“Domenica ti portiamo alla festa delle Palme”
Quinto Anno * Numero 2 * 01-03 - 2013
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Passando tra un virus e l'altro di questo lungo, lunghissimo inverno siamo riusciti ad arriva-re anche questa volta all'ultimo incontro Zerosei: un po' pallidi ed emaciati, speriamo tutti quanti di rimetterci presto in carreggiata anche grazie alle iniezioni di ottimismo e fiducia che serate come queste contribuiscono a darci... Il tema di questa sera, titolato: “Domenica ti portiamo alla festa delle Palme” riguarda il va-lore dell'educazione continuativa e gli effetti che ha sui nostri bambini; come di consueto, dopo una breve introduzione di Suor Lù la palla passa subito a Cristina, la nostra mamma psicologa, che questa volta ha voluto fare i compiti per casa in un modo diverso: invece di partire da una riflessio-ne teorica e poi fare esempi pratici ha trovato naturale fare l'opposto e così da ormai parecchi gior-ni annota su un quaderno tutte le più disparate situazioni di mancanza di coerenza che le si sono presentate o che ha vissuto personalmente. Mentre ce le snocciola una dietro l'altra sentiamo montare lo sgomento perché tutti ci riconosciamo dietro la mancata promessa di essere presenti a momenti speciali o l'aver dato un esempio immediatamente colto ( da loro: sono dei veri grilli par-lanti ) come sbagliato. Cristina però ci risolleva facendoci notare sia la difficoltà del mantenere un comportamento sempre congruo coi nostri figli e soprattutto come non sia un singolo episodio a rischiare di minare la fiducia di base dei piccoli ( di cui noi siamo un po' la chiave interpretativa della realtà ), ma una ripetizione continuativa di certi atteggiamenti al punto da tradursi in un vero e proprio stile di vita. Ci lascia infine con una bella frase di uno scrittore americano, C. B. Kelland, riferita al padre: “Non mi ha detto come vivere: ha semplicemente vissuto e ha lasciato che lo osservassi”, un ulteriore stimolo ad essere più coerenti con quello che siamo e che facciamo. Il Don, capace come al solito, di cogliere gli umori di fondo interviene per rassicurarci ulteriormente circa l'angoscia di non essere all'altezza del nostro com-pito di genitori e ci porta un esempio dav-vero felice ed attuale, quello del nostro papa Benedetto XVI, che non ha avuto alcun timore a riconoscere e mostrare al mondo intero la sua fragilità di uomo. Come genitori bisogna dunque cercare di porci un ideale da perseguire senza però dimenticare che si può anche sbagliare, che è naturale farlo e che i nostri bimbi possono comprenderlo... I babbi si rilassano.... Quando arriva il mio turno la strada è tutta in discesa perché Cristina e il Don ci hanno già chiarito la maggior parte delle cose: quando vogliamo educare i nostri figli alla vita della fede non dobbiamo far altro che applicare quegli stessi atteggiamenti educativi giusti per la vita di tutti i gior-ni: la congruenza e la continuità! Ancora una volta scopriamo ( forse con stupore?) che i Cristiani non vivono fra le nuvole ma sono saldamente ancorati alla realtà quotidiana, non solo: queste cose si sapevano già al tempo di Gesù e se leggiamo una parte dello Shemà Israel, quella preghiera che ogni ebreo sentiva recitare mattino e sera fin dall'infanzia, ci accorgiamo che la continuità nell'educazione di fede e nella continuità dell’espressione di fede era ritenuta importantissima. I nostri bimbi invece cosa hanno fatto? Le educatrici hanno loro proposto il brano del vangelo in cui Giuseppe e Maria, recatisi al tempio a Gerusalemme, perdono Gesù e lo ritrovano dopo tre giorni, quindi li hanno fatti riflettere sulla presenza costante di Gesù nelle loro vite e poi hanno loro chiesto se ci fosse qualcosa per cui ringraziarlo. Volete sapere anche voi quali sono i principali motivi per cui i piccoli ringraziano Gesù? Abbiamo naturalmente in pole position babbo, mamma, fratellini, sorelline e nonni, poi i fiori, le patatine fritte, le macchinine invisibili
“teledicomandate”, i galeoni dei pirati, l'arcobaleno, le caramelle...
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Cronaca dell’incontro
IL TEMA
“Scoprire il valore di una educazione continuativa e congruente” IL PERCHE’
“Queste parole, che ti ordino oggi, saranno sul tuo cuore:
le ripeterai ai tuoi figli,
ne parlerai quando siederai in casa tua e quando camminerai per strada,
quando ti coricherai e quando ti alzerai.”
Come sarà stata la vita di Gesù da piccolo? Come si saranno comportati nei suoi confronti
Giuseppe e Maria? Saranno stati dei genitori normalmente straordinari o straordinariamente
normali? Certo come babbi e mamme stiamo davvero troppo a lambiccarci il cervello e di
loro dovrebbe interessarci principalmente il modo in cui si sono affidati a Dio, sicuri di trova-
re il Lui la forza di andare avanti anche di fronte alle ansie, alle paure ed agli errori, e poi
capaci di dare il loro esempio, anche nella vita di fede, piano piano,
umilmente, con continuità... Leggendo le parole dello Shemà Israel,
una preghiera antichissima, ci si sono aperti davanti agli occhi por-
te e portoni: già gli ebrei di quel tempo avevano capito che per esse-
re fedeli a Dio era necessaria la continuità, continuità necessaria
anche ad educare i figli ad amare Dio. Questa preghiera era così
importante da scandire i principali momenti della giornata e il figlio
di Maria e di Giuseppe, il figlio di Dio, la ha ascoltata e ascoltata,
sotto lo sguardo attento dei suoi genitori. E noi? Fino a qualche
tempo fa, ad essere proprio sinceri, il nostro bimbo grande la sera si
lavava molto più regolarmente i denti di quanto non dicesse una
preghierina a Gesù e sapete perché? Perché non vedeva noi prega-
re, noi grandi che preghiamo per conto nostro, anche assieme, ma
quando ormai le luci si sono spente e i piccoli dormono già da un
pezzo. Noi, così tanto ganzi e rispettosi di tutto e di tutti, preghiamo
quasi di nascosto e capita spesso che ci facciamo distrarre da troppe
cose nel vivere la nostra fede, rimandando la partecipazione a momen-
ti importanti della vita della comunità e ponendoci senza motivo pro-
blemi assurdi... non sarà che dovremmo ancora una volta prendere
esempio dalla parola di Dio e dall'esempio di quel babbo e quella
mamma di tanti anni fa?
Il riferimento al catechismo “Lasciate che i bambini vengano a me”, ai nn.60,62,63,64 danno
il quadro di riferimento del nostro essere genitori cristiani. Chiara e Massi
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funzione della relazione privilegiata con gli adulti che si prendono cura di lui, e che grazie a questo particolare legame si crea in lui quella fiducia di base capace di renderlo poi un adulto autonomo, fiducioso in se stesso, negli altri e nella vita, noi capiamo di quanto sia importante adottare un atteggiamento in cui continuità e congruenza educativa siano privilegiati. Non dimentichiamo infatti che i bambini sono i nostri primi osservatori, dei veri giudici capaci ogni volta di coglierci sul fatto, ma non dimentichiamo soprattutto che noi per loro rappresentiamo un filtro, un elemento di mediazione nei confronti della realtà: attraverso di noi i nostri figli si orientano in un mondo estremamente complesso. Sensi di colpa come se piovesse? Prima di essere genitori siamo uomini e donne con tutte le nostre debolezze e fragilità: non sono i singoli episodi (magari dettati dalla stanchezza e dallo stress) a minare la fiducia di base dei nostri piccoli, non lasciamo però che la mancanza di congruenza e continuità si traducano in uno stile di vita.
La continuita educativa ha a che fare con la nostra capacita di genitori di essere coerenti, di saper mantenere fede agli impegni che prendiamo, di evitare insomma di parlare bene e razzolare male. Sembra facile, e invece... guardiamo subito a degli esempi di una qualunque vita vissu-ta: - Un bambino chiede con insistenza alla mamma di andare a vedere che capolavoro ha creato con le costruzioni. La mamma, impegnata come al solito, tergiversa, promettendo di andare subito senza tuttavia farlo. Il bambino ripete vanamente l'invito piu volte, infi-ne distrugge la sua opera commentando: “Potevi dirlo subito che non saresti venuta!” - Il babbo al figlio: “Alla prima domenica di sole ti insegno ad andare in bicicletta senza rotelline, ad andare sui pattini, a dare da mangiare alle anatre...” Si susseguono domeniche di sole senza che nulla di quanto promesso, per vari motivi, venga realizzato. Conclusione del figlio: “Perche mi prometti sempre le cose se tanto poi non le mantieni?” - Una famiglia discute a tavola dell'opportunita o meno di accettare un invito a cena particolarmente sgradito: si sceglie infine di rifiutare adducendo come scusa che si e tutti malati. La figlia grande ( 9 anni ) accetta la cosa senza bat-tere ciglio, la mezzana (13) - pur tacendo - appare perplessa, la piccola ( 5 ) non riesce proprio a capire: “Ma noi non siamo malati! Stiamo tutti bene!” - Bambino, mamma e maestra, nell'ambito di un progetto finalizzato al recupe-ro dell'autocontrollo da parte del bambino stesso, arrivano a concordare sul fatto non bisogna reagire distribuendo calci e pugni a destra e a manca. A li-vello teorico sembrerebbe tutto procedere per il meglio, pero nella vita di tutti i giorni il bambino continua ad elargire ai compagni la consueta razione di carezze un po' troppo pesanti e la maestra e costretta ad intervenire: “Non avevamo deciso insieme di non tenere piu questo tipo di comportamento? Anche la mamma era d'accordo...” “Si, pero la mamma ha detto che se qualcuno mi provoca trop-
po allora e giusto rispondere con un calcio” “Ma se dai un calcio a un compagno la mae-stra deve intervenire e metterti in punizio-ne, anche la mamma era d'accordo...” “Si, ma la mamma mi ha detto di farlo quando la maestra non vede...” Una ricerca fatta da diverse Universita degli USA rilevava come l'88% dei ragazzi intervistati ricordasse ancora con grande precisione ed amarezza almeno una bugia
raccontata loro dai genitori e di questi il 79% riferiva che i genitori avevano loro detto che mentire era cosa sbagliata e cattiva. La conclusione degli studiosi in merito a questa indagine era che mentire ai bambini alimenta in loro il sospetto e la confusione oltre a rendere instabile il legame genitori-figli. Quello che a noi interessa rilevare di questa ricerca e la difficolta per i genitori di instaurare e mantenere nel tempo un rapporto ba-sato sulla sincerita , e cioe sul non venir meno agli impegni presi o che si fanno prendere ai nostri figli. Se però è vero che – come diceva D. W. Winnicott – il bambino esiste in
I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pa-
squa. Quando egli ebbe dodici anni, vi
salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre ri-
prendevano la via del ritorno, il fanciullo
Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
Credendolo nella carovana, fecero una
giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non
avendolo trovato, tornarono in cerca di
lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tem-
pio, seduto in mezzo ai dottori. Luca 2,41 ss
La nostra realtà umana vista con gli occhi della fede La nostra realtà umana
IL TEMA
http://carrara.parrocchiadisangiacomo.it/zerosei.html