Regione e/o strutture regionali sono state delegate agli equivalenti Organi e strutture delle Amministrazioni Provinciali competenti territorialmente. E’ stata, inoltre, delegata al Comune territorialmente competente la funzione di autorità procedente in tema di caratterizzazione e bonifica dei siti contaminati ai sensi dell’art. 242 del D.Lgs. 152/2006. Sono state, infine, delegate alla Provincia competente per territorio anche le funzioni attribuite alla Regione dalla normativa comunitaria e nazionale, per le autorizzazioni alla realizzazione, alla gestione degli impianti di smaltimento o recupero di rifiuti e alla modifica degli stessi impianti esistenti, escluse le funzioni previste dalla Legge Regionale 14.12.1998, n. 47 e dalla normativa nazionale di attuazione della Direttiva 96/61/Ce relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento.

L.R. n. 28 del 24.11.2008 (BUR n. 55 del 1.12.2008) “Disciplina delle attività di gestione dei rifiuti ed approvazione del relativo piano” – art. 14 “Delimitazione dell'ATO”La Regione Basilicata ha istituito, ai sensi dell'art. 200 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., un unico ambito territoriale ottimale per la gestione dei rifiuti denominato ATO Rifiuti Basilicata. La legge prevede che l’Autorità d’Ambito adotta uno specifico Piano d’Ambito finalizzato all’organizzazione e gestione del servizio, secondo criteri di efficienza, di efficacia, di economicità e di trasparenza, sulla base dei criteri e degli indirizzi fissati dalle Regioni. Il piano d'ambito comprende un programma degli interventi necessari ed è accompagnato da un piano finanziario e dal connesso modello gestionale ed organizzativo. Il piano finanziario indica, in particolare, le risorse disponibili, quelle da reperire, nonché i proventi derivanti dall'applicazione della tariffa sui rifiuti per il periodo considerato.

L.R. n. 33 del 30.12.2010 (B.U.R. n. 49 del 30.12.2010) "Disposizioni per la formazione del Bilancio di Previsione Annuale e Pluriennale della Regione Basilicata - Legge finanziaria 2011” - art. 27 (Modifiche alla legge regionale n. 6 del 2.02.2001 “Disciplina delle attività di gestione dei rifiuti ed approvazione del relativo piano)La Regione Basilicata ha abrogato il modello di governo del sistema di gestione dei rifiuti incentrato sull’Autorità d’Ambito, prevedendo un nuovo modello di governance basato sulla Conferenza Interistituzionale di Gestione dei rifiuti, che si configura ai sensi dell'art. 30, comma 3, del D.Lgs. n. 267/2000 quale convenzione obbligatoria fra gli enti locali alle quali aderiscono le Province e l'Ente Regione.

L.R. n. 17 del 4 agosto 2011 (B.U.R. n. 26 del 4.08.2011) “Assestamento del Bilancio di Previsione per l’Esercizio Finanziario 2011 e del Bilancio Pluriennale per il triennio 2011-2013” - art. 25 (Misure di salvaguardia ambientale in materia di gestione del ciclo dei rifiuti).

Di seguito sono riportati gli atti di pianificazione vigenti:

� Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti - L.R. 6/2001 del 2.02.2001 e successive integrazioni

- DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE. 14 maggio 2002 n. 852

Integrazioni al Piano Regionale di gestione dei rifiuti solidi - DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 17 maggio 2004, n. 1200

D.Lgs. n. 36/2003 art – 5 - Adeguamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti - Programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica

- DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE 28 settembre 2004, n. 853

D.Lgs. n. 36/2003- art. 5 - Adeguamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti - Programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica

� Piano Provinciale Rifiuti della Provincia di Potenza - Sezione Rifiuti solidi urbani - Deliberazione della Giunta Regionale 30 settembre 2002, n. 1734 (BUR n. 76 del 22.10.2002) "L.R. n. 6/01, art. 11 - Coerenza delle sezioni relative ai rifiuti solidi urbani e assimilabili, ai rifiuti inerti e ai centri di rottamazione di veicoli a motore comprese nel piano provinciale di gestione dei rifiuti della Provincia di Potenza al piano regionale e alle prescrizioni impartite dalla Giunta Regionale - Pubblicazione nel B.U.R."

Page 21: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13529N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

� Piano Provinciale Rifiuti della Provincia di Potenza - Sezione Rifiuti Speciali – “Deliberazione della Giunta Regionale 4 marzo 2008, n. 308 (Suppl. Ord. del B.U.R. n. 13 del 17.03.2008)- L.R. n. 6/01, art. 11 - Coerenza della sezione relativa ai rifiuti speciali del Piano Provinciale di gestione dei rifiuti della Provincia Potenza.”

� Piano Provinciale Rifiuti della Provincia di Matera - Stralcio RSU - Deliberazione della Giunta Regionale 30 settembre 2002, n. 1739 (BUR n. 76 del 22.10.2002) "L.R. n. 6/01, art. 11 - Coerenza del Piano Provinciale di Organizzazione della Gestione dei Rifiuti - Stralcio RSU della Provincia di Matera al Piano Regionale e alle prescrizioni impartite dalla Giunta Regionale - Pubblicazione per intero nel B.U.R."

E' in fase di aggiornamento il Piano provinciale della Provincia di Matera - Sezione Rifiuti Speciali per la quale dopo l'adozione nel Consiglio Provinciale in data 15 febbraio 2012 si avviata procedura VAS ai sensi dell'art. 13 comma 1 D.Lgs. 152/2006.

Inoltre sono presenti le seguenti linee guida:

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE n. 1527 del 9.07.2001 "L.R. n. 6/2001- art. 37 - Approvazione norme tecniche per la realizzazione delle operazioni di messa in sicurezza e linee guida per l’approvazione dei progetti di bonifica ed individuazione tipologie di progetti non soggetti alla procedura autorizzatoria"

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE n. 2773 del 28.12.2001 "Linee-Guida per l’organizzazione del sistema di raccolta differenziata dei rifiuti"

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE n. 709 del 22.04.2002 "Linee guida per la progettazione, la costruzione e la gestione degli impianti di compostaggio e di stabilizzazione"

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE n. 2054 del 10.11.2003 “D.Lgs. 209/99 art. 4 - Integrazione al piano di raccolta, smaltimento e decontaminazione degli apparecchi contenenti PCB non inventariabili - Adozione bozza di programma”

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE n. 572 del 15.03.2004 "Linee Guida regionali per l’applicazione del D.Lgs. 36/2003 e del DM 13/3/2003 in materia di discariche. Adozione"

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE n. 1194 del 17.05.2004 "D.Lgs. n. 209/99 art. 4 - Adozione programma di raccolta, smaltimento e decontaminazione degli apparecchi contenenti PCB in modifica ed integrazione al programma approvato con deliberazione di Consiglio Regionale n. 703 del 23.9.2003"

DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE n. 852 del 28.09.2004 “D.Lgs. n. 209/99 – art. 4 – Programma di raccolta, smaltimento e decontaminazione degli apparecchi contenenti PCB in modifica ed integrazione al Programma approvato con deliberazione del C.R. n. 703 del 23.09.2003”

DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE n. 853 del 28.09.2004 “D.Lgs. n. 36/03 – art. 5 – Adeguamento del piano regionale di gestione dei rifiuti – programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica”

Page 22: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13530 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

���������������

PARTE�II:�PIANO�DI�GESTIONE�DEI�RIFIUTI�URBANI�����

Page 23: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13531N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sommario

1. PREMESSA ..............................................................................................................................................2. STATO DI ATTUAZIONE DELLA PROGRAMMAZIONE RELATIVA ALLA GESTIONE DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI IN BASILICATA. .......................................................................................................................

2.1 PIANO REGIONALE ................................................................................................................................2.2 PIANO DI GESTIONE DEI RIFIUTI DELLA PROVINCIA DI POTENZA ................................................2.3 PIANO DI GESTIONE DEI RIFIUTI DELLA PROVINCIA DI MATERA ..................................................

3. ANALISI DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO .......................................................................................4. DATI TENDENZIALI.................................................................................................................................

4.1 QUANTITÀ ...............................................................................................................................................4.2 QUALITÀ ..................................................................................................................................................4.3 EVOLUZIONE QUANTITATIVA e QUALITATIVA DEI RIFIUTI .............................................................

5. SCENARI DI PIANIFICAZIONE E VALUTAZIONE DEI FABBISOGNI IMPIANTISTICI ........................5.1 I fabbisogni impiantistici per i diversi scenari ....................................................................................5.2 Situazione impiantistica ad ottobre 2012 .............................................................................................5.3 Indicazioni preliminari relative agli obiettivi di raccolta differenziata ..............................................

6. RACCOLTA DIFFERENZIATA ................................................................................................................6.1 GLI OBIETTIVI .........................................................................................................................................6.2 IL CONTESTO REGIONALE ...................................................................................................................6.3 LO STATO DI ATTUAZIONE DELLE POLITICHE REGIONALI ............................................................6.4 GLI INDIRIZZI TECNICI ADOTTATI DALLA REGIONE BASILICATA ..................................................

���

Page 24: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13532 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

�1. PREMESSA

La necessità di aggiornare la sezione dei rifiuti solidi urbani del Piano di Gestione dei Rifiuti della Regione

Basilicata deriva essenzialmente dal mutato quadro di riferimento normativo con i nuovi obblighi introdotti dal

D.Lgs. n. 152/2006 (e s.m.i.) in termini di trattamenti ed obiettivi di raccolta differenziata. Sul piano locale, pur

registrando una frenata nell’incremento delle produzioni pro-capite, non si colgono elementi tali da far ritenere

imminente una sensibile riduzione delle produzioni complessive di rifiuti. Tale dato, insieme al mancato

raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata ed al ritardo di realizzazione degli impianti di trattamento

previsti dal vigente piano di gestione, richiede una ridefinizione della potenzialità complessiva del sistema di

raccolta, movimentazione e trattamento dei rifiuti solidi urbani. In particolare si evidenziano i seguenti punti

significativi per la presente fase pianificatoria:

� sensibile variazione degli scenari di produzione dei rifiuti rispetto alle previsioni del vigente Piano

di Gestione della Regione Basilicata;

� variazione dei vincoli e degli obiettivi di raccolta differenziata e di trattamento tecnologico a

seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. n. 4/2008 e del D.Lgs. n. 205/2010;

� possibilità di prevedere nuove tecnologie per il trattamento di frazioni di rifiuti solidi.

Alla luce delle considerazioni sopra esposte sono state formulate le indicazioni tecnico-scientifiche che

costituiscono la linea guida del suddetto documento di indirizzo per l’adeguamento del Piano. Il principio

generale a cui si deve ispirare il Piano è quello di un migliore equilibrio tra efficienza del sistema e fattibilità in

termini di tempi di realizzazione e accettabilità sociale degli impianti. A tal proposito si riconosce proprio nei

ritardi di attuazione della pianificazione il principale elemento di rischio riguardo al verificarsi di situazioni

emergenziali connesse all’esaurimento dei volumi di discarica controllata.

Alla base delle scelte tecnologiche e del dimensionamento impiantistico del sistema integrato di gestione

rifiuti vi è la conoscenza del dato qualitativo relativo alla produzione dei rifiuti solidi urbani in Regione. La

necessità di dotarsi di un sistema multi-tecnologia richiede un’analisi di dettaglio sulla composizione

merceologica del rifiuto tal quale e sull’influenza che possono avere le raccolte differenziate di singole frazioni

sulla composizione della parte residua da trattare e smaltire. Gli stessi obiettivi, i costi ed i ricavi relativi ai

materiali provenienti da raccolta differenziata dipendono dalla composizione merceologica del rifiuto. Da questa

dipende, in ultima analisi, il costo di gestione del sistema.

Page 25: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13533N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

2. STATO DI ATTUAZIONE DELLA PROGRAMMAZIONE RELATIVA ALLA GESTIONE DEI RIFIUTI

SOLIDI URBANI IN BASILICATA.

2.1 PIANO REGIONALE

In relazione alla gestione dei rifiuti solidi urbani il piano regionale, redatto ai sensi del Decreto Ronchi

(D.Lgs. n. 22/1997), definiva gli aspetti legati alle tecnologie di trattamento e mirava al superamento di una

gestione basata quasi esclusivamente sulle discariche, spesso piccole e mal controllate.

Il quadro impiantistico di partenza (fine anni 90’) era piuttosto scarno anche se già orientato alla

polarizzazione dei trattamenti in pochi impianti di taglia industrialmente sostenibile. Questo anche per superare

la situazione pregressa che vedeva in pratica discariche a servizio dei singoli comuni.

Piano regionale di gestione dei rifiuti: Situazione impiantistica regionale

Più articolato era il quadro delle discariche controllate che, pur razionalizzando la situazione preesistente,

vedeva attivi ancora 34 siti di dimensione variabile tra 200.000 m3 e poche migliaia di m

3.

Page 26: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13534 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Piano regionale di gestione dei rifiuti: Situazione discariche presenti in Basilicata al giugno 1999

Il quadro sopra esposto evidenzia una forte frammentazione impiantistica con la presenza di alcune

discariche che non hanno, successivamente, superato le restrittive indicazioni del D.Lgs. n. 36/2003 e sono

state di conseguenza chiuse definitivamente. Significativa è la circostanza che dal 1999 non sono stati attivati

impianti di discarica controllata in siti diversi da quelli già impegnati.

Il piano regionale nel perseguire una forte riduzione dei punti di trattamento e smaltimento, da aggregare

in piattaforme polifunzionali territoriali, prevedeva la realizzazione di una serie di stazioni di trasferimento. In

questo modo tutti i comuni avrebbero dovuto avere un punto di conferimento , piattaforma di trattamento o

stazione di trasferimento, entro il raggio di 25-30 km.

Piano regionale di gestione dei rifiuti: Schema delle movimentazioni verso i centri di trattamento

Lo schema di processo della frazione differenziata indicato nel piano regionale introduceva il principio di

“tecnologia appropriata” per le diverse componenti del rifiuto residuo dopo le operazioni di raccolta differenziata.

Page 27: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13535N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

I flussi provenienti dai centri di raccolta sarebbero dovuti confluire ad impianti meccanici di selezione secco-

umido in modo da perseguire i seguenti obiettivi:

� massimo recupero energetico dalla combustione delle frazioni secche e riduzione dei fabbisogni

complessivi di trattamento termico;

� minori volumi residui per lo smaltimento in discarica delle frazioni umide biostabilizzate private delle

componenti non biodegradabili.

Piano regionale di gestione dei rifiuti: Schema del sistema tecnologico previsto

In base allo schema tecnologico individuato ed alla progressione attesa per la raccolta differenziata, il

PRGR stimava i fabbisogni impiantistici e le volumetrie di discarica controllata.

Piano regionale di gestione dei rifiuti: Principali elementi dimensionali del sistema impiantistico

Gli andamenti nel tempo dei fabbisogni impiantistici erano evidentemente di carattere differente per le diverse unità con una riduzione dei fabbisogni di impianti per il trattamento delle frazioni indifferenziate a vantaggio degli impianti per il trattamento e recupero delle frazioni recuperate.

Il piano regionale è stato realizzato elaborando i dati di produzione degli anni 1995, 1996 e 1997. La sintesi di tali elaborazioni evidenziava i seguenti aspetti:

Page 28: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13536 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

� la produzione complessiva di rifiuti pari a circa 200.000 ton/anno con una tendenza ad un

incremento medio del 2%annuo;

� il livello di raccolta differenziata poco più che simbolico e variabile nel triennio di valutazione dei dati

dal 0,8% al 2,5%;

� la presenza sul territorio regionale di un unico impianto trattamento biomeccanico in funzione

(Matera) ed un unico termovalorizzatore in funzione (Fenice);

� un fabbisogno di volumi di discarica pari a 1500 m3/d.

Il dato sulle discariche, relativamente molto alto, è particolarmente significativo della condizione di gestione dei rifiuti sul finire degli anni 90’ con la presenza di piccolissime discariche senza sistemi di compattazione e con grande impiego di materiali per i ricoprimenti tecnici.

Stato di attuazione del piano regionale. L’attuazione delle indicazioni del piano regionale di gestione dei rifiuti del 2000 va valutata, oltre che in

termini di raggiungimento degli obiettivi raccolta e trattamento, per la sua valenza di indirizzo all’elaborazione della pianificazione a scala provinciale e per l’ottenimento di alcuni obiettivi strategici di fondo.

Nel prospetto seguente si riporta un raffronto tra le indicazioni e gli obiettivi del PRGR e la situazione attuale.

INDICAZIONI del PRGR OBIETTIVI RAGGIUNTI

Creazione degli ATO Gli ATO sono stati costituiti come previsto.

Incremento della raccolta differenziata fino al 35%

Al 2011 la raccolta differenziata su base regionale si attesta a circa il 19%. L’obiettivo non è stato colto pur incrementando del 17% il dato del 1997.

Realizzazione di almeno 440 ton/giorno di capacità di impianti di selezione secco-umido

Obiettivo raggiunto

Realizzazione di almeno 220 ton/giorno di capacità di impianti di trattamento termico

Obiettivo non raggiunto. Attualmente la capacità operativa massima è di circa 70 ton/giorno presso l’impianto Fenice.

Realizzazione di almeno 200 ton/giorno di capacità di trattamento biologico

Obiettivo raggiunto. Alcuni impianti non sono però mai andati in esercizio (Potenza) o hanno subito prolungate interruzioni (Lauria).

Realizzazione di almeno 100 ton/giorno di capacità di impianti compostaggio

Obiettivo raggiunto in termini di programmazione e finanziamento (Venosa, S. Arcangelo, Matera e Colobraro). L’impianto di Matera non funziona attualmente come compostaggio mentre gli altri sono in fase di realizzazione.

È importante segnalare che il PRGR, con l’indicazione di fondo ad effettuare trattamenti preventivi allo smaltimento in discarica controllata (come peraltro richiesto dal Decreto Ronchi), ha contribuito a cogliere alcuni importanti risultati in termini di utilizzo delle discariche. Nel prospetto seguente si riporta un raffronto relativo alle discariche tra la situazione fotografata nel piano (anni 1995-1997) e quella odierna.

Situazione al 1997 Situazione attuale

Numero di discariche attive in provincia di Potenza

24 6

Numero di discariche attive in provincia di Matera

10 6

Fabbisogno di volumi di discarica su base regionale

1500 m3/d 500 m

3/d

La centralizzazione dello smaltimento in impianti di maggiore taglia, tutti dotati di sistemi di riduzione volumetrica efficienti (presse statiche o compattatori), è stato determinante nella riduzione dei volumi occupati. Tale circostanza ha permesso di superare più di qualche criticità dovuta proprio alla cronica carenza di discariche controllate in regione.

Page 29: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13537N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

2.2 PIANO DI GESTIONE DEI RIFIUTI DELLA PROVINCIA DI POTENZA

Il piano di gestione dei rifiuti della Provincia di Potenza è stato redatto seguendo le linee guida del piano regionale relative all’assetto tecnologico. Il piano ha quindi proceduto a definire i fabbisogni impiantistici per assolvere alle funzioni di:

� organizzare i trasferimenti presso gli impianti dalle zone non servite direttamente dalle unità di

trattamento (distanze superiori a 30 km);

� completare la realizzazione degli impianti di trattamento bio-meccanico e termico;

� ricostituire la dotazione di discariche controllate per il soddisfacimento dei fabbisogni nel periodo di

pianificazione (10 anni).

Il sistema impiantistico proposto da PPGR prevedeva una articolazione in tre sub-ambiti geografici definiti come:

� Nord - corrispondente al Vulture-Alto Bradano con circa 120.000 abitanti serviti;

� Centro - corrispondente all’area del Potentino, della Val Camastra e del Melandro con circa

190.000 abitanti;

� Sud - corrispondente al Lagonegrese e media Val d’Agri con circa 90.000 abitanti.

Relativamente alle raccolte differenziate si mantenevano gli obiettivi definiti dal Decreto Ronchi pari al 35%.

Nel prospetto seguente si riportano gli elementi significativi della programmazione provinciale ed il loro stato di attuazione.

�Sito Previsione PPGR-Potenza Stato di attuazione al 2012

Venosa

Realizzazione di una unità di trattamento bio-meccanico per una potenzailità di 40-50 ton/d con conferimento dell’umido stabilizzato in discarica e frazioni secche a termovalorizzazione (Fenice)

Intervento attuato. Tuttavia per effetto delle criticità nel bacino centro attualmente l’impianto non è assicurato il trattamento biologico di tutte la frazione organica prodotta con l’invio diretto in discarica di quantitativi di materiali non biostabilizzati

Atella

Realizzazione di una unità di trattamento bio-meccanico per una potenzailità di 40-50 ton/d con conferimento dell’umido stabilizzato in discarica e frazioni secche a termovalorizzazione (Fenice)

L’impianto non ha mai funzionato in questa configurazione per l’assenza dell’unità di biostabilizzazione. Attualmente si stanno completando i lavori di realizzazione dell’unità biologica e l’ammodernamento dell’unità di vagliatura risalente agli anni ‘90 e mai entrata in esercizio. La discarica di servizio annessa all’impianto di selezione è stata utilizzata esclusivamente per rifiuti tal quali.

Potenza Impianto selezione secco-umido

Realizzazione di una unità di trattamento bio-meccanico per una potenzialità di 80-100 ton/d con trattamento in loco dell’umido stabilizzato e frazioni secche a termovalorizzazione (Potenza)

L’unità è stata realizzata ma non è mai entrata in funzione a causa della sua integrazione funzionale nell’impianto di termovalorizzazione.

Potenza Impiantobiostabilizzazione

Realizzazione di una unità di trattamento bio-meccanico per una potenzialità di 50-60 ton/d.

È stata realizzata una prima unità da 20 ton/d mai entrata in funzione per l’assenza dell’unità di selezione a monte.

Potenza Impianto di termovalorizzazione

Realizzazione di una unità di termovalorizzazione da 2X6 MWh Equivalente ad una capacità di combustione di rifiuti di circa 40-50 ton/d (a seconda del PCI).

L’impianto è in fase di completamento. Non si hanno notizie certe circa l’entrata in esercizio.

Page 30: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13538 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sito Previsione PPGR-Potenza Stato di attuazione al 2012

Moliterno

Realizzazione di una unità di trattamento tio-meccanico per una potenzialità di 40-50 ton/d con conferimento dell’umido stabilizzato in discarica e frazioni secche a termovalorizzazione (Fenice o Potenza)

L’intervento non è mai stato attuato

Lauria

Realizzazione di una unità di trattamento bio-meccanico per una potenzialità di 40-50 ton/d con conferimento dell’umido stabilizzato in discarica e frazioni secche a termovalorizzazione (Fenice)

Intervento attuato. Attualmente l’impianto è fermo per problemi tecnici alla discarica di servizio.

Sant’Arcangelo

Realizzazione di una unità di trattamento bio-meccanico per una potenzialità di 40-50 ton/d con conferimento dell’umido stabilizzato in discarica e frazioni secche a Termovalorizzazione (Fenice)

Intervento attuato. L’originaria unità tecnologica funzionante secondo le indicazioni di piano è stata successivamente potenziata nella sezione biologica.

Impianti di lavorazione frazioni da RD-frazioni secche

Nessuna indicazione relativa ad impiantistica pubblica. Il piano auspicava un intervento di soggetti privati.

Sono presenti diversi operatori privati in grado di assorbire l’intero flusso di materiali secchi provenienti da RD.

Impianti di lavorazione frazioni da RD-frazioni umide

Nessuna indicazione relativa ad impiantistica pubblica. Il piano auspicava un intervento di soggetti privati.

Non sono stati attivati impianti privati mentre sono stati finanziati interventi pubblici su Venosa e S. Arcangelo.

Stazioni di trasferimento di:

Alto Bradano-Genzano Realizzata

Rapone Realizzata

Val Camastra-Trivigno Non realizzata

Lagonegrese-Trecchina-Maratea Realizzata

valle Sauro-Senisese Non realizzata

�Il ritardo sul completamento impiantistico ed il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta

differenziata hanno comportato la saturazione delle volumetrie di discarica previste in pianificazione. Questo ha comportato, negli anni scorsi, il ricorso ad ordinanze del presidente della regione per la realizzazione di nuovi volumi di impianto.

2.3 PIANO DI GESTIONE DEI RIFIUTI DELLA PROVINCIA DI MATERA

Il piano di gestione dei rifiuti della Provincia di Matera ha seguito le linee guida del piano regionale relativamente all’assetto tecnologico. Il piano ha quindi proceduto a definire i fabbisogni impiantistici per assolvere alle funzioni di;

� organizzare i trasferimenti presso gli impianti dalle zone non servite direttamente dalle unità di

trattamento (distanze superiori a 30 km);

� completare la realizzazione degli impianti di trattamento bio-meccanico e termico;

� ricostituire la dotazione di discariche controllate per il soddisfacimento dei fabbisogni nel periodo di

pianificazione (10 anni).

Il sistema impiantistico proposto dal PPGR prevedeva una articolazione in due sub-ambiti geografici definiti come:

� il Bacino MT1 comprende i seguenti Comuni: Calciano, Ferrandina, Garaguso, Grassano, Grottole,

Irsina, Matera, Miglionico, Montescaglioso, Oliveto Lucano, Pomarico, Salandra, Tricarico;

Page 31: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13539N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

� il Bacino MT2 comprende i seguenti Comuni: Accettura, Aliano, Bernalda, Cirigliano, Colobraro,

Craco, Gorgoglione, Montalbano Jonico, Nova Siri, Pisticci, Policoro, Rotondella, S. Giorgio

Lucano, S. Mauro Forte, Scanzano Jonico, Stigliano, Tursi, Valsinni.

Il Piano delineava i seguenti fabbisogni di trattamento:

Impianti di compostaggio

40 t/g Da realizzare in due siti nei bacini 1 e 2 della provincia di Matera

Impianti di selezione e stabilizzazione

� 240 t/g per la sezione di selezione;

� 96 t/g per la sezione di stabilizzazione.

La necessità impiantistica avrebbero dovuto essere soddisfatte mediante la realizzazione di tre impianti di selezione e stabilizzazione (uno nel Bacino MT1 e due nel Bacino MT2) di potenzialità complessiva di 240 t/g. Per questi impianti si suggeriva la presenza di discariche di servizio.

Impianti di selezione e valorizzazione della frazione secca riciclabile

82 t/g considerando un margine del 10%

Da garantire attraverso le imprese private operanti nel settore del recupero.

Impianti per la produzione di CDR

145 t/g Da soddisfare attraverso la realizzazione di due impianti di potenzialità pari a circa 72,5 t/g da realizzare in adiacenza a uno degli impianti di selezione e stabilizzazione al fine di minimizzare i costi di trasferimento dei rifiuti tra i due impianti.

Recupero energetico 100 t/g Conferimento presso impianti privati autorizzati. Tale dimensionamento tiene conto dello scarto proveniente dagli impianti di produzione CDR, stimabili in circa il 25 %.

Smaltimento in discarica

385.000 mc. Considerando una disponibilità in impianti esistenti pari a circa 250.000 mc si è pianificato un fabbisogno aggiuntivo di circa 135.000 mc.

Nel prospetto seguente si riportano gli elementi significativi della programmazione provinciale ed il loro stato di attuazione.

Sito Previsione PPGR-Potenza Stato di attuazione al 2012

Matera Impianto di selezione secco-umido

Realizzazione di una unità di trattamento bio-meccanico per una potenzialità di 80 ton/d con trattamento in loco della frazione umida e frazioni secche a produzione CDR.

Intervento attuato. Nel 2011 il Comune ha programmato la delocalizzazione dell’impianto.

Matera Impianto di Biostabilizzazione

Realizzazione di una unità di trattamento biologico aerobico di 30-40 ton/d con conferimento dell’umido stabilizzato in discarica di servizio.

Intervento attuato. Nel 2011 il comune ha programamto la delocalizzazione dell’impianto.

Matera impianto di compostaggio

Realizzazione di una unità di trattamento da 20ton/d

Intervento non realizzato.

Matera impianto di produzione CDR.

Realizzazione di una unità di trattamento da 72,5 ton/d

Intervento non realizzato

Colobraro Impianto di selezione secco-umido

Realizzazione di una unità di trattamento tio-meccanico per una potenzialità di 80 ton/d con trattamento in loco della frazione umida e frazioni secche a produzione CDR.

Intervento attuato

Page 32: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13540 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sito Previsione PPGR-Potenza Stato di attuazione al 2012

Colobraro Impianto di Biostabilizzazione

Realizzazione di una unità di trattamento biologico aerobico di 30-40 ton/d con conferimento dell’umido stabilizzato in discarica di servizio.

Intervento attuato. Limitatamente ad una potenzialità di 30 ton/d.

Colobraro impianto di compostaggio

Realizzazione di una unità di trattamento da 20 ton/d

Intervento non realizzato. È stato disposto un finanziamento per la realizzazione dell’intervento.

Colobraro impianto di produzione CDR.

Realizzazione di una unità di trattamento da 72,5 ton/d

Intervento non realizzato.

Pisticci Impianto di Biostabilizzazione

Realizzazione di una unità di trattamento biologico aerobico di 30-40 ton/d con conferimento dell’umido stabilizzato in discarica di servizio.

Intervento attuato. Limitatamente ad una potenzialità di 10 ton/d.

Impianti di lavorazione frazioni da RD-frazioni secche

Nessuna indicazione relativa ad impiantistica pubblica. Il piano auspicava un intervento di soggetti privati.

Sono presenti diversi operatori privati in grado di assorbire l’intero flusso di materiali secchi provenienti da RD.

Impianti di lavorazione frazioni da RD-frazioni umide

Nessuna indicazione relativa ad impiantistica pubblica. Il piano auspicava un intervento di soggetti privati.

Non sono stati attivati impianti privati mentre si sono finanziati interventi pubblici su Colobraro

Stazioni di trasferimento di

Stigliano Non Realizzata

Il ritardo sul completamento impiantistico ed il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata hanno comportato la saturazione delle volumetrie di discarica previste in pianificazione. Questo ha comportato negli anni scorsi il ricorso ad ordinanze del presidente della regione per la realizzazione di nuovi volumi di impianto.

�3. ANALISI DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO

In un ambito territoriale esteso ad una intera regione la qualità dei rifiuti di un singolo comune può

discostarsi anche sensibilmente dalla media regionale. Sulla composizione, infatti, incidono fattori quali la spesa

media delle famiglie, la presenza di scuole ed uffici territoriali, la presenza turistica e le attività produttive.

Ai fini della programmazione di un sistema integrato regionale basato su un numero relativamente limitato

di impianti, le differenze di composizione tra i rifiuti dei singoli centri urbani perdono di significatività per cui si

effettueranno le valutazioni con riferimento a dati medi per l’intero territorio regionale. Gli scostamenti dalla

media per determinate aree territoriali potranno comportare errori di valutazione relativamente alla stima dei

flussi di raccolta; per questo si suggerisce di operare assegnando un margine operativo del 10% a tutte le

potenzialità degli impianti di trattamento e recupero.

4. DATI TENDENZIALI

4.1 QUANTITÀ

L’andamento del dato quantitativo di produzione è stata condotta sulla base dei dati, con disaggregazione

comunale, a disposizione dell’Autorità di Ambito Territoriale Ottimale di Potenza e Matera, per gli anni 2009,

2010 e 2011, mentre per gli anni fino al 2008 sono stati considerati i dati sulle produzioni e sulle raccolte

differenziate contenute nel “Rapporto rifiuti Urbani 2009” a cura dell’ISPRA. Tale variazione nella dinamica di

evoluzione della produzione di rifiuti rappresenta senz’altro un segnale importante sull’andamento dell’economia

locale, che risente certamente della negativa congiuntura economica internazionale.

Page 33: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13541N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

300

320

340

360

380

400

420

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Produzione procapite (kg/AB*anno)

[Fonte: 2006-2008 ISPRA; 2009-2010 AATO –elaborazione DIFA] Fig. 1 - Andamento della produzione pro-capite di RSU indifferenziati dal 2006 al 2010 nella Regione

Il dato tendenziale della produzione pro capite di rifiuti urbani indifferenziati (cfr. figura 1) è di una

contenuta riduzione. Dal 2004, escludendo il picco del 2007 probabilmente imputabile ad un diverso computo

dei quantitativi prodotti, la diminuzione è stata di circa il 5%. Di fatti nel 2010 le produzioni si sono attestate a

quelle del 2002-2003. La tendenza alla diminuzione è meno marcata tra il 2008 ed il 2010 con un meno 1,5%

corrispondente ad un -0,75% annuo.

Nel corso del 2011 si è accentuata la tendenza alla riduzione delle produzioni pro-capite giornaliere ormai

prossime alla soglia del kg/abitante.

A livello provinciale si registrano nel 2011 produzioni complessive di 82.543 ton per la provincia di Matera

e 132.490 ton per la provincia di Potenza per un totale regionale di 215.033 tonnellate. In conclusione, nell’arco

degli ultimi sei anni si è registrato una riduzione delle produzioni complessive di rifiuti solidi urbani in regione di

circa 25.000 ton/anno.

�4.2 QUALITÀ

Composizione merceologica dei rifiuti urbani

La conoscenza della composizione merceologica dei rifiuti è un dato essenziale per procedere al

dimensionamento dei sistemi di raccolta differenziata e trattamento delle frazioni residue. Non è agevole

effettuare campagne estese di caratterizzazione nei singoli comuni. In regione mancano dati sistematici estesi a

tutti i comuni (o almeno a tutte le tipologie di comuni) da oltre 20 anni. Tuttavia per le analisi preliminari è

possibile far riferimento ai dati, ancorché parziali, elaborati dal CONAI per la regione Basilicata ed a dati

disponibili nella letteratura tecnica di settore.

In generale, in termini di produzioni complessive, la tendenza a livello nazionale è di una sostanziale

costanza delle produzioni di frazioni organiche biodegradabili ed un sensibile e perdurante incremento dei

quantitativi delle frazioni “sintetiche” quali carta e plastica. In termini di contenuto percentuale delle singole

frazioni il rifiuto solido urbano è cambiato sostanzialmente negli ultimi 40 anni come illustrato nella figura

seguente (figura 2).

Page 34: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13542 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Composizione percentuale dei RSU

0.00%

10.00%

20.00%

30.00%

40.00%

50.00%

60.00%

70.00%

1970 1980 1990 2000 2010

anno

% d

ell a

frazio

ne

Organico e verde Carta e cellulosici Plastica e sintetici

Vetro Metalli Altri inerti

[Fonte: Eaborazione DIFA su dati vari] Fig. 2 - Andamento della composizione dei RSU indifferenziati (dato nazionale)

Dati relativi alla Regione Basilicata

Le analisi merceologiche più recenti effettuate in Basilicata sono state condotte dal CONAI nell’ambito

dell’elaborazione del progetto di organizzazione della raccolta differenziata per le provincie di Potenza e Matera

del 2011. Si riportano di seguito i dati sintetici delle analisi condotte su tre comuni della provincia di Potenza

(figura 3).

Fig. 3 – Analisi merceologiche in alcuni comuni della provincia di Potenza (Fonte CONAI)

Page 35: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13543N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Le analisi sono state condotte sulla città di Potenza e sui paesi di Oppido Lucano e Teana. Questo primo

set di analisi, estremamente parziale nella sua composizione e rappresentatività, conferma i dati ricavati da

analisi estese all’intera regione negli anni ‘90 ed attualizzati secondo criteri di variazione qualitativa differenziata

delle singole frazioni.

Nel prospetto seguente si riporta una sintetica valutazione dei risultati ottenuti nell’indagine CONAI:

Sostanza organica

Si attesta su valori medi provinciali del 40%. Considerando inclusa anche l’aliquota

normalmente contenuta nella frazione fine (sottovaglio) ed i residui da pulizia aree

verdi urbane.

Carta e cellulosici

20% stimando anche la presenza di legno, poliaccoppiati a base prevalente cellulosica

e residui minuti non classificabili. Il dato è inferiore a quanto riportato in analoghi studi

per l’Italia Meridionale

Plastica e materiali

sintetici

15% stimando anche la presenza di tessili sintetici, poliaccoppiati a base prevalente

plastica e residui minuti non classificabili.

Vetro Il contenuto del 5% è in linea con altri dati a livello di Italia Meridionale

MetalliIl contenuto del 2,5% è sensibilmente più basso rispetto ad analoghe indagini condotte

in Italia Meridionale

�Riferimento ad altre regioni

Nel corso del 2005 la regione Sardegna ha condotto una accurata campagna di analisi merceologiche nel

corso della redazione del piano regionale di gestione dei rifiuti. Nella figura 4 seguente si riportano i dati medi

regionali.

Fig. 4 –Composizione dei rifiuti urbani della regione Sardegna (Fonte Regione Sardegna)

Si osserva che le categorie merceologiche più importanti risultano, nell’ordine, il cellulosico

(carta/cartone/tessili/legno), la sostanza organica putrescibile e la plastica, con tenori decisamente superiori al

10%.

Stima della qualità dei rifiuti in regione Basilicata

In base ai dati disponibili relativi alle campagne di analisi più recenti condotte in regione e nell’Italia

meridionale, ai trend evolutivi ed ai dati di funzionamento degli impianti presenti in regione, si può definire una

composizione di riferimento dei rifiuti solidi urbani regionali. Questa sarà presa a base delle valutazioni relative

alle raccolte differenziate ed ai fabbisogni impiantistici per il trattamento e recupero delle diverse frazioni di cui il

Page 36: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13544 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

rifiuto si compone. Si evidenzia, come già fatto in precedenza, che è assolutamente necessario procedere ad

una sistematica campagna di indagini che dovrà prevedere almeno le seguenti tipologie di centro di produzione:

� Potenza;

� Matera;

� un comune in provincia di Potenza con numero di abitanti compreso tra 10.000 – 20.000;

� un comune in provincia di Potenza con numero di abitanti compreso tra 5.000 – 10.000;

� un comune in provincia di Potenza con numero di abitanti compreso tra 2.000 – 5.000;

� un comune in provincia di Potenza con numero di abitanti < di 2.000;

� un comune in provincia di Matera con numero di abitanti compreso tra 10.000 – 20.000;

� un comune in provincia di Matera con numero di abitanti compreso tra 5.000 – 10.000;

� un comune in provincia di Matera con numero di abitanti compreso tra 2.000 – 5.000;

� un comune in provincia di Matera con numero di abitanti < di 2.000.

Un quadro relativo all’evoluzione qualitativa dei rifiuti in Basilicata può comunque essere tracciato. Il dato

più importante è la progressiva riduzione percentuale delle frazioni organiche a vantaggio di quelle ad alto

contenuto energetico come carta e plastica. Un ulteriore elemento è la bassa incidenza di alcune frazioni

tipicamente differenziabili. Il CONAI stima che a fronte di un contenuto complessivo di plastica superiore al 20%

solo il 10% è costituito da “imballaggi” ovvero da frazioni facilmente intercettabili e riciclabili.

In via preliminare per gli obiettivi alla base del presente documento si può assumere la seguente

composizione merceologica (tabella 1 e figura 5).

Tab. 1 - Composizione merceologica stimata dei rifiuti solidi urbani in Basilicata

Organico (compreso i residui da manutenzione aree verdi urbane)

32,0%

Plastica (imballaggi e manufatti in plastica) 17,0%

Carta cartone e cellulosici 20,0%

Metalli (compreso quello derivante dagli ingombranti)

4,0%

Vetro ed inerti 5,0%

Tessili pellame e cuoio 6,0%

Sottovaglio 16,0%

��

Fig.5 - Composizione merceologica stimata dei rifiuti urbani della Regione Basilicata

32%

17%20%

4%

5%

6% 16%

Composizione merceologica rifiuti

Organico

Plast ica

Carta

Metalli

Vetro

Tessili..

sottovaglio

Page 37: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13545N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

La categoria sottovaglio (intendendo il materiale di dimensione inferiore ai 20 mm e in genere non meglio

identificabile da un punto di vista merceologico) risulta significativa, ma è di fatto solo una categoria virtuale

prodotta a seguito della movimentazione dei rifiuti sia in fase di raccolta che in quella di vera e propria analisi

merceologica. Alcuni approfondimenti eseguiti hanno evidenziato che il sottovaglio può essere caratterizzato per

il 30-50% da sostanza organica, 10-20% da plastiche e carta mentre il resto è costituito da terre e inerti. In

termini di raccolta differenziata la frazione fine di dimensioni inferiori ai 20 mm, è tecnicamente ancora

intercettabile separatamente insieme all’organico propriamente detto. La restante parte è costituita da un mix di

materiali che per struttura fisica e purezza risultano non riconoscibili e, pertanto, non differenziabili.

Includendo anche la frazione organica contenuta nel sottovaglio si stima un contenuto di sostanza

biodegradabile nel rifiuto tal quale di circa il 40%. La frazione cellulosica, seconda per quantità, è ancora più

abbondante della frazione plastica anche se la differenza è destinata a ridursi progressivamente nei prossimi

anni.

�4.3 EVOLUZIONE QUANTITATIVA e QUALITATIVA DEI RIFIUTI

La previsione degli effetti delle misure di Piano orientate alla prevenzione e riduzione dei rifiuti, ovvero ad

una sua modifica in termini di composizione, è difficilmente determinabile in termini quantitativi, in quanto

dipende da una molteplicità di fattori non tutti controllabili a livello locale. Altrettando indeterminata resta la

risposta e il grado di partecipazione da parte dei diversi soggetti interessati (cittadini, imprese, amministrazioni

pubbliche, ecc.) a politiche di settore.

La complessità del sistema interessato è tale da consentire solo una valutazione di massima dei benefici

attesi, valutazione che deve essere assunta non tanto come sintesi di valutazioni analitiche sviluppate per i

diversi elementi in gioco, quanto come espressione di un obiettivo di indirizzo generale da assumere come

riferimento negli anni a venire per un monitoraggio e una verifica dell’evoluzione in atto del sistema rifiuti

provinciale, rispetto alle ipotesi pianificatorie di Piano.

In considerazione di quanto sopra esposto, nello sviluppare delle previsioni di evoluzione della produzione

di rifiuti urbani finalizzate alle analisi del presente Piano Regionale, si è ritenuto opportuno valutare due opposte

tendenze; l’incremento registrato fino al 2006-2007 pari a circa il 2% annuo e l’effetto combinato delle politiche

incentivanti la riduzione delle produzioni.

Considerando la riduzione “straordinaria” delle produzioni verificatasi tra il 2007 ed il 2011 che hanno

riportato le produzioni regionali ai livelli del 2000-2002, ed assumendo pari all’1% il tasso di incremento annuo a

partire dal 2012, si valuta una produzione complessiva di rifiuti al termine della attuale fase di programmazione

comunque inferiore ai massimi raggiunti nel 2006 (oltre 240.000 ton).

Resta sicuramente un margine di variabilità nelle previsioni di produzione per cui, pur ritenendo che

l’impiantistica necessaria vada dimensionata in relazione allo scenario di più basso incremento (che è una

finalità specificamente perseguita dall’amministrazione provinciale), si ritiene altresì opportuno prevedere

margini operativi sugli impianti tali da assorbire incrementi superiori alle previsioni. In ogni caso l’impiantistica

programmata dovrà avere un grado di elasticità operativa tale da adeguarsi con semplici modifiche ed

integrazioni ad eventuali mutate esigenze.

In base alle considerazioni precedentemente riportate si può stimare l’evoluzione della composizione dei

rifiuti nel periodo di programmazione.

Si può ritenere che si consolidi la tendenza ad una progressiva riduzione delle frazioni organiche e ad un

aumento delle frazioni ad alto contenuto energetico come carta e plastica. Sostanzialmente stabili si stimano a

medio termine le produzioni di vetro inerti e metalli che rappresentano complessivamente circa il 12%

(comprensivo di un 3% contenuto nel sottovaglio). Nella tabella 2 successiva si riporta il quadro previsionale

dell’evoluzione qualitativa nel periodo di programmazione. Si fa rilevare che le variazioni qualitative sono

comunque contenute e tali da non determinare sostanziali incertezze sulla determinazione dei fabbisogni

impiantistici.

Page 38: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13546 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Tab. 2 – Stima dell’evoluzione della qualità dei rifiuti nel periodo di programmazione

Frazioni merceologiche dei rifiuti

Anno di

riferimento

Organico

e verde

Plastica

(imballaggi

e

manufatti)

Carta e

cellulosiciMetalli

Vetro e

inerti Tessili Sottovaglio

2011 32,00% 17,00% 20,00% 4,00% 5,00% 6,00% 16,00%

2012 31,60% 17,40% 20,30% 4,00% 4,90% 6,00% 15,80%

2013 31,10% 17,80% 20,60% 4,00% 4,80% 6,00% 15,70%

2014 30,60% 18,30% 20,90% 4,00% 4,70% 6,00% 15,50%

2015 30,10% 18,70% 21,30% 4,00% 4,60% 6,00% 15,30%

2016 29,60% 19,10% 21,60% 4,00% 4,60% 6,00% 15,10%

2017 29,10% 19,50% 21,70% 4,00% 4,60% 6,00% 15,10%

2018 28,60% 19,90% 21,80% 4,00% 4,60% 6,00% 15,10%

2019 28,10% 20,30% 21,90% 4,00% 4,60% 6,00% 15,10%

2020 27,60% 20,70% 22,00% 4,00% 4,60% 6,00% 15,10%

Il CONAI, nella proposta di piano per la provincia di Matera ha utilizzato i seguenti dati aggregati in termini

di “differenziabilità” (figura 6).

�Fig. 6 – Composizione merceologica assunta per la provincia di Matera (Fonte CONAI)

�Significativa è la valutazione di una aliquota del 25% definita “non differenziabile”. Questa è infatti

costituita da materiali poco riconoscibili, accoppiati o semplicemente troppo sporchi per poter entrare nei circuiti

di recupero. Ammettendo una perdita fisiologica stimabile in un ulteriore 10% dei materiali tecnicamente

riciclabili si può valutare nel 35% il quantitativo di rifiuti non differenziabili nei rifiuti urbani prodotti in regione. In

questo modo il livello di raccolta differenziata del 65%, peraltro pari al limite normativo vigente, appare congruo

per gli obiettivi di pianificazione.

��

Page 39: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13547N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

�5. SCENARI DI PIANIFICAZIONE E VALUTAZIONE DEI FABBISOGNI IMPIANTISTICI

Nell’impostazione di un piano territoriale di gestione dei rifiuti occorre definire, possibilmente in maniera

coordinata con altri atti pianificatori, gli scenari di riferimento e gli obiettivi di ottimizzazione.

L’ottimizzazione va intesa come la condizione capace di massimizzare (o minimizzare) alcuni indicatori di

prestazione del sistema. Gli indicatori possono appartenere a settori diversi e risultare antitetici. I più comuni

sono comunque quelli di carattere ambientale ed economico dei quali si riporta una sintesi nel prospetto

seguente (tabella 3).

Tab. 3 – Indicatori di pianificazione

INDICATORE STRATEGIA DI PIANIFICAZIONE

Recupero di materie prime

secondarie

Massimizzazione di tutte le RD e valutazione degli obiettivi in termini di

materiali effettivamente avviati a riciclo

Fabbisogno di discarica Ridurre il conferimento in discarica di frazioni non biodegradabili.

Contenere il fabbisogno di discarica a meno di 0.1 m3/Ab*anno

Emissioni di gas serra Ridurre fortemente l’immissione di frazioni biodegradabili in discarica

Combustione di residui Incentivare la raccolta differenziata ed il riciclo di frazioni ad alto

contenuto energetico

Recupero energetico Orientare il sistema verso impianti termici ad alta efficienza

Costo complessivo del sistema Realizzare impianti di taglia adeguata sul piano dei costi di

realizzazione ed esercizio.

È evidente che gli obiettivi sopra esposti non possono essere conseguiti tutti contemporaneamente per

cui bisogna assegnare delle priorità e dei pesi relativi; tale compito attiene alla sfera politico-amministrativa. Agli

obiettivi tecnico-economici si aggiungono quelli di carattere normativo – aventi carattere impositivo - che spesso

condizionano fortemente le scelte orientando verso scenari standard e spostando il problema di pianificazione

alla localizzazione territoriale degli impianti ed alla logistica operativa (trasposti e gestione). Attualmente le

indicazioni normative relative al comparto rifiuti solidi urbani, che più condizionano la pianificazione sono quelle

riportate di seguito.

1. Territorialità ed autosufficienza impiantistica. Il D.Lgs. n. 22/1997 (Decreto Ronchi) ha introdotto

per la prima volta in Italia l’obbligo di chiusura del ciclo dei rifiuti urbani in ambiti territoriali (ATO).

Va precisato che l’abolizione delle autorità d’ambito non significa il superamento del vincolo

territorialità che resta confermato e rafforzato dai successivi indirizzi normativi che parlano di

“prossimità” ed “autosufficienza” territoriale degli smaltimenti. La definizione degli ambiti gestionali

ottimali è di competenza regionale, nel caso della Basilicata con L.R. n. 28 del 24.11.2008, l’ambito

ottimale è stato identificato con l’intero territorio regionale.

2. Riduzione della frazione biodegradabile smaltita in discarica. Questa indicazione è stata

introdotta dal D.Lgs. n. 36/2003. L’applicazione di questa normativa impone di pianificare una

drastica riduzione dei conferimenti in discarica dei materiali suscettibili di produzione di metano; è

questa una misura per la lotta alla produzione di gas-serra. Gli obiettivi di riduzione sono:

� entro cinque anni i rifiuti urbani biodegradabili devono essere inferiori a 173 kg/anno per

abitante;

� entro otto anni devono essere inferiori a 115 kg/anno per abitante;

� entro quindici anni devono essere inferiori a 81 kg/anno per abitante.

Il programma di riduzione della frazione biodegradabile in discarica è molto severo se si considera

che attualmente il quantitativo ammonta ad oltre 300 kg per abitante per anno (considerando anche

i fanghi di depurazione delle acque reflue urbane). Le misure adottabili sono, in particolare, il

riciclaggio, il trattamento aerobico o anaerobico, il recupero di materiali o energia.

Page 40: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13548 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

3. Divieto di conferimento in discarica delle frazioni ad elevato contenuto energetico espresso come potere calorifero inferiore. La radice di tale indicazione risale al Decreto Ronchi ed è stata

ripresa più volte dalle disposizioni successive. Attualmente si opera in regime di proroga per i

materiali con PCI> a 13.000kJ/kg. A tale categoria di materiali appartiene il sopravaglio derivante

dai sistemi di selezione secco-umido che attualmente in alcuni impianti regionali viene compresso

in balle e conferito in discarica.

4. Divieto di conferimento in discarica di frazioni non pretrattate. È una indicazione

estremamente severa da adottare stante la risaputa insufficienza impiantistica. Più volte prorogata

ed adattata alle esigenze, tale norma, attualmente interpretata (dal Ministero dell’Ambiente) come

obbligo ad effettuare una semplice “triturazione e deferrizzazione”, è fortemente contestata da

alcune regioni (del Nord) che hanno fatto grandi sforzi per dotarsi di costosi impianti di trattamento.

5. Obiettivi di raccolta differenziata. È certamente l’indicazione normativa più conosciuta anche se

al momento non sono state adottate misure penalizzanti per le regioni inadempienti.

Progressivamente l’obiettivo di intercettazione come RD fissato dal Decreto Ronchi al 35% è stato

incrementato fino al 65% (art. 205 del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i.). Questo condiziona in maniera

determinante la qualità della frazione residua e le possibilità di trattamento ottimale.

Agli obiettivi di pianificazione ed ai divieti previsti dalla normativa nazionale si aggiunge “l’obiettivo di servizio”

della Regione Basilicata che prevede quanto riportato nel prospetto seguente (tabella 4).

Tab. 4 – Obiettivi di servizio per la Regione Basilicata

S.07

Ridurre la quantità dei rifiuti urbani smaltiti in

discarica dal 395 Kg pro capite di base a 230 Kg pro

capite

S.08

Aumentare la quota dei rifiuti urbani oggetto di

raccolta differenziata dal 9% di base al 40%

S.09

Aumentare la quota di frazione umida trattata in

impianti di compostaggio dal 3% di base al 20%

Page 41: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13549N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Ai fini della ripartizione dei fondi per le regioni sottoutilizzate gli obiettivi di servizio risultano estremamente

importanti e diventano il riferimento principale di ogni pianificazione a livello territoriale. In base alle

considerazioni relative ai vincoli normativi ed agli obiettivi di servizio si definiscono gli scenari base di

pianificazione rispetto ai quali valutare le necessità impiantistiche.

Al solo fine di valutare le esigenze impiantistiche e confrontarle con l’attuale dotazione regionale, si

riportano alcune ipotesi di evoluzione del sistema di gestione ed i relativi obiettivi di trattamento (tabella 5). In

fase di pianificazione occorrerà definire compiutamente gli scenari di riferimento rispetto ai quali dimensionare i

sistemi tecnologici e valutare i fabbisogni di discarica controllata.

Tab. 5 – Obiettivi di recupero e trattamento per i diversi scenari

SCENARIO OBIETTIVO DI RD OBIETTIVI DI TRATTAMENTO

Persistenza della

situazione attuale.

(Base)

20% sulle frazioni secche

5% sulle frazioni umide

RD totale = 25%

� Stabilizzazione aerobica sulla frazione umida

� Conferimento fuori regione dell’umido da RD

� Smaltimento in discarica della frazione secca

Situazione attuale con

trasformazione in CSS del

secco residuo.

(Base2)

20% sulle frazioni secche

5% sulle frazioni umide

RD totale = 25%

� Stabilizzazione aerobica sulla frazione umida

� Conferimento fuori regione dell’umido da RD

� Trasformazione in CSS della frazione secca

Obiettivo di Servizio 3

POR Regione Basilicata al

2013

(OSBas)

20% sulle frazioni secche

20% sulle frazioni umide

RD totale = 40%

� Stabilizzazione aerobica sulla frazione umida

� Smaltimento in discarica della frazione secca

� Compostaggio della frazione umida

Obiettivo di normativa

nazionale D.Lgs 152/06 –

art.205

(Omin)

35% sulle frazioni secche

30% sulle frazioni umide

RD totale = 65%

� Compostaggio della frazione umida

differenziata

� Stabilizzazione aerobica sulla frazione umida

� Trasformazione in CSS della frazione secca

I diversi scenari differiscono per tipo di organizzazione dei sistemi di raccolta e raccolta differenziata e per

il fabbisogno di impianti tecnologici. Evidentemente non è possibile pianificare ad obiettivi diversi da quelli

normativi nazionali. È invece necessario programmare una strategia di avvicinamento all’obiettivo finale per la

valutazione dei fabbisogni di discarica controllata e di completamento impiantistico delle unità a tecnologia

complessa.

Ai soli fini della definizione dei fabbisogni di impianti di trattamento si assume in maniera cautelativa un

obbiettivo di lavoro del 60% ottenuto come modifica dello scenario Omin con intercettazione dell’umido al 25%.

5.1 I fabbisogni impiantistici per i diversi scenari

Nell’ipotesi di mantenimento dei livelli di produzione dei rifiuti degli anni 2009-2010, si valutano i flussi di

materiali differenziati alla fonte e tal quali che dovranno essere inviati al sistema integrato di trattamento. Nel

prospetto seguente (tabella 6) si riporta la quantizzazione dei fabbisogni impiantistici.

Page 42: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13550 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Tab. 6 – Fabbisogni impiantistici per i diversi scenari

BASE BASE2 OSBas Omin

Produzione pro-capite di rifiuti solidi urbani

kg/Ab*d 1 1 1 1

Produzione annua di rifiuti ton/anno 222,285 222,285 222,285 222,285

Obiettivo di Raccolta differenziata di frazione umida % 5% 5% 20% 25%

Obiettivo di Raccolta differenziata di frazione secca % 20% 20% 20% 35%

Obiettivo di Raccolta differenziata di frazione umida ton/Ab*anno 11,114 11,114 44,457 55,571

Obiettivo di Raccolta differenziata di frazione secca ton/Ab*anno 44,457 44,457 44,457 77,800

Residuo secco da impianti di nobilitazione ton/anno 8,891 8,891 8,891 15,560

Potenzialità degli impianti di selezione secco umido ton/anno 166,714 166,714 133,371 88,914

Potenzialità degli impianti di biostabilizzazione ton/anno 100,028 100,028 66,686 35,566

Potenzialità degli impianti di trasformazione in CSS ton/anno 0 66,686 66,686 53,348

Potenzialità degli impianti di compostaggio ton/anno 12,226 12,226 48,903 61,128

Potenzialità degli impianti di nobilitazione frazioni secche ton/anno 44,457 44,457 44,457 77,800

Residui da impianti di biostabilizzazione ton/anno 80,023 80,023 53,348 28,452

Residui da impianti di produzione CSS ton/anno 0 13,337 13,337 10,670

Residui da impianti di produzione compost ton/anno 1,111 1,111 4,446 5,557

Secco in balle da selezione secco-umido post raccolta ton/anno 66,686 0 0 0

Residui da impianti di biostabilizzazione m3/anno 88,914 88,914 59,276 31,614

Residui da impianti di produzione CSS m3/anno 0 12,125 12,125 9,700

Residui da impianti di produzione compost m3/anno 1,389 1,389 5,557 6,946

Secco in balle da selezione secco-umido post raccolta m3/anno 95,265 0 0 0

Residuo secco da impianti di nobilitazione m3/anno 8,891 8,891 8,891 15,560

Fabbisogno complessivo di volumi di discarica controllata m

3/anno 194,460 111,319 85,849 63,820

I fabbisogni di discarica controllata sopra definiti presuppongono evidentemente il completamento

dell’impiantistica a tecnologia complessa prevista nei diversi scenari. Considerando l’attuale dotazione

impiantistica è ragionevole ipotizzare una fase transitoria di non meno di 18-24 mesi nei quali i conferimenti in

discarica controllata saranno nettamente più alti di quelli previsti per gli scenari di pianificazione. Occorre quindi

valutare attentamente il periodo transitorio ed i relativi fabbisogni di discarica controllata.

Page 43: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13551N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

5.2 Situazione impiantistica ad ottobre 2012

Ad ottobre 2012 il quadro aggiornato delle piattaforme di gestione dei rifiuti presenti sul territorio

provinciale è il seguente (tabella 7):

Tab. 7 – Situazione impiantistica ad ottobre 2012

PROVINCIA DI POTENZA

COMUNE TITOLARITÀ STATO DI FUNZIONALITÀ/NOTE

Potenza Comune Non attiva

Venosa Comune Attiva / annessa ad impianto biomeccanico

Atella Comune Attiva / annessa ad impianto biomeccanico non attivo

Sant’Arcangelo Società mista Medio

Agri Attiva / annessa ad impianto biomeccanico

Lauria Comune Non attiva / annessa ad impianto biomeccanico

Genzano di L. CM Alto Bradano Non attiva

Moliterno CM Alto Agri Non attiva

PROVINCIA DI MATERA

COMUNE TITOLARITÀ STATO DI FUNZIONALITÀ/NOTE

Matera Comune Attiva / annessa ad impianto biomeccanico

Pisticci Comune Attiva / annessa ad impianto biomeccanico non attivo

Colobraro CM basso Sinni Attiva / annessa ad impianto biomeccanico

Salandra Comune Attiva

Pomarico Comune Attiva

Tricarico Operatore privato Attiva

Ferrandina Comune Non attiva / volumi autorizzati esauriti

San Mauro Forte Comune Non attiva / volumi autorizzati esauriti

Il quadro complessivo delle disponibilità volumetriche per le discariche attive è riportato nella tabella 8

seguente:

Tab. 8 – Volumetrie di discarica disponibili ad ottobre 2012

PROVINCIA DI POTENZA

Sede dell’impianto disponibilità volumetrica ad ottobre

2012(m3)

Venosa 20.000

Lauria 0

S. Arcangelo 5.000

Atella 0

Potenza 0

Moliterno 0

Genzano di L. 0

Disponibilità impiantistica complessiva 25.000

Page 44: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13552 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

PROVINCIA DI MATERA

Sede dell’impianto disponibilità volumetrica ad agosto

2012 (m3)

Matera 30.000

Pisticci 1.000

Colobraro 5.000

Salandra 5.000

Pomarico 8.000

Tricarico 18.000

Disponibilità impiantistica complessiva 67.000

DISPONIBILITA’ IMPIANTISTICA COMPLESSIVA PER LA

REGIONE 92.000

A tali volumi vanno aggiunti i volumi della discarica di Lauria per 45.000 m3 attualmente fuori esercizio per

problemi strutturali in corso di soluzione.

Agli attuali ritmi di colmata, pari a circa 15.000 m3/mese, la disponibilità volumetrica complessiva fruibile in

regione consente un’autonomia fino a aprile-maggio 2013.

Nelle schede seguenti sono riportate le principali caratteristiche delle piattaforme di gestione dei rifiuti solidi

urbani presenti sul territorio regionale, con particolare riferimento alle potenzialità attuali ed a quelle future di

ciascuna di esse.

Alla luce delle considerazioni espresse per ogni singola piattaforma, nella tabella 9 riassuntiva è stata

sintetizzata l’attuale disponibilità impiantistica (ottobre 2012), quella possibile nei prossimi 12 mesi e 24 mesi, ed

infine la volumetria di quei bacini di stoccaggio i cui tempi di possibile utilizzo non sono al momento prevedibili.

Page 45: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13553N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

SCHEDE PIATTAFORME DI GESTIONE DEI RIFIUTI PRESENTI IN BASILICATA

Sede piattaforma VENOSA (PZ) – località Notarchirico

Tipologia Impianto di biostabilizzazione con annessa discarica controllata

Potenzialità principali unità tecnologiche

Selezione secco umido: 150 ton/d

Biostabilizzazione: 20 ton/d

Stato di funzionamento Attiva

Progetti di completamento/potenziamento

E’ stata avviata la procedura V.I.A. + A.I.A., ai sensi dell’art. 10 del D.Lgs. n. 152/2006, per la realizzazione di un impianto di compostaggio della potenzialità di 25 ton/d.

E’ stata prodotta istanza ai sensi dell’art. 25 della L.R. n. 17/2011 per la realizzazione di un nuovo bacino di discarica (capacità di stoccaggio proposta 174.000 m

3).

Volumetria residua discarica (stima al 31 ottobre 2012) 20.000 m3

Note La piattaforma di trattamento di Venosa rappresenta un nodo fondamentale del sistema integrato della Regione Basilicata. È, insieme alla piattaforma di Sant’Arcangelo, quella che funziona da più tempo e ha svolto un ruolo determinante nel preparare i materiali idonei allo smaltimento presso il termovalorizzatore Fenice. Il sito è attualmente in fase di ampliamento con il progetto di realizzazione di una unità di compostaggio da 25 ton/d in grado di soddisfare le esigenze di circa 125.000 abitanti.

Ampliamento realizzato 70.000 m

3

Area ampliamento proposto art. 25 L.R. n. 17/2011

Area realizzazione impianto di compostaggio

Page 46: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13554 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma ATELLA (PZ) – località Cafaro

Tipologia Impianto di biostabilizzazione con annessa discarica controllata

Potenzialità principali unità tecnologiche

Selezione secco umido: 60 ton/d

Biostabilizzazione: 20 ton/d

Stato di funzionamento Discarica Attiva

Impianto biomeccanico non attivo

Progetti di completamento/potenziamento

Sono in fase di ultimazione gli interventi di ammodernamento della sezione di vagliatura, di realizzazione dell’impianto biologico e del nuovo bacino di stoccaggio dei rifiuti della capacità utile di 95.000 m

3.

Immagine del 18/07/2011

Volumetria residua discarica 0 m3

Note La piattaforma di trattamento biomeccanico di Atella e l’annessa discarica di servizio rappresentano al momento il principale elemento di incremento operativo delle capacità di trattamento in Regione. L’entrata in esercizio delle unità è prevista per i primi mesi del 2013.

Impianto di biostabilizzazione

Unità di selezione secco-umido

Discarica in esercizio

Ampliamento realizzato 95.000 m

3

Page 47: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13555N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma GENZANO di LUCANIA (PZ) – località Mattinella

Tipologia Impianto di discarica controllata

Stazione di trasferimento rifiuti

Potenzialità principali unità tecnologiche

Stato di funzionamento Discarica esaurita

Progetti di completamento/potenziamento

La nuova vasca di stoccaggio dei rifiuti, della capacità utile di 95.000 m3,

è stata autorizzata V.I.A. + A.I.A. con la D.G.R. n. 1898 del 21.11.2008; detta autorizzazione risulta decaduta per decorrenza inefficacia del termine di validità del Giudizio Favorevole di Compatibilità Ambientale (3 anni) espresso con la stessa D.G.R..

Immagine del 13/05/2010

Volumetria residua discarica 0 m3

Note Al momento non vi sono certezze circa la realizzazione e l’entrata in esercizio del nuovo bacino di stoccaggio dei rifiuti anche a causa della forte opposizione delle popolazioni locali. In ogni caso i nuovi volumi di discarica non potranno essere disponibili prima di 24 mesi. E’ in esercizio il centro di raccolta intercomunale realizzato all’interno della piattaforma.

Stazione di trasferimento

Discarica in esercizio

Ampliamento Progettato 95.000 m3

Page 48: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13556 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma POTENZA – località Pallareta

Tipologia Impianto di discarica controllata

Potenzialità principali unità tecnologiche

Stato di funzionamento Discarica esaurita

Progetti di completamento/potenziamento

E’ stata prevista con la O.P.G.R. n. 2 del 08.01.2008 la realizzazione di un nuovo bacino di stoccaggio dei rifiuti della capacità utile di 95.000 m

3.

Attualmente l’iter di approvazione del progetto è sospeso in attesa di definizione della caratterizzazione ambientale del sito per accertata contaminazione.

Immagine del 21/06/2011

Volumetria residua discarica 0 m3

Note Al momento non vi sono certezze circa la realizzazione e l’entrata in esercizio del nuovo bacino di discarica anche per effetto dell’incertezza legata alla caratterizzazione ambientale dell’area. In ogni caso i nuovi volumi di discarica non potranno essere disponibili prima di 24-36 mesi.

Ampliamento progettato 95.000 m

3

Complesso discariche esaurite

Page 49: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13557N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma POTENZA – località San Luca Branca

Tipologia Impianto di termodistruzione

Potenzialità principali unità tecnologiche

Selezione secco – umido: 100 ton/d

Trattamento termico: 50 ton/d

Biostabilizzazione: 20 ton/d

Stato di funzionamento Fermo in fase di adeguamento funzionale

Progetti di completamento/potenziamento

L’impianto dovrebbe essere completato secondo le specifiche di progetto.

Immagine del 21/06/2011

Note L’impianto di termodistruzione è tutt’ora in fase di adeguamento funzionale e non è possibile prevedere una data certa di messa in esercizio a regime. Resta irrisolto il problema del sotto-dimensionamento dell’unità di biostabilizzazione limitata a 20 ton/d contro una produzione di frazione umida dall’unità di selezione stimata in almeno 40 ton/d.

Impianto di biostabilizzazione (Biocelle)

Termovalorizzatore

Page 50: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13558 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma SANT’ARCANGELO (PZ) – località Frontoni

Tipologia Impianto di biostabilizzazione con annessa discarica controllata

Potenzialità principali unità tecnologiche

Selezione secco umido: 150 ton/d

Biostabilizzazione: 35 ton/d

Stato di funzionamento Attiva

Progetti di completamento/potenziamento

E’ stata prodotta istanza ai sensi dell’art. 25 della L.R. n. 17/2011 per la realizzazione di un nuovo bacino di discarica (capacità di stoccaggio proposta 230.000 m

3).

Volumetria residua discarica (stima al 31 ottobre 2012) 5.000 m3

Note La piattaforma di trattamento di Sant’Arcangelo rappresenta un nodo fondamentale del sistema integrato della Regione Basilicata. È, insieme alla piattaforma di Venosa, quella che funziona da più tempo e ha svolto un ruolo determinante nel preparare i materiali idonei allo smaltimento presso il termovalorizzatore Fenice. Il sito è attualmente in fase di ampliamento con il progetto di realizzazione di una unità di compostaggio da 25 ton/d in grado di soddisfare le esigenze di circa 125.000 abitanti. L’incremento volumetrico della vasca di stoccaggio dei rifiuti richiesto si presenta relativamente agevole in termini strutturali per cui potrebbe concretizzarsi in circa 16-24 mesi.

Bacino in esercizio

Area ampliamento proposto art. 25 L.R. n. 17/2011

Impianto biomeccanico e area di realizzazione impianto di compostaggio

Page 51: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13559N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma LAURIA (PZ) – località Carpineto

Tipologia Impianto di biostabilizzazione con annessa discarica controllata

Potenzialità principali unità tecnologiche

Selezione secco umido: 50 ton/d

Biostabilizzazione: 35 ton/d

Stato di funzionamento Attività sospesa per problemi nell’esercizio della discarica

Progetti di completamento/potenziamento

Nessuno

Immagine del 25/08/2011

Volumetria residua discarica 45.000 m3

Note La piattaforma è attualmente ferma in attesa di definizione della caratterizzazione ambientale del sito per accertata contaminazione. Non sono prevedibili i tempi di riattivazione.

Nuovo bacino

Discarica colmata in fase di chiusura

Impianto biomeccanico

Page 52: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13560 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma MOLITERNO (PZ) – località Tempa La Guarella

Tipologia Impianto di discarica controllata

Potenzialità principali unità tecnologiche

Stato di funzionamento Non attiva

Progetti di completamento/potenziamento

Con la O.P.G.R. n. 11 del 19.12.2008 è stato disposto l’ampliamento del bacino di stoccaggio dei rifiuti nella misura di 40.000 m

3.

Volumetria residua discarica 30.000 m3(come da O.P.G.R. n. 13 del 29.12.2008)

Note L’iter di autorizzazione V.I.A. + A.I.A. dell’incremento volumetrico è attualmente sospeso in attesa di definizione della caratterizzazione ambientale del sito per accertata contaminazione. Non sono facilmente prevedibili i tempi di riattivazione.

Bacino coltivabile – ampliamento di 40.000 m

3 da realizzare per

sopraelevazione

Page 53: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13561N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma MATERA – località La Martella

Tipologia Impianto di compostaggio con annessa discarica controllata

Potenzialità principali unità tecnologiche

Selezione secco umido: 80 ton/d

Biostabilizzazione: 50 ton/d

Stato di funzionamento Attiva

Progetti di completamento/potenziamento

Il Comune di Matera ha chiesto la delocalizzazione dell’intera impiantistica. La Provincia di Matera ha recepito tale indicazione nella proposta di piano provinciale.

Immagine del 12/03/2011

Volumetria residua discarica (stima al 31 ottobre 2012) 30.000 m3

Note L’impianto di trattamento meccanico-biologico è attualmente in esercizio dopo un periodo di fermo per manutenzione straordinaria. La volumetria di discarica disponibile risulta sufficiente ai fabbisogni della sola città di Matera per circa 18 mesi agli attuali ritmi di colmata. Il bacino attualmente in esercizio presenta una conformazione che lo rende idoneo ad un incremento volumetrico con ridotte opere strutturali supplementari. Al momento non risultano prodotte istanze in tal senso da parte dell’Amministrazione Comunale.

Bacino in esercizio

Bacini esauriti ed attualmente sottoposti a sequestro da parte dell’autorità giudiziaria.

Impianto biomeccanico e impianto di compostaggio

Page 54: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13562 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma POMARICO (MT) – località La Manferrara Sottana

Tipologia Impianto di discarica controllata

Potenzialità principali unità tecnologiche

Stato di funzionamento Discarica in esercizio

Progetti di completamento/potenziamento

E’ stata prodotta istanza ai sensi dell’art. 25 della L.R. n. 17/2011 per l’ampliamento della vasca di stoccaggio dei rifiuti nella misura di 50.000 m

3.

Immagine del 23/07/2010

Volumetria residua discarica (stima al 31 ottobre 2012) 8.000 m3

Note L’incremento volumetrico della vasca di stoccaggio dei rifiuti richiesto si presenta relativamente agevole in termini strutturali per cui potrebbe concretizzarsi in circa 16-24 mesi.

Ampliamento progettato 50.000 m

3 Bacino in coltivazione

Page 55: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13563N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma PISTICCI (MT) – località La Recisa

Tipologia Impianto di biostabilizzazione con annessa discarica controllata

Potenzialità principali unità tecnologiche

Selezione secco umido: 120 ton/d

Biostabilizzazione: 10 ton/d

Stato di funzionamento Discarica in esercizio

Impianto non funzionante

Progetti di completamento/potenziamento

Con la D.G.R. n. 989/2011 si è conclusa la procedura di V.I.A. + A.I.A. per la piattaforma esistente e contestualmente è stato autorizzato l’ampliamento della vasca di stoccaggio dei rifiuti nella misura di 70.000 m

3 (come disposto dalla D.G.R. n. 373/2011), di cui 20.000 m

3 disponibili

senza la realizzazione di opere aggiuntive.

Immagine del 17/05/2010

Volumetria residua discarica (stima al 31 ottobre 2012) 1.000 m3, comprensivi dei 20.000 m

3

autorizzati e utilizzabili in assenza di opere strutturali.

Note L’utilizzazione degli ulteriori 50.000 m3 di ampliamento autorizzati sono subordinati

all’esecuzione di opere strutturali di modesta entità e difficoltà di realizzazione per cui le volumetrie in oggetto potrebbero essere rese disponibili in circa 12 mesi.

Bacino in coltivazione

Ampliamento Progettato 70.000 m

3

Impianto biomeccanico

Page 56: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13564 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma COLOBRARO (MT) – località Monticello

Tipologia Impianto di biostabilizzazione con annessa discarica controllata

Potenzialità principali unità tecnologiche

Selezione secco umido: 100 ton/d

Biostabilizzazione: 30 ton/d

Stato di funzionamento Attiva

Progetti di completamento/potenziamento

Con la D.G.R. n. 616/2012 si è conclusa la procedura di V.I.A. + A.I.A. per la piattaforma esistente e contestualmente è stato autorizzato l’ampliamento della vasca di stoccaggio dei rifiuti nella misura di 45.000 m

3 (come disposto dalla D.G.R. n. 373/2011), di cui 20.000 m

3 disponibili

senza la realizzazione di opere aggiuntive.

Immagine del 15/08/2006

Volumetria residua discarica (stima al 31 ottobre 2012) 5.000 m3, comprensivi dei 20.000 m

3

autorizzati e utilizzabili in assenza di opere strutturali.

Note L’utilizzazione degli ulteriori 25.000 m3 di ampliamento autorizzati è subordinata

all’esecuzione di opere strutturali di modesta entità e difficoltà di realizzazione per cui le volumetrie in oggetto potrebbero essere rese disponibili in circa 12 mesi.

Bacino in coltivazione

Ampliamento progettato 45.000 m

3

Impiantobiomeccanico

Page 57: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13565N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma SALANDRA (MT) – località Piano del Governo

Tipologia Discarica controllata

Potenzialità principali unità tecnologiche

Stato di funzionamento In esercizio

Progetti di completamento/potenziamento

Con la D.G.R. n. 373/2011 è stato disposto un ampliamento della vasca di stoccaggio dei rifiuti nella misura di 20.000 m

3. Non risulta essere stata

presentata istanza di V.I.A. + A.I.A. ai sensi dell’art. 10 del D.Lgs. n. 152/2006 al competente Ufficio regionale.

Immagine del 23/07/2010

Volumetria residua discarica (stima al 31 ottobre 2012) 5.000 m3.

Note La realizzazione degli ulteriori 20.000 m3 di ampliamento autorizzati è subordinata

all’esecuzione di una nuova area impermeabilizzata per cui le volumetrie in oggetto potrebbero essere rese disponibili in circa 18-24 mesi.

Bacino in coltivazione

Area di ampliamento

Page 58: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13566 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma TRICARICO (MT) – località Foresta (gestione privata)

Tipologia Discarica controllata con annesso impianto di riduzione volumetrica dei rifiuti (mediante triturazione e compressione)

Potenzialità principali unità tecnologiche

Stato di funzionamento In esercizio

Progetti di completamento/potenziamento

Con la D.G.R. n. 373/2011 è stato disposto un ampliamento della vasca di stoccaggio dei rifiuti nella misura di 25.000 m

3. E’ stata presentata

istanza di V.I.A. + A.I.A. ai sensi dell’art. 10 del D.Lgs. n. 152/2006 al competente Ufficio regionale.

E’ stata, inoltre, prodotta istanza ai sensi dell’art. 25 della L.R. n. 17/2011 per un ulteriore ampliamento della capacità di stoccaggio della vasca attualmente in esercizio, nella misura di 15.000 m

3.

Immagine del 23/07/2010

Volumetria residua discarica (stima al 31 ottobre 2012) 18.000 m3.

Note L’ampliamento della capacità di stoccaggio dei rifiuti della vasca attualmente in esercizio nella misura di complessivi 40.000 m

3 (25.000 m

3 già disposti con la D.G.R. n. 373/2011 +

15.000 m3 richiesti ai sensi dell’art. 25 della L.R. n. 17/2011), è immediatamente disponibile a

conclusione della procedura di V.I.A. + A.I.A., in quanto non subordinato all’esecuzione di opere aggiuntive (le volumetrie in oggetto potrebbero essere rese disponibili in circa 6 mesi).

Bacino in fase di coltivazione

Bacino esaurito

Impianto di triturazione e compressione dei rifiuti

Page 59: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13567N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma FERRANDINA (MT) – località Venita

Tipologia Discarica controllata

Potenzialità principali unità tecnologiche

Stato di funzionamento Non attiva

Progetti di completamento/potenziamento

Con la D.G.R. n. 1987/2011 è stato disposto un ampliamento della vasca di stoccaggio dei rifiuti nella misura di 40.000 m

3. Non risulta essere stata

presentata istanza di V.I.A. + A.I.A. ai sensi dell’art. 10 del D.Lgs. n. 152/2006 al competente Ufficio regionale.

Immagine del 15/08/2006

Volumetria residua discarica 0 m3

Note La realizzazione degli ulteriori 40.000 m3 di ampliamento disposti sono subordinati

all’esecuzione di una nuova area impermeabilizzata per cui le volumetrie in oggetto potrebbero essere rese disponibili in non meno di 18-24 mesi.

Ampliamento progettato 40.000 m3

Bacino esaurito

Bacino abbandonato

Page 60: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13568 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sede piattaforma S. MAURO FORTE (MT) – località Priati

Tipologia Discarica controllata

Potenzialità principali unità tecnologiche

Stato di funzionamento Non attiva

Progetti di completamento/potenziamento

Con la D.G.R. n. 1987/2011 è stato disposto un ampliamento della vasca di stoccaggio dei rifiuti nella misura di 40.000 m

3. Non risulta essere stata

presentata istanza di V.I.A. + A.I.A. ai sensi dell’art. 10 del D.Lgs. n. 152/2006 al competente Ufficio regionale.

Immagine del 15/8/2006

Volumetria residua discarica 0 m3

Note Recentemente sono stati rilevati problemi strutturali all’attuale bacino esaurito per cui le procedure di realizzazione dell’ampliamento hanno subito dei rallentamenti. La realizzazione degli ulteriori 40.000 m

3 di ampliamento disposti sono subordinati

all’esecuzione di una nuova area impermeabilizzata per cui le volumetrie in oggetto potrebbero essere rese disponibili in non meno di 18-24 mesi.

Bacino esaurito

Area individuata per l’ampliamento

Page 61: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13569N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Tab. 9 - Prospetto riassuntivo della situazione delle piattaforme di gestione dei rifiuti

PROVINCIA DI POTENZA

Sede della piattaforma

Disponibilità volumetrica ad

ottobre 2012 (m3)

Volumetria disponibile in 12 mesi (m

3)

Volumetria disponibile in 24 mesi (m

3)

Volumetria disponibile in

tempi non definibili al momento (m

3)

Venosa 20.000 100.000

Atella 95.000

Genzano di L. 95.000

Potenza 95.000

Sant’Arcangelo 5.000 150.000

Lauria 45.000

Moliterno 30.000

Disponibilità complessiva

Provincia di Potenza 25.000 95.000 250.000 265.000

PROVINCIA DI MATERA

Matera 30.000

Pomarico 8.000 50.000

Pisticci 1.000 50.000

Colobraro 5.000 25.000

Salandra 5.000 20.000

Tricarico 18.000 40.000

Ferrandina 40.000

San Mauro Forte 40.000

Disponibilità complessiva

Provincia di Matera 67.000 115.000 70.000 80.000

Disponibilità complessiva Regione

Basilicata 92.000 210.000 320.000 345.000

Se per la Provincia di Matera non si registrano nei prossimi 12 mesi particolari criticità in termini di volumetrie di

discarica disponibili (al netto della mancata realizzazione da parte degli Enti proprietari delle piattaforme delle

opere strutturali previste per la totale fruibilità degli ampliamenti volumetrici già autorizzati), per quella di

Potenza, invece, si sottolinea un grosso deficit impiantistico nel breve termine che comporta il sistematico

ricorso agli impianti presenti nell’altra provincia.

Situazione degli impianti a tecnologia complessa

Si riportano nelle figure seguenti le disponibilità attuali e le potenzialità nel breve termine dei vari impianti a

tecnologia complessa presenti sul territorio regionale: impianti di selezione secco-umido (figura 7), di

biostabilizzazione (figura 8), di rilavorazione delle frazioni secce da raccolta differenziata (figura 9) e di

Page 62: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13570 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

compostaggio (figura 10). Le suddette potenzialità sono confrontate con i fabbisogni attuali, con quelli nella

situazione di RD al 40% (obiettivo previsto dal vigente PRGR) ed infine con i fabbisogni ipotizzabili nel caso in

cui la RD raggiunga la percentuale del 65% (obiettivo previsto dall’art. 205 del D.Lgs. n. 152/2006 da assumersi

nel redigendo PRGR).

Allo stato attuale si registra un deficit di capacità di trattamento degli impianti di biostabilizzazione. Nella

suddetta situazione, l’eventuale dismissione delle infrastrutture esistenti presso il sito di La Martella a Matera

costituisce un elemento di forte criticità per la necessità di realizzare una importante infrastruttura similare, in

assenza (attualmente) di piano provinciale che lo preveda. Una ipotesi di rilocalizzazione di tale unità apre

comunque interessanti scenari di ottimizzazione viste le ridotte dimensioni di tutti gli impianti esistenti.

Negli scenari di RD al 40% e 65% si avrebbe un surplus di disponibilità impiantistica di biostabilizzazione che

potrà essere in parte utilizzato per il trattamento della frazione organica selezionata a monte (compostaggio di

qualità). In alternativa la maggiore potenzialità di trattamento potrà essere utilizzata per ottimizzare il trattamento

biologico al fine di produrre frazione organica stabilizzata (FOS) di migliore qualità.

Disponibilità�e�fabbisogno�di�impianti�di�selezione�secco�umido

0

100

200

300

400

500

600

Impianti�funzionanti

Impianti�in

�fase

�di

realizzazione/riconversio

ne

Potenzialità�disponibile

�abreve�term

ine

Fabbiso

gno�(Attu

ale)

Fabbiso

gno�(RD4

0%)

Fabbiso

gno�(RD6

0%)

Ton/

gior

no

Fig. 7 – Fabbisogno impiantistico – Impianti di selezione secco-umido

Disponibilità�e�fabbisogno�di�impianti�di�biostabilizzazione

0

50

100

150

200

250

300

Impianti�funzionanti

Impianti�in

�fase

�di

realizzazione/riconversione

Potenzialità�disponibile

�abreve�term

ine

Fabbiso

gno�(Attu

ale)

Fabbiso

gno�(RD4

0%)

Fabbiso

gno�(RD6

5%)

Ton/

gior

no

Fig. 8 – Fabbisogno impiantistico – Impianti di biostabilizzazione

Page 63: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13571N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Disponibilità�e�fabbisogno�di�impianti�di�rilavorazione�frazioni�secche�da�RD

0

50

100

150

200

250

300

350

Impianti�funzionanti

Impianti�in

�fase

�di

realizzazione/rico

nversio

ne

Potenzialità�dispon

ibile

�abreve�term

ine

Fabb

isogno�(Attuale)

Fabb

isogno�(RD4

0%)

Fabb

isogno�(RD6

5%)

Ton/

gior

no

Fig. 9 – Fabbisogno impiantistico – Impianti di rilavorazione frazioni secche da RD

Disponibilità�e�fabbisogno�di�impianti�di�compostaggio

020406080

100120140160180

Impianti�funzionanti

Impianti�in

�fase

�di

izzazione/rico

nversio

ne

enzia

lità�dispon

ibile

�abreve�term

ine

Fabb

isogno�(Attuale)

Fabb

isogno�(RD4

0%)

Fabb

isogno�(RD6

5%)

Ton/

gior

no

Fig. 10 – Fabbisogno impiantistico – Impianti di compostaggio

Si evidenzia, infine, la necessità di aumentare la disponibilità degli impianti di compostaggio per il trattamento

della frazione organica, raccolta in maniera differenziata, qualora le percentuali della RD raggiungano i valori del

40 ed ancora di più del 65%, obiettivi previsti dalla vigente normativa di settore.

5.3 Indicazioni preliminari relative agli obiettivi di raccolta differenziata

Si riportano di seguito, per gli obiettivi intermedi di raccolta differenziata, le previsioni di intercettazione delle

singole frazioni. Su tali dati sarà valutata la progressione dei fabbisogni impiantistici di trattamento e

smaltimento.

Page 64: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13572 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Tab. 10 - Obiettivo di raccolta differenziata per singola frazione in ambito regionale

obiettivo raccolta

25%

materiali incidenza della

frazione

obiettivo di raccolta

differenziata della singola

frazione

incidenza della RD

sulla produzione

totale

materiale organico 31,10% 0% 0%

carta e cartoni 20,60% 70% 14%

plastica 17,80% 50% 9%

Legno, tessili, cuoio 6,00% 10% 1%

metalli 4,00% 5% 0%

vetro e inerti 4,80% 30% 1%

sottovaglio 15,70% 0% 0%

Totale 100% 25,56%

Tab.11 - Contributo delle diverse frazioni all’ obiettivo di raccolta differenziata del 65%

obiettivo raccolta

65%

materiali incidenza della

frazione

obiettivo di raccolta

differenziata della singola

frazione

incidenza della RD

sulla produzione

totale

materiale organico 30,10% 75% 23%

carta e cartoni 21,30% 70% 15%

plastica 18,70% 55% 10%

legno, tessili, cuoio 6,00% 50% 3%

metalli 4,00% 70% 3%

vetro e inerti 4,60% 80% 4%

sottovaglio 15,30% 50% 8%

totale 100% 65%

Page 65: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13573N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

6. RACCOLTA DIFFERENZIATA

6.1 GLI OBIETTIVI

Partendo dal contesto nazionale, il D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. all’art. 205 (Misure per incrementare la raccolta

differenziata) cita:

“1. …(omissis)…in ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti:

a) almeno il trentacinque per cento entro il 31 dicembre 2006; b) almeno il quarantacinque per cento entro il 31 dicembre 2008; c) almeno il sessantacinque per cento entro il 31 dicembre 2012.”

Le strategie del programma “Obiettivi di Servizio del QSN 2007-2013” sono volte in modo chiare e deciso

all’ottimizzazione di servizi essenziali tra cui la tutela e il miglioramento della qualità dell'ambiente in relazione al

sistema di gestione dei rifiuti urbani.

Già nel 2007 sono state stanziate risorse del Fondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS) per assegnare premi alle

Regioni del Mezzogiorno che avessero conseguito gli obiettivi fissati (target) per il miglioramento dei citati servizi

essenziali.

Il Programma ha evidenziato ed evidenzia, quindi, la necessità di finalizzare la politica regionale 2007-2013 ad

obiettivi di produttività, competitività e innovazione da perseguire in un’ottica di sviluppo sostenibile.

Tra le priorità individuate, l’Obiettivo di Servizio III “Tutelare e migliorare la qualità dell’Ambiente in relazione al sistema di gestione dei rifiuti urbani” punta ad incentivare la differenziazione dei rifiuti in un’ottica di recupero di

materia ed energia facendo della discarica un mezzo marginale nella filiera gestionale dei rifiuti urbani.

A livello regionale, quindi, la riorganizzazione del sistema gestionale dei rifiuti urbani attraverso una

decisa svolta verso la differenziazione e il recupero dei materiali diventa una priorità di politica

ambientale.

L’attuale contesto regionale, in riferimento all’ultimo rapporto ufficiale dell’ISPRA, Rapporto Rifiuti Urbani – anno

2012, attesta che importanti sforzi vanno ancora sostenuti per arrivare ad un effettivo radicamento delle politiche

di raccolta differenziata.

Lo sviluppo di sistemi di raccolta differenziata in Basilicata, a livello locale, spesso registrano resistenze per un

timore diffuso di un possibile innalzamento dei costi di smaltimento.

Fortunatamente, tuttavia, sempre più frequentemente si registrano inversioni politiche che portano alcuni comuni

ad ottimi risultati.

In ogni caso, tale scenario ha imposto una seria analisi a cui la Regione Basilicata non si è sottratta arrivando ad

individuare importanti azioni da intraprendere nel breve periodo e da programmare in modo unitario al fine di

garantire il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata.

All’interno del sistema regionale di smaltimento e riciclaggio dei rifiuti urbani son emerse due macro-criticità:

� incentivazione e finanziamento di programmi di raccolta differenziata che coinvolgano l’intero territorio

regionale;

� implementazione e adeguamento della dotazione impiantistica indispensabile al trattamento e alla gestione

dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato.

Il recupero di materia attraverso la differenziazione dei rifiuti urbani rappresenta l’unica efficace alternativa alla

discarica. Per questo motivo solo lo sviluppo di sistemi integrati e comprensoriali di raccolta differenziata può

portare un forte ed immediato impatto positivo su tutta la filiera dei rifiuti in Basilicata, anche nell’ottica del

raggiungimento degli Obiettivi di Servizio.

Quest’ultimi he prevedono un sistema di premialità verso le regioni che raggiungano i target fissati.

Page 66: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13574 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

È estremamente chiaro che i tre target, strettamente collegati e interconnessi tra

loro, si raggiungono solo attraverso un nuovo sistema di gestione dei rifiuti urbani,

un sistema che consideri al centro non più la discarica ma la differenziazione del

rifiuto lasciando al conferimento in discarica un ruolo ancora importante e

fondamentale, ma comunque marginale.

6.2 IL CONTESTO REGIONALE

Per quanto riguarda i dati regionali sulla raccolta differenziata (RD) si riportano i dati riferiti al periodo 2000-2010

da Fonte Ispra:

Tabella 1 – Tonnellate di rifiuti raccolti in modo differenziato.

Tabella 2 – Percentuale di raccolta differenziata in ambito regionale.

Figura 1 – Andamento temporale della RD in termini percentuali (Fonte ISPRA).

Riduzione della quantità di rifiuti smaltiti in discarica ad un massimo pro capite pari a 230 kg.

Aumento delle percentuali di raccolta differenziata fino al 40% su tutto il territorio regionale.

Aumento delle frazioni umide avviate alla produzione di compost di qualità fino a percentuali del 20%.

Page 67: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13575N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Per quanto riguarda il dato finale riferito al 2011, risultato dell’elaborazione dei dati comunicati in via informale

dalle due Province, in Basilicata la quantità di rifiuti raccolti in modo differenziato risulta di ca 38.467,25 ton,

pertanto la percentuale di raccolta differenziata raggiunge un valore pari a ca 17,4%.

Dall’osservazione di tali dati, è possibile rilevare nel corso degli anni un trend positivo nelle percentuali di

raccolta differenziata ma, purtroppo, tali valori sono ancora distanti dal riferimento fissato dagli Obiettivi di

Servizio per le regioni del Mezzogiorno (40%) e da quelli fissati dalla normativa vigente (65%).

Sono da citare alcuni casi che dimostrano come ottimi risultati possono essere raggiunti in un breve arco di

tempo se accompagnati da decisioni politiche a favore della raccolta differenziata.

Tabella 3 – Classifica comuni ricicloni 2011 redatta da Legambiente Basilicata.

Tabella 4 – Situazione RD 2011 per i comuni capoluogo redatta da Legambiente Basilicata.

I comuni di Montescaglioso e Montalbano J. attraverso nuovi meccanismi di gestione e raccolta differenziata dei

rifiuti urbani hanno raggiunto nel giro di un anno circa valori di raccolta differenziati superiori al 50%. Tali comuni,

c’è da sottolineare, differenziano anche la frazione umida dei rifiuti urbani che viene conferita presso impianti

dedicati alla produzione di compost fuori regione (Puglia).

Positivi anche alcuni valori registrati in provincia di Potenza. Tali valori si registrano senza una raccolta dedicata

dell’umido che, se attuata, farebbe salire notevolmente il valore percentuale di raccolta differenziata.

6.3 LO STATO DI ATTUAZIONE DELLE POLITICHE REGIONALI

Già attraverso il ciclo di programmazione POR Basilicata 2000-2006, sono stati finanziati con Fondi

Strutturali FESR progetti finalizzati all’attivazione di un sistema di gestione intercomprensoriale della

raccolta differenziata. Durante tale ciclo è stato portato a termine il progetto nell’area del Lagonegrese

per cui, tuttavia, si registrano forti ritardi nell’affidamento del servizio di raccolta unitario.

Attualmente le azioni riguardanti l’incentivazione alla raccolta differenziata costituiscono una delle

priorità dell’Asse VII “Energia e Sviluppo Sostenibile” del Programma Operativo FESR 2007-

2013 così come specificamente individuato all’interno della Linea d’Intervento VII.3.1.A.

Attraverso i fondi stanziati su tale linea d’intervento sono stati finanziati i seguenti progetti:

Page 68: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13576 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Fonte finanziamento Operazione Ente Attuatore

PO FESR 2007-2013 Progetto RD nell’area del Vulture-Melfese Comune di Lavello

PO FESR 2007-2013 Progetto RD fascia jonica – sub-ambito 1 C.M. Basso Sinni

PO FESR 2007-2013 Progetto RD fascia jonica – sub ambito 2 Comune di Bernalda

PO FESR 2007-2013 Progetto RD nell’area dell’Alto Bradano C.M. Alto Bradano

In particolare, il Progetto nell’area dell’Alto Bradano è stato realizzato e l’avvio della gestione del servizio di

raccolta differenziata è avvenuto nel settembre 2011. A circa un anno dall’inizio del servizio si segnalano ottimi

risultati: le percentuali di raccolta differenziata registrate sono superiori al 60%.

Per il Progetto nell’Area del Vulture-Melfese, anch’esso terminato, si registrano criticità nella successiva fase di

attivazione della gestione del servizio di raccolta differenziata.

Figura 2 – Inquadramento territoriale dei progetti di raccolta differenziata già finanziati e

programmati.

Page 69: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13577N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Per quanto riguarda le aree della regione non interessate dai citati progetti, la Regione Basilicata ha investito

molto su una collaborazione con il CONAI al fine di programmare interventi volti a promuovere e organizzare

nuovi sistemi di gestione unitaria del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani.

Grazie ad una serie di accordi, infatti, la struttura tecnica del CONAI è stata coinvolta nelle azioni e nelle

decisioni in materia di gestione differenziate dei rifiuti al fine di sviluppare strategie e politiche indirizzate

all’implementazione della raccolta differenziata sull’intero territorio regionale.

Il 25 gennaio 2011 la Regione Basilicata ha sottoscritto con il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) un

Accordo di Programma Quadro inteso come supporto e parte integrante al Piano di Gestione dei rifiuti

urbani della Regione Basilicata.

Gli obiettivi principali di tale accordo sono:

� la promozione sul territorio regionale della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio provenienti sia da

superficie pubblica che da superficie privata;

� il supporto tecnico nell’individuazione delle più adeguate modalità di raccolta in relazione alle caratteristiche

specifiche delle diverse realtà territoriali lucane;

� l’attuazione di analisi e studi per lo sviluppo di sistemi di recupero di materia nel territorio regionale al fine di

promuovere il mercato dei materiali recuperati dai rifiuti e i prodotti riciclati.

La Regione Basilicata ha, quindi, avviato un’azione profondamente strategica mirata all’implementazione della

raccolta differenziata sul territorio regionale attraverso l’attuazione di piani di raccolta industriali, da predisporre

con l’assistenza del CONAI, fortemente indirizzati al recupero degli imballaggi domestici ed industriali.

Il 31 marzo 2011, inoltre, è stato sottoscritto un Accordo di Programma tra il Ministero dell’Ambiente della

Tutela del Territorio e del Mare, la Regione Basilicata e il CONAI i cui obiettivi principali sono del tutto

analoghi all’Accordo di Programma Regione Basilicata-CONAI siglato il 25.01.2011.

Tale accordo riveste particolare importanza per le risorse finanziarie che il Ministero ha trasferito alla Regione

Basilicata al fine di dare forte impulso allo sviluppo locale di sistemi integrati di raccolta differenziata secondo le

specifiche CONAI.

Tali accordi si inseriscono nell’ambito del terzo Accordo quadro nazionale per la raccolta degli imballaggi

siglato tra ANCI e CONAI del dicembre 2008 e con validità 2009-2013. Tale accordo, infatti, comprende una

serie di norme che hanno come obiettivo quello di implementare le raccolte differenziate, nonché di migliorare la

qualità dei materiali raccolti e la loro effettiva re-immissione sul mercato.

Nell’ambito dei citati accordi, nel primo semestre 2011, il CONAI ha redatto il “Rapporto per la riqualificazione

del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani dei comuni della Provincia di Potenza” a seguito di uno

studio analogo, realizzato nel corso del primo semestre 2010 per la Camera di Commercio di Matera, di analisi

dei sistemi di raccolta, delle problematiche e delle possibili soluzioni per i comuni della Provincia di Matera.

Questi documenti, completi di una analisi demografico-territoriale affiancata da un approfondito studio di

fattibilità tecnico-economica, costituiscono un importante riferimento sia per la rivalutazione ed eventuale

riorganizzazione dei progetti già finanziati, sia per la progettazione e l’organizzazione di nuovi progetti di raccolta

differenziata.

Il grande numero di singole gestioni del servizio di raccolta dei rifiuti urbani è risultato uno dei principali ostacoli

da superare. Inoltre è stato possibile individuare i comprensori su cui puntare per una gestione unitaria del

servizio di raccolta differenziata.

A seguito di incontri tecnici e di valutazioni oculate, la Regione Basilicata, coadiuvata dal CONAI ha, quindi,

individuato due aree di intervento comprendenti le due città capoluogo ed i comuni ad esse limitrofi in cui

sviluppare e cofinanziare progetti di raccolta differenziata a valere sui fondi rinvenienti dal suddetto Accordo.

Le due aree di intervento sono composte come di seguito specificato:

1. Area metropolitana della Città di Potenza costituita dai comuni di:

Page 70: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13578 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

POTENZA, ANZI, AVIGLIANO, BRINDISI DI MONTAGNA, PICERNO, PIETRAGALLA, PIGNOLA, RUOTI, TITO, VAGLIO DI BASILICATA.

2. Area metropolitana città di Matera comprendente i comuni di:

MATERA, CALCIANO, FERRANDINA, GARAGUSO, GRASSANO, GROTTOLE, IRSINA, MIGLIONICO, OLIVETO LUCANO, POMARICO, SALANDRA, SAN MAURO FORTE, TRICARICO.

La scelta di intervenire su tali ambiti consente di servire una popolazione di circa 215.000 abitanti (un terzo

dell’intera popolazione regionale) e di coprire geograficamente quasi tutto il territorio regionale essendo questi

progetti complementari ad altri interventi finanziati con fondi P.O.-FESR su altri ambiti territoriali (Alto Bradano,

Vulture Melfese, Sub Ambito Fascia Jonica 1, Sub Ambito Fascia Jonica 2).

6.4 GLI INDIRIZZI TECNICI ADOTTATI DALLA REGIONE BASILICATA

Nell’ambito dei citato Accordo quadro ANCI-CONAI, inoltre, sono state avviate analisi e costituiti strumenti per monitorare costantemente l’andamento delle raccolte, ma soprattutto per censire tutti i principali sistemi in uso e verificare per ciascuno di questi l’efficacia, l’efficienza e l’economicità, individuando gli standard diffusi. E’ stata promossa, quindi, la divulgazione di linee guida condivise sia dei modelli organizzativi sia delle attrezzature della raccolta differenziata, utili soprattutto per la progettazione e la diffusione delle raccolte differenziate nelle zone dove queste stentano ancora a decollare. Il Volume 2 del “Rapporto per la riqualificazione del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani dei comuni

della Provincia di Potenza”, suddiviso in “Indirizzi tecnici - Parte prima” e “Indirizzi tecnici - Parte seconda”

fornisce gli strumenti di indirizzo che la Regione Basilicata ha deciso di adottare sia per la per la progettazione di

sistemi di raccolta che per la definizione di atti di indirizzo amministrativo a livello provinciale e regionale.

Si tiene ovviamente conto della realtà della Basilicata, nonché dello stato attuale dei sistemi di raccolta presenti nella regione, secondo una indagine specifica che si e svolta nella provincia di Matera nel corso del 2010 e nella provincia di Potenza durante i primi mesi del 2011.

Page 71: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13579N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

���������������

PARTE�III:�PIANO�DI�GESTIONE�DEI�RIFIUTI�SPECIALI���

����

Page 72: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13580 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Sommario

1. PREMESSA .............................................................................................................................2. ANALISI DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO .............................................................................3. LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI IN BASILICATA ...............................................................4. OBIETTIVI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI ................................................................5. ANALISI DI PARTICOLARI CATEGORIE DI RIFIUTI ...................................................................

5.1 PCB (Policlorobifenili) ......................................................................................................................5.2 Fanghi di depurazione ......................................................................................................................5.3 Car fluff ...............................................................................................................................................5.4 Rifiuti sanitari ....................................................................................................................................5.5 Rifiuti inerti ........................................................................................................................................5.6 Pneumatici .........................................................................................................................................5.7 Rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani ...........................................................................5.8 Ceneri leggere (fly ash) e scorie decadenti da termovalorizzatori ..............................................

6. CONCLUSIONI ........................................................................................................................���

Page 73: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13581N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

1. PREMESSA

Il D.Lgs n. 152/2006 (e s.m.i.), all’art. 199, definisce i contenuti dei Piani Regionali in materia di gestione

dei rifiuti, in genere, e dei rifiuti speciali in particolare.

Nello specifico, i Piani Regionale devono prevedere:

� misure tese alla riduzione di quantità, volumi e pericolosità dei rifiuti;

� iniziative per favorire riutilizzo, riciclaggio e recupero di materiali e energia;

� il complesso delle attività e fabbisogni degli impianti necessari ad assicurare lo smaltimento dei

rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione, per favorire la riduzione della

movimentazione dei rifiuti;

� i criteri per l’individuazione delle aree idonee o non idonee alla localizzazione degli impianti;

� prescrizioni e requisiti tecnici relativi alle attività di gestione dei rifiuti, nel rispetto della

� normativa nazionale e comunitaria.

Le attività di pianificazione per la gestione dei rifiuti speciali, pertanto, devono basarsi su:

� un’analisi dettagliata dei dati regionali aggiornati di produzione e gestione dei rifiuti speciali

pericolosi e non pericolosi (stato di fatto e trend storici);

� un’analisi dei flussi di rifiuti per comprenderne l’import – export da – verso altre regioni, al fine di

favorire il più possibile raccolte separate e massimizzare il recupero di materie e di energia

limitando lo smaltimento in discarica;

� la formulazione di una stima dei fabbisogni di trattamento e smaltimento e l’analisi degli scenari di

produzione futuri in modo da definire gli strumenti di governance, tecnici o economici, favorendo la

realizzazione di impianti idonei al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti speciali in prossimità di

aree in cui vengono maggiormente prodotti.

Le suddette attività, inoltre, non possono e non devono essere disciplinate dall’Ente pubblico in modo

prescrittivo come avviene per quelle relative ai rifiuti urbani.

Non è infatti possibile, oltre che in diversi casi non è tecnicamente opportuno, definire bacini di utenza ed

impianti di riferimento per i rifiuti speciali prodotti in un determinato contesto territoriale.

La pianificazione della gestione dei rifiuti speciali assume un carattere meno vincolante rispetto a quella

dei rifiuti urbani in considerazione del fatto che non è soggetta al principio di autosufficienza di smaltimento

all’interno di ambiti territoriali ottimali, ma segue regole di libero mercato e la responsabilità della corretta

gestione è in capo innanzitutto ai produttori (in ottemperanza al principio “chi inquina paga”).

Ciò nonostante, le politiche di pianificazione devono fornire indirizzi affinché, in tutte le fasi della gestione,

siano perseguiti obiettivi di:

� tutela ambientale (verifica della compatibilità ambientale degli impianti adibiti al trattamento dei

rifiuti; definizione dei criteri di ammissibilità degli impianti sul territorio);

� risparmio di risorse (riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti speciali prodotti);

� ottimizzazione tecnica (possibilità di riutilizzo della materia).

In particolare, la gestione dei rifiuti è in genere un’attività di pubblico interesse per le diverse implicazioni

che ne possono derivare, pertanto tutte le operazioni di trattamento e smaltimento anche di questi rifiuti devono

essere disciplinate, autorizzate e controllate dall'Ente pubblico. Tale azione da parte dell’Amministrazione

Pubblica riveste un’importanza evidente se si considera che i rifiuti speciali sono caratterizzati per livelli di

produzione quantitativamente e qualitativamente (potenziale pericolosità) ben superiori rispetto a quanto

rientrante nell’ambito dei rifiuti urbani.

Il Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Speciali deve definire, inoltre, gli indirizzi per la gestione di

particolari categorie di rifiuti (rifiuti contenenti amianto, rifiuti sanitari, rifiuti agricoli, veicoli fuori uso, rifiuti da

Page 74: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13582 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

apparecchiature elettriche ed elettroniche – RAEE -, rifiuti inerti) individuando le azioni da attuare a livello

regionale per la loro corretta gestione.

Devono essere analizzate eventuali nuove necessità impiantistiche rispetto alle diverse categorie di rifiuti

e fornite linee guida tecnologiche e informazioni sulle migliori metodologie di smaltimento al fine di contribuire al

rispetto dei principi di prossimità ed efficienza.

Occorre ricordare che ai sensi del D.Lgs n. 152/2006 (e s.m.i.), nell’ambito dello smaltimento dei rifiuti

deve essere data priorità ai rifiuti non recuperabili generati nell’ambito di attività di riciclaggio o recupero,

nell’ottica della gerarchia comunitaria di ridurre lo smaltimento ad una fase residuale.

In questo senso, attenzione particolare deve essere posta al monitoraggio dei flussi di rifiuti (speciali, in

quanto derivanti da impianti di trattamento rifiuti) in uscita dagli impianti di trattamento per rifiuti urbani,

ribadendo quindi la necessità di una programmazione integrata tra i rifiuti urbani e gli speciali.

2. ANALISI DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO

La Basilicata ha una produzione complessiva di rifiuti speciali (quantificata a partire dalle informazioni

contenute nelle banche dati MUD, inclusi i rifiuti da costruzione e demolizione, fonte ISPRA) di circa 825.744 ton

per il 2008 e di circa 875.365 ton per il 2009, risultando dopo la Val d'Aosta ed il Molise la regione con minor

produzione (cfr. figura 1).

Figura 1- fonte ISPRA

Si tratta di una quantità ridotta di rifiuti, delle tipologie più svariate, che trovano collocazione in impianti

presenti sia all’interno che fuori della regione.

In particolare, di seguito, relativamente all’anno 2009 si riportano i dati di produzione di rifiuti speciali

pericolosi e non (espressi in ton) ripartiti per capitolo dell’elenco europeo dei rifiuti, ripresi dal rapporto ISPRA

"Rifiuti speciali - edizione 2011" (cfr. figure 2-3).

Page 75: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13583N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Nella figura 4, invece, è riportato un quadro riepilogativo della gestione dei rifiuti speciali in regione, con

riferimento sempre agli anni 2008 e 2009.

Figura 2- Produzione regionale rifiuti speciali non pericolosi per codici CER anno 2009 - fonte ISPRA

Figura 3- Produzione regionale rifiuti speciali pericolosi per codici CER anno 2009 - fonte ISPRA

Page 76: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13584 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Annoda R1 a

R11 R12 e R13

Totale recupero

da D1 a D12 e D14

D13 e D15 Totale

recupero Gestione

totale

2008 309.322 110.051 419.373 607.308 8.853 616.161 625.014

2009 354.081 79.321 433.402 572.321 5.261 577.582 1.010.984

Figura 4- Quadro riepilogativo della gestione dei rifiuti speciali in regione - anni 2008 e 2009 fonte ISPRA

Si precisa, in merito allo smaltimento in discarica D1, che, considerevoli quantitativi di rifiuti da costruzione

e demolizione e di rifiuti biodegradabili, dopo la stabilizzazione biologica, sono utilizzati nelle discariche per la

copertura giornaliera o in attività di ripristino finale dopo la chiusura delle stesse. Tale operazione, quando

interessa quantitativi rilevanti, deve essere necessariamente ritenuta una forma di smaltimento. L'ISPRA ha,

invece, ritenuto di sommare alle quantità di rifiuti in discarica (D1 totale) anche una quota di quelle avviate a

queste attività. Tale prassi accertata dall’ISPRA oramai da diversi anni, interessa, nel 2009, diverse regioni tra

cui la Basilicata.

A livello normativo l’evoluzione recente è stata densa di novità e continue modifiche, soprattutto per

quanto riguarda il regime delle MPS (materie prime secondarie, ovvero i “prodotti” che vengono sottratti al

regime dei rifiuti) e della tracciabilità dei rifiuti (passaggio da MUD a SISTRI etc.).

Il Piano per la gestione dei rifiuti speciali dovrà occuparsi di analizzare lo stato di fatto, con il censimento

delle autorizzazioni in procedura ordinaria e semplificata; una valutazione innovativa e più approfondita del

passato dovrà essere effettuata integrando le informazioni contenute nei database esistente (MUD, elenchi

presso le Province), anche alla luce delle successive esenzioni dalla compilazione del MUD introdotte a partire

dal 2006.

In questo senso uno strumento innovativo utilizzato sarà la valutazione a ritroso dei flussi di produzione

degli esenti dalla compilazione del MUD, analizzando le dichiarazioni dei rifiuti ritirati dagli impianti presenti non

solo in Basilicata ma anche in quelle limitrofe.

3. LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI IN BASILICATA

A fronte di una produzione di circa 875.365 ton per il 2009, il quantitativo complessivo di rifiuti speciali

gestiti (avviati ad attività di recupero o smaltimento) nello stesso anno ammonta a 1.010.983 tonnellate, di cui

918.166 tonnellate sono rifiuti non pericolosi e 92.817 tonnellate sono rifiuti pericolosi.

In base ai dati riportati dal rapporto ISPRA "Rifiuti speciali – edizione 2011" si ha che nel 2009 la modalità

di gestione, cui si è fatto maggiormente ricorso sono state, con il 39,6%, le operazioni di smaltimento

comprensive di D8, D9 e D14, seguite subito dopo, con il 35% dal recupero di materia (operazioni da R2 a R11)

e con il 14,6% dallo smaltimento in discarica (D1).

In particolare, sempre con riferimento alla fonte ISPRA, si è avuta la seguente situazione di ripartizione

della gestione dei rifiuti speciali (tonnellate) nelle diverse operazioni di recupero e smaltimento, per gli anni

2008-2009 (figura 5).

Nel 2009, i rifiuti speciali avviati a recupero corrispondono a oltre 433 mila tonnellate, circa il 43% del

totale gestito.

Nel biennio in analisi si osserva, inoltre, un considerevole aumento dei rifiuti recuperati in modalità R4

(riciclo/recupero dei metalli e dei composti metallici) e in modalità R5 (riciclo/recupero di altre sostanze

inorganiche), percentualmente pari, rispettivamente, al 20% e al 26%. In riferimento a quest’ultima modalità

recupero (figura 6) si evidenzia che la stessa interessa ingenti quantitativi di rifiuti speciali, costituiti, in

Page 77: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13585N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

particolare, da rifiuti inerti provenienti da operazioni di costruzione e demolizione (capitolo 17 dell’Elenco

europeo dei rifiuti).

Figura 5- Ripartizione gestione rifiuti speciali (ton) - fonte ISPRA

Figura 6- operazioni di recupero (ton)- fonte ISPRA

Page 78: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13586 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Per quanto attiene alle operazione di smaltimento (figura 7), nel 2009 tali rifiuti ammontano,

complessivamente, a circa 580 mila tonnellate, ovvero oltre il 57% del totale gestito.

Figura 7- smaltimento (ton)

4. OBIETTIVI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI

Il nuovo Piano Regionale nella sezione per la gestione dei rifiuti speciali dovrà avere come obiettivi

principali la riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti speciali prodotti, nonché la verifica della

compatibilità ambientale degli impianti adibiti al trattamento degli stessi. In particolare dovrà essere adottata una

politica di controllo al fine di favorire la riduzione della produzione dei rifiuti, limitare l'aumento della pericolosità,

favorire la possibilità di riutilizzo della materia, definire i criteri di ammissibilità degli impianti sul territorio.

Anche nel caso dei rifiuti speciali verranno analizzati i flussi per comprenderne l’import – export da – verso

altre regioni, e verranno elaborati i risultati in modo da definire gli strumenti di governance, tecnici o economici,

per favorire la realizzazione di impianti idonei al trattamento dei rifiuti speciali in prossimità delle aree in cui

vengono maggiormente prodotti.

Si ribadisce che ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006, nell’ambito dello smaltimento dei rifiuti deve essere data

priorità ai rifiuti non recuperabili generati nell’ambito di attività di riciclaggio o recupero, nell’ottica della gerarchia

comunitaria di ridurre lo smaltimento ad una fase residuale.

Page 79: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13587N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

In questo senso, un’attenzione particolare dovrà essere posta al monitoraggio dei flussi di rifiuti (speciali,

in quanto derivanti da impianti di trattamento rifiuti) in uscita dagli impianti di trattamento per rifiuti urbani,

ribadendo quindi la necessità di una programmazione integrata tra i rifiuti urbani e quelli speciali.

Il P.R.G.R. nella sezione rifiuti speciali dovrà definire i criteri per l’individuazione delle aree non idonee per

la realizzazione degli impianti di smaltimento, trattamento e recupero dei rifiuti.

In via prioritaria devono essere escluse le aree sottoposte a vincolo ambientale e paesaggistico, nonché

le aree territoriali S.I.C. e Z.P.S..

I principali vincoli rispetto ai quali devono essere formulati i suddetti criteri di esclusione sono indicati nel

seguito.

Tipo di vincolo Criterio di esclusione/valutazione

Servitù militari Esclusione totale

Altimetria Aree che si trovano ad una quota superiore a 1.000 m s.l.m.

Distanza da corpi d'acqua pubblici

Aree che ricadono nella fascia di rispetto, di 150 m da entrambe le sponde dei corsi d'acqua e di 300 m dalla linea di battigia dei laghi.

Distanza da funzioni sensibili

La presenza di scuole, ospedali e altre strutture sensibili in un raggio di 1000 m deve essere considerata come un fattore escludente.

Distanza da punti di approvvigionamento di acque ad uso potabile

All’articolo 94 comma 1 del D.Lgs. 03.04.2006 n. 152 si fissa una fascia di rispetto a tutela delle varie fonti di approvvigionamento idrico ad uso potabile. Secondo il criterio geometrico, l'estensione non deve essere inferiore a 200 metri rispetto al punto di captazione (corrispondente alla definizione di "zona di rispetto").

Aree in frana o erosione

Per la realizzazione di discariche di rifiuti non pericolosi e percolosi, sono escluse le aree in frana o soggette a movimenti gravitativi, e le aree formalmente individuate a seguito di dissesti idrogeologici e le aree interessate dalle limitazioni transitorie previste dal comma 6 bis dell'art. 17 della Legge n. 183/89".

Aree esondabili Aree esondabili, instabili e alluvionabili (tempi di ritorno 50 e 200 anni), comprese nelle fasce A e B individuate nei piani di assetto idrogeologico di cui alla Legge 18.05.1989 n. 183 e s.m.i.

Aree protette, a riserva naturale o integrale

Tutte le aree a riserva naturale o integrale sono escluse dalla localizzazione. In particolare le aree naturali protette sottoposte a misura di salvaguardia ai sensi dell’articolo 6 comma 3 della legge 06.12.1991 n. 394 e le aree individuate dagli articoli 2 e 3 del DPR 08.09.1997 n. 357 e s.m.i. [siti natura 2000, SIC, ZPS].

Aree con presenza di beni storici, artistici, archeologici, paleontologici

La presenza di strutture sensibili in un raggio di 1000 m deve essere considerata come un fattore escludente.

Page 80: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13588 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Tipo di vincolo Criterio di esclusione/valutazione

Fasce di rispetto da infrastrutture

Le fasce di rispetto sono state introdotte in considerazione di motivi di sicurezza e con funzione di salvaguardia per consentire eventuali ampliamenti delle infrastrutture stesse.

Per i cimiteri, I'art. 338 del T.U. delle leggi sanitarie 1265/34, fissa una fascia di rispetto minima di 200 m. Per le infrastrutture di trasporto, il D.P.R n. 495/92, all'art. 26, fissa fasce di salvaguardia in funzione del tipo di strada; il D.P.R 753/80, all'art. 1, indica le fasce di salvaguardia per le ferrovie.

Si riportano di seguito le fasce di rispetto minime da considerare all'esterno dei centri abitati:

� autostrada: 60 mt;

� strada di grande comunicazione: 40 mt;

� strada di media comunicazione: 30 mt;

� strada di interesse locale: 20 mt;

� ferrovia: 30 mt;

� aeroporto: 300 mt .

Gli strumenti urbanistici locali possono prevedere vincoli più ampi, di cui si dovrà tenere conto in fase di localizzazione degli impianti.

Aree ad utilizzo idrominerario

Le zone ricadenti nei bacini minerari sono escluse dall’ubicazione degli impianti

Singolarità geologiche

L’ubicazione di impianti non dovrebbe essere prevista:

� in corrispondenza di doline, inghiottitoi o altre forme di carsismo superficiale;

� in aree dove i processi geologici superficiali quali l’erosione accelerata, le frane, l’instabilità dei pendii, le migrazioni degli alvei fluviali potrebbero compromettere l’integrità della discarica;

� aree soggette ad utilizzo idrotermale.

Vincolo idrogeologico

I terreni di qualsiasi natura e destinazione, che possono perdere stabilità o turbare il regime delle acque, sono sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici (R.D. n. 3267/23) e aree individuate ai sensi dell’articolo 65 comma 3 lettera n del D.Lgs. 03.04.2006 n. 152. Questo fattore non rappresenta necessariamente un elemento di esclusione, essendo possibile verificare, con esame delle caratteristiche puntuali del sito, l'eventuale reale sussistenza delle condizioni di pericolo e richiedere un nulla osta allo svincolo dell'area proposta per la localizzazione.

Aree boscate Territori, vincolati dalla Legge n. 431/85, coperti da foreste e da boschi o sottoposti a vincolo di rimboschimento; il vincolo riguarda anche le aree boscate percorse da incendi o danneggiate dal fuoco.

Distanza da centri e nuclei abitati

Fascia di rispetto di 500 metri dalle aree residenziali individuabili, in sede di macrolocalizzazione (perimetro dei centri e dei nuclei abitati).

Aree agricole di pregio Area a consolidata e riconosciuta valenza agricola per la coltivazione di specie di pregio

Presenza di case sparse

La presenza di case sparse, nel raggio di 500 m, rappresenta un fattore penalizzante relativamente alla localizzazione di impianti di discarica.

Soggiacenza della falda

La normativa nazionale (D.C.I. 27.7.84) impone che il fondo della discarica controllata debba essere collocato ad una distanza minima di 1,5 m dal livello di massima escursione della falda. Il criterio, penalizzante, va verificato a livello puntuale.

Page 81: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13589N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Tipo di vincolo Criterio di esclusione/valutazione

Vulnerabilitàidrogeologica intrinseca

Il criterio è di tipo penalizzante ma non escludente. In fase di realizzazione dell'impianto, è possibile infatti adottare appositi interventi protettivi di impermeabilizzazione artificiale, interventi che comportano comunque un aggravio dei costi di realizzazione.

Aree sottoposte a vincolo paesaggistico

Questo fattore può essere cautelativamente considerato come escludente, a seguito della verifica sul significato del vincolo e in base alle eventuali condizioni per richiedere ed ottenere un nulla osta allo svincolo dell'area proposta per la localizzazione, a una successiva analisi delle caratteristiche puntuali del sito.

Oasi di protezione faunistica

Sono escluse le aree di protezione destinate al rifugio, alla riproduzione ed alla sosta della fauna selvatica periodicamente individuate dal Piano faunistico-venatorio provinciale, previsto dalla Legge n. 57/92.

Aree sismiche

Le aree individuate da fenomeni quali faglie attive, aree a rischio sismico di 1^ categoria così come classificate dalla L 02.02.1974 n. 64 e provvedimenti attuativi, e aree interessate da attività vulcanica, ivi compresi i campi solfatarici sono di norma non oggetto di ubicazioni di impianti di discarica per rifiuti non pericolosi e pericolosi.

5. ANALISI DI PARTICOLARI CATEGORIE DI RIFIUTI

5.1 PCB (Policlorobifenili)

Ai sensi dell’art. 5 del D.Lgs. n. 209/1999, vige l’obbligo di decontaminazione e smaltimento delle

apparecchiature contenenti PCB (policlorobifenili), secondo varie scadenze temporali, con riferimento alle

definizioni di cui all’art. 2 dello stesso D.Lgs. In particolare:

- volume > 5 dmc e percentuale di PCB > 0,05%: entro 31 dicembre 2009 (art. 5, comma 2, modificato

dalla legge 18 aprile 2005, n. 62, art. 18);

- volume > 5 dmc e percentuale di PCB compresa tra 0,05% e 0,005%: entro fine vita operativa (art. 5,

commi 3 e 4);

- volume � 5 dmc e percentuale di PCB > 0,005% (cd “piccole apparecchiature, non soggette ad

inventario ai sensi dell’art. 3) e i PCB usati (oli contaminati da PCB): entro 31 dicembre 2005 (art. 5,

comma 1).

Dovrà essere aggiornato il “Programma regionale di raccolta, smaltimento e decontaminazione e lo

smaltimento degli apparecchi contenenti PCB”, approvato con Delibera della Giunta Regionale n. 1194 del 17

maggio 2004, recante "D.Lgs. n. 209/1999 art. 4 - Adozione programma di raccolta, smaltimento e

decontaminazione. Modifica ed integrazione al programma approvato con Deliberazione di Consiglio Regionale

n. 703 del 23/09/2003" sulla base delle informazioni aggiornate disponibili.

5.2 Fanghi di depurazione

Il tema della gestione dei fanghi di depurazione dovrà analizzare le disponibilità impiantistiche, nonché la

possibilità delle stesse di rientrare in fasi di recupero ad esempio per fasi di compostaggio, o valutando

destinazioni alternative legate anche al recupero energetico (digestioni anaerobiche, anche in codigestione con

materiale organico proveniente da raccolta differenziata).

Page 82: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13590 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

5.3 Car fluff

Il car-fluff è la parte non metallica dei veicoli rottamati, rappresenta circa il 25% del suo peso totale e viene

avviato a frantumazione. E’ composto da diversi materiali compresi plastiche, gomma, vetro, fibre tessili, carta,

vernici, oli, e attualmente risulta generalmente smaltita in discariche dedicate. Le carenze normative e

interpretative hanno sempre rappresentato un problema nello smaltimento del car-fluff. Le difficoltà nel suo

smaltimento hanno portato a una situazione di semi paralisi dell’intera filiera di settore regionale.

Nella pianificazione regionale definitiva dovrà, pertanto, essere analizzata la produzione regionale e

dovranno essere delineati gli indirizzi per la sua gestione.

5.4 Rifiuti sanitari

La gestione dei rifiuti sanitari è disciplinata, dal D.P.R. n. 254 del 15 luglio 2003, “Regolamento recante

disciplina della gestione dei rifiuti sanitari a norma dell’articolo 24 della Legge 31 luglio 2002 n. 179”. Oggetto

della norma citata e della presente sezione sono le disposizioni normative e tecniche che disciplinano il deposito

temporaneo, la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento di tali rifiuti, prodotti nelle strutture pubbliche ed

in quelle che svolgono attività medica e veterinaria di prevenzione, di diagnosi, di cura, di riabilitazione e di

ricerca. Il P.R.G.R. dovrà monitorare e valutare i flussi di produzione, e la dislocazione degli impianti di

trattamento finale ai fini della verifica delle capacità impiantistiche e della possibile gestione “a rete” delle

situazioni di emergenza nello smaltimento.

5.5 Rifiuti inerti

In particolare sono da considerarsi rifiuti inerti, i rifiuti solidi che non subiscono alcuna trasformazione

fisica, chimica o biologica significativa; i rifiuti inerti non si dissolvono, non bruciano né sono soggetti ad altre

reazioni fisiche o chimiche, non sono biodegradabili e, in caso di contatto con altre materie, non comportano

effetti nocivi tali da provocare inquinamento ambientale o danno alla salute umana.

Essi si riferiscono principalmente ai codici CER 17.

Solo recentemente la problematica delle corretta gestione di questi flussi di rifiuti ha assunto rilevanza

nella pianificazione delle pubbliche amministrazioni ai diversi livelli istituzionali. La direttiva 2008/98/CE impone

che entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale, incluse

operazioni di colmatazione che utilizzano tali tipologie di rifiuti in sostituzione di altri materiali, di rifiuti da

costruzione e demolizione non pericolosi, escluso il materiale allo stato naturale definito alla voce 17 05 04

dell’elenco dei rifiuti, sarà aumentata almeno al 70% in termini di peso. Una rilevante riduzione dell’utilizzo delle

materie prime di cava, può essere conseguita mediante il riutilizzo dei materiali di demolizione e delle terre e

rocce da scavo ritenute idonee, al fine di una loro valorizzazione quali materiali da costruzione o per la

realizzazione di rilevati. Verrà pertanto favorito il recupero di tali materiali incentivando impianti di lavorazione di

materiali inerti da riciclaggio, anche negli ambiti estrattivi, a vantaggio di una minor cavazione. I flussi di

materiale recuperabile contribuiranno ad integrare la definizione del fabbisogno di materiale evidenziato dai

Piani cave provinciali. A tal proposito occorre anche ricordare che, a causa delle specifiche esenzioni

dall’obbligo di compilazione MUD per i produttori di questo tipo di rifiuti, il monitoraggio dei flussi dovrà essere

condotto mediante uno specifico incrocio dati con gli impianti di destino. Il Piano dovrà occuparsi di far emergere

i quantitativi reali prodotti mediante questa analisi approfondita, e di specificare mediante linee guida, le modalità

per la minimizzazione della loro produzione, favorendo successivamente il loro recupero/riutilizzo.

I quantitativi di rifiuti inerti derivanti dalle attività tipiche del settore demolizioni e costruzioni sono rilevanti

rispetto al totale dei rifiuti speciali prodotti, centinaia di migliaia di tonnellate annue a livello regionale.

Page 83: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13591N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

5.6 Pneumatici

La gestione dei pneumatici fuori uso è regolamentata dall’art. 228 del D.Lgs. n. 152/2006 e dal suo

Decreto attuativo (D.M. n. 82 dell’11 aprile 2011 "Regolamento per la gestione degli pneumatici fuori uso (Pfu) -

Articolo 228 del D.Lgs. n. 152/2006- G.U. 8 giugno 2011 n. 131”), il quale pone come prioritaria l’incentivazione

dell’utilizzo di pneumatici rigenerati.

Verranno monitorati i flussi prodotti verificando, in percentuale, quale sia il destino come recupero o come

smaltimento.

5.7 Rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani

L’articolo 182bis del D.Lgs. n. 152/2006, precisa che occorre realizzare l’autosufficienza nello smaltimento

dei rifiuti urbani non pericolosi e dei rifiuti derivanti dal loro trattamento. Questa significativa modifica, introdotta

con il D.Lgs. n. 205/2010, impone di analizzare con un livello di dettaglio spinto il destino degli scarti provenienti

dagli impianti di selezione, stabilizzazione e trattamento meccanico-biologico dei rifiuti.

Ottenere l’autosufficienza per questo tipo di rifiuti, classificati come “speciali” in quanto derivanti da

impianti di trattamento, è un obiettivo ambizioso; il P.R.G.R. dovrà indicare la produzione attuale, la capacità

impiantistica autorizzata ed il fabbisogno residuo privilegiando anche in questo caso l’ottica della minimizzazione

e ove non fosse possibile favorendo il recupero di materia e di energia.

5.8 Ceneri leggere (fly ash) e scorie decadenti da termovalorizzatori

Il sistema impiantistico regionale attuale prevede l’utilizzo di 2 termovalorizzatori per lo smaltimento dei

rifiuti urbani: Potenza con forno a griglia e potenzialità di trattamento pianificata di circa 25.000 tonn/anno

(impianto non in funzione), e l’impianto EDF Fenice di Melfi che ha una potenzialità di trattamento di rifiuti

autorizzata per gli urbani ed assimilati di 30.000 ton/anno e di rifiuti speciali di 35.000 ton/anno.

L’incenerimento dei rifiuti, oltre alle emissioni gassose produce anche residui solidi. Questi ultimi sono

costituiti da:

- scorie o ceneri pesanti, costituite dal residuo non combustibile dei rifiuti, residui metallici e non metallici

e da materiale organico incombusto, e che rappresentano circa il 20% dei rifiuti in ingresso;

- ceneri leggere o volanti, che derivano dai trattamenti di depurazione dei reflui gassosi e ceneri di

caldaia, che rappresentano circa il 6% dei rifiuti in ingresso.

Da scorie e ceneri leggere è possibile estrarre e recuperare metalli quali Alluminio, Ferro, Zinco e

successivamente a trattamenti con opportune tecnologie è possibile utilizzarle come sottofondi stradali,

componenti per calcestruzzo o per materiale ceramico, cemento o coperture per discariche.

Date le modeste quantità occorre valutare se implementare aspetti normativi e tecnologici per il loro

trattamento, per il conseguimento e l’ottimizzazione del recupero mediante le migliori tecnologie disponibili, o

destinarli a coperture per discariche.

Page 84: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13592 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

6. CONCLUSIONI

In merito alla gestione dei rifiuti speciali, si precisa che il regime normativo che disciplina il sistema dei

rifiuti speciali è completamente diverso da quello sul quale si fonda il sistema di gestione dei rifiuti urbani.

Per questi ultimi la legge stabilisce la competenza obbligatoria dei Comuni ed il diritto di privativa pubblica

per l’esercizio delle attività connesse; a ciò consegue che le pianificazioni territoriali (provinciali e regionali) di

gestione possono e devono indicare non solo obiettivi generali ma anche soluzioni organizzative ed

impiantistiche sul territorio congrue a soddisfare il fabbisogno connesso alla quantità e qualità dei rifiuti prodotti,

nonché prevedere che tali soluzioni vengano approntate dalla parte pubblica e che la stessa parte pubblica ne

assicuri e garantisca la gestione.

Diversamente, soluzioni organizzative ed imprenditoriali, funzionali all’esercizio di attività di gestione dei

rifiuti speciali. nel rispetto dei principi generali di tutela dell’ambiente e salvaguardia della salute pubblica,

nonché dell’organica disciplina di settore, sono� affidati in ultima istanza alle dinamiche del mercato, essendo

escluso il principio di territorialità.

Page 85: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13593N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

����������������� �

PARTE�IV:�PIANO�DI�BONIFICA�DEI�SITI�INQUINATI���

�����

Page 86: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13594 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

1. Piano regionale di bonifica delle aree contaminate La Basilicata è dotata di un proprio Piano Regionale di Bonifica, approvato contestualmente alla L.R. n. 6 del 2001. In realtà la ricognizione e classificazione dei siti risale al 1997-1998 ed è stata sviluppata secondo i criteri del DM. 185 del 16/05/1989. Tale pianificazione non può considerarsi conforme ai criteri sopraggiunti con l’emanazione del D.M. 471/99 e del D.Lgs. 152/06 e s.m.i., sebbene contenga un aggiornamento relativo all’anno 1998. L’elenco dei siti censiti nel piano regionale non può ritenersi equivalente all’anagrafe dei siti da bonificare. Tale equivalenza è esclusa già dagli articoli: 2 e 17 del DM 471/1999 e dagli articoli: 240 e 251 del D.Lgs.152/2006 e sarebbe ancor più erronea rispetto alle attuali definizioni di sito contaminato e di bonifica. In realtà bisogna distinguere i siti censiti dal piano effettivamente destinati alla bonifica dai siti contaminati o potenzialmente contaminati di nuova generazione e dai siti inquinati di interesse nazionale. Il Piano Regionale di Bonifica (PRB) riporta il censimento di 890 siti. Questi siti sono classificati in: siti marginali o bonificati esclusi dal piano, siti di bassa rilevanza, siti di rilevanza media e siti di alta rilevanza. Tale classificazione deriva dall’applicazione dell’algoritmo definito nel PRB per la valutazione delle priorità di intervento. Si riporta di seguito lo stralcio del PRB indicante la ripartizione dei siti. Lo schema successivo riporta lo stato dei siti contaminati in Basilicata così come individuato nella L.R. n. 6/2001. I criteri di valutazione adottati dal piano non sono omogenei con gli indicatori oggi adottabili. Tale disomogeneità non consente di valutare l’evoluzione della situazione fino allo stato attuale secondo i criteri di valutazione, neanche con un’analisi retrospettiva sito specifica per la mancanza dei dati necessari.

La tabella seguente riporta il programma di emergenza del PRB. I siti compresi in questo programma erano considerati oggetto di interventi immediati.

Comune Localita Tipologia sito Azioni Riferimenti atti

Tito Ex Liquichimica Industria dismessa

con discarica aziendale Sin D.M. 468/2001

Matera San vito Discarica rifiuti solidi urbani Caratterizzazione

D.M. 471/99 DGR 1476/2002

Page 87: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13595N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Comune Localita Tipologia sito Azioni Riferimenti atti

Calvello Camastra

Piesco-Isca del Gallo DGR 1473/2002

Potenza Pallareta Discariche rifiuti solidi urbaniAdeguamento

discariche DGR 1289/2010

Lauria Menavoli Discarica rifiuti solidi urbani Caratterizzazione DM

471/99 DGR 1733/2004

2. Evoluzione del quadro legislativo

L’Unione Europea, finora, non ha varato una disciplina specifica e dettagliata in materia di bonifiche di siti contaminati e di protezione del suolo. Questo settore non ha ereditato l’approccio adottato per altre materie affini come quelle di acque, rifiuti, emissioni e cambiamenti climatici. La Direttiva 2004/35/CE, infatti, emanata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio il 21 Aprile 2004, stabilisce principi pure importanti, ma assolutamente generali in materia di responsabilità ambientale, con riferimento alla prevenzione e riparazione del danno ambientale. Essa introduce un regime di responsabilità oggettiva, derogabile da parte dei singoli Stati membri, i quali possono diversamente stabilire che, ai fini della sussistenza della responsabilità, debba essere provato l’elemento soggettivo dell’operatore (dolo o colpa). Su tutti gli altri aspetti, la Direttiva individua dei requisiti minimi obbligatori, lasciando e demandando agli Stati membri la possibilità e l’onere di stabilire condizioni più restrittive. Ciascuno Stato membro, quindi, pur nell’ambito di linee guida comuni, ha elaborato discipline diverse per la bonifica dei siti contaminati. Tale eterogeneità è tale introdurre forti distorsioni di mercato per le imprese che si trovano a competere sul mercato, avendo costi di risanamento e salvaguardia ambientale molto diversi. Attualmente non esiste una politica specifica di protezione del suolo a livello comunitario, anche se alcuni aspetti relativi alla difesa di questa risorsa si ritrovano in varie politiche comunitarie e possono contribuire alla tutela del suolo. A questo proposito si ricordano, ad esempio, molte disposizioni della normativa ambientale comunitaria in vigore in materia di acque, rifiuti, sostanze chimiche, prevenzione dell’inquinamento di origine industriale, tutela della natura e pesticidi. Altri effetti positivi per i suoli agricoli dovrebbero derivare anche dall’applicazione delle disposizioni in materia di protezione dei suoli agricoli nella nuova politica agricola comune e dal contributo della politica di sviluppo rurale. Tuttavia, visti gli obiettivi e i campi di applicazione diversi e considerato il fatto che spesso sono finalizzate anche ad altri comparti ambientali, le disposizioni in vigore, anche se attuate nella loro interezza, offrono comunque una difesa frammentaria e parziale del suolo, perché non riguardano tutti i tipi di suolo e tutte le problematiche individuate. Malgrado le divergenze tra i vari Paesi è unanime il consenso sulla necessità di garantire al suolo lo stesso grado di protezione riservato ad altre matrici ambientali come l’aria o le acque, perché le funzioni che esso svolge sono determinanti per la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi e degli ecosistemi. Allo stesso tempo, però, viene sottolineato che l’enorme variabilità del suolo a livello europeo impedisce l’adozione di un sistema di tutela del suolo unico. Per questi motivi è stato stabilito, con un ampio consenso, che a livello europeo venga adottato un quadro generale che fissi obiettivi e principi comuni e che gli Stati membri abbiano la facoltà di adottare le modalità di applicazione al livello amministrativo e territoriale più opportuno. Attualmente l’unico approccio organico alla materia del risanamento ambientale resta quello degli USA, risalente alla legge CERCLA (Comprehensive Environmental Response, Compensation and Liability Act, 1980) che introduceva, fin dal 1980, l’obbligo di bonifica per gli autori della contaminazione, con l’importante principio della retroattività dell’obbligo, a partire dal momento dell’accertamento. Rispetto ai 1400 siti allora censiti da questa legge come gravemente contaminati (National Priority List), oggi sono completamente bonificati circa il 50%. Oggi nei Paesi membri dell’UE si trovano circa tre milioni di siti potenzialmente contaminati. Le stime mostrano che più dell’8% (circa 300.000 siti) sono contaminati e necessitano di interventi, ma questa percentuale è in continua crescita per effetto dell’avanzamento delle indagini di caratterizzazione e monitoraggio ambientale. Il numero totale dei siti contaminati da bonificare entro il 2025 è previsto essere pari al 50% dei siti attualmente ritenuti potenzialmente contaminati. La contaminazione riscontrata è riconducibile ad attività commerciali ed industriali del passato e al trattamento e allo smaltimento di rifiuti. Nei siti commerciali ed industriali le cause più frequenti di contaminazione del suolo e della falda sono i rilasci da serbatoi e da tubazioni e gli incidenti; le industrie maggiormente responsabili della contaminazione sono quelle metallurgiche, i poli chimici, le centrali termoelettriche e le raffinerie. Degni di nota sono poi anche le stazioni di servizio e le lavanderie a secco, menzionati come le sorgenti di contaminazione più frequenti in Lussemburgo, Lettonia, Italia, Austria e Belgio. Il 37% circa dei siti è contaminato da metalli pesanti, il 34% da oli minerali, il 13% da idrocarburi policiclici aromatici, il 6% da BTEX, il 4% da fenoli e il 2,4% da organici policlorurati (Progress in management of contaminatedsites (CSI 015)”, EEA Report, Agosto 2007).

Page 88: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13596 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

In Italia la gestione dei siti contaminati è avvenuta inizialmente con riferimento alle norme relative alla gestione dei rifiuti, poi alle norme di protezione del suolo ed al rilascio nell’ambiente di sostanze pericolose. L’esame delle norme italiane di settore dimostra che la fine degli anni 90 rappresenta l’epoca di svolta nella gestione delle aree contaminate. Prima della riforma organica del 1997 - 1999, la disciplina della bonifica dei siti inquinati era offerta da una pluralità normative statali, che in maniera non sempre uniforme e coordinata tentavano di porre rimedio a un’emergenza sempre più avvertita con il passare degli anni e l’avanzamento del processo di industrializzazione. In particolare, vanno richiamate le disposizioni dell’art. 5 della legge n. 441 del 1987 ed del D.M. 16 maggio 1989, emanato in attuazione del suddetto articolo, che offrivano una prima, seppur parziale, disciplina delle bonifiche. Il modello cui si ispirava la suddetta normativa, risulta oggi incredibilmente lacunoso in talune parti essenziali limitandosi a dettare i criteri e le linee guida per la predisposizione, con modalità uniformi da parte delle Regioni, dei piani di bonifica delle aree inquinate. Non essendo previste norme per la definizione univoca di sito contaminato, per le procedure di prelievo e analisi dei campioni, per le modalità di intervento, per la redazione e approvazione dei progetti, la regolamentazione concreta dei suddetti aspetti era demandata interamente alle leggi regionali, che, seppur vincolate dalla normativa statale a individuare, in ordine di priorità, i siti da bonificare, incorrevano in rilevanti difficoltà di ordine pratico, non di rado scaturenti dalla carenza di un adeguato supporto tecnico-scientifico idoneo ad accreditare le relative scelte politiche locali. Tale impostazione produceva effetti fortemente contraddittori in cui l’unica certezza era quella della mera restituito in integrum di quei siti caratterizzati dalla presenza di specifiche sostanze inquinanti o interessati dallo svolgimento di attività produttive pericolose. Nella normativa statale si tralasciava di fissare i pur necessari parametri di ordine tecnico e operativo che, oltre ad agevolare l’approvazione di una pronta ed efficace legislazione regionale, avrebbero garantito un’uniformità degli aspetti salienti e preliminari della questione. In questo contesto di assoluta indeterminatezza, il termine “bonifica” ha assunto, nella legislazione regionale di attuazione dell’art. 5 della L. n. 441/87, una mera «variante lessicale» per disciplinare una serie di attività in campo agricolo e di ripristino ambientale, variamente denominate, limitate sostanzialmente alla rimozione di rifiuti tossici presenti nei siti classificati come contaminati, prescindendo dal raggiungimento finale di possibili standard di qualità connessi all’utilizzo previsto dell’area. Il D.Lgs. n. 22/97 stabilisce l’obbligo di bonifica a carico dei responsabili e/o dei proprietari delle aree inquinate, la redazione dei piani di bonifica di competenza regionale, l’istituzione dell’anagrafe regionale dei siti da bonificare e la responsabilità penale in capo ai soggetti che non adempiono agli obblighi di bonifica e ripristino ambientale. I principi comunitari recepiti con il D.Lgs. 22/97 hanno avuto concreta applicazione solo dopo l’emanazione delle norme di attuazione promulgate con D.M. Ambiente e Sanità n. 471/99. Fino all’entrata in vigore del D.M. 471/99 la necessità – obbligo di bonifica erano valutate con riferimento alle norme sulla classificazione dei rifiuti e degli scarichi. Questo approccio considerava la bonifica di suoli e acque derivante dal confronto di valori limiti tabellari originariamente definiti per la classificazione dei rifiuti tossico-nocivi e l’ammissibilità delle acque reflue allo scarico. Secondo questa impostazione la bonifica di suolo e sottosuolo risultava necessaria in presenza di rifiuti tossico-nocivi e/o quando i valori di concentrazione, riscontrati nei suoli, delle sostanze capaci di rendere tossico-nocivo un rifiuto risultavano superiori alle concentrazioni limite stabilite dalla Deliberazione del Comitato Interministeriale del 27/07/1984. In pratica la necessità di bonifica di suolo era riconosciuta quando il suo stato era tale da renderlo un rifiuto tossico-nocivo, ovvero tale da dover essere collocato in discarica dedicata. L’estrema semplificazione e l’assoluta mancanza di rigore tecnico-giuridico sono state corrette dal Legislatore nazionale con il D.M. 471/99, con il D.Lgs. 152/06. L’evoluzione è così forte da produrre effetti rivoluzionari, al punto da escludere dal campo di applicazione quelle attività che le norme previgenti indicavano come “bonifiche”. La presenza/abbandono di rifiuti, infatti, in un sito determinava, secondo le norme previgenti, l’obbligo di individuarlo come sito inquinato da bonificare. Le norme successive, DM 471/99 e D.Lgs. 152/06, escludono dal proprio campo di applicazione le situazioni di mero abbandono di rifiuti che non abbiamo prodotto l’inquinamento del suolo-sottosuolo e delle risorse idriche. L’inquinamento del suolo è associato, invece, alla presenza di sostanze in grado di indurre una tossicità potenziale nei confronti degli esseri viventi (biocenosi), ovvero di modificare le caratteristiche proprie dell’ambiente abiotico. Tuttavia, a dispetto dell’apparente semplicità nella definizione di suolo contaminato si pongono delle serie difficoltà nella sua valutazione quantitativa finalizzata, ad esempio, alla progettazione di interventi di risanamento ed a individuare le responsabilità dei soggetti responsabili. Tali difficoltà sono innanzitutto legate al fatto che nel suolo coesistono diverse matrici ambientali (fase solida, liquida ed aeriforme), nelle quali gli inquinanti possono concentrarsi, ripartirsi e migrare. Per questi motivi l’approccio riferito al contenuto di rifiuti tossico-nocivi e alle concentrazioni limite (CL) di cui alla Del. C. Interm. è diventata inadeguata rispetto agli scopi di tutela della salute pubblica e di salvaguardia ambientale.

Page 89: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13597N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Le moderne normative relative alla bonifica dei siti contaminati, perciò, individuano degli standard di qualità dei suoli. I criteri di definizione degli standard di qualità dei suoli partono dall’elaborazione dei criteri di screening per la valutazione dello stato di contaminazione di un suolo e dei criteri sito-specifici per la determinazione degli obiettivi del risanamento in base alla destinazione d’uso. La definizione degli standard di qualità dei suoli non è solo un problema normativo, ma soprattutto di tipo scientifico e tecnico-operativo. La definizione di standard di qualità dei suoli per una data sostanza S è l’individuazione di un valore di concentrazione CS della sostanza in esame, che determina un rischio ritenuto accettabile per la salute umana, considerate le possibili vie di esposizione e i percorsi di contaminazione delle diverse matrici ambientali. Estendendo il riferimento ad un’accezione non solo sanitaria, ma ecologica, gli standard di qualità dei suoli rappresentano le concentrazioni che non arrecano danni ai comparti ambientali connessi con il suolo. Esistono tre diversi tipi di approccio nella definizione degli standard di qualità dei suoli: concentrazione di background; concentrazione limite; analisi del rischio. L’Italia ha utilizzato questi tre criteri per stabilire gli obblighi e gli obiettivi di bonifica. L’iniziale approccio del D.M. 471/99 puramente tabellare delle concentrazioni limite è stato modificato per adottare, con il D.Lgs. n. 152/06 e s.m.i., concentrazioni di screening iniziale, il cui superamento comporta l’obbligo di eseguire l’analisi del rischio sanitario ed ambientale sito specifica. Il D.Lgs. 152/2006 modifica radicalmente l’approccio tabellare puro basato sulla concentrazione limite rispetto al previgente D.M. 471/99, introducendo due soglie: la concentrazione soglia di contaminazione (CSC) e la concentrazione soglia di rischio (CSR). I valori di CSC sono le concentrazioni al di sopra delle quali è stabilito l’obbligo di effettuare la caratterizzazione e l’analisi del rischio sito specifica. Le CSC sono pertanto valori generali di attenzione, che conferiscono all’area oggetto di indagine lo stato di sito potenzialmente contaminato. I valori di CSR sono sito specifici e rappresentano, invece, le concentrazioni di accettabilità dei livelli di contaminazione validi per un determinato un sito. Le concentrazioni superiori alle CSR consentono di definire il sito contaminato per il quale sussiste l’obbligo di procedere ad interventi di bonifica e/o messa in sicurezza. Sulla base di tali considerazioni, un sito si definisce contaminato o potenzialmente contaminato nel caso in cui le concentrazioni del contaminante in esame siano superiori rispettivamente alle CSR e alle CSC. Un sito non è contaminato in uno dei seguenti casi: la concentrazione del contaminante in esame risulta minore delle CSC; la concentrazione del contaminante in esame è maggiore delle CSC, ma inferiore alle CSR. Le CSR sono valori di concentrazione sito specifiche calcolate per singolo contaminante ed in quanto tali possono risultare sia minori che maggiori delle CSC, in quanto le condizioni del sito, i processi di trasporto, le vie di esposizione e la vulnerabilità degli esposti possono incidere in modo significativo sul valore finale. L’utilizzo del criterio delle concentrazioni di fondo trova applicazione, ai sensi del D.Lgs. 152/06, nelle situazioni in cui “contenuto di fondo naturale nel suolo” degli inquinanti risulta superiore alle concentrazione limite per cause dipendenti esclusivamente dai processi naturali di tipo geologico e pedogenetico. In questi casi è richiesta una specifica caratterizzazione dell’area per individuare i valori di fondo naturali che sostituiscono le CSC dei rispetti composti. L’ambito di applicazione dei valori di fondo naturale esclude, perciò, la determinazione degli effetti antropici che in alcuni casi si sovrappongono tra loro fino a determinare uno stato di contaminazione uniforme in determinate aree a destinazione industriale. L’esame delle norme italiane di settore dimostra che il Legislatore nazionale ha già tempo abbandonato le approssimazioni iniziali degli anni ’90 a favore di un’evoluzione tecnico-giuridica, confluita nel D.Lgs. 152/06, fondata su basi scientifiche rigorose. La regolamentazione del settore risulta in gran parte anche conforme alla Proposta di direttiva quadro per la protezione del suolo in modifica della Direttiva 2004/35/CE così come comunicata dalla Commissione Europea al Consiglio (COM(2006)232 definitivo, 22.9.2006). La Commissione Europea, ritenendo necessaria una strategia più incisiva, considera l'emanazione della direttiva quadro sulla protezione del suolo la soluzione più adeguata per istituire un quadro comune di difesa del suolo basato su tre principi fondamentali: la conservazione delle funzioni del suolo, la prevenzione del suo degrado e la mitigazione degli effetti del degrado stesso. La proposta di Direttiva stabilisce sia l'obbligo per gli Stati membri di individuare, descrivere e valutare l'impatto di alcune politiche settoriali sui processi di degrado del suolo e sia l'obbligo per i proprietari di adottare misure di precauzione in caso di utilizzo del terreno che ne possa compromettere la funzionalità. La direttiva proposta, la cui base giuridica è l’articolo 175 paragrafo 1 del trattato CE, contempla i seguenti elementi: - istituzione di un quadro comune per la difesa del suolo basato sui principi della conservazione delle funzioni del suolo, della prevenzione del suo degrado e della mitigazione degli effetti di tale degrado, del ripristino dei suoli degradati e dell’integrazione di queste problematiche in altre politiche settoriali;

Page 90: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13598 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

obbligo di individuare, descrivere e valutare l’impatto di alcune politiche settoriali sui processi di degrado del suolo al fine di tutelarne le funzioni; - obbligo per i proprietari di terreni di adottare misure di precauzione nei casi in cui si possa presumere che l’utilizzo che fanno del suolo possa ostacolare in maniera rilevante le funzioni svolte dal suolo; - approccio al fenomeno dell’impermeabilizzazione del suolo volto a garantire un utilizzo più razionale del terreno secondo quanto stabilito dall’articolo 174 del trattato CE e a mantenere il maggior numero possibile di funzioni del suolo; - individuazione delle aree a rischio di erosione, diminuzione di materia organica, salinizzazione, compattazione e smottamenti, e istituzione di programmi nazionali di misure. Occorre identificare l’estensione delle aree che presentano i rischi elencati; ai fini della coerenza e della comparabilità, i rischi devono essere identificati in base ad elementi comuni, tra cui parametri riconosciuti come cause di vari problemi considerati. Sarà inoltre necessario adottare obiettivi di riduzione del rischio e programmi di misure per conseguire tali obiettivi. I programmi potranno fondarsi su norme e misure già individuate e messe in atto in ambito nazionale e comunitario; - misure per contenere l’immissione di sostanze pericolose nel suolo, per evitarne l’accumulo che potrebbe ostacolare lo svolgimento delle funzioni del suolo e comportare un rischio per la salute umana e per l’ambiente; - istituzione di un inventario dei siti contaminati e di un meccanismo di finanziamento per la bonifica dei siti “orfani”, preparazione di un rapporto sullo stato del suolo e formulazione di una strategia nazionale di bonifica dei siti contaminati individuati. Viene proposta una definizione di “sito contaminato” e predisposto un elenco di attività potenzialmente inquinanti per il suolo: questi due elementi sono il punto di partenza per localizzare i siti che possono essere contaminati e procedere successivamente all’istituzione di un inventario dei siti che risultano effettivamente contaminati. Accanto a ciò, vi è l’obbligo, per i venditori o i potenziali acquirenti, di fornire un rapporto sullo stato del suolo per ogni compravendita di terreni in cui siano avvenute o siano in corso attività potenzialmente inquinanti. La stessa Commissione riconosce le azioni di tutela e risanamento del suolo richiedono ingenti risorse e politiche stabili necessarie a consolidare programmi di intervento di lungo termine, di durata venticinquennale, da aggiornarsi a scadenze quinquennali prefissate. La Proposta di Direttiva indica perciò che la stessa Commissione Europea considera necessarie cospicue risorse finanziarie e programmi di risanamento aventi durata pari a ben venticinque anni. In questo scenario generale l’Italia ha comunque istituito un proprio sistema in cui ha sviluppato non solo il già citato quadro tecnico-giuridico di riferimento, ma anche piani e programmi, sia nazionali che regionali, di bonifica. La programmazione nazionale contempla l’estrapolazione dai Piani Regionali di Bonifica, ex D.Lgs. n. 22/97, di alcuni siti, siti di interesse nazionale (SIN), in cui la bonifica, per estensione, importanza socio-economica e gravità di inquinamento risulti di prevalente interesse pubblico per la tutela della salute pubblica, la salvaguardia ambientale e lo sviluppo dei territori interessati. I SIN sono oggetto di dibatti e polemiche ricorrenti in merito all’insufficienza dei finanziamenti ed ai lunghi tempi per la realizzazione degli interventi di bonifica necessari per la loro restituzione agli usi legittimi. La titolarità dei procedimenti dei SIN è del Ministero dell’Ambiente, mentre le Autorità Locali sono spesso coinvolte in tale dibattito, tanto come soggetti attuatori degli interventi e quanto come responsabili dello sviluppo e salvaguardia dei territori interessati. Tali discussioni sono solo in minima parte condivisibili, in quanto lo scenario italiano attuale pone l’Italia tra le prime nazioni europee in quanto ad evoluzione giuridica e risorse finanziare destinate alla bonifica del territorio. La posizione dell’Italia di seguito rappresentata nella classifica della spesa annua nazionale è confermata dai dati EEA normalizzati per unità di PIL e di superficie.

Page 91: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13599N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Dati Ue: Spesa annua nazionale per la gestione dei siti contaminati per unità di PIL

La posizione dell’Italia è di tutto rispetto, ma è pur vero che spesso alla buona disponibilità e capacità di programmazione non corrisponde una pari capacità di spesa e tempi rapidi di risanamento. L’interpretazione di tale evidenza non può prescindere dalla considerazione della complessità dei procedimenti di messa in sicurezza, caratterizzazione e bonifica emergenti dalle nuove istanze e modelli di tutela dell’ambiente provenienti dall’ordinamento comunitario. L’istituto della bonifica, infatti, non può ridursi alla regolamentazione settoriale di fenomeni di inquinamento e di conseguenti procedimenti di ripristino ambientale, ma interseca più interessi pubblici, facenti capo a diversi soggetti istituzionali, ed interessi privati all’interno di un sistema di confronto, spesso conflittuale. La necessità di raggiungere l’equilibrio e la sintesi dei vari interessi richiede, inoltre, procedimenti amministrativi basati, in tutte le fasi, su logiche partecipative sia delle parti pubbliche che private. L’impegno del Legislatore nazionale negli ultimi due decenni ha consentito di raggiungere un sistema giuridico moderno ed efficace. Nel corso di questi anni, però, l’incertezza del quadro giuridico sulle responsabilità, sulla progettazione degli interventi di caratterizzazione e bonifica, sugli oneri di bonifica ha rallentato sia la pianificazione e programmazione degli interventi e sia la loro esecuzione. Basti pensare come i primi criteri e linee guida per la predisposizione dei Piani furono emanati con il D.M. Ambiente del 16 maggio 1989, ma è solo col D.Lgs. 22/97 (Decreto Ronchi) e col DM 471/99 che l’Italia ha visto la nascita di una specifica ed organica normativa in materia di bonifiche. Il D. M. n. 471 del 1999 è stato approvato con notevole ritardo da parte delle autorità competenti, determinando così, per lungo tempo, una situazione di stallo e di incapacità di avvio e applicazione concreta della disciplina contenuta nel decreto Ronchi. Soltanto l’approvazione del regolamento attuativo del 1999 ha consentito di definire compiutamente gli esatti parametri regolanti il sistema delle bonifiche, giacché solo la concreta individuazione dei valori-limite di concentrazione, demandata al regolamento attuativo, ha reso possibile l’accertamento della situazione di inquinamento dalla quale scaturisce l’obbligo di bonifica. Le pianificazioni regionali, intanto predisposte secondo i criteri del D.M. 16/05/1989, non sono conformi ai nuovi criteri per la costituzione delle anagrafi regionali dei siti da bonificare. Il consolidamento del quadro tecnico-giuridico appena istituito è ostacolato da accessi dibattiti in merito ai maggiori costi scaturenti dagli obblighi stabiliti dalle norme italiane, rispetto a quelli di alcuni Paesi dell’UE che avevano, intanto, formalizzato l’utilizzo dell’analisi di rischio per stabilire gli obblighi ed obiettivi di bonifica. L’esecuzione degli interventi di bonifica subisce, perciò, un ulteriore stallo, in quanto la caratterizzazione dei siti e la progettazione degli interventi risente degli effetti del D.Lgs. 152/06 di riforma dei principi del D.M. 471/99. La gestione concreta dei processi di caratterizzazione e bonifica, fondata sull’analisi dei rischi, ha richiesto la stesura, da parte di APAT ed ISPRA, di numerosi protocolli e procedure, oltre alla definizione del sistema di relazioni tra i soggetti istituzionalmente e contrattualmente coinvolti. Il succedersi di questi sistemi, spesso configgenti tra loro, ha portato il Legislatore nazionale a maturare, seppure in modo frammentario, un’ulteriore riforma di tipo procedimentale. Questa volta l’attenzione è rivolta alla regolamentazione dell’utilizzo delle risorse finanziare e favorire l’effettiva esecuzione delle bonifiche con la partecipazione di capitali privati nel pieno rispetto del principio “chi inquina paga”. Nel settore delle bonifiche entrano tre nuovi strumenti di gestione:

Page 92: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13600 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

gli accordi di programma i moduli negoziali le società di trasformazione urbana La “semplice" applicazione dei procedimenti stabiliti ope legis nei settori della bonifica e del risarcimento del danno ambientale, non è spesso bastato ad ottenere la rapida realizzazione degli interventi. I numerosi contenziosi pendenti e i ritardi che si registrano nelle azioni di risanamento confermano, in parte, le polemiche che spesso interessano i SIN ed i siti contaminati in genere. Non si può negare che a distanza di quasi 25 anni dall’entrata in vigore dell’articolo 18, legge n. 349/1986, a quasi quattordici anni dall’adozione dell’articolo 17, D.Lgs. n. 22/1997, e dopo ormai cinque anni dall’entrata in vigore delle disposizioni del D.Lgs. n. 152/2006, e successive modifiche e integrazioni, in materia di bonifica e risarcimento del danno ambientale, ben pochi sono i procedimenti giunti a buon fine con gli obiettivi attesi. Il ricorso all’accordo di programma, disciplinato in via generale dall’articolo 34, D.Lgs. n. 267/2000, espressamente previsto dagli articoli 246 e 252bis D.Lgs. n. 152/2006, quale strumento di partecipazione attiva e volontaria anche per la definizione delle modalità, natura e tempi degli interventi di bonifica di un sito o di una pluralità di siti, introduce nel settore delle bonifiche un modus operandi più efficiente e proficuo di risultati. Il Decreto n. 308/06, all’articolo 2, comma 2, regolamenta il ricorso agli Accordi di programma da sottoscrivere tra lo Stato, le Regioni, gli Enti locali territorialmente competenti per l’individuazione dei soggetti beneficiari nonché le modalità, le condizioni e i termini per l’erogazione dei finanziamenti previsti dal Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale, non disciplinati dalle Regioni alla data di entrata in vigore del decreto medesimo. L’Accordo di Programma diventa, perciò, lo strumento di facilitazione dei rapporti e del contemperamento degli interessi, in quanto l’utilizzo delle risorse finanziare disponibili è subordinato alla stipula dell’accordo avente tra le parti gli Enti locali, i privati, e lo Stato. L’accordo di programma è finalizzato al coordinamento ed integrazione degli interventi la cui esecuzione può essere demandata, di comune accordo, ad un unico soggetto. Questo approccio non solo consente di accelerare i tempi e capacità di spesa delle risorse inutilizzate, ma anche di reperire nuovi finanziamenti per ultimare gli interventi nei siti già oggetto di intervento. L’accordo di programma è, perciò, un indicatore certo dello stato attuale dei procedimenti, in cui si regola anche la determinazione del danno ambientale. Con questi accordi, le parti pubbliche firmatarie individuano e assumono l’impegno di realizzare interventi di messa in sicurezza delle acque di falda, di provvedere alla bonifica dei suoli e delle falde delle aree pubbliche, di procedere alla bonifica dei suoli e delle falde delle aree private in sostituzione ed in danno dei soggetti privati inadempienti e di effettuare la bonifica degli arenili e dei sedimenti marinocostieri eventualmente interessati dalla contaminazione, riservandosi di agire nei confronti dei soggetti responsabili, anche ai sensi dell’articolo 2051, c.c., per il rimborso delle spese sostenute e per il risarcimento dell’ulteriore danno ambientale. Nel pieno rispetto del principio chi inquina paga, i soggetti responsabili restano terzi estranei all’accordo, ma possono aderirvi tramite la stipula di una transazione con la quale sono ammessi a godere di specifiche agevolazioni economiche e limitazioni ai propri obblighi. Per il responsabile della contaminazione e per il proprietario che non ha cagionato l’inquinamento del sito, ma è responsabile ex art. 2051 c.c., la transazione costituisce una mera accettazione e ratifica di quanto definito dalle pubbliche amministrazioni in sede di accordo di programma. In questo modo, l’atto transattivo ha per oggetto anche l’accertamento delle responsabilità per la bonifica e per l’ulteriore danno ambientale individuate nell’accordo di programma, che liquida nel loro ammontare. Il riconoscimento giuridico dell’efficacia di questi accordi è stabilito, per le contaminazioni storiche insorte prima del 30 giugno 2006 per le quali non si applica la direttiva 2004/35/CE/2006, dal Legislatore nazionale con l’art. 252 bis del D.Lgs. 152/06 che consente al responsabile della contaminazione o altro soggetto interessato la partecipazione alla stipula dell’accordo, solo quando questi soggetti dichiarino di condividere i progetti di risanamento e di sviluppo economico e produttivo del sito oggetto dell’accordo stesso. La definizione della responsabilità ambientale e quindi il risarcimento del danno ambientale trova, perciò, formidabile soluzione con la certezza della corretta attuazione degli interventi di riparazione della contaminazione del suolo e delle acque e con il ristoro del pregiudizio dell’utilizzo di queste risorse arrecato dall’inquinamento. La soluzione è particolarmente efficace in quanto l’accesso all’accordo di programma dei responsabili è subordinato, ovviamente, alla decadenza di qualsiasi controversia preesistente e rinuncia a qualsiasi futura contestazione. Tale soluzione comporta, quindi, la composizione consensuale delle controversie ambientali pendenti o future, in quanto nell’accordo vengono individuati e definiti i conflitti in modo condiviso tra il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e le amministrazioni locali (regione, provincia, comune). Il ricorso a sistemi negoziali e altre misure volontarie di grande flessibilità si afferma con sempre maggiore convinzione e la loro efficacia potrà potenziarsi grazie all’utilizzo combinato degli accordi di programma con le transazioni globali. La norma di riferimento per l’approvazione e la stipula di contratti di transazione

Page 93: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13601N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

globale è l’art. 2, D.L. 30 dicembre 2008 n. 208, convertito, con modificazioni, in legge 27 febbraio 2009, n. 13, recante «Misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell’ambiente». Questa disposizione prevede, tra l’altro, che «nell’ambito degli strumenti di attuazione di interventi di bonifica e messa in sicurezza di uno o più siti di interesse nazionale», il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, all’esito di un specifico procedimento di autorizzazione, può stipulare con le imprese interessate, pubbliche o private, «una o più transazioni globali (…) in ordine alla spettanza e alla quantificazione degli oneri di bonifica, degli oneri di ripristino, nonché del danno ambientale di cui agli articoli 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, e 300 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e degli altri eventuali danni di cui lo Stato o altri enti pubblici territoriali possano richiedere il risarcimento». La stipula del contratto di transazione, perciò, comporta, per i fatti oggetto della transazione, «abbandono del contenzioso pendente e preclude ogni ulteriore azione per rimborso degli oneri di bonifica e di ripristino ed ogni ulteriore azione risarcitoria per il danno ambientale, ai sensi dell’articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, o della Parte VI del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nonché per le altre eventuali pretese risarcitorie azionabili dallo Stato e da enti pubblici territoriali». In Italia il sistema convenzionale per la risoluzione delle controversie in materia di danno ambientale è nato con la vicenda della petroliera “Haven”, mediante una complessa e specifica procedura stabilita dalla legge 16 luglio 1998, n. 239, recante «Autorizzazione a definire in via stragiudiziale le controversie aventi ad oggetto il risarcimento dei danni subiti dallo Stato Italiano per l’evento Haven e destinazione di somme a finalità ambientali». La transazione è stata poi utilizzata per definire gli impegni per la bonifica e la riparazione del danno ambientale nel sito nazionale di Porto Marghera. L’ultimo strumento utilizzato in materia di bonifica, recentemente affermatosi, è la società di trasformazione urbana (s.t.u.). Le s.t.u. sono disciplinate dall’art. 120 del D. Lgs. 267/00 quale strumento per realizzare le opere di urbanizzazione. Sono sistemi che il legislatore ha messo a disposizione degli enti locali quale mezzo ulteriore per l’intervento nelle aree urbane in attuazione dei piani urbanistici vigenti. Consistono in particolari tipi di società a capitale misto pubblico-privato che si occupano di progettare e realizzare interventi di trasformazione urbana. Nel caso delle bonifiche, così come negli altri ambiti, le s.t.u., normalmente, acquisiscono, preliminarmente, gli immobili interessati dall’intervento e poi attuano la trasformazione in tre fasi: dapprima, come previsto dal comma 4 dell’art. 120, avviene la stipula di apposita convenzione tra l’ente locale ed la parte privata per la regolazione dei rapporti; successivamente si provvede a trasformare e commercializzare l’immobile o l’area acquisita (ex art. 120 comma 2°). La trasformazione viene progettata e realizzata dalla stessa s.t.u.; infine, si apre la fase della commercializzazione di quanto costruito. L’utilizzo di questo istituto porta alla collaborazione tra pubblico e privato, in cui la parte privata ottiene certezza dei tempi di realizzazione di progetti ben definiti, mentre la pubblica amministrazione trae vantaggio dall’utilizzo di capitali privati per fini pubblici. Questi strumenti ben si prestano a risolvere le problematiche dei megasiti contaminati, in cui la trasformazione urbanistica dei territori interessati rappresenta il presupposto per catalizzare l’interesse dei privati di aree degradate altrimenti non appetibili. Questi sono gli strumenti che il legislatore italiano attualmente offre per la bonifica dei siti e per la gestione dei brownfields. La strada intrapresa, anche se talvolta in modo frammentario e disorganizzato, tuttavia, offre buone garanzie di efficacia e efficienza dell’attività della p.a. nel soddisfacimento degli interessi, pubblici e privati, in campo ambientale. In questo settore spetta alle istituzioni adottare i mezzi più opportuni per la corretta gestione delle aree da bonificare e del territorio finalizzata, diversamente dal passato, ad uno sviluppo complessivamente sostenibile.

3. Stato di attuazione del Piano ed evoluzione stato di inquinamento Il periodo intercorso dall’approvazione del Piano, circa un decennio, rappresenta quasi la metà dell’arco temporale di programmazione nel settore delle bonifiche di 25 anni di durata, come raccomandata dalla Commissione UE. Risulta, pertanto, di particolare interesse la verifica dello stato di attuazione di quanto pianificato. Siti oggetto di interventi immediati Trattandosi di siti di proprietà della P.A. le azioni poste in essere sono state realizzate/finanziate dalla Regione. In base agli atti assunti, riportati in tabella, ed ai risultati delle indagini di caratterizzazione si possono trarre le seguenti conclusioni:

1. ex Liquichimica di Tito Sito candidato alla rilevanza nazionale, effettivamente riconosciuta con Dm 18 settembre 2001, n. 468 “Regolamento recante: Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale”. La perimetrazione del sito, effettuata con Decreto del Ministero dell’Ambiente 8 luglio 2002, ha interessato l’intera area industriale di Tito. Con i fondi assegnati dal Ministero è stata effettuata la caratterizzazione a maglia larga dell’intero sito che ha portato allo svincolo delle aree non interessate da insediamenti produttivi e risultati non inquinati.

Page 94: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13602 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Inoltre è stata effettuata la caratterizzazione dell’area ex liquichimica e la sua messa in sicurezza, compreso la bonifica da amianto. Sono in corso attività di messa in sicurezza della falda e la progettazione degli interventi di bonifica e ripristino-riutilizzo ai fini produttivi;

2. discarica San Vito di Matera Il sito, caratterizzato ai sensi del D.M. 471/99 con i fondi POR 2000-2006, è risultato non contaminato.

3. complesso di discariche RSU Pallareta di Potenza Sul sito, oggetto di lavori di stabilizzazione dei bacini, attualmente sono in corso le indagini di caratterizzazione ai sensi del D.Lgs. 152/06. 4. discarica RSU Menavoli di Lauria Il sito è stato caratterizzato ai sensi del D.M. 471/99 con i fondi POR 2000-2006 ed è risultato non contaminato.

5. discarica di Calvello Il sito, caratterizzato ai sensi del D.M. 471/99 con i fondi POR 2000-2006, è risultato non contaminato. La discarica di Maratea è stata riconosciuta come regolarmente chiusa a seguito del cessato esercizio per aver colmato la volumetria autorizzata.

Siti di discariche Le altre discariche, censite come siti potenzialmente contaminati a bassa rilevanza, sono entrate nelle procedure di infrazione comunitaria: n. 2003/4506 e n. 2003/2077. In tale procedimento la Commissione Europea contestava all’Italia di non aver, nelle varie regioni, un sistema di smaltimento idoneo a realizzare il corretto smaltimento di rifiuti urbani e speciali pericolosi e non pericolosi. In mancanza dell’istituzione del sistema integrato di gestione dei rifiuti, secondo la Commissione ed il Corpo Forestale dello Stato, i rifiuti nazionali venivano destinati all’abbandono. In realtà la Commissione Europea nella seduta del 30/09/2010 ha deciso di archiviare la procedura di infrazione n. 2003/4506 – “Attuazione della Direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti,”. riconoscendo che tali siti sono discariche regolarmente costruite e gestite secondo le norme previgenti. I siti, invece, realmente oggetto di abbandono di rifiuti sono ripristinati secondo uno specifico programma finanziato dalla Regione Basilicata. Lo stato di queste discariche, per quanto riguarda il livello di sicurezza e il miglioramento dell’inserimento ambientale, potrà migliorare nei prossimi mesi a seguito dell’applicazione della L.R. 17 del 04/08/2011, che consente l’adeguamento funzionale dei profili di chiusura al D. Lgs. n. 36/2003. I siti effettivamente oggetto di abbandono di rifiuti sono stati per la maggior parte ripristinati mediante specifiche azioni di risanamento che in nessun caso hanno evidenziato fenomeni di contaminazioni. Queste attività si concluderanno entro il 2012 nei restanti 15 siti. I restanti siti riportati nel PRB, per i quali sussisteva l’obbligo di censimento in quanto rispondenti ai criteri del D.M. 16 maggio 1989, devono considerarsi siti a bassa rilevanza, così come già dichiarati nello stesso PRB. In ogni caso questi siti, secondo la normativa attuale, non possono confluire nell’anagrafe dei siti da bonificare, così come non possono considerarsi siti potenzialmente contaminati secondo le definizioni di cui all’art. 240, comma 1 del D. Lgs. 152/06. Il destino formale di questi siti dovrà individuarsi nel nuovo Piano di Bonifica della Basilicata.

Page 95: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13603N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Siti presenti nel programma di medio termine del Piano di Bonifica della Basilicata ed oggetto di Procedura di Infrazione Comunitaria n. 2003/2077 Pozzi petroliferi I pozzi petroliferi rappresentano la maggior parte del programma a medio termine del PRB. Questa tipologia di siti comprende 108 aree oggetto sia di attività petrolifere estrattive attuali, sia attività esplorative e sia attività dismesse. Tutte queste postazioni petrolifere sono oggetto di procedimenti di caratterizzazione e bonifica ai sensi del D.Lgs. 152/06, analogamente ad altri siti già censiti nel PRB. Tali situazioni formalmente circoscritte all’area pozzo sono oggetto di specifici approfondimenti che consentiranno di individuare eventuali aree di pertinenza potenzialmente contaminate non dichiarate dai soggetti obbligati.

Siti contaminati per comparto economico In Basilicata si osserva che il comparto che mostra la maggiore incidenza corrisponde alle estrazioni prospezione di idrocarburi. Tale incidenza viene calcolata tenendo conto dei lotti ricadenti a qualsiasi titolo compresi nel procedimento di caratterizzazione. Sono conteggiati i singoli lotti del SIN Val Basento e del SIN di Tito e tutti i lotti con procedimento di caratterizzazione e bonifica. Lo scenario risultante può considerarsi estremamente cautelativo in quanto vengono esclusi dal conteggio solo i siti bonificati.

Comparto N.ro Siti % siti per comparto economico

minerario cava 1 0,25

Commerciale 5 1,23

abbandono rifiuti 10 2,46

Industriale dismessa 19 4,42

rilasci accidentali dolosi liquidi 35 8,60

Altro 37 9,09

gestione rifiuti 34 9,34

vendita stoccaggio carburanti 46 11,79

industriale in attività 95 25,06

estrazione/prospezione petrolifera 108 27,76

Risulta evidente come la maggior alla maggior parte dei siti sono associati interessi economici la cui integrità finanziaria dipende dalla restituzione delle aree agli usi legittimi, in quanto qualunque inadempimento comporterebbe proficui interventi sostitutivi in danno della proprietà. I “siti orfani”, rientrano per la maggior parte nei SIN, perciò le loro sorti ricadono nella competenza del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare.

Page 96: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13604 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Durata della contaminazione Il numero degli interventi di bonifica finora ultimati in Basilicata è ancora troppo piccolo per stimare la durata della contaminazione come il tempo intercorrente tra l’evento di contaminazione e l’avvenuta bonifica del sito. In attesa dell’ultimazione dei procedimenti di caratterizzazione e bonifica, i siti potenzialmente contaminati vengono classificati in: siti a contaminazione storica quelli aventi come riferimento il D.M. 471/99; siti a contaminazione pregressa quelli transitati dal regime del D.M. 471/99 al D.Lgs. 152/06; siti a contaminazione recente quelli aventi come riferimento il D.Lgs. 152/06

Ambito Totale siti

censiti Contaminazione

Recente Contaminazione

Storica Contaminazione

Pregressa

Comunale 245 83 73 89

Intercomunale 3 2 1

Nazionale 142 4 26 112

Questo parametro indica che la contaminazione meno recente è riferita ai lotti compresi nei siti inquinati di interesse nazionale. Tale circostanza conferma la complessità delle procedure tecniche ed amministrative la cui titolarità ricade sul Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Queste situazioni potranno trovare giovamento dalla stipula di due Accordi di Programma di cui uno è destinato al SIN Valbasento, già stipulato, mentre l’altro è in via definizione. Numero siti censiti In questo parametro vengono conteggiati tutti i siti che a qualsiasi titolo ricadono in un procedimento di caratterizzazione e bonifica, attualmente pari 390. Il conteggio non comprende i siti del Piano Regionale di bonifica per i quali non risultano in corso procedimenti. Gli unici siti passati dal Piano Regionale di bonifica e allo stato attuale sono i lotti del SIN dell’Area Industriale di Tito. In attesa dell’aggiornamento del Piano Regionale Bonifica si rileva una sostanziale diminuzione dei siti potenzialmente inquinati/contaminati, attestando un miglioramento dello stato ambientale regionale. Questo parametro riassume la frequenza sul territorio regionale di eventi di contaminazione in atto e potenziale.

Page 97: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13605N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

13

Densità territoriale Indica la quantità di territorio compromessa da processi di contaminazione potenziale o in atto. Questa valutazione viene eseguita calcolando il rapporto tra la superficie dei siti oggetto di procedimento di caratterizzazione e bonifica e la superficie del territorio regionale. Anche in questo caso si escludono solo i siti effettivamente bonificati, perciò, il risultato ottenuto può considerarsi conservativo. Tale impostazione compensa in parte la scarsità dei dati disponibili, dipendenti dalla struttura delle informazioni sui siti contaminati. La superficie di un sito contaminato, infatti, è determinabile solo nella fase conclusiva del procedimento, ossia quando sono disponibili i risultati della caratterizzazione e della progettazione degli interventi. I dati attualmente disponibili indicano che tale parametro è prevalentemente influenzato dalla dimensione dei SIN, aventi l’ordine di grandezza del chilometro quadro; mentre nell’insieme la superficie, attualmente nota, di tutti gli altri siti diversi dai SIN è pari a 157.846 mq. L’analisi dei dati dimostra, ancora una volta, come la maggior parte dei siti contaminati o potenzialmente tali rientra nei SIN.

Pericolosità La valutazione della pericolosità della contaminazione delle acque sotterrane e del suolo viene eseguita utilizzando le rispettive CSC stabilite dal D.Lgs. 152/06. La tabella 2 di cui all’Allegato 5 del D.Lgs. 152/06 riporta le CSC per le acque sotterrane in cui è possibile riconoscere le Diossine e Furani come composti a maggiore pericolosità, in quanto il limite normativo corrisponde alla concentrazione più bassa in assoluto nell’elenco dei composti. Analogamente può ritenersi per la matrice suolo facendo riferimento alla Tabella 1 dell’Allegato 5. Per questi motivi la CSC per le Diossine e Furani, pari a 0,00001 g/litro per le acque e 0,00001 mg/Kg, si definisce come indice di pericolosità assoluta, in base al quale è possibile calcolare il livello di pericolosità della contaminazione del suolo e delle acque sotterrane. I grafici seguenti riportano in scala logaritmica inversa la CSC stabilita per le Diossine e i Furani come limite di pericolosità. L’elenco riportato sull’asse orizzontale comprende tutti i contaminanti riscontrati nelle acque e nei suoli della Basilicata. Le rappresentazioni grafiche consentono di riconoscere il livello di pericolosità come la distanza intercorrente tra il punto di pericolosità di ciascun composto e il limite orizzontale di pericolo. Risulta evidente che per le acque sotterranee nessun punto di pericolosità interseca il limite da cui si deduce che tra i contaminanti delle acque sotterranee presenti in Basilicata , fino ad oggi, non sono presenti le Diossine ed i Furani e che tutti gli altri sono svariati ordini di grandezza meno pericolosi. Il grafico della pericolosità della contaminazione dei suoli mostra come la contaminazione da PCB raggiunge il limite di massimo pericolo in quanto tali composti hanno una CSC uguale a quella assunta come limite di pericolosità. Questa valutazione della pericolosità della contaminazione ha chiaramente un valore relativo e generale che deve interpretarsi tenendo conto dei criteri assunti a scopo puramente esemplificativo, in attesa di acquisire i risultati della analisi di rischio sito specifica secondo i criteri previsti dal D. Lgs. 152/06.

Page 98: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13606 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Livelli di pericolosità della contaminazione delle acque sotterranee calcolati rispetto al limite previsto per le diossine e furani

Livelli di pericolosità della contaminazione del suolo calcolati rispetto al limite previsto per le diossine, furani e policorobifenili

Siti nazionali Il rapporto la superficie dei SIN ancora vincolata e la superficie del territorio regionale. Tale rapporto testimonia la quantità di territorio pesantemente compromessa da stati di contaminazione, in genere derivanti da passate industrializzazioni, contrapposta, però, alla programmazione dei interventi di risanamento, ripristino e riutilizzo che si avvale di finanziamenti nazionali attraverso lo strumento degli accordi di programma. Questo indicatore consente di misurare il carattere strategico del maggior numero dei siti contaminati e dei relativi processi di trasformazione. L’elaborazione dei dati dimostra che la superficie dei SIN è complessivamente diminuita di 5 volte rispetto alla perimetrazione iniziale. Attualmente risulta ancora oggetto di vincolo il 0.062 % del territorio regionale.

Page 99: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13607N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Contaminazione delle matrici ambientali La variazione dello stato di contaminazione ambientale dipende dalla varietà di contaminanti presenti nell’ambiente. Lo stato attuale di contaminazione del suolo e delle acque sotterranee può essere espresso dalla percentuale di siti interessati da una determinata classe di contaminanti. In questo modo è possibile correlare il numero e la tipologia di contaminanti con lo stato del suolo e delle acque sotterrane. Tanto maggiore può essere il numero di classi di contaminanti ed il numero di siti interessati e tanto maggiore sarà lo stato di contaminazione ambientale in ciascuna matrice ambientale considerata.

Page 100: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13608 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

16

Localizzazione della contaminazione Questo indice esprime in termini percentuali la distribuzione dei siti nelle aree industriali, agricole, ed urbane. Questo parametro consente di valutare la pericolosità dello stato di contaminazione in funzione del diverso contesto territoriale che influenza drasticamente le conseguenze sanitarie ed ambientali. L’analisi dei dati dimostra che il maggior numero di siti oggetto di procedimento si trova nelle area industriali, un solo sito ricade in area naturale protetta e solo il 7% si trova in centri abitati.

Localizzazione dei siti oggetto di procedimento

Diffusione dello stato di contaminazione L’impatto della contaminazione ambientale dipende dal grado di diffusione nell’ambiente che può verificarsi calcolando il numero di siti in cui la contminazione ha raggiunto sia il suolo che le acque sotterranee. Un maggior numero di siti in cui la contaminazione interessa entrambe queste matrici ambientali testimonia la gravità dello stato ambientale.

Page 101: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13609N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

I grafici precedenti dimostrano come, in base ai dati disponibili sulla caratterizzazione dei siti oggetto di procedimento che indicano come la caratterizzazione sia conclusa in 68 casi con la contaminazione del suolo ed in 69 con la contaminazione delle acque, solo 9 siti presentano uno stato di contaminazione sia del suolo che delle acque sotterranee. L’affidabilità di queste conclusioni è ancora limitata per effetto del basso numero di siti giunti alla conclusione del procedimento di caratterizzazione. Tali osservazioni possono comunque indicare una tendenza.

Bonifiche per comparto economico Questo indicatore viene calcolato come tasso percentuale degli interventi di bonifica realizzati per comparto di appartenenza. Questo parametro deve leggersi in combinazione con lo stato di avanzamento del procedimento in modo da quantificare oggettivamente la progressione delle azioni di risanamento in atto sul territorio. L’analisi dei dati dimostra il basso numero di interventi ultimati ai sensi del D.Lgs. 152/06 per tre siti, ma anche la presenza sul territorio regionale di 37 numero siti in fase di bonifica.

Page 102: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13610 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Recupero di territorio Questo parametro riporta la distribuzione per ambito comunale dei 30 procedimenti di bonifica attualmente in corso.

Programmi regionali di bonifica La principale azione di risposta allo stato di contaminazione ambientale è costituita dall’effettivo risanamento dei territori interessati. Nel periodo di osservazione della presente relazione, compreso tra il 2000 e il 2011, la Regione ha finanziato interventi di bonifica per un importo complessivo pari a € 8.231.448 contro € 6.801.090 di fondi statali. I grafici di seguito riportati indicano le somme, che la Regione ha impegnato per le attività di bonifica su tutto il territorio regionale, nel periodo di riferimento e quelle impegnate per le attività di bonifica svolte nell’ambito dei due SIN, Tito e Valbasento. L’art. 14 della L.R. n. 30 dicembre 2011, n. 26 (finanziaria) destina ulteriori risorse regionali al settore bonifiche, con l’istituzione di un fondo di rotazione avente, per l’anno 2012, una dotazione di € 5.000.000,00. Nell’immediato futuro potranno rendersi disponibili ulteriori risorse statali provenienti dai Fondi FAS.

Page 103: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13611N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

19

Somme impegnate per attività di bonifica nel periodo 2000-2012

Conclusioni In materia di siti contaminati la Basilicata, pur avendo un buon numero di siti contaminati o potenzialmente tali, offre uno scenario che può dirsi in rapido miglioramento. Essenzialmente tale scenario ha la componente dei siti già ricadenti nel Piano Regionale di Bonifica, una seconda componente data dai SIN ed una terza componente da riferirsi ai siti contaminati di recente-nuova generazione. In merito alla prima componente deve riconoscersi come il Piano di Regionale di Bonifica può dirsi quasi del tutto attuato, così come già dimostrato nel paragrafo specifico. Tale Piano candidava l’area industriale di Tito a SIN, individuava delle aree ad alta rilevanza da bonificarsi in via prioritaria, contemplava già un buon numero di postazioni petrolifere come siti potenzialmente contaminati ed una miriade di siti, spesso di piccole dimensioni, oggetto di attività di smaltimento rifiuti. Rispetto a questo scenario di piano deve riconoscersi che la Basilicata ha sostanzialmente raggiunto gli obbiettivi pianificati; infatti le sorti dell’area industriale di Tito sono in evoluzione nell’ambito dell’interesse nazionale puntualmente riconosciuto, a cui è stato possibile associare un secondo sito, l’Area Industriale della Val Basento. La presenza sul territorio

Page 104: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13612 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

regionale di due SIN, aventi un incidenza sul territorio regionale attualmente pari a 0,062 % del territorio regionale contro lo 0,383% iniziali, consente di riconoscere che l’azione tecnica-amministrativa della Regione è riuscita ad inserire nei Programmi Nazionali di Bonifica, succedutisi nel tempo, queste aree il cui risanamento è considerato strategico in relazione alla potenziale contaminazione, alla presenza di servizi ed infrastrutture, alle possibilità di riconversione. In queste azioni la Regione ha già avuto un ruolo tecnico e finanziario rilevante; infatti i processi di caratterizzazione delle aree pubbliche della Val Basento sono stati realizzati dal Dipartimento Ambiente e finanziati interamente con risorse regionali per un importo complessivo di circa 10 Milioni di Euro. Le postazioni petrolifere sono riconoscibili, insieme all’area industriale di Tito, come seconda classe di siti potenzialmente contaminati, già compresa nel Piano Regionale di Bonifica, oggi attualmente inserita in procedimenti di caratterizzazione e bonifica, ormai in via ultimazione. I siti classificati a bassa rilevanza nel Piano Regionale di Bonifica oggetto di abbandono di rifiuti e/o di discariche abusive sono gestiti nell’ambito dei procedimenti di infrazione comunitaria. Allo stato attuale solo il 9% ossia 15 siti restano in attesa di interventi rispetto ai siti originariamente censiti dal Piano e soggetti a verifica del Corpo Forestale dello Stato. I siti contaminati e potenzialmente contaminati di nuova generazione sono per la maggior parte in fase avanzata di caratterizzazione ed in quanto tali possono considerarsi almeno in sicurezza e soggetti a monitoraggio e controllo. Tutti i siti di nuova generazione, già nei giorni immediatamente successivi alla comunicazione e/o accertamento del pericolo di superamento delle CSC, vengono sottoposti ad interventi di immediati di MISE. Tali interventi sono talvolta richiesti dalla Magistratura e dalle Forze dell’Ordine, testimoniando l’esistenza di un sistema efficiente di controllo e cooperazione. In conclusione lo stato attuale dei siti contaminati in Basilicata è riconoscibile una condizione per la maggior parte positiva in quanto orientata verso la risoluzione definitiva, in cui emergono alcune situazioni che presentano criticità ancora non completamente risolte, sebbene, anch’esse ben note ed inserite in procedimenti di bonifica. Il sito Fenice, ex Materit, gli zuccherifici di Melfi e Policoro, la Daramic di Tito, la falda subalvea del Fiume Basento, mentre si riconoscono come situazioni attuali di maggiore criticità, tutte devono anche riconoscersi come siti oggetto di intervento, controlli e monitoraggio. I procedimenti di caratterizzazione e bonifica in Basilicata, oltre a garantire la tutela delle condizioni di salubrità ambientale, sono spesso l’occasione di una generale revisione dei processi produttivi, degli impianti e dei sistemi di controllo e monitoraggio ambientale finalizzata, non solo al risanamento ma anche alla prevenzione di situazioni di futura contaminazione. Le prospettive per l’immediato futuro comprendono la riformulazione del Piano Regionale di Bonifica e l’adeguamento delle norme regionali di settore al mutato contesto giuridico nazionale introdotto dal Titolo V della Parte IV del D.Lgs. 152/06. Il prossimo traguardo è l’istituzione dell’Anagrafe Regionale dei Siti da Bonificare, che possa essere non solo uno strumento di gestione dei procedimenti di caratterizzazione e bonifica dei siti, ma anche un sistema di consultazione in cui anche i semplici cittadini possano assumere con certezza e rigore scientifico la consapevolezza dei rischi subiti e delle azioni poste in essere dai soggetti obbligati e dalla Pubblica Amministrazione.

focus Valbasento 1. Decreto di perimetrazione del sito:

Decreto Ministeriale 26 febbraio 2003 (G.U. n. 121 del 27.05.2003)

2. Area perimetrata inizialmente: 3.330 ha

3. Territori Comunali interessati: Ferrandina, Grottole, Miglionico, Pisticci, Pomarico e Salandra

4. Area svincolata e restituita agli usi legittimi: 3.140 ha, di cui: - Salandra 84,11 ha; - Ferrandina 1.213,67 ha; - Pisticci 505,34 ha; - Grottole 302,55 ha; - Miglionico 202,89 ha; - Pomarico 813,60 ha

Agglomerati industriali coinvolti:

Ferrandina, Salandra e Pisticci

Aziende interessate: n. 67

Page 105: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13613N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Le azioni poste in essere hanno consentito di ottenere lo svincolo, con la restituzione agli usi legittimi, del 92 % del sito Val Basento risultato esente da inquinamento, nonché di riconoscere l’esistenza di XXX centri di pericolo “hot spot” con una superficie di XXX ettari. La caratterizzazione dell’intero sito può dirsi conclusa ed i risultati acquisiti dimostrano l’inquinamento delle acque sotterraneee nel comprensorio di Ferrandina e Pisticci. Lo svincolo delle aree è subordinato alla definizione dei valori di fondo naturale relativamente ai composti Ferro, Manganese, Solfati, mentre gli interventi di bonifica sono inseriti nell’Accordo di Programma tra Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) con la Regione Basilicata, i Comuni dell’aree. Questo accordo, stipulato in data 21 dicembre 2009, ha una prima copertura finanziaria pari a € 4.545.454,00 milioni garantita in parti uguali dalla Regione Basilicata ed il MATTM. La progettazione esecutiva degli interventi è attualmente in corso da parte del soggetto attuatore, già individuato di comune accordo tra le parti nella SOGESID.

focus SIN Tito Il sito inquinato di interesse nazionale di Tito è stato istituito con il D.M. Ambiente 8 luglio 2002 e D.M. n. 468/01, il suo perimetro comprende l’area industriale di Tito, da cui prende il nome e ha una estensione di circa 430 ettari, di cui 60 sono di proprietà pubblica a loro volta distinti in 28 per la viabilità e 32 circa relativi al sito industriale dell’ex Liquichimica. Lo stato ambientale di questo SIN può ritenersi in miglioramento. La Regione Basilicata in data 14/01/2004 ha ottenuto, a seguito delle attività di caratterizzazione, lo svincolo dei suoli risultati non contaminati per una superficie pari a 90 ettari non interessati da insediamenti produttivi. In data 16/10/2007 sono stati ultimati i primi interventi di messa in sicurezza d’emergenza che impediscono l’abbandono di rifiuti nell’area Ex Liquichimica, grazie all’interdizione dei luoghi, e che hanno eliminato tutti i rifiuti presenti nel soprassuolo e consentito di rimuovere la maggiore fonte di potenziale contaminazione ambientale da amianto compatto presente in Basilicata, attraverso lo smaltimento di 19.350 mq di cemento amianto costituenti il manto di copertura dei capannoni dell’Ex Liquichimica. Questi interventi hanno anche consentito di eliminare i serbatoi di ammonica presenti nell’area, i quali, pur risultati vuoti e quindi innocui, rappresentavano lo stato di degrado dell’area. L’altri emblemi di questo SIN sono il così detto “bacino gessi” o vasca fosfogessi ed i cumuli di scorie. La precedente condizione del sito e l’insieme dei resti del passato industriale contribuivano ad ipotizzare scenari apocalittici, in cui trovavano posto anche ipotesi di smaltimento di residui radioattivi. Gli interventi di MISE eseguiti hanno isolato le scorie di acciaieria grazie al loro trasferimento e risagomatura in area più idonea, all’interno del sito stesso, e grazie ad un intervento di capping provvisorio che evita il contatto con il contesto ambientale. La caratterizzazione del sito Ex Liquichimica ha definitivamente dimostrato l’assenza di rifiuti radioattivi, la sostanziale tenuta della vasca fosfogessi, data l’assenza di composti caratteristici nelle acque di falda sottostanti, la presenza di suoli inquinati da idrocarburi pesanti e PCB in corrispondenza di numero tre hot spot, già rimossi. Le acque di falda sono risultate principalmente inquinate da tricloroetilene e metalli di origine estranea ai processi industriali svolti nel sito. Per questo motivo il sito è dotato di una rete di monitoraggio delle acque sotterrane che è stata ultimamente oggetto di interventi di adeguamento finalizzati a garantire la sicurezza ed evitare fenomeni di contaminazione ulteriori. Ricadono al suo interno 95 aziende in parte ancora oggetto di caratterizzazione. La Daramic in data 17/01/2005 ha avviato le procedure di caratterizzazione e bonifica per aver determinato un grave stato di contaminazione dei suoli e delle acque sotterranee principalmente da composti alifatici clorurati anche di tipo cancerogeno. Tale insediamento può considerarsi in sicurezza grazie agli interventi di MISE, succedutesi nel tempo, comprendenti interventi di sbarramento idraulico delle acque di falda, la rimozione dei suoli inquinati e l’installazione di un sistema di estrazione vapori multifasico. La determinazione dei valori di fondo nelle acque di falda di Ferro, Manganese e Alluminio, rappresenta una criticità attuale, ormai prossima alla risoluzione, che consentirà di orientare le azioni future. In prospettiva il destino di questo sito è prossimo a subire una svolta rapida e radicale, in quanto è imminente l’utilizzo contemporaneo dei maggiori strumenti di trasformazione e ripristino. Dopo il riconoscimento come sito di interesse nazionale, in perfetta attuazione del Piano Regionale di Bonifica, questo sito sarà destinatario di un accordo di programma tra Regione Basilicata e MATTM per l’ultimazione degli interventi ed allo stesso tempo è oggetto di un progetto per la realizzazione di un centro di scambio intermodale merci. Attraverso l’accordo di programma dovranno reperirsi risorse sufficienti a garantire la bonifica del sito finalizzata a raggiungere non solo obiettivi ambientali ottimali ma anche tempi compatibili per gli ulteriori investimenti per la riconversione e lo sviluppo dell’area.

focus Fenice

Page 106: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13614 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

L’area occupata dal termovalorizzatore Fenice ricade nell’area industriale di San Nicola di Melfi e si estende per circa 8,5 ha. La contaminazione del sito è iniziata poco tempo dopo l’inizio delle attività, probabilmente a causa di difetti costruttivi, inizialmente lievi, amplificatisi nel corso del tempo. La comunicazione dell’avvenuto superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione nelle acque sotterranee è tardivamente pervenuta nell’aprile 2009. L’ARPAB ai sensi del D.lgs. 152/06 art. 244 ha comunicato il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) nelle acque sotterranee di cui all’ All.5 Parte IV del medesimo decreto, relativamente ai seguenti composti: Nichel (57 volte il limite); Mercurio (100 volte il limite); Tricloroetilene Tetracloroetilene, Bromodiclorometano, Dibromoclorometano (da 1,5 volte a circa 4 il limite). I risultati di monitoraggio dell’ARPAB, relativi a novembre 2011, indicano la presenza di Nichel (3,7 volte il limite); Manganese (35,32 volte il limite); Tricloroetilene (1.9 volte il limite); 1,2 dicloropropano (1,46 volte il limite), nonché l’assenza di acque in quattro dei nove pozzi di monitoraggio. I dati di monitoraggio, succedutisi nel tempo, indicano, a volte, un generale miglioramento dello stato delle acque sotterranee, ma anche situazioni, limitate a pochi punti e di breve durata, peggiori rispetto all’insieme dei dati disponibili, in cui si riscontrano occasionali superamenti di nuovi parametri e/o il peggioramento delle concentrazioni già registrate. Le uniche valutazioni attendibili sull’evoluzione dello stato del sito sono quelle espresse in funzione di ampi periodi di monitoraggio, mentre risultano fuorvianti analisi riferite a tempi restretti. L’evoluzione del sistema non può infatti valutarsi semplicemente verificando la variazione a breve/brevissimo termine del numero dei contaminanti e delle loro concentrazioni. L’aumento del numero dei contaminanti osservati in falda è un criterio fuorviante di valutazione dello stato ambientale di un sito contaminato da sottoporre a interventi di bonifica. Questo criterio ignora due fondamentali aspetti responsabili proprio dell’evoluzione dello stato di contaminazione che sono: la trasformazione dei composti e la loro migrazione. Per esempio, il ritrovamento di cloruro di vinile, come contaminate della falda recentemente misurato, è dovuto alla trasformazione naturale del PCE in TCE. I composti organo-cloroalogenati presenti in falda nel sito Fenice sono oggetto di trasformazioni spontanee, anche di tipo biologico, che determinano l’aumento del numero degli inquinanti. In questo caso la presenza di cloruro di vinile, paradossalmente, indica il miglioramento spontaneo dello stato del sito grazie alla attività di popolazioni batteriche. I processi di traporto possono influenzare, apparentemente il numero degli inquinanti rispetto alle stazioni di monitoraggio-osservazione. La migrazione dei metalli pesanti in falda è fortemente influenzata da processi geochimici che possono ritardare i processi di trasporto dalle aree prossime alla sorgente di dispersione verso altre porzioni del sito. Anche lo stato di ossidazione delle specie metalliche può subire variazioni indotte dallo stato geochimico del sistema e dalle attività di MISE. Nel procedimento di caratterizzazione e bonifica, avviato a seguito di tale comunicazione, gli Enti competenti hanno messo in campo azioni sinergicamente convergenti verso la messa in sicurezza di emergenza del sito (MISE), la sua rigorosa caratterizzazione e bonifica. La MISE delle acque sotterranee è stata realizzata inizialmente utilizzando i nove pozzi di monitoraggio e poi realizzando una barriera idraulica di 28 pozzi ed un sistema di monitoraggio integrativo. La MISE degli impianti è stata attuata realizzando i seguenti interventi finalizzati ad eliminare/prevenire perdite: 1. impermeabilizzazione dei bacini di contenimento delle sezioni di depurazione fumi della linea forno a

griglia e forno rotante (90 mq);

2. verifica e rifacimento degli elementi di impianto quali collettori e subcollettori della rete tecnologica, canali

di raccolta stillicidi e vasche in calcestruzzo;

3. verifica di tutte le rete fognarie – tecnologiche (1400 m) e nere (923 m) mediante videoispezione e prove

di tenuta;

4. risanamento dei tratti risultati non a tenuta della rete fognaria tecnologica (220 m) e nera (501 m),

mediante relining;

5. rifacimenti integrale di tratti di rete fognaria tecnologica (112 m) e nera (16 m);

6. revisione degli innesti di tutti i punti di immissione nei collettori fognari.

La caratterizzazione del sito si è conclusa con la Conferenza di Servizi del 31/03/2011 che ha espresso parere favorevole all’approvazione dei risultati dei risultati analitici e dell’analisi di rischio sanitario ed ambientale, richiesto indagini integrative per completare lo stato conoscitivo del sito e fissato gli obbiettivi di bonifica ed il termine di presentazione del relativo progetto (18/10/2011). L’analisi di rischio ha dimostrato che la tossicità degli inquinanti e le possibili esposizioni subite dall’uomo, sia per i composti cancerogeni che per quelli non cancerogeni, in relazione alle condizioni del sito registrate in fase di caratterizzazione, produce livelli di rischio conformi ai limiti normativi. Il progetto di bonifica delle acque sotterrane non è compiutamente definito ed è oggetto di controversia innanzi al Tribunale Amministrativo Regionale, adito da Fenice Ambiente srl a seguito delle contestazioni insorte sugli obiettivi di bonifica. Malgrado la controversia il soggetto obbligato non ha potuto sottrarsi agli

Page 107: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13615N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

obbligo di completare la progettazione operativa degli interventi che comporta la formulazione del modello idrogeologico di riferimento correlato allo stato di contaminazione del sito, sperimentazioni di laboratorio e test pilota a scala reale. L’obiettivo finale del procedimento resta la bonifica del sito e l’adeguamento dell’impianto con modifiche impiantistiche, attualmente realizzate in parte, integrate con un sistema di monitoraggio che attraverso una fase di calibrazione, sito specifica, possa prevenire il ripetersi di eventi di contaminazione.

focus impianto di trattamento e smaltimento in località. Carpineto di Lauria Sull’area sede dell’impianto di trattamento e smaltimento di rifiuti solidi urbani in località Carpineto del Comune di Lauria è stato avviato il procedimento di cui all’art. 242 del D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 nel corso dell’anno 2011, a seguito dell’accertamento del superamento della CSC per i parametri arsenico, ferro, manganese, toluene e 1,2 dicloropropano nelle acque sotterranee. Attualmente sull’area, estesa per circa 4,8, sono stati avviati gli interventi di messa in sicurezza d’emergenza. Il Piano di caratterizzazione è stato approvato, con prescrizioni, dalla Conferenza di servizi tenutasi a Lauria il giorno 8 maggio 2012 ed è esteso a tutta l’area utilizzata.

Page 108: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13616 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

��������������

��

PARTE�V:�PIANO�AMIANTO���

����

Page 109: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13617N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Riferimenti normativi

La Legge 27 marzo 1992, n. 257 “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto” (G.U. n. 87 del 13.04.1992) ha definitivamente vietato “l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto e di tutti i prodotti contenenti amianto” sull’intero territorio nazionale, prevedendo all’art. 10 l’adozione da parte delle Regioni di specifici “piani di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall'amianto”. I piani Regionali, da adottare entro centottanta giorni dalla data di emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 6, comma 5, della Legge 257/1992, dovevano prevedere tra l'altro: a) il censimento dei siti interessati da attività di estrazione dell'amianto; b) il censimento delle imprese che utilizzano o abbiano utilizzato amianto nelle rispettive attività produttive,

nonché delle imprese che operano nelle attività di smaltimento o di bonifica; c) la predisposizione di programmi per dismettere l'attività estrattiva dell'amianto e realizzare la relativa

bonifica dei siti; d) l'individuazione dei siti che devono essere utilizzati per l'attività di smaltimento dei rifiuti di amianto; e) il controllo delle condizioni di salubrità ambientale e di sicurezza del lavoro attraverso i presidi e i servizi di

prevenzione delle unità sanitarie locali competenti per territorio; f) la rilevazione sistematica delle situazioni di pericolo derivanti dalla presenza di amianto; g) il controllo delle attività di smaltimento e di bonifica relative all'amianto; h) la predisposizione di specifici corsi di formazione professionale e il rilascio di titoli di abilitazione per gli

addetti alle attività di rimozione e di smaltimento dell'amianto e di bonifica delle aree interessate, che è condizionato alla frequenza di tali corsi;

i) il censimento degli edifici nei quali siano presenti materiali o prodotti contenenti amianto libero o in matrice friabile, con priorità per gli edifici pubblici, per i locali aperti al pubblico o di utilizzazione collettiva e per i blocchi di appartamenti.

Il comma 3 dell’art. 10, stabilisce che i piani devono armonizzarsi con i piani di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915, e successive modificazioni e integrazioni.

Il DPR 8 agosto 1994 “Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano per l’adozione dei piani di protezione, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica dell’ambiente, ai fini della difesa dei pericoli derivanti dall’amianto”, previsto dall'articolo 6, comma 5, della Legge 257/1992, all’art. 4, ha dettato i criteri da utilizzare per lo svolgimento delle diverse attività da prevedere nei Piani. In attuazione della Legge 27 marzo 1992, n. 257, sono stati via via emanati i seguenti provvedimenti: - Decreto Ministero Sanità 6 settembre 1994 “Normative e metodologie tecniche di applicazione dell'art. 6,

comma 3, dell'art. 12, comma 2, della Legge 27 marzo 1992, n. 257, relativa alla cessazione dell'impiego dell'amianto”. (pubblicato sulla G. U. S. O. n. 220 del 20/9/1994)

- Circolare Ministero Sanità 12 aprile 1995 n. 7“Circolare esplicativa del decreto ministeriale 6 settembre 1994”

- Decreto Ministero Sanità 26 ottobre 1995 “Normative e metodologie per la valutazione del rischio, il controllo, la manutenzione e la bonifica dei materiali contenenti amianto presenti nei mezzi rotabili”. (S.Ord. alla G.U. N. 91 Serie Generale Parte Prima del 18.04.96 Supplemento 066 del 18.04.96)

- Decreto Ministero Sanità 14 maggio 1996 “Normative e metodologie tecniche per gli interventi di bonifica, ivi compresi . quelli per rendere innocuo l'amianto, previsti dall'art. 5, comma 1, lett. f, della L257/92, recante: Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto”.

- Decreto del Ministero dell'Industria Commercio e Artigianato 12 febbraio 1997 “Criteri per l'omologazione dei prodotti sostitutivi dell'amianto” (Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 13 marzo 1997, n. 60, Serie generale.)

- Decreto Ministero Industria Commercio e Artigianato 26 marzo 1998 “Elenco contenente i nomi delle imprese e dei materiali sostitutivi dell'amianto che hanno ottenuto l'omologazione”. (Gazzetta Ufficiale n. 83 del 09-04-1998)

- Decreto Ministero Sanità 20 agosto 1999 “Ampliamento delle normative e delle metodologie tecniche per gli interventi di bonifica, ivi compresi quelli per rendere innocuo l’amianto, previsti dall’art. 5, comma 1, lettera f), della Legge 27 marzo 1992, n. 257, recante norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto”. Inoltre, in materia di protezione e di prevenzione, sono stati emanati:

- Decreto Legislativo 15 agosto 1991, n. 277 “Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell'art. 7 della Legge 30 luglio 1990, n. 212”.

- Decreto Legislativo 17 marzo 1995, n. 114 “Attuazione della direttiva 87/217/CEE in materia di prevenzione e riduzione dell'inquinamento dell'ambiente causato dall'amianto”.

Page 110: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13618 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Il Decreto Ministeriale 25 ottobre 1999, n. 471 “Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell’art. 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 e successive modificazioni e integrazioni” ha definito, tra l’altro, i valori di concentrazione limite di amianto nel suolo e nel sottosuolo.

Piano regionale amianto

La Regione Basilicata con DCR 5 dicembre 1995, n. 128, ha approvato il Piano di protezione dell’ambiente, di decontaminazione – bonifica delle aree interessate, nonché di smaltimento dei rifiuti, ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto, individuando le azioni da realizzare e da regolamentare e prevedendo le seguenti fasi operative:

� censimento dei siti interessati da attività di estrazione dell’amianto e di pietre verdi (art. 2 del DPR 8/8/94);

� censimento delle imprese che utilizzano o hanno utilizzato amianto nelle attività produttive e censimento delle imprese che svolgono attività di bonifica da amianto e di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto (art. 3 del DPR 8/8/94);

� censimento degli edifici con presenza di materiali o prodotti contenenti amianto libero o floccato e in matrice friabile (art. 12 del DPR 8/8/94);

� rilevazione sistematica delle situazioni di pericolo derivanti dalla presenza di amianto (art. 8 del DPR 8/8/94);

� assegnazione delle risorse finanziarie necessarie all’acquisto della strumentazione occorrente alle strutture territorialmente competenti per lo svolgimento dei controlli previsti dalla normativa di settore (art. 11 del DPR 8/8/94);

� predisposizione di un piano di indirizzo concernente gli interventi di vigilanza sulle condizioni di salubrità ambientale e di sicurezza del lavoro (art. 7 del DPR 8/8/94);

� predisposizione di un piano di indirizzo concernente a sua volta gli interventi di vigilanza sulle attività di smaltimento e di bonifica relative all’amianto ( art. 9 del DPR 8/8/94);

� predisposizione di un piano per lo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto (artt. 5 e 6 del DPR 8/8/94);

� formazione dei lavoratori di livello gestionale e di livello operativo impiegati nelle attività di bonifica da amianto e di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto (art. 10 del DPR 8/8/94);

� formazione del personale del SSR con funzioni di controllo del rischio amianto in ambienti di vita e di lavoro (art. 10 del DPR 8/8/94).

Per l’espletamento di attività previste dalla pianificazione la Regione si è avvalsa anche della collaborazione di qualificati partners scientifici quali l’Enea , la Metapontum Agrobios scrl e l’Università degli Studi della Basilicata. Al Difa è stata affidata anche l’organizzazione dei corsi di formazione destinati al personale del SSR con funzioni di vigilanza in materia igienico-ambientale e sanitaria, mentre al Centro di geodinamica della Facoltà di Scienze MM. FF. NN. della stessa Università degli Studi della Basilicata è stato conferito l’incarico inerente la predisposizione di uno studio geologico e petrografico dei corpi ofiolitici presenti sul territorio di regione ascrivibili alla classificazione di cui all’allegato 4 del DM 14/5/96 che possono costituire fonte naturale di contaminazione ambientale da amianto e fonte di esposizione a fibre di amianto in corso di attività estrattiva o per uso improprio dei giacimenti.

Altra iniziativa adottata dall’Amministrazione Regionale è stata quella di costituire con D.G.R. 142/96 un gruppo di sovrintendenza alle problematiche territoriali connesse alla questione di che trattasi (Gruppo amianto), composto da Regione, Aziende UUSSLL ed ex PPMMIIPP, che ha consentito di risolvere, pur in carenza di tempi e mezzi, le emergenze che si sono ad oggi verificate , sono stati programmati e in parte realizzati accertamenti analitici su campioni di massa e di aerodisperso con presenza certa o sospetta di amianto, sono state individuate diverse situazioni di pericolo, sono state fornite indicazioni per la loro messa in sicurezza, sono stati discussi, per gli aspetti più complessi, numerosi piani di lavoro ex artt. 33 e 34 del D.Lgs. 277/91 ed è stata organizzata l’attività di vigilanza necessaria a garantire l’esecuzione in sicurezza delle opere di bonifica.

Il punto 10 del Piano prevedeva, a conclusione delle varie attività previste nello stesso documento, la stesura definitiva del Piano. Pertanto, a valle della attività di censimento, è stato predisposto il Piano Regionale Amianto, che, come stabilito al comma 3 dell’art. 10, della Legge 27 marzo 1992, n. 257 e al comma 3 dell’art. 5 del Dpr 8 agosto 1994 costituisce parte integrante del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti. Il Piano, approvato con Legge regionale 2 febbraio 2001, n. 6, contiene: - I dati del censimento dei siti di estrazione di pietre verdi; - I dati del censimento delle imprese che hanno utilizzato amianto o svolgono attività di bonifica o di smaltimento di rca; - I dati del censimento degli edifici ex art. 12 del DPR 8/8/1994; - I dati del censimento delle discariche abusive di rca;

Page 111: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13619N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

- La banca dati amianto; - Le modalità di attuazione competenze ex art. 11 del DPR 8/8/1994; - Piani di indirizzo per il controllo delle condizioni di salubrità ambientale e di sicurezza del lavoro per il controllo delle attività di bonifica da amianto e di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto; - Formazione degli operatori del SSR addetti al controllo delle situazioni a rischio specifico di contaminazione ambientale e di esposizione personale e degli addetti alle attività di bonifica da amianto e di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto; - atti di indirizzo:

� Protezione dei lavoratori a rischio di esposizione ad amianto durante il lavoro;

� Linee guida inerenti la manipolazione di prodotti contenenti amianto nelle autofficine;

� L’amianto in edilizia;

� Linee guida per il buon uso delle unità prefabbricate con presenza di materiali contenenti amianto;

� Tubazioni e cassoni in cemento - amianto destinati al trasporto e al deposito di acqua potabile e non;

� Procedura semplificata per la rimozione di piccoli quantitativi di materiali contenenti amianto di tipo compatto;

� Indice di valutazione del rischio in presenza di coperture in cemento - amianto.

� Linee guida per la rilevazione di materiali contenenti amianto in edifici e/o impianti da parte delle competenti strutture territoriali di controllo;

� Registro su cui riportare la localizzazione dell’amianto floccato o in matrice friabile presente negli edifici;

� Valutazione del rischio, controllo, manutenzione e bonifica dei materiali contenenti amianto presenti nei mezzi rotabili.

� Specifici valori limite di esposizione occupazionale e di contaminazione ambientale. - Allegati:

Allegato n° 1 : Rappresentazione cartografica della distribuzione dei corpi ofiolitici (pietre verdi) presenti sul territorio regionale;

Allegato n° 2 : Rappresentazione sintetica dei dati acquisiti attraverso il censimento di cui all’art. 3 del DPR 8/8/94 (settore produttivo);

Allegato n° 3 : Rappresentazione sintetica dei dati acquisiti attraverso il censimento di cui all’art. 12 del DPR 8/8/94 (edifici pubblici o ad uso pubblico);

Allegato n° 4 : Rappresentazione cartografica delle discariche abusive con presenza di rifiuti contenenti amianto;

Allegato n° 5 : Rappresentazione in tabella della tipologia e della quantità di materiali contenenti amianto rinvenienti dai dati acquisiti attraverso le attività di censimento;

Allegato n° 6 : Normativa di riferimento. Deliberazioni di G. R. e Determinazioni Dirigenziali connesse all’attuazione della normativa nazionale vigente in materia e alla realizzazione delle previsioni di cui al piano ex DCR 128/95 - Anni 94 - 1998. Costi sostenuti per la realizzazione dei programmi di cui al piano ex DCR 128/95 - Anni 1996-1998. Strutture Pubbliche di riferimento.

Stato di attuazione del piano

Il Piano Regionale Amianto è stato redatto dall’Ufficio Prevenzione e Sicurezza Ambientale del Dipartimento Sicurezza Sociale e Politiche Ambientali. Con l’avvento della VII legislatura il Dipartimento è stato scisso in due: Dipartimento Salute, Sicurezza e Solidarietà Sociale, Servizi alla Persona e alla Comunità e Dipartimento Ambiente e Territorio, con la conseguente suddivisione anche delle competenze in materia di amianto. In particolare le competenza in materia di prevenzione e protezione e di rischio sanitario sono state attestate ad apposito Ufficio (attualmente Politiche della Prevenzione Sanità Pubblica, Medicina del Lavoro, Sicurezza nei Luoghi di Vita e Lavoro) e quelle in materia di bonifica e smaltimento di rifiuti all’Ufficio Prevenzione e Sicurezza Ambientale (attualmente Prevenzione e Controllo Ambientale). Ciò ha comportato la gestione separata delle attività pianificate in base alle specifiche competenze attribuite ai due Dipartimenti, con conseguente affievolimento dell’attività del Gruppo Regionale Amianto, sino alla completa inattività, e minore coordinamento tra i due Dipartimenti regionali.

In continuità con quanto attuato prima dell’approvazione del Piano Regionale Amianto, sono state concluse le attività previste nel programma approvato con DCR 5 dicembre 1995, n. 128 ed avviate quelle previste dal Piano.

Page 112: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13620 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Si fa riferimento, per quanto innanzi esposto, alle sole attività svolte dal Dipartimento Ambiente e Territorio (attualmente Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità).

Bonifica siti e manufatti di proprietà pubblica La Legge regionale 8 settembre 1999, n. 27 e successive modifiche ed integrazioni “Concessione di finanziamenti regionali a sostegno degli interventi di bonifica da amianto” ha previsto la concessione di finanziamenti a favore di Soggetti pubblici per la bonifica di beni o siti di loro proprietà. In attuazione della Legge regionale sono stati finanziati, dal 1999 al 2011, n.110 progetti per un importo complessivo di € 8.296.462,12 che hanno interessato le seguenti tipologie di strutture: - Prefabbricati insediati a seguito del sisma 23.11.1980, in percentuale pari al 45%; - Scuole, in percentuale pari al 13%; - Costruzioni varie (Consorzi, Ferrovie Appulo Lucane, ALSIA, ecc.) in percentuale pari al 41,5%; - Tubazioni in cemento amianto per il trasporto dell’acqua ad uso potabile o irriguo, in percentuale pari allo 0,5%.Nel corso degli anni la tipologia di finanziamento utilizzata è così variata: gli interventi realizzati negli anni 1999-2000 sono stati finanziati con fondi POP FESR, nel 2001 con fondi POR e dal 2002 a tutt’oggi dallo stanziamento di competenza iscritto sul cap. 19078 “ Interventi di bonifica da amianto L.R. 27/1999 e di miglioramento ambientale” – UPB 0510.02 “Interventi di protezione e bonifica del territorio dall’inquinamento “ del bilancio di previsione annuale della Regione Basilicata, secondo il quadro riepilogativo che segue:

PROGETTI DI BONIFICA AMIANTO FINANZIATI AI SENSI DELLA LEGGE REGIONALE N. 27/1999

anno rif. n. progetti finanziati

Importofinanziato

tonnellate mater. smaltito

mq sup. bonificata

Tipologiafinanz.

1999-2000

31 € 2.486.014,30 489,12 65.627,00 Fondi POP FESR

2001 27 € 1.423.624,00 600,36 37.195,00 Fondi POR

2002 6 € 529.459,40 436,72 68.240,00 Fondi Regionali

2003 10 € 839.693,44 460,76 24.335,00 Fondi Regionali

2004 6 € 430.834,83 364,86 15.422,00 Fondi Regionali

2005 2 € 165.602,20 206,83 9.654,00 Fondi Regionali

2006 5 € 408.515,65 386,72 16.047,00 Fondi Regionali

2007 4 € 309.950,87 73,75 5.902,00 Fondi Regionali

2008 5 € 627.174,32 235,18 17.018,06 Fondi Regionali

2009 7 € 593.158,28 80,72 1831.00 Fondi Regionali

2010 1 € 46.811,34 0,00 0,00 Fondi Regionali

2011 6 € 435.623,49 0,00 0,00 Fondi Regionali

n.110 € 8.296.462,12 ton. 3.335,02 mq 261.271,06

I progetti finanziati nel 2010 e 2011, nel rispetto della tempistica dettata dal disciplinare tecnico, non sono ancora conclusi.

Formazione In attuazione di quanto disposto dalla Legge 257/1992, che affidava alle Regioni il compito di formare il personale impiegato nel settore amianto e di rilasciare un titolo di abilitazione per svolgere, su tutto il territorio nazionale, attività di bonifica e smaltimento di materiale contenente amianto, sono stati organizzati appositi corsi di informazione-formazione di base degli operatori del SSR con funzioni ispettive e di controllo e corsi di formazione per gli addetti alle operazioni di bonifica da amianto e di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto.

Page 113: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13621N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

5

La formazione degli gli operatori dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica delle Aziende UUSSLL di Basilicata e degli ex PPMMIIPP di Potenza e di Matera è stata affidata, con D.G.R. n. 2146/1998, al Dipartimento di Ingegneria e Fisica dell’Ambiente dell’Università degli Studi della Basilicata (DIFA) che ha attivato:

� n° 6 corsi di informazione - formazione di base destinati a tutti gli operatori del SSR con funzioni ispettive e di controllo;

� n° 1 corso di perfezionamento destinato al personale più esperto, cioè agli operatori che fanno parte del Gruppo Regionale Amianto, nonché a quegli operatori che hanno partecipato all’informazione - formazione di base che intendano o abbiano necessità di migliorare le proprie conoscenze in materia;

� n° 3 corsi inerenti le metodiche analitiche di supporto alle attività di controllo del rischio amianto negli ambienti di vita e di lavoro, destinati sostanzialmente agli operatori dei Settori Fisico - Ambientale e Chimico degli ex PPMMIIPP di Potenza e di Matera.

Anche la formazione dei responsabili e lavoratori addetti alle operazioni di bonifica e smaltimento dei rifiuti contenenti amianto è stata affidata a DIFA, che ha tenuto:

� un corso di formazione a Potenza dal 28 febbraio al 15 marzo 2001 (D.G.R. 28 dicembre 2001, n. 2752) a cui hanno partecipato n. 13 imprese per un totale di 32 dipendenti;

� un corso di formazione per responsabili e lavoratori (D.G.R. 7 luglio 2003, n. 1256) a Matera, dal 9 ottobre al 6 novembre 2003, e a Potenza presso la Regione Basilicata, dal 04 al 19 novembre 2003 con l’iscrizione di complessive n. 41 imprese e la partecipazione di n. 69 addetti.

Mappatura La Regione, inoltre, in attuazione di quanto stabilito dall’art. 20 della Legge 23 marzo 2001, n. 93 ed il relativo D.M. di attuazione 18 marzo 2003, n. 101 “Regolamento per la realizzazione di una mappatura delle zone del territorio nazionale interessata dalla presenza di amianto” con D.G.R. n. 5 dicembre 2003, n. 2275, ha approvato il progetto di mappatura dei rischi asbesto correlati nell’ambiente naturale e costruito finalizzato all’individuazione delle priorità di intervento ed ha avviato le attività di mappatura e di monitoraggio del rischio amianto in Basilicata. Con D.G.R. 8 agosto 2005, n. 1731A è stato approvato lo studio geologico e petrografico dei corpi ofiolitici presenti sul territorio regionale ascrivibili alla classificazione di cui all’allegato 4 del DM 14/5/96 che possono costituire fonte naturale di contaminazione ambientale da amianto e fonte di esposizione a fibre di amianto in corso di attività estrattiva o per uso improprio dei giacimenti redatto Centro di Geodinamica della Facoltà di Scienze MM. FF. NN. dell’Università degli Studi della Basilicata. Con successiva D.G.R. 15 maggio 2006, n. 739 la Regione ha anche approvato e finanziato il progetto di caratterizzazione finalizzato alla messa in sicurezza e ripristino ambientale delle aree incise in affioramenti di rocce contenenti amianto. La relazione conclusiva e gli elaborati cartografici relativi alla mappatura e monitoraggio del rischio amianto in Basilicata sono stati approvati con D.G.R. 31 ottobre 2006, n. 1616, che ha anche individuato gli interventi urgenti ai sensi dell’art. 1, comma 3, del Dm Ambiente n. 101/03 e quantificato la spesa occorrente per la loro esecuzione in € 27.861.039,00. La relazione conclusiva di valutazione del rischio amianto in Basilicata, con relativi allegati, redatta dai consulenti ing. Raffaele Cioffi, dr. Saverio Fiore e dr. Vito Summa, è stata acquisita in data 31.05.2007, n. 120708/75AA. I risultati della caratterizzazione delle aree a rischio di contaminazione ambientale da amianto in giacitura naturale con relativa cartografia, redatti dal CNR – IMAA di Tito, sono stati approvati con D.G.R. 10 giugno 2008, n. 963. Con D.G.R. 23 dicembre 2010, n. 2118, infine, sono state approvate la carta geologica delle unità Liguridi dell’area del Pollino e la cartografia relativa ai territori dei Comuni di Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Chiaromonte, Episcopia, Fardella, Francavilla, Latronico, Lauria, S. Costantino Albanese, San Severino Lucano, Terranova del Pollino e Viggianello, riportante la delimitazione delle litologie potenzialmente contenenti amianto affioranti nei rispettivi territori, elaborate dal CNR – IMMA di Tito a conclusione della caratterizzazione eseguita.

SITIl progetto di mappatura e di monitoraggio del rischio amianto in Basilicata, approvato con D.G.R. 5 dicembre 2003, n. 2275, ai sensi dell’art. 20 della Legge 23 marzo 2001, n. 93 ed il relativo D.M. di attuazione 18 marzo 2003, n. 101 “Regolamento per la realizzazione di una mappatura delle zone del territorio nazionale interessata dalla presenza di amianto” prevedeva anche la realizzazione di un sistema informativo territoriale (SIT) e l’acquisto del necessario hardware per l’informatizzazione dei dati. Il SIT è stato realizzato dalla società Metapontum Agrobios srl, che si è avvalsa della collaborazione del CNR di Tito e della società Antea Srl di Matera e prevede l’inserimento e l’aggiornamento dei dati relativi al rilevamento dei manufatti e dei siti contenenti amianto, agli interventi di bonifica e di trattamento e smaltimento dei rifiuti contenenti amianto, con controllo centralizzato ed accesso locale agli Organi di Controllo.

Page 114: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13622 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

6

Il sistema informativo contiene i soli dati all’epoca disponibili.

Messa in sicurezza di siti con presenza di amianto naturale In attuazione della Legge nazionale 23 marzo 2001, n. 93 ed il relativo D.M. di attuazione 18 marzo 2003, n. 101 “Regolamento per la realizzazione di una mappatura delle zone del territorio nazionale interessata dalla presenza di amianto”, le attività svolte in relazione alla presenza di amianto di origine naturale nel territorio regionale hanno permesso di finanziare n. 6 progetti di bonifica con messa in sicurezza della viabilità interpoderale di proprietà pubblica ricadente su affioramenti di rocce contenenti amianto nell’area del Pollino, per un importo complessivo pari a € 4.668.037,24, una lunghezza di strade già bonificate pari a 47,15 km e una conseguente superficie bonificata di 177.224,00 mq; il tutto secondo il quadro riepilogativo seguente:

Pertanto in riferimento alla prima fase di programmazione circa gli interventi di bonifica della viabilità interpoderale a rischio amianto, si può concludere che la percentuale dei lavori eseguiti in termini di superficie bonificata è pari all’83%. Il 17% residuo, riguarda i lavori in itinere presso il Comune di Castelluccio Inferiore ed i lavori relativi al progetto presentato dal Comune di Terranova di Pollino che verrà a breve finanziato con i fondi P.O.R. 2007/2013. I sopraindicati progetti sono stati tutti finanziati nell’ambito della Mis. 1.3 azione D dei fondi P.O.R. 2000/2006 ad esclusione del progetto presentato dal Comune di Castelluccio Inferiore che è stato finanziato con le competenze iscritte sul cap. 19072 “ Interventi di bonifica da amianto L.R. 27/1999 e di miglioramento ambientale” – UPB 0510.02 “Interventi di protezione e bonifica del territorio dall’inquinamento“ del bilancio 2011.

Linee guida Ad integrazione degli atti di indirizzo e delle linee guida contenute nel Piano amianto ed in esito alle attività di caratterizzazione delle aree a rischio di contaminazione ambientale da amianto in giacitura naturale sono state emanate: - Linee guida per il monitoraggio delle fibre aerodisperse durante l’esecuzione dei lavori di messa in sicurezza della viabilità pubblica a rischio amianto naturale, approvate con D.G.R. 10 giugno 2008, n. 867; - Linee guida per la caratterizzazione dei materiali lapidei utilizzati per il confinamento delle sedi stradali con presenza di rocce contenenti amianto, approvate con D.G.R. 22 ottobre 2008, n. 1659; - Prime indicazioni per la caratterizzazione dei materiali d’alveo potenzialmente contenenti amianto, approvate con D.G.R. 23 dicembre 2010, n. 2118; - Criteri per l'autorizzazione di attività interferenti con suolo e sottosuolo nelle aree con presenza di rocce potenzialmente contenenti amianto e per l'utilizzo e la gestione delle terre e rocce da scavo provenienti dalle suddette aree e degli inerti estratti dagli alvei fluviali, approvate con D.G.R. 29 novembre 2011, n. 1743;

Evoluzione del quadro legislativo e dello scenario di riferimento

Successivamente all’approvazione del Piano amianto sono intervenute ulteriori disposizioni normative attinenti la problematica amianto, di cui se ne riportano le più rilevanti: Il Decreto Legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 “Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti” ha stabilito i requisiti operativi e tecnici per i rifiuti e le discariche, misure, procedure e orientamenti tesi a prevenire o a ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull'ambiente, in particolare l'inquinamento delle acque superficiali, delle acque sotterranee, dei suolo e dell'atmosfera, e sull'ambiente globale, compreso l'effetto serra, nonché i rischi per la salute umana risultanti dalle discariche di rifiuti, durante l’intero ciclo di vita della discarica. Decreto 13 marzo 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 21 marzo 2003, n. 67, recante criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica.

INTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA VIABILITÀ INTERPODERALE A RISCHIO AMIANTO NATURAL

importo finanziatolunghezza strada

bonificata mq superficie bonificata

Lauria € 438.380,71 2,03 12.894,00

San Severino lucano €1.660.507,60 22,16 78.998,00

Viggianello €1.677.086,93 14,91 53.275,00

Castelluccio Superiore € 458.562,00 7,15 21.687,00

Chiaromonte € 124.500,00 0,99 10.370,00

Castelluccio Inferiore € 309.000,00 0,00 0,00

TOTALE € 4.668.037,24 km 47,15 mq 177.224,00

Page 115: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13623N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

L’art. 20 della Legge 23 marzo 2001, n. 93 ed il Decreto Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 18 marzo 2003, n. 101 “Regolamento per la realizzazione di una mappatura delle zone del territorio nazionale interessate dalla presenza di amianto, ai sensi dell'articolo 20 della Legge 23 marzo 2001, n. 93” sancito l’obbligo a carico alle Regioni di eseguire la mappatura dei rischi asbesto correlati nell’ambiente naturale e costruito finalizzato all’individuazione delle priorità di intervento. Il Decreto 29 luglio 2004, n. 248 “Regolamento relativo alla determinazione e disciplina delle attività di recupero dei prodotti e beni di amianto e contenenti amianto” ha approvato ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della Legge 27 marzo 1992, n. 257, i disciplinari tecnici sulle modalità per il trasporto ed il deposito dei rifiuti di amianto nonché sul trattamento, sull'imballaggio e sulla ricopertura dei rifiuti medesimi nelle discariche, approvati dalla Commissione per la valutazione dei problemi ambientali e dei rischi sanitari connessi all'impiego dell'amianto di cui all'articolo 4, comma 1, della citata Legge n. 257 del 1992, nella seduta plenaria del 15 gennaio 2004. Tali disciplinari tecnici definiscono ed individuano i processi di trattamento dei rifiuti contenenti amianto. I trattamenti che, come effetto, conducono alla totale trasformazione cristallochimica dell'amianto, rendono possibile il riutilizzo di questo materiale come materia prima. Lo stesso decreto (allegato A) integra l'allegato 1, relativo all'ammissibilità dei rifiuti di amianto o contenenti amianto, del decreto 13 marzo 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 21 marzo 2003, n. 67, recante criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica. Il Decreto Ministero della Salute 14 dicembre 2004 “Divieto di installazione di materiali contenenti amianto intenzionalmente aggiunto” ha stabilito il divieto di uso delle fibre di amianto e dei prodotti contenenti tali fibre intenzionalmente aggiunte, autorizzando l'uso dei prodotti contenenti le fibre di amianto già installati o in servizio prima della data di entrata in vigore del decreto fino alla data della loro eliminazione o fine della vita utile. Decreto Ministeriale 3 agosto 2005 “Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica”.Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale“, nell’allegato 5 al titolo V della parte IV ha, tra l’altro, confermato i richiamati limiti come concentrazione soglia di contaminazione per l’amianto e all’art. 186 ha disciplinato l’utilizzo delle rocce e terra da scavo.

Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81 "Attuazione dell'articolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro" e successive modifiche ed integrazioni.Decreto Ministeriale 27 settembre 2010 Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica, in sostituzione di quelli contenuti nel decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio 3 agosto 2005.

Con l’emanazione del Decreto 29 luglio 2004, n. 248 “Regolamento relativo alla determinazione e disciplina delle attività di recupero dei prodotti e beni di amianto e contenenti amianto” che ha definito ed individuato i processi di trattamento, i rifiuti contenenti amianto possono essere conferiti, con o senza trattamento preliminare, in discariche dedicate per rifiuti non pericolosi o pericolosi in funzione del valore dell’indice di rilascio, oppure riutilizzati come materia prima se il trattamento conduce alla totale trasformazione cristallochimica dell'amianto. La mappatura del rischio amianto sull’intero territorio regionale si è incrementata la conoscenza delle situazioni di rischio connesse alla presenza di amianto di origine antropica ed è stata approfondita la valutazione del rischio connesso alla presenza di amianto naturale. Ciò ha consentito un notevole incremento dei dati acquisiti che necessitano di trattamento ed elaborazione con sistemi informatici. Nel frattempo molte situazioni a maggior rischio sono state risolte sia dai Soggetti pubblici proprietari, con l’utilizzo dei finanziamenti pubblici dedicati, sia dai privati detentori di manufatti contenenti amianto, come rilevato dalle relazioni annuali inviate ai sensi dell’art. 9 della Legge n. 257/1992. Anche per l’attenuazione del rischio correlato alla presenza di amianto naturale sono stati eseguiti una serie di interventi di messa in sicurezza, utilizzando finanziamenti con in fondi POR Basilicata 2000-2006. Sono in corso studi ed indagini di caratterizzazione dei sedimenti nelle aste fluviali che attraversano affioramenti di rocce potenzialmente contenenti amianto ai fini della valutazione del rischio connesso alla presenza di amianto e allo svolgimento di attività antropiche su detti siti.

Page 116: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13624 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

���������������

PARTE�VI:�LE�FUTURE�ATTIVITA’�DI�PIANIFICAZIONE���

�����

Page 117: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13625N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Azioni operative

Le azioni che si intende attivare sono finalizzate, oltre che alla redazione del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, del Piano di Bonifica dei Siti Contaminati e del Piano Amianto, anche alla gestione dei flussi informativi e dei procedimenti per l’attuazione dei Piani. Specificamente si ritengono necessarie: 1 – l’acquisizione ed aggiornamento dei dati relativi alla produzione e composizione dei rifiuti, all’impiantistica

esistente e quella in corso di realizzazione e relative capacità di trattamento, al flusso dei rifiuti, ecc.; 2 – la realizzazione ed attivazione di un SIT di gestione dei dati di cui al punto 1; 3 – l’acquisizione ed aggiornamento dei dati relativi ai siti potenzialmente contaminati, ai siti bonificati e quelli

da bonificare; 4 – l’aggiornamento ed attivazione del SIT di gestione dei dati relativi ai sito contaminati; 5 – l’informatizzazione dei procedimenti relativi alla bonifica dei siti contaminati; 6 – l’acquisizione ed attivazione software di gestione dell’anagrafe dei siti inquinati; 7 – l’aggiornamento ed attivazione del SIT mappatura amianto; 8 – l’informatizzazione dei procedimenti di bonifica da amianto; 8 – la predisposizione del rapporto ambientale; 7 – la redazione aggiornamento piano di gestione dei rifiuti urbani ed assimilati, dei rifiuti speciali, imballaggi,

PCB;8 – la redazione aggiornamento piano di bonifica dei siti inquinati; 9 – la redazione aggiornamento piano amianto. L’attuazione delle singole azioni previste verrà effettuata da Soggetti, anche esterni, da individuare successivi e specifici provvedimenti della Giunta regionale.

Stima oneri finanziari

N. descrizione attività importo

1acquisizione ed aggiornamento dati ciclo integrato dei rifiuti urbani e speciali € 200.000,00

2 acquisizione ed aggiornamento dati siti inquinati € 100.000,00

3acquisizione ed attivazione SIT gestione ciclo integrato dei rifiuti urbani e speciali € 150.000,00

4 informatizzazzione procedimenti bonifiche siti inquinati € 100.000,005 aggiornamento ed attivazione SIT mappatura amianto € 180.000,006 acquisizione ed attivazione software anagrafe siti inquinati € 100.000,007 redazione rapporto ambientale € 30.000,008 redazione piano rifiuti, siti inquinati ed amianto € 500.000,00

TOTALE € 1.360.000,00

Page 118: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13626 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

2

Indice del redigendo PRGRIl Piano Regionale dei Gestione dei Rifiuti dovrà essere articolato nelle diverse parti riportate nell’indice seguente. Ciascuna parte dovrà essere sviluppata nelle varie sezioni specificamente indicate. Gli argomenti possono essere sviluppati ed articolati anche diversamente con l’introduzione di ulteriori paragrafi o con la suddivisione di quelli indicati.

INDICE

I PARTE: PREMESSE

1. Premessa 1.1. Obiettivi e contenuti del Piano 1.2. Riferimenti normativi

II PARTE: PIANO DI GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

1. La programmazione dei rifiuti urbani 1.1 Indirizzi della nuova programmazione 1.2 Iter di redazione del nuovo PRGR 1.3 Valutazione degli obiettivi del precedente PRGR

2. Normativa 2.1 Normativa comunitaria 2.2 Normativa nazionale 2.3 Normativa regionale 2.4 Quadro d'insieme dei Piani Provinciali per la Gestione dei Rifiuti vigenti

3. Stato di fatto sulla gestione dei rifiuti urbani 3.1 Metodologia di monitoraggio, elaborazione e validazione dei dati 3.2 Quantitativi prodotti e raccolte differenziate 3.3 Analisi merceologiche 3.4 La programmazione provinciale vigente: analisi critica degli obiettivi 3.5 Schemi di flusso 3.6 Analisi delle modalità di gestione

3.6.1 Il modello lucano alternativo agli ATO 3.6.2 Distribuzione dei gestori sul territorio 3.6.3 Sistemi di raccolta rifiuti 3.6.4 Evoluzione delle modalità di smaltimento e recupero

3.7 Impiantistica 3.7.1 Impianti di smaltimento dell’indifferenziato: ricognizione e potenzialità attuali 3.7.1.1 Termovalorizzatori 3.7.1.2 Discariche 3.7.1.3 Impianti di produzione di CSS 3.7.1.4 Impianti di selezione e pretrattamento 3.7.2 Principali impianti di recupero

3.7.2.1 Frazione organica (Forsu) 3.7.2.2 Carta, vetro, plastica, multi materiale

3.8 Analisi delle quantità di materia avviata a recupero e analisi dell’efficienza di recupero degli impianti presenti sul territorio

3.9 Analisi dei costi di gestione 3.9.1 Costi per l’intera gestione dei rifiuti urbani 3.9.2 Analisi delle tariffe di recupero e smaltimento in impianto 3.9.3 Analisi critica diverse modalità di tariffazione

4. Definizione degli scenari 4.1 Assunzioni di base

4.1.1 Popolazione 4.1.2 Produzione di rifiuti pro capite 4.1.3 Percentuale di raccolta differenziata

4.2 Definizione degli scenari 4.2.1 Scenario base (BAU) 4.2.2 Scenario intermedio 4.2.3 Scenario avanzato

Page 119: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13627N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

3

5. Metodologia LCA 6. Definizione degli obiettivi

6.1 Obiettivi6.1.1 Priorità stabilite dalla normativa comunitaria 6.1.2 Obiettivi del nuovo PRGR

6.1.2.1 Produzione RU 6.1.2.2 Raccolta differenziata 6.1.2.3 Recupero di materia - la società del riciclaggio 6.1.2.4 Fattori di sviluppo del mercato del recupero

7. Focus su categorie di rifiuti urbani 7.1 Frazione organica (Forsu) 7.2 R.A.E.E. 7.3 Terre di spazzamento

8. Fabbisogno impiantistico 8.1 Valutazione del fabbisogno

8.1.1 Fabbisogno per gli impianti di smaltimento 8.1.2 Fabbisogno per gli impianti di recupero 8.1.3 Valutazioni sulla eventuale chiusura di impianti esistenti

9. Strumenti ed azioni 9.1 Miglioramento delle prestazioni ambientali degli impianti 9.2 Criteri di autosufficienza e di prossimità 9.3 Strumenti di governance 9.4 Strumenti incentivanti economico-finanziari

9.4.1 Modifica criteri agevolativi per il tributo per il conferimento in discarica 9.5 Strumenti tecnici

9.5.1 Miglioramento dell’efficacia e dell’economicità 9.5.1.1 Gestione delle Raccolte differenziate

9.5.1.1.1 Implementazione dei sistemi di raccolta 9.5.1.1.2 Omogeneizzazione a livello regionale 9.5.1.1.3 Le raccolte nelle zone con particolarità territoriali 9.5.1.1.4 Indicazioni per il raggiungimento di elevati livelli senza svantaggi

economici o ambientali 9.5.1.1.5 Raggiungimento degli obiettivi di qualità delle raccolte incidendo

sul servizio ai fini di massimizzare il recupero di materia. 9.5.1.1.6 Implementazione di raccolte particolari: (es oli usati, pile e batterie)

9.5.1.2 Nuove tecnologie impiantistiche per il “trattamento” 9.6 Il sistema autorizzatorio per gli impianti di piano 9.7 Accompagnamento alla policy (Diffusione delle campagne di sensibilizzazione) 9.8 La Green Economy

10. Programma di prevenzione della produzione di rifiuti 11. Linee guida per la pianificazione provinciale

11.1 Contenuti minimi dei piani 11.2 Innovazioni tecnologiche impiantistiche 11.3 Criteri di localizzazione

III PARTE: PIANO DI GESTIONE DEGLI IMBALLAGGI

1. Premessa 1.1 Analisi dei flussi 1.2 Raggiungimento obiettivi di legge

IV PARTE: PIANO DI GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI

1. Analisi dello stato di fatto 1.1 Il sistema produttivo locale 1.2 Produzione e gestione

1.2.1 Trend storici 1.2.2 Produzione, flussi e gestione

1.3 Impiantistica 1.3.1 Impianti autorizzati in procedura ordinaria e AIA 1.3.2 Impianti autorizzati in procedura semplificata 1.3.3 Impianti/progetti sperimentali

Page 120: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13628 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

4

1.4 Valutazione delle possibilità di riduzione dei quantitativi e riduzione della pericolosità. 2. Quadro dei fabbisogni 3. Focus su particolari categorie di rifiuti: analisi produzione e linee guida per il recupero e lo smaltimento

3.1 PCB (Policlorobifenili) 3.2 Materiali isolanti e materiali da costruzione contenenti amianto 3.3 Fanghi di depurazione 3.4 Veicoli fuori uso con particolare riferimento a Car fluff e Pneumatici 3.5 Rifiuti sanitari 3.6 Oli usati 3.7 Rifiuti inerti 3.8 Rifiuti decadenti dal trattamento di rifiuti urbani 3.9 Ceneri leggere (fly ash) e scorie decadenti da termovalorizzatori 3.10 Beni in polietilene 3.11 Batterie al piombo esauste e rifiuti piombosi 3.12 Terre da bonificare

V PARTE: PIANO DI BONIFICA DEI SITI INQUINATI

1. Piano regionale di bonifica delle aree contaminate approvato con legge regionale 2 febbraio 2001, n. 6 1.1. Contenuti del Piano

1.1.1. Censimento e mappatura 1.1.2. Scelta delle priorità di intervento 1.1.3. Programma degli interventi

1.2. Stato di attuazione del Piano 1.2.1. Anagrafe 1.2.2. Finanziamenti erogati 1.2.3. Attività di indirizzo

2. Evoluzione del quadro legislativo e dello stato di inquinamento 2.1. Modifiche legislative 2.2. Nuove situazioni di inquinamento

2.2.1. Siti di interesse nazionale 2.2.2. Siti di interesse regionali

3. Metodologia di aggiornamento del Piano

4. Anagrafe 4.1 Contenuto del Censimento 4.2 Fonti informative4.3 Scheda Censimento 4.4 Data base del Censimento 4.5 Rappresentazione cartografica dei dati del Censimento dei siti inquinati

5. Censimento dei siti potenzialmente contaminati 5.1 Contenuto dell’Anagrafe 5.2 Fonti informative5.3 Scheda Anagrafe 5.4 Data base dell’anagrafe 5.5 Rappresentazione cartografica dei dati dell'Anagrafe dei siti inquinati

6. Valutazione del rischio relativo e ordine di priorità degli interventi

7. Analisi del rischio per la gerarchizzazione dei siti inquinati presenti nell’anagrafe

8. Stima degli oneri economici 8.1 Oneri per attività di caratterizzazione 8.2 Oneri per le attività di bonifica

8.2.1 Oneri per la messa in sicurezza permanente delle discariche 8.2.2 Oneri per la bonifica

9. Programmazione interventi 9.1 Programmazione interventi per i siti in Anagrafe

Page 121: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13629N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

9.2 Programmazione interventi per i siti pubblici inseriti nel Censimento.

10. Allegati

VI PARTE: PIANO AMIANTO

1. Piano regionale amianto approvato con legge regionale 2 febbraio 2001, n. 6 1.1. Contenuti del Piano

1.1.1. Censimento 1.1.1.1. siti di estrazione di pietre verdi 1.1.1.2. imprese che hanno utilizzato amianto o svolgono attività di bonifica o di smaltimento di

rca 1.1.1.3. edifici ex art. 12 del DPR 8/8/1994 1.1.1.4 .discariche abusive

1.1.2. Attuazione competenze ex art. 11 del DPR 8/8/1994 1.1.3. Piani di indirizzo 1.1.4. Formazione 1.1.5. Atti di indirizzo

1.2. Stato di attuazione del Piano

2. Evoluzione del quadro legislativo e dello scenario di riferimento 2.1. Modifiche legislative 2.2. Attività eseguite

2.2.1. Formazione 2.2.2. Mappatura 2.2.3. Bonifica edifici pubblici 2.2.4. Bonifica strutture private 2.2.5. Amianto naturale 2.2.6. Discariche 2.2.7. Imprese che svolgono attività di bonifica o di smaltimento rca 2.2.8. Abbandono rca

3. Metodologia di aggiornamento del Piano

4. Aggiornamento ed attivazione SIT di acquisizione, aggiornamento e gestione dati e procedure 4.1 Contenuti 4.2 Fonti informative4.3 Scheda di censimento 4.4 Data base 4.5 Rappresentazione cartografica dei dati

5. Valutazione del rischio relativo e ordine di priorità degli interventi

6. Rifiuti contenenti amianto 6.1 Produzione di rifiuti 6.2 Stima produzione futura

7. Stima degli oneri economici 7.1 Oneri per completamento bonifica edifici pubblici 7.2 Oneri per finanziamento bonifiche privati 7.3 Oneri per messa in sicurezza versanti e cave di rocce contenenti amianto

8. Programmazione interventi

9. Allegati 9.1 Cartografia affioramenti ofiolitici 9.2 Cartografia sedimenti fluviali contenenti amianto 9.3 Cartografia discariche rca 9.4 Linee guida

9.4.1 Criteri

Page 122: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13630 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

�������������

PARTE�VII:�OBIETTIVI�E�LINEE�DI�INDIRIZZO�����

Page 123: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13631N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

1. GESTIONE RIFIUTI

MACROOBIETTIVO 1: Allineamento degli standard di raccolta differenziata e trattamento alla normativa nazionale ed alle direttive europee

La presente azione di pianificazione ha come obiettivo di fondo il pieno rispetto delle indicazioni normative nazionali e comunitarie relative alla gestione dei rifiuti. In particolare ai fini del superamento delle attuali criticità è fondamentale cogliere gli obiettivi normativi in termini di:

� raccolta differenziata, recupero e valorizzazione di frazioni di rifiuti riutilizzabili; � corretto trattamento e smaltimento delle frazioni residue dalla raccolta differenziata.

Attualmente a livello nazionale le indicazioni che maggiormente condizionano il sistema tecnologico ed organizzativo sono:

� percentuale minima di raccolta differenziata pari al 65%; � riduzione dei conferimenti in discarica di frazioni biodegradabili a meno di 81 kg/anno per abitante; � divieto di smaltimento in discarica di frazioni con PCI>13.000 kJ/kg.

Il raggiungimento di tali obiettivi richiede di operare sinergicamente sui sistemi di raccolta, che devono assicurare una resa di intercettazione netta sulle singole frazioni (al netto degli scarti di selezione) mediamente superiore all’80%, e sui sistemi di trattamento della parte indifferenziata residua.

In nessun caso potrà essere ammissibile un sistema composto da sola raccolta differenziata, anche a livelli superiori ai limiti normativi, e discarica controllata per le frazioni residue. I rifiuti residui dalle RD dovranno essere sottoposti a specifici trattamenti al fine di ridurne il peso, il volume e la pericolosità e, quindi, rispettare stringenti standard di qualità ambientale predefiniti. È questo ad esempio il caso della stabilità biologica dei rifiuti da immettere in discarica dopo un trattamento bio-meccanico.

Il vincolo sul contenuto energetico dei rifiuti immessi in discarica imporrà inoltre il divieto, come diffusamente praticato attualmente in forza di ripetute proroghe, di smaltire le frazioni di sopravaglio separate negli impianti di vagliatura. Per questi materiali si delinea necessariamente un riutilizzo a fini energetici diretto o previa preparazione ai sensi della recente Direttiva Europea 2008/98/CE.

A livello Comunitario la disciplina del recupero è stata profondamente rinnovata, a partire dalla stessa definizione di recupero, dalla direttiva 2008/98/CE con l’introduzione dei concetti di preparazione per il riutilizzo, riutilizzo e riciclaggio. La direttiva è stata recepita in Italia dal D.Lgs. 205/2010, correttivo della parte IV del D.Lgs. 152/2006. L’articolo 181 del D.Lgs. 152/2006 definisce obiettivi complessivi di recupero e riciclaggio, spostando l’attenzione dalla fase di raccolta a quella della effettiva valorizzazione dei rifiuti. Pur rimanendo in vigore gli obiettivi quantitativi di raccolta, fissati al 65% nel 2012 (art. 205 del D.Lgs. 152/2006), le politiche di raccolta differenziata vanno orientate a criteri di effettivo riciclo dei materiali raccolti in modo differenziato.

La quantità di materia effettivamente recuperata dipende, più che dalla quantità, dalla qualità della raccolta e quindi dalla percentuale di frazioni estranee presenti nel rifiuto differenziato. Il comma 1 dell’articolo 181 impone alle autorità competenti le misure necessarie per conseguire i seguenti obiettivi:

� entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti quali, come minimo, carta, metalli,

plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici, e possibilmente di altra origine, se sono simili a quelli

domestici, sarà aumentata complessivamente almeno al 50% in termini di peso;

� entro il 2020 la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale, incluse

operazioni di colmatazione che utilizzano i rifiuti in sostituzione di altri materiali, di rifiuti da costruzione e

demolizione non pericolosi, escluso il materiale allo stato naturale definito alla voce 17 05 04 dell’elenco

dei rifiuti, sarà aumentata almeno al 70% in termini di peso.

La decisione 2011/753/Ue (GUUE del 25/11/2011 attua la direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE (articolo 11, paragrafo 2), ripresa in toto dal sopra citato articolo 181 del D.Lgs. 152/2006, dettando le regole e le modalità di calcolo per il rispetto degli obiettivi di recupero e riciclaggio dei rifiuti urbani e dei rifiuti da costruzione e da demolizione al 2020.

A chiarimento del quadro, la decisione 2011/753/Ue introduce nell’ordinamento le definizioni di rifiuti “domestici”, “urbani” e “simili” (definizioni valide però al solo fine dell’applicazione della decisione):

Page 124: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13632 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

� rifiuti domestici: rifiuti prodotti dai nuclei domestici;

� rifiuti urbani: rifiuti domestici e i rifiuti simili;

� rifiuti simili: rifiuti comparabili, per tipo e composizione, ai rifiuti domestici, esclusi i rifiuti da processi

produttivi e i rifiuti provenienti dall’agricoltura e dalla silvicoltura

La decisione Ue affida poi agli Stati membri la scelta sul tipo di operazione al quale applicare l’obiettivo stabilito dalla direttiva 2008/98/Ce.

Gli Stati potranno scegliere tra: (a) la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti domestici costituiti da carta, metalli, plastica e

vetro; (b) la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti domestici costituiti da carta, metalli, plastica e

vetro e di altri tipi di rifiuti domestici o di rifiuti simili di altra origine; (c) la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti domestici; (d) la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti urbani. Il tipo di operazione scelta dovrà essere comunicata alla Commissione Ue nella prima relazione triennale

sull’applicazione della direttiva 2008/98/Ce (da presentarsi entro il settembre 2012), ma potrà poi essere cambiata prima della presentazione della relazione riguardante il 2020. Le metodologie di calcolo da applicare corrispondenti all’opzione prescelta sono contenute nell’allegato I della decisione; le relazioni degli Stati membri dovranno inoltre rispettare i requisiti specifici contenuti negli allegati I e II del provvedimento.

In termini operativi gli obiettivi di piano, nel rispetto della normativa nazionale e degli indirizzi comunitari, possono essere definiti come indicato di seguito.

MACRO OBIETTIVO 2: Completamento dell’assetto impiantistico

Per l’attuazione dell’obiettivo 1 è imprescindibile il completamento dell’impiantistica di lavorazione e trasformazione delle frazioni valorizzabili, e di trattamento e smaltimento delle frazioni residue. Da questo dipendono non solo il rispetto degli obblighi normativi ma anche il corretto funzionamento tecnico delle singole unità impiantistiche e il contenimento dei costi complessivi del sistema regionale.

In questo modo il sistema regionale sarà articolato in piattaforme territoriali e stazioni di trasferimento che dovrà assicurare le seguenti condizioni standard:

� distanza dai singoli comuni al più vicino centro di raccolta, impianto o stazione di trasferimento,

inferiore a 25-30 km;

� tutte le piattaforme di trattamento bio-meccanico dotate di discarica di servizio per una

autonomia di almeno 5 anni;

� tutti i rifiuti differenziati, secchi ed umidi, raccolti in regione troveranno almeno un impianto di

trattamento e recupero sul territorio regionale.

In fase di stesura del piano saranno definite le volumetrie necessarie di discarica controllata per assolvere ai fabbisogni aggiuntivi nel periodo transitorio corrispondente al tempo necessario per raggiungere gli obiettivi di RD e realizzare gli impianti di trattamento ancora mancanti.

MACRO OBIETTIVO 3: Contenimento delle produzioni.

La Direttiva 2008/98/CE (art.3) introduce la definizione di prevenzione dei rifiuti come: “le misure, prese prima che una sostanza, un materiale o un prodotto sia un rifiuto, che riducono:

� la quantità dei rifiuti, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’estensione del loro ciclo di vita;

� gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull’ambiente e la salute umana;

� il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti”.

Un’ulteriore definizione di prevenzione è quella formulata dall’OECD nel documento OECD 2000, OECD Working Party on Pollution Prevention and Control, Strategic Waste Prevention: OECD Reference Manual, ENV/EPOC/PPC (2000)5/Final, 2000, ove la prevenzione comprende tutte le azioni che contribuiscono ad allungare la durata di vita dei prodotti e ridurre le quantità di rifiuti conseguenti.

Page 125: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13633N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

In particolare si evidenzia come con il termine “attività di prevenzione” si debba intendere tutti quei processi che comportano una minor produzione del rifiuto, le attività che allungano la durata della vita dei beni e le attività basate sul riuso dei prodotti (per gli imballaggi per es. anche attraverso la cauzione), mentre con il termine “attività di minimizzazione” vengono ricomprese anche misure di gestione come per esempio il “miglioramento della qualità del rifiuto” (ad esempio riduzione del contenuto di sostanze pericolose o riduzione del volume) ed il riciclaggio.

Le attività di prevenzione dei rifiuti sono, quindi, ben distinte dall’attività di riciclaggio, che vanno invece considerate in senso più ampio come “attività di minimizzazione”.

Si possono individuare 3 tipologie principali di interventi nell’ambito della prevenzione dei rifiuti:

� interventi di riduzione in senso stretto (o eliminazione), che riguardano l’eliminazione completa delle

sostanze pericolose contenute nei prodotti oppure una riduzione dell’intensità dei materiali (o

dell’energia) utilizzati nei processi di produzione, di distribuzione e di consumo;

� interventi di riduzione alla fonte, che contemplano la minimizzazione dell’uso di sostanze tossiche o

dannose e/o la minimizzazione del consumo di risorse (o di energia);

� interventi per il riuso dei prodotti, che contemplano l’uso molteplice dei prodotti nella loro forma

originaria, sia per la loro originaria funzione che per funzioni alternative.

Tra le misure concrete per la riduzione delle produzioni possiamo annoverare:

La riduzione degli imballaggi e dei rifiuti da grande distribuzione. Si stima, infatti, che un negozio al dettaglio produca circa 1 t/anno di rifiuti di imballaggio, mentre un ipermercato da 2.500 m

2 può arrivare

a produrne fino a 50 t/anno. Il compostaggio domestico. Le pratica del compostaggio domestico può essere sviluppata con successo in zone con diffusa presenza di abitazioni rurali e case con giardini ed orti come è tipico di tante realtà della regione Basilicata. Alcuni dei comuni più piccoli in particolare hanno tassi di ruralità superiori al 30%. Si stima che la produzione di rifiuti organici da cucina si aggiri intorno ai 50 – 60 Kg/ab*anno, mentre la produzione di rifiuti organici comportabili (scarto cucina + verde) per un nucleo famigliare di 4 persone con un giardino di circa 200 m

2 si aggiri sui 400 Kg/ab. anno.

Acquisti verdi della P.A. (Green public procurement). La P.A. può assumere un ruolo di primo piano nell’attuazione di politiche di prevenzione attraverso l’introduzione, nelle procedure di acquisti e nei bandi pubblici, di criteri di selezione e di valutazione di carattere ambientale che, pur garantendo la libera concorrenza, garantiscono l’acquisto di prodotti “ambientalmente sostenibili”. Il Decreto Ministeriale 203 dell’8 maggio 2003 introduce norme affinché gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo. Tariffazione puntuale. Diverse esperienze hanno mostrato che l’effetto più immediato della tariffazione puntuale si evidenzia nella riduzione dei rifiuto urbano totale, nelle riduzione del rifiuto secco non riciclabile e nell’aumento della raccolta differenziata.

MACRO OBIETTIVO 4: Contenimento del consumo specifico di discarica controllata.

Le cicliche emergenze rifiuti che hanno investito le regioni italiane e più volte sfiorato la Basilicata hanno un denominatore comune dell’esaurimento delle volumetrie di discariche. Da questo punto di vista si può asserire che per quanto grandi siano le discariche andranno incontro alla saturazione. I tempi di colmata possono però essere estremamente differenti in funzione della qualità dei rifiuti smaltiti e delle modalità operative di coltivazione. La stessa misura dei quantitativi di rifiuto smaltita in discarica andrebbe valutata, e quindi tariffata, in base all’occupazione netta di volume e non in base al peso del materiale conferito.

Sul consumo procapite di volumetria di discarica incide, evidentemente, il quantitativo di rifiuti prodotto al netto dei recuperi effettivi. Da questo punto di vista negli scorsi anni in Basilicata si sono bilanciati due tendenze antitetiche:

� la ridotta produzione procapite con valori inferiori del 25% rispetto alla media nazionale e del 40%

rispetto alle regioni del centro-nord con un conseguente minore fabbisogno di volumetrie finali;

� la diffusa presenza di piccole e piccolissime discariche senza efficienti sistemi di compattazione che ha

comportato un eccessivo consumo di volumetrie a parità di rifiuti conferiti. Tale eccesso di consumo di

Page 126: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13634 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

volumi è stimabile in almeno il 70% con gradi di utilizzo delle volumetrie inferiori a 500kg/m3 di discarica

controllata contro valori ottimali di 800-900 500kg/m3.

Un alto livello assoluto di raccolta differenziata da solo non garantisce una riduzione dell’occupazione di discarica. Obiettivi uguali di raccolta, operati però su frazioni diverse, possono sortire effetti importanti o del tutto trascurabili sull’occupazione di discarica residuale. In particolare la sottrazione della frazione organica biodegradabile, peraltro auspicabile per altri motivi, non ha effetti concreti sulla riduzione di volumi a lungo termine.

Una tonnellata di frazione organica biodegradabile, formata all’80% di acqua, perde fino ad un 30% della sua massa in fase di stabilizzazione in impianto aerobico o anaerobico, ed un ulteriore 40% nei primi 5-10 anni successivi al deposito in discarica. Il materiale mineralizzato residuo inoltre presenta una densità superiore ad 1-1,2 ton/m

3. Ne consegue che a lungo termine l’originaria tonnellata di frazione organica può arrivare ad

occupare meno di 0.25 m3. Al contrario i materiali plastici, oltre a non poter perdere massa per processi biologici

in discarica, difficilmente possono essere compattati a più di 0.7 ton/m3. Ne deriva che una ton di materiale

plastico occuperà in discarica un volume di 1.4 m3 , in pratica 6 volte superiore a quello occupato a lungo

termine dalla frazione organica. Analoghe valutazione possono essere fatti per altre frazioni non biodegradabili o molto lentamente biodegradabili come la carta.

Nella figura seguente si riporta in maniera qualitativa il consumo di discarica per unità di rifiuti prodotti alla fonte e per risultati di RD fino al 50%..

0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8

Sistema integrato bio-meccanico +

tratatmmento termico frazione secca ed RD=

50% (20% umido + 30% secco)

Sistema integrato bio-meccanico +

tratatmmento termico frazione secca ed RD=

30% (solo frazione secca)

Sistema integrato bio-meccanico +

tratatmmento termico frazione secca ed RD=

20%

Solo discarica controllata e RD=20% di sole

frazioni secche

Solo discarica controllata di caratteristiche

ottimali per dimensione e compattazione

Solo discarica controllata di piccola

potenzialità e bassa compattazione

Fabbisogno di discarica controllata per tonnellata di rifiuto prodotta alla fonte

Si osserva che la situazione di consumo di discarica controllata in regione Basilicata alla fine degli anni ‘90 era addirittura peggiore dello scenario base descritto nella figura precedente con un consumo giornaliero di 1500 m

3 di discarica per lo smaltimento di circa 600 ton/giorno. Questo corrispondeva ad oltre 2 m

3 per

tonnellata di rifiuti prodotti. Già attualmente, per effetto della combinazione dei trattamenti biomeccanici e termici e della alta compattazione dei rifiuti residui si può stimare un consumo dell’ordine di 1 ton/m

3 su base regionale.

Nell’ipotesi del raggiungimento dell’obiettivo di raccolta differenziata al 65% e del completamento dei trattamenti biomeccanici e della frazione residua, si potrà pensare di centrare l’obiettivo di diminuire il fabbisogno di discarica al di sotto di 0.2 ton/m

3. Pertanto, i fabbisogni annui di discarica si potranno

attestare a 0.07 m3/abitante*anno equivalenti per l’intera regione a circa 40.000 m

3/anno contro gli attuali

200.000 m3/anno.

Page 127: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13635N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

MACRO OBIETTIVO 5: Trattamento termico su CSS

La strategia di gestione dei Rifiuti Solidi Urbani, prevede, dopo il recupero di materia, il recupero di energia dalla frazione residua, ovvero di quanto rimane dopo raccolta differenziata.

Le frazioni residuali dalla raccolta differenziata dovranno quindi essere avviate agli impianti di smaltimento finale. Attualmente, anche a causa dell’indisponibilità di alcuni impianti di trattamento biomeccanico, si fa ancora ricorso in larga misura alla combustione diretta dei rifiuti raccolti in ambito urbano In questo modo oltre ad una scarsa efficienza energetica dei sistemi di combustione, si limita fortemente la capacità di soddisfacimento territoriale degli impianti di combustione stessi. Per livelli di raccolta differenziata intorno al 20%, la capacità del termovalorizzatore Fenice, ad esempio, soddisfarebbe i fabbisogni di circa 90.000 abitanti per la combustione di tutto l’indifferenziato residuo. Tale bacino si amplierebbe fino a 200.000 abitanti nel caso di raccolta differenziata al 65%.

Un primo step tecnologico è quello di avviare a termovalorizzazione esclusivamente i materiali residui solo a seguito di una fase di selezione secco-umido. In questo modo si reindirizzano i flussi di materiali alle unità tecnologiche di biostabilizzazione (frazione umida) e termovalorizzazione (frazione secca). Valutando in circa il 50% dei rifiuti residui il contenuto di frazioni secche, il bacino potenzialmente servito dal termovalorizzatore Fenice sale a 400.000 abitanti.

Un ulteriore miglioramento in termini di sicurezza ambientale può essere fatto, come prevede la presente pianificazione, avviando ai trattamenti termici solo i materiali riprocessati e portati agli standard qualitativi necessari alla loro qualificazione come combustibile solidi secondario (CSS). Le specifiche qualitative del CSS, in recepimento della normative europea, sono contenute nella norma UNI EN/TS 15359.

La normativa definisce stringenti classi di qualità del CSS differenziandolo in funzione di potere calorifico, contenuto in cloro e contenuto in mercurio.

Classi di qualità del CSS

Per la valutazione della qualità dei rifiuti tal quali si invoca il principio della “provenienza”, ovvero si suppone che tutti i rifiuti urbani abbiano una composizione uguale ed idonea alla combustione in impianti di termovalorizzazione. Al contrario la qualifica di CSS impone severi protocolli di produzione e la verifica analitica della qualità del prodotto finito che, se rientrante in determinate classi di qualità, potrà essere utilizzato in sostituzione dei combustibili convenzionali in impianti termici non dedicati quali i cementifici.

MACRO OBIETTIVO 6: Stima dei costi delle operazioni di recupero e di smaltimento dei rifiuti urbani (implementazione della tariffa di trattamento unitaria su base regionale)

Nel Piano di Gestione Rifiuti dovrà essere effettuata un’attenta analisi dei costi di gestione per le diverse tipologie impiantistiche di recupero e smaltimento, adeguatamente comparate a quelle di altre realtà regionali, individuando eventuali “range” ottimali di applicazione. Tale analisi sarà funzionale alla valutazione della congruità delle tariffe applicate, al fine di garantire le migliori condizioni per il cittadino, nell’ambito del criterio del libero mercato.

Nello specifico si dovrà superare il rigido concetto di “bacinizzazione” provinciale nello smaltimento dei rifiuti urbani (si dovrà parlare, inevitabilmente, di normalizzazione dei flussi su base regionale), consentendo di alimentare un virtuoso processo “competitivo” tra operatori che, a tendere, porterà a livelli di efficienza e qualità sempre maggiori oltre alla conseguente riduzione dei costi a carico del cittadino (presupposto per l’implementazione della tariffa unitaria di trattamento delle frazioni residuali dalla raccolta differenziata).

Page 128: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

13636 Parte IN. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

Al fine di incrementare le percentuali di raccolta differenziata è opportuno, inoltre agire con una serie di strumenti di incentivazione e disincentivazione sia a livello legislativo che amministrativo. In particolare la Regione Basilicata dovrà orientare la propria iniziativa legislativa nell’approvare una nuova legge regionale per la definizione dell’importo della cosiddetta Ecotassa (Tributo speciale per il conferimento del rifiuti solidi in discarica finalizzato alla minore produzione dei rifiuti ed all’implementazione delle raccolte differenziate, ai sensi della legge n. 549/1995); si dovranno modificare i parametri di calcolo sulla base delle linee strategiche definite nella pianificazione comunitaria e nazionale, individuando dei criteri di premialità e di penalizzazione quali ad esempio:

� miglioramento/peggioramento degli obiettivi minimi di raccolta differenziata stabiliti dal Piano Regionale;

� organizzazione dei servizi unitari di raccolta e trasporto;

� attuazione di idonee misure per l’intercettazione spinta dei rifiuti urbani pericolosi (RUP);

� contenuto di ingombranti o frazioni estranee ai rifiuti urbani nelle frazioni residuali conferite.

2. PIANO REGIONALE BONIFICHE

La definizione degli obiettivi del Piano Regionale Bonifiche (PRB) è tutt’altro che discrezionale, derivando dall’applicazione delle priorità definite dal modello elaborato da ISPRA.

Infatti l’aggiornamento del Piano di bonifica dei siti contaminati necessita della preliminare ricognizione, standardizzazione ed elaborazione dei dati già disponibili derivanti dal vigente Piano e dai procedimenti avviati ai sensi del Dm 471/199 e dell’art. 242 del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, relativamente a: - siti potenzialmente contaminati; - siti contaminati; - siti bonificati; - siti con procedimento in corso.

Contemporaneamente a tale fase ricognitiva bisognerà aggiornare il SIT per l’aggiornamento, il trattamento e la gestione dei dati ed informatizzare i procedimenti in corso in modo da implementare direttamente il SIT.

Una volta informatizzati tutti i dati disponibili, bisognerà integrarli con quelli mancanti e procedere alla loro elaborazione.

L’elaborazione dei dati porterà alla loro rappresentazione aggiornata articolata territorialmente, con lo sviluppo di report e rappresentazioni grafiche relativi a tutti i tematismi trattati:

In parallelo si dovrà attivare l’anagrafe dei siti contaminati.

Sulle situazioni di rischio risultanti dalle elaborazioni effettuate si definirà il metodo e si procederà alla valutazione del rischio e alla definizione dell’ordine di priorità degli interventi, nonché alla stima degli oneri finanziari.

La valutazione del rischio dovrà essere estesa a tutti i siti potenzialmente contaminati censiti nel Piano vigente, con esclusione di quelli già bonificati o con procedura di caratterizzazione e di bonifica in corso.

Gli interventi di bonifica dovranno privilegiare prioritariamente l’impiego di materiali provenienti da attività di recupero di rifiuti urbani e le tecnologie di bonifica che minimizzano la produzione di rifiuti.

Nel programma di interventi si dovrà prevedere uno specifico programma di caratterizzazione e bonifica dei siti di discariche incontrollate sulla base dei risultati dell’analisi di rischio.

Page 129: DOCUMENTO PROPEDEUTICO DI INDIRIZZO PER · A cura del gruppo di lavoro, costituito con Determinazione del Dirigente Generale n. 833 del 18.06.2012, in ... SOLIDI URBANI IN BASILICATA

Parte I 13637N. 46 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 16-12-2012

3. PIANO REGIONALE AMIANTO

L’aggiornamento del Piano riguarderà esclusivamente gli aspetti ambientali, in quanto per gli aspetti sanitari (protezione e prevenzione) bisognerà coinvolgere anche il Dipartimento Salute, Sicurezza e Solidarietà Sociale, Servizi alla Persona e alla Comunità. Preliminarmente si procederà alla ricognizione, standardizzazione ed acquisizione dei dati disponibili relativamente a: - manufatti contenenti amianto; - siti di abbandono di rifiuti contenenti amianto; - siti contaminati da amianto; - discariche di rifiuti contenenti amianto; - imprese regionali che effettuano le attività di bonifica dei beni contenenti amianto; - interventi di bonifica eseguiti; - siti con presenza di amianto naturale; - rifiuti contenenti amianto smaltiti, differenziati per tipologia, per anno e sito di smaltimento. - manufatti contenenti amianto e siti di abbandono di rca non ancora bonificati; - siti con presenza di amianto naturale bonificati e siti da mettere in sicurezza; Contemporaneamente a tale fase ricognitiva bisognerà aggiornare il SIT per l’aggiornamento, il trattamento e la gestione dei dati ed informatizzare i procedimenti in corso in modo da implementare direttamente il SIT.

Una volta informatizzati tutti i dati disponibili, bisognerà integrarli con quelli mancanti e procedere alla loro elaborazione.

L’elaborazione dei dati porterà alla loro rappresentazione aggiornata articolata territorialmente, con lo sviluppo di report e rappresentazioni grafiche relativi a: - manufatti contenenti amianto bonificati e da bonificare; - siti di abbandono o discariche di rifiuti contenenti amianto in cui i rifiuti sono stati rimossi e siti in cui devono essere rimossi; - siti contaminati da amianto bonificati e da bonificare; - siti o aree con presenza di amianto naturale bonificati e siti da mettere in sicurezza; - quantità di rifiuti contenenti amianto smaltiti e stima dei quantitativi che saranno prodotti dalle operazioni di bonifica.

Sulle situazioni di rischio risultanti dalle elaborazioni effettuate si definirà il metodo e si procederà alla valutazione del rischio e alla definizione dell’ordine di priorità degli interventi.

Gli interventi occorrenti per la bonifica saranno sottoposti a valutazione economica finalizzata alla stima dei costi necessari e, sulla base dell’ordine di priorità, si procederà alla loro programmazione.

La programmazione degli interventi comprenderà uno specifico programma di interventi sulle aree con presenza di amianto naturale a maggior rischio di rilascio di fibre aerodisperse, così come risultanti dalla mappatura già effettuata e dagli studi di caratterizzazione in corso.

Il Piano dovrà anche prevedere azioni di sostegno per la rimozione di materiali e manufatti contenenti amianto su immobili di proprietà privata o su edifici e impianti produttivi.


Recommended