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8/4/2019 Dossier Ovaiole 2010
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L’allevamento delle galline ovaiole. 40 milioni ancora prigioniere nelle gabbie di
batteria
Dossier LAV
PREMESSAOgni anno sul territorio dell’Unione Europea vengono allevate oltre 400
milioni di galline ovaiole, circa il’ 68% delle quali sono rinchiuse nelle gabbie
di batteria degli allevamenti intensivi.
La natura sterile e altamente restrittiva di queste gabbie non consente alle
galline di esprimere la maggior parte dei normali modelli di comportamento,
quali la ricerca del foraggio, la cova delle uova nei nidi, beccare sul terreno,
distendere le ali. La mancata soddisfazione di tali primari bisogni determina
negli animali un alto grado di frustrazione e stress.
Ogni gallina dovrebbe avere a disposizione uno spazio di soli 550 cm2, ma
molto spesso, in violazione delle leggi, tale spazio è addirittura di 450 cm2,
di poco inferiore a quello di un foglio a A4, nel quale è impossibile per
l’animale compiere movimenti naturali, stirarsi, aprire le ali o
semplicemente girarsi nella gabbia senza difficoltà. L’impossibilità di
soddisfare bisogni etologici primari, unita all’elevato livello di produzione di
uova cui sono sottoposti questi animali, determina nelle galline di batteriafragilità delle ossa e molte di loro soffrono per la rottura delle stesse
nell’ arco della vita di circa un anno, prima di essere inviate al mattatoio.
La Direttiva Europea del 1999 sulla protezione delle galline ovaiole negli
allevamenti ha introdotto il bando delle gabbie di batteria convenzionali a
partire dal 1° gennaio 2012. La Direttiva rappresenta una storica vittoria
per il movimento animalista, ma l’enorme miglioramento delle condizioni di
vita degli animali che questa comporta è minacciato dall’industria avicola,
che chiede di ritardare ulteriormente il bando delle gabbie di batteria.
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L’industria è preoccupata dalla crescita dei costi ma la Commissione
Europea, con un apposito studio sull’impatto della Direttiva, ha dimostrato
che tali preoccupazioni non hanno ragion d’essere. L’industria avicola ha
avuto ben 11 anni di tempo per organizzare una riconversione ma quasi
nulla è stato fatto anzi, sono state perseguite politiche volte a posticipare
tale data e ad ostacolare in ogni modo tale cambiamento.
Vi è inoltre da considerare che il nuovo Trattato di Lisbona vincola il
legislatore comunitario a migliorare il benessere degli animali nella
legislazioni, in quanto esseri senzienti. Stante tale vincolo, non possono
essere trascurate le conclusioni, contenute nei rapporti scientifici del
Comitato per il benessere e la Salute degli animali dell’UE e dell’Autorità per
la Sicurezza alimentare, relative alla sofferenza delle galline ovaiole allevate
nelle gabbie di batteria. Ogni ulteriore ritardo nell’abolizione di tali sistemi di
allevamento deve essere evitato per il benessere degli animali e per la
crescente attenzione dei cittadini verso il rispetto degli animali.
L’ALLEVAMENTO IN GABBIA DELLE GALLINE OVAIOLE
L’allevamento in batteria delle galline ovaiole è un sistema industriale ed
intensivo nel quale le galline vivono la loro breve vita (circa un anno)
confinate in una piccola gabbia di rete metallica insieme a molte altre
galline. L’attuale Direttiva Europea consente l’ allevamento in queste gabbie
riservando a ciascuna gallina lo spazio di 550 cm2 – meno di un foglio di
carta A4. Queste condizioni provocano agli animali enormi sofferenze fisiche
e psicologiche. In questi allevamenti le gabbie in cui sono rinchiuse le
galline possono essere impilate in altezza fino a 4 file, all’interno di
capannoni di grandissime dimensioni, nei quali è necessaria la ventilazione
forzata, dato l’altissimo livello di ammoniaca prodotto dalle deiezioni deglianimali. Nelle gabbie di batteria gli animali sono inoltre esposti alla luce
artificiale per molte ore, al fine alterare il loro naturale ciclo giorno-notte,
evitando la riduzione del bioritmo dell’animale, con un conseguente
aumento della produzione da parte degli stessi. Il pavimento in rete
metallica della gabbia provoca gravi lesioni e deformazioni ai piedi e alle
unghie degli animali. In natura le unghie delle galline si consumano durante
la ricerca di cibo, nelle gabbie di batteria ciò non avviene e le unghie
crescono a dismisura fino a ritorcersi e spezzarsi con gravi conseguenze
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sanitarie per gli animali. Fragilità delle ossa, con conseguenti fratture
costanti e diffuse forme di osteoporosi, sono situazioni innate in queste
innaturali ed insostenibili condizioni di allevamento cui ogni anno milioni di
galline sono sottoposte.
GRAVI RESTRIZIONI AI COMPORTAMENTI NATURALI DEGLI
ANIMALI
Le galline hanno un forte bisogno di porre in essere modelli di
comportamento etologici, sviluppati dalla specie nell’evoluzione di migliaia
di anni. E’ essenziale per il benessere di questi animali che tali esigenze
siano soddisfatte. In natura le galline camminano per lunghe distanze e
passano gran parte del loro tempo alla ricerca di cibo; vivono in piccoli
gruppi con un organizzazione sociale complessa e basata su una chiara
gerarchia; cercano luoghi appartati dove creare i nidi per deporre e covare
le uova, e usano gli alberi per appollaiarsi al riparo dalle minacce dei
predatori durante la notte. Le galline hanno un forte bisogno di distendere
le ali, hanno una buona cura delle loro penne e fanno regolari bagni di terra.
Una gallina libera, quindi, può fare movimenti naturali, cercare il foraggio, o
un rifugio quando si sente minacciata dall’ambiente circostante, deporre e
covare le proprie uova nel nido.
Nelle sterili gabbie di batteria nessuno di questi comportamenti è possibile,
sono semplicemente soppressi.
La possibilità di fare dei nidi ove deporre le uova e covarle è fondamentale
per il comportamento di una gallina: la ricerca di un luogo idoneo in cui
costruirlo, la raschiatura del terreno e la predisposizione di materiali ove
poggiare le uova, sono tutti comportamenti preclusi nelle gabbie di batteria,e le galline mostrano, a seguito di tale privazione, gravi alterazioni e
patologie del comportamento.
La mancata possibilità di fare bagni di polvere, essenziali agli animali per
eliminare parassiti e depositi di sporco sulle piume, a causa della mancanza
di lettiera nelle gabbie di batteria e dell’impossibilità di beccare nella stessa,
porta le galline a sviluppare aggressività verso le altre e a provare un forte
senso di frustrazione, poiché avvertono il proprio piumaggio sporco.
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Altro elemento di grande importanza per le galline è la possibilità di
appollaiarsi per trascorrere la notte. Si tratta di un comportamento basilare
delle galline che viene totalmente soppresso nelle gabbie e che determina
nell’animale una perenne percezione di minaccia da parte di predatori, con
effetti sul comportamento dello stesso.
L’impossibilità di aprire le ali costituisce l’ennesima grave privazione ai
bisogni etologici di questi animali. Una gallina ha bisogno di oltre 2000 cm2
per poter distendere le sue ali, ma nelle gabbie ne ha a disposizione solo
550 cm2; anche tali privazioni incidono significativamente sulla salute e sul
comportamento dell’animale.
LESIONI FISICHE
Oltre alle crudeltà mentali inflitte alle galline ingabbiate, l’ambiente delle
gabbie di batteria comporta anche gravi problemi di benessere fisico.
Osteoporosi e fratture delle ossa sono molto comuni nelle galline in gabbia,
perché l’alto tasso di produzione di uova depaupera le riserve di calcio degli
animali. Il piano di rete metallica causa problemi alle zampe delle galline e
le loro unghie, che non si consumano su un terreno come in natura,
possono ritorcersi intorno alle maglie della rete. Piedi e zampe danneggiate
riducono le possibilità delle galline di muoversi e talvolta di svolgere
esigenze fondamentali quali la ricerca del cibo e dell’acqua. A causa della
loro frustrazione, della noia e della stretta vicinanza con altri animali, le
galline spesso beccano e aggrediscono le proprie compagne di gabbia, fino
ad arrivare a mettere in atto fenomeni di cannibalismo. Nel tentativo di
diminuire le lesioni fisiche causate da questo comportamento “anti sociale” ,
le galline di batteria vengono “sbeccate”, rimuovendo loro un terzo del
becco per mezzo di un coltello rovente: un evidente caso di trattamento dei
sintomi piuttosto che trattare le vere cause che determinano l’aggressività
di questi animali.
LA LEGISLAZIONE E LA FINE DELLA GABBIE DI BATTERIA
La Direttiva n° 74 del 1999, che stabilisce le norme minime per la
protezione delle galline ovaiole, ha previsto che dal gennaio del 2012 le
gabbie di batteria convenzionali debbano essere abolite e non essere più
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utilizzate come sistema di allevamento per la produzione di uova. Secondo
la direttiva europea, inoltre, dal gennaio del 2003 è vietata la costruzione e
la messa in funzione di allevamenti con il sistema delle gabbie di batteria.
Questa normativa ha quindi stabilito i primi cambiamenti già in vigore dal
gennaio del 2003, che in vista del bando definitivo di questo tipo di gabbie,
ha previsto le seguenti prescrizioni:
1) ogni gallina ovaiola deve disporre di almeno 550 cm2 di superficie
della gabbia, che deve essere misurata su un piano orizzontale e
utilizzabile senza limitazioni;
2) ogni gabbia deve disporre di un abbeveratoio continuo o di tettarelle
adeguate;
3) l'altezza minima delle gabbie non deve essere inferiore a 40 cm per il
65 % della superficie e non può essere inferiore a 35 cm in ogni
punto;
4) il pavimento delle gabbie deve essere costruito in modo da sostenere
adeguatamente ciascuna delle unghie anteriori di ciascuna zampa.
5) le gabbie devono essere provviste di adeguati dispositivi per
accorciare le unghie.
Queste disposizioni costituiscono il primo importante riconoscimento
dell’esigenza di porre fine ad un sistema di allevamento che, come
dimostrano gli studi scientifici, è insostenibile per questi animali.
Purtroppo l’industria avicola ritiene che la riconversione dell’allevamento in
gabbie di batteria non debba avvenire e che la scadenza del 2012 per
l’ entrata in vigore dell’eliminazione delle gabbie di batteria, debba essere
posticipata di almeno dieci anni o addirittura cancellata.
Dobbiamo inoltre considerare che, in omaggio alle pressioni dell’industria
avicola, la direttiva ha previsto la possibilità di realizzare impianti per
allevare le galline nelle cosiddette gabbie modificate o “arricchite”. Questa
possibilità, che non determina un significativo miglioramento delle
condizioni di vita degli animali, è un ulteriore ostacolo alla piena ed effettiva
riconversione verso i sistemi di allevamento “non in gabbia”.
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L’ALLEVAMENTO CON LE GABBIE MODIFICATE
Le gabbie modificate, anche denominate gabbie “arricchite” , sono gabbie
molto simili alle gabbie di batteria convenzionali; queste gabbie prevedono
un piccolo spazio aggiuntivo a disposizione delle galline e alcuni elementi
addizionali che dovrebbero permettere alle galline di soddisfare alcuni
comportamenti naturali.
Ne esistono diversi tipi che possono ospitare dai 10 fino ai 60 animali. La
legge prevede che le gabbie arricchite debbano prevedere:
una superficie totale della gabbia non inferiore ai 2000 cm2;
una superficie di almeno 750 cm2 della gabbia per ogni gallina ovaiola, di
cui 600 cm2 di superficie utilizzabile;
un nido;
lettiera che consenta di becchettare e razzolare;
posatoi appropriati che offrano almeno 15 cm di spazio per gallina
ovaiola;
un sistema di abbeveraggio appropriato;
essere separate, quando disposte in fila, da passaggi aventi una
larghezza minima di 90 cm per agevolare l'ispezione, la sistemazione e
l'evacuazione delle galline ovaiole, e tra il pavimento dell'edificio e legabbie delle file inferiori deve esservi uno spazio di almeno 35 cm;
dispositivi per accorciare le unghie.
Il sistema delle gabbie modificate costituisce un sistema troppo simile alle
gabbie di batteria e quindi rimane incapace di risolvere i principali problemi
relativi al benessere delle galline in allevamento.
La vita di una gallina nelle gabbie arricchite rimane comunque quella di un
animale confinato, lo spazio a disposizione è di pochissimo maggiore a
quello di una gabbia di batteria e le condizioni complessive non permettono
alle galline di soddisfare bisogni elementari quanto fondamentali al loro
benessere. Questo sistema, inoltre, ha costi di riconversione e di gestione
elevati che non permettono un reale miglioramento delle condizioni di vita.
Sarebbe auspicabile che i Governi nazionali e l’Unione Europea
indirizzassero il mondo della produzione delle uova e il mercato verso i
sistemi alternativi, unici in grado di migliorare la vita delle galline e capaci
di soddisfare la domanda dei consumatori di prodotti maggiormente
rispettosi degli animali e della loro vita.
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L’ALLEVAMENTO DELLE UOVA CON SISTEMI “NON IN GABBIA” o
ALTERNATIVI
La direttiva ha introdotto anche gli standard relativi alla produzione di uova
derivanti dai sistemi cosiddetti alternativi o “non in gabbia”. A decorrere dal
1o gennaio 2002 questi tipi di allevamento devono essere attrezzati in modo
da garantire che tutte le galline ovaiole dispongano tra l’altro:
di almeno un nido per 7 ovaiole. Se sono utilizzati nidi di gruppo, deve
essere prevista una superficie di almeno 1 m2 per un massimo di 120
ovaiole;
di posatoi appropriati che offrano almeno 15 cm di spazio per ciascuna
ovaiola;
di una superficie di lettiera di almeno 250 cm2 per ovaiola; la lettiera
deve occupare almeno un terzo della superficie al suolo;
nei sistemi di allevamento che consentono alle galline ovaiole di
muoversi liberamente fra diversi livelli:
- il numero di livelli sovrapposti è limitato a 4;
- l'altezza libera minima fra i vari livelli deve essere di 45 cm;
- le mangiatoie e gli abbeveratoi devono essere ripartiti in modo da
permettere a tutte le ovaiole un accesso uniforme;
- i livelli devono essere installati in modo da impedire alle deiezioni dicadere sui livelli inferiori.
Se le galline ovaiole dispongono di un passaggio che consente loro di
uscire all'aperto:
- diverse aperture del passaggio debbono dare direttamente accesso
allo spazio all'aperto, avere un'altezza minima di 35 cm, una
larghezza di 40 cm ed essere distribuite su tutta la lunghezza
dell'edificio; un'apertura totale di 2 metri deve comunque essere
disponibile ogni 1000 ovaiole;
gli spazi all'aperto devono:
- al fine di prevenire qualsiasi contaminazione, avere una superficie
adeguata alla densità di ovaiole allevate e alla natura del suolo;
- essere provvisti di riparo dalle intemperie e dai predatori e, se
necessario, di abbeveratoi appropriati.
La densità non può essere superiore a 9 galline ovaiole per m2, con la
possibilità di prevedere una deroga fino al 2011 con una densità di 12
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galline per m2 di superficie disponibile per gli allevamenti che
applicano questo sistema alla data del 3 agosto 1999.
L’IMPATTO ECONOMICO DEL BANDO DELLE GABBIE DI BATTERIA
L’industria delle uova è fortemente preoccupata che la riconversione verso isistemi senza gabbie possa essere eccessivamente costoso e che ciò porti
ad un incremento dei costi di produzione, con un conseguente danno di
competitività per le aziende.
Secondo il Rapporto socio-economico della Commissione Europea, produrre
12 uova da galline allevate in batteria costa 0.66 €; 0.82 € per produrre 12
uova di galline allevate a terra e 0,98 € per produrre 12 uova di galline
allevate all’aperto. Questo significa che un solo uovo di gallina allevata a
terra costerà 1,3 centesimi di euro in più rispetto ad uno di batteria e che
un uovo all’aperto costerà solo 2,6 centesimi di euro in più rispetto ad uno
di batteria.
Costi di produzione delle uova nei diversi sistemisecondo il Rapporto socio-economico della Commissione Europea
12 Uova(centesimi di Euro)
1 Uovo(centesimi di Euro)
Costo di produzione di uova in gabbie
di batteria convenzionali66 5.5
Costo di produzione di uova “a terra” 82 6.8
Costo di produzione di uova
“all’aperto” 98 8.1
Extra costo per produrre uova a terra
piuttosto che in gabbia16 1.3
Extra costo per produrre uova
all’aperto piuttosto che in gabbia32 2.6
Il consumo medio pro-capite di uova nei Paesi della UE è pari a 220 uova
per anno, incluso il consumo di uova in prodotti trasformati. Questo significa
che per il consumatore finale il costo del passaggio al consumo di uova
allevate a terra sarebbe di 5,5 centesimi di euro per settimana e di 11
centesimi di euro a settimana per il consumo di uova allevate all’aperto.
L’industria avicola nasconde inoltre che al minimo incremento dei costi di
produzione, in realtà corrisponde la produzione di un prodotto che sul
mercato ha un prezzo di vendita maggiore e cosa ancora più importante
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determina un margine di profitto evidente rispetto a quello delle uova di
batteria.
Il Rapporto socio-economico della Commissione Europea ha evidenziato che
il margine di profitto lordo delle uova allevate all’aperto è quasi il doppio di
quello relativo alle uova di batteria, come indicato nella tabella di seguito:
Margine di profitto lordo per i diversi tipi di uova (Fonte: Rapporto socio-economico della Commissione Europea)
Uova dibatteria
Uova “a terra”
Uova “all’aperto”
Margine di profitto lordo per1kg di uova (circa 16 uova)
in centesimi di euro19.5 25.0 38.0
La maggior parte dei consumatori ha chiaramente espresso la volontà e la
disponibilità a sostenere una spesa maggiore per l’acquisto di uova, se tale
spesa permette tuttavia di poter garantire un migliore benessere agli
animali e un miglioramento delle loro condizioni di vita. A conferma di
questa nuova attenzione si registra un incremento, a livello UE, del
consumo di uova da galline allevate con sistemi alternativi alle gabbie di
batteria, passando dal 3,56% sul totale delle uova prodotte nel 1993,
all’ 11,93% riferito al 2003. Secondo l’indagine Eurobarometro della
Commissione UE il 25% dei cittadini sarebbe disposto a sostenere un
aumento dei prezzi delle uova del 5%, il 21% di loro è disposto a sostenere
un aumento dei prezzi delle uova del 10% e l’11% accetterebbe un
aumento dei prezzi delle uova del 25%. Queste risposte sono ampiamente
giustificate dall’opinione espressa dal 58% dei cittadini che considerano le
condizioni di vita delle galline ovaiole “molto o abbastanza cattive”.
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L’ETICHETTATURA DELLE UOVA
Secondo la normativa in vigore le uova in commercio, oltre ad una
etichettatura che ne identifichi la categoria e ne consenta la cosiddetta
“tracciabilità”, devono essere etichettate anche secondo il metodo di
allevamento, al fine di indicare al consumatore in quali condizioni di vita
sono state tenute le galline che hanno prodotto le uova.
Dal 2004 il sistema di etichettatura prevede che su ogni guscio vi sia
un codice che identifica:
la tipologia di allevamento
una sigla che identifica lo Stato di produzione
un codice riferito al Comune di produzione
una sigla riferita alla Provincia di produzione
un codice relativo al nome e luogo in cui la gallina è stata allevata
la data di scadenza
Le norme in vigore prevedono 4 tipologie di allevamento:
ALLEVAMENTO BIOLOGICO - IDENTIFICATO CON IL CODICE “0”
Le galline possono razzolare liberamente all’interno e all’esterno dicapannoni, su un terreno ricoperto da vegetazione e coltivato con
metodo biologico. Le galline sono alimentate con cibi biologici,integrati al massimo con un 20% di mangimi convenzionali.
ALLEVAMENTO ALL’APERTO - IDENTIFICATO CON IL CODICE “1”
Le galline possono razzolare all’aperto per alcune ore al giorno in unambiente esterno protetto dal contatto con altri animali. Le uova in
questo tipo di allevamento possono essere deposte sul terreno o neinidi. La densità all’esterno di questo allevamento sono di 1 gallina ogni4 m2.
ALLEVAMENTO A TERRA - IDENTIFICATO CON IL CODICE “2”
Le galline vengono allevate in capannoni all’interno dei quali possonomuoversi liberamente ma non hanno accesso all’esterno. Le uova sonodeposte sul terreno o sui nidi. La densità di questo allevamento è di 4
galline per 1 m2
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ALLEVAMENTO IN GABBIA - IDENTIFICATO CON IL CODICE “3”
Le galline sono rinchiuse in gabbie disposte in file da 4 a 6, all’internodi capannoni chiusi, con ventilazione forzata e luce artificiale. La
densità di questi animali è di circa 16 - 18 galline per metro quadrato.Le uova sono deposte su un nastro trasportatore che automaticamentele raccoglie.
Oltre all’etichettatura sul guscio, le norme in vigore impongo l’obbligo di
etichettatura anche sulla confezione delle uova, che certamente ha un
maggior rilievo in termini di comunicazione per il consumatore.
Rilevante ai fini della scelta del consumatore è la presenza dell’indicazione,
sulla confezione, del sistema di allevamento. La norma vigente, applicata
solo formalmente, è incapace di permettere ai consumatori una chiara edimmediata comprensione delle effettiva provenienza delle uova.
In Italia la dicitura obbligatoria prevista per le confezioni viene riportata
solo al disotto delle confezioni delle uova ed è redatta in caratteri piccoli.
Al tempo stesso sulle confezioni di uova vengono rappresentate immagini di
animali in libertà su prati verdi, che certamente non corrispondono alla
realtà, che traggono in inganno il consumatore rispetto al metodo di
allevamento e certamente non favoriscono la diffusione delle uova
provenienti da sistemi alternativi.
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I CONSUMI E LA PRODUZIONE
Nel 2008 sono state prodotte in Italia circa 12 miliardi e 952 milioni di uova
contro i 12 miliardi e 836 milioni del 2007 (+0,94%). Il consumo totale di
uova nel nostro Paese è stato pari a 12 miliardi e 991 milioni di uova, contro
i 13 miliardi e 24 milioni del 2007 (-0,2%). Il 62% delle uova è stato
acquistato direttamente dai consumatori, per un consumo procapite pari acirca 150 uova. L’industria e la trasformazione in generale hanno assorbito il
restante 38% delle uova, con un consumo pari a 74 uova procapite,
attraverso pasta e dolci ed in genere prodotti trasformati.
Il consumo finale medio per ogni cittadino italiano è risultato essere di 224uova, valore di fatto corrispondente alla media del consumo procapite
europeo.
acquisti diretti
Famiglie
62%
Acquistiindustria e
altri
38%
Acquisti di uova nel 2008
acquisti diretti Famiglie Acquisti industria e altri
LA PRODUZIONE DI UOVA IN ITALIA (Dati UNA)
Anno 2007 Anno 2008
Pezzi Tonnellate Pezzi Tonnellate
Prodotte negli allevamentirazionali
10.374.000.000 653.600 10.375.000.000 653.600
Prodotte negli allevamentirurali
2.462.000.000 155.100 2.577.000.000 162.400
Totale uova prodotte inItalia
12.836.000.000 808.700 12.952.000.000 816.000
Saldo import-export di uovae prodotti d'uovo (prodotti
in equivalenti uova inguscio)
188.000.000 11.800 39.500.000 2.490
Totale uova avviate al
consumo13.024.000.000 820.500 12.991.500.000 818.490
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L’introduzione della normativa di abolizione delle gabbie di batteria e le
campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle drammatiche
condizioni di vita delle galline nelle gabbie di batteria, hanno contribuito
alla forte crescita, in tutti i Paesi della UE, della vendita di uova di galline
allevate con sistemi non in gabbia. I cittadini di tutta Europa hanno
drasticamente ridotto l’acquisto di uova da galline in gabbie e orientato le
proprie scelte verso uova di galline allevate all’aperto o con il sistemabiologico. Attualmente in molti Paesi europei significative percentuali delle
uova prodotte e commercializzate derivano da sistemi non in gabbia. La
tabella di seguito confronta i sistemi di allevamento relativi ad alcuni Paesi
europei.
L’Italia è storicamente un Paese in cui questa tendenza si è affermata in
ritardo e per questa ragione le produzioni alternative coprono ancora una
limitata percentuale del totale delle uova prodotte. Nonostante questo
ritardo il nostro Paese è oggi uno dei Paesi con una crescita delle uova
vendute derivanti da sistemi alternativi. Il volume delle uova prodotte nel
2006 da sistemi non in gabbia (all’aperto, biologiche e da galline allevate a
terra) è prossimo al 30% della produzione totale di uova. In particolare
sono da evidenziare le uova da galline allevate a terra, che nel nostro
Paese sono circa il 20% della produzione totale e che registrano una
dinamica di crescita molto più forte rispetto alle altre uova, e le uova da
allevamento biologiche che hanno un valore generato doppio rispetto ai
corrispondenti volumi, segno evidente di margini di vendita e ricavoalmeno doppi rispetto ad altre tipologie di uova. Tali valori sono possibili
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solo in presenza di un elevato valore percepito del prodotto nella scala dei
bisogni dei consumatori.
LA CAMPAGNA DELLA LAV
Con questa campagna la LAV si rivolge a tutti i soggetti che oggi
condizionano il mercato, a livello normativo, le Istituzioni, e a livello di
domanda ed offerta: consumatori, supermercati, amministrazioni locali e
industrie avicole.
Al Governo italiano la LAV chiede un preciso impegno verso l’applicazione
di quanto previsto dalla direttiva europea e quindi una precisa volontà e
atti che portino alla fine delle gabbie di batteria entro il 2012. L’esperienza
di altri Paesi europei, le indagini di mercato della Commissione Europea e
di istituti privati di ricerche di mercato, evidenziano chiaramente che è in
atto la riconversione dei sistemi di allevamento verso le uova da gallineallevate con sistemi alternativi alle gabbie.
Le resistenze e le pressioni della parte miope dell’industria avicola non
devono essere accolte dal Governo. A livello europeo le istituzioni
comunitarie hanno indicato chiaramente la direzione da seguire,
confermandola con dati scientifici ed economici inconfutabili: il tentativo
dell’industria di cancellare il bando o determinarne uno slittamento non
trova giustificazioni, né di mercato, né giuridico-istituzionali, stante il
quadro normativo attuale.
8/4/2019 Dossier Ovaiole 2010
http://slidepdf.com/reader/full/dossier-ovaiole-2010 15/15
©LAV febbraio 2010 - Uso consentito citando la fonte 15
2012:mettiamoalbandolegabbie
dibatteriaperleGallineovaiole
I consumatori hanno testimoniato in tutta Europa una condanna del
sistema di allevamento delle galline in gabbie di batteria ed hanno
indirizzato le loro scelte verso l’acquisto di uova da galline allevate con
sistemi alternativi alle gabbie.
I cittadini europei considerano la gallina la specie per la quale le attuali
condizioni di allevamento sono le peggiori rispetto a tutte le specie animaliallevate per la produzione di prodotti animali. Difendere le gabbie di
batteria significa continuare ad ingannare i consumatori e certamente non
fare scelte che vanno nella direzione delle loro preferenze. In un sistema di
mercato orientato alla relazione con il consumatore, rappresenta quanto
meno una grave miopia economica.
Con questa campagna l’Associazione intende far crescere il grado di
conoscenza dei cittadini dei diversi sistemi di allevamento e indicare
chiaramente il modo per evitare di essere complici delle gabbie di batteria.
Ruolo determinante in questo processo sono i supermercati della grande
distribuzione. I volumi e le quote di vendita raggiunti da questo canale ne
determinano un effetto condizionante del mercato e delle scelte dei
consumatori. Finora la distribuzione organizzata ha reso “disponibili” uova
da sistemi alternativi, ma non ha ancora creduto in una “sostituzione” delle
uova di batteria, nonostante i dati economici dimostrino che il bilancio
economico di tale operazione sia economicamente vantaggioso.
Con questa campagna la LAV propone un cammino sociale ed economico
che porti a politiche commerciali che bandiscano la vendita di uova dibatteria con anticipo rispetto al 2012. L’industria avicola potrà adeguarsi
con minori resistenze di fronte a queste politiche commerciali, pena la
perdita di commesse di ingente valore economico.
La campagna prevede la raccolta delle firme su due cartoline indirizzate ad
alcune aziende della grande distribuzione organizzata e alle
amministrazioni locali, affinché nelle mense pubbliche scelgano da subito di
sostituire le uova da galline allevate in gabbia con uova da galline allevate
in sistemi alternativi.
I consumatori riceveranno, inoltre, una guida pratica all’acquisto con
preziosi consigli finalizzati a scegliere al momento dell’acquisto uova
migliori, per le tante ragioni esposte in questo dossier.