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Eco n°85

Date post: 07-Mar-2016
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Bimestrale di informazione religiosa,cultura e attualità.
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Numero 85 Gennaio 2012 della ECO BRIGNA Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità Lettera del Vescovo A.C.R.: prendi il passo Un Natale migliore Saranno famosi Andrea Tavolacci Spigolature dall’Archivio di San Nicola Il dialetto siciliano Viaggio della memoria: Auschwitz-Birkenau Muoio e mi levo la maglia Nuova serie - Parrocchia Maria SS. Annunziata Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (PA) - Italia Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo
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Page 1: Eco n°85

Numero 85Gennaio 2012

dellaECOBRIGNA

Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità • Lettera del Vescovo • A.C.R.: prendi il passo • Un Natale migliore • Saranno famosi• Andrea Tavolacci • Spigolature dall’Archivio di San Nicola • Il dialetto siciliano • Viaggio della memoria: Auschwitz-Birkenau • Muoio e mi levo la maglia

Nuova serie - Parrocchia Maria SS. AnnunziataPiazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (PA) - ItaliaSpedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo

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editoriale

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e

Sono lieto di porgervi ilmio augurio di un

sereno 2012. Anno dopoanno, mese dopo mese, da15 anni la nostra rivistaaccompagna la vita della

Comunità parrocchiale. Da 15 anniEco della Brigna è accanto alla gentein costante ascolto e dialogo con tutti,con una particolare “vocazione” per lenostre tradizioni locali, sforzandosi dimantenere i contatti con coloro cheper varie necessità e scelte hannolasciato la nostra Comunità. L’augurioper il nuovo anno viene accompagnatocon il grazie a tutti coloro che cisostengono e rendono possibile con illoro contributo la pubblicazione dellarivista. In questo nuovo anno, più cheguardare indietro, alle tante cose nega-tive che il Signore ha permesso, invitotutti a guardare avanti, con fiducia,con speranza. Molti sono gli appunta-menti che ci attendono e ci impegne-ranno in questo nuovo anno, sia reli-giosi che civili: il 50° di sacerdoziodel nostro Vescovo S.E. Mons. SotìrFerrara, che festeggeremo solenne-mente il 9 febbraio p.v. in Cattedrale;l’impegno come Comunità parroc-chiale a studiare e mettere in pratica idocumenti del II Sinodo interepar-

chiale di Grottaferrata; le consultazio-ni elettorali di maggio per le elezioniamministrative in cui ciascuno di noicome cristiano è chiamato dalla suastessa fede ad impegnarsi nel camposociale e politico e a dare la propriatestimonianza; il 75° della creazionedella nostra Eparchia (26/10/1937):momento decisivo per riflettere sulruolo dell’Eparchia di Piana degliAlbanesi nel campo ecumenico e nelcontesto della Chiesa in Italia. Con laLettera apostolica Porta fidei dell’11ottobre 2011, il Santo Padre BenedettoXVI ha indetto, per questo nuovotempo, un Anno della fede. Seguendole riflessioni del Santo Padre tale annoè un’occasione propizia per ciascunoper comprendere più profondamenteche il fondamento della fede cristianaè «l’incontro con un avvenimento, conuna Persona che dà alla vita un nuovoorizzonte e con ciò la direzione decisi-va». L’inizio dell’Anno della fedecoincide con il ricordo riconoscente didue grandi eventi che hanno segnato ilvolto della Chiesa nei nostri giorni: ilcinquantesimo anniversario dell’aper-tura del Concilio Vaticano II e il ven-tesimo anniversario della promulga-zione del Catechismo della ChiesaCattolica. L’Anno della fede vuol con-

Sabato 19 novembre 2011, ilVescovo mons. Sotir Ferrara cele-

bra la Divina Liturgia pontificalenella Cattedrale di San Demetrio

Megalomartire nel 50° della suaChirotonia sacerdotale.Concelebrano tutti i parroci ed i sacer-doti dell’Eparchia. Numerosi i fedelipresenti, provenienti dai vari paesidell’Eparchia. Nell’omelia il Vescovoha ringraziato il Signore per il donodella vocazione e per i numerosi donielargiti in questo tempo passato; hainoltre ricordato i suoi Confratelli ordi-nati con lui, che sono passati a migliorvita e che celebrano il loro genetliacodinanzi al Signore in Paradiso.La Parrocchia Maria SS. Annunziata,unitamente alla Redazione di Ecodella Brigna, formula i migliori auguria S. E. Mons. Sotìr Ferrara di un pro-spero e sereno apostolato a serviziodella Chiesa di Dio.

tribuire ad una rinnovata conversioneal Signore Gesù e alla riscoperta dellafede, affinché tutti i membri dellaChiesa siano testimoni credibili e gio-iosi del Signore risorto nel mondo dioggi, capaci di indicare alle tante per-sone in ricerca la “porta della fede”.Questa “porta” spalanca lo sguardodell’uomo su Gesù Cristo, presente inmezzo a noi «tutti i giorni, fino allafine del mondo» (Mt 28, 20). Durantel’Anno della fede, in collaborazionecon il Pontificio Consiglio per laPromozione dell’Unità dei Cristiani,sono auspicate varie iniziative ecume-niche volte ad invocare e favorire ilristabilimento dell’unità fra tutti i cri-stiani che è uno dei principali intentidel Concilio Ecumenico Vaticano II.In Parrocchia mi impegnerò per unamaggiore diffusione e un approfondi-mento del Catechismo della ChiesaCattolica. In questo nuovo anno, cia-scuno si impegni come credente adessere testimone del Risorto, perché ilontani attraverso la nostra testimo-nianza, possano lodare il Padre che ènei cieli. Camminare insieme! Questodeve essere il nostro motto per spro-narci nel cammino, affinché tutti pos-siamo raggiungere la meta prefissata.Auguri.

Camminare insieme

50° di Chirotonia sacerdotale di S.E. Mons. Sotìr Ferrara

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Facciamoci coinvolgere dallo Spiritoseguendo la stella che ci conduce allagreppia di Betlemme per adorare con iMagi ed i Pastori il Sovrano dell’uni-verso, portiamo a Lui i doni dellenostre opere di misericordia, certi diriaverle tramutate in beni celesti.Questo è l’augurio che rivolgo ai con-fratelli nel sacerdozio ed a voi tuttifedeli carissimi per il Natale 2011.Sono lieto di parteciparvi che il pros-simo 26 dicembre presso la parrocchia“Maria SS. Annunziata” di Mezzojusoalle ore 18,00 verrà ammesso agliordini Andrea Tavolacci della medesi-

ma parrocchia.

† Sotìr, vescovo

porte ai poveri, accogliere gli immigra-ti ed i perseguitati, confortare gliammalati, è rendersi bambini comeColui che viene Bambino, PedhìonNeon nel presepe o nell’icona nataliziasollecitando i sentimenti del nostrocuore, Lui che ha creato il mondo ed èstato cantato dai Profeti. I primi tregiorni del mese di dicembre la nostraChiesa eparchiale commemora, tra glialtri, i Profeti Naum, Abacuc, Sofonìamentre il 17 esalta Daniele con i tresanti fanciulli nella fornace: tutti costo-ro, illuminati dal raggio del SantoSpirito, hanno preconizzato l’avventodi Cristo tra gli uomini. Inloro compagnia glorifichia-mo l’Emmanuele.

“Colui cha ha piegato i cieli e ha presodimora nella Vergine si avanza nellacarne per essere partorito nella grotta diBetlemme, come sta scritto, permostrarsi come Bambino, lui che dàvita ai bambini nel grembo: andiamoglitutti incontro gioiosi, con rettitudine dicuore” (orthros della proeortia). Lafestività del Natale di Nostro SignoreGesù Cristo si avvicina ed il nostrocuore freme di letizia: andiamogliincontro senza banalizzare i contenutidell’avvenimento perché Dio diventauomo per innalzare l’uomo verso Dio.Tale innalzamento postula l’accettazio-ne dell’uomo che consiste nel metterein atto la volontà del Datore di ognibene: è assistere i bisognosi, aprire le

LETTERA DEL VESCOVO

Al Clero ed ai Fedeli dell’Eparchia

Al Convegno interverranno: P. Gaetano Zito (storico), Preside dello Studio Teologico “S. Paolo” di Catania;P. Ivan Attard o. p. (teologo), prof. invitato della Facoltà Teologica Ortodossa di Durazzo (Albania). e3

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4e

Quando si inizia un viaggio ci sonomolte cose di cui occuparsi.

Innanzitutto bisogna preparare lozaino, dove mettere le cose essenzialiper affrontare il viaggio. La bussolaserve per orientarsi e per gli acierrinilo è l’A.C.R. la bussola che punta indirezione Gesù. Gli scarponi servonoper restare saldi al terreno e la cordaper legarsi agli altri; la salita infatti siaffronta meglio se in cordata, provan-do a tenere tutti lo stesso passo eimparando a stare al passo degli altri enello stesso tempo aiutare chi è in dif-

ficoltà. E infine l’acqua per ristorarsi eriposare per poi proseguire con piùgrinta. Ma non bisogna dimenticareanche gli atteggiamenti giusti come ladisponibilità, la condivisione e l’acco-glienza. La meta da raggiungere è fon-damentale, ma altrettanto importante ètutto ciò che di inaspettato accade nelcammino, che arricchisce e fortifica,trasformando così la salita in una scel-ta di vita.Tutto questo riassume lo slogandel’A.C.R. Punta in alto! che que-st’anno accompagna il cammino dei

ragazzi. Puntare in alto è lo stile concui quest’anno i ragazzi di A.C. simettono alla sequela del Maestro, è ilcoraggio di alzarsi alla sua chiamata edi mettersi in cammino per raggiunge-re la vetta.Ed è quello che hanno intrapreso iragazzi dell’A.C.R. diocesana che,dopo aver iniziato l’anno associativonelle proprie parrocchie, hanno inizia-to un cammino insieme e si sonoincontrati con tutti gli acierrini delladiocesi di Trapani. È la festa del Ciaoche si è svolta sotto il cielo azzurro diTrapani il 6 novembre 2011, all’inse-gna della scoperta della bellezza diappartenere al gruppo A.C.R., condi-videndo e riscoprendo con i coetaneila scelta di puntare in alto insieme.È stata una piacevole giornata trascorsacon tanti acierrini di diverse parroc-chie, dove ognuna ha potuto presentar-si alle altre, con tanti momenti di gioco,condivisione, preghiera e tanta allegria.PRENDI IL PASSO è stato il titolo dellafesta, un invito ad iniziare il cammino,consapevoli che non si è soli ma c’è ilgruppo A.C.R.; un cammino dove lostupore, la fatica, la gioia acquistano unaltro sapore se condivise e lo zaino nonpesa poi così tanto se accanto c’è unamico pronto ad aiutarci.

Gaudenzia MuscarelloResp. Diocesana A.C.R.

Prendi il passo

Puntare in alto è lo stile con cui quest’anno i ragazzi di A.C. si mettono alla sequela del Maestro, è il coraggio di alzarsi alla sua chiamata e di mettersi in cammino per raggiungere la vetta.

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L’atmosfera che riescono a creare ibambini con le loro voci, i loro

errori, le loro paure, la loro spensiera-tezza e spontaneità, nelle sere che pre-cedono il Natale con il classico spetta-colo natalizio, è un dono di allegriaper grandi e piccini, sempre gradito atutti. E lo è ancora di più quando que-sta atmosfera si ripropone dopo dueanni: l’ultimo spettacolo nataliziorisale infatti al 2008.Sono i ragazzi dell’A.C.R. che que-

ha e chi non ha, sulle richieste incon-tentabili e le necessità negate.Lo spettacolo è trascorso velocemen-te in compagnia dei giovanissimi diA.C. venuti ad aiutare i bambini nellarealizzazione della serata, di donEnzo e dei tanti parenti ed amici mez-zojusari accorsi.

Gaudenzia MuscarelloResp. Parrocchiale A.C.R.

st’anno, il 23 dicembre sera nel salonedel Collegio di Maria, ci hanno ripro-posto una gradevole serata natalizia,ricca di gioia e di tante emozioni.Sono stati molto bravi, semplici esoprattutto hanno lanciato un messag-gio di solidarietà, fraternità, amore etolleranza. Un messaggio che aiuti avivere il Natale all’insegna dell’acco-glienza, del servizio e del dono. Che ciaiuti a riflettere su ciò che si può faree che non si fa, sulle differenze tra chi

UN NATALE MIGLIORE!

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intorno al “fuoco” ed i ragazzi hannodato vita ad un vero e proprio show,imitando vari personaggi dello spetta-colo. Il giorno seguente i piccoliesploratori si sono destati con grandeentusiasmo poiché la giornata preve-deva “l’uscita di reparto”, durante laquale hanno svolto l’inchiesta inpaese. Essendo degli esploratori, illoro principale obiettivo è conoscerela cultura, le tradizioni, le abitudinidel luogo in cui ci si trova, per fare inmodo che questo tipo di attività possafar conoscere loro i territori limitrofi ele diverse realtà che li circondano. Nelpomeriggio hanno camminato più disei chilometri a piedi per raggiungereil belvedere di Ventimiglia, dove i“vecchi esploratori” hanno insegnatoai nuovi le tecniche scout. Questo èstato sicuramente il momento piùimportante del campo, perché gliesploratori hanno imparato a montarela tenda, la cucina e i tavoli, chedovranno utilizzare durante il campoestivo. I ragazzi si sono dilettati concordino e pistoni di castagno, cimen-tandosi nelle difficili legature e nelcapire il montaggio del treppiedi. Ciòche ha suscitato uno straordinariointeresse è stato l’utilizzo di pochimateriali per realizzare un’intera cuci-na. La visita di don Enzo la sera non èmai mancata e l’ultima serata ci sonovenuti a trovare dei nostri cari amici diMezzojuso ed Andrea Tavolacci cheha fatto una catechesi, interrogando iragazzi sul significato che ha per lorola preghiera. L’ultimo giorno dicampo si è concluso con la sistema-zione del locale, “lasciando il postopiù pulito di come lo abbiamo trova-to” (Baden Powell). Il campo ha creato un’atmosfera dipace, di complicità tra i nuovi e i vec-chi esploratori, facendo loro vivere deimomenti indimenticabili. Sicuramentedi fondamentale importanza è stata laloro maturazione individuale che aiutasempre più l’intero gruppo ad esseresolidale e compatto. Nello scoutismoil campo infatti è finalizzato a respon-sabilizzare i ragazzi, rappresenta unmomento fondamentale per la crescitaindividuale e di gruppo.

Chiara MianoCapo del Reparto “Marabito”

di Mezzojuso

al campo sono state scandite da varimomenti molto forti ed avvincenti chehanno avvicinato i ragazzi ancor dipiù alla fede e allo scoutismo. Il primogiorno è stata loro affidata una breveriflessione da realizzare durante il

cammino verso la sede, che è servitaper dare la giusta grinta per

poter iniziare il camponel migliore deimodi. Arrivati insede sono state svol-te varie attività, gio-chi e bans che hanno

riempito la primagiornata. La

sera, comeè tradizio-ne delreparto, ci

si èr i t r o -

v a t i

Mercoledì 28 dicembre 2011 ilneoreparto “Marabito” di

Mezzojuso, formato da 22 esploratorie guide, ha dato inizio al secondocampo invernale svoltosi aVentimiglia di Sicilia, il cui tema èstato “Saranno famosi”.Il tema scelto ha dato lapossibilità ai nostriragazzi di poter ester-nare all’intero grup-po i propri sogni darealizzare, i piccolisogni infranti e dicondividere le loroaspettative future.Le tre gior-n a t e

Saranno Famosi: Campo invernale del reparto “Marabito” a Ventimiglia di Sicilia

Le tre giornate al campo sono state scandite da vari momenti molto forti ed avvincenti, che hanno avvicinato i ragazzi ancor di piùalla fede e allo scoutismo.

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Il 26 dicembre 2011, nella madriceMaria SS. Annunziata, il giovane

Andrea Tavolacci è stato ammessoagli Ordini Sacri. Il rito è stato presie-duto dal vescovo S.E. Mons. SotìrFerrara, la S. Messa è stata celebratadal parroco.Andrea, 25 anni, è di Mezzojuso ed èstato battezzato in questa Parrocchia;ha frequentato i corsi di filosofia e diteologia presso la pontificia Facoltà

Teologica San GiovanniEvangelista di Palermo.Attualmente sta completan-do gli studi presso l’IstitutoTeologico “San TommasoD’Aquino” di Messina,aggregato alla facoltà di

Teologia dell’UniversitàPontificia Salesiana.L’Ammissione agliOrdini Sacri è unacelebrazione con laquale colui che

aspira alDiaconato o alP r e s b i t e r a t omanifesta pub-blicamente la

sua volontà dioffrirsi al Signoreed alla Chiesa peresercitare l’OrdineSacro. La Chiesa,da parte sua, ricevequesta offerta, losceglie e lo chiamaperché si prepari a

ricevere l’OrdineSacro e sia in tal modo

regolarmente ammessotra i candidati alDiaconato e alPresbiterato.L’Ammissione impegna ilcandidato ad approfondirela propria vocazione allostato ecclesiastico e a prepa-

rarsi gradualmente ai futuriimpegni diaconali o presbite-rali. Andrea ha manifestato

questo proposito pubblicamente ed ilVescovo pubblicamente ha accolto ilsuo proposito. La nostra Comunitàparrocchiale è coinvolta in prima per-sona in questo cammino vocazionaleed è in certo modo anche garante dellafutura Ordinazione, di conseguenza hail diritto di conoscerlo e seguirlo con-sapevolmente sin dalla prima ammis-sione agli Ordini Sacri e poi nel perio-do di effettiva preparazione agliOrdini Sacri.Andrea in questo cammino vocaziona-le ha mostrato segni di vera vocazio-ne, buoni costumi e il proposito didedicare la propria vita al serviziodella Chiesa e per il bene delle anime.

In forza di questa ammissione, Andreaè tenuto ad avere cura speciale dellasua vocazione ed a svilupparla. Conl’Ammissione agli Ordini Andreaacquista il diritto di avere i necessarisussidi spirituali, per poter coltivare lasua vocazione ed uniformarsi allavolontà di Dio. La nostra Comunità ècerta che altri giovani sull’esempio diAndrea intraprenderanno il camminovocazionale per continuare l’operasantificatrice di Cristo. Ad Andreaauguro di procedere nel suo camminovocazionale guidato dalla VergineSantissima Odigitria.

Don Enzo

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25 anni, di Mezzojuso, ha frequentato i corsi di filosofia e di teologia presso la pontificia FacoltàTeologica San Giovanni Evangelista di Palermo.

Andrea Tavolacci ammesso agli Ordini Sacri

Un momento della Celebrazione (Foto Danilo Figlia)

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XXI Papas dottor Lorenzo Cavadi -Arciprete - maggio 1839 - 21 giugno1886

Il reverendissimo papas LorenzoCavadi, fu maestro Antonino e fu AnnaElmi, nacque in Mezzojuso e fu battez-zato in questa maggiore chiesa di SanNicolò a 4 ottobre 1804 e gli furono

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Spigolaturedall’Archivio della Parrocchia di S. Nicola

1 Registro dei battesimi,1769, pag. 300.2 Registro dei battesimi, 1794, pag. 288.3 Archivio del Monastero. Registro di ammi-nistrazione, 1792 – 1803, pag. 123.4 Il Ministro di S.M. il Re?5 Archivio del Monastero. Registro diamministrazione, 1792 – 1803, pag. 123.6 Registro dei defunti, Archivio comunale,atto n. 55, foglio n.28.

XX Papas Andrea Reres - Economospirituale - agosto 1837- maggio1839.

Papas Andrea Reres, fu mastroGiuseppe e fu Maria Anna Schirò,nato a Mezzojuso fu battezzato in que-sta madrice San Nicolò a dì 5 gennaio1769 e gli furono posti i nomi: AndreaGiovanni Francesco Paolo1. Il primo battesimo amministrato dalReres in questa madrice nella qualitàdi cappellano fu a 26 ottobre 1794. Fuordinato sacerdote da monsignorGiorgio Stassi, primo vescovo albane-se di Sicilia, a 29 agosto 17942. Compìi suoi studi nel nostro seminario italo-greco di Palermo.Morto a 13 agosto 1837 l’arcipreteNicolò Dragotta, il Reres venne nomi-nato economo spirituale di questaarcipretura, come rilevasi da un docu-mento trascritto dal signor CarmeloFiglia Spata nel volume dei documentimanoscritti a pag. 39 e dal Registrodei battesimi del 17 gennaio 1838.Nel settembre 1793, essendo chierico,fa ricorso a S. M. il Re per aver l’ali-mento da questi monaci basilianiaccampando tale diritto perché discen-dente ed omonimo del nobile AndreaReres, fondatore del monastero di S.Maria di tutte le Grazie3. In queltempo governava questo monasterol’abate maestro don Macario Orso(1791-1795) della città di Palermo.Il memoriale fu rimesso da S. E.4 aMgr. Di Monarchia, il quale fece cita-re personalmente il reverendissimopadre abate don Macario, avanti cui sidiscusse la pretesa ed indi fece la con-sulta5. Non ho potuto sapere però cosafu deciso in merito dal Giudice dellaRegia Monarchia.Morì in Mezzojuso a 3 agosto 1842all’età di anni 76 circa6.

a cura di Nino e Nicola Perniciaro

PAPAS LORENZO PERNICIARO* CRONOLOGIA DEGLI ARCIPRETI*

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posti i nomi Lorenzo e Cristoforo.Compì i suoi studi nel nostro semina-rio greco di Palermo ed è da supporsisi sia laureato in sacra teologia. Sposòin Mezzojuso la signorina BonadonnaAnna.Il primo battesimo amministrato inquesta chiesa madre di San Nicolò fua 24 gennaio 18331. Morto a 13 agosto1837 l’arciprete Nicolò Dragotta,dopo una vacanza di anni due circa,egli venne eletto arciprete di questamaggiore chiesa greca di San Nicolò,siccome si rileva dai registri dei batte-simi del 16 maggio 1839 a pag. 352. Nel registro dei matrimoni su riferitol’arciprete Cavadi di proprio pugno cilasciò trascritte le notizie riguardantiopere da lui compiute durante la suaarcipretura. Le trascrivo così come sileggono nel registro dei matrimoni,1830-1887.- 1. (pag. 256): Mezzojuso li 15 otto-bre 1846. La madrice greca sotto titolodi San Nicolò nell’anno 1846 minac-ciava una totale rovina, mancavanomezzi come ristorarsi per la povertàdella stessa; onde il sindaco GiovanniBarbaccia greco ordinò con suo offi-cio, che si chiudesse, finché fosserestaurata; l’arciprete s’attaccò colsindaco per non serrarsi la chiesa, manulla ottenne, e fu costretto a levare ilSacramento; si chiese ai latini la chie-siola di San Francesco per dimorarvi,e quest’ultimi si negarono3, e si portòil Sacramento nella chiesa delCrocifisso prima della festa, ove sifece dall’arciprete Lorenzo dr. Cavadiun forte ed energico colloquio, cheanimò i fedeli greci, sia gentiluomini,che borgesi, e contadini, e tenutaun’adunanza per una volontaria con-tribuzione, si raccolsero in casa del-l’arciprete onze 30 (£ 382,50); si fecela pietra del gesso, che in un giorno digiovedì, giorno di lavoro, i fedeli grecicon ottantacinque vetture trasportava-no venti canne di pietra di gesso, in unaltro giorno la pietra forte collo stessozelo, i travi, ed i bordoni necessari peril coverticcio, che si costruì nello spa-zio di tre mesi chiamato avendo mae-stri stranieri, perché i maestri muratoriin quell’epoca, essendo latini, nonvollero intervenire per vile e vendetta,perché credevano di diroccarsi la chie-sa, tranne però mastro IgnazioCaravello e mastro Giuseppe DiTrapani essendo stato quest’ultimo il

direttore della fabbrica, e dell’opera.Ingente fu la fatica, e la spesa, ma zeloe fervore mostravano i fedeli, e contri-buzione. Ma i principali ad animarel’opera furono per prima Nicolò Re,Paolino Lopes, Antonino Guarnaccia,Pietro Bisulca, e Giuseppe Masi.Superiore si trovava don GirolamoCuccia e cassiere don Francesco PaoloCuccia4, che mostrarono impegno, edapprestarono fatica.In quest’opera così grandiosa nonaccadde nessuna disgrazia, e si vidde-ro miracoli evidentissimi operati dalsanto patrono San Nicolò chiamato inaiuto nelle disgrazie, che erano in pro-cinto di succedere.- 2. (pag. 257-258): Indi nel 1851 ifedeli con atto solenne si obbligaronoad una contribuzione volontaria, collaquale l’arciprete animato, esso solostipulò atto obbligatorio col succhiato-re don Francesco Grasso da Palermo,ed incominciò ad abbellirsi la dettamatrice greca, ed ad indorarsi. Diversevicende accaddero per l’ingente spesa,ma i sacerdoti comunieri vedendopericolo l’arciprete di poter perderetutti i di lui beni come pure pel bene dicontinuarsi l’opera, per più anni cesse-ro, e versarono in vantaggio de l’ab-bellimento tutte le rendite allaComunia appartenenti, e servivano la

chiesa per amor di Dio; ed una talecessione si fece con atto stipolato innotar Franco. Atto in vero assai reli-gioso, e generoso, ed ammirevole neiposteri.- 3. (pag. 258): In ottobre 1872, e permeglio dire in novembre di detto annosi terminò il mattonato di marmo acontribuzione dei fedeli. Nel 1873 sichiese dal Governo un altare dimarmo, ci venne concesso, ed in otto-bre si piantò in detto anno con unaspesa di circa ad onze 80 (£ 1020,00),per trasporto, mangia ed altro, tutto aspese dei fedeli che contribuivano. - 4. (pag. 258): Nel 1875 si fabbricòuna camera sopra la sagrestia dellamatrice per uso del predicatore quare-simalista; la fabbrica si cominciò inaprile di detto anno, e si compì in otto-bre 1875.- 5. (pag. 258): A due giugno 1878 unempio scellerato della matrice di SanNicolò rubò la sacra Pisside, e la coro-na di argento della Madonna di tutte leGrazie, che si trovava nella Matrice5. - 6. (pag. 258): A 23 giugno 1878 sic-come dopo tante questioni fatte per lafesta del Corpo del Signore, ed acco-modateci innanti il delegato di pubbli-ca sicurezza, e toccando a noi grecil’infra ottava, dovea farsi la processio-ne, con tutto l’impegno ed entusiasmo

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nella processione uscimmo tutti iSanti in una colla sacra bara; si fecerovenire tre bande musicali per onorarela festa che furono onorati i Santi, edil corpo del Signore con accompagna-mento di quattrocento torcie a cera; siritirò la processione ad ore tre la notteuscendo ad ore 23 italiane, e riuscì contutta quella pompa da non potersiimmaginare, intervenendo tutta lapopolazione intiera senza distinzionedi persone. Per meglio poi onorare laprocessione si fecero venire sei canto-ri seminaristi greci del seminariogreco di Palermo accompagnati dalministro Giovanni Alessi da PalazzoAdriano.- 7. (pag. 259): Nella state, epoca delraccolto, 1882 dietro lo abbellimentodella matrice, si rimase senza coro edi sacerdoti con la massima indecenzastavano nelle sedie. A questa indecen-za si animarono alcuni comunieri cheson dessi: papas Giorgio Milazzo,papas Giovanni Cavadi, papas

Onofrio Buccola, papas DomenicoSchirò, e papas Cristoforo Bisulca;uscirono in commissione ne l’aje rac-colsero sufficiente frumento, si ven-dette, si presero dal monastero il coroinservibile, si riformò e divenne il bel-lissimo coro che si osserva. - 8. (pag. 259): Il giorno 22 aprile1886 arrivò da Lecco l’armonio aspese dei fedeli comprato di lire450,00 col trasporto.- 9. (pag. 260): In maggio 1849 alber-garono in mia casa il capitano donAntonio Depeux, ed il tenente donCostantino Depeux padre e figlioappartenenti alla 7 compagnia del 3°Reggimento svizzero6. L’arciprete Lorenzo Cavadi era di sta-tura piuttosto bassa, di discreta coltu-ra; predicava nella madrice e nellachiesa del SS. Crocifisso; fu di spiritoassai forte e battagliero contro questifanatici latini nella difesa dei diritti diquesta madre chiesa greca, siccome sipuò vedere nelle voluminose pratiche

dell’archivio parrocchiale.Morì a 21 giugno 1886 all’età di anni82 e fu sepolto nel cimitero di questocomune di Mezzojuso. Col testamentopubblico del 22 marzo 1886 in notaioPietro Franco da Godrano legò a que-sta madrice un annuo canone di £13,60 oggi £ 15,00 sul fondo sito inMezzojuso nella contrada Lacca conl’obbligo della celebrazione di tre SS.Messe cantate di requie, oggi ridottead una sola per indulto del 22 IX 1919della Sacra Congregazione Orientale.

1 Registro dei battesimi, 1833, pag. 268.2 Confronta pure registro dei matrimoni1839-1887 nel frontespizio. 3 Benché questo rifiuto venga confermatodagli stessi latini di Mezzojuso contempo-ranei all’arciprete Lorenzo Cavadi, peramore della verità debbo dichiarare chedalla viva tradizione ho potuto sapere chela chiesa di S. Francesco in seguito, dopoalcuni anni, cioè venne difatti concessa aigreci. Mio zio Giuseppe Masi fu Salvatoreivi battezzato ai 15 luglio 1855, siccomemi è stato riferito dalla famiglia del defun-to detto mio zio (Confronta registro deibattesimi 1855 pag. 213). Nei registri par-rocchiali purtroppo non risulta questoavvenimento; si deve quindi supporre chei latini in un primo tempo e cioè nel 1846,forse perché temevamo che non la avreb-bero più riavuta, non vollero cedere ladetta chiesa; nel 1855 o qualche annoprima però, poiché i lavori di restauronella nostra madrice durarono per più didieci anni, si persuasero e la cedettero.Non è improbabile che alla cessione abbiaconcorso il volere dell’arcivescovo delladiocesi di Palermo del tempo. A 28 V 1852fungeva da madrice la chiesa del SS.Crocifisso. 4 I due Cuccia erano superiore e cassieredella Compagnia del SS. Sacramento, cheallora esisteva nella madre chiesa di SanNicolò e assieme all’arciprete pro temporeamministrava i beni di essa madrice.5 Nel 1881 con denaro raccolto dal signorEpifanio Cuccia ed un contributo di £100,00 del Regio Governo se ne fece unaassai bella, che costò circa £ 600,00, diargento dorato di forma esagonale e neilati a rilievo vi sono raffigurati i SS. Padrigreci e la Vergine.6 Per quale missione i due ufficiali venneroin questa colonia? Erano conosciuti dal-l’arciprete Lorenzo Cavadi?

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IL DIALETTO SICILIANOOrtografia e Grammatica di Santi Mario Gebbia

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Nelle pagine che seguono si mira, in particolare, alsuperamento di ogni ostacolo di carattere ortograficonell’uso del dia letto.

È chiaro che non si può parlare di norme ortografiche,se non si accenna alle grammaticali. Vengono, pertanto,messi in evidenza frequenti fenomeni di aferesi, di apoco-pe, di contrazione; si evidenziano i casi, e sono tanti, in cuisi usa correttamente l’apostrofo; si esemplifica l’uso delledoppie consonanti sia in principio che nel corpo della pa -rola; si sottopongono all’attenzione del lettore pochi maessen ziali casi di dubbia pronuncia e relativa grafia; ma siaccenna anche alle parti del discorso e alle loro principalifunzioni, al singolare e al plurale dei nomi e degli aggetti-vi, ai gradi dell’ag gettivo qualificativo, all’uso dei prono-mi, alla coniugazione dei verbi. Il tutto in una serie di brevie semplici osservazioni, utili (si spera) a quanti desideranofare del dialetto un corretto mezzo di espressione e dicomunicazione scritta.

Si fa intanto notare che le osservazioni ortografico-grammati cali che di volta in volta verranno poste in luce,non sono proprie di questo o di quel dialetto siciliano. Siriferiscono invece ad una lingua, per così dire, lette raria,che è, o può essere, di tutti i parlanti in egual misura. Sequalche lettore, pertanto, spera di dover trovare in questepagine osservazioni sul proprio dialetto, quello che parlaabitualmente, e che crede, probabilmente, che sia il dialet-to di tutti, si sbaglia. Un dialetto non è mai unico per i par-lanti di un’intera regione, ed esso è tale solo perché nonubbidisce a regole fisse e perché ognuno lo può parlare,pronunciare, storpiare, perfino reinventare, come megliocrede. Il giorno in cui verranno codificate delle norme pre-cise alle quali si dovrà rispondere adoperandolo, esso ces-serà di es sere tale e diverrà una lingua. Ma se le differenzelinguistiche tra zona e zona della Sicilia sono abbastanzanotevoli, non è, per questo, assolutamente necessario chechi scrive in siciliano debba atte nersi scrupolosamente alleparticolarità locali. Può adeguarvisi, sia chiaro, ma è beneche faccia uso, se può, delle forme più frequenti e diffuse,co incidenti, in linea di massima, con quelle appressoesemplifi cate. Perché se non si può (e non si dovrebbe)uniformare inte ramente il dialetto, si tenga presente chenon è neanche bene, specie quando si scrive, frammentarloin decine di forme o ger ghi familiari, rionali, comunali,corporativi, a volte anche incomprensibili a tanta gente, ofar uso di un’ortografia irrazionale e tutt’altro che corretta.

Ma che importanza può avere oggi il dialetto? Puòessere ancora adoperato? Le risposte a coloro che decido-no di farne uso. Qui, tuttavia, non si vuole, nella manierapiù assoluta, invogliare nes suno a sostituire l’italiano conil siciliano o ad adoperarlo parallelamente alla linguanazionale. Sarebbe come co stringere qualcuno a barattareun oggetto prezioso con uno di bassa lega. L’italiano, losanno tutti, è una lingua bellissima in assoluto; il sicilianoun dialetto che sarebbe poco definire sommario. Ri sultaanche rozzo e monotono, soprattutto per la prevalenzadelle u sugli altri suoni vocalici.

All’inizio del 1200 parecchi poeti italiani, alla dispera-ta ri cerca di una lingua idonea ad esprimere pienamentepensieri e sentimenti, scrissero in provenzale; altri, quelli

PARTE PRIMA

A partire da questo numero presentiamo a puntate il lavorodel Prof. Santi Mario Gebbia sul dialetto siciliano. L’interomanuale potrà essere raccolto al termine delle pubblicazio-ni dei fascicoli da staccare dalle pagine centrali.

SOMMARIO

PARTE PRIMA

PremessaTroncamenti e contrazioniSegni e suoni alfabetici

PARTE SECONDA

NomiAggettivi qualificativiDeterminanti e sostitutivi

PARTE TERZA

Aggettivi e pronomi possessiviVerbi

PARTE QUARTA

Coniugazione del verbo aviriConiugazione del verbo essiriConiugazione dei verbi in ari

PARTE QUINTA

Coniugazione dei verbi in iri Gli avverbi sì, nun, accussìLa congiunzione “e”La preposizione “a”Parole con doppia consonante inizialeil digrama glI salutiProspetto delle difficoltà ortografiche

PREMESSA

Chiunque abbia scritto (o abbia cercato di scrivere)in dialetto siciliano è stato, molto probabilmente,assalito, almeno una volta, da dubbi e incertezze

concernenti l’ortografia di determi nati vocaboli. I dubbi ele incertezze, al riguardo, sono più che giustificati, non esi-stendo regole codificate né potendosene de rivare dall’usoche del dialetto hanno fatto, nel tempo, poeti e scrittori. Iquali, anche quando hanno adottato fra i dialetti sici liani ilpiù comprensibile e diffuso, non è certo che abbiano suffi-cientemente riflettuto sui criteri ortografici da seguire. Acreare maggiore confusione, in questo campo, si sonoaggiunte schiere di stampatori che, nell’intento di farechiarezza, hanno maggiormente complicato le cose, distri-buendo, per esempio, a profusione, ma in maniera arbitra-ria e irrazionale, apostrofi e doppie consonanti anche lad-dove non andrebbero.

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che facevano capo alla Scuola Poetica Siciliana, in sicilia-no. E furono questi i primi che riuscissero a creare in unalingua volgare di ambito italiano opere di indiscusso valo-re letterario. Ma quando i poeti italiani di tutte le latitudiniscoprirono il toscano, se ne impossessarono e non lo mol-larono più. Abbandonarono il provenzale perché non viriscontravano un fondo comune con le realtà linguisticheitaliane; abbandonarono il siciliano, perché, nonostanteavesse favorito la nascita di autentiche opere letterarie involgare, non convinceva come lingua in sé. D’altro canto,se il siciliano avesse avuto le caratteristiche di lingua pertutti, e, in particolar modo, quelle di una bella lingua, per-ché mai poeti e copisti toscani avrebbero dovuto tradurrele opere dei poeti siciliani, tramandandocele così come cisono pervenute, piuttosto che nella lingua origi nale?

È, tuttavia, il dialetto siciliano un buon mezzo diespressione poetica, e, tenuto conto che è in grado di adat-tare alle proprie esigenze qualsiasi vocabolo mutuato dal-l’italiano e da altre lin gue sorelle, può essere adoperatobenissimo, se finalizzato a determinati obiettivi, anche perla comu nicazione in prosa. Ma è doveroso che, chi vuolfarne uso, lo faccia nella maniera più corretta possibile.

A dimostrazione di quanto affermato, ossia delle buonepos sibilità espressive del siciliano, si trascrive in dialettoparte di questa premessa.

Cu’ ha scrittu, o ha circatu di scriviri, ’n dialettu sici-lianu, ha statu, almenu qualchi vota, ’n dubbiu ni lu mettiri’n carta una parola. Li dubbii e li ’ncirtizzi, scrivennu ’nsicilianu, affac cianu, e comu; picchì nun ci sunnu regulistabbiliti nè si ni ponnu arricavari di la lingua di li pueti eli scrittura. Li quali, puru quannu hannu usatu, ’ntra lidialetti siciliani, lu chiù cum prinsibbili e lu chiù cumuni,nun hannu, tanti voti, riflittutu su pra li criteri ortografichichi s’avirrianu a teniri prisenti. A fari chiù cunfusioni si cihannu misu puru li stampatura, ca, cu la ’ntinzioni di farichiarizza, hannu cumplicatu dicchiù li cosi, mittennu apiaciri e ’n manera arbitraria apostrufi e duppii cunsu-nanti puru unni nun ci vannu.

Ni li pochi paggini chi vennu appressu si cerca di supira-ri ogni ostasculu di tipu ortograficu ni l’usu di lu dialettu.

È chiaru ca nun si po parlari di reguli ortografichi sinun si parla di li grammaticali. Vennu, pi chistu, misi ’nchiaru li fe nomini di afèrisi, di apòcupi, di cuntrazioni; siparla di li casi, e sunnu tanti, unni si usa currettamentil’apostrufu, si fannu esempii di comu usari li duppii cun-sunanti, a lu principiu e ni lu menzu di la parola; si fannuavvidiri a li littura pochi paroli la cui prununzia e lu mododi scrivìrili sunnu chiuttostu dubbii; ma si parla puru di liparti di lu discursu e di li sô principali funzioni, di lu sin-gulari e di lu plurali di li nomi e di l’aggettivi, di li gradidi l’aggettivu qualificativu, di l’usu di li pronomi, di laconiugazioni di li verbi.

Tutti ’sti cosi pi menzu di pochi e simplici osservazioni,utili (si spera) a tutti chiddi chi addisidiranu fari di lu dia-lettu un veru menzu di cumunicazioni scritta.

TRONCAMENTI E CONTRAZIONI

L’uso dell’aferesi e dell’apocope (soppressione di lettera odi sil laba, rispettivamente, in principio o in fine di parola)è assai frequente nel dialetto siciliano. Sia l’aferesi chel’apocope ven gono evidenziate dall’apostrofo: la primaponendolo al princi pio, la seconda alla fine della parola.

I vocaboli ’u, ’stu, ’nasono aferesi di lu, chistu, una,

mentre cu’, po’, su’sono apocopi di cui, poi, sunnu.

È altresì praticato nel dialetto siciliano (più nel parlato chenello scritto), il fenomeno delle contrazioni, quello checonsente di contrarre due vocali o due parole in una.L’evidenziazione di una contra zione si effettua, come inaltre lingue, mediante l’accento cir conflesso1.

La preposizione a, per esempio, e gli articoli ’u, ’i nelleespressioni

a ’u, a ’i, ossia a lu, a li,

si contraggono frequentemente in ô, ê.

vitti ô ziuparravi ê parenti

significano

vitti a lu ziuparravi a li parenti

Fenomeni di aferesi, di apocope, di contrazione si incon-treranno nelle pagine successive.

SEGNI E SUONI ALFABETICI

Le lettere alfabetiche del dialetto siciliano sono le stessedella lingua italiana. Anche i suoni, tranne pochissime par-ticolarità, sono identici. Qui si mettono in evidenza queisegni e suoni al fabetici che, per le loro caratteristiche,meritano particolare at tenzione.

e oLe e e le o del dialetto siciliano sono sempre aperte, mentrequelle della lingua italiana possono essere aperte o chiuse.

b gLa pronuncia delle consonanti b g è sempre doppia. I voca-boli esclusivamente siciliani, come abbentu (pace, riposo),abbuccari (cadere), aggiuccari (appollaiare), aggigghiari(germinare) hanno le consonati in questione sempre dop-

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pie. Ma i vocaboli che hanno un corrispettivo italiano siscrivono con una o due delle consonanti sopra menzionate,a seconda che ne abbiano una o due nella lingua nazionale.Ma non è errato scriverli tutti con due b o con due g. Ilvocabolario di A. Traina, compilato alla metàdell’Ottocento, non riporta un solo vocabolo con una b ocon una g.

cLa c ha suono gutturale (catu, coffa, cuttuni), suono pala-tale (aranciu, pici, accia) e suono palatalizzante (ciuri,ciumi). Il suono palatalizzante di ci in ciuri e in ciumi èsimile a quello di sci ma molto debole.

dLa d ha suono dentale come la corrispondente italiana; mala doppia d può avere suono dentale e suono palatale; unsuono, questo, prettamente siciliano, ma non esclusivo,appartenendo anche ai dialetti sardo e calabrese. Hannosuono dentale, per esempio, le d di

addumari, adduvari, addubbari

suono palatale quelle diiddu, chiddu, gaddu.

Solo con la pratica è possibile imparare a distinguere leparole con doppia d dentale da quelle con doppia d palata-le.Sono pochissime le parole che si scrivono con la d inizialedoppia, e tutte hanno suono palatale. Sono gli avverbi

dda, ddocue gli aggettivi dimostrativi

’ddu, ’dda, ’ddi

ottenuti per aferesi da chiddu, chidda, chiddi.Tutte le altre inizianti pure per d, comprese quelle chehanno suono rafforzato come

dammusu, duppiu, duca, Diu,

si scrivono con una d, la quale ha suono dentale.

La d iniziale di parecchie parole viene, nel dialetto parla-to, storpiata in r per cui parole come dunni, denti, dumani,dari, duci, di, vengono erroneamente storpiate in runni,renti, rumani, rari, ruci, ri.

jLa semiconsonante j ha il suono di i.

jornu, jurnata, jardinu,jri, Japicu, jocu, jucari

si pronunciano

iornu, iurnata, iardinu, iri, Iapicu, iocu, iucari

(L’iniziale j del verbo jiri può essere omessa. Si hanno,pertanto, le forme jiri e iri).

La semiconsonante j può assumere, a volte, i suoni eufoni-ci di gh e di gn:

haiu a jiri può pronunciarsi e scriversi haiu a ghiri;

jiri a jurnata può pronunciarsi e scriversi jiri a ghiurnata;

dillu a Japicu può pronunciarsi e scriversi dillu aGhiapicu;

jiri a jucari può pronunciarsi e scriversi jiri a ghiucari;

un jornu può pronunciarsi e scriversi un gnornu;

’nta un jardinu può pronunciarsi e scriversi ’nta ungnardinu

ngIl gruppo di lettere ng ha il suono nasale che tutti i sicilianico noscono e che è identico a quello delle corrispondentilettere della lingua tedesca.Hanno suono nasale, per esempio, le lettere ng delle parole

longu, angulu, spingula.

rIl suono della r è sempre doppio in principio di parola.Roma, rosa, rabbia in dialetto si pronunciano Rroma,rrosa, rrabbia, ma si possono scrivere con una r.In sicilia si hanno modi diversi di pronuncia delle paroleche includono una r dinanzi ad altra consonante comeporta, mortu, surdu, sordu. La maggior parte dei catanesile pronuncerebbe potta, mottu, suddu, soddu; i palermitanipoitta, muoittu, suiddu, soiddu. Ma sia gli uni che gli altrile scrivono regolarmente porta, mortu, surdu, sordu.

trIl gruppo tr si pronuncia diversamente dall’italiano. Ilsuono di queste due lettere costituisce, si può dire, la prin-cipale peculia rità della parlata sicula. È un suono simile aquello delle stesse lettere della lingua inglese; ma i nonsiciliani non possono ap prenderlo che dalla viva voce deiparlanti.

1 Riguardo agli accenti si fa osservare che in dialetto si adoperanosolo il grave (`) e il circonflesso (ˆ). L’accento acuto (´) che in ita-liano si pone sulle vocali e ed o aventi suono chiuso, in dialettonon si adopera, poiché dette vocali hanno in siciliano sempresuono aperto.

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Viaggio della Memoria:

Auschwitz-Birkenau14 maggio 2011

di Dario Ferrara

Alla fine varcai quel cancello. Già avederlo in lontananza provavo un’an-goscia per nulla indifferente. ArbeitMacht Frei, il lavoro rende liberi, lafamigerata scritta che sovrasta il can-cello d’ingresso per un luogo tantoabominevole come Auschwitz rimarràper sempre una tragica prova. Una trale tante tragiche testimonianze dicome il lavoro non rende affatto liberi,o per lo meno non così è stato per piùdi un milione di vittime. Un datosenz’ombra di dubbio agghiacciante

che assieme a tanti altri fattori hannofatto da cornice al mio viaggio inPolonia. Volevo comprendere, toccarecon mano, visitare quel luogo dimorte. Auschwitz, il campo di concen-tramento per antonomasia, riesce ademanare ancora oggi, a distanza dicirca 70 anni, le grida di dolore e sof-ferenza di un quasi infinito numero divittime. Provai la stranissima sensa-zione di sentire delle grida, le stessegrida che tanto tempo fa appartenneroa chi stava per essere defraudato di

Questo articolo nasce dalla miapassione per lo studio attento e

sistematico di un periodo storicoalquanto tetro e violento, che fonda lesue basi sulla II guerra mondiale, sul-l’olocausto, sulle milioni di vittime delnazismo e della guerra, ed è dedicatoproprio a loro. Affinchè la loro memo-ria non perisca mai, restando semprevivida nella mente e nei ricordi di chisa, nelle nostre menti, di chi conosce.Nel ricordo dei superstiti, delle vittimee di chi ha vissuto di persona…

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zionario di Auschwitz-Birkenau assie-me a due compagni di viaggio ebrei,sfuggiti per puro miracolo alla granderetata di Roma del 16 ottobre 1943, èstata un’esperienza che custodirò sem-pre dolorosa dentro di me. Il tempo siferma per lasciare spazio ad un placi-do riaffiorare di verità storiche appre-se attraverso svariate ricerche su inter-net, letture di libri a tema, visione difilm riguardanti l’argomento, vissutequasi di persona il 14 maggio scorso.Persecuzioni, fucilazioni, violenze,deportazioni, schiavitù, morte.Un’esperienza difficile da descrivere,interamente da vivere. Accarezzarecon mano le pareti di legno dei vagonibestiame che giacciono sui binari diBirkenau, lasciarvi una piccola pietrasecondo l’antica usanza ebraica, toc-care con mano le recinzioni spinate untempo attraversate da 6.000 volt dicorrente elettrica e contro cui moltiesasperati vi si gettavano contro nelterribile tentativo di finirla, vedereimmense montagne di effetti personaliappartenuti ad ebrei internati ad

quell’ultima molecola d’aria all’inter-no delle camere a gas, aria preziosissi-ma e d’inestimabile valore che venivaprepotentemente offuscata dalle esala-zioni mortali dei cristalli di acidoprussico. Il gas entrava nei polmoni,paralizzandoli progressivamente finoa causare la morte per soffocamento:Zyclon B. Ogni giorno una macabraroutine: morti che si aggiungevano adaltri morti. La locomotiva che trainavai vagoni bestiame entrava lentamentea Birkenau. Lentamente fino a fermar-si. Dopo interminabili giorni di viag-gio in condizioni igienico-sanitariespaventose, il convoglio dei deportatigiungeva finalmente a destinazione. Ipiù deboli morivano durante quelviaggio di non ritorno, mentre i super-stiti si preparavano ad affrontare unfuturo formato da un’infinità di inco-gnite. I riflettori puntati sulla juden-rampe evidenziavano attimi di terroregenerale che violentava gli animi deiprigionieri appena arrivati, una equipemedica delle SS si apprestava ad effet-tuare la selezione di rito con l’aiuto di

alcuni prigionieri già detenuti pressoAuschwitz, selezione che distinguevadue specifiche categorie di prigionieri:coloro che erano abili al lavoro e colo-ro che invece non erano ritenuti tali.Uomini da una parte, donne e bambinidall’altra. Generalmente, coloro chesuperavano la selezione erano unaminima parte, circa il 25%, a cui veni-va immediatamente imposto di soste-nere ritmi di lavoro mortali, al fine dimandare avanti il gravoso impegnopropugnato dall’industria bellica tede-sca, diretta dal ministro della guerraAlbert Speer. Il 75% restante venivainvitato con tanto di beffarda cortesiaad entrare in una stanza. Una semplicedoccia calda e ricostituente, venivadetto loro. Ognuno doveva lasciare lesue cose in dei posti numerati, ognunodoveva ricordarsi di quel numero poi-ché avrebbe ripreso le sue cose a doc-cia finita. Ognuno non ne sarebbeuscito vivo per nessuna ragione, pernessun miracolo. Entrare ed usciredalle camere a gas, dai forni cremato-ri, visitare l’intero sistema concentra-

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Montagne di cadaveri, gente morta difame e deperita, irriconoscibile, inca-pace di reagire. Pochi i fortunati, vivifuori ma morti dentro. Il prossimo 27gennaio 2012, come ogni 27 gennaiogiorno della memoria, si ricorda il 67°anniversario della liberazione delcampo di Auschwitz e le milioni divittime dell’olocausto. È doverosoricordare sempre queste vittime e lastoria che hanno vissuto, al fine di noncorrere nuovamente il rischio di ripe-tere gli stessi errori. Il resto della sto-ria lo conosciamo benissimo ed appro-fondire la questione vorrebbe direimpiegare fiumi d’inchiostro e uninterminabile numero di fogli di carta.Voglio concludere così, con una cita-zione di Gandhi che definisco esem-plare: “L’uomo che prega sarà in pacecon se stesso e con il mondo intero,l’uomo che si occupa degli affari delmondo senza un cuore disposto allapreghiera sarà miserabile e renderàmiserabile anche il mondo”.

Auschwitz, osservare in silenzio i restidi cenere di tanta povera gente entratain un forno ed uscita attraverso uncamino sono tutte azioni che lascianocome un marchio impresso a fuocosulla pelle, indelebile, che davveronon andrà più via. Renzo e Guido,miei compagni di viaggio, oggi settan-tenni, conoscono il luogo dove hannoperso il loro caro zio Alberto, che congrande coraggio tentò di varcare lelinee nemiche per combattere le SS afianco alle truppe del MarescialloBadoglio. Fu tradito da una spia per5.000 lire, arrestato da un gruppo diSS all’inizio della via Ostiense e dete-nuto presso il carcere di Regina Coeli,trasferito al campo di concentramentodi Fossoli ed infine deportato adAuschwitz dove fu gasato il giornostesso del suo arrivo, il 5 aprile del1944. Quell’orrendo 25%! Michele èla nostra guida che conosce Auschwitzcome casa sua, la cui consulenza èstata di un’enorme preziosità. E’ stataanche la complicità di una grandecompagnia come la loro, a dare quelvalore in più al mio viaggio. Ci sonoperò delle domande che ruotano attor-no a questa immane tragedia che tutticonosciamo come “shoah”, unadomanda che emerge tra tutte: per-ché? A quali motivazioni è riconduci-bile il tentativo d’annientamento dellarazza ebraica? Hitler, come moltissimialtri antisemiti tedeschi, era palese-mente convinto che la razza arianafosse una e sola, sacra, da preservare aqualsiasi costo. Doveva esistere unarazza germanica mondiale compostaessenzialmente da ariani tedeschi, cherappresentavano la perfezione razzialeautentica per eccellenza e questaavrebbe dovuto dominare sull’Europae sul mondo intero. Bisognava quindipossedere nuove terre e nuovi oriz-zonti, incrementare il proprio leben-sraum: spazio vitale, per liberarsi dalpericolo di scomparire dal mondo o diservire gli altri come una nazioneschiava. La Germania uscì sconfittadalla prima guerra mondiale, a cuiseguì una gravissima crisi economicache mise in ginocchio l’intera popola-zione, e la cui causa fu attribuita d’im-patto dall’emergente Fuhrer agli ebreipresenti in territorio tedesco. Ebrei

ricchi ed influenti, detentori di unruolo di primo piano all’interno delsistema economico germanico. Ebreivisti come una razza subumana equindi impura, non ariana, visti comel’incarnazione autentica del male,quel popolo rifiutato da Dio e cheaveva ucciso Suo Figlio. Quando poiHitler ottenne il potere, nel 1933, ful’inizio di un calvario durato intermi-nabili anni, iniziato con le leggi raz-ziali promulgate nel 1935 aNorimberga e terminato col terribilescenario a cui dovettero assistere letruppe sovietiche che liberaronoAuschwitz il 27 gennaio del 1945.

...il gas entravanei polmoni,paralizzandoliprogressivamentefino a causare lamorte per soffocamento.

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spesso ripetute durante i primissimiincontri: “Noi non lavoriamo comegli artisti o gli scienziati, ma piuttostocome il calzolaio che cerca nella scar-pa il punto giusto dove poter confic-care il chiodo”. Riteniamo inoltrequesto metodo profondamente effica-ce ove si voglia, da parte dell’attore,mettere in scena non la menzogna mala nudità del corpo attoriale. Ci siamo resi conto, nel corso dellavoro, di quanto gli obiettivi fosserocomuni con gli attori, e questi obiettivipossono sintetizzarsi in una definizio-ne che necessita di spiegazioni,meglio di giustificazioni: avevamo inmente di realizzare uno spettacolopopolare, tuttavia non bisogna equivo-

Il 17 dicembre 2011, presso ilCastello comunale di Mezzojuso,

ha avuto luogo lo spettacolo, realizza-to dall’associazione “Voltalacarta”con il contributo dell’assessoratoregionale dei Beni culturali, Muoio emi levo la maglia. Storia diFrancesco Bentivegna, per la regia diSalvina Chetta dal testo originale diNicola Grato e Santo Lombino. Sonosaliti sul palco sedici attori, che hannoiniziato la preparazione dello spetta-colo in settembre, studiando conl’aiuto di Salvina su se stessi e suipropri corpi, secondo un metodolaboratoriale e di bottega che ci ècaro. Sono state un leitmotiv delleprove le parole di Jerzey Grotowski

care sul termine “popolare”. Nellenostre zone è in voga da molti anni unteatro che si definisce popolare, mache invero potrebbe più precisamentedefinirsi dialettale, e in alcuni casianche volgare (battute oscene, esplici-ti riferimenti alla sfera sessuale vistacome imperituro tabù); quello che noiintendiamo col termine “popolare” haa che fare inevitabilmente e necessa-riamente con il territorio e con il con-cetto di bottega o putìa, se preferite: èmettere in scena situazioni che ciriguardano, secondo un modo o meto-do laboratoriale, attraverso il qualel’attore possa esprimersi al meglio,ricercando su se stesso, sulle propriepossibilità espressive.

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L’associazione Voltalacarta per la regia di Salvina Chetta ha portato in scena al Castello Comunale di Mezzojuso, uno spettacolo sulla vita del patriota risorgimentale.

Una lettura teatrale del Risorgimento:

Muoio e mi levo la magliaStoria di Francesco BentivegnaFoto di Danilo Figlia

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Questo lavoro di ricerca presupponefatica e senso di abnegazione, e suquesti due aspetti vorremmo scom-mettere, quali presupposti fondamen-tali per un teatro di autenticità, un tea-tro spoglio di orpelli che vada dritto alcuore del problema: teatro è, comesosteneva Peter Brook, un corpo vivodavanti a un altro corpo vivo, uomodavanti a uomo. Scenografie e trucchimastodontici non fanno parte delnostro bagaglio culturale, non lidisprezziamo, ma non ci interessano. La figura di Francesco Bentivegna,martire del Risorgimento nazionale,ci ha permesso di riflettere sul manca-to Risorgimento, meglio, sulRisorgimento degli intellettuali cheha tenuto distanti le masse popolari.Da questa riflessione siamo passatiall’altro Risorgimento, la Resistenza,che per noi rappresenta ancora il

baluardo sul quale poggiano la nostraCostituzione e la nostra democrazia: icondannati a morte della Resistenzaparlano con le voci dei condannati amorte dei moti del ‘48 a Palermo, egli eroi siciliani del 1848 illuminano ipropri volti con la luce di quellestruggenti parole dei partigiani rac-colte nel celeberrimo volume einau-diano del 1952.La linea melodica che abbiamo segui-to è quella del musicista lettone ArvoPart, passando attraverso i bravissimipercussionisti giapponesi Kodò e learmonie allucinate di Steve Reich. Disgusto, sconfitta, ma anche grandeforza di operare in un mondo resobestiale dalla tirannide: è la storia diun patriota corleonese del diciannove-simo secolo, Bentivegna appunto; sto-ria di un uomo che ascolta, comeabbiamo immaginato, gli atti relativialla sua condanna in un processo farsainscenato da personaggi bestiali: testi-moni fantocci, giudici ghignanti. È ladisumanità del potere, di ogni potere.Quella disumanità resa magistralmen-te da Bosch nei suoi quadri, colmi dicontrofigure, nani e burattini, mezziuomini ridotti a macchine, animali

della fantasia che non immagina, mache rende verità di una società rinasci-mentale e di ogni tempo e luogo avidadi denaro e in lotta per conquistare edetenere il potere. Il tentativo diFrancesco Bentivegna di fare insorge-re l’Isola naufragò contro l’inerziadelle masse popolari; parole di speran-za di un cambiamento, desunte daConsolo (Il sorriso dell’ignoto mari-naio), sono poste in finale dello spetta-colo, tuttavia contrastate dalle fotogra-fie di italiani morti ammazzati, daSacco e Vanzetti a Pasolini, da PlacidoRizzotto a Giovanni Falcone. Lo spet-tacolo non è quindi solo una ricostru-zione storico cronologica degli eventiriguardanti il Bentivegna, esso è statopensato come parziale riflessione sugliultimi 150 anni di storia nazionale.Muoio e mi levo la maglia è stato untentativo, se ben riuscito o meno sta alpubblico deciderlo, ma che in noi hadato la consapevolezza di poter scom-mettere su un gruppo di persone checondivide, e che speriamo vorrà anco-ra condividere, ideali di vita primaancora che di teatro.

Salvina Chetta e Nicola Grato

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Disgusto, sconfitta, ma anche grande forza di operare in un mondo reso bestiale dalla tirannide: è la storia di un patriota corleonese del diciannovesimo secolo

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Salve, sono Edoardo Re, e sto scriven-do da parte di mia Madre FrancaBonanno figlia di Cocò Bonanno.Mia madre avrebbe desiderio di rice-vere una copia dell’Eco della Brigna.Mamma avrebbe desiderio di saperese Padre Frank Verecondia è ancora-parroco della chiesa.Colgo l’occasione per inviarvi saluti avoi e famiglia.

Edoardo Re e Franca BonannoMelbourne, Australia

Grazie per la rivista che ci inviate. Iopersonalmente la leggo con tanta avi-dità, essendo stata per molti anni aPiana degli Albanesi. Vi prego però dicambiare il nostro nuovo indirizzo cheè il seguente: Suore Collegine della S.Famiglia, Str. Garofitei n. 28 Pucioasa- Dambovita - Romania.Porgo a tutti voi a cominciare da DonEnzo i nostri sentiti auguri per questoSanto Natale e per il nuovo anno chesi appresta ad iniziare.

Sr Gandolfa Sausa

Carissimo Signor Consentino,Oggi vi scrivo questa breve lettera perfarvi sapere che mio marito ChettaFrancesco è deceduto il giorno diNovembre 29-2011.Se posso, vorrei chiedervi un grandefavore, se potreste pubblicare una suafoto. In più il suo nome, data di nasci-ta, e data di morte.Vi sarei molto grata per questa richiesta.

FrancescoChettaN 02-22-1947M 11-29-2011

Però continua-te a mandarmiil giornale diEco Brigna.

Che Dio bendica e faccia prosperare lanostra chiesa dal fondo dal mio cuore.Mille grazie.

Rosa Chetta

Me’ cumpari

U vinti ri innaru ri matina,passannu ri la chiazza m’accurgìaca me‘ cumpari Ninu lu varberiunn’era apertu e a cosa mi stupìa canuscennu bonu a me‘ cumpari, ca pi puntualità un c’era uguali.Mancu a fallu apposta, a ddu mumentu,passau Petru Farini so’ cugnatu;fui lestu a putirici dumannaripicchì u semafuru staia pi scattari.“Ma me’ cumpari, comu mai è chiusu?”“Comu, - m’arrispunniu - nun lu sai?Avi un pocu ri iorna ca sta‘ mali,mali ri un putiri travagghiari:avi dulura e a ggritta nun po’ stari”.L’indomani ci fici ‘na scappata,ma nun mi parsi propriu accussì gravi,tantu ca ni misimu a parrariri tanti cosi, anche pi fallu svagari.‘U vintitrì innaru, dopu ‘a missam’arriva una tristissima notizia:“A to’ cumpari Ninu s’u purtaru,ca ‘nveci ri migliorari, peggiorau”.Doppu ottu iorna ri Carvariu, “c’ha fa... forsi po’ superari...ogni tantu movi puru ‘a manue battuti nn’avi pi ogni cristianu ca u va a truvari,

RIPOSANO NEL SIGNORE

FASULO GIUSEPPE 19/09/1944 - 24/10/2011

PECORINO ANTONIO 06/05/1927 - 14/11/2011

SCLAFANI SALVATORE08/12/1925 - 02/12/2011

SUOR BENEDETTA DIVONO16/02/1926 - 16/12/2011

NUCCIO PASQUA 25/10/1919 - 21/12/2011

TAVOLACCI GIUSEPPE18/07/1935 - 25/12/2011

GOVERNALE GRAZIA 03/05/1937 - 31/12/2011

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I nostri lettori ci scrivono

Il 4 Novembre 2011, pressol’Università degli Studi Ca’ Foscari diVenezia, Elisabetta Gnizio ha conse-guito la Laurea in Lingue e Culture delMediterraneo e del Medio Oriente, conla votazione finale di 110/110 e Lode,discutendo la tesi dal titolo “le case delcaffè: analisi comparativa di un nuovospazio sociale tra Istanbul e Venezia inetà moderna”. Relatrice è stata laProf.ssa Vera Costantini. Alla neo lau-reata i migliori auguri della Redazione.

LAUREA

La famiglia Fasulo ha devoluto le offer-te ricevute a suffragio del compiantodefunto all’Associazione “Solaria” delDott. Vernengo.

certu un po’ cchiu’ travagghiari,ma puru cu l’acciacchi po’ campari“.Ma nun fu propriu chissu lu destinu, e u dui ri frivaru u dimitteru,picchì un c’era cchiu’ nenti ri fari.Mmenzu a tutti i guai ca passauu Signuri u vosi veru beni.U tri ri frivaru su chiamau, lassannu a tutti, ‘mpaci si nn’iue ancora un nni putemu rassegnari.L’occhi vannu sempri a lu bastiuni,ma ‘a porta è chiusa e c’è sulu Baruninzemmula cu quarchi mommu straviatuca un sapi cchiù unni iri e nzoccu fari.Iri ‘a chiazza pi gghiri a passiari unn’è ppi mia,chi cci pozzu fari.Io, Peppi, Pinu, Robertu e Luminucertu un nni putemu cchiù scurdarili barzelletti ca tu sapii cuntari,e rivivemu tutti i scampagnatie tutti ddi bellissimi manciatica cu lu sonu eranu accumpagnati.‘Nte me’ aricchi sentu ancora la to’ vucie la chitarra sentu puru sunari.E ritornu a ddiri ca nun mi pari veruca ti nn’isti senza cchiù turnari.Stu omaggiu io ti vogghiu fari,picchì accussì ti voli ricordariNinu Cosentino, to’ cumpari.

Nino Cosentino

In occasione del primo anniversario della morte di Nino Bua, riceviamo epubblichiamo questa poesia.

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Gebbia Pasqua, Palermo € 30,00Sgroi Piante e fiori, Mezzojuso € 10,00Cuttitta Maria, Palermo € 50,00Nuccio Nunzio, Palermo € 20,00Cammareri Matteo e Valeria, PA € 50,00Russotto Maria Stella, Mezzojuso € 20,00Burriesci Giuseppe, Palermo € 20,00Lo Daino Giuseppina, Godrano € 40,00Terranella Giuseppe, Fagnano O. € 20,00Vittorino Anna € 30,00Parisi Giulia, Torino € 20,00D’India Francesco, Mezzojuso € 20,00Muscarello A. e Margherita € 50,00Sucato, Finale di Pollina € 10,00La Gattuta Maria, Palermo € 20,00Macelleria Barcia, Mezzojuso € 40,00Muscaglione Salvatore, Ficarazzi € 20,00Napoli Irene, Mezzojuso € 20,00Sanfilippo Caterina, Villabate € 25,00N.N. € 20,00Figlia Caterina € 10,00Macelleria Gino Lala e figli € 50,00 Lo Monte Nicolina, Castiglione TO € 52,00De Lisi Antonietta, Palermo € 50,00Fisco Sergio, Palermo € 100,00La Gattuta Giuseppina, Legnano € 50,00Zito Giuseppe, Porlezza € 25,00Morales Assunta, Palermo € 10,00Carlo e Giuseppina Casarico € 50,00Lopes Vincenza, Palermo € 20,00Schillizzi Anita, Palermo € 25,00Barone Giuseppina, Spilamberto MO€ 20,00D’Orsa Andrea, Palermo € 50,00Magalini Silvano,Valeggio sul M. € 20,00Simoncini Vincenzo, Palermo € 25,00Muscarello Salvatore, Brescello € 20,00Visocaro Costantino, Castiglione L. € 20,00Ferri Rosa Rita, Villa S. Giovanni € 15,00Gebbia Salvatore, Palermo € 30,00Spata Nicolò, Beinasco € 20,00Vassallo Serafino, Legnano € 70,00Fucarino Matteo, Coccaglio BS € 50,00Perniciaro Caterina, Castellanza VA€ 35,00Bua Nicolò, Portici NA € 50,00Sucato Michele, Casalgrande € 20,00Pennacchio Vittorio € 50,00Perniciaro Gaetano, Bivona € 50,00Falletta Giovanna Amara € 20,00Gattuso Notaio Roberto € 50,00Gambino Gioacchino, Vercelli € 30,00Scianna Santa, Palermo € 25,00Figlia Andrea € 20,00

OFFERTE RICEVUTE

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MIGLIORISI DANILO E VISOCARO MARIALUISAMezzojuso, 26 Aprile 2011, Chiesa Maria SS. Annunziata

PENNACCHIO TONINO E RIGOGLIOSO FRANCESCAMezzojuso, 08 Giugno 2011, Chiesa Maria SS. Annunziata

D’ORSA CALOGERO E MUSCARELLO GAUDENZIAMezzojuso, 09 Giugno 2011, Chiesa dell’Immacolata

BAGNO FRANCESCO E CUSIMANO TIZIANAMonreale, 16 Giugno 2011, Parrocchia Maria SS. del Rosario

COSTANZA FRANCESCO E SPATA PAOLAMezzojuso, 18 Giugno 2011, Chiesa SS. Crocifisso

CIARAVELLO GAETANO E LALA FRANCESCA Mezzojuso, 18 Giugno 2011, Chiesa Maria SS. Annunziata

MASI NICOLÒ E TAVOLACCI MARIA FRANCESCAMezzojuso, 02 Luglio 2011, Chiesa Maria SS. Annunziata

ZITO FRANCESCO E VITALE ESTERCefalà Diana, 06 Luglio 2011, Chiesa S. Francesco di Paola

CARAVELLA ANTONIO E DE FILIPPO MARIA ANTONIETTASarno, 09 Luglio 2011, Chiesa S. Michele Arcangelo

RIBAUDO SALVATORE E LA GATTUTA LIANAMezzojuso, 21 Luglio 2011, Chiesa Maria SS. Annunziata

SPATA TONINO E GUARINO MARIA TIZIANAVillafrati, 30 Luglio 2011, Chiesa SS. Trinità

SCLAFANI ANGELO E D’ORSA EMANUELAMezzojuso, 30 Luglio 2011, Chiesa Maria SS. Annunziata

CUCINOTTA GIOVANNI E MUSCARELLO VINCENZAMezzojuso, 02 Settembre 2011, Chiesa Maria SS. Annunziata

COLLEDÀ LEONARDO E GIAMMANCO ANGELAMezzojuso, 03 Settembre 2011, Chiesa S. Nicolò di Mira

ILARDI MAURIZIO E D’ORSA INAMezzojuso, 10 Settembre 2011, Chiesa SS. Crocifisso

MOLINO LUCA E ANSELMO ARIANAMezzojuso, 03 Ottobre 2011, Chiesa Maria SS. Annunziata

Matrimoni celebrati nel 2011

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NOVEMBRE

Martedì 1 Festa di Ognissanti: alle ore 11,00don Enzo celebra la S. Messa in suf-fragio delle anime dei fedeli defuntinella cappella del Cimitero.

Mercoledì 2 Commemorazione dei defunti: alle ore11,00 al Cimitero il parroco don EnzoCosentino celebra la LiturgiaEucaristica in suffragio delle animedei fedeli defunti, al termine dellaquale benedice le tombe.

Domenica 6 Festa dei Caduti di tutte le guerre: alleore 11,30 presso la chiesa di S. Nicolòdi Mira, papàs Pietro Lascari celebrala Divina Liturgia in suffragio delleanime dei Caduti di tutte le guerre.Alla Celebrazione hanno partecipatole autorità civili e militari e i membridel circolo dei Combattenti e Reducidi Mezzojuso. Al termine della SantaMessa è stata deposta una corona dialloro sulla lapide dedicata ai Cadutiin piazza Umberto I.

Venerdì 18 Alle ore 17,00 nella chiesa di S.Nicolò di Mira inizia il triduo di pre-parazione alla Festività dell’Ingressoal Tempio della SS. Madre di Dio conla celebrazione della Divina Liturgia.

Lunedì 21 Festa della Madonna “ri menzi simen-zi”: la parrocchia di S. Nicolò di Miracelebra l’Ingresso al Tempio della SS.Madre di Dio. Dopo il triduo di prepa-razione, che si è svolto nei giorni pre-cedenti, alle ore 17,00, presso la chie-sa di S. Nicola di Mira, papàs PietroLascari celebra la S. Messa, seguitadal canto “Artoklasia” dedicato aMaria. Al termine della Liturgia vienedistribuita la tradizionale “cuccìa”benedetta.

Domenica 27 A partire da oggi fino al 5 dicembre,ogni giorno alle 11,00, presso la chie-sa di S. Nicola di Mira, viene celebra-ta la S. Messa di preparazione per lafesta di S. Nicola.

Martedì 29 Nella chiesa Maria SS. Annunziatainizia la novena di preparazione per lafesta di Maria SS. Immacolata. Ognigiorno fino al 7 dicembre, alle 16,30viene celebrata la Santa Messa prece-duta dal canto del S. Rosariodell’Immacolata.

DICEMBRE

Lunedì 5 Alle 17,00 nella chiesa di S. Nicola di

Mira, papàs Pietro Lascari celebra iVespri Solenni in onore di S. Nicola.A seguire, benedizione dei tradizionali“panuzza”.

Martedì 6 Festa di S. Nicola di Mira: alle ore11,00 nella chiesa di S. Nicola, papàsPietro Lascari celebra la S. Messa altermine della quale vengono distribui-ti i “panuzza ri San Nicola”.

Giovedì 8 Solennità dell’Immacolata: alle 11,30presso la Matrice Latina don Enzocelebra la S. Messa. La festivitàdell’Immacolata apre il nuovo annoassociativo di Azione Cattolica e anchequest’anno tutti i soci dell’AC hannorinnovato il loro SI durante la Messa.Come di consueto da qualche anno, nelpomeriggio, viene reso un omaggio flo-reale alla stele dell’Immacolata in con-trada Pignaro. Alle 18,00 CelebrazioneEucaristica nella chiesa Maria SS.Annunziata.

Sabato 10 Presso il salone del CastelloComunale alle ore 17,00 si svolgeun’assemblea cittadina organizzatadal circolo PD di Mezzojuso sul-l’emergenza idrica che in questi giorniha interessato il paese.

Martedì 13 Festa di S. Lucia: Dopo il triduo dipreparazione dei giorni scorsi, alle11,00 papàs Pietro Lascari celebra laDivina Liturgia presso la chiesa di S.Nicolò di Mira.

Venerdì 16 In entrambe le Parrocchie inizia lanovena di preparazione al Natale conla recita del Rosario e la celebrazionedella Santa Messa.

Sabato 17 Nel salone del Castello Comunale, sisvolge lo spettacolo teatrale dal titolo“Muoio e mi levo la maglia” organiz-zato dall’Associazione Culturale“Voltalacarta” con il patrocinio dellaRegione Siciliana Assessorato deiBB.CC. e dell’Identità Siciliana. Lospettacolo, la cui regia è stata curata daSalvina Chetta, ha ripercorso la vita diFrancesco Bentivegna, patriota risorgi-mentale morto per l’unità d’Italia.

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Divina Liturgia in memoria dei Caduti in guerra (Foto Danilo Figlia)

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Sabato 24 Alle 17,00 i ragazzi dell’associazione“Voltalacarta” di Mezzojuso inizianoil giro del paese allietando la vigilia di

IBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI

ENTRATE

Offerte € 7.407,00

TOTALE ENTRATE € 7.407,00

USCITE

Passivo anno precedente € 4.054,00

Stampa (giornale) € 6.000,00

Spedizione € 2.200,00

Tassa Ordine dei Giornalisti € 110,00

TOTALE USCITE € 12.364,00

PASSIVO 2011 € 4.957,00

BILANCIO “ECO DELLABRIGNA” ANNO 2011

La Redazione ringrazia i lettori

per le offerte ricevute durante l’anno 2011,

ricordando che il giornale si finanzia

esclusivamente con esse.

Il 16 dicembre 2011, nel MonasteroBenedettino di Clausura di Sant’Andreain Palermo, rendeva serenamente l’ani-ma a Dio Suor Benedetta Divono alsecolo Maria. Suor Benedetta era nata aMezzojuso il 16 febbraio del 1926 daAntonino e Antonina Figlia. Il 3 marzodello stesso anno è stata battezzatadall’arciprete Nicolò Di Giacomo,essendo padrini Barcia Francesco eFilippa Cusimano. Il 17 maggio del1935 ha ricevuto la Santa Cresima nellachiesa del SS. Crocifisso. Nel 1949, a26 anni, suor Benedetta entra nelMonastero Benedettino di Clausura diSant’Andrea a Palermo per intraprende-re il noviziato, successivamente è tra-sferita nel Monastero Benedettino diGeraci Siculo. Ritorna nuovamente aPalermo dove vi rimane sino alla morte.Eterna sia la tua memoria sorellanostra indimenticabile e degna dellabeatitudine.

Don Enzo

Natale con tradizionali canti natalizi.Notte di Natale: alle ore 23,30 inentrambe le Parrocchie iniziano lecelebrazioni della Notte Santa. Nella

chiesa Maria SS. Annunziata, dopol’Ufficio delle Letture, i tre piccoliangioletti Arato Elisa, CosentinoClaudio e Lo Monte Giuseppe mostra-no ai fedeli il simulacro del BambinoGesù portandolo verso l’AltareMaggiore. A seguire don EnzoCosentino celebra la Divina Liturgiadel Santo Natale.

Mercoledì 28 A partire da pomeriggio la branca E/G“Marabito” di Mezzojuso I inizia ilcampo invernale a Ventimiglia diSicilia; tema del campo è stato“Saranno famosi”. Il campo si è con-cluso il 30 dicembre.

Sabato 31 Alle 17,30, nella chiesa del SacroCuore di Gesù del Collegio di Mariadon Enzo celebra il Te Deum. Anchequest’anno il momento di ringrazia-mento a Dio è stata occasione di con-divisione e di scambio di auguri per ilnuovo anno con le Suore Collegine.

Suor Benedetta riposa nel Signore

Il reparto “Marabito” di Mezzojuso

Page 24: Eco n°85

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eDirettore Responsabile: Vincenzo CosentinoCondirettore: Carlo ParisiRedazione: Francesca Brancato, Doriana Bua, Danilo Figlia, Concetta Lala, Ciro Muscarello, Margherita ReresIndirizzo: Piazza F. Spallitta - Mezzojuso (PA) - Tel e fax 091 8203179 - [email protected] - IBAN: IT60 C076 0104 6000 0000 9228 668Grafica ed impaginazione: Gianni SchillizziStampa: Istituto Poligrafico Europeo s.r.l.

ECOBRIGNA

della

In copertina:lo spettacolo

“Muoio e mi levo la maglia”

(foto di Danilo Figlia)PERIODICO BIMESTRALE - PARROCCHIA MARIA SS. ANNUNZIATA - MEZZOJUSONuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97

Natale 2011, Presepe in ParrocchiaFoto Danilo Figlia


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