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Dopo il sì della camera ULTIMO MIGLIO per la …...dal Pd e uno dell’ultima ora presentato dal...

Date post: 09-Jul-2020
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GIUGNO 2017 Numero 4 Rassegna informativa dell’Ordine dei farmacisti della provincia di Roma Assofarm, sperimentazione in Toscana per affermare il "farmacista di famiglia" a pagina 14 Poste Italiane spa spedizione in a.p. 70% Roma – DCB Roma Nuova Edizione a pagina 6 Dopo il sì della camera Occupazione, l'Ordine ne discute dopo le nuove linee guida sui tirocini a pagina 16 Enpaf, convegno su scenari e criticità da affrontare per riformare l'ente a pagina 10 Revisione Tariffa, il ministero apre un tavolo per la revisione a pagina 15 CONCORRENZA ULTIMO MIGLIO per la Approvato con modifiche a Montecitorio, il ddl contenente la legge annuale su mercato e concorrenza deve affrontare un passaggio ulteriore in Senato, dove è già stato assegnato con il numero 2085 B alla 10 a Commissione. Governo e maggioranza assicurano che sarà approvato entro luglio. Se davvero sarà cosi, arriverà finalmente al traguardo, salvo sorprese dell'ultima ora, il provvedimento che, con l'ingresso dei capitali nella proprietà delle farmacie, è destinato a cambiare (e forse sovvertire) gli equilibri del servizio farmaceutico italiano
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GIUGNO2017

Numero 4

Rassegna informativa dell’Ordine dei farmacisti della provincia di Roma

Assofarm, sperimentazione in Toscanaper affermare il "farmacista di famiglia"

a pagina 14

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Dopo il sì della camera

Occupazione, l'Ordine ne discutedopo le nuove linee guida sui tirocini

a pagina 16

Enpaf, convegno su scenari e criticità da affrontare per riformare l'entea pagina 10

Revisione Tariffa, il ministero apre un tavolo per la revisionea pagina 15

CONCORRENZAULTIMO MIGLIO per la Approvato con modifiche a Montecitorio, il ddl contenente la legge annuale su mercato e concorrenza deve affrontare un passaggio ulteriore in Senato, dove è già stato assegnato con il numero 2085 B alla 10a Commissione. Governo e maggioranza assicurano che sarà approvato entro luglio.Se davvero sarà cosi, arriverà finalmenteal traguardo, salvo sorprese dell'ultima ora,il provvedimento che, con l'ingresso dei capitalinella proprietà delle farmacie, è destinatoa cambiare (e forse sovvertire) gli equilibridel servizio farmaceutico italiano

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Rassegna Informativa del farmacista

dell’Ordine dei farmacisti della provincia di Roma

Anno XLIII N.4 – Giugno 2017

EditoreOrdine dei Farmacisti

della Provincia di Roma

DirezioneVia A. Torlonia‚ 15 – 00161 Roma

Direttore responsabileEmilio Croce

CondirettoreGiorgio Flavio Pintus

Redazione, pubblicità, coordinamento stampa

Art Director Design Strategy srl

immagine di copertina:ADDS

impaginazione e grafica:Vincenzo Furiati

RegistrazioneTribunale di Roma n° 11959

del 25/1/1968

StampaCimer snc

Spedizioneabb. post – D.L.353/2003

(conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art.1 comma 1 DCB Roma

Finito di stampareGiugno 2017

IN QUESTO NUMEROPrimo piano

Ddl Concorrenza, sì della Camera (con modifiche),rush finale in Senato per approvarlo entro luglio 6

Fatti & persone

Fabbisogno di laureati in farmacia,per il 2017-18 ne servono soltanto 448 10

Convegno Enpaf, gli scenarida considerare per riformare l’ente 10

Carabinieri, il generale Lusi è il nuovo comandante dei Nas 12

Sifo, avvicendamento ai vertici,Simona Creazzola nuova presidente 14

Assofarm, sperimentazione in Toscanaper affermare il “farmacista di famiglia” 14

Tariffa medicinali, dopo il caso cannabisil ministero apre un tavolo per la revisione 15

Occupazione: le nuove linee guida sui tirocini, convegno dell’Ordine di Roma 16

Rinnovo Ccnl farmacie private,assemblea sindacale a Roma 19

Focus

Tiotropio bromuro, un’alternativa valida, efficace e sicura nel controllo dell’asma 20

Codici e codicilli

Il ministero della Salute tranquillizzale farmacie sulle autodiagnosi 24

Per dolo o per colpa, l’errata spedizione di una ricetta è sempre sanzionabile 24

Figlio neo–laureato, meglio assumerloo costituire un’impresa familiare? 25

Non “ammortizzabile” l’acquistodi quote sociali di una farmacia 25

Straordinario, il dipendentepuò rifiutarsi si svolgerlo? 26

Se il collaboratore sbaglianel controllo delle ricette 26

Ordine per te

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“In Italia la distanza più breve non è la retta ma l’arabesco”: fornendo un’ennesima conferma al celeberrimo aforisma diEnnio Flaiano, la legge annuale (?) su mercato e concorrenza, presentata dal governo di Matteo Renzi nel lontanofebbraio del 2015, è giunta alle soglie dell’approvazione definitiva, che dovrebbe arrivare entro la fine di luglio, dopo un iterparlamentare che a quel punto sarà durato più di due anni e mezzo.Si avvia dunque a conclusione una vicenda parlamentare che ha rasentato e più volte oltrepassato le soglie del ridicolo esulla quale, a questo punto, è meglio stendere un velo pietoso, senza perdere altro tempo ed energie alla ricerca delle moltee diffuse responsabilità politiche che hanno prodotto un testo legislativo che – ancorché parte integrante del programma diriforme del governo – la maggioranza di governo ha fatto rimbalzare come una pallina di ping pong tra i due rami delParlamento, facendo quasi sempre prevalere le ragioni dettate da calcoli di convenienza elettorale su quelle inerenti il meritodei contenuti, peraltro in molti punti discutibili.Alla fine, tra molti e diffusi mal di pancia, anche la Camera – non senza il coup de theatre di quattro emendamenti impostidal Pd e uno dell’ultima ora presentato dal M5S – ha approvato il ddl 3012 B, costringendolo però a un’ulteriore lettura inSenato. Il sospetto di molti (anche il mio, e confesso di averlo sperato) è che la decisione del Pd di correggere il testopervenuto dal Senato, anziché approvarlo ponendo la questione di fiducia come richiesto da un vasto fronte di parlamentaridei diversi schieramenti, preludesse a un definitivo affossamento del testo, agnello sacrificale sull’altare del durissimoscontro tra il segretario del Pd Renzi e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, con il primo che, secondoquanto riferito dai retroscena politici, vuole stroncare sul nascere eventuali ambizioni politiche del secondo in vista delleelezioni del prossimo anno.Il Pd, però, ha prima smentito con decisione e poi rassicurato: il Senato approverà il ddl 3012 B entro luglio.Prendendo per buono l’impegno del principale partito della maggioranza e al netto di sorprese, che nel Paese degliarabeschi (che quasi sempre diventano poi grovigli) sono sempre possibili, la legge sulla concorrenza entrerà dunquenel nostro ordinamento, e con essa le misure che sanciranno l’ingresso del capitale nella proprietà dellefarmacie. Sulla questione, l’Ordine di Roma ha più volte espresso – anche per mio tramite, in questo stesso spazio – la suachiarissima posizione contraria a partire dal febbraio 2015, quando il Governo presentò il testo del provvedimento, dove –vero e proprio fulmine al ciel sereno – spiccava la possibilità di acquistare farmacie concessa alle società di capitali,preludio alla creazione di vere e proprie catene. Una novità che il nostro giornale stigmatizzò facendo riferimento alla classica gag delle comiche di Charlot, Ridolini e Stanlioe Ollio, dove il malcapitato di turno sta nascosto dietro un angolo, vigilando sull’arrivo di un temuto avversario (nel nostrocaso, la liberalizzazione dei farmaci di fascia C con ricetta), senza accorgersi che alle sue spalle se ne è già materializzatoun altro ben più minaccioso e pericoloso, pronto a sferrargli grandi calcioni non solo sul sedere ma anche sui denti.Gioverà ricordare che alcuni settori della categoria e della professione, nell’occasione, non brillarono per lucidità,sacrificando la strategia alla tattica. Anche se oggi si leva un coro unanime contro l’apertura al capitale, infatti, l’arrivodell’improvvida misura chiama in causa anche qualche corresponsabilità della categoria, come ben emerge dalla pubblica enon smentita ricostruzione della vicenda proposta lo scorso anno, in occasione di Cosmofarma, dal senatore Luigi Marino,relatore del ddl Concorrenza a Palazzo Madama. Marino raccontò infatti di un preciso accordo politico, raggiunto anche a seguito delle forti pressioni esercitate in sedepolitica dalle organizzazioni della nostra categoria, per evitare che nel ddl Concorrenza si desse seguito all’indicazionedell’Antitrust di liberalizzare i farmaci di fascia C, consentendone la vendita anche nelle parafarmacie e nei corner Gdo. “Nel Consiglio dei Ministri che varò il ddl Concorrenza a febbraio 2015” spiegò a Cosmofarma il senatore “venne fatto unpatto per cui si accantonò la fascia C, andando incontro alle istanze delle farmacie, per aprire al capitale”. Un’affermazione, quella di Marino, comprovata dal fatto che nelle cronache di categoria di quei giorni – come si può verificaresenza troppa fatica – abbondavano le dichiarazioni soddisfatte e compiaciute per il grande risultato raggiunto sbarrando ilpasso alla fuoriuscita della fascia C con ricetta. Una buona fetta delle dirigenza della farmacia, invece, glissava non senzaqualche imbarazzo sul via libera all’ingresso del capitale in farmacia, davvero inatteso e del tutto imprevisto, dal momento chenon rientrava infatti nemmeno nelle indicazioni dell’Antitrust a Governo e Parlamento per la formulazione della legge. Pagato il tributo alla verità dei fatti, che hanno visto l’Ordine di Roma schierarsi fin da subito e pubblicamente, senza se esenza ma, contro l’ingresso del capitale in farmacia, non sarà inutile ribadirne le ragioni, ora che l’arrivo del capitale (e conesso la costituzione di catene di farmacie) sta per diventare una realtà. Basterà ricordare, anche per imperative necessità disintesi, il motivo principale e sostanziale: l’arrivo del capitale delle catene esporrà definitivamente eirrimediabilmente un segmento fondamentale per la tutela della pubblica salute qual è la farmacia al primatodelle logiche di mercato e del profitto, che ovviamente nessuno criminalizza in quanto tali, ma dalle quali scaturisconoinevitabili e pericolose distorsioni quando applicate a settori come la salute. Che – ho già avuto modo di scriverlo, ma nonfaccio fatica a ribadirlo – non solo non è un mercato in senso proprio, ma non può né deve esserlo, anche se sonopurtroppo in troppi a volere esattamente il contrario.

Concorrenza, è l'oradella mobilitazione resistente

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in fondo

di Emilio Croce

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Per chiarire il concetto: nemmeno nel migliore dei mondi possibili si può pensare che una proprietà, mossa dal naturale,comprensibile e legittimo intento di portare a profittabilità i suoi investimenti, possa astenersi del tutto dall’avanzarerichieste o fornire indicazioni di attitudine, approccio e comportamento ai farmacisti dipendenti delle sue farmacie. Richiestee indicazioni che, per quanto corrette possano essere, finiranno inevitabilmente per riflettersi e condizionare il rapporto coni clienti–pazienti. Già questa banale quanto inevitabile constatazione rappresenta in sé un pregiudizio alla garanzia diindipendenza del farmacista nell’esercizio della sua professione, garanzia che il cittadino – che non è né può essere ridottoalla dimensione di semplice “consumatore”, quando in ballo c’è la sua salute – si attende con pieno diritto dal professionistaal quale si rivolge.Detta in altri termini, far entrare il capitale nella proprietà delle farmacie, significa tout court approcciare questi presidi disanità territoriali come se non si trattasse altro che di un “pezzo di mercato” da regolare con i criteri e le leggi del mercato.E (al netto degli errori che le farmacie possono aver commesso e ancora commettono non manifestando compiutamente,anche per responsabilità che non sono davvero loro, la loro identità di componenti irrinunciabili del Ssn), le circa ventimilafarmacie pubbliche e private aperte sul territorio nazionale dalle Alpi al Lilibeo sono qualcosa di ben altro e che va ben oltre.Sul punto, c’è poco da discutere già in radice, e suonano del tutto privi di senso (almeno a mio giudizio) i ragionamenti di chiha provato e ancora prova a legittimare la scelta compiuta da Governo e Parlamento, sostenendo che l’ingresso del capitalein farmacia è un passaggio inevitabile “per favorire le economie di scala e per entrare nella modernità”, come sintetizzò – ilettori di buona memoria lo ricorderanno – la poi dimissionaria ministra dello Sviluppo economico Federica Guidi.Un’argomentazione apodittica e banale, una frase fatta che non significa molto più di nulla, soprattutto nella sua parte finale,anche perché di presunta “modernità”, nella materia e nel caso di specie, non se ne rinviene neppure l’odore. E se mai ve nefosse – ipotesi dell’irrealtà – troverebbe conferma ulteriore il prezioso insegnamento manzoniano secondo il quale nonsempre quel che viene dopo è meglio. La verità è che, almeno per il settore delle farmacie, nel ddl Concorrenza che si accinge a entrare nel novero delle leggidello Stato non solo non c’è modernità, ma neppure l’ombra della concorrenza, visto che i legislatori hanno di fatto posto lecondizioni per concentrare il mercato nazionale del farmaco in poche mani, apparecchiando il tavolo alla creazione dioligopoli che inevitabilmente di quel mercato condizioneranno le sorti e l’andamento. Dopo risposte a dire poco ondivaghe e comunque non univoche e decisamente resistibili, il mondo delle farmacie,nell’immediata approvazione del ddl Concorrenza, sembra avere trovato una sostanziale unità di vedute: “Così la legge èuno sconfitta per i cittadini e per la farmacia” ha affermato con decisione il nuovo presidente di Federfarma MarcoCossolo, aggiungendo la voce del sindacato dei titolari a quella della federazione professionale e degli Ordini come ilnostro. Certo, questa ritrovata e più chiara univocità di giudizio arriva a buoi ormai in fuga dalla stalla. Ma non bisognademordere: per quanto difficile possa risultare, le norme scellerate e sciagurate (aggettivi che ho già usato a caldo afebbraio 2015, ma che non esito a ripetere oggi) debbono essere corrette, se non abrogate. Ed è su questo obiettivo che l’intero universo dei farmacisti italiani dovrà concentrarsi fin da subito, preoccupandosi di porrein essere iniziative concertate e condivise, che siano l’inequivocabile e determinata espressione di tutta la professione.Bisogna ovviamente mettere in conto che la “mobilitazione resistente” di tutte le componenti della categoria, per quantoforte, non riuscirà a produrre nell’immediato il risultato di far fare un’inversione ad U alla scelta “mercatista” dei nostrilegislatori. Ma segnerebbe una fondamentale inversione di tendenza e potrebbe anche portare a casa risultati comunqueimportanti, come ad esempio un sollecito ridimensionamento – con opportuni strumenti legislativi – dei limiti al momentolarghissimi previsti su base regionale per le società di farmacie in termini di detenibilità di farmacie. Già dimezzare il tetto dall’attuale 20% consentito a ogni operatore (che più che un tetto sembra un invito a prendersi subitouna consistente fetta del retail farmaceutico) o portarlo alla soglia ancora più congrua del 5%, come chiesto invano finoall’ultimo da alcuni emendamenti al ddl che non sono stati approvati, rappresenterebbe infatti, se non la soluzione delproblema, almeno il segnale che la politica nazionale è uscita dalla sbornia che ha prodotto le misure francamenteincomprensibili che rischiano di consegnare in poche mani il mercato dei farmaci. Dimenticando che dentro quel “mercato”c’è l’assistenza farmaceutica, che è un livello essenziale di assistenza, ovvero qualcosa che lo Stato deve garantire a ognisuo cittadino, in ogni angolo del Paese. Ecco, questo deve essere il punto di ancoraggio dal quale il mondo della farmacia(tutto) deve costruire la sua “mobilitazione resistente”, parlando alla politica ma anche e soprattutto a ogni cittadino, perdirgli che questa legge pregiudica – prima e più di ogni altro – il suo diritto ad accedere all’assistenza farmaceutica in unsistema di regole che guarda alla tutela della salute e non a quella degli affari di pochi. Un diritto messo a rischio da una legge in fondo alla quale c’è la disarticolazione del sistema attuale, costituito da una rete dipresidi di salute indispensabili organizzata sul territorio per garantire l’accesso equo e uniforme al farmaco prima e al di là dellelogiche di profitto. Una rete che bisogna difendere a ogni costo e senza lasciare nulla di intentato. Sarà il caso che cidisponiamo a farlo, con tutte le risorse e le energie di cui disponiamo: Lo dobbiamo a noi stessi, alla nostra storia e soprattuttoal nostro futuro. Ma lo dobbiamo ancora di più, prima di tutto, ai cittadini italiani e ai loro bisogni di salute e di assistenza.

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Primo Piano

Ormai prossima al traguardo, dopo un iter di due anni e mezzo, la controversa legge che porterà il capitale in farmacia

Ddl Concorrenza, sì della Camera (con modifiche),rush finale in Senato per approvarlo entro luglioCon 218 voti a favore e 124 contrari,la Camera dei Deputati ha approvato il29 giugno il ddl 3012 B, ovvero la leg-ge annuale sul mercato e la concorren-za, rinviandola al Senato per la quartae definitiva lettura, resa necessariadalle cinque modifiche introdotte nelpassaggio a Montecitorio, riferite a mi-sure su energia, assicurazioni, tele-marketing, società di odontoiatri e car-buranti.Nel braccio di ferro (registrato dai re-troscena giornalistici) che ha oppostoil ministro dello Sviluppo economicoCarlo Calenda – favorevole a un’ap-provazione definitiva del provvedimen-to, con voto di fiducia e senza modifi-che, già a Montecitorio – al segretariodel Pd Matteo Renzi, ha dunque vintoquest’ultimo: il testo del ddl, presenta-to dal Governo (allora presieduto pro-prio da Renzi) a febbraio del 2015 eche da allora “balla” tra i due rami delParlamento, è stato infatti ritoccatonelle Commissioni Finanze e Attivitàproduttive proprio per iniziativa del Pd(solo in Aula è poi passato un quintoemendamento a firma M5S), inevitabi-le un ulteriore passaggio in Senato.Il Pd esclude però con risolutezza chele correzioni apportate al testo (cheper molti osservatori potevano esseretranquillamente introdotte successiva-mente con altri provvedimenti, garan-tendo intanto il via libera alla legge sul-la concorrenza) tradiscano la volontàdi affossare il provvedimento. Un so-spetto che, in realtà, è stato avanzatoda molti, da ultimo anche nell’Aula diMontecitorio, nella discussione genera-le che ha preceduto il voto del 29 giu-gno: “Le quattro modifiche volute dalPd, più quella ottenuta dai Cinquestel-le, secondo noi rischiano di far moriredefinitivamente questo disegno di leg-ge al Senato, dove è stato diciotto me-si” ha affermato senza mezzi termini ildeputato di Ap Raffaello Vignali, chepure ha espresso voto favorevole al

provvedimento, che – a suo giudizio –“andava chiuso definitivamente qui allaCamera”.Non meno esplicito Pippo Civati,esponente del gruppo Sinistra italiana–Possibile: “Non ho retropensieri e nonsono un retroscenista” ha detto il de-putato “ma il dubbio che ci sia un in-tento dilatorio, come qualcuno dellastessa maggioranza ha fatto capire, èvenuto anche a noi”.Ma il partito di Renzi, per scrollarsi didosso il sospetto di voler bloccare unalegge che pure ha sempre fatto delsuo programma di riforme, garantisceche la discussione in Senato (che si li-miterà ai soli cinque punti rivisti allaCamera) sarà rapidissima e la leggesarà approvata entro la fine di luglio. Acomprovare tale volontà, fanno osser-vare i Pd, ci sarebbe anche l’impegnoassunto dalla ministra dei Rapporti conil Parlamento, Anna Finocchiaro, diintervenire sulla conferenza dei Capi-gruppo di Palazzo Madama per chiede-re la immediata calendarizzazione delprovvedimento appena licenziato aMontecitorio. Si vedrà se e quandol’impegno sarà onorato e, soprattutto,quali risultati produrrà: basterà legge-re il prossimo calendario dei lavori

In ogni caso, le misure sulle farmaciedel 3012 B (che con ogni probabilità inSenato riprenderà la sua vecchia nu-merazione, 2085) restano del tuttouguali a quelle approvate dal Senatoall’inizio dello scorso mese di maggio.Su tutte, si staglia la possibilità diestendere la titolarità dell’eserciziodella farmacia privata alle società dicapitali, superando la disciplina attua-le che (oltre che alle persone fisiche)fa riferimento solo alle società di per-sone e alle società cooperative a re-

sponsabilità limitata. Le società devo-no comunque avere come oggettoesclusivo la gestione di farmacie. Vie-ne anche consentito che la direzionedella farmacia gestita da una societàsia affidata anche a un farmacistanon socio. Il titolare della direzionedeve essere però obbligatoriamenteiscritto all’albo e aver conseguito, inun concorso per assegnazione di se-di farmaceutiche, una titolarità o l’ido-neità o aver svolto almeno due anni dipratica professionale.

d’Aula che concorderà la Conferenzadei Capigruppo del Senato, per saperequale sia l’aria che tira davvero.Governo e maggioranza, al riguardoostentato sicurezza: Antonio Gentile,sottosegretario del Mise, ha subitochiesto al Senato tutto l’impegno per“arrivare al via libera definitivo primadella pausa estiva, secondo gli impe-gni assunti dal governo e dai partitidella maggioranza”, trovando subitosponda a Palazzo Madama nel senato-re di Ap Luigi Marino (relatore delprovvedimento insieme a SalvatoreTomaselli del Pd). “Ormai il provvedimento ha imbocca-to il viale del traguardo e non credopossa essere più fermata la volata fi-nale” ha detto infatti Marino, ammet-tendo però l’esistenza tra i senatori diqualche mal di pancia per i correttiviapportati alla Camera al loro testo:“Ci sono malumori all’interno dellamaggioranza qui in Senato” ha ricono-sciuto il senatore di Ap, lasciando difatto aperto uno spiraglio alla possibi-lità che qualcosa possa ancora anda-re storto (o dritto: questione di puntidi vista…), dal momento che non sisa mai in cosa possano sfociare i ma-lumori.

Le misure sulle farmacie: il tetto di farmacie detenibilisu base regionale da società di capitale resta al 20%

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Ancora, viene soppresso per le socie-tà l’attuale limite numerico delle titola-rità di farmacie, pari a quattro, cosìcome la condizione che siano ubicatenella provincia dove la società ha sedelegale, anch’essa eliminata: un “combi-nato disposto” che renderà possibilela creazione di catene di farmacie di li-vello nazionale.Ma il limite che più ha fatto parlare,anche in sede di discussione generalein Aula a Montecitorio (dove sono statirespinti gli emendamenti presentati alfine di abbassarlo) è quello inserito insede referente dalla 10a Commissionedel Senato, che vieta il controllo, diret-to o indiretto, da parte di uno stessosoggetto, di una quota superiore al20% delle farmacie della stessa Regio-ne o Provincia autonoma. Un tetto sulcui rispetto dovrà vigilare l’Autorità ga-rante della concorrenza e del merca-to, attraverso l’esercizio dei poteri diindagine, di istruttoria e di diffida, mache il mondo della farmacia ritienetroppo alto, tanto da avere reiterata-mente chiesto di abbassarlo, senzasuccesso, prima in Senato e poi allaCamera. A Montecitorio, però, l’Aula ha appro-vato tre ordini del giorno presentati dadeputati di Forza Italia che impegnanoil Governo a valutare la possibilità di in-tervenire sul punto con l’adozione diappositi provvedimenti. In particolare,un Odg (a firma di Fabrizio Di Stefa-no e Rocco Palese) chiede che la

percentuale di farmacie detenibili daciascuna società o gruppo societariovenga portata dal 20 al 15%, mentreun altro firmato da Catia Polidori eancora Palese, chiede una riduzionepiù sostanziosa, fissando l’asticellamassima per le società al 10%. Il ddl Concorrenza contiene però an-che altre misure, come quella che neicomuni con popolazione inferiore a6.600 abitanti, consente alle farmaciesoprannumerarie per decremento dellapopolazione di trasferirsi in altri comu-ni della medesima Regione che pre-sentino un numero di farmacie inferio-re a quello spettante. Il trasferimento èconcesso sulla base di una graduato-ria regionale per titoli, tenendo contoanche dell’ordine cronologico di pre-sentazione delle domande, e previo ilpagamento di una tassa una tantum di5.000 euro.Viene anche modificata la disciplinasulla partecipazione in forma associa-ta ai concorsi per il conferimento disedi farmaceutiche e sulla gestioneassociata. Le norme vigenti prevedo-no che gli interessati possano con-correre per la gestione associata,sommando i titoli posseduti, e che latitolarità della farmacia eventualmen-te assegnata ai vincitori sia condizio-nata al mantenimento della gestione

associata, subase paritaria,per un periododi d ieci anni .Una sorta di ob-bligo di “matri-monio indissolu-bile” per almenoun decennio, in-somma, fatteovviamene salvela premorienzao la sopravvenuta incapacità. Il ddlConcorrenza abbatte il limite dei diecianni a tre, specificando che esso de-corre dalla data di autorizzazioneall’esercizio della farmacia.Un’altra modifica (opportuna) intervie-ne a modificare le regole sulla disci-plina della vendita delle scorte di me-dicinali per i quali siano intervenutemodificazioni del foglietto illustrativo.Attualmente la vendita al pubblicodelle scorte può essere autorizzatadall’Aifa a condizione che il farmaci-sta consegni al cliente, insieme al far-maco, una copia del foglietto sostitu-tivo conforme a quello nuovo. Con lanuova norma, sempre fatta salva l’au-torizzazione da parte di Aifa, il cittadi-no ha diritto di scegliere tra il ritirodel nuovo foglietto in formato carta-ceo e la ricezione con metodi digi-

In alto a destra: Matteo Renzi, segretario del Pd.In alto a sinistra: Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico.

A Lato: Catia Polidori, deputata FI.

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tali, senza che da ciò derivino nuo-vi o maggiori oneri a carico della fi-nanza pubblica.Previste anche modifiche per gli orarie i turni delle farmacie convenzionate,che potranno restare aperte anche ol-tre gli orari e i turni stabiliti, considera-ti dalle nuove norme il livello minimo di

servizio da assicurare. La facoltà diapertura al di fuori di questo ambito èsubordinata alla preventiva comunica-zione all’autorità sanitaria competentee all’ordine provinciale dei farmacisti eall’informazione alla clientela, con ap-positi avvisi ben leggibili affissi al-l’esterno dell’esercizio.

Le reazioni della categoria dopo il sì di Montecitorio

Immediate le reazioni delle sigle deifarmacisti al passo in avanti compiutodal ddl Concorrenza con il disco verde

del la Camera.“Una sconfittaper tutt i , nonsoltanto per ifarmacist i” lodefinisce il pre-sidente naziona-le di FederfarmaMarco Cosso-lo, riferendosiproprio al l ’ in -gresso del capi-tale nel la pro-prietà delle far-macie.“La nostra nonè un difesa dicategoria, mauna reale preoc-cupazione neiconfronti dei cit-tadini” spiegaCossolo. “È evi-

dente che il rischio di concentrazionenelle mani di grandi gruppi che avran-no la possibilità di accedere alla pro-prietà delle farmacie possa dare con-dizioni commerciali che indirizzano ilmercato in una direzione piuttosto cheun’altra magari a discapito di un far-maco rispetto ad altri che la grandedistribuzione ritiene maggiormenteconvenienti”.“Va da sè che per le farmacie indipen-denti sarà più oneroso l’acquisto deifarmaci” conclude il presidente nazio-nale di Federfarma “mentre per i citta-dini c’è dietro l’angolo il rischio di ve-dersi ‘indirizzata’ la libera scelta di unfarmaco”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il presi-dente di Fofi Andrea Mandelli, che –facendo riferimento ai tre ordini delgiorno presentati da Forza Italia di cuisi è prima riferito – afferma che “non èpensabile non porre un tetto efficacealla presenza dei capitali nelle farma-cie, pena il venir meno sia dell’equitàdell’accesso al farmaco in tutto il Pae-se, comprese le aree meno appetibilieconomicamente, sia per evitare che ilfarmacista, professionista tenuto a uncodice deontologico a tutela del citta-dino, si trovi in posizione subordinatarispetto a chi è tenuto a seguire sem-plicemente le leggi del mercato”. “Porre, come è previsto oggi, soltantoun limite al numero delle farmacie checiascun soggetto può possedere a li-vello regionale” continua Mandelli “si-gnifica annullare la concorrenza perfar strada a un oligopolio: cinque solesocietà potrebbero controllare tutte lefarmacie a livello regionale. Ma non so-lo: secondo i dati di mercato, sono leprime 5000 farmacie ad alto fatturatoa detenere l’80 per cento del mercato,quindi il tetto oggi previsto è assoluta-mente inefficace a scongiurare la na-scita di posizioni dominanti”.“Ci auguriamo che il Governo riconsi-deri la misura” conclude il presidentedella Fofi “che è estranea alla tuteladella salute, per la quale è nato il servi-zio farmaceutico, e persino estraneaal fine che il ddl Concorrenza vorrebbeperseguire”. “Siamo di fronte a un provvedimentoinfarcito di ambiguità e contraddizioni,che non farà bene né alla comunità,né allo sviluppo economico del Paese,ma anzi strizza l’occhio ai potentatieconomici e alle vere lobby e punisce

gli interessi e le legittime aspettativedei cittadini” aggiunge il vicepresiden-te della Federazione professionaleLuigi D’Ambrosio Lettieri, che evi-denzia un paradosso. “Da un lato go-verno e maggioranza consegnano alPaese un provvedimento annacquatoe senza un vero respiro liberale in gra-do di far crescere l’economia, favorirelo sviluppo e alleggerire i cittadini daburocrazia, costi e tasse elevati” os-serva il senatore di Direzione Italia“dall’altra un settore sensibile e strate-gico per la tutela della salute pubbli-ca, qual è quello delle farmacie, retesocio–assistenziale essenziale nel si-stema sanitario nazionale, viene servi-to su un piatto d’argento a monopoli eoligopoli ed esposto come niente fos-se anche all’assalto di possibili feno-meni illegali”.D’Ambrosio Lettieri annuncia che, inoccasione del ritorno del ddl in Sena-to, tornerà a proporre un emenda-mento alla norma che apre all’ingres-so del capitale, chiedendo di aggiun-gere un semplice avverbio – “com-plessivamente” – al tetto del 20% del-le farmacie detenibili su base regiona-le dalle società di capitale, così dascongiurare “ogni rischio anche solodi libera interpretazione della disposi-zione di legge in relazione al tetto”.Tentativo certamente apprezzabile,ma con ogni probabilità destinato anaufragare sul nascere, alla luce delfatto che in Senato la consegna saràquella di limitare la discussione sulprovvedimento ai soli punti modificatia Montecitorio. Giudizi durissimi al ddl Concorrenza ar-rivano in ogni caso anche dall’altra par-te: “Anziché favorire la libertà profes-sionale, regala un mercato chiuso aigrandi capitali esteri” attacca adesempio il presidente della Federazio-ne nazionale parafarmacie italiane,Davide Gullotta.“Un ddl Concorrenza che dovrebbe es-sere annuale e che invece impiegauna media di 4 anni per essere appro-vato; concorsi per nuove farmacieche si protraggono per oltre 5 e alcu-ne regioni arrivano a durare 10 anni:questa” spiega Gullotta “è la realtà

Primo Piano

Marco Cossolo, presidente di Federfarma.

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che un giovane farmacista si trova difronte se vuole fare il proprio lavoro epuò contare solo sulla propria vogliadi intraprendere e la propria prepara-zione: i farmacisti delle parafarmaciesono abbandonati da anni al propriodestino, mentre tutto quello che chie-devano era semplicemente fare il pro-prio lavoro”. “La concorrenza dovrebbe aiutare chiinveste nella propria professione e ri-schia creando lavoro e impresa” con-clude Gullotta. “Purtroppo il ddl in que-stione non va in questa direzione e ifarmacisti di parafarmacie continuanoa essere ad oggi l’unica professioneordinistica non libera”. Non troppo diverse le considerazionidel Movimento nazionale liberi farmaci-sti: “Governo e partiti di maggioranzaapprovano una legge per la concorren-

za che di concorrenza ha solo il titolo.Doveva essere un provvedimento in fa-vore dei consumatori ed è finito peressere una legge in favore di lobby ecorporazioni, ove ogni articolo è statoscritto sotto dettatura del potentato diturno”.Per il Mnlf, quella uscita da Montecito-rio “è in realtà una legge che restauraprivilegi e in taluni casi li ampia a di-smisura: i temi delle assicurazioni edelle farmacie ne sono l’emblema piùsignificativo”.Il risultato, per Mnlf, è che “un mono-polio, quello delle farmacie italiane, sista per trasformare in un oligopoliosenza ombra alcuna di concorrenza”,e ciò – a giudizio dei liberi farmacisti –anche grazie alla correità del sindaca-to delle farmacie italiane, che “in unavisione miope e paranoica ha preferito

l’entrata del grande capitale sulla sce-na piuttosto che concedere a molticolleghi di esercitare liberamente laprofessione attraverso la liberalizzazio-ne della fascia C”.Non manca un pesante giudizio criticosul segretario del Pd Matteo Renzi esulla sua parabola (non invidiabile, perMnlf) che da “rottamatore” lo ha por-tato a diventare un “restauratore”.“Un giudizio negativo e senza appello”quello, dei liberi farmacisti, che invita-no le associazioni dei consumatori e isingoli cittadini a manifestare il propriodissenso sia pubblicamente che allaprossima tornata elettorale. “Per tuttoc’è un prezzo da pagare” concludono iliberi farmacisti. “Quello di aver sceltodi stare dalla parte di lobby e corpora-zioni sarà altissimo”.

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Fatti & persone

La Conferenza delle Regioni del 25maggio scorso ha approvato il fabbi-sogno dei laureati delle professioni sa-nitarie e dei laureati magistrali delleprofessioni sanitarie per l’anno acca-demico 2017–18, con qualche corre-zione e integrazione rispetto alla pro-posta avanzata in precedenza dal mini-stero della Salute.Nel documento approvato dalle Regio-ni è ovviamente indicato anche il fabbi-sogno formativo dei laureati in farma-cia, fissato anche sulla base delle indi-cazioni fornite dalle singole Regioni edagli Ordini professionali nonché dalleassociazioni di categoria maggiormen-te rappresentative a livello nazionale. Ilnumero complessivo di laureati in far-macia per il prossimo anno accademi-co è indicato in 448 unità, a confermadel ridotto fabbisogno complessivo,su scala nazionale, di questa figuraprofessionale. Impossibile non sottolineare il dram-matico scarto esistente tra il numerodi nuovi farmacisti che richiede il siste-ma sanitario italiano (complessivamen-te considerato, pubblico e privato) e ilnumero di neo–laureati in farmacia e infarmacia industriale che esce ogni an-no dalle università italiane.I dati proposti dal consorzio AlmaLau-rea e relativi agli ultimi anni registranoinfatti il permanere di una rilevante “at-trattività” di queste lauree: dai 3.927del 2011 sono diventati 4.738 nel2013 per arrivare ai 5.376 del 2015.In pratica, più di 10 nuovi laureati infarmacia, il prossimo anno, si conten-deranno uno dei 448 posti che saran-no disponibili secondo la determinazio-ne previsionale del fabbisogno effet-tuata dalle Regioni. Rischia dunque di aumentare il dato,già molto preoccupante, al quale hafatto riferimento nel corso dell’ultimoConsiglio nazionale, il presidente dellaFofi Andrea Mandelli, parlando di

“2500 neo–laureati che ogni anno ac-crescono l’esercito dei futuri disoccu-pati o sotto–occupati”.In realtà, il numero potrebbe essereaddirittura maggiore e si fa semprepiù drammatico, per i farmacisti, il ri-schio di una vera e propria emergenzaoccupazionale, in assenza di efficacimisure di contrasto che, in ogni caso,non potranno essere limitate all’intro-duzione (perseguita dalla Fofi) del nu-mero chiuso per l’iscrizione alla facoltàdi Farmacia. Ma individuare quelle misure non saràfacile, attesa la situazione di difficoltàattraversata dal Paese, che si rifletteinevitabilmente anche sul sistema sani-tario e dunque sul comparto dell’assi-stenza farmaceutica. Segnano così ilpasso percorsi individuati con chiarez-za (come il modello della farmacia deiservizi e la necessità di sviluppare lepotenzialità e il ruolo della farmacianella sanità di prossimità e nei proces-si di cura, arrivando alla presa in cari-co dei pazienti cronici) ma ancora mol-to lontani da diventare realtà concrete,

all’interno delle quali si aprirebberospazi per professionisti adeguatamen-te formati. Difficile, in ogni caso, essere ottimisti,date la situazioni e le tendenze in atto.E se l’ultimo tasso di disoccupazioneper i laureati da un anno registrato daAlmaLaurea era pari nel 2016 al 17%(per i laureati da cinque anni è al 7,4%,in aumento rispetto alle rilevazioni pre-cedenti), il rischio è che possa cresce-re, e anche di molto, già nel futuro im-mediato. Del resto, le difficoltà occu-pazionali del mercato nazionale per ifarmacisti sono una realtà già ampia-mente percepita dai giovani laureati,come attesta il dato di chi sceglie diandare a lavorare all’estero: lo fa il3,3% dei laureati del 2015, il 3,5% diquelli del 2013 e il 4,2% dei laureati2011. Un andamento che attesta co-me, con il crescere della distanza dallalaurea, aumenta anche l’orientamentoa cercare occupazione fuori dai confininazionali, per l’impossibilità a trovareoccupazione nel mercato domestico.

Fabbisogno di laureati in farmacia,per il 2017-18 ne servono soltanto 448

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Convegno Enpaf, gli scenari da considerare per riformare l’enteOffrire una panoramica ampia e il piùpossibile oggettiva della situazione,del contesto, delle criticità ma anchedelle tendenze all’interno delle qualidovranno essere assunte le futurescelte gestionali della previdenza dicategoria. Questo, in buona sostanza, il senso el’obiettivo del convegno “Il bilancio delsistema previdenziale italiano e la poli-funzionalità delle Casse privatizzate”organizzato dall’Enpaf, l’ente previden-ziale di categoria, tenutosi il 20 giu-gno al Nobile Collegio Chimico Farma-

ceutico di Roma, affollato per l’occa-sione dalla presenza dei principali rap-presentanti della professione farma-ceutica e della farmacia.A ribadire la necessità di una profondariflessione sul futuro della previdenzaprofessionale (che ovviamente nonpuò che risentire degli scenari econo-mici–politici complessivi) è stato il pre-sidente Enpaf Emilio Croce nel suointervento di apertura, nel quale – do-po aver ricordato la positiva situazionedell’ente, che ha centrato l’obiettivoimpostogli dalla legge di garantire

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l’equilibrio finanziario tra entrate euscite per un arco di 50 anni (contro i30 precedenti) e che ha rafforzato lasua situazione patrimoniale, grazieall’oculatezza delle scelte di investi-mento e alla politica di moderazionenelle spese di gestione – ha evidenzia-to come l’ente di previdenza dei farma-cisti abbia già avviato un percorso ditrasformazione in direzione di un welfa-re allargato ai suoi iscritti. “Si tratta diun percorso complesso ma necessa-rio” ha detto Croce “anche a frontedelle incertezze che governano il no-stro settore, dove le profonde trasfor-mazioni in atto reclamano la necessitàdi un welfare integrativo, nel segno diuna doverosa continuità di protezioneprevidenziale e assistenziale”. Obbligatorio, al riguardo, il riferimentoalla recente approvazione del Regola-mento di assistenza dell’Enpaf (vedi ar-ticolo a pag. 18) che – ha detto Croce– “rappresenta un tassello indispensa-bile per prevedere prestazioni assi-stenziali più aderenti ai bisogni degliiscritti”. Inevitabile anche il riferimento al pro-getto di riforma della cassa di catego-ria scaturito dalla Commissione di stu-dio coordinata da Alberto Brambilla,già sottosegretario al Lavoro con dele-ga alla previdenza nei governi Berlu-sconi II e III e oggi presidente del Cen-tro studi e ricerche Itinerari previden-ziali. Progetto sul quale il Consiglio diamministrazione – ha affermato Croce– “sta continuando a lavorare per defi-nire gli aspetti normativi condivisi contutte le componenti della professione,valutando se del caso anche un mec-canismo contributivo a quota fissa”.Ma, al riguardo, Croce ha lanciato unwarning impossibile da ignorare: “Pos-siamo discutere di tutto, anche di con-dividere un percorso che consenta re-sponsabilmente di superare il nostromodello pensionistico imperniato sulprincipio della prestazione definita perpassare a quello contributivo sul reddi-to, ma non possiamo comunque di-menticare che il motore della previden-za rimane sempre e solo il lavoro. Sen-za lavoro non può esserci previdenzaadeguata neppure per i nostri iscritti,

perché i contributi vengono dal lavoroe se il lavoro professionale entra insofferenza, è chiaro che è a rischio an-che il flusso contributivo”.Le analisi di scenario sono state illustra-te dal già ricordato Brambilla e da Si-mone Bini Smaghi, vicedirettore ge-nerale di Arca Fondi Sgr, società indi-pendente leader nella gestione dei ri-sparmi in Italia. Chiarissima la “fotogra-fia” della situazione emersa dopo i dueinterventi, con le spese di welfare chegià oggi “consumano” tutte le impostedirette incassate dallo Stato italiano. “Dipiù non si può fare” ha detto al riguardoBrambilla, precisando che se il sistemapensionistico “regge e reggerà anche infuturo, quella che pesa è soprattutto laspesa per l’assistenza, anche per laframmentazione dei centri di spesa traStato, Regioni e comuni”.Fondamentale, per garantire un futuroequilibrio del sistema, sarà il welfarecomplementare, dove un ruolo decisivopotrà essere recitato anche dagli entiprevidenziali privati, che dovranno sem-pre più svilupparsi come enti polifunzio-nali, in grado di “intermediare” ancheprestazioni assistenziali sanitarie, inparticolare nel settore della long termcare (Ltc), costosissima se affrontataindividualmente ma assolutamente so-stenibile se, appunto, “intermediata” daun soggetto collettivo con grandi nume-ri qual è una cassa di categoria. L’Enpaf – che parte da una situazionebuona, decisamente migliorata negliultimi anni, come ha ricordato Brambil-la, con un saldo positivo tra entrate euscite e prestazioni adeguate e in cre-scita – può sicuramente muoversi suquesta prospettiva, come peraltro hain parte già cominciato a fare con la ri-cordata approvazione del nuovo Rego-lamento di assistenza, che prevede tu-tele in favore di tutti gli iscritti e i titola-ri di pensione diretta Enpaf, a prescin-dere dalla condizione di bisogno eco-nomico, come iniziative di assistenzasanitaria integrativa e altre copertureper morte, invalidità e non autosuffi-cienza (Ltc).Anche gli esponenti di Governo – il mi-nistro del Lavoro Giuliano Poletti e ilsottosegretario del MEF Pier Paolo

Baretta, hanno ri-chiamato il “peso”del welfare sul bi-lancio dello Stato,inquadrandolo al-l’interno della crisieconomica che ilPaese attraversaormai da quasi undecennio, la cuipercezione persi-ste, nonostante siain via di lento, fati-coso superamen-to, generando in-certezza e pessimismo. Da qui l’invitodiretto lanciato da Baretta prima e daPoletti poi all’Enpaf e a tutti gli enti pre-videnziali privati: contribuire in prima filae in modo importante al rafforzamentodell’economia nazionale come investito-ri istituzionali, sia pure nel rispetto deipropri equilibri finanziari (peraltro impo-sti dalle leggi dello Stato).Una chiamata a raccolta sulla quale ètornato Lello Di Gioia, presidente del-la Commissione parlamentare di con-trollo sull’attività degli Enti gestori diforme obbligatorie di previdenza e as-sistenza sociale, già occupatosi anchenel recente passato della questione edel sostegno che le casse private pos-sono garantire al sistema Paese. DiGioia, in particolare, ha richiamato l’au-tonomia delle casse nelle decisioni ge-stionali ma anche la necessità di razio-nalizzare il sistema accorpando le cas-se professionali private in un unico en-te, con un chiaro sistema di regoleche possa favorire in modo trasparen-te – nel rispetto degli obblighi di leggee verso gli iscritti e gli assistiti – lescelte di investimenti più finalizzati asostenere il quadro economico gene-rale del Paese. Dal ministro Poletti – che ha insistitoparticolarmente sulla necessità chetutti (politica, istituzioni, ma anche8

A lato: Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali.Sotto: Simone Bini Smaghi, vicedirettore generale di Arca Fondi Sgr.

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parti sociali e mondo produttivo)scendano in campo e giochino la loropartita per trascinare il Paese, che “hafondamentali solidi”, definitivamentefuori dalla crisi economica – è arrivataanche una suggestione, quella di af-frontare il nodo del welfare istituendouna sorta di “Protezione sociale”, sullafalsariga di quanto venne fatto conl’istituzione della Protezione civile. “Così come istituire un’unica centralein grado di coordinare tutte le decisio-ni in caso di eventi disastrosi eccezio-nali, rendendo esponenzialmente piùefficaci ed efficienti gli interventi di tut-ti i soggetti implicati nella protezionecivile” ha detto Poletti “potremmo farealtrettanto nella protezione sociale,mettendo a sistema e coordinando lapluralità di istituzioni e soggetti che sene occupano, con sovrapposizioni e di-seconomie che non possiamo davveropiù permetterci”.In conclusione dei lavori, Croce è ritor-nato su prospettive meno avveniristi-che, ricordando che – intanto – vannoaffrontate questioni molto più cogenti,come l’eventualità che nel settore dellefarmacie entri, con l’approvazione delddl Concorrenza, il capitale privato, fat-to che inevitabilmente produrrebbeun’alterazione dell’equilibrio gestionaledella previdenza di categoria. “Si trattadi una misura dalla quale potrebbe deri-vare una riduzione delle entrate contri-butive soggettive. Per questo abbiamoinvocato l’estensione della disciplina in-trodotta dalla legge 243 del 2004, cheprevede un contributo previdenziale og-gettivo del 2% sul fatturato in favoredell’Enpam da parte delle società di ca-pitali” ha detto Croce, approfittando del-la presenza di Poletti per reiterare la ri-chiesta. Ma il presidente Enpafha voluto chiudere tor-nando sul senso delconvegno, sicuramen-te utile a tracciare ilquadro di difficoltà ele tendenze all’internodel quale si muove laprevidenza di catego-ria. Rivolgendosi allaqualificatissima rap-

presentanza di categoria presente (perla Fofi c’erano il presidente AndreaMandelli e il vicepresidente LuigiD’Ambrosio Lettieri, per Federfarmae Sunifar i presidenti Marco Cossoloe Silvia Pagliacci, insieme a numero-si altri presidenti di Ordine e di Asso-ciazione, come la presidente di Feder-farma Lombardia Annarosa Racca),Croce ha ribadito che conoscere inmodo approfondito la situazione e ilcontesto in cui opera l’Enpaf e la pre-condizione per affrontare consapevol-mente e con responsabilità e sempre

guardando alla stella polare della soli-darietà endocategoriale, la partita del-la riforma dell’Enpaf, che si giocherà“in casa” e sulla quale dovrà da ultimopronunciarsi il Consiglio nazionale, perpoi affidare le sue determinazioni aiministeri vigilanti. “Questo convegno èstata un’iniziativa di servizio” ha con-cluso Croce “e sono certo che tutti sa-premo trarne informazioni e spunti diriflessione sicuramente utili per mette-re mano ai nuovi assetti della nostraprevidenza”.

Carabinieri, il generale Lusi è il nuovo comandante dei NasIl generale di divisione Adelmo Lusi èil nuovo comandante dei Nas, i Carabi-nieri per la tutela della salute. Succedea Claudio Vincelli, passato al coman-do della divisione Unità specializzateCarabinieri.Lusi arriva al comando dei Nas dopoavere ricoperto gli incarichi di capo delV reparto Affari generali dello StatoMaggiore della Difesa, dove era giuntonel gennaio 2016, di comandante del-la Legione Calabria per 3 anni dal2010 al 2013, e di vice direttore tecni-co–operativo vicario della Direzione in-vestigativa antimafia per 3 anni dal2013 al 2016.Nel suo discorso di insediamento, Lusiha salutato il personale del reparto, ri-chiamando l’alto senso di responsabili-tà e abnegazione con cui quotidiana-mente i Carabinieri dei Nas svolgonogli innumerevoli compiti a servizio dei

cittadini, affin-ché venga sal-vaguardato i lbene primariodella salute.Lusi ha inoltrelodato la spicca-ta professionali-tà e le specifi-

che competenze tecniche che contrad-distinguono il reparto, auspicando ilraggiungimento di nuovi ed importantiobiettivi operativi.Immediati il benvenuto e gli auguri dibuon lavoro indirizzati al nuovo coman-dante dalla ministra della Salute, Bea-trice Lorenzin, che ha anche volutosalutare e ringraziare il generale Vin-celli “per il servizio reso in due anni diincessante attività, nei quali si è profu-so con non comune professionalità ecompetenza alla guida del Nas”.“L’elevata vocazione specialistica e leprofonde cognizioni tecniche che con-traddistinguono questo reparto dell’Ar-ma” ha detto ancora Lorenzin nel suomessaggio a Lusi “sono un grande va-lore aggiunto per la salute degli italianie rappresentano uno dei migliori bi-glietti da visita per la sicurezza del no-stro sistema sanitario”. “Tante sono le sfide che ci attendonoogni giorno: dai controlli negli ospeda-li, alla vigilanza sul settore alimentaree farmaceutico” ha concluso la mini-stra. “Intendo pertanto assicurare alnuovo comandante Lusi la massima di-sponibilità del Ministero nel proseguirequella proficua, reciproca e intensacollaborazione che ha sempre contrad-distinto i rapporti tra il Ministero e l’Ar-ma dei Carabinieri”.

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Adelmo Lusi,nuovo comandante dei Nas.

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Alla luce delle intenzioni di dimissionipervenute il 15 giugno da parte dellecariche apicali della Sifo (presidente,vicepresidente e segretario nazionale),confermate e ratificate nell’incontrodel Direttivo svoltosi il 24 giugno, nelcorso del quale si sono aggiunte an-che le dimissioni del tesoriere, si è re-sa necessaria una nuova attribuzionedelle cariche all’interno del Consigliodirettivo della società scientifica, a ter-mini di statuto e in ragione della ne-cessità di assicurarne la continuitàoperativa.

La carica di presidente è stata asse-gnata a Simona Serao Creazzola,che sarà affiancata da Maria GraziaCattaneo alla vicepresidenza e Fran-cesco Cattel alla segreteria naziona-le. Confermata nella carica di tesorie-re Ignazia Poidomani. Completano ildirettivo i consiglieri Maria Faggianoe Barbara Rebesco, insieme a Mar-cello Pani, Piera Polidori e Alessan-dro D’Arpino, rispettivamente presi-dente, vicepresidente e segretario na-zionale dimissionari.

Integrare le farmacie nel lavoro delleCase della Salute e verificare l’applica-bilità nel contesto italiano di modelligià affermati all’estero che vedono ifarmacisti del territorio protagonistinella presa in carico dei pazienti, finoa sostanziare la figura di quello chepotrebbe essere chiamato il “farmaci-sta di famiglia”. E, per questa via, av-viare a soluzione non solo la valorizza-zione delle farmacie come presidi disalute di prossimità, fondamentali perportare a compimento il percorso diuna sanità pubblica più vicina al cittadi-

no sul territorio e meno “ospedalecen-trica”, ma anche problemi annosi co-me quello di una loro più congrua re-munerazione.Questo l’obiettivo della sperimentazio-ne che, sulla base di un’intesa tra As-sofarm e la Usl Toscana Sud Est, è or-mai giunta alle fasi finali di definizione(un prossimo incontro è previsto per il16 giugno prossimo) e potrebbe dun-que essere avviata a breve scadenza.“Il nostro modello è il Belgio” spiega ilsegretario generale di Assofarm Fran-cesco Schito “perché più di ogni altroemancipa il farmacista dal ruolo divenditore del prodotto–farmaco e

sempre più incentra il suo ruolo nelrapporto consulenziale al paziente.Sta così nascendo la figura del ‘farma-cista di riferimento’: ai pazienti affettida malattie croniche viene assicuratoil diritto di scegliere liberamente il pro-fessionista che prenderà in cario la lo-ro terapia farmacologica e gestirà, inpartnership con il medico curante, illoro dossier medico gobale”.In questo modo, precisa Schito, sicrea una relazione virtuosa tra remu-nerazione e rapporto farmacista–pa-ziente, dove ognuno di questi due ele-menti sostiene e realizza l’altro.“È solo grazie a un sistema di remune-razione incentrato sulla relazione cheè possibile realizzare un rapporto pa-ziente–farmacista molto simile a quel-lo che in Italia esiste tra cittadino emedico di medicina generale. Comedel resto è solo a partire dalla libertàdi scelta del paziente che ha senso im-maginare un sistema remunerativo cal-colato in ragione del numero dei pa-zienti seguiti da ogni professionista.Difficile quindi immaginare un sistemache più di questo possa realizzare lapresa in carico del paziente, il tuttosostenuto da elementi di efficienzaeconomica e di sicurezza sanitaria”.“Vorremmo realizzare qualcosa di simi-le a tutto ciò anche nel nostro Paese efarmacista di famiglia è il termine checi pare più appropriato” continua Schi-to, riferendosi alle evidenti similitudinitra la nuova declinazione del ruolo delprofessionista del farmaco e i medicidi famiglia del Ssn.Per il segretario di Assofarm, è evi-dente che “un farmacista di famigliacosì immaginato avrà bisogno di mag-giore formazione, di infrastrutture tec-nologiche, di spazi e organizzazioniadeguate” e ciò, inevitabilmente, fa sìche il modello “non sarà mai alla por-tata di tutte le farmacie italiane”. Maquesto non può e soprattutto non de-ve impedire di imboccare una via giàseguita con successo in altri Paesi:“Riteniamo che quelle farmacie che in-tendono seguire una strada più com-merciale siano libere di farlo e non perquesto saranno meno farmacie di al-tre” spiega Schito. “Ma non si può

Fatti & persone

Assofarm, sperimentazione in Toscanaper affermare il “farmacista di famiglia”

Sifo, avvicendamento ai vertici,Simona Creazzola nuova presidente

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A lato: Enrique Hausermann,presidente di Assogenerici.Sotto: Francesco Schito, segretario generale di Assofarm.

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ostacolare un modello di sviluppo edefficientamento dei rapporti Ssn–far-macie per il solo fatto di rimanere in-cagliati in visioni unitarie e monolitichedel modo di essere farmacie”.Avanti tutta, dunque, con la sperimen-tazione toscana finalizzata ad afferma-re la figura del “farmacista di famiglia”,che ha trovato un interlocutore attentoe partecipe nel direttore generale dellaUsl Toscana Sud Est Enrico Desideri,con il quale i vertici nazionali di Asso-farm, insieme al delegato toscanodell’associazione Alessio Poli, hannogià cominciato a definire gli indicatori

“Il prezzo di vendita al pubblico fissatoper la cosiddetta cannabis terapeuticarischia di compromettere la possibilitàper le farmacie di realizzare le prepa-razioni magistrali a base di questa so-stanza, a danno dei pazienti. L’importodi 9 euro al grammo, stabilito dal Mini-stero della Salute con il decreto pubbli-cato lo scorso 3 giugno, è infatti infe-riore a quello richiesto dai distributoriper questa sostanza”.Questo l’appello che l’intero compartodelle farmacie, con la federazione pro-fessionale in testa, ha indirizzato allaministra della Salute Beatrice Loren-zin con una nota congiunta (firmata daFederfarma, Assofarm, Farmacieunite,Sifap, Asfi e Utifar, oltre alla stessa Fo-fi), con la richiesta di un incontro ur-gente “per trovare rapidamente un’effi-cace soluzione alle attuali criticità”.Richiesta peraltro subito accolta daLorenzin, con la convocazione a stret-tissimo giro delle rappresentanze deifarmacisti per affrontare il problemache – come ricordato dalle sigle delcomparto – “tocca direttamente la sa-lute delle persone, in particolare le piùfragili”.La questione del prezzo troppo bassodella cannabis terapeutica era già sta-ta segnalata dalla Fofi, interpellata dalministero della Salute ai sensi del Tuls

del 1934 nella fase di istruttoria delprovvedimento di fissazione del prezzonazionale. Nell’occasione, la federazio-ne professionale aveva già espressoun parere difforme rispetto alla quota-zione proposta, spiegando che, sullabase delle verifiche effettuate, il prez-zo indicato dal dicastero differiva daquello praticato effettivamente alle far-macie dalle principali aziende distribu-trici. Con il risultato che, pagandola 9euro al grammo, i farmacisti si trove-rebbero a pagare la cannabis a unprezzo superiore a quello della prepa-razione magistrale stessa, operandoin perdita. Il caso cannabis è stato anche l’occa-sione per riaprire la vexata quaestiodell’aggiornamento della Tariffa nazio-nale dei medicinali, che – a termini dilegge – andrebbe aggiornata ogni dueanni per allineare gli importi all’anda-mento del mercato. Se non che la Ta-riffa e i suoi prezzi sono fermi dal1993, rendendo “sempre meno soste-nibile economicamente la realizzazio-ne delle preparazioni magistrali daparte delle farmacie, con un crescen-te disagio per i pazienti”, come rap-presentato dalle sigle del comparto al-la ministra.“È il caso di ricordare che i destinataridelle preparazioni sono in maggioran-

sui quali lavorare per sperimentare unnuovo sistema di integrazione dellafarmacia nel lavoro delle Case dellaSalute. Nel “laboratorio” – su espressa richie-sta dello stesso Desideri – sarannocoinvolti fin dai prossimi incontri anchei rappresentanti di Federfarma: “Lasperimentazione riguarda la rete dellefarmacie territoriali di comunità” hadetto il dirigente toscano “costituitadalle farmacie private e pubbliche: im-pensabile, dunque, pensare di proce-dere senza la partecipazione di tutte”.

za pazienti fragili – neonati, bambini,persone affette da malattie rare – icui bisogni clinici non trovano rispostanel farmaco di produzione industriale”si legge ancora nella nota, che con-clude osservando che in tempi di per-sonalizzazione della medicina “è gra-ve che uno dei principali strumenti peradattare le terapie ai bisogni indivi-duali del paziente sia reso impossibileper motivi economici. Quello dellacannabis, in definitiva, è solo il casopiù recente di prezzo inadeguato: larevisione della Tariffa nazionale, comeprevisto peraltro dalle leggi vigenti,non è più rinviabile”.In effetti, l’unico intervento sulla tariffadal 1993 a oggi è stato quello che apartire dal 1° gennaio 2002 ha sempli-cemente convertito da lire in euro iprezzi previsti per le sostanze dell’alle-gato A. Prezzi che però non sono ag-giornati ormai da 24 anni e sono quin-di assolutamente inadeguati rispetto aquelli che il farmacista deve sostenereal momento dell’acquisto delle materieprime. Non solo: a minare la sostenibilitàdell’attività di preparazione magistralein farmacia è anche l’aumento dei co-sti generali necessari per assicurarequesta importante componente dell’at-tività professionale del farmacista. Co-me ha sottolineato la Sifap, i costi no-tevolmente aumentati per allestire eassicurare il mantenimento di un labo-ratorio a norma e adeguato alle nuovee accresciute esigenze tecnologichericadono esclusivamente sulla farma-cia” e tutti gli onorari previsti dall’alle-gato B Tabella degli onorari professio-nali, a eccezione forse delle capsule,“sono ormai del tutto inadeguati a re-munerare impegno, tempo, responsa-bilità”.Il risultato è che l’attività di allestimen-to dei medicinali viene a essere sem-pre più disincentivata, pregiudicando –per dirla con Sifap, “un’importante

Tariffa medicinali, dopo il caso cannabisil ministero apre un tavolo per la revisione

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Enrico Desideri, direttore generale della Usl Toscana Sud Est.

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che esiste tra il fabbisogno di farmaci-sti calcolato dal ministero della Salutee i laureati che escono ogni anno dallenostre università per comprendere co-me, in assenza di correttivi, anche ilnostro settore rischia in una vera epropria emergenza–lavoro” ha afferma-to il presidente di Roma, riportando gliultimi dati che attestano un percentua-le di disoccupazione intorno al 7,5%:“In pratica, ci sono poco più di sette-mila colleghi disoccupati o occupati inmaniera ‘ballerina’ su un totale di iscrit-ti che cresce costantemente” ha dettoCroce. Per questo, “vanno individuatenuove opportunità professionali, allar-gando il perimetro delle tradizionalicompetenze e bisogna trovare soluzio-ni idonee per affrontare il fenomeno”.Quello dell’occupazione è un problemadavanti al quale nessuno può chiamar-si fuori, ha spiegato Croce. A partiredall’università. “L’Ordine di Roma, in-sieme agli altri Ordini provinciali delLazio e in collaborazione con le uni-versità di Roma Sapienza e Tor Verga-ta, si sta impegnando al fine di rende-re gli anni di studi più adeguati possi-bili alle istanze di salute che proven-gono dai cittadini” ha detto il presiden-te dei farmacisti romani, ricordandocome la Sapienza abbia già “adottatoun nuovo ordinamento, anche sulla ba-se delle richieste che l’Ordine ha fattopervenire in sede, con l’inserimento el’ampliamento di insegnamenti innova-tivi nel cursus studiorum, come la fito-terapia, il management sanitario, lascienza dell’alimentazione, la farma-co–vigilanza, gli elementi di omeopa-tia, i concetti di veterinaria, le nozionidi primo soccorso, la patologia clini-ca, la psicologia del lavoro e della co-municazione”.Il tema è stato discusso nel convegnoromano da Rossana Ugenti, della Di-rezione generale delle professioni sani-tarie e delle risorse umane del ministe-ro della Salute, che ha illustrato conmolta chiarezza le metodologie utiliz-zate per determinare il fabbisogno dicinque professioni della salute (medici,infermieri, farmacisti, odontoiatri eostetriche), rilevando le criticità pre-senti e soprattutto future che pesano

Un ulteriore momento di riflessionesulla situazione occupazionale dei lau-reati in farmacia, tra le molte forse laprincipale criticità delle professione,soprattutto alla luce delle dinamichepesantemente negative del saldo tra ilnumero dei laureati annui e il fabbiso-gno di farmacisti espresso dal siste-ma sanitario italiano. Questo il senso el’obiettivo del convegno che l’Ordinedei Farmacisti di Roma, in collabora-zione con gli altri Ordini del Lazio, haorganizzato a Roma il 22 giugno scor-so nello stesso luogo – il Nobile Colle-gio Chimico Farmaceutico ai Fori Im-periali – dove, giusto un anno fa, erastata lanciata la sfida contro l’uso im-proprio di strumenti contrattuali (sututti i tirocini di formazione e aggiorna-mento) che rischiava di produrre gravidegenerazioni negli stessi rapporti al-l’interno della farmacia. Proprio in quell’occasione, gli Ordini la-ziali strinsero un’alleanza con la Regio-ne Lazio finalizzata a un intervento nor-mativo, in sede di accordo Stato–Re-

gioni, che portasse a un chiarimentodefinitivo sulla questione. Obiettivoche, come è noto, è stato centratograzie alle nuove linee guida approvatedalla conferenza delle Regioni nellasua seduta del 25 maggio scorso (RIFne ha ampiamente riferito sullo scorsonumero) dove trova spazio l’esplicitodivieto di attivare tirocini “in favore diprofessionisti abilitati o qualificati al-l’esercizio di professioni regolamenta-te per attività tipiche ovvero riservatealla professione”, che accoglie in pie-no la tesi degli Ordini dei farmacisti la-ziali ed elimina in radice la possibilitàdi “assumere” in farmacia giovani lau-reati per un massimo di sei mesi concontratti di “tirocinio di formazione eorientamento” a bassissimo costo(non più di 500 euro al mese, più dellametà dei quali a carico della Regione). “Un risultato che abbiamo cercato eperseguito con determinazione” haspiegato il presidente dell’Ordine di Ro-ma, Emilio Croce “e che ovviamenteaccogliamo con soddisfazione, ringra-ziando la Regione Lazio e in particola-re l’assessore al Lavoro Valente peraver accolto e sostenuto le nostreistanze in seno alla Conferenza delleRegioni, ottenendo nuove linee guidache saranno valide su tutto il territorionazionale”.La criticità della situazione occupazio-nale, però, resta in piedi, ha osservatoCroce, e molto ancora resta da fare:“Basta considerare lo scarto numerico

peculiarità ed esclusiva competen-za del farmacista, che in alcuni casi –terapia del dolore, dosaggi pediatrici ela stessa preparazione a base di can-nabis – rappresenta l’unica possibilitàterapeutica”.Il tavolo aperto al ministero dopo il“caso cannabis” dovrebbe ora consen-

tire una revisione della materia, per-mettendo di arrivare a una congrua re-munerazione dell’atto professionaledel farmacista, proporzionale alla diffi-coltà della preparazione e alle respon-sabilità non certo trascurabili ad essoconnesse.

Occupazione: le nuove linee guidasui tirocini, convegno dell’Ordine di Roma

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Rossana Ugenti, direttore generale delle professionisanitarie e delle risorse umane del ministero della Salute.

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sui laureati in farmacia, tradotte nel nu-mero esiguo (448) espresso dal mini-stero per il fabbisogno 2017–18. “Unapossibile soluzione per contrastare ilproblema è inserire l’accesso pro-grammato ai corsi di laurea in farma-cia” ha detto Ugenti, che ha però evi-denziato come la misura non sarebbedel tutto risolutiva: “Immaginando dichiudere ora tutti gli accessi al corsodi laurea in Farmacia, nel 2035 risulte-rebbero ancora in esubero ottomilafarmacisti”.Contrario all’ipotesi del numero chiuso,invece, Bruno Botta, direttore del Di-partimento di Chimica e Tecnologiedella “Sapienza” di Roma: “Personal-mente, non negherei il diritto allo stu-dio a chi abbia voglia e motivazioni perseguire una determinata carriera” hadetto Botta. “Prima di ricorrere a misu-re di questo tipo, bisognerebbe verifi-care se è stato fatto tutto il necessa-rio per offrire ai futuri laureati farmaci-sti tutte le opportunità, soprattutto dalpunto di vista della formazione. Che

deve essere di assolutaqualità, perché da unaformazione di qualità di-scendono inevitabilmentepiù possibilità occupazionali”.Sulla stessa falsariga Vincenzo Pa-nella, DG della Direzione Salute e Poli-tiche Sociali della Regione Lazio, per ilquale le problematiche occupazionalisono in stretta relazione con almenoun paio di questioni che meriterebberouna “manutenzione” straordinaria: ilconcorsone a sedi farmaceutiche, av-versato (per una formulazione non feli-ce della legge che lo ha istituito) da unpercorso tormentato, che ne ha note-volmente ritardato l’iter. Ma molto c’èda chiarire anche a proposito della far-macia dei servizi, avviando in partico-lare una riflessione e una “misurazio-ne” del gradimento e dell’efficacia del-le sperimentazioni già avviate, a parti-re da quelle sui cosiddetti “servizi disportello”, molto apprezzati dall’uten-za. “Serve uno sforzo congiunto di ap-profondimento con le rappresentanze

della professio-ne” ha detto Pa-nella “che potreb-be utilmente av-venire in sede diCommissione Sa-lute della Regioni,dove costruiremodelli e progettiguardando ancheagl i strumenticonvenzionali”.Panella ha anchefatto riferimentoai servizi farma-ceutici regionali, che in alcune Regioni(come il Lazio) hanno risentito delblocco dei turnover, che però si stan-no ora progressivamente “sbloccan-do”, grazie al miglioramento dei contiprodotto dall’assoggettamento ai pianidi rientro. 8

A lato: Bruno Botta, direttore del Dipartimento di Chimica e Tecnologie del Farmaco dell’università Sapienza.

Sotto: Vincenzo Panella, direttore generale della DirezioneSalute e Politiche Sociali della Regione Lazio.

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“nella nostra Regione abbiamo giàriaperto le procedure per il 95% deiposti per il 2017 e arriveremo al 98%nel 2018” ha detto Panella. “Dopo 10anni di blocco delle assunzioni, qual-che effetto si comincerà a vederlo”.L’assessore al lavoro del Lazio LuciaValente, apprezzata giuslavorista ol-tre che importante esponente del go-verno regionale, è tornata sul risultatoportato a caso con le nuove linee gui-da sui tirocini grazie all’accordo traStato e Regioni. “Un risultato al quale,come Regione Lazio, abbiamo lavora-to con determinazione” ha affermatoValente. “Lo scorso anno avevamoraccolto le istanze degli Ordini dei Far-macisti della nostra Regione, e aveva-mo da subito condiviso l’inadeguatez-za di far svolgere i tirocini a personegià laureate e abilitate all’eserciziodella professione, scongiurando il ri-schio di utilizzare lo strumento in mo-do improprio come forma di lavoro abasso costo, quando invece è un isti-tuto di politica attiva del lavoro finaliz-zato alla formazione, all’orientamentoe all’inserimento lavorativo e, cometale e solo come tale, da sostenerecon convinzione”. Valente, a proposito delle criticità oc-cupazionali, ha voluto ribadire la mas-sima disponibilità della Regione asvolgere un ruolo attivo, per quelleche sono la sua parte e le sue re-

sponsabilità, e ha lanciato a Croce eagli Ordini dei farmacisti del Laziouna suggestione e una sfida, quelladegli apprendistati di alto livello finan-ziati dalla Regione: “Niente a che ve-dere con i tirocini” ha spiegato l’as-sessore. “Si tratta infatti di un con-tratto di lavoro subordinato, che co-sta poco alle aziende e gode anchedel supporto dello Stato. Prevede unaserie di regole e paletti, e quindi biso-gna verificarne l’utilizzo, ma lancio alpresidente Croce e agli Ordini del La-zio la proposta di avviare un protocol-lo con la Regione e l’università peresplorare le possibilità che offre per ilaureati in farmacia e dare così un se-gnale importante ai giovani. Anzichéfinti contratti, utilizziamo gli strumentiche ci sono” ha concluso Valente. “Epensiamo anche che altri possiamoattivarne”.Tra gli altri interventi, va sicuramenteregistrato quello di Alberto Civica,segretario regionale di Uil Lazio, che aproposito delle “distorsioni” occupa-zionali dei laureati in farmacia, ha volu-to ricordare la partita ancora in corsodel rinnovo del Ccnl dei dipendenti infarmacia, da chiudere al più presto econ il riconoscimento pieno – econo-mico e normativo – della professionali-tà dei farmacisti collaboratori. Netta lachiusura espressa dal sindacalista ri-guardo all’ipotesi di introduzione delnumero chiuso o programmato che dirsi voglia.Ipotesi in favore della quale si è inve-ce schierato Maurizio Cini, presiden-

Fatti & persone

te di Asfi e titolare di cattedra alla fa-coltà di Farmacia di Bologna, uno deiprimi, con la sua associazione, a de-nunciare l’uso improprio dei tirociniextracurriculari in farmacia che a suogiudizio (applicati a giovani laureati infarmacia indicati con la qualifica di ad-detti al magazzino, che però andava-no in camice e caduceo a lavoraredietro il bancone) esponevano i titolariche se ne avvalevano anche al rischiopenale di falso ideologico. “Ritengoche sia doveroso complimentarsi congli Ordini di Roma e del Lazio, che sisono impegnati su un fronte sul qualealtri hanno invece latitato” ha detto Ci-ni. “Anche se magari ci sarà qualcunoche non sarà per nulla contento del ri-sultato raggiunto, che è invece impor-tantissimo”. Analoghe espressioni di apprezza-mento sono arrivate da Franco Ca-prino, a lungo segretario nazionale diFederfarma e presidente dell’associa-zione dei titolari di Roma, che ha salu-tato con soddisfazione la non applica-bilità dei tirocini extracurriculari in far-macia disposta dalle nuove linee gui-da: “L’uso improprio dei tirocini in far-macia si traduceva, di fatto, nellosfruttamento di giovani colleghi e neltradimento dei più elementari principietici e deontologici della nostra pro-fessione” ha detto Caprino “e benissi-mo hanno fatto gli Ordini di Roma edel Lazio a combattere questa batta-glia che, per fortuna, si è conclusapositivamente”.A suggellare l’incontro, le conclusionidel presidente dell’Ordine dei Farmaci-sti di Latina Roberto Pennacchio,che dalla revisione delle linee guida inmateria di tirocini ha voluto distillaredue lezioni: “La prima è che quando siè convinti della bontà delle proprieconvinzioni e si persegue con deter-minazione l’obiettivo che ci si è posti,i risultati prima o poi arrivano” ha det-to Pennacchio, riferendosi ovviamentealla battaglia condotta dagli Ordini la-ziali. “Quello che abbiamo ottenuto èun successo evidente: abbiamo postole premesse per eliminare comporta-menti che, uso un eufemismo, nondanno certamente lustro alla nostra

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A lato: Lucia Valente, assessore al Lavoro, pari opportunità e personale della Regione Lazio.Sotto: Roberto Pennacchio, presidente dell’Ordine di Latinae delegato regionale FOFI.

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professione e ai valori che la sotten-dono”.“La seconda lezione riguarda più ingenerale il ruolo degli Ordini come en-ti di rappresentanza professionale,ruolo che viene messo in dubbio damolte parti” ha concluso Pennacchio.

“Magari qualcuno, dopo il risultatoscaturito dall’impegno degli Ordini deifarmacisti laziali in collaborazione conla Regione Lazio avrà occasione di ri-vedere le sue opinioni al riguardo, emagari ricredersi”.

Rinnovo Ccnl farmacie private,assemblea sindacale a RomaÈ il riconoscimento della professionali-tà dei farmacisti collaboratori, sia intermini retributivi, sia in termini di op-portunità di formazione (intesa non so-lo come Ecm ma, soprattutto, comeaggiornamento continuo per la cresci-ta professionale, anche in funzione deinuovi servizi in farmacia), il vulnus prin-cipale del Ccnl dei dipendenti delle far-macie private, ormai scaduto da quat-tro anni. Questa la concorde indicazione emer-sa dall’assemblea che le sigle dei sin-dacati confederali di categoria del La-zio Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UitucsUil hanno tenuto a Roma l’8 giugno,per un necessario confronto finalizzatoa raccogliere dai farmacisti dipendentida farmacia privata le considerazioni evalutazioni sulla piattaforma per il rin-novo del contratto, già presentata nel-le sue linee portanti a Federfarma na-zionale.Molto apprezzati alcuni dei punti pre-sentati dai coordinatori dell’incontro –Gino Viero per Filcams, GiovannaCatizone per Fisascat e Nunzio G.Nicotra per Uiltucs –, come la propo-sta di un fondo di assistenza sanitariaintegrativa e la previsione per l’Entebilaterale di accedere ai fondi interpro-fessionali Inps e ai finanziamenti euro-pei. Accoglienza altrettanto positivaper la proposta d’inserire una quota digaranzia obbligatoria a carico dei tito-lari nelle Regioni in cui non arriva aconclusione la contrattazione integra-tiva.Il nodo irrisolto resta quello della retri-buzione. Come ricordato da Viero, Ca-tizone e Nicotra, in relazione alle me-

die retributive nazionali e alle compa-razioni con altri Paesi, i farmacisti ita-liani sono fra i meno pagati d’Europa eforse del mondo, nonostante i cinqueanni di corso di laurea, il superamentodell’esame di Stato e le molte e delica-te responsabilità di cui debbono farsicarico nell’espletare il loro lavoro. Tra le indicazioni emerse nel corsodell’assemblea, quella di assumereogni iniziativa utile ad allargare le pro-spettive occupazionali per la profes-sione del farmacista in ambiti diversidalla farmacia privata (come ad esem-pio scuole e ospedali). Una richiestache – al di là delle giustificate preoc-cupazioni per un futuro che, sotto ilprofilo del lavoro, per i laureati in far-macia si annuncia abbastanza proble-matico – è in tutta evidenza ancheespressione della insoddisfazione perl’angusto percorso di carriera e per gliscarsi riconoscimenti oggi possibiliall’interno delle farmacie private.A conclusione dell’assemblea, Fil-cams, Fisascat e Uiltucs hanno annun-ciato che l’andamento del tavolo con-trattuale sarà monitorato in permanen-za, dandone tempestiva e diretta co-municazione ai collaboratori negli in-contri dei gruppi di lavoro che – grazieanche alla disponibilità offerta al ri-guardo dalla Commissione Lavorodell’Ordine dei farmacisti di Roma, del-la quale fanno parte gli stessi Viero,Catizone e Nicotra – saranno organiz-zati già a partire dalle prossime setti-mane per raccogliere ed elaborareidee in merito alle strategie per allar-gare le prospettive occupazionali deifarmacisti collaboratori. Chi fosse inte-

ressato a parteci-pare ai gruppi di la-voro potrà contat-tare Nunzio Nicotraal 347 7284693.Altri riferimenti ver-ranno comunicatiprossimamente.Movimenti sul fron-te del rinnovo delCcnl si registranoanche in ambito da-toriale, dove Feder-farma ha già prov-veduto a istituire la Commissione La-voro, che sarà coordinata da Giusep-pe Palaggi (Viterbo) e che cominceràfin da subito a tracciare la road mapdella ripresa delle trattative con i sin-dacati dei dipendenti. Dal sindacato dei titolari continuano in-tanto ad arrivare segnali in direzione diun ripristino di un clima più disteso ecostruttivo nelle relazioni con le siglesindacali dei lavoratori. “Prestiamo fe-de all’impegno assunto pubblicamentegià in campagna elettorale” affermaOsvaldo Moltedo, segretario naziona-le di Federfarma, anch’egli direttamen-te impegnato nella commissione che sioccuperà del rinnovo contrattuale. “Ilrinnovo del Ccnl è una delle nostrepriorità e occorre definire una piatta-forma più coerente con le evoluzioni inatto e che tenga conto delle condizionie delle esigenze di mercato, evitandole rigidità e chiusure pregiudiziali delpassato anche recente”.“Servono pragmatismo, aderenza allarealtà e buon senso” conclude Moltedo“e in Federfarma pensiamo di avernein quantità sufficienti, come peraltro di-mostrano i segnali di disponibilità cheabbiamo voluto dare fin dal momentodel nostro insediamento ai vertici delnostro sindacato. Altrettanta aperturae disponibilità, ovviamente, ce l’aspet-tiamo anche da chi siede dall’altra par-te del tavolo”.

A lato: Osvaldo Moltedo, segretario nazionale di Federfarma.In basso: Giuseppe Palaggi, presidente di Federfarma Viterbo.

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Focus Dalla newsletter “SIF – Farmaci in evidenza”, n. 212 del 1° giugno 2017 Per gentile concessione della Società Italiana di Farmacologia

L’asma è una patologia infiammato-ria cronica delle vie respiratorieche colpisce 235 milioni di pazien-ti in tutto il mondo, caratterizzata dauna complessa patofisiologia e causa-ta da diversi fattori eziologici che con-tribuiscono alla eterogeneità della suamanifestazione clinica e della gravità. Sebbene tale patologia colpisca sia ibambini che gli anziani, questi ultimirappresentano in particolare una popo-lazione fragile che spesso, a causadelle possibili comorbidità pre-senti, richiede un approccio te-rapeutico più articolato e multi-disciplinare. Tuttavia, va consi-derato che in tutti i pazientiaffetti da asma l’incrementodello stato infiammatoriobronchiale dovuto a stressmeccanici, fisici e infettivi,induce un peggioramentodei sintomi respiratori conesacerbazioni della malattia. Negli ultimi anni sono stati moltigli sforzi attuati per ottimizzarela gestione di tale patologia, an-che grazie alla disponibilità dinuove opzioni di trattamento.Ciononostante, una rilevantepercentuale dei pazienti conasma (in alcuni casi si arrivaanche al 50%) non riesce adottenere un controllo ottima-le della sintomatologia, mani-festando spesso esacerbazioni acuteche richiedono l’ospedalizzazione.Pertanto, lo scarso controllo dellapatologia influisce notevolmentesulla qualità di vita di questi pa-zienti ed inoltre rappresenta un si-gnificativo onere economico per ilsistema sanitario.In tale contesto, la necessità di nuoviapprocci terapeutici ha portato a ri-considerare i farmaci anticolinergicicome opzione per il trattamento del-

l’asma. Attualmente, l’unico farmacoanticolinergico introdotto dalle princi-pali linee guida internazionali negli al-goritmi della terapia cronica dell’asmaè stato il tiotropio bromuro, risultatoefficace sia nei pazienti adulti che inquelli più giovani. La sua efficacia tera-peutica sembra essere correlata nonsolo alla sua capacità di ridurre il tonocolinergico a livello delle vie respirato-rie, ma anche agli effetti antinfiamma-tori e modulatori delle strutture coin-

volte nella complessa patofisiologiamolecolare e cellulare dell’asma.Pertanto, scopo di tale review è mette-re in evidenza le caratteristiche farma-cologiche e non–broncodilatanti del tio-tropio bromuro e presentare i dati dellesperimentazioni cliniche condotte adoggi al fine di valutare il “place–in–the-rapy” di tale molecola nelle strategie te-rapeutiche per il controllo dell’asma.Il razionale su cui si basa l’utilizzodegli antagonisti colinergici nel-

l’asma appare robusto. È infatti notoche le vie respiratorie risultano inner-vate principalmente dal sistema para-simpatico, il cui principale neurotra-smettitore è l’acetilcolina (ACh), che,attraverso l’interazione con due tipi re-cettoriali, nicotinici e muscarinici, agi-sce sia sulle giunzioni gangliari cheneuro–effettrici. In particolare, la broncocostrizione ri-sulta principalmente regolata dai recet-tori muscarinici (MR). I recettori M2 e

M3 risultano i sottotipi recetto-riali maggiormente espressi nel-le vie respiratorie, presenti pre-valentemente sulle cellule mu-scolari lisce, dove inducono lacontrazione ACh–indotta. I re-cettori M3, inoltre, sono presen-ti anche sui vasi sanguigni dellevie respiratorie e a livello delleghiandole sub–mucose, dove ri-sultano responsabili della secre-zione di muco. Sebbene non sia ancora chiarose l’aumento del tono parasim-patico è dovuto allo stato in-fiammatorio che caratterizzal’asma o rappresenta di per séun meccanismo patofisiologico,è noto che nell’asma si verificaun aumentato tono colinergico,correlato ad un’aumentata o ri-dotta attività degli enzimi colinaacetil–transferasi (AChT) e coli-

na esterasi rispettivamente coinvoltisintesi o degradazione dell’ACh. Taleincremento causa iper–reattività bron-chiale e broncocostrizione riflessa,che a sua volta contribuisce al restrin-gimento delle vie respiratorie, respon-sabile dei sintomi respiratori dell’asmae delle eventuali esacerbazioni. È inoltre noto che, parallelamente allaproduzione ACh mediata dal nervo va-go, anche il sistema non–neuronale co-linergico riveste un importante ruolo

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Le sperimentazioni cliniche condotte fino a oggi ne suggeriscono l’impiego anche nella popolazione pediatrica

Tiotropio bromuro, un’alternativa valida, efficace e sicura nel controllo dell’asmaa cura di Concetta Rafaniello*

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regolatore nell’omeostasi delle celluledelle vie respiratorie, influenzando il to-no broncomotore, insieme al sistemavagale parasimpatico, sia in condizionibasali sia nello stato di malattia. Nu-merose evidenze infatti suggerisconoche, a livello delle vie respiratorie,l’ACh non–neuronale può influenzare di-versi percorsi di trasduzione quali pro-teine G, fosfolipasi C e canali ionici.Pertanto, anche il sistema colinergiconon–neuronale rappresenta un possibi-le target farmacologico. Fino al 2015, gli agonisti β2 a lungadurata d’azione (LABA) rappresentava-no l’unico trattamento inalatorio bron-codilatatore utile per ottenere il con-trollo duraturo dell’asma, così come in-dicato dalle linee guida internazionali,le quali raccomandavano inoltre un ap-proccio graduale nelle terapie d’asso-ciazione con LABA e corticosteroidiinalatori (ICS). Negli ultimi dieci anni ilmodello adottato per il controllo del-l’asma si è evoluto, in quanto ormai èevidente che qualsiasi strategia tera-peutica scelta, oltre a dover garantireun controllo duraturo della patologia,deve allo stesso tempo assicurare an-che la minimizzazione di eventi avver-si, la prevenzione di una ridotta funzio-nalità e crescita polmonare nei bambi-ni e, soprattutto, la prevenzione di esa-cerbazioni ricorrenti che richiedanol’ospedalizzazione del paziente. Inoltre,secondo le linee guida internazio-nali, il pieno controllo della patolo-gia include un utilizzo dei farmaci< due volte/settimana, l’assenza dilimitazioni nelle attività quotidiane,la normale funzionalità polmonaree l’assenza di sintomi notturni.Nonostante tale approccio e i numero-si interventi farmacologici e clinici at-tualmente disponibili, emerge spessouna percezione distorta del con-trollo dell’asma da parte dei pa-zienti. In un recente studio europeomulticentrico su più di 8.000 pazienti,è emerso un controllo sub–ottimaledell’asma nel 56,2% dei soggetti; daun altro, di coorte, è stato evidenziatoche dell’intera popolazione in studio, intrattamento combinato con LABA/ICS,il 29% non raggiungeva un buon con-

trollo della patologia. Gravi esacerba-zioni, spesso innescate da infezioni vi-rali, possono verificarsi anche nei pa-zienti con asma lieve il cui controlloappare più facile da ottenere. Sebbenela scarsa aderenza alla terapiainalatoria e la mancata consape-volezza del paziente della gravitàdella malattia siano ampiamentericonosciuti quali fattori di rischionel controllo dell’asma, meccanismialternativi a questi possono in partegiustificare tale fenomeno.Nello studio SMART (Symbicort Mainte-nance and Reliever Therapy) è stato di-mostrato che l’uso cronico di LABA ri-sulta correlato a un piccolo ma signifi-cativo incremento del rischio di mortecorrelato ad asma, specialmente nellapopolazione afro–americana. Tale dato ha richiamato l’attenzione del-la Food and Drug Administration (Fda)sulla possibilità di riconsiderare il ruolodei LABA nella terapia anti–asmatica,soprattutto nei bambini trattati con lacombinazione LABA/ICS a dosi fisse(FDC). È stato infatti evidenziato che ilcontrollo dell’asma, le sue esacerbazio-ni e lo stato infiammatorio possonopeggiorare in seguito all’associazionedi LABA con ICS. È stato ipotizzato chel’utilizzo a lungo termine di LABA in mo-noterapia, non associato a ICSs, siacorrelato nell’asma a una down–regula-tion dei recettori β2 e conseguente ta-chifilassi, con perdita della bronco–pro-tezione e riduzione della responsivitàalla terapia con salbutamolo.Studi sia in vitro che in vivo hanno mo-strato che l’efficacia e la potenza degliagonisti β2 risultano gradualmente ri-dotte in presenza di concentrazionicrescenti di stimoli contrattili, inclusiagonisti muscarinici e istamina. Tenutoconto della down–regulation e del di-saccoppiamento dei recettori β2 pre–giunzionali correlati alla somministra-zione a lungo termine di LABA e delconseguente aumento del tono coliner-gico, la somministrazione di LAMA ri-sulta fondamentale per controbilancia-re tali effetti ed eludere la down–regu-lation LABA–indotta. L’associazione LABA/LAMA, inoltre, èrisultata vantaggiosa per l’interazione

tra RM e i β2 nelle vie respiratorie. Èstato infatti dimostrato che il formote-rolo induce un fenomeno di up–regula-tion dei recettori M3. L’aumentato rila-scio di ACh secondario al disaccoppia-mento dei recettori β2 durante unaprolungata esposizione con LABA po-trebbe essere prevenuta dalla sommi-nistrazione di LAMA, che può inoltreprevenire la sotto–sensitività LABA–in-dotta. Tali influenze tra i recettori adre-nergici e colinergici potrebbero giustifi-care l’azione sinergica della sommini-strazione concomitante di LAMA/LA-BA/ICS, in cui i LAMA fungono da pro-tettori contro gli effetti avversi moleco-lari secondari all’esposizione a lungotermine con LABA. Il tiotropio bromuro, derivato sinteticodell’ipratropio bromuro, è un agente an-ticolinergico ammono–quaternario, svi-luppato negli anni ‘90. Diversi studi invitro e in vivo hanno dimostrato un ele-vato livello di selettività funzionale perRM e una lunga durata d’azione, circa10 volte più potente di ipratropio. Studicinetici hanno dimostrato che il tiotro-pio ha una elevata selettività per M1 eM3 e che si dissocia da questi 100 vol-te più lentamente dell’ipratropio (14,6 hvs 0,11 h; 34,7 h vs 0,26 h). Al tempostesso il tiotropio ha dimostrato unavelocità di dissociazione da M2 10 vol-te maggiore rispetto a M3, dimostran-dosi quindi un antagonista funzionaleselettivo del recettore M3. Il tiotropio, scarsamente assorbito daltratto gastrointestinale, è caratterizza-to da una biodisponibilità sistemicamolto bassa e un’emivita di 5–6 giornidose–dipendente. Studi funzionali in vi-tro hanno dimostrato che, sebbenecon un oncet d’azione più lenta rispet-to all’ipratropio, l’offset del tiotropio ri-sulta molto più lungo rispetto all’atropi-na. Questi risultati giustificano l’effettoinibitorio prolungato del tiotropio emer-so negli studi farmacologici in vivo. Diversi studi, come quello condotto daTerzano e coll, hanno confermato chein pazienti asmatici trattati contiotropio alle dosi da 10 a 80 μg,si osserva un effetto protettivoprolungato contro gli effetti meta-colina–indotti. L’analisi dei dati ag-8

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gregati di RCTs di fase II e III con-dotti su pazienti asmatici trattati contiotropio attraverso il sistema di ero-gazione Respimat®, ha mostrato che iltiotropio è rapidamente assorbito, conconcentrazioni plasmatiche massimeraggiunte nei 5 minuti post–inalazione.Inoltre, l’esposizione sistemica nonsembra essere influenzata dall’età,stato allergico, razza, provenienzageografica nè da storia di abitudine alfumo. Nei numerosi studi clinici randomizzati,il tiotropio ha mostrato un eccellente esostenuto effetto broncodilatatore inpazienti affetti da BPCO, con dimostra-ta efficacia nella riduzione dei volumistatico e dinamico, nella ri-duzione dell’incidenza diesacerbazioni, nel migliora-mento della qualità della vi-ta e sintomi ed inoltre unbuon profilo di sicurezza.Approvato per il trattamen-to a lungo termine dellaBPCO dal 2002, solo nel2014, in seguito a estesistudi di efficacia e sicurez-za nell’asma, l’Agenzia eu-ropea dei medicinali (Ema)ha esteso l’indicazione diRespimat® alla dose di 2,5μg OD nei pazienti asmati-ci. Anche la Fda ha confer-mato la stessa indicazione nel mese disettembre 2015, estesa ai pazienti ≥6 anni dal 16 febbraio 2017. La rispo-sta immunopatologica nell’asma coin-volge diversi pathways e cellule infiam-matorie, principalmente eosinofili, lin-fociti T e macrofagi, che hanno ruoli edistribuzione diversi nell’asma allergicae non. La risposta infiammatoria non si limitaalla migrazione delle cellule infiamma-torie nell’epitelio delle vie respiratorie,ma è anche caratterizzata dalla modu-lazione e dall’attività della barriera epi-teliale stessa, con il coinvolgimento difibroblasti e cellule muscolari lisce.Poiché la maggior parte delle cellulecoinvolte esprimono recettori muscari-nici, il ruolo del sistema colinergiconeuronale e non–neuronale, e quindidella somministrazione di LAMA, può

andare molto oltre la modulazione deltono broncomotore, incrementando glieffetti antinfiammatori e broncodilata-tori dei LABA. Infatti, studi sia in vivoche in vitro hanno dimostrato che tio-tropio è capace di ridurre l’infiamma-zione mediata da leucotrieneB4(LTB4), la cui formazione risulta media-ta anche dall’ACh. Tuttavia, sebbenel’infiammazione leucotriene–E4 (LTE4)indotta rappresenta un utile biomarkersia per il controllo dell’asma che per ilsuo trattamento, a oggi non sono staticondotti studi finalizzati a valutare ilpotenziale ruolo del tiotropio nella mo-dulazione dell’infiammazione indotta daLTE4 nell’asma.

Recenti evidenze in vivo hanno inoltredimostrato un’azione sinergica tra olo-daterolo (agonista β2 selettivo) e tio-tropio quando somministrati insieme;infatti, tiotropio supporta e migliora laprotezione contro l’iper–reattività aller-geni–indotta, inibendo pienamente l’ini-zio e la fine della reazione asmatica;quest’ultimo meccanismo sembra es-sere spiegato dal fatto che tiotropiosia in grado di sostenere l’aumento deilivelli di c–AMP indotto da olodateroloa livello dei fibroblasti, cooperando,quindi, alla riduzione della risposta in-fiammatoria. L’infiammazione cronica nell’asmadetermina anche un rimodella-mento patologico strutturale dellevie respiratorie e l’addensamentodelle cellule muscolari lisce nelle vierespiratorie e la deposizione di matri-

ce extracellulare risulta mediato dai re-cettori M3. In modelli animali conasma, il tiotropio ha mostrato ancheeffetti anti–rimodellamento e anti–iper-trofia delle cellule muscolari lisce, conuna significativa riduzione dell’ispessi-mento muscolare liscio e della deposi-zione di collagene peribronchiale, conuna riduzione delle citochine mediateda Th2, quali IL–4, IL–5, IL–13 e TGF–β. In vivo, l’associazione di tiotropio ebudesonide o ciclesonide ha mostratoeffetti inibitori sull’infiammazione aller-gene–indotta e sul rimodellamento,sebbene non in condizioni acute. Il tiotropio, inoltre, ha mostrato avereeffetti sulla produzione di muco, la cui

aumentata produzione risul-ta associata ad una minorequalità di vita ed ad un mi-nore controllo della patolo-gia e delle sue esacerbazio-ni, soprattutto tra i fumato-ri. Tuttavia, il tiotropio nonsembra alterare le proprie-tà reologiche del muco. Perquanto concerne invece glieffetti sul riflesso della tos-se, che risulta ridotto dallasomministrazione di tiotro-pio, le evidenze a sostegnorisultano limitate soprattut-to a modelli animali. Sono stati inoltre condotti

diversi studi al fine di identificare i do-saggi più adeguati nelle varie fasced’età. Da questi è emerso che mentrenei bambini (6–11 anni), il tiotropio mo-stra effetti dose–indipendenti, in quan-to i tre dosaggi sperimentati (1.25µg,2.5µg e 5µg) sono risultati similmenteefficaci nell’indurre un significativo mi-glioramento della funzionalità polmona-re in termini di volume espiratorio for-zato 1 (FEV1), negli adolescenti (12–17 anni) è stato trovato un significativomiglioramento rispetto al placebo soloper il dosaggio più elevato. Anche ne-gli adulti, 5µg di tiotropio sono risultatisuperiore rispetto al placebo in terminidi efficacia per gli esiti di funzionalitàpolmonare, ma non inferiore rispetto aquelli di tiotropio 10 µg. La dose piùelevata di tiotropio, tuttavia, è stata as-sociata a un tasso più elevato di insor-

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Focus

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Fascetti muscolari contratti

Mucoseinfiammate

Bronco Normale Bronco con Asma

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genza di secchezza delle fauci. Daglistudi condotti da Beeh e coll. e daTimmer e coll. non è emersa alcunadifferenza in termini di AUC–FEV1 (0–24) per tiotropium 5 μg OD e 2,5 μgTD, mostrando dunque un migliora-mento significativo per entrambi i regi-mi di dosaggio rispetto al placebo.Relativamente alla tollerabilità del tio-tropio, la sicurezza a lungo termine èstata valutata in uno studio clinico ran-domizzato condotto per 52 settimanein pazienti giapponesi con sintomatolo-gia asmatica randomizzati al tratta-mento con tiotropio 5 μg, 2,5 μg eplacebo come terapia aggiuntiva allaterapia combinata ICS/LABA. Secondotale studio, i più comuni eventi avversir iportati sono stati nasofaringite(48,2%, 44,7%, 42,1%), asma (28,9%,29,8%, 38,6%), diminuito flusso di pic-co espiratorio (PEF) (15,8%, 7,9%,21,1%), bronchite (9,6%, 13,2%,7,0%), faringite (7,9%, 13,2%, 3,5%) egastroenterite (10,5%, 3,5%, 5,3%) ri-spettivamente per tiotropio ai dosaggi5 μg e 2,5 μg e il placebo. Tuttavia, va sottolineato che nella mag-gior parte degli studi di fase II e III chehanno valutato il trattamento con tio-tropio nell’asma, i pazienti con glauco-ma a angolo stretto e ipertrofia prosta-tica sintomatica sono stati esclusi;considerando l’importanza di tali co-morbidità nell’asma a insorgenza tardi-va, risulta che la somministrazione ditiotropio non è stata correlata ad unamaggiore frequenza di eventi avversi acarico dell’occhio e dell’apparato geni-tourinario. Infine, l’efficacia e la sicurezza del tio-tropio somministrato tramite Respi-mat® è stato studiato su larga scala inun programma di sperimentazione cli-nica (UniTinA–astma®) e in molti studiindipendenti, in cui sono stati inclusibambini, adolescenti e pazienti adulti.In particolare, l’efficacia e la sicurezzadel tiotropio in bambini e adolescentiasmatici sono state valutate da 4 studi

clinici randomizzati in doppio ciecocontrollati con placebo di fase III. I risultati di tali studi evidenziano che ilpicco del FEV1 (0–3 h), outcome pri-mario per 3 di questi studi, è stato si-gnificativamente migliorato dalla tera-pia addizionale con tiotropio ai dosag-gi di 5 e 18μg, inducendo un migliora-mento significativo della funzionalitàpolmonare rispetto alla sola terapia dimantenimento. Va inoltre sottolineatoche, mentre dallo studio condotto daSzefler SJ e coll. sono emersi miglio-ramenti degli outcomes primari e se-condari solo al dosaggio di 5μg, quel-lo di Hamelmann e coll., caratterizzatoda un follow–up più lungo rispetto aglialtri (48 settimane vs 12 settimane),ha messo in evidenza un significativomiglioramento di tutti gli outcomesfunzionali rispetto al placebo per tuttele dosi di tiotropio util izzate (5 e2.5μg), sebbene il maggiore vantag-gio complessivo è stato trovato pertiotropio5 μg. Anche per gli adulti, gli ampi studi ri-portati in letteratura hanno dimostratol’efficacia del tiotropio come terapiaaddizionale sia a ICS a dosaggio me-dio–alto che alla terapia di manteni-mento ICS/LABA in termini di funziona-lità polmonare, rischio di esacerbazio-ne e peggioramento della malattia,obiettivi raggiunti con un profilo di si-curezza simile rispetto a LABA di con-fronto e al placebo. I risultati di tali RCTs risultano confer-mati anche in un contesto di real–lifeda due recenti studi retrospettivi. Infat-ti, un’analisi di 64 pazienti con scarsocontrollo della malattia, malgrado iltrattamento con ICS/LABA ad alte do-si, ha mostrato che l’introduzione ditiotropio come terapia addizionaleha migliorato il controllo dell’asmanel 42,2% dei casi, diminuendo ilnumero di accesso al pronto soc-corso e di ospedalizzazioni nel46,9% e 50,0% dei casi, rispetti-vamente.

Tali risultati risultano confermati ancheda un più ampio studio retrospettivocondotto nel Regno Unito (N=2.042pazienti ambulatoriali) in cui è statoconfrontato il numero di esacerbazioni(visite d’emergenza, ricoveri e cortico-steroidi orali) e di eventi acuti di asma(uso antibiotico per infezioni delle vierespiratorie inferiori) nell’anno prece-dente e nell’anno successivo alla pre-scrizione di tiotropio. Dall’analisi di talidati è emersa una significativa diminu-zione complessiva delle esacerbazionie degli eventi acuti di asma del 10% edell’11% dei pazienti.A oggi diverse sono le evidenze dispo-nibili sull’uso di tiotropio anche nei pa-zienti con scarso controllo dell’asma.Gli ampi RCTs condotti su pazienti conasma di grado moderato–grave hannodimostrato la sua efficacia, come tera-pia aggiuntiva, nel migliorare la funzio-nalità polmonare, ridurre il rischio diesacerbazione e rallentare il peggiora-mento della malattia. Il tiotroprio inol-tre, è risultato non inferiore rispetto aiLABA nell’associazione con ICS nelleterapie di mantenimento. Tenuto conto degli effetti secondari esinergici forniti dal cross–talk tra i re-cettori β2 e quelli muscarinici, il tio-tropio può rappresentare una vali-da alternativa nella gestione tera-peutica dell’asma non controllata.Il profilo di sicurezza e l’ampiospettro di efficacia dimostrato neidiversi fenotipi di malattia suggeri-sce il suo impiego anche nella po-polazione pediatrica. Sono, tuttavia, necessari ulteriori studiclinici per indagare gli effetti antiinfiam-matori del tiotropio, il suo impatto suivolumi polmonari e sulle resistenze re-spiratorie e quindi il suo ruolo nellastoria naturale della patologia.

*Dipartimento di Medicina sperimentale,Università degli studi della Campania

Luigi Vanvitelli

Riferimento BibliograficoRadovanovic D, Santus P, Blasi F, Mantero M. The evidence on tiotropium bromide in asthma: from the rationale to the bedside. Multi-discip Respir Med. 2017 May 4;12:12. doi: 10.1186/s40248–017–0094–3.

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Codici e codicilli In collaborazione e per gentile concessione di Studio Associato Bacigalupo–Lucidi e Sediva

A seguito delle contestazioni avanzatedai Nas circa il possesso e/o l’utilizzoin farmacia di apparecchiature di au-toanalisi che consentano – oltre aitest espressamente previsti nei prov-vedimenti sui “nuovi servizi” – anchealtri, come in particolare l’emocromo,il ministero della Salute, interpellatoda Federfarma, ha ritenuto che “la fat-tispecie in esame, oggetto di interven-to da parte dei Nas, non possa confi-gurare una violazione del dispostonormativo e quindi esercizio abusivodella professione …” (e ovviamentenon possiamo non essere d’accordo),rammentando tuttavia che compete“ai farmacisti solo l’eventuale attivitàdi supporto nell’uso, nell’ipotesi di nonautosufficienza da parte del cittadinoche vi ricorre” e che resta in ogni ca-so ferma “l’esclusione… di qualsiasiattività di diagnosi”.Il dicastero ha anche precisato chel’elenco delle autoanalisi contenuto nelrelativo decreto ministeriale di attua-zione non è in principio tassativo, per-ché tassativo è soltanto quello delleautoanalisi erogabili dalla farmacia inregime di Ssn.Questo vuol dire che secondo il mini-stero – sempre restando escluso qual-siasi intervento del farmacista diversodall’eventuale mero supporto al cittadi-no – tutti i test di autodiagnosi (purchéautentica autodiagnosi) in farmacia de-vono ritenersi leciti, dunque anchequelli non previsti come erogabili agliassistiti dal Ssn.Lo stesso però ci pare a questo puntodi poter dire – per l’evidenza di una ea-dem ratio – anche per l’erogazione di

prestazioni rese alla clientela da partedella farmacia mediante la messa a di-sposizione di professionisti sanitari di-versi (oltreché, s’intende, da medici eveterinari, cioè dai sanitari “prescritto-ri”) da fisioterapisti e infermieri, i solipertanto i cui servizi possano/potran-no essere inquadrati nella nuova con-venzione farmaceutica.

Tornado all’emocromo e a tutto il re-sto, insomma, è una buona notizia chepuò contribuire a rasserenare i titolaridi farmacia e naturalmente anche leaziende produttrici e/o fornitrici delleapparecchiature.

Stefano Lucidi

Mia figlia farmacista ha interpreta-to o letto male una ricetta conse-gnando un medicinale diverso daquello prescritto, anche se moltosimile per denominazione e formafarmaceutica e il risultato è statoquello dell’ingestione di quattrocompresse della specialità sba-gliata da parte di un paziente mol-to anziano. Il genero mi ha antici-pato verbalmente che presente-ranno una denuncia contro la far-macia (lettera firmata).

Sono vicende note e regolate dall’art.445 del codice penale: “Chiunque,esercitando, anche abusivamente, ilcommercio di sostanze medicinali, lesomministra in specie, qualità o quanti-tà non corrispondente alle ordinazionimediche, o diversa da quella dichiaratao pattuita, è punito con la reclusione dasei mesi a due anni e con la multa da li-re quarantamila a quattrocentomila”.Il successivo art. 452 aggiunge che:“Quando sia commesso per colpa al-cuno dei fatti preveduti dagli artt. 440,441, 442, 444 e 445, si applicano lepene ivi rispettivamente stabilite ridot-te da un terzo ad un sesto”.Si tratta, tanto nella figura dolosa co-me in quella colposa, di uno dei reatidefiniti di pericolo, perché – per resta-re in questo specifico caso – la sempli-ce dispensazione del farmaco in mododifforme dalla prescrizione medica ge-neralmente integra ex se il reato, indi-

pendentemente dunque dal verificarsidi un danno per la “salute pubblica” eperfino dall’effettiva assunzione delmedicinale da parte del paziente.Non c’è una copiosa giurisprudenza,ma non sembra vi siano modi di uscitaper l’autore della violazione di questoprecetto (evidentemente nella figuracolposa) e quindi, se la denuncia saràpresentata, la farmacista del quesito –che del resto verrebbe sicuramentenominata nell’esposto/querela – ri-schia seriamente di incappare nellasanzione penale.Per quanto riguarda il titolare della far-macia, non sarà chiamato – a menoche non si riveli concretamente ascrivi-bile a suo carico una condotta an-ch’essa determinante dell’irregolarespedizione della ricetta – a risponderepenalmente del fatto, perché comesappiamo la responsabilità penale nelnostro ordinamento è personale (purse anche qui qualcosa sta cambian-do…), e dunque oggettivamente ine-stensibile a chi sia rimasto del tuttoestraneo alla vicenda.Sul versante civilistico, invece, anche iltitolare può rispondere dei danni even-tualmente derivanti dalla condotta delcollaboratore, ma qui non è sufficienteil semplice “pericolo” essendo invecenecessario che un danno risarcibile visia stato.

Gustavo Bacigalupo

Il ministero della Salute tranquillizzale farmacie sulle autodiagnosi

Per dolo o per colpa, l’errata spedizione di una ricetta è sempre sanzionabile

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Sono una titolare di farmacia e miofiglio si è da poco laureato in far-macia. Vorrei sapere se è preferibi-le che io lo assuma come lavorato-re subordinato o che costituiscaun’impresa familiare. (lettera firmata)

Naturalmente, ricorrendone i presup-posti e nel rispetto delle relative for-malità, è consentito dar vita indifferen-temente all’uno o all’altro dei due rap-porti, anche se in un caso come que-sto – essendo per di più il figlio un far-macista pur soltanto di recente iscrittoall’Albo – la formazione di un’impresafamiliare sembra lasciarsi preferire.Oltre infatti a evitare “dispersioni” dicontributi all’Inps (anche se per la veri-tà sarebbero qui consentite tipologie la-vorative poco o nulla onerose da que-sto punto di vista), concentrando per-tanto sull’Enpaf la costituzione del (mol-to) futuro trattamento pensionistico, ilricorso all’impresa familiare permette-rebbe di attribuire al collaboratore unaquota di utili d’impresa, bensì sulla car-ta proporzionale “alla quantità e qualitàdel lavoro prestato” (art. 230 bis c.c.),ma nei fatti determinabile – magari d’in-tesa con il figlio –ex post, cioè al termi-ne di ogni esercizio annuale.Il che può altresì evidentemente agevo-lare un’adeguata valutazione anchesotto il profilo prettamente fiscale, es-sendo comunque vicende sulle quali èmolto complicato anche per l’ammini-strazione finanziaria (peraltro non adu-sa sinora a penetrarle eccessivamentenel merito) verificare la migliore corri-spondenza tra la percentuale attribuitae l’effettiva“quantità e qualità del lavo-ro prestato”.Non è questa la sede per ulteriori appro-fondimenti – e però altre volte abbiamoavuto occasione di parlarne anche neldettaglio – ma si tenga sempre presen-te che ai fini tributari gli effetti che deri-vano dalla costituzione di un’impresa fa-miliare decorrono dal 1° gennaio dell’an-no successivo a quello di stipula del re-

lativo atto notarile o scrittura privata au-tenticata), mentre, ad esempio, un rap-porto di lavoro subordinato anche sottoquesto aspetto ha effetti immediati.Civilisticamente, d’altra parte, anchel’impresa familiare produce effetti im-mediatamente, cioè in dipendenzadell’inizio di prestazioni lavorative nellao per la farmacia da parte di un fami-liare del titolare, quando – come pre-scrive l’art. 230 bis del cod. civ. – taliprestazioni non siano regolate o inqua-drate in un diverso e specifico rappor-to. Ma, ripetiamo, l’impresa familiareparrebbe l’opzione più conveniente.

Stefano Lucidi

Io e un mio collega siamo in tratta-tive per l’acquisto di una farmaciache in questo momento è gestitada una snc e ci hanno proposto diacquisire le quote. Come è possibi-le in questo caso ammortizzare ilprezzo pagato? (lettera firmata)

Semplicemente non è possibile. Sitratterebbe infatti dell’acquisto di merequote sociali, cioè di un bene mobilequalunque, e non di un’azienda; e dun-que l’onere sarebbe sostenuto da due“non imprenditori” (come voi) nei con-fronti di altri “non imprenditori” (comegli attuali soci).Intendendo effettuare l’acquisto insie-me, per ammortizzare il prezzo paga-to dovreste pertanto dapprima costi-tuire tra voi una snc o una sas, e do-vrebbe poi essere questa vs. societàcome tale (quindi un imprenditore enon persone fisiche “non imprenditori”)a rendersi direttamente acquirente del-la farmacia dalla società venditrice,

senza perciò l’“intermediazione” dipassaggi di quote.Nell’ipotesi invece prospettata nel que-sito il prezzo versato per l’acquistodelle quote non sarebbe deducibile innessun tempo, neppure per ratei diammortamento.Se non che, a questa indeducibilità perl’acquirente di una quota del corrispetti-vo pagato corrisponde per il socio ce-dente – ove egli abbia provveduto tem-pestivamente alla rivalutazione delle par-tecipazioni vendute – una imponibilità fi-scale tutto sommato molto modesta(8%) della somma incassata, o, diversa-mente, una tassazione comunque digran lunga inferiore a quella che colpi-rebbe la società (e quindi – per traspa-renza – tutti i componenti la compaginesociale) in caso di cessione dell’azienda.In quest’ultima evenienza, infatti, l’ali-quota d’imposta a cui verrebbe assog-gettato l’avviamento (cioè, in pratica,l’intero prezzo di cessione, escluse lemerci, quando naturalmente esso

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Figlio neo-laureato, meglio assumerloo costituire un’impresa familiare?

Non “ammortizzabile” l’acquistodi quote sociali di una farmacia

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costituisca per intero una plusvalen-za) sarebbe, come abbiamo ricordatoaltre volte, circa del 35/40%, mentrein caso di cessione di quote il capitalgain (differenza tra il valore di venditae quello originario d’acquisto) subireb-be l’imposizione del 21/22%.Proprio tale diversità di conseguenzesul piano fiscale – e anche questo è

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esempio, accudire un parente disabile)che appunto impedisca, o renda oltre-modo onerosa sotto vari profili, la pre-stazione.Anche quando, inoltre, il potere deldatore di lavoro non sia esercitatosecondo le regole di correttezza e/obuona fede, il lavoratore può rifiutarela prestazione di lavoro straordinario:una vicenda quasi “classica” nelle far-macie è quella del rifiuto a riprendereservizio – proprio per svolgere pre-stazioni di lavoro straordinario – do-po solo 8 ore dalla fine del turno, ameno che, s’intende, l’invito del titola-re della farmacia non sia giustificatoda ragioni aziendali imprevedibili e/oeccezionali.In definitiva, ci pare di poter conclude-re che – perlomeno come principio ge-nerale – anche il Suo collaboratore ètenuto ad aderire alla richiesta di lavo-ro straordinario, essendo d’altra partecircoscritte, come abbiamo visto, leipotesi in cui nel concreto il lavoratorepossa legittimamente rifiutarsi.

Giorgio Bacigalupo

Un dipendente di farmacia può ri-fiutarsi di fare gli straordinari? Ilrifiuto può essere causa di licen-ziamento? (lettera firmata)

Il Ccnl farmacie private all’art. 19, Ti-tolo VIII, recita: “Le mansioni ordinariedi ciascun lavoratore devono esseresvolte durante il normale orario di la-voro fissato dall’art. 18 del presenteCcnl. Ai sensi delle vigenti disposizionidi legge è facoltà del datore di lavorodi richiedere prestazioni d’opera stra-ordinaria eccedente l’orario normale dilavoro di cui all’art. 18 (la durata nor-male di lavoro è fissata in 40 ore setti-manali di norma distribuite su cinquegiorni e mezzo…), tenuto anche contodel servizio per turno. Per giustificatimotivi il lavoratore potrà esimersidall’effettuare il lavoro straordinario. Inogni caso il lavoro straordinario devecarattere di eccezionalità. Il lavoratorenon può compiere lavoro straordinarioove non sia autorizzato dal datore dilavoro o da chi ne fa le veci”.Nel caso prospettato dal lettore quindi,se il lavoratore rifiuta senza giustificatomotivo di prestare il lavoro straordina-rio legittimamente richiesto, incorre inun inadempimento sanzionabile cometale sul piano disciplinare. Potrà cosìessere avviato nei suoi confronti un pro-cedimento disciplinare e, all’esito, esse-re irrogata una delle sanzioni previstedalla legge e/o dal contratto collettivo,e che comprendono naturalmente quel-le più lievi (ammonizione o richiamoscritto), ma anche la sospensione dal

lavoro e dalla retribuzione per uno o piùgiorni, fino a giungere al licenziamentoper giusta causa ovviamente nelle vi-cende più gravi (come potrebbe essereil caso, ad esempio, di irragionevoli ri-fiuti a fronte di esigenze eccezionali odi imminente pericolo di danno alle per-sone e/o in caso di recidiva in prece-denza già formalmente contestata).Invece il lavoratore può rifiutarsi di ef-fettuare ore di lavoro straordinarioquando sussista un giustificato e com-provato motivo di rilevante gravità (per

stato già sottolineato in precedenza –tra la cessione dell’azienda come talee la cessione di una quota sociale fini-sce quindi, in pratica, per inciderespesso nella formazione del prezzo fi-nale di cessione.

Stefano Lucidi

Straordinario, il dipendentepuò rifiutarsi si svolgerlo?

Il collaboratore è tenuto pertanto adassolverlo con la consueta diligenzache fa carico a ogni lavoratore, sem-pre tenendo conto del ruolo e dellefunzioni di quest’ultimo.È chiaro allora che, in caso di control-lo delle ricette svolto non compiuta-mente o non diligentemente, i danniche possono derivarne alla farmacia –ferma la responsabilità di quest’ultimaverso i terzi (il Ssn per esempio) – de-vono esserle rimborsati dal collabora-tore, il quale inoltre ne può risponderesia sul versante disciplinare del rap-porto di lavoro che, in casi specifici,anche sotto il profilo deontologico.

Gustavo Bacigalupo

In farmacia la tariffazione è svoltadal collaboratore più anziano cheperò negli ultimi tempi mi sembrastia commettendo qualche erroreanche di valutazione tecnica. Spe-rando che sia un incarico che iopossa dare a un dipendente, vichiedo chi ne risponderebbe nelcaso in cui la farmacia subissetrattenute dalla Asl proprio per er-rori di tariffazione. (lettera firmata)

Non vediamo ragioni – inerenti ancheindirettamente al rapporto di lavorosubordinato – che impediscano al tito-lare di farmacia di assegnare al colla-boratore farmacista questo incarico,rientrando pienamente nella sua sferaprofessionale.

Se il collaboratore sbaglianel controllo delle ricette

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GIUGNO 2017 27RIF

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Alle famiglie, le condoglianze sentite esincere dell’Ordine e di tutta la professione

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