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dossier marche 01 2012

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Dossier Marche golfarelli
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L’INTERVENTO.........................................13Pietro IchinoJacopo Morelli

PRIMO PIANO

IN COPERTINA ..................................... 16Giuseppe Casali

COMMERCIO ESTERO ..................... 20Gian Luca GregoriFederica FeliciniPaolo Andreani

IL PUNTO .............................................. 28Gian Mario Spacca

RITRATTI ............................................... 32Giorgio Napolitano

ECONOMIA E FINANZA

POLITICA ECONOMICA ................... 38Alberto Drudi Sara Giannini Claudio Pagliano Bruno Bucciarelli Stefano Mastrovincenzo

DISTRETTI ............................................ 50Valter TaranzanoDonato IacobucciCleto SagripantiAnnalisa FranceschettiAgostino TortoliniMarino BarchettaGiovanni GiustozziMario Brutti

MADE IN ITALY ................................... 74Laura OttavianiSandro BraviSergio SciamannaGiuseppe Vissani

IL MERCATO DEL LUSSO ............... 86Paolo Bartorelli

SPAZI ESPOSITIVI ............................. 88Luciano Gobbi

CONSULENZA ..................................... 92Guido Guidi

MODELLI D’IMPRESA ...................... 94Francesco MerloniAndrea Merloni

INNOVAZIONE ..................................... 96Riccardo RemediFederico VitaliPaolo VitturiniMaria Cristina TrombettiAntonio RestaneoFabio FranchiniLuca Leonardi

TECNOLOGIE ...................................... 114Carlo e Franco PigliapocoMassimo Federighi

ELETTRONICA ................................... 120Leo BenedettiniSimone Ascani

INVESTIMENTI E SVILUPPO ....... 124Gaspare Tacconi e Donato Galiè

COMMERCIO ...................................... 148Antonio CanzianAntonio Di FerdinandoFrancesco Grossi

AGROALIMENTARE ........................ 134Tommaso Brandoni

ACCESSO AL CREDITO ................. 138Massimo BianconiFrancesco Giacobbi

OSSIERMARCHE

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 11

AMBIENTE ED ENERGIA

TUTELA DEL TERRITORIO ........... 144Corrado CliniEnrico GennariFrancesco Acquaroli

RIQUALIFICAZIONE ......................... 152Eddy Ceccarelli

SALVAGUARDIA AMBIENTALE .. 154Mario Falconi

POLITICHE ENERGETICHE .......... 156Gianni ChianettaSimone TogniAndrea Clavarino

RINNOVABILI ..................................... 164Luciano Brandoni

TERRITORIO

TRASPORTI ........................................ 170Luigi Viventi Danilo AntoliniIppolito MatricardiNico Berardini

LOGISTICA .......................................... 180Mario Pedol e Aurelio Michetti

EDILIZIA ............................................... 184Paolo Alessandroni Marco ProfetiPatrizia Paoloni

INTERNI ............................................... 190BerloniZeno AvenantiMarco TonnarelliGuido e Leandro PietrelliGiovanni MontanariBartolucci

TURISMO .......................................... 204Serenella Moroder Giorgio Cozzolino

SANITÀ

FORMAZIONE .................................... 210Adelfio Elio Cardinale

CURE TERMALI ................................. 212Gianni Antonelli e Paolo Del Giudice

Sommario

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16 • DOSSIER • MARCHE 2012

IN COPERTINA

� �

internazional izza-zione identifica oggiper l’economia ita-liana un faro nellanebbia, costituendo

di fatto uno dei più solidi pilastrisul quale imbastire una strategiadi crescita per l’intero sistemaPaese. Il potenziamento della vo-cazione internazionale del territo-rio e del suo tessuto produttivorisulta allora – anche per le Mar-che – una delle priorità per il2012, perseguita dagli enti ammi-nistrativi così come dai principaliinterlocutori economici e rappre-sentanti di categoria. Concen-trando il focus sul capoluogo re-gionale, nei primi nove mesi del2011 le esportazioni delle impresedella provincia di Ancona hannotenuto, nonostante l’incertezza ge-neralizzata. Ammonta, infatti, a2.578 milioni di euro (in base aidati forniti dall’Istat) il valore dei

beni esportati dalle aziende, regi-strando un incremento del10,14% rispetto allo stesso pe-riodo del 2010. Prendendo inesame il trimestre luglio - settem-bre 2011, l’export si attesta sui907 milioni di euro, con un au-mento rispetto al terzo trimestre2010 del 4,2%. A fare da contral-tare a questo dato c’è però il ral-lentamento subito dall’andamentodell’export nei mesi estivi, passatodal +13,4% che aveva caratteriz-zato il secondo trimestre all’at-tuale 4,2%. Ad analizzare e inter-pretare questi risultati è il numerouno degli industriali dorici Giu-seppe Casali, che invita in chiavedi sviluppo all’ulteriore valorizza-zione del know how e delle carat-teristiche produttive del territo-rio, insistendo su quegli interventifinalizzati ad agire su innovazione,internazionalizzazione e finanza.

Come valuta il quadro relativo

alle esportazioni della provincia diAncona, alla luce dell’instabile si-tuazione economica e finanziariaitaliana e globale e del livello diexport segnalato dalla regione ri-spetto al resto del Paese?«Partiamo da una prima conside-razione positiva: il tessuto pro-duttivo della provincia di Anconaha tenuto meglio di altri sui mer-cati esteri, sia perché dotato di unelevato livello tecnologico e qua-litativo, sia perché il rapporto trala qualità reale e percepita e ilprezzo è comunque competitivo.Non dobbiamo però illuderci chesiano tutte rose e fiori. Il numerodi aziende esportatrici è ancora li-mitato: le piccole e medie im-prese, che costituiscono la mag-gior parte di quelle che operanonella nostra provincia, stentanoancora a muoversi autonoma-mente sui mercati internazionali,soprattutto su quelli più lontani.

Un sistema imprenditoriale e territoriale, quello del capoluogo regionale, che

secondo il presidente di Confindustria Ancona, Giuseppe Casali, va promosso e sostenuto.

Per mirare ai mercati esteri più promettenti, forieri di nuove opportunità.

Intervenendo su internazionalizzazione, credito e aggregazione

Francesca Druidi

IL POTENZIALE DI ANCONAALLA PROVA DEI MERCATI ESTERI

L’

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 17

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGiuseppe Casali

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Di fatto, l’export è sostenuto soprat-tutto dai player di maggiori dimen-sioni, nonostante la crisi in atto».

Come le imprese del territoriodovrebbero maggiormente sfrut-tare le opportunità offerte dall’in-ternazionalizzazione?«Se è vero che le nostre impresesono di piccole o medie dimen-sioni, la sola via per essere prota-gonisti è quella di fare rete. La so-luzione è quella di proporsi suimercati - soprattutto quelli piùlontani e dinamici (Cina, India,Brasile), ma anche Nord Africa edEuropa - in modo unitario, ven-dendo e proponendo sistemi inte-grati e dando visibilità alla nostracapacità di coniugare qualità tec-nologica e rispetto del territorio.In altre parole, dobbiamo riuscirea “vendere” il nostro sistema im-prenditoriale-territoriale, che hain sé elementi unici e distintividifficilmente riscontrabili altrove».

Molti sono i settori che, nel-l’analisi delle esportazioni, mo-strano segnali incoraggianti: i pro-dotti tessili, abbigliamento eaccessori, gli articoli in gomma e

materie plastiche, i metalli e pro-dotti in metallo, il comparto delCoke e prodotti petroliferi raffi-nati. Continuano però a mostraresegnali di difficoltà le esportazionidegli apparecchi elettrici (-5,6%),al cui interno sono compresi gliapparecchi per uso domestico, set-tore di spicco delle specializzazioniproduttive provinciali. Individuapossibili soluzioni per quest’im-passe? «Il tema, a mio avviso, non è di fa-cile soluzione. Il comparto deglielettrodomestici è esposto a unacompetizione globale, dove i vo-lumi prodotti devono coesisterecon esigenze locali spesso etero-genee. La sfida si muove su duefronti: da un lato, proporre pro-dotti di alta gamma nei paesi doveil potere di acquisto del consuma-tore è già elevato, dall’altro, en-trare con prodotti low cost neimercati in via di sviluppo. Sipensi, ad esempio, alle aspettativedi un consumatore russo rispettoa quelle di un consumatore egi-ziano. Questo obbliga la ricercadi cataloghi di prodotti assai ampi

e articolati, con cui coniugare lanostra capacità tecnologica – maattenzione, cinesi, coreani e altricompetitor non stanno a guardare– con il nostro gusto estetico, ilfascino del made in Italy e fasce diprezzo assai diversificate».

Confindustria Ancona ha cal-deggiato la firma di tre contratti direte nell’ambito del territorio pro-vinciale. Vi sono dunque le pre-messe per una decisa spinta all’ag-gregazione, funzionale ancheall’aumento dell’export?«Come già detto, solo con l’ag-gregazione le piccole e medie im-prese possono pensare di approc-ciare i mercati esteri. Sì, la nostraassociazione ha promosso tre con-tratti di rete, pensati proprio perle realtà produttive che si sonoposte il problema di dotarsi dimaggiore forza commerciale, siasul mercato nazionale sia su quelloestero. È stato un lavoro lungo ecomplesso, di cui siamo orgo-gliosi, reso possibile perché, oltrealla volontà dei nostri colleghi im-prenditori, abbiamo creato in as-sociazione un team di esperti

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CQECQEC

Solo aggregandosile Pmi possonopensaredi approcciarei mercati esteri

� �

IN COPERTINA

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGiuseppe Casali

pronto ad affiancare i soci nelcompito di far emergere i punti dicontatto e costruire così il con-tratto di rete».

L’accesso al credito ha da semprerappresentato una priorità. Ma lapronunciata crisi del credito de-nunciata da Confindustria An-cona a partire da giugno rischia dicompromettere l’andamento del-l’economia e degli investimentidelle aziende. Sarà possibile rista-bilire un equilibrio per la soprav-vivenza delle imprese del territo-rio? Quali sono stati gli effettidell’iniziativa del servizio "Fasci-colo banche"?«Il credito è da mesi, e resta ancheoggi, il problema dei problemi.

Nelle prossime settimane vedremose l’operazione avviata dalla Bceprima di Natale aiuterà a sbloccarelo stallo che caratterizza il creditonella nostra provincia. Di fatto,sono ormai mesi che le nostrebanche non erogano credito, oltrea intervenire su fidi, scoperti equant’altro. Come spesso capita, ilnostro ennesimo progetto dedi-cato al tema del credito, il cosid-detto “Fascicolo banche”, ha ri-scontrato un elevato interesse dalpunto di vista comunicativo, perpoi però soccombere alla provadei fatti, di fronte a logiche con-solidate e, a mio avviso, discuti-bili. Abbiamo assistito a una de-cina di imprese che ritengoabbiano colto appieno il beneficiodel progetto. In seguito, però, leaziende da una parte, le banchedall’altra, sembrano aver dimenti-cato questo prodotto, che assicurabenefici decisamente superiori allepoche centinaia di euro richieste intermini di investimento».

Quali restano le priorità per iltessuto produttivo di Ancona?«Le parole chiave sono: innova-zione, internazionalizzazione e fi-nanza. Sono obiettivi sui quali,come associazione, affiancheremole aziende nella logica di pro-muovere processi di integrazionee aggregazione, volti a consentireil raggiungimento di dimensioniaziendali tali da assicurare la giu-sta e necessaria competitività suimercati».

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20 • DOSSIER • MARCHE 2012

COMMERCIO ESTERO

Aumentare la qualità dell’exportSostenere l’aggregazione tra aziende e l’esperienza lavorativa dei neo laureati all’estero

è la strada indicata da Gian Luca Gregori per alimentare l’internazionalizzazione

delle piccole e medie imprese marchigiane

Francesca Druidi

L’export fa tirare il fiato alsistema economico mar-chigiano, grazie allebuone performance dei

primi nove mesi del 2011. Ma c’èun ma. L’incremento delle espor-tazioni marchigiane resta sotto lamedia nazionale, davanti solo a ValD’Aosta e Friuli Venezia Giulia perquanto riguarda il centro-nord.Stimolare ulteriormente l’interna-zionalizzazione diventa allora stra-tegia imprescindibile per mante-nere produzione e occupazione. Asuggerire alcune traiettorie di svi-luppo relative a questo tema chiaveper il sistema regionale è GianLuca Gregori, preside della facoltàdi Economia dell’Università Poli-tecnica delle Marche.

Quali sono gli elementi che an-drebbero considerati parlando dipolitiche di internazionalizzazione?«Un primo tema riguarda la cul-tura del dato. A prevalere in Italiasono spesso analisi congiunturali,indagini che prendono in conside-razione confronti tra semestri op-pure il contesto regionale rispetto aquello nazionale. Andrebbero, però,elaborate anche logiche di lungoperiodo per capire le tendenze inatto e interpretare i dati. Un se-condo tema sul quale occorre ri-flettere è il concetto stesso di inter-nazionalizzazione: tutte le

considerazioni si limitano alle atti-vità di import ed export, mentre sipresta poca attenzione agli investi-menti diretti da e verso l’estero e,ancor meno, alle attività più imma-teriali quali accordi e joint venture.Un altro fattore importante è la mi-surazione degli interventi: manca,talvolta, un sistema teso a monito-rare le perfomance ottenute».

Individua ulteriori problematiche?«Va evidenziato il fatto che a oc-cuparsi di internazionalizzazionesono sempre più soggetti: le Ca-mere di Commercio e le loroaziende speciali, spesso le Province,i centri di ricerca, la Regione estrutture a essa afferenti. Un nu-mero eccessivo di soggetti, quindi,che rende difficile esercitare un’at-tività mirata. Altro elemento cru-ciale è rappresentato dalla qualitàdell’internazionalizzazione».

Come la Regione Marche si stamuovendo lungo queste direttrici?«Sul fronte della misurazione, la Re-gione Marche ha avviato un pro-cesso sperimentale di monitoraggiodei risultati, che si pone come obiet-tivo quello di valutare, attraversovariabili tra loro incrociate, i risultatidelle diverse iniziative e missioni.Stanno poi emergendo segnali checonfermano il deciso tentativo daparte di Regione, Unioncamere eConfindustria, di procedere verso

CampusWorldcoinvolge ogni annopiù di 100 laureatiin progetti di lavoroall’estero

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGian Luca Gregori

un coordinamento delle ri-sorse e dei progetti per evi-tare sovrapposizioni ineffi-caci nelle differenti aree diinteresse. Tornando al temadella qualità dell’interna-zionalizzazione, stiamo pas-sando da un approccio isti-tuzionale, che nella faseiniziale è comunque neces-sario per assicurarsi l’aper-tura di determinati mercati,come ad esempio quello ci-nese, a un approccio che tengaconto dell’elevato numero di pic-cole imprese marchigiane che al-l’estero non riescono ad andare, no-nostante realizzino prodottiinteressanti. Nemmeno le tradizio-nali fiere possono essere di aiuto, sepoi le aziende non sono sufficiente-mente strutturate e non possiedonogli strumenti per proseguire la rela-zione con il mercato estero».

Come si può agire sulla qualitàdell’internazionalizzazione?«Ad esempio finanziando, da unaparte, laureati che aiutino le im-prese a incrementare l’export e, dal-l’altra, l’aggregazione di aziende at-torno a progetti di carattereinternazionale. Per alimentare unapproccio più avanzato, sarebbeinoltre opportuno segmentare le ti-pologie di intervento per modellidi business differenti indipenden-

temente dal comparto e dalle di-mensioni delle imprese. Diventa al-lora fondamentale delineare, di con-certo con le associazioni dicategoria, una mappatura delle ti-pologie e dei modelli aziendali pre-senti per programmare gli interventinecessari a favorire l’export».

Come valuta la missione dellaRegione Marche in Cina alla qualeha partecipato?«Sotto il profilo istituzionale, si re-gistra un livello di rapporti partico-larmente buoni. Occorre, a ognimodo, ragionare sulla Cina in ma-niera differenziata. La Cina si arti-cola, infatti, in tanti mercati con ca-ratteristiche, potenzialità e modalitàdiverse. Si riafferma l’esigenza di rea-lizzare interventi mirati alle conno-tazioni di queste aree, individuandoi settori più promettenti per leaziende marchigiane: oltre a mecca-

nica, calzature e tessile-abbiglia-mento, possono fare bene anchel’agroalimentare - i vini in partico-lare -, il mobile e la nautica. Le po-tenzialità offerte dai mercati esterisono enormi, il problema è saperlesfruttare, predisponendo un pianostrategico internazionale. L’iniziativaCampusWorld, promossa dall’Uni-versità Politecnica (finanziata da UbiBanca Popolare di Ancona e Cameradi Commercio), coinvolge ognianno 110-120 laureati dell’ateneoin progetti lavorativi all’estero, in-nescando circuiti che portano com-petenze e soprattutto relazioni. Laconoscenza del mercato estero è oggiun requisito indispensabile, ma peracquisirla veramente serve un’espe-rienza diretta oltre confine, che con-senta in un secondo momento ditrasferire all’interno delle aziendequeste competenze».

Nella pagina a fianco, Gian Luca Gregori, preside della facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche

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22 • DOSSIER • MARCHE 2012

COMMERCIO ESTERO

Insieme per competere oltre confine

Nato nel 2009, il Con-sorzio Fermano Ex-port riunisce oggi un-dici aziende artigiane

e industriali specializzate nella pro-duzione delle calzature, che hannodeciso di aggregarsi per promuo-vere più efficacemente i propriprodotti all’estero. La presidentedel consorzio, Federica Felicini, fail punto sui traguardi raggiunti esulle prospettive future.

Qual è il bilancio che può trarredell’esperienza del consorzio?«In questi due anni, siamo riuscitia mettere in piedi un progetto che,per molto tempo, era rimasto sol-tanto sulla carta. Abbiamo, infatti,inaugurato nel giugno 2010 unoshowroom in uno dei quartieri piùimportanti di Pechino e subitodopo, a settembre, abbiamo apertoil primo negozio multibrand nellacittà di Tianjin (11 mln di abi-tanti), nello Shopping mall piùlussuoso della città, dove sono pre-senti tutti i più importanti marchidella moda internazionale. Loscorso maggio, vista la grandezzadel mercato cinese, abbiamo inau-gurato un altro showroom nel suddel paese, precisamente a Canton.Nel frattempo, si sono susseguite -a rotazione - missioni continue nelmercato cinese per partecipare afiere di settore e a eventi organiz-

zati ad hoc negli showroom, qualisfilate di moda e incontri con ope-ratori selezionati. La presenza di-retta permette di vedere con i pro-pri occhi le difficoltà e leopportunità del mercato nonchédi supportare il nostro partner, chesta rispettando e anzi anticipandotutti gli appuntamenti che ci era-vamo prefissati. Sono stati, inol-tre, realizzati un marchio ombrelloe un layout di arredamento da ri-portare in tutti i negozi che sa-ranno aperti. In conclusione, unbilancio ottimo, ma si può sempremigliorare».

Quali sono i vantaggi concretiche l’aggregazione nella forma con-

Sono già tre le realtà aperte in Cina dal Consorzio Fermano Export.

Un successo che potrebbe ripetersi presto in India e Brasile.

La presidente, Federica Felicini, illustra le leve del progetto

Francesca Druidi

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 23

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxFederica Felicini

sortile offre alle aziende associate? «L’aggregazione è conditio sine quanon per le aziende di piccole e me-die dimensioni che intendano af-frontare un investimento commer-ciale in Cina. L’unione fa davvero laforza: solo in questo modo, piccolie medi imprenditori riescono acombattere il potere dei grandi mar-chi. Tutte le spese necessarie tra cuiaffitti, personale, ricerche di mer-cato, pubblicità, logistica, viaggi emolte altre, vengono ammortizzatee condivise tra gli associati. Ognunoriesce così a essere presente sul mer-cato con costi ragionevoli. In questogruppo, non c’è un leader; a tutti èdata la possibilità di dire la propriaopinione, di dissentire e di proporrela propria idea, sempre nel rispettodegli altri. I meriti e le sconfitte sidividono in egual misura tra tutti ipartecipanti. C’è, inoltre, l’oppor-tunità di disporre di personale, siain Italia che in Cina, impegnata aseguire solo ed esclusivamente que-sto progetto, facilitando l’operatodell’imprenditore che deve concen-trare l’attenzione su più aspetti».

Come è stato accolto lo sho-wroom in Cina? «In Cina, continua a crescere la ri-chiesta di prodotti made in Italy diqualità, in particolar modo quellirelativi alla moda. Siamo ricono-sciuti come i leader mondiali indi-scussi del design e della produzioneartigianale del fashion. Dopo mol-teplici missioni, partecipazioni afiere di settore, workshop e nume-rose altre iniziative, abbiamo com-

preso che l’unico modo per pene-trare il mercato era quello di porreuna base stabile e di affidarci a unpartner cinese capace di interpre-tare e capire il cliente, aiutandolonell’intermediazione con l’im-prenditore italiano e cercando diassecondarlo in ogni sua esigenza.Lo showroom rappresenta la sceltamigliore che potevamo prendere,considerando l’interesse riscontratoe la conoscenza che solo una pre-senza costante ti permette di ac-quisire. Per far ciò, date le nostredimensioni e le disponibilità eco-nomiche ridotte, abbiamo unito leforze per presentarci in manieracoerente e univoca, senza però of-fuscare le peculiarità di ogni sin-gola azienda».

Nei progetti futuri c’è l’aperturadi un nuovo showroom in India?Siete rivolti anche ad altri mercaticon ulteriori iniziative?«Sì, visto il riscontro positivo regi-strato in Cina, abbiamo pensato di re-plicare il progetto in un nuovo mer-cato come quello indiano, nonostantealcune correzioni imposte dal mer-cato. Abbiamo già mosso i primipassi, trovando anche in questo casoun partner in grado di vendere le no-stre creazioni. Per il momento, con-centriamo i nostri sforzi su questi duemercati, ma presidiamo costante-mente l’evoluzione di quelli in via disviluppo. È, infatti, prevista per laprima metà del 2012 una missioneesplorativa in Brasile, altro grandescenario sul quale nutriamo notevoliaspettative per il futuro».

Sopra, Federica Felicini,

presidente del Consorzio

Fermano Export.

Sopra, immagini

dell’apertura dello showroom

del consorzio a Pechino

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24 • DOSSIER • MARCHE 2012

COMMERCIO ESTERO

Le Marche devono acquisire

maggiore peso sui mercati

stranieri. Per far questo, serve

un efficace “gioco di squadra”

tra soggetti economici e

istituzionali, come invoca il

presidente degli industriali

marchigiani Paolo Andreani

Francesca Druidi

L’export nazionale ècresciuto, nei priminove mesi del 2011,del 13,5% coinvol-

gendo tutte le ripartizioni. L’an-damento delle esportazioni pre-mia, in particolare, EmiliaRomagna, Toscana, Lazio e Pie-monte. Le Marche, come emergedall’analisi del centro studi diConfindustria Marche realizzatasulla base dei dati Istat sulle espor-tazioni, hanno registrato un incre-mento delle esportazioni del10,4%, dato inferiore sia alla me-dia della ripartizione del centro Ita-lia (+13,7%), sia alla media nazio-nale. Scende, dunque, ulteriormenteil peso dell’export della regione sultotale nazionale dal 2,7% dei priminove mesi del 2010 al 2,6%. A ela-borare una precisa ricognizione dellostato dell’export marchigiano è ilpresidente di Confindustria Mar-

che, Paolo Andreani, che sottolineal’urgenza di «misure e interventi im-portanti, oltre che strutturali, perfavorire la crescita. Anche se congravi ritardi, il Governo Monti haannunciato le basi per intervenire alriguardo».

Prendendo in considerazione idifferenti territori e i singoli set-tori, quali sono le performance piùincoraggianti per l’export?«Solo Fermo (+24,2%) ha regi-strato una variazione superiore alla

media regionale, mentre Ancona(+10,1%) e Pesaro Urbino (+9,6%)hanno mostrato un andamento inlinea con quello regionale. Legger-mente inferiori alla media i risul-tati di Macerata (+8,4%) e AscoliPiceno (+5,1%). Sotto il profilosettoriale, andamenti positivi e su-periori alla media regionale sonostati segnalati dai principali com-parti della meccanica: metalli dibase e prodotti in metallo(+13,6%), computer, apparecchi

Una presenza più stabile all’estero

Paolo Andreani, presidente Confindustria Marche

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 25

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxPaolo Andreani

elettronici e ottici (+17,8%), mac-chinari (+16%), autoveicoli(+25,5%). Aumenti consistentianche per prodotti petroliferi raf-finati (+398,9%), prodotti ali-mentari (+16,6%), prodotti tes-sili (+23,1%), articoli in pelle ecalzature (+15,5%), articoli far-maceutici (+13,8%), sostanze eprodotti chimici (+11,9%),gomma e materie plastiche(+11,9%). Positive, ma inferiorialla media regionale, sono risultatele esportazioni di carta e prodottiin carta (+10%), prodotti della la-vorazione di minerali non metalli-feri (+9,6%), legno e prodotti inlegno (+4,7%), articoli d’abbiglia-mento (+1,7%), mobili (+0,5%)».

Mentre le note negative?«Risultano in flessione le esporta-zioni di apparecchi elettrici (-3,5%)e degli altri mezzi di trasporto (-13,5%). Questi dati confermanocome, nei primi 9 mesi del 2011, è

rimasto invariato il differenziale dicrescita dell’export delle Marche neiconfronti dell’Italia e delle princi-pali regioni, evidenziando le diffi-coltà che stiamo incontrando nelrecuperare il terreno perduto du-rante la crisi».

In buona salute sul fronte ex-port è il settore moda e abbiglia-mento. Quali altri comparti mo-strano le prospettive piùincoraggianti guardando al pro-sieguo del 2012?

«Sì, in questo contesto riteniamomolto positiva la ripresa mostratada alcuni settori importanti per lanostra economia quali, ad esem-pio, la meccanica e le calzature.Faticano però ancora settori altret-tanto importanti come l’elettrodo-mestico, la cantieristica e il mo-bile che, in questo momento, cifanno accusare il gap con la medianazionale».

Oltre i paesi Bric, quali sono iprincipali interlocutori delleesportazioni delle aziende? Staemergendo qualche nome nuovo?«L’incremento delle esportazionidella regione ha riguardato soprat-tutto i mercati extra Ue27(+17,6%), mentre i mercati del-l’Unione europea hanno registratoun aumento del 6%. Nella gra-duatoria dei primi 20 paesi di de-stinazione, troviamo al primo po-sto la Francia (+1,6% rispetto aiprimi nove mesi del 2010), seguitadalla Germania (+9,9%), dal Bel-gio (+15,3%) e dalla Russia(+12,9%). Spicca il risultato dellaTurchia (+40,7%), della Cina(+34,3%) e degli Emirati Arabi(+23,2%), il cui ruolo sul mercatomondiale è cresciuto negli ultimi

Positiva la ripresamostrata da settoriimportanti qualimeccanicae calzature

� �

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Il numero uno di Confindustria Marche

e il presidente della Regione Spacca

firmano a dicembre un’intesa per sostenere lo sviluppo

anni. Va però precisato che, tut-tora, questi paesi rappresentano ri-spettivamente solo il 2,4%, l’1,5%e l’1,2% del totale delle esporta-zioni regionali».

Per stimolare un’ulteriore cre-scita delle esportazioni, in parti-colar modo delle piccole e medieimprese, quali misure identifica?«Anche nelle Marche, pur essendostoricamente dinamici sui mercati,dobbiamo aumentare il numerodelle imprese stabilmente orientateall’export e incrementare il nostropeso nel mercato globale. Per esserepiù presenti e incisivi, recupe-rando tempi e risorse, con effetti

positivi sul Pil, rinnovo la propostadi ridurre almeno del 50% i con-vegni che spesso risultano moltodispersivi, e ai quali imprenditori eistituzioni partecipano solo per ri-spetto agli organizzatori».

C’è in questo momento una suf-ficiente base culturale per alimen-tare il progetto delle reti d’impresa,strada obbligata per l’aggregazionetra piccole aziende e quindi perl’internazionalizzazione?«Come sistema confindustriale, cistiamo impegnando da tempo perstimolare l’aggregazione delleaziende con i contratti di rete. Siacome Confindustria Marche che

come associazioni territo-riali, stiamo supportandoconcretamente le aziende suquesto fronte per consentiredi affrontare le sfide dell’in-ternazionalizzazione e del-l’innovazione, non solocome singole imprese maanche come reti».

In che modo Confindu-stria lavorerà di concerto con

la Regione e con gli altri soggettieconomici per alimentare l’export?Ci sono iniziative specifiche al-l’orizzonte?«Il quadro congiunturale rende an-cora più urgente un’azione concer-tata fra i vari enti preposti alla pro-mozione e all’internazionalizzazione,in stretta sinergia con le associazionidi categoria, quale Confindustria, econ le imprese, per massimizzarel’efficacia delle azioni e portare ef-fetti concreti sui loro bilanci. Perfare questo, dobbiamo a mio avvisonecessariamente giocare “di squa-dra”. Il presidente Pagliano, nostrodelegato regionale per l’internazio-nalizzazione, si sta impegnandomolto per garantire una regia delnostro sistema sulle azioni richiestedalle varie aziende, dai nostri set-tori e dai nostri territori. Anche daparte della Regione e del sistema ca-merale, si coglie una fattiva volontàdi maggiore collaborazione e siner-gia, per condividere obiettivi in me-rito ai mercati e in merito alle azionida porre in essere».

Anche da parte dellaRegione e del sistemacamerale, si coglieuna fattiva volontàdi maggiorecollaborazione

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26 • DOSSIER • MARCHE 2012

COMMERCIO ESTERO

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28 • DOSSIER • MARCHE 2012

IL PUNTO

Da un lato la protezione dei lavoratori, dall’altro la necessaria spinta al rilancio

dell’economia regionale. Non trascurando i capitoli sanità e infrastrutture. Il punto

del presidente Gian Mario Spacca sull’azione della Regione Marche per il 2012

Francesca Druidi

Uniti per rilanciare le Marche

Le attese per l’anno ap-pena iniziato sono im-prontate al pessimismoper l’economia marchi-

giana. Il 2012 sarà molto duro edè fondamentale non farsi trovareimpreparati. Internazionalizza-zione, liquidità, innovazione esemplificazione sono le paroled’ordine individuate dalla Re-gione, che ha siglato intese impor-tanti per sostenere il tessuto im-prenditoriale. «Continueremo –afferma il governatore Gian MarioSpacca – a dare priorità alla tuteladel lavoro e al rilancio dell’econo-mia: non solo, quindi, strumentidi difesa dell’occupazione come gliammortizzatori sociali in deroga(nelle Marche abbiamo protettoquest’anno 35mila lavoratori, unacifra che si conferma anche per il2012 con misure specifiche), maanche creazione delle condizioniper uno sviluppo delle nostre im-prese, che passi soprattutto perl’apertura ai mercati mondiali iquali, a differenza del nostro con-tinente, continuano a crescere abuoni ritmi».

Quali sono, in particolare, icontenuti dell’accordo siglatocon Confindustria il 20 dicembrein merito agli interventi priori-tari?

«L’accordo con Confindustria pre-vede 200 milioni di euro di risorsedirette per le attività produttivemessi a disposizione dalla Regione.Le azioni che saranno attuate ri-guardano i processi di internazio-nalizzazione delle imprese, la sem-plificazione e l’ulteriore, forte,riduzione dei costi di funziona-mento della pubblica amministra-zione già avviata dalla giunta re-gionale; i nuovi investimenti, purnelle ristrettezze di bilancio a causadei tagli ai trasferimenti statali, asostegno delle piccole e medie im-

prese. Tutto questo per favorire lanascita di nuove attività, il mante-nimento delle esistenti e il rilanciodell’economia, grazie anche al po-tenziamento dei distretti della do-motica e della nautica, la riconver-sione produttiva in nuovi settoristrategici, in primo luogo quelli le-gati alla green economy e alle suepotenzialità. Altrettanto impor-tante risulta il sostegno, di carat-tere strutturale, alle reti di imprese.La crescita dimensionale è, infatti,fondamentale per poter affrontarela competizione sui mercati inter-

Il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 29

Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx

nazionali». Mentre per quanto riguarda

l’accordo con gli artigiani?«L’intesa coglie lo spirito del bi-lancio regionale 2012, che con-centra le risorse su asset strategici:accesso al credito delle piccole im-prese, incentivando il rafforza-mento delle strutture di garanzia e

controgaranzia con fondi di soli-darietà, internazionalizzazione an-che per le piccole realtà favorendole reti d’impresa, ulteriore sempli-ficazione nell’accesso agli appaltidelle amministrazioni pubbliche,nuovi bandi per innovazione e ri-cerca grazie all’ampliamento delladotazione di fondi europei. Questo

accordo, così come quello conConfindustria e quello sotto-scritto con le parti sociali, dà ilsenso della collaborazione, dellafiducia reciproca, della necessitàdi essere uniti nella ricerca dellesoluzioni in questa fase partico-larmente difficile».

Passando a un altro nodo

L’accordocon gli artigianicoglie lo spiritodel bilancioregionale 2012

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Gian Mario Spacca

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30 • DOSSIER • MARCHE 2012

IL PUNTO

caldo, sono stati 1,6 i miliardidi euro assegnati alle regioni peril trasporto pubblico locale. Aquesto punto, ritiene che sa-ranno evitati drastici tagli al set-tore reinserendo le corse sop-presse? «Le Marche, alla luce dello stan-ziamento complessivo di 1,6 mi-liardi di euro per le Regioni,avranno a disposizione per il tra-sporto su ferro 38 milioni, rispettoai circa 43 certificati come spesanel 2011. Come avvenuto già que-st’anno, anche per il 2012 la Re-gione coprirà, con un evidente im-pegno finanziario, il gap. Questoci consentirà di “salvare” pratica-mente tutti i treni regionali, rein-serendo dunque le corse soppresse.Un altro sforzo sarà compiuto perridurre al 5%, rispetto al 10-11%previsto, i tagli governativi al tra-sporto su gomma: in sostanza re-cupereremo circa 3 milioni sui 6 diriduzioni. A fronte di un grandesacrificio in termini finanziari daparte della Regione, chiediamoperò alle società di gestione del tra-sporto pubblico locale una nuovaorganizzazione nel segno di unamaggiore efficienza e competitivitàdel servizio, su base quindi nonpiù provinciale ma regionale. Que-sto significa che ci sarà una pro-grammazione dei servizi a carat-tere regionale. Una mobilitàaccessibile a tutti e che non pe-nalizzi alcuna area della nostra re-gione è fondamentale soprattuttoper le fasce più deboli della co-munità».

Le infrastrutture immateriali

costituiscono uno dei progettipiù ambiziosi per il 2012. «L’Ict è uno straordinario stru-mento di competitività economicasul territorio e di miglioramentodella società sul quale la Regionesta investendo. In questo settore,abbiamo già fatto tanto ma restaancora molto da realizzare. Per il2012, quindi, uno dei nostri pro-getti di punta riguarda il Gridcomputing web 2 a servizio di cit-tadini, famiglie e imprese. Unanuova frontiera ancora più evolutadi internet, per rendere più velocelo scambio di dati e informazioni.Siamo convinti che l’applicazionedelle migliori conoscenze messe adisposizione dall’innovazione sia ilparadigma da seguire per usciredalla crisi: la ripresa non passa, in-fatti, solo attraverso l’incrementoquantitativo della nostra econo-mia, ma anche e soprattutto attra-

verso il profilo qualitativo dellesoluzioni ricercate, applicando laricerca di nuove tecnologie aobiettivi focalizzati su bisogni con-creti della comunità».

Con quali strategie si punta araggiungere gli scopi prefissatidal piano socio-sanitario recen-temente approvato?«L’appropriatezza è il fulcro cen-trale su cui orientare l’azione nelsettore della sanità nel prossimobiennio. Gran parte dei problemidel nostro sistema riguarda, in-fatti, il socio-sanitario: mentre suiposti letto per acuti, le Marchesono al di sopra della media na-zionale, per quelli socio-sanitari, ein particolare per la non autosuf-ficienza, la regione registra unforte deficit. Il piano approvatorecentemente riequilibra, nel se-gno della massima appropriatezza,la dotazione dei posti letto. Que-sto percorso impone una prospet-tiva regionale che allontana visioniparticolaristiche nella ricerca diun’armonia e di un’integrazionesempre crescenti, in grado di of-frire a ogni cittadino marchigiano,in qualsiasi località viva, le mede-sime possibilità di accesso ai servizisanitari. Una visione che ispira ilpiano nel nome della valorizza-zione della coesione sociale cheprivilegia la difesa delle fragilità ela qualificazione dei servizi. La tu-tela della salute, con quella del la-voro e della mobilità, costituisce lapriorità del governo regionale econtinua a esserlo anche in unafase di perdurante difficoltà finan-ziaria».

Le Marche avrannoper il trasportosu ferro 38 milionidi euro rispetto aicirca 43 del 2011

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Page 25: dossier marche 01 2012
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POLITICA ECONOMICA

38 • DOSSIER • MARCHE 2012

Sistema manifatturiero marchigiano an-cora in recessione. Tra luglio e ottobredello scorso anno, la produzione delleimprese industriali e artigiane della re-

gione è diminuita del 2,6 per cento rispettoallo stesso periodo del 2010. Non solo la pro-duzione, ma anche il fatturato (-3,4%) e gli or-dinativi (-4%) hanno risentito, nel terzo tri-mestre dell’anno, della congiuntura negativa.Più contenuto il calo del fatturato estero (-2%),che crolla però nell’artigianato (-10,2%). Ar-tigianato che registra anche un pesante calo diproduzione (-6,9), fatturato (-6,5) e ordinativi(-8,4). È questa la situazione che viene deli-neata dall’indagine trimestrale “Giuria dellacongiuntura”, realizzata da Unioncamere Mar-che su un campione significativo di impresemanifatturiere marchigiane. Il commento delpresidente Alberto Drudi.

Un dato preoccupante è il calo della pro-duzione delle imprese industriali e arti-giane. Ben 766 aziende artigiane hanno ces-sato l’attività tra luglio e ottobre. Chi risentemaggiormente della recessione e perché?«È un’intera struttura economica a essere en-trata in sofferenza. Risentono maggiormentedella recessione le imprese che agiscono ohanno agito in difesa. Bisogna investire sul-l’innovazione e sulla capacità di fare squadraper essere più forti. È vero che ci sono settoricon sofferenze più accentuate rispetto ad altri

Le imprese cambiano strategiaInvestire sull’innovazione, fare squadra e

internazionalizzarsi è compito degli imprenditori.

Ne è convinto Alberto Drudi, presidente Unioncamere

Marche, secondo il quale il sistema camerale, invece,

deve creare nuove opportunità nei Paesi in crescita

Renata Gualtieri

Alberto Drudi, presidente di Unioncamere Marche

Page 27: dossier marche 01 2012

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxAlberto Drudi

MARCHE 2012 • DOSSIER • 39

ma, come presidente di Unioncamere, mipiace avere uno sguardo d’insieme e il datocomplessivo, aggiornato al terzo trimestre del2011, evidenzia che nella nostra regione il nu-mero delle imprese è in crescita rispetto al-l’anno precedente, essendo aumentato da177.360 a 177.881».

In quale misura l’export riesce a trainarela produttività?«Le Marche hanno costruito proprio sull’ex-port le loro fortune: mobile e arredamento,calzature e moda, meccanica di precisione edeccellenze del gusto solo per fare qualche esem-pio. Ora, però, bisogna aiutare le nostre im-prese a modificare le rispettive strategie, senon l’hanno già fatto. Bisogna internaziona-lizzare e uniformarsi alle nuove forme di rela-zioni economiche richieste dalla globalità. Nonsignifica delocalizzare, come qualcuno ognitanto sostiene. Significa, invece, posizionarsi inmercati oggi in forte sviluppo e, allo stessotempo, creare lavoro nel nostro territorio.Esempi di successo ne abbiamo a decine. Sia dinostre imprese che, andando all’estero, hannoappunto sviluppato la produzione sul nostroterritorio, sia d’imprese estere che hanno in-vestito sul nostro territorio, come la cinese QJsulla Benelli moto di Pesaro. Il compito del si-stema camerale è costruire opportunità per lenostre imprese nei Paesi in crescita e noi lostiamo assolvendo».

C’è qualche segnale confortante per il si-stema?«Un esempio virtuoso potrebbe essere il pro-getto Qatar, il suo nome dice già quale sia ilcentro dell’interesse, e mi ricollego al ragiona-mento iniziale sulla necessità di internaziona-lizzare e di fare squadra. I progetti di rete,come in questo caso, servono ad affrontare legrandi novità con cui dovremo confrontarcianche in futuro. Tutti possono inserirsi: arti-giani, industrie, piccole e medie imprese. Ab-biamo inoltre buoni riscontri dalla calzatura, in

ripresa, e dal turismo, un set-tore che forse mai prima d’oraè stato altrettanto dinamico erilevante come opportunità dilavoro e come peso specificorispetto al sistema economiconel suo complesso. Bisognadare atto alla Regione che la cam-pagna promozionale con DustinHoffman nei panni di testimo-nial ha avuto un forte impattosul mercato statunitense».

Come si possono rilanciarele imprese, evitando così diprolungare una crisi già cosìpesante?«Uno dei fattori decisivi è di carattere culturale:la consapevolezza che siamo chiamati a unnuovo inizio. Sarà un percorso di crescita e disviluppo ancora lungo, ma aperto, e spetta so-prattutto ai giovani il compito di interpretarequesto nuovo modo di fare impresa. Il successonecessita però di una pre-condizione virtuosa:tutto il sistema-Italia deve remare nella stessadirezione. Tra i segnali confortanti s’inserisce ilfatto che il governo Monti preveda 400 milioniall’anno come fondo di garanzia a favore dellepiccole e medie imprese. Mi chiedo però se itagli al trasporto pubblico e soprattutto allefermate dei treni, che isolano di fatto interearee della regione, siano d’aiuto allo sforzo perinternazionalizzare le imprese. Per quanto ri-guarda il sistema camerale, il nostro compitoconsiste nel consolidare le numerose relazionieconomiche già in essere e nel creare nuove op-portunità nei Paesi in crescita, nel potenziarele manifestazioni fieristiche e iniziative comeincoming e incontri B2B, nell’intensificare ilrapporto sia con le associazioni di categoria siacon le istituzioni locali e nel contribuire, perquanto possibile, al miglioramento delle in-frastrutture viarie, uno storico tallone d’Achilleper la nostra regione».

Il numero delleaziende, aggiornatoal terzo trimestre del

2011, è in crescitarispetto all’anno

precedente

IMPRESE+521

Calo tra luglioe ottobre della

produzione delleimprese industriali

e artigiane dellaregione rispetto

allo stesso periododel 2010

PRODUZIONE

-2,6%

Page 28: dossier marche 01 2012

Le opportunità per la ripresa

POLITICA ECONOMICA

40 • DOSSIER • MARCHE 2012

Secondo i dati di Trend Mar-che, l’Osservatorio regio-nale sull’artigianato e la pic-cola impresa, nel corso di

quest’anno è previsto un calo delPil delle Marche dello 0,6%, il dop-pio della media nazionale che si fermerà a -0,3%. Anche il comparto artigiano risentedei contraccolpi della crisi e le prospettivenon appaiono rosee. «La Regione – assicural’assessore Giannini – continuerà a sostenerel’artigianato marchigiano, spina dorsale del-l’economia del nostro territorio e fonte di la-voro per migliaia di famiglie».

Come si può favorire la crescita e rilan-ciare le attività produttive della regione?«Assieme alle categorie economiche, nell’am-bito del bilancio 2012, abbiamo formaliz-zato intese per azioni focalizzate su interna-zionalizzazione, sostegno a credito e liquidità,innovazione e semplificazione. Investiamocomplessivamente circa 200 milioni di euroin interventi diretti».

Che ruolo riveste la formazione in questocontesto?«La formazione è molto importante, sia nellesituazioni di crisi, dove la riqualificazione el’adeguamento delle professionalità dei lavo-ratori può aiutare ad aprire nuove occasionilavorative; sia per consentire di accedere aprofessioni migliori, calando i percorsi for-mativi sostenuti dalla Regione sui reali biso-gni del territorio e dell’economia locale».

Cosa prevede l’accordo per il rilancio dellepmi e dell’economia siglato di recente tragiunta regionale e associazioni di categoria?«L’accordo con artigiani e industriali puntainnanzitutto a evitare che la crisi di liquiditàin atto porti a una restrizione degli affida-menti di cassa. Tra le azioni principali con-cordate ci sono anche l’ulteriore riduzionedei costi della pubblica amministrazione, lasemplificazione della burocrazia, la priorità ainuovi investimenti e progetti imprenditorialidelle piccole e medie imprese, il potenzia-mento dei distretti, la riconversione produt-tiva in nuovi settori strategici, in primo luogoquelli legati alla green economy e allo svi-luppo sostenibile».

Quali iniziative sono state promosse a so-stegno delle botteghe e delle eccellenze arti-giane delle Marche, quante le imprese coin-volte e come è stata valorizzata la figura delmaestro artigiano?«La valorizzazione dell’artigianato artisticorientra nella strategia integrata del governo re-gionale, diretta a dare massima visibilità alleeccellenze del territorio, anche per accrescerela sua attrattività turistica e culturale. In que-sta prospettiva, oltre ai contributi finanziari

«Approcci innovativi sul prodotto

e sull’organizzazione d’impresa, a partire

dallo sviluppo dalle reti aziendali». Le iniziative

promosse dalla Regione sono indicate da

Sara Giannini, assessore alle Attività produttive

Renata Gualtieri

Page 29: dossier marche 01 2012

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxSara Giannini

MARCHE 2012 • DOSSIER • 41

diretti, abbiamo previsto diverse misure: ilmarchio di origine e qualità, segno distin-tivo che valorizza il made in Marche e la suacomponente tradizionale e culturale. Ab-biamo previsto, poi, anche specifiche com-missioni per la redazione dei disciplinari diproduzione, con, per ora circa cento impresecoinvolte. È stato poi introdotto il riconosci-mento di “Maestro Artigiano” e l’avvio delle“Bottega scuola”».

Per quasi dieci anni le Marche hanno po-tuto contare su oltre 26 milioni di euro al-l’anno per il sostegno alle imprese del terri-torio, oggi invece hanno a disposizione moltomeno. Secondo quali criteri saranno distri-buite le risorse?«Il fondo unico nazionale per le imprese cheveniva trasferito alle Marche, come alle altreregioni italiane, e che valeva 26 milioni dieuro è stato azzerato da tempo dal GovernoBerlusconi. Siamo riusciti a compensare leminori risorse con nuove fonti di provvista,come quelle provenienti dalla Banca europeaper gli investimenti. Abbiamo cambiato lanatura del sostegno, coinvolgendo anche il si-stema bancario nel finanziamento dei progettidi investimento delle im-prese e investendo moltonell’agevolazione dell’ac-cesso al credito, tramite ilsostegno alle strutture digaranzia. Inutile disporre dicontributi a fondo perduto,che coprono sempre unaparte parziale del costo de-gli investimenti, se la re-stante parte non riesce atrovare copertura medianteautofinanziamento o fidobancario. Nell’attuale con-testo di liquidità, i rapporticon il sistema creditiziosono cruciali».

Quali progetti innovativi

particolari sono stati recentemente sostenutidalla Regione?«La domotica, un progetto che interpreta il cam-biamento sociale in atto anche con il progressivoavanzare dell’invecchiamento della popolazionee che rilancia e sostiene quelle aziende che si spe-cializzano, tra gli altri, in illuminotecnica, elet-trodomestici di ultima generazione e ricerca tec-nologica sui materiali in edilizia».

E sul fronte della ricerca?«La Regione sta svolgendo un ruolo propul-sivo nelle politiche a sostegno della ricerca einnovazione, anche attraverso il coordina-mento dell’Osservatorio istituito nell’ambitodella Conferenza nazionale delle Regioni, dicui ho la responsabilità. Recentemente ho in-viato un invito al neoministro Profumo a sot-toscrivere insieme un protocollo d’intesa giàcondiviso dal punto di vista tecnico con gliuffici ministeriali. L’obiettivo è concordareun programma d’interventi a sostegno dellaricerca e dello sviluppo di nuove tecnologieabilitanti, della valorizzazione delle compe-tenze e delle eccellenze scientifiche, della qua-lificazione imprenditoriale e professionale delcapitale umano».

In apertura,

Sara Giannini,

assessore alle Attività

produttive della

Regione Marche

Page 30: dossier marche 01 2012

Dai risultati dell’indagine trime-strale, realizzata dal centro studidi Confindustria Pesaro Ur-bino, su un campione di im-

prese della provincia emerge che la produ-zione industriale nel terzo trimestre del2011 è cresciuta dell’1,5% rispetto allostesso periodo dell’anno precedente. La va-riazione di segno positivo ha interessato laproduzione di tutti i principali settori del-l’economia, a eccezione del settore mobile earredamento. «Il dato però va preso concautela – precisa il presidente di Confindu-stria Pesaro Urbino, Claudio Pagliano – vi-ste le dinamiche di ristrutturazione checoinvolgono le aziende del territorio e chegenerano effetti molti differenziati tra im-prese, anche in relazione al diverso grado diesposizione all’estero». La debolezza dellasituazione viene, infatti, confermata dalfatto che il 45% del campione di riferi-mento ha comunque avuto diminuzioni si-gnificative dei propri livelli di attività.«Inoltre, ricordo che parliamo di una varia-zione percentuale minima rispetto allostesso periodo dell’anno precedente, che harappresentato un momento estremamentedifficile per il sistema produttivo, non sololocale: quindi, purtroppo, non si intravvedeancora la via d’uscita dalla crisi».

In difficoltà risulta l’attività commerciale.L’andamento delle vendite in termini realiha registrato una diminuzione dell’1,4%,

con andamenti negativi sul mercato interno(-1,2%) e su quello estero (-1,7%). Questorallentamento quanto preoccupa gli im-prenditori e quali sono le previsioni relativealle vendite per i prossimi mesi?«Siamo molto preoccupati perché le perfor-mance negative si stanno protraendo ormaida lungo tempo. La contrazione delle venditesui mercati esteri ha ridotto anche le possi-bilità per le nostre aziende di adeguare inmodo più incisivo la produzione alle nuoveesigenze dei mercati internazionali. Il calosull’estero, inoltre, rappresenta una novitànegativa: l’export ha da sempre rappresentatol’ancora di salvataggio per le imprese pesaresirispetto alle croniche difficoltà del mercatointerno».

C’è da aspettarsi un miglioramento perquanto riguarda il mercato estero e quali

POLITICA ECONOMICA

42 • DOSSIER • MARCHE 2012

Sviluppo delle infrastrutture, un rapporto sereno con gli istituti di credito,

sburocratizzazione, fiscalità misurata e contratti di rete. I temi su cui agire per il

presidente di Confindustria Pesaro Urbino, Claudio Pagliano

Renata Gualtieri

Le aspettative dei pesaresi

L’aumento dellaproduzione industriale

delle impresepesaresi nel terzo

trimestre 2011 rispettoall’anno precedente

PRODUZIONE

1,5%

La diminuzioneregistrata sul

mercato estero.Su quello interno la

flessione è statadell’1,2%

VENDITE

-1,7%

Page 31: dossier marche 01 2012

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxClaudio Pagliano

MARCHE 2012 • DOSSIER • 43

sono e saranno i principali destinatari del vo-stro export?«Gli imprenditori pesaresi stanno mettendoin atto strategie di ristrutturazione e anche diriposizionamento sui mercati esteri. Sarà im-portante verificare quali saranno le economietrainanti, con l’auspico che la ripresa deiconsumi mondiali sia ravvicinata e concreta.Per quanto riguarda i mercati preferenzialiper il nostro export, ai primi posti certa-mente i Paesi dell’Unione europea insieme aquelli degli altri Paesi dell’Europa, in parti-colare la Russia. Il Medio Oriente ha moltoappeal per il nostro mobile. E poi ci sono iPaesi africani che per alcune nostre azienderappresentano sbocchi interessanti. Apprez-zabili opportunità, inoltre, potranno perve-nire anche dall’India e dalla Cina».

Le ore di cassa integrazione nel periodogennaio-ottobre 2011 sono diminuite del38%, passando da 9,3 milioni circa del 2010a 5,7 milioni del 2011. Quali le aspettativerispetto ai dati occupazionali?«Le aziende faranno di tutto per limitare ilprolungarsi degli effetti dovuti alla contra-zione delle vendite, tuttavia ci ritroviamo avivere in una situazione complicata e difficileche costringe le aziende a ristrutturarsi perpoter sopravvivere e continuare a svolgere ilproprio ruolo economico e sociale».

Le industrie pesaresi stanno realizzandoogni sforzo per uscire da una crisi, ma qualesarà l’impegno dell’Associazione per il 2012?«Avevamo già indicato la necessità di agireconcretamene su pochi temi, ma essenzialiper la nostra sopravvivenza: le infrastrutture,a cominciare dal secondo casello dell’A14 aPesaro e Ospedale unico; un rapporto più se-reno e aperto con gli istituti di credito, per-ché le aziende vanno sostenute anche neimomenti più difficili. Tutto questo in uncontesto nazionale che deve fare delle riformestrutturali, della sburocratizzazione e di unafiscalità più misurata i propri punti di forza.Auspico, infine, che il 2012 rappresentil’anno in cui i contratti di rete e le aggrega-zioni mirate fra le aziende diventino strategieabituali e non eccezioni».

Sotto,

il presidente

di Confindustria

Pesaro Urbino,

Claudio Pagliano

��

Il Medio Orienteha moltoappeal per ilnostro mobile

Page 32: dossier marche 01 2012

44 • DOSSIER • MARCHE 2012

POLITICA ECONOMICA

Progetti di ampio respiro coinvolgono Confindustria

Ascoli Piceno e iniziative volte ad affrontare i problemi

delle diverse aree territoriali. Illustra le strategie

d’impulso all’economia il presidente Bruno Bucciarelli

Renata Gualtieri

Le linee di sviluppodel futuro Il terzo trimestre del 2011, così come ri-

velato dall’indagine di Unioncamere Mar-che, ha registrato un’ulteriore e decisa de-celerazione dell’attività produttiva e

commerciale per l’industria manifatturiera mar-chigiana, e in particolare per quella picena. Lacrisi si è sovrapposta peraltro nel territorio dellaprovincia a una situazione che da diversi de-cenni risulta già seriamente compromessa nellacrescita economica, conseguenza della cessa-zione del regime agevolato dell’ex Casmez. Il Pi-ceno risulta l’area in maggiori difficoltà del-l’intera regione perché in questa zona silocalizzano le crisi aziendali più gravi, che ri-chiedono interventi urgenti e incisivi da partedi tutte le istituzioni. «Come imprenditori –sottolinea il presidente di Confindustria AscoliPiceno Bruno Bucciarelli – ci interroghiamospesso su come si riesca ancora a fare impresasenza una semplificazione efficace e concreta,senza l’appoggio quotidiano degli istituti dicredito e una scarsa comprensione delle effettiveesigenze delle imprese da parte di alcune com-ponenti del mondo del lavoro e del sindacato».

Quali sono i dati che più la preoccupano equali settori interessano?«Il lavoro e il futuro dei giovani sono sicura-mente al centro delle nostre priorità, i dati innostro possesso ci preoccupano e confermanoun trend decisamente negativo. Nel Piceno dal2009 sono stati collocati in mobilità 7.886 la-voratori, mentre sono più di 22.000 le per-sone iscritte attualmente nelle liste di colloca-mento. La crisi è trasversale e sta colpendo tuttii comparti: certamente l’edilizia è il settore inmaggiori difficoltà, peraltro più di altri sta su-bendo la restrizione del credito. È da rilevareche nelle Marche, nei primi tre mesi del 2011,i finanziamenti per gli investimenti in ediliziaresidenziale sono diminuiti del 38,6% mentrela riduzione nel centro Italia è stata del 7% e alivello nazionale dell’11,3%. Senza parlare deicronici ritardi dei pagamenti da parte dellapubblica amministrazione che rendono ancora

Bruno Bucciarelli, presidente Confindustria Ascoli Piceno

Page 33: dossier marche 01 2012

MARCHE 2012 • DOSSIER • 45

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxBruno Bucciarelli

più precaria la situazione».L’export riesce ancora a trainare le imprese

della provincia?«Sicuramente la risposta è positiva ma il risultatocomplessivo risulta ridotto rispetto alle altre pro-vince marchigiane. Nei primi nove mesi del2011 le nostre esportazioni sono aumentate solodel 5,1% rispetto allo stesso periodo del 2010,mentre le Marche hanno registrato un incre-mento del 10,3%. Siamo consapevoli che pos-siamo fare di più, dobbiamo fare meglio. Il fu-turo delle nostre imprese dipende in gran partedalla capacità che, nei prossimi mesi, avremo diessere presenti nei mercati esteri e in particolarein quelli extra Ue. Lascia seriamente pensare ilfatto che il 73,1% delle nostre esportazioni hacome destinazione il mercato europeo».

Quale può essere un’occasione di rilan-cio e di nuova occupazione per l’impren-ditoria picena?«Siamo consapevoli della necessità di favorire

nel Piceno un’attenzione crescente alle poten-zialità effettive: stiamo operando su progetti diampio respiro che devono rappresentare un vo-lano di nuova crescita. Mi riferisco ad iniziativeper affrontare i problemi reali delle diversearee territoriali e avviare, in conseguenza, stra-tegie di concreto impulso all’economia dise-gnando linee di sviluppo futuro. Un esempioimportante è fornito dal progetto “Ascoli 21”che, promosso da Confindustria, è in diritturad’arrivo e, ottenute le autorizzazioni, potrà av-viare i lavori per dare un aspetto di tecnologia

e innovazione all’area ex Car-bon nel centro del capoluogo».

Come sta lavorando l’Asso-ciazione nell’ottica di dareun futuro al territorio e qualile sue previsioni per i pros-simi mesi?«Confindustria Ascoli Picenoguarda con preoccupazione alfuturo dell’ economia del Pi-ceno, nella consapevolezza

sulle grandi potenzialità dei nostri imprenditorie delle maestranze. Abbiamo già avviato la co-stituzione del “Consorzio nuovo porto”, per ri-lanciare l’economia della costa picena, interve-nendo sul ruolo delle imprese connesse allarisorsa mare. Allo stesso modo con “l’alleanza difiliera ittica”- definita insieme a Federpesca -stiamo razionalizzando, con un primo con-tratto di rete, attività e imprese che si concen-trano sulla risorsa fondamentale nell’area rivie-rasca. Contestualmente con “Sorgenti comuni”intendiamo incrementare l’offerta turistica diqualità e valorizzare tutte le risorse, naturali enon, del territorio. Nel frattempo stiamo defi-nendo l’iniziativa per la “re-industrializzazione”delle aree e dei capannoni dismessi, nell’in-tento di creare le condizioni di contesto utili anuovi investimenti. Grandi sono anche le aspet-tative connesse all’attivazione degli “etichalbond”, una speciale obbligazione bancaria de-dicata al Piceno ideata per favorire l’acceso alcredito delle piccole e medie imprese».

Aumento delleesportazioni delle

imprese provinciali neiprimi nove mesi del

2011 rispetto allostesso periodo del

2010

EXPORT

+5,1 %

La quota diesportazioniprovinciali

destinate almercato europeo

EUROPA

73,1 %

Ascoli 21darà un aspettodi tecnologiae innovazioneall’area ex Carbon

Page 34: dossier marche 01 2012

POLITICA ECONOMICA

46 • DOSSIER • MARCHE 2012

Affrontare i limiti e valorizzare le potenzialità,

salvaguardando la coesione sociale. È questo l’auspicio

di Stefano Mastrovincenzo per il 2012. Secondo il

segretario regionale della Cisl i primi nodi da chiarire

riguardano l’occupazione e lo stop ai privilegi

Tiziana Bongiovanni

Un esercito di 162.500 marchi-giani iscritti: lavoratori e pensio-nati, precari e disoccupati. Sonoi numeri di Cisl Marche: solida-

rietà, partecipazione, pragmatismo alla basedei valori statutari. Diverse le prese di posi-zione su cui la confederazione locale si stabattendo: il no alla liberalizzazione selvaggiadegli orari di apertura dei negozi, il no alblocco del pagamento in contanti delle pen-sioni, la contestazione del piano socio-sani-tario regionale, l’appoggio al Fondo anticrisidella regione. Il punto del segretario generale,Stefano Mastrovincenzo.

Con i salari compressi le famiglie sonosempre più spinte a ricorrere al credito.«Sì, il ricorso al credito da parte delle fami-glie è cresciuto negli ultimi anni. Però le fa-miglie stanno facendo fronte alla crisi grazieal risparmio e alla casa di proprietà. Ma la ric-chezza privata residua non basterà a salvarcise il peso del debito pubblico ci dovesse farderagliare dall’Europa. Per ridurlo vanno ag-gredite le inefficienze della spesa pubblica, gliabusi, gli sprechi, l’evasione, le rendite paras-sitarie non più tollerabili. Senza incorrere ineccessi di demagogia, limitare stipendi e bo-nus dei manager pubblici e privati e i costidella politica è necessario per trasmettere unmessaggio di stop ai privilegi e agli eccessivisquilibri».

I bancari della Fiba-Cisl hanno aderitoalla giornata nazionale contro la specula-zione finanziaria. Di cosa si tratta? «La Cisl, assieme ad altre organizzazioni, so-stiene l’introduzione di una tassa dello0,05% sulle transazioni finanziarie, notacome Tobin tax. Essa penalizzerebbe queglispeculatori che realizzano migliaia di opera-zioni al giorno. Le risorse raccolte sarebberoutili a fronteggiare in parte i problemi econo-mico-finanziari dei paesi europei e a soste-

Stefano Mastrovincenzo,

segretario generale

della Cisl Marche

nere progetti di sviluppo. Molte dei paesimembri dell’Unione europea, tra cui Franciae Germania, e lo stesso Parlamento europeo,sono favorevoli. Il premier Monti recente-mente ha dichiarato l’appoggio dell’Italia,che finora era stata contraria».

E come commenta lo sciopero dei ban-cari del 16 dicembre scorso?«Quello era legato alle iniziative di Cgil-Cisl-Uil contro la manovra Monti. Oltre alle te-matiche generali, c’era un disagio specifico trai lavoratori bancari, per una diminuzione delpotere di acquisto, la difficoltà dei nuovi as-sunti nel vedersi stabilizzati, sia pur con retri-buzioni inferiori ai lavoratori più anziani,l’incertezza delle prospettive del settore».

La bolla finanziaria ha investitol’economia reale esta producendo disa-strosi effetti occupa-zionali. Com’è la si-tuazione nelleMarche?«Le aziende marchi-giane, in gran partepoco capitalizzate, sisono trovate in diffi-coltà di fronte a ban-che che hanno innal-zato i tassi d’interessee chiesto sempre piùgaranzie. I minori in-

È giunto il momento di fare chiarezza

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 47

vestimenti hanno favorito l’aumento delladisoccupazione, giunta nel primo semestre al6,6%. Abbiamo assistito al crescere di cassin-tegrati di lunga durata, di scoraggiati e di oc-cupati indipendenti, come giovani ex dipen-denti che hanno aperto una partita Iva.Alcune aziende hanno risposto bene alla crisi,ma sono prudenti nelle assunzioni. Perquanto riguarda il settore pubblico, nono-stante il rinnovo di vari contratti nazionali,registriamo il blocco della contrattazione. Inaltri settori assistiamo ad abuso di lavori pre-cari sottopagati».

Cosa vorrebbe Cisl Marche per il 2012?«Credo che il 2012 sarà un anno decisivoperché il nostro paese imbocchi per il versogiusto la strada del cambiamento epocale inatto, affrontando i propri limiti e valoriz-zando le proprie potenzialità. Bene primarioè la coesione sociale. Bisogna avere unosguardo prioritario a chi è più in difficoltà, apartire dai giovani, e poi rimettere al centrolo sviluppo e il lavoro, liberando le energiepositive del paese. Dobbiamo convincerciche dovremo essere tutti più sobri e rigorosi,in un paese dove chi ha di più contribuisca dipiù, dove un imprenditore che investe ed as-sume sia tassato meno di uno che vive direndite immobiliari e finanziarie, dove non

sia precluso ogni futuro a milioni di giovani,dove il welfare pubblico non sia smantellato,ma operi in modo integrato e sussidiario conla ricchezza di esperienze associative e delprivato sociale. Poi, certo, molto dipenderàdal contesto europeo».

Un’ultima domanda. Come giudica lamanovra economica Monti? «La Cisl aveva auspicato un nuovo governo diunità nazionale per affrontare una crisi senzaprecedenti. Il governo Monti sta recuperandoautorevolezza internazionale ed è visto damolti italiani come opportunità credibile persalvare il paese. Le potenzialità perché il go-verno riesca ci sono, a patto che, oltre al ri-gore sui conti, metta al primo posto sviluppoe lavoro, coesione ed equità sociale. Peròquesta manovra non ha assunto tali priorità:ha colpito i soliti redditi, i soliti ceti, e rischiapesanti effetti recessivi. Si deve cambiarepasso subito: confronti ed eventuali intesecon le parti sociali possono assicurare quellacoesione e quella mediazione sociale indi-spensabili in un momento simile».

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Le potenzialità perché il governo riescaci sono, a patto che, oltre al rigore suiconti, metta al primo posto sviluppo e lavoro, coesione ed equità sociale

Stefano Mastrovincenzo

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52 • DOSSIER • MARCHE 2012

Il modello distrettuale è ancora valido ma, di fronte ai cambiamenti imposti dalla congiuntura

economica mondiale, dovrà sapersi rinnovare per rimanere sui mercati. Donato Iacobucci, docente

di Economia all’Università Politecnica delle Marche, indica nell’innovazione la strada da seguire

Tiziana Bongiovanni

Distretti, una formula ancora vincente

Le Marche sono una delle regioni a piùalto tasso di occupazione manifattu-riera in Italia e in Europa. Questa com-petitività deriva dalla struttura produt-

tiva, basata sui distretti industriali, cioè reti dipiccole e medie imprese specializzate. I distrettimarchigiani sono sette e secondo gli ultimi datidel servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaoloper Banca dell’Adriatico continuano a crescere:in testa i tre del sistema moda (le calzature diFermo, la pelletteria del Tolentino e la jeans Val-ley del Montefeltro), con a seguire le macchineutensili, le cucine e il legno di Pesaro, gli stru-menti musicali di Castelfidardo e per ultimi,scontando le criticità del mercato immobiliare,le cappe e gli elettrodomestici di Fabriano. Mar-chi come Tod’s, Poltrona Frau, Nero Giardini,Fornarina, Docksteps, Scavolini, Febal, Berloni,Indesit, Ariston, Faber, Elica sono i più noti algrande pubblico. Di distretti industriali si è oc-cupato molto Donato Iacobucci, professore dieconomia applicata alla facoltà di Ingegneriadell’Università Politecnica delle Marche.

Professore, qual è il segreto del successo deidistretti industriali?«L’aver puntato sulla qualità. Anni fa c’era il ti-more che il settore avrebbe potuto essere pena-lizzato dalla concorrenza a basso costo. Al con-trario: il sistema è stato capace di reggersi erinnovarsi, facendo emergere al suo interno im-prese di grandi dimensioni che hanno saputo in-vestire nei marchi e nel controllo della distribu-zione».

Donato Iacobucci,

professore di economia

applicata alla facoltà

di Ingegneria

dell’Università

Politecnica

delle Marche

Ma queste aziende sono ancora in mani ita-liane?«Sì. Fino a qualche anno c’è stata la crisi dellaMerloni, che tutt’ora non è completamente ri-solta, ma i rami d’azienda che sono stati cedutisono stati acquistati da imprenditori italiani. Ciòevidenzia ancor di più che l’organizzazione in di-stretti industriali è una formula vincente».

Ci faccia un esempio. «Prendiamo Nero Giardini: non produce diret-tamente calzature, ma si serve di altre imprese chefanno parte del distretto. Non assembla nem-meno, si occupa solo del design e della distribu-zione. Chi fa il lavoro per Nero Giardini, realtàtradizionali a media-bassa tecnologia, non sa

DISTRETTI

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aziende».Come sono stati finanziati?

«Con i fondi regionali, non tramite le banche. Labanca per definizione è abituata a sostenere pro-getti a basso rischio. Se si tratta di finanziare uncapannone va benissimo, se invece bisognaesporsi su un progetto di marketing o di ricercae sviluppo le cose diventano complicate. Ma èproprio in questo momento che le imprese do-vrebbero investire sempre meno in immobili emacchinari e sempre più in innovazione».

Il biennio 2009-2011 è stato difficilissimoper l’economia mondiale. Com’è andata nelleMarche?«La ripresa del 2010 non è stata sufficiente a re-cuperare la perdita del 2009 e forse non lo sarànemmeno quella del 2011. La regione è stata for-temente colpita perché i distretti hanno subitopesantemente il calo di domanda sui mercati eu-ropei. Le difficoltà sono sorte soprattutto nelleaziende più ridotte proprio perché questo è unsistema a fascia di imprese, quelle medio-grandi,abbastanza stabili e quelle piccole o piccolissimeche hanno subito forti turbolenze. Tanti apri echiudi, con una maggioranza di questi ultimi,purtroppo. Però il sistema è stabile, non si è in-debolito».

E cosa possiamo aspettarci per il 2012? «Le previsioni per il 2012 non sono molto rosee,secondo Confindustria il primo semestre si an-nuncia di leggera recessione. Non sono ridu-zioni rilevanti, però si innestano in una situa-zione in cui il sistema non si è ancora ripresodalle annate precedenti. C’era l’aspettativa chenel 2011 si potesse recuperare il crollo del 2009,ma la seconda parte dell’anno si è chiusa in fre-nata, situazione che continuerà ancora per tuttoil primo semestre di quest’anno».

E per il secondo semestre?«Le previsioni sono di ripresa, ma molto conte-nute. Non posso essere né ottimista, né pessimi-sta. Mi baso su ciò che leggo. Gli istituti di ri-cerca nell’ultima parte del 2011 hannocontinuamente riveduto al ribasso le previ-sioni per il 2012».

Donato Iacobucci

MARCHE 2012 • DOSSIER • 53

nemmeno quali siano tutte le fasi di lavorazione,perché la filiera è molto specializzata. Insomma,è una lunga catena di fornitura. Ma questa è pro-prio la sua forza e uno dei vantaggi è consentireuna gamma di prodotti molto vasta. Quindiquando parliamo di artigianato marchigianonon si parla del singolo produttore che fa il pro-dotto dall’A alla Z».

Negli ultimi anni si è diffusa l’idea però chei distretti sono superati. «La mia opinione è che non lo siano affatto. Selei parla con le medie e grandi aziende le direb-bero che la loro forza è proprio quella di stare inun distretto industriale».

Se però ipotizzassimo un valore aggiuntoche questo tipo di organizzazione dovrebbeintrodurre, quale sarebbe? «Necessariamente l’innovazione. Il legame traricerca e produzione sarà una delle chiavi fonda-mentali. Penso ad esempio agli spin-off, impresenate da ricercatori universitari. Attualmente conl’Università Politecnica delle Marche ne abbiamoattivi 25».

E le banche, in un sistema industriale a di-stretti, che ruolo hanno avuto? «Di fondamentale compenetrazione. Il grandevantaggio di questo sistema è che la regioneaveva una distribuzione capillare di Casse di ri-sparmio, che sposava bene una realtà fatta di pic-cole e medie imprese. Anche se nel tempo que-sti piccoli istituti si sono accorpati, hanno saputomantenere un ruolo leader su questo tipo di

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Dopo circa sei mesi dalla sua ele-zione può fare un bilancio dellasua attività rispetto al pro-gramma presentato. Cleto Sagri-

panti è fermamente convinto della necessitàdi sostenere la ripresa del settore con un la-voro sinergico e proattivo che si concentri sudiversi fronti, a partire dalla tutela e valoriz-zazione del made in Italy. «In veste di presi-dente dell’Associazione nazionale calzaturificiitaliani – sostiene – è mia intenzione conti-nuare a diffondere il valore e la qualità del-l’eccellenza calzaturiera italiana, sia nel nostroPaese che all’estero, con il coinvolgimentodiretto delle istituzioni». Alleati indispensa-bili per la ripresa economica e la lotta allacontraffazione sono infatti il governo italianoe la Comunità europea. In questi primi mesidi mandato Sagripanti ha concentrato la suaattenzione su diverse iniziative di sensibiliz-zazione, tra cui “Crescere con il made inItaly”, «un momento di incontro che loscorso novembre è stato occasione per risco-prire gli imperativi del ben fatto italiano: co-noscenza, cultura e artigianalità». L’Anci ha,inoltre, attivato dallo scorso settembre il pro-getto www.iloveitalianshoes.eu, una bouti-que online dove è possibile acquistare le mi-gliori calzature italiane con un semplice click.Si continua a credere nei giovani e nel loroavvicinamento al settore per questo l’Ancipunta su formazione teorica e pratica per pre-parare i tecnici e gli imprenditori di domani,senza dimenticare la creatività e la passioneper il proprio lavoro. E poi, innovazione, po-litiche a sostegno dell’occupazione, difesa deiposti di lavoro, comunicazione con gli im-

prenditori e con il consumatore. «Abbiamogià ottenuto risultati positivi in questi seimesi di lavoro che ci dimostrano che stiamopercorrendo la strada giusta».

In un momento cruciale per il Paese cosavuol dire crescere con il made in Italy?«Il made in Italy è innanzitutto un brand che

DISTRETTI

54 • DOSSIER • MARCHE 2012

I risultati dimostrano che il settore delle calzature ha

affrontato una profonda ristrutturazione e ha saputo

approfittare degli spiragli di crescita emersi nei

mercati stranieri. Fa il punto il presidente dell’Anci,

Cleto Sagripanti

Renata Gualtieri

Qualità e innovazione,il calzaturiero cresce all’estero

Cleto Sagripanti,

presidente

dell’Associazione

nazionale

calzaturifici italiani

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certifica la qualità e l’eccellenza della produ-zione calzaturiera italiana, riconosciuto e ap-prezzato anche oltre i confini nazionali. Glielevati standard che sostengono la nostraproduzione calzaturiera hanno aiutato il set-tore a reggere alla crisi che ci ha colpito nel2008 e nel 2009. Oggi stiamo nuovamentevivendo un periodo critico a cui bisogna ri-spondere con energia e compattezza. Per que-sto Anci continuerà ad aiutare le imprese delprocesso di reazione e ripresa, diffondendo lanecessità di adottare nuove strategie distri-

butive, nuovi posizionamenti di prezzo e ditarget e suggerendo nuovi mercati sui qualipuntare. È necessario in questo scenario avereil pieno sostegno del governo italiano. Anciè portavoce delle necessità del settore pressole istituzioni e punta a interventi concreti intermini di politica industriale: incentivi fi-scali per chi produce e chi assume in Italia,creazione di reti d’impresa, sostegno alleaziende che presentano piani di crescita eco-nomica e occupazionale».

Come vengono coinvolte le nuove genera-zioni alla scoperta del made in Italy e la co-noscenza dei casi d’imprese d’eccellenza delsettore?«I giovani sono il futuro del fare impresa ita-liano. Passione, forza, creatività sono le armiche i nostri ragazzi mettono a disposizionedel settore per contribuire a crescita e rilan-cio. Non possiamo rinunciare a queste ri-sorse uniche. Anci ha tra i suoi obiettivi prin-cipali quello di coinvolgere le nuovegenerazioni. Per questo dobbiamo insegnareloro cosa significa essere imprenditori, dob-biamo condividere con loro l’amore per l’ec-cellenza della calzatura italiana e per il benfatto, stimolare la loro capacità di creare pro-dotti belli, originali e la loro voglia di inno-vazione. L’Associazione organizza diversieventi formativi e iniziative culturali, ancheall’interno di Micam ShoEvent, che puntanoa fare da collante tra il settore scuola emoda».

Qual è l’impegno dell’Associazione peresportare la cultura che anima la produzionecalzaturiera italiana in tutto il mondo?«L’impegno di Anci all’estero è costante econtinuativo, grazie a iniziative pensate adhoc per raggiungere i diversi mercati. Siamoquindi soddisfatti che il governo sia tornatosui propri passi in merito alla cancellazionedell’Ice, ente indubbiamente fondamentaleper la promozione all’estero delle nostre pic-cole e medie imprese, con il quale ci auspi-

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxCleto Sagripanti

MARCHE 2012 • DOSSIER • 55

Nei primi 9 mesi 2011il numero di addetti

nei calzaturificiè passato da

80.153 a 80.791

FORZALAVORO

+0,8%

Aumento medioregistrato nel

periodo gennaio-settembre in

quantità

VOLUMIPRODUTTIVI

+2,5%

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DISTRETTI

56 • DOSSIER • MARCHE 2012

chiamo di riprendere a collaborare da subitoa pieno regime. Le strategie di internaziona-lizzazione sono fondamentali per noi: siamopresenti alle principali manifestazioni fieri-stiche mondiali in Europa e nell’area di lin-gua russa, in Medio Oriente e negli Usa, conriscontri positivi verso la nostra produzionecalzaturiera grazie ad eventi che promuovonoe rafforzano il giro d’affari e l’immagine delmade in Italy calzaturiero. E non ci fermiamoqui. Anci è continuamente alla ricerca dinuove sfide e nuovi mercati da proporre aipropri associati come, ad esempio, i Bric. Lacalzatura made in Italy ha raggiunto ormai unbuon livello di riconoscibilità in Brasile e inRussia, dove prendiamo parte alle maggiorimanifestazioni di settore, mentre India eCina sono mercati che offrono grandi pro-spettive ma con sistemi distributivi compli-cati e politiche protezionistiche piuttosto ri-gide».

Ha dichiarato che «in questi ultimi anni,soprattutto nei momenti più neri della con-giuntura a cavallo tra il 2008 e il 2009, leaziende calzaturiere hanno sofferto in modoparticolare la mancanza di un’offerta ade-guata alle loro esigenze di assicurare il cre-dito». L’accordo Anci Sace Bt che opportu-nità offre alle imprese associate?«Grazie all’accordo firmato tra Anci e Sace Bt

le imprese associate Anci potranno sottoscri-vere a condizioni vantaggiose una polizza chepermette di assicurare dal rischio di mancatopagamento delle vendite realizzate con clientiitaliani o esteri. Abbiamo identificato unostrumento efficace di assicurazione del cre-dito, adeguato alle esigenze dei clienti. Oltrea proteggere le imprese dai rischi di mancatopagamento, consente di concedere miglioridilazioni di pagamento o finanziamenti acondizioni concorrenziali. Questo accordorientra nelle azioni che Anci sostiene per losviluppo e la difesa delle aziende italiane erappresenta un valore aggiunto per le asso-ciate dimostrando la vicinanza dell’Associa-zione ai bisogni reali delle imprese in un mo-mento difficile e incerto come quelloattuale».

Come giudica la capacità delle imprese cal-zaturiere di reagire alla crisi, dimostrata nel2011, e il 2012 presenterà per il settore datipositivi di ripresa?

Importo dei progetti diinternazionalizzazioneper le fiere presentati

dalla Regione agoverno e Ice

EXPORT

Flessione dellaspesa delle

famiglie italianeriservata alle

calzature nei primi9 mesi del 2011

ACQUISTI

-2%

5,9mld

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Page 43: dossier marche 01 2012

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxCleto Sagripanti

MARCHE 2012 • DOSSIER • 57

«I dati relativi ai primi nove mesi del 2011 di-mostrano che il comparto sta recuperando intermini produttivi i livelli pre-crisi. Si trattadi una crescita che valorizza un cambiamentodi sistema sociale che ruota attorno al nostrosettore e che coinvolge i lavoratori, tornati adaumentare in numero. Si consideri che, ri-spetto al 2010, il numero di addetti nei cal-zaturifici è cresciuto dello 0,8% in un conte-sto nazionale dove i valori relativi alladisoccupazione sono in costante crescita. I ri-sultati dimostrano che il settore calzaturieroha affrontato una profonda ristrutturazione alivello di strategie commerciali e di posizio-namento che ha consentito alle imprese diapprofittare degli spiragli di crescita emersinei mercati stranieri. Stiamo per affrontareperò 12 mesi particolarmente difficili. Si in-travedono già, infatti, i primi segnali di ral-lentamento. Diventa, quindi, quanto mai ur-gente consolidare la crescita per noninterrompere il circolo virtuoso innescato.Due le strade da percorrere: rinnovamento dimacchinari e di prodotto, in grado di ade-guarsi alle nuove richieste dei mercati e a unadomanda sempre più variabile, e l’introdu-zione di una nuova politica del lavoro chepremi le aziende che investono nei giovani enella formazione».

Il made in Italyè un brandriconosciutoe apprezzato oltrei confini nazionali

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Secondo i dati Istat sul commercio estero,nel III trimestre 2011 le esportazionimarchigiane sono cresciute del 7,8% ri-spetto allo stesso periodo dell’anno pre-

cedente per un valore complessivo di 2,6 miliardidi euro. In realtà, le esportazioni del solo com-parto del cuoio, pelli e calzature sono aumentatedel doppio (+15,3%) per un valore pari a 624milioni di euro. L’indagine congiunturale diUnioncamere Marche, riferita allo stesso pe-riodo, evidenzia un fatturato in leggero calo (-1,4%), sia sul mercato interno che estero per ilcalzaturiero, ciò a dimostrazione di un’immi-nente fase di rallentamento della dinamica diquesto settore, che fino a questo momento hamostrato performance ben più elevate della me-dia. Le calzature e la pelletteria marchigiane sonodestinate in gran parte al mercato europeo (peruna quota del 78% sul totale dell’export mar-chigiano), sia intra-Ue (55%) che extra-Ue(23%), questo mercato regge comunque bene(+13% rispetto al III trimestre 2010) e «deve es-sere assolutamente salvaguardato». Interessante èla ripresa dell’America settentrionale (+20,5%) esoprattutto la crescita verso l’Asia orientale(+37%) «che rappresenta oggi la vera grande op-portunità per le imprese marchigiane». AnnalisaFranceschetti, responsabile dell’Ufficio di stati-stica area promozione della Camera di Com-mercio di Macerata, indica le sue previsioni perl’andamento del settore nei prossimi mesi e leazioni su cui occorrerà concentrarsi.

Qual è la vera forza delle imprese marchi-giane?«La forza delle nostre imprese sta soprattuttonell’orgoglio e nella volontà di stare sul mercato.I nostri imprenditori credono nelle loro capacitàdi comprendere i bisogni del mercato: è su que-sto che hanno sempre puntato e ciò che conti-nua a guidare le loro scelte d’investimento. Sitratta d’imprese che sanno bene cosa vuol direil termine concorrenza e che per affrontarlahanno generato i necessari anticorpi. I nostri

imprenditori non fuggonodalla competizione del mercatoe non creano lobby e gruppi dipotere per sviare le regole dellaconcorrenza, ma cercano diconquistarsi una posizione con-frontandosi direttamente con icompetitor, per quanto fortiquesti siano, cercando di offrireprodotti e servizi sempre piùappetibili. Purtroppo questoapproccio è sempre più difficileda perseguire a causa della per-durante crisi che sta frenando iconsumi in tutte le economieoccidentali».

L’azione della Camera diCommercio di Maceratacome intende sostenere il set-tore nei prossimi mesi?«L’ente supporta il distretto

58 • DOSSIER • MARCHE 2012

DISTRETTI

Il cammino verso l’eccellenza«Il distretto marchigiano della calzatura

è il più importante d’Europa e del mondo».

Annalisa Franceschetti, responsabile dell’Ufficio

di statistica della Camera di Commercio

di Macerata, sottolinea la forza delle imprese

Renata Gualtieri

Page 45: dossier marche 01 2012

calzaturiero su vari fronti. Innanzitutto, at-traverso il sostegno continuativo del suo brac-cio operativo: l’azienda speciale Exit, che guidale nostre imprese nei processi di internazio-nalizzazione attraverso la partecipazione allemaggiori fiere di settore, l’organizzazione dimissioni ed eventi, nonché la fornitura di in-formazioni commerciali e ricerca di partneresteri; poi, attraverso il sostegno finanziario deiconfidi e dei consorzi per il commercio conl’estero e di numerose altre iniziative realizzatein collaborazione con le associazioni di cate-goria; mentre, in collaborazione con le istitu-zioni locali la Camera definisce ogni anno

nuovi programmi di azione riguardanti lo svi-luppo dell’innovazione, la valorizzazione delterritorio e la qualificazione delle risorseumane. In particolare, sul tema dell’innova-zione, il comparto calzaturiero può usufruiredel Material point (centro espositivo sui nuovimateriali) a Civitanova Marche nato dalla col-laborazione tra Tecnomarche-Parco scienti-fico e tecnologico delle Marche, Camera diCommercio di Macerata e Fondazione Ca-rima con l’intento di supportare il trasferi-mento tecnologico da un settore all’altro».

Qual è il grado di innovazione logistica eutilizzo di nuove tecnologie nel distretto cal-

zaturiero?«Per quanto riguarda la logi-stica, le imprese medio-grandi del distretto si sonorese conto dell’importanzadella gestione efficiente dellalogistica aziendale e stannoimplementando significativeinnovazioni in questo campo.Ad esempio, importanti pro-getti sono stati avviati nel-l’ambito della tecnologia R-fid per il controllo delprocesso (interno ed esternoall’azienda) e soprattutto perle successive fasi di smista-mento, trasporto e distribu-zione. Molta attenzione è ri-volta anche ad altretecnologie, quali, ad esem-pio, quelle per la progetta-zione tridimensionale, conimpatti molto rilevanti sulcomparto moda sia nella fasedi sviluppo e prototipazionecon notevole riduzione ditempi e costi nella realizza-zione dei nuovi prodotti edelle nuove collezioni, sia nel

MARCHE 2012 • DOSSIER • 59

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxTera’ yot vagh ahXxxxxxx XxxxxxxxxxxAnnalisa Franceschetti

Esportazioni intra-Ueper calzature e

pelletteriamarchigiane

EXPORT

55%

Il valore delcommercio estero

generato dalcalzaturiero

marchigiano nelterzo trimestre

EURO

624 mln

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marketing e nel commerciale con la possibi-lità di mostrare in tempo reale tutte le possi-bili varianti per ciascun modello. Su questicampi la Camera di Commercio di Maceratainterverrà nel 2012 in collaborazione con ilParco scientifico e tecnologico delle Marche,la provincia di Macerata e la Fondazione Ca-rima attraverso il “programma di sviluppodell’innovazione in provincia di Macerata”,un piano avviato nel 2010 che intende sup-portare l’innovazione nelle piccole e medieimprese della provincia».

L’industria manifatturiera marchigianaprevede una parte finale dell’anno caratte-rizzata da una generale stazionarietà dei li-velli produttivi. La maggior parte delle im-

prese, infatti, esprime aspettative di stabilitàdella propria produzione (il 52% delleaziende) e del fatturato (53%). È concordecon queste previsioni e dove più occorre in-vestire per facilitare la ripresa?«Si può prevedere che il 2011 si concludamantenendo un andamento stabile rispetto alsecondo quarto dell’anno. Le imprese, cosìcome le pubbliche amministrazioni, devonoinvestire avendo una chiara visione di svi-luppo di medio-lungo termine. Non è possi-bile investire per avere ritorni in breve ter-mine: non esistono formule magiche, marisorse umane qualificate e innovazione con-tinua possono supportare l’azienda nel diffi-cile cammino verso l’eccellenza. L’innova-zione, in particolare, dovrà essere indirizzatasempre più verso soluzioni sostenibili dalpunto di vista ambientale, sociale, econo-mico e finanziario».

60 • DOSSIER • MARCHE 2012

Per l’innovazioneil compartocalzaturiero puòusufruire del centroMaterial point

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DISTRETTI

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Sul camminodel made in ItalyUna straordinaria testimonianza di stile. Con Agostino Tortolini

alla scoperta di uno dei suolifici marchigiani più famosi nel mondo.

Per ribadire che il nostro Paese può e deve tornare a crescere

ripartendo dalle sue più antiche maestranze

Andrea Moscariello

Un’attenzione spasmodica rivolta aogni singolo particolare. Una la-vorazione che affascina da genera-zioni, innovandosi pur mante-

nendo un carattere artigianale testimone diun’antica tradizione manifatturiera. L’universodella calzatura trova nelle Marche la sua terrapiù rappresentativa. E anche dietro una singolasuola si cela una complessa realtà fatta di mae-stranze, imprenditori e artisti apprezzati intutto il mondo. Il celebre Suolificio Elefante diLoro Piceno, nel maceratese, è probabilmenteuno dei più grandi custodi di queste ricchezze.E in un momento economicamente critico, ilsuo fondatore, Agostino Tortolini, vive conenfasi ancora maggiore, rispetto al passato, lasua missione: portare nel mondo la qualità, il

gusto e lo stile italiani. «Il madein Italy è in primo luogo un valoreculturale – ci tiene a sottolineareTortolini –. Per noi significa tute-lare i posti di lavoro, le capacità pro-duttive e anche il futuro dei nostri gio-vani». Il suolificio è frutto di un progetto natoalla fine degli anni Settanta. «All’epoca,con gli altri quattro soci, il nostro distrettocalzaturiero faticava a trovare soluzioni di altaqualità. Occorreva colmare un gap. E neglianni, grazie alle competenze acquisite abbiamocontribuito alla crescita delle più prestigiosefirme della calzatura italiana». Con il tempo ilmarchio Elefante si è affermato anche al di làdei confini nazionali, in particolare sul mercato

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 63

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64 • DOSSIER • MARCHE 2012

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tedesco. E anche in virtù del know how accu-mulato sullo scenario internazionale, Tortoliniriconosce nel potenziale del made in Italy unodegli ingredienti fondamentali per la ripresadella nostra economia.

Quello italiano è un valore che stiamo tra-scurando?«Oggi purtroppo non si guarda con sufficienteattenzione a tutti quei lavori che, seppur condifficoltà, si riescono a trovare sul mercato. È er-rato pensare che le aziende non abbiano biso-gno di personale. Il fatto è che ne occorre di for-temente specializzato. Noi italiani troppo spessospingiamo su una formazione professionale chenon attinge alla nostra storia, alla nostra cultura,alla nostre tradizioni».

Dunque un’eccessiva mancanza di nuovemaestranze?«Tutto ciò e paradossale, in quanto bisogne-rebbe investire su queste nostre eccellenze pro-duttive, che sono una risorsa per il sistemaPaese. Se prendiamo in esame il settore della cal-zatura, il made in Italy ha ancora un valore ag-giunto straordinario. Negli altri paesi non si èriuscito a superare il valore di un brand comequello italiano, perché il nostro territorio rie-voca Michelangelo, Leonardo da Vinci, Dantema anche Firenze, Venezia, Roma, tutto il pa-trimonio unico e inimitabile del Belpaese.Quando si dice Italia si dice bellezza. Come so-steneva Gibran, “Viviamo solo per scoprirenuova bellezza. Tutto il resto è una forma d'at-tesa”».

Che cosa significa made in Italy nella cal-zatura?«Significa attenzione estrema ai materiali, aiprocessi produttivi e alle lavorazioni. Tutto que-sto legato dal collante del design. Noi italianisiamo naturalmente portati a creare il “bello”.E ciò lo si vede in ogni ambito in cui ci adope-riamo. Puntiamo sempre a sviluppare prodottiche siano esteticamente apprezzabili e funzio-nalmente utili. In particolare, quello che cre-iamo nel nostro suolificio, riesce a inserirsi al-

IL DISTRETTO CALZATURIERO

L’ingegnere Agostino Tortolini, tra i soci fondatori della Suolificio Elefante Srl di Loro Piceno (MC),

insieme al figlio Aldo da poco subentrato in azienda e al nipote Andrea Paletti

www.elefantesuolificio.it

Il prodotto è un risultato,la diretta conseguenza dell’unionedi intenti tra chi intuisce e chi realizza.Un fine comune che ci rendeineguagliabili nei materialie nei dettagli

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 65

Agostino Tortolini

l’interno delle calzature più prestigiose, inquanto conferisce comodità, stile e quel parti-colare unico che segna la differenza tra ciò cheè buono e ciò che è straordinario».

Il mercato cui vi rivolgete è sempre piùcomplesso. Quali strategie state attuando alfine di rendervi più competitivi?«La nostra azienda negli anni non si è mai fer-mata, ha creduto negli investimenti produttivi,in quelli rivolti alle risorse umane e, soprat-tutto, ha creduto nelle relazioni e nei rapporti

con i committenti. È grazie a questi rapporticonsolidati che siamo riusciti a comprenderequali fossero le reali esigenze del mercato, inpratica i nostri clienti e i loro stilisti sono statila nostra antenna, ci hanno posto delle sfidecreative sempre più complesse che siamo riuscitia soddisfare negli anni. Il suolificio è divenutoun laboratorio di idee e di stimoli, un punto diriferimento per i più importanti calzaturificiitaliani, con i quali ci confrontiamo in terminiprogettuali e produttivi. Tutto questo grazie a

La storia del Suolificio Elefante ha inizio nel 1979. Costituita da 5soci, l’azienda imposta la sua attività dedicandosi totalmente a

un calzaturificio all’epoca di proprietà di uno dei fondatori. Dopoun solo anno, però, l’Elefante deve già rivolgere la propriaproduzione ad altri clienti, in particolare provenienti dalla Germania,paese in cui, nel corso degli anni Ottanta, ottiene un’importantequota di mercato. Successivamente, con la fuoriuscita di uno deifondatori dalla compagine, è l’ingegnere Agostino Tortolini adivenire il socio di maggioranza, con una quota pari al 46% delcapitale. Nel 1995 l’azienda amplia la sua struttura con unimportante investimento in un nuovo stabile, che nel giro di dueanni permette un rilevante incremento di fatturato, da sei a ottomiliardi di lire. In seguito all’attacco terroristico al World Tradecenter e con la conseguente crisi economica mondiale, si è via viascemato l’indotto del mercato tedesco, portando così l’Elefante arivolgere l’offerta di prodotto ai principali marchi italiani. Nel 2003

è iniziata la prima fase del cambio generazionale, con l’inserimentodi Andrea Paletti figlio di uno dei soci. Nel 2009 si è inserito unaltro membro della seconda generazione, ovvero il figliodell’ingegner Tortolini, il quale, dopo aver terminato con successogli studi in Economia, sceglie di inserirsi nell’azienda di famiglia.Nel 2009 l’azienda ha risentito ovviamente della congiunturanegativa. Per farvi fronte adotta con successo alcune strategie dimarketing al fine di ampliare il pacchetto clienti. I risultati non sifanno attendere a lungo e nel 2010 registra un incrementato difatturato pari a circa il 20%, fino a raggiungere nel 2011 un’ulteriorecrescita del 38%. La struttura oggi conta in totale 41 addetti oltre,ovviamente, ai quattro soci. Attualmente l’Elefante rivolge laproduzione - oltre 2000 paia giornaliere - a produttori italiani etedeschi, i quali servono diversi mercati internazionali. Le sue suoleaccompagnano le scarpe di alcuni dei più famosi brand mondialipresenti nel settore della moda.

DA OLTRE TRENT’ANNI SUI MERCATI

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66 • DOSSIER • MARCHE 2012

un processo organizzativo che garantisce con-segne puntuali e alti standard qualitativi. Unmodus operandi resosi possibile grazie alle fi-gure professionali presenti in azienda, difficil-mente reperibili altrove sul mercato. È con loroche i maggiori stilisti portano a termine nu-merosi progetti comuni».

Cosa deve caratterizzare un vostro pro-dotto?«Deve contenere un perfetto connubio tra co-

modità e stile. Un obiettivo che si raggiungesolo attraverso un’abile maestria nella lavora-zione del cuoio, ma anche di altri materialisintetici, tutti scrupolosamente supervisionatiin ogni fase del processo produttivo. Un pro-dotto è solo un risultato, la diretta conseguenzadell’unione di intenti tra chi intuisce e chi rea-lizza. Un fine comune che ci rende ineguaglia-bili nei materiali e nei dettagli».

Come nasce la scelta dell’elefante, simbolodel vostro lavoro?«Il nostro simbolo rappresenta energia e pas-sione. Difatti, abbiamo la capacità di trasferirenella scarpa che utilizza la suola Elefanteun’anima particolare, artistica. Tant’è vero chequest’anno abbiamo voluto sviluppare una col-laborazione con The circus art, un laboratoriodi arte contemporanea, grazie alla quale è natauna serie limitata di quadri dal titolo “150Verde Bianco Rosso”. Pezzi unici che abbiamoregalato ai nostri migliori clienti quale omaggioall’enorme patrimonio artistico italiano, alquale ci rifacciamo tutti noi produttori e im-prenditori che ancora oggi, con energia e pas-sione, crediamo nell’Italia. Ripeto, il made inItaly per noi è una filosofia atta a preservare etutelare la qualità della vita nel paese più bellodel mondo».

Tradizione e innovazione, come si rag-giunge questo connubio?«Innanzitutto occorre prestare attenzione alleforme del nostro tempo, a ciò che richiedono imercati. Questo significa innovare. Nei nostriprocessi produttivi, poi, puntiamo a mante-nere nella lavorazione l’artigianalità e la ma-nualità dell’uomo, coniugandole, però, con imacchinari più moderni e innovativi. È questala formula che ci consente di lavorare con com-petitività nei differenti segmenti del mercato».

Cosa si aspetta dal futuro?«Stiamo già intraprendendo il delicato passag-gio generazionale. I giovani saranno un puntodi riferimento per poter cogliere le opportunitàche i mercati internazionali ci porranno neiprossimi anni. Crediamo fermamente nel lororuolo come traino del made in Italy».

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IL DISTRETTO CALZATURIERO

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Il made in Italy per noi è una filosofiaatta a preservare e tutelare la qualità

della vita nel paese più bello del mondo

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La specificità del settore calzaturieromarchigiano, che conta migliaia dipiccole e medie imprese e impor-tanti marchi, sta nell’avere uno

sguardo all’interno per la produzione e il di-segno della scarpa e uno rivolto all’esternoper cogliere tendenze e mode. Anche inter-nazionale, dato che oltre che per il mercatonazionale, le calzature prodotte nelle Marchesono destinate anche all’export.

Il contributo dato dalle imprese regionali albrand made in Italy è il frutto della comu-nione delle classiche tecniche dell’artigianatoe la capacità imprenditoriale di combinarequalità, comodità e senso estetico in ununico prodotto – questo sa interpretare itrend e al contempo rendersi riconoscibilenella massa di calzature presenti negli scaffalidei negozi, anche esteri. Una di queste im-prese è quella fondata da Marino Barchetta,attuale titolare del calzaturificio Crown: «Èindubbio che le peculiarità del prodottomade in Italy siano ancora premianti nel-l’attuale contesto economico e sociale. Noiabbiamo puntato e puntiamo ancora inmodo convinto sul valore aggiunto della cal-zatura prodotta interamente in Italia. Nono-stante le pesanti pressioni concorrenziali inquesto settore – provenienti anche dai paesiemergenti – l’accuratezza e la velocità nellaproduzione che garantisce il made in Italyrendono ancora il nostro prodotto unico eapprezzato». Il calzaturificio Crown ha un rapporto con ilterritorio non solo di stile e tradizione pro-duttiva, ma anche per quanto riguarda l’ap-provvigionamento delle materie prime.«Tranne che per qualche fornitore di pel-lame che non sia disponibile nella nostra re-gione, tutti gli elementi, interni ed esterni,

Un distrettolegato al territorioFra artigianato e visione europea. La produzione di scarpe femminili nel territorio di Macerata.

Marino Barchetta, uno dei moltissimi imprenditori del settore della regione, spiega i motivi

del costante successo del calzaturiero marchigiano. Un settore che mantiene

un forte legame col territorio, dai materiali al disegno

Manlio Teodoro

Marino Barchetta, titolare del Calzaturificio Crown Srl, Trodica (MC)

[email protected]

IL DISTRETTO CALZATURIERO

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 69

che concorrono a produrre la nostra calza-tura sono marchigiani. Ed è qui nelle Mar-che che abbiamo il nostro punto di forza, perle capacità e le esperienze di cui il compren-sorio esprime».La specializzazione dell’azienda è la scarpafemminile. «Abbiamo una produzione an-cora in parte artigianale. Siamo un’aziendache produce pronto moda e quindi non puòaffidarsi a una sola tecnica di produzione, alcontrario utilizziamo una moltitudine di tec-niche, che applichiamo di volta in volta allatipologia di calzature da produrre. In lineagenerale il segmento di mercato al quale cirivolgiamo è quello di un prodotto giovanecon un elevato rapporto fra qualità e prezzo.Il nostro target di riferimento è una donnabrillante alla quale piaccia indossare calzaturealla moda. Attualmente il grosso del nostrofatturato deriva dall'Italia, in modo partico-lare dal Settentrione. Tuttavia l’estero registraun 10-15% all’anno, valore che prevediamodi far crescere nei prossimi anni, in partico-lare nei paesi europei».Nonostante la crisi abbiamo dato un colpo

uniforme a tutti i settori e in modo partico-lare a quello dell’abbigliamento, il calzaturi-ficio Crown è riuscito a mantenere il mercatoanche nell’ultimo biennio. «Siamo riusciti asuperare il periodo di difficoltà grazie al suc-cesso di alcuni nostri articoli che hanno ot-tenuto un notevole – e in parte inaspettato –gradimento di pubblico. Fra questi alcunimodelli di stivale e le nostre ballerine, chesono state il fiore all’occhiello delle nostrecollezioni nel periodo più duro della crisi.Per questo motivo, interpretando questi dati,abbiamo scelto di puntare, per la prossimacollezione primavera-estate, su un rinnova-mento della gamma delle ballerine, pun-tando sicuramente su una calzatura sportivae vivace, sul modello delle ginniche».

Marino Barchetta

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È indubbio che le peculiaritàdel prodotto made in Italy siano ancorapremianti nell’attuale contestoeconomico e sociale

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Con circa 35mila addetti, 2500aziende - 400 delle quali di tipoindustriale - e oltre 3mila milioni dieuro di fatturato, il calzaturiero

continua a trainare l’economia regionale. Ol-tre l’80% della produzione regionale vieneesportata e le principali direttici di vendita al-l’estero interessano la Russia (15%), la Ger-mania (10%), la Francia (9%), il Regno Unito(8%), gli Usa ( 5%), i Paesi Bassi (6%) e i Paesiasiatici (10 %). Addirittura, l’80% delle calza-ture italiane destinate al mercato russo appar-tengono al distretto calzaturiero marchigiano.Va da sé che le Marche, ancora oggi, rappre-

Qualità italianaper i passi dei bambini

Il negozio “I Birbi Bimbi”

a Tolentino (MC) e nella

pagina a fianco fasi

di lavorazione all’interno

del calzaturificio

La Romagnoli

di Petriolo (MC)

www.laromagnoli.it

sentino il cuore pulsante dell’artigianalità ita-liana, soprattutto nel settore calzaturiero. Amaggior ragione, in un momento storico incui, se la domanda sul mercato interno è in leg-gera flessione, aumenta invece la domanda de-gli articoli made in Italy sul mercato interna-zionale. «L’importanza del territorio marchigiano nelsettore calzaturiero affonda le sue origini ancoraprima del periodo post bellico – afferma Gio-vanni Giustozzi, alla guida da cinquant’anni delCalzaturificio La Romagnoli Srl di Petriolo –fase in cui ci fu senz’altro una crescita di que-sto tipo di attività su tutto il territorio». La Ro-magnoli nacque nel 1960 come piccola realtàartigianale, per poi raggiungere, 12 anni dopo,una dimensione industriale pur mantenendoinalterata la sua impronta all’artigianalità. Oggi,giunta al mezzo secolo di attività, l’azienda fe-steggia anche un altro anniversario: il primodall’inaugurazione del suo negozio “I BirbiBimbi” dedicato ai piccoli clienti e immerso nelverde, presso l’Abbadia di Fiastra a Tolentino(MC). L’azienda è specializzata infatti nella rea-lizzazione di calzature per bambini, ragazzi e ra-gazze del tipo medio fine, realizzate in pelle e inmateriali naturali per il mercato nazionale edestero. «Il nostro è un prodotto particolarmentedelicato, che deve saper favorire lo sviluppoarmonico del piede sin dai primi passi e che

IL DISTRETTO CALZATURIERO

Valorizzazione del made in Italy e creazione di opportunità lavorative sul territorio.

Gli obiettivi del Calzaturificio La Romagnoli non sono cambiati in oltre mezzo secolo

di attività. L’esperienza di Giovanni Giustozzi

Carlo Gherardini

70 • DOSSIER • MARCHE 2012

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 71

viene realizzato esclusivamente con materialiitaliani lavorati sapientemente da operatori lo-cali». Una crescita sana e corretta, infatti, passa an-che attraverso calzature capaci di favorire ungiusto sviluppo dei piedi e della deambula-zione. «Le scarpe destinate ai più piccoli de-vono avere struttura anatomica particolare,che sia flessibile, leggera e spaziosa nella zonaanteriore, più sostenuta in quella posteriore»spiega Giustozzi. E i materiali più adatti a fa-vorire anche una corretta traspirazione sonoquelli naturali, quali pelle e cuoio, che si pre-stano a diversi tipi di lavorazioni, ottenendocosì scarpine corrette dal punto di vista anato-mico e particolarmente gradevoli anche dalpunto di vista estetico. Forte dei principi che da sempre guidano la suarealtà, Giovanni Giustozzi continua a crederenel proprio lavoro e ad avere fiducia nell’an-damento positivo dell’attività nonostante ilmomento congiunturale di grandi incertezzeper i mercati internazionali, che obbliga il set-

Giovanni Giustozzi

tore calzaturiero a dover fronteggiare, nel brevee nel lungo periodo, non poche sfide. La con-correnza dei produttori stranieri, che hannoimmesso sul mercato prodotti di scarsa qualitàa prezzi decisamente bassi e la crescente offertaseguita alla delocalizzazione sono fattori chehanno creato squilibri nel mercato, ma chenon spaventano salde realtà artigiane come ilCalzaturificio La Romagnoli. «Continuiamo aperseguire quello che è da sempre l’obiettivoche ci caratterizza, ovvero realizzare un articolodi alta qualità, che risponda alle caratteristichedel prodotto 100% italiano». A questo scopo,il team dell’azienda non si stanca mai di ricer-care continuamente elevati livelli di confort edeleganza, tenendo testa alla spietata concor-renza straniera. «Il futuro – conclude Giu-stozzi – ci vedrà ancora protagonisti nella lottaper la valorizzazione del made in Italy e nel vo-ler dare opportunità lavorative a risorse locali,al fine di ammortizzare la crisi e snellire i tempidi produzione, venendo sempre più incontroalle esigenze dei nostri clienti».

�Il nostro è un prodotto particolarmentedelicato, che deve saper favorire

lo sviluppo armonico del piede sindai primi passi e che viene realizzatoesclusivamente con materiali italiani

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74 • DOSSIER • MARCHE 2012

In un periodo di grande incertezza econo-mica e finanziaria come quello attuale, gliinvestitori preferiscono puntare sui metallipreziosi, come l’oro e l’argento, con tutte

le conseguenze che ciò comporta in termini didomanda e di prezzo. Nonostante l’instabilitàche di fatto regna sui mercati, la storica azienda,leader sul mercato dell’argento, Ottaviani hasaputo intraprendere una parabola crescente nelcorso del 2011. «La sfida – spiega l’architettoLaura Ottaviani, direttore creativo e marketing– è stata quella di presentare un modo nuovo direinterpretare l’argento, “svecchiandolo” e do-nandogli un allure fresca e dal design elegante econtemporaneo». Inoltre, alla compagine azien-dale, della quale già fanno parte Paola Ottaviani,responsabile qualità, Marco Ottaviani, control-

L’argento “forgia”nuove linee e nuovi mercati

La competizione, anche nel mercato

dell’argento, si vince incrementando

la riconoscibilità del brand e la ricerca

e lo sviluppo dei prodotti. Ne parla

Laura Ottaviani, direttore creativo

e marketing di Ottaviani

Leonardo TestiL’architetto

Laura Ottaviani,

direttore creativo della

società Ottaviani

di Recanati (MC).

Nella pagina a fianco,

alcune fasi di lavoro

e la dottoressa

Paola Ottaviani,

responsabile qualità,

in produzione

ler e direttore di stabilimento, Antonio Labbate,direttore generale e commerciale, si è unita l’am-ministratore delegato Giusy Garofoli, titolare emanager di un’altra eccellenza marchigiana notain tutto il mondo per qualità, stile e design: Ga-rofoli Porte. «Un’aria di cambiamento, quindi,che investe profondamente l’azienda renden-dola dinamica, ottimista e aperta alle sfide».

La congiuntura economica negativa qualeimpatto ha avuto sul vostro settore? «La crisi finanziaria generalizzata ha colpito for-temente la produzione di argento e soprattuttodell’oro, che sta attraversando un momentomolto delicato soprattutto legato al fortissimorincaro del prezzo. Malgrado ciò, è importantesottolineare che la Ottaviani proprio quest’annoha registrato un incremento del fatturato pari al38% circa rispetto all’anno precedente, in lineacon quanto l’azienda si era prefissata. Essendoun’ottimista per natura, credo che chi abbia pro-getti innovativi e validi da proporre, oltre allaforza per attuarli, possa guardare avanti con se-renità».

Quali sono stati i risultati più significativiraggiunti da Ottaviani nell’anno appena tra-scorso?«Il 2011 per la Ottaviani è stato un anno segnato

MADE IN ITALY

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 75

Laura Ottaviani

da novità, cambiamenti, crescita e consolida-mento. Alla tradizionale collezione dedicata allacasa si è affiancata la linea dei gioielli in ar-gento dedicata alla donna, all’uomo e al mondojunior, insieme alla linea bijoux che impiega laqualità dei materiali e il colore come punti dipartenza per realizzare gioielli ultrachic e allostesso tempo fashion».

In particolare, quali strategie gestionali,produttive e commerciali sono state attuateper far fronte alle criticità?«Non mi piace parlare di crisi, ma di un nuovocontesto fatto anche di nuove regole e oppor-tunità da cogliere. L’azienda, alla luce del mutatoscenario economico, ha saputo adattarsi allenuove esigenze di mercato investendo sui pro-pri punti di forza, quali il valore del marchio el’innovazione di prodotto. Proprio il prodotto,del quale mi occupo personalmente, è stata lachiave di volta del 2011 appena concluso. Im-missioni continue di novità, a intervalli di circatre mesi, hanno generato attese ed entusiasmisempre nuovi. La differenziazione del prodottoe dello stile, unita all’innovazione e alla con-temporaneità delle forme, ha permesso inoltreun importante ricambio del parco clienti regi-strando un forte gradimento del pubblico gio-vane, storicamente distante dal mondo dell’ar-gento e dei preziosi. Il 2011 è stato anche l’annodel ritorno a investimenti importanti in comu-nicazione».

Come vi siete mossi nello specifico?«Con campagne stampa presenti nei magazinedi riferimento del mondo della moda, del gio-iello e dell’arredamento. Inoltre, la partecipa-zione di Ottaviani in qualità di sponsor per � �

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La differenza la fanno i contenuti:ricerca e sviluppo del prodotto,qualità di processi e materiali,il valore del marchio

svariati eventi culturali e mondani, aperture dinuovi shop in collaborazione con vari partner,hanno contribuito quotidianamente al successoe all’affermazione del brand».

Ottaviani è stata fondata nel 1945 da suononno Romolo, che ha trasmesso i segretidella lavorazione orafa a suo padre Alberto eai suoi zii Gherardo e Franco. Oggi a guidarel’azienda è la terza generazione della fami-glia. Come si inserisce l’attività dell’impresanell’ambito del distretto argentiero recana-tese, attualmente in difficoltà?«Dal 1945, nel giro di pochi anni, l’azienda siè affermata come leader nella produzione dioggettistica in oro e argento, sviluppando una

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76 • DOSSIER • MARCHE 2012

cultura della lavorazione dei metalli preziosi cheha dato vita alla scuola Ottaviani. Proprio daquesta scuola, nasce il distretto argentiero reca-natese insieme a svariati spin-off aziendali. Unamiriade di realtà di diverse dimensioni che af-follavano il panorama della produzione di ar-gento e che oggi sono state decimate. Sicura-mente, con questi tempi difficili, si salverannole imprese in grado di lavorare seriamente, concoraggio e determinazione e soprattutto ingrado di trovare il proprio percorso».

Quali sono le prospettive riguardo all’ex-port?«I dati di vendita dimostrano il fortissimo appealche il marchio e lo stile Ottaviani godono intutto il territorio nazionale. Attualmente sonooltre 2000 i punti vendita, per lo più gioiellerie,che solo in Italia acquistano e presentano Otta-viani al pubblico: è, quindi, nel nostro Paese chesi concentra la maggior parte del fatturato. Lanostra è una politica distributiva aggressiva maattenta, che va oltre i confini nazionali con

estensioni in Belgio, Francia, Grecia, Spagnae in alcuni mercati extraeuropei tra cui la Rus-sia e gli Stati Uniti».

Mentre per quanto riguarda il mercato in-terno, quali sono i principali obiettivi per il2012?«Le strategie pianificate sono tutte indirizzate allacrescita e allo sviluppo di nuove linee e colle-zioni, nuovi investimenti di marketing e strate-gie commerciali. Credo sia fondamentale conti-nuare a pensare in modo positivo al nostrofuturo, ponendo sul tavolo progetti ed energienuove. Sicuramente tutti gli investimenti sa-ranno finalizzati non soltanto a una miglioreperformance di fatturato, ma soprattutto ad ac-crescere la riconoscibilità del brand attraverso losviluppo e l’innovazione di prodotto, antici-pando i trend del mercato».

Quali tendenze perseguirete per le nuovecollezioni? «È fondamentale non rallentare il passo e conti-nuare a stupire i nostri consumatori con idee

MADE IN ITALY

� �

La differenziazione del prodottoe dello stile, unita all’innovazione

e alla contemporaneità delle forme,ha permesso un importante ricambiodel parco clienti registrando un forte

gradimento del pubblico giovane

In alto,

il direttore generale

e commerciale

Antonio Labbate,

l’amministratore

delegato Giusy Garofoli

e Laura Ottaviani

www.ottaviani.com

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 77

nuove e soprattutto speciali. Focus particolaresarà la collezione bijoux che, seguendo i colorimoda stagionali e le tendenze più sofisticate,amplierò in maniera importante. Il gioiello inargento dall’allure elegante e prezioso conti-nuerà invece a stupire, non solo per il design maanche per il packaging innovativo. La colle-zione dedicata alla casa, la più impegnativa e sto-ricamente caratterizzata e legata a canoni tradi-zionali, verrà ancora una volta stravolta in chiavegiovane e contemporanea».

Su quale delle tre linee orienterete i mag-giori sforzi in futuro?«L’azienda si è trasformata rapidamente in que-sti ultimi anni, soprattutto dal punto di vista delprodotto. Infatti, la linea bijoux, con un pricepoint più accessibile e uno standard qualitativoeccellente, ha appena compiuto un anno emezzo di vita e malgrado ciò registra, a livello difatturato, una crescita esponenziale. La colle-zione Ottaviani Gioielli, allo stesso modo gio-vanissima - poco più di 3 anni - ha saputo in-serirsi in un mercato molto aggressivo ecompetitivo, ma soprattutto affollato comequello dei gioielli in argento, in modo eccezio-nale, ritagliandosi uno spazio definito da undesign caratterizzante e unico arricchito dal va-lore aggiunto del marchio Ottaviani. A questedue linee, bijoux e gioielli, sono indirizzati imaggiori sforzi e investimenti di marketing voltia rafforzare e mantenere l’appeal del gioiello fa-shion firmato Ottaviani. Per quanto riguarda ilmondo dei prodotti e accessori preziosi per lacasa, la parola d’ordine è consolidare i mercatiormai fidelizzati».

Vi saranno collaborazioni con nuovi desi-gner? «Con il mio ingresso in azienda, ho voluto in-traprendere collaborazioni con designer nazio-nali e internazionali, facendo reinterpretare l’ar-gento attraverso nuove proposte stilistiche.Hanno, infatti, progettato accessori per la casalo studio Ito Design, l’archistar Karim Rashid,Elena Manferdini, Roberto Semprini, e molti al-tri. Malgrado ciò il gradimento del pubblico, so-

prattutto in termini di fatturato, premia lo stilee la caratterizzazione di prodotto Ottaviani, an-dando in controtendenza rispetto a tutte quelleaziende che hanno creato il loro successo ba-sandosi sulle firme dei designers più acclamati».

Quale peso riveste, oggi, il made in Italy sulmercato dell’argento? «Se per “made in Italy” si intende un know howeccellente, la cultura del saper fare, del gusto peril bello, della cura artigianale per i particolari chedefiniscono lo stile delle aziende e dei brand disuccesso, allora credo che sia un fattore impor-tante nella competizione. È ingenuo pensare diavere un vantaggio competitivo soltanto per laprovenienza dell’oggetto. L’azienda Ottavianivanta effettivamente una produzione made inItaly, ma non credo che questa caratteristica sial’elemento determinante. La differenza la fannoi contenuti: ricerca e sviluppo del prodotto,qualità di processi e materiali, il valore del mar-chio. È su questi temi che si svolge oggi la com-petizione sul mercato».

Laura Ottaviani

Percentuale diincremento del

fatturato registratonel 2011 da Ottaviani

rispetto al 2010

FATTURATO38%

Numero di puntivendita, per lo piùgioiellerie, che in

Italia vendonoprodotti Ottaviani

NEGOZI2000

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78 • DOSSIER • MARCHE 2012

In questo periodo, alcuni settori pro-duttivi e merceologici riescono a resi-stere meglio di altri, concentrando leenergie sui propri punti di forza. Nel

caso del mercato italiano, uno di questi seg-menti produttivi è quello della bombonierae dell’articolo da regalo in argento, che hasaputo fare della qualità e del “made in Italy”i valori aggiunti con cui convincere e affa-scinare il commercio mondiale. Azienda lea-der tanto a livello nazionale quanto a livello

La tradizione diventa tecnologiaIl settore italiano degli articoli da regalo in argento cavalca l’onda del mercato internazionale

servendosi del “made in Italy”, di nuovi prodotti, nuove collezioni e di investimenti in tecnologie.

Sandro Bravi racconta la sua esperienza

Emanuela Caruso

Sandro Bravi, titolare

della Valenti & Co.

di Recanati

www.valentiargenti.it

internazionale nel settore degli articoli da re-galo in argento è la Valenti & Co., di Reca-nati e operativa da più di venticinque anni.«Siamo certi che l’unico modo per superareil momento di difficoltà sia quello di conti-nuare a investire nella creazione di nuoviprodotti e nella diversificazione dell’offerta– commenta Sandro Bravi, titolare della so-cietà –. Ecco perché la nostra impresa am-plia costantemente la gamma degli articoliproposti, studia i cambiamenti e le esigenzedel mercato e punta l’attenzione su progettialternativi in grado di aprire nuove pro-spettive professionali».

Quali prodotti realizzate e quali rive-stono la fetta maggiore del vostro corebusiness?«Le categorie trainanti del catalogo dellaValenti & Co. sono rappresentate dalle cor-nici portafoto, dai prodotti rivolti al mondodei bambini, dagli articoli sacri e dai com-plementi d’arredo, realizzati con materialipregiati come il cristallo, la ceramica e laporcellana, e impreziositi con raffinate de-corazioni in argento. Tra questi, in partico-lare, sono gli articoli dedicati ai bambiniquelli a offrire ottimi risultati di vendita inmaniera costante. La produzione si diffe-renzia, poi, attraverso la realizzazione di gio-ielli, bigiotteria e bomboniere, prodotti con

MADE IN ITALY

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 79

Sandro Bravi

cui siamo stati in grado di conquistare la fi-ducia di clienti posizionati in nuove fasce dimercato».

Di recente avete immesso sul mercatol’esclusiva collezione Luxury. Quali le ca-ratteristiche di questa collezione e qualiriscontri sta ottenendo?«La collezione Luxury ha contribuito adaprire una nuova e interessante frontiera nelmondo dell’articolo da regalo, in quanto,grazie a una tecnica di lavorazione innova-tiva e al supporto di accurate ricerche dimercato, siamo riusciti a creare una linea diprodotti pregiati in grado di distinguersi datutti gli altri attraverso la sintesi perfetta traqualità stilistica ed estetica e accessibilità diacquisto da parte del consumatore finale.Con questa collezione abbiamo raggiuntol’obiettivo di ottimizzare il livello della no-stra offerta dal punto di vista del rapportoqualità-prezzo, curando nei minimi parti-colari anche il design, i materiali, il packa-ging e gli strumenti di presentazione dei vari

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Con la collezione Luxury siamo riuscitia immettere sul mercato prodottiin grado di offrire un ottimorapporto qualità-prezzo

articoli. Siamo di fronte ad un prodotto checonserva una qualità inalterabile nel tempo,mantenendo sempre la stessa lucentezza ebrillantezza».

Come si coniugano artigianalità e tec-nologie nelle vostre lavorazioni?«Il reparto produttivo della Valenti & Co. sibasa su una struttura moderna e funzionalecon cui da sempre cerchiamo di coniugarel’importanza della tecnologia con la qualitàestetica e creativa di un lavoro, quello dellarealizzazione di articoli in argento, profon-damente caratterizzato da un’attività arti-gianale. Mantenere quest’anima artigianalein un corpo tecnologico è per noi fonda-mentale, in quanto ci consente di unire algrande valore del prodotto “made in Italy”processi produttivi e aziendali efficaci, pun-tuali e funzionali».

Quanto è importante investire in nuovetecnologie e quale percentuale del vostrofatturato dedicate a tale scopo?«La ricerca continua di nuove tecnologie � �

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80 • DOSSIER • MARCHE 2012

rappresenta per un’azienda come la Valenti& Co. un fattore imprescindibile per potercompetere e ottenere buoni risultati in unmercato che sta diventando sempre più se-lettivo e veloce nelle sue dinamiche di evo-luzione. Altrettanto importante è, però, an-che allargare lo sguardo verso altri settori,così da cogliere nuove idee e trasformarle inprogetti interessanti per l’attività, e parteci-pare a fiere e rassegne internazionali, unicomodo per individuare i trend del momentoe le opportunità da studiare e seguire per ali-mentare differenti percorsi di crescita. Pertutti questi motivi, una fetta importante delnostro fatturato è dedicata agli investimentiin ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, diinnovazioni legate al design e di analisi delmercato. È così che riusciamo a offrire ser-vizi e prodotti in linea con le esigenze deiclienti e del consumatore finale».

Nel corso degli anni avete acquisito varigruppi imprenditoriali.«Sì, abbiamo diversificato l’attività arric-chendoci di nuove realtà aziendali, comeSovrani, Mida, Primo Piano ed EleRicò,operanti in settori commerciali molto af-fini. Così facendo siamo riusciti a incre-mentare il fatturato complessivo della so-cietà, che oggi si attesta intorno a 21 milionidi euro».

Quali le previsioni per il prossimo anno?«Nonostante le varie problematiche causatedalla congiuntura negativa, nell’ultimo bien-nio siamo riusciti a confermare la nostra lea-dership sia a livello nazionale che interna-zionale. Tali risultati sono stati ottenutiattraverso il costante impegno della proprietàe dei collaboratori, che si sono uniti nel-l’obiettivo comune di rendere i nostri pro-dotti e servizi sempre più appetibili. Anche il2012 presenterà alcuni ostacoli da superare,ma siamo sicuri che grazie alla passione e allavoro di squadra saremo in grado di elimi-nare le avversità e consolidare l’attività im-prenditoriale della Valenti & Co.».

Mantenere un’animaartigianale e investire

in nuove tecnologierappresentano due aspetti

cruciali per l’attivitàdella Valenti & Co.

MADE IN ITALY

� �

È il fatturatocomplessivo

maturato dal gruppoValenti & Co.

MILIONI21

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Chi si nasconde dietro la perfetta fat-tura degli accessori e delle borse dellegrandi griffe? Spesso, i nomi dellamoda internazionale celano realtà

produttive che realizzano manufatti in contoterzi, prodotti che vengono poi firmati dallecase di moda e quindi immessi sul mercato.Laipe è una di queste realtà “dietro le quinte”.Specializzata nel settore pelletteria, l’aziendarealizza prodotti di pelletteria uomo, e donna.«Molti nostri clienti private label sono brand dialta fascia – afferma il titolare dell’azienda Ser-gio Sciamanna -. Cerchiamo di rispondere alleloro esigenze di sempre maggior qualità, tra-smettendo l’esperienza dei nostri maestri pel-lettieri ai giovani, integrando l’antica arte connuove tecnologie e con una continua ricerca,che pur mantenendo un elevato standard qua-litativo, consenta di ottimizzare i processi diproduzione». In linea con l’andamento del mer-cato del lusso, suo principale referente, che, so-prattutto in certi settori, sembra essere immuneall’avversa congiuntura, la Laipe ha chiuso ilbilancio dell’ultimo anno in positivo.

Quale bilancio può trarre dall’ultimo bien-nio e quali prospettive auspica per l’anno ap-

“Dietro le quinte” del made in ItalyLa sapienza dei maestri artigiani

si coniuga all’avanguardia tecnologica.

Ne derivano borse e accessori in pelle

di pregiata fattura, destinati ad alte fasce

di mercato e alle grandi griffe

internazionali.

L’esperienza di Sergio Sciamanna

Eugenia Campo di Costa

pena cominciato?«Il bilancio è senz’altro positivo. Le scelte fatte inpassato, cioè la specializzazione nel prodotto dialta qualità per il private label e l’investimentonel nostro brand di borse moda Cromia, dapoco immesso sul mercato, hanno fatto crescereil nostro volume d’affari in modo sorprendente.Speriamo di continuare il trend positivo anchenel 2012 soprattutto attraverso gli investimentiin comunicazione per il brand Cromia».

Tutta la vostra produzione, sia per Cromiache in private label, è una perfetta sintesi traartigianalità e tecnologia. «È proprio l’integrazione tra le nuove tecnologiee l’artigianalità la base della nostra organizza-zione. Da tempo, ad esempio, usiamo il taglio la-ser dei pellami, ma non prima che i pellamistessi siano controllati, uno a uno, dai nostrimaestri pellettieri che ne verificano la qualità.Tutta la produzione viene eseguita all’internodell’azienda da esperti artigiani, il controllo diqualità viene effettuato in ciascuna fase della la-vorazione, con l’eliminazione immediata diquanto non rispondente agli standard qualitativi,ottenendo così un prodotto finale perfetto emolto apprezzato sia sul mercato nazionale chesui mercati internazionali. A questa artigianalitàsi coniuga, appunto, la tecnologia quale, adesempio, l’uso di sistemi gestionali della produ-

MADE IN ITALY

Sergio Sciamanna,

amministratore

della Laipe Spa

di Tolentino (MC)

www.laipespa.com

www.cromia.biz

82 • DOSSIER • MARCHE 2012

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 83

Sergio Sciamanna

zione per verificare tempi e metodi».Quali sono le caratteristiche peculiari del

marchio Cromia?«Cromia presenta in ogni stagione collezionifashion e trendy per soddisfare le esigenze didonne dinamiche e attente alle tendenze dallamoda. Lo stile Cromia è personale, riconoscibilema mai eccessivo. Dallo stile gipsy a quello city,dal basic al country, tutte le borse Cromia sonocurate in ogni dettaglio. Naturalmente, ancheper il nostro brand, la tradizione della qualità ar-tigianale è il fondamento di tutte le collezioni diborse e accessori. Grazie a uno staff giovane epreparato offriamo ai clienti puntualità nelleconsegne e un severo controllo della qualità sututta la merce. Cromia sta riscuotendo un ot-timo successo in diversi mercati, in particolarein Italia, Russia, Germania, Sud Corea, Giap-pone».

Anche se la vostra produzione interessa untarget alto di mercato, diquesti tempi si sta semprepiù attenti ai conti. Comeriuscite a coniugare, quindi,alta qualità e prezzi concor-renziali?«L’assemblaggio è organizzatosecondo il criterio della pro-duzione a catena che consentedi realizzare notevoli econo-mie di scala e di ottenere un li-vello di prezzi assolutamente

competitivo».Come si evolve la vostra offerta a seconda

dei diversi mercati di riferimento?«Parte nel nostro mercato si concentra in Italia,dove operiamo attraverso una rete di vendita diagenti plurimandatari su base regionale. Tutta-via, siamo presenti anche all’estero, con distri-butori e agenti in Austria, Benelux, Germania,Grecia, Spagna, Russia. La nostra offerta variaanche in base ai mercati con cui si va a inter-facciare: presentiamo collezioni sia stagionaliche continuative, personalizzate in sede di pre-campionario sulle esigenze del mercato e del ter-ritorio di riferimento».

In conclusione, sotto quali aspetti avete inprevisione di crescere ulteriormente que-st’anno?«Da sempre ci caratterizza estrema puntualitànelle consegne e controllo di qualità del pro-dotto, curiamo e dialoghiamo con il cliente fi-

nale attraverso un servizio in-terno di assistenza che assicurale riparazioni, le sostituzioniin garanzia, la manutenzione.E anche i progetti di breveperiodo si concentrano sulservizio: entro breve faremopartire, attraverso le news, ilnostro sistema di customersatisfaction, mettendo poi aconoscenza dei risultati il no-stro trade».

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Da tempo usiamo tecnologie avanzate nella produzione, ma nonprima che i pellami stessi siano controllati, uno a uno, dai nostrimaestri pellettieri che ne verificano la qualità

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Eventi e manifestazioni fieristicherappresentano uno strumento fon-damentale per tutte quelle realtà in-teressate a farsi conoscere al grande

pubblico, anche attraverso la realizzazione dispazi espositivi e commerciali capaci di cat-turare l’attenzione di visitatori e potenzialiacquirenti. Da oltre trent’anni opera con suc-cesso in questo particolare settore la Proge-madue Srl, società di Brugnetto di Ripe, inprovincia di Ancona, leader nel settore del-l’allestimento, capace di unire nelle sue crea-zioni, in un connubio armonico, tecnicheartigianali tradizionali e idee tecnologicheall’avanguardia. «L’obiettivo che cerchiamo diperseguire è quello di valorizzare e incentivarel’immagine e lo stile delle aziende che si ri-volgono a noi, garantendo soluzioni capaci diesaltare proposte e suggerimenti dei nostripartner, con i quali lavoriamo in un rapportodi totale fiducia e trasparenza reciproca», sot-tolinea il titolare del gruppo, Luciano Gobbi.

La crisi economica in atto quali effettista avendo sugli investimenti riposti negliallestimenti e nell’immagine?«Senza dubbio le aziende hanno ridotto le ri-sorse destinate alle manifestazioni fieristichee, più in generale, alla promozione della loroimmagine. Questa situazione, per chi comenoi lavora in questo settore, ha naturalmentegenerato un andamento altalenante, sia da unpunto di vista delle commesse che del fattu-rato».

Anche alla luce di queste considerazioni,quale bilancio può trarre a seguito dell’at-tività della Progemadue nel corso del2011?

Nuovi concept per l’allestimentofieristico Progettare e realizzare spazi espositivi e commerciali

innovativi, accomunati dalla ricerca di soluzioni

che possano garantire risultati eccellenti in termini

di raffinatezza ed eleganza. Criticità e prospettive

del settore illustrate da Luciano Gobbi

Guido Puopolo

«Come accennato in precedenza, l’anno ap-pena trascorso è stato caratterizzato da unaserie di difficoltà e incertezze che hanno resomolto complicato riuscire a organizzare epianificare la nostra attività. Numerosiclienti, infatti, hanno modificato in corsod’opera i loro programmi, riducendo gli stan-ziamenti o addirittura rinunciando a esporre.Abbiamo cercato di far fronte a questa situa-zione con grande spirito di gruppo e di sa-crificio, riuscendo così ad acquisire nuovipartner non soltanto in Italia, ma anche al-l’estero. Nonostante gli ostacoli di percorso,infatti, anche quest'anno abbiamo ampliatoil nostro curriculum, con la realizzazione

Luciano Gobbi, titolare

della Progemadue Srl di

Brugnetto di Ripe (AN)

www.progemadue.com

SPAZI ESPOSITIVI

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 89

della manifestazione “Abitami” di Milano edella fiera “Cosmoprof ” di Bologna. Cisiamo inoltre riconfermati al Prèt à Porter diParigi, partecipando anche alla realizzazionedel nuovo hotel Bh4 del gruppo Boscolo diMilano».

Per le vostre creazioni collaborate an-che con designer, artisti e progettisti.Quale valore aggiunto offrono queste par-tnership? «Le nostre soluzioni nascono spesso in si-nergia con prestigiosi designer e architetti.Progemadue si avvale, se necessario, anchedella collaborazione di importanti studi diprogettazione esterni, in un clima di profi-cuo e reciproco scambio. Ultimamente ab-biamo lavorato al fianco di importanti firmeitaliane e non solo, tra cui possiamo ricor-dare Simone Micheli, Massimo Iosa Ghini,Italo Rota, Pierluigi Pizzi, Marek Nester Pio-trowski, Massimo Gasparon, Karim Rashid,Paola Navone, Carlo Colombo e Silvio dePonte».

Quali sono, quindi, gli elementi princi-pali che hanno permesso alla vostraazienda di ritagliarsi un ruolo di primopiano anche a livello internazionale?«L’organizzazione e la gestione dei grandispazi rappresenta un punto di forza di Pro-gemadue, a supporto delle più importanti se-greterie organizzative per la realizzazione distand modulari, con la creazione di ambientisuggestivi e curati in ogni minimo partico-lare. Offriamo infatti un servizio completo epersonalizzato, dalla progettazione all’alle-

stimento finale, a cui affianchiamo ancheassistenza tecnica e burocratica, per garantirel’ottimale svolgimento delle manifestazioni.Il lusso, l’antiquariato e l’alta moda sonosolo alcuni dei settori in cui Progemadueprimeggia. La nostra azienda vanta, inoltre,una serie di certificazioni e di partecipazioniad associazioni di prim’ordine, che rappre-sentano lo spontaneo raggiungimento di unsuccesso ormai consolidato. Progemadue èinfatti certificata ISO 9001, associata al-l’Asal, ad Assindustria e alla Compagnia delle � �

Il lusso, l’antiquariato e l’alta modasono solo alcuni dei settori in cuiProgemadue primeggia, fungendoda partner ideale per la curadi importanti aree espositive

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poiché la corsa all'arricchimento del propriocalendario, a discapito di un ordine generale,finisce per impoverire l’offerta. Esistono poialtri fattori di criticità, come ad esempio i ser-vizi che i vari quartieri fieristici offrono al-l’espositore. Da qualche anno infatti, quasitutti i quartieri fieristici si sono trasformati insocietà per azioni e, se prima il loro core bu-siness era quello di affittare gli spazi espositivi,adesso spingono l’espositore ad avvalersi delquartiere per tutti i servizi. Il risultato, però,in tanti casi, è quello di un costo maggiore suun prodotto di minore qualità, che spessoporta con sé l’insoddisfazione dell’espositorestesso».

Che importanza ricopre invece per voi loscenario internazionale? «L’affermazione sui mercati esteri ha rappre-sentato un grande passo in avanti per lo spi-rito dell'azienda. Lavoriamo per mantenere eincrementare la nostra attività e il percorsoche abbiamo intrapreso, anche e soprattuttoda un punto di vista internazionale».

Quali le aspettative, gli obiettivi e le sfideche attendono la società nel corso del 2012?«In primo luogo ci auguriamo un migliora-mento della situazione generale. Per quel checi riguarda vogliamo invece consolidare e, sepossibile incrementare, il fatturato del 2011,puntando soprattutto sull’ottimizzazionedelle fasi produttive delle commesse, per ga-rantire risultati eccellenti nel rispetto deitempi e delle esigenze più eterogenee».

Opere, a cui va aggiunto il brevetto deposi-tato “Base Uno”: una soluzione tecnica chepermette di realizzare grandi spazi espositivicon estrema rapidità ed efficienza».

Attualmente, però, alcune tra le princi-pali piazze fieristiche italiane stanno attra-versando un periodo di profonda crisi. Dalsuo punto di vista su cosa occorrerebbefare leva per risollevare il comparto?«In Italia abbiamo assistito a una prolifera-zione di manifestazioni fieristiche tra loromolto simili, che ha finito per creare, negliespositori, confusione e dubbi sulla parteci-pazione a eventi di questo tipo. Per questocredo sia auspicabile l’istituzione di un organocentrale che controlli, gestisca e coordini icalendari fieristici e i vari quartieri interessati,

SPAZI ESPOSITIVI

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MODELLI D’IMPRESA

Nonostante la morsa della crisi economica abbia coinvolto anche il settore manifatturiero

marchigiano, l’economia della regione ha dato risultati migliori della media nazionale. A sostenerlo

è Francesco Merloni che illustra lo studio annuale della Fondazione che presiede

Nicolò Mulas Marcello

Reagire alla crisi con capacità

Attingendo ai dati contenuti nell’os-servatorio imprese, ogni anno laFondazione Aristide Merloni stilauna classifica delle principali im-

prese marchigiane, tratteggiando così unquadro generale dello stato di salute del tes-suto imprenditoriale marchigiano. «Nel ral-lentamento forzato della crescita, causatodalla crisi – spiega Francesco Merloni, presi-dente della Fondazione – il sistema delle im-prese si è ristrutturato, ha investito e ha ra-zionalizzato la gestione della propria finanza;un terzo degli investimenti del 2010 è statorealizzato attraverso la riduzione del capitalecircolante delle aziende».

Qual è lo stato di salute dell’economiamarchigiana?«Anche l’industria manifatturiera marchi-giana risente della crisi internazionale. Sipuò tuttavia affermare che, nella media,

l’economia industrialedella regione è andatameglio della media na-zionale. Al sensibilecalo del fatturato avve-nuto nel 2009, è se-guita, nel 2010, unaparziale ripresa, che hacontinuato la sua ten-denza nella prima metàdel 2011. Di quest’ul-timo anno, com’è ov-vio, non abbiamo an-cora i risultati dibilancio, ma la sensa-zione che anche questosia stato moderata-

mente positivo, almeno nella media. Natural-mente, in un quadro che comprende unaparte rilevante del fatturato manifatturierodelle Marche, vi sono esempi positivi e altrimeno negativi; generalmente, quelli positiviprovengono dalle imprese che hanno inve-stito in anticipo in innovazione, in interna-zionalizzazione e da quelle che si sono spo-state sulle fasce alte di mercato, nella modae nel design. Vi sono, inoltre, esempi pro-mettenti nel settore delle tecnologie avanzatee delle applicazioni dell’elettronica».

Molte imprese marchigiane sono ormai

Francesco Merloni,

presidente della

Fondazione Aristide

Merloni

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Francesco Merloni

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vestimenti diretti, dapprima in Europa e suc-cessivamente in Asia, quando è esploso losviluppo di questi Paesi. Tenga comunquepresente che, a tutt’oggi, il sistema indu-striale marchigiano colloca all’estero oltre il40% delle sue produzioni, sia quelle di ori-gine italiana sia quelle prodotte altrove, eche le esportazioni, in questi anni di crisi,sono cresciute del 13% circa, più della medianazionale».

Qual è il legame con il territoriod’origine di questi grandi marchi del madein Italy?«Tutte le imprese marchigiane di taglia inter-nazionale continuano a mantenere un pro-fondo radicamento con il territorio in cuihanno avuto origine. È un fatto di affezione,ma è anche, soprattutto, il mantenimentodi tradizioni e di valori che costituisconol’identità dell’impresa e sono stati alla basedella sua nascita e del proprio sviluppo».

Quali saranno le principali iniziativedella Fondazione Merloni per quanto ri-guarda il 2102?«Oltre alle attività ormai routinarie, comel’annuale osservatorio delle imprese e la pub-blicazione della rivista scientifica “Econo-mia Marche”, abbiamo in cantiere, insiemeall’Università Politecnica delle Marche,un’indagine sulla propensione all’imprendi-torialità di varie aree della Regione; questoperché vorremmo verificare una situazioneche ci preoccupa, e cioè la minore disponibi-lità dei giovani ad avviare un’iniziativa pro-pria, che dovrebbe essere un requisito fonda-mentale in un momento in cui l’impresatradizionale, che occupava grandi masse dilavoratori, sembra aver esaurito il suo ciclo sto-rico e lo sviluppo futuro ha certamente neces-sità di nuove giovani energie. D’altra parte, losviluppo dell’economia ha oggi bisognod’intelligenza e di creatività più che di lavoromanuale; credo che queste doti, di cui i giovanisono maggiormente provvisti, non debbanoandare sottoutilizzate o disperse».

note all’estero. Qual è stata, negli ultimianni, la propensione all’internazionaliz-zazione da parte delle aziende del territo-rio?«Da più di trenta anni, la Fondazione seguel’andamento del sistema imprenditorialemarchigiano, nel quale abbiamo assistito auna progressiva crescita dell’attenzione aimercati internazionali. Certo, agli inizi si ètrattato di esportare i prodotti, quasi sempreappoggiandosi a dealer locali. Poi, soprat-tutto le imprese maggiori, hanno costruitoreti commerciali propri, cui sono seguiti in-

Un forte legame col territorioIndesit si conferma al primo posto nella classificadelle imprese stilata dalla Fondazione AristideMerloni. Il presidente Andrea Merloni spiega acosa sono dovuti questi risultati: «Indesit è alprimo posto ormai da anni. La nostra dimensioneè dovuta soprattutto alle strategie di crescitamediante acquisizioni e di valorizzazione deimarchi, che ci hanno permesso di essere tra ileader in Europa e leader assoluti in importantimercati come l’Italia, il Regno Unito e la Russia».

Parliamo di internazionalizzazione. In chemodo l’azienda ha affrontato questo temanell’ultimo anno? «Non è un tema nuovo per noi. Indesit realizza inItalia ormai solo il 15 per cento del suo fatturatodi Gruppo e nell’ultimo anno nulla è cambiato,salvo la possibilità di una ulteriore forte crescitanell’Europa dell’Est».

Indesit è un grande gruppo internazionale.Qual è il legame con il territorio di origine?«Il legame è sempre forte. I rapporti col territoriosono ottimi e la testa pensante della società ènell’area di Fabriano, dove lavorano peraltro granparte dei nostri dipendenti in Italia. Inoltre loscorso aprile, abbiamo contribuito alla nascitaproprio a Fabriano di Home Lab, il primoconsorzio italiano di ricerca sulla domotica cheriunisce oltre a Indesit Company le altre principaliimprese ed enti marchigiani leader del settore».

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Si conferma stabile anche nel 2011 iltrend della Faber, l’azienda storica diFabriano leader nella produzione dicappe da cucina. Un risultato signi-

ficativo se contestualizzato in un mercatoche nell’ultimo triennio è stato testimone diun generalizzato calo dei consumi e dei vo-lumi produttivi. Analizzando i dati a ritroso,

Design e innovazione, dal distrettotecnologico marchigianoIn Italia, una cappa da cucina su due è uscita da un suo stabilimento.

E oggi, Faber, si conferma tra i nomi più apprezzati a livello globale. E sotto la direzione

commerciale di Riccardo Remedi punta a ulteriori sviluppi tecnologici e di mercato

Andrea Moscariello

Nella pagina a fianco,

Riccardo Remedi,

direttore commerciale

di Faber Spa,

Fabriano (AN)

www.faberspa.com

Faber nel 2010 ha registrato un incrementodelle vendite del 10,8% rispetto al 2009.Crescita ottenuta principalmente grazie aun’efficace strategia commerciale, suppor-tata da continui investimenti in automa-zione, produzione, ricerca, sviluppo e for-mazione, che hanno consentito all’azienda dirimanere competitiva sugli attuali mercati

INNOVAZIONE

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Riccardo Remedi

globali, proponendo eccellenza e qualità.Negli ultimi due anni il gruppo ha investitopiù di sette milioni di euro, di cui tre solonel 2009, per l’implementazione di due lineeproduttive altamente automatizzate - da cuiesce un prodotto finito ogni 40 secondi - ealtri quattro milioni stanziati nel 2011, alfine di potenziare l’efficacia dei processi, in-tegrare impianti già esistenti, ma di nuovaconcezione, e sviluppare ulteriori unità au-tomatiche di lavoro che consentiranno l’ese-cuzione di prodotti dalle caratteristiche as-solutamente innovative rispetto al passato.«Chiaramente, i fatturati non sono uniformitra le varie società del gruppo – sottolineaRiccardo Remedi, direttore commerciale –.Mentre la sede italiana è fortemente pena-lizzata dalla crisi del mercato europeo e dallaconcorrenza dei paesi a basso costo, altrenostre società come quelle in Argentina, In-dia e Svezia, hanno trend più stabili, se nonaddirittura positivi». È evidente il fatto cheil gruppo, ormai, è sì bandiera di quel di-stretto tecnologico che ha reso Fabriano unadelle capitali mondiali dell’elettrodomestico,ma al tempo stesso è una realtà struttural-mente internazionale. Con sette stabilimentidislocati su sei nazioni di tre continenti dif-ferenti, realizza 2,6 milioni di cappe al-l’anno. Oggi Faber fa anche parte di Franke,la grande multinazionale svizzera leader nelKitchen System, con l’importante incarico diHoods Business Unit. Tanto per far com-prendere il livello di penetrazione del-l’azienda sui mercati, basti pensare che inItalia, una cappa su due è Faber. «Pur in un momento di indiscutibile diffi-coltà, l’intensa attività commerciale degliultimi anni ha contribuito nel consegui-mento di importanti obiettivi strategici, che

ci lasciano pensare di aver fatto meglio dellamedia mercato – spiega Remedi –. Nellospecifico, sono stati raggiunti risultati posi-tivi sia con alcuni clienti OEM che conalcuni distributori del marchio Fa-ber in Europa». Oltre l’85% del fatturato della Bu-siness Unit Cappe è realizzato al difuori dei confini italiani. Non stu-pisce, quindi, se gran parte del-l’attività commerciale sia rivolta aimercati esteri. «Le previsioni nonsono certo esaltanti per quanto ri-guarda il vecchio continente, percui sarà fondamentale de-dicarsi ai paesi extra eu-ropei, partendo daquelli a più alto po-tenziale». Alcuni ri-sultati ottenuti suimercati tradizio-nali, comunque,restano positivi.Tra questi anche

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la Spagna, dato che stupisce considerando lostato di crisi in cui riversa la Penisola Iberica.Gli investimenti non si concentreranno uni-camente sugli aspetti commerciali. Alta è in-fatti l’aspettativa rivolta alle innovazioni tec-nologiche proposte sui mercati. «Faber comesempre continuerà a puntare su tutte le no-vità tecniche e funzionali che possono essererapportate al prodotto cappa. Non trascure-remo nulla che comprenda nuovi materiali,riduzione dei consumi energetici, riduzionedel rumore, senza ovviamente tralasciare unelemento fondamentale per il nostro pro-dotto: il design». Proprio quest’ultimo è ilfattore chiave che ha permesso al gruppo diottenere una riconoscibilità sul mercato ra-ramente riscontrabile in altre case historydel settore. L’azienda continua a ricercarenuovi contenuti estetici, che devono andaredi pari passo con lo sviluppo delle tecnologie.

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A dimostrarlo è la sua storia. Faber ha se-gnato in oltre cinquant’anni l’evoluzione delprodotto cappa, che da semplice elettrodo-mestico nascosto nel pensile è divenuto ele-mento centrale della cucina. Suoi sono anche alcuni primati nell’ambitodell’automazione, della qualità e dell’otti-mizzazione dei processi produttivi. Nel 1995,prima al mondo nel suo settore, Faber ha ot-tenuto la certificazione del sistema qualitàaziendale secondo le norme ISO 9001. Altroprimato, nel 2005, si è concretizzato quandol’azienda di Fabriano ha applicato il metodo“Lean Six Sigma”, un sistema innovativo digovernance dei processi ideato nel 2004 dal-l’Università del Michigan (Usa), che si pro-pone di rendere efficaci ed efficienti i pro-cessi riducendone, al contempo, i costi.Come suggerisce il nome, l’LSS combina glistrumenti del Lean Manufacturing, metodoreso celebre da Toyota, che pone l’accentosulla velocità, e del Six Sigma, tradizional-mente focalizzato sulla qualità, sviluppatoda Motorola negli anni ’80. «Qualità della risposta ai bisogni del mercatoe consapevolezza della sua globalità sono ledue linee di sviluppo perseguite con convin-zione dal gruppo». Ma quanto, Faber, continuerà a investire sulterritorio locale? «Oggi, un’azienda che vogliaavere un ruolo di leadership a livello mon-diale, deve potersi avvalere anche di strutturedelocalizzate, sia per essere più vicini ai mer-cati esteri, che per fronteggiare la crescenteconcorrenza dei paesi a basso costo, comeCina, Turchia e Polonia – conclude il diret-tore commerciale –. Tuttavia, l’attenzione alterritorio è sempre massima, tanto che tuttele attività di Ricerca e Sviluppo della BusinessUnit, rimarranno concentrate sulla sede diFabriano».

INNOVAZIONE

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L’attenzione al territorio è sempremassima, tanto che tutte le attivitàdi ricerca e sviluppo della Business

Unit, rimarranno concentratesulla sede di Fabriano

Tante sono quellerealizzate dalla Faberin 12 mesi. L’aziendaè presente con i suoistabilimenti in Italia,

Svezia, Francia,Turchia, India,

Argentina, cui siaggiungono una

partnershipcommerciale negli

Stati Uniti e un ufficiorappresentativo

in Russia

CAPPE

2,6 mln

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100 • DOSSIER • MARCHE 2012

L’attuale situazione della mobilitàurbana in termini di risparmioenergetico e di abbattimento delleemissioni inquinanti richiede uno

sviluppo sempre più deciso e diffuso del tra-sporto pubblico locale “sostenibile”, da attuareattraverso l’impiego delle limitate risorse esi-stenti e degli incentivi erogati dall’Unione Eu-ropea. L’Italia ha uno dei parchi mezzi più “anziani” einquinanti d’Europa e i veicoli Euro 0, 1 e 2costituiscono una parte consistente di quelli cir-colanti. Se teniamo conto che cento bus Euro0 hanno un impatto sull’ambiente paragonabilea quello di millenovecento bus elettrici, ap-pare chiara la necessità di migliorare l’immaginee la sostanza, in termini di compatibilità am-bientale, del trasporto pubblico locale italiano.

Questo obiettivo si può raggiungere anche at-traverso la creazione di un sistema per l’inte-grazione tecnologica e operativa tra i vari ad-detti del settore. Federico Vitali è Presidente delGruppo FAAM, da sempre impegnato nellaricerca e sviluppo di soluzioni innovative nelcampo dell’accumulo energia. «In collabora-zione con Magneti Marelli, Pininfarina eGruppo Torinese Trasporti – spiega Vitali –,FAAM ha realizzato tre progetti dedicati allamobilità pubblica locale. Alta efficienza ener-getica, riduzione costi d’esercizio e salvaguardiadell’ambiente sono i denominatori comunidelle iniziative intraprese». La prima iniziativa in programma è il pro-getto Hybus, basato sul concetto del revam-ping: «L’idea – racconta Vitali – è quella diconvertire e rigenerare autobus di età supe-riore ai quindici o vent’anni anni, attual-mente equipaggiati con motori Euro 0, 1 e 2,trasformandoli in veicoli con trazione ibridaseriale e operare un restyling delle parti di car-rozzeria esterna e interna e il ripristino delleparti funzionali danneggiate. Tale soluzionepuò essere applicata a diverse tipologie dimezzi, con architetture differenti a secondadelle esigenze del territorio o di necessità spe-cifiche. Questa trasformazione garantisce fra

Oggi è prioritario abbattere l’impatto

ambientale delle modalità

di spostamento degli italiani, favorendo

il trasporto pubblico e ricorrendo

a tecnologie meno inquinanti,

come quelle legate all’utilizzo del litio.

Federico Vitali illustra le ultime

novità in merito

Francesco Bevilacqua

Federico Vitali,

presidente

della FAAM Spa

di Monterubbiano (FM)

www.faam.com

INNOVAZIONE

Tre progetti per la mobilitàurbana sostenibile

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 101

l’altro un notevole risparmio economico ri-spetto all’acquisto di autobus nuovi».La parola chiave del secondo progetto chevede protagonista FAAM è retrofit, ovvero ri-qualificazione, riferita agli autobus attual-mente alimentati mediante batterie alpiombo. «L’obiettivo del programma è rim-piazzare il piombo con il litio. L’evoluzionetecnologica dell’accumulo consente infatti lasostituzione su veicoli elettrici o ibridi, comegli autobus, di batterie al piombo con batte-rie al litio, con conseguente aumento del-l’autonomia di oltre centotrenta chilometri,

facendo addirittura sì che la durata degli ac-cumulatori superi quella della vita del veicolostesso. Il ricorso a questo tipo di accumulatoriconsente anche di conseguire una sensibile ri-duzione dei consumi e un significativo recu-pero di energia dalla frenatura elettrica, es-sendo gli accumulatori di nuova generazionecapaci di accettare correnti di carica moltoelevate. I nuovi accumulatori sopportano in-fatti delle densità di energia molto più alte ri-spetto ai sistemi tradizionali con pesi ridotti,oltre che tempi di ricarica notevolmente piùbassi rispetto a essi e con rendimenti di ac-cumulo superiori al 98%».Il terzo aspetto su cui intervenire riguardal’avviamento del veicolo, che ha sempre co-stituito una fase critica in termini di durata efunzionalità delle batterie. «L’avviamento de-gli autobus – sottolinea in proposito Vitali –costituisce una problematica importante, cheinfluisce in maniera determinante sulla du-rata degli accumulatori e sul bilancio ener-getico in fase di ricarica delle batterie stesse.La soluzione proposta si basa su accumulatorial litio di nuova generazione, che consen-tono una durata in termini di cicli sei voltesuperiore rispetto a quella di una normalebatteria e che permettono di utilizzare cor-renti di ricarica di un ordine di grandezza su-periore rispetto alle batterie tradizionali. Lasoluzione proposta consente una modularitàe un’integrabilità variabili e adattabili alle di-verse tipologie di autobus: il progetto infattiprevede l’applicazione, sull’attuale spazio a di-sposizione per gli accumulatori, di una solu-zione integrata che non necessita di modifi-che sugli autobus esistenti».

Federico Vitali

�L’evoluzione tecnologicadell’accumulo consentela sostituzione di batterieal piombo con batterieal litio, con conseguenteaumento dell’autonomia dioltre centotrenta chilometri

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Negli ultimi anni, il settore ascen-soristico è stato protagonista diun’importante innovazione tec-nologica. Alcune aziende, infatti,

hanno sviluppato particolari schede di con-trollo basate su una tecnologia simile a quelladei computer e la cui prerogativa principale è dilavorare in rete. A tal fine è stata studiata e pro-gettata un’elettronica capace di entrare e colle-garsi a internet e di rendere il funzionamentodell’ascensore quasi uguale a quello di un Pc.Grazie a questo step evolutivo raggiunto dal

settore, si è reso anche possibile il controllo re-moto di qualsiasi parte, strumento o meccani-smo che forma l’ascensore, come, per esempio,nel caso dell’analisi dei guasti. In Italia, a ela-borare tale tecnologia e a distribuirla è la societàVega, sita a Ponzano di Fermo e specializzatanella progettazione e realizzazione di sistemielettronici per ascensori e piattaforme elevatrici.«Attualmente l’unico reale confronto di questeinnovative schede di controllo – spiega PaoloVitturini, titolare dell’attività – esiste in Ger-mania, e nel nostro paese, dove siamo gli unicia occuparci del loro sviluppo e della loro messain commercio».

In soli quattro anni, la Vega è riuscita a rag-giungere grandi quote di mercato italiano delproprio settore. Come ci siete riusciti?«Gran parte del merito va alla continua fase diricerca e sviluppo che caratterizza la nostra at-tività e che non solo ci ha permesso di serviretante realtà importanti, ma che ci ha ancheconsentito di differenziare i nostri prodotti.Nell’ultimo periodo, infatti, abbiamo creatouna divisione dedicata alla realizzazione di pul-santi e bottoniere, ramo aziendale attraverso ilquale siamo riusciti a conquistare maggioriquote di mercato. Questi costanti investimentinell’innovazione hanno trasformato l’aziendain un partner in grado di guidare i clienti neimeandri dell’evoluzione del settore ascensori-stico e di offrire loro servizi ad alto valore ag-giunto, come consulenza, soluzioni ad hoc,

La rete internet e il controllo da remoto rappresentano le nuove frontiere del mercato ascensoristico

mondiale. Paolo Vitturini racconta la sua esperienza nel settore degli elementi per ascensori

Emanuela Caruso

Ascensori sempre più simili ai computer

Paolo Vitturini

della Vega Srl di

Ponzano di Fermo (FM)

www.vegalift.it

INNOVAZIONE

102 • DOSSIER • MARCHE 2012

Page 81: dossier marche 01 2012

MARCHE 2012 • DOSSIER • 103

Paolo Vitturini

assistenza e trasmissione di know how».Gli elementi d’arredo per ascensori fir-

mati Vega si distinguono per un accurato edelegante design.«Da sempre, cerchiamo di rivestire di bellezzala qualità dei nostri prodotti, ragion per cuil’azienda dispone di due reparti, quello tec-nologico, composto da ingegneri che proget-tano i sistemi elettronici, e quello del design,dove meccanici e stampisti si occupano pro-prio dell’estetica degli articoli, che si caratte-rizza per essere elegante, raffinata e dal gusto“made in Italy”. A oggi, siamo depositari diben 15 modelli ornamentali».

Quali ulteriori punti forti può vantarela Vega?«Fattori chiave del nostro successo sono senzadubbio il capitale umano e la filo-sofia aziendale. Il primo ri-guarda in particolar modol’istruzione e la grandepreparazione del perso-nale interno, su 65 di-pendenti ben 30 sonolaureati e 18 sono inge-gneri, e l’età media dellostaff, è di trent’anni. Gli

investimenti sul personale ci hanno consen-tito di applicare logiche propriamente tipichedelle multinazionali alla società. La filosofia sucui si basa l’attività cerca, invece, di comuni-care sempre l’identità dell’impresa nonostantei vasti confini del nostro mercato di riferi-mento».

Sin dall’inizio dell’attività della Vega,avete mirato a una rapida internazionaliz-zazione dei prodotti e dell’azienda. Attual-mente in quali paesi siete presenti?«Siamo presenti in 36 paesi in tutto il mondoe i nostri mercati esteri principali sono quelli diCina, Russia, Brasile, Inghilterra, Australia edEmirati Arabi. Il successo raggiunto dai nostriprodotti ci porta a competere e a interagire conle più grandi aziende del settore ascensoristico

del mondo e oggi dividiamo il mer-cato globale con una decina di al-

tre società, quello europeocon quattro imprese e

quello italiano con soloun’altra realtà. La conti-nua crescita dell’attività al-l’estero ci sta portando araddoppiare il fatturatocirca ogni due anni».

��

I nostri prodotti si caratterizzanoper l’alta tecnologia ed elettronicada cui sono formati e per il designtipicamente made in Italy

Page 82: dossier marche 01 2012

La flessibilità di un’impresa si misura aseconda della capacità di interpretare ilmercato e il settore di appartenenza edi soddisfare le richieste del bacino

d’utenza. Consapevole di questi meccanismi, lasocietà Tecnopromec di San Severino Marche,specializzata nella progettazione e realizzazionedi linee di produzione industriale non standar-dizzate, ha rivoluzionato il settore di riferimentoattraverso la filosofia High Flexibility Project.«Questo nuovo approccio – spiega Maria Cri-stina Trombetti, direttrice dell’amministrazionee del marketing – amplifica e migliora un

I vantaggidella flessibilità produttivaLa filosofia High Flexibility Project ha rivoluzionato la progettazione e realizzazione

di linee di produzione industriale non standardizzate. Il punto di Maria Cristina Trombetti

Emanuela Caruso

Tecnopromec ha la

sede a San Severino

Marche (MC). Nella

pagina a fianco

Maria Cristina

Trombetti, direttrice

dell’amministrazione

e del marketing

insieme al fondatore

Giuseppe Trombetti

www.tecno-promec.it

aspetto importante della nostra attività, cioè laproduzione di soluzioni su misura. L’Hfp, infatti,permette di profilare, tagliare a misura e punzo-nare nella stessa linea di profilatura e nello stessomomento, portando così a un notevole abbassa-mento dei tempi di produzione».

Nello specifico, in quali rami del processoproduttivo può trovare applicazione l’Hfp?«In particolare, nella punzonatura da nastro, am-bito a cui oggi possiamo offrire banchi di pun-zonatura modulari su misura e dotati di unitàidrauliche ad alta velocità e utensili standard,tecnologie che minimizzano i costi; nella profi-

INNOVAZIONE

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 105

Maria Cristina Trombetti

latura a rulli, lavorazione da sempre poco flessi-bile, ma che grazie all’HFP ha guadagnato in ve-locità attraverso le migliorie apportate alle pro-filatrici a sistema a cambio rapido e duplex; einfine nei sistemi di impacchettamento o mani-polazione, ovvero nei processi finali delle nostrelinee produttive, dove l’HFP ha introdotto so-luzioni volte a ottenere macchinari del tutto au-tomatici».

L’innovazione è la caratteristica che vi hacontraddistinto sin dall’inizio della vostra at-tività, fondata da Gianfranco Trombetti. Suquali mezzi avete potuto contare e cosa vi haspinto a rinnovarvi in maniera costante?«Siamo riusciti a fare dell’innovazione un nostropunto di forza mantenendo uno spirito im-prenditoriale sempre vigile e idoneo ai vari mo-menti storici, organizzando l’azienda in mododinamico, semplice ed efficace. Ha giocato unruolo fondamentale anche l’essere riusciti a tra-sformare una piccola officina in un’industria ca-pace di occuparsi di ogni fase di costruzione de-gli impianti di profilatura. Infine, ci ha aiutati il

fatto di essere sempre stati orientati verso il rag-giungimento di un’elevata capacità tecnologica».

A quali settori e mercati sono indirizzati iprodotti della Tecnopromec?«La nostra società progetta e realizza impianti diproduzione destinati ai settori della sicurezzastradale, dell’edilizia, della logistica, degli infissicivili e industriali, dell’energia e dei processi si-derurgici. Tutti i nostri prodotti sono distribuititanto sul mercato nazionale quanto su quelloestero, che si sviluppa in particolar modo neipaesi dell’Europa, della Russia, dell’Africa, degliStati Uniti e dell’America Latina».

La manovra del Governo Monti non ha in-trodotto sostanziali novità nei finanziamentiall’innovazione per le industrie. Da protago-nista di una realtà industriale che si fondasulla ricerca, lo sviluppo e l’innovazione, qualè la sua opinione in proposito?«Il settore industriale presenta varie situazioni damigliorare e molti problemi a cui dover porre ri-medio. I finanziamenti e le agevolazioni destinatialla ricerca e all’innovazione sono fondamentalie devono essere aumentati, in quanto unicomodo per permettere alle aziende di rimanerecompetitive e al passo con i tempi. È necessario,inoltre, porre maggior attenzione alle esigenze in-frastrutturali delle regioni italiane e ridurre ilcosto della manodopera. In altre parole, bisognagarantire più considerazione a quelle realtà im-prenditoriali che hanno a cuore il proprio lavoro,i propri dipendenti e il “made in Italy”».

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La profilatura a rulli, lavorazione dasempre poco flessibile, grazie all’HFP

ha guadagnato in velocità

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106 • DOSSIER • MARCHE 2012

Lo sviluppo e l'applicazione di nuovetecnologie influenzano e determinanoormai innumerevoli aspetti della no-stra vita privata e professionale. Al di là

di certi atteggiamenti critici, quasi al limite delluddismo, la percezione di questa sempre piùimportante presenza è tendenzialmente positiva,così come positivi sono gli effetti che essa producesulla qualità della vita, sia in casa che sul posto dilavoro. Stringendo il campo d’azione alla di-mensione domestica, ci accorgiamo che il com-fort casalingo è in crescita grazie all'utilizzo dinuove tecnologie e alla capacità, degli operatoridi questo particolare mercato di cogliere – senon addirittura anticipare – quelle che sono lepiccole e grandi esigenze dell'utenza. Affermarsiin questo mercato è perciò frutto di una parti-

colare sensibilità nell’operare un’accurata sele-zione fra utile e superfluo, perseguendo le solu-zioni davvero capaci di produrre valore per ilconsumatore finale e il cui successo non puòprescindere dall'acquisizione di esperienza egrande specializzazione, come sottolinea AntonioRestaneo, consigliere di amministrazione dellaSeav di Osimo. «La ricerca e lo sviluppo, cosìcome la grande attenzione dedicata alla qualitàproduttiva, sono sempre state le priorità della no-stra azienda, frutto della consapevolezza che il set-tore richiede grandi sforzi in Resarch & Develo-pement ed è caratterizzato da un grandedinamismo che richiede una spiccata propen-sione agli investimenti e un’innata attitudine al-l'eccellenza professionale». Peculiarità prezioseper lo sviluppo di competenze molteplici e di-versificate, in un campo che fa della varietà ap-plicativa una delle sue caratteristiche principali.«Con il marchio SEAV MORE, sviluppiamoprogetti customizzati per una serie di applicazionie di clienti “business to business”: dai controlli re-moti per le cappe aspiranti o per gli schermi dihome theater ad applicazioni per l’ambito medi-cale, da soluzioni sviluppate per il mercato dellanautica a quelle prodotte per l’automotive. At-traverso le nostre linee di produzione automatiz-zata passa la lavorazione di schede elettronichepersonalizzate per clienti di tutto il mondo e de-stinate ai più diversi mercati mondiali». Unasfida estremamente ambiziosa, pur nella sua to-tale coerenza, come spiega Restaneo. «Negli anni

Dai controlli remoti per le cappe aspiranti ad applicazioni per l’ambito medicale. Dalle soluzioni

per il mercato della nautica a quelle per l’automotive. Antonio Restaneo descrive le attività

della Seav capace di offrire risposte concrete in diversi ambiti produttivi

Lodovico Bevilacqua

INNOVAZIONE

Soluzioni tecnologiche customizzate

Seav srl

ha la sede

a Osimo (AN)

www.seav.com

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 107

abbiamo acquisito un’elevatissima specializza-zione e una totale padronanza dei processi distudio, sperimentazione e produzione di solu-zioni tecnologiche; abbiamo così acquisito com-petenze aziendali e professionali che ci permet-tono di considerare la possibilità di cimentarci neisettori più svariati e differenti, offrendo solu-zioni customizzate e accettando con coraggio econsapevolezza nei nostri mezzi ogni nuova sfidalanciata da un mercato sempre più selettivo e spe-cializzato». Vale la pena soffermarsi brevementead analizzare questo mercato, analisi il cui com-pimento non può esimersi dal considerare la na-tura congiunturale dell’attuale situazione econo-mica. Restaneo ci aiuta a fare chiarezza. «Il settoredi ricerca e sviluppo di nuove tecnologie è uncomparto decisamente giovane, che esce da unafase estremamente dinamica, ma dal caratterequasi speculativo; troppi erano infatti i player diquesto mercato che partecipavano al suo svi-luppo senza avere le adeguate competenze o pre-parazione per affrontarlo. La recente crisi econo-mica ha effettuato una sorta di scrematura,rendendo le attività di R&D troppo impegnativeper chi era sul mercato senza possedere le carat-teristiche necessarie». Una sorta di rigida selezione

che ha avuto l'effetto indiretto di aumentare laqualità dei prodotti offerti, come conclude Re-staneo. «Naturalmente le aziende che sono ri-maste attive e competitive hanno visto premiatal'attenzione dedicata in passato alla formazioneprofessionale e agli investimenti nella qualità.Non posso celare la soddisfazione di fare parte diuna società che ha sempre fatto di questi obiet-tivi le proprie priorità strategiche e che ha di-mostrato forte carattere e personalità in un mo-mento di crisi come quello attuale, concentrandogli investimenti in direzione dello studio e dellasperimentazione di nuove tecnologie, senza tra-dire quella che è la propria – storica – vocazioneper l'eccellenza». Fatta l’analisi era necessario perRestaneo trovare la soluzione: «La nostra espe-rienza e la nostra efficienza ci hanno permesso diistituire un nuovo progetto strategico denomi-nato Seav More, sintetizzabile come un propositodi specializzazione applicata alla multi funziona-lità. Questa è l'ennesima conferma del dinami-smo propositivo e della vivacità che caratterizzanoquesta azienda e che – come già in passato -contribuiscono a renderla un punto di riferi-mento a livello internazionale e saranno deter-minanti per i successi futuri».

�La nostra esperienza ci ha permesso didar vita a un nuovo progetto strategicodenominato Seav More: la nostraesperienza e il nostro know-howsono così a disposizione del mercato

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108 • DOSSIER • MARCHE 2012

Diversificazione produttiva, flessi-bilità e innovazione. Sono questii tre pilastri sui quali le impreseitaliane che intendono affermarsi

a livello internazionale dovranno puntare nelprossimo futuro, perché solo così le aziendenostrane avranno la possibilità di ritagliarsiun ruolo di primo piano all’interno di mercaticaratterizzati da una competizione sempre piùpressante. Un concetto ben chiaro a FabioFranchini, socio della Pada Engineering Srl, so-cietà di Calcinelli Saltara fondata nel 1975 eoggi riconosciuta come una realtà leader nellaproduzione di dissipatori di calore e di sistemi

Dal calore all’illuminazioneDalla progettazione e produzione di dissipatori in alluminio alla realizzazione di sistemi

di illuminazione a led. Fabio Franchini spiega l’evoluzione della sua società, per conquistare

nuovi mercati sempre nel segno della qualità

Guido Puopolo

Fabio Franchini, general manager della Pada Engineering Srl.

La società ha la sua sede a Calcinelli Saltara (PU)

www.padaengineering.com

di raffreddamento in alluminio. «La nostraforza, pur in un contesto di difficoltà, è stataquella di affrontare la crisi con uno spiritopropositivo, ricercando nuove soluzioni chepotessero adattarsi alle mutate esigenze dei no-stri partner», racconta Franchini. L’azienda,infatti, sfruttando e adattando l’esperienza ma-turata in quasi quarant’anni di attività, a par-tire dal 2009 ha avviato, al termine di unlungo percorso di studio, la produzione di unanuova gamma di sistemi di illuminazione conled di potenza, a marchio SwitchOnLed, uti-lizzabili in ambienti interni ed esterni.

A tre anni di distanza, quale bilancio èpossibile trarre da questa attività?«Siamo molto soddisfatti di quanto ottenutofinora. I sistemi di illuminazione a led da noirealizzati sono infatti la soluzione ideale per il-luminare uffici, scuole, palestre, strutture com-merciali e impianti sportivi, ma anche strade,gallerie e aree industriali, con il massimo dellaresa e dell’affidabilità. Tutti i prodotti sonoottenuti attraverso la lavorazione di materialenobile-primario, come alluminio, acciaio e ve-tro, che assicurano una qualità e un design su-periore. Pada Engineering offre inoltre molte-plici servizi e vantaggi tipici di un’efficace emoderna struttura aziendale, per supportare ipropri partner nella scelta dei prodotti, attra-verso, ad esempio, la comparazione con i si-stemi tradizionali e la verifica dell’effettivo ri-sparmio energetico generato dall’uso dei led. Iltutto con un occhio sempre attento alla ricercadi forme e soluzioni estetiche all’insegna dellaqualità, della funzionalità e della cura dei det-

INNOVAZIONE

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 109

Fabio Franchini

tagli, proprie del migliore made in Italy».Quali sono le realtà che si sono dimo-

strate maggiormente interessate a questinuovi prodotti?«Senza dubbio il nostro target di riferimento èrappresentato dal mondo industriale, semprepiù sensibile alle tematiche inerenti il risparmioe l’efficienza energetica. Chiaramente i sistemidi illuminazione da noi proposti rappresentanola soluzione ideale anche per le pubbliche am-ministrazioni, anche se purtroppo le difficoltàche gli enti locali stanno incontrando per farquadrare i bilanci rappresentano un freno nonindifferente nella diffusione della tecnologialed».

Come accennato in precedenza, la diver-sificazione rappresenta una delle peculia-rità della vostra azienda. In quali altri settoritrovano applicazione i vostri prodotti?«Pada Engineering ha iniziato a produrre se-milavorati in alluminio nel 1975, avviando unproficuo dialogo con l’industria del mobilepesarese. Col tempo abbiamo esteso i nostriorizzonti, fornendo estrusi in alluminio amolte aziende marchigiane di medio-grandidimensioni, specie nel settore degli elettrodo-mestici e in quello degli strumenti musicalielettronici. Oggi siamo presenti su scala mon-diale, e gli ambiti in cui è possibile utilizzare inostri profili di alluminio estrusi sono diversi:dai sistemi elettronici e di radio diffusione ai si- � �

stemi UPS e alle macchine saldatrici, dall’in-formatica all’industria medica fino ad arrivarealla trazione e all’industria automobilistica».

Per soddisfare le esigenze di ambiti così di-versi tra loro e rimanere al passo coi cam-biamenti del mercato è indispensabile uncontinuo aggiornamento. A questo propo-sito quanto contano per voi gli investimentiin ricerca e sviluppo tecnologico?«Tantissimo. Basti pensare che all’interno delnostro stabilimento siamo dotati di un appo-sito dipartimento, grazie al quale tecnici alta-mente specializzati hanno la possibilità di stu-diare e testare nuove soluzioni sempre piùperformanti. Oltre a questo, però, un fattorechiave che ci permette di “intercettare” e in-terpretare i bisogni dei nostri partner è rap-presentato dal costante dialogo che abbiamo

��I sistemi di illuminazione a led sono la

soluzione ideale per illuminare uffici,scuole, e strutture commerciali, ma

anche strade, gallerie e aree industriali

È il numero di profilidi alluminio utilizzatiper produrre gli oltre20mila articoli della

gamma offertadall’azienda

PROFILI+1.000

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110 • DOSSIER • MARCHE 2012

instaurato con essi, perché solo grazie al con-fronto e lo scambio di idee e opinioni è possi-bile realizzare un prodotto realmente adattoalle specifiche necessità dei potenziali acqui-renti».

Quali sono, quindi, i punti di forza delgruppo Pada?«Organizzazione, flessibilità e strutturazionedei processi lavorativi, unitamente a un’in-tensa attività di progettazione e sviluppo, cihanno consentito di proporre al mercato pro-dotti finiti assolutamente innovativi, ancheattraverso la fornitura di soluzioni personaliz-zate per ogni tipo di applicazione. Da oltre 30anni siamo costantemente impegnati a svi-luppare nuove idee, tanto che attualmente lanostra gamma di prodotti comprende più di

� � mille profili di alluminio estrusi e più di ven-timila prodotti finiti».

La vostra è un’azienda fortemente legata alterritorio marchigiano. Quale valore ag-giunto è in grado di garantirvi questa im-postazione?«Pada è un’azienda perfettamente integrata nelsuo contesto territoriale, con cui ha allacciatoun rapporto privilegiato di collaborazione, madotata anche di una spiccata vision, che ci hapermesso di aprirci progressivamente ai mercatiinternazionali, dove ci siamo affermati nonsolo nella trasformazione di estrusi di allumi-nio, ma anche nella realizzazione di dissipatorie sistemi di raffreddamento. Lavoriamo alfianco di diverse aziende marchigiane, sfrut-tando le loro competenze e il know how ac-quisito soprattutto in campo elettronico. Bastipensare che attualmente le schede per i nostriapparati sono costruite interamente all’internodella nostra regione».

Cosa servirebbe, secondo lei, per favorireun ulteriore sviluppo del tessuto produttivolocale?«In primo luogo è necessario un maggior sup-porto da parte degli istituiti di credito, per so-stenere tutte quelle aziende che intendono in-vestire in innovazione e sviluppo tecnologico.Credo però che anche gli imprenditori deb-bano ritrovare quella fiducia e autostima che lacrisi ha inevitabilmente minato, perché ilmondo imprenditoriale marchigiano è pieno dieccellenze da valorizzare e salvaguardare».

Per concludere, cosa vi aspettate dal nuovoanno?«Il 2011 è stato per noi un anno positivo. Sul-l’onda del successo dei nostri sistemi di illu-minazione siamo riusciti, anche grazie all’inse-rimento di nuove maestranze, a crescere inmaniera considerevole. Per il futuro puntiamocon forza sulle potenzialità offerte da questi in-novativi prodotti, e per fare ciò intendiamo do-tarci di un’adeguata struttura commerciale erete di vendita, certi che la qualità del nostro la-voro, anche in questo caso, sarà premiata dalmercato».

INNOVAZIONE

Organizzazione, flessibilitàe strutturazione dei processi

lavorativi, unitamente a un’intensaattività di progettazione e sviluppo,

rappresentano il fulcrodi Pada Engineering

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112 • DOSSIER • MARCHE 2012

Parte del retaggio innovativo che ca-ratterizza l'industria odierna si èconcretizzato nell'utilizzo, nella la-vorazione e nella manipolazione dei

materiali, assioma di ogni attività produt-tiva. Oggigiorno questa catena evolutiva deimateriali per la produzione tiene in larghis-sima considerazione le materie plastiche, do-tate di innumerevoli possibilità applicative edi una grande versatilità lavorativa. I poli-meri – grazie a queste preziose caratteristiche– hanno ottenuto la promozione del mercatodei materiali e trovano una grandissima dif-fusione di utilizzo nei più svariati ambitiproduttivi. Forte della grande esperienza ge-

stionale ed educato da una tradizione fami-liare votata a questo tipo di industria, LucaLeonardi, titolare dell’omonima azienda,traccia un profilo lusinghiero di questo tipodi materiali. «I polimeri plastici permettono,più di ogni altro materiale, di concretizzarequalsiasi idea applicativa che viene conce-pita, rendendo la fantasia del produttorel'unico eventuale limite alla versatilità delmateriale».

Che vantaggi offre, dal punto di vistaproduttivo, questa preziosa caratteristicadel materiale?«Innumerevoli. La sua grande capacità diprendere forma offre la possibilità di ricercarecon successo l'equilibrio migliore fra esigenzeapplicative, estetica, funzionalità e preci-sione, rendendo i polimeri plastici materialiadatti a qualsiasi destinazione di utilizzo. Lascelta delle aziende si orienta sempre piùverso l'adozione di questo tipo di materiali,diffondendone l'uso in maniera trasversale aivari settori produttivi; ne possiamo riscon-trare largo utilizzo negli ambiti più svariati,dal bianco alle cappe aspiranti, dal medicaleal casalingo, dal mobile all'automotive, pas-sando per segmenti specialistici come elet-tronica, microelettronica, nautica, aeronau-tica spaziale e molti altri ancora».

Che posizione ricopre la vostra aziendanel settore della produzione e distribu-

La versatilitàdei polimeri plasticiEsperienza e attitudine all'innovazione tecnologica per sfruttare le enormi potenzialità

dei materiali plastici e lo sviluppo di un'intuizione imprenditoriale che risale a sessant'anni fa.

Luca Leonardi ci racconta la sua esperienza

Lodovico Bevilacqua

Luca Leonardi, titolare

della Leonardi Spa

di Camerano (AN)

www.leonardi.it

INNOVAZIONE

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 113

zione di materiali plastici?«La lunga tradizione aziendale che la Leo-nardi può vantare ci conferisce una posi-zione di leadership a livello nazionale, un'au-torità che deriva dalla sessantennaleesperienza produttiva. La fondazione del-l'azienda è infatti datata 1950, epoca in cuil'intuizione del fondatore ha permesso disfruttare le grandissime potenzialità al tempoinespresse del mercato dei materiali plastici,un mercato ancora in fase di gestazione e chedeve parte della sua raggiunta maturità alcontributo di pionieri come Vinicio Leo-nardi, primo titolare e padre della nostraazienda».

Quale legame esiste fra l'azienda e il ter-ritorio a cui appartiene?«Un legame saldo e leale. Non è certo uncaso che le Marche siano un punto di riferi-mento a livello nazionale e internazionaleanche per l'industria della produzione dimaterie plastiche; questa regione ha semprepotuto vantare una grande vivacità a livelloimprenditoriale e il grande numero e l'ot-timo stato di salute delle tante aziende in at-tività in questo territorio lo dimostra. Daparte nostra, siamo molto orgogliosi di ap-partenere e rappresentare nel mondo questaregione e siamo consapevoli del credito in-tellettuale e imprenditoriale che la nostraterra vanta nei nostri confronti e che cer-

chiamo di ripagare portando la qualità e la ri-nomanza del nostro made in Italy in tutto ilmondo».

Di quale organizzazione e di quale po-tenziale logistico dispone la Leonardi perpoter ottenere i prestigiosi risultati rag-giunti?«Di grande importanza è l'attitudine all'in-novazione. In un settore dove la ricerca dinuove forme di lavorazione e utilizzo del ma-teriale ricopre un ruolo così importante, gliinvestimenti orientati verso lo sviluppo dinuove e più efficienti tecnologie produttive edi ricerca sono un punto cardine della nostrastrategia aziendale. Inoltre possiamo contaresu una struttura produttiva all'avanguardia,in grado – per dimensioni e qualità, con isuoi 10mila metri quadri di area coperta e5mila di spazi di recente inaugurazione – diassolvere a tutte le esigenze produttive in ter-mini di volumi e di tempi».

Luca Leonardi

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I polimeri plastici permettono, più diogni altro materiale, di concretizzarequalsiasi idea applicativache viene concepita

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114 • DOSSIER • MARCHE 2012

Per un’ottimale riuscita produttiva eper l’immissione nel mercato di pro-dotti all’avanguardia, l’utilizzo dellematerie plastiche impone una specia-

listica conoscenza delle loro proprietà fisico-chimiche. L’alchimia dei ritiri, dei raffredda-menti, la scelta degli acciai e dei trattamenti percostruire stampi a elevata resistenza fanno partedi un sapere tecnologico indubbiamente nonalla portata di tutti, che, alla Sts Tecnopolimeri,nasce da oltre venticinque anni nella costru-zione di stampi e nello stampaggio di materialiplastici per articoli tecnici. «Usare materialidifficili come i tecnopolimeri ad alte presta-zioni è la nostra specializzazione che, oltre adarci importanti soddisfazioni professionali,in termini di imprenditorialità ci distinguedalla concorrenza».

L’incipit del fondatore di Sts Tecnopolimeri,Carlo Pigliapoco, annuncia la descrizione diun settore tecnologicamente evoluto e con altilivelli di versatilità e di specializzazione tec-nica e informatica dove l’interazione con di-versi distretti manifatturieri diviene fonda-mentale per l’arricchimento e aggiornamentooperativo. Sono infatti svariati gli ambiti lavo-rativi in cui si colloca la Sts. «Operiamo so-prattutto nel mercato degli elettrodomestici, siadel bianco sia del grigio, ma stampiamo anchecomponenti per macchine da caffè, pezzi sot-tocofano per auto, plafoniere e supporti per il-luminotecnica – precisa Pigliapoco –. Si trattadi articoli tecnici che richiedono resistenzameccanica. Sono realizzati in Abs, polisulfoni,poliammidi 66, poliammidi aromatiche, ma-teriali con caratteristiche Vo, caricati con fibradi vetro e minerali». La Sts opera nel pieno rispetto delle norma-tive Rohs e utilizza materiali certificati, anorma Fda; tutti i lotti produttivi sono con-trollati e corredati da una documentazioneconforme alle norme uni 9001-14001/2004.Ma oltre alla conformità normativa che siesige per l’impiego di materie plastiche, dalpunto di vista prettamente operativo, per la-vorare determinati tecnopolimeri è necessariocostruire stampi tecnici che necessitano uncontrollo rigoroso dei flussi di materiale, unagestione accurata dei condizionamenti ter-

La tecnologia sottesa alla costruzione di stampi e allo stampaggio di materiali plastici per articoli

tecnici, disegna la parabola evolutiva di un settore altamente specializzato.

Carlo e Franco Pigliapoco spiegano quali fattori rendono inoffensiva la concorrenza

Adriana Zuccaro

Tecnopolimerifra software e automazione

Da sinistra

Carlo Pigliapoco,

titolare di STS

Tecnopolimeri, e i figli

Franco, responsabile

dell’ufficio tecnico,

e Matteo, responsabile

della gestione qualità

e ambiente

www.ststech.it

TECNOLOGIE

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 115

Carlo e Franco Pigliapoco

mici e la scelta dei materiali specifici. Perquesto «disponiamo di software di simula-zione per il progetto degli stampi e li co-struiamo esclusivamente in acciaio – spiega iltitolare di Sts –. Anche per stampi pilota sce-gliamo acciai come il C45, magari induritocon un procedimento di tempra a induzionesuperficiale per tollerare pre-serie abbastanzaconsistenti». In Sts, progettazione e produzione sono gui-date dall’ufficio tecnico, centro nevralgicoche valendosi dei moderni strumenti Cad-Cam gestisce le macchine in automatico ecrea una documentazione puntuale dei la-vori eseguiti: una strategia che riesce ad assi-curare velocità e qualità. Non a caso, «siamocertificati Uni/Iso 9001:2000 per la proget-tazione. Tutti i processi sono stati standar-dizzati per ridurre al minimo i tempi del di-segno e i software di cui abbiamo dotato laSts permettono di importare immediata-mente gli elementi base di uno stampo percostruirvi le superfici – spiega Franco Piglia-poco, responsabile dell’ufficio progettazione–. Quello che ci caratterizza rispetto ai con-correnti è l’aver puntato molto sulla proget-tazione Cam e abbandonato completamentela progettazione del percorso utensile a bordomacchina per ridurre al minimo gli errori. Lemacchine lavorano in automatico. Ognicommessa è corredata da una documenta-zione accurata, in modo che con poche no-zioni di base l’operatore sia in grado di co-struire uno stampo. Sui disegni tecnici sonoriportate tutte le tolleranze, gli accoppia-menti, le misure guida: l’operatore, non ap-

pena realizzato un pezzo, lo controlla e lo ve-rifica sulla base del disegno. Questo fa sì cheal momento dell’assemblaggio tutto coincidaal meglio». L’ufficio diretto da Franco Pigliapoco rap-presenta il cervello della Sts Tecnopolimeri e,in linea con i ritmi frenetici e le specialisticherichieste del mercato, è posto in costantemarcia evolutiva. «Stiamo puntando su unservizio di progettazione che risponde allanecessità di risolvere un problema. Nella faseiniziale di sviluppo di un nuovo prodotto, adesempio, capita che il cliente segnali un arti-colo fabbricato dalla concorrenza e ne evi-denzi i difetti, ma non abbia la competenzatecnica per migliorarlo. Alla Sts realizziamoquindi il progetto, il prototipo, ne verifi-chiamo la funzionalità e, una volta ricevutal’approvazione del cliente, avviamo la pro-gettazione dello stampo. Il tutto avviene al-l’interno della nostra azienda: in pratica di-ventiamo l’ufficio tecnico del cliente cherealizza un articolo nuovo affidandosi com-pletamente alla nostra esperienza».

In STS, progettazione e produzionesono guidate dall’ufficio tecnicoche avvalendosi dei moderni strumentiCAD-CAM gestisce le macchinein automatico

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116 • DOSSIER • MARCHE 2012

Le etichette delle bottiglie di vino rap-presentano uno strumento fonda-mentale su cui le aziende produttricidevono far leva per incrementare le

vendite. Ogni vino ha una sua identità, e so-prattutto un valore intrinseco che deve esseresvelato. Compito dell’etichetta è quindi quellodi rendere visibile al consumatore proprio quelvalore nascosto. Infatti, se da un lato esistonoconsumatori “esperti”, che conoscono proprietàe peculiarità di ogni singolo vino, è anche vero

che la maggior parte delle persone, nel mo-mento dell’acquisto, è portata a scegliere ba-sandosi principalmente proprio sul packaging esull’etichetta del vino stesso. «L’etichetta ogginon può più essere considerata come un sem-plice spazio dove inserire informazioni o dati ob-bligatori, bensì il mezzo attraverso cui trasmet-tere sensazioni e creare aspettative», spiegaMassimo Federighi, alla guida della Grafiche Fe-derighi Srl, azienda di Camerata Picena fondatanel 1969, e specializzata nella stampa di etichettedi pregio destinate prevalentemente al mondoenologico e oleario.

Nel momento in cui si va a realizzare un’eti-chetta, quali elementi grafici vanno messimaggiormente in risalto al fine di renderepiù evidenti le qualità del prodotto che que-sta rappresenta?«L’esigenza principale, per un’azienda, è quelladi fare in modo che il prodotto possa distin-guersi rispetto a quelli della concorrenza, equindi di valorizzarlo con un’estetica accatti-vante e ben curata. Ovvio che soprattutto neibeni più “pregiati” quali spumanti, superalcolicio vini di qualità c’è una maggiore attenzione nel-l’utilizzo di carte particolari o di lavorazioni dinobilitazione più ricche, ma anche per quel cheriguarda i prodotti di largo consumo, quali adesempio oli o vini destinati alla Gdo, è fonda-mentale riuscire a creare un’etichetta completa,che possa qualificare e impreziosire il prodotto

Creare etichette di pregio, capaci di conferire alle bottiglie di vino fascino e appeal.

È questa la mission dei fratelli Federighi. Massimo Federighi illustra le tecnologie e le ultime

novità alla base di questo particolare settore

Guido Puopolo

L’etichetta impreziosisce il prodotto

Massimo Federighi, Amministratore delegato della Grafiche Federighi Srl di Camerata Picena (AN)

Nella pagina a fianco, fasi di lavorazione all’interno dello stabilimento aziendale.

www.grafichefederighi.com

TECNOLOGIE

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 117

finito». A proposito come stanno mutando le esi-

genze da parte dei produttori enologici?«Nel mondo dell’etichetta vi sono designer ca-paci di proporre prodotti nuovi e di lanciaremode molto seguite, vuoi per l’utilizzo di nuovisupporti, per l’innovazione grafica o per il ri-chiamo alla tradizione. Sta poi a noi fornire glistrumenti necessari per concretizzare le loroidee. Certo è che il momento di incertezza ge-nerale, con un mercato ultra inflazionato e lacrisi dei consumi in atto, fa sì che attualmentel’esigenza prioritaria sia quella del contenimentodei costi, a cui cerchiamo di rispondere senzaper questo rinunciare alla qualità».

In effetti la crisi non ha risparmiato nean-che il settore enogastronomico. In che ma-niera questo ha inciso sulla vostra attività?«In questi due decenni il mercato enologico haavuto una crescita veramente importante, sia intermini di volumi che in termini qualitativi.Purtroppo oggi sta attraversando una fase diprofonda difficoltà, dovuta non soltanto allacrisi internazionale, ma in parte anche al dra-stico calo dei consumi seguito alle normativecontro le bevande alcoliche. Devo dire che intermini generali le aziende vinicole più struttu-rate hanno subito meno questo calo, in quantogià fortemente indirizzate al mercato Gdo e al-l’esportazione. Per quel che ci riguarda, attrez-zandoci adeguatamente siamo riusciti ad am-

pliare e diversificare la nostra clientela, in mododa non dipendere eccessivamente dalle “sorti” diun numero limitato di committenti».

Il mondo enologico quale fetta del vostrobilancio ricopre?«Da sempre abbiamo trovato nel mercato eno-logico lo sbocco naturale al nostro prodotto,che si contraddistingue per la qualità e la ricer-catezza alla base di ogni etichetta. Oggi l’80%della nostra produzione è indirizzata al mercatodel vino, e il rimanente verso quello dell’olio. Ciòè avvenuto anche grazie a una brillante intui-zione dei nostri genitori, che negli anni 80, os-servando una crescita qualitativa del vino nellanostra regione, hanno capito che si stava creandoun mercato di nicchia. Di qui la svolta della no-stra azienda, che negli ultimi due decenni, ancheattraverso importanti investimenti in attività diricerca e di aggiornamento tecnologico, ha as-sunto un ruolo di primo piano nel mercato del-l’etichetta di pregio».

Quali sono, dunque, le innovazioni tecno-logiche più recenti e importanti che hanno

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Negli ultimi anni abbiamo sostituito il90% delle nostre macchine e innovatol’intero processo produttivo, in modo daanticipare i cambiamenti, e non subirli

Massimo Federighi

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118 • DOSSIER • MARCHE 2012

consentito all’azienda di affermarsi all’in-terno di un settore sempre più esigente e com-petitivo?«Due aspetti si legano molto strettamente l’unoall’altro: tecnologia e formazione. Negli ultimi10 anni abbiamo sostituito il 90% delle nostremacchine e innovato l’intero processo produt-tivo, in modo da anticipare i cambiamenti, enon subirli. Oggi disponiamo di macchine mul-tiprocesso che ci consentono di essere competi-tivi sia in termini qualitativi che quantitativi, edi abbattere i costi e migliorare le performance.In controtendenza rispetto al mercato, abbiamodeciso di investire su macchinari offset, abbi-nando alla quantità e a una produzione di tipojust in time, anche un elevato livello qualitativo,riuscendo a proporre i nostri articoli a prezzi as-solutamente competitivi. Credo però chel’aspetto più importante per la nostra azienda sial’attenzione che da sempre prestiamo ai giovanie al territorio. Oggi 30 persone lavorano all’in-terno della Grafiche Federighi, giovani con unaspiccata predisposizione verso la tecnologia e lamultimedialità, desiderosi di accrescere le loroconoscenze e di affrontare ogni giorno sfidenuove ed entusiasmanti. Considero la nostraazienda un po’ come una scuola, dove vengonoformati degli eccellenti stampatori che nel loropercorso diventano a loro volta insegnanti, con-tribuendo in maniera determinante alla crescitadella società».

In futuro intendete ampliare ulteriormentei settori di riferimento e di diversificare lavostra attività?«Come detto, il mercato del vino e dell’oliorappresenta il nostro ambito di riferimento, an-che se ultimamente stiamo cercando di aprircianche ad altri settori, all’interno dei quali potersfruttare le nostre competenze e conoscenze. Infondo la capacità di sapersi reinventare di frontealle nuove sfide del mercato è da sempre unadelle peculiarità della piccola e media impresaitaliana, di cui le Marche sono l’essenza».

Quale bilancio è possibile trarre relativa-mente all’anno appena concluso?

«Il 2011 si è chiuso tra luci e ombre. Nonostante

TECNOLOGIE

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Nel prossimo futuro intendiamorafforzare la nostra rete commerciale,anche con un occhio al mercato estero

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 119

Massimo Federighi

l’allungamento dei tempi di riscossione e la ri-duzione dei volumi richiesti, siamo infatti riu-sciti a consolidare la nostra posizione sul mer-cato, facendo registrare un aumento del fatturatopari all’11% rispetto all’anno precedente. Unabuona politica di investimenti e una mission for-temente incentrata verso un prodotto di qualità,unitamente a un servizio celere e competente,hanno fatto sì che il nostro prodotto diventasseun’eccellenza poco ripetibile sul territorio ita-liano, e quindi sicuramente al riparo da unaconcorrenza “scorretta” che sempre di più si vadiffondendo anche nel nostro settore».

Quali aspettative riponete nei confronti del2012 e quali sono gli obiettivi e le sfide che at-tendono l’azienda nel prossimo futuro?

«Alla luce di quanto sta accadendo in questomomento, ritengo che grazie alla nostra orga-nizzazione, a investimenti mirati e anche a unpizzico di fortuna, oggi possiamo guardare al fu-turo con grande ottimismo, tanto che nei pros-simi mesi intendiamo rafforzare la nostra retecommerciale, anche con un occhio al mercatoestero, che finora ci ha impegnato solo margi-nalmente. Come diceva mio padre, infatti, dob-biamo continuare a investire per garantire sem-pre il massimo ai nostri partner, perché questoè l’unico modo per ottenere dei risultati. Credosia questa l’eredità più importante che io e miofratello abbiamo ricevuto, e che intendiamo di-fendere e valorizzare per rendere l’azienda sem-pre più all’avanguardia».

Grafiche Federighi nasce da lontano. È il 1969 quando CarloFederighi decide di iniziare questa avventura, assieme alla

moglie Carla. Inizialmente produce stampati di ogni genere, magià con una particolare vocazione verso il mondo del vino, chenelle Marche sta crescendo in quantità e qualità. L’aziendadecide così di specializzarsi nel settore, dove la richiesta distampati di qualità è molto forte. «L’esperienza di nostro padree la caparbietà della famiglia ci ha portato a investire

importanti risorse in tal senso», ricorda Federighi. Una grandeattenzione alle tendenze di mercato ha portato l’aziendamarchigiana a fare scelte difficili ma importanti, individuandoproprio nella qualità, nell’innovazione e nella puntualità delservizio gli unici obiettivi da perseguire. Oggi, con unaproduzione di oltre 250.000.000 di etichette annue solamentenel mercato enologico e oleario, Grafiche Federighi si poneinfatti tra i più importanti produttori italiani.

UN’INTUIZIONE VINCENTE

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120 • DOSSIER • MARCHE 2012

Nel settore dell’elettronica di con-sumo e degli elettrodomestici siè diffusa, da qualche anno, l’in-novativa politica Ediel, studiata

e sviluppata per diffondere tra le varie im-prese l’adozione di un protocollo comune dicodifica per la trasmissione elettronica deidati tra industria, rivenditore e distributore.Lo scopo principale che ha guidato la crea-zione di tale servizio è stato quindi quello diformare una piattaforma elettronica condi-visa per la gestione documentale dell’interociclo dell’ordine. La prima società del settoread adottare la piattaforma Ediel è stata la

Eurocom D.L.E., sita adAncona. «Grazie a questo si-stema – commenta Leo Be-nedettini, amministratoredell’attività – possiamo av-valerci dello scambio auto-matico di dati e documenticon i nostri fornitori, ren-dendo così più veloci i pro-cessi, riducendo i costi e ipossibili errori e garantendoun servizio migliore allaclientela».Con quali obiettivi è nata

la Eurocom D.L.E.?«Sin dall’inizio, l’azienda,

Una nuova piattaforma per i processi d’impresaComunicazione, marketing e logistica: sono questi i principi cardine su cui si basano le moderne

attività dei distributori e rivenditori del settore italiano degli elettrodomestici e dell’elettronica

di consumo. Ne parliamo con Leo Benedettini

Emanuela Caruso

formata da 15 soci tutti rivenditori del set-tore degli elettrodomestici, ha avuto le ideechiare su come affrontare il mercato – chegià dal 2000 con l’avvento sul territorio na-zionale delle grandi superfici aveva fatto no-tare i primi cambiamenti – e traguardi daraggiungere ben precisi. La grande sfida era,e continua a essere, quella di mantenerecompetitivi i punti vendita storici che si af-fidavano a noi, dotandoli di requisiti indi-spensabili per una distribuzione moderna eottimamente organizzata. Di conseguenza,l’obiettivo è stato quello di creare una so-cietà logistica in grado di anticipare e ri-spondere alle continue esigenze del mer-cato».

Nello specifico, quindi, quali sono ipunti di forza della Eurocom D.L.E.?«Il nostro lavoro si fonda su tre principichiave: la comunicazione, il marketing e lalogistica. Per quanto riguarda la comunica-zione, disponiamo di un sito internet sem-pre aggiornato che consente di informare iclienti sulle varie politiche da effettuare suidiversi brand di cui ci occupiamo e chemette a loro disposizione più di 12mila ar-ticoli. L’attività di marketing, invece, pre-vede la realizzazione di oltre 10 milioni divolantini all’anno destinati a soci e clienti eil cui scopo è di ribadire la nostra presenza

ELETTRONICA

Leo Benedettini,

amministratore della Eurocom D.L.E. di Ancona

www.eurocomdistribuzione.it

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 121

Leo Benedettini

sul territorio e la convenienza di poter ac-quistare in modo sicuro e attraverso un ser-vizio di qualità. Infine, concentriamo molteenergie nella fase logistica del nostro lavoro,garantendo consegne in 24/48 ore sull’85%dei nostri clienti del Centro e del Sud Italiae consegne in massimo 72 ore nei luoghi piùlontani. Dal 2007 ci siamo inoltre associatial gruppo d’acquisto GRE, Grossisti Riu-niti Elettrodomestici, proprietario dei brandTrony e Sinergy, di cui oggi siamo distribu-tori».

Che tipo di servizi fornite tramite le pa-gine web?«Il nostro sito propone un’ampia gamma dicategorie merceologiche, che vanno dall’au-dio al video, dalla fotografia alla telefonia eall’oggettistica, fino ad arrivare agli elettro-domestici e alla climatizzazione; un’elevataorganizzazione dei contenuti, così da facili-tare all’utente le operazioni di ricerca e ana-lisi prodotto; la verifica immediata della di-sponibilità “a magazzino” del prodottoscelto; un filo diretto con i vari produttoriper assistenze post-vendita, informazioni emalfunzionamenti. Sempre dal sito, sono

anche visionabili i listini delle varie case pro-duttrici e le news riguardanti offerte, pro-mozioni e combinazioni d’acquisti, ed è pos-sibile inoltre effettuare una propostad’ordine rapida e semplice».

Quali sono le prospettive del mercato?«I piani futuri dell’azienda prevedono il con-solidamento del fatturato, che dal 2002 aoggi è passato da 9 a 50 milioni di euro, lacapillare diffusione sul territorio dei marchiTrony e Sinergy, l’ampliamento del nostro si-stema informatico e un ulteriore migliora-mento del sito internet, e l’allargamentodella piattaforma logistica aziendale, inquanto gli 8mila metri quadrati di superfi-cie attuali non saranno più sufficienti e con-formi alle nostre ambizioni future».

Il volumedel materialeinformativodistribuito

annualmenteda Eurocom a soci

e clienti

VOLANTINI

10mln

La politica Ediel è studiata e sviluppataper diffondere l’adozionedi un protocollo comune di codificaper la trasmissione elettronica dei datitra industria, rivenditore e distributore

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124 • DOSSIER • MARCHE 2012

Secondo i dati elaborati da Trend Mar-che, l’Osservatorio regionale sull’ar-tigianato e la piccola impresa delleMarche, il 2012 sarà un anno di re-

cessione per l’economia della regione. A farpresupporre tale situazione sono i numeri re-gistrati nel 2011 relativi al Pil e alla disoccu-pazione. Se, infatti, durante l’anno appenaconcluso, il Pil era cresciuto appena dello0,3%, la metà rispetto allo 0,6% dell’Italia,per il 2012 è previsto un calo pari allo 0,6%;e, allo stesso modo, nell’anno corrente, ilmercato del lavoro vedrà salire la disoccupa-zione dal 6,6% al 7%. Tutti questi fattoricontinuano a influire negativamente sul-l’economia delle micro e piccole aziende delleMarche, già provate da una notevole dimi-nuzione degli investimenti e, di conseguenza,dei fatturati. A confermare tale scenario sonoproprio le piccole realtà imprenditoriali mar-chigiane e tra queste anche la Ta.G. Metal diAscoli Piceno, società specializzata nella la-vorazione della lamiera. «La stabilità del no-stro mercato regionale e nazionale – com-mentano Gaspare Tacconi e Donato Galiè,titolari dell’attività – è messa a dura prova dauna politica che non riesce ad aiutare la ri-presa economica e che non studia strategieper creare nuova occupazione e rilanciare illavoro, in particolar modo quando si parla dipiccole e medie imprese». A fronte di tutto ciò, per cercare di mante-nere la posizione e preservare il giro d’affari,la Ta.G. Metal ha scelto di investire su se

stessa. «Dopo il trasferimento nella nostranuova sede di Ascoli Piceno, avvenuto nel2008 – spiega Gaspare Tacconi –, abbiamoportato avanti una serie di investimenti fina-lizzati al miglioramento dell’organizzazionedel lavoro e dei processi aziendali. Abbiamoacquistato nuovi macchinari altamente tec-nologici e aumentato la qualità dei prodotti edel servizio ai clienti, soprattutto in termini dirapidità di risposte e consegne. Questa stra-tegia ci ha permesso di superare il momentodi stallo vissuto nel 2009, quando il fatturatosi è attestato intorno a un solo milione dieuro, riportando l’azienda a buoni ritmi dicrescita, grazie ai quali nel 2010 abbiamo re-gistrato un fatturato di 1,5 milioni di euro el’anno scorso abbiamo raggiunto 1,7 milioni».

Durante il 2011 la regione Marche ha assistito a una lieve ripresa del mercato che ora, però,

sembra vivere una battuta d’arresto. Il commento di Gaspare Tacconi e Donato Galiè

sulla situazione delle piccole e medie imprese nel territorio

Emanuela Caruso

Più sostegno alle piccole imprese

INVESTIMENTI E SVILUPPO

Da sinistra Gaspare Tacconi e Galiè Donato della Ta.G. Metal Srl di Ascoli Piceno.

Nelle altre immagini, momenti di lavoro

www.tagmetal.it

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 125

La Ta.G. Metal, ormai da dieci anni, simuove e si distingue all’interno del settoredella carpenteria metallica attraverso una ge-stione dell’attività dinamica e flessibile. «Cioccupiamo della lavorazione in proprio econto terzi della lamiera e dei materiali me-tallici in genere, quali ad esempio inox, ferroe alluminio, soffermandoci in particolaresulla trasformazione del foglio di lamiera incomponenti idonei al progetto del cliente odella nostra stessa azienda. La maggior partedella committenza è marchigiana ed è com-posta da imprese operanti nei settori arredo,ristorazione, elettromeccanica e componen-tistica, il cui decentramento delle lavorazioninecessita di un’attività conto terzista in gradodi soddisfare al meglio le varie esigenze e ri-chieste. Per garantire l’elevata qualità di ciòche produciamo e immettiamo sul mercato,abbiamo predisposto attenti e puntuali con-trolli di processo e di organizzazione del la-voro, così da verificare che tutto sia svolto inmodo efficiente e opportuno e da impedire

eventuali problemi o intoppi nella fase di rea-lizzazione». I punti di forza su cui la societàdi Ascoli Piceno può contare sono rappre-sentati dal team aziendale e dalla tecnologiadi ultima generazione impiegata. «Il personaledella Ta.G. Metal – continua Galiè Donato –è composto da operatori, collaboratori e tec-nici giovani e dinamici, dalle cui motivazionie ambizioni dipende il futuro della nostraimpresa, ragion per cui ogni singola deci-sione o scelta da mettere in pratica viene stu-diata insieme, capita e condivisa. Inoltre, puressendo una piccola realtà imprenditoriale,sfidiamo la concorrenza e il mercato attra-verso strumenti tecnologici e informaticid’avanguardia, volti alla totale soddisfazionedel bacino d’utenza. Disponiamo di impor-tanti macchinari, come taglio laser, cesoie,punzonatrici, presse piegatrici, saldatrici eapparecchiature d’assemblaggio, che ci aiu-tano nelle varie fasi di lavorazione, automa-tizzando i processi e ottimizzando i tempidell’intero ciclo realizzativo».

Gaspare Tacconi e Donato Galiè

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Abbiamo superato il momento di instabilità del mercatoreinvestendo gli utili e migliorando l’assetto organizzativoe produttivo dell’azienda

È il fatturato totalematurato dalla Ta.G.

Metal nel 2011

MILIONI1,7

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COMMERCIO

128 • DOSSIER • MARCHE 2012

Media e grande distribuzione in espansione

nelle Marche, rispetto al commercio al dettaglio.

L’assessore al Commercio, Antonio Canzian,

valuta le opportunità della liberalizzazione

Renata Gualtieri

A tutela dei piccoliesercizi

La regione Marche nel 2009 ha rea-lizzato con l’Università Politecnicadelle Marche un’indagine sullo sta-tus del commercio del territorio re-

gionale. Dai dati risulta che la grande distri-buzione, dall’entrata in vigore del decretoBersani del 1998 fino al 2009, ha subito unanotevole espansione soprattutto lungo la co-sta e nelle vicinanze degli svincoli autostra-dali e strade statali di grande importanza.Anche la media distribuzione ha avuto un in-cremento considerevole, soprattutto in al-cune zone del territorio «tanto è vero che –precisa l’assessore al Commercio delle Re-gione – l’insieme delle medie strutture haportato alla creazione di veri e propri policommerciali con grande concentrazione dimedie strutture di vendita». Invece perquanto riguarda gli esercizi di vicinato si è as-sistito a una mortalità considerevole soprat-tutto nei piccoli comuni e nei centri storicie a un modesto incremento di piccoli esercizispecializzati.

Attualmente la Regione sta predisponendoil regolamento attuativo del commercio insede fissa. A quale scopo? «Ha come obiettivo quello di definire un giu-sto equilibrio tra piccola e grande distribu-zione tenendo conto, in particolare, dei se-guenti parametri: l’impatto sull’ambiente esulle infrastrutture dei grandi insediamenti Sopra, Antonio Canzian, assessore al Commercio della Regione Marche

Page 105: dossier marche 01 2012

commerciali; la valorizzazionedel tessuto urbano delle cittàstoriche anche in funzionedella salvaguardia delle attivitàcommerciali; la riqualifica-zione dei quartieri degradatianche attraverso la promo-zione di politiche di insedia-mento commerciale; la cor-retta e preventiva definizionedegli standard urbanistici inriferimento alle differenti mo-

dalità insediative delle singole tipologie; la spe-rimentazione di tipologie di offerta innova-tiva in condizioni territoriali complesse, adesempio nei territori a bassa densità abitativacon la proposta di nuclei polifunzionali inte-grati; l’integrazione tra attività commerciali,paracommerciali e di servizio».

La liberalizzazione degli orari di apertura,secondo le associazioni dei consumatori, fa-vorirebbe la grande distribuzione a discapitodei piccoli esercenti costretti a chiudere per-ché schiacciati dalla concorrenza. In base auno studio su marketing e servizi della Boc-coni le liberalizzazioni rappresentano, in-vece, un’opportunità per il Paese: con le soleaperture domenicali il Pil aumenterebbedello 0,25%. Qual è la sua opinione a talproposito?«Credo che continuare il processo di liberaliz-zazione già iniziato con il decreto Bersani siauno dei fattori fondamentali per la crescita eco-nomica e sociale del nostro paese. Come Re-gione abbiamo condiviso e concertato con tuttele parti sociali il Testo unico del commercio, chedi fatto rappresenta una vera innovazione delsettore: sono stati eliminati tutti i vincoli di na-tura quantitativa e qualitativa come la pro-grammazione commerciale, sono state elimi-

nate le distanze tra esercizi commerciali, si sonoliberalizzati di fatto settori come i pubblici eser-cizi, la vendita di giornali e riviste, il commer-cio su aree pubbliche, la distribuzione dei car-buranti. Si è proceduto a sostituire il sistemadelle autorizzazioni con quello della semplifi-cazione amministrativa e dell’informatizzazionedelle procedure. Relativamente alla liberalizza-zione delle aperture domenicali e festive, pur ri-spettando l’indagine condotta dalla Bocconi,ho forti dubbi che, nella attuale situazione eco-nomica, da sola questa misura possa influenzareil Pil. Mi chiedo, inoltre, se l’indagine abbia te-nuto conto delle varie realtà territoriali, del-l’abbandono del piccolo commercio nei centristorici, nelle frazioni e nei centri rurali, dellareale influenza sull’occupazione».

La Regione ha dovuto adeguarsi alla nor-mativa nazionale o impugnerà la disposi-zione sugli orari liberi dei negozi davanti allaSuprema corte come altre Regioni?«La normativa statale in concreto sembrerebbedi immediata applicazione a partire dal 1 gen-naio 2012 anche se nelle Regioni e Province au-tonome non sono state previste norme di ade-guamento. Pur tuttavia, in qualità dicoordinatore del settore del commercio all’in-terno della Conferenza delle Regioni e Provinceautonome, ho ritenuto di convocare un riu-nione tecnica per il giorno 10 gennaio a cui se-guirà una riunione degli assessori regionali il 16successivo al fine di condividere un percorsounitario ed omogeneo. A seguito degli incontrila giunta regionale valuterà la possibilità di im-pugnare la norma presso la Corte costituzionale.In ogni caso la Regione intende continuare unpercorso di confronto con tutte le parti socialie l’Anci, al fine di definire un sistema di orariche possa essere condiviso e che rispetti le pe-culiarità del nostro territorio».

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxAntonio Canzian

MARCHE 2012 • DOSSIER • 129

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del Gruppo, che ha chiuso il2011 con un giro d’affari di10,250 miliardi di euro e un+4,8% rispetto all’anno pre-cedente.

È invece in aumentodell’1,4% la spesa nei di-scount. Come giudica que-sti dati in riferimento al-l’andamento del territorio marchigiano?«Il discount è, in effetti, il format di puntovendita che in questo periodo ha delle buoneperformance, ma ciò non deve far pensareche sia la soluzione: è sicuramente una dellesoluzioni che risponde a un tipo di consuma-tore che ha scelto di rinunciare a un certotipo di qualità a favore del prezzo. Esisteun’altra grande massa di consumatori, di cetomedio-alto, che non ha ridotto gli acquistima li ha razionalizzati, e per la spesa scegliepunti di vendita che offrono prodotti con uncorretto rapporto qualità/prezzo e valore ag-giunto. Il nostro territorio offre anche inquesta situazione delle grandi opportunità,bisogna saperle cogliere».

In particolare come valuta il decollo deiprodotti private label nella grande distri-buzione?«È una scelta che deriva anche in questo casodalle contingenze: il consumatore è cam-biato, sceglie e fa la spesa con giudizio, valutaattentamente non solo il prezzo, ma ha capitoche la private label è la risposta perfetta al ri-

COMMERCIO

130 • DOSSIER • MARCHE 2012

Nei primi nove mesi dell’ultimoanno sono calate le vendite aldettaglio di beni (-0,8%),hanno sofferto di più i piccoli

negozi (-1,1%) e per la prima volta, dal-l’inizio della crisi, anche per la grande di-stribuzione si è registrato un segno nega-tivo (-0,4%). «Il minor aumento delfatturato delle grandi strutture deriva dallaforte sfiducia nel futuro da parte del con-sumatore – afferma Antonio Di Ferdi-nando, amministratore delegato di ConadAdriatico – che fa i conti con la difficoltàdi arrivare a fine mese, tende così a fare isuoi acquisti sotto casa e, per paura di “ca-dere in tentazione”, visita di rado o solo inmomenti stagionali i grandi centri». Perfronteggiare le difficoltà del mercato,

«chiediamo alle imprese,specialmente del territo-rio con cui abbiamo rap-porti preferenziali, di ra-z i o n a l i z z a r emaggiormente i costi ecomprimere, come fac-ciamo noi, gli utili pernon perdere fatturati e so-prattutto per sostenere iconsumi». Di Ferdinandoanalizza i cambiamenti inatto all’interno dellagrande distribuzione e il-lustra le strategie vincenti

Il consumatore è cambiato e non valuta più solo il prezzo. «Ha capito

che la private label - afferma Antonio di Ferdinando - è la risposta perfetta

al risparmio senza rinunciare alla qualità»

Elisa Fiocchi

Antonio Di Ferdinando,

amministratore

delegato di Conad

Adriatico

Seguire le esigenzedel consumatore

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«La nostra organizzazione au-menta i prezzi dei prodottisolo nei casi in cui è lo stessofornitore a farlo a monte; ne-gli ultimi anni, a causa dellacontrazione economica, nonabbiamo trasferito sul clientefinale tutti gli aumenti da noisubiti. Quello che viviamo èil peggior momento congiun-turale e i nostri sforzi miranoa contenere i prezzi nono-stante gli incrementi di li-stino dei fornitori vadano dal5 al 10%, anche perché glieventuali aumenti ridurreb-bero ulteriormente i consumie spingerebbero i clienti a sce-gliere prodotti poveri: per nu-trirsi di proteine una famiglia

può spendere 1 euro per comprare 6 uova op-pure 15 per acquistare un chilogrammo dicarne, la differenza sugli incassi è notevole.Gli aumenti sul carburante che industria e di-stribuzione stanno subendo sono vertiginosie non permetteranno di contenere oltre iprezzi pur ricercando efficienza e decidendodi contrarre gli utili».

L’acquisizione dal gruppo tedesco Rewedi 43 punti vendita come coinvolgerà laRegione Marche?«Nel corso del 2012 saremo impegnati oltreche nell’attività di ristrutturazione, riposizio-namento e cambio insegna dei punti venditaacquisiti, in un più ampio piano di sviluppoper un investimento di oltre 18 milioni dieuro. I punti vendita oggetto dell’acquisi-zione sono tre supermercati e un ipermer-cato in Abruzzo, un supermercato in Puglia etre supermercati nelle Marche, regione, que-st’ultima, priorità dello sviluppo nei pros-simi anni, considerato anche che a oggi siamola più grande azienda del territorio in valoreassoluto ma non in termini di quota».

MARCHE 2012 • DOSSIER • 131

sparmio senza rinunciare alla qualità. Il buonrisultato di una quota pari al 23% del nostromarchio premia un assortimento che rispondealla qualità con diverse linee di prodotto pen-sate per le esigenze più varie a partire dal bio-logico ai prodotti dedicati ai bambini e alla li-nea che segue le tradizioni italiane. Perottenere la nostra quota attuale abbiamo gui-dato e aiutato con attività di marketing unconsumatore che forse si è sentito anche unpò costretto dagli eventi della crisi, ma que-sto è nella natura dell’italiano, che tendenzial-mente non ama rinunciare facilmente alleproprie abitudini e spetta proprio alla distri-buzione il compito di acculturare il clientenella spesa del futuro».

Quali adeguamenti dei listini di venditasi rendono dunque necessari nella grandedistribuzione?

�Quello che viviamo è il peggiormomento congiunturale e i nostrisforzi mirano a contenere i prezzinonostante gli incrementi di listino deifornitori vadano dal 5 al 10%

Antonio di Ferdinando

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132 • DOSSIER • MARCHE 2012

COMMERCIO

È un format di negozio strategico, vincente e con garanzia di durabilità, spiega

Francesco Grossi: «Le piccole metrature sono destinate a esaurirsi nel medio

periodo, per questo consideriamo solo quelle superiori agli 800 mq»

Elisa Fiocchi

Il vicinato di tipo moderno

In tempi di crisi, molte famiglie si di-mostrano più attente al budget da de-stinare ai consumi, anche a quelli deigeneri alimentari. La contrazione della

domanda, unita all’aumento delle materieprime e alla difficoltà di reperimento delcredito, impongono alle imprese adegua-menti dei listini di vendita e la pianifica-zione di nuove interazioni tra i gruppi ali-mentari della regione e della grandedistribuzione organizzata così da rispondere

in modo più appropriato allemutate abitudini di acquistodei consumatori. FrancescoGrossi, direttore generale diCe.Di Marche, spiega il realevantaggio competitivo legatoalla formula del negozio divicinato. «Il successo sta nelnostro socio – afferma – chepur rimanendo nelle lineeguida della centrale, puòoperare localmente adat-tando e modulando la pro-pria offerta commerciale edistributiva al proprio terri-

torio». La cooperativa marchigiana, che hachiuso il bilancio del 2010 con un fatturatoal dettaglio di 280 milioni di euro, ha giàpianificato nello scorso anno e per il trien-nio 2012-2014, investimenti per più di 50milioni quasi interamente dedicati allo svi-luppo, attraverso la realizzazione di quin-dici nuove strutture per oltre 22mila metriquadri di vendita nelle Marche e anche inAbruzzo.

Consultando i risultati di bilancio, è laformula dei negozi di prossimità quellapiù performante. Come sarà moderniz-zato e con quali progetti di investimento? «Talvolta si viene indotti nell’errore di in-terpretare il format di vicinato come quellocomposto esclusivamente da piccole super-fici esclusivamente dedicate al servizio. In re-altà, la formula di vicinato di tipo modernodeve saper coniugare il servizio all’attrattivitàe la convenienza con la qualità. La semplicitànello spiegare questi concetti è in netto con-trasto con la reale difficoltà nella realizza-zione di tali concept di vendita perchè sitratta di una sfida sempre più complicata,anche per la crescente onerosità degli inve-stimenti immobiliari nei centri residenzialiurbani. Tuttavia, attraverso il nostro format,riteniamo di poter dare una risposta positivaalla sempre minore capacità di mobilità delcittadino-consumatore sia a causa del suotendenziale invecchiamento sia per il pocotempo a disposizione e, non ultimo, perl’onerosità crescente della mobilità auto-noma dovuta ai prezzi dei carburanti in con-tinua ascesa».

Qual è la chiave del successo del negoziodi vicinato?«La location è certamente il driver principalenel decretare il successo o meno di un’ini-ziativa imprenditoriale, ma ciò che rendel’insegna “Sì con Te” difficilmente replicabiledalla concorrenza è il suo radicamento neltessuto sociale in cui opera e la piena e pro-fonda conoscenza del proprio cliente. Lacooperativa opera attraverso i propri soci, i

Francesco Grossi,

direttore generale

di Ce.Di Marche

Page 109: dossier marche 01 2012

È l’incremento dibilancio del 2011rispetto all’anno

percedente grazieall’aumentoo delle

presenze

FATTURATO+7%

La cifra chela cooperativaCe.Di Marchestanzierà per

lo sviluppo dellapropria retevendite fino

al 2014

EURO50 mln

MARCHE 2012 • DOSSIER • 133

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxFrancesco Grossi

quali sono imprenditori del proprio nego-zio, ed operano direttamente confrontan-dosi quotidianamente con la realtà locale».

Nel 2011 le vendite per forma distribu-tiva hanno segnato, nel confronto con il2010, una flessione più marcata per le im-prese operanti su piccole superfici (-2,2%)rispetto alla grande distribuzione (-0,5%).Come favorire il commercio al dettaglio etutelare anche le piccole realtà commer-ciali della regione?«Per noi l’anno si è chiuso con uno splen-dido +7% rispetto all’anno precedente, an-cora più positivo se consideriamo che sca-turisce pressoché totalmentedall’incremento delle presenze. Riteniamocomunque che le piccole metrature sianodestinate, almeno nel nostro territorio, aesaurirsi nel medio periodo. Proprio perquesto, la cooperativa, nel piano di espan-sione, considera esclusivamente metraturesuperiori agli 800 mq. Ciò non esclude che,in presenza di alcune variabili a noi benchiare e precise, le metrature più piccolenon possano esistere».

Nei primi dieci mesi del 2011, rispettoallo stesso periodo del 2010, l’indice grezzo

è diminuito dello 0,8%. Levendite di prodotti alimen-tari hanno segnato un in-cremento dello 0,2%, quelledi prodotti non alimentariuna diminuzione dell’1,4%.In che modo si può rilan-ciare la domanda al con-sumo? E attraverso quali si-nergie regionali?

«Le cause sono dettate esclusivamente dal-l’importante inflazione che il settore ha su-bito (+5% circa nell’anno) unito ad un dra-stico calo dei consumi. La domanda si puòrilanciare esclusivamente facendo ripartireciò che la genera: un reddito adeguato econsono alle esigenze di ogni famiglia e unsentiment positivo nel futuro. La rispostavera ed esaustiva non la si può ricercare informule di marketing o commerciali. Ciòche stiamo attraversando è una vera e pro-pria rivoluzione del modello socio-econo-mico ed è chiaro che quello portato avantifinora ha fallito. Ora la vera sfida sta nel cer-care di esplorarne di nuovi senza farsi pren-dere dalla tentazione di replicarne di vecchipoiché si rischierebbe di innescare una rea-zione con conseguenze inimmaginabili peril nostro vivere comune. Bisogna pertantoripartire dal lavoro e dai giovani, attraversopolitiche fiscali incentivanti per le aziendeperformanti, una progressiva e rapida de-burocratizzazione che soffoca ogni inizia-tiva imprenditoriale facendone crescereesponenzialmente i costi e soprattutto, adot-tando tutti un senso civico, un rigore e unetica tragicamente perduti».

Page 110: dossier marche 01 2012

134 • DOSSIER • MARCHE 2012

Durante gli ultimi vent’anni, leimportanti innovazioni susse-guitesi nel settore delle biotec-nologie e, in particolare, nei

comparti della genetica, della microbiolo-gia, della fisiologia vegetale e della biologiamolecolare, hanno reso possibile un conti-nuo e costante miglioramento genetico incampo vegetale, sul quale si sono poi con-centrate le attività di ricerca di molte aziendeinteressate all’evoluzione del panoramascientifico mondiale. E in Italia, il migliora-mento genetico delle specie vegetali coltivateal fine di migliorarne le caratteristiche, èstato da subito protagonista di studi appro-fonditi e spunto d’innovazione per nuovetecnologie. Tra le società marchigiane piùimpegnate in questo senso si colloca la Agro-service di San Severino Marche, azienda sto-rica dello scenario cerealicolo italiano. «Dasempre – spiega Tommaso Brandoni, presi-dente dell’impresa – la ricerca scientifica èuno dei nostri obiettivi principali, e in que-sto periodo ci stiamo adoperando per quali-ficarla ulteriormente attraverso l’amplia-

Verso nuove varietà di frumentoDagli anni 90 in poi, la ricerca scientifica

in campo vegetale non ha avuto soste

e attraverso importanti innovazioni

nel campo della biologia molecolare

ha portato al miglioramento delle

colture. Il punto di Tommaso Brandoni

Emanuela Caruso

mento dei laboratori d’analisi aziendali e l’in-cremento delle collaborazioni con le univer-sità e i centri di ricerca, e tutto ciò sia a livellonazionale che internazionale».

I mercati del vostro settore sono in con-tinua evoluzione e spingono ogni aziendaa rispondere alle esigenze di un’agricol-tura sempre più specializzata. In un con-testo del genere quanto è importante la ri-cerca scientifica?«Oggi, la ricerca gioca un ruolo strategicofondamentale, in quanto, resa più velocedalle tecnologie di ultima generazione e com-binata alla profonda conoscenza del mondocerealicolo e delle sue dinamiche, consente dicentrare gli obiettivi e quindi di ottenereprodotti dalle caratteristiche sorprendenti.Inoltre, compito essenziale della ricercascientifica è anche quello di prevedere le ri-chieste e le necessità future del mercato edel settore, così da rendere un’azienda com-petitiva e puntuale nella sua attività».

Su quali particolari fronti si è focalizzatal’attività di ricerca di Agroservice negli ul-timi anni?«Abbiamo canalizzato le energie per favorirelo sviluppo di specifiche filiere nel compartodel frumento duro, ottenendo così varietàad elevato valore qualitativo e produttivo. I

AGROALIMENTARE

Tommaso Brandoni,

presidente

di Agroservice Spa

di San Severino

Marche (MC).

Nelle altre immagini,

momenti di lavoro

www.agroservicespa.it

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 135

Tommaso Brandoni

punti forti di questi nuovi prodotti sonosenz’altro l’indice di glutine raggiunto, il li-vello proteico e l’indice di giallo; tutti fattoriche rendono le varietà create capaci di sod-disfare al 100 per cento le esigenze dei pa-stifici e degli agricoltori. Per quanto riguardail frumento tenero, invece, il nostro impegnosi è concentrato nello sviluppo di varietà diforza, caratterizzate da un rapporto ottimaletra fattori di panificazione, resistenza ed ela-sticità».

In fase di sviluppo è anche il settoredelle leguminose da granella?«Sì, oltre ai vari cereali a paglia come orzo,triticale, segale, farro, avena e frumento,commercializzati tanto in Italia quanto al-l’estero, ci stiamo interessando alle legumi-nose da granella, tra cui il cece, il pisello pro-teico, la veccia e, in particolare, il favino. Suquest’ultimo la nostra ricerca punta alla se-lezione di alcune linee prive di tannini. L’as-senza di tali sostanze nelle miscele alimen-tari, infatti, rende più efficientel’assorbimento proteico da parte degli ani-

mali poligastrici, cioè ovini e bovini».Un ulteriore punto nevralgico della vo-

stra ricerca è la resistenza alle patologie.Su quali aspetti in particolare state lavo-rando attualmente?«Al momento stiamo analizzando la fusa-riosi e la septoriosi, poiché grazie all’im-piego di marcatori molecolari abbiamo ot-tenuto alcune linee di frumento duro etenero davvero molto resistenti a tali pato-logie. Nello specifico, è in fase di valuta-zione agronomica per l’inserimento nel Re-gistro Nazionale Varietale, una particolarevarietà di frumento tenero. Anche per il fru-mento duro sono in avanzata fase di sele-zione alcune interessanti linee, ottenute at-traverso l’incrocio con varietà di frumentotenero resistenti».

La ricerca di Agroservice si concentrain particolare sul miglioramentogenetico del frumento duro e tenero,sullo sviluppo del favinoe sulla resistenza alle patologie

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ACCESSO AL CREDITO

138 • DOSSIER • MARCHE 2012

L’Italia non era ancora unita e le Cassedi Risparmio di Pesaro, Macerata eIesi esistevano già. Tre realtà radicatenel territorio marchigiano, che si

sono fuse nel 1994 nella Banca delle Marche. Unistituto di credito in espansione, leader in re-gione, classificato al nono posto nella graduato-ria nazionale delle grandi banche. La rete com-merciale può contare su oltre 300 sportelli sparsiprincipalmente nelle Marche, luogo di tradizio-nale insediamento, in Abruzzo, Lazio, Molise edEmilia Romagna e circa 3.000 dipendenti. A di-rigerla c’è Massimo Bianconi, una laurea in

Scienze Politiche e unalunga carriera come topmanager nel settore delcredito. Bianconi, che èanche presidente dellacommissione regionaleAbi Marche, definisce laregione in cui opera «unarealtà che non finisce disorprendere per la sua vi-talità e che non fa misterodella volontà di svilup-parsi per essere competi-tiva su vari panorami».

Direttore, l’accessoal credito non è uno dei

tanti aspetti negativi della congiunturaeconomica, ma il problema per eccel-lenza.«Il 2011 è stato un anno molto difficile per il si-stema bancario, con il problema della liquiditàche ha paralizzato a lungo l’attività di molti isti-tuti. Fortunatamente a dicembre la situazione èmigliorata. La concessione da parte della Bancacentrale europea di liquidità fino a 3 anni all’1%,oltre che l’introduzione di un sistema di garan-zie statali sulle emissioni di bond, hanno rappre-sentato un punto di svolta per le banche italiane.Rimangono, comunque, parecchie criticità. Lenorme di Basilea 3 hanno costretto gli istituti dicredito all’acquisto di titoli di Stato, rendendoliproblematici a causa delle tensioni sul nostro de-bito sovrano. Insomma, una misura che avrebbedovuto stabilizzare le banche rischia di far na-scere nuove preoccupazioni».

Le famiglie e le aziende però lamentanouna restrizione del credito da parte vostra. «Non lo nego. L’aumento del costo della raccoltaha costretto il sistema bancario a scaricare inparte i costi sulla clientela. Abbiamo dovuto as-sumere un atteggiamento più prudente negliultimi mesi del 2011, rallentando i nuovi fi-nanziamenti verso le imprese. Ma abbiamo con-tinuato a erogare credito, non abbiamo abban-donato nessuno. Nel primo semestre del 2011,

Quello appena archiviato è stato un anno difficile per il sistema bancario, anche

per effetto di Basilea 3, che ha ulteriormente ristretto la capacità di concedere prestiti

da parte delle banche. Massimo Bianconi, direttore di Banca delle Marche, fa il punto

della situazione in regione e dice: «Non abbiamo abbandonato nessuno»

Tiziana Bongiovanni

Massimo Bianconi,

direttore della Banca

delle Marche

e presidente

della Commissione

regionale Abi Marche

Al fianco di imprese e famiglienonostante le difficoltà

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Massimo Bianconi

MARCHE 2012 • DOSSIER • 139

Mentre per l’ambiente?«Abbiamo vinto il premio comemigliore banca territoriale del2011 nella categoria “Iniziativea tutela e promozione dell’am-biente” assegnato da Aifin, As-sociazione italiana financial in-novation. Il premio fariferimento alla realizzazionedegli impianti fotovoltaici nellesedi di Jesi e di Macerata e dellanuova struttura di cogenera-zione/trigenerazione della sededi Jesi. Nel complesso le nuoveopere garantiscono una produ-zione di energia elettrica pari aoltre due milioni di kWhl’anno, equivalente a un rispar-

mio di oltre 623 tonnellate di CO2.L’investimento economico è stato pari a circa tremilioni di euro».

Avete appena concluso un accordo dibancassurance con i francesi di Cardif.Come mai? «Eravamo alla ricerca di un partner assicurativoche ci permettesse di offrire alla nostra clientelaprodotti all’avanguardia. Cardif, che fa parte delgruppo francese Bnp-Paribas, è uno dei leadermondiali nel comparto assicurativo e siamo con-vinti che questa partnership porterà buoni fruttisia a noi che a loro».

Avete lanciato un aumento di capitale finoa 212,5 milioni di euro. Pensa che sarà sotto-scritto da tutti gli attuali azionisti? «Per il momento abbiamo già ottenutol’impegno ad aderire da parte delle nostre quat-tro fondazioni bancarie azioniste (Pesaro, Mace-rata, Jesi e Fano) che detengono circa il 60% delcapitale. L’operazione, per la quale abbiamo giàavuto il via libera dalla Consob, ci permetterà diaumentare il Tier 1 di circa 140 punti base.Sono fiducioso che anche i nostri piccoli azioni-sti rimarranno al nostro fianco soprattutto inquesto momento».

gli impieghi verso la clientela, cioè il denaro cheabbiamo concesso, ha raggiunto i 17,9 miliardidi euro, con una crescita dell’1,8%. A dicembre,ad esempio, siamo stati una delle poche banchea concedere finanziamenti per il pagamento delletredicesime a favore delle famiglie e delle impreserimaste danneggiate dal maltempo che ha col-pito le coste di Romagna, Marche e Abruzzo. Poiabbiamo attuato iniziative con istituzioni localie nazionali: prima di Natale abbiamo messo a di-sposizione un plafond di 100 milioni di euro afavore di start-up, imprenditoria femminile ereti d’impresa».

E il settore della cultura, sempre più a cortodi finanziamenti, come lo aiutate?«Banca Marche è da sempre vicina alle istituzioniculturali locali, partecipando finanziariamentealla realizzazione di diversi eventi, fra cui il Ros-sini Opera Festival di Pesaro, la stagione lirica delMacerata Opera allo Sferisterio di Macerata, ilFestival Pergolesi Spontini nella provincia di An-cona, la Stagione lirica di tradizione al teatro Per-golesi di Jesi e la stagione concertistica dell’Or-chestra Filarmonica marchigiana e dell’Enteconcerti Pesaro. Nel 2011 per queste manifesta-zioni abbiamo erogato oltre 400mila euro».

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ACCESSO AL CREDITO

140 • DOSSIER • MARCHE 2012

La valorizzazione dell’identità del territorio in cui operano e il sostegno allo sviluppo economico

locale sono tra i principi cardine delle banche locali. A questo compito non si è sottratta Carifano

che, secondo il presidente Francesco Giacobbi, ha tenuto fede ai suoi impegni

Tiziana Bongiovanni

Accompagnare le imprese nel processo di modernizzazione

Erano in sessantadue. 62 fanesi che nellontano 1842 sottoscrissero le azionidi quella che è oggi la Cassa di rispar-mio di Fano, o Carifano. L’11 giugno

1843 aprì al pubblico, presso i locali della Re-sidenza Municipale, il primo sportello. Sosti-tuiva gli arcaici Monti di Pietà, non più ingrado di sostenere le esigenze della popolazionelocale. Dal 3 dicembre 2008 Carifano fa partedel gruppo bancario Credito Valtellinese, checomprende anche altre banche territoriali comeil Credito Siciliano e il Credito Artigiano.L’erede dell’originaria Cassa di risparmio diFano è la Fondazione, il cui territorio di com-petenza sono i 13 Comuni della provincia diPesaro e Urbino più Senigallia. Tra i progettiprincipali che l’ente sta portando avanti in que-

sti anni vi sono il recupero del complesso sto-rico San Michele, nel centro di Fano; la realiz-zazione di una struttura per anziani e una perl’infanzia; la donazione di una Tac all’ospedaleS. Croce. Il presidente di Carifano è lo spole-tino Francesco Giacobbi, la cui attività è di co-ordinamento e di supporto strategico secondole linee programmatiche definite dalla Capo-gruppo Credito Valtellinese, quindi non opera-tive.

Presidente, qual è il valore aggiunto di unabanca fortemente radicata sul territoriocome Carifano rispetto ai grandi istituti dicredito?«Mi lasci dire che non tutte le banche sonouguali, il fattore distintivo è il legame con il ter-ritorio, elemento proprio delle banche popolarie cooperative. Esse seguono un modello di bu-siness fondato non solo sulla costruzione di so-lidi legami con le comunità mediante il soste-gno finanziario alle famiglie e alle pmi, maanche su politiche di partecipazione e svilupposociale e culturale dell’area».

Purtroppo oggi non è raro che i clienti pa-ghino in ritardo o non paghino affatto leaziende, le quali vanno incontro a una crisidi liquidità. Ciò influisce negativamente nelrating, cioè nel giudizio che la banca dà perla concessione del credito, che spesso vienenegato. Qual è il vostro orientamento in talsenso?«Senz’altro l’accordo di Basilea 3 e le nuove re-

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Francesco Giacobbi

MARCHE 2012 • DOSSIER • 141

gole imposteci dall’Eba possono portare a unrallentamento del credito. Non escludo chequalche problematicità potrebbe interessare an-che gli organismi di garanzia fidi: l’aumento delrequisito patrimoniale degli intermediari finan-ziari investe infatti anche i Confidi, con il con-seguente possibile rischio che le garanzie neiconfronti degli associati possano diminuire.Però i recenti aumenti di capitale delle princi-pali banche italiane avranno ripercussioni po-sitive sulla percezione della stabilità complessivadel sistema, e anche alla luce dei provvedimentidella Bce, consentiranno di abbassare i costidella raccolta e aumentare gli impieghi».

Chi dà accesso al credito ha anche il polsodella situazione imprenditoriale della zona.Quali sono i settori che resistono e qualiquelli in crisi? «I settori economici che oggi stanno resistendotenacemente alla crisi sono il calzaturiero e lameccanica, mentre cedimenti si avvertono, an-che pesantemente, nella cantieristica e nel mo-bile. L’incremento delle esportazioni nella re-gione ha riguardato soprattutto i mercati extraUnione europea a 27 con +17,6%, mentre imercati dell’Unione hanno registrato un incre-mento del 6%».

Parliamo di mutui.

«Il settore dell’edilizia è, come del resto nellamaggior parte delle regioni in Italia, in forte crisicon un accentuato rallentamento nel residen-ziale. Ne risentono di conseguenza anche i mu-tui, che però cerchiamo di non far venir menoa famiglie e piccoli imprenditori».

Come ha chiuso Carifano il 2011 e come siaccinge ad affrontare il nuovo anno?«Carifano, nel puntuale rispetto del completa-mento del piano di riassetto della struttura delgruppo societario di appartenenza che ha vistola riduzione di alcune legal entity, ha avuto unriordino con una mission ben precisa di opera-tività nelle regioni Umbria e Marche. Anche nel2011, nonostante il perdurare della forte crisi,abbiamo visto crescere gli impieghi del 5% ri-spetto all’anno precedente con una raccolta di-retta che è aumentata del 3% confrontata conlo stesso periodo del 2010 e con un rapportosofferenze /impieghi di circa 2,9%. Per quantoriguarda l’anno appena iniziato Carifano pre-vede nuova assistenza con circa 150 milioni dieuro. Ritengo che le imprese, assieme al sup-porto del sistema bancario, dovrebbero puntarecon più decisione sullo sviluppo del capitaleumano e su innovazione e sviluppo tecnologico,affrontando quanto prima il problema delladimensione: chi è troppo piccolo nel macroscenario globale non ce la può fare. D’altrocanto le banche devono continuare a fare illoro mestiere allocando bene il credito e favo-rire le imprese nel processo di modernizza-zione, accompagnandole anche all’estero eaiutandole ad allearsi e a fare rete. Tutto ciòparticolarmente in un periodo come l’attuale,in cui permane il differenziale di crescita del-l’export delle Marche nei confronti dell’Italia.In questo contesto, tuttavia, risulta molto po-sitiva la ripresa mostrata da alcuni settori im-portanti per l’economia marchigiana quali lameccanica e le calzature; di converso settori al-trettanto importanti come l’elettrodomestico,la cantieristica e il mobile tuttora accusano ilgap con la media nazionale».

Il presidente

di Carifano,

Francesco Giacobbi

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TUTELA DEL TERRITORIO

148 • DOSSIER • MARCHE 2012

Interventi concreti per il territorioLe Marche sono espo-

ste per oltre il 90% alrischio frane e oltreal 10% per alluvioni,

con oltre 157.000 abitanti arischio (praticamente la po-polazione di Pesaro e Fano).Le zone più interessate sonoquelle più urbanizzate, dovemaggiori sono i beni e le viteesposte, quindi le zone colli-nari e costiere. «Considerata lastruttura geomorfologica “apettine”, ovvero di un territo-rio solcato dai principali corsid’acqua che sfociano ortogo-nalmente al mare – spiega En-rico Gennari, presidente del-l’Ordine dei geologi delleMarche – sulla costa sonoconcentrate le maggiori areepianeggianti, dove si è svilup-pata la maggior parte dell’ur-banizzazione e dove sono con-centrati anche la maggiorparte dei problemi legati ai ri-schi idraulici (alluvioni edesondazioni) e gravitativi(frane)».

Vengono adottate secondolei politiche di prevenzioneadeguate nei territori più arischio? «I programmi previsionali eprogrammatici per i finanzia-menti anche di interventi dimonitoraggio previsti dalleleggi sui Piani di bacino, sonostati attivati solo in miseraparte. Le recenti versioni re-gionali del piano casa e nellospecifico della legge sulla ri-qualificazione urbana e svi-luppo sostenibile

(L.R.22/2011) entrata recen-temente in vigore, non pre-vede indagini geologiche ade-guate e secondo criteriaggiornati sui rischi sia idro-geologici sia sismici; in questosenso, anche alla luce dellepuntuali osservazioni mosse, èstata persa una importantis-sima occasione per elevare eadeguare la legislazione regio-nale a quella di altre regioni,decisamente più virtuose e in-novative (Emilia Romagna,Lombardia, Veneto). Siamo,infatti, in attesa da anni diuna legge organica sul go-verno del territorio, conside-rato che gran parte del disse-sto è dovuto a fattoripredisponenti legati all’urba-nizzazione selvaggia degli ul-timi decenni: con soglie dipiovosità critiche, anche oltre100-150 mm/h (piogge diforte intensità e breve durata),come si stanno purtroppo ve-rificando orma ovunque, i ter-ritori non reggono. Occorreripensare a una difesa delsuolo che si adatti ai cambia-

menti climatici, attenendosiai principi dell’invarianzaidraulica, secondo criteri solorecentissimamente introdottinella legislazione regionale, e icui benefici si riusciranno acogliere solo a distanza neltempo».

Negli anni sessanta la su-perficie agricola era di900mila ettari, pari al 92%delle Marche, oggi siamo a671mila (69% del totale re-

«Dobbiamo passare dalle leggi finalizzate all’urbanizzazione

a quelle per il governo del territorio, con una visione di sistema

che consideri le criticità fisiche esistenti». Enrico Gennari illustra

gli interventi necessari per far fronte al rischio idrogeologico

Nicolò Mulas Marcello

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Enrico Gennari

MARCHE 2012 • DOSSIER • 149

ambiti esondabili; in 50 anni,a fronte di un aumento del30-40% della popolazione,l’urbanizzazione è pratica-mente triplicata, con perditadi suolo, aumento incontrol-lato dell’impermeabilizza-zione, stravolgimento del pae-saggio, perdita di sostenibilitàambientale, aumento del ri-schio e riduzione delle condi-zioni di sicurezza, e quindidella qualità della vita, pertante porzioni di territorio epopolazioni».

Come è possibile invertirela rotta?«Bisogna passare dalle leggiurbanistiche, finalizzate all’ur-banizzazione, alle leggi peril governo del territorio, conuna visione di sistema checonsideri le criticità fisiche esi-stenti per uno sviluppo soste-nibile sia dell’economia chedella salute umana, tenendoconto che sviluppo sosteni-bile è anche conservazione emanutenzione del territorio.Si possono creare posti di la-voro e grandi opere anche esoprattutto finalizzate alla sal-vaguardia dell’esistente, al pre-sidio del territorio, pianifi-cando e intervenendo con lanatura, non contro la natura;i bollettini meteo non pos-sono essere come bollettini diguerra. Non si può essere fa-vorevoli ai condoni e quindiagli abusi edilizi e urbanisticiper far cassa, e poi contrariquando andiamo sott'acquacon frane e colate di fangoche spazzano via ogni cosa».

I recenti disastri idrogeo-logici che da nord a sudhanno interessato l’Italia,

hanno secondo lei smossole coscienze a impiegare piùsforzi nella prevenzione deirischi?«Dobbiamo purtroppo regi-strare che la macchina media-tica è imponente per motivipropri di visibilità soltantonell’immediato e nei giornisuccessivi. I riflettori si spen-gono quasi sempre subito elo spazio dedicato ai geologi -unici esperti in materia diprevenzione e gestionedel rischio - è veramentepoco. Non parlo solo dei me-dia ma delle Istituzioni. Par-lare di tutela del territorioporta meno voti che parlaredi grandi opere. La strada dafare è molto lunga e tutta insalita».

Qual è oggi il compito deigeologi?«Come geologi rivendi-chiamo il nostro ruolo socialedi sentinelle del rischio e pro-gettisti della tutela, senza di-menticare che gran parte ditale lavoro passa attraverso latutela delle professioni, e nonlo scardinamento dellestesse, come sembra che il no-stro governo “tecnico” sia in-tenzionato a fare; anche inquesto rivendichiamo unasensibilità e un ruolo sociale,di pubblica utilità, da non di-sperdere e invece da valorizzare.Occorrono nuovi sforzi enuove strategie: manchiamoancora e clamorosamentedi cultura tecnica, di culturapolitica e di ingegneria finan-ziaria adeguate per dare rispostea una situazione di degrado e dirischio divenute ormai pratica-mente ingestibili».

gionale). Esiste secondo leiuna corretta gestione del ter-ritorio edificabile in regione?«Nelle Marche, come del restoin gran parte d’Italia, la leggeurbanistica è ferma agli anni90, con il risultato che nono-stante piani territoriali recenti,lungo le aree costiere e nellevalli principali spesso non cisia soluzione di continuità del-l’edificato, con occupazione disuolo agricolo, di aree pede-collinari con elevata propen-sione al dissesto e aree alluvio-nali spesso all’interno degli

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TUTELA DEL TERRITORIO

150 • DOSSIER • MARCHE 2012

Il territorio delle Marche,come il resto dell’Italia,non è esente dal rischioidrogeologico. I danni che

si verificano, anche in presenzadi eventi atmosferici non ecces-sivamente forti e persistenti,sono testimonianza di un fragileequilibrio ambientale che mettein pericolo i cittadini marchi-giani e rende difficile per gli entilocali la gestione delle criticità.«L’immobilismo – sostieneFrancesco Acquaroli, consigliereregionale – ha compromesso inparte l’equilibrio del territoriotra entroterra e costa e tra montie valli che è indispensabile pergarantire la tutela dei nostripaesi e l’incolumità e dei citta-dini».

Quali sono le politiche diprevenzione adottate dalla Re-

gione? «La Regione dal 2004 si è dotatadi uno strumento di preven-zione importante che si chiamaPai, Piano di assetto idrogeolo-gico. Esso comprende tutti i ba-cini che interessano il nostroterritorio di competenza e cioè,nello specifico, il bacino del Te-vere, del Tronto, del MarecchiaConca e, infine, quello regio-nale. Questo strumento, che difatto avrebbe dovuto program-mare tutti gli interventi neces-sari a garantire una politica diprevenzione e di governo dell’as-setto idrogeologico, non è poistato finanziato in maniera suffi-ciente neanche per le manuten-zioni o per fronteggiare le prio-rità e le emergenze. In sostanzanon è mai stato dato seguito allepolitiche individuate dal Pai

che, a dire il vero, avrebbe ri-chiesto un cospicuo impegnofinanziario, pari a circa 500 mi-lioni di euro, che non potevaessere nelle disponibilità dellaRegione e che è stato attuatosolo in minima parte».

Queste misure sono suffi-cienti?«Se le politiche individuate nelPai fossero state davvero perse-guite nei fatti dalla giunta regio-nale avrebbero sicuramente pro-dotto i risultati programmati,invece la scelta di non investire

Interventi sul territorio diretti alla gestione e prevenzione del rischio idrogeologico

sono indispensabili per salvaguardare l’incolumità dei cittadini marchigiani. A sostenerlo

è Francesco Acquaroli, che spiega quali sono le misure da adottare in tempi brevi

Nicolò Mulas Marcello

Una mirata gestione dei rischi

Francesco Acquaroli,

consigliere regionale

del Popolo della Libertà

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Francesco Acquaroli

MARCHE 2012 • DOSSIER • 151

prioritariamente e in manierapiù decisa, non dando seguito,che in una minima parte, agliinterventi necessari ha reso in-soddisfacenti i risultati delle po-litiche regionali a riguardo».

Quali sono gli interventiurgenti per tenere sotto con-trollo le zone a maggior ri-schio sul territorio? «Gli interventi che ritengo indi-spensabili sono quelli di manu-tenzione degli alvei dei fiumi edei torrenti, della sistemazionedei sistemi di raccolta e regi-mentazione delle acquee e in-fine la stesura di una nuovalegge urbanistica che sia ingrado di indicare in manierapiù autorevole, adeguata e at-tuale le linee programmatichenella gestione delle politiche disviluppo e recupero della nostraRegione. Gli interventi di ma-nutenzione e di pulizia sono in-dispensabili e devono esserefatti, anche attraversol’individuazione di percorsilegislativi che prevedanonuovi orizzonti, ma semprenel rispetto dell’equilibrioambientale».

Cosa occorre fare in con-creto quindi?Tutti questi aspetti e tutte lepolitiche territoriali devono es-sere contenute nella legge qua-dro più importante della ge-stione del territorio, e cioè nellanuova legge urbanistica, attesaormai da anni. Una legge chesappia dettare, anche in materiedelicate e centrali come quelladell’assetto idrogeologico, puntidi riferimento chiari e che pos-

sano consentire di recuperarele “sviste” e i tempi persi delpassato in una logica di governocomplessivo del territorio. Unalegge che riveda anche la pro-grammazione del Pai, renden-dolo attuale e realizzabile».

Il primo passo per evitaretragedie è non consentire lacostruzione ove la conforma-zione del territorio è a rischio.Questi divieti nelle Marchevengono rispettati? «Negli scorsi anni si è abusatodi strumenti quali le variantiurbanistiche che non hannoconsentito una programma-zione strategica e di lungo pe-riodo e un governo del territo-rio condiviso. Di fatto non siè arrivati a una visioned’insieme del territorio. Laforte espansione urbanistica,commerciale e industriale chesi è registrata in questi annipoteva essere gestita in ma-niera diversa, garantendo lo

stesso sviluppo, ma con mag-giore attenzione al delicato as-setto idrogeologico. Sicura-mente il rispetto di unaprogrammazione complessivae strategica è venuto a man-care e spesso è stato condizio-nato da visioni parziali e daesigenze singole dei territori».

Qual è il ruolo della Prote-zione civile nel monitorag-gio delle aree a rischio?«La Protezione civile, insiemecon le altre strutture dei Co-muni, delle Provincie e dellaRegione, sta svolgendo un’im-portante azione che consentedi tenere sotto controllo le cri-ticità e di monitorare l’interoterritorio. Chiaramente il la-voro va svolto da tutti conforte spirito di collaborazione,di squadra e con senso di re-sponsabilità. La Protezionepuò svolgere un ruolo cardinee di collegamento assoluta-mente indispensabile».

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Biodiversità, percorsididattici, api,piante e fiori perun progetto inno-

vativo di recupero ambien-tale nell’area della discaricadi Moie di Maiolati Spontinicurata dalla Sogenus Spa, so-cietà che gestisce la raccoltadifferenziata di dodici Co-muni del circondario. «Uni-versità, istituzioni e impresecollaborano in questo im-portante piano di riqualifi-cazione ambientale del terri-torio», spiega EddyCeccarelli, presidente dellaSogenus.

Come è partita questainiziativa?

La biodiversità “in discarica”Grazie a un’interessante iniziativa che vede coinvolte diverse realtà del territorio, una parte

della discarica di Moie di Maiolati sarà riqualificata e ne verrà tutelata la biodiversità attraverso

il reinserimento di piante autoctone. Eddy Ceccarelli illustra il progetto

Francesco Bevilacqua

Eddy Ceccarelli,

presidente della

Sogenus Spa di Moie

di Maiolati Spontini (AN)

www.sogenus.com

«Il progetto è stato presentatoil 5 novembre nella biblioteca“La Fornace” di Moie di Ma-iolati. È un piano di miglio-ramento della qualità am-bientale e della biodiversitànell’area della discarica in fasedi post-operativa, gestita dallaSogenus a Moie. Parti dellasuperficie della vecchia disca-rica saranno trasformate inorto botanico, altre in unluogo dove recuperare la bio-diversità e svolgere percorsididattici ed educativi. Sitratta di un’idea concepita peri comparti già esauriti e rico-perti dopo la fase di smalti-mento, che vuole ridefinirel’immagine delle discaricheoggi comunemente diffusa eallo stesso tempo risponderealle recenti polemiche legateall’ampliamento del com-parto “rifiuti speciali”. L’ini-ziativa ha visto in prima fila laSogenus e il Comune di Ma-iolati Spontini, insieme atanti cittadini, amministra-tori pubblici e altre autoritàdel territorio».

Quali obiettivi vi propo-nete di raggiungere?«Il programma, presentato

dal sindaco Giancarlo Car-bini e dalla presidente EddyCeccarelli, è finalizzato a rea-lizzare nuovi interventi di mi-glioramento, che saranno at-tuati dai ricercatori e daicollaboratori del professorEdoardo Biondi della Facoltàdi Agraria dell’Università Po-litecnica delle Marche, che daanni sono impegnati in uninteressante lavoro di ricercascientifica applicata e moni-toraggio ambientale, sia al-l’interno che all’esterno dellearee destinate allo smalti-mento dei rifiuti. Le relazionipresentate negli anni passatidai vari professori e ricerca-tori coordinati dal professorBiondi, hanno permesso dievidenziare l’ottimo inseri-mento delle aree gestite dallaSogenus nel contesto del ter-ritorio agricolo, in assenza diinterferenze pericolose e di fe-nomeni di inquinamento, chesono stati peraltro esclusi daogni controllo specifico e mo-nitoraggio ambientale, ese-guiti nel tempo con costanzae con la massima attenzione.Il professor Biondi, coordina-tore e responsabile scientifico

RIQUALIFICAZIONE

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 153

Eddy Ceccarelli

del progetto, ha spiegatonella sua esposizione che illavoro di ricerca applicata cheverrà svolto nei prossimi cin-que anni prevede il recuperoqualificato delle superfici, maanche il ripristino della bio-diversità locale attraverso lapiantumazione di specie ar-bustive, ormai scarsamentepresenti in un territorio sa-crificato all’agricoltura in-tensiva e meccanizzata».

Il progetto ha anche unrisvolto didattico per la cit-tadinanza e in particolareper i giovani. «Costituirà senza dubbio unnuovo punto di riferimento edi interesse sotto il profiloeducativo per le tante scola-resche che ogni anno visitanol’impianto. Ma sarà un esem-pio di grande valore ancheper tutti coloro – studiosi eprivati cittadini – che sonointeressati ai progetti per lariqualificazione del territorioe il recupero della biodiver-sità locale. In virtù delle im-perdibili opportunità che of-fre e del significativopercorso che l’ha visto na-scere, il progetto – che sarà

realizzato dal Centro Interdi-partimentale della Orto Bo-tanico della Facoltà di Agrariadell’Università Politecnicadelle Marche – ha raccoltounanime apprezzamento e de-stato molta curiosità».

In quali altri ambiti siconcretizza il vostro impe-gno in materia ambientale?«Dal 1989 ci occupiamo diraccolta, trasporto, recuperoe smaltimento di rifiuti nella

zona di Maiolati Spontini, co-nosciuta a livello nazionaleper essere un centro a elevatolivello di eco-sostenibilità. Ilnostro impegno in questosenso è attestato dalla Dichia-razione Ambientale che ognianno pubblichiamo al fine direndere conto in manierachiara e trasparente del no-stro operato. A questa si ac-compagnano le numerose cer-tificazioni che abbiamoconseguito, dalla Iso 14001in materia ambientale alla re-gistrazione europea EMAS,fino alla Sa 8000 sulla re-sponsabilità sociale d’impresa.Infine, la linea che segue lapolitica aziendale è riportatenel Codice Etico, che appli-chiamo nei confronti dei di-pendenti, dei cittadini, deiclienti, dei fornitori, delle isti-tuzioni e di tutti coloro concui ci relazioniamo».

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Il progetto costituirà senza dubbio un nuovopunto di riferimento e di interesse sotto il profiloeducativo per le tante scolarescheche ogni anno visitano l’impianto

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De p u r a z i o n e ,stoccaggio dellerisorse idriche,t r a t t a m e n t o

delle acque reflue e di dilava-mento. Recuperare e gestireal meglio l’elemento acqua, èoggi una priorità. Mario Fal-coni è presidente della Roto-tec, che realizza e commer-cializza prodotti per questospecifico settore, in cui pur-troppo la committenza è an-cora troppo poco attenta allaqualità. «Per quanto ci ri-guarda – spiega Falconi –, cistiamo impegnando inun’opera di sensibilizzazionein questo senso: abbiamo as-

Il futuro della depurazioneLa depurazione delle acque è un importante processo di salvaguardia ambientale.

Serve però più cultura della qualità e una maggiore propensione all’investimento.

Il punto di Mario Falconi

Amedeo Longhi

Mario Falconi,

presidente della

Rototec di Lunano (PU)

www.rototec.it

sunto personale che dovràsensibilizzare soprattutto glistudi tecnici sull’aspetto del-l’attestazione della qualità, cheoggi è considerata secondariarispetto all’economicità delprodotto. Ci ispiriamo al-l’esempio del Trentino, dovese un’azienda non è certificatanon vende niente. Il problemaè che per questo motivo su-bentrano le imprese tedesche,tutte certificate, che occupanoil mercato a discapito dei pro-dotti italiani».

Questo è il percorso cheavete compiuto nel 2011 ecome intendete proseguirlo?«Abbiamo conseguito nuove

certificazioni relative alla de-purazione primaria e secon-daria: a quelle per le vaschesettiche e le Imhof abbiamoaggiunto quelle per degrassa-tori, impianti a fanghi attivi epercolatori. Siamo l’unicaazienda certificata in tuttoquesto in Italia. Ci stiamomuovendo per certificare an-che tutti gli impianti, non sin-golarmente ma nel loro com-plesso, in base alle normeeuropee».

Dal punto di vista tecnico,tra polietilene e cementonon c’è molta differenza alivello di prestazioni?«Il polietilene rispetto al ce-mento ancora è guardato conun certo scetticismo e per mo-dificare questa credenza biso-gna fare passi da gigante dalpunto di vista tecnico, peròci stiamo lavorando e stiamoconseguendo ottimi risultati.A livello di prestazioni i duemateriali sono equivalenti, ciòche cambia è la maneggevo-lezza: anche se il polietileneha un costo superiore, essopermette di risparmiaretempo e costi accessori. Se peruna Imhof in cemento biso-

SALVAGUARDIA AMBIENTALE

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 155

Mario Falconi

gna servirsi di una gru, posi-zionare un anello sopra all’al-tro e stuccare, per una in po-lietilene bastano due persone,che possono installare una va-sca da duemila litri senza al-cun problema, sistemandola aseconda delle esigenze senzaadoperare scavatori, gru o al-tri attrezzi. Il peso è di circasessanta chili contro i diversiquintali degli anelli in ce-mento. Inoltre, va sottoli-neato che lavorare con pesipiù leggeri è certamentemolto meno pericoloso pergli operatori».

Può descrivere breve-mente la nuova linea chestate avviando presso il sitodi Potenza?«System Group, a cui appar-tiene la Rototec, possiede unostabilimento in Basilicata, laLucania Resine. Alcuni mesifa abbiamo pensato di instal-lare una nuova macchinapresso questo sito e proprio inquesti giorni sta partendol’installazione: una parte delmacchinario è già stata tra-sferita, l’altra arriverà all’ini-zio del 2012. Completataquesta fase, partiremo a stam-

pare per il mercato meridio-nale. Il Sud infatti, ancor piùdel Nord, ha bisogno di de-purazione; se dalle nostre partigià in parecchi hanno abbrac-ciato la filosofia del recuperoidrico, nel Mezzogiorno an-cora sono in pochi ad averlofatto, anche se un certo movi-mento si registra, in partico-lare in Puglia. Crescono le ri-chieste soprattutto per quantoriguarda delucidazioni e in-formazioni, sempre più fre-quentemente vengono richie-sti preventivi, anche se spessoi prezzi sono ancora proibi-tivi, soprattutto in questo mo-mento in cui investire è unproblema».

Come vede il futuro delvostro settore a questo pro-posito?«Fino al 2012 non abbiamoavuto nessuna preoccupa-zione, abbiamo addirittura

concluso il 2011 con un au-mento di fatturato del 10 percento. L’anno che sta ini-ziando però non promettebene: uno dei prodotti princi-pali della nostra azienda sonogli impianti di recupero delleacque piovane per irrigazionedi giardini, aiuole e affini e hopotuto constatare in primapersona che molta gente nonconsidera prioritario investirein simili attrezzature, almenoin questo momento. Perquanto riguarda la depura-zione invece, siamo legati adoppio filo al mondo all’edili-zia, che ha già attraversatomomenti difficili negli anniscorsi, dai quali si è parzial-mente risollevato grazie alleristrutturazioni. Nei prossimimesi e anni però non credoche la situazione, oggi decisa-mente peggiorata, possa mi-gliorare».

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Abbiamo assunto personale per sensibilizzaresoprattutto gli studi tecnici sull’aspettodell’attestazione della qualità, oggi consideratasecondaria rispetto all’economicità del prodotto

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Èstata la “buona im-prenditoria” marchi-giana la protagonistadella quinta edizione

del “Premio Valore Lavoro”,ospitato lo scorso 9 dicembre aRecanati nell’ambito della pro-grammazione della Giornatadelle Marche. Nell’occasione,per la prima volta, sono state as-segnate delle menzioni fuoriconcorso ad alcune aziende pre-miate nelle passate edizioni, persottolineare il valore della con-

tinuità degli interventi e dellebuone pratiche. Tra queste laBrandoni Srl, storica realtà diCastelfidardo, leader interna-zionale nella produzione di ra-diatori da design, che secondola giuria “ha continuato a in-centivare programmi e pratichein linea con i valori del “PremioValore Lavoro 2011”. «Un ri-conoscimento importante –sottolinea il fondatore e attualepresidente del gruppo, LucianoBrandoni -, ma anche uno sti-molo che ravviva l’impegnodella nostra azienda sul territo-rio, e che ci spinge a fare sempremeglio il nostro lavoro».

Dal 1988, data della suafondazione, si può dire cheBrandoni abbia rivoluzionatoil modo di concepire e realiz-zare i radiatori d’arredo.Quali sono oggi le ultime ten-denze del settore?«Le collezioni Brandoni con glianni sono cambiate, evolven-dosi e adattandosi alle nuove ri-chieste del mercato anche daun punto di vista del design,pur mantenendo una propria

impronta. Le collaborazionicon architetti di fama interna-zionale, ma anche con giovaniprofessionisti, hanno regalatopregio e valore ai nostri pro-dotti, che sono il frutto di ideenuove e originali. Le tendenzeattuali sono rivolte a uno stileminimal, in quanto si predili-gono radiatori che si fondononell’arredamento, con discre-zione e personalità. Per quelche ci riguarda realizziamo mo-delli caratterizzati da linee mor-bide ed eleganti, ma anche pro-dotti dai tratti più marcati edal design industriale, accu-munati però da una spiccataoriginalità che rende i nostriradiatori assolutamente inimi-tabili».

Brandoni è stata la primaditta al mondo ad aver intro-dotto il tunnel di saldaturaad atmosfera controllata perla saldatura dei radiatori inacciaio. Quanto conta l’in-novazione tecnologica nel vo-stro settore e quali sono lepiù recenti tecnologie svilup-pate dall’azienda?

L’innovazione e la ricerca della qualità come filo conduttore di un percorso imprenditoriale che,

iniziato nel 1988, oggi abbraccia con successo diversi ambiti, dal termoarredo al fotovoltaico.

L’esperienza di Luciano Brandoni

Guido Puopolo

L’economia marchigianapunta sul Sole

Luciano Brandoni, presidente

della Brandoni Solare Spa

di Castelfidardo (AN)

www.brandonisolare.com

RINNOVABILI

164 • DOSSIER • MARCHE 2012

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 165

rantisca al cliente la certezza diaver acquistato un vero con-cept del riscaldamento».

Quali sono attualmente ivostri mercati di riferimento equali quelli che offrono lemaggiori opportunità?«Le nostre produzioni, comeaccennato in precedenza, si ca-ratterizzano da sempre per l’at-tenta cura dei particolari e lacostante ricerca della qualità,elementi che ci permettono direalizzare prodotti affidabili, ri-conoscibili e certificati, apprez-zati non soltanto in Italia maanche sui mercati esteri. Dal

Il design è un elementoessenziale nel mondodel termoarredo, anche sela funzionalità e l’efficienzadel prodotto rimangonorequisiti imprescindibili

Luciano Brandoni

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«Brandoni ha molti primati, equello della saldatura in atmo-sfera controllata è sicuramenteuno dei più importanti. Nel1989 siamo stati la primaazienda al mondo a svilupparequesto tipo di tunnel per la sal-datura dei termoarredi che,nello specifico, permette di sal-dare i tubi dei radiatori senzache si formino difetti estetici ofastidiose imperfezioni. Siamocosì riusciti a proporre al mer-cato un prodotto di grande qua-lità, veramente “eccezionale”,sia da un punto di vista visivoche tecnologico. L’innovazionetecnologica è infatti essenzialein questo settore, e per questo ilnostro gruppo investe costante-mente in attività di ricerca e svi-luppo, sperimentando anchenuove soluzioni che permettanodi ottimizzare le risorse a dispo-sizione. Nuovi progetti e sti-moli sono fondamentali permantenere ottimi standard di

crescita e rispondere in manierarapida al cambiamento del mer-cato. Ancora oggi stiamo inve-stendo in tecnologia e nell’ag-giornamento dei macchinari anostra disposizione, nonostanteil particolare momento di tran-sito che sta caratterizzandol’economia mondiale».

Come si coniugano design,prestazioni e funzionalità neivostri prodotti?«Da diversi anni il design è unelemento essenziale anche nelmondo del termoarredo, anchese la funzionalità e l’efficienzadel prodotto rimangono requi-siti imprescindibili. Il nostro uf-ficio tecnico e di progettazione,a questo proposito, è costante-mente impegnato nel cercaredelle soluzioni che possano co-niugare l’aspetto tecnico aquello estetico, in quanto è ne-cessario trovare il giusto equili-brio tra questi fattori, al fine dicreare un mix perfetto che ga-

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166 • DOSSIER • MARCHE 2012

1998, infatti, grazie a una retecommerciale di primissimo li-vello, abbiamo iniziato a espor-tare i nostri radiatori in tuttaEuropa, con una consolidatapresenza in Francia, Inghilterra,Germania e Spagna, oltre chenegli Stati Uniti. Recente-mente, inoltre, abbiamo inau-gurato una nuova sede in Ar-gentina, un Paese che presentasignificative prospettive di cre-scita per la nostra attività».

Il Gruppo Brandoni, però,ultimamente ha ampliato ilsuo raggio d’azione, creandola Brandoni Solare, aziendaspecializzata nella produzionedi moduli fotovoltaici in sili-cio cristallino. Qual è stata lamolla alla base di questascelta?«Ci siamo avvicinati a questonuovo settore con grande entu-siasmo, perché crediamo che leenergie rinnovabili rappresen-

tino il futuro nostro, ma so-prattutto dei nostri figli. Par-tendo da questo presuppostoabbiamo intrapreso un lungopercorso di studio al fianco deiricercatori dell’Università diAncona, che ci ha portato a rea-lizzare moduli fotovoltaici cheutilizzano l'energia solare perprodurre energia elettrica. Laqualità dei moduli BrandoniSolare è certificata dalla pre-senza, primo caso in Italia, diun processo produttivo com-pletamente automatizzato, cheassicura elevate prestazioni e ga-ranzia di durata. All’internodello stabilimento, macchinarid’avanguardia consentono diottenere moduli fotovoltaicidall’alta producibilità, stabili neltempo e dall’alto grado di stan-dardizzazione, prerogativa es-senziale per poter realizzare unimpianto fotovoltaico efficientee di lunga durata. Durante le

fasi di lavorazione, inoltre,l'operatore non viene mai acontatto diretto con le celle,evitando così di provocaredanni all’integrità del modulo.La cura meticolosa con la qualescegliamo i nostri fornitori e lematerie prime da utilizzare co-stituisce la nostra prerogativa,in quanto operiamo quotidia-namente per mantenere inal-terati, anche nel settore foto-voltaico, gli standard qualitativiche da sempre ci contraddi-stinguono nel campo deltermo arredo che contraddi-stinguono la nostra produ-zione».

Quali sono, quindi, leprincipali applicazioni deivostri pannelli?«L’utilizzo che possiamo faredei moduli fotovoltaici è mol-teplice: possono essere installatisu abitazioni residenziali, su ca-pannoni industriali, terreni,pensiline, e serre. La nostraazienda cerca di offrire diversetipologie di prodotto, accu-munate però da alti standardqualitativi. Il nostro staff, com-posto da ingegneri e tecnici, è

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La qualità dei moduli Brandoni Solareè certificata dall’attenta selezione

dei componenti e da un processo produttivocompletamente automatizzato

RINNOVABILI

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 167

sempre a disposizione per qual-siasi tipo di supporto o consu-lenza, così da offrire in brevetempo un supporto adeguato achi sceglie di installare un mo-dulo Brandoni Solare».

Anche nel settore fotovol-taico Brandoni ha portatoimportanti innovazioni, conil modulo fotovoltaico ve-tro/vetro. Quali le sue pecu-liarità?«Brandoni Solare è sinonimodi innovazione. Per questo mo-tivo non ci siamo fermati nel

nostro percorso di ricerca. A talproposito abbiamo da pocopresentato il modulo fotovol-taico con celle colorate, la solu-zione perfetta per integrazionearchitettonica del fotovoltaicosugli edifici. Abbiamo conti-nuato a crescere, migliorando ilbagaglio di know-how che finoa quel momento avevamo ac-quisito. Il modulo fotovoltaicovetro/vetro è un pannello tra-sparente, nel senso che è possi-bile vedere filtrare la luce trauna cella e l’altra. Lo spazio trale celle può infatti variare di al-cuni centimetri, facendo filtrarepiù o meno luce. Questo spe-ciale pannello, così concepito,può essere installato in tuttequelle situazioni in cui c’è biso-gno di un buon filtraggio diluce, come ad esempio nelleserre, in cui l’agronomo devedecidere quanta luce fornire allacoltivazione, o in particolaristrutture architettoniche, in cuiil pannello fotovoltaico assume,oltre a una funzione energetica,anche una valenza estetica».

Quale bilancio è possibiletrarre dall’anno appena con-

cluso?«Nonostante la crisi, il gruppoha fatto registrare performancedi tutto rispetto. Questo è statopossibile grazie alla qualità eall’affidabilità dei nostri pro-dotti, che insieme alla nostraverve innovativa rappresentanogli elementi in grado di fare ladifferenza sul mercato, ancoradi più in un momento di diffi-coltà come quello attuale».

Quali sono, infine, leaspettative per il 2012?«Per il futuro abbiamo grandiambizioni. Intendiamo esplo-rare nuovi mercati, soprat-tutto in America Latina, e raf-forzare il nostro businessladdove siamo già presenti.Abbiamo inoltre avviato pre-stigiose collaborazioni con ar-chitetti e designer, che realiz-zeranno per noi interessantiprogetti e nuovi concept.Continueremo a credere inquello che facciamo, con l’en-tusiasmo e la dinamicità cheda sempre ci contraddistin-guono, per raggiungere, nel-l’anno nuovo, traguardi an-cora più prestigiosi».

Questa l’attualecapacità produttiva

dell’aziendadi Castelfidardo,

che intendecontinuare

ad investire perviaggiare su grandi

numeri

MW55

Luciano Brandoni

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TRASPORTO LOCALE

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Treni pendolari, allarme rientratoI pendolari possono tirare unsospiro di sollievo, almeno peril momento. Prima di Nataleinfatti governo e Regionihanno raggiunto un accordosui fondi per la gestione deltrasporto pubblico locale, chepermetterà alle Marche di «re-cuperare entro il mese di gen-naio quasi tutte le corse sop-presse nel settore ferroviario»,come ha confermato Luigi Vi-venti, assessore regionale aTrasporti e infrastrutture. Unprovvedimento necessario,che va a placare le polemicheche avevano fatto seguito al-l’annuncio di ben 28 soppres-sioni di treni regionali.«Dopo il pressing delle Re-gioni – spiega Viventi – pro-prio negli ultimi giorni del2011 abbiamo raggiuntol’accordo con il governo, percui è stata integrata con 400milioni la cifra di 1,2 miliardidi euro inizialmente previstanel decreto Monti. Per il tra-sporto pubblico locale le Re-gioni hanno dunque a dispo-sizione 1,6 miliardi di euro;questo significa che le Mar-che avranno circa 38 milioni,rispetto ai circa 43 certificaticome spesa del 2011. Ciò ciconsentirà di non stravolgerela contabilità regionale con in-terventi straordinari e comun-que provvisori. Entro il mesedi gennaio sarà possibile, aquesto punto, recuperarequasi tutte le corse soppressenel settore ferroviario. Vistoperò che le risorse sono co-

munque limitate rispetto alloscorso anno, occorrerà co-munque fare delle scelte».

Scelte che si preannun-ciano dolorose, anche in se-guito ai tagli che hanno ri-guardato le fermate dei trenia lunga percorrenza.«La penalizzazione che ab-biamo ricevuto è indubbia.Per la lunga percorrenza peròla Regione non ha direttacompetenza nei confronti diTrenitalia: su questi temisiamo in contatto con il mini-stro dei Trasporti, il quale staesaminando le criticità che sisono determinate a seguitodel nuovo orario, che per ac-celerare i servizi della FrecciaBianca ha lasciato nelle Mar-che la sola fermata di Ancona,sopprimendo in particolarequelle di Pesaro e San Bene-detto. Il governo può darciun supporto fondamentaleper indurre Trenitalia a modi-ficare il proprio assetto degliorari, almeno a partire da giu-gno».

La Regione non ha altrimezzi per tutelare, anche infuturo, i propri pendolari?«Credo che in questi mesi laRegione abbia dimostrato lapropria determinazione a tu-telare i pendolari e i viaggia-tori in generale. Allo stessomodo ci comporteremo in fu-turo, in base ai problemi ealle necessità che dovesseropresentarsi. Alla fine del 2011eravamo pronti, se fosse statonecessario, a rivedere il bilan-

L’accordo in extremis tra governo

e Regioni per un’integrazione ai fondi

del trasporto pubblico locale consente

oggi alle Marche di rivedere

le soppressioni inizialmente previste

nel settore ferroviario. Il punto con

l’assessore regionale Luigi Viventi

Riccardo Casini

Luigi Viventi, assessore regionale a Trasporti e infrastrutture

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Luigi Viventi

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cio regionale per garantire unaintegrazione di 10 milioni dieuro per i servizi ferroviari e di3 milioni per quelli sugomma. Fortunatamente que-sto non è stato necessario, per-ché avremmo dovuto penaliz-zare altri settori e servizistrategici, in una situazione diemergenza e di crisi quale èquella che stiamo vivendo».

Il Governo Monti sembravoler attribuire un ruolo im-portante alle opere infra-strutturali per favorire la ri-presa dell’economia. Qualisono oggi le richieste dellaRegione?«A questo punto ritengo im-procrastinabile per le Marchela stipula del secondo atto ag-giuntivo all’intesa generalequadro, bloccata dal mese diluglio presso la Presidenza delConsiglio dei ministri, che ri-porta le opere immediata-mente cantierabili: il by passdi Falconara, il completa-mento del raddoppio della va-riante alla statale 16, la Fano-Grosseto, il tratto diPedemontana delle MarcheFabriano-Sassoferrato (Ber-bentina), l’adeguamento dellastatale Salaria nel tratto Ac-quasanta-Trisungo, il terzolotto della strada intervallivaMezzina, il completamentodell’Interporto Marche el’Uscita Ovest».

A proposito di infrastrut-ture, tra le vie preferenzialidi finanziamento indicatedal governo pare esserci il ri-corso al project financing e

al coinvolgimento dei pri-vati, campo nel quale la Re-gione Marche vanta una no-tevole esperienza, nonsempre positiva.«Abbiamo colto con partico-lare attenzione questa deter-minazione del governo. Loscorso anno in questo settorele Marche hanno compiutoun significativo passo avanti,con il completamento dell’iterburocratico relativo all’UscitaOvest, per la quale ora l’Anasè in grado di indire la gara perl’assegnazione definitiva deilavori, che saranno totalmentea carico dei privati. Analoga-mente, per il completamentodell’asse viario Fano-Grossetola Regione è parte attiva diuna commissione tecnica mi-sta ministeriale all’internodella quale si sta valutando lapossibilità di realizzazione inregime di finanza di progetto,unitamente con l’inserimentodell’opera all’interno dei si-stemi di finanziamento euro-peo. L’esperienza già vissutanella nostra regione ci spingeperò anche a tenere conto delfatto che qualsiasi forma dicoinvolgimento dei privatinella realizzazione delle operepubbliche deve necessaria-mente svolgersi in un conte-sto economico adeguato, pernon avere ripercussioni sullosvolgimento dei lavori, co-m’è accaduto con la nota vi-cenda della Quadrilatero peril completamento del rad-doppio della direttrice An-cona-Perugia».

Credo che in questi mesi la Regione abbia dimostratola propria determinazione a tutelare i pendolari e i viaggiatori in generale. E così sarà in futuro

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174 • DOSSIER • MARCHE 2012

«La societàodierna ciimpone sem-pre la ricerca

di nuove formule, strategie di-namiche capaci di soddisfarela moltitudine di necessità chele aziende manifestano algiorno d’oggi». La constata-zione di Ippolito Matricardifotografa ottimamente la si-tuazione attuale: uno scenarioeconomico, tecnologico e so-ciale in continua mutazione,all’interno del quale l’im-prenditore deve essere capace

Strategie e prospettivenel settore trasportiSicurezza della merce trasportata, celerità ed efficienza, affidabilità delle infrastrutture sono

aspetti che chi si occupa di logistica deve tenere in grande considerazione e, soprattutto in

questa difficile congiuntura, implementare. Il punto di Ippolito Matricardi

Amedeo Longhi

Ippolito Matricardi,

in piedi, è

l’amministratore della

Matricardi Spa di

Monte San Pietrangeli

(FM). Insieme a lui

nella foto, il padre

Giuseppe e le sorelle

Rossana, a destra,

e Cristiana, a sinistra

www.matricardispa.it

di emergere facendo leva sullequalità della propria azienda,potenziandole e rinnovandole.È questa la strada che sta por-tando avanti Ippolito Matri-cardi, che insieme alle sorelleCristiana e Rossana gestiscel’omonima azienda di famigliadi cui è amministratore.

Quali sono le nuove esi-genze di chi richiede i vostriservizi?«I nostri clienti ci chiedono si-curezza, celerità e precisioneche noi, grazie a una vasta retedi filiali, mezzi all’avanguar-dia e personale specializzatosiamo in grado di offrire. Unimportante accordo commer-ciale che abbiamo recente-mente stipulato con un par-tner del Nord Italia cipermetterà di ampliare l’of-ferta, migliorandone anche laqualità, in particolar modonelle regioni di Lombardia ePiemonte. In questo modo lanostra operatività si estendeanche in queste aree, oltre aquelle già coperte di Abruzzo,Molise, Marche, Umbria, La-

zio, Toscana e Veneto». Che strategie avete adot-

tato per portare avanti l’atti-vità e affrontare questo par-ticolare momento?«Rafforzando i servizi di tra-sporto offerti dalla società alNord Italia con l’apertura didue nuove sedi in Lombardia,la Matricardi continua il suoprocesso evolutivo volto allanecessità di agevolare i flussi.La nostra azienda è sempre in-tenta a offrire agli utenti pre-cisione, affidabilità, flessibilitàe sicurezza attraverso servizi dimassima qualità, uno staffesperto e qualificato e unparco automezzi di ultima ge-nerazione composto da circaduecento unità, di cui una no-vantina di proprietà, rispet-toso delle normative CEE. Lafilosofia aziendale è forte-mente caratterizzata dalla vi-sione di cui siamo portatori ioe le mie sorelle Cristiana eRossana: spirito di squadra erispetto di tutte le persone concui ci dobbiamo relazionare,dal collaboratore al cliente. A

TRASPORTI

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 175

Ippolito Matricardi

nostro avviso infatti, la forzadella buona riuscita risiede nellavoro di squadra che vienequotidianamente svolto a cuitutti, dipendenti o collabora-tori che siano, partecipano.Ognuno viene messo sullostesso piano per condividerestrategie vincenti: non si vuolesolo offrire un servizio, maanche costruire il progettomigliore per ogni spedizione.Cerchiamo in questo mododi portare avanti l’attività se-guendo la strada tracciata danostro padre, fondatore in-sieme al suo papà dell’aziendacirca sessant’anni fa».

Qual è la situazione delmercato dei trasporti inquesto momento?«Attualmente in Italia, c’è uneccesso di offerta. Il mercato èsaturato dalla presenza ditroppe aziende di trasporti,ma le commesse sono dimi-nuite sensibilmente, poiché lemoltissime imprese in diffi-coltà, operanti nei più sva-riati settori merceologici,hanno rallentato o addirit-tura cessato le produzioni edi conseguenza non hannopiù necessità di movimentarele merci. La particolare con-formazione della nostra pe-nisola inoltre rende difficol-toso lo sviluppo di nuovesoluzioni logistiche, come iltrasporto intermodale. I tra-sporti tradizionali si trovanoquindi schiacciati dall’au-

mento dei prezzi – in parti-colar modo dei carburanti –da un lato e il calo della do-manda dall’altro».

Quali sono le difficoltàmaggiori che dovete affron-tare?«Ovviamente le criticità piùrilevanti sono legate all’au-mento della materia primaper i trasporti: il gasolio. Ilsuo costo è salito del 47% apartire da marzo 2009 e leprevisioni non fanno pensarea un’inversione di tendenza.Per restare sul mercato leaziende devono mantenere unprezzo concorrenziale e, con-temporaneamente, assorbire icontinui aumenti del gasolio;si tratta di uno sforzo econo-mico e logistico non indiffe-rente».

Dal punto di vista legisla-tivo invece cosa è cambiato?«Negli ultimi anni moltenuove leggi hanno interessatoil settore dei trasporti e leaziende hanno dovuto rive-dere la propria organizza-zione soprattutto alla luce

della normativa sulle ore la-vorative degli autisti. È statonecessario anche aggiornareil proprio parco macchine inbase alle nuove normativesulla sicurezza. La legge 286,per esempio, ha modificatola disciplina del trasportoconto terzi in tutto il Paese eha imposto anche a noi, ainostri collaboratori e ai nostriclienti un’impegnativa rior-ganizzazione interna».

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180 • DOSSIER • MARCHE 2012

In molti settori produttivil’organizzazione deglispazi e lo stoccaggio el’esposizione delle merci

rappresentano aspetti essenzialiper il corretto funzionamentodell’intera attività aziendale. Lacosiddetta ‘logistica del magaz-zino’, infatti, ricopre un ruolodi fondamentale importanzaper la corretta gestione dei flussidi materiale, delle giacenze, deiresi e, in generale, del materialeresiduo. Dalla grande distribu-zione alle piccole realtà produt-tive, poter contare su partneraffidabili e specializzati nellaprogettazione di soluzioni fina-lizzate ad una logistica di ma-

gazzino efficiente è senza dub-bio un elemento imprescindi-bile. Progettare e organizzare inmaniera ottimale e altamenteefficiente lo spazio è il core bu-siness di Metalsistem Marche,azienda marchigiana nata nel1994 dall’omonimo gruppo,leader nel settore delle scaffala-ture statiche e delle soluzioniintegrate di material handling.La velocità di intervento, il ser-vizio puntuale e la cura nellarisoluzione delle problematichedella clientela sono i fattori checontraddistinguono l'azienda eche le hanno permesso fino adoggi di soddisfare la richiesta dioltre quattromila clienti, graziea un team di professionisti qua-lificati, sia nell’ambito com-merciale che in quello stretta-mente tecnico. Mario Pedol,titolare dell’azienda insieme adAurelio Michetti, spiega che«l’appartenenza al Gruppo Me-talsistem, promotore di unacontinua evoluzione strategico -commerciale e di un’incessantericerca tecnologica, consentonoa Metalsistem Marche di pro-

Soluzioni logistiche per il magazzinoLa logistica di magazzino è cruciale per il buon funzionamento di un’impresa poiché garantisce

la corretta gestione del materiale in circolo. Mario Pedol e Aurelio Michetti spiegano

come ‘progettare’ in maniera razionale e funzionale lo spazio

Erika Facciolla

Nelle immagini alcuni

lavori della Metalsistem

Marche di Osimo

Stazione (AN).

L’azienda fa parte

del gruppo Metalsistem

con sede a Rovereto

www.metalsistem.com

porre prodotti sempre nuovicon la massima garanzia di affi-dabilità e sicurezza delle solu-zioni». Nei suoi 18 anni di at-tività, Metalsistem Marche si èfatta conoscere e imposta sudiversi mercati grazie alla par-tecipazione a importanti eventifieristici e oggi, per quanto ri-guarda i mercati di riferimento,Pedol precisa che «con lagamma di prodotti e di servizivengono coperti un po’ tutti isettori industriali presenti nelterritorio, dalle aziende più pre-stigiose alle imprese più pic-cole, dagli impianti più com-plessi alle più sempliciscaffalature da magazzino». «Alivello territoriale – continuaMario Pedol - le zone in cuiMetalsistem Marche opera conmaggiore assiduità sono leMarche, l’Umbria e parte del-l’Emilia Romagna. Questi ter-ritori sono coperti in manieracapillare dal nostro commer-ciale, professionisti che ascol-tano e raccolgono le esigenze diogni cliente per poi trasmet-terle all’ufficio tecnico. Il per-

LOGISTICA

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 181

Mario Pedol e Aurelio Michetti

sonale specializzato dell’ufficiotecnico dà poi forma alle idee,grazie all’apporto di ingegnerie geometri qualificati. Per quelche riguarda i mercati esteri, leforniture si rivolgono invece aipaesi del Nord Africa, in parti-colare Algeria e Tunisia». Nel-l’ultimo biennio, l’azienda hariportato il fatturato sopra laquota dei cinque milioni dieuro e l’obiettivo per il pros-simo anno è consolidare questirisultati.

SOLUZIONI I campi di competenza in cuiopera Metalsistem Marchesono vari e articolati. Michettidichiara che l’azienda è ingrado di offrire «il meglio dellecompetenze nell'ingegneriastrutturale, nell'automazione enell'arredo commerciale consoluzioni efficaci per tutte leesigenze, dalle strutture e si-stemi per il magazzino, al-

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Le strutture per pannelli fotovoltaici hanno avuto grandiperformance sul mercato e sono adatte a impianti in campo aperto,come tetti di capannoni, pensiline e serre

l'esposizione del prodotto, alloshopfitting». Tutto questo èpossibile grazie ad un intenso la-voro di ricerca e sviluppo. «Lacontinua evoluzione dei nostriprodotti – conferma AurelioMichetti - e la vasta gamma diarticoli e soluzioni, sono le ca-ratteristiche principali che cipermettono di soddisfare le ri-chieste sempre più particolaridella committenza. Tra i nostriprodotti di punta, oltre alla scaf-falatura leggera che è da sempreil nostro fiore all’occhiello etrova impiego in svariati settori,grandi performance sul mercatohanno avuto le strutture perpannelli fotovoltaici, adatte aimpianti in campo aperto,come tetti di capannoni, pensi-line e serre». Ma quali sono glielementi che caratterizzano edeterminano il successo dei pro-dotti firmati Metalsistem sulmercato? Pedol spiega che le so-luzioni ideate dall’azienda «si

contraddistinguono per la loroforma e le prestazioni, frutto dianni di ricerca e brevetti inter-nazionali: qualità e sicurezza –aggiunge il titolare - sono le ca-ratteristiche principali dei nostriprodotti».

MATERIALI Un altro aspetto fondamentaleper l’attività produttiva di Me-talsistem è la scelta dei mate-riali, indirizzata esclusivamenteverso acciai strutturali certifi-cati. «Da sempre la qualità perMetalsistem – conferma Mi-chetti - rappresenta un puntofondamentale. Questo concettoviene già applicato nell'acquistodella materia prima presso leprincipali acciaierie nel mondo.I coils sono zincati a caldo conprocedimento Sendzimir, ga-rantendo un’elevatissima resi-stenza e inalterabilità nel tempo.I componenti delle scaffalaturevengono realizzati con un si- � �

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stema produttivo automatiz-zato, su impianti automaticiper la lavorazione della lamierache permettono di raggiungerei più alti gradi di tecnologiaproduttiva oggi conosciuta almondo». Questa filosofia, unitaagli investimenti costanti degliultimi anni e alla diversifica-zione dell’attività, ha permessoall’azienda di mantenere quotedi mercato importanti, limi-tando gli effetti della crisi.

RICERCA E SVILUPPOIl motore propulsore di tutte leinnovazioni proposte da Me-talsistem si trova nel CentroStudi e Ricerche del gruppo.Michetti chiarisce che questolaboratorio di idee e tecnologia«opera da anni per supportarel’attività industriale, ricer-cando soluzioni e prodotti al-tamente innovativi, frutto dianalisi numeriche e sperimen-tazioni pratiche che garanti-scono le massime prestazioniglobali. Dalla ricerca, l’aziendaha potuto acquisire quelknow-how tecnologico avan-zato che le permette di brevet-tare i prodotti e di produrrecomponenti industrializzati».

PRODOTTI Due mondi a confronto, dueespressioni di funzionalità. Iprodotti e le soluzioni proget-tate da Metalsistem possono es-sere distinte in due grandi cate-gorie: quelle “statiche” dellestrutture, e quelle “dinamiche”dei sistemi unite sinergica-mente nel segno della qualità,

dell'eccellenza e del servizio.Aurelio Michetti spiega che «at-traverso il marchio Sidac, Me-talsistem Marche progetta e or-ganizza l'arredo di spazicommerciali, realizzando unambiente personalizzato e cu-rato in ogni dettaglio. Unanuova ambientazione, dove ilprodotto esposto trova la mas-sima valorizzazione e unanuova versatilità d'uso, attra-verso un'ergonomia studiataper le esigenze dell'operatore.Con la serie Superinox - pro-segue Michetti - vengonoprogettati concept d'arredo

esclusivo, con soluzioni versa-tili per il living moderno, daldesign innovativo e altamentetecnologico». Tutti i prodottiMetalsistem hanno caratteri-stiche di resistenza strutturalee assicurano un elevato stan-dard di qualità, riconosciuto ecertificato dai più importantiorgani di controllo europei.«Gli innumerevoli brevettimondiali – conclude MarioPedol - rendono unici edesclusivi i prodotti per qua-lità, sicurezza e versatilità, conun occhio sempre attento alprezzo finale».

LOGISTICA

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EDILIZIA

184 • DOSSIER • MARCHE 2012

Riqualificare il patrimonio esistenteL a fine del 2011 ha

imposto profonderiflessioni pertutti gli imprendi-

tori edili marchigiani alleprese con il blocco dei paga-menti e degli appalti dellepubbliche amministrazioni e,contemporaneamente, con lastretta del credito. Secondo idati regionali pubblicati daAnce, nei primi sei mesi del2011, i finanziamenti per in-vestimenti in edilizia residen-ziale sono diminuiti del27,7% rispetto allo stesso pe-riodo dell’anno precedente eper il non residenziale il caloè stato circa del 26,1%. Inol-tre, più del 62% delle im-prese associate, nel mese didicembre 2011, ha denun-ciato un netto peggiora-mento nelle condizioni di ac-cesso al credito. PaoloAlessandroni, a capo dei co-struttori della provincia diAncona, sottolinea la neces-sità di un confronto e di unacollaborazione costante conil sistema bancario. «Ca-piamo la crisi del sistema fi-nanziario, ma non si puòpensare di salvarlo senza farelo stesso con il sistema delleimprese, che rappresental’economia reale».

Come definisce il periodoattuale che sta attraver-sando il mercato edilizio?«Le costruzioni stanno vi-vendo, nel quadro di unacrisi generale, il loro mo-

mento peggiore dal dopo-guerra. Neanche i nostri socipiù anziani ricordano nientedi simile. Il settore pubblicoe quello privato, che nelleprecedenti crisi, si alterna-vano a sostenere l’industriadelle costruzioni, si sono pa-ralizzati contemporanea-mente. La crisi di fiducia nelfuturo ha fermato il mercatodella casa, mentre da temponel pubblico non vengonopagati i lavori eseguiti e nonsi fanno nuovi investimenti;esattamente il contrario diquanto si dovrebbe fare peruscire dalla crisi. A renderetutto più cupo c’è il pro-blema dei problemi: le ban-che non finanziano più le im-prese, in particolare, nel settoredelle costruzioni è semplice-mente scomparsa la liquidità eimprese ancora sane vedonochiedersi il rientro da un fido onegare l’anticipo su fatture. Eogni fallimento di un’impresaapre buchi nei bilanci dellaaltre, seguendo una reazione

a catena».La mancanza di credito

l’ha spinta a chiedere un ta-volo di collaborazione per-manente con le banche.Quali sono i principaliobiettivi da raggiungere?«L’obiettivo è individuare inche tempi e come è possibileripristinare condizioni nor-

È uno dei principali investimenti da cui partire per uscire dalla crisi.

Lo sostiene Paolo Alessandroni: «Banche e imprese avvertono oggi di

essere sulla stessa barca e che occorre in qualche modo remare assieme»

Elisa Fiocchi

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Paolo Alessandroni

MARCHE 2012 • DOSSIER • 185

mali del credito; i tempi, inparticolare, dovranno essereil più rapidi possibili, perchémai come oggi il tempo è de-naro, visto il livello chehanno raggiunto gli interessipassivi delle imprese verso lebanche. Sappiamo che inprimo luogo il decreto“salva-Italia”, con la garanziedel debito delle banche, insecondo luogo la recente im-missione di liquidità nel si-stema, effettuata dalla Bce,hanno aiutato molto il si-stema bancario. Ci atten-diamo ora che questa liqui-dità venga utilizzata persostenere il sistema econo-mico e non solo per com-prare titoli pubblici. Il tavoloè quindi destinato alla ricon-figurazione del rapporto fi-nanziario tra banca ed im-prese, in funzione disostegno, con l’obiettivo diguadagnare il tempo necessa-rio a superare la crisi».

Il primo contraddittoriotra imprese e mondo delcredito quale situazione hadelineato in provincia diAncona?«La situazione nella nostraregione, in termini di soffe-renze e fallimenti, è più gravedi altre. Nell’incontro quindiattendevo le proteste di qual-che imprenditore, anche acausa delle ruggini che sisono accumulate negli ultimitre anni, nel rapporto tra

banche ed imprese di costru-zione. Invece, l’incontro èstato assolutamente sereno egli imprenditori erano moltopiù interessati a capire lo sce-nario del credito nelle setti-mane e venire, che non a sol-levare polemiche. La miasensazione è che banche eimprese avvertano oggi di es-sere “sulla stessa barca” e cheoccorre in qualche modo re-mare assieme per uscire daquesta crisi di cui nons’intravede la fine».

E come risolvere il gravearretrato dei crediti che leimprese vantano nei con-fronti della pubblica am-ministrazione?«Sul tema c’è una gran va-rietà di anticipazioni mapoco di concreto. Era stataannunciata da Ancel’attivazione di una linea dicredito della Cassa depositi eprestiti per 10 miliardi, dadestinarsi al finanziamentodelle cessioni dei crediti chele imprese vantano verso lepubbliche amministrazioni,ma le banche che avrebberodovuto operare come spor-tello non ne hanno notizia.Ci attendevamo inoltre qual-che allentamento nel pattodi stabilità interno che vietaai comuni di pagare le im-prese, negando con ciò unnostro diritto. Nessunanuova giunge però da que-sto fronte. C’è infine la pos-

Paolo Alessandroni, presidente del Collegio dei

costruttori della provincia di Ancona

Una direttiva europeaimpone alle pubblicheamministrazioni di pagare i propri fornitori in due mesi,così da preservare il sistemaeconomico di un paese � �

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EDILIZIA

186 • DOSSIER • MARCHE 2012

sibilità ventilata sulla stampadi pagare le imprese con titolidi stato; in questo caso saràimportante sapere se conquei titoli possiamo pagarci ifornitori, la cassa edile o letasse, e con che sconto lebanche ce li liquideranno. Inpratica la chiave di tale ope-razione sarebbe la condizioneper la liquidazione dei titolo;in sostanza quale sconto ulte-riore dobbiamo fare a Stato ebanche per incassare final-mente i nostri crediti, perchéè di liquidità che c’è bisognonelle imprese».

Ora cosa si attendono icostruttori daii provvedi-menti futuri?«Le nostra speranza è che nel-l’avvio della fase due del-l’azione di questo governo ilpagamento delle imprese

vada assunto come priorità,perchè tante imprese ri-schiano di fallire e tanti lavo-ratori di restare a casa soloperché lo Stato non paga.Non c’è però solo un pro-blema di pagamenti, ma an-che di portafoglio ordini. Legare d’appalto si sono ridotteal lumicino e i ribassi sono or-mai sopra il 50%; quasi tutteimprese lamentano di nonavere lavori per il futuro».

Il settore edile quale fontedi crescita rappresenta perl’intero Paese?«Noi crediamo che senza laspinta delle costruzionil’Italia non troverà i tassi dicrescita che gli consentirannodi uscire dalla crisi, perchél’edilizia muove una parte im-portantissima del sistema. Sipensi alle materie prime come

il ferro il vetro, il cemento, illegno e, quindi, l’industria de-gli infissi, delle ceramiche, de-gli isolamenti e degli impianticon tutto l’indotto del rispar-mio energetico e, ancora, leattività professionali e di inter-mediazione.

Come si esce dunquedalla crisi?«Rimettendo in moto il cir-cuito degli investimenti pub-blici e privati. L’investimentoforse più importante da fare èquello della riqualificazionedel patrimonio edilizio esi-stente: oltre il 95% delle abi-tazioni non rispetta alcun ca-none di risparmio energetico,mentre oltre il 40% del-l’energia del paese è consu-mata proprio dalle abitazioni.Occorre quindi mettere incampo gli strumenti econo-mici e urbanistici per avviaregli investimenti, pubblici eprivati, che potranno averecome risultato un immensorisparmio sulla bolletta ener-getica e magari, con intelli-genti programmi di riqualifi-cazione urbana, più qualitàdella vita nelle città».

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Non c’è solo un problema dipagamenti, ma anche di portafoglioordini. Le gare d’appalto si sonoridotte al lumicino, i ribassi sono al+50%: le imprese non hanno lavori

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Marco Profeti

MARCHE 2012 • DOSSIER • 187

In risposta alla crisi del-l’edilizia, Unicredit e Ancehanno lanciato l’iniziativa“Ripresa Cantieri Italia”

che destinerà un plafond di duemiliardi di euro nel prossimobiennio per finanziare nuovi svi-luppi immobiliari a carattere re-sidenziale, un osservatorio permonitorare il mercato e favo-rirne la trasparenza, una “ca-mera di compensazione” per ge-stire le criticità e interventimirati per la formazione el’assistenza alle imprese italianeche lavorano all’estero. SecondoMarco Profeti, direttore com-merciale di Unicredit per An-cona e le Marche del nord, ilgruppo bancario «è consapevoledell’importanza del segmentodell’edilizia che è stato partico-

larmente colpitodalla crisi e dellanecessità di soste-nere i costruttoripiù virtuosi». Sta-biliti i criteri per in-dividuare le aziendee le iniziative da fi-nanziare, la cui di-mensione-target èfissata tra 3 e 15milioni di euro, inquesti mesi saràpensata una linea

di prodotti finanziari per le im-prese che realizzano immobiliecosostenibili attraverso i cosi-detti “mutui verdi”.

Quali di questi investimentia carattere nazionale sarannoindirizzati alle Marche e perquali opere infrastrutturali? «Unicredit ha predisposto unplafond di 2 miliardi a totaleItalia per opere infrastrutturalidi tipo residenziale, ma nonsono previsti al momento vin-coli di allocazione geografica in-terna. Peraltro le dimensioni delplafond stanziato sono tali dapermetterci di affermare che cisarà capienza per sostenere tuttii progetti marchigiani cheavranno i necessari requisiti disostenibilità».

I dati dell’Ance Marche evi-denziano come nei primi seimesi del 2011 i finanziamentiper investimenti in edilizia re-sidenziale sono diminuiti del27,7% rispetto allo stesso pe-riodo dell’anno precedente eper il non residenziale il calo èstato di circa il 26,1%. Cosa sifrappone nel rapporto tra ilsettore edilizio e il sistemabancario e quali soluzione sirendono necessarie in futuro?«Per quanto riguarda la compo-nente dei mutui a privati per

acquisto di immobili residen-ziali, i dati Unicredit regionalisono in controtendenza ed evi-denziano un incremento annosu anno del 25% circa. Perquanto riguarda invece i finan-ziamenti alle imprese del com-parto edile, anche Unicredit, inlinea con i concorrenti, sta scon-tando una situazione di mer-cato “non ricettivo”, con un’ele-vata quota di nuove residenzeinvendute e una situazionecomplessiva non favorevole alsettore».

Più del 62% delle impreseassociate nel mese di dicem-bre 2011, ha denunciato unnetto peggioramento nellecondizioni di accesso al cre-dito. Come si spiega tale an-damento in conclusione del2011?«Indubbiamente la complessivasituazione del mercato immobi-liare presenta una situazione dicriticità e impone un approccioselettivo nella valutazione delleopportunità di intervento. Aquesto si è aggiunta la notaproblematica sugli spread esulla rischiosità dell’Italia, cheha aumentato sensibilmenteil costo del funding e conse-guentemente il costo dell’ac-cesso al credito».

«Le dimensioni del plafond stanziato sono tali da permetterci di affermare che ci sarà

capienza per sostenere tutti i progetti marchigiani che avranno i necessari requisiti

di sostenibilità». Interviene Marco Profeti di Unicredit

Elisa Fiocchi

Due miliardi per rilanciare l’edilizia

Marco Profeti,

direttore commerciale

di Unicredit per Ancona

e le Marche del nord

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INTERNI

Un nome storicodell’imprendito-ria marchigiana,da oltre cinquan-

t’anni punto di riferimentosul mercato italiano e inter-nazionale nel settore dell’ar-redamento e delle cucinecomponibili. È questa, inestrema sintesi, la BerloniSpa, che con la sua attività harivoluzionato il modo di con-cepire la casa e la cucina, tra-sformandola in uno spaziofluido e destrutturato, creatoper cogliere e soddisfare le esi-genze più profonde dell’indi-viduo contemporaneo. È pro-prio sul comparto dellecucine componibili, da sem-pre core business della Ber-loni, che l’azienda, per il pros-simo futuro, si aspetta i

maggiori sviluppi. Il settoredelle cucine continuerà in-fatti a fungere da traino per laripresa di tutte le aree di ven-dita in cui Berloni, neglianni, ha ampliato il propriomercato. A favorire questotrend positivo, nelle prospet-tive della nota industria mar-chigiana, saranno anche e so-

prattutto i paesi emergenti,come Cina e India, che di-venteranno molto presumi-bilmente i più importanticonsumatori sul comparto.Dopo un periodo di flessionequasi fisiologica, dovuta prin-cipalmente alle conseguenzegenerate dalla crisi interna-zionale ancora in atto, Ber-

Spazi dinamicied “esportabili”Soluzioni versatili e affidabili, realizzate attraverso l’uso

di tecnologie innovative e dei migliori materiali presenti sul mercato.

Sono le cucine Berloni, una delle eccellenze del made in Italy,

conosciute e apprezzate in tutto il mondo

Diego Bandini

Nelle foto, alcuni

esempi di cucine

progettate e realizzate

dalla Berloni Spa

www.berloni.it

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 191

Berloni

loni, che oggi esporta i suoiprodotti in oltre cinquantaPaesi sparsi sui cinque conti-nenti, è infatti tornata a cre-scere in maniera considere-vole, proprio grazie a unaseria strategia di internazio-nalizzazione portata avanti inquesti ultimi anni. La rete di-stributiva di cui disponel’azienda è capillare e radi-cata. Circa 650 punti venditasposano lo spirito Berloni,esportandolo anche nel restodel mondo. Il made in Italy si confermacosì uno stile unico e incon-fondibile, di cui Berloni di-venta portavoce, veicolandovalori come affidabilità, fles-sibilità, creatività e funziona-lità, eccellenza dei prodotti edel servizio offerto, continuaricerca di soluzioni innova-tive e all’avanguardia. Que-sto perché la cucina compo-nibile è diventata sempre dipiù un prodotto personaliz-zato e sempre meno standar-dizzato e, per riuscire a sod-disfare le richieste deicommittenti, diventa indi-spensabile poter intervenirein maniera tempestiva ed ef-ficace. I buoni risultati rac-colti da Berloni in giro per ilmondo, quindi, sono il fruttonon soltanto della qualitàdella produzione, ma anchedell’efficienza logistica e or-ganizzativa dell’azienda.Novità importanti hannoinoltre caratterizzato gli ul-

timi mesi di attività aziendale.Dallo scorso novembre, in-fatti, la Berloni è di nuovoriunita in un’unica grandesede, all’interno della quale,oltre a portare avanti un’in-tensa attività di ricerca e svi-luppo, tecnici specializzaticontrollano direttamentetutte le fasi del ciclo di pro-duzione delle cucine, conenormi vantaggi da un puntodi vista dell’ottimizzazione edella razionalizzazione dei co-sti e delle risorse. Recentemente, infine, a testi-

monianza della propensioneinnovativa che da semprecontraddistingue l’azienda, laBerloni ha ospitato presso lostabilimento di Borgo SantaMaria i suoi rivenditori auto-rizzati italiani ed esteri, perpresentare loro ben quattronuovi modelli di cucine. Unsegnale importante sullastrada del rilancio, che con-ferma la volontà del gruppodi continuare a crescere permantenere il ruolo di leader-ship conquistato in cinquan-t’anni di attività.

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Circa 650 punti vendita sposanolo spirito Berloni, esportandolo anchenel resto del mondo

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L’export compensa il calo della domanda interna

Secondo i dati raccoltidal Centro Studi Co-smit/FederlegnoAr-redo, nonostante il

calo del 5% di fatturato com-plessivo nel 2011, il settoredell’arredamento italiano haaumentato del 5% le esporta-

zioni. Un dato che evidenziacome l’autentico made in Italyall’estero continui a essere ri-chiesto e apprezzato. Non acaso, è stata proprio l’interna-zionalizzazione, intesa comeapertura ai mercati stranieri,la carta vincente per molte im-prese italiane, che sono riu-scite a tenere il mercato nono-stante le difficoltà degli ultimianni. Ne è un esempio la Mo-bili Avenanti di Fratte Rosa,realtà storica del tessuto im-prenditoriale marchigiano, cheaffonda le sue origini nel lon-tano 1870 e che ancora oggi,guidata da Zeno Avenanti,realizza i suoi mobili, rigoro-samente, in legno massello.

In che misura la congiun-tura negativa degli ultimitempi ha influenzato una re-altà storica come la vostra?«Il mercato dell’arredamentoha subito la crisi peggiore neltriennio 2007/2009, anni incui anche la nostra realtà hasofferto parecchio. Abbiamosubito un’inflessione del vo-lume di affari in quel periodoproprio perché il nostro pro-

dotto era principalmente po-sizionato sul mercato nazio-nale. L’apertura a nuovi mer-cati, dopo aver con moltaattenzione valutato la possibi-lità di creare nuovi prodottiidonei agli scenari internazio-nali, è stata la mossa strategicache ha determinato la ripresa.L’internazionalizzazione ci hapermesso, infatti, di aumen-tare notevolmente le venditegià dall’anno 2010, ma in par-ticolare nel 2011».

Quindi il prodotto madein Italy, secondo la vostraesperienza, ha sempre conti-nuato a essere richiesto sulloscenario internazionale.«Lo posso confermare nonsolo per quanto riguarda laproduzione storica della no-stra famiglia, ovvero quella dimobili, ma anche per quantoconcerne il settore enogastro-nomico. Da circa dieci anni,infatti, abbiamo aperto ancheuna società agricola, la Can-tina Terracruda, specializzatanella produzione vitivinicola,e i nostri vini si sono affermatisoprattutto all’estero, a dimo-

Se il mercato interno ha subito una flessione nell’ultimo anno, l’arredamento italiano cresce

sugli scenari stranieri. E proprio l’export permette alle imprese nazionali di tenere il mercato.

Il punto di Zeno Avenanti

Eugenia Campo di Costa

INTERNI

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 193

strazione che, oltre al marchiodi riferimento di ogni singolaazienda, il made in Italy pro-duce un valore aggiunto, sianel design che nell’enogastro-nomia e, penso, anche inmolti altri settori industriali».

Quali sono oggi i princi-pali mercati di riferimentodel mobilificio?«L’esportazione rappresentacirca il 70% del fatturato delMobilificio Avenanti, conforte presenza nel mercatorusso e nei paesi del exUnione Sovietica. Nell’ul-timo anno siamo riusciti an-che a penetrare il mercato dellusso cinese».

Quali particolari caratte-ristiche rappresentano la co-stante della vostra offerta?«Il nostro è un prodotto di fa-scia alta, realizzato esclusiva-mente e totalmente in legno,con uno stile classico ma una

modellistica che sa plasmarsianche nelle versioni più mo-derne, riuscendo così a crearenuove tendenze di mercato».

La vostra produzione è ilrisultato di un connubioperfetto di artigianalità etecnologia. In particolare,quale percentuale del vostrofatturato dedicate alla ri-cerca e sviluppo e su qualiinnovazioni tecnologiche la-vorerete nell’anno appenacominciato?

«In azienda è continua la ri-cerca di nuove tecnologie pro-duttive e applicate al pro-dotto, oltre allo sviluppocostante di nuove modellisti-che. In questo momentosiamo particolarmente con-centrati nello sviluppo di pro-getti computerizzati e di pro-grammi di gestione. I primi cipermettono di rappresentaregraficamente alla clientela idisegni del prodotto che an-dremo a realizzare e di pas-sare, quindi, lo stesso progettoin produzione. I secondi ciconsentono di analizzare eavere un controllo della ge-stione di tutte le varianti ap-plicabili al prodotto. In que-sto modo innoviamo epersonalizziamo i nostri mo-bili in base alle richieste chearrivano da ogni parte delmondo e sono sempre piùspecifiche e differenziate».

Gianpietro Gustinelli Zeno Avenanti

In apertura, alcune

realizzazioni della

Mobili Avenanti

di Fratte Rosa (PU).

Sotto, Zeno Avenanti,

titolare dell’azienda

www.mobiliavenanti.it

DAL MOBILE AL VINOIl trend di crescita del made in Italy all’estero riguarda anche l’eno-

gastronomia. In particolare, nel periodo gennaio-settembre 2011,le importazioni vinicole USA sono ammontate complessivamente a6 milioni di ettolitri per un valore di 2,6 miliardi di dollari, pari ad unaumento dello 1,5% in quantità e un au-mento del 11,4% in valore rispetto allostesso periodo del 2010. Dati che vengonoconfermati anche dall’esperienza di ZenoAvenanti, impegnato, oltre che nello sto-rico mobilificio di famiglia, anche nella pro-duzione di vini, con l’azienda vitivinicolaTerracruda. «Il mercato dei nostri vini -spiega Avenanti – è concentrato per un40% sul territorio locale - regionale, il10% interessa il territorio nazionale e il restante 50% riguarda ipaesi stranieri, ed è suddiviso tra i paesi del nord Europa e, ap-punto, il mercato statunitense». Dai mobili in legno alla viticoltura.Due attività estremamente diverse che permettono ad Avenanti di

avere una visione trasversale del mercato, e che sono accomunate,oltre che dalla prevalente percentuale di export, anche dalla qualità.«Premesso che la produzione di mobili è patrimonio della nostra fa-miglia da oltre 140 anni e ben sei generazioni, mentre la passione

per il vino si è trasformata in attività nell’ul-timo decennio, entrambe sono espres-sione di qualità. Nei prodotti si respiranocultura e tradizione fortemente legate alterritorio» spiega Zeno Avenanti, che con-clude con un bilancio relativo alle dueaziende nell’ultimo biennio. «I risultatisono stati positivi, tendendo conto dellosviluppo che hanno avuto entrambe le atti-vità negli ultimi anni, al di là del particolare

periodo che tutta la nostra economia sta attraversando. La spe-ranza è che i risultati ottenuti si possano consolidare e migliorarenell’anno appena cominciato e, magari, non solo nelle nostre atti-vità, ma in tutto il sistema Italia».

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194 • DOSSIER • MARCHE 2012

INTERNI

Applicato all’arreda-mento, al compartoindustriale e com-merciale il design

può essere spinto oltre i limitidella specializzazione settoriale.Lo sa bene Marco Tonnarelliche a fronte di un importantebagaglio personale e di un ap-proccio professionale “hands-on”, mirato cioè alla praticitàdegli interventi e dei risultati, ecollaudato ormai da oltre 25anni di esperienza nel designproject management e nella rea-lizzazione,ha coniugato il de-sign alla cultura d’impresa,«unendo il bello al pratico, ot-timizzando tempo e costi, emettendo le competenze acqui-site a completa disposizionedella committenza».

Qual è la caratteristica chele permette di competere inun mercato, quello del designe del contract, fortementeconcorrenziale?«Penso che dipenda dal fatto diessere considerato una figuraatipica, in grado di disegnare eprogettare, che conosce perfet-tamente tutti i materiali inun’ottica hands-on. Questo mipermette di affrontare in mododiretto la realizzazione di grandiprogetti, senza la pesantezza intermini di costi e tempi, propriadelle grandi strutture d’impresao di progettazione».

La snella struttura della sua“impresa” le consente dun-que di seguire personalmenteogni fase del progetto, dal de-

sign alla realizzazione. «Certamente. Il mio è un ap-proccio “attivo e partecipe” epuò sembrare una sorta di me-galomania ma in realtà è l’op-posto; nasce dalla competenzaacquisita sul campo e dalla ca-pacità di ricoprire più ruoli,dando a tutti la stessa impor-tanza. Questo ovviamente avolte sconcerta chi mi vede la-vorare con un martello, aven-domi visto poco prima con lamatita in mano o atto a im-partire direttive».

Con questo approccio al-

ternativo e in controten-denza, riesce a rispondere allenuove esigenze del mercato?«Credo che in questo mo-mento la tradizionale settoria-lità che spesso caratterizza fi-gure come il designer, ilprogettista o l’architetto nonpossa più esserci. Deve esserciinvece un’unica figura con unavisione globale che riesca a ga-rantire la realizzazione del pro-getto e il risultato finale, pren-dendone piena responsabilità.Un modo di operare che hoadottato molti anni fa lavo-

Il design sposa la cultura d’impresaLa realizzazione dei progetti di Marco Tonnarelli è basata

su una filosofia imprenditoriale del design. Unire il bello al pratico,

ottimizzare l’organizzazione lavorativa, i tempi e i costi

Giulio Conti

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Marco Tonnarelli

rando all’estero dove tale mo-dus operandi veniva richiesto achi come me progetta e rea-lizza».

Esistono differenze tra i varimercati?«La differenza non è dovuta alpaese in cui si realizza ma èsempre determinata dal rap-porto con il cliente, dalla capa-cità di valutare velocemente icosti di realizzazione del pro-getto, di progettare in base aun budget definito e di otti-mizzare il tutto come se fossi ioil cliente finale. Questo stessoconcetto può essere applicatoovunque».

Quanto ha influito viag-giare nell’approccio che haverso il design e la progetta-

zione?«Viaggiare fa parte del miomodo di essere, disegnare an-che. Vedere cose nuove è uncontinuo stimolo ma ci fa ca-pire che ci sono vari modi in cuisi possono affrontare le cose edè senz’altro questo che mi hapermesso di creare un sistemaoperativo così organizzato. Ge-stire la realizzazione di un pro-getto in un altro paese com-porta un notevole impiego dipersone e logistica, oltre cheuna programmazione estrema-mente minuziosa».

Il design italiano è moltoapprezzato all’estero ma lecriticità organizzative nonmancano. Come riesce a con-quistare la fiducia dei clienti?

«È vero, sicuramente non ri-scontro problemi a soddisfare iclienti a livello di design, nonho difficoltà a interpretare lesingole esigenze, le soluzioniche propongo spesso vengonoaccettare senza alcuna modifica.Ma il mio lavoro è sostenuto daLaura Conte, la professionistadel gruppo che segue i clienti,che nata all’estero, ha sempreviaggiato. Il suo approccio e ilservizio clienti offerto ci per-mettono di poter spiegare comeoperiamo e di rispondere a qua-lunque dubbio che il clientepossa avere sulle nostre capa-cità operative. Disegno e rea-lizzo da oltre 25 anni e credoche questo sia comunque unacertezza per i nostri clienti».

Marco Tonnarelli, fondatore dell’omonimo studio di progettazione e design

con sede ad Ancona. Nelle altre immagine, due recenti realizzazioni

www.marcotonnarelli.it

Gestire la realizzazionedi un progetto in un altropaese comporta un notevoleimpiego di personee logistica, oltreche una programmazioneestremamente minuziosa

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INTERNI

Garantire la sicu-rezza degli edificie delle persone èda sempre uno dei

traguardi principali tanto delleaziende impegnate nella ricercadi nuovi metodi costruttivi emateriali speciali, quanto deigoverni dei paesi di tutto ilmondo. La Uni En 1634 è lanorma europea che imponealle imprese costruttrici di ve-rificare attraverso un precisometodo la resistenza al fuocodelle porte e delle chiusure dainstallare nelle aperture deglielementi di separazione verti-cali. Questa normativa distin-gue le chiusure tagliafuoco insei gruppi e definisce i criteri diresistenza al fuoco di cui tenerconto in fase di produzione ditali chiusure, ovvero integrità,isolamento e irraggiamento.Da oltre cinquant’anni, la so-cietà Fratelli Pietrelli utilizzaquesti tre parametri per co-struire porte in legno in gradodi garantire la sicurezza e ilcomfort delle persone nei luo-ghi privati e in quelli pubblici.«Tutti i nostri prodotti – com-mentano Guido e LeandroPietrelli, soci fondatori del-l’azienda – sono certificati UniEn 1634 e classificati Ei30/45/60/90/120, ovvero re-sistenti al fuoco per 30, 45,60, 90 o 120 minuti. Inoltre,le porte Pietrelli assicuranofono-isolamento fino a 42 de-cibel».

Come si è evoluta l’attività?

GUIDO PIETRELLI: «L’attività na-sce negli anni 60 con l’aper-tura di un piccolo laboratorioper la produzione artigianaledi infissi in legno. Da subito,l’impresa ha raggiunto ottimirisultati qualitativi, orientan-dosi unicamente verso la rea-lizzazione di porte in legno.Mantenendo una gestione ditipo familiare e continuando avalorizzare l’artigianalità delnostro lavoro, siamo poi riu-

sciti a svilupparci su dimen-sioni industriali».

Come siete riusciti a rag-giungere una posizione dileadership sul mercato inter-nazionale del contract di altagamma e in quali paesi di-stribuite i vostri prodotti?LEANDRO PIETRELLI: «Abbiamoconquistato una buona nic-chia di mercato puntando sul-l’esperienza, su una produ-zione di alta qualità “100%

Le porte, tra esteticae funzioneUna linea di porte frutto di un progetto di ricerca sia tecnologica che

estetica, caratterizzata da un design dalle forme rigorose ed essenziali

e studiata per diventare un vero e proprio complemento d’arredo.

Guido e Leandro Pietrelli presentano la collezione Mìmesi

Emanuela Caruso

I fratelli Leandro e Guido Pietrelli, soci fondatori della Pietrelli Porte con sede a Fano www.pietrelliporte.it

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 197

Guido e Leandro Pietrelli

made in Italy” e su una strate-gia di gestione delle attività edei processi di lavorazionevolta a ottimizzare la capacitàdi soddisfare le esigenze deiclienti. Vantiamo, perciò, unagamma di prodotti vasta e per-sonalizzabile, impianti di pro-duzione d’avanguardia, mano-dopera qualificata e un teamdinamico e collaborativo.Oggi, siamo presenti in Italia,Romania, Russia, Svizzera,Francia, Gran Bretagna, Nige-ria, Stati Uniti, Tunisia e SudAfrica».

Una delle vostre collezionipiù particolari è Mìmesi;cosa la caratterizza e distin-gue dalle altre?L.P.: «Questa linea di porte è ilrisultato di un progetto di ri-cerca sia tecnologica che este-tica e unisce qualità struttu-rale a ottimi materiali erifiniture. È caratterizzata dauna forte personalità e da undesign dalle forme rigorose edessenziali, ed è stata studiataper diventare un vero e proprio

complemento d’arredo. Ciòche distingue Mìmesi dalle al-tre collezioni è la mancanza dicoprifilo e telaio a vista, checonferisce alla porta grandeleggerezza e pulizia».

Dal 2011, la Fratelli Pie-trelli sta investendo in dire-zione “green”.G.P.: «Abbiamo fatto installareun impianto fotovoltaico par-zialmente integrato sopra i tettidei nostri due stabilimenti.

L’impianto è in grado di gene-rare circa 450 KW all’anno e ciconsente di coprire quasi inte-ramente il nostro fabbisognoindustriale. Sempre ragio-nando in un’ottica di rispettoambientale, l’azienda si è anchecertificata FSC, in modo datestimoniare una gestione cor-retta e responsabile delle fore-ste da cui derivano il legno e iprodotti legnosi impiegati perla produzione aziendale».

In alto a sinistra modello

Demetra Centro Muro.

A destra modello 421 -

Porta Rei Filomuro

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La collezione Mìmesi è caratterizzatada porte senza coprifilo e telaio a vistache diventano parte integrante dell’arredamento

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200 • DOSSIER • MARCHE 2012

L’arredamento su mi-sura in questi ul-timi anni ha acqui-sito sempre

maggiore importanza nell’am-bito del progetto architetto-nico, sia per la volontà delcommittente di caratterizzaregli ambienti secondo i suoi gu-sti personali, non fermandosi aquello che la produzione di se-rie propone, sia per motivi le-gati all’esigenza di sfruttare almeglio gli spazi a disposizione,oltre che per essere totalmente

Dall’idea all’arredotramite l’architettoSempre più persone si rivolgono a un architetto per il design di interni e il progettista

si trova a dover coniugare estetica, materiali e funzionalità

Emanuela Caruso

Alcune immagini relative alle lavorazioni della Bartolucci Arredamenti

www.bartolucciarredamenti.it

certo della qualità dei materialiutilizzati. Il progettista incari-cato deve quindi trovare dellesoluzioni di arredo che siano inlinea con l’architettura generaledell’ambiente e che nel con-tempo soddisfino le richieste dipersonalizzazione fatte dalcliente. Un equilibrio difficileda trovare in fase progettualeed ancor più nella fase realizza-tiva, nella quale il designer devefar sì che ciò che sarà realizzatorispecchi fedelmente ciò che èstato progettato. L’architetto sitrova ad essere un vero e pro-prio garante del cliente perquanto riguarda l’arredamentoe diventa importante trovare unpartner per la produzione dimobili che sia in grado di dar-gli tutto il supporto di cui ha bi-sogno. Una falegnameria cheha saputo cogliere da oltre tren-t’anni le possibilità di sviluppodegli arredi su progetto è la Bar-tolucci Arredamenti. «Sin daquando siamo nati nel 1978 –spiegano Michele e DanieleBartolucci, amministratori del-l’impresa – abbiamo deciso dirivolgerci ad un pubblico ca-pace di capire ed apprezzare il

valore aggiunto che solo un ar-redo su misura può conferire auno spazio, ragion per cui i no-stri interlocutori principali sonogli architetti, gli unici in gradodi far comprendere al commit-tente le opportunità offerte daun mobile su misura prodottoda una impresa organizzata perfondere gli aspetti positivi diun’azienda artigiana con i latimigliori di una struttura indu-striale».Bartolucci Arredamenti pro-duce mobili per i più svariatisettori, da quello residenziale aquello nautico, dal ricettivo allaristorazione, fino ad arrivare alterziario e ai musei, e proprioper riuscire a rispettare le ri-chieste di ognuno identificacome priorità essenziali la qua-lità delle scelte tecniche ed este-tiche e la cura del dettaglio. «Perdestreggiarci in modo ottimaletra i vari ambiti che serviamo,abbiamo ideato servizi di sup-porto alla progettazione, allarealizzazione e al post-vendita,così da permettere una colla-borazione produttiva tra cliente,architetto e artigiano. Un vero eproprio metodo di lavoro che ci

INTERNI

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MARCHE 2012 • DOSSIER • 201

Bartolucci Arredamenti

permette di operare con lastessa efficienza in Italia comeall’estero, anche grazie alla no-stra capillare rete tecnico-com-merciale. Inoltre, mettiamo acompleta disposizione dell’ar-chitetto progettista un’area de-dicata alla sperimentazione ma-terica e compositiva cheinclude la realizzazione intempi molto rapidi di cam-pioni di materiale personaliz-zati per le singole commesse, inmodo da permettergli di svi-luppare la miglior soluzioned’arredo possibile. I materiali dicui ci serviamo sono legno,metalli, pietre naturali e com-posite, vetri, tessuti, pellami,composti sintetici ed acrilici elaccature di tutti i generi, dallefiniture super-opache alle lu-cide spazzolate». Per essere certidi soddisfare le necessità del-l’utente, la Bartolucci impegnaenergie e sforzi nel tradurre ilprogetto architettonico in pro-getto ingegnerizzato. «Adot-tando questa strategia opera-tiva – continua MicheleBartolucci – siamo in grado di

fornire l’esploso dei compo-nenti con specifiche tecnichefunzionali, dimensionali, ac-cessoriali e materiche, che per-mettono al professionista dianalizzare e visualizzare preven-tivamente tutti gli arredi neldettaglio. Su richiesta del com-mittente, inoltre, realizziamo ilmock-up del progetto in scala1:1, una vera e propria ante-prima a dimensione reale delmobilio da realizzare». Infinite possibilità di persona-lizzazione, assoluta qualità deimateriali utilizzati e ridottitempi per la realizzazione siadei preventivi che delle cam-pionature sono resi possibiligrazie all’organizzazione del-l’intero iter tecnico-produttivoall’interno della sede operativa.«Sommando a questa organiz-zazione produttiva, compostada falegnami di grandissimaesperienza, il vantaggio di ope-rare con macchine a controllonumerico di alta precisione etecnologia, siamo in grado digarantire l’assoluta qualità diprodotti e servizi nell’assoluto

rispetto del progetto e dei tempidi consegna concordati».Qualità che continua a essere difondamentale importanza an-che nel momento del montag-gio e in caso di assistenza post-vendita. «Per il montaggio –conclude Daniele Bartolucci –ci avvaliamo del nostro perso-nale interno, estremamentequalificato e con molti anni diesperienza nei montaggi nau-tici, che opera nel pieno rispettodelle indicazioni progettuali.Per essere in grado di far frontea esigenze post-vendita delcommittente, conserviamo tuttii progetti degli arredi realizzatiin forma di catalogazione concodice identificativo e bar code;così facendo la sostituzione dicomponenti e accessori è ve-loce, sicura e fedele alle specifi-che tecniche originali».

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204 • DOSSIER • MARCHE 2012

L’attuale situazionepolitico-economicanazionale sta condi-zionando negativa-

mente i consumi turistici, conripercussioni sul movimentodel settore anche per quanto ri-guarda il territorio marchi-giano; tuttavia, se si considera ilperiodo gennaio/novembre, la

regione mantiene un anda-mento positivo. Il calo dellepresenze degli italiani è, infatti,ampiamente compensato dagliaumenti che si registrano neiflussi provenienti dall’estero,con valori relativi agli arrivi ealle presenze degli stranieri cheregistrano rispettivamente un+8,44 e un +10,85%. È il qua-dro che emerge da uno studiodell’Istituto nazionale ricercheturistiche su “L’occupazione au-tunnale nelle strutture ricettivemarchigiane e le prenotazioniper l’inverno”. Secondo Isnartla situazione non sarà lusin-ghiera neanche per i primi mesidel 2012, anche se la tendenzaa prenotare all’ultimo mo-mento, in cerca dell’offerta lastminute, in qualche modo atte-nua - come segnalano dall’Os-servatorio regionale del turismo

- le previsioni dell’Istituto. La Regione, dal canto suo, haintensificato interventi mirati,soprattutto sui mercati esteri,per fronteggiare la crisi e cercaredi mantenere la vitalità del set-tore. «Il nostro ospite è soprat-tutto italiano; per migliorare leperformance del 2011 dob-biamo incentivare l’ospite stra-niero – commenta l’assessoreregionale al Turismo, SerenellaMoroder -. In questo senso oc-corre puntare sui collegamentiaerei: ci stiamo lavorando, par-tendo dall’individuazione deipaesi che potrebbero rappresen-tare bacini interessanti». Secondo i dati Isnart, le strut-ture ricettive delle Marche regi-strano in chiusura di anno il23% di camere vendute in ot-tobre, il 21,2% nel mese di no-vembre e il 15,7% di occupa-

Le Marche attraverso i cinque sensiIl turismo marchigiano regge i colpi della crisi: città d’arte e località legate al turismo verde

registrano le performance migliori. «Occorre puntare sugli stranieri – spiega l’assessore

Serenella Moroder -, iniziando dal rafforzamento dei collegamenti aerei»

Michela Evangelisti

Serenella Moroder,

assessore al Turismo

della Regione

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I numeri della regione

MARCHE 2012 • DOSSIER • 205

zione camere nei dati provvisoriper il mese di dicembre. Untrend al di sotto dello scorsoanno, legato alle incerte condi-zioni climatiche di questo au-tunno che hanno penalizzatosoprattutto le strutture extra-alberghiere. I livelli di occupa-zione più elevati del compartoextra-alberghiero si registranonegli alloggi agrituristici, men-tre nel comparto alberghiero siregistra un’occupazione cameredel 33,8% per il mese di otto-bre (-4,1%), del 30,9% per no-vembre (-1,8%) e del 23,7%nei dati provvisori di dicembre(-5,8%). Le performance dell’-hôtellerie sono sostenute dallestrutture di alta categoria, fortidi una politica promozionale

basata sulla leva prezzo. Tra le province, sia per ottobreche per novembre le venditepiù consistenti della stagione siregistrano per Ascoli Piceno eAncona, mentre per dicembreemerge la provincia di Fermo,con il 26% di camere occupate(è un dato ancora provvisorio). Se le destinazioni termali emontane evidenziano le mag-giori criticità nelle vendite deltrimestre, le città d’arte e le lo-calità legate al turismo verdedell’entroterra registrano le per-formance migliori: in città ri-sultano occupate il 32,1% dellecamere disponibili in ottobre, il30,4% nel mese di novembre eil 25,2% delle disponibilità nelprovvisorio di dicembre; in

campagna risul-tano vendute il32% delle ca-mere in ottobre,il 30% in novem-bre e il 23,3% indicembre. «Il nostro intentocome assessorato èquello di promuo-

vere le Marche e attirare i turi-sti attraverso tutti e cinque isensi – spiega Serenella Moro-der –; il meno scontato è quellodel tatto, che invitiamo a risco-prire attraverso l’artigianato lo-cale. Sul segmento culturalepuntiamo fortemente, incenti-vando la conoscenza non solodegli attori più importanti (daRaffaello a Leopardi a Rossini)ma anche dei personaggi menonoti. Ci aspettano eventi im-portanti. Festeggeremo que-st’anno il bicentenario del-l’apertura al pubblico dellaBiblioteca di Monaldo Leo-pardi a Recanati, come ognianno a Pasqua si terrà la Turbadi Cantiano, sacra rappresen-tazione del Venerdì Santo, e sa-ranno ricchi il cartellone deglieventi culturali a Urbino equello della stagione lirica. In-fine – conclude – invito chivuole conoscere la nostra tra-dizione a partecipare ai carne-vali: non solo quello di Fano,il più antico, ma anche tuttigli altri, ognuno con le propriepeculiarità».�

�La Regione ha intensificatointerventi mirati, soprattutto sui mercati esteri, per cercare di mantenere la vitalità delsettore turistico

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TURISMO

206 • DOSSIER • MARCHE 2012

Incentivare il turismo culturalecon nuovi strumenti

Il teatro di Tolentino, di-strutto da un incendionel 2008, l’eremo delSasso a Fabriano, il pa-

lazzo ducale di Urbino: sonoquesti i prossimi destinatarisul territorio marchigiano digrossi interventi di restauro,che spostano finanziamentiprovenienti dalla Protezionecivile, dallo Stato e dalla Re-gione. «Da parecchio temponon si interveniva con fondicosì cospicui sul palazzo du-cale, una delle emergenzedelle Marche – commenta ilsoprintendente, Giorgio Coz-zolino –; riusciremo final-mente a completare lavori diconsolidamento e restauro ditutti gli apparati lapidei».

Di fronte a risorse semprepiù scarse, su cosa concen-trarsi?«Innanzitutto è sempre prefe-ribile agire con fondi più li-mitati ma con la caratteristicadella continuità: questo per-ché il vero restauro è la manu-tenzione. Il nostro principioguida è conservare senza stra-volgere, individuando nel va-lore intrinseco all’esistente labase per una trasformazionecompatibile».

Qual è l’attuale situazioneconservativa dei beni regio-nali? «In termini generali è buona,

soprattutto per quanto ri-guarda le emergenze; adesempio, abbiamo ultimatoda poco il restauro del forteMalatesta di Ascoli Piceno.Più critica la condizione diquel patrimonio diffuso che èla caratteristica peculiare della

Eventi collaterali temporanei e biglietti cumulativi ridotti che inseriscano

nello stesso percorso siti noti e meno noti. Queste le strade individuate

dal soprintendente ai beni architettonici e paesaggistici delle Marche,

Giorgio Cozzolino, per incentivare il turismo culturale in regione

Michela Evangelisti

regione: sono tante le chiese ele residenze nobiliari abban-donate e le cinte murarie deiborghi fortificati che necessi-tano di interventi. I finanzia-menti legati al terremoto del1997 hanno comunque con-sentito un buon recupero di

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Giorgio Cozzolino

MARCHE 2012 • DOSSIER • 207

base e negli ultimi anni lesomme messe a bilancio dallaRegione per la voce culturasono aumentate. Notevolisono anche gli sforzi dellediocesi e delle fondazionibancarie e si contano tantiesempi di proficua collabora-zione tra Stato e Comuni».

Quanto è elevata invece lasensibilità dimostrata daiprivati nei confronti dellatutela del patrimonio? «Non sono molti i privatipossessori di beni tutelati chehanno consapevolezza deipropri obblighi nei confrontidella collettività. È vero, però,che a fronte dei vincoli legatial riconoscimento del valoreculturale del bene, lo Statodovrebbe concedere benefici esgravi, mentre purtroppo ne-gli ultimi tre anni i fondi perquesti contributi sono forte-mente calati. Su questo puntooccorre ritornare a lavorare».

Come agire per incenti-vare il turismo culturale? «Nei siti dove ci sono colle-zioni permanenti, o che sonomusei di se stessi, bisogna at-tivare eventi collaterali tem-poranei; in questo modo siattirano visitatori che avevanogià visto quel sito, e al tempostesso chi viene per l’eventoscopre una realtà che altri-menti non avrebbe avuto oc-

casione di conoscere. L’exploiteccezionale dell’anno scorsodella Rocca di Senigallia, perfare un esempio, è legato so-prattutto alla mostra del qua-dro della Madonna di Seni-gallia di Piero della Francesca.Un’altra strada da percorrere èquella dei biglietti cumula-tivi ridotti, che uniscano isiti noti a quelli meno noti».

Come giudica i piani re-golatori e le scelte urbani-stiche che le amministra-zioni locali hanno assuntoin questi ultimi anni? «Tutti i piani regolatori scon-tano un difetto di fondo:quello di prevedere delle cu-bature ancora enormi afronte, tra l’altro, di un mer-cato immobiliare che ormai èfermo da anni. Ma qualcosasta cambiando: in un conve-gno tenutosi ad Anconaqualche settimana fa è statapresentata una nuova leggesulla riqualificazione urbani-stica, che mette il principiodello stop al consumo disuolo tra quelli fondativi.Abbiamo poi un ottimopiano paesistico, il qualeperò, dovendo scontare un“passaggio politico”, vienepuntualmente arricchito dideroghe, in barba allo studioscientifico che c’è alle spalle».

Ultimamente le maglie

sulla tutela del paesaggio sisono ristrette e le boccia-ture dei soprintendentisono aumentate. «Con la nuova normativa cipossiamo esprimere nel me-rito, mentre con la vecchiaprocedura dovevamo arram-picarci sugli specchi per tro-vare motivi di illegittimitànei provvedimenti comunali.È chiaro che su certe temati-che, perseguendo gli interessidella collettività, siamo deltutto in scontro con gli entilocali, che dipendono dalleesigenze della politica. Negliultimi anni, ad esempio, icampi fotovoltaici sono di-ventati una criticità e con laRegione siamo in rotta an-che sugli impianti eolici».

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È sempre preferibile agire con fondipiù limitati ma con la caratteristicadella continuità: questo perché il verorestauro è la manutenzione

In alto,

Giorgio Cozzolino,

soprintendente beni

architettonici e

paesaggistici

delle Marche

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