+ All Categories
Home > Documents > e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche...

e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche...

Date post: 18-Feb-2019
Category:
Upload: vobao
View: 216 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
31
1 Il Perugino, i suoi dipinti e l ’Osservanza francescana Le due pale d’altare di Pietro Vannucci, detto il Perugino, vissuto tra due secoli (1450-1523) e conservate a Fano nella chiesa di Santa Ma- ria Nuova, sono oggetto della ricerca e della riflessione dello scrivente. Pietro è uno dei pittori più conosciuti, osannati e prolifici del suo tempo 1 ; ma è anche un artista non facilmente catalogabile sia per la sua personale identità sia per l’abbondante produzione artistica. Henry Thode afferma che il Perugino era fatto apposta per rappre- sentare l’anima estetica di san Francesco 2 ; al contrario, Giorgio Vasari definisce il Perugino persona di assai poca religionee non se gli poté mai far credere l’immortalità dell’anima 3 . –––––––––––––––––––––––––––––– 1 Pietro Vannucci, detto il Perugino (1450-1523), nasce a Città della Pieve, una ridente cittadina in provincia di Perugia (l’antica Castrum plebis), adagiata su una collina che domina la modesta valle del torrente Chiani. Dopo un primo periodo trascorso in Umbria e in Toscana studiando attentamen- te, e con curiosità, le leggi della prospettiva, viene attratto e soggiogato dai paesaggi umbri, toscani e marchigiani, tanto da riprodurli nelle sue opere creando spazi di luce e di colori. La sua personalità si forma in Toscana ad Arezzo e a Firenze (dove inizia a frequentare la bottega di Andrea di Cione, detto il Verrocchio (1435- 1498) dal quale, oltre alla raffinatezza del disegno, appren- de ad impostare in modo plastico le immagini. Nel 1472 figura iscritto nella Compagnia di San Luca a Firenze. La città era allora il centro della cultura mondiale. A lei facevano riferimento i maggiori artisti del tempo. Imparò a Firenze l’arte di dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, che in quel tempo erano ricercate. I suoi dipinti sono innumerevoli e le moltissime commissioni lo condussero, troppo spesso, a ripete- re con monotonia schemi di composizione. Molte delle sue prime opere sono andate perdute. Ma ci sono anche opere d’arte splendide, come le tavolette dipinte a tempera d’uovo, che narrano i Miracoli di san Bernardino; l’Adorazione dei Magi; il San Sebastiano, affresco conservato a Santa Maria di Cerqueto; La Consegna delle chiavi a Pietro (il Vasari aggiunge: in compagnia di don Barto- lomeo della Gatta, abate di S. Clemente d’Arezzo); non sono da dimenticare l’Annunciazione in Santa Maria Nuova di Fano e neppure l’Apparizione della Vergine a san Bernardo della Pinacoteca di Mo- naco. Pregevoli anche i ritratti come quello di Francesco delle Opere (Galleria degli Uffizi - Firenze). Sisto IV (1471-1484) chiama a Roma il Perugino affidandogli gli affreschi della Cappella della Conce- zione, oggi perduti; quindi lavora alla decorazione della Cappella Sistina. Nell’ultimo periodo della vita l’attività artistica del Perugino fu intensa, quasi frenetica: aprì infatti due botteghe una a Firenze e un’altra a Perugia. Morì di peste nel 1523 a Fontignano (frazione di Perugia). 2 THODE HENRY, Francesco d’Assisi e le origini dell’arte del Rinascimento in Italia, Roma 1993, p. 86. 3 VASARI GIORGIO, Le Vite de’ più eccellenti Pittori, Scultori e Architetti, Napoli 1859, p. 241.
Transcript
Page 1: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

1

Il Perugino, i suoi dipinti e l ’Osservanza francescana

Le due pale d’altare di Pietro Vannucci, detto il Perugino, vissuto tra due secoli (1450-1523) e conservate a Fano nella chiesa di Santa Ma-ria Nuova, sono oggetto della ricerca e della riflessione dello scrivente. Pietro è uno dei pittori più conosciuti, osannati e prolifici del suo tempo1; ma è anche un artista non facilmente catalogabile sia per la sua personale identità sia per l’abbondante produzione artistica. Henry Thode afferma che il Perugino era fatto apposta per rappre-sentare l’anima estetica di san Francesco2; al contrario, Giorgio Vasari definisce il Perugino persona di assai poca religione… e non se gli poté mai far credere l’immortalità dell’anima3.––––––––––––––––––––––––––––––

1 Pietro Vannucci, detto il Perugino (1450-1523), nasce a Città della Pieve, una ridente cittadina in provincia di Perugia (l’antica Castrum plebis), adagiata su una collina che domina la modesta valle del torrente Chiani. Dopo un primo periodo trascorso in Umbria e in Toscana studiando attentamen-te, e con curiosità, le leggi della prospettiva, viene attratto e soggiogato dai paesaggi umbri, toscani e marchigiani, tanto da riprodurli nelle sue opere creando spazi di luce e di colori. La sua personalità si forma in Toscana ad Arezzo e a Firenze (dove inizia a frequentare la bottega di Andrea di Cione, detto il Verrocchio (1435- 1498) dal quale, oltre alla raffinatezza del disegno, appren-de ad impostare in modo plastico le immagini. Nel 1472 figura iscritto nella Compagnia di San Luca a Firenze. La città era allora il centro della cultura mondiale. A lei facevano riferimento i maggiori artisti del tempo. Imparò a Firenze l’arte di dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, che in quel tempo erano ricercate. I suoi dipinti sono innumerevoli e le moltissime commissioni lo condussero, troppo spesso, a ripete-re con monotonia schemi di composizione. Molte delle sue prime opere sono andate perdute. Ma ci sono anche opere d’arte splendide, come le tavolette dipinte a tempera d’uovo, che narrano i Miracoli di san Bernardino; l’Adorazione dei Magi; il San Sebastiano, affresco conservato a Santa Maria di Cerqueto; La Consegna delle chiavi a Pietro (il Vasari aggiunge: in compagnia di don Barto-lomeo della Gatta, abate di S. Clemente d’Arezzo); non sono da dimenticare l’Annunciazione in Santa Maria Nuova di Fano e neppure l’Apparizione della Vergine a san Bernardo della Pinacoteca di Mo-naco. Pregevoli anche i ritratti come quello di Francesco delle Opere (Galleria degli Uffizi - Firenze). Sisto IV (1471-1484) chiama a Roma il Perugino affidandogli gli affreschi della Cappella della Conce-zione, oggi perduti; quindi lavora alla decorazione della Cappella Sistina. Nell’ultimo periodo della vita l’attività artistica del Perugino fu intensa, quasi frenetica: aprì infatti due botteghe una a Firenze e un’altra a Perugia. Morì di peste nel 1523 a Fontignano (frazione di Perugia). 2 THoDe HeNRy, Francesco d’Assisi e le origini dell’arte del Rinascimento in Italia, Roma 1993, p. 86.3 VASARI GIoRGIo, Le Vite de’ più eccellenti Pittori, Scultori e Architetti, Napoli 1859, p. 241.

2

Page 2: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

2

––––––––––––––––––––––––––––––

4 Ibidem. 5 Ibidem, saltim.6 SALMI MARIo, Essenza della pittura umbra, in “L’Umbria nella Storia della Letteratura e dell’Arte” (Università degli Studi di Perugia - Accademia di Lettere), Bologna 1954, pp. 305-306.7 D’ANCoNA PAoLo, Umanesimo e Rinascimento, a cura di Luisa Gengaro, III, ed. 3a, Torino 1948, p. 228.

Le ragioni di un tale giudizio vanno forse ricercate nel fatto che il Vasari vedeva in lui l’arte soggiogata al denaro tanto che ebbe ad aggiungere: aveva ogni sua speranza nei beni della fortuna e per danari avrebbe fatto ogni male contratto4. Questo il giudizio morale sull’uomo, che si discosta però da quel-lo artistico dal momento che altrove afferma:

Venne in pochi anni in tanto credito, che de l’opere sue s’empié non solo Fiorenza et Italia, ma tutta la Francia, la Spagna e molti altri paesi, dove elle furono mandate…

e ancora: Sopra l’oratorio (deli Ingesuati) fece in un arco tre mezze misure: la No-stra Donna, san Girolamo et il beato Giovanni, con sì bella maniera che fu stimata delle migliori opere che mai Pietro lavorasse in muro…

e per quanto riguarda la prospettiva affermava, sempre in riferi-mento al convento degli Ingesuati:

Vi fece una prospettiva bellissima che sfuggiva, la quale fu molto lodata e meritata-mente, perché ne faceva Pietro professione particolare5.

Comunque l’arte del Perugino attrae per la bellezza estetica, cu-rata nelle forme e nei particolari; è perfino troppo bella per essere vera. Così annota Mario Salmi dell’Università degli Studi di Perugia:

Nessun artista del Quattrocento fu forse così ammirato come il Vannucci. Perché? Le sue cose giovanili - dopo i quadretti di S. Bernardino - come certe Ma-donne, ad es. quella del Museo Jacquemart André a Parigi, riflettono schemi verro-chieschi attuati con una raffinatezza addolcita, priva della energia fiorentina. Ma com’egli si fosse ingagliardito ed impegnato a contatto di Firenze - pur conservando il suo tono - lo dice il S. Sebastiano di Cerqueto del 1478. Pure se fosse divenuto un for-malista fiorentino dimenticando la prima fondamentale educazione presso Piero del-la Francesca, non avrebbe raggiunto quell’ordine poetico che lo fa un nobile pittore6.

Il Perugino è certamente un grande artista, cresciuto alla scuola dei maestri del Quattrocento:

Da Piero della Francesca gli deriva la severa scienza prospettica che lo porta a scandire gli spazi, ad accordare figure e paesaggio in una tesa e diffusa chiari-tà; dal Verocchio gli giunge la raffinatezza disegnativa, l’impostazione vigorosa e plastica delle sue immagini. Né si deve trascurare una efficacia su di lui di quei primitivi fiamminghi che in Firenze e in Urbino avevano aperto alla pittura nuovi campi d’esperienza con esempi generalmente ammirati di tecnica ad olio7.

Page 3: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

3

Le origini di Pietro Perugino - afferma Pietro Scarpellini - si devono cercare non tanto a Perugia, quanto prima ad Arezzo e poi a Firenze, e che la più antica opera importante del pittore di Castel della Pieve nella città da cui prese il nome, e per cui viene universalmente riconosciuto, è probabilmente da individuare nell’Adorazione dei Magi per la chiesa dei Serviti8.

In rapporto all’arte esplosa a Firenze tra il 1400 e il 1500 non dimentichiamo quello che scrisse Bernard Berenson (1865-1959), sto-rico dell’arte statunitense: l’Italia, e in particolare Firenze, è la culla dell’arte. Mi sembra giusta anche l’affermazione di eckhart Knab nel sostenere il Perugino che manifesta, soprattutto nel disegno e nell’e-spressività descrittiva pittorica, una forte aspirazione alla raffinatezza formale e stilistica:

Il Perugino riprese la vecchia idea fiorentina dell’autonomia creativa del disegno, della linea plasmante, dei contorni ampi e collegati, dei movimenti e delle figure, sia dal Verocchio, sia evidentemente dai suoi rivali, il Pollaiolo. Nel corso della sua attività, nell’armonico fluire delle linee e delle forme, la sua opera assume talvolta caratteristiche gotiche, che riflettevano l’influsso dell’arte di Rogier van der Weyden e di Justus van Gent, ma i presupposti stavano sempre nella stessa arte toscana e umbra9.

Il Perugino, pur essendo in parte legato al passato, pur sentendo gli influssi, almeno in parte dei fiamminghi, rimane sempre legato allo sviluppo dell’arte toscana e radicato alla sua terra umbra. Mi sembra anche giusto che il critico noti le ombre, soprattutto quelle dell’ultimo periodo della attività artistica, quando il pittore a Pe-rugia affrescò la sala del Collegio del Cambio:

Benché l’opera pittorica dell’ultimo periodo del Perugino appaia arida e pietrificata in un eccesso di sentimentalismo, egli fu uno dei disegnatori più eminenti, e non solo della scuola umbra, fra la fine del quindicesimo e gli inizi del sedicesimo secolo, finché Raffaello non lo superò. Da questo punto di vista Giovanni Santi aveva ragione nel tessere gli elogi del Pe-rugino10.

––––––––––––––––––––––––––––––

8 SCARPeLLINI PIeTRo, Note sulla Pittura del Rinascimento nella Galleria Nazionale dell’Umbria, In “Bollettino D’Arte”, 50-51 (1998) 116.9 KNAB eCKHART, MITSCH eRWIN, oBeRHUBeR KoNRAD, Raffaello - i disegni, a cura di Paolo del Poggetto, Firenze 1983, pp. 29-30.10 Ibidem.

Page 4: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

4

Petrus Perusinus egregius pictor,

Perdita si fuerat,

pignendi hic retulit artem:

Si nunquam inventa esset hactenus,

ipse dedit.

anno D. 1500

2

Page 5: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

5

Il contesto in cui vive e opera Pietro Vannucci

Dal lato artistico e culturale Si passa dal medioevo all’era moderna.

L’era moderna - afferma Timothy Verdon - nasce col Quattrocento. Nasce con la riscoperta del mondo antico all’inizio del XV secolo, e con la scoperta di un mondo nuovo alla sua fine. Nasce con la “rivoluzione informatica” dovuta all’invenzione della stampa. Nasce cioè da realtà che implicano un diverso rapporto con il tempo, con lo spazio e con la trasmissione del sapere. Nasce nelle arti con una visione dell’uomo sviluppata mediante lo studio dell’ana-tomia e degli af fetti, e con la razionalizzazione, mediante la prospettiva lineare, dello spazio in cui l’uomo vive11.

Secondo Timothy Verdon, l’era moderna ha dei presupposti che l’iniziano e la caratterizzano: la scoperta dell’America e l’invenzione del-la stampa; quest’ultima offre all’uomo una nuova curiosità relativa al sapere, allo studio dell’anatomia, alla ricerca dello spazio e della pro-spettiva nella quale l’uomo s’inserisce, vive e si realizza. Si esce dal medioevo per entrare in una nuova era. Sull’Umanesimo e sul Rinascimento si sono versati fiumi d’inchio-stro e non sarà certamente il sottoscritto ad aggiungere uno studio al riguardo, ma non mi dispiacciono l’analisi e le poche parole di Luigi Serra12:

Nell’arte della Grecia e di Roma si rispecchiò segnatamente l’architettura, che reagì decisamente al gotico e rianimò le forme e gli ideali classici. Tutte le nostre estrinsecazioni costruttive derivano dall’Antico, di cui attestano

––––––––––––––––––––––––––––––

11 VERDON TIMOTHY, L’Arte cristiana in Italia - Rinascimento, Premessa, II, Cinisello Balsamo (Milano) 2006, p. 7. 12 Luigi Serra (1881-1940). Direttore della Galleria Nazionale delle Marche. Le sue ricognizioni sul territorio, guidate dal criterio della tutela, lo portarono a pubblicare dal 1922 fino al 1934 una serie di elenchi di testimonianze artistiche del territorio marchigiano. Nel 1926 pubblicò la quinta edizione della Storia dell’Arte in Italia e nel 1929 L’arte nelle Marche. Ad Urbino riorganizzò La Galleria Nazionale delle Marche nel Palazzo Ducale. Riordinò La Galleria Comunale di Ascoli Piceno, La Pinacoteca di Pesaro, Il Museo della Santa Casa di Loreto.

2

Page 6: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

6

in tal modo la inesausta vitalità animatrice; ma nessuna riuscì, al pari di quella della Rinascenza, nelle manifestazioni più vere e maggiori, cioè quelle toscane, a rivaleggiare stupendamente con esso, creando nuovi tipi: puri, squisiti, armoniosi, concepiti essenzialmente nello spirito della musica13.

È vero. Ma… questo riferimento, questo aggancio non è schiaviz-zante o esaustivo:

Più che al passato si volsero verso la vita, la pittura e la scultura, rievocandola in pronte e vivaci rappresentazioni, nelle persone, nei costumi, nelle pompe, negli sce-nari di fabbriche e di paesi, accentuandone il battito, assurgendo da essa a sovrane creazioni ideali, in una prodigiosa varia fiorita di scuole e di maestri14.

Le signorie italiane colsero l’opportunità, la novità culturale ed artistica e, in qualche modo, la resero viva e la svilupparono nel loro ambiente:

L’arte sfolgorò regina di ogni reggia, accanto al radioso dispiegamento delle lettere, della musica, delle scienze: a Rimini intorno a Sigismondo Pandolfo Malatesta “procellosa anima imperiale”; a Mantova glorificata dall’elettissimo spirito di Isa-bella Gonzaga; ad Urbino, auspice soprattutto Federico da Montefeltro; a Milano protetta dai Visconti, dagli Sforza, da Ludovico il Moro; a Ferrara nel Palagio degli Estensi, a Firenze esaltata da’ Medici; a Napoli alla corte d’Aragona, a Roma intorno al soglio pontificio… in una superba gara di superamento15.

* * *

Quando inizia il periodo umanista? Non vorrei semplificare le cose tanto da renderle banali. Credo, però, che il Masaccio (1401-1428) per le sue caratteristi-che rivoluzionarie, per le azioni magistralmente definite, per la forma quasi scultorea dei suoi personaggi, per la prospettiva sapientemente concepita e largamente diffusa, può essere considerato il fondatore cul-turale e artistico di questa nuova era. La cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre, conservata presso la Cappella Brancacci a Santa Maria del Carmine a Firenze, mani-festa, soprattutto in modo umano, quasi scolpito nella pietra, un umanesi-mo che chiamerei cristiano, fisicamente espressivo anche nella nudità. ––––––––––––––––––––––––––––––

13 SERRA LUIGI, Storia dell’Arte italiana, II, ed. 5a, Milano 1926, p. 3.14 Ibidem.15 Ibidem.

Page 7: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

7

C’è in quell’opera tutto lo sconcerto, tutto il dramma di una scon-fitta epocale. L’artista riesce a comunicare il movimento fisico ed emo-tivo: la vergogna di Adamo che si copre il volto con le mani, ma soprat-tutto quel grido sordo di eva che manifesta tutta l’intensità del dramma umano; mentre l’angelo li sovrasta e indica loro la via dell’esilio. L’Umanesimo fiorentino ci offre immagini plastiche nelle quali tutte le componenti umane fisiche e psicologiche prendono risalto. Lo sviLuppo di questo movimento

Antonio Paolucci, attuale direttore dei Musei Vaticani, afferma che a Firenze, all’inizio del Quattrocento, si viveva una stagione che definisce delle attitudini e degli affetti. Vi era in quella città, in quel preciso periodo storico, una particolare coincidenza tra il diagramma artistico e la vicenda economica e sociale:

Alla fine del XIV secolo, per iniziativa dei grandi ordini religiosi non meno che dello “establishment” economico-politico cittadino (nel 1391 la potente Arte della Lana avviava lavori alla porta della Mandorla in duomo) e con accelerazione crescente negli anni successivi (è del 1404 il bando della Signoria che obbligava le corporazioni a porre le statue del loro santo patrono nelle nicchie esterne di Or-sanmichele) infittiscono le committenze artistiche e quindi le occasioni di lavoro.Firenze diventa un operoso cantiere che attira i talenti e stimola la concorrenza. In questo senso si può dire che il periodo di prosperità economica e di pace sociale noto come “Oligarchia degli Albizi” favorì in misura decisiva la grande fioritura del primo Quattrocento16.

Gli ordini religiosi, le corporazioni, la Signoria, presenti a Firenze, at-traverso le loro committenze, sollecitavano e attiravano artisti a realizzare opere di pregio all’interno delle chiese, dei conventi, degli opifici. Tra loro nasce una competizione, che porterà Firenze ad essere il punto di riferimento per tutti gli artisti di tutti i tempi. Nella seconda metà del Quattrocento si sviluppano i fermenti che tro-varono poi terreno fertile nella città dei Medici. È lo stile rinascimentale ed umanistico che permea e sostiene l’arte di questo periodo.

––––––––––––––––––––––––––––––

16 PAOLUCCI ANTONIO, L’età del Masaccio: Il primo Quattrocento a Firenze, a cura di Luciano Berti e An-tonio Paolucci, Milano 1990.Antonio Paolucci è uno dei migliori e conosciuti storici dell’arte. È stato soprintendente dell’Opificio delle pietre dure di Firenze, Ministro dei Beni Culturali, attualmente Direttore dei Musei Vaticani.

Page 8: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

8

La cacciatadi Adamo ed Eva

dal Paradiso terrestreAffresco del Masaccio (1424-1428) conservato presso San-ta Maria del Carmine, Cappella Brancacci a Firenze.

2

Page 9: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

9

Ci aiuta la visione chiara proposta da Verdon Timothy:

In una prima fase sono gli stessi maestri fiorentini ad essere chiamati da commit-tenti esterni… Un secondo momento vede invece la presenza di artisti non fiorentini a scuola nella città sull’Arno… La terza fase consiste in un nuovo esodo dei fiorentini, questa volta per lavorare accanto ai maestri di diversa provenienza, formati allo stile moderno secondo altri criteri: Ghirlandaio, Botticelli, Cosimo Rosselli che a Roma collaborano con Pietro Perugino; Leonardo da Vinci che a Milano lavora con Donato Bramante17.

Dal lato religioso Marinella Bonvini Mazzanti in un suo volume su Giovanni Della Rovere afferma che le peculiarità della religione nel Rinascimento con-sistono soprattutto nella rivalutazione del culto di Cristo e ne dà una spiegazione: l’humanitas rinascimentale, intesa come assoluta elevazio-ne dell’uomo sugli istinti del mondo animale (feritas), esaltava il culto di Cristo in cui l’umano era stato innalzato fino a fondersi con il divino18. L’affermazione è in parte vera, ma non bisogna dimenticare la pre-senza rilevante dell’osservanza francescana che si espresse con autorità su due grandi devozioni: il Nome di Gesù e la Vergine Maria (l’Annunzia-ta e Santa Maria delle Grazie).

* * *

Certamente gli osservanti sentirono l’influsso dei nuovi movi-menti e cercarono di accogliere la positività del messaggio. Del resto anche Francesco Maturanzio (Maturantius) cercò di di-mostrare che la perfezione può congiungersi in terra armonizzando le virtù degli antichi (particolare il riferimento ad Aristotele) con la fede di Cristo. Il noto letterato perugino, ben conosciuto da Pietro Vannucci, rav-visava una sintesi tra pensiero aristotelico e teologia cristiana che pote-va essere il punto di accordo possibile tra fede e ragione. ––––––––––––––––––––––––––––––

17 VERDON TIMOTHY, L’Arte cristiana in Italia…, p. 7.18 BONVINI MAZZANTI MARINELLA, Giovanni Della Rovere, Senigallia 1983, pp. 290-291.

3

nedgrimes
Rectangle
Page 10: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

10

Il suo pensiero è sintetizzato in queste sue espressioni: Aristotelis dicta omnia rationesque sic in promptu habuit, sic ad fidei nostræ com-probationem… accomodavit, ut… philosophiam non solum non repugnare, sed consonare per omnia cum theologia manifestissime valeat comprehendi19.

Lo stesso san Bernardino nei suoi due quaresimali, De christiana religione e De evangelio æterno, cita le Epistolæ e l’Ars poetica di orazio e altri brani presi da Virgilio (si contano quaranta pagine in folio di cita-zioni bibliche e sessanta di altri autori); il senese si dimostra un uomo di larghissima cultura; anche lui, a suo modo, era un umanista:

Vanno messi in evidenza alcuni aspetti dell’umanesimo di S. Bernardino. Egli non si è limitato a scrivere le sue idee nel chiuso di una stanza, per un puro diletto letterario. Egli non ha fatto “l’umanista di corte”. Egli ha approfondito il mistero dell’uomo ed ha studiato la sua dignità per farla conoscere al popolo. S. Bernardino è stato un predicatore e “un predicatore popolare”, come si addiceva a un francescano. Si può dire, perciò, che il suo è stato “un umanesimo popolare”, nel senso che meglio di ogni altro è riuscito a portare al popolo le ricchezze cristia-ne, colorite dal pensiero e dall’esperienza francescana20.

San Bernardino non è stato l’umanista cortigiano neppure alla corte dei papi, non ha fatto del romanticismo, pur essendo attratto dalla poesia ma, al contrario, nelle sue numerosissime e apprezzate prediche ha messo in evidenza come ogni uomo possa avere coscienza della pro-pria grandezza. Il senese imposta la peculiarità del suo umanesimo su due basi: la popolarità e la concretezza. egli prende l’uomo tout court, l’uomo comu-ne della quotidianità, l’uomo potenzialmente grande, ma che necessita di essere purificato. Bernardino era amico di Maffeo Vegio (1407-1458), poeta e uma-nista e di Vespasiano da Bisticci (1421-1498), umanista e bibliotecario che curò la biblioteca di Federico da Montefeltro21 e scrisse, dopo la morte del grande predicatore popolare, la vita del suo amico Bernardino da Siena.––––––––––––––––––––––––––––––

19 FALZONE PAOLO, Maturanzio (Maturantius) Francesco, in “Dizionario Bibliografico degli italiani”, LXXII, Roma 2008, p. 340. 20 GARDAROPOLI GERARDO, Il Primato dell’uomo nel pensiero e nell’evangelizzazione di S. Bernardino da Siena, in “San Bernardino da Siena predicatore e pellegrino”, Galatina 1935, p. 25. Vedere anche PETROCCHI MASSIMO, Storia della spiritualità italiana, I, Roma 1978, pp. 104-105.21 Quella delle biblioteche è una delle attività più importanti nel campo culturale da parte dell’Osservanza. Elevato è stato l’impegno dei predicatori per la costituzione di biblioteche: basterebbe ricordare la stupenda biblioteca del convento di Monteripido a Perugia. Lo stesso san Giacomo della Marca radunò circa duecen-to volumi per la biblioteca di Santa Maria delle Grazie di Monteprandone.

Page 11: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

11

Infine eugenia Bianchi, storica dell’arte, ci ricorda che… gli Osservanti consideravano la pittura quale strumento di educazione spiritua-le e quale veicolo di trasmissione delle verità religiose e di quei valori etici su cui si fondava il loro stile di vita, ovvero gli ideali che essi professavano…E non è possibile comprendere appieno un’opera commissionata da un ordine os-servante, o realizzata da religiosi osservanti, senza tener conto di quelle componen-ti spirituali che stanno alla base del fenomeno dell’Osservanza che trovano la loro sorgente nella spiritualità di san Francesco d’Assisi22.

oltre all’eremo, che ha sempre affascinato il francescanesimo, e all’evangelizzazione, che nel periodo dell’osservanza tra il ’400 e ’500 ha raggiunto il massimo splendore, è da aggiungere l’arte quale strumento di educazione, veicolo di trasmissione delle verità religiose e sorella silenziosa ma presente ed efficace del messaggio evangelico.

L’Osservanza francescana Nel secolo XV, a Firenze e nel centro Italia, per iniziativa dei gran-di ordini religiosi come quello dei Francescani, dei Domenicani, degli Agostiniani, gli artisti migliori furono sollecitati a dipingere pale d’altare, quadri di ogni genere, a scolpire statue e monumenti funebri, a fondere nuovi bronzi, a innalzare nuove chiese e conventi. Le attività della città si snodano in almeno quattro direzioni: l’arte, l’operosità degli opifici, il mercato, l’economia. Alla nostra ricerca interessa la committenza degli ordini religiosi e nello specifico quello dei Francescani.

La natura dell’Osservanza francescana Si tratta dell’ennesima riforma pauperistica dell’ordine francesca-no tendente ad osservare la Regulam ad litteram, sine glossa. A fra Paoluccio da Foligno, della nobilissima famiglia dei Trinci, sono attribuiti gli inizi di questa riforma.

––––––––––––––––––––––––––––––

22 BIANCHI EUGENIA, L’Arte delle Osservanze, in “Iconografia ed Arte cristiana”, II, Cinisello Balsamo (MI) 2004, p. 994.

Page 12: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

12

L’approvazione del movimento è legato sia alla personalità di fra Tommaso Frignani, allora Ministro Generale dei Frati minori che fu sol-lecitato dai Trinci a concedere il permesso per la nuova riforma dell’or-dine, sia alla particolare posizione dell’eremo di Brogliano, nel Ducato di Camerino tra i confini delle Marche e dell’Umbria, dove aveva preso dimora Paoluccio con alcuni suoi compagni. Nella seconda metà del ’300 i conventi della riforma avevano rag-giunto il numero di dodici unità. Gregorio XI (1370-1378) prese sotto la sua protezione il nuovo movimento e rimproverò aspramente i provinciali, ancora contrari alla riforma23. La prima generazione degli osservanti proveniva completamente dalla Comunità (Conventuali). La fase di maggior sviluppo si ebbe con l’adesione al movimento di grandi personalità come Bernardino da Siena, Giovanni da Capestra-no, Giacomo della Marca e Alberto da Sarteano, che daranno all’osser-vanza un volto definitivo. Si deve soprattutto a san Bernardino se l’osservanza della seconda generazione fiorì nel ’400 in modo così vigoroso. Il senese fu un vero capo e formatore. Mentre i primi frati erano di scarsa cultura e in genere laici, quelli della seconda generazione provenivano dalle Università24 e molti di essi erano giuristi.

––––––––––––––––––––––––––––––

23 Cf Aa.Vv., Il Rinnovamento del francescanesimo, l’Osservanza (Atti dell’XI Convegno internazionale, Assisi 20-22 ottobre 1983), Città di Castello (PG) 1985; BReGIo LoDoVICo, L’Osservanza francescana in Italia nel secolo XIV, Roma 1963; SeNSI MARIo, Le Osservanze francescane nell’Italia centrale, Roma 1985; IDeM, Dal Movimento eremitico alla regolare Osservanza, Santa Maria degli Angeli (Assisi) 1992; IDeM, Brogliano e l’opera di Fra Paoluccio da Trinci, in “Picenum Seraphicum”, 12 (1975)7-62; GALAMB GyoGy, San Giacomo della Marca e gli inizi dell’Osservanza, in “Picenum Seraphicum”, 20 (2002) 11-31; GUIDI ReMo, Frati e Umanisti nel Quattrocento, Alessandria 2013, pp. 90-115; SKRZySToF NyKIeL, Predicatori senza bavaglio, in “L’osservatore Romano” del 15.11.2013, p. 15.24 Non dimentichiamo lo Studio minoritico di Teologia di Bologna iniziato da sant’Antonio di Padova: nel 1360, dopo una lunghissima tradizione culturale, Innocenzo VI (1352-1362) con bolla Quasi Li-gnum eresse quello Studio a facoltà teologica. Nel 1475, nel pieno periodo dell’osservanza, su autorizzazione di Sisto IV (1471-1484) venne aper-to un secondo Studio presso il convento dell’osservanza della Santissima Annunziata di Bologna. Quest’ultimo fu uno dei cinque Studi generali degli osservanti. Tutto cessò con l’abominevole sop-pressione degli ordini religiosi perpetrata dal governo sabaudo nel 1866 (cf BLoCK WIeSLAW, Vivere il Vangelo con San Francesco d’Assisi, Bologna 2013, pp. 92-93).

3

Page 13: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

13

Il Frate dell’osservanza francescana come presumibilmente era vesti-to nel secolo XV e XVI. Il colore era leggermente più chiaro. Il religioso tiene in mano il cordone per mostrare la scelta pauperistica della sua vita consacrata (da ABBoT GASQUeT, English Monastic Life, Lon-dra 1904).

3

Page 14: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

14

e il primo frutto del movimento dell’osservanza fu una nuova fio-ritura della predicazione, una predicazione peregrinante: percorsero città e paesi esortando il popolo alla penitenza; dovunque incontravano la po-polazione: nelle chiese, nelle strade e nelle piazze. Piazze e chiese erano traboccanti di popolo: la gente contendeva gli spazi per ascoltare, da posizione vantaggiosa, la predica del frate, quasi a non volerne perdere una parola25.

La predicazione fu sempre l’impegno principale dell’osservanza: Schiere di frati percorrevano allora la penisola dai pendii delle Alpi fino alla Sicilia, predicando incessantemente. Alcuni di essi stavano sul pergamo quasi tutti i giorni per anni e decenni. Il portabandiera di questo movimento di predicazione e di mis-sioni era Bernardino da Siena. La predicazione divenne per lui l’unica occupazione della vita… Egli fu per l’intero secolo il maestro dell’eloquenza sacra26.

Alla fine del 400 i conventi dell’osservanza superavano di gran lunga il centinaio. Il periodo in cui operò il Perugino è anche il tempo dell’esplosione dell’osservanza francescana. Non sempre viene messo in luce quest’aspetto storico importan-tissimo del ’400, che ha condizionato la storia dell’Italia e di gran parte dell’europa sino ai paesi slavi, abbracciando ogni campo, sociale, eco-nomico, politico e religioso.

––––––––––––––––––––––––––––––

25 È noto come l’Osservanza godette di una grandissima popolarità sia tra i ceti popolari sia tra i gruppi di Governo, grazie all’azione instancabile dei suoi predicatori che promossero un rinnovamento tanto nei costumi e nella morale religiosa e laica, quanto una forte azione pratica concentrata sulla pacifi-cazione delle città, sulla stesura dei nuovi statuti cittadini. Furono soprattutto i governanti e i signori di numerosi stati italiani a fondare o elargire munificamente per la costruzione delle chiese dei frati giungendo sovente a scegliere tali fondazioni per ospitare le loro sepolture esprimendo una precisa scelta di campo a cui si univa la volontà di celebrazione personale o dinastica, ma anche di chiare linee di committenza artistica, che ebbero forti ricadute su altri gruppi sociali cittadini legati al potere. Il nume-ro di cappelle funerarie costruite e fatte decorare con affreschi, pale d’altare e sculture nelle nuove chiese degli Osservanti - un numero forse più rilevante di quello che, alle stesse date, caratterizza fondazioni ufficiate dai Conventuali o da altri Ordini - è incalcolabile e costituisce un capitolo della storia dell’arte francescana ancora in gran parte da scrivere, ma di assoluto rilievo (CoBIANCHI RoBeRTo, Lo temperato uso delle cose - La committenza dell’Osservanza francescana nell’Italia del Rinascimento, Spoleto 2013, p. XX). Vedere anche GUIDI ReMo, Frati e Umanisti…, p. 185ss.26 HoFeR GIoVANNI, Giovanni da Capestrano. Una vita spesa nella lotta per la riforma della Chiesa, l’Aquila 1955, pp. 114-115.

Page 15: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

15

Le molteplici attività dell’Osservanza

È bene ricordare le attività sociali degli osservanti: le fondazioni dei Monti di Pietà27, i Monti Frumentari28, gli Ospedali del Buon Gesù29,

la predicazione, le missioni ad gentes, gli Statuti comunali che i frati dell’osservanza dettarono o modificarono in varie città d’Italia, senza dimenticare la lotta contro gli usurai, gli eretici (Utraquisti presenti nei paesi balcanici30) e i Fraticelli31. Tutta questa operosità venne sostenuta da un gruppo di uomini, eccelsi per cultura, santità di vita, attività apostolica: san Bernardino da Siena (1380-1444)32, San Giacomo della Marca (1394-1476), san Giovanni da Capestrano (1386-1456), beato Alberto da Sarteano (1385ca.- 1450), beato Gabriele Ferretti (1385-1456), Bernardino da Feltre (1439-1494) ––––––––––––––––––––––––––––––

27 Il Monte di Pietà è una specie di cassa di credito, su un pegno, per offrire piccoli prestiti a persone in dif-ficoltà di liquido monetario, spesso vittime dell’usura. L’iniziativa francescana ebbe ampia diffusione sia in Italia che all’estero. È questa la motivazione che dette Marco da Montegallo per la nuova fondazione: Questo Monte servirebbe ad evitare i crudeli e non tollerabili danni, che gli abitanti della città e del contado pativano per le usure iniquissimamente da’ Giudei esercitate (CANTALAMeSSA CARBoNI GIACINTo, Marco da Montegallo - medico, teologo ed oratore del secolo XV, Ascoli Piceno 1843). Il beato Marco da Montegallo predicò la Quaresima a Fano dove fondò il Monte di Pietà nel 1471 (cf LoMASTRo To-GNATo FRANCeSCA, Legge di Dio e Monti di Pietà, Vicenza 1996, pp. 47, 65-66, 145-146; vedere anche DeSSI RoSA MARIA, Usura, Caritas e Monti di Pietà - Le Prediche antiusurarie e antiebraiche di Marco da Bologna e di Michele Carcano, in “I Frati osservanti e la Società italiana nel secolo XV”, Spello 2013, pp. 169-228; MAZZAReLLI MARIA GIUSePPINA, Un’idea a lungo nuova: il credito ai poveri, ai meno poveri e la creazione dei Monti di Pietà, in “I Frati osservanti e la Società…”, pp. 339-357). 28 I Monti Frumentari nacquero nella seconda metà del ’400. Con questa istituzione veniva prestato grano ad agricoltori poveri che trovavano difficoltà per nuove semine. La restituzione del grano veni-va eseguita a fine raccolto. Anche i Monti Frumentari si proponevano di arginare la piaga dell’usura (cf SeNSI MARIo, Fra Andrea da Faenza istitutore dei Monti Frumentari, in “Picenum Seraphi-cum”, 9 (1972) 162-357).29 Si ricordano quelli di Jesi e di Fabriano.30 Gli Utraquisti erano i seguaci dell’eresia proposta da Jan Husu che sosteneva il diritto dei laici di comunicarsi sotto le due specie del pane e del vino, affermando che, per la salvezza dell’anima, era necessario ricevere l’eucaristia sub utraque specie.31 I Fraticelli sono un’espressione impazzita ed ereticale del Francescanesimo. Martino V (1417-1431) autorizza Giacomo della Marca a predicare contro di essi con bolla dell’11 ottobre 1426; lo stesso papa autorizza anche Giovanni da Capestrano con bolla del 27 maggio 1427 (vedere Aa.Vv., I “Fraticelli” santi o eretici? In “Atti del Convegno di Cuparamontana del 3 ottobre 1997”, a cura di Riccardo Ceccarelli, Cuparamontana 1998; SCHMIT CLeMeNTe, Introduzione allo studio degli Spi-rituali e dei Fraticelli, in “Picenum Seraphicum”, 11 (1974) 7-23. 32 San Bernardino (1380-1444) è il più grande predicatore del suo tempo. Percorre tutta la Toscana, la Liguria, il Piemonte, la Lombardia. Muore a L’Aquila nel 1444 e all’Aquila viene innalzata subito una basilica in suo onore che accoglie le sue spoglie mortali. È il riformatore dell’ordine francescano: s’inserisce nella riforma dell’osservanza, crea un gruppo favoloso di discepoli. 4

Page 16: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

16

e beato Marco da Montegallo (1425-1496). Quando moriva Marco, rite-nuto tra i primi fondatori dei Monti di Pietà, Pietro Vannucci era nella piena maturità. È quindi naturale che in lui fossero presenti l’attività e la spiritualità francescana. Nel ’400 i predicatori della penitenza erano numerosissimi: oltre i già citati, è bene ricordare Roberto da Lecce, Cherubino da Spoleto, e Michele da Carcano33. Questi predicatori, con la parola suadente, for-bita e con l’esemplarità del comportamento mettono in evidenza le nuove forme di vita all’interno delle fraternità, sollecitando il popolo alla conver-sione, proponendo come penitenti modello san Giovanni Battista, santa Maria Maddalena. Ai questi santi vengono dedicate nuove chiese e nuove immagini. Nelle Marche abbiamo chiese dei Frati minori dedicate a San Gio-vanni Battista (Pesaro, Ancona, Arcevia [AN], Montefalcone Appennino [AP]) o a Santa Maria Maddalena (Matelica [MC], Ripatransone [AP]), Sant’Agata Feltria, da poco nella Provincia di Rimini. Per quanto riguarda le immagini dei penitenti proposte alla devo-zione popolare, la maggior parte delle volte esse vengono inserite nelle pale d’altare insieme ad altri santi e beati francescani. ––––––––––––––––––––––––––––––

Aprì, attraverso la riforma, un numero sterminato di conventi. ebbe la felice idea di ampliare e di rendere più efficace la sua predicazione attraverso la devozione al Nome di Gesù che impresse, lui stesso, in una tavoletta e che presentava ad ogni sua predicazione. Gran devoto della Vergine Maria, sin da ragazzino andava a pregare presso Porta Camollia, a Siena, dove un’immagine della Madonna era incastonata all’interno della porta medievale. Da frate, come predicatore viene definito Eletto Dottore e santo Mariano, apostolo della Madonna, cantore delle bellezze di Maria (cf DI FoNZo LORENZO, La Mariologia di San Bernardino da Siena, in “Miscellanea Francescana”, 47 (1947) 3-102).33 Molti altri predicatori ebbe l’Osservanza. Cito solo alcuni tra i più noti: Roberto da Lecce (1425-1495): la sua predicazione destava incredibili entusiasmi. Predicò in Veneto, a Bologna, a Genova, a Napoli, a Lecce. Sisto IV (1471-1484) lo fece consacrare vescovo di Aquino. Cherubino da Spoleto (1414-1484): predicatore itinerante in Umbria e in Toscana. Predicò anche a Siena nella Piazza del Campo. Bernardino da Feltre (1439-1494): predicatore vivo, audace, spigliato attento alle necessità dei poveri e intrepido combattente contro gli usurai e apostolo dei Monti di Pietà. È molto presente nella storia sociale del suo tempo. Michele da Carcano (1427-1484): dopo l’incontro con san Bernardino da Siena, decise di farsi frate minore dell’osservanza. Fu uno dei predicatori più ricercati del suo tempo sia in Italia che in Pale-stina. Fondò i Monti di Pietà a Perugia e a Milano.Con questa stupenda galleria di uomini - afferma Stanislao da Campagnola - e più ancora con la ritro-vata disponibilità religiosa e sociale, l’Osservanza dava un mirabile esempio di fioritura francescana, quale non si ebbe che nel secolo XIII e non si avrà forse più (STANISLAo DA CAMPAGNoLA, Le Origini francescane come problema storiografico, Perugia 1974, p. 79).

3

Page 17: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

17

La dimensione mariana nella predicazione dell’Osservanza

Profonde furono la devozione e la venerazione verso la Vergine Ma-ria sotto i titoli di Annunziata o di Santa Maria delle Grazie. San Giacomo della Marca nei suoi viaggi portava spesso con sé l’immagine di Santa Maria delle Grazie che mostrava durante le sue prediche e peregrinazioni. Attualmente quell’icona è conservata a Monteprandone nella pic-cola cappella dedicata a Santa Maria delle Grazie. Lo stesso beato Gabriele Ferretti, come Ministro provinciale dell’ossevanza delle Marche, prendendo possesso a Sanseverino Mar-che (MC) della chiesa Santa Maria Submonte, dedicò la chiesa a Santa Maria delle Grazie. Abbiamo così una nuova serie numerosa di conventi e di chiese dell’osservanza dedicate a Santa Maria delle Grazie (Sanseverino Marche [MC], Senigallia [AN], San Ginesio [MC], Monteprandone [AP]) o all’An-nunziata (Ascoli Piceno, Fermo, Fossombrone [PU], osimo [AN], Monte-carotto [AN], Montecosaro [MC], Cossignano [AP], Colmurano [MC]).

…Non è una coloritura tipicamente tardoquattocentesca, ma lo sviluppo coerente di una linea inaugurata sin dalla prima generazione di predicatori. Lo attestano anche le titolazioni prevalentemente mariane delle chiese e dei con-venti con varianti che spaziano da “Santa Maria delle Grazie” o “Degli Angeli” al Centro Nord, sino a “Santa Maria del Gesù” in Sicilia. E sempre restando negli spazi della devozione sono consacrati a Maria luoghi che per ragioni diverse rivestono una forte valenza simbolica per l’azione osservante… La Porziuncola è posto di ritrovo annuale dei predicatori osservanti in occasione del Perdono da loro difeso e propagandato34.

Dimenticando questi aspetti si perde un contesto di valori, di idee, di storia e di riferimenti di grande rilevanza, poiché arte e fede sono sorelle e l’una e l’altra si possono completare a vicenda. Predicare è, soprattutto, insegnare e l’insegnamento mette in evi-denza alcune peculiarità che stanno a cuore all’osservanza. ––––––––––––––––––––––––––––––

34 SOLVI DANIELE, Il culto dei Santi nella proposta socio-religiosa dell’Osservanza, in “I Frati Osservanti e la Società in Italia nel secolo XV”, Atti del XL Congresso Internazionale (Assisi -Perugia, 11-13 ottobre 2012, Spoleto 2013, pp. 159-160. Vedere anche MERLO GRADO GIOVANNI, Nel nome di San Francesco - Storia dei Frati minori e del francescanesimo sino agli inizi del secolo XVI, Milano 2003, p. 311ss.

3

Page 18: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

18

Sono presenti nel cammino di fede e nelle devozioni proposte il Nome di Gesù35, la Vergine Maria, san Francesco, la Chiesa, la penitenza.

L’Osservanza Francescana a Fano I fanesi nel 1440 chiesero a san Giacomo della Marca di introdur-re l’osservanza nella loro città. Ma allora non se ne fece nulla perché i responsabili dell’ammini-strazione locale non si misero d’accordo sul luogo della nuova residen-za dei frati. Nel 1455 san Giacomo ritornò a Fano per predicare la Quaresima e, di nuovo, gli venne fatta richiesta a favore dell’osservanza. Fu scelto come residenza il santuario della Madonna del Ponte. Purtroppo, ben presto, i frati lasciarono quel luogo perché era straordi-nariamente nocivo per la loro salute a causa di aria malsana36 e si stabi-lirono a San Lazzaro nelle vicinanze di Fano. Ma Salvatore Tosti, riportando le parole del Consiglio comunale, indica anche altri motivi: non era più possibile sopportare le angherie del Pontiniere; inoltre la struttura era troppo angusta: non vi era il coro dove poter celebrare la liturgia delle ore, né l’infermeria che accoglies-se i malati e, infine, non esisteva una biblioteca per la formazione dei frati. Tosti conclude: da ciò possiamo facilmente dedurre lo stato povero del convento37.

Nel 1477 venne acquistato il terreno in zona San Lazzaro, sempre fuori le mura di Fano, per costruire la nuova chiesa e il convento. Sisto IV (1471-1484) aveva approvato la nuova presenza francescana38. e nel 1479 gli osservanti, terminati i lavori, poterono prendere possesso del convento e della chiesa alla quale dettero il titolo di Santa ––––––––––––––––––––––––––––––

35 Il nome, nel mondo ebraico, definisce l’essenza della persona.36 Sed cum is locus eorum salutis ob aeris intemperiem mirum in modum obesset. 37 Cf TOSTI SALVATORE, L’Osservanza a Fano, in “Omaggio a S. Francesco d’Assisi nel VII Centenario della sua morte”, Fano 1926, pp. 173. 38 Ibidem, pp. 164-169. Vedere anche AMIANI PIETRO MARIA, Memorie istoriche della città di Fano, I, Fano 1751, p. 33; BATTISTELLI FRANCO, L’antica chiesa e il convento di Santa Maria Nuova in San Lazzaro, in “La Chiesa di Santa Maria Nuova a Fano”, a cura di Gianni Volpe e Silvano Bracci, Fano 2009, pp. 45-47; IDEM, La chiesa e il convento di Santa Maria Nuova in San Salvatore…, pp. 49-53.

Page 19: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

19

Maria Nuova. Ma anche in questo nuovo luogo, le continue scorrerie mi-litari che allora imperversavano nella zona (pianura e delta del Metauro), convinsero gli osservanti a chiedere di nuovo e, insistentemente, agli amministratori di Fano uno spazio entro le mura per poter così vivere in pace. Nel 1519, finalmente, trovarono ospitalità presso la chiesa-parroc-chia San Salvatore animata dai monaci camaldolesi. Ne fa memoria Vincenzo Nolfi (1594-1665):

Il duca Francesco d’Urbino, allora nemico del Papa, venuto con grosso esercito vi ci fermò gli alloggiamenti, e fortificato quel sito (San Lazzaro), vi piantò la batteria contro la città, e benché in pochi giorni, senza far nulla, disloggiasse, con tutto ciò i poveri frati furono bersaglio di molti insulti, per lo più che mai risoluti d’abban-donare onninamente (sic) quel luogo, furono dalla comunità provvisti della chiesa parrocchiale di S. Salvatore…

Immagine di Santa Maria delle Grazie (cm 40x32) donata dal car-dinale Francesco della Rovere nel 1468 a san Giacomo della Marca. È in terracotta policroma.Nel piccolo riquadro maiolicato si ammira la Vergine Madre che guarda teneramente il Bambino mentre viene da lui abbracciata. San Giacomo la donò al Santuario di Santa Maria delle Grazie di Monte-prandone (AP), sua pa-tria, da lui fatto erigere in onore della Vergine Maria. A questa maiolica il frate era molto affezio-nato.

Page 20: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

20

––––––––––––––––––––––––––––––

39 NoLFI VINCeNZo, in Arch. ScF., sez. X; vedere AMIANI PIeTRo MARIA, Memorie istoriche…, I, pp. 19-20.Vincenzo Nolfi (Galassi), fanese, trascorse la sua giovinezza alla corte della duchessa di Bracciano di casa orsini. Tra il 1641 e il 1644 fu aggregato al Consiglio civico come magistrato e tra il 1642 e 1649 pubblicò sei edizioni del Bellerofonte. Fu un appassionato del teatro, compositore raffinato, scrisse la tragedia Romilda, pubblicata a Venezia nel 1643. Tra le opere edite dal Nolfi spetta il pri-mato a Ginipedia (cf BATTISTeLLI FRANCo, Nolfi (Galassi) Vincenzo, in “Dizionario Biografico - Treccani”, Roma 2013, p. 686). 40 ToSTI SALVAToRe, L’Osservanza a Fano…, p. 176.41 Fra Giannenrico De Tonsis proviene da una famiglia nobile di Fano. Da giovanissimo entrò nell’or-dine dei Frati minori. Dopo gli studi divenne maestro di Teologia. Si distinse anche per il Commen-tarium sulla Divina Commedia: Magister Franciscus de Tonsis, Episcopus Fanensis, qui compilavit Commentarium super Dantem, quemlibet versiculum egregie componens. Alla morte di Fra Giovanni de’ Bartoli, avvenuta il 3 febbraio 1445, eugenio IV (1431-1447) lo scelse come vescovo della Diocesi di Fano. Nel 1446 dovette recarsi a Roma per discolparsi da calunnie mossegli da alcuni cittadini di Fano. Nel 1448 la peste fece grande strage nella città di Fano e nel contado ed era anche difficile trovare sacerdoti per gli ultimi sacramenti. Peste e colera imperversarono anche negli anni 1466 e 1470 e il vescovo di Fano si distinse per il suo profondo senso di umanità e carità fraterna. Un testimone afferma: Noi allora vediamo il nostro Vescovo prodigarsi amorevolmente con la persona e con gli averi a lenire mali comuni. Nel 1452 la Repubblica Veneta indisse il blocco navale contro Fano, poiché Sigismon-do Pandolfo, si era associato a Firenze abbandonando l’alleanza con Venezia. De Tonsis si recò nella città lagunare e riuscì a riportare la pace. Nel 1463, cadde la signoria dei Malatesti. Durante il suo episcopato vennero a predicare a Fano San Giacomo della Marca e fra Marco da Montegallo (cf BoRGoGeLLI PIeRCARLo, Fra Giovanni De Tonsis da Fano, in “omaggio a San Francesco nel Centenario della sua Morte”, Fano 1926, pp. 42-51; CeCCAReLLI GIUSePPe, I Vescovi delle Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola, Fano 2005, p. 41).42 Una pietra all’interno del palazzo vescovile di Fano testimonia: MCCCCL [XXVI] . IOANNES TON-SUS . PONT [FANI] - DIVÆ . MARIÆ . PORTI [CUM] . DEDIT . OPUS. MARINI . CEDRINI . VENE [TI] . ARCHITECTI . ÆDIS [BEATÆ] . MARIÆ . IN LAURETO.La memoria è stata raccolta da BoRGoGeLLI PIeRCARLo, Fra Giovanni De Tonsis…, p. 51.

Restò demolita la chiesa e convento di fuori, e con quella materia, costrutta la chiesa e il convento dentro la città e chiamata col medesimo titolo di Santa Maria Nuova, e quivi portarono i padri tutte le loro suppellettili e particolarmente il coro di noce intarsiato il quale era già stato fatto dalla eredità dei due fratelli Marcolini e nella chiesa fu destinata una cappella al parroco39.

Nella nuova residenza i frati trasportarono tutto ciò che era possi-bile e anche il titolo di Santa Maria Nuova40. È bene ricordare che dal 1485 al 1499, cioè nel periodo in cui furono realizzate le opere del Perugino, nel tempo d’oro dell’osservan-za, erano presenti e governavano la Diocesi di Fano due vescovi, Frati minori: il fanese Giannenrico de Tonsis41, eletto vescovo da eugenio IV (1431-1447), ottimo letterato e noto dantista e Domenico Antonio da Pinerolo (1471-1499), eletto vescovo da Sisto IV (1471-1484), filosofo, teologo ed eminente predicatore e più volte Ministro provinciale42.

3

Page 21: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

21

––––––––––––––––––––––––––––––

43 I frati erano molto scontenti ed irritati a causa delle continue scorrerie dei militari. Gli Osservanti non amavano costruire i conventi all’interno delle mura cittadine: gli insediamenti furono quasi sempre edificati fuori delle mura, così: Santa Maria della Pace a Sassoferrato, Santa Maria delle Grazie a Monteprandone e a Sanseverino, l’Annunziata ad Osimo, Santa Maria di Scotaneto a Mombaroccio, Santa Maria dell’Olivo a Maciano, Santa Maria del Trebbio a Pollenza, San Francesco a Montefiorentino e Forano, Sant’Antonio Abate a Montemaggio, San Bernardino ad Urbino, San Giovanni Battista ad Arcevia, San Giacomo Apo-stolo a Cingoli, San Giacomo della Marca a Cupramontana, Santa Croce ad Ostra Vetere, San Liberato a San Ginesio, SS. Crocifisso a Treia.

Certamente questi due frati, vescovi di Fano, accolsero e sosten-nero le esigenze degli osservanti e ne facilitarono la residenza entro le mura della città43.

L’armonioso capitello, in parte corinzio, di una delle colonne del chiostro cinquecentesco del convento dell’osservanza di Santa Maria Nuova, parzial-mente corroso dal tempo, è sta-to imprigionato nel muro.Il convento e la chiesa hanno su-bito due ignobili soppressioni (quella perpetrata da Napoleone e quella sabauda) e il chiostro, allora arioso e splendente, aperto al sole e alla pioggia, perdendo la sua identità, è stato rovinato per sempre (opera dello scalpellino Giovanni Bosso da Milano).

3

Page 22: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

22

Dallo statuto del Monte di Pietà di Fano capitolo VIII

Il beato Marco da Montegallo1 nel 1471, dopo aver predicato la Quaresima a Fano, istituì il Monte di Pietà e ne redasse lo statuto. Allora fu scelto come notaio Giacomo Berardi.Riportiamo un brano del capitolo VIII:

Item che coloro che vorranno de le dicte pecunie per lo modo prefato siano tenuti a giu-rare che ne habbiano bisogno per la vita et vestimento de loro o de loro famiglia, o per altra legittima necessità; et non per fare alcune ribalderie et che li voglie per se e per la sua famiglia et non per altra persona et si alcuno contrafacesse non che acaptasse per giuchare e per fare altra spesa superflua e vana, o dannosa o che achatasse per altri, perda el suo pegno el quale se possa o debba vendere et de quello che avanzerà sopra la sorta principale prestata al monte se ne dia un terzo allo accusatore el quale sia creduto con un testimonio fidedigno et se infra doi dì de poi li acaptati denari, quello tale havesse giudi-cato o facto altra spesa superflua, l’altra terza parte sia dell’oficiale ne farà la esecuzione e l’altra del Monte2.

–––––––––––––––––––––––1 Il beato Marco da Montegallo (AP), coniugato e insigne medico, desiderando vivere la Religio francescana, entrò nell’Ordine minoritico e sua moglie nelle clarisse di Ascoli Piceno: Factus medicus corporum clarus, doctus et nobilis, maluisti animarum cunctis mederi maculis. Già nel 1464 Angelo d’Amelia fece la proposta nel Consiglio, riunito in seduta speciale, di erigere un Monte di Pietà, ma non se ne fece nulla. E così dicasi della seconda seduta tenuta il 24 aprile. Solo sette anni dopo, nel 1471, dopo una certa tensione per la scelta del luogo su cui erigere il Monte di Pietà, si decretò l’apertura del medesimo. Una volta stabilita in Fano la sede del Monte di Pietà, il 21 aprile furono raccolti nella pubblica piazza ventidue fiorini come base pecuniaria del Monte (cf ToSTI SALVAToRe, il beato Marco da Montegallo O. M. fondatore del Monte di Pietà a Fano - 1471, in “omaggio a San Francesco d’Assisi nel VII Centenario della sua morte”, Fano 1926, pp. 121-140. 2 Il testo è riportato da GIUSePPe CASeLLI, Studi su San Giacomo della Marca pubblicati in occasione del II Centenario della sua cononizzazione, II, offida 1926, p. 231. Vedere anche Repertorio dell’Antico Archivio Comunale di Fano, a cura di Aurelio Zon-ghi, Fano 1888, p. 448. Il Repertorio richiama un quinterno di carte non numerate conserva-te nell’Archivio Comunale di Fano del sec. XVI.Nel 1507, al 10 maggio, nell’Archivio è presente la revoca di un “Mandato” del Podestà di Fano relativo alla sentenza di confisca dei beni per un furto nel Monte di Pietà: Pontifex revocat qua-sdam literas datas potestati fani ad cognoscendam appellationem interpositam ab hæredibus quo-dam Cherubini Firmiani ultimo supplicio affecti, quod diripuerat bona montis pietatis ejusdem civitatis, super sententia confiscationis bonorum ipsius Cherubini quæ, justitia suadente, eidem sacro monti, ac vi sententiæ predictæ fuerant applicata. Ibidem, al cap. XCI, p. 198.Nel 1575, al 13 aprile, sempre nell’Archivio di Fano è presente un breve di Gregorio XIII circa la elezione di alcuni consiglieri dichiarati incapaci o immeritevoli (vedere Repertorio dell’Antico…, al cap. CLXXII, p. 222.

Page 23: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

23

Cartografia dell’Archivio della Biblioteca Francescana e Picena di Falconara Marittima.(Jocundus Hondius II. Veduta tratta dal Nova et accurata Italiæ hodierne descriptio - Leida [olanda]1627).

Page 24: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

24

Fano e contadoLa cartina presenta una parte di Fano, determinata a sud dal mare, ben descritta nei particolari grafici, caratterizzata dai campanili, che svettano orgogliosi e vigili sulla città e aperta allo sproporzionato contado segnato dalla Flaminia e da una ramificazione impressionante di strade e stradette che, come una ragnatela, si diradano allontanandosi della città. Case colo-niche, torri, castelli e campi, sono seminati ovunque, mentre nella strada principale un gruppo di cittadini, dopo qualche celebrazione, si allontana ordinatamente dalla città.

3

Page 25: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

25

Il brano sopra riportato è stato ripreso dal volume: De Origine Seraphicæ religio-nis Franciscanæ, eiusque progressibus, de Regularis Observantiæ institutione, for-ma, administrationis, ac legibus, admirabilique eius propagatione F. FRANCISCI GONZAGÆ eiusdem Religionis Ministri Generalis, et nunc Episcopi Mantuani, Venezia 1603, p. 237.

Inoltre leggo da una nota del Bullarium Franciscanum Romanorum Pontificum relativo al decreto XLIX di Alessandro IV (Anno 1255 die 17 Aprilis):

Primus Fratrum locus erat ad S. Mariam de Ponte Metauri a S. P. Fran-cisco anno 1219. acceptus extra Civitatem, ut vetusta civium traditio fert; circa annum vero 1235. ospitium in Civitate collatum fuit, ubi anno 1255, novum Fratres Conventum excitare cœperunt cum Ecclesia S. Juliano di-cata, quem huc usque incolunt nostri FF. Minores Convent., veteri S. Ma-riæ de Ponte Metauri ob æris gravedinem relicto e cursu temporis anno nimirum 1455. FF. Minoribus Regul. Observantiæ concesso teste Petro Ant. Amiani in Mem. Hist. Civitatis Fanen. ad ann. 1215. e 14451.––––––––––––––––––––––––––––1 Bullarium Franciscanum Romanorum Pontificum, Tomus II, Roma 1761, p. 40. Tipis Sacræ Congregationis de Propaganda Fide.

4

nedgrimes
Rectangle
Page 26: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

26

La Crocifissione a Santa Maria degli Angeli

Affresco (cm 180x600)Santa Maria degli Angeli - Assisi

L’affresco è stato dipinto dal Perugino tra il 1485 e il 1486.L’opera è posizionata sulla parete posteriore ed esterna della cappella della Porziuncola. Nel 1569, quando iniziarono i lavori per la nuova basilica, fu abbattuto il coro alto dei frati che era sopra la Porziuncola e l’affresco subì la mutilazione. Nella Crocifissione sono presenti, a destra: la Vergine Maria, sorretta da una delle Marie, san Giovanni e, inginocchiato ai piedi della croce, san Francesco d’Assisi. Alla sinistra, Nicodemo e Giuseppe di Arima-tea. E ai lati due soldati a cavallo che impugnano le lance.La cromia è ben evidenziata, i panneggi sono abbastanza fluidi.Il Vasari sostiene che il Perugino lavorò molto nel contado di Perugia… particolarmente in Ascesi a s. Maria degli Angeli, dove a fresco fece del muro, dietro la Cappella della Madonna che risponde nel coro de’ frati, un Cristo in croce con molte figure1.Henry Thode afferma che adornò Santa Maria degli Angeli con una crocifis-sione, in parte danneggiata a causa della successiva distruzione del coro e poi maldestramente restaurata2.Nel 1832 la Crocifissione del Perugino fu restaurata da Luigi Castel-letti. Ettore Camesasca afferma che il restauratore lo ridipinse quasi totalmente e considera l’affresco opera illeggibile.

Il Perugino da giovanissimo (a 33/34 anni), invitato dai Frati dell’Os-servanza, operò alla Porziuncola, ad Assisi, centro spirituale del france-scanesimo. Non dimentichiamo che il Perugino è umbro e che l’Um-bria è profondamente permeata della spiritualità di Francesco e le prime espressioni pittoriche dell’artista sono a taglio francescano. Questa interdipendenza tra la committenza dei francescani e il giova-nissimo Perugino è significativa e spiega le molte opere da lui dipinte nelle chiese e oratori dell’Osservanza.–––––––––––––––––––––––1 VASARI MARIO, Le Vite de’ più…, p. 241.2 THODE HENRY, Francesco di Assisi e le origini del Rinascimento, ROMA 1993, p. 252.

Page 27: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

27

Page 28: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

28

Appendice 1a

Presenza dei Frati Minori dell’Osservanzanelle vicinanze dal Lazzaretto

Il manoscritto del cosiddetto anonimo cappellano del Seminario del Ponte Metauro, che sappiamo trattasi di don Giuseppe Carletti, riportato dal Belogi nel suo studio su tale santuario, ci informa che nel 1466 i frati dell’os-servanza abbandonarono il convento del Ponte. Non si riesce a capire dove si siano di preciso trasferiti, dato che nell’anno seguente cioè nel 1467, per-durando la peste non solo nelle cosiddette ville, ma essendo giunta anche nei pressi della nostra città, come riferiscono sia l’Amiani, che il cappellano del Ponte che attinge tali notizie pure lui dallo storico fanese, i frati dell’osservan-za vengono richiamati dal Consiglio cittadino perché prestino nel lazzaretto, o Casa di Dio, la loro assistenza spirituale ai contagiati della peste. Tornano perciò a risiedere nel convento del Ponte, ma per breve periodo dato che nel 1474 questi padri minori dell’osservanza tornano a richiedere al Consiglio della città di poter abbandonare il convento, sia per il passaggio di truppe di militari che producono gravissimi danni, sia per il perdurare di contrasti con il pontiniere orsini. Il Consiglio promette di assegnare loro, appena possibi-le, un terreno appartenente al Ponte, vicino al lazzaretto, di proporzioni tali che possano costruirvi la chiesa, il convento ed un orto per le loro necessità. L’inizio dei lavori di costruzione della nuova residenza dei padri dell’os-servanza si ha nel 1477 e si protrarranno sino al 14851. Questa seconda di-mora dei frati, cioè dopo quella del Ponte, prende nome Santa Maria Nuova in Lazzaro, per distinguerla, si presume, da quella di Santa Maria del Ponte Metauro dove risiedevano, fino ad allora, come custodi del santuario stesso. Dieci anni dopo la costruzione di tale convento, questi padri dell’os-servanza chiedono, nel 1495 al Civico Consiglio, di poter entrare in città e costruire un nuovo convento. La motivazione di tale richiesta è data dal fatto che le continue scorrerie di truppe procurano danni e disagi enormi alla vita stessa dei padri francescani ed inoltre la mancanza di elemosine nella loro chiesa di Santa Maria Nuova in San Lazzaro2. La loro richiesta rimane però inevasa, perciò si trovano costretti a rimanere presso la chiesa di San Lazzaro e l’attiguo lazzaretto. Si ritorna su tale richiesta nel 1517, e il Civico consiglio decide di assegnare ai frati dell’osservanza la chiesa parrocchiale di San Sal-

––––––––––––––––––––––––––––––

1 BELOGI MARCO, Nostra Signora del Ponte Metauro, un santuario, un manoscritto, una storia. Ancona 1988, pp. 55-56.2 AMIANI PIETRO MARIA, Memorie Istoriche della città di Fano, II, Fano 1751, pp. 75-76.

4

Page 29: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

29

vatore. Nell’anno seguente, nel 1518, viene data ai frati la concessione e nel 1519 ottengono la bolla pontificia del papa Leone X per l’assegnazione defini-tiva e così possono dare inizio alla costruzione del nuovo convento. La chiesa come il nuovo complesso conventuale, prenderà il nome di Santa Maria Nuo-va. Questi frati minori dell’osservanza ottengono tutto ciò alla condizione che la loro precedente chiesa, cioè quella di Santa Maria Nuova al lazzaretto, con alcune case annesse, venga usata come lazzaretto per gli appestati. Così da questo momento, non si ha più nell’area in cui si trova il lazzaretto la pre-senza, quanto mai importante, di religiosi che assistono, soprattutto spiritual-mente, coloro che vengono portati in questa struttura per essere curati dal contagio. Tutto il complesso del lazzaretto, o Casa di Dio, con tutti i suoi beni, le cui rendite davano la possibilità di un’adeguata assistenza ai contagiati, oltre che l’assistenza di un adeguato numero di persone preposte all’assistenza materiale e medica, della stessa struttura, verrà dato in Commenda, dopo la partenza dei frati, ai cavalieri dei Santi Lazzaro e Maurizio. Nella visita pasto-rale che il vescovo di Fano compì nel 1593 in tale struttura, viene specificato che la chiesa fa già parte della Commenda dell’ordine equestre sopracitato5.

Carlo Rovaldi

––––––––––––––––––––––––––––––

3 Ibidem, p. 119.4 Ibidem, p. 308.5 RoVALDI CARLo, Il Lazzaretto di Fano, in “Memoria Rerum”, 4 (2013) 36-37.

4

Page 30: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

30

Appendice 2a

Conventi e chiese dell’Osservanzanelle Marche

1. Ancona San Francesco ad Alto 2. Arcevia San Giovanni Battista 3. Arcevia San Martino 4. Ascoli Piceno SS. Annunziata 5. Ascoli Piceno San Giorgio 6. Camerino San Francesco 7. Camerino Sperimento 8. Cartoceto La Pieve 9. Castel Clementino Il Piano10. Colfano San Francesco11. Fabriano Santa Caterina12. Fano Santa Maria Nova13. Fermo SS. Annunziata14. Gualdo di Fermo Le Grazie15. Loreto San Benigno16. Macerata Santa Croce17. Maciano L’olivo18. Amandola San Sebastiano19. Matelica San Francesco20. Mogliano Santa Colomba21. Mombaroccio Santa Maria di Scotaneto22. Monte Carotto San Francesco23. Montefortino Il Girone24. Monte Cassiano Santa Croce25. Montefiorentino San Francesco26. Monte Maggio Sant’Antonio Abate27. osimo SS. Annunziata28. Pergola San Antonio di Padova

Page 31: e l’Osservanza francescana Il Perugino, i suoi dipinti · dipingere ad olio. S’interessa anche delle opere dei primi fiamminghi, inclinati verso il naturalismo, ... Ma ci sono

31

29. Petritoli Li Martiri30. Poggio d’orciano La Misericordia31. Passo di Fermo La Misericordia32. Recanati Varano33. Sant’Angelo in Vado Li Angioli34. Sant’elpidio Il Gesù35. San Ginesio Le Grazie36. San Giusto La Verità37. San Liberato San Liberato38. San Severino Marche Santa Maria delle Grazie39. Sassoferrato Santa Maria della Pace40. Sirolo San Francesco41. Tolentino La Madonna di Loreto


Recommended