+ All Categories
Home > Documents > Ducato_7-09_xinternet

Ducato_7-09_xinternet

Date post: 10-Jun-2015
Category:
Upload: ifg-urbino
View: 431 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
16
il Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Distribuzione gratuita Spedizione in a.p. 45% art.2 comma 20/b legge 662/ 96 - Filiale di Urbino Tanta paura, ma nessun danno Rispetto all’Aquila esiste tuttavia un rischio sismico inferiore. “Controllare gli edifici antichi” La tragedia dell’Abruzzo e la scossa del 5 aprile creano angoscia e apprensione Angoscia e paura dopo la trage- dia in Abruzzo, ma nessun danno. A Urbino il pericolo di terremoti è minore che all’Aquila. Non tutti gli edifici, però, sono antisismici. La mag- gior parte delle scuole è stata costruita prima dell’entrata in vigore delle norme specifiche. Imprevedibili poi gli effetti nel centro storico. Nella peggiore delle ipotesi 5000 cittadini dovrebbero abbandonare le loro abitazioni. “Siamo pronti a reagire in rap- porto alle nostre forze”. L’assessore alla Protezione civi- le Lino Mechelli conferma che in caso di terremoto ci sono mezzi e piani di intervento. Sempre in primo piano la pre- venzione. A breve la distribu- zione di un opuscolo che spie- ga come comportarsi in caso di calamità. alle pagine 2 e 3 R affaello torna protagonista nella città in cui è nato e dove ha imparato l'arte della pittura. Il Ducato dedica otto pagine all'avvenimento, offre qualche consiglio al visitatore,lo aiuta a valu- tare la rassegna allestita a Palazzo ducale, a conoscere la vita del pittore e a non trascurare - anche nelle poche re del turismo mordi e fuggi - gli altri gioielli racchiusi nella capitale del Montefeltro e del Rinascimento. nell’inserto Innamorati di Raffaello Quindicinale - 10 aprile 2009 - Anno 18 - Numero 7 “Ducato on line”: www.uniurb.it/giornalismo R affaello era appena tornato a Urbino quando sono incominciate ad arrivare le notizie dall’Aquila. Qui l’amore, con il viso dell’angelo che è capace, da solo, di ren- dere tutti e tutto più vivi. Lì la morte, con il viso di chi gli è caduta addosso la casa, la sua città. Urbino e l’Aquila, lontane e vicine, una accan- to all’altra oggi fanno riflettere. E’ come stare in piedi ai piedi del letto di una persona cara che se n’è andata. Stiamo eretti, ben dritti: espri- miamo un forte dolore, ma senza volerlo affer- miamo che siamo vivi. Con Raffaello in città, le nostre antiche costru- zioni risplendono. Le sale di palazzo Ducale si proiettano fuori, sulla via delle mura. Da lì, infatti, la chiesa di san Bernardino si vede dav- vero, nell’identica grandezza che ha dipinta sullo sfondo nella “Madonna con bambino”. Questa non è una metafora sul rapporto tra cultura e vita reale, ma è una concreta messa in campo del passato e del presente. Ognuno, urbinate o viaggiatore, la tocca di persona dalla panchina che guarda sulle Cesane. Da lì si capisce meglio perché sia così importante il ritorno di Raffaello: un valore che entra diret- tamente nei bilanci. Ma l’Aquila fa pensare e mette tutto in dubbio. Anche Urbino è una antica città, anche noi abbiamo le case vecchie. Sono sicure’? Quali sono i rischi, che cosa dicono le carte sismi- che? Ci sono aree rosse, di vero pericolo? E se non sono rosse c’è qualcosa che bisogna ugualmente fare? Come è tutelata la città? Le scuole dove vanno i nostri bambini come sono messe? E quel che “Il Ducato” ha cercato di accertare. Le strutture pubbliche sono le prime a crolla- re. E’ solo una sensazione oppure è l’amara verità di un Paese cialtrone laddove potere e danaro camminano insieme? Nel terremoto, il 31 ottobre 2002, a San Giuliano di Puglia crol- lò la scuola elementare uccidendo 27 bambini e la loro maestra. All’Aquila la casa dello stu- dente, e addirittura l’ospedale è inagibile. In Giappone e in California, quando c’è un sisma, non muore nessuno, se non per infarto. In quei paesi hanno messo molti saperi e anche tanto danaro perché le rotture della terra più gravi lascino in piedi le case. Ci sono zone dell’Italia dove si sa con certezza che terremoti verranno e si sa anche con quale forza distruttrice. Pensiamo alla Calabria e a Messina dove nel 1908 sono morte 100 mila persone. E’ chiedere troppo anteporre le vite delle persone al ponte sullo Stretto? Una città civile, come Urbino è, fa le sue scel- te. [email protected] La crisi ha colpito in ma- niera differente i privati e le aziende di Urbino. I cittadi- ni non hanno quasi risenti- to del periodo nero di eco- nomia e finanza in quanto forti risparmiatori e poco inclini a rischiosi investi- menti. Le aziende invece, le difficoltà le hanno e chie- dono aiuto alle banche che, però, non possono conce- dere credito a chi è potesn- zialmente insolvente. È una questione di fiducia. a pagina 4 Le banche: serve fiducia Crisi economica Si è conclusa la stagione di prosa al teatro Sanzio. Il bilancio è tutto in po- sitivo: cresce il numero degli abbona- ti rispetto all’anno precedente. Spet- tacoli di qualità, registi affermati e grandi attori hanno determinato il successo della rassegna. a pagina 5 Teatro Sanzio: buono il bilancio Spettacoli Con le votazioni del 25 e 26 marzo gli studenti hanno eletto per la prima volta il Comitato pari opportunità. Le tre rappresentanti spiegano che a tut- ti gli studenti - uomini, donne, stra- nieri o disabili - va data la possibilità di avere gli stessi punti di partenza. a pagina 6 Pari opportunità per tutti gli studenti Università Sul tetto d’Europa con la squadra di volley che allena dal 2007. Dopo la Coppa Italia, un’altra grande vittoria per Lorenzo Micelli e le campionesse della Foppapedretti Bergamo. “Una grande soddisfazione ma ora scudet- to”. L’allenatore di Urbino si racconta. a pagina 7 Champions League per Lorenzo Micelli Sport L’EDITORIALE I molti dubbi del dopo-terremoto
Transcript
Page 1: Ducato_7-09_xinternet

il DucatoP e r i o d i c o d e l l ’ I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

Dis

trib

uzio

ne g

ratu

ita S

pedi

zion

e in

a.p

. 45

% a

rt.2

com

ma

20/b

legg

e 66

2/ 9

6 -

Fili

ale

di U

rbin

o Tanta paura, ma nessun dannoRispetto all’Aquila esiste tuttavia un rischio sismico inferiore. “Controllare gli edifici antichi”

La tragedia dell’Abruzzo e la scossa del 5 aprile creano angoscia e apprensione

Angoscia e paura dopo la trage-dia in Abruzzo, ma nessundanno. A Urbino il pericolo diterremoti è minore cheall’Aquila. Non tutti gli edifici,però, sono antisismici. La mag-gior parte delle scuole è statacostruita prima dell’entrata invigore delle norme specifiche.Imprevedibili poi gli effetti nelcentro storico. Nella peggioredelle ipotesi 5000 cittadinidovrebbero abbandonare leloro abitazioni.

“Siamo pronti a reagire in rap-porto alle nostre forze”.L’assessore alla Protezione civi-le Lino Mechelli conferma chein caso di terremoto ci sonomezzi e piani di intervento.Sempre in primo piano la pre-venzione. A breve la distribu-zione di un opuscolo che spie-ga come comportarsi in caso dicalamità.

alle pagine 2 e 3

Raffaello torna protagonista nella città in cui è nato e dove ha imparato l'arte della pittura. IlDucato dedica otto pagine all'avvenimento, offre qualche consiglio al visitatore,lo aiuta a valu-

tare la rassegna allestita a Palazzo ducale, a conoscere la vita del pittore e a non trascurare - anchenelle poche re del turismo mordi e fuggi - gli altri gioielli racchiusi nella capitale del Montefeltro edel Rinascimento. nell’inserto

Innamorati di Raffaello

Quindicinale - 10 aprile 2009 - Anno 18 - Numero 7“Ducato on line”: www.uniurb.it/giornalismo

Raffaello era appena tornato a Urbinoquando sono incominciate ad arrivare lenotizie dall’Aquila. Qui l’amore, con il

viso dell’angelo che è capace, da solo, di ren-dere tutti e tutto più vivi. Lì la morte, con il visodi chi gli è caduta addosso la casa, la sua città.Urbino e l’Aquila, lontane e vicine, una accan-to all’altra oggi fanno riflettere. E’ come stare inpiedi ai piedi del letto di una persona cara chese n’è andata. Stiamo eretti, ben dritti: espri-miamo un forte dolore, ma senza volerlo affer-miamo che siamo vivi.Con Raffaello in città, le nostre antiche costru-zioni risplendono. Le sale di palazzo Ducale siproiettano fuori, sulla via delle mura. Da lì,infatti, la chiesa di san Bernardino si vede dav-vero, nell’identica grandezza che ha dipintasullo sfondo nella “Madonna con bambino”.Questa non è una metafora sul rapporto tracultura e vita reale, ma è una concreta messain campo del passato e del presente. Ognuno,urbinate o viaggiatore, la tocca di personadalla panchina che guarda sulle Cesane. Da lìsi capisce meglio perché sia così importante ilritorno di Raffaello: un valore che entra diret-tamente nei bilanci.Ma l’Aquila fa pensare e mette tutto in dubbio.Anche Urbino è una antica città, anche noiabbiamo le case vecchie. Sono sicure’? Qualisono i rischi, che cosa dicono le carte sismi-che? Ci sono aree rosse, di vero pericolo? E senon sono rosse c’è qualcosa che bisognaugualmente fare? Come è tutelata la città? Lescuole dove vanno i nostri bambini comesono messe? E quel che “Il Ducato” ha cercatodi accertare.Le strutture pubbliche sono le prime a crolla-re. E’ solo una sensazione oppure è l’amaraverità di un Paese cialtrone laddove potere edanaro camminano insieme? Nel terremoto, il31 ottobre 2002, a San Giuliano di Puglia crol-lò la scuola elementare uccidendo 27 bambinie la loro maestra. All’Aquila la casa dello stu-dente, e addirittura l’ospedale è inagibile.In Giappone e in California, quando c’è unsisma, non muore nessuno, se non per infarto.In quei paesi hanno messo molti saperi eanche tanto danaro perché le rotture dellaterra più gravi lascino in piedi le case. Ci sono zone dell’Italia dove si sa con certezzache terremoti verranno e si sa anche con qualeforza distruttrice. Pensiamo alla Calabria e aMessina dove nel 1908 sono morte 100 milapersone. E’ chiedere troppo anteporre le vitedelle persone al ponte sullo Stretto? Una città civile, come Urbino è, fa le sue scel-te.

[email protected]

La crisi ha colpito in ma-niera differente i privati e leaziende di Urbino. I cittadi-ni non hanno quasi risenti-to del periodo nero di eco-nomia e finanza in quantoforti risparmiatori e pocoinclini a rischiosi investi-menti. Le aziende invece, ledifficoltà le hanno e chie-dono aiuto alle banche che,però, non possono conce-dere credito a chi è potesn-zialmente insolvente. Èuna questione di fiducia.

a pagina 4

Le banche:serve fiducia

Crisi economica

Si è conclusa la stagione di prosa alteatro Sanzio. Il bilancio è tutto in po-sitivo: cresce il numero degli abbona-ti rispetto all’anno precedente. Spet-tacoli di qualità, registi affermati egrandi attori hanno determinato ilsuccesso della rassegna.

a pagina 5

Teatro Sanzio:buono il bilancio

Spettacoli

Con le votazioni del 25 e 26 marzo glistudenti hanno eletto per la primavolta il Comitato pari opportunità. Letre rappresentanti spiegano che a tut-ti gli studenti - uomini, donne, stra-nieri o disabili - va data la possibilitàdi avere gli stessi punti di partenza.

a pagina 6

Pari opportunitàper tutti gli studenti

Università

Sul tetto d’Europa con la squadra divolley che allena dal 2007. Dopo laCoppa Italia, un’altra grande vittoriaper Lorenzo Micelli e le campionessedella Foppapedretti Bergamo. “Unagrande soddisfazione ma ora scudet-to”. L’allenatore di Urbino si racconta.

a pagina 7

Champions Leagueper Lorenzo Micelli

Sport

L’EDITORIALE

I molti dubbidel dopo-terremoto

Page 2: Ducato_7-09_xinternet

il Ducato

2

Urbino, 5 aprile. Alle22,20 il boato; i vetribattono, i murioscillano. Il sismacon epicentro a For-lì non causa danni,

solo un po’ di paura. Qualche oradopo un terremoto cancella L’A-quila. Dove c’erano case, edificistorici, palazzi e chiese, ora ci sonosolo disperazione, polvere e cumu-li di macerie. Urbino rischia di vive-re lo stesso dramma? “Possiamoaspettarci terremoti meno forti ri-spetto a quello che ha colpito la cit-tà abruzzese”. Il professore StefanoSantini, docente di sismologia al-l’università di Urbino e responsa-bile scientifico dell’osservatorioValerio di Pesaro, spiega che Urbi-no “è in una zona di minor perico-losità sismica rispetto al capoluogoabruzzese. Comunque in altri pae-si come gli Stati Uniti e il Giappone,un terremoto di magnitudo 5,8 nonavrebbe fatto gli stessi danni che hacausato all’Aquila. Bisogna investi-re nella costruzione di case che re-sistono, concentrarsi sull’antisi-smicità degli edifici”. Il terremoto sbriciola gli edifici malcostruiti; scuote ma lascia intattiquelli ben fatti. L’assessore LinoMechelli afferma che a Urbino “tut-ti gli edifici, costruiti dopo il 1983 ri-spettano le leggi sismiche. Per lestrutture fabbricate precedente-mente è già stato fatto il possibileper consolidarle e renderle sicurein caso di terremoto. Allo stato at-tuale la situazione è buona”. L’ingegner Giuseppe Leonardi,non può fare previsioni precise manel caso di un evento sismico simi-le a quello dell’Aquila “le case rura-li e vecchie potrebbero crollare co-me quelle abruzzesi”. Il centro storico di Urbino, anticoquanto quello dell’Aquila, è a ri-schio? Per Leonardi: “Non si può sa-pere con certezza. Per dirlo biso-

gnerebbe valutare gli edifici unoper uno ma sarebbe un lavoro di tregenerazioni. E non sarebbe nem-meno molto utile: non si può di-struggere e rifare un paese intero. Sipuò migliorare qualcosa ma nonadeguare tutto. A una vecchia pos-siamo tirare le pelli e fare punturema non diventerà miss Italia; rima-ne comunque vecchia. Ma vecchionon significa necessariamentecattivo. Alcuni edifici antichi, tracui Palazzo Ducale, sono ben fatti epiù solidi di certi fabbricati più re-centi. Ad esempio alcune strutturefatte negli anni 70, quando nonerano ancora in vigore le leggi si-smiche, possono subire molti più

FABIO GOBBI

Urbino rischia meno dell’Aquila

I sismologi valutano i pericoli per le Marche

Ma non si conosce l’antisismicità degli edifici del centro storico

danni in caso di terremoto”.Dai dati del Servizio Sismico Na-zionale emerge che 3658 urbinatirisiedono in edifici altamente vul-nerabili; vivono cioè in struttureche hanno forti possibilità di esse-re danneggiate in caso di terremo-to. 2508 cittadini risiedono in abi-tazioni a media vulnerabilità e9031 a bassa vulnerabilità. Consi-derando il massimo grado di inten-sità sismica prevedibile per il co-mune di Urbino, si stima checirca5000 persone dovrebbero lasciarela propria abitazione ed avrebberobisogno di strutture di accoglien-za.

[email protected]

Terremoto, pronti a intervenireUomini, mezzi e piani operativi. Ma solo venti posti tenda

Tutto regolare, parola di assessore. Incaso di terremoto, Urbino è pronta areagire. Anche se nei limiti delle sue

possibilità. “Abbiamo un piano operativo diintervento”, dice Lino Mechelli, titolare del-l’assessorato alla protezione civile del co-mune ducale. Un piano molto articolato.Come vuole la prassi, la Regione Marche co-ordinerebbe le operazioni. I primi a interve-nire sarebbero i vigili del fuoco, poi le forzedell’ordine, il pronto soccorso, l’esercito, ivolontari.La macchina sembra esserci in ogni sua par-te. Sapere se funziona significherebbe prova-re lo stesso dramma che in questi giorni af-fligge l’Abruzzo. Perciò, meglio il dubbio.Circa cinquantacinque persone sono prontea intervenire. Trenta sono dipendenti comu-nali, venticinque sono membri del Gruppovolontari di protezione civile di recente for-mazione.

Una pala meccanica e una pala gommata,due scavatori, un autocarro con gru, tre auto-carri grossi e alcuni miniautocarri, insiemead altri mezzi specifici pronti all’uso, anche sein condivisione con i comuni di Petriano eMontecalvo in Foglia. Non mancano, poi, ibagni chimici e i gruppi elettrogeni di varie di-mensioni per la fornitura di corrente elettri-ca. Più altro materiale di consumo.E due tende da dieci posti, una per gli uomi-ni e una per le donne. Solo due tende. L’in-gegner Lazzaro Spadoni, coordinatore delgruppo volontari, giustifica la cosa spiegan-do che in caso di calamità i punti di acco-glienza non mancano. L’asilo Neruda, il pa-lazzetto dello sport e alcune palestre. E nonsolo. E in caso anche la Croce Rossa e i vigilidel fuoco di Pesaro darebbero il loro contri-buto. Comunque, precisa Spadoni, “il parcomezzi del comune è in continuo aggiorna-mento”.Di certo ci si sta muovendo, anche su altrifronti. Prevenire è meglio che curare, e la via

della simulazione è considerata una dellepiù utili. Lo scorso 14 marzo, a Palazzo Du-cale si è svolta una prova di salvataggio dipersone e opere d’arte in condizioni di in-cendio o di crollo, anticipato da un corso diformazione ad hoc. Perché un terremoto aUrbino sarebbe causa di problemi analoghia quelli dell’Aquila, dove reperti storici e cul-turali sono andati distrutti. Dove gli edificisono crollati provocando la morte di tantepersone, ma anche di una fetta della memo-ria storica della città.Mechelli specifica che si è pronti “a una rea-zione in rapporto alle proprie forze e al sen-so civico della popolazione, la quale vienecostantemente informata”. E’ per questoche è già in stampa una guida ai comporta-menti in caso di terremoti, allagamenti, in-cendi, fughe di gas. Un pieghevole che vor-rebbe fare da vademecum per le emergenze,e che dovrebbe essere distribuito tra pocopiù di una settimana.

[email protected]

SIMONE CELLI

Cartina del rischio sismico in Italia, con in evidenza leMarche. Le zone blu viola e rosse quella a più elevato rischio di scosse, come illustrato dai colori della freccia

Page 3: Ducato_7-09_xinternet

3

CITTÀ

Scuole, controlli antisismiciLa regione Marche finanzia la messa in sicurezza delle strutture scolastiche

L’assessore Mechelli: “Effettuate verifiche sulla stabilità degli edifici. Gli studenti possono stare tranquilli”

Anche gli edifici più possenti posso-no sbriciolarsi come biscotti. Il ter-remoto che ha colpito l’Abruzzo celo ha ricordato prepotentemente.Le scuole dovrebbero essere lestrutture più sicure, ma in realtà

non è così. San Giuliano di Puglia e la casa dellostudente all’Aquila ne sono una testimonianza. La normativa anti sismica è entrata in vigore so-lo nel 1983. La maggior parte delle scuole di Ur-bino sono state costruite negli anni 40. Ma nonsi possono fare facili parallelismi. Molti edificiscolastici sono stati costruiti prima che la leggeentrasse in vigore. Il comune di Urbino ha effettuato, e continua afare, delle verifiche sulla staticità delle struttu-re in caso di terremoto e sovraccarico. Le scuo-le sono sicure”. L’assessore ai lavori pubblici, Li-no Mechelli, rassicura così gli urbinati. La Re-gione ha istituito da poco un gruppo di lavoro,composto da prefetture, provveditorati interre-gionali alle opere pubbliche, Comuni e Provin-ce, per monitorare la sicurezza sismica dellescuole. “Vecchio non significa necessariamen-te pericoloso. Ancora oggi esistono centri stori-ci e acquedotti romani, nonostante i terremoti.Se fatto male, può essere più pericoloso un edi-ficio costruito in cemento armato di uno fatto intravi e mattoni. Per il controllo sullo stato di ri-schio sismico delle scuole marchigiane ci siamodati cinque anni. Si tratta di accertamenti mol-to lunghi e costosi”, le parole dell’architettoMassimiliano Marchesini, responsabile delgruppo di lavoro per il monitoraggio. Per lamessa in sicurezza dal rischio sismico sono inprogramma dei lavori all’istituto tecnico indu-striale E. Mattei, all’Isia e alla scuola del libro diUrbino. Parlare di sicurezza significa anche altro. Bar-riere architettoniche, impianti antincendio,uscite di sicurezza ecc..La regione Marche ha stanziato 615.00 mila eu-ro per la tutela e la funzionalità delle scuole. Lastessa somma che è stata tagliata con la finan-ziaria 2009. In meno di un anno verranno effettuati lavori diristrutturazione nell’accademia delle belle arti,nell’istituto comprensivo G. Pascoli, nel liceopsicopedagocico Baldi e nella scuola superioreRaffaello Sanzio. “Non abbiamo grossi proble-mi in termini di sicurezza – dice il dirigente sco-lastico, Silvia Gherardi, dell’istituto P. Volponi –ma ci sono alcune cose da risolvere. Abbiamofatto più volte richiesta al comune per averemanutenzione al tetto della scuola, perchè inalcune aule e laboratori ci piove dentro”.

[email protected]

YLENIA MARIANI

Nella grafica un esempio di edificio costruito usando le più recenti tecnologie antisismiche previste dalla legge

AltezzaI grattacieli, in virtù della loro altezzasono particolarmente elastici.Paradossalmente resistono meglio di unedificio di 5 o 6 piani

Rinforzi di carbonioI pilastri sono avvolti inuna struttura di carbo-nio, materiale capace diassorbire l’energia delleonde sismiche graziealla sua elasticità

Isolamento sismicoCilindri di gomma rinforzatida molle d’acciaio vengonopiazzati alla base dell’edifi-cio. Assorbono soprattuttogli scuotimenti orizzontali,quelli più pericolosi

Cemento armato rinforzatoL’armatura del cemento armatonon viene distribuita omogenea-mente, ma è concentrata nei pila-stri verticali. Questo impedisce ilcrollo dell’intero edificio

Uso del legnoIl legno è un materiale ela-stico e deformabile.Inserire delle travi di que-sto materiale aumenta laresistenza degli edifici

DissipatoriSono sistemi di cilindri e pistonisimili agli ammortizzatori delleauto. Vengono messi nella dia-gonale tra un piano e l’altro perassorbire le scosse

Nei punti sensibili degliedifici possono essereinstallati dei dissipatorirealizzati in un acciaioparticolarmente plastico,che si deforma assorbendola scossa

Page 4: Ducato_7-09_xinternet

il Ducato

4

ECONOMIA

“La crisi c’è, ma è di fiducia”Le banche: “I privati non ne hanno risentito tanto perchè non sono investitori”

La situazione è molto più grave per le aziende. La piccola impresa artigiana il settore più in difficoltà

Ma a Urbino lacrisi che hac o i n v o l t oeconomia efinanza si èfatta sentire?

A questa domanda i direttori difiliale delle sette banche pre-senti nella città ducale hannorisposto in coro: “non tanto”.“Urbino – spiegano tutti - è unpo’ un’isola felice per un moti-vo particolare: oltre i tre quartidei suoi abitanti sono dipen-denti statali o parastatali, im-piegati nel settore pubblico, al-l’università o all’Ersu. Il loro èuno stipendio fisso, sicuro enon tanto alto”. Insomma,grossi capitali non ne hanno.Quelli che ce li hanno non in-tendono investirli, o meglio,non intendono impiegarli ininvestimenti rischiosi. Un effetto della crisi è stata lamessa al bando della parola ri-schio. Gli urbinati chiedonosolo garanzie e sicurezza. “Orai clienti – spiega Enrico Ugolinidi Banca dell’Adriatico, gruppoIntesa San Paolo - quando ven-gono in banca domandano, siinformano, cercano di capire afondo tutte le operazioni chefanno e tutto ciò che viene loroproposto”. La crisi ha portato a una quasicompleta erosione della fidu-cia da entrambe le parti. Da unlato i clienti si fidano sempremeno degli istituti di credito.Dall’altro, le banche diffidanodi soggetti potenzialmente in-solventi. “Ma - secondo PaoloMorri, direttore della filiale diCredito Cooperativo del Me-tauro - proprio la fiducia saràun elemento importante peruscire dalla crisi”. Proprio ilrapporto con i clienti storici hapermesso alle banche di noncadere in rovina. Per non per-derli, le banche, ad esempio,hanno spesso concesso il dila-zionamento dei mutui così co-me previsto dal decreto Bersa-ni del 2006. Questo per quanto riguarda iprivati. Ma le aziende? Qual è lasituazione dell’imprenditorialocale? Su questo è in corso

FEDERICO DELL’AQUILA un’indagine da parte dellaConfindustria provinciale. I ri-sultati di questo studio saran-no resi noti l’8 maggio prossi-mo in occasione della settimaGiornata dell’economia. Mafra i clienti delle banche ci sonoovviamente anche le aziendeoltre ai privati. E da quello chehanno detto, la piccola e mediaimpresa non se la passa poi co-sì tanto bene. “I casi critici sonopochi, però la situazione non èflorida in generale” diconoPierluigi Ruggeri direttore del-la filiale Bnl e Giovanni Mag-giore direttore della filiale del-la Popolare di Ancona. In più,l’accesso al credito è ora moltopiù difficile per la diffidenzadelle banche. Diffidenza miti-gata dalle associazioni di cate-goria che aiutano le impresecon lo strumento dei Confidi,dei consorzi di garanzia collet-tiva dei fidi che prestano garan-zie alle banche per agevolare le

imprese nell’accesso ai finan-ziamenti.Ma qualche aiuto le imprese loricevono anche direttamentedalle banche. “UniCredit adesempio – spiega il direttore difiliale Massimo Ugolini - nonchiede il rientro dei crediti enon revoca i fidi (o affidamen-ti: l'impegno assunto da unabanca di mettere una somma adisposizione del cliente, di as-sumere o di garantire per suoconto un'obbligazione) tra-sformandoli spesso in altri ti-pi di prestazioni che rispon-dono maggiormente alle esi-genze attuali dell’azienda”. LaBanca delle Marche invece,spiega il direttore di filialeMarco Petrosillo, “punta suldilazionamento dell’esposi-zione (l’ammontare totale delprestito in essere al momentodell’insolvenza) a breve, nelmedio e lungo termine”.

[email protected]

Scommesse, NewSlot e lotterie le galline dalle uova d’oro

Punti 2 o 3 euro sulla squadra vincente epuoi vincerne anche 10.000. Il bellodelle scommesse sportive è tutto qui.

Piccoli investimenti ed enormi guadagni.Una possibilità stuzzicante che anche a Ur-bino sta spingendo gli amanti del gioco aprediligere le scommesse persino rispettoalle gettonatissime NewSlot.“Pochi giorni fa - spiega il responsabile delPunto Snai - ho pagato 5.000 euro in vincite,ma in un mese posso arrivare anche a15.000”. A Urbino i due centri scommessesono sempre affollati. A puntare sono so-prattutto gli studenti universitari. La follaaumenta durante i week end, in vista deicampionati più importanti.La passione degli urbinati per le scommesseconferma l’aumento del 61,73% che il giocoha registrato in tutta la Regione. Secondo idati Agicos, l’agenzia di stampa specializza-ta in concorsi e scommesse, la somma com-plessiva delle giocate è passata da42.888.473 euro del 2007 alle 69.349.691 eu-ro nel 2008.

Nonostante la spietata concorrenza dell’u-niverso delle scommesse anche il mondodelle Newslot non se la passa male. Alle po-stazioni delle dieci slot della sala giochi dicorso Garibaldi si alternano continuamentei tanti clienti in cerca di fortuna. Studenti elavoratori. Ma anche gli abitanti dei comuniconfinanti. La “Haunted house” è la slot piùgettonata. Qualcuno spende poche decinedi euro, altri, quelli più accaniti, arrivano inun giorno a spenderne anche 200. “Si vincemassimo 600 euro - spiega uno dei gestori -ma capita un paio di volte al mese. Le News-lot hanno permesso alle sale giochi di so-pravvivere alla crisi che ci è piombata ad-dosso con l’arrivo delle playstation”. Le mac-chinette dalle uova d’oro sono redditizie an-che per i bar nei dintorni di piazza della Re-pubblica. Al netto di quanto ripartito tra Sta-to e imprese che gestiscono gli apparecchi,possedere un paio di slot machine può frut-tare anche 1000 euro al mese. Secondo i datiforniti dall’Aams i bar di Urbino possiedono56 Newslot, alle quali si aggiungono quelledelle agenzie di scommesse, circoli privati esale giochi per un totale di 108 apparecchi.

Nonostante il moltiplicarsi delle forme digioco d’azzardo, anche le altre lotterie e ilLotto si difendono molto bene. L’Agicos hasegnalato che con i Gratta e Vinci staccati nel2008 nella provincia di Pesaro-Urbino sonostati raccolti 68.967.000 euro, in aumento del56,48% rispetto al 2007. E tra Lotto, Supere-nalotto e Gratta e Vinci, ci sono state giocateper un totale di 115.682.000 euro. I punti ven-dita del centro effettuano ordinativi di Grat-ta e Vinci anche fino a 20.000 euro al mese. “IlMiliardario” è il biglietto è il più richiesto. Lastorica tabaccheria “Fratelli Boni” emette1600 scontrini del Lotto a settimana. “Le vin-cite complessive dell’ultima estrazione -spiega il proprietario Claudio Boni - am-montano a 2.570 euro, ma si arriva anche a30.000”.La fortuna, insomma, prima o poi bussa, sesi ha la costanza di inseguirla. Del resto la deabendata si è già fermata nella città ducale loscorso inverno, regalando 100.000 euro a unfortunato giocatore. E allora tanto vale pro-varci ancora, aspettando, magari, il Supere-nalotto record da 40 milioni di euro.

[email protected]

EMILIANA PONTECORVO

Si spera di più nella dea bendata

Page 5: Ducato_7-09_xinternet

12 Aprile 2009 Internet: “Ducato on line” - www.uniurb.it/giornalismoilDucato

Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino

Non c'era mai stata una mostra così.Raffaello torna protagonista nella cittàin cui è nato e dove ha imparato l'artedella pittura. Il Ducato dedica otto pagine all'avvenimento, per capirese è da qui che partirà il rilancio di Urbino.Offre qualche consiglio al visitatore, lo aiuta a valutare la rassegnaallestita a Palazzo, a conoscere la vitadel pittore e a non trascurare - anchenelle poche ore del turismo mordi e fuggi -gli altri gioielli racchiusi nella capitaledel Montefeltro e del Rinascimento.

La mostraalle pagg. II e III

Giudizi: i visitatoria pag. II

Giudizi: la criticaalle pagg. IV e V

Il businessa pag. VI

I gioielli di Urbinoa pag. VII

Il Duca e il Maestroa pag. VIII

SPECIALE RAFFAELLO

Page 6: Ducato_7-09_xinternet

I documenti vagliatidurante la ricerca archivi-stica, 136 dei qualiriconducibili a Raffaello.

672

Il costo complessivo,spartito tra Civita, il mini-stero dei Beni culturali egli enti locali.

3 milioni

il Ducato

II

Urbino si riprendeRaffaello. Ha i trat-ti di una vera e pro-pria rivendicazio-ne di cittadinanzala grande mostra

che ha da poco aperto i battentinella città feltresca, dopo quattroanni di preparazione, e che potràessere visitata fino al 12 luglio.Una gestazione lunghissima, incui sono state studiate centinaiadi antichi documenti, creato unpercorso artistico molto preciso eintrecciate trattative per avere inprestito quadri da tutti il mondoe portare quel canovaccio di for-mazione pittorica dalla carta allemura di Palazzo Ducale.Un lavoro certosino che avevascopi chiari: in primis, “sfidare”una colonna portante della storiadell’arte come Giorgio Vasari, chenelle sue Vitenon fa cenno del pe-riodo d’apprendistato urbinatedell’artista. Ancora, dimostrareche è in questa città (sulla scia disuo padre, Giovanni Santi) che ilcreatore delle stanze di Papa Giu-

lio II ha messo a punto il suo ge-nio. Ricordare a chiunque si inte-ressi di arte, infine, che volendocapire il Rinascimento e cono-scere Raffaello, per Urbino si de-ve necessariamente passare.Questo è il “credo” culturale cheispira l’evento. Lesfaccettature so-no tante, trattatesu queste pagineormai da quattromesi. Innanzitut-to c’è la mostracome evento. Al-lestita nel salonedel trono e nel-l’appartamentodella Duchessa aPalazzo Ducale,offre ai visitatori39 opere giovanilidi Raffaello, 20 di-pinti e 19 disegnioriginali. In aggiunta compaionoopere di Giovanni Santi e di altripittori collegati in qualche modoalla fase di formazione urbinate.Una sezione a parte è dedicata al-la maiolica basata sulle immagi-ni raffaellesche, con l’esposizio-

ne di alcuni esemplari antichi.L’offerta è particolarmente riccagrazie alla presenza di numerosidipinti e disegni provenienti dal-l’estero, ben 14. Musei molto pre-stigiosi hanno acconsentito a fa-re a meno per tre mesi di alcune

opere raffaelle-sche, dal Louvredi Parigi alla Gal-leria degli Uffizi diFirenze, dal GettyMuseum di LosAngeles al Museonazionale del Pra-do di Madrid. Pro-prio dagli Uffiziproviene il cele-bre autoritrattodell’artista, men-tre l’angelo che“presta il volto” al-la locandina dellamostra è arrivato

dalla pinacoteca Tosio Martine-go di Brescia, e fa parte della paladell’Incoronazione di San Nicolada Tolentino.La mostra è promossa dal mini-stero, dalla direzione regionaledei Beni culturali e dalla soprin-

tendenza per i Beni storici, arti-stici ed etnoantropologici delleMarche. L’organizzazione è cura-ta da Gebart, società di servizimuseali partecipata da Civita. Ilcosto è di tre milioni di euro, tan-to vale la scommessa di riportareRaffaello a essere cittadino urbi-nate.Tra i finanziatori anche Comune,Provincia e Regione. “Una grandefesta - ha commentato soddisfat-to il primo cittadino Franco Cor-bucci - al nostro più illustre con-cittadino. Glielo dovevamo, dopocinquecento anni! Questa mo-stra può dare il via a un evento an-nuale o biennale, una rassegnaperiodica dei grandi maestri delRinascimento ospitata dalla suacapitale”.L’Università ha partecipato conle preziose consulenze dei suoiesperti nel comitato scientificoma non con un contributo eco-nomico, tanto che non comparetra gli organizzatori e il rettoreuscente Giovanni Bogliolo ha as-sistito al taglio del nastro mesco-lato tra la folla.“Mi piace molto - il commentodel rettore - perché è una delle po-che ad avere una linea interpreta-tiva innovativa e solida. In più midà l’occasione di vedere o rivede-re quadri straordinari senza fare ilgiro del mondo! Quanto al ruolodell’Università, siamo stati coin-volti nel comitato scientifico eabbiamo fornito un apporto cul-turale ma non economico. L’as-senza tra gli organizzatori è unproblema che non sussiste”.Un’altra questione discussa è sta-ta presto sopita, quella dell’ac-cesso a prezzo pieno (9 euro inte-ro e 7 ridotto) cui sono costretti gliurbinati: su proposta del Ducato,un’intesa tra Comune e Civita haportato alle tre giornate del 21, 22e 23 aprile con possibilità di in-gresso a soli 3 euro presentandola carta d’identità o il libretto uni-versitario della “Carlo Bo”. “Lamostra è un grande evento per lacultura italiana - ha aggiunto ilsindaco - ma è mio desiderio chesia vissuta pienamente da tutti gliurbinati e da coloro che sono le-gati alla nostra città, vivendocicome studenti”.

[email protected]

“Per noi una promozione definitiva”La sfida a Vasari, certo. Ma la mostra non èsolo figlia di un puntiglio culturale. Ne è convin-ta la curatrice e soprintendente Lorenza MochiOnori (nella foto), a capo del comitato scientifi-co e vera e propria “innamorata” del pittoreurbinate, come ha candidamente confes-sato durante l’inaugurazione.“L’effetto-mostra - ha detto - nonpasserà alla fine dei tre mesi maavrà anche esiti economici e socia-li. Dopo questo evento, per capireil Rinascimento nella sua espres-sione più alta bisognerà passareper uno dei luoghi più alti di quell’e-poca, Urbino. Riassociare Raffaello aquesta città è una promozione definitiva del ter-ritorio, speriamo che il binomio diventi inscindi-bile”.La Mochi Onori sin dal 2004 è la prima paladi-na dell’assunto che sostiene la mostra. “La for-mazione di Raffaello a Urbino - spiega - serpeg-

giava da tempo come possibilità ma non eramai entrata nell’immaginario collettivo. Ancheperché va contro Vasari, che di solito vince, egli storici dell’arte faticano a cambiare abitudiniconsolidate. Non c’erano documenti, così li

abbiamo cercati con un lungo lavoro e allafine trovati; ne è venuta fuori uno studio

forte su cui poggia la mostra e cosìl’abbiamo allestita, con una costruzio-ne solida e una tesi visiva chiara.Personalmente ci ho messo la facciae il cuore, ma tutto il comitato ha lavo-

rato con grande entusiasmo”.La soprintendente può godersi ora il frut-

to del lavoro suo e dello staff di 21 perso-ne. A chiederle qual è la sua opera preferita trale 39, quasi le cita tutte. Alla fine ne restanoquattro. “La piccola Madonna Cowper - snoccio-la - poi i due Duchi tornati assieme,l’Incoronazione di San Nicola e il Sogno del cava-liere. È davvero difficile scegliere!”. (alb.or.)

LA CURATRICE

I visitatori: “Molto bella”. Con qualche lamentelaPochi manifesti, nessuna pubblicità all’estero. Numerose le scolaresche

“Molto bella, se non fosse stato perla mostra non avremmo mai co-nosciuto Urbino, che è una città

bellissima” dice una coppia di pizzaioli roma-ni dopo aver visitato l’esposizione di Raffaello.“Peccato che domani si ritorna al lavoro, per-ciò facciamo andata e ritorno in giornata.”Po-co dopo una coppia con due figli esce dal Pa-lazzo Ducale, sono norvegesi. “Eravamo in gi-ro per l’Italia, a Bologna abbiamo letto di que-sta mostra sui giornali e così abbiamo deciso difare una deviazione; altrimenti non saremmomai venuti a Urbino.”Sono più o meno tutti d’accordo i visitatori: lamostra è bella, interessante e ben fatta. “È sem-

plicemente eccezionale” dice un pensionatoromagnolo. “ Ho 77 anni, ma Raffaello non melo potevo perdere”. Ognuno apprezza aspettidiversi: la mamma di uno studente Erasmus,venuta da Philadelphia a trovare il figlio, ha ap-prezzato particolarmente la collezione dimaioliche del ‘500; una ragazza da poco lau-reata in storia dell’arte proprio a Urbino notacome l’illuminazione delicata valorizzi le ope-re esposte. “Non sapevamo niente di comeGiovanni Santi ha influenzato la pittura del fi-glio” dicono Paolo e Adriana, venuti da Geno-va appositamente per la mostra. Non tutti però concordano sulla scelta delleopere: “La mostra avrebbe dovuto chiamarsiGiovanni Santi e Raffaello, non Raffaello” diceRoberto. Ma qualcuno prova anche a darsi una

risposta, forse era inevitabile se si voleva in-centrare tutto sulla formazione dell’artista.Tutti entusiasti, ma alcuni qualche appunto lofanno. Due ragazze hanno notato per esempioche il percorso previsto dall’audioguida non èlineare. “Saltella un po’. Così abbiamo avutodifficoltà a ricordarci quali opere avevamo vi-sto e quali no”. “Sarebbe meglio mettere le gui-de obbligatorie per gruppi di 20/30 persone”suggerisce un impiegato emiliano.“Avrei tantovoluto avere delle immagini, ma al bookshopnon si trovano cartoline e le foto non si posso-no fare” si lamenta Laura, venuta da Genovaper vedere Raffaello. Tanti turisti, sia italianiche stranieri, e tante scolaresche. Antonio eCesario, per esempio, sono venuti in gita con lascuola. L’alberghiero di Aversa (Caserta) ha or-

ganizzato una gita di 4 giorni proprio per lamostra. I turisti italiani vengono a Urbino più o menotutti appositamente per la mostra. Sui giorna-li e su internet l’evento è stato pubblicizzato,ma forse a livello locale non tantissimo. “A Ma-rotta c’è solo un manifesto; e qui a Urbino misarei aspettata molti più cartelloni e drappi co-me questo che c’è a Palazzo ducale per esem-pio” dice Ascania Bagnini, di Marotta.I turisti stranieri, perlopiù tedeschi, inglesi,olandesi e norvegesi, hanno visto la mostra unpo’ per caso. “ Ero in giro per l’Italia e l’ho sa-puto; in Inghilterra - dice Nicholas, un profes-sore di letteratura di Oxford - non se ne è par-lato tanto”.

[email protected]

La mostra guarda al futuro I tre mesi per Raffaello come un trampolino: il sindaco propone una biennale

Si riafferma l’apprendistato urbinate del genio contro l’opinione del Vasari. Una scommessa da 3 milioni

Tele prestateda museidi tuttaEuropa

Un eventopensato

quattro anni

I NUMERI

Gli anni di preparazionetrascorsi dall’ideazioneall’inaugurazione dell’e-vento.

4

Il prezzo del bigliettointero. Il 21, 22 e 23aprile per gli urbinatiingresso a 3 euro.

9 euro

Le opere provenienti damusei internazionali.Manca la Resurrezione diCristo, negata dal Brasile.

14

I membri del Comitatoscientifico che ha curatole fasi di studio e prepa-razione.

22

CHIARA BATTAGLIA

ALBERTO ORSINI

Page 7: Ducato_7-09_xinternet

SPECIALE RAFFAELLO

III

Il pittore e Urbino,un rapporto inedito

Palazzo Ducale sala per sala

MANUELA BALDI

I quadri vengono ammirati nella Sala del Trono. (Foto LUCA TONI)

Prima o poi la prima-vera doveva arrivare.Scendi da un pull-man a borgo Merca-tale, ti incammini persalite che spezzano il

respiro e poi finalmente recupe-ri il fiato a piazza duca Federico,tutta restaurata. Un bel sole tie-pido. Acquisti il tuo biglietto nelporticato del palazzo ducale,nove euro. Raffaello costa caro.Due rampe di scale e comincia ilviaggio. La luce scende di colpo, il salonedel Trono si intravede appena,l’attenzione si concentra inevi-tabilmente solo sulle opere delRinascimento urbinate. L’alle-stimento è curatissimo, propo-ne nicchie di diversa dimensio-ne e profondità. Alcuni dipintisono protetti da teche, altri sonolasciati alla visione ravvicinatadello spettatore. I faretti li illu-minano di un giallo tenue, chevalorizza e dà enfasi ai colori. Ilpercorso espositivo propone un“racconto” che comincia daGiovanni Santi, padre e maestrodi Raffaello, eserve a ricostrui-re il suo stretto le-game con il terri-torio e con Urbi-no. La sala offreinoltre le opere diquei pittori chefurono vicini allaformazione gio-vanile di Raffael-lo. Si può osser-vare il Perugino,con le storie dellavita di Maria;p r o s e g u e n d ocon lo studio diMaddalena in gi-nocchio di Timo-teo Viti, che il Va-sari definì “ga-gliardo disegna-tore […] del qua-le sono alcuni di-segni […] moltobelli e certamen-te lodevoli”. Sem-pre di Viti, l’operai santi TommasoBeckett e Martinocon il vescovoGiovan Pietro Ar-rivabene e il ducaG u i d u b a l d o ,propone sullosfondo un paesaggio che secon-do alcuni critici è frutto di unbagaglio di memorie visive delMontefeltro. Un librone è aper-to su una pagina datata 11 otto-bre 1507, la calligrafia impecca-bile e ornata trascina indietro aquel giorno, sigla l’impegnopreso da Raffaello di dare centofiorini alla Camera ducale perconto della famiglia Cervasi.Al ventesimo dipinto, ecco i pri-mi firmati dal Sanzio. Il parago-ne con il padre e i suoi contem-poranei non lo scalfisce, anzi loesalta. Il busto di un angelo, ilPadre eterno, la Vergine Mariasono frammenti superstiti dellapala dell’Incoronazione di SanNicola da Tolentino, commis-sionata per la cappella Baronci aCittà di Castello. Furono chia-mati a lavorarci il giovane Raf-

faello ed Evangelista da Pian diMeleto. I verdi e i rossi sonoquelli ereditati dal padre Gio-vanni: la pala Buffi (distante so-lo pochi metri) ne è la dimostra-zione. La seconda sala espositiva hauna nuova atmosfera, più inti-ma e accogliente. L’apparta-mento della Duchessa, un ma-nifesto di architettura sobria earmoniosa, ospita alcuni deipiù preziosi capolavori raffael-leschi.Uno dietro l’altro. La tavoletta diSanta Caterina d’Alessandria,che nei caratteristici colori oro eblu del verso vincola il pittore al-la città ducale.Si cammina quasi in punta dipiedi, per non far rumore. I ri-tratti di Elisabetta Gonzaga e diGuidubaldo da Montefeltro,uno accanto all’altro, prove-nienti dagli Uffizi di Firenze. Ipersonaggi sono entrambi raffi-gurati a mezzo busto in posafrontale, austeri. Il nero dellevesti, in quanto “non colore”, eraconsiderato di raro pregio per le

difficoltà tecni-che della sua rea-lizzazione. E poidue opere picco-le in dimensioni,ma preziose nel-la fattura e neicolori: San Mi-chele e L’Allego-ria.Anche qui, sullosfondo in lonta-nanza si intrave-de un paesaggiomontuoso, forseurbinate. Qual-che passo e siammirano la Sa-cra famiglia conl’agnello, la Ma-donna con Bam-bino e la Madon-na Cowper, que-st’ultima arriva-ta a Urbino dallaNational Gallerydi Washington. In mezz’ora si ègià nella terzaarea espositiva,che sembra alle-stita per sorpren-dere il visitatore.Da solo, nella pa-rete opposta al-

l’ingresso, è sistemato lo splen-dido e famosissimo Autoritrat-to. Il giovane pittore appare ditre quarti, ci guarda negli occhi,la luce lo colpisce da sinistra,l’ombra si proietta su uno sfon-do scuro. Anche questo celebredipinto, la cui paternità è anco-ra oggi dibattuta, arriva dagliUffizi. Tutto intorno altri ritrattidi giovani arredano la sala.L’iter prevede un ultimo am-biente, che raccoglie una seriedi splendide maioliche cinque-centesche, molte delle qualirealizzate dal maestro Nicola daUrbino. Ce n’è una in particola-re, L’uccisione di Achille, cheprende spunto da un disegno diRaffaello. La sensazione è che il“viaggio” sia terminato. Si ri-emerge a vedere il sole.

[email protected]

Paragonarel’artista

a suo padrechiarisceil legame

con ilterritorio

Page 8: Ducato_7-09_xinternet

il Ducato

IV

GIORGIO BERNARDINItutta la loro opera”. Di sera, poco prima che la mo-stra aprisse i battenti, VittorioSgarbi era stato accompagnatodalla sovrintendente per unavisita alla sala del trono del pa-lazzo, dove sono esposte leopere: “I quadri sono di indub-bia bellezza: osservandoli unoad uno si comprende chiara-mente che Raffaello ebbe mol-ti maestri. Sicuramente quelloche influì maggiormente su dilui fu il padre, che gli donò lapoetica dell’arte che seppeesprimere”.Nel sottolineare la qualifica di“illustris” ottenuta a soli noveanni dal Sanzio, anche il criticodel Sole 24 ore Marco Carmina-ti intende evidenziare il princi-pio che la formazione paternadel piccolo pittore fu fonda-mentale: “Il titolo, certificatoda un atto del notaio MatteoOddi, è sinonimo di una consi-derazione che il territorio gli ri-conosceva già a quell’età”. L’esposizione di palazzo duca-le stronca definitivamente latesi di Vasari: “Raffello non eraaffatto un garzone del Perugi-no – ha ribadito Pinelli – ma un‘magister’ che lavorò presso dilui e lo superò. Tra l’altro seppefare molto meglio di lui, pocopiù tardi: utilizzando un lessi-co vicino alla formula uno, ècome se gli fosse entrato in sciae l’avesse superato alla grandesul rettilineo della storia del-l’arte”.Secondo i critici l’evento “Raf-faello a Urbino” era comunquedivenuto una necessità: “Lemostre sono tante, sempre dipiù. Sono divenute modi - hacontinuato il professor Pinelli –per riaccendere l’attenzionedei flussi turistici sui luoghidell’arte. In parte ad Urbino staavvenendo anche questo, mal’operazione critica della mo-stra ha il merito di avere un sen-so. Sono pochi i quadri del di-vin pittore che stanno in ma-niera permanente nella città edio ho dubbi anche sulla pater-nità del più famoso di questi, la“Muta”. Per questo mi pare chel’evento messo in piedi in que-sti anni costituisca un’opera-zione culturalmente onesta egiustificata”.E Sgarbi rivendica il suo ruolo:“Di certo non si può chiedere ame dell’esigenza di un eventoraffaellesco in questa città. Fuisicuramente io, nel corso di unforum delle idee al quale vennichiamato dal presidente dellaprovincia, a caldeggiare unamostra di Raffaello nella città.Alla fine io non sono stato piùcoinvolto: la mostra è ben fatta,ma penso che in definitiva sipotesse chiedere un maggiorimpegno al ministero. Di certo– ha sbottato il critico – il miomaggior coinvolgimento sa-rebbe stato più proficuo per ilbene della mostra, anche dalpunto di vista pubblicitario. Lamia naturale antipatia avrebbecreato un’attenzione diversanei confronti dell’evento”[email protected]

I critici: “Talento divinoGli storici dell’arte Antonio Pinelli, Vittorio Sgarbi e Marco Carminati commentano

Una mostra cheracconta la sto-ria di un amore.Non solo l’arte,ma la vicendaumana del figlio

di un padre attento, di una cit-tà generosa, di un tempo di glo-ria. Quasi un risarcimento al-l’affetto e all’attenzione cheGiovanni Santi seppe dare alsuo bambino. Agli storici del-l’arte Pinelli, Sgarbi e Carmina-ti abbaimo chiesto di com-mentare la mostra di Raffello:un talento “nel nome del pa-dre”.Proprio coloro che sono chia-mati a compiere un’analisi tec-nica e storiografica fannoemergere il profilo romantico epassionale della figura di Raf-faello. Un garzone cresciuto infretta nell’Urbino dei Duchiche fece tesoro di tutto ciò cheaveva imparato in undici annidi educazione, calore, insegna-menti. A quell’età vide morire il padre,che gli aveva dato tutto. Forseproprio per questo una dellemaggiori doti del divin pittoreè quella di essere particolar-mente capace di assorbire infretta tutto ciò che di buono glista attorno: una “grande spu-gna”, lo definisce lo storico del-l’arte Antonio Pinelli. In pochissimi anni Raffaelloseppe insomma ereditarequanto di più prezioso il padrepoteva lasciagli: l’amore e lacuriosità per il mondo, la vogliadi raccontarlo con il pennello.“Questa mostra – spiega Pinel-li – approfondisce e rende irre-versibile sul piano critico l’ideache Perugino non sia statomaestro diretto di Raffaello.Dopo questo prezioso lavoroscientifico di preparazione allatesi della mostra è chiaro che ilSanzio ha avuto soprattuttouna formazione paterna, conuna indubbia capacità di sa-persi guardare attorno e gode-re dei capolavori dell’Urbinodell’arte, che contemplava ar-tisti come Bramante, Genga eViti”. Il lavoro del comitato scientifi-co guidato dalla sovrintenden-te Mochi Onori riabilita total-mente la formazione urbinatedel pittore. Una novità assolutarispetto alle recenti mostre diLondra e Roma. Tre anni di intenso lavoro chehanno portato alla luce testi-monianze sconosciute e parti-colari inediti. Una tesi chemette d’accordo in manieratrasversale tutti i critici. Persi-no Vittorio Sgarbi: “La mostrarisarcisce davvero il rapportofra Raffaello e la sua città. Inquesto senso mi sentirei dicompiere un paragone fra Gio-vanni Santi e Monaldo Leopar-di. Si tratta di due padri cheseppero dare ai propri figlioli ilsenso poetico del fare, due uo-mini che influirono molto piùdi quanto si è immaginato su

Page 9: Ducato_7-09_xinternet

V

SPECIALE RAFFAELLO

Quando Raffaello muore, nella Settimana Santa del 1520, consumatodalle pene d’amore per la sprezzante Lucrezia e dalla febbre alta, “lagabbia, o la trappola, improvvisamente si rompe. Scompare come lanebbia sul mare di Pesaro”. Flavio Caroli, docente di storia dell’arte mo-derna al Politecnico di Milano, immagina la morte del pittore urbinatesimile a uno dei paesaggi marchigiani che Raffaello conosceva bene. E

che talvolta ha riportato nei suo quadri. Sullo sfondo dei suoi ritratti, che sia quello di Elisabetta Gonzaga o di Guidobaldoda Montefeltro, o la Sacra Famiglia o la Piccola Madonna Cowper, è il paesaggio del-l’Italia centrale a offrire lo scenario perfetto per compiere la perfezione figurativache Raffaello cercava. “Quello marchigiano e della bassa Romagna è un paesaggio dolce, pausato, equili-brato, classico che bene si sposa con la sensibilità artistica di Raffaello”, dice il pro-fessore Caroli. Il paesaggio più bello del mondo, almeno fino a sessant’anni fa, ha af-fermato lo storico dell’arte, anche durante la trasmissione Che tempo che fa. Rocce, colli, arbusti, acque e abitazioni, che avevano fatto da sfondo per le pitturedel padre Giovanni Santi, ritornano nei quadri del figlio Raffaello Sanzio, così come

si ripetono nei dipinti di TimoteoViti che aveva seguito l’adole-scenza del genio urbinate neisuoi primi anni da artista.E d’altra parte, dopo la smentitadi quanto scritto dal Vasari, ovve-ro di un Raffaello mandato anco-ra fanciullo lontano da Urbinopresso la bottega del Perugino, sipuò immaginare il giovane pitto-re osservare i colli del Montefel-tro quando la primavera squarciala nebbia che per tutto l’invernoaveva avvolto la città con i suoinobili palazzi, con le botteghe,con le abitazioni del popolo e cheaveva ristagnato nelle vallate. Raffaello “ha visto sempre la luce,che ha dipinto” scrive Caroli.Quella stessa luce che ha ispiratol’architettura di Urbino, secondoil parere di Fausto Testa, docentedi storia dell’architettura al Poli-tecnico di Milano, è dentro i qua-dri di Raffaello, che rappresenta-no talvolta proprio quei capola-vori architettonici. Come nel ca-so del dipinto “San Michele e ildrago” in cui un palazzo che ri-corda quello Ducale di Urbino ètestimone dell’uccisione del mo-stro simbolo del demonio permano del Santo interprete del be-ne. O come nel caso della PiccolaMadonna Cowper sul cui sfondosi riconosce il Mausoleo dei du-chi, ancora oggi elemento carat-terizzante dei colli delle Cesane.Ma non bisogna riconoscere il ri-petersi di questi luoghi d’infanziadel pittore come rimembranzaromantica. “Bisogna inquadrareRaffaello secondo un modellostorico” afferma il critico d’arteCarlo Arturo Quintavalle, ordina-rio di storia dell’arte all’universi-tà di Parma. “Senza utilizzarechiavi di lettura post-romanti-che, il paesaggio non rappresenta

un ricordo della fanciullezza, ma è accompagnato a elementi che riconducono adun contesto storico preciso, secondo quanto commissionato al pittore. Se Miche-langelo è pittore di idea, Raffaello è pittore di storia”.

[email protected]

CHIARA ZAPPALA’

o nel nome del padre”a mostra di palazzo ducale. “Raffaello non era affatto un garzone del Perugino”

Accanto nellafoto grande, laPiccola MadonnaCowper, sul cuisfondo è ricono-scibile ilMausoleo deiduchi, ancoraoggi sulle collineurbinati. Inbasso, Il sognodel cavaliere, incui è dipinto iltipico paesaggiodel Montefeltro

Nei suoi dipintii luoghi del Montefeltro

Dopo secoli un paesaggio ancora intatto

Page 10: Ducato_7-09_xinternet

il Ducato

VI

Raffaello per batterela crisi? Forse. Gliesercenti di Urbinoattendono. È anco-ra presto per trarreconclusioni. Di

certo c’è che le aspettative so-no elevate. E per adesso sonostate soddisfatte solo in parte. I più pessimisti sono i gestoridegli alberghi. Nonostante ilnumero di biglietti staccati fi-no al 5 aprile (2.525) e la quan-tità di prenotazioni raggiunta(24.289), i proprietari dellestrutture ricettive pensano chesi tratti per lo più di un turismomordi e fuggi. Senza mezzi ter-mini il commento di GiulioLonzi, proprietario dell’HotelRaffaello: “La campagna pub-blicitaria è stata impostatamolto male. Ho viaggiato tantoin questi mesi e non ho mai vi-sto una locandina della mostrain giro per l’Italia”. Rincara ladose Elisabetta Vichi, respon-sabile della promozione del-l’albergo e ristorante Nenè: “Lapromozione della mostra è sta-ta pessima. La macchina orga-nizzativa si è mossa troppo tar-di. Il sito internet dell’evento èstato attivato solo da qualchemese. Noi abbiamo cercato dimuoverci autonomamente perdiffondere la notizia: abbiamopubblicizzato la mostra nel no-stro sito e abbiamo inviato ma-teriale informativo alle agenziedi viaggio. Non spettava, però,a noi. Iniziative del genere de-vono essere promosse almenocon un anno di anticipo, altri-menti si rischia di trasformarlein occasioni sprecate”. Concorda Graziella Giacomel-li, titolare dell’agriturismo Pie-tra Rosa: “La mostra è stata co-sì mal pubblicizzata che alcuniclienti, interessati a vederla,sono arrivati prima dell’inau-gurazione e l’hanno persa. Ilturismo a Urbino non si evolve,perché non c’è lavoro di rete. Lacittà non è accogliente: i nego-zi chiudono la domenica, ci siannoia, non si trovano par-cheggi, gli abitanti non sonoospitali, i politici sono troppodistanti dalle dinamiche della

Attirato da Raffaello, ma di passag-gio e poco disponibile a spese extraper souvenirs o regalini da riporta-

re a casa. É il ritratto del turista che, a po-chi giorni dall'inaugurazione della mo-stra, gira per il centro di Urbino. Unico“lusso” il pranzo o la cena. Sono in pochia preferire uno spuntino veloce alla piz-zeria al taglio o al bar, rispetto a un pastoal ristorante, magari con un piatto tipico. I meno attenti alle spese sono gli stranie-ri. “Quanto vi fermerete?” “Non lo so, nonabbiamo programmato nulla”.“E quantopensa di spendere?” “No budget” rispon-de sicuro un signore venuta dalla Svizze-ra. Come a dire: quello che serve, serve.Con accento americano, ma sforzandosidi parlare in italiano, un uomo statuni-tense illustra la sua vacanza: tre notti, ce-ne e pranzi fuori bagnate da un buon vi-no, qualche bibita al bar. Ipotesi di spesa?“400 euro”. La moglie storce prima labocca, poi lo corregge “No, è troppo, fac-ciamo 300”. Ma il marito è sicuro: “400 ciservono tutti”. Molto diverso l'atteggiamento degli ita-liani, la maggioranza. Fare una stima èdifficile, ma su un punto molti concorda-no: zero euro per le spese extra. Urbino èuna meta irrinunciabile per chi ha orga-nizzato un tour nelle Marche o nel centroItalia e la mostra è un bel motivo in piùper salire nella città ducale. Ma si prefe-risce dormire altrove, dove si spende me-no, o andare e tornare in giornata, per chi

abita nelle vicinanze. I costi fissi nonpossono essere eliminati e incidono sul-le spese futili: 35 euro il viaggio di andatada Roma (pedaggio autostradale e car-burante), 55 euro da Milano, 63 da Napo-li. Più il ritorno. A questo si deve aggiun-gere il costo del parcheggio nelle strisceblu, il biglietto della mostra, il pranzo (ola cena) e, per chi non si accontenta del-la informazioni scaricate da internet, laguida. Totale: 35 euro circa. “Veniamo da Cantù. Speriamo di cavar-cela con 30 euro per il pranzo. Siamo indue più il piccolo”, dice un signore indi-cando il figlio in braccio alla moglie. Chinon si limita al menu turistico, però, evuole almeno l'audioguida per girare trale opere di Raffaello, deve aumentare ilproprio budget di almeno quindici euro.Per chi si ferma a dormire, poi, i costi lie-vitano ancora. “Pensiamo di spenderetra i 250 e i 300 euro in due”, dice un si-gnore romano venuto appositamenteper la mostra e che dormirà due notti inun albergo del centro. Extra? “Al massimouna decina di euro”. Fa eco una coppia diCremona: “Rimaniamo due giorni e ab-biamo preventivato una spesa di 200 eu-ro. Spese ulteriori? Qualche libro interes-

sante, se lo troviamo”.Taglia di molto i costi, invece, chi arrivain camper, così da aumentare la cifra perregalini e souvenirs: “Ci fermiamo unanotte sola. Pensiamo di spendere un cen-tinaio di euro, 30 per gli extra”, dice unaragazza di Merano. Se molti turisti camminano diretti versopalazzo ducale seguendo le indicazionidella mostra senza fermarsi ai negoziettidi via Vittorio Veneto, ci pensano i ragaz-zi delle scolaresche a dare la caccia a car-toline, braccialetti e gadgets vari. “Alla fi-ne 10 euro li spendono, forse anche qual-cosa di più”, dice il professore alla guidadi una scolaresca di Napoli. La mostra, anche se scarsamente pubbli-cizzata, è sicuramente un valore aggiun-to per Urbino, ma trattenere i turisti incittà per più di una giornata è difficile.“Stavamo facendo un tour nell'EmiliaRomagna. Abbiamo saputo della mostrasfogliando i quotidiani quando eravamoa Bologna e non potevamo fare a meno divenire”, dice una signora norvegese cir-condata da marito e figli. Si fermerà amangiare qui? “No, stiamo già tornandoalla macchina”. Il grande boom fino ad ora non c'è stato.“E' ancora troppo presto”, conferma il ti-tolare di un ristorante vicino piazza del-la Repubblica. I negozianti non perdono la fiducia, maper ora quasi nessuno gira con le bustedello shopping. I portafogli dei turistinon sembrano essere così pieni da risol-levare l'economia urbinate.

[email protected]

una mano, ma molto dipendedal grado di apprezzamentodei primi visitatori e dal passa-parola che si riesce a mobilita-re. In ogni caso, la speranza èche non si tratti di un eventoisolato: un’iniziativa di questaportata andrebbe organizzataogni tre anni”.Anche i gestori dei negozi sem-brano un po’ più ottimisti.Hanno atteso con ansia la mo-stra e si sono preparati a dove-re: quasi tutti espongono in ve-trina poster di Raffaello, persi-

ANNALICE FURFARI

FRANCESCO CIARAFFO

In pochi si fermano a dormire. Gli stranieri spendono di più

Un affare? Presto per dirloLe prenotazioni sono già 24.000 ma le aspettative non sono ancora soddisfatte

Gli albergatori propongono promozioni, i negozianti aprono la domenica ed espongono poster del pittoreno tra i vestiti e gli occhiali dasole. C’è poi una grande novità:hanno finalmente deciso di ri-manere aperti la domenica.“Sono speranzosa – dice Moni-ca Mancini, titolare de Il gattocon gli stivali – perché un even-to di questo tipo dovrebbe atti-rare tanta gente”. Stefano Gam-ba, proprietario dell’EmporioGamba, conferma: “Per l’occa-sione, ho ritirato nuovi capid’abbigliamento e addobbi perla vetrina. E dico alla sarta di fa-re i lavori in giornata, di modo

da venire incontro alle esigen-ze del turista”. Anche la titolare della Monte-feltro libri tiene aperto la do-menica e ha comprato catalo-ghi sul pittore urbinate. I gestori dei ristoranti hanno,però, un appunto da fare. A lo-ro avviso, la mostra si sarebbedovuta prolungare fino a set-tembre, perché è proprio nelpieno dell’estate che Urbino habisogno di risollevarsi. Turisti-camente parlando.

[email protected]

vita comune”.Ma una voce fuori dal coro c’è.È quella di Fabrizio MarcucciPinoli, figlio del proprietariodella catena Vip Hotels, checomprende Hotel e Residencedei Duchi, Albergo San Dome-nico e Hotel Bonconte. “Siamosponsor della mostra e abbia-mo iniziato a lavorare già dasettembre per pubblicizzarla.Abbiamo anche proposto deipacchetti promozionali. Di si-curo, in un periodo di crisi co-me questo, Raffaello ci darà

I negoziaccolgono i visitatoridellamostraesponendoposter diRaffaellonelle vetrine

Piccoli budgetche non lascianospazio agli extra

Mostra, ristorante e poi a casa

Page 11: Ducato_7-09_xinternet

VII

SPECIÀLE RAFFAELLO

Monastero di Santa Chiara

Due ore possono bastare per vedere i quadri diRaffaello. Poi o si tira il fiato, rilassandosidavanti a un aperitivo o facendo shopping per

le vie della città; oppure si continua con la cultura,perché Urbino non è solo Raffaello e sarebbe un pec-cato andarsene via senza aver visto tutto quel cheoffre.A cominciare dalla sede della mostra, palazzo ducale:la residenza di Federico da Montefeltro ospita la galle-ria nazionale delle Marche. Da non perdere, tra le 250stanze che si annidano intorno al cortile d’onore, lostudio del duca con le tarsie in legno, l’appartamentodella duchessa e i sotterranei del palazzo.Per apprezzare il resto di Urbino, un’idea può esserepartecipare a “Utopia di Raffaello”: una serie di appun-tamenti nei week end fino alla metà di luglio, che offrepercorsi per scoprire la città in ogni angolo e degusta-re prodotti tipici del Montefeltro.

In alternativa si può sempre andare in giro per contoproprio. Prima tappa: il monastero di Santa Chiara,fatto costruire dal duca Federico nel 1445. In questoedifico nei secoli si è fatto praticamente di tutto: finoal 1864 ospitava le suore clarisse. Per settant’anni, dal1904 al 1974, al monastero convertito a ospedale, por-tavano gli ammalati; oggi invece a Santa Chiara entra-no gli studenti iscritti all’Isia. Altra meta è l’oratorio di San Giovanni Battista, dove ifratelli Jacopo e Lorenzo Salimbeni hanno dipintoaffreschi considerati come la testimonianza del goticointernazionale nelle Marche.Scendendo per via Saffi, si arriva a Palazzo Battiferri,sede della facoltà di Economia. L’edificio, costruito nelXIV secolo e restaurato dall’architetto Giancarlo DeCarlo, è noto per le sale di lettura a scaffale aperto chesi affacciano sul panorama dell’appennino e per labiblioteca all’ultimo piano che ospita oltre 30.000volumi e 1000 riviste di economia e sociologia.

Anche i dintorni di Urbino meritano attenzione. Inzona Cesane, a due km dal centro, Giorgio Martini harealizzato attorno al 1491 il Mausoleo dei Duchi, volu-to da Federico da Montefeltro. Sul punto più alto dellacittà, sorge la fortezza Albornoz, luogo adatto perosservare Urbino e il Montefeltro. Infine prendono il nome da Raffaello una serie di luo-ghi degni di una visita. Il teatro Sanzio, inaugurato nel1853 con il Trovatore di Giuseppe Verdi e rimesso insesto dopo anni di abbandono da De Carlo. Il collegioRaffaello, in Piazza della Repubblica dove ora ha sedeil consiglio comunale.La casa di Raffaello, riconvertita a museo che ospitaalcune opere di rilievo. Dopo la visita, il consiglio è disalire in cima a via Raffaello fino a piazzale Roma,vedere il monumento a lui dedicato, sedersi su unapanchina e chiudere la giornata guardando il panora-ma del Montefeltro.

[email protected]

LUCA FABBRI

Teatro Sanzio Casa di Raffaello

Mausoleo dei Duchi (zona Cesane)

Monumento a Raffaello

Fortezza AlbornozOratorio di San Giovanni Battista

Palazzo Battiferri

Quattro passi dopo Raffaello In giro per la città angolo per angolo. Monumenti antichi e restauri moderni

Urbino offre tanti luoghi di interesse da visitare. A cominciare dalle oltre 250 stanze di Palazzo Ducale

Page 12: Ducato_7-09_xinternet

Chissà se ci sarebbe stato Raf-faello senza Federico daMontefeltro. I due grandi diUrbino non si conobberomai: l’artista nacque l’annodopo la morte del duca. Però

fu Federico a rendere la città marchigia-na uno dei centri culturali più vivaci estimolanti d’Italia, dove Raffaello rice-vette la sua primissima formazione arti-stica. Figlio illegittimo del signore di Urbino,Guidantonio da Montefeltro, Federico(1422) trascorse l’infanzia nella MassaTrabaria, insieme a Gentile Brancaleo-ni, che sposò nel 1437, a 15 anni.A 11 anni fu mandato ostag-gio dal padre prima a Ve-nezia, e poi a Mantova,dove venne istruitonella scuola cà Zoio-sa dell’umanistaVittorino da Feltre.Gli insegnamentidel maestro in-fluenzarono poinotevolmente lapolitica culturaledel duca, che feceritrarre Vittorinotra i grandi del suostudiolo. Fin da giovane Federi-co seppe di voler diven-tare cavaliere. Convinse ilpadre ad affidargli, sedicen-ne, il comando della compagniadi ventura di Urbino: dal 1438 al 1445 fual servizio del duca di Milano, e venneistruito all’arte della guerra. Nel 1444 il fratellastro Oddantonio, cheera succeduto al padre, venne ucciso inuna congiura. Che fosse o meno coin-volto nel complotto, a 22 anni Federicodivenne così signore di Urbino. Nel1460, quando sposò Battista Sforza, fi-glia del signore di Pesaro, che gli portò indote Fossombrone, era ormai signore diquasi tutte le Marche.Fu abilissimo condottiero e mecenateamante delle arti. Fu anche accorto po-litico e diplomatico, un principe globa-le, esemplare dell’epoca in cui visse. Con

le immense ricchezze che accumulògrazie al suo genio militare finanziò learti e la cultura: fu durante il suo ducatoche Urbino diventò un prestigioso cen-tro per gli artisti di tutta Italia, e fu Fede-rico a ordinare la costruzione di PalazzoDucale, che affidò a Luciano Lauranaprima, e poi a Francesco di Giorgio Mar-tini. Si circondò di artisti del calibro diPiero della Francesca e investì un patri-monio in opere d’arte e libri miniati. Federico mise il proprio esercito e lapropria abilità al servizio dei vari signo-ri italiani, di volta in volta valutando escegliendo il partito che recava maggio-ri vantaggi al suo ducato, senza maicompromettere in maniera definitiva irapporti con la parte momentaneamen-

te avversa. L’unico suo storico nemico

fu il signore di Rimini e Fa-no, Sigismondo Mala-

testa, con il quale siscontrò per più di 20

anni e che sconfissenel 1463, mentreera al comandodella Lega Italica.Nel 1469 però di-fese il figlio di Si-gismondo,Rober-to, dalle mire pa-

pali, e gli diede insposa la figlia.

Per gran parte dellasua carriera Federico

difese il papato, e otten-ne così il titolo di vicario

papale prima, poi (nel 1474)di duca. Con un papa si imparen-

tò anche, facendo sposare una sua figliaa un nipote di Sisto IV della Rovere. Pocoprima di morire di febbre, a 60 anni, fuforse implicato nella congiura dei Pazzidel 1478, che tentò di rovesciare i Medi-ci a Firenze. Il figlio Guidobaldo, che gli succedettenel 1482, fu il duca estimatore e com-mittente del giovane Raffaello. Federicolasciò Urbino splendida, potente, viva-ce. Qui si formò Raffaello, che poté cosìassorbire l’Umanesimo, l’amore per lacultura classica, le innovative conquisteformali degli artisti di corte, che il ducaguerriero aveva regalato alla città.

[email protected]

il Ducato

VIII

SPECIALE RAFFAELLO

Il Rinascimento conteso tra il guerriero e l’artistaIl signore di Urbino

investì le ricchezzedella guerra

in opere d’arte

Sommava in sè “arte e virtute”, diventò un mito già prima di morire

“Ipossessori delle dote diRaffaello non sono uomi-ni semplicemente, madèi mortali”. Erano tra-scorsi solo 30 anni dallasua morte, e la vita di Raf-

faello già sfumava nel mito. Giorgio Va-sari, nelle Vite de' più eccellenti pittori,scultori e architettori, stampato nel1550, lo paragonò a un dio, perché in lui“chiarissimamente risplendevano tuttele egregie virtù dello animo, accompa-gnate da tanta grazia, studio, bellezza,modestia e costumi buoni, che arebbo-no ricoperto e nascoso ogni vizio quan-tunque brutto, et ogni machia ancorache grandissima”.Raffaello Sanzio, figlio di Giovanni dèSanti, nacque a Urbino il 6 aprile1483, di venerdì santo. Esempre di venerdì santomorì, 37 anni dopo. Ilpadre era un pittore eun intellettuale chefrequentava la cor-te, all’epoca unodei centri cultura-li italiani più viva-ci. Il duca Federi-co da Montefel-tro, morto un an-no prima che Raf-faello nascesse,aveva riunito attor-no a sé alcuni dei piùgrandi artisti del Ri-nascimento: nella se-conda metà del quattro-cento operarono a UrbinoLuciano Laurana, Leon BattistaAlberti e Piero della Francesca. Raffael-lo trascorse così i primi anni di vita in unambiente culturale di altissimo livello, ecominciò a dipingere nella bottega delpadre. A 8 anni rimase orfano di madre,a 11 gli morì anche il padre. Probabil-mente in questo periodo trascorse alcu-ni anni a Perugia, nella bottega del Peru-gino. Fin da giovanissimo Raffaello, già“magister” a 17 anni, ricevette commit-tenze dal duca di Urbino Guidobaldo(successore di Federico) e dalla duchessaElisabetta di Gonzaga. Fu poi la figlia del duca Federico a racco-mandarlo al gonfaloniere di Firenze PierSoderini: nel 1504, a ventuno anni, Raf-

faello raggiunse la città di Leonardo e Mi-chelangelo (che nello stesso anno terminòil David), affascinato dalle suggestioni ar-tistiche che gli arrivavano dalla repubbli-ca toscana. Qui si completò la formazionedel pittore dell’armonia, e la sua famacrebbe talmente che arrivò alle orecchiedel papa. Giulio II lo chiamò a Roma nel 1508, forsesu suggerimento di Bramante, e rimasetalmente colpito dalla sua maestria da li-cenziare tutti gli altri pittori e affidare a luisolo le decorazioni delle stanze papali delpalazzo Vaticano (una di queste è la famo-sissima Scuola di Atene). A Roma Raffaellodivenne architetto e approfondì l’amoreper l’arte classica. Ma non solo: fu anche“persona molto amorosa et affezionata al-

le donne”. Vasari racconta che unsuo committente, il banchiere

Agostino Chigi, per farloconcentrare sugli affre-

schi ai quali stava lavo-rando dovette ospita-

re alla Farnesina an-che la sua donna.Nel 1514 il nuovopapa, Leone X, lonominò architet-to della fabbricadi San Pietro econservatore del-

le antichità. A Roma la fama di

Raffaello divennetrionfo: le sue opere si

conoscevano ormai “fi-no in Fiandra et in Fran-

cia”, come testimonia Vasari.Già mentre era in vita nasceva il

suo mito, fatto di perfezione stilistica ecortesia: Raffaello era l’uomo esempla-re del Rinascimento, che sommava in sé“arte e virtute”. Si fece crescere in quegliultimi anni barba e capelli, e divenne co-sì anche fisicamente divino, un Cristo.Quando morì, il 6 aprile del 1520, vener-dì santo, si disse che in realtà di anni nonne compiva 37, ma 33, come Gesù. Picodella Mirandola il giorno successivo allascomparsa del pittore scrisse che allasua morte i cieli avevano mostrato glistessi segni che mostrarono alla mortedi Cristo e che il palazzo dei papi, su cuisi era aperta una crepa, minacciava dicrollare. (a.c.)

Federico, ducad’armi e di cultura

Raffaello: “Nonuomo, dio mortale”

ALICE CASON

ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: GIOVANNI BOGLIOLO, Rettore dell'Università di Urbino "Carlo Bo".Vice: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche. Consiglieri: per l'Università: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIU-SEPPE PAIONI; per l'Ordine: STEFANO FABRIZI, DARIO GATTAFONI, CLAUDIO SARGENTI; per la Regione Marche: SIMONE SOCIONOVO, LEONARDO FRATERNALE;per la Fnsi: GIOVANNI GIACOMINI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRI-CO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore: RAFFAELE FIENGO

IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 www.uniurb.it/giornalismo; e-mail: [email protected] Direttore responsabile: RAFFAELE FIENGO Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733 Registrazione TribunaleUrbino n. 154 del 31 gennaio 1991

Page 13: Ducato_7-09_xinternet

5

SPETTACOLI

Stagione di prosabilancio coi fiocchi

Aumentati gli abbonati rispetto all’anno scorso

Gli urbinati non rinunciano al teatro. Gli spettatori sono stati 4445

CinemaDRAGON BALL EVOLU-

TIONdi JamesWong CinemaDucale dal 10al 16 aprile

Feriali: 20.30/22.30Festivi:16.30/18.30/20.30/22.30Basato sul popolare mangagiapponese ideato da AkiraToriyama, Dragon BallEvolution racconta la storiadel giovane guerriero Goku.Dopo la morte del nonno, ilprotagonista decide di met-

tersi in viaggio per trovare lesette sfere magiche delDrago per salvare il mondo.

CHE L’AR-GENTINO diS t e v e nSoderberghCinemaDucale dal10 al 16

aprileFeriali: 20.30/22.30Festivi:17.30/20.00/22.30Primo episodio della pel-licola realizzata sulla vitadi Ernesto Guevara. Il 26novembre del 1956 Fidel

Castro salpa per Cubacon 80 ribelli per rove-sciare la dittatura diFulgencio Batista. Traquesti un giovane medicoargentino a cui prestoverrà attribuito il sopran-nome del Che.

GLI AMICIDEL BARMARGHE-RITA diPupi AvatiCinemaNuova Luce

dal 3al 15 aprile Feriali: 21.30

Pasqua: 17.30/21.30 Pasquetta: 21.30 Bologna 1954. Taddeo èun ragazzo diciottenneche sogna di frequentareil mitico Bar Margherita.Con uno stratagemma ilgiovane inizia a fare d’au-tista personale ad Al, l’uo-mo più carismatico emisterioso del quartiere.Taddeo così diventa ilsuo protetto. L’amarcorddel Bar Margherita proce-de quasi ad episodi e lestorie si intrecciano inuna diver tente comme-dia, con un’ironia a volteamara.

cartellone

Concorso musicale per studenti

Si abbassano le lucisulla stagione di pro-sa al teatro Sanzio, eadesso tocca fare iconti. Sarà pur rima-sto un piacere per po-

chi, un antico modo di stare nel-la società e di fare cultura, masta di fatto che il teatro a Urbinonon passa mai di moda. Ognivolta che una compagnia salesul palco del Sanzio, platea, pal-chetti e galleria si riempiono. Eil bello è che in questa città ateatro ci vanno un po’ tutti. Tan-ti anche i giovani: da quelli conl’aria da intellettuali un po’ de-modè, ai finti trasandati con icapelli arruffati, al Sanzio ci so-no per tutti i gusti. Il fatto è che la stagione di prosaè piaciuta proprio agli urbinati;a parlare sono i numeri. La ras-segna, conclusasi lo scorso 3aprile con “La commedia diCandido”, porta con sé un risul-tato significativo e decisamen-te in controtendenza: l’aumen-to degli abbonati . Se ne conta-no ben 292, e considerato che ilteatro Sanzio ha 450 posti, i fe-delissimi che non si sono persineanche uno spettacolo ne oc-cupano più della metà.Il numero degli spettatori arrivaa 4445, con una media di ben ol-tre 400 persone a serata, pocomeno rispetto alle presenzedell’anno scorso, quando di bi-glietti venduti se ne sono conta-ti 4454. Questi sono i dati relati-vi alla stagione di prosa, man-cano ancora i risultati di TeatroOltre, la kermesse di spettacoliche porta sul palco linguaggi in-novativi. A giocare un ruolo de-cisivo per il successo raccoltodalla stagione teatrale è sicura-mente la scelta della program-

mazione: “La qualità quest’an-no ha vinto - ha confermatol’assessore alla Cultura e Turi-smo, Lella Mazzoli - puntandosulla commedia classica, spet-tacoli socialmente impegnati ela danza”.Nonostante gli allarmi della cri-si gli urbinati non hanno rinun-ciato alla voglia di vivere le sen-sazioni che solo le storie rac-contate sul palco possono tra-smettere. “Abbiamo avviato lacampagna abbonamenti pro-prio nello stesso periodo in cui

falliva il colosso americanoLehman Brothers - ha spiegatoil direttore di Amat, GilbertoSantini - e nonostante questo èsuccesso un fatto curioso: il nu-mero degli abbonati è cresciu-to. Nei periodi di crisi non è lacultura a farne le spese”. Aumenta ogni giorno la pauraverso la crisi economica, ancheper questo il teatro non deveperdere di vista il suo pubblico.Se i tempi si fanno duri, la pro-grammazione deve essere piùattenta alle tematiche sociali.

Quest’anno al Sanzio sono arri-vati spettacoli di alta qualità e diforte impatto emotivo come,tanto per citarne alcuni, ildramma giudiziario de “La pa-rola ai giurati” di Reginald Rose;le parole di due grandi intellet-tuali come Pier Paolo Pasolini eLeonardo Sciascia ne “La nottedelle lucciole”; l’angoscianterealtà di “Gomorra” tratto dal li-bro di Roberto Saviano e poi To-ni Servillo nella “Trilogia dellavilleggiatura”, celebre comme-dia di Carlo Goldoni. La solitu-

Al via la prima edizione di Mau 2009, ilconcorso musicale indetto dall’Ersudi Urbino. “Musica all’università”

(Mau) si inserisce nel progetto portato avan-ti dall’Ente per rivitalizzare i collegi univer-sitari e i luoghi frequentati da studenti. Per ilpresidente dell’Ersu Giancarlo Sacchi “coin-volgere il più possibile gli studenti rientranella nostra filosofia”. “Abbiamo voluto l’e-vento - spiega Sacchi - per due ragioni: 1)quando l’anno scorso abbiamo organizzato«Urbino: arte all’università» (Uau), un con-corso artistico-culturale, la musica è rimastaesclusa; 2) forniamo i soliti servizi ma favo-riamo anche la crescita culturale grazie aconcorsi come questo”.Le categorie in gara sono quattro: classica;pop; parole in musica; dj set. “Possono iscri-versi - spiega Stefano Mauro del Centro in-formazioni studenti (Cis) dell’Ersu - solisti ogruppi musicali che eseguono brani ineditio cover. Si premierà l’originalità”. Possono partecipare gli studenti iscritti al-

l’Università di Urbino, all’Accademia di Bel-le Arti, all’Isia, al Conservatorio di Pesaro eall’ultimo anno di un istituto secondario su-periore marchigiano. È di 3.000 euro la dotazione economica delconcorso. In palio 500 euro per il primo clas-sificato di ogni categoria. Il vincitore finalericeverà altri 1.000 euro. I primi classificati diciascuna categoria parteciperanno gratis aun viaggio organizzato dall’Ersu per assiste-re a un evento musicale nazionale o interna-zionale ma anche ad altri spettacoli e seratespeciali. Per valutare le performance, l’Ersuha istituito una giuria tecnica composta dapersonalità della musica e della cultura. Trai giurati ci sono il maestro urbinate e presi-dente di Mau 2009 Michele Mangani - inse-gna musica d’insieme per strumenti a fiatoal “Rossini” di Pesaro - e il cantante LucioDalla. La selezione preliminare avverrà do-po l’ascolto di brani registrati su cd. “È im-portante - avverte Mangani - sia l’esecuzio-ne del brano, sia la buona registrazione per-ché la preselezione valutata tramite l’ascol-to di cd è rischiosa. Io mi occuperò dei com-positori-esecutori classici. Valuterò l’esecu-

zione, l’interpretazione e le difficoltà tecni-che del brano. Il concorso - prosegue Man-gani - coinvolge due realtà diverse: il Con-servatorio e l’Università. Si tratta di una ve-trina musicale che può essere sfruttata comeun trampolino di lancio”. Per ognuna delle categorie verranno selezio-nati - dopo l’ascolto delle registrazioni -quattro finalisti che si esibiranno dal vivo nelcorso di giornate aperte al pubblico. Il vinci-tore di ognuna delle sezioni - al termine del-la serata live - sarà deciso dalla giuria (per un75%) e dal pubblico presente (per un 25%).La serata conclusiva nella quale verrà elettoil vincitore assoluto - i primi di giugno - saràcaratterizzata dall’esibizione dal vivo deiquattro vincitori delle sezioni. Le iscrizioni(aperte l’8 aprile) possono essere presenta-te fino alle 12 di mercoledì 13 maggio. Massimo Fortini, direttore dell’Ersu, osser-va: “Ci aspettiamo una partecipazione mag-giore della positiva esperienza di Uau. Oc-corre vivere l’università a tutto tondo, noncome un esamificio in cui studiare, dare esa-mi e dal quale fuggire”.

[email protected]

Mau 2009, quattro le categorie in gara. Lucio Dalla in giuria

dine e la delusione raccontateda Natalia Ginzburg ne “L’inter-vista”, e per finire, ma senza tre-gua, “La commedia di Candi-do”, con Ottavia Piccolo e Vitto-rio Viviani, hanno confermato irisultati positivi della stagione. La cultura è un motore impor-tante per l’economia urbinate;per questo è essenziale che ilteatro continui ad essere unodei mezzi principali attraversoil quale l’arte prende forma espinge il pubblico a riflettere.

[email protected]

GIOVANNI PASIMENI

CLAUDIA BANCHELLI

Sopra lo spettacolo “Trilogia della villeggiatura” di Goldoni

Page 14: Ducato_7-09_xinternet

il Ducato

6

UNIVERSITA’

A tutti gli studentiuguali condizioni

E’ stato eletto il Comitato pari opportunità

Tra le portavoci Alda Lamce, presidente dell’associazione PantaRei

“Risolviamo i problemi”Lancianese è il nuovo rappresentante all’Ersu

Il Comitato Pari Opportu-nità (CPO) «è uno stru-mento per comunicare»,sostiene Alda Lamce. «Èun modo per sensibiliz-zare», prosegue Luana

Salvatore. «Svolge una funzio-ne informativa», aggiunge Ve-ronica Marescotti. Comunica-re, sensibilizzare ed informaresono le fondamenta sulle qualisi regge la rinascita del Comita-to, rappresentato dalle tre stu-dentesse elette nella lista delleFormiche con le votazioni del25 e 26 marzo.Il CPO esisteva già l’anno scor-so, ma - come spiega VeronicaMarescotti - «era stato creato inmaniera un po’ improvvisata,perché non c’era modo di orga-nizzare delle elezioni. Le ragaz-ze del Comitato erano statesuggerite dai rappresentantidegli studenti e nominate dalRettore». L’anno scorso, in-somma, questo organismo erastato un affare interno alle rap-presentanze universitarie.Ora, con la legittimazione delvoto, le Pari Opportunità di-ventano appieno un obiettivoda raggiungere. Il CPO è costituito non solo dastudenti, ma da altri sei membritra personale docente e tecnico-amministrativo, ed ha l’intentodi rivolgersi all’università nel suoinsieme: le rappresentanti sotto-lineano che le funzioni dell’orga-nismo non riguardano singolefasce di studenti, e non trattanosolamente la disparità di con-dizioni tra uomo e donna. Veronica Marescotti dice che«il Comitato serve a tutti, per-ché tutti devono avere gli stessipunti di partenza. Spesso lepersone pensano di vivere unasituazione di pari opportunità,ma in alcuni casi non è così. Ec-co perché dobbiamo fare una

politica di informazione».Ma il Comitato dovrà rivolgereparticolare attenzione agli stu-denti che più hanno esigenzeproprie, come gli stranieri e gliErasmus. E poi ci sono gli studen-ti diversamente abili che vivonoquotidianamente grandi disagi,ed è sui loro bisogni che l’atten-zione va concentrata. Alda Lamce è presidente diPantaRei - associazione cultu-rale che si batte per il diritto allamobilità degli studenti disabili - ele sue affermazioni sono pesanti:«Il trasporto è importante perqualsiasi essere umano. Noi chenon possiamo camminare ab-biamo bisogno un aiuto chespesso ci viene negato. Nessunoin università ci ha mai chiestoquali sono i problemi che in-contriamo. Per questo con lamia candidatura abbiamo deci-so di rappresentare PantaRei nelComitato. Il trasporto - prosegueAlda - è un problema grave: il ser-vizio dei bus per i diversamenteabili termina alle 19, quindi la se-ra non possiamo uscire. Non c’èservizio la domenica, e ci toccastare in camera tutto il giornomentre fuori c’è il sole. Senzacontare che gli autisti spesso nonhanno sensibilità ed attenzionenei nostri confronti. Inoltre peravere il servizio di trasporto deviavvisare il giorno prima, o la mat-tina presto. Se hai un’esigenza sulmomento, ti arrangi: a me è suc-cesso di stare male, e non sonostata portata all’ospedale. Co-munque - conclude Alda - io nonvoglio rappresentare solo i di-versamente abili, ma tutti glistudenti, perché attraverso ilComitato bisogna chiedere chevengano risolti i problemi ditutti. Dobbiamo costruire, perquanto ci compete, un ponte dicomunicazione tra studenti,docenti e strutture». E poi, co-me dice Luana Salvatore, «ilComitato potrebbe essere im-

portante per tutti quegli studentiche nei corsi di facoltà non af-frontano tematiche di tipo socia-le ed hanno voglia di sapernequalcosa». Il Comitato Pari Opportunitàaspetta di riunirsi con gli altri or-gani universitari per decidere leiniziative da portare avanti. In-tanto potrebbe colmare il primovuoto, lungo un anno: sul sitodell’ateneo, nello spazio dedica-to al Comitato, alla pagina degli“obiettivi” non c’è ancora scrit-to nulla.

[email protected]

Abruzzese, 22 anni, studente al terzo annoalla facoltà di scienze politiche alla CarloBo di Urbino. Questa è la carta d’identità di

Simone Lancianese, appena eletto rappresen-tante studentesco al consiglio di amministrazio-ne dell’Ersu, l’ente regionale per il diritto allastudio universitario. La nomina ufficiale dellaRegione arriverà a giorni, ma i voti guadagnatialle elezioni studentesche, con la lista “Formi-che - Uniti per il futuro”, assegnano a lui l’incari-co. “Farò da tramite tra gli studenti e l’Ersu”. Così Si-mone Lancianese cerca di sintetizzare il lavoroche lo attende e che porterà avanti per i prossimitre anni. E’ il suo primo impegno ufficiale nellarappresentanza studentesca universitaria, co-me rivela anche l’emozione che prova nel parla-re. “E’ importante che ci sia all’interno del con-siglio dell’Ersu un rappresentante degli studen-ti in maniera fissa. Sono molti i problemi da af-frontare e discutere tra cui quelli relativi, peresempio, al bar e alla ristorazione delle due men-se universitarie. Fino all’anno scorso, nei week

end il servizio si alternava tra le due mense, in-vece da quest’anno a rimanere aperta è soloquella dei collegi al Tridente. Si è parlato anchedella possibilità di chiudere la sera la mensa incentro. Una scelta che toglierebbe un servizio atutti gli studenti che abitano dentro le mura, traquesti vi sarebbero anche tanti borsisti che permotivi diversi hanno scelto l’alloggio in città”. Lancianese pensa che si dovrà affrontare anchela discussione per la costruzione di nuovi allog-gi a Cavallino. “Il progetto c’è, ma per il momen-to dovrebbe rimanere fermo anche per motivi ditrasporto con il centro. Problemi di collegamen-to già ci sono con la sede di Sogesta e, se si do-vessero aprire nuovi collegi a Cavallino, sarebbeancora più problematico. Se si riprenderà in ma-no questo progetto, si dovrà discutere prima delpiano dei trasporti”. Aspettando di sedere ufficialmente al tavolo delcda dell’Ersu, Simone Lancianese pensa già a qual-che proposta : “Stavamo pensando di ritoccare ilbando delle 150 ore che dà agli studenti la possibili-tà di collaborare part time nelle strutture dell’uni-versità privilegiando nell’assegnazione chi ha giàottenuto l’idoneità per la borsa di studio”.

[email protected]

DANIELE FERRO

GIULIA AGOSTINELLI

Page 15: Ducato_7-09_xinternet

7

SPORT

Micelli: un urbinate vincenteDopo la Coppa Italia, l’allenatore di volley conquista la Champions League

“Tanti sacrifici e tanto lavoro per vedere questi risultati. Ma sono sicuro che il bello deve ancora arrivare”

Gli sponsor abbandonano lo sportChe si torni a giocare in cortili polverosi con

palloni di pezza e scarpe sfondate, è im-probabile. L’onda lunga della recessione

economica sta travolgendo, però, anche ilmondo dello sport. Gli imprenditori locali, finoa qualche tempo fa, erano i grandi mecenati diogni evento e squadra sportiva. Ora faticano afar quadrare i conti e mandano in cassa inte-grazione i propri dipendenti. Sui loro bilanci, laprima a scomparire, tra i capitoli di spesa, è sta-ta la voce “sponsor”.Più del 60% delle ditte che mi avevano promes-so un contributo si sono tirate indietro già all’i-nizio dell’anno”, rivela Lorenzo Cerioni, patrondella Fermignanese, che gioca in Eccellenza.Fare il presidente di una squadra di calcio, inrealtà piccole come Urbino e Fermignano, si-gnifica quasi sempre trasformarsi in piccoleconcessionarie pubblicitarie. Gli sponsor ven-gono inseguiti, tampinati, talvolta implorati.Sono loro a pagare le divise, l’iscrizione al cam-pionato e l’affitto dei campi sportivi. E in tem-po di crisi, che fatica trovarli! Giovanni Pagnoni, presidente della Futsal,

squadra di calcio a 5 che milita in C1,isuoi spon-sor lui li incastra: “Io gestisco un negozio e a tut-ti i miei fornitori chiedo un contributo. Visto cheio compro da loro, chi più chi meno, qualcosa ladanno tutti”. Per il futuro, però, è pessimista. Lasua squadra giocherà i play off per la serie B. Pa-gnoni, però, non è così entusiasta della even-tuale promozione: “La sola iscrizione al cam-pionato di B costa quattordici mila euro. E le no-stre spese annuali complessive non superano isei mila euro: siamo già costretti a chiedere ainostri giocatori di pagarsi da soli alcune spese,come le visite mediche”.Come ripete ultima-mente anche Obama, la crisi potrebbe essereun’opportunità. La pensa così Giancarlo Sac-chi, presidente della Robour Tiboni, squadra divolley urbinate da ben quattro stagioni in A2. Lasua società ha meno problemi nel reperiresponsor rispetto alle piccole squadre locali. Ri-tiene comunque necessario un cambio di pas-so: “Ho proposto alla Lega delle società di pal-lavolo professionistiche di puntare tutto sullaJunior league. È investendo sui giovani che sicostruisce uno sport sostenibili senza le spesefolli del passato”.

[email protected]

Ha una giocatrice preferita?“Assolutamente no! Credo mol-to nel gioco di squadra. Sono tut-te professioniste bravissime, lamaggior parte delle quali giocanella Nazionale”.Bergamo punto di arrivo o pun-to di partenza?“Partenza vera! È la prima voltaper me in una grande squadra, ene sono orgoglioso. È la rispostaai tanti sacrifici e al lavoro fattofino ad oggi, ma ono sicuro che ilbello deve ancora arrivare”.Quali sono state le vostre cartevincenti?“La pazienza in primis! Le ragaz-ze non hanno sempre tempi direcupero sufficienti, quindi nonsempre sono in forma o adegua-tamente motivate. Ma sono verecampionesse, per cui non biso-gna aver fretta nel pretendere ri-sultati. La forza tecnica e tatticahanno fatto la differenza, insie-

me alla determinazione e al cuo-re”.Più soddisfazioni o più delusio-ni nella sua carriera? “Delusioni poche, soddisfazionitante. Non dimenticherò mai ilgiorno in cui abbiamo vinto laCoppa Italia, un’esperienza maiprovata prima”.La crisi mondiale che stiamo vi-vendo si avverte anchenel mon-do della pallavolo?“Purtroppo sì, tantissimo, e la ri-duzione degli stipendi è emble-matica. Inoltre le aziende in dif-ficoltà costringono gli sponsorad allontanarsi, così restano so-lo gli appassionati ma con bud-get ridotti”.Obiettivi futuri?“Come da contratto, resterò allaFoppapedretti Bergamo fino al2011. Lo s cudetto ora è l’obietti-vo a cui mirare.”

[email protected]

Con la crisi scarseggiano le pubblicità per le squadre locali

“Da Urbi-no al tet-to d’Eu-ropa sip a s s aper i tor-

ricini!”. Lorenzo Micelli, urbina-te di nascita, riassume con que-sta espressione il lungo percor-so, fatto di grinta e perseveranza,che ha portato la sua squadra divolley serie A1 femminile, laFoppapedretti Bergamo, a di-ventare campione d’Europa.Cinque set avvincenti per unaformazione tutta italiana: do-menica 29 marzo la squadra diBergamo, che Micelli allena dal2007, ha vinto la ChampionsLeague contro la Dinamo Mo-sca, nella final four di Perugia.Una vittoria tutta italiana otte-nuta con sudore e arrivata dopoun altro grande successo: laCoppa Italia conquistata nel2008 contro la Scavolini Pesaro.Due vittorie consecutive per Mi-celli; sesto trionfo europeo equinta Coppa nazionale per lasquadra di Bergamo. Un lungo curriculum sportivonella pallavolo femminile, quel-lo di Lorenzo Micelli: dalla pan-china della Robur Tiboni Urbi-no, dal 1996 al 1999, fino alla se-rie A1 con la Santeramo nel 2005.Una vita dedicata ad una profes-sione che ama e che lo ha porta-to a ricoprire il ruolo di secondoallenatore della Nazionale ita-liana nel 2006 e di assistente tec-nico dal 2007. “Ho cominciato a fare pallavoloa Urbino negli anni’90.Urbinomi ha fatto appassionare, e lapassione, si sa, è il vero motore diogni cosa”. E aggiunge: “Ho co-minciato allenando una squa-dra maschile, poi ho cambiato;sono ormai quindici anni che la-voro con squadre femminili”. Ma che differenza c’è dall’alle-nare una squadra maschile?“La situazione di gioco e la tecni-ca sono totalmente diverse, cosìcome lo sono anche le dinami-che psicologiche. Credo sia piùdifficile allenare le donne, es-sendo già per loro natura moltocomplicate”.

BRUNELLA DI MARTINO

GIORGIO MOTTOLA

Lorenzo Micelli, allenatore della Foppapedretti Bergamo

Match di calcio a 5 al Palamondolce

Page 16: Ducato_7-09_xinternet

il Ducato

8

MASS MEDIA

Come comunicare la scienza Giornalisti, ricercatori e divulgatori, fra informazione specializzata e generalista

La necessità di raccontare e quella di essere precisi. Rosati avverte: “Ma attenzione al sensazionalismo”

MATTEO FINCO

Ciò che sappiamodella scienza, losappiamo dai me-dia. E’ infatti attra-verso la comuni-cazione che i pro-

gressi del mondo scientificovengono riportati alla societàcivile. L’Eurobarometro, rapportodella Commissione Europea sumedia e ricerca scientifica del2007, indica che l’interesse perla scienza è più alto rispetto apolitica ed economia, e chescienziati e medici sono moltopiù stimati di politici e giorna-listi. Ma il mondo dell’informa-zione riporta correttamenteciò che la ricerca produce?I fatti scientifici divengono te-mi di comunicazione in moltimodi. Non solo attraverso l’in-formazione specializzata, maanche attraverso quella gene-ralista.“Occorre distinguere almenotre tipi di comunicazione dellascienza” dice Mario Menichel-la, scrittore scientifico free lan-ce, autore di Professione divul-gatore: “C’è la divulgazionepropriamente detta, attraver-so cui vengono spiegate le sco-perte della scienza; poi c’è l’at-tività di informazione, la cro-naca delle novità del mondoscientifico, compiuta dai gior-nalisti specializzati; infine l’info-tainment, commistione fra infor-mazione e intrattenimento”.In questo panorama, se inter-net ha creato nuovi spazi (co-me gruppi di discussioni eblog) dove, oltre all’informa-zione e alla didattica,anche chinon è del settore può occupar-si di hobby scientifici, “la tele-visione – prosegue – gode delvantaggio di poter trattare al-cune materie, come l’astrono-mia, che si prestano ad esseremesse in immagini”. Ed è pro-prio la tv il mezzo preferito a cuiattingere informazioni scienti-fiche, specie con i documenta-ri. Poi vengono giornali, radio,internet e magazine. Gli argo-menti più trattati sono la bio-medicina e l’ambiente (datiSissa, Scuola Internazione Su-periore di Studi Avanzati), chesono quelli poi ritenuti più in-teressanti dal pubblico (Euro-barometro).Determinati ambiti scientificiallargano la discussione all’in-tera società, finendo sulle pri-me pagine dei quotidiani e deitelegiornali, basti pensare alleemergenze alimentari e am-bientali, al dibattito sulla bioe-tica e alle catastrofi naturali.Ma la comunicazione scientifi-ca aiuta i cittadini ad acquisireconsapevolezza? Secondo Gio-vanni Spataro, redattore di Le-Scienze.it, mensile, edizione

italiana di Scientific American,questo per lo più avviene, per-ché “anche quando l’informa-zione non è troppo precisa, in-curiosisce e spinge a saperne dipiù”. D'altronde, si può fare ilconfronto con altri settori: “Chiha capito tutto riguardo allacrisi finanziaria, o alle questio-ni di politica internazionale?”.Il giudizio sull’informazionescientifica può essere dunquepositivo. Ci sono progressi ri-spetto al passato: “Oggi final-mente anche i caporedattoricominciano ad occuparsi discienza, prima non era così”.Proprio a voler trovare un difet-to “Forse, con la popolarizza-zione delle scienze, è che spes-so si vanno a cercare argomen-ti troppo pop”.Il compito è delicato. Occorresempre verificare che le ricer-che scientifiche di cui si staparlando siano già state pub-blicate su riviste riconosciutenel mondo scientifico.Gli stessi criteri che rendononotiziabile un evento scientifi-co, a volte non coincidono conquelli classici della cronacagiornalistica. Non è sempre fa-cile “trovare la giusta misura frala necessità dei giornalisti diraccontare in tempo utile equella degli scienziati di essereprecisi”, come dice il professorStefano Santini, che insegnaSismologia ad Urbino, riferen-dosi alla cronaca del terremotoin Abruzzo.In fondo il rischio del sensazio-nalismo è sempre presente.“Spesso basta un titolo sbaglia-to per rovinare un ottimo arti-colo”, avverte Edoardo Rosati,medico e caposervizio dellepagine della salute di Oggi.“Perciò è bene interagire finoall’ultimo con i caporedattoried evitare eccessiva enfasi”.Nel settore della salute il pub-blico è molto esigente, ancheperché in questo ambito cosìdelicato “ogni lettore è un po-tenziale paziente”. E da pazien-ti, spesso, si affidano alla testa-ta. Trascurando magari il medi-co generico. In molti casi infat-ti la comunicazione medico-paziente latita, e i redattori siritrovano di fronte a domandemolto specifiche. “Noi però invitiamo sempre afar riferimento al medico di ba-se, perché si rischia una so-vrapposizione dei ruoli moltopericolosa”, precisa Rosati.Nonostante i settimanali per-mettano poi un maggiore ap-profondimento rispetto aiquotidiani, gli ambiti che piùinteressano i lettori sono quel-li più prossimi alle loro condi-zioni di salute. In cima: l’osteo-porosi, l’oculistica, la sessuo-logia e la stitichezza. “Sono iproblemi più concreti a gene-rare più domande”.

[email protected]

Evoluzioni e cambiamenti”Negli ultimi anni è cambiata la comunicazione della scienza. C’è la divulga-zione, ma anche l’intrattenimento, l’educazione, la partecipazione pubblica,e sempre più importanti sono l’interazione delle imprese e le pubblicherelazioni, e richiedono strategie diverse” dice Nico Pitrelli, ricercatore inComunicazione della scienza alla Sissa di Trieste. “Non c’è solo bisogno di‘traduttori’, ma anche di produttori di contenuti, e diversi sono anche i pub-blici, talvolta molto competenti, che sono in grado di orientare la ricerca. Ilmedico e lo scienziato da soli non possono risolvere tutte le questioni chehanno a che fare con la conoscenza e la società: i media più che uno spec-chio della realtà scientifica sono un luogo dove costruire la realtà”.

L’AXXXXXXXXXTE LE NOVITÀ ’’Determinati ambiti scientifici

allargano la discussione a tutta lasocietà. I media più che uno specchiodella realtà scientifica sono un luogo

dove costruire la realtà"

’’

LA SCIENZA E LA SOCIETA’

Il pubblico è molto esigentee chiede informazione scientifica,più di quella che è offerta oggi