153maggiogiugno2019
ISSN 2283-7558
EDITORIALE _ di Cesare Feiffer 3 Dal dire al fare
IN BIBLIOTECA - dal CIAM Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano 7 Il “Formenti”. Il rinomato Manuale di Carlo Formenti e Ruggero Cortelletti
di Riccardo Pellegatta e Claudio Sangiorgi
11 Incamottatura su strutture lignee La scoperta nel sottotetto di Villa Rucellaidi Giulia Fabiani, Mariaelena Fedi, Maria Rita Giuliani, Marco Togni
18 Legittimità dell’aggiunta e governo della trasformazionedi Paolo Gasparoli
IL RESTAURO TIMIDO _ di Marco Ermentini 26 Amicizia: un sentimento che si trasmette dalle persone ai luoghi
RESTAURO E LEGGE _ di Eugenio Tristano 29 Differenza tra “proposte migliorative” e “varianti” nel restauro 31 La valorizzazione dei Beni Culturali PARTE PRIMA Evoluzionedeicontenutieacquisizionedell’autonomiadefinitoria
di Simona Belmondo
da do.co,mo.mo. 36 Stadio San Siro a Milano
L’appello di do.co,mo.mo per salvare lo stadiodi Ugo Carughi
L’AQUILA 2009-2019 #1 39 La storia, il terremoto e la messa in sicurezza
a cura di Marianna Rotilio, contributi di Raffele Colapietra, Antonio Sabino, Antonio Mannella, Lucia Milano, Augusto Ciciotti
TECNICHE DI CONSOLIDAMENTO E MIGLIORAMENTO SISMICO PER IL PATRIMONIO ARCHITETTONICO #2 50 La diagnostica per le murature storiche
Conoscere bene prima, per intervenire meglio dopo di Alessandro Grazzini, Giuseppe Lacidogna
60 Il restauro del Castello di Monasteracedi Vincenzo de Nittis
da Assorestauro Associazione italiana per il restauro architettonico, artistico e urbano 69 Una storia mediterranea
Il restauro della Moschea Sheik Süleiman a Istanbul
72 Superficiadintonaco L’intervento al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa (Napoli)di Davide Bandera
da ARCo Associazione per il Recupero del Costruito 76 Premio ARCo Giovani 2018. I progetti premiati nella terza edizione
di Michele Zampilli
articoloestratto
Vincenzo de NittisArchitetto, Ph.D. [email protected]
Il castello di Monasterace Superiore (piccolo borgo storico collinare della provincia di Reggio Calabria) è un interessante esempio di architettura fortificata a base quadrilatera con bastioni pentagonali ai vertici il cui impianto, di originaria fondazione medievale, è risalente alla fine del XVI secolo. Il castello ha subito molte manomissioni ed aggiunte, soprattutto nel XX secolo, e il suo restauro, intrapreso a partire dal 2015 e tuttora in corso, rappresenta un interessante intervento di recupero di un manufatto storico in cui è particolarmente significativo l’intreccio tra ricerche storiche, analisi dei materiali, indagini archeologiche, interventi di restauro e adozione di tecniche innovative, reversibili e compatibili con la muratura storica.Gli interventi eseguiti sul castello si inseriscono in un percorso virtuoso di restauro delle emergenze architettoniche intrapreso da alcuni anni nel borgo di Monasterace, e costituisce le basi di un sistematico processo di valorizzazione e rivitalizzazione del borgo che, come molti altri centri storici collinari, è altrimenti destinato ad un progressivo ed inesorabile abbandono. Gli interventi di recupero riguardano: il miglioramento sismico delle parti strutturali dell’edificio (delle volte, dei solai lignei, delle strutture murarie in elevato, dei tetti), la valorizzazione delle strutture archeologiche rinvenute al piano terreno dell’edificio; il restauro e la valorizzazione della fascia di affreschi che decorano le sale del primo piano scoperti fortuitamente sotto vari strati di scialbo.Gli interventi di restauro del castello hanno visto il coinvolgimento di un gruppo di tecnici professionisti specializzati nel settore del recupero di beni architettonici vincolati e condotti da ditte specializzate nel campo del restauro architettonico e di beni artistici. Per l’esecuzione dell’intervento sono stati utilizzati tecniche e materiali compatibili con la muratura storica frutto di scelte consapevoli basate sulle campagne diagnostiche preliminari. Le indagini condotte sulle strutture murarie e le estese ricerche archeologiche sulle preesistenze hanno consentito, inoltre, di conoscere e di interpretare la storia del manufatto la cui integrità era stata pesantemente compromessa da interventi di manomissione delle strutture al suo interno e da ingombranti superfetazioni sulle facciate, che ne avevano offuscato la bellezza ora ritrovata.
IL RESTAURO DEL CASTELLO DI MONASTERACE
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abstract
Il restauro del Castello di Monasterace (RC), architettura fortificata di fine XVI secolo a quattro lati con bastioni pentagonali agli angoli, è particolarmente significativo trattandosi di un intervento su un bene monumentale su cui sono state operate molte manomissioni e aggiunte, avvenute principalmente nella seconda metà del XX secolo. Tra gli interventi di restauro vi è il miglioramento sismico delle parti strutturali dell’edificio che ha riguardato sia le volte in mattoni e in pietrame (a crociera, a botte, a schifo) e sia le murature verticali.Completano i lavori al castello la valorizzazione delle strutture archeologiche rinvenute al piano terra dell’edificio e il restauro degli affreschi che decorano le stanze del primo piano, scoperti per caso sotto vari strati di pittura.
The restoration of the Castle of MonasteraceThe restoration of the Castle of Monasterace (RC), an interesting example of four-sided fortified building of the XVI century with pentagonal bastions at the corners, is truly significant because of many tampering and additions occurred mainly during the XX century. The restoration interventions and the seismic improvement concern the structural parts of the building as the vaults and the walls. A prominent role is played both by the enhancement of the archaeological structures found in the castle ground floor and the restoration of the frescoes in the first floor rooms, discovered by chance under various layers of paint.
PAROLE CHIAVECastello Monasterace, architettura militare, restauro, consolidamento
strutturale
KEYWORDScastle of Monasterace, military architecture,
restoration, structural consolidation
SCHEDA CANTIEREI lavori di restauro sono stati condotti in sinergia con i vari settori della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e la Provincia di Vibo Valentia, interessati per le parti di specifica competenza (Arch. Maria Reggio A.F. IV Patrimonio architettonico, Dott. Alfredo Ruga Funzionario archeologo di zona, Dott.ssa Daniela Vinci responsabile per il restauro delle superfici decorate).PROGETTAZIONE E DIREZIONE DEI LAVORI | R.T.P. Arch. Vincenzo de Nittis (Capogruppo e D.L.), Architettura e Restauro Engineering S.r.l.s., MDA&Partners S.r.l., Arch. A. Borgia, Conservatore BB.AA. G. Coniglio, Arch. D. VasileCONSULENZA SUPERFICI DECORATE | A. Vitiello, restauratriceINDAGINI ARCHEOMETRICHE | Prof. D. Miriello, Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra, Università della CalabriaIMPRESA ESECUTRICE PRINCIPALE | CooperPo.ro.Edile SC, Rombiolo (VV)IMPRESE SUBAPPALTATRICI PER I LAVORI DI RESTAURO DELLE SUPERFICI DECORATE | ATI Monastia delle Clarisse (G. Santaguida - R. Columbro) e Mantella Giuseppe Restauri. SCAVO ARCHEOLOGICO | Dott.ssa Marilisa MorroneRESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO | Arch. Caterina Denisi, Comune di MonasteraceCOLLAUDATORI | Arch. Domenico Naimo e Restauratrice Anna Arcudi.L’intervento è realizzato con Fondi di cui alla Delibera CIPE del 10 aprile 2015.
IN APERTURA_Monasteraci (Codice Romano Carratelli, f. 70). Particolare del borgo fortificato con torrione centrale.SOTTO_Vista del borgo di Monasterace Superiore.
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Dal restauro la storiaUna veduta di Monasterace (figura in apertura) riportata in un Codice acquerellato datato tra il 1594 e il 1597 ci restituisce l’immagine dell’abitato fortificato cinto da mura intervallate da torri e con al centro in evidenza la massiccia mole di un alto torrione a base circolare che domina il borgo. La raffigurazione non coincide con l’attuale assetto planimetrico della fortezza a base quadrilatera con bastioni pentagonali ai vertici (figure 2-4), ma le indagini archeologiche condotte all’interno della corte del castello hanno confermato, unitamente a documenti di archivio, l’esistenza del torrione, le cui strutture interrate coincidono con l’ampia cisterna ancora in situ di 9 m di diametro.
La lettura stratigrafica delle strutture murarie in elevato del castello ha consentito di ricostruire le fasi storiche realizzative dell’edificio [1]. Sono emerse, difatti, le strutture medievali, in parte inglobate e poi riutilizzate come base per la costruzione della nuova fortezza di fine XVI sec. eretta secondo lo schema, in voga dalla metà del Cinquecento, di fortificare “alla moderna”, con anche l’uso progressivo dei bastioni pentagonali al posto dei torrioni circolari. L’edificazione della fortezza, a base quadrilatera con bastioni ai vertici, è della seconda metà del Cinquecento e con ogni probabilità, va attribuita a Giuseppe Galeota, che figura come feudatario tra il 1590 e il 1637 e fu Principe di Monasterace dal 1628. L’assetto attuale con la trasformazione della fortezza in castello-palazzo è degli inizi del XVIII secolo, ad opera del Duca Domenico Perrelli.
1. Monasterace, Chiesa Matrice. Particolare con raffigurazione di una fortificazione (Monasterace?) con torri circolari. Pala dell’ Immacolata fra i Santi
Giorgio e Nicola, prima metà del XVIII sec.2. Monasterace. Individuazione della cinta muraria
su planimetria catastale. (F. Martorano, 2016)
± 0.00
0.15
0.15
-1.20
-1.40
0.150.15
0.15
-1.85
0.15
-1.85
-0.45-0.48
0.20
0.20
B
B'
0.15
+3.80
-1.20
+8.35
0.00
-1.40
-8,50Quota rilevata
7.60
3.80
0.15
-7.60
-5.10
Sezione B-B' scala 1:100
3 e 4_Pianta del piano terreno e sezione della corte (arch. V. de Nittis).
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La campagna di scavo archeologico eseguita all’interno degli ambienti del piano terreno dell’edificio a livello della corte, ha rivelato la presenza di numerose vasche quadrangolari di varia ampiezza internamente rivestite con lastre di ardesia e utilizzate per la lavorazione e la conservazione dell’olio (figura 5). Databili alla prima metà del Settecento testimoniano la fase di riadattamento degli ambienti del castello già destinati a magazzini.
Gli interventi di recuperoGli interventi di recupero sono stati orientati dal dettato normativo vigente in materia di tutela di beni culturali (D.Lgs 22.01.2004 n. 42 - Codice dei beni culturali e del paesaggio, art. 29, comma 4), che definisce l’intervento di restauro come un “complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione e trasmissione dei suoi valori culturali”. Il principio a cui ci si è ispirati è stato quello del Restauro critico così come espresso da Cesare Brandi [2], un restauro che mira al ristabilimento dell’unità potenziale dell’opera d’arte. Nel castello di Monasterace la presenza massiccia di superfetazioni e di manomissioni strutturali ha imposto scelte a volte radicali, ma sempre tese a ripristinare non tanto le condizioni originarie ormai perdute, quanto a ristabilire l’unità di lettura complessiva dell’organismo, così da poter leggere anche le tracce delle fasi edilizie sovrappostesi le une alle altre nell’arco di vita del monumento. Si è scelto, quindi, di dare valore a due istanze ben definite, quella estetica e quella storica, essendo la prima connessa alla facies esterna del monumento e alla sua configurazione interna, e la seconda strettamente correlata all’importanza del bene in quanto testimonianza storica. Gli interventi di eliminazione delle aggiunte esterne ed interne hanno consentito, da una parte, di recuperare la lettura unitaria delle facciate e, dall’altra, di riconfigurare la spazialità interna (basata anche sulle testimonianze rese dalle fonti d’archivio) secondo l’originario impianto.
5a,b. Scavi archeologici all’interno degli ambienti del piano terreno del castello.
6a,b,c. Demolizione degli edifici costruiti a ridosso della facciata Est ed Ovest del castello.
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Altro elemento di interesse, che ha guidato gli interventi di restauro, è quello connesso alla conservazione, allo studio e alla conoscenza dei materiali originari del monumento. Significativi sono stati i risultati delle indagini archeometriche eseguite su campioni di intonaci antichi che hanno rivelato la struttura compositiva delle malte originarie, fino ad individuare il luogo di approvvigionamento degli inerti e l’utilizzo di calcari magnesiaci per la composizione di una calce di ottima qualità [3].Il restauro ha interessato lo studio delle tessiture murarie, il tipo e gli impasti delle malte, la composizione e la tessitura dei solai lignei e delle varie tipologie di volte in muratura, le specifiche particolarità delle strutture e dei nodi delle capriate di copertura, la composizione e lavorazione degli intonaci e delle coloriture. Sono stati inseriti nuovi elementi laddove mancanti (cornici, mensole, intonaci, parti murarie), riconoscibili ad una vista ravvicinata, per ristabilire la perduta unità di lettura. Il rinvenimento di superfici parietali con intonaco dipinto a fresco nella parte sommitale delle pareti interne agli ambienti del piano nobile del castello ha comportato un’attenta valutazione delle modalità di intervento di restauro delle dipinture, soprattutto in relazione alla necessità di interventi di miglioramento strutturale delle murature sottostanti, da eseguirsi senza effettuare il distacco degli intonaci (figura 9a,c,b).
Si è scelto di rimuovere solo tutte quelle aggiunte improprie che, soprattutto a partire dalla seconda
metà del XX secolo, risultavano dannose da un punto di vista statico ed estetico per l’edificio,
consentendo in questo modo al monumento di ritrovare la sua perduta immagine storicizzata.
7. Identificazione degli elementi architettonici aggiunti e oggetto di demolizione.
8 a,b. La facciata Ovest ANTE e POST operam.
9a,b,c. Consolidamento delle dipinture murali e fasi di descialbo per il restauro.
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Gli interventi di consolidamento di volte e muratureIn parallelo agli interventi di rimozione delle aggiunte si è proceduto a garantire il miglioramento strutturale dell’edificio, dovendo intervenire sulla ricostruzione di numerose porzioni di strutture laddove la realizzazione delle superfetazioni aveva fortemente compromesso l’integrità muraria dei setti portanti, al fine anche di ripristinare un modello di comportamento statico compatibile con quello originario, per un equilibrio del sistema costruttivo analogo a quello antico. Si è intervenuti localmente, difatti, migliorando il rapporto tra le capriate di copertura dell’edificio e le strutture murarie laterali, inserendo catene di collegamento tra pareti parallele, ricucendo le lesioni nelle murature, consolidando le pareti con iniezioni di calce idraulica naturale a collaborazione statica, rafforzando gli originali solai lignei, impiegando la rete in fibra di vetro G.F.R.P.(Glass Fiber Reinforced Polymer) per il consolidamento delle murature verticali e delle superstiti volte a schifo in doppio foglio, di quelle a crociera in mattoni e di quelle a botte in pietra.
>> Volte a crociera in mattoni disposti in foglio su due strati. Il
consolidamento è stato realizzato nella parte estradossale con uno
spessore complessivo di 50 mm circa mediante stesura di intonaco a base
di calce armato con rete in GFRP.
Rimozione del materiale di riempimento delle volteL’intradosso della volta in mattoni disposti in foglio
Fase di completamento con realizzazione della cappa
Particolare del muro che separa le due volte a crociera
Consolidamento delle volte a crociera della sala
Installazione della rete in G.F.R.P.
4
5 6
0,4
1
2
Piano di calpestio
SEZIONE A-A"
1,1
3,50
0,02
1 Intradosso delle volte a crociera in mattoni pieni2 Imposta delle volte3 Muro centrale4 Estradosso della volta5 Malta di allettamento del pavimento6 Pavimentazione
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>> Volte a schifo in mattoni disposti in foglio su due strati. Il consolidamento in estradosso è stato realizzato per risolvere la
forte compressione della stabilità della volta che presentava
lesioni in corrispondenza delle zone d’angolo ed un lieve
abbassamento della struttura. L’intonaco armato con rete in
GFRP in due strati in estradosso è stato accompagnato da connettori
in acciaio e rete ibrida vetro/aramide all’intradosso.
Prime opere di puntellamento della volta a schifo in corrispondenza dell’intradosso
Particolare dell’intradosso della volta con le lesioni e i fenomeni di degrado della volta
Particolari dei fenomeni di dissesto sull’estradosso in corrispondenza dell’angolo
Intradosso della volta con in vista la tessitura in mattoni di cotto disposti in foglio
Completamento della cappa superficiale con la posa di malta di calce
Estradosso della volta completamente ripulito dal rivestimento superficiale cementizio
Messa in opera di connettori in acciaio e rete ibrida vetro/aramide per rinforzo sull’intradosso
Messa in opera di rete in G.F.R.P. composta da due strati sovrapposti
Consolidamento delle voltine
0.00
7.55
3.80
-0.45
-0.94
0 1 2 3 4 5 m
1 Connettore in FIBRA DI VETRO inghisato con ancorante chimico2 Rete porta intonaco interposta a malta di calce3 Pendino e cavetto di collegamento nel muro
1
2
Particolare
Solaio in laterocemento da demolire
3
0 1mParticolare del consolidamento1 Connettore in fibra di vetro inghisato con ancorante chimico2 Rete porta intonaco interposta a malta di calce3 Pendino e cavetto di collegamento nel muro
Consolidamento delle voltine con connettori
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Il consolidamento strutturale con la tecnica dell’intonaco armato è stato realizzato anche per le volte a botte in pietra e per le murature verticali. In entrambi i casi il rinforzo è consistito nella posa di rete in GFRP e intonaco di calce su un solo lato dell’apparecchio murario, ossia all’estradosso delle volte e sulla parete interna dei setti murari per preservare l’intonaco esterno dei primi del settecento.
>> Consolidamento di volte a botte in pietra con rete in GFRP
Iniezione di resina tixotropica nel foro del connettore
Posa di rinzaffo in malta di calce
Completamento della posa della rete
www.fibrenet.it [email protected]
contributo proposto da
>> Consolidamento della muratura con rete in GFRP
Posa della rete in GFRP sulla muratura
La rete è posata su tutte le pareti murarie interne
I connettori al termine della posa
Bibliografia|References[1] V. de Nittis (a cura di) Monasterace. Storia, architettura, arte e archeologia, Rubetttino, Soveria Mannelli 2016. Cfr. anche V. de Nittis, Il castello di Monasterace Superiore (RC). Restauro e storia di una architettura fortificata di fine XVI sec. in Calabria Ultra, in Fabio Minutoli (a cura di), ReUSO 2018. Gangemi, Roma 2018, pp. 1501-1512; V. de Nittis, R. De Luca, N. Chiarelli, A. Bloise, D. Miriello, Geochemical, mineralogical and petrographic study of the natural and artificial stonematerials from the Monasterace Castle (Calabria- Southern Italy), Congresso SGI-SIMP Catania 12-14 settembre 2018, Abstract book, p. 609.[2] C. Brandi, Teoria del restauro, Giulio Einaudi Editore, Torino 1977. [3] D. Miriello & R. De Luca, Indagini archeometriche su intonaci antichi del castello di Monasterace, in V. de Nittis (a cura di) Monasterace …, cit., pp. 239-255.
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ISSN 2283-7558153_maggiogiugno2019
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Direttore Editoriale_Cesare [email protected]
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Grafica_JungleMedia
NOTA_In questo numero sono stati sottoposti a double blind peer review gli articoli pubblicati alle seguenti pagine: 11-17, 18-25, 31-35, 39-48, 50-58.
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in COPERTINAAra Pacis, Roma 2011 (ph. Riccardo Zipoli)
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