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Dolo Sport n.5 del 17 marzo 2011

Date post: 09-Mar-2016
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Dolo Sport - anno XXXV - n.5 del 17 marzo 2011 - Autorizzazione del Tribunale di Venezia n. 1422 del 22 maggio 2002 Editore STEFANO TROVÒ Direttore responsabile LINO PERINI [email protected] Periodico del Club Biancogranata - Dolo Sport Associazione Culturale Senza Scopo di Lucro Iscritta all’Albo delle Associazione Dolesi n. 103 - Premio Pro Loco Dolo 2010 - via A. Manzoni, 18 - Dolo (Ve)
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Il 2011 è l’anno in cui si festeggiano i 150 anni dalla nascita della nostra Patria. Dopo tutto questo tempo trascorso tra mille vicissitudini politiche ed economi- che, abbiamo l’obbligo come cittadini italiani di continua- re a ricordare chi ha donato la propria vita per un fine così nobile e alto. C’è la necessità di dare spazio a ciò che unisce piuttosto che a ciò che divide. Bisogna mantene- re sempre un senso di appartenenza e condivisione comune dove l’amor patrio e la solidarietà fra tutti noi siano elementi guida e di riferimento nella vita di tutti i giorni. Come assessorato alla cultura riteniamo che il 2011 quindi sia un’occasione per promuovere questi valori anche tra le nuove generazioni. Per questo sono stati inviati alle terze medie e alle scuole superiori i capisaldi della nostra Nazione: l’inno di Mameli con la spiegazione della sua storia, e la Costituzione italiana sugge- rendone la lettura di dieci articoli ogni settimana all’ini- zio di una lezione a scelta. In realtà questa amministrazio- ne è stata tra le prime in Italia a dare il via ai festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità in occasione della grande manifesta- zione notturna avvenuta in il 4 novembre 2010 con la pre- senza della fanfara dei bersaglieri di San Donà di Piave. Assieme ai comuni di Camponogara, Fiesso d’Artico, Mira, Stra, Vigonovo, e in collaborazio- ne con la Provincia di Venezia, si è approdati ad un progetto comune intenso di manifestazioni e appuntamenti per rendere il giusto omaggio alla festa della nostra Patria. L’iniziativa ha preso il nome di “La Riviera festeggia l’Italia Unita” un esempio di collabora- zione intercomunale che esalta il nostro territorio, al di là dei campanilismi locali. E’ un approccio unico nel suo genere e che potrebbe essere esempio anche per altri progetti futuri: l’unione rafforza la divisione indebolisce. Saremo tra i primi Comuni in Italia a festeggiare i 150 anni di Unione. Abbiamo infatti previsto a Camponogara per il giorno 16 marzo 2011 alle ore 21 un consi- glio comunale straordinario e solen- ne con la partecipazione di tutti i comuni che hanno dato luogo all’iniziativa “La Riviera festeggia l’Italia Unita” con alzabandiera a mez- zanotte. Sarà sicura- mente un’esperienza emozionante. Il nostro Comune darà il pro- prio contributo attraverso una mostra filatelica di documenti legati alle emissioni risorgimentali che si terrà presso la sala polivalente delle ex scuderie-ex macello di Dolo dal 30 Aprile al 7 Maggio e con lo spettacolo “Il Risorgimento e l’Arte” concerto di (Pra - a pagina tre) INFORTUNISTICA STRADALE Mestre - San Donà DOLO - Tel. 041 5101938 www.studio-3a.net Noleggio SMART ed AUTOVETTUREFURGONI e PULMINI Lʼautonoleggio a tuo servizio con CONSEGNA A DOMICILIO Via Riviera del Brenta, 314 - FIESSO DʼARTICO AUTONOLEGGI INFORTUNISTICA STRADALE ...difendiamo i Tuoi diritti!!! N. 5 - GIOVEDI, 17 MARZO 2011 ANNO XXXV GRUPPO BANCA CARIGE Andrea Favaro Agente Generale Via Piave, 3 - DOLO (Ve) Tel. 041 464473 - Fax 041 5131744 www.dolosport.it Periodico del Club Biancogranata 150 ANNI D’ITALIA, A QUANDO L’UNITA’? Questo 17 marzo 2011, giorno di san Patrizio, è anche la ricorrenza dei centocinquan’anni della cosid- detta Unità d’Italia. Non per reto- rica e neppure per andare contro- corrente ma ci si chiede se davve- ro esista questa decantata Unità. L’impressione generale non è indi- cante uno Stato Unito. Non è un’analisi negativista ma un atten- to esame del comportamento generale della popolazione e degli orientamenti politici attuali. Quando si arrivò, nel 1861, alla creazione di un’unica Nazione si veniva da un pregresso fatto di tanti staterelli ognuno dei quali con proprie autonomie e piccoli, grandi poteri. Anche le culture e le dominazioni subite erano diverse, in alcuni casi anche profonda- mente differenti. Lo stesso Massimo D’Azeglio affermò: ‘Fatta l’Italia ora bisogna fare gli italiani’ Paradossalmente l’ante Unità vedeva il Sud molto più rigoglioso del resto del Paese, una ricchezza venuta meno con l’annessione all’Italia e che ha cau- sato conseguenze pesantemente sfavorevoli alle popolazioni meri- dionali. Il fiorire di libri, in questi ultimi tempi, su come fosse la frammentazione della Nazione prima dell’Unità riporta alla luce situazioni che al giorno d’oggi potrebbero sembrare sorprenden- ti. Parlare ora di quanto accadde all’epoca è pericoloso, sia perché il clima politico non consiglia di soffermarsi su aspetti e convinzio- ni radicate nel tempo sia perché, pur in possesso talvolta di atti ritrovati dagli storici, l’impatto emotivo degli avvenimenti non può essere reale perché non si tiene conto del vissuto successivo. Per tornare al presente, perciò, non si può negare l’esistenza di varie “Italie” sia dal punto di vista economico, culturale e politico. Non si può disconoscere diversità palesi fra l’Alto Adige e la Sicilia o fra la Calabria e la Val d’Aosta. Troppo nette per non essere rimarcate. (Perini - a pagina due) Osservo stupita la gente camminare frettolosa, i continui cambiamenti a cui si adatta senza rendersene conto, come il tempo che passa veloce. Io vivo tranquilla, non mi curo dei mesi o degli anni, nessuna nostalgia del passato. Cerco di guardare sempre al pre- sente, il futuro è sicuramente un’incognita; a volte rimango ferita dalle sorprese amare che mi vengono riservate, guerre inutili, in cui tanti, troppi figli muoiono. Sogno sempre prosperità, amicizia, pace, anche se quest’ultima è figlia della morte; basta raggiungere il benessere, diventarne schiavi e l’ozio ci trascina verso nuove intolleranze, nuove barbarie; inutile il mio urlare al mondo i prin- cipi in cui ho sempre creduto: Giustizia, Libertà, Eguaglianza, parole al vento, durano lo spazio di una cerimonia, poi tutto ritorna come prima. Ormai gli anni sono passati, chissà se mi conside- rano una vecchia saggia o una povera donna da compatire, cerco di comprendere, a volte sembrano sopportarmi. Li trat- to tutti come figli anche se vedo spa- rita la saggezza che avevo cercato di trasmettere, trionfa l’indifferenza, la frenesia di vivere senza regole, senza mai fermarsi, addirittura qualcuno litiga, vorreb- be andar via di casa. Mi guardo attorno tristemente, faccio fati- ca a riconoscerli, mi chiedo in cosa ho sbagliato, quali siano stati gli errori che mi hanno portato a dover subire tutto que- sto. Mi hanno detto che tra poco ci sarà una grande festa in mio onore, ne sono lusingata, felice, l’aspetto con emozio- ne; ed ecco finalmente arrivare il giorno tanto atteso. Mi sono fatta bella, ho curato particolarmente il mio abbi- gliamento; esco in strada fiduciosa ma nessuno mi guarda, neanche un saluto frettoloso, un sorriso di cir- costanza: nulla. Una lacrima triste riga il mio viso, sto per tornare tra le mie mura, umiliata, offesa; Ma ecco che un bambino si avvicina, mi fa una carezza, mi prende per mano, ciao Italia, auguri: finalmente ti conosco. Francesco Danieletto AUGURI ITALIA UNITA’ D’ITALIA “Il pensiero dell’Assessore alla Cultura di Dolo”
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Page 1: Dolo Sport n.5 del  17 marzo 2011

Il 2011 è l’anno in cui sifesteggiano i 150 annidalla nascita dellanostra Patria.Dopo tutto questotempo trascorso tramille vicissitudinipolitiche ed economi-che, abbiamo l’obbligo comecittadini italiani di continua-re a ricordare chi ha donato la propria vitaper un fine così nobile e alto.C’è la necessità di dare spazio a ciò che uniscepiuttosto che a ciò che divide. Bisogna mantene-re sempre un senso di appartenenza e condivisionecomune dove l’amor patrio e la solidarietà fra tuttinoi siano elementi guida e diriferimento nella vita di tutti igiorni.Come assessorato alla culturariteniamo che il 2011 quindi siaun’occasione per promuoverequesti valori anche tra le nuovegenerazioni. Per questo sono statiinviati alle terze medie e alle scuolesuperiori i capisaldi della nostraNazione: l’inno di Mameli con laspiegazione della sua storia, e la Costituzione italiana sugge-rendone la lettura di dieci articoli ogni settimana all’ini-zio di una lezione a scelta. In realtà questa amministrazio-ne è stata tra le prime in Italia a dare il via ai festeggiamentidei 150 anni dell’Unità in occasione della grande manifesta-zione notturna avvenuta in il 4 novembre 2010 con la pre-senza della fanfara dei bersaglieri di San Donà di Piave.

Assieme ai comuni di Camponogara, Fiessod’Artico, Mira, Stra, Vigonovo, e in collaborazio-ne con la Provincia di Venezia, si è approdati adun progetto comune intenso di manifestazioni e

appuntamenti per rendere il giusto omaggio allafesta della nostra Patria. L’iniziativa ha preso il nome di “La

Riviera festeggia l’Italia Unita” un esempio di collabora-zione intercomunale che esalta il nostro territorio, al di

là dei campanilismi locali. E’ un approccio unico nelsuo genere e che potrebbe essere esempio anche peraltri progetti futuri: l’unione rafforza la divisione

indebolisce. Saremo tra i primi Comuni in Italia afesteggiare i 150 anni di Unione. Abbiamo infatti

previsto a Camponogara per il giorno16 marzo 2011 alle ore 21 un consi-glio comunale straordinario e solen-

ne con la partecipazione di tuttii comuni che hanno dato

luogo all’iniziativa “LaRiviera festeggial’Italia Unita” conalzabandiera a mez-zanotte. Sarà sicura-mente un’esperienza

emozionante.Il nostro Comune darà il pro-prio contributo attraverso una

mostra filatelica di documentilegati alle emissioni risorgimentali

che si terrà presso la sala polivalentedelle ex scuderie-ex macello di Dolo dal 30Aprile al 7 Maggio e con lo spettacolo “IlRisorgimento e l’Arte” concerto di

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N. 5 - GIOVEDI, 17 MARZO 2011ANNO XXXV

GRUPPO BANCA CARIGEAndrea Favaro Agente Generale

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www.dolosport.it Periodico del Club Biancogranata

150 ANNI D’ITALIA, A QUANDO L’UNITA’?Questo 17 marzo 2011, giorno disan Patrizio, è anche la ricorrenzadei centocinquan’anni della cosid-detta Unità d’Italia. Non per reto-rica e neppure per andare contro-corrente ma ci si chiede se davve-ro esista questa decantata Unità.L’impressione generale non è indi-cante uno Stato Unito. Non èun’analisi negativista ma un atten-to esame del comportamentogenerale della popolazione e degliorientamenti politici attuali.Quando si arrivò, nel 1861, allacreazione di un’unica Nazione siveniva da un pregresso fatto ditanti staterelli ognuno dei qualicon proprie autonomie e piccoli,grandi poteri. Anche le culture e ledominazioni subite erano diverse,in alcuni casi anche profonda-mente differenti. Lo stessoMassimo D’Azeglio affermò:‘Fatta l’Italia ora bisogna fare gliitaliani’ Paradossalmente l’anteUnità vedeva il Sud molto piùrigoglioso del resto del Paese, unaricchezza venuta meno conl’annessione all’Italia e che ha cau-sato conseguenze pesantementesfavorevoli alle popolazioni meri-dionali. Il fiorire di libri, in questiultimi tempi, su come fosse laframmentazione della Nazioneprima dell’Unità riporta alla lucesituazioni che al giorno d’oggipotrebbero sembrare sorprenden-ti. Parlare ora di quanto accaddeall’epoca è pericoloso, sia perché ilclima politico non consiglia disoffermarsi su aspetti e convinzio-ni radicate nel tempo sia perché,pur in possesso talvolta di attiritrovati dagli storici, l’impattoemotivo degli avvenimenti nonpuò essere reale perché non sitiene conto del vissuto successivo.Per tornare al presente, perciò,non si può negare l’esistenza divarie “Italie” sia dal punto di vistaeconomico, culturale e politico.Non si può disconoscere diversitàpalesi fra l’Alto Adige e la Sicilia ofra la Calabria e la Val d’Aosta.Troppo nette per non essererimarcate.

(Perini - a pagina due)

Osservo stupita la gente camminarefrettolosa, i continui cambiamenti acui si adatta senza rendersene conto, come il tempo che passaveloce. Io vivo tranquilla, non mi curo dei mesi o degli anni,nessuna nostalgia del passato. Cerco di guardare sempre al pre-sente, il futuro è sicuramente un’incognita; a volte rimangoferita dalle sorprese amare che mi vengono riservate, guerreinutili, in cui tanti, troppi figli muoiono. Sogno sempreprosperità, amicizia, pace, anche se quest’ultima è figliadella morte; basta raggiungere il benessere, diventarneschiavi e l’ozio ci trascina verso nuove intolleranze,nuove barbarie; inutile il mio urlare al mondo i prin-cipi in cui ho sempre creduto: Giustizia, Libertà,Eguaglianza, parole al vento, durano lo spazio diuna cerimonia, poi tutto ritorna come prima.Ormai gli anni sono passati, chissà se mi conside-rano una vecchia saggia o unapovera donna da compatire,cerco di comprendere, a voltesembrano sopportarmi. Li trat-

to tutti come figli anche se vedo spa-rita la saggezza che avevo cercato di

trasmettere, trionfa l’indifferenza, la frenesia di vivere senzaregole, senza mai fermarsi, addirittura qualcuno litiga, vorreb-be andar via di casa. Mi guardo attorno tristemente, faccio fati-ca a riconoscerli, mi chiedo in cosa ho sbagliato, quali sianostati gli errori che mi hanno portato a dover subire tutto que-sto. Mi hanno detto che tra poco ci sarà una grande festa in

mio onore, ne sono lusingata, felice, l’aspetto con emozio-ne; ed ecco finalmente arrivare il giorno tanto atteso. Mi

sono fatta bella, ho curato particolarmente il mio abbi-gliamento; esco in strada fiduciosa ma nessuno miguarda, neanche un saluto frettoloso, un sorriso di cir-costanza: nulla. Una lacrima triste riga il mio viso, stoper tornare tra le mie mura, umiliata, offesa; Ma ecco

che un bambino si avvicina,mi fa una carezza, mi prendeper mano, ciao Italia, auguri:finalmente ti conosco.

Francesco Danieletto

AUGURI ITALIA

UNITA’ D’ITALIA

“Il pensierodell’Assessore

allaCultura di Dolo”

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150 ANNI D’ITALIA, A QUANDO L’UNITA’?(da pagina uno)Comunque sia è giusto riconoscere che losforzo per tentare di uniformare il Paese,anche davanti ai reiterati tentativi di spacca-tura, sono un crocevia indispensabile verso ilprogresso e la crescita globale della Nazione.E’ chiaro che l’Italia difficilmente diventeràuno stato nazionalista come la Francia, ilRegno Unito, il Giappone e gli stessi USA.Difficilmente il siciliano od il veneto rinne-gheranno le loro origini ed il loro modo diapproccio alla vita per uniformarsi ad ununico modo di vita nazionale. E forse questaè la molla, il vero motore che consente a que-sta Nazione, così piccola ma così densamen-te popolata, così complicata ma anche cosìricca di stupendi paesaggi, così sbeffeggiatama anche così ricca di ricchezze artistiche eculturali, di essere Unica ed Irripetibile.E quando Metternich, intuendone le diffi-coltà, disse... ‘L’Italia non è che un’espressionegeografica’ pur centrando appieno le difficol-tà della nuova Nazione non poteva immagi-nare che c’era un aspetto della vita di tuttiche era in grado di Unire ed Aggregare: losport.Quando gli atleti italiani o le nazionali sonoimpegnati in gare europee, mondiali od alleOlimpiadi, ecco improvvisamente esploderel’Amore Patrio, il senso di appartenenza, lavoglia di vincere per l’Italia. Quello stessosentimento che, non va dimenticato, i nostrinonni, i nostri bisnonni e trisnonni hannocoraggiosamente dimostrato sfidando lamorte nelle due grandi Guerre del secoloscorso. Il sangue siciliano, quello istriano osardo era sempre e solo sangue tricolore per-ché se nella vita quotidiana l’italiano tende adividersi, nel momento delle difficoltà, nelleavversità e nel dolore come nella gioia dellavittoria, la parola Unità esiste davvero.

Lino Perini

PER IL 150° ANNIVERSARIODELL’UNITÀ D’ITALIAVi voglio proporre in omaggio a questa ricorren-za, due ricette di semplice preparazione ma disicuro effetto, spettacolo, oltre che di buonacucina, naturalmente.Risotto blu di mare

Ingredienti per 4 persone: gr. 280 di riso, 16 codedi mazzancolle, 60 gr. Di burro, un bicchiere di panna, brodo di dadoq.b., blu di metilene, non è altro che un innocuo colorante, dovrestetrovarlo senza problemi in farmacia. Far rosolare il riso nel burro, aggiungendo il brodo e portandolo ametà cottura. A quel punto aggiungere la panna e poche gocce di bludi metilene, portando il tutto a completa cottura. A parte avrete les-sato le mazzancolle che dividerete nei piatti disposte a corona intornoal riso per creare effetto contrasto. Vino consigliato: Prosecco diValdobbiadene.Spaghetti tricoloreIngredienti per 6 persone: 150 gr. Pancetta affumicata o guanciale, 50gr, prosciutto crudo, una cipolla, un etto di parmigiano e mezzo ettodi pecorino forte grattugiati, un dl. di olio di oliva, 80 gr, di burro,vino bianco secco, ½ kg. Pomodori pelati, aglio, prezzemolo, pepe-roncino rosso, ½ kg. Spaghetti grossi.In un tegame far soffriggere metà olio e 30 gr. di burro con l’aglio chepoi verrà tolto, il peperoncino, la pancetta tagliata a dadini, assieme alprosciutto. In un altro tegame, con il restante olio e burro, metteretea soffriggere la cipolla tagliata a rondelle. Rosolata che sia, aggiungereil vino, lasciarlo evaporare, e i pomodori pelati che dovranno rimane-re abbastanza interi. Fate cuocere per 10 mn., unite la pancetta e ilprosciutto del primo tegame e fate cuocere per altri 5 mn.A questo punto mi chiederete cosa c’entra il tricolore, seguitemi ecapirete.Lessate gli spaghetti, scolateli e conditeli in una zuppiera con il sugo,mettendone da parte un mestolo, con metà formaggio grattugiato,mescolato assieme a metà prezzemolo, procedendo, poi, all’effetto sce-nico. Cominciate a creare un bordo tutto intorno alla zuppiera con ilprezzemolo avanzato, deve essere di un bel verde intenso, non sbiadi-to, all’interno ci và il formaggio bianco e sempre disposto a corona eper finire il rimanente sugo rosso fuoco. Ecco ottenuta una coccardatricolore da mangiare con il sottofondo dell’inno di Mameli. Vinoconsigliato: Raboso del Piave.Come avrete capito non è altro che una amatriciana un po’ rivisitataper sentirci tutti Fratelli d’Italia.Attenzione nella scelta dei commensali, a qualcuno il menù potrebberisultare indigesto.

Francesco Danieletto

Mentre in testasi attende solo lamatematica perfesteggiare la promozione in serieD del Delta 2000, da registrareche la seconda piazza sembra ora-mai in pugno del Sottomarina inottimo stato di forma. Giorgione,Ardita e Ponzano sperano ancorama pareggiando spesso hannopoche chances di recuperare.Feltreseprealpi, Liapiave,Miranese, Vittorio Veneto ePiovese, invece, hanno già archi-viato la stagione. In coda colpod’ali del Dolo RdB sul Favaro masembra tardi per sperare di evitarei play-out semmai i biancogranatadovranno guardarsi alle spalle per-chè il vantaggio sulle inseguitrici èdi soli 3/4 punti ed è meglio arri-vare davanti nell’ottica del vantag-gio negli spareggi. L’Adriese, salvoimprevisti, pare oramai destinataa lasciare anzitempo la categoria.

Domenica ilDolo RdB èatteso dal derby

con la Miranese che, se vinto,potrebbe riaccendere il lume dellasperanza di evitare gli spareggi. IlFavaro ospita il Rossano in unmatch che interessa doppiamentei biancogranata mentre laMarosticense gioca in casa delGiorgione ed il Romano ospita ilVittorio Veneto.Classifica Marcatori. Con 15 retiSabatini (Sottomarina,2); con 13 retiBenetton (Liapiave,5); con 10 reti:Santagata (Miranese,4), Finotto (A.Moriago) e Ballarini (Sottomarina);con 9 reti Santaterra (Delta 2000,3);con 8 reti: Marangon (Delta 2000),Favaro (Feltrese,2) e Mattiazzo(Ponzano,3); con 6 reti Niero (DoloRdB,2); con 2 reti: Fantin, Mozzato,Ronchin e Silvestro (Dolo RdB) e conuna rete: Bellan, Frempong, Grujic,Martignon, Molin, Munaro e Palmieri(Dolo RdB)

IL PUNTO di Lino Perini

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L’anno scorso, è stato vissuto, daparte di un gruppo di donne eragazze, un’esperienza di CORSOANTISTUPRO: un percorso di 12ore in palestra in cui le partecipan-ti hanno vissuto esperienze pratichee di riflessione sul sé e sull’ambien-te circostante.Anche quest’anno si proporrà lostesso percorso rivolto a ragazze edonne che desiderano sentirsi piùsicure, meno vulnerabili ad even-tuali situazioni, di cui si legge suigiornali o si ascolta notizia frequen-temente in tv.È una proposta rivolta all’universofemminile, sportivo e non, agile oun po’ meno, da partedell’Associazione Self DefenceTecnique and Tactics (SDTT) consede presso la palestra Fu Dou Shina Dolo, che si articola in 3 livelli(base,intermedio ed avanzato) cheaccompagnano la persona:- ad una maggiore consapevolezza delle proprie potenzia-lità, cioè la forza e la capacità di reagire di una donna difronte ad un’aggressione o ad un’esperienza di disagio;- ad una conoscenza dei propri sensi, come strumenti pervigilare e portare attenzione al mondo che ci circonda;- alla conoscenza e pratica di tecniche semplici ed effica-ci per contrastare un’aggressione;- alla riflessione sull’utilità delle emozioni, come la paurae la rabbia, in situazioni di disagio.I primi incontri propongono ad esempio attività per spe-rimentare quanto si è vigili, se si usano tutti i sensi, com-preso il cosiddetto “sesto senso” e quanto si è attenti aiparticolari dell’ambiente che ci circonda (caratteristiche,colori, profumi…). Successivamente gli istruttori accom-pagnano il gruppo ad apprendere movimenti e posizioniefficaci in caso di aggressione, realizzabili anche da una

persona non allenata ed in forma fisi-camente.Un ulteriore aspetto del percorso,che lo rende innovativo e completo,è l’attenzione alle proprie emozioni:un pedagogista Clinico, professioni-sta consulente dell’Associazione,accompagnerà le donne a riflettere ecomprendere l’utilità di alcune emo-zioni ritenute “negative” come la rab-bia e la paura. Molte donne parteci-pano a questi percorsi per paura chela paura le blocchi, impedendo qual-siasi reazione all’evento, o per riusci-re a controllare la rabbia che sorgesolo al pensiero di essere potenzialivittime di un’aggressione. Il femminile non è un universodebole, in sé ha invece molta forza ecapacità, da conoscere e indirizzarein modo efficace: ognuno di noi pos-siede un istinto chiamato di “soprav-vivenza”, che ci può aiutare a supera-re i pericoli, ma prima di tutto è

basilare prevenire, cioè conoscere per evitare le situazionispiacevoli. Questo percorso può aiutare a sentirsi menovulnerabili e a riconoscere la propria energia.Vista la buona riuscita dell’esperienza, ci è stato chiestodi poter aprile un corso antiviolenza donne. Il corso,aperto solo alle donne, è già iniziato e la lezione si tieneogni mercoledì dalle ore 20:00 alle ore 21:30 che com-prende una parte motoria, una di prevenzione, una tec-nica e tattica di difesa, oltre ad una psicologica. Il corso ètenuto da una giovale istruttrice, Vania Dartora.Il primo incontro è gratuito ed aperto a tutte le donneche desiderano saperne un po’ di più…Per informazioni telefonate al c.s.a.m.FuDouShin 0415102366Vi aspettiamo numerose!

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UN ANTIDOTO ALL’INSICUREZZA

IL CROD IN VISITA ALLA MOSTRA DI MATISSE

Dolo. il Circolo Ricreativodell’Ospedale di Dolo pro-segue nelle sue uscite cultu-rali. La prossima sarà inprogramma sabato 30 aprilee prevede il trasferimento inpullman sino a Brescia doveè in corso la Mostra dedica-ta a Matisse. “Si tratta diuna nuova chiave di lettura,- osservano gli organizzatori- un approccio mai tentatoper raccontare la straordina-ria arte di Matisse attraversodipinti, disegni, sculture ecollage. Un percorso partico-

lare che sfrutta la profonda ammirazione di Matisse versoMichelangelo.” Sono oltre 150 le opere esposte ed alcuneprovenienti dai massimi Musei internazionali come quel-lo di Nizza, la National Gallery dell’Australia ed il MuseoReale del Belgio.La gita partirà alle ore 15.00 dall’Ospedale di Dolo ed ilcosto sarà di euro 30,00 per i soci e di euro 35,00 per inon soci, raggiungendo i 45 iscritti la quota scenderebbedi cinque euro a persona. Le iscrizioni scadranno il 28marzo e possono essere fatte presso la segreteria del Croddolese oppure telefonando ai numeri 0415133399,3384279411, 3391744289. Lino Perini

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(da pagina uno)canzoni d’epoca,balletti in costume,recitazione di poesiesul Risorgimento.Queste manifesta-zioni saranno a curadel CircoloFilatelico di Dolo,de l l ’ a s soc iaz ioneDolo Scrive eDipinge e dell’asso-ciazione Progetto Danza.La ProLoco di Dolo infine sta organizzando una grandemostra (curata da, Francesco Bosello, Massimo Zabeo eGianpaolo Zampieri, n.d.r.) che per la prima volta ren-derà fruibili al grande pubblico documenti, carta mone-ta, titoli di credito, timbri, francobolli, dipinti e ripro-duzioni provenienti da diverse collezioni private ecoprenti il periodo storico che va dal 1848 al 1866 conparticolare riferimento alla questione veneta. La mostrasi svilupperà a partire dalla metà di settembre e dureràall’incirca una settimana.Voglio ringraziare tutte le donne e gli uomini che sisono messi a disposizione per organizzare in modo cosìcorposo e ampio i festeggiamenti dell’Italia Unita. E’ unpiacere ed un privilegio essere cittadino di Dolo, unonore essere italiano. Antonio Pra

UNITA’D’ITALIA

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Torino -Tania Cagnotto, leader dellasquadra italiana di tuffi, impegnata la

settimana scorsa a Torino nella competizione continentale.All’atleta è stato chiesto come vede l’Italia… “Un Paese checon l’avvicinarsi del 17 marzo mi pare abbia sempre più vogliadi festeggiare. Torino è piena di tricolori ai balconi. Una bellaatmosfera che spero contagi tutta la penisola”. Dopo la vittoriadei due ori continentali, ci dice cos’ha provato. “Il sentimen-to è forte. Vivo a Bolzano, dove si parla anche il tedesco, ma misento italiana e orgogliosa di esserlo. Sono abituata alle compe-tizioni, ma qui non si tratta di primeggiare sugli avversari.Siamo tutti uguali, dobbiamo essere uniti e mettere da parte i

contrasti che in Italia non mancano mai, anche quando si trat-ta di una festa. Celebriamo questo compleanno e vinciamotutti”. Gli atleti sono quelli che più di ogni altro cittadinosentono forte l’appartenenza? “Lo sport è un grande veicolo dipromozione nazionale. Giro il mondo di noi all’estero nonhanno sempre l’idea di un Paese unito. E’ il momento di smen-tire tutti”.Un giovane apprezza l’importanza dei 150dell’Unità? “Magari non come altre persone più avanti neglianni, che hanno attraversato diverse epoche dell’Italia. Marispetto a chi è più anziano, noi avremo un privilegio: potremofesteggiare anche il duecentesimo compleanno”.tratto da www.italia150.it

Il fatto di essereuna giovane atletanon mi impediscedi pensare adun’altra giovane,quella nazioneche ha solo 150anni, un’età che èun nulla,un’inezia in con-fronto a quella dialtri paesi, ma cheinvece per me rap-presenta sempreuno stimolo amigliorare, masoprattutto un onore, tutte quelle volte chesulla mia pelle indosso quella stoffa azzur-ra e sul petto porto quel tricolore, simboligiovani ma importanti, simboli che miricordano chi sono, da dove vengo echi rappresento.

La Riviera del Brenta da25 anni, nella penultimadomenica di ottobre, viveda protagonista un momen-to topico e di grande notori-età con la partenza e il pas-saggio dellaVeniceMarathon, manifes-tazione di forte improntaagonistica che negli annicrescendo è diventata ancheun importante evento pro-mozionale, culturale esociale.Gli oltre 7000 partecipanti, in prevalenza italiani, provenienti da vari paesidel mondo, al momento della partenza, seguono con lo sguardo e con la menteil gesto del Sindaco di Stra che abbassando la bandiera italiana contempo-raneamente allo sparo dello starter, dà il via alla gara.Questo gesto con il tricolore è un saluto d’auspicio agli atleti, che accomunatidallo sforzo nella distanza classica della maratona (km 42,195), faccianoprevalere in gara la lealtà e il rispetto reciproco.

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COME IL MONDO DELLO SPORT VEDE L’UNITA’ D’ITALIA

Vestire la maglia azzur-ra è un sogno che hocercato di realizzare finda bambina, poi, senti-re e cantare l’Inno diMameli sul podio aiCampionati Europei dimaratona nel 2006 èstato ad oggi uno deipiù bei sogni realizzati.

150 anni di storia, 150anni di tricolore che sudi me si tinge d’azzurroma racchiude tutti icolori nella speranzadelle note dell’inno.

150 anni diU n i t àd’Italia. Un“complean-no” impor-tante... sonoconvinto chelo sport, intutte le sueforme, abbiacontribuito econtribuiràsempre ar e n d e r eancora piùunito il

nostro stupendo Paese. Orgoglioso di esse-re italiano e di avere vestito, nella miaumile carriera, la maglia dellaNazionale Italiana di Nuoto, auguro atutti gli amici e i lettori di Dolo Sport divivere al meglio questo giorno speciale.

Il raggiungimento del podio, nel miocaso la medaglia di bronzo nella finaledi un campionato italiano di pattinag-gio artistico, è un’esperienza unica cheti dà un’immensa soddisfazione edemozione, ma ancor più straordinario èascoltare l’inno di Mameli seguendocon lo sguardo il tricolore elevarsi e ren-dersi conto come noi atleti ci sentiamouniti da quelle note e dai colori dellanostra bandiera.

Sono oramai 6 anni che ho appeso costume cuffia eocchialini al chiodo,ma l’emozione di vestire quellamaglia è impressa nella mia mente come fosse ieri!Conservo gelosamente in armadio maglia e tuta diogni trasferta con la Nazionale, dalla prima nel lon-tano ‘95 un Trofeo 5 Nazioni a Leeds in GranBretagna all’ultima ad Atene Olimpica nel 2004.La grandezza nel portare la maglia che rappresentala tua Nazione la si riscopre anche dal calore chemanifestano gli italiani emigranti in terre lontane

nell’accoglierti dentro le piscine, in giro per le stradeo anche solo in aeroporto... ti si avvicinano, tiabbracciano, ti chiedono una foto... ed è come se tor-nassero a casa tra i loro affetti e tradizioni! E poiquello che provi tu nel rappresentare l’Italia e gliitaliani di fronte al mondo intero... è un peso dol-cissimo che ti da una forza immensa!... e se poisuona l’inno... brrr mi viene ancora la pelle d’oca,che emozione!Viva l’Italia!!!

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TANIA CAGNOTTO:“DOBBIAMO CELEBRARE TUTTI INSIEME IL COMPLEANNO DELL’ITALIA”

Veronica Sacchetto

Ivano Sacchetto

Giovanna Volpato

Manuela Levorato

Mattia Nalesso

Simone Cercato

Caterina Contin

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MARTINO DARÙPALAFRENIEREracconto di Veiro ZabeoDimenticato da tutti, posto in unangolo della piccola piazza di unpaese nascosto tra i monti, il cippoè misero, in pietra grigia. Sulla fac-ciata l’iscrizione lavata e rilavatadall’acqua, dalla neve, scottata dalsole e consumata dal tempo è logo-ra, illeggibile per chi non ha iltempo di riflettere. I bambini delle elementari vi passa-no davanti ogni buon mattinoincuranti e frettolosi. Il maestroGianantonio è esigente e nessunopuò presentarsi in aula in ritardo,pena una severa lavata di capo. Maall’ora d’uscita il cippo è il luogo diincontro per le loro allegre chiac-chiere ed è la meta, il punto di rife-rimento per il gioco del rincorrersio del nascondino.Martino Darù aveva sedici anni enon aveva mai visto il mare.Da bambino, ogni mattina avevapercorso i lunghi chilometri di unsentiero sassoso per frequentare lascuola primaria, vestito sempredello stesso giacchino striminzito dilana cotta e di logori pantaloni allazuava, sia nella bella che nella brut-ta stagione.Il padre disapprovava la sua fre-quenza a scuola, ma la madre, colfazzoletto nero sui capelli già grigi egli occhi stanchi, lo aspettava sorri-dente a mezzogiorno sulla porta dicasa.La maestra veniva dalla pianura.Era giovane, gentile, bella dagliocchi di smeraldo, i lunghi capelliraccolti a crocchia sul capo.Martino dal suo banco la ascoltavaaffascinato. Gli aveva insegnato afatica a scrivere e a far di conto, magli aveva parlato anche di storia, digeografia, di guerre, di Stati glorio-si e di un Generale leggendario che,tornato da terre lontane d’oltreoceano, voleva costruire un nuovoStato, unito dalle montagne fino almare. Una nuova patria.Quel mattino di primavera di 150anni or sono, riempite delle suepoche cose uno zaino stinto, partì apiedi con l’incoscienza della gioven-tù, ma sulle ali di un sogno da rea-lizzare. Dapprima si avvalse di unpassaggio sulle zattere che scende-vano a valle lungo il torrente perguidare i tronchi di abete alla gran-de segheria. Poi, alla stazione,l’emozione di un treno lungo e neroe, dal finestrino, l’interminabilecorsa nella pianura tra campi a per-dita d’occhio, già verdi del primofrumento. Ed, infine, dopo alcunecolline, Genova, la sua meta.Martino era un ragazzo capace e

risoluto, ma lacittà lo intimidì:troppa gentefrettolosa. Perbuona venturascorse non lontano un gruppo digiovani in camicia rossa. A lorosapeva di doversi rivolgere. Uno diquelli, colui che sembrava il capo,vedendolo esitante, lo chiamò“Giovanotto, cosa cerchi? Sei solo?”Martino annuì.

L’altro allora continuò “Vieni connoi. Sembri un giovane valido edeterminato. Ci attende la gloria. Seiin tempo, domani si parte.”Martino era giunto dove sognava.“Ti accompagno” riprese il nuovoamico “dal Generale. Il mio nome èNino. Nino Bixio.”Quel nome era la porta che lo con-duceva al suo eroe, al suo idolo.Il Generale era sotto una tenda,seduto ad un tavolino, attento allostudio di una mappa.A Martino parve un uomo alto,atletico, dagli occhi acuti e daicapelli rossi lunghi fino alle spal-le… che lo guardò con ben pocointeresse.Ma Martino si pose sull’attenti enon si mosse al punto che Garibaldifu costretto a dirgli “Giovanotto, dadove vieni?”“Dai monti.” farfugliò il ragazzoemozionato.“Cosa sai fare?”Martino, in soggezione, non sepperispondere.“Ma di che vivi tra le tue montagne?”“I miei hanno un prato, due vaccheed un cavallo.”“Un cavallo? Lo sai trattare, lo saiaccudire?”“Si, signor Generale.”“Bene. Mi manca un palafreniere.Sarai sempre vicino a me.”Gli diedero una camicia rossa ed unvecchio fucile.L’indomani i due piroscafi a vaporeerano ancorati al largo nella rada.Martino vide il mare infinito e gliocchi gli si riempirono di gioia.

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ORT VEDE L’UNITA’ D’ITALIA

Il mio ideale è W l’ITALIA, inte-sa come unità, come Nazioneunita. Come uomo di sport poimi diventa facile esprimere ilconcetto dell’unione d’Italia in

quanto da sempre lo sport, in genere, è espressionedi unità, di aggregazione. Ormai da diversotempo traspiriamo aria di inquietudine, di odio,di razzismo, credo che questo sia merito soprattut-to delle logiche politiche irresponsabili dei nostrirappresentanti. L’Italia è il bel paese da sempre,però siamo tutti stanchi dei soprusi, delle furbizie,dell’egoismo, delle ingiustizie quotidiane. Mi pia-cerebbe che questa festività venisse ricordata efesteggiata per sempre e ricercare in essa i veri valo-ri del nostro popolo, cercando di abbatterel’indifferenza e i falsi ideali che oggi giorno sonoalla base della vita di molti di noi. Non dimenti-cherei MAI che molte persone sono morte perdifendere i valori della libertà e della democraziae in punto di morte riuscire ancora una volta gri-dare... W l’ITALIA. Moreno Volpe

Tania CagnottoT

Veiro Zabeo con la musa e consorte Cristina Donà

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Oggi vado un po’ per le lunghe, matale è l’entusiasmo per questo eventoche spero mi perdonerete.Sono a Monteforte d’Alpone,Verona, per la “mitica”Montefortiana che affronto in per-fetta solitaria, come Walter Bonattisullo Sperone Walker delle GrandesJorasses o Cesare Maestri sul CerroTorre in Patagonia. In solitaria sì, macon altri 20mila - dico 20mila - par-tecipanti, il che la dice lunga sul suc-cesso e il nome di questa “storica”manifestazione nel cuore dell’inver-no podistico.La affronto alla mia maniera, natu-ralmente, con gli orari e le abitudiniche mi sono consuete, evitando lapartenza di massa che ti costringe atre/quattro km di urti e spinte, el’impossibilità di muoverti subito nelfreddo del mattino.Sono in auto quindi alle 5.30, par-cheggio a 200mt. dallo start, comproil pettorale e, dopo un giusto caldoenergetico caffé, al tocco della cam-pana delle 7.00 inizio a correre nellanotte verso le colline (con un nutritogruppo di marciatori che mi ha giàpreceduto).Mi accompagna il fedele iPod con ilpianoforte delicato di Mozart, men-tre gli alpini e i volontari completanola location di partenza/arrivo, lecampane suonano e gli altoparlantidiffondono “sparato” Jovannotti checanta “Baciami ancora”.Via nella notte per i primi due chilo-metri a quattro sottozero, climasecco e assenza di vento. Sono bencoperto come sempre e trotto legge-ro, si fa per dire, fino al bivio dei21km a Costalunga dove il cielo è giàchiaro ed inizia la salita. E’ dolcel’ascesa, nonché impegnativa trannenel finale con un paio di rampette.

Saranno un 5 km in tutto fino a Fittàa quota 300mt. e al primo ristoro digiornata. Scatto diverse foto col cel-lulare (qualità non un granché -l’album è per tutti al mio indirizzopersonale) e imbocco la discesa, sem-pre su asfalto, con morbidi tornanti,in tutta tranquillità con GiannaNannini e il suo ultimo album nelleorecchie. E’ forse il più bel momentodi giornata con i colori del mattino, ivigneti brulli baciati dal primo sole eun trionfo di colori, un cielo azzurrocome da tempo non si vedeva e all’o-rizzonte una catena di monti incap-pucciati di neve. Alle porte di Soavemega-ristoro degli Alpini diMonteforte, con pentolone gigantedi minestrone e Alpino sulla scalache mescola e passa le porzioni ai col-leghi sottostanti. Ovviamente logusto come merita, evito gli “oviduri”, bevo qualcosa e riparto adattraversare il paese.All’uscita, sotto i muri merlati, trion-fo di bandiere tricolori e fanfara mili-tare. Mancano pochi chilometri, ilsoprano Cecilia Bartoli mi riserva unrecital sublime, e ai 17.5 svolta seccaa sinistra e altra rampa intensa su peri vigneti. Qui siamo in un percorsofisso “circolare” detto dei 10Capitelli, con molto sterrato bentirato, che ci permette un ultimosguardo panoramico tutto intorno.Come consuetudine l’ultimo ristoroè riservato ad una locale distilleriache offre una graditissima e buonissi-ma.... china calda bollente, che cipermette un rush finale di tuttorispetto fino al traguardo.Ritiro il pacco gara, come sempreben fornito, mi avvio verso l’auto eho l’onore di stringere la mano alCampione Olimpico di Maratona adAtene 2004 - Stefano Baldini - ospi-

te della manifestazione. Il ristorofinale è come sempre imperiale, è unpranzo completo, e non vado a det-tagliare per un minimo di pudore...c’è pure il caffé. Un po’ a sorpresaincrocio il nostro Stefano Mazzato,che pur infortunato, non ha rinun-ciato ad una passeggiata sul percorsocorto, e poi l’immancabile Gigi diBologna.Salgo in auto e filo verso casa. Vennila prima volta qui nel 1989, ne fui dasubito affascinato, e sempre ci torne-rò avendone l’opportunità. A miogiudizio è appuntamento irrinuncia-bile per noi amatori, oggi poi conuna giornata straordinaria, e chiedoscusa per il trasporto descrittivo ma èunicamente una testimonianza dipassione per il nostro sport e perl’ambiente natura che viviamo inesso. Ciao a tutti.

Paolo Rainato

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Podisti Dolesi

CRONACA DI UN PODISTA DOLESE ALLA CORSA DI MONTEFORTE D’ALPONE

Procede nel migliore dei modil’organizzazione della Staffetta per i150 anni dell’Unità d’Italia pensatada Danilo Baldan; manifestazioneche, partendo da Reggio Emilia, cittàche tenne a battesimo il nostro trico-lore, si concluderà in Piazza Unitàd’Italia a Trieste.

>>> E per la prima volta comprese cosa fosse l’orizzonte.Il viaggio gli fu lungo. “Si va a Marsala.” si diceva tra isoldati.Lo sbarco in Sicilia avvenne senza colpo ferire ed i gari-baldini si inoltrarono rapidamente verso l’interno dell’i-sola incontrando, di battaglia in battaglia, solo fragili resi-stenze.Ma Martino non era contento del suo compito. “Sono l’attendente del cavallo.” si lamentava, fino a che, aiprimi spari di un imminente nuovo scontro, si fece corag-gio e si propose con determinazione “Generale, mi sentoun imboscato. Mi lasci venire in azione con lei, al fianco suoe dei miei compagni.”Garibaldi sorrise all’ardore del giovane ed assentì.L’adrenalina accese il suo giovane cuore e Martino si posi-zionò in prima linea tra un manipolo di coraggiosi. Lepallottole ronzavano come vespe minacciose, mortali.Martino avvertì un colpo al petto, un pugno violento cuiseguì un dolore lancinante. Gli si piegarono le ginocchia.Cadde a terra. Lo stesso Generale arrestò il cavallo persoccorrerlo dicendogli “Non andartene, giovane amico.”

Con l’ultimo fiato rimastogli, mentre la bocca gli si riem-piva di sangue, Martino disse “Vorrei un ricordo nel miolontano paese, perché si sapesse che ho servito la mia patriafino alla morte.”Spirò con lo sguardo rivolto al cielo azzurro della futuraItalia. Garibaldi stesso, con un gesto di misericordia, gliabbassò le palpebre sugli occhi.“Domani” aveva detto Gianantonio, il maestro severo, aisuoi allievi “non si viene a scuola. Vi invito tutti alle diecisulla piazzetta.”I bambini si presentarono ad uno ad uno all’appunta-mento.Il maestro li schierò su due righe e consegnò a ciascunouna bandierina tricolore, poi estrasse da una borsa dicuoio una robusta spazzola. Si chinò sul cippo ed iniziò apulire la scritta fino a leggerla.“In onore ed in memoria dell’eroico giovane palafreniereMartino Darù, caduto sulle ali di un sogno nell’adempi-mento del suo dovere. Fulgido esempio per le generazionifuture. Posto alla presenza del Generale GiuseppeGaribaldi.”

MARTINO DARÙ PALAFRENIERE

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17 marzo 2011: una data importante e sicuramente unabuona occasione per festeggiare insieme un momento diunità, di senso di identità e di comunità. Riprendendo edelaborando alcune delle parole che disse d’Azeglio, unavolta fatta l’Italia bisogna fare, essere, diventare anche ita-liani e credo che questo evento se da un lato ha avuto unadata di inizio (1861), non ha ancora avuto un momentodi fine, visto che ancora oggi non sembra essere semprecosì chiaro cosa intendiamo quando pensiamo e diciamodi essere italiani, quando facciamo riferimento alla nostraidentità nazionale... Ognuno di noi è in realtà molte cose,non è un monolite ma un prisma dalle numerose sfaccet-tature; una di queste riguarda sicuramente anche il sen-tirsi parte di un gruppo (in psicologia si parla di fenome-ni biopsichici naturali in termini di eventi che ci accado-no ed esperienze che facciamo che riguardano i meccani-smi ingroup e outgroup, ovvero cosa sta dentro e cosa stafuori, quali e dove sono i confini, mentali prima che spa-ziali e geografici che differenziano ciò che è altro/diversoda noi, ciò che è con noi o contro di noi), di appartene-re ad un sistema (per esempio famiglia, comune, regione,nazione) e che ha per noi valore, significato, importanza.E, quindi, per il nostro essere italiani come direbbe ognibuon allenatore di sport di gruppo, che svolge il suoimpegno sia a livello professionistico che amatoriale, nonbasta avere un gruppo per essere squadra. Stare insiemema non assumersi le responsabilità di un agire collettivo,frutto di organizzazione (funzioni e ruoli, specificità edintercambiabilità, condivisione degli obbiettivi) e diempatia (capacità di stare insieme e di auto-aiutarsi, sen-tire di far parte di un tuttuno) limita di fatto questa pos-sibilità/opportunità che ha a che fare con la nostradimensione di essere umano, di ‘animale sociale’. Questospesso succede in alcuni eventi che hanno caratterizzatola nostra storia (per esempio il sacrificio di molti per laResistenza durante la seconda guerra mondiale, la solida-rietà in caso di gravi calamità naturali, il diritto al lavoroe la tutela collettiva dei lavoratori e delle lavoratrici,...).Questo mio contributo cercherà di essere legato allo sporte alla comprensione di alcuni aspetti sociali e umani checaratterizzano spesso il senso di identità nazionale che siprova durante le grandi occasioni di manifestazioni spor-tive che esaltano e mettono in risalto una dimensione diappartenenza collettiva che riguarda sia gli atleti impe-gnati nella performance/prestazione e chi li sostiene, sup-porta, soffre e gioisce con loro. Lo sport e le sue discipli-ne infatti, sono un forte collante sociale ed aggreganteche porta molte persone a coinvolgersi, permettendo diavvicinarsi a discipline più o meno note, ma che vedonoesprimersi i nostri atleti connazionali a livello europeo,mondiale olimpico. Chi di noi (alcuni, molti, tutti,(uomini e donne, veci e bocia...) non ha assistito ad unafinale dei mondiali di calcio (pensiamo a Spagna 1982 eGermania 2006 e dimenticheremo subito SudAfrica2010...) dove era presente la nostra Nazionale oppure hatrepidato per una finale olimpica di canottaggio con i fra-telli Abbagnale, con la nazionale maschile e femminile dinuoto e di scherma, con la squadra di atletica o con quel-la di sci, o altri atleti che se pur sconosciuti ai più e pra-ticanti gli sport cosiddetti ‘minori’, in quel momento rap-presentavano l’Italia e quindi anche noi. Chi non ha stra-volto almeno una volta nella sua vita i propri orari edappuntamenti per non perdersi una finale di pallavolomaschile (quando con Velasco come allenatore ha vintoquasi tutto) oppure quella femminile (vincitrice deirecenti europei) ma anche di rugby basket e pallanuoto,una regata di Azzurra come una gara decisiva della Ferrariin Formula Uno o di Valentino Rossi , chi non ha maispinto e sostenuto con lo spirito e non solo le pedalateche hanno portato alla vittoria ciclisti come Coppi eBartali, Moser e Saronni, Gimondi e Pantani, oppure lecorse di Mennea e i salti della Simeoni, le discese di

Thoeni e Tomba, i pugni di Benvenuti e Oliva, le rac-chettate di Panatta e della Nazionale Femminile di tennis(attuali detentrici della Coppa Davis), lo slittino diZoeggeler... Molti altri potrebbero essere gli esempi cheognuno di noi (uomini e donne) potrebbe fare, attingen-do alla propria memoria ed esperienza di vita, ritrovandoun evento sportivo che lo ha coinvolto come spettatoreattivo se non come diretto attore, essendo questa unaopportunità lasciata a pochi, quegli atleti e quelle che conil frutto delle loro predisposizioni e capacità supportateda un costante e progressivo allenamento riescono adesprimersi ai massimi livelli fronteggiando avversari che,come loro, sono preparati per competere e quindi per cer-care di vincere, accettando la sfida. La preparazione aimassimi livelli di mente e corpo per realizzare la massimaprestazione dovendo gestire anche ansie prestazionali eforti stress personali e socioambientali; essere al megliocon i migliori; diventare campioni producendo risultati allimite delle proprie possibilità è quello che viene richiestoagli atleti, che oggi spesso raffigurano e rappresentanouna sorta di eroi contemporanei, impegnati nel confron-to con gli avversari e con i record da battere. Gareggiare(e, aggiungo partecipare osservando chi gareggia) infattiè, parafrasando il celebre filosofo Nietzsche ‘umano,troppo umano’, una sorta di spinta presente in tutte leculture ed in tutte le epoche, nelle sue diverse manifesta-zioni. Non c’è concerto senza pubblico, non c’è teatrosenza spettatori, non c’è stadio, ring, pista, campo digioco o altro contesto sportivo senza persone che siano lìa vedere che si sta sfidando per essere il primo, il miglio-re, il più bravo. Non c’è inoltre, luogo dove non si siafatto sport e dove gli italiani, così come ovviamente altriuomini e donne di diverse nazionalità e culture, non sisiano sperimentati e migliorati per raggiungere nuovi tra-guardi e record. E’ un fenomeno che si può spiegareanche attingendo da contributi che possono arrivare dallasociologia e dalla antropologia, discipline che come lapsicologia si occupano del comportamento umano nellesue numerose espressioni, in questo caso particolare del.Tutto quanto riguarda la prestazione sportiva in sé siarricchisce infatti di una dimensione simbolica, fatta diazioni, emozioni, esperienze cariche di valori e ideali chegenerano appunto appartenenza, senso di identità digruppo e di comunità, condivisione di intenti, obbiettivicomuni, bisogno di sfida e ricerca del limite. Non vi èluogo, tra terra, aria e mare dove non vi si pratichi sporte dove italiano non abbia provato a cimentarsi! Chi nonlo ha fatto (ovvero chi non ha mai fatto o visto sport,almeno una volta nella sua vita) ha tutti i suoi dirittiovviamente! Ma credo che siano in pochi, proprio perchèlo sport è una cosa che prima di essere e diventare prati-ca delle diverse discipline lo è nella nostra ‘forma men-tis’, diventando un aspetto bio-psico-socio-culturale cheè parte importante per i tempi e modi di vivere di ognu-no di noi, sia esso italiano o altro cittadino di questomondo attuale. Concludo con una confessione ed unaimmagine. La prima: giuro di avere visto in televisione almeno unapartita della Nazionale Italiana curling (gioco di boccepiatte con manico che si pratica su ghiaccio, durante leolimpiadi invernali di Torino del 2006), sport fino adallora ai più sconosciuto e credo anche dopo... La seconda: ho rivisto recentemente (e ritagliata per con-servarla) la foto che ritrae una partita di scopone scienti-fico (non credo che sia uno sport ufficiale, sebbene abbiaassistito ad accanite partire familiari con annesso pubbli-co da tenere a bada) che ha come protagonisti SandroPertini, Enzo Bearzot, Dino Zoff e Franco Causio, inaereo mentre ritornano in aereo con la Coppa del Mondodi calcio (Spagna 1982, finale Italia-germania 3 a 1, goldi Rossi, Tardelli e Altobelli)...

Pino Pirotto

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In Redazione: Matteo Bellomo, Mauro Poletto, Marino Salviato e Stefano Trovò Hanno collaborato: Francesco Danieletto, Asd Fu Dou Shin, Antonio Pra, Veiro

Zabeo, Pino PigottoStampa GRAFICHE 2 ESSE snc - 041 410431 Chiuso in redazione lunedì 14 marzo 2011

ANNO XXXIV - n. 5 GIOVEDI 17 MARZO 2011Editore STEFANO TROVÒ

Direttore responsabile LINO PERINI

[email protected] - Per la pubblicità su questo periodico 041412598

Periodico del Club Biancogranata Ass. Culturale Senza Scopo di LucroIscritta allʼAlbo delle Associazione Dolesi n. 103

Premio Pro Loco Dolo 2010Autorizzazione del Tribunale di Venezia n. 1422 del 22 maggio 2002

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PAGARE SENZA SPESE LE BOLLETTEE’ possibile pagare senza maggiorazione le bollette diVeritas presso tutti gli sportelli della provincia diVenezia della Banca Antonveneta e della BancaPopolare di Verona (Banco San Marco). Inoltre pres-so la Cassa di Risparmio di Venezia, filiali di Venezia(San Marco, 4217 e Santa Croce, 458/A), Lido diVenezia (Piazzale Santa Maria Elisabetta, 3), Mestre(Piazzetta Matter, 3), Marghera (Via Rizzardi, 65), Ca’Savio (Via Fausta, 72), Marcon (Via San Marco, 33),Quarto D’Altino (Piazza San Michele), Meolo (PiazzaBattisti, 17), San Donà di Piave (Corso Silvio Trentin,85 e Via Martiri, 91), Chioggia (Corso del Popolo,1228 e Via Granatieri, 906), Dolo (Corso Matteotti, 2).Le bollette possono essere pagate – in contanti,Bancomat e con il bollettino allegato alla fattura –anche nelle ricevitorie Lottomatica. L’operazionecosta 1,55 euro.

EQUO12, UNA BOLLETTA AL MESEUna bolletta al mese e conguaglio a dicembre. Si chia-ma Equo12 ed è riservato a chi riceve via mail le bol-lette di Veritas. Basta compilare un modulo che sitrova nel sito www.gruppoveritas.it, agli sportellioppure può essere richiesto al numero 800-466466.Chi attiva Equo12 riceverà via mail una bolletta almese e pagherà da gennaio a novembre l’importo del-l’anno precedente diviso per 11. Conguaglio a dicem-bre, con il consumo reale.

CHIEDI LA FATTURA VIA MAILChi ha la domiciliazione bancaria o postale può rice-vere – nello stesso giorno di emissione – via mail lebollette di Veritas e Veritas Energia. Basta compilarelo stampato disponibile agli sportelli del Servizioclienti Veritas oppure collegarsi al sitowww.gruppoveritas.it ed entrare prima nello Sportellofai da te e poi nella sezione Servizi on line.

ACQUA VERITAS,BUONA E SICURAL’acqua Veritas è attentamentecontrollata: ogni anno il labora-torio aziendale verifica 10.000campioni e analizza 200.000parametri. La qualità è certifi-cata in maniera indipendenteanche dall’Arpav e dalle Uslcompetenti cui spetta - attra-verso il Servizio igiene alimentie nutrizione - il giudizio di pota-bilità.I parametri controllati dal labo-ratorio aziendale sono tempe-ratura, pH sul posto, redox,D.O.C., cianuro, torbidità,ammonio, colore, ossidabilità,cloro residuo libero e totale,biossido residuo, residuosecco a 180°C, ossigenodisciolto. Inoltre, il laboratorioverifica anche pH, conduttività,alcalinità, calcio, magnesio,durezza, indice di aggressività.Analisi approfondite sonorivolte alla ricerca di anioni(clorito, clorati, bromati, fluo-ruro, cloruro, nitrito, bromuri,nitrato, fosfati, solfato), cationi(potassio e sodio), compostiorgano alogenati (cloroformio,tricloroetano, tricloroetilene,tetracloruro di carbonio, diclo-robromometano, tetracloroeti-lene, dibromoclorometano,bromoformio, tricloroetile-ne+tetracloroetilene, trialome-tani), voc (dicloroetano, benze-

ne), metalli (alluminio discioltoe totale, antimonio, arsenico,boro, mercurio, selenio, vana-dio, cadmio, cromo, cromo 6+,ferro, manganese, nichel,piombo, rame, fibre asbestifor-mi), antiparassitari (alarlo,atrazina, desetilatrazina, propa-zina, simazina, terbutilazina,cianazina, metolachlor, molina-te, trifluoralin, antiparassitari),i p a ( b e n z o ( a ) p i r e n e ,b e n z o ( b ) f l u o r a n t e n e ,benzo(k)fluorantene, inde-n o ( 1 , 2 , 3 , c , d ) p i r e n e ,benzo(g,h,i)perilene). La sezio-ne microbiologica del laborato-rio di Veritas ricerca invece clo-stridium perfringens (sporecomprese), batteri coliformi a37°C, escherichia coli, entero-cocchi, pseudomonas aerugi-nosa, carica batterica 22°C,

stafilococchi patogeni, salmo-nella (enterobatteri patogeni),clorofille+feofitine, enterovi-rus+protozoi, batteriofagi anti-escherichia coli, alghe, nema-todi a vita libera, funghi e legio-nella. La gran parte di questicomponenti e inquinanti noncompare nella tabella dellaqualità, perché non è presentenella nostra acqua. L’ acquaVeritas è per la maggior partedi falda, di ottima qualità, attin-ta da una sessantina di pozzi auna profondità che arriva fino a300 metri. L’acqua Veritas èeconomica (1.000 litri costanopoco più di un euro) e non habisogno di bottiglie e imballag-gi. Per averla sempre frescabasta aprire il rubinetto.

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