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DVEN092012

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6 • DOSSIER • VENETO 2012

L’INTERVENTO ..........................................9Massimo PavinGiancarlo Galan

PRIMO PIANO

IN COPERTINA .......................................12Cristina e Federico Cozza

RITRATTI ..................................................18Corrado Passera

ECONOMIA E FINANZA

POLITICA ECONOMICA .....................24Luca ZaiaEttore Riello

INNOVAZIONE.......................................30Silvia OlivaMatteo ZoppasAlessandro VardanegaAlberto Bobbo

IL COMMENTO......................................40Stefano Lorenzetto

EXPORT...................................................42Michele Bertazzon Roberto ZerbiniPier Antonio Zanetti

INTERNAZIONALIZZAZIONE...........48Franco Benvenuti

TECNOLOGIE.........................................52Marco De Toni e Mirko SoffiaStefano MazziFabio GuarientoDemis ZanonFederico CarolloFabio MasetPietro BelloOmar Borgatti ed Emanuele Brugnoni

OSSIERVENETO

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VENETO 2012 • DOSSIER • 7

MODELLI D’IMPRESA ........................68Alessandro PirottaPaolo BortolatoGuido NussioCarlo BigiYouri BeltrameDante ZecchelBruno LischettiSilvano FerroAntonio e Bruno CasatiAntonio FrescuraGiorgia VenzoFabio GalianoSara BellaioSilvio Berto

IL MERCATO DELL’AUTO .................98Massimo Mazza

CARBURANTI ......................................100Luca Zaghi

MADE IN ITALY ...................................102Philippe ZecchettoChiara Coradin

PRODOTTI ALIMENTARI .................106Bjarne Thomsen

TRA IMPRESE E ISTITUZIONI .......108Moreno Valdisolo

CREDITO & IMPRESE ........................111Amedeo Piva Ennio DorisVincenzo ConsoliGiuseppe Zigliotto Samuele Sorato

ENTI LOCALI ........................................122Roberto Ciambetti Leonardo Muraro Tiziana Virgili

WELFARE..............................................128Achille VariatiGian Paolo GobboFlavio Tosi

AMBIENTE

ENERGIA ...............................................134Davide BigolinAlberto Sammarchi e Renzo Codarin

TERRITORIO

VENEZIA, CULTURAE NUOVI SPAZI ...................................140Paolo BarattaPierre CardinRodrigo Basilicati

LOGISTICA............................................148Carlino Ripepi, Robertino Bonatoe Maximiliano Ripepi

TRASPORTI..........................................150Massimo Bertolazzi

MERCATO IMMOBILIARE ...............152Corrado Sforza FoglianiLuigi Schiavo Michele VigneMarino Zorzato

WORLD MADE VERONA ................160Fortunato SerpelloniArnaldo Toffali

EDILIZIA.................................................166Ezio Donegatti

MATERIALI ...........................................168Massimiliano Trivellin

COMMERCIO ........................................172Antonio Maria BardelliGiacomino Dorigato

SANITÀ

RICERCA ONCOLOGICA ..................176Alessandro Mazzucco Alberto Amadori

TRAPIANTI............................................182Alessandro Nanni CostaPaolo Rigotti Umberto Cillo Bertilla Troietto

CHIRURGIA PLASTICADELL’OCCHIO .....................................190Anna Laura Giacomin

Sommario

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VENETO 2012 • DOSSIER • 9

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di Massimo Pavin, presidente di Confindustria Padova

Cuneo fiscale e produttività,strumenti di crescita

Non c’è dubbio: sarà un autunno freddo perl’industria o comunque molto difficile. Ilprimo semestre 2012 ha registrato in Ve-neto un calo della produzione su base

annua del 4,5%. La recessione si protrarrà per tuttol’anno e la ripresa, timida, è rinviata al 2013. La debo-lezza si riflette inevitabilmente sull’occupazione. Non tutto, però, è negativo. Ci sono segnali di pervicacevitalità e di reazione competitiva. L’export è ancora po-sitivo e, in certi casi, sorprendente. Nel primo trimestrele esportazioni padovane hanno realizzato un robusto+11%. L’export non solo ha completato il recupero daiminimi della recessione, ma ha superato il picco di at-tività pre-crisi. Vuol dire che l’industria ha reagito, pun-tato sulla qualità, esplorato nuovi mercati. Haimboccato una selezione darwiniana durissima, ma con-tinua ad avere opportunità di sviluppo, a determinatecondizioni. Anche in questo contesto di crisi.In questo quadro preoccupante, le imprese si aspettanomisure capaci di rilanciare decisamente la competitivitàdell’industria. L’accelerazione sulle riforme e l’agenda perla crescita sono un fatto positivo. Ma al governo diciamoche servono più risorse da investire sulla crescita. Desti-nando quelle che verranno da spending review e lotta al-l’evasione. Senza risorse sarà impossibile far ripartire laproduttività, i consumi e quindi la crescita. Ritrovare unclima di fiducia non sarà possibile fino a quando non sa-ranno messe in campo politiche fiscali innovative e co-munque premianti. A cominciare dall’abbattimentodell’insostenibile cuneo fiscale sul lavoro. Abbiamo il sesto

cuneo fiscale più oneroso tra i 34 paesi avanzati Ocse. Pa-ghiamo venti punti di tasse più della Germania, il 60%di interessi sul credito in più delle aziende tedesche. Èquesto lo spread che subiscono le nostre imprese. E il gapsi allarga guardando i tempi di pagamento della Pa: 180giorni contro i 65 della media Ue.Bisogna invertire la rotta. E farlo subito. Servono inter-venti di stimolo immediati, accanto a quelli che avrannoeffetto nel medio termine, come il credito d’imposta perla ricerca. Penso alla detassazione e decontribuzione delsalario di produttività. Siamo d’accordo che è a livelloaziendale che si può ridurre lo spread di produttività,scambiando salario con maggiore flessibilità e quantitàdi lavoro. Ma tutti devono fare la loro parte. Intese in-novative sulla produttività del lavoro meritano di essereaccompagnate da strumenti fiscali che possano favorirle.Invece, la legge di stabilità (del precedente governo) hadi fatto dimezzato il beneficio, per effetto dei nuovi li-miti ammessi alla detassazione. Provvedimenti comequesto non aiutano la crescita. Anzi, finiscono per pu-nire proprio le aziende che hanno scelto di incentivareil salario di produttività attraverso la contrattazioneaziendale. Chiediamo al governo che questo provvedi-mento venga rivisto e che vengano ripristinati i prece-denti requisiti. Inoltre, sarà decisivo dare corso, e intempi rapidissimi, all’accordo per il pagamento dei de-biti della Pa. Il sistema attende in Italia 100 miliardi equesta sarebbe la più decisiva iniezione di liquidità percambiare segno alla domanda interna. E alimentare ilclima di fiducia indispensabile per ripartire.

L’INTERVENTO

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VENETO 2012 • DOSSIER • 11

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di Giancarlo Galan, presidente della Fondazione Canova

La buona politicaper il Veneto e l’Italia

Nei momenti di crisi lasciarsi prendere daldisfattismo sembra essere la via più sem-plice. Dare colpe può essere uno sfogocomprensibile e legittimo, purtroppo non

risolutivo. In Veneto talvolta si pensa che “a lamentarsinon si sbaglia mai”, ma il lamento, se così lo vogliamodefinire colloquialmente, è sempre stato un sottofondoalle ore di lavoro. La capacità veneta di produrre redditoè indiscussa, anche nei momenti di peggiore recessioneeconomica. I veneti lo hanno dimostrato nel tempo, coni fatti, con un’importante tradizione industriale e arti-gianale. Ho guidato questa regione per 15 anni e sonoconvinto che ciò sia una realtà. Siamo al centro di unnuovo, antico, dibattito: una macro regione del Nord.La verità è che il piccolo Nord-Est non ci basta più, vo-gliamo essere un grande Nord d’Italia. Non una macroregione bensì un sistema di regioni integrato, capace disinergie produttive ad alta competitività, Veneto, Emi-lia Romagna, Lombardia e non solo. Il Veneto non devechiudersi, deve sfruttare la sua posizione come regioneponte verso l’esterno, verso est, e Roma. La reale evolu-zione consiste nel raggiungere una dimensione interna-zionale, indiscussa quella nazionale, riduttiva quellaregionale. Ciò non può tradursi nella delocalizzazionedelle aziende per eccessiva tassazione, bensì riformularele regole del mercato nazionale per innalzare le esporta-zioni, dando vigore all’economia del Paese. Le duegrandi leve sono il sistema infrastrutturale e le politicheeconomiche. Il governo ha annunciato 18 miliardi diinvestimento per il 2013, 10 dei quali solo per la Orte-

Mestre; è fondamentale in questo momento ma da sololo Stato non può farcela, l’intervento di capitali privatiè sempre più vitale. Il vero nodo di questo disegno ri-guarda le sue stesse linee guida, le menti capaci di ide-arlo e realizzarlo tramite politiche governative einterventi normativi. Dobbiamo poter contare su unaclasse politica che abbia il coraggio di costruire e realiz-zare politiche economiche propulsive. Questo significanon una maggiore “politica veneta” bensì un’attenta po-litica per il Veneto, una politica nazionale recettiva agliinput periferici. Einaudi ricordava spesso che un mer-cato senza regole non esiste, il vero punto è quindi: qualiregole. Ancora oggi si cade di frequente nell’errore di in-dividuare la politica industriale come la politica degli in-centivi. Non è così. Per chi, come me, crede che lo Statoabbia senso in quanto strumento di incentivo per lo svi-luppo autonomo della società civile e del mercato, la ri-cetta liberale, è impossibile giustificare una pressionefiscale di queste proporzioni, ancor meno una burocra-zia che non solo pesa sulle aziende, ma le schiaccia. Ep-pure, un rapporto della Cgia di Mestre di fine luglioriportava 26,5 miliardi di euro all’anno di costi a caricodelle aziende italiane, con un aumento del 14,5 percento nel solo ultimo anno. È stato un errore colossalesottovalutare lo spaventoso potere della burocrazia. Laclasse politica di oggi è di fronte alla sfida di saper bencomprendere l’antipolitica come urlata richiesta di unabuona politica. Il ruolo della politica nel rilancio dellacompetitività del Veneto e dell’Italia dovrà essere quelloche gli è proprio, una guida.

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

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12 • DOSSIER • VENETO 2012

IN COPERTINA

orrado Passera, ministrodello Sviluppo econo-mico, lancia dal Venetoil pacchetto di inter-venti del governo che

riguardano banda larga, innovazione,start up. Cioè le materie dell’«Agendadigitale», il programma che contri-buirà ad accompagnare l’Italia verso lenuove tecnologie. Un momento diriflessione per il territorio, perché èsolo dallo sviluppo delle reti e delle in-frastrutture tecnologiche che passa laripresa economica. Il Veneto, come ri-corda Gianni Potti, presidente diConfindustria servizi innovativi Ve-neto, non è in primissima linea nelcampo delle comunicazioni tecnolo-giche e delle reti. La regione è dunquechiamata a “rimboccarsi le maniche”puntando sulle proprie eccellenzeeconomiche, sociali, ambientali e cul-turali per rinnovarsi con determina-zione pur rimanendo nel solco dellasua tradizione. La crisi non ha certo fermato la Lea-derform, realtà veneta che ha proprio

nell’innovazione uno dei suoi punti diforza. Basti pensare che, come ricor-dano Cristina e Federico Cozza, am-ministratori delegati dell’azienda diSona (Verona) diventata in pochianni leader in Europa nel settore deldirect marketing e della businesscommunication, tra ottobre 2011 egiugno 2012 sono stati investiti circa5 milioni di euro in tecnologia ed è incostruzione un ampliamento del sitoproduttivo di Verona che porterà lasuperficie totale a 15mila mq per con-tinuare a lavorare tenendo alta l’at-tenzione su obiettivi, costi, innova-zioni e clientela.

Cosa hanno rappresentato gli ul-timi mesi per la vostra impresa?FEDERICO COZZA: «Possiamo parlaredi un bilancio positivo, con un au-mento del fatturato rispetto al 2010del 7,5 per cento, anche se in ter-mini di fatturato e volumi non ab-biamo raggiunto le aspettative di ini-zio anno. Dall’inizio del 2012 inveceil fatturato è in crescita del 9 per cento(a fine giugno), un trend dunque sod-

disfacente rispetto all’andamento ge-nerale del mercato».

Dal vostro punto di osservazionequale impatto crede stia avendo lacrisi sul settore?CRISTINA COZZA: «Il nostro settore harisentito molto della crisi ma quelloche ci ha consentito di continuare conun andamento positivo, nonostantel’aumento delle tasse, se pur necessa-rie, che non stanno certo aiutando gliimprenditori, è stato l’inserimento innuovi mercati, come quello delle co-municazioni transazionali per banche,assicurazioni e utilities».

Cosa vi distingue dai vostri com-petitor? F.C. «Innovazione, affidabilità, pro-fessionalità e, non ultima, la flessibi-lità. Non è da sottovalutare la conti-nua ricerca dell’efficienza nella nostrafiliera produttiva che ci consente dipoter ottenere soddisfacenti marginioperativi anche in un regime di prezzial ribasso».

Cosa vi rende, oggi, competitivi? C.C. «Sono le idee che fanno la dif-

C

La corsa al ribasso dei prezzi rende più difficile il mercato, ma realtà come la Leaderform

di Verona non rinunciano a investire in tecnologie, a elaborare nuove idee e scoprire nuovi

mercati, convinti che, come ricordano gli amministratori Cristina e Federico Cozza,

l’innovazione senza tradizione non è nulla

Renata Gualtieri

FARE IMPRESA NELL’ERA DIGITALE

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxCristina e Federico Cozza

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14 • DOSSIER • VENETO 2012

IN COPERTINA

ferenza. Da sempre ci siamo distintiper la forte spinta verso l’innova-zione, ora più di prima. Abbiamoaperto un nuovo ufficio progetti chestudia ed elabora nuove idee e nuovimercati, come quello delle tecnolo-gie mobili e lo studio di nuove ap-plicazioni sulla stampa. Abbiamoinstaurato una collaborazione in-ternazionale con Cpx Group che èun consorzio di 10 aziende top lea-der del settore, una per nazione, trale quali Usa, Gran Bretagna, Giap-pone. Questo ci permette di scam-biare informazioni tecnologiche sul-l’installazione di nuovi macchinari eci offre la possibilità di collaborarein caso di richieste da parte digrandi gruppi internazionali, vista lapotenzialità produttiva del Gruppo.Investiamo molto anche in risorseumane specializzate e sul commer-ciale, che riteniamo sia l’ingranaggiosenza il quale non ci sarebbe tutto ilresto. Siamo orgogliosi di rientraretra le poche aziende del nostro set-tore in Italia ad aver ottenuto, il 27Giugno, la Certificazione sicurezzainformatica Iso 27001:2005 rila-sciata da Dnv che, insieme alla Iso9001:2008 e alla Fsc-Coc, ci per-mettono di avere tutti gli accredita-menti per il trattamento di infor-mazioni altamente personalizzate esensibili».

Quali sono le novità tecnologi-che più importanti che presentateal mercato?F.C. «Stampa inkjet full color a bo-bina per transazionale/transpromo,mailing, giornali. Sistemi di imbu-stamento ad alta velocità con con-trollo di produzione. Innovativi si-stemi di imbustamento per rendereil messaggio o la comunicazionepersonalizzata a 360 gradi sfrut-tando anche la busta come veicolo

Nell’ottica di personalizzare i servizi offerti la Leaderform ha realizzatoalcuni sistemi di gestione documentale via web disegnati secondo le

specifiche esigenze e particolarità di gestione richieste dal cliente. «Questepiattaforme - spiega Gaetano Grossi, technological development directordell’azienda - nella loro particolarità, oltre all’archiviazione storica deidocumenti inviati, nel caso in cui il recapito postale non fosse andato abuon fine, consente al cliente di effettuare diversi interventi sia diconsultazione che di reindirizzamento della comunicazione originale,utilizzando modalità e canali diversi da quello cartaceo. Nuove soluzioniche stiamo realizzando sono riferite alla conservazione e archiviazionedocumentale sostitutiva mirata a documenti di natura amministrativa». Il passaggio dal cartaceo al digitale sta rivoluzionando il modo di fareimpresa in Italia, molte aziende però sottovalutano la delicatezza di talepassaggio, agendo in autonomia. «Dotarsi di software generici - precisaGaetano Grossi - per la gestione di sistemi documentali può dare alleaziende un’immediata possibilità di modificare le logiche di gestione deidocumenti, ma spesso l’organizzazione e le esigenze aziendali si devonoadeguare alle modalità operative di questi software standard. È importantedunque appoggiarsi ad aziende come la nostra che possano guidare nelprocesso di digitalizzazione del documento attraverso varie fasi operativeche rispettino le peculiarità e le specifiche esigenze interne». Il Portale di Leaderform, che è stato implementato, consente di realizzare egestire in autonomia una serie di comunicazioni che possono essereinoltrate ai destinatari utilizzando vari canali di recapito. «Oltre acomunicazioni “postalizzate”- conclude Grossi- è possibile realizzare eordinare una serie di documenti generici anche in quantità minimesuperando il vincolo storico che rendeva poco economica la realizzazionedi prodotti tipografici in piccole quantità». www.leaderform.com

Nuove soluzioni via web Dal 2011 la Leaderform ha ulteriormente aumentato il suoportfolio di soluzioni relative alla gestione elettronicadocumentale. Gaetano Grossi, technological developmentdirector di Leaderform, approfondisce le tante e interessantinovità proposte

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VENETO 2012 • DOSSIER • 15

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxCristina e Federico Cozza

di comunicazione».Leaderform ha creato iScrivito di

cosa si tratta? C.C. «Si tratta di un’App, come vienedefinita nel gergo di settore, checonsente di inviare vere cartolinepostali in tutto il mondo persona-lizzate, unendo l’aspetto social diquesta tecnologia alla stampa equindi alla nostra esperienza. L’Appper Iphone, Ipad e Android sta ri-scuotendo un notevole successo. Lacartolina è personalizzabile anchecon sfondi ed effetti ed è scaricabilegratuitamente, pagando esclusiva-mente la cartolina postale».

Attraverso la formula “La nostratecnologia, le vostre idee” avete con-quistato ampie fette di mercato.Quali esigenze vanno oggi soddi-sfatte nel campo del direct marke-ting e della stampa digitale?C.C. «Le nuove idee che fanno na-scere un progetto studiato apposi-tamente con e per il cliente. Identi-ficarsi con il cliente è infatti lanostra vision e non sottovalutiamonessuna sua richiesta ed esigenza.Anche se la possibile soluzione nonè ancora parte integrante del nostrocore business svolgiamo un’attivitàdi analisi e di realizzazione sia per

soddisfare la richiesta del cliente cheper aggiungere nuovi prodotti e ser-vizi nella nostra offerta commer-ciale. Il rapporto con i nostri clientiè dunque costantemente impron-tato su un piano di proattività indi-spensabile a entrambi per crescereed evolversi».

Anche i servizi di consulenzasono oggi fondamentali. Quali i piùrichiesti? F.C. «Sicuramente la consulenza po-stale e la personalizzazione estremadella comunicazione su carta e su al-tri canali di comunicazione. Colla-borando con i nostri partner delCpx Group ci siamo resi conto chetante imprese italiane sono ancorapiuttosto indietro sotto il profilodella comunicazione e del marke-ting. Le maggiori criticità su cui in-tervenire sono la formazione aiclienti sulle nuove tecnologie e pos-sibilità di stampa».

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La continua ricerca dell’efficienzanella nostra filiera produttiva ci consente

di ottenere soddisfacenti margini operativianche in un regime di prezzi al ribasso

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24 • DOSSIER • VENETO 2012

POLITICA ECONOMICA

Dal 2008 in Veneto c’è stata unariduzione complessiva di 80-85mila posti di lavoro, per cuioggi sono 142mila le persone

che cercano un’occupazione. A soffrire diquesta situazione sono soprattutto i giovani.Certo, rispetto ad altri territori la situazioneè migliore, ma non basta. Il Veneto hadeciso, come sempre, di mantenere autono-mia di giudizio e di scelta. «Così – precisa ilpresidente della Regione Luca Zaia – in anti-cipo rispetto alla situazione nazionale,facciamo il possibile per favorire la crescita elo sviluppo, perché, in un territorio comequello veneto, non si può pensare di interve-nire in favore dell’occupazione senzadelineare politiche per l’imprenditorialità».Quindi, il patto per lo sviluppo, il fondo dirotazione, il piano anticrisi, lo stimolo a pro-getti di rivalutazione di aree industriali o aprogetti infrastrutturali e di logistica, maanche il sostegno alle energie rinnovabili, allenanotecnologie, alle eccellenze in generale.

Sul fronte delle politiche dell’occupa-zione da dove possono arrivare chance direcupero?«Funzionano gli strumenti tradizionali, nono-stante i tagli imposti alle Regioni: abbiamodestinato cospicue risorse per assicurare al

maggior numero possibile di lavoratori l’ac-cesso agli ammortizzatori sociali in deroga eall’inserimento o reinserimento lavorativo.Puntiamo sempre più sul modello della flex-security, con ammortizzatori socialicomplementari e incentivi al reimpiego.Un’altra scelta che ci vede un passo in avantiè quella dell’apprendistato: il Veneto ha decisodi sfruttare al massimo gli strumenti legislativiesistenti, stringendo con le parti sociali unpatto vincolante per tutti. Il progetto è tra-sformare questa formula nel principale veicolodi accesso al lavoro per i giovani».

Quali interventi sono previsti per frenareil fenomeno della delocalizzazione che datempo sta interessando le pmi del Nordest?«La migrazione imprenditoriale è un feno-meno che ha già preso piede, anche se ilVeneto adotta misure efficaci e innovativecome il fondo di accesso al credito, gliammortizzatori sociali, il patto per lo svi-luppo, e investe nella formazione; ma se la“fase 2” della manovra di Monti non entramai davvero in gioco, il vero problemadiventerà la delocalizzazione estrema, con undepauperamento del parco aziendale veneto.E si verificherà anche un problema di attrat-tività per i capitali stranieri. Il fenomeno deiroad show nel Nordest da parte del governo

Ha definito “raccapriccianti” i dati Istat che hanno fotografato la disoccupazione in Italia.

Il presidente della Regione Luca Zaia illustra le politiche che hanno consentito al Veneto

di ottenere migliori risultati sul fronte dell’occupazione rispetto al trend nazionale

e sollecita gli investimenti dall’estero

Renata Gualtieri

Sostegno a imprese e lavoratori,così il Veneto aggredisce la crisi

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VENETO 2012 • DOSSIER • 25

Luca Zaia

della Carinzia per attrarre investimenti ita-liani deve far aprire gli occhi. I carinzianioccupano spazi che noi lasciamo liberi. Mase questo governo si limita a fare da esattoreo da curatore fallimentare, con una pressionefiscale ormai insostenibile, allora quellastrada è inevitabile».

Cosa fare dunque?«Per sostenere davvero i territori, soprattuttoquelli che trainano il resto del paese come ilVeneto, oltre a snellire la burocrazia, bisognatagliare davvero gli sprechi. A questo propo-sito ho lanciato una proposta: regionalizzareil debito. Ciascuna regione si prende incarico una parte del debito e sa che devepagare quella e solo quella. A tassazione inva-riata, il Veneto riuscirebbe ad aggredire tuttala sua quota in circa trent’anni. Sono lemisure concrete e rapide che danno compe-titività, frenando quindi la delocalizzazione ela fuga degli investimenti».

Quanto occorre rilanciare l’azione disostengo e di accompagnamento sui mer-cati internazionali delle imprese delNordest?«È un lavoro che certamente va fatto. Proprioper questo, qualche mese fa abbiamo creatoVeneto Promozione, un’agenzia per l’interna-zionalizzazione dell’economia veneta,

costituita in forma di società consortile perazioni alla quale partecipano la Regione e ilsistema camerale attraverso Unioncamere.Assorbirà le attività del Centro estero delleCamere di Commercio regionali e porrà sottoun unico ombrello le diverse iniziative, orga-nizzando e indirizzando l’impegnopubblico-privato per promuovere all’estero il“sistema Veneto” in tutti i suoi aspetti pro-duttivi, dal manifatturiero al turismo, finoall’agroalimentare. In un’economia mondia-lizzata, dobbiamo valorizzare tutte le nostrepotenzialità e internazionalizzare lo sforzodelle nostre aziende, perché ritorni più redditosul territorio e per conquistare i mercati emer-genti. In questa fase di crisi, con risorsepubbliche in fortissima contrazione, dob-biamo far capire all’estero che qui ci sonoqualità e intelligenze sulle quali investire».

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Puntiamo sempre piùsul modello della flexsecurity, conammortizzatori sociali complementarie incentivi al reimpiego

Luca Zaia, presidente

della Regione Veneto

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POLITICA ECONOMICA

26 • DOSSIER • VENETO 2012

Ettore Riello è stato confermato pre-sidente di Veronafiere per il trien-nio 2012-2015 e resta ferma la suaintenzione di voler proseguire nel-

l’attuazione del piano industriale di sviluppo,dedicando particolare attenzione all’identifi-cazione di partnership strategiche per la cre-scita e il rafforzamento del portafoglioprodotti. Tra le priorità c’è però anche lo svi-luppo di un intenso e sempre più mirato ca-lendario di eventi internazionali «per offrireal sistema delle imprese e alle istituzioni unapiattaforma per la promozione e l’export delmade in Italy nel mondo».

Come procederà nello sviluppo dei for-mat? Quali gli investimenti infrastrutturalinecessari sul quartiere fieristico e le novità ri-guardo agli eventi presenti in calendario?«Nell’ottica di consolidamento del portafo-glio prodotti, proseguiremo nell’attività diriposizionamento e di rilancio di eventi sto-rici, così come abbiamo fatto per Abitare iltempo 100% project e per Fieracavalli, e pun-teremo su sempre nuove manifestazioni: nesono un esempio Metef-Foundeq, la mostrainternazionale dei metalli, ed Eica, esposi-zione internazionale del ciclo. Sul fronte dellosviluppo strategico, cercheremo nuovi par-tner con cui stringere accordi che ci permet-tano di confermarci leader nell’organizza-zione diretta di manifestazioni rivolte a un

pubblico b2b, come quello siglato con l’As-sociazione dei panificatori e pasticceri russi eConoscere Eurasia, propedeutico all’edizione2013 del Siab. Per quanto riguarda i prossimieventi, l’edizione 2012 di Marmomacc pre-senta molte novità sul fronte business per leaziende che potranno incontrare espositoriprovenienti da 130 paesi e per la formazionecon iniziative che usano piattaforme webquali ad esempio “Architects-on line”, sistemadi matching web che facilita gli appunta-menti b2b».

Nonostante la crisi economica l’ente hachiuso gli ultimi tre esercizi con risultati po-

L’intero comparto fieristico ricopre un ruolo chiave nella crescita dell’economia del nostro Paese.

Ettore Riello delinea le linee guide del suo programma alla presidenza di Veronafiere,

ente che rappresenta un’eccellenza anche in una situazione di crisi mondiale

Renata Gualtieri

Fiere: moltiplicatori di ricchezza

Il presidente

di Veronafiere,

Ettore Riello

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Ettore Riello

VENETO 2012 • DOSSIER • 27

sitivi e ha aumentato la propria quota dimercato di 5 punti percentuali, conferman-dosi tra i principali player italiani e interna-zionali. A cosa sono dovuti questi risultati?«Le ottime performance sono il frutto del-l’importante lavoro svolto negli ultimi treanni da tutto il consiglio di amministrazione,dal direttore generale Giovanni Mantovani,dalla dirigenza dell’ente e da tutti i collabo-ratori. I risultati sono stati ottenuti grazie aun’attenta gestione delle risorse e agli impor-tanti sforzi fatti sul fronte dell’internaziona-lizzazione e dell’innovazione. Ma perguardare con maggior serenità al futuro,credo che il nostro impegno abbia necessitàdi un supporto da parte delle istituzioni chedovrebbero considerare con maggiore atten-zione il comparto fieristico che rappresentauna leva fondamentale per l’export e un ele-mento rilevante della politica industriale delnostro Paese».

Quanto è fondamentale il ruolo di Vero-nafiere nella crescita dell’economia reale del-l’intero Paese?«Le fiere sono un moltiplicatore di ricchezzaparticolarmente efficace nelle realtà comequella italiana e i numeri lo dimostrano: 60miliardi di fatturato transitano dalle fiere equasi il 10 per cento dell’export italiano è ge-nerato da trattative che avvengono nell’am-bito di manifestazioni fieristiche. Nondimentichiamo poi che le fiere sono uno deiprincipali strumenti di promozione per il 75per cento delle imprese industriali e per quasi

il 90 per cento delle pmi. E Veronafiere -primo organizzatore diretto di rassegne inItalia, secondo per fatturato e ai vertici in Eu-ropa - grazie a un know how sviluppato in114 anni di attività rappresenta una piatta-forma privilegiata per il business delleaziende e per la promozione del made in Italysui mercati consolidati ed emergenti. Inoltreogni anno l’ente genera più di 1 miliardo dieuro di indotto per il proprio territorio e conle sue manifestazioni di punta - Vinitaly,Marmomacc e Fieragricola - presidia salda-mente il settore agroalimentare, detenendo il45 per cento dell’intera offerta fieristica na-zionale relativa, e quello del marmo».

Ad agosto ha incontrato una delegazionecinese di Canton. Quali possibilità di colla-borazione sono emerse da questo incontro equali le manifestazioni in programma perrafforzare la vostra presenza nel continenteasiatico?«È stato un incontro importante che ci hapermesso di mettere le basi per future colla-borazioni, con l’obiettivo di portare nel quar-tiere fieristico di Verona alcunemanifestazioni cinesi e organizzare a Guan-gzhou alcuni eventi di Veronafiere nel campodell’arte bianca, dell’automotive, del marmo,delle tecnologie di lavorazione dei prodottiagroalimentari e delle energie rinnovabili. LaFiera di Verona punta così a rafforzare la pro-pria presenza nel continente asiatico, dove � �

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28 • DOSSIER • VENETO 2012

dal 1998 è già attiva a sostegno delle aziendee dei prodotti made in Italy. Il settore legatoal vino è oggi ben radicato in Cina grazie alVinitaly world tour che fa tappa a HongKong, dall’8 all’11 novembre 2012. A marzodi quest’anno, inoltre,Veronafiere con Vini-taly ha firmato un accordo di partnership conl’Hong Kong trade development council, or-ganizzatore dell’International wine & spiritsfair, la più importante rassegna in Asia dedi-cata al mondo del vino».

A quali altri mercati la Fiera di Veronaguarda con interesse?«L’ente ha sempre uno sguardo attento oltreconfine per potenziare la propria presenza suimercati esteri nelle aree a maggior tasso dicrescita e più sensibili ai prodotti italiani neisettori agricolo-alimentare e del building, neiquali organizza manifestazioni leader qualiVinitaly, Marmomacc, Samoter, Fieragricola,

Siab, Eurocarne. Oltre che in Cina, dovenegli ultimi due anni abbiamo stretto im-portanti partnership, puntiamo ad avere unruolo preminente e continuativo anche inBrasile, India, Russia e Usa. In India, que-st’anno il nostro ente ha iniziato a essere ope-rativo attraverso la controllata Veronafierelems India private limited, organizzando epromuovendo manifestazioni fieristiche,convegni, workshop b2b utili a supportare leimprese e le istituzioni italiane in un’areadove il mercato fieristico cresce del 50 percento all’anno. Inoltre siamo presenti coniniziative mirate per specifici comparti inmercati quali Arabia Saudita, Qatar, Russia eGiappone. Il punto fermo del nostro ente ri-mangono gli Usa, con iniziative che riguar-dano il wine&food, ma anche le tecnologieagricole e alimentari e il settore del buildingche include il marmo lapideo».

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1 mldINDOTTO

RICAVATO CHE GENERA VERONAFIERE,CON LE SUE MANIFESTAZIONI DI PUNTA,A BENEFICIO DEL TERRITORIO

POLITICA ECONOMICA

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30 • DOSSIER • VENETO 2012

Dall’indagine “Italia delle imprese”,condotta dall’osservatorio dellaFondazione Nord Est, è emerso chela crisi non ha interrotto i percorsi

di innovazione delle imprese del Triveneto lequali, viceversa, hanno scelto di mantenere i pre-

cedenti investimenti e,quando possibile, hannoavviato nuovi progetti. «Agiugno 2011 l’indagineregistrava come solo il16,8 per cento delleaziende locali avesse bloc-cato tutti gli investimentiin innovazione a causadella crisi; mentre il 46per cento aveva mante-nuto quelli in corso e benil 37 per cento aveva li

aveva aumentati». A fare ilquadro del tessuto produttivo del Triveneto èSilvia Oliva, segretario alla ricerca della Fonda-zione Nord Est.

Stando agli ultimi dati dell’osservatorio,come l’imprenditoria veneta ha recepito e tra-dotto il concetto di innovazione?«Da un lato, è proseguito il percorso di rinnova-mento del tessuto produttivo già iniziato primadella crisi, dall’altro, si è aperta una nuova fase diinnovazione volta proprio a reagire proattiva-mente. L’innovazione scelta dalle imprese localinon è stata solo un’innovazione di prodotto, rea-

lizzata dal 53,4 per cento delle imprese, ma an-che di processo per il 51,7 per cento. In en-trambi i casi è stato confermato il modello di in-novazione delle pmi nordestine che spesso, acausa di ridotte spese in R&S e di un basso nu-mero di brevetti depositati, appare come poco ef-ficace. Nella realtà si scopre, invece, che l’inno-vazione sta modificando, sebbene lentamente esottotraccia, le imprese, dotandole di nuovi fat-tori competitivi e determinanti non solo per reg-gere la crisi ma anche per aprirsi nuovi spazi dimercato e per presidiare la domanda dei Paesioggi più dinamici».

Di quali altri modelli si rendono portavocele imprese più innovative? «I dati raccolti mostrano innanzitutto uno strettolegame tra internazionalizzazione e innovazione,anche se non sempre è possibile individuare conprecisione quale sia la causa e quale l’effetto.Oggi l’internazionalizzazione appare per la mag-gior parte delle imprese una strategia obbligata,in considerazione della debolezza della domandainterna e della maggiore capacità di crescita e didomanda da parte dei paesi esteri, soprattuttoquelli emergenti, per presidiare i quali non è piùsufficiente la semplice vendita in termini diesportazione. La necessità di internazionaliz-zarsi così come l’esigenza di confrontarsi concompetitor stranieri obbliga le imprese a rin-novarsi, a diventare più efficienti, a strutturarsi,a dotarsi di tecnologie e di competenze specifi-che e a creare nuovi prodotti o servizi».

In tempi di crisi innovare può fare la differenza. Lo sanno le imprese del Nordest, che hanno

investito in «nuovi fattori, determinanti non solo per reggere la crisi ma anche per aprirsi nuovi spazi

di mercato». Silvia Oliva, ricercatrice della Fondazione Nord Est, analizza il tessuto produttivo locale

Giuliana Monforte

Le pmi del Trivenetoalla prova dell’innovazione

Silvia Oliva, ricercatrice della Fondazione Nord Est

INNOVAZIONE

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VENETO 2012 • DOSSIER • 31

Quello tra innovazione e internazionalizza-zione è un legame confermato anche da alcunerecenti indagini di Fondazione Nord Est. «Tra le imprese intermedie, quelle che produconoper imprese che si situano a valle della catena delvalore, quelle internazionalizzate evidenziano unamaggior propensione verso l’innovazione, sia diprodotto che di processo. Tali imprese sono mag-giormente orientate rispetto alle altre ad acquisirenuove funzioni aziendali o a spostarsi verso atti-vità ad alto valore. Le imprese che più facilmenteriescono a essere presenti direttamente sui mer-cati esteri sono senza dubbio le imprese piùgrandi sia perché già strutturate, sia perché dotatedi maggiori risorse finanziare, così come di com-petenze e relazioni. Ma la via dell’innovazione edell’internazionalizzazione non è preclusa alleimprese più piccole che spesso, come è successoa Nordest in passato, hanno agito come veri e

propri motori dell’innovazione». Quali settori ritenuti poco innovativi stanno

dimostrando un cambio di rotta?«Alcune ricerche mostrano un’intensa attivitàd’innovazione nell’agricoltura sia in terminidi rinnovamento dei processi produttivi, siagrazie all’ingresso di nuove figure professionalinecessario all’avviamento di attività, come latrasformazione e le energie rinnovabili. L’in-novazione riguarda anche il mondo delle coo-perative sociali che, oggi più che mai, per ri-spondere alla diminuzione delle risorse daparte degli enti pubblici, che finora rappre-sentavano il cliente principale, ha innovato siain termini di prodotto che in termini di pro-cesso e organizzazione».

Mettere in rete l’intera filiera dell’innova-zione - università, imprese, sistema bancario eterritorio - è la misura chiave per rendere pos-

Silvia Oliva

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Alcune ricerche mostrano un’intensa attivitàd’innovazione nell’agricoltura sia in terminidi rinnovamento dei processi produttivi siagrazie all’ingresso di nuove figure professionali

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INNOVAZIONE L’INCREMENTODELLE IMPRESE CHE,NONOSTANTE LA CRISI, HANNOAVVIATO PROGETTI INNOVATIVI

+37%IMPRESE LA PERCENTUALEDELLE AZIENDE CHE COLLABORACON LE UNIVERSITÀ O SI AVVALEDI CONSULENZE ESTERNE

+16,4%

32 • DOSSIER • VENETO 2012

INNOVAZIONE

sibile una politica economica centrata sull’in-novazione come motore della crescita. Comesi sta muovendo il Veneto?«In realtà i dati raccolti raccontano di un sistemaimprenditoriale che ancora utilizza poco i soggettidel territorio preposti allo sviluppo e al sostegnodell’innovazione. Da un lato, la maggioranzadelle imprese autofinanzia e autoproduce inter-namente l’innovazione, anche nel caso di impresedi piccole dimensioni che certamente non hannoal loro interno competenze e funzioni specifica-tamente dedicate a questo. Dall’altro, anche leimprese che agiscono attraverso partner dell’in-novazione, solo in misura minore (16,4 percento) si rivolgono al sistema delle università edella consulenza esterna. Diverse sono le ragioniche gli imprenditori portano per spiegare questadifficoltà nella collaborazione».

Ad esempio?

«Riguardo le collaborazioni tra imprese e uni-versità e poli tecnologici viene lamentata unadistanza di linguaggio e di tempistica. Per quelche concerne il credito, le banche sono vistecome poco inclini ad assumere il ruolo di par-tner a causa della loro incapacità di valutareconcretamente la validità di un progetto di svi-luppo e di innovazione, essendo maggiormenteattente agli aspetti delle garanzie patrimoniali.Viceversa il territorio, inteso come distretto, egli attori della filiera sono senza dubbio visticome i primi partner dell’innovazione: quasil’80 per cento dichiara di avere avuto collabo-razioni finalizzate all’innovazione con i clientio con i propri fornitori. Emerge, infine, ancheun 20,2 per cento di imprese che ha perseguitoprocessi di rinnovamento aggregandosi conpropri competitor mettendo insieme risorse,competenze, conoscenze e relazioni».

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INNOVAZIONE

34 • DOSSIER • VENETO 2012

Il taglio delle voci più a lungo termine,come l’innovazione, spesso si rivela essereuno dei pochi strumenti di sopravvi-venza in mano alle aziende in difficoltà

economica. È anche per questo che il Venetosi trova all’ultimo posto della classifica delleprincipali regioni europee sue competitor perinvestimenti in ricerca e sviluppo. Nel 2009infatti, secondo gli ultimi dati Eurostat, laspesa per ricerca e sviluppo del Veneto è statal’1,1% del Pil, una percentuale quasi tre volteinferiore rispetto alla media delle altre regioni

Ue. Per fare in modo che si cambi passo anchela politica dovrebbe venire in aiuto alleaziende, garantendo una continuità di investi-menti in questo settore. Le modalità potreb-bero essere non soltanto finanziamenti eincentivi di carattere economico, ma anche larealizzazione di progetti che avvicinino mag-giormente il mondo dell’università a quellodel lavoro, in modo da avere due immediatibenefici. Innanzitutto si darebbe impulso allaricerca e, in secondo luogo, i giovani potreb-bero acquisire una maggior consapevolezza del

Il mercato cambia e si evolve ogni giorno. Per questo l’azienda vincente

è quella che fa un passo in più degli altri e investe in qualità anche in tempi

poco dinamici. È ora che il tessuto produttivo veneto creda nella ricerca

Teresa Bellemo

Innovareè l’unica strategia che premia

Il presidente del Gruppo Giovani

di Confindustria Venezia, Matteo Zoppas

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Matteo Zoppas

VENETO 2012 • DOSSIER • 35

mondo del lavoro, permettendo loro di con-cepire idee di business più concrete. MatteoZoppas, presidente dei giovani industriali diConfindustria Venezia la pensa così. «L’uni-versità potrebbe dare una spinta creando in-novazione. Bisognerebbe unire maggiormentegli anelli della catena, dato che spesso i com-parti sono molto separati, in questo modo nebeneficerebbero entrambi».

Quanto l’innovazione e la ricerca si rive-lano importanti per il vostro fare impresa?«Credo che l’innovazione sia l’unica vera stra-tegia che un’azienda dovrebbe perseguire nellungo termine, questo perché consente al-l’azienda di sopravvivere, avere una qualità mi-gliore di prodotti e di non cadere nella guerrasui prezzi. Alla base dell’innovazione c’è so-prattutto la differenziazione, il che permetteappunto di mantenere una marginalità piùlarga. Nel mercato l’evoluzione è continua, perquesto parlare di innovazione è forse un po’obsoleto. Piuttosto, servirebbe una marcia inpiù anche rispetto a chi innova, per evitare dirimanere indietro».

Prendiamo un giovane con delle buoneidee di business che desideri fare impresa.Quali sono gli ostacoli principali da supe-rare e come poterli ridurre?«Oggi i giovani che vogliono incominciareun’attività hanno il solito problema di sempre:la disponibilità di capitale, solo che oggi il pro-blema è più vincolante. La differenza rispettoal passato è che i giovani hanno una grossa op-portunità che a mio avviso non sfruttano asufficienza: internet. Il Gruppo Giovani diConfindustria sta spingendo moltissimo sullestart-up, perché danno la possibilità di iniziarecon un costo di investimento molto basso, mache può dare profitti anche molto alti. A moltigiovani capita, inoltre, di innamorarsi diun’idea senza però avere la capacità di metterlain pratica. Per questo stiamo facendo forma-zione per agevolare l’ingresso di nuovi investi-tori, come nel caso dei business angels. Moltoperò deve partire anche dai ragazzi, devono av-vicinarsi di più al network, dove c’è la possi-bilità di avere un mercato mondiale. Ci sonostrutture, come H-Farm e M-31 di Padova,

che cercano di agevolare questi passi e do-vrebbero essere spinte ancora di più».

Pierre Cardin è intenzionato a “donare”al Veneto il Palais Lumiere, che dovrà di-ventare una sorta di palazzo della moda equindi del made in Italy. Al momento ilprogetto è ancora al centro di molte pole-miche, qual è la sua posizione?«A parte le problematiche tecniche dell’aero-porto e quelle estetiche che sono un problemadi natura progettuale, io sono favorevole. Noncapisco come si possa ostacolare un progettocome questo: in un momento in cui abbiamodegli imprenditori che arrivano a togliersi lavita, ostacoliamo degli investitori stranieri chedecidono di portare capitale in Italia, dandoopportunità di lavoro a un indotto corposo.Forse è arrivato il momento di slegarci dallebeghe locali, dismettere uno sguardo miope eguardare un po’ più in là. A suon di tirare l’ac-qua al proprio mulino si rischia di perdere lavisione d’insieme e anche molte occasioni dicrescita».

In Veneto sono presenti delle realtà em-blema del made in Italy, come il distrettodella Riviera del Brenta, che sta attraver-sando un momento di crisi. Quale potrebbeessere la ricetta per uscirne continuando apuntare sulla qualità?«Potrebbero esserci delle sovvenzioni e delleagevolazioni fiscali. La Riviera del Brenta,piuttosto che il comparto dell’occhialeria,sono tra i motori trainanti dell’economia ita-liana. Dobbiamo intervenire a livello centraleper aiutare questi settori, serve una spinta perevitare che queste piccole realtà vengano spaz-zate via da altre che si stanno rafforzando a li-vello macroeconomico, come la Cina. Il madein Italy contiene proprio al suo interno il con-cetto di innovazione, perché come italiani loabbiamo sempre fatto e ci siamo sempre diffe-renziati rispetto agli altri. In poche parole que-ste realtà dovrebbero continuare a fare ciò chehanno fatto da generazioni, invece mi pare chein questo periodo il sostegno al made in Italyda parte degli imprenditori si sia un po’ arre-stato, ma così si rischia di essere superati dachi invece ha più fame e corre di più».

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INNOVAZIONE

36 • DOSSIER • VENETO 2012

Quando le risorse non sono suffi-cienti per investire in ricerca, le re-altà associative e le istituzionidovrebbero riuscire a intervenire in

modo da poterlo rendere possibile. Infatti, men-tre a causa della crisi molte aziende sono costrettea ridurre le spese correnti, i mercati nel frattemposi evolvono. Per questo può accadere che, non ap-pena si riuscirà a tirare un sospiro di sollievo,molte aziende potrebbero rimanere troppo in-dietro per riuscire a essere nuovamente competi-tive sugli scenari internazionali. A questo serveUnir, società messa in campo da Unindustria Tre-viso per favorire l’interazione tra aziende e ren-dere più veloce e fluida l’innovazione e il processotecnologico. Alessandro Vardanega, presidentedegli industriali trevigiani, descrive così la mis-sion di Unir: «Individuare esigenze e criticità delleaziende per promuovere e supportare le attivitàdi ricerca e innovazione di prodotti, processi e ser-vizi, sviluppare le opportunità di rete e collabora-zione tra le imprese e favorire la collaborazionecon centri di ricerca nazionali e internazionali. In-fine, individuare agevolazioni e strumenti finan-ziari per lo sviluppo di attività di R&S».

La crisi economica e il credit crunch impe-discono alla maggior parte delle aziende diavere un budget sufficiente da dedicare all’in-novazione e così stentano a ripartire. Quale asuo avviso la soluzione per impedire questocorto circuito?«In molti imprenditori che incontro colgo, anchein questo periodo di crisi, una tensione verso l’in-novazione che fa ben sperare per la ripresa che ciauguriamo tutti non sia lontana. Come Unindu-stria Treviso abbiamo costituito un’apposita so-cietà, l’Unir, con l’obiettivo di promuovere e

supportare ricerca e innovazione tra le aziende as-sociate con un servizio completo riguardantetutte le fasi di sviluppo dei progetti aziendali.Chiaramente l’innovazione deve diventare un’ef-fettiva priorità per il Paese ed essere al centro diuna politica industriale di rilancio dell’economianazionale con opportuni strumenti di sostegno eincentivo. Accanto all’impegno del mondo asso-ciativo la leva decisiva deve arrivare dal governo,grazie al meccanismo del credito d’imposta utilea incentivare le iniziative di innovazione».

Il territorio veneto è costituito soprattutto dapiccole imprese che spesso non hanno la di-mensione sufficiente per innovare e rinnovarsi.Quali le possibili direttrici per poter vincere lasfida e trovarsi pronte per la ripresa economica?«Serve promuovere e sostenere tutte quelle formedi collaborazione tra imprese che meglio garanti-scono la crescita delle piccole e medie imprese,anche in un periodo di congiuntura sfavorevolecome quello attuale. All’interno di UnindustriaTreviso abbiamo promosso già nel 2004 uno stru-mento per far lavorare insieme le aziende del ter-ritorio: è il consorzio Unint che vuole essere unostrumento per consentire alle aziende di aggre-garsi su singoli progetti senza dover affrontare

Declinare diversamente i processi innovativi. Considerarli non solo

come invenzione originale, ma come cultura diffusa nelle aziende, in modo

da migliorare la propria offerta in base alle esigenze dei mercati in continua evoluzione

Teresa Bellemo

Ripensare le politiche industriali

Il presidente di

Unindustria Treviso,

Alessandro Vardanega

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Alessandro Vardanega

VENETO 2012 • DOSSIER • 37

costi e procedure di costituzione di nuovi soggettigiuridici. Unint ha sviluppato numerose espe-rienze, dalla promozione internazionale ai gruppidi acquisto di materie prime, iniziative di pro-mozione commerciale integrata e naturalmenteprogetti di innovazione».

Uno dei fiori all’occhiello della nostra eco-nomia è sicuramente il made in Italy, che vienesistematicamente minacciato dalla concor-renza a basso costo delle economie emergenti.Come proteggere i nostri prodotti?«Vanno innanzitutto applicate, con ancora mag-gior rigore, le norme a tutela di marchi e brevettie quelle contro la contraffazione. Questo com-porta naturalmente che le imprese adottino le re-gistrazioni dei propri prodotti estendendoleanche a livello internazionale. Ritengo che inmolti comparti industriali una protezione effi-cace stia anche nella continua innovazione per of-frire ai mercati sempre nuove soluzioni. Unulteriore impegno per rilanciare il made in Italysta nella riduzione del costo del lavoro e nell’au-mento della produttività, e in generale nel creareanche fiscalmente un contesto attrattivo per gliinvestimenti, così da guadagnare nuova compe-titività e valorizzare la manifattura italiana».

Le economie emergenti sono viste come unattacco al made in Italy, ma possono essereanche una risorsa, diventando nuovo canale disviluppo del marchio. Quali le possibili stra-tegie per conquistare i Brics?«Le imprese trevigiane sono già attrezzate peroperare nelle economie che stanno conoscendouno sviluppo significativo. La Cina, per fare unesempio, è diventata adesso il terzo mercato disbocco delle merci delle imprese della provincia diTreviso. Va dato merito alle nostre imprese dellacapacità di essere protagonisti anche in questimercati, spesso lontani e di non semplice ap-proccio. Questo successo ha consentito loro disuperare il calo del mercato interno ed europeo.Un’internazionalizzazione più diffusa è anch’essatra le priorità per il rilancio del sistema industrialeitaliano. Oltre che nei paesi Brics, che al mo-mento vivono un rallentamento nel loro svi-luppo, vi sono segnali di ripresa nei mercatimaturi, come gli Stati Uniti, che naturalmentevanno presidiati con attenzione».

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INNOVAZIONE

38 • DOSSIER • VENETO 2012

Itempi sono maturi perché tutte le realtàeconomiche affrontino in maniera seria ecoraggiosa il tema dell’innovazione tecno-logica. Si tratta di fare un passo avanti dal

punto di vista dell’innovazione di prodotto e diprocesso in modo da coinvolgere tutte le orga-nizzazioni a ogni livello. L’innovazione, infatti,deve aiutare a recepire le esigenze del cliente edel mercato in generale, riuscendo ad anticiparlee generando desideri più che risposte a bisogni.Sviluppare conoscenza e creatività grazie a unciclo di sviluppo sempre più breve, condiviso edistribuito all’interno dell’organizzazione, con-sentirebbe alle aziende di andare oltre l’instabilitàeconomica che stiamo vivendo in questi ultimianni, riuscendo, nel migliore dei casi, a trarre va-lore dalla crisi. Infatti è proprio sfruttando la tec-nologia e aumentando la qualità che si riesce acompetere con i paesi emergenti, che oggi stannoaggredendo i mercati più maturi, ma che pos-sono anche essere potenziali nuovi mercati. Èquesta la sfida del presente e dell’immediatofuturo per le tante aziende venete e italiane chestanno affrontando con fatica questo mo-mento di crisi. Ne parla Alberto Bobbo, pre-sidente dell’Associazione italiana cultura dellaqualità del Veneto.

Quali potrebbero essere le direttrici dell’in-novazione lungo le quali muoversi per incre-mentare la qualità dei prodotti?«Non posso non citare il benchmarking, ma so-prattutto il modello Efqm, come riferimento peril management dell’organizzazione. Allo stesso

tempo non posso non indicare come necessariolo sviluppo delle tecnologie informatiche e dellacomunicazione come elementi imprescindibiliper l’innovazione sostenibile del nostro sistemapaese. Ho avuto l’occasione di conoscere alcunesignificative eccellenze nel Nordest, ma la stradache il nostro sistema economico deve fare è an-cora molta. Manca ancora uno strato culturale,mancano infrastrutture diffuse, manca la consa-pevolezza che la qualità dei prodotti passa per lacapacità di sviluppare conoscenza, ovvero ideeoriginali e riconoscibili. Il made in Italy e lo stileitaliano sono sicuramente ancora desiderati intutto il mondo, ma non si può pensare di non in-novare anche la visione che gli altri paesi hannodell’Italia. Dobbiamo ricostruire una tensionecollettiva alla competizione internazionale e allaconoscenza dei mercati».

Quanto le tecnologie informatiche possonosemplificare il lavoro delle aziende venete, fa-cendo da volano per la ripresa economica?«I paradigmi tecnologici continuano a perseguiredue obiettivi essenziali: incrementare l’efficienza

Anche se la dimensione aziendale non è grande, l’imperativo

deve rispondere al nome di innovazione e tecnologia informatica.

Soltanto così si potrà arrivare a tutti i mercati, anticipando esigenze

e bisogni. L’analisi di Alberto Bobbo, presidente regionale di Aicq

Teresa Bellemo

Serve un cambio di passoculturale

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nelle aziende e generare nuove condizioni di bu-siness, ma le aziende venete su questo tema cor-rono a due velocità sempre più divergenti. È veroche il nostro tessuto di imprese è costituito damicro e piccole aziende, qualcuna di medie di-mensioni, e da un numero risicatissimo di grandiaziende, ma non è questo il principale problema.Il problema sono le infrastrutture, la cultura in-formatica e manageriale. È indispensabile per lacompetitività del nostro Paese investire su questofronte, altrimenti continueremo a soffrire ancoraper molto tempo».

Quali sono allora le principali mancanzedelle aziende venete sotto questo punto di vista?«Le aziende venete mancano di processi struttu-rati di gestione delle risorse umane e dei serviziinformatici coerenti con le strategie e con i mer-cati in cui operano. Questo comporta essenzial-

mente un gap di competitività che comincia aessere rilevante. Nel marzo 2012 come Aicq Tri-veneta abbiamo presentato presso la sede di Con-findustria Vicenza una interessante analisi sullostato dell’arte della gestione delle risorse umaneche ha messo in evidenza come nelle aziende ve-nete, ma non solo, la crescita delle competenzeaziendale non sia coerente con obiettivi e strate-gie di business e non preveda un budget per ilsuo sviluppo. Certo, vi sono delle eccellenze chehanno una buona cultura informatica, ma sonoancora poche. Un progressivo ricambio genera-zionale e un abbassamento dell’età media all’in-terno delle aziende potrebbe indubbiamenteagevolare la diffusione dell’uso delle tecnologieinformatiche a livello più capillare».

Quali sono oggi nella realtà veneta i settoriche dimostrano maggior dinamismo sul

fronte dell’innovazione e del-l’attenzione alla qualità?«Vedo soprattutto una grossadifferenza in termini di mer-cato di riferimento. Le aziendeche si rivolgono ai mercatiesteri hanno un continuo con-fronto con operatori di altripaesi e sviluppano maggioredinamismo sia sul fronte del-l’innovazione che sul frontedella valorizzazione della qua-lità. La situazione è quindi amacchia di leopardo, ma di-rettamente proporzionale algrado di competitività delleaziende e quindi ai mercati incui le nostre aziende compe-tono. Recentemente ho cono-sciuto una piccola realtà dicirca 35 dipendenti, di estremaeccellenza nel settore di riferi-mento e ad alto contenuto tec-nologico, con un fatturatocomposto per il 90% di esteroe per il 10 di Italia. Questesono le realtà cui mi riferiscoche riescono a competere eprimeggiare in un mercatointernazionale».

Alberto Bobbo

VENETO 2012 • DOSSIER • 39

In apertura,

Alberto Bobbo,

presidente

dell’Associazione

italiana cultura della

qualità del Veneto

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40 • DOSSIER • VENETO 2012

IL COMMENTO

Da sempre il territorio produttivoveneto è costituito da medie,piccole e talvolta piccolissimeaziende a conduzione familiare.

Questa miriade di realtà ha contribuito neglianni a costituire quello che poi è stato defi-nito “modello Nordest” e che è stato a lungoindicato come esempio per crescere e com-petere, non solo a livello nazionale ma ancheinternazionale. Una crisi economica iniziata

quasi di colpo e non ancora con-clusa, tuttora senza ricette; la glo-balizzazione che ha aperto allaconcorrenza mondiale realtà che,proprio perché piccole, faticano astare al passo dei molteplici cam-biamenti; infine, un mercatomolto spesso privo di regole uni-versali: sono queste le cause delladifficoltà delle tante piccole im-

prese sparse sul territorio veneto. Come senon bastasse, alla concorrenza internazionalese n’è aggiunta una interna. Centinaia di la-boratori, spesso illegali, non di rado gestitida immigrati cinesi, con una manodoperasottopagata e priva di tutele, hanno iniziato asoppiantare i contoterzisti veneti. Nella re-gione, i laboratori gestiti da cinesi nel tessile-abbigliamento-calzaturiero, secondo larilevazione di marzo 2012, erano 1.608. Nu-meri che rendono il Veneto terza regione perconcentrazione dopo Toscana e Lombardia.A rafforzare la diffusione di queste realtà con-tribuiscono anche quei marchi del made inItaly che fino a qualche anno fa erano la linfa

dell’artigianato veneto. Continuano a pro-durre in Italia, ma spesso scelgono la mano-dopera a basso costo. Se queste sono le premesse, per le micro im-prese venete è e sarà sempre più difficile ri-manere sul mercato e superare la crisieconomica indenni. Il commento del giorna-lista Stefano Lorenzetto.

Il Veneto è un territorio ricco di aziende aconduzione familiare, spesso molto piccole.Quanto questo può rivelarsi un problema equanto una forza in un momento di crisi edi abbattimento dei confini? «Risulta chiaro che in un’azienda familiare cisono delle economie che possono essere ge-stite in modo più flessibile con costi ridotti equesta è certamente una forza. Quandoun’azienda, invece, diventa media o addirit-tura grande, la dimensione familiare diventaquasi una palla al piede, perché a quel puntosi deve competere con aziende che lavoranocon economie di scala, quindi hanno dei van-taggi più forti. A mio parere l’esistenza delleimprese familiari dovrebbe andar preservata,magari agevolandole a livello fiscale».

Quali fattori, secondo lei, sono respon-sabili della crisi che negli ultimi anni hacolpito il tessuto produttivo veneto?«Innanzitutto, le merci che arrivano dal-l’Estremo Oriente hanno dei costi così bassiche sono insostenibili. Ho intervistato moltiimprenditori veneti che avevano aziende inuno dei tipici settore del made in Italy: l’abbi-gliamento e le confezioni. Hanno dovutochiudere perché le griffe che commissionavano

La concorrenza sleale dei laboratori dove i lavoratori vengono sfruttati

è uno dei freni più forti per la ripresa economica del tessuto produttivo veneto,

perché, se non ci sono regole, gli onesti soccombono

Teresa Bellemo

Come l’illegalità frena lo sviluppo

Stefano Lorenzetto,

giornalista e scrittore

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VENETO 2012 • DOSSIER • 41

Stefano Lorenzetto

loro la maggior parte dei la-vori chiedevano di ridurredrasticamente i costi di pro-duzione. Questo perchéanche qui esistono moltissimilaboratori, tanti clandestini,che abbassano i costi e inqui-nano in questo modo la con-correnza. Così l’impresafamiliare è destinata necessa-riamente a soccombere, per-ché non può competere congli schiavi cinesi, che siano inCina o nei laboratori clande-stini in Italia. Si dovrebbemettere in campo un’opera ditrasparenza e ammettere che spesso sono pro-prio quelle aziende che si fregiano del marchiomade in Italy a sfruttare questi laboratori perconfezionare i propri prodotti. Le forze del-l’ordine, la Guardia di Finanza sanno perfet-tamente che la Marca Trevigiana è disseminatadi migliaia di laboratori di questo tipo chehanno sostituito i contoterzisti a gestione fa-miliare. Molte chiusure sono sicuramente con-seguenza della crisi, ma in realtà è unfenomeno iniziato molto prima della con-giuntura economica negativa attuale».

Non crede che oggi le aziende necessitinodi competenze molto più specialistiche per

competere e che, dunque, un’azienda medio-piccola a gestione familiare possa non riu-scire a vincere la sfida del mercatointernazionale? «Il problema è un altro: un mercato drogatoda un fenomeno molto simile allo schiavismoè molto difficile da poter approcciare con glistrumenti a disposizione di un’impresa one-sta. In fin dei conti, se guardiamo la realtà checi circonda, ci rendiamo facilmente conto chea salvarsi e ad aumentare gli utili sono so-prattutto le grandi imprese, quelle con un ci-clo produttivo industriale così strutturato danon poter essere sostituite dai piccoli, equasi sempre abusivi, laboratori. Il GruppoVeronesi, che controlla Aia, Negroni, Filenie molti altri, è il quarto gruppo agroalimen-tare italiano e riesce a crescere perché è unarealtà complessa e strutturata, per questo è daescludere che qualche laboratorio cinese pos-sa mettere in campo un impianto produtti-vo tale da poter competere con una realtà cosìgrande. Queste industrie si salvano, ma il con-toterzista di Rovigo che produceva le colle-zioni per vari marchi di alta moda, come sisalva? Lo può salvare solo la legge e i controllidelle forze dell’ordine che obbligano a farlarispettare».

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EXPORT

42 • DOSSIER • VENETO 2012

Il made in Italy del divertimento La richiesta d’impianti destinati

a parchi di divertimento è molto forte

all’estero. Michele Bertazzon

fa il punto su sicurezza e normative

applicate sia nella fase di produzione

che nel post vendita

Anastasia Martini

Sicurezza in primo piano, garantita intutte le fasi di vita del prodotto, maidisgiunta alla componente estetica, checonsente di distinguersi, per reggere il

passo con una crescente concorrenza, in parti-colare asiatica. È la filosofia di Bertazzon 3B,realtà della provincia trevigiana che da sessan-t’anni produce giostre destinate a parchi ludici.Fondata dai fratelli Bertazzon, Luigi, Ferruccioe Marcello, nel 1951, la società, a conduzionefamigliare, produce apparecchiature di altoprofilo e di diverse tipologie – dalle macchi-nine autoscontro e go-kart, alle giostre con icavalli, alle major rides – destinate soprattuttoal mercato estero, dove la richiesta di impiantiper parchi divertimento è più elevata. E comeraccontato da Michele Bertazzon, uno dei ti-tolari della 3B, la scrupolosa attenzione ai det-tagli, ma soprattutto, alla qualità e alla sicu-rezza, applicate anche in sede di post-vendita,premia, visto che l’azienda trevigiana continuaa mantenere salda la propria posizione storica,malgrado la crisi globale, e a ricevere commis-sioni da tutto il mondo.

In quali mercati siete presenti soprattutto?

«Mentre da qualche decennio il mercato na-zionale non raggiunge il 10 per cento del no-stro fatturato, all’estero, dove siamo presentidalla fine degli anni Sessanta, abbiamo mercatistorici quali Usa e Nord Europa, mentre un 30per cento della produzione fluttua tral’Estremo Oriente, Centro/Sud America, convendite più occasionali in Oceania, Est Eu-ropa e Medio Oriente».

Nell’ultimo biennio, qual è stato l’anda-mento del vostro business?«Il 2011 si è concluso in forte crescita rispettoal 2010, superando i risultati già buoni del2008. Il 2009 si è chiuso con una flessione,confermata anche nel 2010. L’anno in corsonon dovrebbe discostarsi molto dal 2011».

Chi sono i vostri committenti? «La nostra clientela varia dai parchi tematici aglioperatori itineranti, dai parchi meccanici ai fa-mily entertainment center e centri commerciali.Non mancano acquirenti privati, che hanno ac-quistato giostre di piccole dimensioni (del va-lore di svariate decine di migliaia di euro) dacollocare nel giardino di casa».

Quali sono attualmente gli impianti di in-trattenimento più richiesti?«La richiesta varia in base alle aree geografichee ai progetti. Nel caso di parchi indoor di me-dia estensione, le attrazioni sono prevalente-mente medie e piccole, rivolte prevalente-

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Michele Bertazzon

VENETO 2012 • DOSSIER • 43

mente alle famiglie. Nei grossi progetti tema-tici la parte del leone la fanno giostre adrena-liniche, che regalano emozioni forti, come leMajor rides e i Roller Coaster. Il mercato deiparchi ambulanti è invece il più complesso, inquanto caratteristiche come spettacolarità, im-ponenza e capienza devono coesistere con fa-cile trasportabilità, rapidità di montaggio ecosti contenuti di gestione».

Nel vostro settore il tema della sicurezza èfondamentale. Quali accorgimenti adottatea garanzia dei vostri impianti?«I prodotti vengono costruiti nel rispetto dellenormative sulla sicurezza, vigenti nei paesi dicommittenza e vengono testati prima che la-scino i nostri stabilimenti. L’attenzione alla si-curezza prosegue anche a consegna avvenuta,attraverso una costante assistenza al cliente,con cui continuiamo a mantenere uno strettorapporto».

Ci sono progetti partico-lari su cui state lavorando?«Stiamo lavorando alla forni-tura di un pacchetto di attra-zioni tematizzate per il nuovoparco municipale della cittàdi Taipei (Taiwan). La mag-gior parte delle giostre sonobasate su nostri articoli stan-dard e personalizzate princi-palmente sotto l’aspetto este-tico (ad esempio una giostratematizzata nell’ambienteoceanico, quindi equipaggiatacon animali marini)».

Quanto è importante per voi proporreprodotti nuovi? Avete in serbo delle no-vità per i prossimi mesi?«Pur producendo giostre piuttosto tradizio-nali, la ricerca di nuove soluzioni caratterizzail nostro quotidiano, al fine di ampliare emigliorare il nostro catalogo. L’investimentoannuo varia in relazione all’eventuale studiodi nuovi prodotti o di varianti più o menopersonalizzate richieste da alcuni clienti. Inquesto momento stiamo lavorando su unnuovo modello di macchinina autoscontro,che verrà introdotta nel mercato Europeo ainizio 2013, e a una nuova attrazione per ilgià citato parco di Taipei, anch’essa in conse-gna a inizio 2013».

Quali obiettivi vi ponete per il medio elungo periodo?«L’obiettivo principale che ci siamo posti in

questo periodo di crisi è statoquello di salvaguardarel’azienda, mantenendo econservando le quote di mer-cato, con risultati soddisfa-centi, visto l’incremento delfatturato. Inoltre, per vincerela concorrenza straniera, inparticolare asiatica, che èsempre più forte e qualitati-vamente più vicina agli stan-dard europei, ci prefiggiamodi trovare una nostra collo-cazione nel mercato pun-tando sulla qualità e cura deinostri prodotti e servizi».

A fianco, Michele

Bertazzon, uno dei

titolari della Bertazzon

3B Srl di Sernaglia

(TV). Nelle altre

immagini alcuni

impianti destinati

a parchi ludici,

realizzati dall’azienda

www.bertazzon.com

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EXPORT

44 • DOSSIER • VENETO 2012

L’Italia restala culla dell’inventivaDa un recente studio di Confindustria c’è una stretta correlazione tra export e crescita aziendale.

«Non intendiamo in ogni caso abbandonare completamente l’Italia, vera culla dell’inventiva».

La parola a Roberto Zerbini

Marco Tedeschi

Secondo un’indagine condotta dalCentro Studi di Confindustria, epubblicata lo scorso giugno, c’è unacorrelazione strettissima tra le

aziende che crescono e quelle che espor-tano. Per dirla in altra maniera, nell’ultimodecennio, l’identikit dell’azienda vincentein termini di crescita competitiva non puòfare a meno dell’export. «India, Cina, Ger-mania, Olanda, Messico, Stati Uniti. –Spiega Roberto Zerbini amministratore diRea Group -. Il nostro fatturato a oggi di-pende dall’estero per circa il 40 per cento.Inoltre intendiamo entrare nei paesi emer-genti consolidando le partnership esistenti.Puntiamo molto sullo start up di nuove ap-plicazioni robotizzate e intendiamo inve-stire ancora in questo settore anche grazie alnostro ufficio di ricerca e sviluppo. Non in-tendiamo in ogni caso abbandonare l’Italia.Le previsioni sono di lavorare al 50 percento in Italia e al 50 per cento all’estero.Sperando che la nostra nazione si risolleviperché l’inventiva da noi è ancora vincente».Il quadro dell’apertura verso l’estero passaanche per quelle Pmi che hanno trovato nel-l’export un motore importante. Senza ab-bandonare però del tutto il nostro Paese.

Di cosa si occupa il vostro gruppo?«L’azienda ha iniziato, negli anni ottanta,

promuovendo la vendita di applicazioni ro-botizzate per le attività produttive del Trive-neto. Negli anni 90 nasce poi la divisioneoperativa Rea Service srl costituita da unteam di tecnici che ha iniziato a seguire leistallazioni e le riparazioni dei robot oltre al-l’assistenza tecnica della clientela. Nel 2004poi accogliamo l’invito di alcuni nostriclienti di proporci come interlocutori, af-frontando le richieste di fabbisogno di si-stemi flessibili legati all’industria, proget-tando isole robotizzate e assicurando lacompleta formazione del personale addettoalla produzione degli im-pianti. A questo puntol’azienda si struttura e puntasulla formazione del perso-nale, la vera chiave per allar-garci anche a una clientela in-ternazionale».

Il primo vero investimentoè stato quindi sul personale?«Precisamente nel personaledi R&D, addetto allo studiodi nuovi sistemi di soft-ware, programma-zioni fuori linea,sensori laser e so-fisticazioni utilia superare la crisi

Roberto Zerbini

è amministratore

di Rea Group

di Veggiano (PD)

www.reagroup.it

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Roberto Zerbini

VENETO 2012 • DOSSIER • 45

che ha investito i settori internazionali. Que-sto ci ha permesso di operare con sistemid’avanguardia nell’automotive, nel campodelle lavorazioni delle plastiche, nel settoremovimentazione terra e nel campo di salda-ture speciali multi robot per pezzi di grandevolume. Per l’automotive ad esempio ab-biamo lavorato per Volvo e Mercedes. In se-guito abbiamo aperto nuovi settori comequello delle sbavature in alluminio a seguitodell’operazione di pressofusione. Un settorein cui contiamo di crescere ancora. Questoè quello che ci ha permesso di superare que-sta crisi».

Che tipo di partnership avete stabilitocon le aziende con le quali collaborate?«Delle collaborazioni che richiedono so-prattutto sistemi flessibili. Sistemi chehanno trovato la loro espressione fuori dal-l’Italia, dedicati appositamente a clientiesteri. Per questi cambiamenti abbiamo ap-portato delle modifiche anche a livello di di-rezione aziendale. Con i sistemi tradizionaliinfatti non ci sarebbe stata crescita. Tra lenovità di cui possiamo parlare ci sono glistudi che sono stati effettuati in Italia, pro-grammi fatti dal nostro ufficio di R&D, chesono stati poi spediti alla Mercedes tedescaper renderli concreti. Dall’Italia sviluppiamosoftware che inviamo direttamente in Ger-

mania. I programmi partono da noi, ma è inarea tedesca che avviene la produzione».

Che tipo di bilancio potete trarre del-l’ultimo anno?«Noi siamo usciti dalla crisi lavorando conaziende come Thyssen, Bosch e Mercedes: inparticolare per quest’ultima operando nelcampo della plastica. I nuovi camioncinidella Mercedes ad esempio vedranno al lorointerno componenti in plastica da noi rea-lizzate con la collaborazione di partner chehanno la possibilità di raggiungere il mercatoestero».

Rivolgendovi a settori diversi, le vostreisole robotizzate hanno delle caratteristi-che differenti?«Possiamo dire che ci sono delle linee guidadi base che poi vengono sviluppate con sen-sori e visioni artificiali per dare innovazioneai sistemi tradizionali. È questo quello chefacciamo nel settore R&S. Siamo infatti si-curi che se si portano le innovazioni, il mer-cato lo riconosce e ti premia».

��

Puntiamo molto sullo start up di nuoveapplicazioni robotizzate. Settore in cuiintendiamo investire ancora

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EXPORT

46 • DOSSIER • VENETO 2012

Per alcune aziende impegnate nella pro-duzione di minuterie metalliche su di-segno, la filiera automotive rappresentaun settore di particolare interesse so-

prattutto per gli sviluppi nel medio termine.Che sia per l’alta qualità delle forniture richie-ste o per la necessità di ricercare e svilupparecontinuamente tecnologie sempre più avanzatee avanguardistiche, sono tante le imprese italianeche si affrontano a suon di innovazioni e nuovetecniche e che contribuiscono a rendere il mer-cato dell’automotive uno dei più competitivi. Chi, in questa babele di concorrenze e rivalità,

è riuscita a distinguersi in modo particolare è lasocietà Prima Zanetti, che da oltre cinquan-t’anni produce minuterie metalliche speciali sudisegno. «Abbiamo fatto crescere la nostraazienda sino all’attuale livello di eccellenza–commenta il presidente Pier Antonio Zanetti –scegliendo di operare sul mercato estero del-l’automotive, oggi infatti più del 70 per centodella produzione è destinata alla filiera interna-zionale di questo comparto industriale, met-tendo a disposizione delle aziende la nostra ca-pacità progettuale e produttiva, realizzandoprodotti caratterizzati da un alto contenuto tec-nologico. Le maestranze qualificate che se-guono la produzione è l’ulteriore elemento checi ha posti in una posizione privilegiata nelcomparto italiano ed estero dell’automotive, econ questi elementi portanti siamo riusciti adifferenziare il nostro posizionamento opera-tivo andando a servire anche altri settori indu-striali quali l’elettrodomestico, nel quale siamospecializzati anche nella realizzazione di com-ponenti speciali; l’elettromeccanico, in cui por-tiamo avanti collaborazioni con importantiaziende del comparto; l’elettronico, di cui riu-sciamo a soddisfare le esigenze grazie alla flessi-bilità di macchine e processi lavorativi; l’auto-mazione e l’edilizia». Ai diversi settori industriali la Prima Zanetti ga-rantisce però il medesimo rispetto delle esigenzedei clienti, caratterizzato da controlli di qualità

La Prima Zanetti Srl

ha sede nella zona

industriale di Padova

www.primazanetti.it

Innovazione e qualità, essenziali per affrontare il mercato La globalizzazione ha portato a un’interconnessione sistemica tra le aziende. E quelle specializzate

nella produzione di minuterie metalliche su disegno devono assicurare una costante attenzione alla

qualità e all’innovazione dei processi produttivi. A parlarne è Pier Antonio Zanetti

Emanuela Caruso

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Pier Antonio Zanetti

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sistematici, flessibilità nelle forniture e sincro-nizzazione delle consegne con le loro necessitàproduttive. «Creiamo i nostri prodotti attra-verso la tecnica dello stampaggio a freddo, tec-nica che permette di deformare a freddo tramitericalcatura su presse progressive multistazionevarie tipologie di filo metallico. La realizzazionedei filetti, invece, avviene per deformazioneplastica dei particolari tramite rullatura, pro-cesso che permette di creare anche una vastagamma di zigrinature e riprese. Entrambi i pro-cedimenti puntano a raggiungere la qualitàmassima e per garantire questo aspetto ai clientici impegniamo in controlli della materiaprima in arrivo, in monitoraggi della produ-zione, in test metrologici, meccanici e di su-perficie assicurando tale qualità attraversoprocessi di formazione continua delle mae-stranze. Ottimizzando ogni fase produttivaaziendale siamo in grado di garantire prodottipienamente rispondenti ai capitolati di for-nitura e di consegnarli all’acquirente neitempi definiti. Inoltre, per essere certi di po-ter portare a termine l’ordine ricevuto, ab-biamo dotato la nostra attrezzeria di impiantiCnc ed Edm, così da realizzare internamentegli utensili per la ricalcatura del filo e abbat-tere il lead time di fornitura: in questo modoassicuriamo continuità nella produzione». Da sempre orientata verso l’innovazione conti-nua e la sperimentazione di nuove tecniche, la

Prima Zanetti può contare anche su un repartoR&D formato da staff particolarmente for-mato. Come spiega Pier Antonio Zanetti, in-fatti: «il reparto R&D studia l’applicazione dinuove tecnologie al processo di stampaggio afreddo, analizzando i controlli di produzione, gliimpianti di verifica in linea della materia prima,gli strumenti di misura e i più avanzati softwaredi progettazione. Vengono inoltre sperimen-tate materie prime innovative e nuovi tratta-menti termici e galvanici». Per il futuro dell’attività, la Prima Zanetti haambizioni ben precise, che riguardano in parti-colare una maggiore espansione verso mercatiinternazionali, nuove aree di business e l’inno-vazione continua. «Per il breve periodo – con-clude Pier Antonio Zanetti - abbiamo inten-zione di continuare a innovare tanto i prodottiquanto i processi realizzativi, obiettivo che rag-giungeremo anche grazie ai numerosi rapportidi collaborazione che intratteniamo con labo-ratori di ricerca universitari e con importanti re-altà industriali. Questo nostro investire in ma-niera costante in tecnologie, nuovi progetti enuovi processi ha lo scopo primario di far rag-giungere alla nostra società le caratteristiche difornitore ideale per i mercati sempre più esigentiche ci troviamo ad affrontare».

PRODUZIONE CHE LA PRIMA ZANETTI DESTINAAL MERCATO ESTERO DELLA FILIERA AUTOMOTIVE

70%

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INTERNAZIONALIZZAZIONE

48 • DOSSIER • VENETO 2012

Come ogni altro ramo del mercato ita-liano, anche il settore metalmecca-nico del trasporto e della movimen-tazione materiali ha dovuto subire

gli effetti negativi della profonda crisi econo-mica e finanziaria. Ciò nonostante gli operatoridel comparto guardano al futuro con ottimismoe voglia di cambiare le cose. Ecco perché unparticolare occhio di riguardo viene gettato alleopportunità offerte dal mercato estero europeoe internazionale, e in particolar modo alle pos-sibilità di commercio nei paesi in via di svi-luppo. Concentrata sugli scambi con l’estero è laRollven, azienda specializzata da oltre 35 anninella produzione di rulli e componenti per lamovimentazione. «Il nostro reparto commer-

ciale – spiega Franco Benvenuti, titolare del-l’impresa – sta espandendo progressivamente larete di agenti e rivenditori, tarandola sulle attualicapacità produttive e, allo stesso tempo, intro-ducendo nuovi strumenti per la gestione delleclientela. In questo modo possiamo affacciarcisul mercato estero in maniera strutturata ed effi-cace. Attualmente, abbiamo puntato la nostra at-tenzione sui mercati dell’Est Europa, che pene-treremo grazie all’aiuto di agenti qualificati,risorse interne e collaborazioni con societàesterne presenti sul territorio».

Nell’ultimo biennio, qual è stato l’anda-mento del vostro business?«Gli ultimi due anni hanno visto in leggera ri-presa il business della Rollven, facendola passare

La metalmeccanicaguarda all’esteroI paesi in via di sviluppo rappresentano un bacino di grande interesse per il settore trasporto

e movimentazione materiali, che cerca di farsi strada al di fuori dei confini nazionali attraverso

le innovazioni tecnologiche. Ne parla Franco Benvenuti

Emanuela Caruso

Nella pagina a fianco,

Franco Benvenuti,

titolare della

Rollven Spa

di Villorba (TV)

www.rollven.com

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Franco Benvenuti

VENETO 2012 • DOSSIER • 49

da un fatturato di 7,3 milioni di euro maturatonell’esercizio 2010/2011 agli oltre 7,8 milioni dieuro dell’esercizio 2011/2012. Ad aumentare èstato anche l’utile, che ha confermato così lebuone performance aziendali tese allo sfrutta-mento efficiente delle risorse interne e al co-stante monitoraggio delle aree aziendali più cri-tiche. In questo periodo, infine, sonoincrementati anche gli investimenti in macchi-nari e impianti».

A tal proposito, quanto investite in inno-vazione tecnologica e quali gli ultimi investi-menti sviluppati in questo senso?«Nonostante i rulli possano sembrare prodottisemplici e a basso contenuto tecnologico, sonoin realtà caratterizzati da soluzioni tecniche emetodologiche molto complesse e frutto di ele-vati investimenti in impianti e strumentazione.Attualmente, il reparto di ricerca e sviluppo stastudiando nuovi tipi di rullo da inserire all’in-terno dell’ampia gamma di prodotti su misurache mettiamo a disposizione dei clienti, un’am-pia gamma capace di soddisfare quasi ogni ri-chiesta o esigenza. In particolare gli investimentisono volti alla creazione di rulli destinati all’usocon nastri trasportatori e alla movimentazione dipallet; le soluzioni ricercate vogliono consentireuna riduzione dei costi per poter essere più com-petitivi sul mercato».

Quali categorie e settori industriali si ri-volgono alla Rollven?«I settori industriali di appartenenza dei nostriclienti sono i più svariati e sono attraversati tra-sversalmente dalla nostra offerta. Tra le catego-rie più importanti quelle delle cave, delle mac-chine per la lavorazione del legno, dellacartotecnica, del vetro, e della movimentazionee logistica in generale. Fra i nostri prodotti piùnoti, spiccano i rulli per nastri trasportatori, perprodotti sciolti, e più in generale i rulli di variatipologia per la movimentazione interna, chespaziano dai modelli più semplici per aziona-mento a gravità a quelli motorizzati con vari tipidi trasmissioni, progettati per rispondere allenecessità di movimentazione in impianti pro-duttivi sempre più evoluti».

Quali sono le prospettive e gli obiettivi peril medio e lungo periodo?«Le prospettive dell’azienda prevedono un mo-desto ma costante trend di crescita sia sulfronte dimensionale che sul fronte del fattu-rato. Questa crescita sarà collegata all’aumentodi formazione del personale interno e all’ado-zione di tecniche di “produzione snella” chepermetteranno un’ottimizzazione dei costi edelle risorse aziendali. Altro obiettivo primariosarà quello di incrementare la presenza direttasui mercati esteri».

A dispetto della stagnazionedel mercato, nell’ultimo anno abbiamoregistrato una buona ripresae il fatturato si è attestato intornoai 7,8 milioni di euro

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TECNOLOGIE

Nonostante il quadro generale pre-senti un trend negativo, secondoil recente rapporto Assinform,di Confindustria, alcuni seg-

menti quali il cloud computing e i servizi viaweb presentano comunque importanti pro-spettive di sviluppo. In particolare, secondole previsioni, le cosiddette componenti in-novative, si prevede incrementeranno il girod’affari di oltre il 6,7 per cento, attenuandocosì la crisi generale del comparto IT. Non stupisce, quindi, se le aziende più lun-gimiranti del settore stiano investendo suqueste nuove nicchie. Ne è un esempio laNextep di Carmignano di Brenta, nel pado-vano, realtà che fa parte di un importantegruppo internazionale. «Nextep – spiega

Marco De Toni, uno dei due soci – fa partedel Gruppo Allos, che si occupa di progetti etecnologie per lo sviluppo del capitaleumano. Siamo nati nel 2000 e, da allora,realizziamo progetti per importanti realtà ita-liane e internazionali appartenenti ai settoribancario, assicurativo farmaceutico e ener-getico. Si tratta soprattutto di progetti ri-guardanti lo studio, la realizzazione e la ge-stione d’infrastrutture di Information edigital communication technology. Siamodiventati un vero e proprio riferimento nellafornitura di tecnologie web-based e cloud, at-traverso le quali le persone possono gestire fa-cilmente relazioni, informazioni, dati e pro-cessi». «I nostri clienti crescono grazie allesoluzioni che insieme progettiamo – inter-viene l’altro socio, Mirko Soffia, così che dasemplice vetrina di prodotto, il loro sito websi trasforma in una nuova fonte di guadagno,in un efficace strumento di promozione delbrand e di relazione con il consumatore».Tra le proposte dell’azienda padovana, ci sonopiattaforme digitali innovative che garanti-scono un risparmio di tempo e denaro al-l’interno delle imprese, favorendo lo scambioe la condivisione di informazioni. «Chi faimpresa deve poter comunicare agevolmentecon collaboratori, clienti e partner che ope-rano in più paesi. Per questo abbiamo sceltodi fornire loro strumenti che consentono dioperare al meglio sullo scenario globale con-temporaneo» sottolinea De Toni.Le persone che si relazionano con l’azienda, le

La creatività e l’ingegno made in Italy cominciano a farsi sentire anche nel settore Ict.

È proprio in questo ambito che, nell’ultimo anno, le imprese italiane hanno registrato un trend

positivo. L’esperienza di Marco De Toni e Mirko Soffia

Marco Tedeschi

Cresce il mercato dell’Ict

Marco De Toni

e Mirko Soffia sono

i titolari della Nextep

di Carmignano

di Brenta (PD)

www.nextep.it

52 • DOSSIER • VENETO 2012

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Marco De Toni e Mirko Soffia

VENETO 2012 • DOSSIER • 53

tecnologie e le informazioni sono viste comeun unico ecosistema, che necessita di investi-menti e produce risultati misurabili, che con-sentono di valutarne il ritorno degli investi-menti e programmare le strategie future.Alla base di questo lavoro c’è l’importanzache la comunicazione riveste per le imprese.«Le informazioni e le relazioni – intervieneMirko Soffia -, sono il maggior patrimoniodelle organizzazioni. Per questo infrastrut-ture, soluzioni e servizi tecnologici devonogarantire comunicazioni efficienti e sicure.Questo può avvenire solo attraverso la rea-lizzazione di ecosistemi digitali flessibili, af-fidabili e scalabili, ovvero servizi e infra-strutture di tipo Cloud, che conferiscono allesoluzioni proposte proprio questo tipo di ca-ratteristiche».Grazie all’esperienza accumulata negli anni,Nextep offre soluzioni innovative anche perl’universo delle Pmi. In particolare, trovanoriscontri positivi lavorando per importantiweb agency italiane, che scelgono il gruppodi Soffia e De Toni per lo sviluppo dei loroprogetti più avanzati.Progetti che riguardano anche il Gruppo Al-los che, nell'ultimo anno, ha creato Zero12.«Si tratta – spiega Soffia - di una startup spe-cializzata nello sviluppo di soluzioni mobilenative (Ios e Android) e cloud based (Ama-zon Aws), che completa l’offerta del gruppoin questi ambiti in rapidissima evoluzione ediffusione». In effetti il settore di cui fa partela Nextep è sicuramente quello che, più ditutti, negli ultimi anni ha visto ed è stato pro-tagonista di cambiamenti considerevoli e dicontinue evoluzioni. «Per questo è fonda-mentale – riprende de Toni – avere ben chiarele tappe e gli obiettivi aziendali. Noi, ad esem-pio, per il futuro immaginiamo sempre piùecosistemi digitali, che siano in grado di met-tere in relazione persone, informazioni e og-getti. Sempre più spesso saremo chiamati aselezionare e integrare decine di tecnologie,

affiancando il cliente nella progettazione,realizzazione e mantenimento di un proprioecosistema digitale efficiente e profittevole..La nostra ambizione in ogni caso, oltre chepoter fornire soluzioni sempre più sofisticate,è di affiancare i clienti nella realizzazione dellapropria identità digitale e nella trasforma-zione in organizzazione collaborativa».Tendere quindi a un miglioramento conti-nuo. «Questo – conclude Soffia -, al fine diottenere l’ottimizzazione delle risorse e lamassimizzazione dei profitti degli investi-menti».

I servizi tecnologici devono garantirecomunicazioni efficienti.Questo può avvenire solo attraversola realizzazione di ecosistemi digitaliflessibili di tipo Cloud

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58 • DOSSIER • VENETO 2012

Il laser è senz’altro la tecnologia più inno-vativa che oggi il settore degli stampi mettea disposizione del mercato. Non solo, in-fatti, permette di eseguire microsaldature

su qualsiasi tipo di metallo senza creare tensionie deformazioni nello stampo, ma addirittura è ingrado di sostituire gran parte delle lavorazioni so-litamente affidate alla fotoincisione chimica,come per esempio la realizzazione di texture, diabbattere i limiti tecnico-estetici delle strumen-tazioni tradizionali, e di donare quindi mag-giore libertà creativa a centri stile e designer. Trale prime realtà imprenditoriali ad aver importatola tecnologia laser, troviamo la società PiazzaRosa. «Il reparto di incisione laser – spiega De-

mis Zanon, amministratore delegato dell’im-presa – è sicuramente il nostro fiore all’occhiello.Proprio quest’anno abbiamo inserito al suo in-terno una nuova macchina laser per incisioneprofonda, una Agie Charmilles modello 1200 a5 assi. Grazie all’utilizzo di questa apparecchia-tura e alle lavorazioni a 5 assi su matrici e pun-zoni di stampi di grandi volumi, saremo in gradodi far penetrare la tecnologia laser in nuovi set-tori del mercato e di acquisire, di conseguenza,nuovi clienti». A soli pochi mesi dalla sua in-stallazione ci sta dicendo che a breve necessiteràdi una gemella.

Quali mercati rappresentano la percentualemaggiore del core business della Piazza Rosa?

«La percentuale più elevata del no-stro fatturato, circa il 60 per cento,è sviluppato nel settore dell’auto-motive, dove spaziamo da stampiper il lighting come guida-luce astampi di grandi dimensioni comespoiler e paraurti. Un 20 per centodel fatturato è poi maturato nelcomparto del packaging e delle bot-tiglie in Pet, dove collaboriamo conaziende leader. Infine, il restante 20per cento del nostro volume d’affariè scomposto in vari rami di mer-cato, tra cui in particolar modo ilfarmaceutico, l’elettrodomestico e ilgiardinaggio».

Su quale principio cardine è

L’incisione laser, con i vantaggi che apporta alle lavorazioni degli stampi, si sta dimostrando

la tecnologia giusta con cui sbarcare sui mercati internazionali, in particolare Messico,

Turchia e Brasile. A parlarne è Demis Zanon

Emanuela Caruso

Demis Zanon,

amministratore delegato

della società Piazza Rosa

di Pieve D’Alpago (BL)

www.piazzarosa.it

Il laser, la vera innovazionenel settore stampi

TECNOLOGIE

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VENETO 2012 • DOSSIER • 59

Demis Zanon

basata la politica aziendale della Piazza Rosa?«Sin dall’inizio della nostra attività, abbiamobasato la politica aziendale sull’investimento co-stante. Investire nella tecnologia ci consente in-fatti di migliorare l’efficienza e la qualità delle la-vorazioni ormai consolidate, come la lucidaturastampi e la saldatura laser, inserendo macchinarie attrezzature di ultima generazione, e di offrireai clienti una gamma di servizi sempre più com-pleta e un supporto concreto ai vari problem sol-ving che possono presentarsi».

Nel 2011 avete dato vita a un nuovo e in-novativo servizio, la WCS. Di cosa si tratta?«La WCS, World Client Service, è una societàche svolge un servizio di assistenza agli stampi-sti o utilizzatori di stampi con prestazioni di lu-cidatura, saldatura laser, aggiustaggio e avvia-mento stampi. Il servizio viene svoltodirettamente presso le sedi dei clienti e si è di-mostrato un investimento vincente e apprezzato,in quanto nonostante il progetto sia partito soloa metà 2010, oggi la WCS è già una realtà im-portante, con un team di 15 tecnici specializzati,un fatturato previsionale del 2012 che toccherài due milioni di euro, e una richiesta crescentedi cantieri fissi di assistenza in Brasile e Messico».

E proprio in Messico avete portato avantiun interessante progetto.«Sì, in Messico, dove il mercato è in forte espan-sione economica e produttiva, abbiamo creatouna società di statuto messicano che si impe-gnerà nell’assistenza ai clienti con attività di lu-cidatura, saldatura laser e aggiustaggio. Ab-biamo, inoltre, in previsione di poter inserire inquesto plant anche l’attività di incisione laser e,successivamente, alcune macchine utensili perpoter offrire anche un servizio di piccole e me-die modifiche su stampi, attività questa ancorapoco sviluppata in Messico. Sempre all’estero,abbiamo inoltre in programma di aprire unasede WCS in Turchia, un altro mercato in fortecrescita; proprio ora stiamo valutando i possibiliinvestimenti da compiere e le aree più strategi-

che in cui iniziare con il lavoro. L’obiettivo èquello di essere operativi già a partire dai primimesi del 2013».

Quale bilancio può trarre dall’attività del-l’ultimo anno della Piazza Rosa?«Nonostante la morsa della crisi globale, il2011 è stato un anno positivo per l’azienda, equesto non solo in termini di fatturato, con un+30 per cento rispetto al 2010, ma anche intermini di incremento della clientela. Abbiamoinfatti aumentato il nostro portafoglio clientidi circa il 18 per cento. L’esperienza professio-nale dimostrata, la visione approfondita delsettore ci sta comunicando che il modo di ope-rare è quello giusto, stimolandoci a perseguirloe quindi a porre sul mercato nell'immediato fu-turo interessanti novità».

��

Nel 2011 siamo riusciti a incrementareil nostro fatturato del 30 per centoe il nostro portafoglio clientidel 18 per cento

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TECNOLOGIE

62 • DOSSIER • VENETO 2012

In questo periodo storico, puntare sul seg-mento di mercato più “elevato” mette alsicuro da tutti quei pericoli indipendentidalla capacità imprenditoriale o dalla pro-

fessionalità acquisita. Certo, per l’azienda chepuò dimostrare un alto livello. In un settorecome l’high-tech non basta un’esperienza de-cennale, non basta l’impegno e chi non si sof-ferma sui dettagli non farà molta strada, se nonabbassando il target di riferimento verso il massmarket. Come spiega Fabio Maset, CEO di

Mosaico Group, attiva ormai da oltre un de-cennio nel mondo della home automation,building automation e audio/video professio-nale: «La tecnologia senza stile e design èun’opera incompiuta e il team Mosaico che ri-cerca e sviluppa in particolare home automa-tion e audio/video professionale conosce moltobene le esigenze che vengono richieste nellerealizzazioni custom». Inutile specificare l’importanza della praticità esemplicità dell’utilizzo dei prodotti confezionatisu misura. «Nell’ultimo biennio il gruppo Mo-saico ha incrementato il valore del proprio bu-siness raggiungendo margini di crescita impor-tanti, ma conservando l’anima di aziendaartigiana che cuce le soluzioni su misura delcliente: per raggiungere tali traguardi è stato ne-cessario, oltre alla conferma del team storico,investire in nuove figure professionali dedicatealla progettazione, alla ricerca ed allo svilupposoftware».Dunque quella di Maset è un’impresa che con-tinua ad investire e crescere , nonostante le pre-occupazioni legate all’economia italiana. Masetriassume così il primo semestre del 2012: «I datisono incoraggianti in quanto ancora in crescitarispetto all’anno precedente, una controtendenza

Quando l’high-tech incontrastile e designCome si conquista il segmento “luxury” nel mercato

dell’home automation e audio/video? Fabio Maset

indica i punti fondamentali dai quali partire, certo

dell’importanza di quel “gusto” che ci

contraddistingue: «La tecnologia senza stile e design

è un’opera incompiuta»

Renato Ferretti

La Mosaico Srl ha sede a San Biagio di Callalta (TV)

[email protected] - www.mosaicogroup.com

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Fabio Maset

VENETO 2012 • DOSSIER • 63

in un mercato difficile e generalizzato comequello italiano. Le difficoltà in Italia, oggi sonomolte, oltre all’incertezza del credito, alle diffi-coltà finanziarie derivate dall’assenza di liquidità,si uniscono nel nostro settore, delle normativeche non tutelano la professionalità prediligendol'opportunismo e il business legato solo al nu-mero finale. Da questo si evince che vi è la ne-cessità di adeguare le normative del settore delsystem integrator per costituire una categoria diprofessionisti, così come in molti Stati (ad esem-pio Inghilterra, Stati Uniti) che garantisca com-petenza e tutela per l’utente finale».In Mosaico, high – tech significa opportunitàdi sviluppo nel mercato estero: «Il nostro mer-cato più importante all’estero è legato alla rea-lizzazione di sale cinema e di abitazioni tecno-logiche di alto livello, il tutto quale risultatodella collaborazione con importanti designer einterior designer, il segmento è quello del “lu-xury”. Ci auguriamo di poter continuare acooperare con i nostri partner italiani per po-ter esportare il “gusto e stile” che da sempre cicontraddistinguono nel mondo. Il mercato in-terno è difficile, con pochissimo margine eavaro di soddisfazioni, la sua ripresa, a nostroavviso, sarà lenta e non ci illudiamo che la fu-tura richiesta interna possa colmare il 100 percento del nostro business. Tuttavia il nostroimpegno è di ampliare il raggio di azione e diessere sempre più presenti e riconosciuti inparticolare in fulcri del business in Italia, comeRoma e Milano».

Il core business di Mosaico è sicuramentel’home automation e l’audio/video profes-sionale, divisioni in cui Maset punta più inalto possibile: la prima in cui vengono rea-lizzati sistemi per il totale controllo dell'abi-tazione e dei sistemi audio/video in essa con-tenuti, la seconda in cui vengono realizzatesale controllo, sale conferenze, sale cinema,auditorium e molto altro: «vogliamo realiz-zare “le più belle ville e sale del mondo” conun design che rispetti il contesto storico, ar-chitettonico, anche con lo studio dell’acu-stica, interpretando i desideri del cliente fi-nale con la continua evoluzione e ricercandole migliori soluzioni tecnologiche». Incalzato sulle prospettive future della pro-pria attività, Maset dimostra di avere le ideechiare. «Sicuramente per il prossimo periodoi punti cardine sono la creazione di nuove sedioperative che ci permettano di essere logisti-camente più vicini ai nostri clienti e il rag-giungimento di una certificazione che garan-tisca la professionalità della nostra azienda.Cercheremo di essere sempre più verticali, os-servando con attenzione i cambiamenti deimercati e cambiando rotta in base all’evolu-zione degli stessi: tutto ciò è estenuante, ma ladistrazione, l’attesa o la mancata corretta econtinua interpretazione del mercato può va-nificare tutti gli sforzi. La storia insegna chel’azienda o cresce o muore: la staticità è im-pensabile. La sfida di Mosaico è puntare agrandi risultati».

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MODELLI D’IMPRESA

L’attenzione all’ambiente da parte diun’impresa non è sempre un ostacolo,o una spesa per rientrare nelle nor-mative vigenti. Ci sono casi in cui

l’ecocompatibilità va di pari passo con una mag-giore qualità del prodotto. La Sayerlack di Pia-noro (Bo), azienda di proprietà del gruppo ame-ricano Sherwin Williams, offre un buon esempiodel fenomeno. Le sue vernici per legno ad acquacon bassissimo impatto ambientale rappresen-tano anche il top tecnologico nel settore, come cispiega il Direttore Generale dell’azienda, Ales-sandro Pirotta. «I prodotti all’acqua per esternigarantiscono una maggiore durata nel tempoperché, grazie alla loro elasticità, si adattano me-glio alle variazioni della superficie del legno cau-sate da umidità ed eventi atmosferici. Volevamooffrire prodotti per un ambiente meno inquinato,meno tossico, più salubre e siamo stati i primi, in

Italia, a cominciare la formulazione dei prodottiall’acqua, agli inizi degli anni 80. È importantesottolineare che creare un prodotto ecosostenibilenon danneggia la qualità ma la esalta. L’inci-denza dei prodotti all’acqua sul nostro fatturatoè del 30 per cento e siamo in grado di proporreai nostri clienti vernici all’acqua per ogni tipo dimanufatto e di applicazione».

A proposito di fatturato: se dovesse riassu-mere la vostra azienda in numeri, anche in ri-ferimento agli ultimi investimenti?«Abbiamo 325 dipendenti, di cui 270 lavoranopresso la sede di Pianoro, 30 a Mariano Co-mense e 25 operano sul tutto il territorio. Laquota di investimenti annuali si aggira intorno aidue milioni e mezzo di euro, e questi investimentisono funzionali a migliorare l’ambiente di la-voro negli stabilimenti. Nel 2010 abbiamo inve-stito 1 milione di euro nell’impianto di po-stcombustione, per abbattere l’emissione inatmosfera di solventi. Gli investimenti destinatialla Ricerca e Sviluppo nel 2011 sono stati 2 mi-lioni e 800 mila euro».

Qual è la vostra copertura geografica?«Siamo presenti in tutto il mondo attraversouna rete di distributori e, in alcuni mercatiquali Spagna, Francia e Gran Bretagna e Sin-gapore, con delle consociate. L’Italia rimane ilpunto di riferimento: pur con tutte le difficoltàche il mercato italiano sta vivendo, porta an-cora il 40 per cento del fatturato aziendale. La

Alessandro Pirotta, Direttore Generale della Sayerlack

di Pianoro, fa da testimone a un matrimonio che

spesso sembra impossibile. L’attenzione ambientale,

nella sua esperienza, ha portato al top tecnologico

Renato Ferretti

Alessandro Pirotta,

Direttore Generale

della Sayerlack

di Pianoro (BO)

www.sayerlack.it

Sostenibilitàed efficienza

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VENETO 2012 • DOSSIER • 69

Alessandro Pirotta

Russia è il secondo mercato di riferimento, in-sieme a tutti i paesi dell’Est».

Si può dire che la crisi del mercato tradi-zionale viene colmata da quelli in via di svi-luppo?«Sì, anche se noi in questi paesi non siamo arri-vati semplicemente in seguito alla crisi. Siamopresenti nei paesi emergenti da 20 anni. Oggi be-neficiamo della presenza consolidata nel tempocon tassi di crescita che sono mediamente supe-riori a quelli del mercato di riferimento e dei di-retti concorrenti».

Parliamo dell’importanza delle certifica-zioni nel vostro campo.«Premesso che la qualità dei prodotti verniciantiper legno italiani non ha paragoni rispetto allevernici prodotte in altri paesi, la certificazione diprodotto, in questo particolare momento con-giunturale, rappresenta per noi un vantaggiocompetitivo, che ci ha permesso di uscire dalla lo-gica commerciale soggettiva per essere valutati daenti esterni, che certificano in modo oggettivo laqualità e il valore dei prodotti Sayerlack. Le cer-tificazioni di prodotto permettono ai nostriclienti di presentare i propri manufatti, verniciati

con Sayerlack, come prodotti diqualità certificata, dando loro ulte-riori argomentazioni di vendita».

La realtà dell’industria veneta ècaratterizzata dalla presenza sia digrandi che di piccole imprese.Come si rapporta una multina-zionale americana a questa fra-stagliata realtà locale?«Il Veneto, nonostante la crisi, è il distretto dovei consumi delle nostre vernici sono al primo po-sto. Qui abbiamo un’organizzazione articolataper le piccole imprese e per le grandi industrie.Non dimentichiamo, infatti, che le maggiori in-dustrie nella produzione dei mobili sono ubicatein Veneto; è necessario quindi avere la flessibilitàper poter gestire e fornire le une e le altre. Que-sto lo si fa con l’organizzazione commerciale e didistribuzione: disponiamo di cinque depositi pe-riferici e abbiamo una rete di assistenza tecnicapreparata ed efficace. Siamo strutturati per offrireil servizio che viene richiesto da qualsiasi tipolo-gia di cliente. Studiamo insieme ai clienti quelleche possono essere soluzioni nuove sia a livello diprodotti che a livello di impianti».

��Le vernici ad acqua, oltre al bassissimo

impatto ambientale, garantisconouna maggiore durata nel tempo

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MODELLI D’IMPRESA

70 • DOSSIER • VENETO 2012

Le banche, e l’economia di cui sonoespressione, sono ormai al centro deldibattito da anni. Per alcuni versi e li-mitatamente a questo ambito, lo sce-

nario appare, se non chiaro, almeno noto. Ma in che stato di salute si trova la produzionein Italia? Non è certo una domanda nuova, male risposte sono, se possibile, ancora meno im-mediate. Il campo dell’automazione industrialefa da ancella a quello produttivo, operando pertrasversalmente per tutti i settori. Dunque gliimprenditori coinvolti nell’ambito sono forse traquelli più qualificati per dare un quadro com-pleto del nostro sistema economico “reale”.Paolo Bortolato, titolare della veneta Brs auto-mazioni, prova a rispondere a partire dalle con-dizioni della sua azienda. «Pur nelle difficoltàcongiunturali del mercato – dice Bortolato –,abbiamo sempre cercato di differenziarci of-

frendo e proponendoprofessionalità, com-petenza e componentiin grado di aiutare inostri clienti a miglio-rare le produzioni percompetere sul mercatoglobale. Tutto questoha permesso alla no-stra attività di crescerecon numeri impor-tanti, circa il 15 percento annuo nell’ul-timo biennio». Anche i dati d’inizioanno fanno ben spe-rare. «Confermiamo ilnostro trend di crescita

anche nel primo semestre del 2012, i numeri in-fatti confermano una crescita del 18 per centorispetto al primo semestre 2011. La crisi deimercati è evidente, specialmente per le aziendeche limitatamente si propongono solo al mer-cato italiano. Da sempre infatti la nostra politicatecnico-commerciale è volta a ricercare colla-borazioni con aziende in grado di sviluppare cre-scita nei mercati esteri». Il ruolo dell’automazione si presenta comunquedelicato e ha l’incombenza di cambiare in fun-zione delle esigenze e delle tendenze produttive.«Da sempre – continua Bortolato – Brs auto-mazioni ha proposto sul mercato, prima ditutto, una consulenza basata sull’analisi tec-nico-applicativa delle problematiche di proget-tazione, in collaborazione con i clienti. Tuttoquesto anche grazie alle specializzazioni pro-duttive dei partner prodotto. I nostri clientisono strutturati con un proprio ufficio tecnicoche svolge un lavoro generale nella progetta-zione di macchine o impianti. La nostra figuraperciò si inserisce all’interno degli uffici tecniciproponendo soluzioni specifiche sulla trasmis-sione meccanica del moto, di potenza e di mo-vimentazione handling. Confermiamo che que-sto servizio non è cambiato perché le aziendecercano di ottimizzare al massimo i costi interni,

L’impresa si svincoladal credito bancario

Da sinistra, Federico Sattin

e Paolo Bortolato della Brs

Automazioni di Villanova

del Ghebbo (RO)

www.brsautomazioni.it

L’industria dell’automazione segue

da vicino, e trasversalmente ai vari

settori, la situazione produttiva

del Paese. Paolo Bortolato descrive

le tendenze e gli errori attuali.

«Il mondo finanziario dovrebbe

guardare all’economia reale»

Renato Ferretti

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Paolo Bortolato

VENETO 2012 • DOSSIER • 71

pur avendo necessità di specializzazioni». Considerando il suo lavoro con i clienti Bor-tolato può arrivare alle prime conclusioni. «Si-curamente le problematiche economiche dicompetizione gravano su tutte le aziende, diconseguenza chi produce macchine deve otti-mizzare il costo del prodotto venduto. La no-stra filosofia aziendale: analizziamo, dimensio-niamo, proponiamo soluzioni. Un approccioche ci permette di offrire il massimo risultatoal giusto costo. Inoltre collaboriamo nel for-mare e dare competenza ai collaboratori dei no-stri clienti organizzando corsi formativi e in-formativi su nuove tecnologie specifiche delsettore di appartenenza. Tutto questo giustificaun prezzo adeguato che non sempre è quellopiù basso». Una delle possibilità non trascurabili è rap-

presentata dall’export, Bortolato così confermail trend dell’industria italiana. «Le performancemigliori le riscontriamo nelle aziende esporta-trici di qualsiasi settore, perciò la differenza an-cora una volta la fa la competenza nell’otti-mizzare il prodotto. Per volume gli ambiti incui si riscontrano i risultati migliori sono legatiall’industria del riciclaggio e dello sviluppodelle energie alternative. Al momento perònon abbiamo clienti esteri, stiamo valutandol’opportunità di portare la nostra politica la-vorativa anche in un altro paese europeo per-ché vogliamo essere vicini al cliente». Infine il titolare della Brs punta il dito controgli istituti di credito indicando contempora-neamente una possibile, per quanto difficile,via di fuga. «Il mondo finanziario non sta guar-dando all’economia reale, secondo noi sba-gliando gravemente: perciò la nostra politica fi-nanziaria è molto cauta e facciamo sempremeno ricorso all’aiuto bancario. Questo non cipermette di pensare a investimenti nelbreve/medio periodo, ma sicuramente elimi-nata la necessità di utilizzare il credito banca-rio è nostra intenzione investire con propri ca-pitali e in piena autonomia portando la nostracompetenza su mercati esteri».

❝~

La nostra politicafinanziaria è molto cautae facciamo sempre menoricorso all’aiuto bancario

+15%LA BRS AUTOMAZIONI HA REGISTRATO UNA

CRESCITA MEDIA A DOPPIA CIFRA NEGLI ULTIMI

DUE ANNI. PER IL 2012 È PREVISTO UN +18%

CRESCITA

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MODELLI D’IMPRESA

72 • DOSSIER • VENETO 2012

Il Centro Studi di Confindustria ha sti-mato in luglio un calo della produzioneindustriale dello 0,4 per cento su giu-gno. Andamento decisamente negativo

quindi per la produzione industriale italiana.Le aziende che hanno registrato meno fles-sione delle altre sono quelle realtà che hannoscelto di differenziare la loro produzione. Èquanto ha fatto la Tecnowerk, specializzatasinella realizzazione di stampi per il settore deicontenitori per alimenti a basso spessore enella realizzazione di propri contenitori peralimenti decorati con tecnologia IML. Neparliamo con il titolare Guido Nussio.

Qual è lo scenario di mercato a cui stateassistendo? «Il mercato italiano è in decisa contrazionepoiché le aziende del territorio non investonoin attrezzature per quanto riguarda gli stampi,mentre per quello che concerne la produ-zione d’imballaggi, andando a servire soprat-tutto il settore alimentare, la flessione data dalcalo dei consumi a livello nazionale è più

contenuta. Di andamento opposto invece, ilmercato “estero”. In questo caso è necessariodifferenziare il mercato comune europeo so-stanzialmente stabile, da quello dei paesiemergenti in continua crescita. Non pocheproblematiche stanno dando negli ultimianni le materie prime come acciai speciali ematerie plastiche, soggette a continue a re-pentine variazioni che possono incidere inmaniera pesante sulla redditività delle com-messe. Comunque questo è un problema co-mune a tutte le aziende a livello globale».

Tecnowerk ha però quadruplicato il fat-turato negli ultimi dieci anni. «Ci siamo naturalmente e progressivamenteevoluti nel corso degli anni, tenendo sempre fo-calizzata la mission di qualità, nonché di red-ditività. Questa si è rivelata la strada giusta».

Su quali aspetti avete puntato per otte-nere risultati così soddisfacenti in anni dif-ficili a livello globale?«Aver impostato l’azienda su due unità pro-duttive, una di costruzioni speciali meccani-che di altissima precisione e l’altra di produ-zione massiva, si sta rivelando una sceltagiusta. Innanzitutto per quanto riguarda glistampi, dove abbiamo raggiunto la leader-ship di mercato. Oggi infatti a causa della de-localizzazione dissennata molti stampisti/ar-tigiani hanno cessato l’attività in Italia, e gliomologhi cinesi non sono in grado di espri-

Perché differenziare la produzione Aver impostato l’azienda su due unità

produttive si è dimostrata la scelta giusta

per la Tecnowerk. Se il mercato generale

è soggetto a flessione e la produzione

cala, l’azienda ha invece quadruplicato il

fatturato. Ne parliamo con Guido Nussio

Matteo Grandi

Guido Nussio è titolare

della Tecnowerk

di Arsiè (BL)

www.tecnowerk.it

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Guido Nussio

VENETO 2012 • DOSSIER • 73

mersi agli stessi livelli di perfezione tecnica.L’azienda si sta inoltre affermando sempre dipiù anche nel campo dei contenitori per ali-menti, grazie alle innumerevoli invenzioniindustriali e brevetti (costruiti nel tempo concostante ricerca e sviluppo), e allo studio didesign. Tutto ciò crea un notevole plus che cipermette di competere con aziende moltopiù grandi e strutturate. La flessibilità del-l’azienda ha permesso di offrire celermentemolteplici soluzioni alle aziende clienti».

Da un punto di vista territoriale, qualisono le zone in cui lavorate di più? «Per quanto riguarda il prodotto stampato ilmercato di riferimento rimane quello euro-peo, allargato al bacino del Mediterraneo.Per gli stampi invece storicamente abbiamosempre servito i mercati emergenti che sisono via via succeduti nel tempo nel corsodella nostra ultratrentennale attività; ultima-mente i paesi di riferimento sono la Cina el’India. Ad oggi Tecnowerk esporta quasi il 60per cento complessivo delle produzioni. Nelsettore degli stampi ci sono impianti instal-lati e operativi in tutti e 5 i continenti. Ab-biamo esportato in 49 stati esteri e presto sene aggiungeranno altri».

Quali sono le ultime innovazioni tecno-

logiche introdotte?«Nel corso degli anni abbiamo accumulatomolteplici invenzioni industriali, che sonostate il propellente che ha fatto avanzarel’azienda nel mercato e che hanno consentitodi raggiungere sempre nuovi traguardi. At-tualmente stiamo partecipando a un impor-tante progetto di ricerca e sviluppo di bio-polimeri, finanziata dal Mise, come partnertecnico, tra i principali attori in ambito ali-mentare in campo nazionale. Un particolareimpegno dunque nella direzione dell’ecoso-stenibilità degli imballaggi, argomento nelquale siamo impegnati quotidianamente pertrovare soluzioni, cercando di diminuire ipesi degli articoli, ottimizzando il confezio-namento per lo stoccaggio e la trasportabilità,a vantaggio dell’ambiente, dei consumi ener-getici e delle materie prime».

Quali le prospettive dell’azienda? «Intendiamo rimanere consolidati sul mer-cato ampliando e acquisendo competenze neinostri settori di riferimento. Cerchiamo inol-tre di impostare il proseguimento dell’attività,puntando sulla formazione e sulle energie digiovani risorse, mandando un bel segnale disperanza alle nuove generazioni, in un paeseflagellato dalla globalizzazione».

Stiamo partecipando a unimportante progetto di ricercae sviluppo di biopolimeri,finanziata dal Mise comepartner tecnico

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MODELLI D’IMPRESA

Consolidamento delle posizioni, ul-tra-specializzazione e attenzione allenuove opportunità di mercato. Sonolinee guida che accomunano molte

imprese del Nord Italia. L’impiantistica elettricanon fa eccezione. La For M.A. di Carlo Bigi co-stituisce un esempio di come il settore si muovein questo periodo all’interno dei confini nazio-nali. In particolare Bigi ha puntato a specializzarsiin prodotti per l’industria navale, con una con-vinzione che risulta in controtendenza. «Non ciaffidiamo a ricerche spinte di marketing – diceBigi – o a una capillare rete di vendita. Il rap-porto personale del “passaparola”, che stridemolto con le attuali impostazioni di vendita, ga-rantisce le fondamenta nel rapporto diretto. È

tutto quello di cui abbiamo bisogno».Nonostante la grave flessione dei mercati?

«La società For M.A. ha una storia relativamenterecente, un periodo di dodici anni in cui, senzaparticolari exploit, vi è stata una costante crescitae una sempre maggiore presenza sul mercato.Questo anche negli ultimi due anni e la stessatendenza l’abbiamo registrata nel primo semestredel 2012».

Cosa c’è alla base di questi risultati?«Origine di questo la mia convinzione nelportare avanti metodi di produzione al-l’avanguardia, sia per le attrezzature sia nellacultura di un sistema efficiente. L’inserimentoin un particolare mercato di nicchia comequello dell’industria navale, ci ha permesso di

Restringere il campo sembra una delle chiavi per il successo. Soprattutto per le Pmi. Tra andamento

generale e peculiarità aziendali, Carlo Bigi descrive la sua esperienza nell’impiantistica elettrica.

«Parola d’ordine: avanguardia»

Renato Ferretti

Pmi, nuovi modelli

Carlo Bigi, titolare della

For M.A. che ha sede a

Ronchi di Villafranca (PD)

www.for-ma.it

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sviluppare prodotti specifici in collabora-zione con i principali clienti».

Per esempio?«Per primi in Italia abbiamo immesso nel mer-cato canaline in rete elettrosaldata adatte allespecifiche esigenze di utilizzo. Così ad esempio,la passerella a maglia larga è apprezzata nel set-tore navale per la facilità d’uso in spazi molto ri-stretti e il mantenimento delle caratteristichetecniche alla pari di prodotti molto più blasonati.Oggi è una tipologia che trova i favori anche neigrandi impianti fotovoltaici, per praticità ed eco-nomicità».

Che territorio copre la vostra attività?«Fortunatamente la nostra presenza sul mercatoè consolidata. Dal nostro Veneto siamo arrivatiin tutta Italia e in qualche caso anche all’estero,senza promettere nulla, ma mantenendo quelloche è già parte del nostro nome. Va da sè che lamaggior parte dei nostri investimenti continuaad essere rivolta allo sviluppo anche grazie agli in-centivi per la formazione erogati da vari enti re-gionali e provinciali e convogliati a noi per mezzodel nostro consulente, adottiamo il sistema diproduzione “snello” (la Lean production dellaprogenitrice Toyota) e badiamo a ridurre al mas-simo gli sprechi».

Quali strategie avete adottato nell’ultimoperiodo?«Per enfatizzare e reclamizzare i nostri prodotti,ho pensato che era il momento di “uscire dallamischia” e proporre un’immagine diversa dellaclassica rappresentazione tecnica dando un’altravita alla canalina portacavi in rete o alla passe-rella a scaletta. Così, è stato divertente far di-ventare i nostri prodotti di maggior successo unelefante o un pesce degli abissi o altre realizza-zioni favolistiche».

Dunque in qualchemodo, nonostante l’as-senza di una rete di ven-dita vera e propria, vi sieteimpegnati a livello comu-nicativo.«Il contesto attuale rendesempre più difficile la co-municazione diretta e sem-pre più la globalizzazione

permette alle multinazionali o alle grandi realtàdi tirare i fili del gioco badando sostanzialmenteal risultato numerico. Non che sia sbagliato,anzi deve far riflettere, chi conduce una piccolarealtà, sullo stato di fatto delle cose. La carta vin-cente secondo me resta nella capacità di far per-cepire al cliente che anche in una piccola realtàsi possono trovare affidabilità competenza edeconomicità, e dato che “nella botte piccola stail vino migliore…”, nella piccola azienda siamalgamano la creatività tipica italiana e la de-terminazione».

Tiriamo le somme: quali possono essere leprospettive nel settore nell’immediato futuro?«Il mercato futuro, in particolare quello legatoalle fonti di energia alternativa, rappresentauna chance per lo sviluppo di nuovi prodotti

e nuove opportunità di la-voro che deve restare allaportata di tutti, magari tro-vando delle collaborazionitra realtà che abbiano incomune pensieri e scopicondivisibili, con la consa-pevolezza che anche qui, inItalia, è ancora possibilecrescere».

Carlo Bigi

VENETO 2012 • DOSSIER • 75

��

Il mercato futuro, in particolarequello legato alle fonti di energiaalternativa, rappresenta una chanceper lo sviluppo di nuovi prodotti

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MODELLI D’IMPRESA

76 • DOSSIER • VENETO 2012

Ristrutturare le dinamiche internedella propria attività per sviluppareuna maggiore consapevolezza dellestrategie di business aziendale. È

con questo obiettivo ben chiaro nella mente diogni componente della società, che la Besafilm,sita a Colognola ai Colli, in provincia di Ve-rona, e specializzata nel taglio di plastica ecarta, ha portato avanti una profonda ristrut-turazione dell’impresa. Operazione che nonsolo ha riguardato la revisione dei processi pro-duttivi, ma che è anche andata a inglobare ed“evolvere” ogni comparto cardine dell’azienda,partendo dall’amministrazione e arrivando alla

logistica. Come racconta Youri Beltrame, tito-lare della Besafilm: «Dopo la scomparsa nel2007 di mio padre Santino Beltrame, fonda-tore dell’impresa e imprenditore attento e lun-gimirante, è stato deciso di rivedere completa-mente ogni processo interno dell’azienda.Aiutati in questo dall’importante collabora-zione del commercialista Fabio Sartori, ab-biamo migliorato ogni ramo dell’attività, evol-vendoci soprattutto in termini di tecnologia.Una ristrutturazione svolta in questa manieraci ha consentito di trasformare la Besafilm daimpresa artigianale dotata di manovalanza qua-lificata a realtà industriale in grado di avvalersitanto di ottima manodopera, attualmente con-tiamo circa 30 dipendenti, quanto di tecnolo-gie avanzatissime».

E proprio sul fronte delle tecnologie si èconcentrato il primissimo investimentosvolto dalla Besafilm all’inizio dell’attività.«Quando l’attività è partita disponevamo di tretaglierine italiane molto modeste, ragion percui, appena si è presentata l’opportunità, ab-biamo investito nell’acquisto di una taglierinaprodotta da una delle migliori marche tede-sche. Questo tipo di macchina era larga2500mm e poteva tagliare sia spessori fini chespessori grossi con un diametro massimo di1000mm. Grazie al suo utilizzo, combinatocon quello di altre quattro taglierine e una ri-bobinatrice per rifare le bobine imperfette, la

L’industria venetanon ha paura di investireInvestire. È questa la filosofia che ha guidato la società Besafilm durante ogni singola fase

di ristrutturazione dei processi interni. L’analisi di Youri Beltrame titolare dell’impresa

Emanuela Caruso

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Youri Beltrame

VENETO 2012 • DOSSIER • 77

nostra produzione è aumentata. Poter disporredi macchinari così all’avanguardia è stato perl’azienda un notevole vantaggio, in quantooperando solo conto terzi ha rappresentatoun ottimo biglietto da visita, oltre che unostrumento di garanzia a livello di qualità delprodotto finito».

Oggi, vi siete completamente convertitiall’utilizzo di macchinari tedeschi. Qualicaratteristiche hanno le taglierine odierne?«Le taglierine tedesche oggi a nostra disposi-zione hanno una luce massima di 2500mm esono in grado di soddisfare qualsiasi tipo di ri-chiesta. Abbiamo infatti acquistato una ta-glierina realizzata su misura delle nostre ne-cessità, capace di lavorare anche con le piccolemisure: taglia fino a 6mm a lamette e 7mm acoltelli tutto su anima da 3’’. Questa apparec-chiatura è stata concepita con la possibilità ditagliare una vasta gamma di spessori, da 7mya 800my, così da soddisfare anche le com-messe degli utenti più esigenti».

A quali settori si rivolge la produzionedella Besafilm e qual è il vostro mercato diriferimento?«La nostra attività è molto diversificata, inquanto ci rivolgiamo a quasi tutti i settoriproduttivi e merceologici. I comparti in cui,comunque, operiamo maggiormente sonol’alimentare, la farmaceutica, l’elettrica e l’edi-

liza. Il nostro mercato di riferimento è dato daNord Italia ed estero».

Come ha influito sulla vostra società lacrisi economica che ha colpito l’Italia e tuttoil resto del mondo?«La nostra elevata diversificazione ha rappre-sentato un’ancora di salvezza per l’impresa.Infatti, mentre moltissime realtà imprendito-riali sono affondate nelle difficili acque di unmercato stagnante e “po-vero”, noi non abbiamo ri-sentito del duro periodo, maal contrario abbiamo regi-strato interessanti crescite siadal punto di vista produttivosia dal punto di vista del fat-turato. Molte aziende dellenostre zone, spinte dalla ne-cessità di sopravvivere allacongiuntura sfavorevole e dirisparmiare sui costi del per-sonale e della produzione,hanno deciso di chiudere i propri reparti di ta-glio interni e portare fuori questa fase della la-vorazione, chiamando così a rapporto impresecome la Besafilm, da sempre incentrata sul la-voro conto terzi».

Quali progetti avete per l’immediato fu-turo?«All’inizio del 2013 prenderà forma un pro-getto su cui abbiamo investito moltissimo. Sitratta dell’automatizzazione del nostro sistemadi confezionamento delle bobine figlie tagliate,attività alla quale verrà dedicato un nuovo re-parto aziendale. Terminata questa prima fase,ci impegneremo per automatizzare anche ilresto dei macchinari, ovvero le taglierine e lestesse bobine».

Youri Beltrame, titolare

della Besafilm Srl di

Colognola ai Colli (VR)

www.besafilm.com

Un’attività diversificata el’utilizzo di taglierine tedesche

di ultimissima generazionehanno rappresentato il valoreaggiunto della nostra impresa

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MODELLI D’IMPRESA

78 • DOSSIER • VENETO 2012

Diversificare e innovare. Ecco conquali strategie ogni realtà im-prenditoriale italiana dovrebbecercare di affrontare e contra-

stare il periodo nero che si è abbattuto sulmercato e sull’economia del nostro paese.Ed è proprio diversificando i settori di rife-rimento e i prodotti e portando avanti una ri-cerca continua di nuovi articoli e servizi daproporre che la società Termoplast Nord, at-tiva da oltre vent’anni nel comparto dell’im-ballaggio flessibile, è riuscita a vincere la bat-taglia contro la recessione. A spiegare nel

Reagire a un mercato in stalloDifferenziare i settori di riferimento, cercando nuovi sbocchi di mercato.

Così aumenta la competitività e la possibilità di compensare eventuali cali derivanti dalla crisi.

Dante Zecchel della Termoplast Nord analizza il comparto dell’imballaggio flessibile

Emanuela Caruso

dettaglio in che modo siano state sviluppatele due strategie attuate è Dante Zecchel, am-ministratore unico dell’impresa. «Abbiamoritenuto essenziale differenziare sia i settori diriferimento, cercando quindi nuovi sbocchidi mercato, sia i prodotti, realizzandoli inbase alle specifiche esigenze dei clienti. Cosìfacendo non siamo soltanto più competitivisul mercato, ma disponiamo delle possibilitàdi compensare eventuali cali derivanti dallacrisi spostandoci in comparti meno colpiti.Per quanto riguarda l’innovazione, abbiamopuntato sulla ricerca e lo sviluppo di prodottiinnovativi e capaci di sorprendere un mercatoin stallo e bisognoso di novità. In questosenso ci siamo concentrati in particolar modosu articoli in grado di rispondere alle nor-mative vigenti in ambito ambientale». E parlando di salvaguardia dell’ambiente, se-condo il parere di Dante Zecchel, la dire-zione da prendere è quella dei materiali bio-degradabili e del corretto smaltimento deirifiuti. «Relativamente a questa tematica, lanostra società sta focalizzando la propria at-tenzione sul miglioramento della gestionedello smaltimento dei rifiuti, cercando didifferenziare il più possibile i materiali discarto e interagendo in modo proficuo con leimprese di smaltimento. Inoltre, aderenti allenormative imposte dal protocollo di Kyoto,abbiamo provveduto all’installazione di unpost-combustore che regola le emissioni deifumi in atmosfera». Grazie a una filosofia aziendale di questo ca-

La Termoplast Nord Srl

ha sede a Giavera

Del Montello (TV)

www.termoplastnord.it

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Dante Zecchel

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libro, la Termoplast Nord è riuscita a con-quistare utenti nei più disparati settori.«Oggi, siamo in grado di proporre imbal-laggi flessibili di alta qualità con prodottistampati per settori che vanno dall’abbiglia-mento all’alimentare, dal comparto dei filmin Pe e Pp siliconati a quello dei film per ter-ricci e pellet, fino ad arrivare alla produ-zione di buste sicurezza e per aeroporto.Quelli in cui abbiamo riscontrato un suc-cesso maggiore, con conseguente aumentodegli ordini, sono soprattutto il ramo ali-mentare e i pastifici». Ma ad aumentare negli ultimi anni non sonostati solo le commesse, ma anche il fatturatoaziendale, che nel 2011 è cresciuto del 10 percento e che nel primo semestre del 2012 hamantenuto un tasso di crescita di pari entità.Buona parte di questi importanti traguardiraggiunti dalla Termoplast Nord è dovutaalla commercializzazione dei prodotti sulmercato internazionale. Continua, infatti,Dante Zecchel: «Operiamo tanto sul mer-cato nazionale quanto in quello estero.Siamo presenti in alcuni paesi dell’Est Eu-ropa, come Romania e Ungheria, del NordAfrica, in particolare Tunisia, e in Asia. Inquest’ultimo paese disponiamo di unità pro-duttive in India, Bangladesh e Cambogia. Lanostra volontà attuale è quella di allargaremaggiormente il nostro raggio d’azione, an-dando ad abbracciare sia altri paesi europei

sia paesi extraeuropei». E a proposito del mercato interno con cuiquotidianamente il settore degli imballaggiflessibili deve avere a che fare, Dante Zecchelriporta una situazione non proprio rosea.«Lo scenario nazionale del nostro compartovede una continua corsa al ribasso dei prezzi,strategia che si sta dimostrando debole, so-prattutto a fronte di un continuo aumentodei costi delle materie prime; da parte nostraabbiamo scelto di non puntare sui prezzi,quanto piuttosto sulla qualità del prodotto,sulla sicurezza dell’imballaggio e sulle tec-nologie di ultima generazione di cui pos-siamo avvalerci. Disponiamo di attrezzaturecapaci di garantire il raggiungimento diun’ottima qualità di stampa fino a otto co-lori, e inoltre di cinque macchine da stampa,dieci estrusori e undici macchine saldatrici. Èimportante ricordare che siamo certificatiIso 9001 e che nel 2013 otterremo la certifi-cazione Brc per il settore alimentare».

CRESCITA MATURATA SUL VOLUME D’AFFARIDEL 2011 E DEL PRIMO SEMESTRE 2012DALLA TERMOPLAST NORD SRL

10%

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MODELLI D’IMPRESA

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Il Veneto, oltre ad essere la prima regionevitivinicola italiana, è la terza regione,dopo Piemonte e Toscana, per numero diassociati alle Città del Vino, con i suoi 44

comuni situati nella provincia di Treviso, nellaStrada del Prosecco e Vini dei Colli Cone-gliano Valdobbiadene e nella Strada del VinoSoave. Ed è proprio la Strada del Vino di Soaveuno dei luoghi più ricchi in cultura vitivini-cola, in cui si sono sviluppate realtà che sup-portano un settore molto fiorente nel Veneto,visto che le stime parlano di 7.600.000 hl divino per la vendemmia 2012. E tra queste re-altà alla base del comparto, c’è Consortium cheda venticinque anni diffonde la conoscenza el'uso dell'acciaio inossidabile in viticoltura efrutticoltura. «In questo campo – spiega Bruno

Lischetti amministratore delegato di Consor-tium spa – ci siamo affermati come punto di ri-ferimento importante sia in ambito nazionaleche internazionale. Punto fondamentale si è di-mostrato il costante aggiornamento dei mate-riali e lo sforzo dedicato alla continua innova-zione dei prodotti, con un'ampia disponibilitàsul pronto a magazzino dell'intero catalogo». L’azienda è molto attenta all’evoluzione dellaviticoltura, fornendo i supporti basilari per ilsettore vitivinicolo, «dai prodotti più tradizio-nali a quelli tecnologicamente più avanzati,per soddisfare le sempre più crescenti esigenzerelative alla realizzazione d’impianti moderni erazionali. Oggi vantiamo partner d’eccellenzacome Bekaert, di cui siamo rivenditori esclusiviin Italia, e garantiamo consegne puntuali gra-zie alla disponibilità di automezzi propri mu-niti di braccio meccanico per il carico e scaricodelle merci». La sede di Consortium si trova in un puntostrategico visto il settore in cui s’ineriscel’azienda. «In effetti avere la sede a Soave, lungol'Autostrada Milano-Venezia, si è dimostratoun punto a nostro a favore visto che la zona èmolto famosa per la sua pregiata produzionevinicola, da cui prende il nome. Ci troviamoinoltre a pochi chilometri da Verona, puntod’incrocio tra l’autostrada del Brennero e l’au-tostrada Serenissima, sede di Vinitaly, la fierapiù importante nel settore vinicolo, e idealepunto di partenza e d’arrivo per servire l’Italiae l’Europa».Per quanto riguarda la gamma di prodotti rea-

Acciaio per la viticolturaIl settore vitivinicolo rappresenta un’eccellenza italiana. Un comparto che ha bisogno di essere

costantemente aggiornato. Anche nella realizzazione dei materiali che supportano gli impianti.

Come l’acciaio inossidabile. Ne parliamo con Bruno Lischetti

Marco Tedeschi

Consortium Spa si trova a Soave (VR)

www.consortiumspa.net

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Bruno Lischetti

VENETO 2012 • DOSSIER • 83

lizzati dall’azienda spiccano due tipi di filiinox: Agrinox 304 e Agrinox 3½. «Agrinox304 – specifica Lischetti - è un filo in acciaioinalterabile nel tempo e da vent’anni si dimo-stra il più utilizzato. Abbiamo in ogni casocontinuato a studiare e approfondire le ricer-che sulle caratteristiche degli acciai inossidabilipresentando un filo di acciaio inox con diversacomposizione di lega (contenuto minimo diNichel 3½), simile all’AISI 304. Il risultato èstato Agrinox 3½, che ha ottenuto in labo-ratorio risultati uguali al 18-10 sia per la re-sistenza alla corrosione, sia per le caratteri-stiche meccaniche. Agrinox 3½ è un filoaustenitico e amagnetico che conserva i van-taggi dell’inox 304 ma che permette di ri-sparmiare sui costi d’impianto grazie a unprezzo nettamente inferiore. Oltre al filo inoxproponiamo anche l’ultima serie di pali in ac-ciaio Europal, zincati a caldo. Di concezionee progettazione nuova, tra i quali spicca ilpalo C1 Maxi, si tratta di pali costruiti senzaasportazione di materiale, eliminando i puntid’indebolimento e ottenendo una maggioreresistenza e portata, quindi adatti ad altezzesuperiori o a distanze maggiori tra i pali nelvigneto. Oltre ai pali zincati a caldo dispo-niamo di un’ampia gamma di pali pre-zincati(gr./mm 275) per una scelta economica, sal-

vaguardando la qualità».Accanto alla Consortium viene associato unmarchio di grande esperienza per i fili a zin-catura classica e zinco-alluminio. «Si tratta diBekaert, leader nella tecnologia del rivesti-mento dei fili in acciaio. La qualità BekaertBezinal 2000, grazie all’innovativo strato inlega Zn95/Al05, proviene da una serie di studiin grado di apportare rilevanti miglioramentirispetto ai fili delle stesse categorie : in virtù diquesto rivestimento si può contare su una du-rata otto volte superiore rispetto al filo a zin-catura ricca, inoltre la soluzione si presentamolto economica tale da offrire il 50 per centoin più di lunghezza utile per una bobina da25kg tradizionale. Bekaert Bezinal 2000 Ex-cellium può inoltre offrire una maggiore per-formance in termini di allungamento (solo il4%) che si traduce in minore manutenzionedei fili a fine stagione».

Abbiamo continuato ad approfondirele ricerche sulle caratteristiche degliacciai inossidabili presentandoun filo di acciaio inox con diversacomposizione di lega

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MODELLI D’IMPRESA

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Per il settore del controllo accessi pro-fessionale sembra buio pesto, almenostando alle ultime cifre. Il 2009, nes-suna sorpresa, è da dimenticare: si

parla di -6,68 per cento, e non è andatamolto meglio nel 2010 sempre in caduta conil -2,74 per cento (fonte: secsolution). L’ex-port langue, gli incassi spesso sono in ritardo,la diversificazione viene tentata per lo piùdalle grandi che pure faticano. Una luce infondo al tunnel? La volontà di ricominciare,di provarci ancora, ricalibrando il tiro c’è.Con l’ampliamento dell’offerta, per esempio,o spostandosi verso il mercato diretto. Ma so-prattutto sviluppo e ricerca sono in gran fer-mento in tutto il settore e non mancano lenuove proposte e i tentativi di innovazione.Come succede per la padovana Sintesi, casodi piccola azienda pronta a ripartire nono-

stante i segni meno registrati da tutto il set-tore in questi ultimi anni. «L’imperativo –dice Silvano Ferro di Sintesi - è rispondere intempi sempre più rapidi. Meglio allora pre-vedere le esigenze e quindi la tendenza, anti-cipando le richieste con prodotti nuovi, svi-luppati in autonomia».

Quali sono in questo periodo le esigenzepiù diffuse?«Una delle esigenze più frequenti nelleaziende è quella di poter gestire l’evacuazionein caso di emergenza, e i sistemi prodotti daSintesi rispondono a questa richiesta, per-mettendo in qualsiasi momento di produrreun elenco delle persone presenti all’internodello stabilimento integrando informazioniprovenienti da più sorgenti: terminali di ri-levazione presenze, di controllo accessi, o dapostazioni dedicate alla registrazione dei vi-sitatori».

Sistemi che non avete solo prodotto.«Per rendere possibile tutto questo, i nostritecnici, programmatori e analisti hanno datoil via ad un processo di evoluzione tecnolo-gica che ci ha permesso di realizzare unanuova gamma di terminali. Questi sono ingrado di gestire il controllo accessi, la rileva-zione delle presenze, la prenotazione mensa,la gestione dei visitatori. Sono terminali mul-tifunzione dotati delle più recenti tecnologiedi identificazione, interfaccia touch screen,sintesi vocale ecc».

Qual è la vostra area di riferimento?«Ci siamo concentrati soprattutto nel Trive-

Ora l’obiettivo è l’esteroAmpliamento dell’offerta e spostamento verso il mercato diretto.

Ma soprattutto sviluppo, ricerca, nuove proposte e tentativi di innovazione.

Silvano Ferro fa il punto sul settore del controllo accessi professionale

Renato Ferretti

Silvano Ferro,

a destra, insieme

a Enrico Lago, titolari

della Sintesi Srl di

Camposampiero (PD)

www.sintesisrl.net

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Silvano Ferro

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neto, fin dal 1996, quando siamo nati. Almomento abbiamo un parco di 2000Aziende sia pubbliche che private operanti indiversi settori di mercato. Negli ultimi dueanni abbiamo iniziato ad espanderci anche aldi fuori del Triveneto attraverso una rete dirivenditori autorizzati. L’obiettivo ora èl’estero».

E avete in mente una strategia?«L’unica possibile è la qualità. Se abbiamoavuto successo nell’ultimo periodo è sicura-mente dovuto all’attenzione che diamo allerichieste dei clienti. Ci vengono richiesti si-stemi con requisiti di flessibilità, semplicitàd’uso, sicurezza, espandibilità, integrazionecon altri sistemi, come ad esempio la rileva-zione delle presenze. Per questo abbiamomesso a punto strumenti di controllo accessimodulari».

Un esempio?«Per esempio Teka, l’ultimo arrivato in Sin-tesi, un prodotto pensato per la gestione in-formatizzata delle chiavi. In qualunqueazienda sono utilizzate ancora molte chiaviper l'accesso a locali non gestibili con un si-stema di controllo accessi centralizzato per

vari motivi (elettrificazione serratura, dislo-cazione, costi ecc.), oppure chiavi per l’aper-tura di quadri elettrici o armadietti, o ancoraper l’utilizzo di automezzi o muletti. Tekapermette di archiviare chiavi di tipo mecca-nico e tramite un dispositivo d’identifica-zione integrato (lettore di prossimità, ma-gnetico, a codice, biometrico) riconoscel’identità di ciascun utilizzatore e permette ilprelievo delle chiavi contenute, secondo i di-ritti d’accesso e le autorizzazioni concessi aciascun utilizzatore e non consente il pre-lievo in caso di richieste non autorizzate».

È il prodotto che conquisterà l’Europa?«Chi può dirlo. Questo è nato dalle richiestedei nostri clienti. L’importante è che dallanostra interpretazione dei problemi posti sca-turisca un quadro delle reali necessità. Soloda questo può derivare la struttura modulareche permette al prodotto di essere efficace. Seriusciremo a soddisfare anche le esigenze deiclienti all’estero, che notoriamente hannomodalità molto diverse, allora potremo par-lare di conquista».

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Teka, l’ultimo arrivato in Sintesi,è un prodotto pensato per la gestioneinformatizzata delle chiavi

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L’abbinamento dei colori nell’arte enella vita in genere non è solo lavoroper pittori e amanti dell’estetica, manasconde un vero e proprio studio e

impegno da parte di esperti, chimici e specializ-zati del settore. In Italia, tali figure professionalicollaborano e si spalleggiano per creare vernicisempre più specifiche e all’avanguardia.I colorifici, enormi aziende dove si mescolanopolveri colorate con olio, acqua, solventi e smalti,nel corso degli anni si sono raffinati tanto nellascelta dei prodotti ecosostenibili che nella curaper le vernici per essere al passo con i tempi e ri-durre l’impatto d’inquinamento ambientale, ri-schio sempre più presente. In che modo? Provaa spiegarcelo Antonio Casati, cotitolare insiemeal fratello Bruno dell’omonimo colorificio di Ve-rona, azienda familiare nata più di 75 anni fa. Su-perata una prima fase artigianale di produzionedi tempere in pasta, l'attività negli anni si è orien-tata alla produzione di vernici e smalti di varia ti-pologia e utilizzo.Parlando di bilanci e di fatturati, nella crisiodierna di tutti i settori possibili del mercato, ilragionier Casati è positivo. «Nel corso del 2011

il quadro economico e le tendenze dell’economiaitaliana ed estera sono state oggetto di forte in-certezza, conseguenza della gravissima crisi fi-nanziaria innescata nel 2008. Noi operiamo sianel settore nazionale che internazionale, con-traddistinti da una generale flessione sia nei vo-lumi, che nel fatturato. Ciò nonostante siamoriusciti, anche per il 2011, a raggiungere gli obiet-tivi che ci eravamo fissati aumentando i livelli diredditività relativamente agli anni precedenti.Per raggiungere risultati concreti, in questi annidi crisi, è stato scelto di puntare su nuovi prodottie su nuove tecnologie».Parlando proprio di ricerca, innovazione e svi-luppo, Casati ci tiene a sottolineare l’importanzadelle innovazioni tecnologiche introdotte. «Uti-lizziamo un nuovo studio tintometrico denomi-

Vernici, smalti e pitture sono sempre più

all’avanguardia: Antonio e Bruno Casati spiegano

l’utilizzo di prodotti a basso contenuto di composti

organici volatili, rischiosi per l’uomo e l’ambiente

Martina Carnesciali

Il Colorificio A. & B.

Casati Spa ha sede a

Poiano (VR)

www.casati.it

Diminuiscel’impatto ambientaledelle vernici

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VENETO 2012 • DOSSIER • 87

Antonio e Bruno Casati

nato “Evolution”: partendo da analisi di mercatoche davano una sempre maggior richiesta ditinte forti per gli esterni, sono state sostituite al-cune paste tintometriche con altre molto resi-stenti alle intemperie e ai raggi solari».Viene spontaneo chiedere quanto la Casati sia at-tenta all’impatto ambientale nella realizzazionedei suoi prodotti. Il titolare è molto sicuro e or-goglioso nel rispondere: «riteniamo di aver fattoun grosso passo avanti anche con l’impatto am-bientale. Nella formulazione dei nuovi prodotti,sono state impiegate tutte le materie prime at-tualmente sul mercato a basso contenuto di Voc(Low Voc- composti organici volatili). Si è inol-tre scelto di puntare sulla formazione del perso-nale con corsi di formazione specializzante perimpiegati, quadri, operai e impiegati tecnici. Si-curezza e salute sul lavoro, essendo quello dei co-lori un campo in parte tossico, vengono pun-tualmente seguite da incaricati con particolaricorsi e grande controllo sul prodotto finito».Il Colorificio Casati è dal 1982, dopo molti annidi produzione locale, presente anche sui mercatiesteri, ottima speranza per ulteriori investimentie risposte positive. «Anche sui mercati esteri - sot-tolinea Bruno Casati - abbiamo avuto un buonriscontro, incrementando di molto il fatturato. Ènostra intenzione allargare ancora sui mercatiextraeuropei: stiamo ricevendo via via sempremaggiori richieste dai Paesi Africani e Sudame-ricani, mercati completamente nuovi per la no-stra società», aggiunge Casati.Non possono ovviamente mancare le speranze

per il futuro, gli obiettivi e le prospettive di cre-scita dell’azienda. Nel corso degli anni la Casatisi è evoluta e allargata, passando dalla sempliceproduzione di pennelli dei primi tempi a una piùrecente specializzazione di prodotti per l’ediliziacioè intonaci, idropitture, rivestimenti, smalti evernici.«Per gli anni futuri abbiamo diversi obiettivi inprogramma, e di varia natura: quello che ci stapiù a cuore in questo momento è la costruzionedi un nuovo capannone nel quale trasferire il no-stro magazzino di prodotti finiti e investire mag-giormente sulla logistica, sulla coordinazioneaziendale. Siamo fermamente convinti che servizilogistici più efficienti siano fondamentali e im-portanti tanto per la soddisfazione dei clientiche per la giusta riuscita dei prodotti».

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Nella composizione dei nuovi prodotti,sono state impiegate tutte le materieprime attualmente sul mercatoa basso contenuto di Voc

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MODELLI D’IMPRESA

88 • DOSSIER • VENETO 2012

Anche in un ambito come quellodell'occhialeria, fortemente carat-terizzato dalle innovazioni tecni-che e dalla loro applicazione sui

prodotti, il retaggio artigianale può costi-tuire un valore aggiunto. L'esperienza pro-duttiva, il rapporto di fidelizzazione con laclientela, l'aggiornamento in fatto di modae stile, diventano caratteristiche fondamen-tali per rimanere competitivi in un mercatoche, da cinquant'anni a questa parte, ha su-bito un'impressionante evoluzione in ter-mini espansivi.In particolare la zona del Cadore vanta unaprestigiosa tradizione di artigianato dell'oc-chiale, annoverando nelle sue terre moltedelle più importanti ditte del settore,ognuna delle quali è passata negli anni dauna dimensione artigianale – appunto – aduna industriale. Ed esistono aziende che,pur cedendo ai vantaggi della meccanizza-

zione produttiva, hanno mantenuto le ca-ratteristiche delle prime occhialerie italiane.Uno degli ultimi latori in prima persona diquesta tradizione è Antonio Frescura, titolaredell'occhialeria Kador insieme alla moglieAlberta e al figlio Leo.«La fondazione della Kador risale al 1962,pertanto quest’anno ricorre il cinquantesimoanniversario, in un territorio – quello bellu-nese – caratterizzato da una singolare specia-lizzazione nel campo dell'occhialeria, bastipensare, per esempio, alla prossimità geogra-fica con la titolata Luxottica. In quel periodoil mondo dell'occhiale muoveva i primi passie, dopo la creazione e un primo sviluppo delmercato, si orientava verso un iniziale pro-cesso di meccanizzazione produttiva».

Come riuscite a rimanere competitivimantenendo una vocazione ancora arti-gianale?«Innanzitutto il successo commerciale nelcampo dell'occhialeria deriva da fattori chenon dipendono tanto dalle potenzialità pro-duttive in termini quantitativi, ma dalla qua-lità della produzione stessa, sia in termini dimateriali, sia in termini di design. La nostraazienda ha meccanizzato la produzione, manon ha fatto il passaggio deciso di altre ditteverso la dimensione industriale. La nostralavorazione è ancora molto accurata e pre-serva quelle caratteristiche tipiche dell'arti-gianato, come, per esempio, le piccole diffe-renze fra un pezzo che l'altro che rendono, di

Seguire una vocazione artigianale per mantenere viva la tradizione territoriale in un settore

importante e ricercato. Il percorso di Antonio Frescura

Lodovico Bevilacqua

L’artigianalitàcome primo obiettivo

La famiglia Frescura dell'occhialeria Kador di Calalzo di Cadore (BL)

www.kador.it

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Antonio Frescura

VENETO 2012 • DOSSIER • 89

fatto, ogni prodotto unico».Questa impostazione aziendale incide

sul rapporto con la clientela?«Siamo fra i pochi che eseguono lavori com-missionati direttamente dagli ottici in basea misure, esigenze o necessità dei clienti;siamo quindi in grado di personalizzare e cu-stomizzare ogni prodotto. Quindi, se da unlato abbiamo un volume di ordini che spessodiventa difficile evadere, dall'altro garan-tiamo una lavorazione di grandissima cura equalità».

Quanto è cambiato, nell’impiego di de-terminati materiali, il mercato dell'oc-chiale negli ultimi cinquant’anni?«La nostra azienda ha costruito la sua for-tuna sulla produzione artigianale a manodelle montature in carapace di tartaruga,molto rinomate in tutto il mondo. Adesso,naturalmente, è un materiale il cui utilizzoè vietato da severe normative, così ci siamoorientati verso l'uso di acetato, che general-mente preferiamo al metallo, da un lato perla sua maggiore idoneità alla lavorazione,dall'altro per la varietà di colori e stili checoncede».

E in termini di design?«Relativamente allo stile, c’è stata un’evolu-zione sostanziale, spesso dettata, come è na-

turale che sia, dai cam-

biamenti della moda. Noi, tuttavia, siamosempre rimasti fedeli ad un design piuttostoclassico, caratteristica che è sempre stata ap-prezzata dai nostri clienti e che ha mante-nuto ambiti e ricercati i nostri prodotti. Il ri-

scontro positivo del mercato ciha portato ad ampliare non

solo le nostre potenzialità ope-rative, investendo soprattuttonella formazione del personale,ma anche ad ampliare la gamma

di prodotti a disposizione esten-dendola, dai comparti classicidegli occhiali da vista e da sole,

ad occhiali professionali per den-tisti e chirurghi».

La nostra lavorazione è moltoaccurata e preserva le caratteristichetipiche dell'artigianato, comele piccole differenze fra un pezzoe l'altro che rendono, di fatto,ogni prodotto unico

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MODELLI D’IMPRESA

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In seguito alla variazione del costo del-l'argento dall'apice raggiunto nell'apriledel 2011, molti hanno intravisto la finedel mercato al rialzo. Il valore raggiunto

dall'argento dal gennaio 2012, però, smenti-sce questa ipotesi. Il prezzo dell'argento –dopo aver frantumato record su record sfio-rando nell'aprile del 2011 quota 50 dollaril'oncia per poi accusare improvvisi scivoloni– fatica a recuperare terreno e alla dataodierna la quotazione si attesta sui 33 dollari.Eppure le prospettive sembrano favorevoliper una ripresa della corsa delle quotazioni.È in questo difficile panorama economicoche molte fabbriche e aziende che trattanol’argento si ritrovano a lavorare. La Gabor èuna delle realtà più note nel panorama deigioielli in argento in Italia e all’estero, con isuoi 45 anni di attività e le cen-tinaia di punti vendita sparsiin tutto il territorio nazionale.Anch’essa, purtroppo, si è tro-vata a lottare per superare lapesante contrazione econo-mica. Oggi si trova a proseguireun progetto a medio termineiniziato tre anni fa, fondato suuna profonda innovazione; neparla uno dei soci, GiorgiaVenzo.

Quanto, nel settore dell’ar-gento, minato da molti altrimercati esteri, è oggi importante il brand“made in Italy”?«In un mercato sovraffollato, la differenzia-zione è ormai indispensabile per dare un’iden-tità a un prodotto e per rivolgersi a un seg-

Il made in Italytra le oscillazioni dell’argento

Il mercato dell’argento, come tanti altri

settori commerciali, vive un periodo

di contrazione. Ma ci sono aziende,

che attraverso nuovi canali

di comunicazione e di sviluppo,

riescono a respirare e proseguire nella

distribuzione. Ne parla Giorgia Venzo

Martina Carnesciali

mento specifico del mercato. Questo per-mette di individuare i bisogni specifici di unafetta di clientela e servirla, ottimizzando gliinvestimenti necessari per lo sviluppo del pro-dotto, la comunicazione e la commercializza-zione. Jdonna e Memuà sono le linee nate da

questa filosofia. I due brandregistrati a livello internazio-nale hanno un’immagine e unposizionamento proprio e sonoaccomunate dal concetto dimade in Italy. Design, creati-vità e manifattura italiana re-stano fattori di garanzia di qua-lità riconosciuti in tutto ilmondo, e troppo poco in Ita-lia, ma per noi sono un valoreda portare avanti con grandeconvinzione e determinazione.Significativo esempio sono i

prodotti in vetro, per i quali abbiamo sceltosolo ed esclusivamente quelli realizzati a Mu-rano e oggi Memuà è un brand di gioiellicomponibili a livello mondiale, riconosciutodal Consorzio Vetro Artistico di Murano, an-

Giorgia Venzo,

CEO & Brand Manager

della Gabor Srl

di Dueville (VI)

www.jdonna.it

www.memua.biz

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Giorgia Venzo

VENETO 2012 • DOSSIER • 91

che se molti altri promuovono il loro vetrocome di Murano, pur non essendolo».

La comunicazione è ancora un punto fo-cale del commercio? Quali mezzi comuni-cativi utilizzate, vi avvalete anche dei socialnetwork?«La brandizzazione ci permette di uniformarela comunicazione in tutta la filiera (grossisti,agenti, punti vendita, clienti finali) e di speri-mentare nuovi mezzi di comunicazione globali(internet, social media). La comunicazionediretta ci ha permesso di superare le difficoltàcaratteristiche della “comunicazione lineare”che si sviluppava lungo la filiera commerciale(grossisti, agenti, punti vendita, consumatore)con una di tipo “parallela”, in grado di comu-nicare in modo univoco e rafforzare l’identitàdel brand presso tutti i soggetti coinvolti. At-tualmente stiamo investendo sui social mediaanche perché Memuà, la nostra linea di gioiellicomponibili, ben si presta a questo ambientegiovane».

Quali sono i mercati cui vi rivolgete? «L’Italia, nonostante la congiuntura, resta il

nostro principale mercato edil nostro primo interesse

è sostenere i nostripunti vendita, ma ènecessario guardareanche oltre i con-fini nazionali concanali distributivitradizionali e inno-vativi. Alla tradi-zionale rete vendita(tra la linea Jdonna

e Memuà dispone di15 agenti distribuiti in

tutta Italia) Gabor oggi af-fianca due nuove strutture

commerciali, una con un key account per icontatti esteri e per le catene di distribuzionee quello web per l’e-commerce. Contiamo diincrementare notevolmente il canale distri-butivo sul web grazie anche all’azione siner-gica protratta con la comunicazione nei socialmedia e al materiale promozionale. Relativa-mente allo sviluppo estero, Gabor da più anniha intensificato la sua azione commercialeattraverso la partecipazione continua alla fieradi settore VicenzaOro e la partecipazione di-retta e indiretta a fiere estere. Dopo due annidi attività oggi i mercati in cui il marchio èpresente sono l’Europa, gli Usa e il Sud Ame-rica».

DOLLARI IL PREZZO DELL'ARGENTO FATICAA RECUPERARE TERRENO E ATTUALMENTESI È STABILIZZATO SU QUESTA SOGLIA.MA LE PROSPETTIVE SEMBRANO POSITIVE

33

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Rafforzamento del comparto ven-dita italiano, commercializzazionepresso le farmacie, e internazio-nalizzazione. Sono i traguardi che

Farmogal, spa con sede a Bastia di Rovolonspecializzata nella produzione di prodotti etrattamenti cosmetici professionali, intendetagliare nel medio termine. Come spiegato dall’amministratore unico,Fabio Galiano, la spinta verso l’esterno na-sce soprattutto dalla peculiarità della situa-zione italiana, nel contesto di crisi che vede

92 • DOSSIER • VENETO 2012

MODELLI D’IMPRESA

Una cosmesi più sostenibile Una produzione priva di derivati del petrolio, siliconi e cere vegetali ad alto peso molecolare

per realizzare un cosmetico che oltre a essere efficace, rispecchi un alto profilo ecologico.

Il punto di Fabio Galiano e lo slancio della Farmogal verso l’internazionalizzazione

Roberta De Tomi

Fabio Galiano, titolare

della Farmogal di

Bastia di Rovolon (PD)

www.farmogal.net

«Scarsa liquidità - rileva Galiano - da partedelle banche». Malgrado la crisi persistente, Farmogal resi-ste, grazie alla peculiarità che deriva dalleorigini: da azienda farmaceutica, fondata nel1954 da Luigi Galiano, padre dell’attualeamministratore, ad azienda cosmetica conun con un know-how che coniuga teoria epratica.

Qual è lo scenario che si delinea per ilsettore cosmetico? «I dati di Unipro (Associazione Italiana delleImprese Cosmetiche), parlano di un mercatoche “sta tenendo”. Probabilmente ciò è glo-balmente vero, anche se, la situazione va re-lativizzata alle singole aziende. Per quanto ciriguarda, commercializziamo i nostri pro-dotti presso gli istituti di bellezza e quindi ri-sentiamo del clima di tensione. Ciò si tra-duce in ordini più contenuti».

Operate solo nell’ambito dei cosmetici,o vi occupate anche di macchinari?«Per 4 anni abbiamo venduto apparecchia-ture tradizionali. A oggi, però, ci occupiamodi prodotti e trattamenti cosmetici profes-sionali, che possono essere usati anche a casaper il mantenimento».

A cosa puntate principalmente?«Noi puntiamo alla qualità, tradotta in ca-pacità di dare servizio, vantaggio e sicurezza.Rispetto alla sicurezza abbiamo conseguitocertificazioni a livello italiano ed europeo,puntiamo su una produzione priva di deri-vati del petrolio, siliconi e cere vegetali ad

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VENETO 2012 • DOSSIER • 93

Fabio Galiano

alto peso molecolari. L’eliminazione di que-ste tre grandi famiglie di sostanze, consentela realizzazione di un cosmetico che oltre apulire la pelle, la fa respirare e non ne bloccail metabolismo, consente una produzionead alto profilo ecologico. Inoltre, per conse-guire la massima sicurezza, abbiamo elimi-nato le molecole conservanti indicate nei ta-bulati da Ue».

Come si traduce dal punto di vista ope-rativo il vostro know-how?«Operativamente si basa su una selezione dimolecole che abbiano un significato attivosulla cute. Dunque utilizziamo poche sostanzecon caratteristiche semplici, che ci consentanodi tenere monitorati i componenti e le carichemicrobiche. Il nostro lavoro si basa su un’ac-curata ricerca: a oggi contiamo 60-80 pub-blicazioni e una quindicina di brevetti».

Avete dei prodotti di punta?«Tutta la nostra produzione è basata sull’altaqualità. Ci sono prodotti più noti e innova-tivi. Tra questi, i Gomming, creme adesiveche permettono un massaggio aspirato chepuliscono la pelle, rimodellando al contempola superficie corporea; Stretch, trattamentoantistress di nostra invenzione. Abbiamo pro-dotti per il viso con linee distinte secondo lefunzioni svolte: idratante, nutriente, vaso pro-tettore ed elasticizzante. La nostra novità è untrattamento basato su sostanze naturali confunzione anti-ossidante ed elaborato sullabase di studi in campo alimentaristico, con ilquale riusciamo a garantire all’estetista l’ese-

cuzione di una perfetta pulizia del viso inventi minuti».

In quali zone distribuite i prodotti?«Siamo presenti un po’ in tutta Italia, in par-ticolare in Veneto, Marche, Toscana, Lazio,Puglia, Sicilia, Campania, Calabria. Siamoun po’ meno presenti, invece, in Piemonte eLombardia».

Cosa vi proponete di realizzare nel mediotermine?«In primo luogo, intendiamo costruire una li-nea vendita Italia, che sia fatta da grandi pro-fessionisti e che implementi il lavoro pressogli istituti di bellezza. Poi, puntiamo alle far-macie, considerando che il volume di fattu-rato di queste è circa sei volte quello degliistituti di bellezza. Infine, l’internazionaliz-zazione».

��Utilizziamo poche sostanze

con caratteristiche semplici,che ci consentano di tenere monitoratii componenti e le cariche microbiche

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IL MERCATO DELL’AUTO

98 • DOSSIER • VENETO 2012

Puntare sul cavallo vincente può nonbastare. Prendete un’impresa, unaconcessionaria in particolare, e affi-datevi ai marchi giusti, che in con-

trotendenza non soffrono della depressionedei mercati. Alcuni sarebbero pronti a giurareche l’Audi, per esempio, si vende da sola.Non avreste comunque finito il vostro la-voro, perché il successo della vostra aziendanon sarà sicuro solo in base a questa scelta.Vanno fatti investimenti e altre scommesse, eil gioco continua: bisogna puntare e ripun-tare, al di là dei possibili errori. Massimo Mazza, direttore generale della Vi-centini spa, conosce bene la necessità di as-sumere dei rischi. «Sicuramente alla base ditutto c’è il prodotto e Audi non si discute, mada poco abbiamo cambiato sede, abbiamoaumentato il nostro “outlet” dell’usato, ab-biamo una nostra supertecnologica carroz-zeria interna. Insomma abbiamo fatto di tuttoper non essere solo una concessionaria». Un esempio di diversificazione vincente? Asentire Mazza l’obiettivo era quello di im-porsi come punto di riferimento in un ambitomolto più ampio di quello provinciale, quindiinvestimenti tali da assumere un atteggia-mento imprenditoriale aggressivo. Ecco i ri-sultati: «Oggi, nell’ambito di un mercato ita-liano in crisi, Audi è tra le marche che

soffrono di meno perché ha saputo semprerinnovarsi: per questo rimane ancora moltorichiesta. Nei primi 8 mesi del 2012 la nostraazienda ha segnato un segno positivo nelleconsegne di questo marchio, così come è suc-cesso per Porsche e Volkswagen, gli altri mar-chi che rappresentiamo. Da sottolineare cheAudi incide in maniera considerevole sulla te-nuta, almeno così sembra per il momento, deifatturati del 2012». Mazza dunque, consapevole dell’innovazionecostante del marchio e della sua efficacia sulmercato, crede fortemente nell’ultima scom-messa da parte della casa tedesca: si aspettatantissimo dalla nuova Audi A3. «La nuovaA3 è più giovane di quella attuale, sia dalpunto di vista del design, decisamente cam-biato, sia dal punto di vista dei prezzi: sonodecisamente competitivi e adatti a un pub-blico più giovane. A3 era già decisamente

A lato la concessionaria

Vicentini - Audi

di Mantova.

Nella pagina a fianco,

in alto, la concessionaria

di Verona

www.vicentini.it

Auto, un settore in movimentoL’analisi di Massimo Mazza, della

Vicentini Spa, tra rischi, opportunità

e problemi congiunturali sul mercato

veneto e lombardo. «Abbiamo fatto

di tutto per non essere solo una

“concessionaria”»

Renato Ferretti

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orientata verso questo target, ma con l’uscitadel nuovo modello questo aspetto sarà ancorapiù evidente. Ciò, in particolare, grazie allenuove caratteristiche e alle innovazioni tec-nologiche dal punto di vista dell’intratteni-mento elettronico. Per dirne una, il sistemasatellitare di navigazione sarà collegato congoogle earth, in modo da vedere la strada avideo. Le possibilità applicative sono innu-merevoli, per tentare un pubblico semprepiù attento all’high tech». Ma come si accennava, puntare sul cavallovincente non basta. E così Mazza spiega gliesiti del cambio di sede e delle altre iniziativeper diventare punto di riferimento. «Sicura-mente – dice – con la nuova sede di Veronae la rinnovata sede di Mantova abbiamo datoun’immagine nuova alla marca e questo ci hapremiato. Ha contribuito in modo notevolea consolidare i volumi della Vicentini nono-stante il periodo così negativo, aggravato nelterritorio mantovano dal recente terremoto.Un altro elemento che ci ha contraddistintofinora è stato avere una carrozzeria interna: ciha dato un impulso non trascurabile. Molticlienti entrano da noi anche per questo: ilfatto di avere una carrozzeria high tech in col-legamento costante con la casa madre per-mette di avere sempre i parametri aggiornatiper il dimensionamento delle macchine. Lafidelizzazione è garantita. Inoltre, ultima-mente siamo diventati fiduciari delle più im-portanti società di assicurazione in Italia chehanno indicato noi come loro carrozzeria diriferimento. Evidentemente il servizio e laqualità del lavoro uniti ai prezzi si sono di-mostrati decisamente competitivi».

Eppure le iniziative che spiegano il successodella Vicentini non si fermano qui. «Ab-biamo un’agenzia interna di pratiche auto equindi per noi un cliente che compra unamacchina usata potenzialmente in poche oreha già in mano le chiavi dell’auto. L’usato èin espansione, e rientra tra le nostre prioritàampliare il nostro interesse su questo settore.Ad oggi il nostro centro usato di Verona è suun’area di 20mila mq, con una disponibilitàmedia di oltre 600 macchine: abbiamo tuttii tipi di auto dalle “km 0” a quelle decisa-mente più datate. In particolare, a Mantova,il nostro centro usato “Audi Prima SceltaPlus” propone la migliore selezione di usatoin un elegante salone di esposizione di ben500 mq».

Massimo Mazza

VENETO 2012 • DOSSIER • 99

��

Il sistema satellitare della nuova AudiA3 sarà collegato con google earth,in modo da vedere la strada a video

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Pompe bianche, operatori della Gdo ecompagnie petrolifere. Sono questele tre figure che detengono il poteredel settore petrolifero veneto, che in-

fluenzandosi l’un l’altra portano a un costanteincremento della concorrenza e che “giocano”al continuo ribasso dei prezzi. Le pompe bian-che perché su circa duemila impianti di rifor-nimento presenti nella regione un quarto èappunto indipendente, e non esponendo mar-chi di compagnie nazionali o internazionalipossono offrire ai clienti prezzi più appetibili.Gli operatori della Gdo perché con le libera-lizzazioni volute da Bersani anche a loro èstata data la possibilità di aprire punti venditadi benzina, che con il richiamo del sottocosto,promosso per implementare l’attività dellearee commerciali, hanno attirato stuoli dipersone. E le grandi compagnie petrolifereperché con le promozioni degli sconti sul car-burante nei weekend hanno aggravato una si-tuazione concorrenziale già estrema. A spie-gare meglio le dinamiche che intercorrono nelsettore petrolifero veneto è Luca Zaghi, tito-lare della pompa bianca Eugas. «Al momento,viviamo una situazione piuttosto difficile. Imarchi della Gdo hanno aperto, in barba allenumerose leggi che regolamentano la realiz-zazione degli impianti di rifornimento, di-stributori esclusivamente self service conprezzi addirittura più bassi di quelli propostida pompe bianche come la nostra. Inoltre, lefamose “iniziative del weekend” riguardantigli sconti sulla benzina hanno avuto effetti de-vastanti sul resto degli operatori del settore eancora peggiori saranno gli effetti per coloroche lavorano nei distributori e che con il pro-seguire di queste azioni potrebbero perdere illavoro. Infatti, se l’obiettivo è “regalare” labenzina nei centri commerciali oppure ven-derla sottocosto nei fine settimana, allora èinevitabile che molti operatori incappino ingrosse difficoltà nel portare a casa lo stipen-dio a fine mese».

Un maggiore utilizzo di Gpl e metano

rappresenterebbe l’unica strategia da attuare

per risollevare le sorti del comparto, messo in crisi

dalla forte concorrenza e dalle continue oscillazioni

del prezzo dei carburanti. Il commento di Luca Zaghi

Emanuela Caruso

Gli effetti di un gioco al ribasso dei carburanti

La società Eugas ha sede a Verona

www.eugas.it

CARBURANTI

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Luca Zaghi

VENETO 2012 • DOSSIER • 101

Proprio per sfuggire alle intri-cate e non sempre favorevolidinamiche del comparto, laEugas ha deciso di creareun’attività diversificata e dipuntare sulla qualità dei serviziofferti. Continua, infatti, LucaZaghi: «La nostra società hadeciso di fornire il settore deicarburanti in maniera com-pleta, ragion per cui ci occu-piamo di rifornimento Gpl, lacui divisione aziendale pesaper quasi il 60 per cento sul nostro fatturato;gasolio, utilizzato per riscaldamento, autotra-zione e macchinari agricoli; metano e ognitipo di benzina. Ognuna delle nostre stazionidi servizio è munita di tutte le tipologie dicarburante, di bar e molto spesso di ristorante-tavola calda. La scelta di puntare non più suiprezzi, ma sulla qualità e su un’offerta di servizidi qualità ha l’obiettivo di creare stazioni di ser-vizio che a differenza di altre esistenti sianocomplete e sempre servite dai gestori, che ab-biamo preferito al self-service. Un esempioconcreto è la stazione di Budrio, nell’hinterlandbolognese, dove abbiamo installato un im-pianto di autolavaggio per automobili che sicompone di quattro portali a mano e di unportale automatizzato che rende possibile an-che il lavaggio sottoscocca. Servizi come que-sti non sono ancora molto diffusi e quindi pernoi metterli a disposizione degli utenti rap-presenta un valore aggiunto e uno strumento

per accrescere la nostra competitività». Nonostante le stazioni di rifornimento dellaEugas, presenti anche a Schio, Este, Porde-none e Salara, vengano apprezzate tanto dallaclientela quanto dal mercato, il bilancio degliultimi anni non è più così roseo per l’azienda.Luca Zaghi fa presente che «sono state regi-strate contrazioni sia in termini di richieste siain termini di consumi, trend probabilmentedovuto alla mancanza di liquidità nelle fami-glie, nostri principali clienti. Inoltre, rispettoagli altri anni, abbiamo notato anche una no-tevole flessione della movimentazione. Se con-sideriamo, quindi, che il mercato recede, ladomanda diminuisce e viceversa i competitoraumentano, non è difficile immaginare comesia complicato operare oggigiorno». Come unica soluzione a questa situazionenon rosea del comparto dei carburanti, laEugas vede un maggior utilizzo dei combu-stibili Gpl - Metano. «È necessario aumen-

tare l’informazione riguardante ilGpl come carburante per le auto-mobili, in quanto, insieme al me-tano, è il carburante stradale chedarebbe migliori risultati in ter-mini di economia ed ecologia. Es-sendo specialisti in questo settore,puntiamo particolarmente su unamaggiore diffusione futura del me-tano e del Gpl».

~

Il 60 per cento del nostrofatturato è maturato graziealla divisione Gpl, il restante 40per cento si divide tra distributoristradali e consegna di gasolio

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Il comparto della bicicletta da competi-zione e della gamma di accessori corre-lati è un settore che nell’ultimo venten-nio ha subìto in pieno gli effetti della

globalizzazione. Questo da un lato ha ele-vato il livello medio, mortificando però laproduzione top di gamma e rendendo la curaartigianale, l’impatto tecnologico e l’innova-zione, un mero ricordo. Ci sono però delle realtà che hanno puntatotutto su queste caratteristiche, restando rigo-rosamente in Italia. «Nel mondo della scarpada ciclismo, quindi Dmt – racconta PhilippeZecchetto -, da anni vige la regola degli “spe-cialisti”. Parlando di una calzatura che pre-vede punti di sforzo e tensione molto parti-colari, questo non sorprende. I marchi cheproducono calzature per ogni genere di sport,pur mastodontici, fanno fatica a stare al passo

di realtà più piccole ma moltopiù agguerrite perché specia-lizzate». Il marchio Cipollini invece sitrova coinvolto in un mercatopiù complesso. «Tutto questoperché i grandi brand, in par-ticolare italiani e americani,non solo hanno delocalizzato(in Asia principalmente) laproduzione, ma hanno dele-gato gran parte della ricercaagli stessi produttori, appiat-tendosi quindi su soluzioni

più di facciata che realmente innovative. Lamotivazione di fondo è che il materiale at-tualmente in vigore per la costruzione deitelai, il carbonio, necessita di alta specializ-zazione e massicci interventi manuali: sfrut-tare perciò mano d’opera a basso costo è di-ventato un imperativo per (quasi) tutti». I risultati sembrano però aver ripagato glisforzi verso la qualità delle due aziende. «Dmtnegli ultimi anni ha visto una crescita mode-rata, ma costante in termini di fatturato. Ci-pollini è un marchio commercializzato daappena due anni. Da subito si è impostocome vessillo del vero made in Italy di asso-luta qualità e visto il recente esito delle fieredi settore, il 2013 si prospetta come l’annoboom». Entrambe le aziende distribuiscono iprodotti sia in Europa che in gran parte del

MADE IN ITALY

102 • DOSSIER • VENETO 2012

Nel mondo della bicicletta da competizione il made in Italy ha ancora un grande appeal.

Rimanda a cura artigianale e coraggio innovativo. Contro una concorrenza decisamente

più “statica”. Ne parliamo con Philippe Zecchetto

Nicoletta Bucciarelli

L’azienda Diamant

si trova a Bonferraro

di Sorgà (VR) ed è

licenziataria e produttrice

del marchio Cipollini

www.diamantdmt.comwww.mcipollini.com

Bici supertecnologiche

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resto del mondo. «C’è però il pericolo chequesta “stima storica” nei confronti del madein Italy possa esaurirsi a breve, visto che quasitutti i marchi italiani oramai producono inAsia. I nuovi scenari sono riferibili ovvia-mente a tutti i mercati emergenti, anche sepochi di questi vedono protagonista il cicli-smo come sport di riferimento.Tra tutte lenazioni emergenti forse la Russia è quellache si presta a maggiore attenzione, senza

mai trascurare l’immensa Cina, serbatoio po-tenziale di qualsiasi tendenza a medio ter-mine». La situazione italiana parla invece diun mercato in forte contrazione. «C’è però dadire che noi ci rivolgiamo alla nicchia di ap-passionati del ciclismo. C’è una sorta di ri-spetto sacrale nei confronti della bicicletta,ma anche di tutto ciò a essa relativo, dall’ab-bigliamento alle scarpe, che devono essereperformanti non meno della bici. E co-mode».Sia per le calzature professionali che per le bi-ciclette da corsa, gli investimenti in ricerca esviluppo rivestono particolare importanza.«Rappresentano il cuore stesso della nostraattività. In questi ambiti investiamo risorsespropositate in percentuale. Molto del la-voro viene svolto anche al di fuori dell’am-

bito lavorativo, per pura passione». Dmt ne-gli ultimi anni ha studiato soprattutto nuovisistemi di chiusura con rotore e lavorazionisu microfibre sempre più leggere. «Il prossimo anno – prosegue Zecchetto -opereremo un forte aggiornamento dellagamma di scarpe sia a livello tecnico che gra-fico ed estetico. Per quanto riguarda il mar-chio Cipollini l’innovazione è stata l’unicomovente della sua nascita. Mario Cipollini,una volta terminata la sua carriera di ciclistaprofessionista, si è messo in testa di realizzarela bici perfetta. Da meditazioni e studi dianni è nata, nel 2010, RB1000, una bici chetrasferisce praticamente tutta la potenza alsuolo. Tutti e cinque i modelli di bici, quat-tro da strada e uno per la pista, si contraddi-stinguono per una “predilezione”, per una ca-ratteristica peculiare. Recentemente abbiamopresentato Bond, un telaio con sistema di co-struzione innovativo con l’innesto “trian-golo/carro posteriore” frutto di un brevettooriginale che soppianta tutti i precedenti tipid’innesti. In questo momento abbiamo ulte-riori novità per il 2014 che appassionerannoil pubblico».

Philippe Zecchetto

VENETO 2012 • DOSSIER • 103

Recentemente abbiamo presentatoBond, un telaio con sistemadi costruzione innovativo con l’innesto“triangolo/carro posteriore” fruttodi un brevetto originale

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Èuna pera di un bel colore rosso e dalgusto fresco e dolce quella che haottenuto nel 2011 un’importantenomination al Fruit Logistica Inno-

vation Award. Importante perché per la so-cietà olandese The Greenery che produceSweet Sensation – questo il nome e marchiodato al frutto – ha significato veder ricono-sciuti i propri sforzi e, soprattutto, veder po-sizionato il prodotto a un livello nettamentesuperiore rispetto a tutte le altre varietà dipere. Come racconta Bjarne Thomsen, presi-dente della filiale italiana, Greenery Italia,del gruppo: «Le pere Sweet Sensation sonocoltivate solo da un gruppo selezionato dicoltivatori e soltanto il meglio del raccolto

viene etichettato con questo marchio di altaqualità che abbiamo ideato». Ed evidentemente la qualità e la bontà dellepere Sweet Sensation sono state davvero ap-prezzate, perché in breve tempo la società èriuscita a trasformare questo frutto in un pro-dotto di distribuzione globale. «Oggi, SweetSensation detiene un mercato ormai consoli-

Le pere Sweet Sensation

sono un prodotto

della società olandese

The Greenery

www.greeneryitalia.com

Cresce la distribuzione mondiale di pere di qualità Un frutto che mira a conquistare

i palati di tutto il mondo. È la pera

Sweet Sensation prodotta dalla società

olandese The Greenery. A descriverne

le caratteristiche è Bjarne Thomsen,

presidente della filiale italiana

del gruppo

Emanuela Caruso

106 • DOSSIER • VENETO 2012

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Bjarne Thomsen

VENETO 2012 • DOSSIER • 107

dato nei paesi europei, tra i quali Belgio,Olanda, Francia, Italia e Inghilterra, e, alcontempo, si sta espandendo in zone comeSlovenia, Romania, Spagna e Turchia, paesinei quali l’azienda ha intenzione di piantaregrandi quantità di alberi da pere». E se l’obiettivo primario riguardante la pro-duzione europea è quello di arrivare a di-sporre di 1.750 ettari di terreno coltivato apere, la meta più generale a cui mira ilgruppo è espandere la produzione anche neipaesi asiatici. «Oltre ad aumentare le coltiva-zioni in Argentina, Cile e Sud Africa – con-tinua Bjarne Thomsen – vogliamo portare lepere Sweet Sensation anche in Nord Americae in Asia, concentrandoci in special modo inCina e Corea del Sud. Questi due paesi, in-fatti, rappresenterebbero un’opportunità in-teressante per vendere al mercato altamentelucrativo del Giappone». Se la società capo-gruppo The Greenery ha quindi in cantierenumerosi progetti, la Greenery Italia non è dameno e punta a ottimizzare la produzione ela distribuzione non solo delle Sweet Sensa-tion, ma anche degli altri prodotti ortofrut-

ticoli trattati. «I nostri obiettivi primari inquest’ultimo periodo sono l’aumento gra-

duale degli ettari piantati a pere Sweet Sen-sation in Veneto, incremento che nel giro didieci anni dovrà trasformare i 12 ettari at-tualmente esistenti in 400 ettari, e la con-cretizzazione degli accordi per la produzionedi iceberg e cavoli nelle Marche e di pomo-dori in Sicilia. Oggi, il raggio d’azione dellanostra filiale avvolge tutto il territorio nazio-nale e si avvale di ogni tipo possibile di di-stribuzione. Nello specifico, tutti i nostriprodotti riforniscono per il 60 per cento lagrande distribuzione, per il 30 per cento imercati e per il 10 per cento le industrie.L’unico articolo che viene distribuito unica-mente nella Gdo è la pera Sweet Sensation». Per aumentare la competitività sul mercato inun periodo non di certo favorevole per ilcommercio, la Greenery Italia ha messo apunto un’interessante strategia, che comespiega Bjarne Thomsen: «È volta ad attualiz-zare il concetto di “local for local”, ovvero “daproduttore locale a consumatore locale”. Ivantaggi fondamentali apportati da questastrategia sono tre: minori costi del trasportoe minor inquinamento dell’ambiente; rela-zione con la Gdo rafforzata; e aumento dellaproduzione in Italia con conseguente possi-bilità di maggiori esportazioni verso paesieuropei, mossa già provata con i kiwi e le pereConference e particolarmente riuscita».

~

Oltre ad aumentare le coltivazioniin Argentina, Cile e Sud Africa vogliamoportare le Sweet Sensation anche in NordAmerica e in Asia, concentrandociin special modo in Cina e Corea del Sud

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TRA IMPRESE E ISTITUZIONI

108 • DOSSIER • VENETO 2012

I limiti del patto di stabilitàI vincoli del Patto di stabilità danneggiano anche le imprese creditrici di Enti locali che, pur avendo

disponibilità di risorse, non possono saldare i conti in sospeso. Un problema grave che si aggiunge

ad altri illustrati dall’ingegner Moreno Valdisolo, imprenditore al servizio del proprio Comune

Roberta De Tomi

La cronaca locale, che l’ha definito “sin-daco-operaio”. Qualche settimanafa, Moreno Valdisolo, primo citta-dino di Teolo, ha stupito tutti, oc-

cupandosi personalmente della risistemazionedelle grondaie ammalorate del cimitero delpaese. L’ingegner Valdisolo è anche dirigentedi Tecnogel, azienda di carpenteria specializ-zata nella lavorazione di acciaio inox e di bol-litori e scambiatori di calore, continua a fartesoro delle competenze ereditate dal padreLuciano, titolare della Incomet, realtà storicadella provincia padovana, che mantiene salde

le radici artigiane. Quali ragioni spingono un imprenditore

con la sua esperienza a scendere in campoper la politica? «Sono convinto che mai come ora occorra faramministrare il pubblico a chi ha dimostratocompetenze e capacità nel proprio lavoro, ov-viamente senza secondi fini. Purtroppo, daquando sono sindaco a Teolo, mi sto rendendoconto che tutto il sistema Italia è fortementepenalizzato da vincoli e normative che ren-dono quasi impossibile anche la sola normaleamministrazione di un piccolo comune».

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Moreno Valdisolo

VENETO 2012 • DOSSIER • 109

Qual è il vincolo più pesante che ha rile-vato?«Cito il patto di Stabilità: è uno strumento cheil governo centrale sta utilizzando per cercare ditenere sotto controllo le spese di enti locali disa-strati, non tenendo assolutamente conto dei me-riti dei virtuosi che, pur avendo le risorse, nonpossono realizzare investimenti e, ancora peggio,non possono pagare imprenditori che hannoeseguito opere finanziate e coperte dalla spesa;una situazione assurda che dal locale, si riverberaal nazionale, con conseguenze disastrose».

In questo contesto, come si pone normal-mente l’imprenditore che ha crediti verso unente locale? «Molto spesso decidono di stringere i denti pernon mettere in difficoltà i Comuni, coscienti del-l’impossibilità di questi ultimi a sforare il Patto.A proposito lancio uno spunto di riflessione: selo stesso imprenditore nel momento in cui van-tasse un credito nei confronti di un’amministra-zione Comunale decidesse, sacrificando un X percento, di cedere il credito a favore di una bancacosa succederebbe ai tanti comuni che in questomomento sono messi nelle condizioni di nonriuscire a pagare?».

Il rapporto con le banche è un altro temaspinoso, lei come si pone rispetto a esso?«Le realtà imprenditoriali che io e mio padre Lu-ciano rappresentiamo sono storiche. Contanocirca 35 addetti con un fatturato che si aggira sui12 milioni di euro annui. La solidità aziendale ciconsente di avere un rapporto privilegiato e tra-sparente con le banche, che ormai sono bersa-

gliate per l’ormai famoso credit-crunch. Nondobbiamo però dimenticare che si tratta diaziende che devono tenere controllati anche ipropri conti economici, negli ultimi tempi for-temente ridimensionati anche da diversi im-prenditori privi di etica. Ritengo che gli istitutidi credito continuino a giocare un ruolo fonda-mentale nella vita di un’azienda, ma a monte cideve essere un dialogo costruttivo e reciproca fi-ducia».

Questo discorso vale anche per le Pmi, chespesso hanno più difficoltà a mantenere rap-porti con le banche?«Tutto è più semplice ancheper le Pmi, se il rapportoviene tenuto con istituti dicredito del territorio. Il mo-tivo è semplice: i cda di que-ste realtà fanno scelte strate-giche e operative che nonrispondono a logiche di puroprofitto per i maggiori azio-nisti – che spesso corrispon-dono agli amministratoristessi – in quanto, essendovincolati anche da normative interne, seguonologiche che privilegiano i bisogni delle aziende ela sicurezza dei risparmiatori. Tali bisogni finan-ziari possono essere più o meno rischiosi per labanca e così anche per gli eventuali investimentidi liquidità aziendale o privata che devono se-guire il più possibile criteri di redditività-sicu-rezza; qui entrano in gioco quei fattori di cui par-lavo e che fanno veramente la differenza».

PROGETTO GEMAR, L’ENERGIA CHE NASCE DAL MARE

Gemar è un progetto che vede il coinvolgimento di 5 aziende venete – tracui la Incomet di Luciano Valdisolo – di cui FIP industriale è capogruppo.

L’iniziativa, che ha ottenuto il co-finanziamento della Regione Veneto (L.R.9) ha visto la realizzazione di un dispositivo per la generazione di energiaelettrica, sfruttando i moti del mare. Ormeggiato di recente nel Canale SanNicolò della Laguna di Venezia, si compone di due turbine del diametro di 3metri, collegate a un galleggiante vincolato al fondo del mare da un sistemadi cavi. La potenza sviluppata da questo prototipo è di 20 KW, quota che nelCanale di Messina, per le caratteristiche dei moti marini, toccherebbe i 200kw. In quanto sommerso dalle acque, Gemar non ha impatto visivo e in casodi manutenzione viene fatto risalire in superficie, senza creare disagi.

L'ingegner Moreno

Valdisolo con il padre

Luciano. Tecnogel

e Incomet hanno sede

a Teolo (PD)

www.tecnogel.it

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VENETO 2012 • DOSSIER • 111

CREDITO & IMPRESE

IL CREDITO ALLEIMPRESE VENETE

Secondo il rapporto della Banca d’Italia sul-l’economia del Veneto il credito al settoreproduttivo è diminuito dello 0,5 per centoalla fine del 2011. Nel primo trimestre del2012 la flessione si è acuita (-3,4 per cento).Il settore manifatturiero e quello dei servizihanno mostrato un modesto calo. I prestitialle imprese delle costruzioni, che avevanosegnato ancora una debole crescita alla finedel 2010, si sono contratti in misura rile-vante (-6,7 per cento). Anche nel 2011 è

proseguita, seppur rallentando, la dinamicapositiva dei finanziamenti ai settori del-l’agricoltura e dell’energia, grazie ai rilevantiinvestimenti nel comparto fotovoltaico. Laflessione dei prestiti alle imprese è da ricon-durre principalmente al calo dei mutui, chehanno risentito della debolezza degli inve-stimenti e delle politiche di offerta più re-strittive da parte delle banche in connessionealle difficoltà di raccolta e al peggioramentodelle prospettive economiche.

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112 • DOSSIER • VENETO 2012

La crisi economica non sta risparmiandoil Nordest e tutte quelle imprese a ge-stione familiare che, con modesto uti-lizzo di risorse tecnologiche e

manageriali, oggi scorgono un futuro difficile nellacompetizione globale. Secondo il rapporto dellaBanca d’Italia sul Veneto, il calo degli investimentiha colpito duramente il settore manifatturiero,con una diminuzione del 2%, ma anche la pro-duzione nel settore delle costruzioni è scesa del5,7% nel 2011 e gli investimenti pubblici delleamministrazioni locali hanno registrato un crollodel 38%. In questa fase di congiuntura econo-mica, l’alleanza tra banche e imprese dev’essere vo-tata a nuove e ambiziose strategie che possanofavorire la crescita dimensionale dell’intero com-parto produttivo. «La priorità, come per tutte lebanche italiane, – afferma Amedeo Piva, presi-dente di Abi Veneto – è quella di sostenere il cre-dito delle imprese». Con un occhio di riguardo a

quelle realtà che investono in ricerca e si orientanosui mercati internazionali. In Veneto le impreseche hanno effettuato una delocalizzazione pro-duttiva raggiungono il 17%, superiore alla mediaitaliana di circa tre punti.

Quali sono al momento le priorità e i para-metri condivisi degli istituti bancari veneti nellagestione del credito alle imprese?«Il principio di “sana e prudente gestione” è piùche mai attuale alla luce dell’odierna congiunturaeconomica. Le banche venete sono sempre state unpunto di riferimento centrale per le imprese delnostro territorio e fanno il massimo anche in unquadro di scarsa redditività e di risorse limitate.Non solo a parole ma soprattutto con i fatti: bastipensare alla moratoria dei crediti con le associa-zioni di impresa, grazie alla quale le pmi possonofar fronte ai problemi contingenti ma anche pro-grammare la loro competitività».

In tal senso, come la moratoria sta favo-

ACCORDI PER FAR RIPARTIREL’ECONOMIAA fine settembre 2011 in Veneto sono state sospese il 10,2 per cento

delle operazioni sul totale nazionale. Nelle difficilissime condizioni attuali,

Amedeo Piva illustra le soluzioni straordinarie messe in campo dalle banche

per rispondere alle esigenze delle imprese

Elisa Fiocchi

CREDITO & IMPRESE

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VENETO 2012 • DOSSIER • 113

Amedeo Piva,

presidente

di Abi Veneto

rendo il sistema? «Il Veneto sta attraversando un grave periodo dicrisi economica in cui la produttività registra unbrusco calo ormai da tempo. Nelle difficilissimecondizioni attuali, stiamo continuando a fare ilmassimo mettendo in campo soluzioni straordi-narie per rispondere a situazioni eccezionali. Conl’avviso comune per la sospensione dei mutui alleimprese, che Abi ha realizzato insieme al mondoimprenditoriale, le banche hanno sospeso circa260.000 mutui a livello nazionale, pari a 70 mi-liardi di debito residuo con una liquidità liberatasuperiore a 15 miliardi di euro. Andando nel det-taglio delle operazioni fatte dalle banche ve-nete, a fine settembre 2011 sono state sospese il10,2 per cento delle operazioni sul totale na-zionale e l’ammontare della quota capitale delleoperazioni sospese si è attestata al 13,9 per centodel totale nazionale».

Quali rischi possono ricadere sul sistema eco-nomico finanziario nazionale da una mancataintesa tra banche e imprese?«Il sistema bancario italiano avrà un futuro posi-tivo solo se lo avranno le nostre imprese. È im-pensabile quindi una mancata intesa tra i due sog-getti. Il sistema creditizio sta cercando di fare ilmassimo, nella certezza che banche, imprese e fa-miglie possano condividere lo stesso destino conl’impegno di continuare a lavorare per favorire lacomunicazione finanziaria tra banche e imprese,per migliorare le modalità di relazione reciproca ela costruzione di un linguaggio comune».

Attraverso quali strumenti sarà possibile so-stenere la liquidità delle imprese?«Lo scorso febbraio Abi e le associazioni d’impresahanno siglato un nuovo accordo che delinea nuove

misure per il credito alle pmi. L’intesa ha l’obiet-tivo di contenere gli effetti della crisi, assicurandola disponibilità di adeguate risorse finanziarie perquelle realtà che pur registrando tensioni presen-tano comunque prospettive economiche positive.Nella piena collaborazione istituzionale e sociale,siamo inoltre arrivati all’accordo con governo e im-prese sullo sblocco dei crediti vantati dai settoriproduttivi nei confronti della pubblica ammini-strazione e su uno specifico plafond per gli inve-stimenti delle pmi. In tutto, venti miliardi a di-sposizione per far ripartire l’economia».

Come giudica il ruolo e il contributo finoraofferto dalle associazioni di categoria, dai con-sorzi fidi e da Veneto Sviluppo? «Le associazioni di categoria costituiscono una so-lida rete di sostegno e riferimento per le impresedel Veneto. La commissione Abi del Veneto ha re-centemente promosso una serie di incontri, che sisono conclusi in estate, con i referenti regionalidelle associazioni di categoria allo scopo di esami-nare, in un’ottica di stretta sinergia e quale occa-sione di reciproca utilità, le criticità nonché leprospettive economiche del nostro territorio. È benchiaro che in questo quadro anche i Confidi svol-gono un ruolo centrale in quanto la loro attività diconsulenza e sostegno delle imprese, tramite il ri-lascio della garanzia, costituisce un elemento in-fluente lungo la filiera del credito. Riteniamo, pe-raltro, che vadano ricercati e maggiormentesostenuti i processi di fusione tra consorzi fidi conl’obiettivo di costituire soggetti qualificati in gradodi porsi come interlocutori privilegiati nei con-fronti del sistema bancario. Il sistema bancarioagisce da tempo in sinergia con la Regione e Ve-neto Sviluppo a sostegno delle imprese».

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118 • DOSSIER • VENETO 2012

CREDITO & IMPRESE

Il credit crunch sta diventando un’emer-genza sociale e Vicenza in questo casonon rappresenta un’eccezione. L’accesso alcredito risulta difficile ormai dalla prima

crisi finanziaria del 2008. Il sistema bancario haadottato parametri di intervento più restrittivie, quando concesso, il credito risulta moltopiù costoso. «Sicuramente si dovevano sgon-fiare alcune bolle creditizie – commenta il pre-sidente degli industriali vicentini – ma l’at-tuale atteggiamento restrittivo delle banchenon è sostenibile nel medio periodo e rischia dibloccare il ciclo d’investimenti che sta alla basedella competitività dell’industria vicentina».

Come giudica il rapporto tra banche e im-prese del territorio?«A livello associativo il rapporto con le banchedel territorio è buono ed è impostato su basi didialogo e trasparenza. Stiamo, però, notando

un peggioramento nel rapporto tra le singoleaziende e gli istituti di credito, soprattutto doveviene meno il rapporto di conoscenza diretta equando gli aumenti degli spread e delle com-missioni si fanno troppo elevati e frequenti».

Cosa è possibile fare per migliorare e raf-forzare questo dialogo?«È necessario recuperare una più approfonditaconoscenza delle caratteristiche e delle pro-spettive del business aziendale. Il frequentecambio d’interlocutori all’interno delle ban-che ha finito con l’impoverire il rapporto, ri-ducendolo a volte a una sterile classificazione dinumeri di bilancio. A questo si è aggiunto unallontanamento del potere decisionale dalle fi-liali ai livelli superiori, con la conseguenza di unallungamento dei tempi di risposta e di unacerta rigidità nelle risposte alla domanda dicredito. Certo è indispensabile molta traspa-

LE ESIGENZE DELLE IMPRESEE LE RISPOSTE DELLE BANCHENonostante le difficoltà nell’accesso al credito «le potenzialità

dell’industria locale – assicura il presidente di Confindustria Vicenza

Giuseppe Zigliotto – ci sono ancora tutte e possono garantire un periodo

di nuovo sviluppo e di crescita del territorio»

Renata Gualtieri

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VENETO 2012 • DOSSIER • 119

renza da parte delle imprese, ma ne è richiestaaltrettanta da parte delle banche, ad esempio intema di rating».

Quali le richieste che più arrivano dalle imprese locali alle banche in termini difinanziamenti? «Consolidamento finanziario per far fronte alletensioni di liquidità determinate dal notevoleallungamento dei tempi di incasso. Questa èstata la richiesta più frequente, ma meno gra-dita dalle banche. Su questo aspetto si è spessorischiato il corto circuito nel rapporto tra bancae impresa».

Quali i progetti o le attività formative previste da Confindustria Vicenza per ca-pire e venire incontro alle esigenze finanzia-rie delle imprese?«Cerchiamo sempre di offrire alle imprese asso-ciate la massima informazione sulle dinamichedel mercato del credito. Lavoriamo, inoltre, perstimolare la conoscenza e l’approfondimentodel funzionamento della Centrale rischi, unodegli elementi più importanti nella elaborazionedel rating da parte delle banche. Su questi argo-menti organizzeremo specifici momenti forma-tivi per gli addetti alla finanza nelle imprese.Stiamo cercando, infine, di proporre agli asso-ciati alcuni accordi che possano contribuire a mi-tigare il costo del credito. Tra le ultime espe-rienze, quella con Deutsche Bank per particolariesigenze di liquidità e investimento, quella conUnicredit per la copertura dei fabbisogni finan-

ziari per acquisti spot di materie prime, e il pla-fond stanziato dalla Banca popolare di Vicenzaper agevolare le esportazioni verso i mercati e iPaesi più dinamici».

La vostra indagine congiunturale, relativaal secondo trimestre del 2012, evidenzia perle imprese vicentine un andamento negativoe anche le previsioni di nuovi investimentinon sono promettenti. Com’è possibile in-vertire questo trend negativo?«Occorre poter lavorare in un paese normale esemplice, che cominci a porsi il problema del-l’esasperante lunghezza dei tempi di pagamentoe delle difficoltà di incasso che ha il Sistema Ita-lia; un problema che riguarda in particolare lapubblica amministrazione e che indebolisce lasolidità delle imprese, costringendole a svolgereun ruolo di supporto creditizio ai clienti e di so-stegno al rischio che spetterebbe al sistemabancario. Dobbiamo affrontare con urgenza ilproblema di come abbassare i tempi di paga-mento ai fornitori per allinearci all’Europa.Come imprese continueremo a insistere suquelle chiavi che ci hanno permesso di avere unbuon livello competitivo: innovazione continuadel prodotto, flessibilità, apertura internazio-nale, formazione continua e accrescimentodelle capacità imprenditoriali. Le potenzialitàdell’industria vicentina ci sono ancora tutte epossono garantire un periodo di nuovo svi-luppo e di crescita del territorio. Ma le rispostedevono arrivare in tempi rapidi».

Sopra,

il presidente

di Confindustria

Vicenza, Giuseppe

Zigliotto

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120 • DOSSIER • VENETO 2012

Samuele Sorato,

direttore generale

di Banca popolare

di Vicenza

Oggi gli imprenditori che scelgono divarcare i confini nazionali lo fannoper cercare nuovi mercati di sboccoper i propri prodotti, attraverso

una presenza diretta. Dal canto loro, le banchehanno colto questa esigenza e accompagnano leimprese fornendo loro uffici di rappresentanza neimercati giudicati più interessanti, come Cina, In-dia e Stati Uniti. «Stiamo già lavorando per es-sere presenti in Russia» spiega Samuele Sorato, di-rettore generale della Banca popolare di Vicen-za, che conta a breve tempo di aprire il sesto uffi-cio di rappresentanza.

Quali strumenti mette a disposizione la Banca popolare di Vicenza per accompagnarele imprese all’estero?«Il Gruppo ha deciso di potenziare il proprio uffi-cio estero fino a farlo diventare una delle struttu-re più valide del sistema bancario italiano. Abbia-mo aperto diversi uffici di rappresentanza all’estero,dove i nostri clienti possono trovare conoscenza deimercati, supporto logistico e accordi con le prin-cipali banche locali. Siamo presenti in Cina, a Shan-ghai e Hong Kong, in India, a New Delhi, in Bra-sile, a San Paolo e, più di recente, negli Stati Uni-ti, a New York, al 595 di Madison Avenue».

In che modo è possibile tutelare le aziende dipiccole e medie dimensioni che più difficilmenteriescono ad accedere ai finanziamenti?«È fondamentale che aziende, banche e associa-zioni di categoria si alleino e facciano sistema con-tro la crisi. Banca popolare di Vicenza ha chiusoil 2011 con 589 accordi commerciali e conven-zioni con le principali associazioni di categoria del-le imprese, consorzi di garanzia fidi ed enti pub-blici a sostegno dell’economia e al servizio delleistituzioni. Questa importante rete di intese con-sente alle imprese di accedere ad agevolazioni e aservizi finanziari e, quindi, di poter sviluppare pro-getti di crescita e innovazione aziendale».

Come invece innescare processi di innovazionenelle imprese?«L’unica ricetta per le nostre imprese è quella di tro-vare nuovi sbocchi sui mercati, facendo leva sulla stra-ordinaria capacità dei nostri imprenditori e sulla qua-lità dei nostri prodotti. Chi in questi anni ha sapu-to internazionalizzare, oggi ha bilanci sani e in cre-scita. Altrettanto importante è puntare sulla cresci-ta dimensionale delle imprese, ad esempio, seguendola strada delle aggregazioni o delle fusioni. In que-sto modo si può arrivare a recuperare la competiti-vità necessaria per affacciarsi ai nuovi mercati».

STRUMENTI DI BUSINESSGli uffici di rappresentanza delle banche italiane all’estero aiutano i clienti nella

conoscenza dei mercati. Il punto di Samuele Sorato, direttore generale

della Banca popolare di Vicenza

Elisa Fiocchi

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122 • DOSSIER • VENETO 2012

In base al decreto legge 95/2012, il governoha deliberato i criteri per il riordino delleProvince e il loro accorpamento. Ne reste-ranno 43 sul territorio nazionale, di cui

ventisei in Regioni a statuto ordinario e sette astatuto speciale, mentre dieci saranno soppresseper contribuire alla nascita delle città metropoli-tane (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova,Bologna Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria)entro l’1 gennaio 2014. Il Veneto vedrà cancel-late dalla cartina geografica le province di Bel-luno, Rovigo, Padova e Treviso perché lapopolazione è inferiore ai 350mila abitanti el’estensione ai 2.500 chilometri quadrati. Si sal-vano solo Verona e Vicenza, mentre Venezia di-venterà città metropolitana. «Nell’economiamoderna conta moltissimo la qualità del territo-rio in cui l’azienda opera che è data anche daiservizi offerti dagli enti locali e dalle Regioni»spiega Roberto Ciambetti, assessore regionale alBilancio e agli enti locali, «ma se il decentra-mento deve tagliare servizi a cittadini che paganogià livelli abnormi di tasse, di quale competiti-vità parliamo?».

Che cosa è emerso dal consiglio direttivodell’Unione delle province del Veneto?«C’è preoccupazione e grande perplessità sunorme che, indipendentemente da valutazionipolitiche, si presentano di difficile applicazione:sin dai primi incontri che attivai già negli ultimigiorni dello scorso luglio con i rappresentantidelle Province, come dell’Anci, l’Urpv e il sin-daco di Venezia, constatammo che il decreto

legge 95/2012 presentava difficoltà interpreta-tive e tecniche di non poco conto, oltre ad avereaspetti di legittimità non secondari. La preoccu-pazione maggiore deriva dalla necessità di assi-curare la continuità, la qualità e l’efficienza deiservizi, cioè il governo del territorio».

Per quali motivi la Regione ha presentatoricorso alla Corte Costituzionale contro il de-creto sulla spending review?«Quel testo contiene una serie di norme varia-mente articolate e dettagliate che prevedonoconsistenti riduzioni delle risorse finanziarie di-sponibili per l’esercizio di funzioni essenziali.La Regione non scende in campo solo a tuteladegli interessi delle Province, ma a difesa dellaqualità dei servizi che oggi sono garantiti ai cit-tadini grazie al decentramento. Ulteriori tagli oriorganizzazioni che vanno a sommarsi a im-pressionanti riduzioni registrate negli ultimi

ENTI LOCALI

«Di questo passo non saremo né più competitivi né più efficienti

e, nonostante le premesse, non potremo di certo attrarre capitali, investimenti e cervelli».

Il punto dell’assessore regionale al Bilancio, Roberto Ciambetti

Elisa Fiocchi

No al decentramentoe all’abolizione delle province

Roberto Ciambetti,

assessore al Bilancio e

agli enti locali della

Regione Veneto

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VENETO 2012 • DOSSIER • 123

due anni mettono seriamentea rischio questi servizi».

Come cambierà l’assettoorganizzativo del territorio equali cambiamenti conferi-ranno a Venezia un ruolocompetitivo rispetto al restod’Europa?«Non mi sembra che il per-corso delineato dal governopotrà garantire una maggiore e migliore effi-cienza dell’apparato pubblico e delle istituzioni.In Germania l’amministrazione centrale assorbecirca l’11 per cento del personale pubblicomentre il 71 per cento dei dipendenti pubblicioperano presso i Länder e gli enti locali; in Ita-lia la proporzione si inverte e solo il 23 percento dei dipendenti pubblici lavorano nelleRegioni, Province e Comuni, mentre oltre il 56per cento è impiegato nell’amministrazionecentrale. Qui in Italia lo Stato continua a ta-gliare negli enti locali ma lascia intatta l’ammi-nistrazione centrale: l’esatto contrario dellaGermania. Loro hanno tagliato la spesa, da noisi aumentano le tasse per non tagliar le spesedove andrebbero tagliate».

Perchè ritiene inefficaci i provvedimenti sulriordino degli enti pubblici?«La pubblica amministrazione preleva dal terri-torio veneto oltre 67 miliardi di euro ma spendein servizi per il cittadini veneti circa 47 miliardi;la Baviera ha un residuo fiscale di soli 3,5 mi-liardi annui e il Baden Wuttemberg di 4,4 mi-

liardi, mentre noi in Veneto più di 10,3 mi-liardi: con questi numeri, che si acuiranno ne-gativamente con la spending review,affondiamo. Le manovre del governo nonhanno inciso né incidono sullo Stato centrale,che è la fonte primaria del dissesto italiano.Hanno colpito lavoratori, piccoli imprenditorie gli enti locali, cioè chi raccoglie i rifiuti deicittadini, gestisce la pubblica illuminazione,fornisce lo scuolabus, garantisce la mensa aibambini delle elementari, i treni ai pendolari,le strade, l’edilizia scolastica, il servizio socio-sanitario e via dicendo».

Entro ottobre 2013 l’assemblea dei sindacidovrà decidere sulla bozza di statuto. Qualisono i punti salienti all’ordine del giorno?«Lo statuto presenterà la governance, ovvero gliorgani, e l’articolazione del comune capoluogo.Ma la Regione non avrà grandi possibilità di in-tervenire: lo spending review prevede, infatti,solo la possibilità di esprimere un parere per ilcaso in cui lo statuto introduca l’articolazione delcomune capoluogo in più comuni».

Roberto Ciambetti

67 mldLA CIFRA CHE LA PA PRELEVA DAL TERRITORIO

VENETO, MENTRE SPENDE IN SERVIZIPER I CITTADINI VENETI CIRCA 47 MILIARDI

IMPOSTE

23% LA PERCENTUALE DI COLORO CHE LAVORANO INREGIONI, PROVINCE E COMUNI, MENTRE OLTRE IL 56%È IMPIEGATO NELL’AMMINISTRAZIONE CENTRALE

DIPENDENTI PUBBLICI

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124 • DOSSIER • VENETO 2012

Il processo di trasforma-zione che metterà alcentro Venezia comecittà metropolitana e

abolirà alcune province delterritorio ha raccolto molteopposizioni da parte deglienti e delle istituzioni locali,che temono ingenti ripercussioni sulla qualitàdei servizi indispensabili ai cittadini. Anchesulla politica dei tagli permangono forti per-plessità se si pensa, ad esempio, che dal 1997al 2001 le Province italiane avanzano dalloStato ben 2,3 miliardi di euro, più o meno lametà del valore della spending review. In Ve-neto sette enti attendono pagamenti per

211,6 milioni, tra cui Treviso, che dopo il ri-corso accolto dal tribunale di Roma, riceveràquasi 24,5 milioni di trasferimenti mai sal-dati. «Lo Stato non può disattendere le leggie decidere se e chi pagare» sostiene LeonardoMuraro, presidente della Provincia di Trevisoe dell’Upi regionale. Con l’imminente rior-dino delle Province, anche la gestione e l’al-

ENTI LOCALI

Secondo Leonardo Muraro, non è eliminando qualche giunta provinciale che si risistema l’Italia:

«Le Province hanno presentato una proposta di spending review che farebbe risparmiare molto

di più rispetto al decreto»

Elisa Fiocchi

Il riordino è un atto incostituzionale

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VENETO 2012 • DOSSIER • 125

locazione di tali risorse restaun capitolo da chiarire.

Ha affermato che il provve-dimento sulle Province è incostituzionale. Quali ri-percussioni avrebbe sul terri-torio? «Che il provvedimento sulleProvince fosse incostituzio-nale lo dimostra lo stessodietrofront dello stesso go-verno, che prima aveva par-lato di eliminazione e poi diriordino delle Province. Lamanovra è incostituzionalemolto semplicemente perchéle Province sono previste dalla Costituzione,non ci possono essere dubbi su questo. Sequalche governance attuale vuole prendersila briga di passare sopra la Costituzione e to-gliere un livello di democrazia ai cittadini èun altro paio di maniche».

Per quali ragioni ritiene che togliere com-petenze agli enti intermedi non apporterebbebenefici immediati e rilevanti in termini ditagli alla spesa pubblica?«Chiariamo innanzitutto una cosa: le Pro-vince non vogliono arroccarsi sulla propriaposizione, anzi, sono pronte a partecipare allaspending review e al riordino dello Stato. Mai dati parlano chiaro, non è eliminando qual-che giunta provinciale che si risistema l’Italia.I cittadini hanno capito che le Province svol-gono un importante ruolo di coordinamentodell’area vasta, erogano servizi indispensabili

come i Centri per l’impiego, le strade, lescuole e così via».

Quali sono invece i rischi concreti in terminidi programmazione e gerarchie territoriali?«I Comuni hanno trovato nelle Province uninterlocutore diretto che programma e coor-dina le problematiche di un territorio di areavasta. Com’è pensabile che un ente come laRegione possa dialogare, faccio l’esempio delVeneto, con 581 Comuni di sette provincedifferenti e ragionare con un’ottica calata sulterritorio?».

E quali i possibili disagi per i cittadini?«Vogliamo davvero che il servizio pubblico deiCentri per l’impiego diventi privato, togliendocosì in questo momento di crisi occupazionalela più grande agenzia pubblica e gratuita per illavoro? Vogliamo che strade e scuole siano ge-stite da agenzie o enti terzi non direttamente

Leonardo Muraro

COMUNI IL TOTALE DI QUELLI PRESENTIIN VENETO APPARTENENTI A SETTE PROVINCE DIFFERENTI

581

A sinistra,

Leonardo Muraro,

presidente della

Provincia di Treviso e

dell’Unione delle

province del Veneto

� �

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126 • DOSSIER • VENETO 2012

controllati dai cittadini? Vo-gliamo che scompaia la for-mazione professionale,indispensabile risorsa per laformazione dei giovani e la ri-qualificazione dei lavoratoriespulsi dal mercato del la-voro? Vogliamo che i Co-muni, per chiedere unavariante urbanistica debbanoaspettare mesi e mesi la ri-sposta di una Regione? Vo-gliamo che i cittadini, perottenere qualche servizio,debbano recarsi nella cittàcapoluogo sede della Re-gione? La risposta non spettaa me, ma ai cittadini».

Quali soluzioni e nuoveproposte ha in cantiere peruna visione programmaticadel futuro all’insegna del-l’efficienza e che non escludagli enti provinciali?«Le Province hanno presen-tato la propria proposta dispending review che farebberisparmiare molto di più diquanto invece ipotizzato dalgoverno. Perché allora noniniziamo a parlare dell’elimi-nazione dei tanti enti dop-pione come Ato acqua, Atorifiuti e consorzi vari, ediamo le competenze in ca-rico alle Province, ente go-vernato da amministratorieletti dal popolo e, quindi,sotto il diretto controllo deicittadini? Sono anche stancodi ripeterlo ormai».

La provincia di Rovigo è destinata asparire per effetto della spending

review, penalizzata da criteriprettamente numerici in quanto la zonadel Polesine conta 247.948 abitanti eun'estensione pari a 1.789 km quadrati:troppo poco per salvarsi dal decretodisposto dal governo sul riordino delleProvince. Ma in Veneto non è la sola,perchè da giugno 2013, anche Belluno,Padova e Treviso saranno soppresse. Ilpresidente della Provincia di Rovigo,Tiziana Michela Virgili, teme la perdita dienti di riferimento importanti sul territoriocon conseguenti disservizi a scapito deicittadini.

Da presidente della Provincia diRovigo, come ha accolto la nuovadisposizione del governo?«Questo è quanto prevede attualmentela legge 135/2012, occorre però tuttaviaattendere i pronunciamenti della CorteCostituzionale alla quale si sono rivolte leRegioni e il Tar del Lazio a cui si sonorivolte le Province. Come presidenteritengo che il provvedimento confliggacon quanto previsto dalla Costituzione,in particolare dagli articoli 114 e 133 e,sul piano economico non comporti alcunbeneficio se non un aggravio di spesaper poter ”riordinare” il sistemaamministrativo in maniera funzionale».

Ritiene questa manovra efficace perridurre il numero degli enti localiintermedi?«Anche sull'efficacia in termini diriduzione degli enti intermedi ho qualchedubbio. Credo che questa manovra

comporti prevalentemente unaconfusione istituzionalenell'espletamento delle competenzeattualmente in carico alla Provincia, checomporterà la necessità di creare nuoviorgani amministrativi».

Quali ripercussioni potrebbero subireinvece le popolazioni locali?«Attualmente, sebbene sconosciute aipiù, le Province rappresentano gli enti diriferimento per la popolazione in moltematerie, per esempio, l’ambiente,l’istruzione, ma anche il sociale, lacultura e il turismo. Deleghe chepasseranno o in capo alle Regioni, checertamente standardizzeranno leprestazioni senza tener conto dellepeculiarità territoriali, o ai Comuni, checome tutti sappiamo, oggi risentono dinotevoli ristrettezze economiche.Pertanto saranno pressoché inevitabili idisservizi».

Il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni,ritiene il decreto una grandeopportunità: quali futuri incontri sono inprogramma per discutere le futuregerarchie e l’organizzazione della cittàmetropolitana?«Attualmente non sono calendarizzatiincontri per discutere di tali aspetti,anche perché la partita del riordino delleProvince appare già molto impegnativa.Vedremo cosa riserverà il futuro,sperando per il meglio».

Aggravio di spesa e confusione istituzionaleSecondo Tiziana Virgili, l’abolizionedegli enti intermedi porterà allacreazione di nuovi organi amministrativie le nuove deleghe non terranno contodelle peculiarità territoriali

ENTI LOCALI

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128 • DOSSIER • VENETO 2012

WELFARE

Per far fronte ai pesanti tagli intro-dotti dallo Stato e dalla Regione, chefaranno diminuire i trasferimenti dicirca 7 milioni di euro secondo le

stime attuali nel 2012, l’amministrazione co-munale di Vicenza avrebbe po-tuto a sua volta tagliare i servizi.Ma proprio in considerazionedella difficile situazione econo-mica generale ha voluto, al con-trario, elaborare una “manovraanticrisi”. «Lo sforzo – spiegaAchille Variati, sindaco di Vi-cenza – è stato importante, madoveroso nei confronti di un ter-ritorio dove si sta facendo stradala povertà. La spesa per il socialeè aumentata dal 2011 al 2012 da8 milioni e 300mila euro a 9 mi-

lioni e 200mila euro, con un aumento di 1milione e 200mila euro per l’assistenza alla persona».

Come sono suddivisi questi fondi?«350mila euro sono andati all’integrazionedelle rette dei disabili psichici nelle struttureresidenziali, 310mila euro all’assistenza aglianziani, 290mila euro all’assistenza domici-

liare, 150mila euro alle famiglie con minori,100mila euro all’albergo cittadino. All’emer-genza abitativa sono stati assegnati 300milaeuro. Sul fronte dell’equità sociale, l’addizio-nale all’Irpef applicata dal Comune di Vi-cenza non colpirà i redditi più bassi: a chi haredditi fino a 15mila euro lordi abbiamo ta-gliato l’addizionale Irpef. Ciò significa chenon dovrà pagarla chi percepisce una pen-sione netta mensile fino a 1.190 euro o undipendente che ha uno stipendio netto men-sile fino a 1.060 euro. Per tutti gli altri ci saràun’addizionale dello 0,6%».

Qual è infine la situazione per quanto ri-guarda l’aspetto occupazionale a Vicenza? «In Veneto si sono persi altri 20mila posti dilavoro in 12 mesi tra marzo 2011 e marzo2012. Il tasso di disoccupazione nel Vicen-tino era a maggio del 4,6%. Questi sono ifreddi numeri delle statistiche. La realtà concui ogni giorno mi confronto è fatta di con-cittadini che entrano in Comune, mi scri-vono lettere, telefonano per segnalarmi chehanno perso il lavoro e hanno enormi diffi-coltà con i bilanci familiari che non qua-drano a fine mese, le bollette e i mutui dapagare. Forse più che in altre zone d’Italia,

In un periodo di crisi economica non ci si può

dimenticare del sostegno alle famiglie, evitando

di sottrarre investimenti per servizi alle fasce più

esposte al difficile momento. Achille Variati spiega

come sta operando il Comune di Vicenza

Nicolò Mulas Marcello

La ricetta di Vicenza per i cittadini

Achille Variati,

sindaco di Vicenza

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VENETO 2012 • DOSSIER • 129

Achille Variati

qui in Veneto non avereun’occupazione, perché la siè persa o perché non si riescea entrare nel mondo del la-voro, ha risvolti sociali moltopesanti e può portare al-l’emarginazione».

Cosa fa il Comune persostenere questi cittadini?«Non abbiamo molti stru-menti a disposizione, macerchiamo di fare tutto ilpossibile per favorire l’inseri-mento lavorativo. Abbiamodato vita al patto sociale peril lavoro, in sinergia con altrerealtà del territorio: un pro-getto per promuovere oppor-tunità professionali per chinon ha lavoro in questo pe-riodo di crisi. Inoltre, il Co-mune offre gratuitamente unservizio di consulenza conesperti che agevolano la co-noscenza del mercato del la-voro e indicano gli strumentiutili per entrarvi».

La capacità di risparmio delle famiglievenete continua a risentire

dell’andamento negativo dellacongiuntura. Dal 2007 la ricchezza si ècontratta, soprattutto per la diminuzionedei corsi azionari. Lo scorso anno gliinvestimenti finanziari delle famigliehanno registrato una ricomposizione afavore dei titoli di Stato e della raccoltabancaria, in corrispondenza dellacrescita dei rendimenti del debitosovrano e del rialzo dei tassi offerti suidepositi e sulle obbligazioni bancarie.

Parliamo di welfare e sostegno allefamiglie. Qual è la politica comunale suquesto aspetto? «Nell’ambito del sostegno alle famiglie,in questo momento estremamentedelicato a livello nazionale ed europeo,l’amministrazione comunale ha cercatodi sostenerle con un atteggiamento dicontenimento dei costi, dalle stessesostenuti, per garantire la normafruizione dei servizi da parte di bambini edella famiglia in generale. Pertantonell’ultimo triennio non vi è stato alcunaumento né nel servizio di mensascolastica né nel servizio di asilo nido e,contemporaneamente, è aumentato ilcontributo alle strutture private per ilsostegno alla scolarità materna».

Qual è l’attuale situazioneoccupazionale a Treviso?«Per quanto riguarda le assunzioni e

cessazioni, tenendo conto di trasformazionie proroghe nell’anno 2011 in tutta laprovincia di Treviso, il saldo è stato di -3.607 rispetto a -2.71 registrati nel 2010. Igiovani fino a 29 anni presentano un saldopositivo tra assunzioni e cessazioni.Tengono l’agricoltura (-17) e i servizi (92),perde invece ancora l’industria (-3.682). Seanalizziamo le dichiarazioni di immediatadisponibilità al lavoro, nel primo trimestre2012, sono 6.710 quelle registrate, +20%rispetto primo trimestre 2011».

Qual è stato il ricorso agliammortizzatori sociali fino a oggi?«In termini di cassa integrazioneguadagni, nei primi 2 mesi del 2012, sonostate autorizzate 2,5 milioni di ore (-23%rispetto primi due mesi 2011). Mentre perquanto concerne la mobilità, il numerototale degli ingressi per i primi tre mesidel 2012 è stato di 2.376, maggiore diquello relativo allo stesso periodo del2011, dove il valore si era fermato a2.096 (+13,4%). Nei più recenti dodicimesi considerati, sono state formalizzate136 aperture di procedure di crisi, indiminuzione di quasi il 60%. Infine,occorre sottolineare che a Treviso èsceso il tasso di disoccupazione, che dal6,5% è passato al 5,2%; decrementoche risulta molto più sostenuto di quelloregionale, dove dal 5,8% si è arrivati al5%, mentre a livello nazionale lasituazione rimane invariata».

Un occhio di riguardoper le fasce deboliAnche a Trevisol’amministrazione comunalecerca di contenere i costi pergarantire i servizi ai cittadini.Gian Paolo Gobbo spiega lapolitica messa in atto dalcomune per il welfare

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WELFARE

130 • DOSSIER • VENETO 2012

Nessun ammortizzatore sociale èpiù efficace della famiglia. Daquesto principio fondante, sisnoda tutta l’agenda ammini-

strativa di Flavio Tosi per il prossimo quin-quennio. Premiata con la rielezione a primocittadino la cosiddetta fase del cambiamento,parola d’ordine del primo mandato, da Tosi siattende ora la definitiva svolta, da attuareproprio attraverso un’azione politica incen-trata sulla famiglia. Vista non solo come nu-cleo di contribuenti o come destinataria diservizi, ma come risorsa vitale della comunitàveronese. «Per noi la famiglia è un valore pri-mario – puntualizza il sindaco – per questosiamo determinati a impiegare tutte le ener-gie possibili per esaltarne il ruolo di soggettosociale attivo».

Quali azioni prioritarie state mettendo in campo per valorizzarne la centralità sociale?

«Purtroppo la recente crisi economica ha col-pito non solo le possibilità economiche e lecondizioni materiali delle famiglie, ma anchequella che è la sfera affettiva, causando dena-talità, solitudine e abbandono degli anziani.Per questo diventa fondamentale operarenella quotidianità, sui problemi che di giornoin giorno emergono: dal recupero dei minoriin condizioni di disagio all’assistenza alledonne, fino al sostegno ai disabili».

Situazioni critiche che spesso chiamanoin causa i servizi sociali. Quali i fronti piùcaldi in cui stanno operando? «I servizi sociali a Verona in questi annihanno creato un filo diretto tra l’ammini-strazione e la cittadinanza, assistendo 24milafamiglie. Numerosi gli interventi predisposti,a cominciare dai contributi straordinari ero-gati a famiglie in grave situazione economica,al sostegno delle famiglie in difficoltà nellacura e nell’educazione dei propri figli, coin-

Tra contributi straordinari a favore di famiglie disagiate, l’istituzione di un

apposito organismo per incentivare le locazioni e un concreto supporto

sul fronte occupazionale, la macchina del welfare messa a punto dal

sindaco Tosi funziona e tutela migliaia di veronesi

Giacomo Govoni

Famiglia, l’anima vitale della città

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Flavio Tosi

VENETO 2012 • DOSSIER • 131

volgendo altre famiglie tramite l’affido, finoall’appoggio socio-educativo mediante l’af-fiancamento di un educatore professionale.Inoltre, disponiamo di centri diurni e centriaperti per minori che necessitano di un aiutonella fase adolescenziale e ci occupiamo delsostegno delle madri in difficoltà tramite lafornitura di alimenti di prima infanzia. Per fi-nire, è presente una struttura residenziale perla temporanea accoglienza delle mamme indifficoltà oppure delle donne in gravidanza».

È possibile tracciare una “contabilità”degli interventi attivati finora o in corso?«In totale sono stati 1.130 i minori a cui èstata garantita assistenza e 2.255 gli inter-venti economici a favore di famiglie con mi-nori. Gli assegni di maternità concessi sonostati 310, 400 i minori interessati da eroga-zioni di alimenti per la prima infanzia, 320 iminori interessati da interventi straordinari,570 gli affidamenti di minori in istituti, fa-

miglie, gruppi famiglia e centri, 330 gli affi-damenti di minori in centri diurni e aperti e65 le richieste soddisfatte di servizi domici-liari o appoggi educativi. Per tutte le giovanicoppie sono inoltre stati attivati i cicli di incontri “W gli sposi”. Numerosi, inoltre,sono i provvedimenti disposti per l’indipen-denza delle persone disabili, per il loro inse-rimento residenziale e per l’abbattimentodelle barriere architettoniche e i servizi dedi-cati agli anziani».

In che modo l’amministrazione comu-nale sta calibrando le politiche abitativeper garantire a tutti i cittadini veronesi ildiritto alla casa?«Il Comune di Verona gestisce 4.000 alloggi diedilizia popolare attraverso l’azienda munici-palizzata Agec. Ha istituito inoltre una “Fon-dazione scaligera per la locazione”, con l’obiet-tivo di incentivare alla locazione i proprietaridi abitazioni. Per conto e a spese dei proprie-

Sopra,

Flavio Tosi, sindaco

di Verona

WELFARE LE FAMIGLIE PRESE IN CARICO IN QUESTI ANNI DAI SERVIZI SOCIALI DEL COMUNE E ASSISTITE CON STRUMENTISIA ECONOMICI CHE SOCIO-EDUCATIVI

24mila

Il Comune di Verona haistituito una “Fondazionescaligera per la locazione”con l’obiettivo di incentivarealla locazione i proprietari di abitazioni

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132 • DOSSIER • VENETO 2012

WELFARE

tari, realizza interventi di ordinaria manuten-zione atti a rendere gli alloggi idonei alla loca-zione. Da ultimo, si propone di facilitare il pa-gamento dei canoni di locazione da parte degliinquilini che si trovano in difficoltà temporanea».

Quali i risultati concreti conseguiti nel-l’anno in corso? «Nel 2012 sono stati distribuiti contributi peril “Fondo sostegno affitti” a 3.354 veronesi,per un finanziamento di oltre due milioni dieuro, di cui 1.649.657 fondi regionali e500mila fondi comunali. È stato istituito unpresidio front-office, “Sportello Casa”, che for-nisce indicazioni sulla presentazione delle do-mande di alloggio e cambio alloggio all’Agec, ri-chieste di eventuali contributi a sostegno delcanone di affitto, aggiornamenti sull’iter delledomande stesse, normative riguardanti il pro-blema sulla casa, oltre a informazioni e collega-menti con altri enti e uffici pubblici».

Nel sostegno all’occupazione territoriale,che ruolo riveste il Comune di Verona?«Da anni impegnato sul fronte delle politicheper il lavoro, il Comune offre servizi rivolti a in-crementare le possibilità di occupazione dei cit-tadini veronesi, con una particolare attenzioneai bisogni dei giovani, delle donne e degli adultidisoccupati o in situazione di disagio sociale.Servizi e attività sono stati progettati in colla-borazione e sinergia con altri enti e agenzie delterritorio, come Provincia, Ulss, università, enti

di formazione professionale, agenzie per il la-voro, al fine di promuove percorsi di forma-zione alle professioni di cura, inserendo al la-voro persone disoccupate disponibili aqualificarsi o riqualificarsi come assistenti fa-miliari o baby sitter. Il tutto per rispondere cosìanche ai bisogni delle famiglie che ricercanopersonale preparato per l’assistenza ai loro cari,bambini e anziani non autosufficienti».

Quali servizi di carattere formativo-profes-sionale stanno riscuotendo i risultati più rilevanti?«Tra le attività proposte, piacciono i servizi de-dicati all’orientamento e all’accompagnamentoal lavoro forniti dal servizio Informagiovani,che attualmente segue oltre 4 mila persone.Ben 494 giovani sono coinvolti nei tirocini e ne-gli stage in Comune e altri 45 sono inseriti inpercorsi formativi e tirocini nell’ambito del-l’accoglienza turistica. Non mancano i corsi diformazione per assistenti familiari e per babysitter. Sono state inoltre inserite 68 persone ingravi difficoltà in lavori di pubblica utilità, 12persone in situazione di disagio sociale e 5 exdetenuti sono stati inclusi in cooperative sociali.È stato inoltre approvato un importante progetto per l’inserimento lavorativo di per-sone adulte e over 50, con il quale si prevede difar firmare, nell’arco di due anni, un contrattoa tempo determinato di almeno 6 mesi a circa30 lavoratori».

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ENERGIA

134 • DOSSIER • VENETO 2012

Il settore energetico in Ita-lia ha vissuto negli ultimianni cambiamenti consi-derevoli, soprattutto gra-

zie all’ingresso delle energie al-ternative. Ma ci sono ancoranovità in vista soprattutto perquelle aziende come la TecnelS.I.E.E., che hanno fatto delcomparto dell’energia il settoredi specializzazione. «Una bellapartita da giocare – spiega il ti-tolare Davide Bigolin -, èquella che uscirà dal sempremaggior diffondersi delle autoelettriche, una bella opportu-nità per il mondo energetico.La continua domanda di puntidi ricarica veloce per auto elet-triche è già una realtà, pococonosciuta ma concreta; inol-tre c’è una vastità di nuovi set-

tori da sviluppare inerenti aquesto fenomeno/industria.Spero che sarà proprio questoil settore che lo Stato incenti-verà e sosterrà con più forzacome ha fatto con il solare». E sì, perché il mondo energe-tico ha subìto negli ultimi annila grande rivoluzione del foto-voltaico. Rivoluzione che si èun po’ arenata a seguito dellacrisi e della poca chiarezza ri-guardo gli incentivi. «Il 2011 èstato per Tecnel la conseguenzadel 2010, anno in cui il nostrosettore ha segnato un grandearresto. L’impiantistica elettricaè infatti sostanzialmente legataall’edilizia, sia per le lavorazionidirette nel settore, quindi tuttal’impiantistica dell’edilizia abi-tativa e terziaria, sia per quellache il settore edile crea in modoindiretto, esempi ne sono l’in-dustria del mobile o dell’elet-trodomestico. Nel 2011 quindici siamo ritrovati a rivalutare inostri parametri di riferimentoe a riconfigurare l’azienda peraffrontare le nuove richieste dimercato. In particolare ab-biamo risposto alle esigenze dei

clienti che erano quelle di af-frontare investimenti più con-tenuti e mirati per limitare ogniinvestimento superfluo. Con ilnostro supporto quindi moltinostri clienti hanno potuto co-munque effettuare migliora-menti e ammodernamenti ailoro impianti rimanendo neibudget stabiliti».L’inizio del 2012 si è dimo-strato invece altalenante. «Perquesto abbiamo cercato di faretesoro di quanto fatto nel 2011e abbiamo potenziato la nostrastruttura in modo da poter daretutta una serie di servizi anchedi piccola entità ma che potes-sero rispondere alle esigenze delmaggior numero di clienti.Sfruttando la nostra quaran-tennale esperienza abbiamocreato delle mini strutture in-terne organizzate per rispon-dere a ogni tipologia di lavoroaumentando la professionalitàdei nostri dipendenti. In questomodo potevamo effettuare in-terventi rapidi, che per ilcliente vuol dire meno costi,ed efficaci, che per noi vuoldire minor dispendio di ener-

Tecnel S.I.E.E. si trova a

Ponzano Veneto (TV)

www.tecnelsiee.it

Novità in vista per il compartoenergetico Tra crisi dell’edilizia e boom del fotovoltaico

il comparto energetico ha vissuto stravolgimenti

che l’hanno reso un settore in piena fase

di cambiamento. E novità ulteriori potranno venire

dall’auto elettrica. Ne parliamo con Davide Bigolin

Matteo Grandi

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Davide Bigolin

VENETO 2012 • DOSSIER • 135

gie interne». Per quanto riguarda il proseguodel 2012 per l’azienda di Pon-zano Veneto si prospetta un an-damento in linea con gli ul-timi anni «salvo la possibilità –riprende Bigolin - di un lieveincremento grazie proprio allariorganizzazione attuata che,come detto, ci ha portato ad at-tingere in settori che primaerano marginali per noi, comeil domotico con la video sorve-glianza, l’impianto d’allarme eil risparmio energetico. Il tuttoutilizzando le più moderne ap-parecchiature come I-Pad e I-Phone ma anche tutto ilmondo collegato con Android,

vedi Samsung Galaxy II /III».Tecnel si è anche avvicinata almondo del fotovoltaico, so-prattutto con l’intenzione disupportare il cliente che si trovadi fronte una novità. «Vo-gliamo affiancare il cliente nellagestione di questi impianti chehanno bisogno di cure cometutte le cose per poter rima-nere efficienti e garantire gli in-vestimenti fatti. La comples-sità di gestione e la scarsaconoscenza degli apparati diproduzione e della loro inte-razione con gli impianti esi-stenti ha causato non pochiproblemi a molte aziende chehanno sottovalutato alcuni

aspetti perché o mal informatio preoccupati solo della pro-messa di profitto. Noi vo-gliamo intervenire in questesituazioni e cercare di riportarel’ago della bilancia sempre afavore del cliente, diventareun vero componente della suastruttura».Per quanto riguarda il 2013l’azienda veneta guarda so-prattutto all’andamento gene-rale della situazione. «Gli in-vestimenti qui in Italia sianell’industria sia quelli del pic-colo/medio imprenditore di-pendono molto da cosa accadeintorno a noi; sicuramente lanostra missione sarà quella dicercare delle commesse in queipaesi in cui il mercato attualeè simile a quello nostro di 15-20 anni fa. La nostra strutturaci permette di potere affron-tare commesse all’estero sia daun punto di vista tecnico siada un punto di vista econo-mico finanziario».

La continua domanda di puntidi ricarica veloce per autoelettriche è già una realtà;inoltre c’è una vastità di nuovisettori da sviluppare inerentia questo fenomeno

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ENERGIA

136 • DOSSIER • VENETO 2012

Orientarsi all’in-terno di un mer-cato libero inespansione, in

cui le offerte si moltiplicanocostantemente, non è sem-plice, soprattutto per il consu-matore meno avvezzo. Perquesta ragione, EstEnergy, so-cietà specializzata nella forni-tura di gas, energia elettrica erisparmio energetico, fa del-l’assistenza diretta agli utenti ilcavallo di battaglia, da lanciaresul campo della competitività.

L’offerta basata sul prezzo, non è l’unica strategia che un’azienda operante nella vendita

di prodotti energetici deve adottare per essere competitiva. EstEnergy punta sull’assistenza

al cliente, avvalendosi di canali differenti. Il punto di Alberto Sammarchi e Renzo Codarin

Anastasia Martini

Per questa società del gruppoAcegas-Aps Spa con sede le-gale a Trieste, partecipata al 49per cento da Ascopiave Spa(realtà del Nord Est specializ-zata nella fornitura di gas), ilmercato libero rappresenta unasfida importante, perché, comesostenuto dall’amministratoredelegato Alberto Sammarchi:«Negli ultimi due anni, la cittàdi Padova ha registrato una vi-vace presenza di concorrentinel settore in cui operiamo.Questo fenomeno ha per-messo ai clienti, non solo diconfrontare le offerte sul mer-cato, ma anche di valutare l’af-fidabilità e l’efficienza di di-versi operatori. Diversi hannocambiato fornitore, ma nonsempre con esiti positivi. Ciò,però, è servito a far emergerele reali necessità del consu-matore, che oggi è fedeleverso chi dimostra di mante-nere le promesse fatte. Dalcanto nostro, abbiamo pun-tato alla massima efficienzanell’erogazione dei servizi, ga-

rantendo un’assistenza co-stante, resa possibile dalla pre-senza capillare sul territoriopadovano di punti adibiti aciò, in cui lavorano operatoricompetenti. Sembra banale,ma nell’era delle tecnologie ilcontatto umano resta sempreil modo migliore per capirsi elo dimostra il fatto che molticlienti, dopo aver provato al-tri fornitori, decidono di tor-nare da noi».Per EstEnergy, che è già attivacome fornitore di energia elet-trica per l’illuminazione pub-blica non soltanto a Padova,ma anche in centinaia di co-muni del Nord Italia, le sceltefatte si sono rivelate vincentianche in termini di fatturato.«Nell’ultimo biennio – conti-nua il presidente Renzo Co-darin – abbiamo registrato unaumento del ricavo del 20 percento e ciò grazie a una rile-vante espansione del portafo-glio elettrico. Il settore elet-trico rappresenta il naturalecompletamento del settore gas

Sotto,

Renzo Codarin,

presidente; nella

pagina accanto,

Alberto Sammarchi,

amministratore

delegato di EstEnergy,

società del gruppo

Acegas-Aps Spa

che eroga il servizio

di illuminazione

pubblica a Padova

e in centinaia di

comuni del Nord Italia

www.estenergy.it

Orientarsi nel mercato della fornitura energetica

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VENETO 2012 • DOSSIER • 137

proprio perché il cliente ten-denzialmente gradisce avere ununico interlocutore. Entrambii settori richiedono, ogni annodi più, un’attenta politica digestione del rischio. Negli ul-timi anni si è letto sui giornalidi aziende competitors soffe-renti per perdite di bilanciodovute a una superficiale ge-stione del rischio. La sfida peril futuro è riuscire a negoziarei contratti, valutando beneogni aspetto che può generarerischi per l’azienda, in passato

invece ci si focalizzava solo sulprezzo». Una visione che si legadirettamente alla sfida di unmercato in continua evolu-zione, e dunque sempre più la-birintico. «La liberalizzazionedel mercato energetico – pro-segue l’amministratore delegato– è ormai consolidata, ma re-stano ancora delle criticità. Vo-lendo guardare la questione dalpunto di vista del consumatore,se è vero che quello italiano re-sta un mercato fortemente re-golamentato e vigilato, è altresìvero che la materia è complessa,gli operatori numerosi e l’of-ferta commerciale, esplosa nelgiro di pochi anni, non senzaqualche episodio truffaldino.Orientarsi non è facile, biso-gna, infatti, essere ben infor-mati per valutare la reale con-venienza di un’offerta e lacredibilità dell’operatore, eper quanto l’Autorità (Aeeg)sia attiva in questa dire-zione, c’è ancora molto

da fare sul versante del-l’informazione. Per que-

sta ragione la nostra aziendapone al centro del suo operatola correttezza e la trasparenzanelle politiche di acquisizione,avvalendoci di tutti gli stru-menti adatti alla comprensionedelle offerte, non solo attra-verso i classici canali d’inter-faccia, ma anche attraverso ma-teriali come “La Bussola delConsumatore”, redatta propriocon l’obiettivo di guidare il cit-tadino alla comprensione delledinamiche del mercato libero».L’assistenza è un perno attornoal quale ruotano le strategieaziendali che, improntate suuna ferrea etica, consentono aEstEnergy di essere competi-tiva, andando oltre al semplicefattore prezzo. «Sicuramente –rileva Codarin – più crescono ivolumi di consumo, più lascelta viene condizionata dalprezzo: ecco perché nel mer-cato industriale il fattore eco-nomico è da sempre quello di-rimente, anche se non è piùl’unico. Recenti episodi di “pi-rateria commerciale” a opera di

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ENERGIA

138 • DOSSIER • VENETO 2012

nuovi trader stanno portandoanche i clienti business a pre-stare maggiore attenzione al-l’affidabilità del fornitore. Perle famiglie e le piccole imprese,invece, occorre far leva su unmix di fattori. Come dimo-strano la maggior parte dellecampagne pubblicitarie di set-tore, il fattore prezzo resta cen-trale, ma conta moltissimo an-che la qualità del servizio. Intermini di tendenze, parados-salmente ci troviamo a farfronte a due esigenze contrap-poste: da un lato cresce l’inte-resse verso una gestione snellae telematica del servizio, con ilconseguente proliferare di of-ferte web, dall’altro, aumentail valore assegnato alla presenzafisica e agli sportelli, che permolti clienti rappresentanol’ultimo baluardo di assistenza“sicura”. Per questa ragione,aziende che, come la nostra,hanno investito sui punti diassistenza diretta godono an-cora di un certo vantaggiocompetitivo». Sul fronte com-petitivo, in vista dell’autunno,

si pone un problema “classico”per i consumatori: l’aumentodei prezzi dei consumi, com-presi quelli di gas ed energiaelettrica. Per quanto riguardal’anno in corso, Sammarchinota che: «Sono previsti degliaumenti, ma in misura legger-mente inferiore rispetto al pas-sato. La motivazione è ricon-ducibile all’aumento del prezzodel petrolio e al deprezzamentodel cambio euro/dollaro, chehanno ricadute inevitabili sui

prezzi del gas e dell’energiaelettrica. Per attenuare l’im-patto economico delle speseper l’energia, abbiamo attivatouna serie di servizi e di tariffeper venire incontro alle esi-genze dei clienti». Sul frontedelle prospettive, conclude Co-darin: «EstEnergy, che vede un55 per cento del business ri-volto ai privati (esclusi i clientibusiness) e un 17 per cento al-l’IP, è in grado di chiudere po-sitivamente il 2012 e parte del2013, salvo alcune incognitericonducibili per lo più allaparte finanziaria e all’onerositàdel capitale circolante. Nel2013 intendiamo orientarci auna politica commerciale sem-pre più attenta al rischio cre-dito e ai termini di pagamento.Ormai, in aziende come la no-stra, il valore lo si ricava nonsolo dalla marginalità ma dallavirtuosità nella gestione delcredito commerciale».

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Da un lato cresce l’interesse versouna gestione snella e telematicadel servizio, dall’altro, aumentail valore assegnato alla presenzafisica e agli sportelli

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140 • DOSSIER • VENETO 2012

Si è aperta sotto i migliori auspici la13esima Mostra inter-nazionale di Architet-

tura della Biennale di Venezia.Inaugurata il 29 agosto, “Com-mon Ground” - questo il ti-tolo della rassegna che prose-guirà ai Giardini e all’Arsenalefino al 25 novembre - ha fattoregistrare un incremento del 39per cento dei visitatori rispettoall’edizione 2010 (4.374 visita-tori contro i 3.138 del 2010).«La Mostra di architettura –commenta il presidente dellaBiennale di Venezia Paolo Ba-ratta, che ha affidato a DavidChipperfield la direzione dellamanifestazione – è diventatanegli anni recenti forse il piùimportante appuntamento del

settore nel mondo». Attraversoi 63 progetti dell’esposizione,realizzati da architetti, foto-grafi, artisti, critici e studiosi, simira a riaffermare l’esistenza diuna cultura architettonica chenon poggia le sue basi solo sullesingole personalità creative, mache riunisce concezioni diffe-renti in un percorso condiviso,in contesti e ideali collettivi.

Perché il tema scelto èCommon Ground, “ciò cheabbiamo in comune”?«Viviamo in un’epoca nellaquale gli architetti chiamati asoddisfare le esigenze di comu-nicazione, di rappresentazionee persino gli esibizionismi diuna certa committenza privatae pubblica, sembrano essersi se-parati dalla società civile. So-

cietà civile che non li riconoscecome artefici di una miglioregestione dello spazio in cui vivono il privato e il pub-blico, ma come realizzatori e ideatori di opere straordina-rie, essenzialmente celebrative.Parlare dell’architettura, sotto-lineare l’esistenza di un “com-mon ground” tra generazioni oarchitetti operanti nelle varieparti del mondo, vuole esserein realtà anche un modo per ri-conoscere e vivificare il “com-mon ground” tra architettura esocietà civile».

L’iniziativa “Biennale Ses-sions” coinvolge università,accademie di belle arti e istituzioni attive nell’archi-tettura e nelle arti visive. Perché è importante puntare

Giovani e ricerca,la Biennale del futuroLa 69esima edizione della Mostra del Cinema e la 13esima Mostra di Architettura

confermano la Biennale di Venezia, guidata da Paolo Baratta, quale punto di

riferimento internazionale, produttivo e creativo, per le singole discipline artistiche

Francesca Druidi

Sopra,

l’installazione

di Zaha Hadid.

Al centro, il presidente

della Biennale di

Venezia Paolo Baratta

con il direttore della

Mostra internazionale di

Architettura David

Chipperfield

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VENETO 2012 • DOSSIER • 141

sul legame con il mondo accademico?«Abbiamo pensato in questianni di offrire alle università,alle facoltà di architettura e co-munque alle istituzioni di ri-cerca e formazione, l’opportu-nità di organizzare una visitaalla Biennale per gruppi di al-meno 50 tra studenti e docenti,della durata di 3 giorni, con lapossibilità di seguire un semi-nario. Si vuole così andare benoltre la visita guidata e fare delterreno dell’esposizione il luogodove queste piccole missioni,provenienti da varie università,per loro scelta, con il loro im-pegno e la loro organizzazione,svolgono un momento di ar-ricchimento del processo for-mativo e di ricerca. Abbiamo

iniziato con piccoli passi, macon grandi ambizioni. Que-st’anno partecipano oltre 60università italiane e straniere. Èun modo con il quale rite-niamo di promuovere in fu-turo la Biennale come luogod’incontro riconosciuto nelmondo dell’architettura, findalla fase della formazione. Èun altro piccolo primato chevorremmo conquistare».

La Biennale gode di ottimasalute, come dimostra il bi-lancio di esercizio approvatoper il 2011. Quali sono le direttrici per il prossimo futuro?«Innanzitutto l’avanzamentodegli obiettivi in tutti i settoriin cui opera la Biennale: ini-ziative volte a soddisfare la cre-

scente domanda dei padiglionidei paesi, una programmazionesempre più attenta, ma soprat-tutto la fedeltà dell’istituzionealla sua missione, una missionedi ricerca che le è valsa la stimadel mondo. Già il lavoro at-tuale, e quello dei prossimianni, saranno orientati ad atti-vità formative miranti a offrireai giovani interessati a una dellearti in cui opera la Biennale,occasioni per cimentarsi - alfianco di maestri - nella ricercadella propria autonoma stradadella creazione artistica. Nonsi vuole cioè offrire un’ulteriorestruttura scolastica, formativa eaccademica, ma un luogo nelquale chi ha già frequentatoquelle istituzioni, lungi dal re-stare abbandonato, trova modo

In alto,

l’installazione

di Norman Foster

per “Common Ground”.

Sotto, l’installazione

di Alison Crawshaw

“The Big Balcony”

presso i Giardini

della Biennale

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4.374IL NUMERO DI VISITATORIDURANTE IL PRIMO GIORNO DELLABIENNALE ARCHITETTURA

VISITATORI

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VENEZIA, CULTURA E NUOVI SPAZI

142 • DOSSIER • VENETO 2012

di far crescere le proprie energiee le proprie qualità in una fasedelicata della propria vita di ar-tista che è quella dei primi im-pegni, delle prime responsabi-lità e dell’inevitabile necessitàdi mostrare, a se stessi innanzi-tutto, la propria indole, capa-cità, vocazione».

Tra le novità della 69esimaedizione della Mostra inter-nazionale d’arte cinemato-grafica, diretta quest’anno daAlberto Barbera, c’è il VeniceFilm Market. Un passaggioobbligato per rendere la ma-nifestazione maggiormentecompetitiva? «Sul mercato del film c’è sem-pre stata una certa approssima-zione e superficialità. È ovvioche il mercato si svolge perbuona parte attraverso comu-nicazioni dirette tra i protago-nisti e gli operatori. C’è pursempre una parte importanteche gli operatori possono sco-prire per destinazioni partico-lari, e quindi il disporre di unastruttura organizzata che favo-risca tali incontri diventa im-

portante. Il mercato è durato 5giorni, per poi spostarsi a To-ronto. Con questa scelta, ab-biamo dato esempio di credi-bilità. Il mercato di Venezia èstato collocato in modo daconsentire agli operatori di es-sere presenti sia a Venezia sia aToronto. Dai primi dati a no-stra disposizione, credo possadirsi che questa chiarezza ci ab-bia portato buoni risultati. Loscenario mondiale delle mostrecinematografiche è caratteriz-zato da grande competizione.Gli elementi e le variabili sucui si sviluppa questa competi-zione sono assai vari, e quinditali da consentire a ciascunamostra di svilupparsi con ela-sticità e duttilità, anno dopoanno, in modo distinto e me-ritevole di attenzione».

La Biennale sta proce-dendo per step alla riqualifi-cazione dell’area della Mostradel cinema: l’anno scorso laSala Grande, quest’anno il fo-yer del Palazzo del Cinema, ilprossimo anno è previstol’ammodernamento della

Sala Darsena. L’intento è,dunque, quello di realizzareinterventi minori ma fattibili? «Sono note a tutti le vicendedel Palazzo del Cinema, comesono note le nostre iniziativeintraprese nel passato bienniodi graduale rivitalizzazione eammodernamento delle strut-ture del Lido. Certo, realizzareinterventi fattibili mi sembrasaggio. Gli interventi sulleopere e le strutture qualchevolta sono carenti proprio perla scarsa verifica preliminaredelle condizioni che le rendonorealizzabili e utili. Abbiamo giàrifatto la Sala Grande, que-st’anno abbiamo ripristinato ilsuo foyer. Abbiamo insistitocon forza presso le ammini-strazioni locali perché fossechiusa parte della voragine sca-vata per realizzare il Palazzo delCinema. L’obiettivo è che l’areain questione torni a essere unavasta piazza. La sua aperturatornerà a dare respiro alla Mo-stra e ai suoi visitatori rispettoal senso di oppressione veico-lato dalle lunghe transenne».

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144 • DOSSIER • VENETO 2012

Veneto di nascita,poi naturalizzatofrancese, PierreCardin non teme

di certo le sfide. Capo atelierdi Christian Dior nel 1947,tre anni più tardi fonda la suamaison, che oggi conta 900licenze distribuite in oltre150 paesi del mondo. «Haosato trasformare la moda inun fenomeno sociale e popo-lare – evidenzia Rodrigo Ba-silicati, nipote del famoso sti-lista, artista e ingegnere – perprimo si è imposto in Russiae in Cina, biasimato da tutti».Grande mecenate - nel suoEspace Cardin ha prodottopiù di 500 diverse opere tea-trali d’avanguardia lanciandomolti giovani artisti - il no-vantenne couturier ha unnuovo sogno da concretiz-zare: il Palais Lumière, unaimponente opera da lui stessoconcepita per il territorio ve-

neto, progettata da RodrigoBasilicati in collaborazionecon lo studio Altieri, che po-trebbe ricucire lo strappo fral’area di Marghera e il tessutourbano di Mestre. Pensatacome una città verticale de-stinata a ospitare alloggi resi-denziali, alberghi, ristoranti,centri congressuali, sportivi eculturali, la struttura del Pa-lais si compone di 6 dischi diforma circolare, distanti 35metri l’uno dall’altro, soste-nuti da 3 torri simili ma didiversa altezza. Imponenti inumeri in campo: tre gli anniprevisti per la costruzione delcomplesso, che raggiunge-rebbe una superficie totale dicirca 250mila metri quadrati;2,5 miliardi di euro è l’im-porto dell’investimento an-nunciato per la realizzazionedel palazzo e per gli interventidi bonifica e viabilità; 10milai posti di lavoro, tra opera-

tori diretti e indiretti, che po-trebbero crearsi; 255 metril’altezza massima dell’edificiocon 65 piani abitabili. In que-st’opera avveniristica ed eco-compatibile (il fabbisognoenergetico è garantito da si-stemi integrati rinnovabili ditipo fotovoltaico ed eolico)confluiranno «la libertà e lariconoscibilità immediata»dello stile e della personalitàdello stilista. Ottenuto l’okdelle istituzioni, per il via li-bera dei lavori resta da scio-gliere la questione relativa alladeroga dell’Enac (Ente nazio-nale dell’aviazione civile) suilimiti stabiliti per il volo in si-curezza degli aerei, che PalaisLumiere sfora di 110 metri.

Dove nasce la volontà direalizzare il Palais Lumière? Eperché la scelta è caduta pro-prio sul motivo di tre fiori le-gati da un nastro?«Da tempo immaginavo scul-

Il mio sogno per il VenetoIl progetto Palais Lumière nasce dalla volontà di Pierre Cardin di realizzare

una scultura abitabile nell’area metropolitana di Venezia. Un connubio tra

bellezza e utilità pratica, che riflette la rivoluzionaria genialità dello stilista

Francesca Druidi

Sopra,

Pierre Cardin con

Rodrigo Basilicati,

nipote e responsabile

del progetto del Palais

Lumière

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Pierre Cardin

VENETO 2012 • DOSSIER • 145

ture trasformate in architet-ture fino a che cinque anni faho incontrato chi lo sapevafare e ha creduto in me; inquel momento scorgevo die-tro di lui un vaso con tre fiorilegati da un nastro, e voilà!».

Ha dichiarato che il PalaisLumière può rappresentareun nuovo Rinascimento peril Veneto e per l’Italia. E perlei che cosa identifica questoprogetto: un regalo a un ter-ritorio che lei ama partico-larmente oppure la dimostra-zione che i sogni possonoavverarsi?«Entrambe le cose. Intravedocosì l’unica strada sostenibile

da un punto di vista impren-ditoriale - al di là dei sogni fi-nanziariamente irrealizzabilida chicchessia e tanto menocon il denaro pubblico - perrendere appetibile e frequen-tabile una zona che, da ses-sant’anni, vedo peggiorare intutti i sensi in maniera irre-versibile, in vista della cittàpiù bella del mondo».

Vorrebbero il Palais Lu-miere in Cina e in Brasile, malei ha scelto la sua terra na-tale. Quanto c’è dell’identitàveneta in lei e nel suo ap-proccio al lavoro?«Solo la mia italianità venetami ha permesso di essere co-

nosciuto in tutto il mondogià a 50 anni; la tenacia, laperseveranza, il credere in sestessi, la sensibilità, il rispettoper gli altri. Questi valori, chealtrove fatico a ritrovare tuttiinsieme, hanno permesso almio talento di farsi strada e direalizzarsi sempre».

Non mancano gli opposi-tori al progetto, a cui lei harisposto: io propongo, nonimpongo. Come si immaginal’area in cui sorgerà il Palaisnel futuro?«Un’area dove, accanto a unamagnifica Venezia a rischiodecadenza, tutti i più grandiartisti internazionali si ci-

Render

degli interni del

Palais Lumière

� �

� �Nel Palais Lumière intravedo l’unica strada sostenibile per rendereappetibile una zona che, da sessant’anni, vedo peggiorare

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VENEZIA, CULTURA E NUOVI SPAZI

146 • DOSSIER • VENETO 2012

menteranno con le opere ci-vili e industriali più straordi-narie mai costruite, grazie allepiù grandi finanze mondialiche, spero, prenderanno co-raggio dopo il mio esempio.Con un cuore pulsante, ar-chitettonicamente all’avan-guardia, e centro di attrazionetecnologica universale nel suostesso seno, la Venezia storica

- a soli sette chilometri - si ve-drà arrivare tutti i miliardi didollari che le serviranno perrestaurarsi da sola e mante-nersi così com’è per millenni,anche quando, sigillata in unagigantesca bolla di vetro, saràsommersa da decine di metridi mare. Mi auguro proprioche questo scenario resti nelmondo della fantascienza, ma

sappiamo che, invece, po-trebbe essere necessario senon arrestiamo immediata-mente il processo di degene-razione del mondo, mettendoda parte miopi interessi in fa-vore di un sincero atteggia-mento ecologico, sistematicoe capillare da parte di tutti.Palais Lumière ne sarà unvero esempio al 100%».

“Il Palais Lumière di Pierre Cardin a Venezia:una scultura abitabile” è il titolo dell’evento col-laterale della Mostra di architettura della Bien-nale di Venezia (aperto tutti i giorni dalle 10 alle18 in via delle Industrie a Marghera fino al 25novembre con ingresso libero), una mostrache entra nei dettagli del progetto architetto-nico voluto dal celebre stilista. Curatore del-l’esposizione, nipote di Cardin e responsabiledel Palais Lumière, Rodrigo Basilicati invita cu-riosi, e soprattutto detrattori, a visitare l’allesti-mento per scoprire l’edificio che ha già incas-sato molti consensi, ma anche generatonumerose polemiche. C’è chi protesta per l’in-serimento del Palais (nella foto, un render) nelpaesaggio veneziano e chi si preoccupa per lasicurezza dell’aeroporto. «Riguardo al lato arti-stico-architettonico, è lecito avere gusti diversida quelli miei e di monsieur Cardin – precisa

Basilicati – le contestazioni sullo skyline sono,invece, basate su errate, per non dire falsifi-cate, simulazioni comparse sui giornali. Ab-biamo verificato, prima di cominciare quest’av-ventura, che non ci fossero rischi perl’aviazione: abbiamo elaborato uno studio al ri-guardo più che esaustivo, approfondito daimaggiori esperti italiani del settore». L’imma-gine di partenza ideata da Pierre Cardin - trefiori tenuti insieme da un nastro - è stata tra-dotta nel suo primo disegno dall’artista e desi-gner Daniel You e ingegnerizzata successiva-mente da Basilicati. Il progetto rappresentauna significativa operazione di recupero e divalorizzazione sia urbanistica che paesaggi-stica dell’area urbana tra Mestre e Marghera,segnata da attività in fase di dismissione. Nonsi prevede solo la realizzazione del Palais, maanche «bonifiche dei luoghi, miglioramento

della viabilità sia stradale che ferroviaria e latrasformazione di 19 ettari di cemento e inqui-namento in 20 ettari di parco. Come? Trasfor-mando i 3 ettari su cui insiste la fondazione delPalazzo Luce in 4 ettari di giardini sopra 6 gi-ganteschi dischi abitabili sospesi». La sfida in-trapresa con il Palais è «non scendere a com-promessi tra libertà artistico-architettonica eapplicazione della tecnologie più avanzate, eviceversa». Basilicati ha, fin da subito, soste-nuto il progetto di Pierre Cardin. «Si è trattatodi un corroborante e fantastico lavoro di inter-pretazione dell’idea di un uomo che, in 65 annidi attività, ha sempre osato e raramente fallito.Qui c’è la summa di tutta la proverbiale lungimi-ranza che ha contraddistinto la sua brillantecarriera mondiale: come avrei potuto non cre-dergli io che ho quattro dozzine di anni in menodi lui e con un quarto del suo sangue?».

Creatività, ecosostenibilità ambientale e massimaefficienza costruttiva e funzionale confluiscononell’innovativo Palais Lumière di Pierre Cardin. Ne parla il responsabile del progetto Rodrigo Basilicati,che ribatte alle critiche

UNA CITTÀ VERTICALE PERRIQUALIFICARE MARGHERA

� �

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LOGISTICA

La lunga catena del freddo,nuove soluzioni Il settore logistico mantiene livelli soddisfacenti

nonostante il periodo di flessione. I trasporti legati

all’alimentare soffrono meno, come ci raccontano

i tre soci della Bierreti di Chioggia.

Ma le nuove proposte hanno sempre vita dura

Renato FerrettiSenza idee, e quindicambiamento ed evo-luzione, l’impresacome concetto non

esisterebbe. Poi c’è la loro rea-lizzazione e le difficoltà con-nesse, ma questa è un’altra sto-ria. Una storia che si sentespesso e di questi tempi piùche mai, soprattutto per lePmi. Non è più periodo diboom in Veneto per la catego-ria, eppure c’è ancora chi credenella forza delle idee e tenta direalizzarle, magari con unsalto nel buio. Il caso che riguarda Ro-bertino Bonato, e i

suoi soci Maximiliano e Car-lino Ripepi, è emblematico diun settore e di un territorio.Iniziano come tanti nel lorocampo: autisti, padroncini, unpaio di camion e un’azienda ditrasporti che chiamano Bier-reti. L’azienda di Chioggia (VE)trasporta pesce e altri prodottialimentari e ortofrutticoli atemperatura controllata.

La differenza doveva essere, asentir loro, nel sistema di pro-grammazione della logistica mi-rato all’abbattimento di costi etempistiche. «Nel 2004 – ricordano i soci –abbiamo preso il coraggio a duemani e creato, di fatto, un seg-mento nel settore che non esi-steva sul nostro territorio: la lo-gistica nel settore ittico che è

stata applicata alle tratte in-ternazionali. Il trasfe-

Sotto, momento di

approvvigionamento di

una nave da crociera.

La Bierreti ha sede

a Chioggia (VE)

www.bierretitrasporti.it

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Carlino Ripepi, Robertino Bonato e Maximiliano Ripepi

VENETO 2012 • DOSSIER • 149

rimento nell’attuale edificio av-venuto nel 2007 ha permessoall’azienda di ridurre i tempi eprezzi per i clienti, portandoliad avere come riferimento ununico distributore. Propriocome avevamo immaginato. Ilpesce (fresco o congelato) inpartenza dal Nord Europa peresempio, nel giro di 30 ore ènei banchi pronto per la ven-dita al dettaglio (meno di 8 secaricato in Italia) transitandoper la nostra piattaforma. Lamoderna struttura, attiva 7giorni su 7, è accessoriata di ri-balte, muletti elettrici e ma-nuali, celle refrigerate (-20°) edi mantenimento (0°)». Insomma tutto il necessario,compresa l’ubicazione ad hocdirettamente nel cuore dell’in-dustria ittica veneta. «Un posi-zionamento – continuano –che ci permette di raccoglieretempestivamente il pescato di-rettamente presso i peschereccio dai rivenditori e consegnarlo,anche grazie all’apporto di cor-rispondenti fidati e professio-nali, alle principali piattaformelogistiche del Nord e CentroItalia». Così gli affari progredi-scono e, nonostante la crisi eun netto calo, la Bierreti non silamenta per l’andamento del-l’ultimo biennio.Ma le riflessioni dei tre su quelliche sono sempre stati i princi-pali obiettivi dell’azienda non sifermano qui e nascono nuoveidee. «Per ottimizzare la rac-colta e la distribuzione dellamerce di provenienza interna-zionale, è in fase di progetto aTaglio di Po, una piattaforma

frigorifera. Il business di que-st’ultima quindi è la logistica atemperatura controllata di tuttii prodotti deperibili che neces-sitano di una gestione qualita-tiva e sicura della catena delfreddo. Un magazzino frigori-fero avrebbe una minore inci-denza dei costi fissi grazie allasua terziarizzazione, minoreflessibilità organizzativa ed ele-vati risparmi nelle consegne ca-pillari». Il progetto è interes-sante anche per alcuni clientiolandesi di Bonato e dei Ri-pepi, decongestionerebbe iltraffico negli aeroporti delNord Europa perché sarebbepossibile trasferire merci alMarco Polo di Venezia, peresempio. L’idea c’è, l’esperienza pure, iprimi clienti sono pronti e nonmanca neanche la soddisfazionedel Comune di Taglio di Po.Le banche invece latitano. «Cisiamo ritrovati in un momentosfortunato, cioè il progetto eragià stato deciso in tempi mi-gliori, quando ancora le banchefacevano prestiti. Ma alloral’Amministrazione comunaleera alla fine di un mandato e al-l’inizio di un altro: abbiamodovuto aspettare. E ci siamo ri-trovati nel periodo peggiore perchiedere finanziamenti agli isti-tuti di credito». E così per permettere un mi-nimo di stoccaggio a basse tem-perature, al momento i tre socisono costretti a tenere le mercinelle celle dei camion, che cosìrimangono fermi con in più undispendio di gasolio. «Mentreinvece di piattaforme frigori-

fere nei dintorni non ce n’è.L’affare è evidente, tanto cheabbiamo già comprato il ter-reno. Non ci resta che aspet-tare tempi migliori».L’impresa nonostante tuttotiene, tanto da permetterenuovi investimenti soprat-tutto in innovazione tecnolo-gica. «Un esempio sta nella ti-pologia dei rimorchi –spiegano i titolari – che per-mettono di creare al loro in-terno due sezioni distinte permezzo di una paratia mobileisolante: entrambe le sezionisono dotate di sonde per tra-sporti a multi temperatura. Idati vengono registrati da mo-derni termo registratori, per-mettendoci di consegnare alcliente report che attestano latemperatura della merce du-rante tutto il trasporto. Que-sto solo per fare un esempio:gli investimenti in innova-zione hanno la priorità».

Carlino Ripepi,

Robertino Bonato

e Maximiliano Ripepi

della Bierreti

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MERCATO IMMOBILIARE

152 • DOSSIER • VENETO 2012

Secondo quanto emersodai dati contenuti al-l’interno del BorsinoImmobiliare presentato

da Confedilizia, nel 2011 in Ita-lia si è registrato un “forte effettodepressivo sulle compravenditee sulle locazioni” di immobili.Una situazione di estremo disa-gio che non sembra poter avereuna rapida soluzione, visto chenei primi tre mesi del 2012 lecompravendite di abitazionisono diminuite del 19,6 per

cento rispetto allostesso periodo del-l’anno scorso. «Taleandamento è do-vuto in primo luogoa ragioni legate allatassazione degli im-mobili» sottolineal’avvocato CorradoSforza Fogliani, pre-sidente di Confedi-lizia. «Il 2011 è statoun anno caratteriz-zato, soprattuttonella sua secondametà, prima dallevoci dell’introdu-

zione di un’imposta patrimo-niale e poi dalla manovra di fineanno, con l’aggravio dato dal-l’Imu sperimentale. Il sommarsidi queste circostanze ha avutoun impatto devastante su unmercato sostanzialmente stabile,fatte le dovute distinzioni in re-lazione a singole zone e con ri-ferimento alle varie tipologie diimmobili».

Pensa che questo trend continuerà anche nei prossimimesi del 2012?«Al momento la situazione ri-mane negativa, sia in termini dinumero di scambi sia in terminidi prezzi. Vi è anche un conte-sto di grande incertezza deter-minata dal fatto che la maggiorparte dei Comuni non ha an-cora stabilito la misura delle ali-quote Imu, complice la deci-sione del governo di far pagarel’imposta in sede di acconto ap-plicando le aliquote di base pre-viste dalla legge».

A livello geografico, qualisono le zone che stanno mag-giormente subendo le conse-guenze di questa negativa

congiuntura? «È difficile fornire un quadrogenerale del mercato, distintoper zone. Si tratta di una situa-zione “a macchia di leopardo”,spesso influenzata dalle scelteoperate dai Comuni in meritoalle aliquote Imu sperimentalein relazione alle varie fattispecie,in particolare per gli immobiliconcessi in locazione».

A proposito delle locazioni,nei mesi scorsi lei ha più volteevidenziato il fatto che l’in-troduzione dell’Imu sulle se-conde e terze case avrebbe po-tuto “strangolare” questomercato. Oggi quali sono iprimi effetti tangibili prodottida questa nuova imposta?«Il settore delle locazioni sta at-traversando una crisi senza pre-cedenti. All’impatto dell’Imusperimentale si è aggiunto in-fatti quello di un’altra misuraparticolarmente pesante, oltreche iniqua: la riduzione dal 15per cento al 5 per cento delladeduzione forfettaria delle speseper gli immobili locati per iquali non venga applicato il re-

La morsa fiscaledeprime il compartoNuove tasse e redditi familiari sempre più ridotti acuiscono la condizione

di difficoltà in cui versa il mercato immobiliare italiano. Il presidente nazionale

di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, analizza la situazione del settore

Guido Puopolo

Corrado Sforza

Fogliani, presidente

di Confedilizia

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VENETO 2012 • DOSSIER • 153

gime sostitutivo della cedolare.La sommatoria di questi due in-terventi ha di fatto “ucciso” l’af-fitto in Italia, particolarmentequello a canone calmierato. Ilmercato della locazione potràparzialmente riprendersi, inmancanza di immediati inter-venti sull’aggravio tributario giàvarato, solo a seguito dell’ado-zione di urgenti provvedimentiche, introducendo nel settoreuna forte flessibilità contrat-tuale, ne determinino unosblocco, con conseguente crescita degli investimenti nelcomparto».

Un’altra problematica cheattanaglia il mercato è rap-presentata dalle difficoltà diaccedere a un mutuo per l’ac-quisto della prima casa daparte delle famiglie. A suo av-viso quali soluzioni si potreb-bero adottare per favorirel’erogazione del credito daparte delle banche? «Le banche, come tutte le im-prese, non possono che operaresecondo criteri di economicità.È quindi difficile immaginarestrumenti di agevolazione nel-

l’erogazione dei mutui. Le ga-ranzie di solvibilità non possonoessere sostituite da altri parame-tri. La questione vera è che inItalia la crisi internazionale si èabbattuta, aggravandola, su unasituazione preesistente di disagioreddituale da parte di fasce sem-pre più larghe di popolazione. Ètutta l’economia che deve esserestimolata. E l’unica strada perfarlo è quella di ridurre il pesodello Stato, indirizzando la spesapubblica improduttiva verso piùefficienti destinazioni, dimi-nuendo il livello della tassazioneed eliminando tutte quelle inu-tili regolamentazioni che inges-sano la nostra società».

Confedilizia ha accolto inmaniera positiva l’aumentodel bonus fiscale per le ri-strutturazioni previsto dal De-creto Sviluppo presentato dalministro Passera. Quali bene-fici potrà portare questo prov-vedimento al settore? «Il rafforzamento delle agevola-zioni fiscali per gli interventi direcupero del patrimonio edilizioe per quelli di risparmio ener-getico è il primo segnale di at-

tenzione di questo governo neiconfronti della proprietà im-mobiliare. Da parte nostra, no-nostante le difficoltà economi-che nelle quali si trovano lefamiglie, confidiamo che possaincrementare il numero di in-terventi sugli immobili e, a cascata, produrre un effetto benefico sull’occupazione e sulla crescita».

Quali altre misure potreb-bero essere prese per sostenerela ripresa di un comparto stra-tegico per l’intero sistema eco-nomico nazionale? «Due sono gli elementi decisivi:l’allentamento della morsa fi-scale sul comparto e, come ac-cennato in precedenza, l’intro-duzione di elementi diflessibilità nelle locazioni, so-prattutto quelle a uso diversodall’abitativo. Qui, infatti, vi èuno “sfitto” senza precedenti enon è possibile che una legge dioltre trent’anni fa - quella del-l’equo canone - impedisca almercato, soprattutto in un mo-mento di crisi come quello chestiamo vivendo, di sviluppare leproprie potenzialità».

Corrado Sforza Fogliani

Il rafforzamento delle agevolazionifiscali per gli interventi di recuperodel patrimonio edilizio e per quellidi risparmio energetico è il primosegnale di attenzione di questogoverno

-19,6%LA FLESSIONE REGISTRATA NEI PRIMI TRE MESIDEL 2012 NELLE VENDITE DI IMMOBILI RISPETTOALLO STESSO PERIODO DELL’ANNO SCORSO

COMPRAVENDITE

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154 • DOSSIER • VENETO 2012

Rivelatosi essenziale per salvaguardare alcune realtà artigianali locali, secondo il presidente

di Ance Veneto, Luigi Schiavo, il Piano casa non può essere considerato «come unica prospettiva

di rilancio dell’edilizia veneta»

Giacomo Govoni

Incentivare il recupero dell’esistente

Abbraccia tutte lesette province ve-nete e interessaquasi 19mila unità

abitative il piano straordinariodi vendita degli alloggi delleAter approvato a fine giugnodalla giunta regionale. Unprovvedimento dal valore po-tenziale di 800 milioni di euroma che, secondo le stime del-l’assessore ai lavori pubbliciMassimo Giorgetti, ne frutteràverosimilmente 400, pronti aessere reinvestiti nella costru-zione e acquisizione di nuovialloggi e nell’ammoderna-mento e ristrutturazione diquelli esistenti. «Le Ater – ag-giunge Luigi Schiavo, presi-dente di Ance Veneto – po-tranno inoltre funzionare comestazioni appaltanti per contodei Comuni. Misura, quest’ul-tima, che giudichiamo positi-vamente in chiave di semplifi-cazione burocratica».

Un passo importante sullavia della riduzione del gap fradomanda e offerta di alloggipubblici. «Il Veneto è l’unica regione incui il rapporto annuale tranuove famiglie, circa 30mila, epermessi di costruzione, circa15mila compresi gli amplia-menti, è positivo. La domanda

di alloggi è alta e non solo perl’edilizia convenzionata e age-volata. Riguardo all’offerta dialloggi pubblici, recentementel’assessore Giorgetti ha presen-tato un piano di riorganizza-zione delle aziende territorialidi edilizia residenziale, affidan-dogli nuove funzioni nell’am-bito del social housing».

A proposito di social hou-sing, quali gli interventi inagenda dopo l’estate?«Le iniziative finora avviatesono poche e limitate. Si dovràcertamente ripensare il modellorafforzando le opportunità peril privato di intervenire in que-sto specifico ambito. In com-penso, i ricavi del piano di ven-dita annunciato dalla Regionepotranno certamente contri-buire a rilanciare il settore. Abreve, inoltre, sarà reso noto ilpiano straordinario per la casa».

La scorsa estate è stata pro-rogata fino a novembre 2013la legge regionale sul Pianocasa: quanto ha influito fi-nora nel rilancio dell’ediliziaabitativa veneta?«Un bilancio non è ancora pos-

sibile. La Regione non ha for-nito i dati relativi all’applica-zione del cosiddetto Piano casa2. Le previsioni manifestatedall’assessore regionale all’ur-banistica, Marino Zorzato,erano molto positive. Al di làdelle stime, che andranno con-fermate, c’è un dato oggettivo:il Veneto è la regione d’Italianella quale, a partire dal 2009si sono registrate più istanze diriqualificazione in applicazionedella legge 14/2009. Non sa-rebbe realistico, tuttavia, guar-dare al Piano casa come unicaprospettiva di rilancio dell’edi-lizia veneta».

In che senso?«Nel senso che i primi inter-venti hanno riguardato pic-coli lavori di ampliamento eristrutturazione e hanno datolavoro più che altro alle pic-cole realtà artigianali, noncerto al comparto industrialedel settore edile, che è quelloche l’Ance rappresenta. IlPiano casa si è rivelato co-munque essenziale per limi-tare, anche se in parte, il calodegli addetti e salvaguardare illavoro di certe maestranze,ma soprattutto ha dato im-pulso a una certa attività diriqualificazione del parco im-mobiliare più vecchio, obiet-

MERCATO IMMOBILIARE

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VENETO 2012 • DOSSIER • 155

Luigi Schiavo

tivo principale che la legge siproponeva».

Sempre la Regione, ha resoda poco operativo il bandodi 57 milioni per la primacasa. Può essere questa unadelle scintille per riaccendereil mercato residenziale delterritorio?«I 57 milioni si riferiscono aun bando che intendeva con-tribuire, finanziando gli inte-ressi del mutuo, all’acquistodella prima casa da parte di fa-sce sociali più deboli. Il mo-mento di difficoltà economica,che si ripercuote sulle finanzedelle famiglie, aveva di fattoreso vano lo stanziamento diquei fondi, rimasti inutilizzati.Sull’edilizia agevolata Ance Ve-neto ha avviato una fase di con-certazione con gli uffici regio-nali, da cui è nata la propostadi spostare i contributi a fondoperduto dal conto interessi alconto capitale, finanziandoquindi una quota del prezzodella casa. Questo provvedi-mento dovrebbe incentivare al-l’acquisto e, in aggiunta a poli-tiche più organiche sulla casa,potrebbe favorire il rilancio delmercato residenziale».

Tra gli interventi promossidal Piano casa, spicca l’esi-guo numero di istanze di so-stituzione edilizia. Cosa ha

frenato il decollo di questaparte del provvedimento ecome rilanciarlo? «In generale le norme vigentinon agevolano la demolizione ericostruzione. Dobbiamo ren-derci conto che il recupero del-l’esistente rappresenta la prin-cipale sfida del mercatodell’edilizia residenziale. In pas-sato si è costruito tanto e male,senza una visione d’insieme, acausa soprattutto dei limiti dichi era deputato alla pianifica-zione urbanistica del territorioe anche sovente dell’assenza dipiani regolatori adeguati. In-tervenire sull’esistente, però,implica costi di interventomolto elevati e problematichedi natura logistica. Per i con-domìni, ad esempio, c’è il pro-blema di gestire in una fasetransitoria la risistemazionedelle famiglie. E poi servono igiusti incentivi. Ci sono am-biti, però, in cui sarebbe giàpossibile avviare le prime spe-rimentazioni: edifici pubblici eimmobili Ater, per esempio».

Nel primo trimestre 2012 ilcosto di costruzione di un

fabbricato residenziale è au-mentato mediamente del2,6%. Di contro, le compra-vendite immobiliari abitativecrollano. Quali interventi le-gislativi aiuterebbero a re-stringere questa forbice?«Oltre agli aumenti dei costi co-struzione, il settore si scontracon l’introduzione dell’Imu.L’Ance non è contraria a unatassa sugli immobili, presentetra l’altro in quasi tutti i Paesieuropei, purché questa non siasproporzionata. L’Imu ha fattoregistrare aumenti davvero con-siderevoli, che certamente ri-schiano di influire sul settoreimmobiliare. Quello che chie-diamo, in particolare, è l’elimi-nazione della tassa sull’inven-duto: è come tassare le autoferme nei concessionari facendopagare il bollo ai produttori! At-tendiamo provvedimenti di so-stegno al settore, sia di naturanormativa che di incentivazionefinanziaria. Dobbiamo rendercifinalmente conto che senza ilrilancio del settore delle costru-zioni non ci sarà mai una realeripresa economica».

In apertura,

Luigi Schiavo,

presidente

di Ance Veneto

��

L’Ance non è contraria a una tassasugli immobili, presente tra l’altroin quasi tutti i Paesi europei, purchéquesta non sia sproporzionata

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156 • DOSSIER • VENETO 2012

«Il 2011 può essereconsiderato uno deipeggiori anni che ilmercato immobi-

liare veneto abbia mai cono-sciuto, complici la crisi e lenuove tasse, applicate e an-nunciate, che hanno messo adura prova la tenuta di un set-tore fondamentale per la no-stra economia». Non usa giri diparole il presidente di Confe-dilizia Veneto, Michele Vigne,per descrivere la situazione diestremo disagio che ormai dadiversi anni affligge il settoreimmobiliare del Veneto. «Ilproblema è che le prospettiveper i prossimi mesi non sonoper niente positive, anche acausa dell’incapacità, da partedel governo e degli enti locali,di dare attuazione a una realesemplificazione dell’apparatoburocratico, che costa oltre-modo e non è in grado di for-nire ai cittadini riposte ade-guate in tempi rapidi».

Quali sono le zone che

stanno maggiormente sof-frendo in questa fase, soprat-tutto per quel che riguarda lecompravendite?«Sono principalmente le zoneposte nell’immediata periferiadei principali centri urbani, chenon sono state interessate dainterventi di riqualificazione odi ammodernamento. AltriComuni, invece, come No-venta Padovana, Stra, in pro-vincia di Venezia, e Monte-viale, nel Vicentino, che hannovisto la realizzazione di inizia-tive immobiliari di rinnova-mento e qualificazione anchesotto l’aspetto della vivibilità,fanno registrare ancora un an-damento positivo».

Quale trend si rileva dalpunto di vista dei prezzi delleabitazioni in vendita?«Un calo che, pur in misuradifferenziata a seconda delle lo-calità, ha interessato tutto il Ve-neto. In media nel 2011 iprezzi degli immobili hannosegnato una diminuzione nel-

l’ordine del 3,3 per cento. Perquel che riguarda il primo se-mestre del 2012, i dati parlanodi un meno 5 per cento, e leproiezioni per il secondo se-mestre sono tutt’altro che ro-see. Quello che fa riflettere è ilfatto che nel 2011 gli immobilia uso abitazione posti in venditasono aumentati del 7 per cento,mentre di pari misura sono ca-late le transazioni immobiliari,con un divario complessivoquasi del 15 per cento».

Quali effetti stanno inveceavendo l’introduzione del-l’Imu e la rivalutazione cata-stale sul mercato degli affitti? «Nel primo semestre del 2012,in Veneto abbiamo rilevato unadiminuzione delle locazioni at-torno all’1 per cento rispettoall’anno precedente, compliceanche la manovra governativadel dicembre scorso. Va ricor-dato che in questi mesi si è ag-giunto un ulteriore aggravioper i locatori, con la riduzionedal 15 al 5 per cento della de-

Proposte per la crescitaSoffre il settore immobiliare veneto, con una diminuzione

generalizzata delle compravendite e dei contratti d’affitto.

La ripresa, però, è possibile. Le proposte del presidente

di Confedilizia Veneto, Michele Vigne

Guido Puopolo

MERCATO IMMOBILIARE

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Michele Vigne

VENETO 2012 • DOSSIER • 157

duzione forfettaria delle spese.Questo ha rallentato la messa adisposizione di alloggi da partedi tutti quei proprietari che,anche in considerazione delmomento, preferiscono atten-dere e valutare eventuali possi-bilità di vendita, per far frontealle nuove imposte e alle spesedi manutenzione degli immo-bili di cui devono farsi carico».

Quali sono i comuni per iquali queste nuove tasse pe-seranno di più sulle “tasche”dei proprietari di una se-conda casa?«Certamente quelli a partico-lare vocazione turistica comeCortina d’Ampezzo e Venezia,ma anche tutte quelle zone incui la cosiddetta seconda casa èstata realizzata o acquistatacome forma di investimento.In questi Comuni, infatti, gliamministratori locali spessohanno applicato l’aliquotamassima possibile, certi di nonsubire alcun tipo di conse-guenza da un punto di vista

elettorale, visto che i proprie-tari di seconde case, essendoresidenti altrove, non votanonei loro Comuni».

Quali provvedimenti au-spicate possano essere presi,anche a livello politico, percercare di rilanciare un settorecosì importante per l’interosistema economico veneto? «La Regione ha cercato di farequalcosa per rilanciare l’attivitàedilizia con il “piano casa”, mapurtroppo permangono ancoralungaggini e freni da parte deiComuni. In Veneto abbiamo,ad esempio, moltissime caseuni e plurifamiliari realizzate oristrutturate negli anni delboom economico, che ora sonotroppo grandi per le famiglie enecessitano di opere interne disuddivisione, per realizzare l’al-loggio per i genitori anziani,per la badante, per i figli. Ab-biamo più volte sollecitato laRegione affinché favorisse,come già avviene in Lombar-dia, la suddivisione o l’accor-

pamento delle unità immobi-liari attraverso il semplice stru-mento della manutenzionestraordinaria, senza gravare gliinterventi di oneri concessori.Ora questa nostra richiesta èstata recepita all’interno di unaproposta di legge, che però dal-l’inizio anno è ferma in Consi-glio regionale».

Quale impatto potrebbeavere l’approvazione di que-sta legge sull’economia delterritorio?«Potrebbero essere aperti tantipiccoli cantieri interni agli edi-fici, e ciò contribuirebbe a crearelavoro e a infondere fiducia atutti coloro che, nonostante le“batoste” del governo, credonoancora nel risparmio in edilizia.Mi auguro infine che i Comunirecepiscano le richieste che ogniassociazione provinciale dellaConfedilizia del Veneto ha loroespressamente fatto: favorire lelocazioni abitative riducendol’aliquota Imu, quantomeno perle locazioni agevolate».

In apertura,

Michele Vigne,

presidente di

Confedilizia Veneto

-3,3%LA DIMINUZIONE DEL COSTODEGLI IMMOBILI NEI PRIMI SEI MESI DEL 2012

PREZZI

Cortina d’Ampezzoe Venezia, comunituristici pereccellenza, subirannomaggiormente il pesodelle nuove tassesugli immobili

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158 • DOSSIER • VENETO 2012

Una piacevole ecce-zione. In un con-testo generale diestrema sofferenza,

l’edilizia veneta, pur tra milledifficoltà, prova a farsi capofiladi una ripresa difficile, ma nonimpossibile. Strumento fonda-mentale, in quest’ottica, sem-bra essere il “piano casa” elabo-

rato dalla Regione Veneto con lalegge 14 del 2009, come con-ferma il vicepresidente MarinoZorzato, anche assessore allapianificazione territoriale e ur-banistica. «In Veneto il giro d’af-fari messo in moto dall’entratain vigore del piano, a giugno2012 è stato quantificato in 4miliardi di euro, con circa44mila progetti approvati o at-tivati. Sono dati parziali, ma chegià evidenziano risultati di granlunga superiori rispetto al restodelle regioni italiane».

La legge regionale 13 del2011 ha introdotto alcune im-portanti modifiche che hannoreso ancora più incisivo ed ef-ficace il quadro normativo.Quali le novità più significa-tive apportate?«In primis è stato stabilito che iComuni non possono negaregli interventi previsti sulla primacasa. Quest’ultima, per noi ve-neti, riveste infatti una sorta di“sacralità”, per cui la possibilitàdi ampliamento dell’edificio è

considerata quasi un “diritto na-turale”. Con l’introduzione delcomma 5 bis, si fornisce poi lapossibilità di un ulteriore am-pliamento del 15 per cento, ol-tre al 40 per cento già previsto,qualora le tecniche costruttiveutilizzate permettano di portarel’edificio a un miglioramentoenergetico complessivo tale daessere classificato almeno inclasse B. L’innovazione mag-giore è, tuttavia, rappresentatadalla possibilità d’intervento neicentri storici per edifici senzagrado di protezione, unitamentealla possibilità di modificare ladestinazione d’uso degli edificifinalizzata a un miglioramentoterritoriale. Qui le previsioninon sono estese agli edifici chepresentano qualche interessemonumentale, architettonico oambientale ma solo a quelli che,pur inseriti nel centro storico,non lo caratterizzano, essendoclassificati come strutture da de-molire o da ristrutturare».

In passato lei si è appellato

Misure concretea sostegno dell’ediliziaRisultati importanti quelli raggiunti in Veneto grazie all’applicazione del “piano

casa”, capace di innescare un meccanismo virtuoso con ricadute benefiche

sull’intero territorio. Ne parla il vicepresidente della Regione, Marino Zorzato

Guido Puopolo

MERCATO IMMOBILIARE

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Marino Zorzato

VENETO 2012 • DOSSIER • 159

ai Comuni affinché fossero“coraggiosi nell’applicazionedel piano casa”. Quali ammi-nistrazioni, fino a oggi, sisono dimostrate più recettivida questo punto di vista? «Ho invitato gli amministratoricomunali a essere coraggiosi, so-prattutto in considerazione delmetodo di lavoro adottato, cheprevede un continuo e costantemonitoraggio sull’applicazionedella legge, volto a salvaguar-dare l’ambiente e l’integrità delpaesaggio. Devo dire che gli am-ministratori locali hanno com-preso appieno il valore di questostrumento, collaborando attiva-mente alla sua valorizzazione.Numeri importanti sono statiregistrati all’interno delle pro-vince di Padova, Verona, Vi-cenza, Venezia e Treviso. Mipreme sottolineare che a ogginon un solo caso, su quasi44.000 interventi autorizzati, ciè stato segnalato come invasivoper l’ambiente».

Lo scorso 5 giugno è statafirmata un’importante con-venzione tra Regione e sistemabancario per la concessione dicontributi a fondo perdutoper l’acquisto della prima casada imprese o da cooperative e

fondazioni. Cosa prevede l’ac-cordo? E quale impatto potràavere sull’edilizia regionale?«Nel 2007, nell’ambito del Pro-gramma per l’edilizia residen-ziale pubblica, la Regione haemanato un bando per la co-struzione di 2.200 alloggi inconvenzione, e ha stretto un ac-cordo con le banche per l’ero-gazione di contributi in quotainteressi. Chi acquistava la casa,e per farlo stipulava un mutuo,poteva beneficiare di un inter-vento pubblico a copertura diuna parte degli interessi dovutialla banca per i successivi 15anni. Un meccanismo che si èrivelato complicato, e al quale siè aggiunta la crisi economicache ha frenato il mercato im-mobiliare. Nel frattempo, tut-tavia, le cooperative e le impreseche avevano preso parte albando per la costruzione hannorealizzato le case, che in granparte sono rimaste vuote. Conl’accordo del 5 giugno la giuntaregionale ha deciso di cambiarecompletamente “azione” e ditrasformare il contributo inconto interessi in un contributoin conto capitale. In pratica ab-biamo stanziato circa 57 mi-lioni di euro, con i quali po-

tranno essere soddisfatte le esi-genze abitative di circa 2.200famiglie venete, ognuna dellequali avrà la possibilità di con-tare su un contributo a fondoperduto per l’acquisto della casaper un massimo di 25milaeuro».

Su quali aspetti, a suo av-viso, bisognerà concentrarsinel prossimo futuro per favo-rire e sostenere il rilancio delsettore? Quali saranno le lineeguida della Regione a questoproposito? «Stiamo operando su più fronti.Il primo e più importante è larevisione del Piano territorialeregionale di coordinamento,che contiamo di completare perl’autunno. Stiamo inoltre lavo-rando per favorire la velocizza-zione delle approvazioni deiprogetti strategici regionali, cheda soli potrebbero sviluppareazioni economiche per 4/6 mi-liardi di euro, con enormi be-nefici anche dal punto di vistaoccupazionale. Ultimo obiet-tivo, ma non meno importante,sarà lo snellimento di tutte leprocedure urbanistiche, per daretempi certi di risposta alle ri-chieste e alle esigenze di cittadinie imprese».

In apertura,

Marino Zorzato,

vicepresidente

della Regione Veneto

con delega alla

pianificazione

territoriale e urbanistica

44.000GLI INTERVENTI AUTORIZZATIDALL’ENTRATA IN VIGORE DELPIANO CASA FINO AL GIUGNO 2012

PROGETTI

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WORLD MADE VERONA

160 • DOSSIER • VENETO 2012

Tramontano dietrole “nuvole” del se-condo trimestre2012, documen-

tate dall’indagine di VenetoCongiuntura, le speranze dirallentamento della crisi per ilsistema regionale delle co-struzioni. Dopo il -3,3 percento registrato nel primo tri-mestre, il fatturato delle im-prese perde un ulteriore 4,8per cento, con un calo piùcontenuto solo a Verona. Undato non sufficiente a conso-lare il mondo del buildingscaligero, che a inizio estateha scelto di calare compattola carta dell’internazionaliz-zazione. Sotto l’ombrello delbrand World Made Verona,progetto comune tenuto abattesimo a fine giugno, verràsupportata «l’intera filiera at-traverso missioni di rappre-sentanza internazionali, inse-rendola in un circuitoriconosciuto dalle istituzionie dal mercato locale. In piùoffriremo formazione, consu-lenza e finanziamenti a chivolesse operare all’estero»spiega Fortunato Serpelloni,presidente di Ance Verona.

Un’intesa che abbraccia

tutto il sistema edilizio sca-ligero. Dove punterà il mi-rino e come promuoverà ilsuo modello?«Verona World Made nascedalla conoscenza delle nostrepmi, dotate di eccellenze, manon strutturate per affrontareun investimento all’estero perun gap di risorse economi-che, finanziarie e peso poli-tico. Asset che possono esseretrovati lungo la filiera pro-duttiva, aggregando i singolioperatori in una rete flessi-bile che abbandoni la divi-sione tra appaltatore, subap-paltatore e fornitore, ora unitiin un’unica entità societaria.Verona World Made ha an-che un’anima associativa chesi prefigge di rappresentare esupportare la filiera delle co-struzioni all’estero».

L’accordo coinvolge anchegli attori territoriali dellaformazione. Quali obiettivigli affida?«La formazione è un puntochiave del progetto: mettiamosul piatto il nostro know howin cambio della creazione dirapporti istituzionali stabili eduraturi con i Paesi esteri. AVerona World Made aderi-

scono la fondazione Edil-scuola, per la parte propria-mente edile, l’istituto Provolocon Asfe, per la parte sugliimpianti tecnologici, e l’isti-tuto San Zeno, con la suascuola del marmo. Ma VeronaWorld Made è in grado di es-sere provider di servizi for-mativi non solo nelle costru-zioni, ma anche in ambiticome agricoltura, design, la-vorazione del mobile».

Una virata così decisaverso l’estero tradisce unascarsa fiducia in una prontaripresa del mercato nazio-nale e locale? Che scenari siattende nei prossimi mesidal fronte interno?«Ance Verona rimane attivaanche sul territorio nazionale,l’estero è solo un’opportunitàin più che diamo alle nostreimprese. Inutile nascondereperò che il settore è segnatoda quanto successo negli ul-timi anni: gli investimentiprivati si sono dimezzati, leamministrazioni pubblichenon hanno le risorse per ri-lanciare l’infrastrutturazionedel territorio, le banche nonhanno più la possibilità e l’in-teresse di finanziare le costru-

Il mattone veronesesul palcoscenico mondialeIn termini di volume d’affari, l’edilizia veronese è quella che resiste meglio alla complessiva

flessione delle costruzioni su scala regionale. Ciò non toglie che al settore serva

una scossa, che il progetto World Made Verona punta a dare. Ne parla Fortunato Serpelloni

Giacomo Govoni

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Fortunato Serpelloni

VENETO 2012 • DOSSIER • 161

zioni sia dal punto di vistadelle imprese che delle fami-glie. Il settore si è contratto enon offre spazio a tutte le im-prese del territorio. Come as-sociazione stiamo solamentecercando di allargare il piùpossibile questo spazio».

Nell’ultimo anno, rilevaAnaepa, il Veneto ha avutouna mortalità di impresequasi doppia rispetto aldato nazionale. Nel pano-rama veronese quali rica-dute occupazionali sta ge-nerando questo trend?«Il quadro è preoccupante e fi-glio di una situazione che Ancedenuncia dal 2007. I nostri datisulla Cassa edile confermanoquesto trend: nel 2011 il nu-mero medio di imprese iscritteera di 2.331 e i lavoratori erano11.276. Da ottobre 2011 amarzo 2012 tali dati sono crol-lati a 2.099 imprese e 9.953 la-voratori. È necessario che poli-tica, associazioni e parti sociali

collaborino al rilancio dei terri-tori con idee innovative e pro-getti concreti. La mia mission èfare di Ance Verona un motoreper lo sviluppo locale attraversola partnership e la concertazionecon le amministrazioni pubbli-che, fornendo le nostre idee ecompetenze su aspetti come ilpartenariato pubblico privato,l’acquisizione di finanziamentieuropei, l’internazionalizza-zione, lo sviluppo tecnologico el’edilizia sostenibile».

Sul piano dell’innova-zione tecnologica, su qualifattori dovranno scommet-tere i costruttori e che sup-porto darete come associa-zione in questo senso?«L’innovazione tecnologicasarà uno dei driver di questonuovo ciclo edilizio. Tutti idocumenti di programma-zione strategica prodotti dallaUe rendono in manierachiara l’intenzione dell’Eu-ropa di diventare leader mon-

diale nella produzione di pro-dotti, impianti, macchinari ecostruzioni sostenibili. Giàdal 2010 stiamo lavorando inquesto ambito attraverso duecorsi di formazione: uno ditipo gestionale, l’altro più tec-nico denominato corso Cq.Il corso Cq è il primo pro-getto di filiera, progettato eorganizzato da Ance Verona,in collaborazione con ordiniprofessionali e collegi, per iltrasferimento delle compe-tenze in ambito di nuove tec-niche costruttive e materialiper il risparmio energetico,l’isolamento acustico e la so-stenibilità ambientale».

Sopra,

Fortunato Serpelloni,

presidente di Ance

Verona

��

La formazione è un punto chiave del progettoWorld Made Verona, mettiamo sul piatto il nostroknow how in cambio della creazione di rapportistabili e duraturi con i Paesi esteri

232LE IMPRESE DEL SETTORE DELLECOSTRUZIONI CHE, SECONDO I DATI DELLACASSA EDILE LOCALE, HANNO CHIUSO I BATTENTI A VERONA DA OTTOBRE 2011 A MARZO 2012

MORTALITÀ

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162 • DOSSIER • VENETO 2012

Secondo l’ultimo rap-porto diffuso da Cre-sme, il business di ar-chitetti e progettisti

nel quinquennio appena tra-scorso ha conosciuto una fles-sione di circa il 28 per cento.Un collasso che, nelle taschedei professionisti, si è tradottoin una perdita reddituale me-dia di 7mila euro l’anno. «Lacrisi economica trasversale atutti i settori – rimarca Ar-naldo Toffali, presidente dell’Ordine degli architettidella provincia di Verona – ri-chiede una nuova presa di coscienza che non può pre-scindere da una stretta colla-borazione tra settore pubblicoe privato a fianco di imprese eprofessionisti».

Come si collocano i pro-fessionisti veronesi nello sce-nario dipinto da Cresme equali segni di reazionestanno dando?«L’ordine sta lavorandomolto, soprattutto con lenuove generazioni di profes-sionisti, sulle modalità di svol-gimento della professione di

architetto. Occorre modifi-care il modello dell’organiz-zazione del lavoro, evolvendole strutture professionali e lastessa gestione degli studi.Determinanti saranno anchele scelte del governo in mate-ria di crescita e sviluppo, malo sarà altrettanto la capacitàdelle categorie imprenditorialie professionali di ripensareschemi e dinamiche per so-stenere un settore trainantedell’economia nazionale».

Le recenti vicende legateal terremoto hanno sfioratoanche i vostri territori, ri-portando in primo pianol’importanza della preven-zione edilizia. Come sistanno adeguando gli archi-tetti in questa direzione?«Ottenuta la disponibilità dimoltissimi colleghi a fronteg-giare situazioni di emergenza,la Federazione degli architettidel Veneto, in accordo con ilConsiglio nazionale degli ar-chitetti, sta istituendo i pre-sidi regionali per l’emergenzadagli eventi sismici, con corsidi formazione secondo le di-

rettive ministeriali. È comun-que prioritario che si costrui-scano case di migliore qualità,sicure ed ecosostenibili. Circail 40% del patrimonio abita-tivo italiano ha più di mezzosecolo e richiede costi eleva-tissimi di gestione e manu-tenzione. Le case offerte dalmercato privato realizzate ne-gli ultimi decenni, non hannodato una risposta soddisfa-cente a questo tema. Gli ar-chitetti italiani hanno datempo proposto una serie diinterventi al governo per ri-lanciare il settore edilizio, sto-ricamente modello di aggres-sione delle crisi economiche,puntando su un programma

La creatività scaligerafa rotta sui paesi emergentiPer riqualificare la loro professionalità e stimolarne la domanda,

gli architetti veronesi puntano sull’internazionalizzazione e sul

loro ruolo di interlocutori fondamentali nelle future iniziative

di rigenerazione urbana. L’analisi di Arnaldo Toffali

Giacomo Govoni

WORLD MADE VERONA

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Arnaldo Toffali

VENETO 2012 • DOSSIER • 163

nazionale di “rigenerazioneurbana” del patrimonio esistente».

L’accordo World Made Verona, siglato nei mesiscorsi durante la fiera di Ve-rona e che vi vede fra i fir-matari, sembra percorrerequesto binario. Come nascequesta intesa?«L’importanza dell’internazio-nalizzazione del lavoro deiprofessionisti veronesi e ita-liani è fondamentale in tempidi apertura globale delle fron-tiere e, purtroppo, anche dicrisi economica. La professio-nalità e la creatività degli architetti italiani è l’unico va-lore a renderci ancora compe-titivi nei confronti degli altriPaesi. L’adesione a questo pro-getto da parte del nostro or-dine nasce proprio come sti-molo per offrire l’opportunitàai propri iscritti di parteciparead attività nei mercati stra-nieri, attraverso la possibilitàdi contatti con gli interlocu-tori istituzionali dei paesi

ospitanti, per operare conprofessionalità anche in am-bienti diversi dal nostro».

In altre parole, un accordoche va incontro alla vogliadella filiera del building scaligero di darsi una di-mensione internazionale. A quali mercati vi orientateper rilanciarvi?«Sono state realizzate missioniin Brasile e Serbia che hannogià portato dei risultati e delleprospettive di business da svi-luppare con i rispettivi go-verni locali e che possono rap-presentare delle opportunitàper la filiera delle costruzioni.Vi sono tuttavia prospettiveconcrete per il Marocco, attraverso contatti già attivati,e recentemente anche per la Libia».

Che idea si è fatto della ri-forma della riforma delleprofessioni appena varata?In quali aspetti la ritiene mi-gliorativa per il futuro pro-fessionale degli architetti?«Sinceramente il testo della ri-

forma risulta “mediocre” e dàl’idea che si sia proceduto atentoni, cercando cancellareo conservare albi per ragionieconomiche e che in ogni casoprescindono dalla funzionedelle professioni intellettuali.Se riforma doveva essere, ri-forma si doveva fare, almenoper dare sistematicità e coe-renza a una normativa ampia-mente superata. Parafrasandocon un’espressione edilizia iltesto della riforma appenaemanata, si potrebbe parlaredi “manutenzione straordina-ria” dello stato esistente. Ciòche non è chiaro nel nuovotesto sono le finalità della re-golamentazione, ossia il prin-cipio, fondamentale, che “laprofessione intellettuale rego-lamentata” è tale in ragionedella finalità sottesa, e cioè latutela di interessi generali.Una nota sicuramente posi-tiva della riforma è il ricono-scimento implicito del ruolo edel valore sociale degli ordiniprofessionali».

In apertura,

Arnaldo Toffali,

presidente dell’Ordine

degli architetti della

provincia di Verona

��

Per la filiera veneta delle costruzioni vi sono prospettive concrete per ilMarocco, attraverso contatti già attivati,e recentemente anche per la Libia

80%LA PERCENTUALE DEL PATRIMONIO EDILIZIO PRIVATODELLE CITTÀ CAPOLUOGO COME VERONA CHE,SECONDO CRESME, FRA 10 ANNI AVRÀ PIÙ DI 40 ANNI

RIGENERAZIONE

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EDILIZIA

Se un imprenditore agri-colo intende investirenell’acquisto di terreniper l’ampliamento della

propria azienda, dovrà pagareun’imposta di registro agevolatadell’1 per cento. Se è, invece,un imprenditore edile a volerinvestire e acquistare immo-bili,per sviluppare la propria at-tività, allora dovrà versareun’imposta di registro, ipoteca-ria e catastale, variabile dal 6 percento all’11 per cento o l’Iva dal10 al 21 per cento. Per non par-lare poi della elevata fiscalità ge-nerale in edilizia. E questo è solouno dei tanti fattori che pena-lizzano la ripresa e l’evoluzionedel settore edile italiano, e inparticolare del comparto veneto.A descriverci la situazione è l’in-

gegnere Ezio Donegatti dellaBassi Costruzioni di Occhio-bello, che da anni si occupa diristrutturazione e restauro degliimmobili sottoposti a vincolodella Soprintendenza dei BeniArchitettonici e Paesaggistici si-tuati all’interno dei Centri Sto-rici. «In Italia – commenta EzioDonegatti – il fatturato del set-tore delle costruzioni si è ridottoormai del 30 per cento, sonoandati persi circa 500mila postidi lavoro, hanno chiuso 40milaimprese e l’erogazione dei nuovimutui è scesa del 50 per cento.Dati piuttosto allarmanti per lazona in cui noi operiamo e chesi aggravano se pensiamo chenel Nord Est le vendite si sonopressoché azzerate».

Com’è possibile uscire daquesto periodo di empasse perl’edilizia italiana?«È necessario risolvere in primisla questione finanziaria, ovveroimmettere denaro nel circuitodella cantieristica edile. Bisognaconsentire l’acquisto di immo-

bili nuovi o ristrutturati con unafiscalità ridotta o azzerata, so-prattutto per i giovani, cosìcome, sempre per i più giovani,è urgente facilitare l’accesso almutuo, con garanzie fornitedallo Stato o dalle Regioni; eancora il mercato edile necessitadell’eliminazione dell’Imu sulpatrimonio immobiliare delleimprese, rimasto invenduto acausa della crisi economica. In-fine, credo che sarebbe impor-tante abbattere le imposte ap-plicate all’atto di acquistodell’immobile da ristrutturare,poiché ciò permetterebbe l’in-centivazione del recupero delpatrimonio edilizio esistente».

Restauro conservativo, ri-strutturazioni di pregio, im-mobili residenziali, commer-ciali e nuove costruzioni. Trale tante attività della Bassi Co-struzioni, quale rappresentaal momento il vostro core bu-siness?«Da alcuni anni a questa parte ilnostro core business è rappre-

«Risolvere il lato economico e finanziario dell’attuale

comparto è il primissimo passo da compiere

per far rinascere l’edilizia veneta». L’ingegnere

Ezio Donegatti parla dei problemi italiani

e delle ultime tendenze del mercato

Emanuela Caruso

Ezio Donegatti della Bassi Costruzioni di Occhiobello (RO). Nelle altre immagini,

alcuni progetti immobiliari e di ristrutturazione

www.bassicostruzionisrl.it

Criticità da risolvereper l’edilizia in regione

166 • DOSSIER • VENETO 2012

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Ezio Donegatti

sentato dal restauro conserva-tivo e dalla ristrutturazione diimmobili di pregio con vincolostorico-artistico. Veniamo peròincaritati molto spesso anchedello studio di opere di inge-gneria particolarmente com-plesse e della direzione tecnicadei relativi cantieri».

Quali sono state le princi-pali evoluzioni vissute dal-l’attività della Bassi Costru-zioni?«L’evoluzione più importanteper la nostra realtà è stata quella

che ci ha visto passare alla ge-stione dell’intero processo rea-lizzativo e quindi al project ma-nagement. Oggi, l’attivitàdell’impresa parte dalla fase diprogettazione, continua con laricerca del miglior artigiano perogni singola lavorazione e delmiglior fornitore per ogni sin-golo materiale e componente,passa per la formazione e la ge-stione dei contratti, e si con-clude con la direzione quoti-diana dei lavori e dei cantieri.In questo modo siamo sicuri dipoter controllare e assicurare ilrispetto di tempi, costi e qualitàdel prodotto edilizio finale».

Come viene tradotto oggiil concetto di “qualità del-l’abitare”?«Attualmente, le richieste dellaclientela e del mercato si ri-volgono in particolare versodue direzioni della “qualitàdell’abitare”: l’esterno e l’in-terno. Per quanto riguardal’esterno, vengono richiestiimmobili ubicati in un conte-sto urbano di pregio, consoli-dato nel tempo e gradevole,

dotato di tutti i servizi, benareato e immerso nel verde, oquantomeno vicino a areeverdi. Quando si riferisconoalla parte interna di un edifi-cio, invece, i clienti deside-rano che l’immobile provengada una ristrutturazione pro-fonda e che siano state utiliz-zate le più recenti tecniche peril consolidamento e il restauroedile e strutturale, in partico-lare quelle per la resistenza si-smica, che siano stati impie-gati materiali appartenenti allabioedilizia, così come impiantid’ultima generazione, volti amassimizzare il risparmioenergetico».

11% È L’IMPOSTA DI REGISTRO CHE

UN IMPRENDITORE EDILE DEVE PAGARE

PER L’ACQUISTO DI UN IMMOBILE

IMMOBILI

VENETO 2012 • DOSSIER • 167

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MATERIALI

168 • DOSSIER • VENETO 2012

La lavorazione delquarzo e del marmopassa attraverso ciclidi produzione in cui

l’attenzione per la sostenibilitàambientale è supportata datecniche sempre raffinate e in-novative, al fine di ottenere

Quarzo e marmo, la qualità eco-compatibileOggi l’innovazione nei processi produttivi passa sempre più attraverso l’elaborazione

di procedimenti eco-compatibili innovativi anche nel settore lapideo, per ottenere

prodotti emblematici dell’Italian style. Il punto di Massimiliano Trivellin

Roberta De Tomi

L’Audi Museum di Ingolstadt e nella pagina a fianco The MiXc Shenyang

(Cina) e The zone Shopping mall (Sud Africa): i locali sono rivestiti con i

materiali di Quarella Spa (VR)

www.quarella.com

un prodotto che incarni l’Ita-lian Lifestyle, riconosciuto intutto il mondo. Quarella è attiva in questo set-tore da oltre quarant’anni, etrae la forza per tenersi a galladalla qualità made in Italy diprodotti lapidei apprezzati al-l’estero, dove si trovano i mer-cati di riferimento della società.«Per quanto riguarda il nostrosettore – evidenzia l’ammini-stratore, Massimiliano Trivel-lin – lo scenario nazionale èparticolarmente statico, mo-tivo che spinge i produttorinostrani a rivolgersi semprepiù all’estero, dove, però, sisegnala la crescita dei mercatiemergenti, sia per quanto ri-guarda l’entità del business,che la presenza di aziende chesi occupano dell’ambito. Perquanto riguarda l’estrazione,si stanno affermando nuovipaesi, con realtà che si occu-pano di fornitura, locati so-prattutto in America Latina.Un altro fattore che incide sulsettore, è il costo delle materieprime, soggette a quello soste-

nuto per i trasporti, che in unasituazione di forti rincari, staovviamente influendo anchesull’andamento aziendale. Re-lativamente ai nostri bilanci,il trend registrato è positivo, inquanto favorito dall’amplia-mento dei contatti esistenti,con nuovi, extra Europei,dove ci sono situazioni cheagevolano l’instaurarsi di re-lazioni professionali, grazie adinamiche di mercato menocomplesse rispetto a quelle ita-liane ed europee, notevol-mente in affanno».I mercati in cui Quarella ha iriscontri maggiori, sono inAsia e Oceania, dove, spiegal’amministratore «La nostraproduzione – rileva il nostrointerlocutore – è apprezzataper il concetto Italian lifestyleche incarna. In Oceania i pro-dotti Living sono estrema-mente richiesti per lo stile e laqualità. La stessa varietà cro-matica che contraddistinguele superfici che rifiniamos’ispira a quella dei paesaggi edelle architetture presenti

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Massimiliano Trivellin

VENETO 2012 • DOSSIER • 169

nelle più importanti città ita-liane».La lavorazione dei materialigrezzi avviene in cinque fasi:la selezione e miscelazionedelle materie prime, la vibrocompattazione dell’impastosotto vuoto, la stagionatura,l’eventuale segagione del ma-teriale grezzo e la lavorazionecon la levigatura della super-ficie o rifinitura e l’eventualetaglio di lavorati speciali. All’interno del processo, s’in-serisce l’accorgimento eco-compatibile Qzero che, comespiegato da Trivellin, consiste«in un sistema per l’abbatti-mento delle sostanze volatiliorganiche (VOC) al fine di li-mitare l’impatto sull’ambientee sulla salute. Nello specifico,Qzero viene utilizzato in fasedi stagionatura, quando ilblocco s’indurisce e avviene lareticolazione della resina. Ora,se si utilizzano modalità lavo-rative tradizionali, la reticola-zione può essere incompleta,causando nel tempo il rilasciodi sostanze volatili, potenzial-mente nocive. Qzero inter-viene in questa fase, ridu-cendo al minimo taliemissioni, grazie all’uso di unparticolare agente legante e diuna procedura di induri-mento messa a punto in areedesignate a ciò. Grazie a que-sto procedimento ci poniamoin linea con la nostra politicaambientale, rivolta all’innova-zione dei processi produttivi».Innovazione, ma anche rin-

novamento, sono importanti,anche nel quadro attuale incui si pone l’attività aziendalee che fa presagire a un futurovisto in positivo.«Compatibilmente con il pro-gramma di rinnovamento in-terno aziendale – sostienel’amministratore – il primo se-mestre dell’anno in corso puòessere considerato positivo, inquanto siamo riusciti a imple-

mentare il sistema produttivoe abbiamo avviato un pianodi rinnovamento dell’imma-gine aziendale sui mercati. In-dubbiamente la situazioneglobale dei mercati resta estre-mamente fluida, che puòcreare aspettative poco reali-stiche. Questo quadro, perònon ci distoglie dai traguardiche intendiamo tagliare.Come ho già detto, stiamo ef-fettuando un restyling del-l’immagine aziendale sui mer-cati, che contempla anche ilportafoglio prodotti. Si trattadi un rinnovamento che in-tendiamo realizzare in ma-niera lenta e graduale, per nonturbare e disorientare i nostrimercati di riferimento. E na-turalmente, non mancano “la-vori in corso” sul versante del-l’innovazione: presso i nostrilaboratori è in corso lo studiosu alcune ricerche».

� �In Oceania i prodotti Living sono estremamenterichiesti per lo stile e la qualità che incarnano

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COMMERCIO

Il fermo delle retribuzionie i prezzi in continua cre-scita comportano unastangata per ogni famiglia

media di perdita di potere d'ac-quisto pari a 2.333 euro l'anno.A rilevarlo è l'Osservatorio Na-zionale di Federconsumatoriche commenta così i dati diffusidall'Istat. «Questo inaccettabileandamento - afferma l'Osser-vatorio - continua a intaccare ilgià basso potere di acquistodelle famiglie che, dal 2008 adoggi, ha conosciuto una cadutadi oltre l’11,8 per cento». In questo scenario è necessarioper chi gestisce una grande of-ferta di vendite studiare nuove

soluzioni accattivanti e cheincontrino le possibilità e idesideri della clientela. Èquanto si sta operando alcentro commerciale Città

Fiera di Udine. «Il progetto diampliamento del centro

commerciale - spiegal’amministratoreAntonio MariaBardelli - è iniziatoa luglio con l’aper-tura di Leroy Mer-lin, uno dei mas-

simi protagonisti del bricolage alivello internazionale. Questoingresso rappresenta il primotassello di quello che diventeràil settore casa del centro, unpolo innovativo per il mercatoitaliano che sarà in grado di of-frire al visitatore una gamma diprodotti inimmaginabile».

Come è stato pianificatol’ampliamento? «Il segreto della crescita di CittàFiera risiede nella continua ri-cerca di nuovi sviluppi mai im-provvisi ma ponderati neltempo. Il piano di sviluppocomplessivo prevede di passaredagli attuali 86 mila mq di su-perficie commerciale a 160mila, a conclusione dello stessoil centro diventerà il più granded’Italia. Obiettivo finale è lacreazione di poli di attrazionein grado di allargare di moltol’attuale bacino di utenza. Ilprogetto rappresenta il supera-mento del centro commercialeclassico grazie alla creazione diuniversi tematici attorno aiquali ruoterà un’offerta varie-gata e profonda: shopping, fa-shion home outlet, leisure. Ilprogramma di sviluppo è molto

ambizioso ma, a differenza dialtri centri, Città Fiera parte dauna massa critica rappresentatada ben 8 milioni di visitatori espazi di circa 86 mila metriquadri. Alla luce dei dati rilevatifino ad ora, Città Fiera diven-terebbe il quarto o quinto Cen-tro Commerciale in Europa edil più grande in Italia».

Quale il prossimo step? «Nel 2012 si darà il via ai la-vori della nuova galleria grazieal recupero delle aree dell’exferramenta. Una nuova strut-tura situata strategicamentenella zona nord ovest dell’at-tuale centro commerciale a cuiè collegata da uno degli in-gressi più frequentati con unaccesso privilegiato ai par-cheggi multipiano. La galleriarappresenta un ulteriore passoavanti per la creazione di unanello che racchiuderà lo spa-zio commercial,e assicurandoun flusso costante di pubblico.Agli attuali 86mila mq di su-perfici commerciali disponibiliattualmente si aggiungerannoaltri 26mila mq di superficiecommerciale per le nuoveaperture. La nuova galleria si

Secondo l’Istat sta crollando il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Per sopperire a questo

problema il centro commerciale deve sganciarsi dall’idea classica e abbracciare un’offerta differente.

Ne parliamo con Antonio Maria Bardelli del centro Città Fiera di Udine

Matteo Grandi

Città Fiera: nuovi universi tematiciper il centro commerciale

Antonio Maria Bardelli.

Il centro Città Fiera

si trova a Udine

www.cittafiera.it

172 • DOSSIER • VENETO 2012

Page 143: DVEN092012

Antonio Maria Bardelli

svilupperà su due piani nellaparte storica, che un tempoaveva la funzione di ferra-menta, (la struttura risale al1967): l’intervento in questosenso verrà effettuato con unamoderna riqualificazione dellestrutture industriali esistentirispettando le sue caratteristi-che originali. Mattone, vetro eacciaio i materiali che an-dranno a contraddistinguerla».

Una grande attenzione alleiniziative umanitarie è inoltreuna delle caratteristiche pre-dominanti di Città Fiera. «Siamo molto contenti di es-sere conosciuti sul territorionon solo per gli spazi commer-ciali ma anche per le numeroseattività di responsabilità socialeche portiamo avanti che rite-niamo siano molto importantiper il territorio».

UNA CRESCITA ESPONENZIALE

ATTUALE SVILUPPO

Superficie commerciale (GLA) 86.000 mq 160.000 mq

Outlet - HIC 30.000 mq

Ipermercato IPER Udine 7.450 mq 7.450 mq

Hard Discount 1000 mq

Altre superfici alimentari 339 mq 2.154 mq

Altre superfici non alimentari 34.869 mq 53.396 mq

Totale commercio al dettaglio 42.658 mq 94.000 mq

Grandi negozi specializzati 10 15/20

Esercizi commerciali, servizi 190 300/350

Ristoranti, caffè e bar 19 25

Mercatino alimentare 3 5

Multisala 11 sale 11 sale

Sala Giochi 1 1

VENETO 2012 • DOSSIER • 173

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176 • DOSSIER • VENETO 2012

ONCOLOGIA

Grazie all’istituzione di Arcnet, ilcentro di ricerca applicata sul can-cro, Verona è l’unica città italianacoinvolta nel progetto mondiale

“Genoma del cancro”. Gli studi effettuati neilaboratori dell’Università di Verona hanno ot-tenuto importanti risultati: «La ricerca avanzae continua – spiega Alessandro Mazzucco,rettore dell’ateneo – anche in altri ambiti, dal diagnostico molecolare, per l’identifica-zione di marker predittivi del rischio di pato-logie cardiovascolari, alla messa a disposizionedi strumenti robotici per la chirurgia, attività che vede collaborare attivamente i di-partimenti di chirurgia e informatica del no-stro ateneo».

Come è strutturata la ricerca? «Anche grazie all’intervento della FondazioneCariverona e ad altri finanziatori vicini a noi,siamo tra i pochi atenei ad aver mantenuto unelevato numero di borse di dottorato di ri-cerca, nonostante i pesanti tagli ministeriali suquesto settore; abbiamo anche stimolato l’at-tività di ricerca a livello post-dottorato, fi-nanziando numerosi assegni di ricerca. In-fine, da anni interveniamo in modosostanzioso a livello di attrezzature scientifichee di servizi bibliotecari. Stiamo costituendo ilCentro grandi attrezzature di ateneo, che ol-

tre ad aiutare i gruppi di ricerca interni a uti-lizzare al meglio e a bassi costi un patrimoniotecnologico ingente e di alta qualità, special-mente per quel che riguarda le varie tecnichedi imaging, dal macroscopico al molecolare,sarà a disposizione del sistema produttivo ter-ritoriale per ricerche applicative condotte incollaborazione con i nostri ricercatori. Ab-biamo un ufficio ricerca che offre servizi disupporto ai ricercatori nell’acquisizione difondi e alle società del territorio per collabo-rare scientificamente con noi, e che è statogiudicato da un’analisi del Politecnico di Mi-lano, uno dei più efficienti in Italia. Infine sti-moliamo con specifici finanziamenti la colla-borazione tra i nostri ricercatori e le impresedel territorio e l’imprenditorialità diretta comedimostra la nascita di alcuni spin-off nel set-tore delle biotecnologie e della robotica ap-plicate alla medicina».

Quali importanti risultati hanno otte-nuto i ricercatori dell’Università di Veronanegli ultimi anni?«Abbiamo avuto importanti risultati in di-versi settori della ricerca medica che hannoconsentito a diversi gruppi di aprire inaspet-tate frontiere verso l’identificazione di nuovitarget per la cura di importanti malattie non-ché di pubblicare sulle più importanti riviste

La ricerca medica effettuata nei laboratori

dell’Università di Verona ha ottenuto recentemente

importanti risultati riconosciuti a livello internazionale.

Alessandro Mazzucco spiega come sono strutturati

gli studi e i centri dove operano i ricercatori

Nicolò Mulas Marcello

L’eccellenza della ricercae i suoi risultati

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VENETO 2012 • DOSSIER • 177

Alessandro Mazzucco

scientifiche del mondo. Tra questi cito i datiprodotti dai nostri patologi generali chehanno dimostrato il significato patologico deileucociti nel cervello e quindi aperto nuovefrontiere per la terapia di malattie come l’epi-lessia e la sclerosi multipla. Un’altra scoperta,che sentiamo nostra in quanto essa è nataproprio a Verona dal lavoro di due nostri gio-vani all’interno dei laboratori della farmaco-logia e dell’ematologia, riguarda l’identifica-zione di cellule staminali neurali nellemeningi. La scoperta stravolge molte ideesulle capacità rigenerative del cervello. Inoltre,la possibilità di ottenere queste cellule da meningi di pazienti adulti apre la strada al-l’utilizzo su ampia scala di cellule staminalineurali per la terapia delle malattie neurode-generative senza le attuali imitazioni etiche le-gate al fatto che la fonte di tali cellule ancoraoggi è rappresentata da embrioni umani.Senza dimenticare i risultati ottenuti dal Di-partimento di medicina nell’ambito del me-tabolismo del ferro e dei fattori di rischio di

patologie cardiovascolari e gli studi del Di-partimento di patologia che hanno portatoalla definizione della patogenesi della fibrosipolmonare e soprattutto all’individuazione dinuove strategie terapeutiche per la cura diquesta malattia altrimenti mortale».

Avete in atto collaborazioni con altri isti-tuti di ricerca?«Favoriamo le collaborazioni attraverso unospecifico programma di collaborazione inter-nazionale interamente finanziato dal nostroateneo e che denominiamo “CooperInt”. Aquesta tipologia di progetti abbiamo dedicatoquasi 500 mila euro nel 2011 con i quali i no-stri docenti e, soprattutto, i nostri studenti didottorato hanno potuto effettuare periodi dilavoro in laboratori di prestigio situati in paesidella Comunità europea e del nord America.Il progetto ha consentito anche a diversi col-leghi stranieri di venire a lavorare nei nostri la-boratori, contribuendo così ancora di più algià cospicuo livello di internazionalizzazionedella vita di ricerca in Verona».

In apertura,

Alessandro Mazzucco,

rettore dell’Università

di Verona

� �Abbiamo ottenuto importanti risultati in diversi settori della ricercamedica che ci hanno consentito di aprire inaspettate frontiere

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178 • DOSSIER • VENETO 2012

La ricerca scientifica ha fatto passi dagigante nell’individuazione e nellacura di alcune tipologie di tumoreanche se, nel contempo, stile di vita

e fattori ambientali non limitano l’insorgeredella malattia, anzi. «Il fatto più preoccu-pante è che si sta abbassando la soglia di etàin cui insorge la malattia – afferma il profes-sore Alberto Amadori, direttore scientificodell’Istituto oncologico veneto, Irccs specia-lizzato nella cura e nella ricerca sul cancro –.Il tumore, infatti, è sempre stato identificatocome un male proprio dell’invecchiamento,invece oggi si assiste a una crescita del nu-mero dei tumori giovanili, in particolare dicancri alla mammella nelle donne tra i 35 e i50 anni. Anche se non è possibile individuareesattamente un fattore scatenante, sicura-mente lo stile di vita, il tipo di alimentazionee l’inquinamento favoriscono l’insorgere dellamalattia. Il dato positivo è che la mortalità èin netto calo grazie alla prevenzione primariae secondaria, ai nuovi presidi terapeutici e aimedicinali. L’obiettivo della ricerca scientificaè quello di arrivare a guarire i tumori, o per

lo meno, di riuscire a ridurli a malattie cro-niche, da tenere sotto controllo».

Con gli strumenti oggi a disposizione comesi può limitare l’insorgere del tumore?«Bisogna puntare sulla prevenzione primariae secondaria, ambiti in cui c’è ancora moltoda fare. Una vita sana, una dieta ricca di fibrevegetali e antiossidanti, la limitazione deigrassi, delle carni, l’abolizione del fumo, l’at-tività fisica quotidiana sono buone abitudiniche porterebbero sicuramente a una ridu-zione dei tumori che si calcola potrebbe arri-vare anche al 30 per cento. Il problema è cheancora troppe persone non riescono a sradi-care le cattive abitudini, o semplicementeignorano l’importanza di uno stile di vitacorretto. Anche nell’ambito della prevenzionesecondaria, che comunque viene già effet-tuata per individuare diverse tipologie di tu-more attraverso la mammografia, il sangueocculto nelle feci, esami periodici alla pro-stata, si può ancora migliorare. C’è molto dafare, inoltre, nella definizione dei sottotipi tu-morali, perché oggi parlare di cancro allamammella o al colon in generale non ha più

Cresce il numero dei malati, ma oggi di cancro si muore meno.

«L’obiettivo della ricerca scientifica è quello di arrivare a guarire

i tumori, o per lo meno, di riuscire a ridurli a malattie croniche».

Il punto di Alberto Amadori, direttore dello Iov

Eugenia Campo di Costa

Risultati e prospettivedella lotta al cancro

RICERCA ONCOLOGICA

Sopra,

Il professor Alberto

Amadori, direttore

scientifico dell’Istituto

Oncologico Veneto

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Alberto Amadori

VENETO 2012 • DOSSIER • 179

senso: esistono tipi diversi di cancro a un de-terminato organo e ciascuna tipologia ha unproprio profilo di alterazione preciso e ri-chiede un trattamento mirato».

Quali sono le tipologie di tumore oggi piùfacilmente guaribili e quali quelle che cau-sano ancora il più alto tasso di mortalità?«Quelli più facilmente guaribili sono i tu-mori alla mammella che, se diagnosticati pertempo, possono essere sconfitti in oltre l’80per cento dei casi, grazie alla chirurgia, alla ra-dioterapia combinata ed eventualmente an-che alla chemioterapia se necessaria. Pur-troppo, accanto al tumore della mammella,che senz’altro gode di una prognosi più fau-sta, ci sono altri mali che vengono diagnosti-cati più tardivamente perché molto silenziosi,come i tumori all’ovaio, al pancreas o all’eso-fago che in genere hanno un decorso moltosfavorevole».

L’Istituto ha un approccio olistico al tu-more, che spazia dalla diagnosi alla terapiaalla qualità della vita dei pazienti. «Siamo inseriti in una rete europea di oltre 70centri oncologici in Europa, che si occupanodel tumore sotto tutti gli aspetti: preven-zione, diagnosi, terapia, ricerca, nonché di-dattica. Lo Iov, infatti, lavora in convenzionecon l’Università di Padova ed è sede della

scuola di specializzazione in oncologia me-dica, di un dottorato di ricerca in oncologiachirurgica. All’aspetto clinico, pertanto, siaffianca l’attenzione alla ricerca e alla didat-tica che fa del nostro un istituto di ricoveroe cura a carattere scientifico. La ricerca è fon-damentale per la nostra missione e si svolgesoprattutto per capire qual è il meccanismo diorigine di un tumore».

Quali i risultati ottenuti finora nell’indivi-duazione dell’origine del tumore?«Oggi sappiamo che il cancro è una malattiadei geni, però in uno stesso tipo tumorale igeni che si rompono o si alterano possono es-sere diversi, e originano quadri clinici e pro-gnostici diversificati. La nostra preoccupa-zione è appunto quella di individuare laterapia in funzione dello spettro di altera-zione molecolare che caratterizza quel sin-golo tumore. Ci indirizziamo cioè verso lamedicina personalizzata: in funzione delle al-terazioni che ci sono nel tumore e che lo ca-ratterizzano, nonché in funzione di quel par-ticolare gruppo di pazienti, possiamo usaredeterminati farmaci perché sappiamo che iltumore potrà essere responsivo a quella tera-pia, mentre la stessa terapia non sortirà effettisu altre tipologie di tumore o di paziente.Attraverso un’analisi molecolare delle altera-

�Oggi gran parte dellaricerca in tutto il mondoè orientata sulle cellulestaminali, primordiali,generative della massatumorale; colpire questecellule è una priorità

� �

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RICERCA ONCOLOGICA

180 • DOSSIER • VENETO 2012

zioni che sono nei tumori, usiamo il partico-lare farmaco efficace per quella specifica al-terazione».

Lo Iov si occupa anche dell’immunologiadei tumori. Quali le prospettive in que-st’ambito?«Nel giro di una ventina di anni circa si po-trà arrivare a vaccinare i pazienti per deter-minate tipologie di tumori. Non sarà unavaccinazione preventiva ma curativa e rap-presenterà un aiuto in più per il paziente cheaffronterà la terapia con un approccio inte-grato di chirurgia, radioterapia, chemiotera-pia nelle giuste combinazioni, e anche im-munoterapia, probabilmente vaccinoterapiain casi selezionati».

Recentemente importanti finanziamentisono stati destinati allo Iov per la ricerca mi-rata a sconfiggere le malattie tumorali, conparticolare riferimento alle cellule staminalitumorali. Quali linee seguirà questo tipo diricerca e su quali altri fronti vi concentreretenel prossimo futuro?«Concentreremo la ricerca sulle cellule sta-minali tumorali e la farmacogenomica e far-macogenetica. Il tumore nasce da cellule chesi autoriproducono e originano tutta la massa

tumorale. Oltre a estirpare chirurgicamente lamassa tumorale, bisogna riuscire a colpire se-lettivamente le cellule che la originano e chesono particolarmente maligne perché si na-scondono alle terapie più comuni, restanoquiescenti per mesi o per anni, per poi ripro-durre il tumore e generare metastasi. Oggigran parte della ricerca in tutto il mondo èorientata sulle cellule staminali, primordiali,generative della massa tumorale; colpire que-ste cellule è una priorità. L’altro aspetto fon-damentale è quello della farmacogenetica e lafarmacogenomica. Non tutte le terapie sonoadatte a tutti i pazienti perché ognuna agiscesu un’alterazione molecolare presente solo incerti particolari sottotipi di tumori. Inoltre,non tutti i pazienti rispondono a una data te-rapia nello stesso modo. La farmacogeneticae la farmacogenomica si occupano pertanto dicapire la risposta in termini di tossicità dei pa-zienti a certi farmaci, perché non tutti gli in-dividui metabolizzano i farmaci allo stessomodo: chi ha un metabolismo più rapidopuò necessitare di dosi più elevate, viceversa,su chi metabolizza i farmaci in maniera piùlenta bisogna stare particolarmente attentiagli effetti collaterali».

� �

Sopra, da sinistra,

la hall e l’ingresso

dell’Istituto Oncologico

Veneto di Padova

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TRAPIANTI

184 • DOSSIER • VENETO 2012

Il professor Paolo Rigotti è responsabiledel centro trapianti di rene e pancreasdell’Azienda ospedaliera di Padova ed èanche alla guida di “NordItalian Tran-

splant”, rete trapiantistica nazionale, tra lepiù importanti d’Europa, che riunisce e co-ordina i centri trapianti di Lombardia, Ve-neto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marchee della Provincia autonoma di Trento. Nel2011 il tasso di donatori di questo diparti-mento è stato pari a 23,5 per milione di po-polazione permettendo l’esecuzione di 1.267trapianti. «Per alcuni organi come il rene e ilfegato – spiega il professor Rigotti – vi è statoun incremento rispetto al 2010, per altricome il cuore o il polmone, invece, una ri-duzione dettata dall’aumento dell’età mediadei donatori che influenza negativamente lapossibilità di trapianto degli organi toracici».

Come giudica i livelli raggiunti dal nostroPaese in merito ai trapianti? «Indubbiamente in Italia si sono raggiuntidegli ottimi risultati sia dal punto di vistaquantitativo che qualitativo. Certamente ri-mane il problema della disponibilità di organiche non riesce a soddisfare il fabbisogno deipazienti con i conseguenti lunghi tempi di at-tesa, ma questo è sicuramente un problemamondiale e non solo italiano. In Europa, ad

esempio, vi sono na-zioni come il RegnoUnito o la Germaniache hanno percen-tuali di donazione in-feriori all’Italia».

E in termini di sopravvivenza?«Nel caso del rene,supera il 90% a unanno. Recentementeil Centro nazionaletrapianti ha reso notoi risultati della so-pravvivenza dei tra-pianti eseguiti in Ita-lia nell’ultimo decennio, confrontandoli coni risultati europei e americani, ed è emersa lavalidità dell’attività italiana che è del tutto so-vrapponibile a quella riportata in Europa onegli Stati Uniti. Proprio la possibilità of-ferta dal centro nazionale di poter conoscerei risultati dell’attività dei singoli centri localiè un altro elemento altamente qualificante diquesto settore della sanità».

Qual è il ruolo del Veneto nel sistema na-zionale trapianti?«È sicuramente una delle regioni più attive,sono presenti cinque centri per il trapianto di

Paolo Rigotti,

presidente della

NordItalian Transplant

e responsabile

dei trapianti di rene

e pancreas nell’Azienda

ospedaliera di Padova

Nel 2011 sono stati eseguiti in Veneto 52 trapianti di rene

da vivente, numero triplicato rispetto a cinque anni prima.

E in termini di sopravvivenza l’attività italiana è del tutto

sovrapponibile a quella dell’Europa e degli Stati Uniti

Elisa Fiocchi

Aumentano i trapiantida donatore vivente

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Paolo Rigotti

VENETO 2012 • DOSSIER • 185

rene, di cui uno pediatrico, due per il tra-pianto di fegato, due per il cuore, uno per ilpolmone e uno per il pancreas. Nel 2011sono stati utilizzati in Veneto 110 donatorideceduti e sono stati eseguiti 379 trapianticosì suddivisi: 222 di rene, 36 di cuore, 96 difegato, 10 di pancreas e 19 di polmoni».

Quali progressi sono stati compiuti attra-verso il programma regionale di sviluppo deltrapianto da donatore vivente?«Tale attività avuto negli ultimi anni un no-tevole incremento. Nel 2011 sono stati ese-guiti in Veneto 52 trapianti di rene da vi-vente, numero triplicato rispetto a cinqueanni prima. Gran parte del merito di questoincremento è del Coordinamento regionaletrapianti, che ha attuato un programma diformazione nei vari reparti di nefrologia de-gli ospedali del Veneto. L’incremento dei tra-pianti di rene da vivente e la promozione diquesta scelta terapeutica rappresentano unobiettivo strategico della Rete nazionale tra-pianti, anche nell’ottica di un progressivo au-mento dell’aspettativa di vita della popola-zione italiana e di un conseguenteinnalzamento dell’età media dei donatori per quanto concerne il prelievo di organi da cadavere».

Qual è l’identikit del donatore vivente?«Nel 2011 in Italia si è superata la soglia dei

200 trapianti di rene da vivente, 200 vuol dire3,5 trapianti di rene effettuati per milione diabitanti in Italia. È interessante notare la spic-cata polarizzazione di genere tra donatori e ri-ceventi: il 69 per cento dei donatori è di ge-nere femminile contro il 31 di generemaschile; in particolare, il 36 per cento deireni trapiantati da donatore vivente è donatodalla madre a un figlio, il 29 per cento dallamoglie al marito».

E quali progressi sono stati raggiunti nellostudio dei trapianti di rene e di pancreas?«Il trapianto simultaneo di rene e pancreas èun’altra attività altamente qualificante delprogramma trapianti della regione. Questotipo di trapianto viene eseguito in pochis-simi centri italiani per la complessità dellaprocedura e le problematiche di questi pa-zienti. L’indicazione è rappresentata dal pa-ziente con diabete tipo I insulino dipendenteche, a seguito della malattia, ha sviluppato an-che un’insufficienza renale. Il doppio tra-pianto permette di correggere sia il diabeteche la malattia renale, i vantaggi che ne deri-vano per il paziente sono quindi molto evi-denti. Purtroppo i numeri di questi trapiantisono esigui perché il pancreas è un organomolto delicato e può essere utilizzato per iltrapianto solo quando prelevato da donatorideceduti in età giovanile».

��

Nel 2011 sono stati eseguiti 379 trapianti cosìsuddivisi: 222 di rene, 36 di cuore, 96 di fegato, 10 di pancreas e 19 di polmone

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186 • DOSSIER • VENETO 2012

L’Unità di chirurgia epatobiliare e tra-pianto epatico dell’Azienda ospeda-liera universitaria di Padova è leadernell’utilizzo di tecniche mini invasive

nel trattamento e nella cura dei tumori al fegato.Attraverso queste metodologie, gli interventisono meno traumatici, con degenze ridotte e conlivelli di dolore molto contenuti o assenti. «Que-st’anno si è festeggiato anche il nostro trapian-tato più lungovivente: 21 anni da quel giorno,mentre lo scorso febbraio è stata effettuata laprima resezione epatica con fegato curato fuoridal corpo». Il professor Umberto Cillo, respon-sabile del reparto, illustra i progressi avanzatidalla ricerca e spiega come l’utilizzo delle nuovemetodiche chirurgiche riduca le controindica-zioni all’intervento, permettendo di operare supazienti di qualsiasi età o affetti da comorbiditàche non possono accedere a interventi chirurgicitradizionali.

Quali altri traguardi ha raggiunto il polo dialta specialità di Padova?«Nel 1997 in questo centro veniva realizzato ilprimo trapianto di fegato in Italia da donatorevivente con collaborazione internazionale. Nel2004 è avvenuto il primo di fegato da vivente tragemelli omozigoti con l’enorme vantaggio, peril fratello trapiantato, di poter evitare la terapiaantirigetto. Il primo trapianto di fegato “ausilia-rio” d’Italia nel 2007, infine, il più giovane tra-piantato di fegato del Centro di chirurgia epa-tobiliare di Padova su un bimbo di appena 40

giorni di vita di 2,5 kg». Quali progetti sono oggi in fase di

sperimentazione?«La ricerca in ambito clinico, tra le tante inizia-tive, si rivolge soprattutto alla cura dei tumori delfegato (tumori primitivi e metastasi) con meto-diche mini invasive. Oggi, in casi ben selezionati,in laparoscopia si possono curare tumori di pic-cole dimensioni all’interno del fegato utilizzandoparticolari onde come le radiofrequenze e le mi-croonde. I risultati a lungo termine sono moltobuoni con il vantaggio di ridurre la degenzaospedaliera e il dolore post-operatorio accele-rando il ritorno del paziente alla sua vita nor-male. Stiamo mettendo a punto sistemi di pun-tamento intraoperatorio (centramento) deltumore sempre più precisi. Una nuova terapiasperimentale, l’elettroporazione, indicata soloin casi super selezionati, veicola l’elettricità den-tro il tumore, provocando l’apertura irreversibiledei pori delle membrane cellulari con perdita diacqua e morte cellulare del tumore per disidra-tazione. Conduciamo anche studi sulla rigene-razione del fegato dopo l’intervento e sull’usodelle staminali per favorire questa rigenerazione».

Il centro vanta un’esperienza ventennale ditrapianti di fegato, oltre mille quelli eseguiti,di cui 105 pediatrici: quali nuove frontiere at-tendono questa tipologia di trapianto?«Guardiamo allo sviluppo di strategie per ridurree sospendere la terapia antirigetto dopo il tra-pianto, in una parte dei pazienti selezionati con

In laparoscopia si possono curare tumori di piccole dimensioni all’interno

del fegato utilizzando radiofrequenze e microonde, con risultati a lungo

termine molto buoni. Ne parla Umberto Cillo

Elisa Fiocchi

Tecniche mini invasiveper la cura dei tumori

TRAPIANTI

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Umberto Cillo

VENETO 2012 • DOSSIER • 187

test immunologici, con enormi vantaggi sullaquantità e qualità di vita dei pazienti. Da anni cioccupiamo di “macchine di perfusione”, che per-mettono di migliorare la preservazione del fegatodurante le ore del trasferimento da un organismoall’altro. Lo scopo è di aumentare il numero di or-gani idonei al trapianto e quindi di ridurre lamortalità in lista di attesa. Stiamo, inoltre, muo-vendo i primi passi nello sviluppo di biomatriciintegrate a cellule staminali per la realizzazione,in un futuro, di organi bio-artificiali».

In che cosa consiste l’autotrapianto di fegato? «è proposto a quei pazienti affetti da una neo-plasia epatica estesa e considerata inoperabile eprevede la completa rimozione dell’organo delpaziente dalla cavità addominale. Il fegato ri-mosso viene posto in un sistema di perfusionecontinua, fuori dal corpo, dove vengono eseguitecomplesse resezioni e ricostruzioni vascolari ne-

cessarie per l’eliminazione del tumore. Il fegatodel paziente “ripulito” è quindi reimpiantato inaddome. Si tratta di una tecnica cui si ricorresolo in particolari situazioni e quando non siapossibile raggiungere la parte malata dall’internodel corpo. Abbiamo eseguito cinque casi di que-sta complessa metodica nell’ultimo anno dopouna lunga fase di sperimentazione preclinica».

Quali sono i principali problemi organiz-zativi da migliorare nell’ambito dei trapianti? «Credo che in futuro l’organizzazione sanitariadebba prevedere che i centri di alta specialità peril trattamento delle patologie d’organo diventinosempre di più punto di riferimento per coordi-nare i percorsi diagnostici e terapeutici e orga-nizzare la ricerca clinica. Questa coordinazioneporterebbe a importanti riduzioni di spesa sani-taria, a una maggiore omogeneità delle cure ero-gate e a un notevole incremento della competi-tività dell’Italia in campo scientifico».

�Abbiamo appena avviatouno studio prospetticosul trapianto di fegato per pazienti concolangiocarcinoma, un tipo di neoplasia finoraesclusa dalle liste d’attesa

Sopra,

Umberto Cillo,

responsabile del

reparto di Chirurgia

epatobiliare e trapianto

epatico dell’Azienda

ospedaliera di Padova

Page 154: DVEN092012

TRAPIANTI

188 • DOSSIER • VENETO 2012

Nel 2011 si è registrato un incrementosignificativo rispetto all’anno prece-dente per quanto riguarda il nu-mero delle donazioni e anche le

stime del 2012 sembrano positive. «Tale aumentopassa attraverso due grandi vie» spiega il neo pre-sidente di Aido Veneto, Bertilla Troietto. «Dauna buona organizzazione sanitaria, e noi in Ve-neto siamo all’avanguardia, e da una continuaopera di sensibilizzazione affinché ogni cittadinoprenda coscienza dei bisogni e si assuma le proprieresponsabilità ispirate alla solidarietà sociale».

Quali attività vogliono favorire la culturadella donazione sul territorio regionale?«È necessario proseguire l’opera di sensibilizza-zione rivolta alle nuove generazioni, a partire dallascuola, dove Aido entra per parlare ai ragazzi di so-lidarietà e di corretti stili di vita. Sono importantii molteplici convegni organizzati, anche in colla-borazione con le istituzioni e altre associazioni delsettore, e gli incontri con la popolazione nellepiazze durante manifestazioni pubbliche».

Quali strumenti hanno finora favorito ilcompito degli operatori e facilitato le personein lista d’attesa?«Il sistema informatico della nostra associazione haavuto un ruolo importantissimo, riconosciuto inpiù occasioni anche dal Ministero della Salute, edè uno strumento di tramite e dialogo con il Sit.Oggi in Italia le dichiarazioni di volontà favore-voli alla donazione sono 1.304.928, di cui113.478 raccolte dalle Asl, 2.644 raccolte daiComuni, 1.188.797 raccolte dall’Aido, tutte trasferite in tempo reale nel Sit e messe a disposi-zione di tutte le rianimazioni e i centri di riferi-

mento interregionali».Come ne ha beneficiato il territorio?

«Tanto più grande sarà il numero delle persone in-serite nel Sit, tanto maggiore sarà la probabilità dipoter prelevare un organo. Sarà facilitato il compitodegli operatori nel momento del colloquio con i fa-miliari in un momento così difficile e doloroso, inquanto si è a conoscenza della volontà espressa invita dall'individuo, e questo permetterà un piùalto numero di prelievi e quindi di trapianti».

ll Veneto, con oltre 200mila associati, è la se-conda regione italiana, dopo la Lombardia eprima dell’Emilia Romagna, per iscritti al-l’Aido. Quali saranno le sue priorità d’inter-vento su tutto il territorio?«La sfida è mantenere questi numeri e, se possi-bile, migliorarli perché questo significa più do-nazioni e quindi più ammalati curati con la tera-pia del trapianto, a volte l’unica possibile. Lepriorità riguarderanno la formazione dei volontari,il dialogo e la collaborazione con i consigli pro-vinciali dell’Aido, la capacità operativa che deve es-sere in armonia con il Crt e a caduta con i coor-dinamenti locali perché ci sia univocità negliinterventi e reciproca collaborazione».

Come opererà per promuovere nuove siner-gie con gli altri enti locali e le aziende sanita-rie sul territorio?«Nel rispetto della legge che regolamenta le atti-vità di prelievi e trapianti, la parola d’ordine deveessere collaborazione reciproca sia con i coordi-natori sia con le amministrazioni, ai vari livelli.Ciò presuppone prima di tutto rispetto reciproco,poi preparazione, programmazione, apertura, di-sponibilità al dialogo e flessibilità».

Il 13 e il 14 ottobre si tiene la giornata nazionale dell’Aido, durante

la quale i volontari sono presenti nelle piazze per favorire la cultura

della donazione con piante di Anthurium e materiale informativo

Elisa Fiocchi

Al Veneto il primatodi iscritti all’Aido

Sopra,

Alberto Pasdera,

docente e consulente di

management sanitario

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