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ECONOMIA AZIENDALE

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7/21/2019 ECONOMIA AZIENDALE http://slidepdf.com/reader/full/economia-aziendale-56d987460b1b8 1/45 1 Economia Aziendale (Airoldi, Brunetti, Coda)  Capitolo 1 - L’attività economica e persone perseguono molteplici fini; il perseguimento dei fini suscita bisogni: per soddisfarei bisogni le persone volgono l’attività economica, ossia l’attività per produrre e per consumare i beni economici. [l’attività economica si manifesta prioritariamente nel lavoro] attività economica è svolta dalle persone per le persone, che si uniscono in società umane. La persona umana è quindi il entro degli studi che si occupano di economia. Le società umane, o anche gli istituti, sono per esempio: le famiglie, le mprese, lo Stato, gli istituti nonprofit. - I bisogni e i beni attività economica è svolta, insieme ad attività di altra natura, per il soddisfacimento dei bisogni  = esigenza (senso di ancanza) di un bene necessario agli scopi della vita che provoca insoddisfazione dovuta appunto ad una mancanza. bisogni si distinguono in naturali¹ e sociali²: : sono i bisogni biologici delle persone, ad esempio i bisogni di alimentazione, di riposo, di protezione . . . ² : indicano una vasta gamma di bisogni come quelli etici, estetici, religiosi. Si tratta di bisogni suscitati dalla sfera pirituale delle persone e dal fatto che le singole persone interagiscono con vari insiemi di altre persone che formano le ocietà umane. I bisogni sociali si distinguono in radicali (informazione, giustizia, libertà, uguaglianza) e non-radicali micizia, sicurezza, identificazione. . . ) a i bisogni naturali che sociali possono essere distinti in bisogni essenziali  e voluttuari : i primi sono anche detti primari , entre i secondi sono detti secondari. Questi ultimi bisogni sono fortemente influenzati dai processi imitativi e mostrativi connessi al fenomeno delle mode e al formarsi di gruppi; sono anche i bisogni più facilmente suscitabili e odificabili da specifiche strategie di comunicazione attuate da imprese o da associazioni e movimenti di varia natura. bisogni si pongono in gerarchia (in relazione ai redditi disponibili, ai gusti, alle preferenze). soddisfacimento dei bisogni richiede la disponibilità di beni: si distinguono due grandi classi di beni: i beni economici¹ e i eni non-economici²: sono le merci ed i servizi utili per il soddisfacimento dei bisogni e scarsi rispetto alle esigenze espresse dalle persone; sono detti anche beni liberi. Sono beni non soggetti al limite di scarsità, ossia sono liberamente disponibili in quantità e ualità più che sufficienti rispetto alle esigenze delle persone. [Le persone per soddisfare i propri bisogni consumano sia beni economici che non-economici. ] er quanto riguarda i beni economici ci sono varie classificazioni :  Beni complementari: bisogni soddisfatti dal concorso necessario di più beni.  Beni fungibili: uno stesso bisogno può essere soddisfatto da beni differenti alternativi.  Beni differenziabili: beni progettati, prodotti e venduti, da una certa impresa, con caratteristiche particolari differenti rispetto a quelle di analoghi prodotti offerti dalle imprese concorrenti.  Beni non-differenziabili: beni in cui la caratteristica rilevante è una sola, uniforme e costante; quel bene è offerto da tutte le imprese con caratteristiche uguali –› detti anche commodities.   Beni di consumo: beni utilizzati direttamente dalle persone per soddisfare i proprio bisogni.  Beni strumentali: beni utilizzati per produrre altri beni. sia i beni strumentali che di consumo possono essere beni ad utilizzo singolo oppure beni durevoli a seconda che cedano la loro utilità a favore di un singolo impiego o in impieghi ripetitivi (per tempi anche lunghi).  Beni a consumo individuale e beni a consumo collettivo.  Beni privati e beni pubblici: i primi sono beni prodotti da soggetti privati (imprese, famiglie, istituti non profit), mentre i secondi sono beni prodotti da soggetti pubblici (lo Stato, i suoi aggregati . . .)
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Economia Aziendale (Airoldi, Brunetti, Coda) 

 

Capitolo 1

-  L’attività economica 

e persone perseguono molteplici fini; il perseguimento dei fini suscita bisogni: per soddisfarei bisogni le persone

volgono l’attività economica, ossia l’attività per produrre e per consumare i beni economici.

[l’attività economica si manifesta prioritariamente nel lavoro]

attività economica è svolta dalle persone per le persone, che si uniscono in società umane. La persona umana è quindi il

entro degli studi che si occupano di economia. Le società umane, o anche gli istituti, sono per esempio: le famiglie, le

mprese, lo Stato, gli istituti nonprofit.

-  I bisogni e i beni

attività economica è svolta, insieme ad attività di altra natura, per il soddisfacimento dei bisogni = esigenza (senso di

ancanza) di un bene necessario agli scopi della vita che provoca insoddisfazione dovuta appunto ad una mancanza.

bisogni si distinguono in naturali¹ e sociali²:

: sono i bisogni biologici delle persone, ad esempio i bisogni di alimentazione, di riposo, di protezione . . .

² : indicano una vasta gamma di bisogni come quelli etici, estetici, religiosi. Si tratta di bisogni suscitati dalla sfera

pirituale delle persone e dal fatto che le singole persone interagiscono con vari insiemi di altre persone che formano le

ocietà umane. I bisogni sociali si distinguono in radicali (informazione, giustizia, libertà, uguaglianza) e non-radicali

micizia, sicurezza, identificazione. . . )

a i bisogni naturali che sociali possono essere distinti in bisogni essenziali e voluttuari: i primi sono anche detti primari,

entre i secondi sono detti secondari. Questi ultimi bisogni sono fortemente influenzati dai processi imitativi e

mostrativi connessi al fenomeno delle mode e al formarsi di gruppi; sono anche i bisogni più facilmente suscitabili e

odificabili da specifiche strategie di comunicazione attuate da imprese o da associazioni e movimenti di varia natura.

bisogni si pongono in gerarchia (in relazione ai redditi disponibili, ai gusti, alle preferenze).

soddisfacimento dei bisogni richiede la disponibilità di beni: si distinguono due grandi classi di beni: i beni economici¹ e i

eni non-economici²:

sono le merci ed i servizi utili per il soddisfacimento dei bisogni e scarsi rispetto alle esigenze espresse dalle persone;

sono detti anche beni liberi. Sono beni non soggetti al limite di scarsità, ossia sono liberamente disponibili in quantità e

ualità più che sufficienti rispetto alle esigenze delle persone.

[Le persone per soddisfare i propri bisogni consumano sia beni economici che non-economici.]er quanto riguarda i beni economici ci sono varie classificazioni :

 

Beni complementari: bisogni soddisfatti dal concorso necessario di più beni.

  Beni fungibili: uno stesso bisogno può essere soddisfatto da beni differenti alternativi.

  Beni differenziabili: beni progettati, prodotti e venduti, da una certa impresa, con caratteristiche particolari

differenti rispetto a quelle di analoghi prodotti offerti dalle imprese concorrenti.

  Beni non-differenziabili: beni in cui la caratteristica rilevante è una sola, uniforme e costante; quel bene è offerto da

tutte le imprese con caratteristiche uguali –› detti anche commodities. 

  Beni di consumo: beni utilizzati direttamente dalle persone per soddisfare i proprio bisogni.

  Beni strumentali: beni utilizzati per produrre altri beni.

sia i beni strumentali che di consumo possono essere beni ad utilizzo singolo oppure beni durevoli a seconda

che cedano la loro utilità a favore di un singolo impiego o in impieghi ripetitivi (per tempi anche lunghi).

 

Beni a consumo individuale e beni a consumo collettivo.

  Beni privati e beni pubblici: i primi sono beni prodotti da soggetti privati (imprese, famiglie, istituti non profit), mentre i

secondi sono beni prodotti da soggetti pubblici (lo Stato, i suoi aggregati . . .)

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-  L’attività economica di produzione e di consumo 

{L’attività economica consiste nelle operazioni di produzione e di consumo dei beni economici} 

attività economica di produzione e di consumo dei beni si svolge mediante varie classi di operazioni: 

1)  Operazioni di trasformazione tecnica  : si svolgono sia per la produzione che per il consumo in tutti gli ordini di

istituti (famiglie, imprese . . ). Le operazioni di trasformazione tecnica sono: trasformazione fisica, spaziale, logica

delle materie prime, degli impianti, dei dati, delle conoscenze. . .

2)  Operazioni di negoziazione : le negoziazioni si classificano essenzialmente in ragione all’oggetto scambiato: beni

privati e beni pubblici, lavoro, capitali, coperture di rischi.Le negoziazioni si svolgono secondo una molteplicità di condizioni di scambio e di forme contrattuali.

Alle condizioni di scambio spesso si sovrappongono relazioni di cooperazione e competizione tra istituti

coinvolti. Insiemi omogenei di scambi formano i mercati.

3)  Operazioni di configurazione  : si distinguono in configurazione dell’assetto istituzionale, organizzazione,

rilevazione e informazione. 

-  Produzione economica di beni e redditi

utte le imprese svolgono attività di produzione economica. Però non tutte le imprese producono beni (merci o servizi): le

erci vengono prodotte da imprese manifatturiere, agricole ed estrattive, mentre i servizi vengono prodotti da imprese di

asporto, turistiche, di consulenza, dell’istruzione, della salute ecc. .. Ci sono imprese invece, come quelle commerciali, di

redito, di assicurazione, che non producono né merci né servizi: la loro caratteristica di produzione consiste nellovolgimento di negoziazioni che hanno come oggetto beni, crediti di prestito e rischi specifici.

a produzione economica non è il fine dell’impresa bensì la funzione caratteristica. Il fine dell’impresa è la produzione di

e(o ri)munerazioni  (in particolare la produzione di remunerazioni del capitale di rischio e del lavoro) perché è il fine

erseguito dalle due categorie di persone che hanno il massimo rilievo per la formazione dell’impresa: i prestatori di lavoro

i conferenti di capitale.

{il MEZZO è la produzione economica per arrivare al FINE che è la produzione di redditi}

-  Le condizioni di produzione

attività economica di produzione si svolge con l’impiego di condizioni di produzione, o anche fattori di produzione.elle combinazioni produttive delle imprese entrano fattori del tipo: materie prime, componenti e servizi fornite da altre

ziende (terzi); gli immobili, impianti, macchinari, attrezzi; il lavoro (operativo, direttivo e di governo economico); la terra;

beni pubblici; i beni liberi.

ue condizioni di produzione sono qualificabili come “primarie”: 

a)  condizioni di produzione fondamentali per ogni impresa

b)  condizioni la cui natura e le cui modalità sono tali da suscitare nelle persone che le conferiscono interessi

economici primari nei confronti dell’impresa 

il LAVORO

CONDIZIONI PRIMARIE DI PRODUZIONE: il CAPITALE RISPARMIO

-  La persona umana e l’ “homo oeconomicus” 

e scienze economiche studiano le società umane isolando e analizzando le manifestazioni economiche usando

mmagine dell’homo oeconomicus, soggetto autonomo ed egoista, orientato esclusivamente alla massimizzazione dei

ropri redditi e della propria ricchezza, sempre in grado di valutare razionalmente le proprio scelte. Le azioni delle persone

fatti sono soggette a vincoli di reddito, tempo, memoria, capacità analitiche, opportunità… 

attività  economica così come ogni altra attività umana comporta continue scelte e decisioni ed è molto importante

apire perché. Ci sono tre modelli utili per capire come le persone decidono:

a)  Il modello secondo la razionalità assoluta;

b) 

Il modello secondo la razionalità limitata;c)  Il modello delle scelte a più attori nei contesti organizzati, sempre secondo razionalità limitata.

a)  Il modello di razionalità assoluta è un modello utilizzato in buona parte dalla teoria economica. Un soggetto che

debba prendere una decisione si trova in questo tipo di situazione:

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  È chiaro il problema affrontato e l’obiettivo da ottimizzare; 

  Sono disponibili fin da subito e gratuitamente tutte le informazioni relative alle possibili scelte;

  Tutte le alternative sono confrontabili e il confronto avviene contemporaneamente:

  Il decisore è unico ed isolato;

  La persona sceglie l’alternativa migliore. 

“problema” non è mai perfettamente definito e mai l’obiettivo da ottimizzare è uno solo. Il decisore inoltre fa parte di

na società, per cui deve tener conto anche delle preferenze di altre persone. In definitiva, le persone scelgono secondo

zionalità, che è però non è perfetta ma limitata.

b) 

Il concetto di razionalità limitata ci propone un modello di rappresentazione dei processi decisionali secondo il

quale le decisioni scaturiscono da processi sequenziali; secondo questo modello la scelta finale è soddisfacente.

  Il decisore parte da un certo insieme di attese iniziali – es. riuscire a trovare un certo tipo di appartamento;

  Una prima ricerca esplorativa porta ad individuare qualche possibile soluzione;

  Il decisore esamina e valuta una prima possibile soluzione;

  Si ha un aggiustamento delle attese;

  Il decisore esamina altre possibili soluzioni;

  Alla fine il soggetto sceglie, ovvero quando il tempo si riduce, i costi aumentano ecc..

I gruppi sociali, le norme, i ruolicomportamento delle singole persone è fortemente influenzato dalla loro appartenenza a gruppi sociali e a collettività

mane. Il gruppo sociale è un insieme di persone avente i seguenti caratteri:

o  È composto da un piccolo numero di componenti, tra tre e sette persone;

o  Si forma spontaneamente tra persone che per varie condizioni si trovano a interagire tra loro;

o  È composto da persone che condividono i valori di fondo;

o  È orientato al perseguimento di un obiettivo comune;

o  Ha una propria struttura sociale interna;

o  Sviluppa determinate regole di comportamento, dette norme, che tutti i componenti devono rispettare;

o  Permane nel tempo se si realizza un equilibrio e si scioglie quando questo equilibrio cade.

uando una persona fa parte di un gruppo, il suo comportamento è influenzato da questa appartenenza; perciò laersona diventa il centro di un sistema di attese di comportamento: il ruolo = sistema di attese di comportamento che

onvergono su una persona che occupa una certa posizione in un certo gruppo.

-  Processi decisionali collettivi (garbage model)

gni giorno nelle imprese si prendono numerose decisioni aventi oggetti e portata molto differenti. Le decisioni da

rendere devono essere tra loro coordinate e coerenti, ma sono anche in concorrenza tra di loro; la concorrenza  tra le

ecisioni ha due origini:

a)  Ogni processo decisionale richiede l’impegno di risorse tra le quali il tempo e l’energia della persona o delle

persone che devono decidere; tali risorse da investire nei processi sono sempre scarse e cosi accade che alcuni

processi decisionali inizino ma siano subito conclusi, mentre altri possono arenarsi senza neanche iniziare. 

b)  Le scelte che scaturiscono dai processi decisionali implicano l’utilizzo di risorse; le risorse disponibili sono limitate e

di conseguenza una scelta può essere in concorrenza con altre scelte. Non solo le decisioni, ma anche le soluzioni

sono in concorrenza tra loro: infatti uno stesso problema può trovare più soluzioni e spetterà ai decisori scegliere

quella più soddisfacente da adottare (in quanto i decisori posso avere schemi mentali e interessi differenti).

e decisioni si prendono in tempi e luoghi chiamati “ occasioni di decisione” e alle quali partecipano le persone che nel

ro insieme hanno le necessarie deleghe e autorizzazioni per prendere quelle decisioni. In queste occasioni di decisione le

ersone portano i “problemi” ai quali ciascuno attribuisce differenti “ priorità”.

gnuno porta “soluzioni”.  [Una certa scelta viene effettuata se una soluzione viene presentata in modo compiuto e

onvincente in risposta a un problema urgente e rilevante].

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-  Cooperazione, opportunismo, fiducia, altruismo

a ragion d’essere della società e la condizione essenziale per il loro efficace funzionamento è la Cooperazione tra le

ersone che vi fanno parte, che produce una Rendita (non ottenibile individualmente) che spetta a tutti quelli che

ooperano. Tuttavia l’imperfetta conoscenza dei contributi individuali e dei risultati realizzabili, dà inizio ad una serie di

omportamenti opportunistici che porteranno a loro volta sfiducia nel personale. La costituzione di un rapporto di fiducia

asce da comportamenti virtuosi, funzionali alla massimizzazione del benessere individuale e ciò porterà l’individuo ad

vere buone relazioni sociali, bassi costi di transazione, ideali di giustizia, equilibrio e progresso.

ali concetti sono espressi da Douglas McGregor con l’analisi delle profezie auto verificanti ossia la Teoria di X e Y.

assetto organizzativo coerente con l’ipotesi organizzativa della natura umana, causa comportamenti restrittivi ed

pportunistici (Teoria X). Poiché le persone sono soggette ad un assetto costrittivo e l’impossibilità di esprimere giudizi

omporta l’impossibilità di assumere responsabilità complesse, fanno sì che si creino delle situazioni di sfiducia reciproca.  

vece, quando le persone tendono ad assumersi responsabilità spontaneamente ed abbiano atteggiamenti leali,

identificano con l’azienda, con i suoi obiettivi e con la professione ( Teoria Y), si sviluppano assetti istituzionali che

voriscono l’efficienza e la soddisfazione, in quanto la persona si realizza, produce di più ed il profitto aumenta.

Accanto ai comportamenti opportunistici, le relazioni interpersonali fanno registrare anche comportamenti altruistici,

ssia comportamenti che producono un vantaggio ad altri con un sacrificio da parte di chi agisce. Questo tipo di

omportamento può sembrare di avere comportamenti non economici e contrari al principio di massimizzazione del

enessere individuale. Così, in realtà, non è: i valori, gli obiettivi e i bisogni di una persona possono essere tali per cui il

omportamento altruistico è perfettamente funzionale alla massimizzazione del benessere personale. I comportamentitruistici posso essere utili per creare buone relazioni sociali, per realizzare i principi di giustizia, equità ecc.. }

-  L’economia aziendale: i principi generali 

e scienze economiche si articolano in Economia Aziendale ed Economia Politica. Le scienze economiche hanno come

ggetto comune le attività di produzione e di consumo dei beni atti a soddisfare i bisogni delle persone. L’Economia

olitica osserva aggregati complessi per cui elabora teorie economiche, mentre l’Economia Aziendale analizza aggregati

inori, studia i fenomeni aziendali e le teorie economiche utili per tutti i tipi d’istituti.   Le scienze economiche sono

rientate al cambiamento, all’innovazione e alla ricerca di migliori modalità per lo svolgimento dell’attività economica. 

principale obiettivo dell’economia è massimizzare la disponibilità delle risorse scarse, ossia dei beni economici e

nnovazione economica, fonte di progresso economico come strumento di progresso civile. 

 

Capitolo 2

-  Gli istituti: Le società umane, il bene comune, le istituzioni e gli istituti

a complessiva società umana si articola in altre società che si aggregano secondo relazioni molteplici. Le persone

endono a far parte di gruppi per produrre risultati non ottenibili con le risorse individuali e per soddisfare i bisogni di

ocialità mediante relazioni interpersonali. Ogni società persegue il bene comune dei suoi membri. Il bene comune 

rodotto della cooperazione societaria che condiziona i singoli nella società. È un bene funzionalmente per tutti intesoome agevolatore dell’attività dei singoli membri. È costituito dal complesso di beni che per natura hanno attitudine e

unzione per tutti. È un bene per tutti verso l’alto fine della persona umana.

azione coordinata degli istituti, che operano in contesti dinamici, dà origine alla rendita organizzativa e al risultato

esiduale. La rendita organizzativa è un vantaggio economico originato dalla cooperazione fra più persone volte allo

esso fine, attraverso la stipulazione di patti che determinino contributi e ricompense; il risultato residuale è frutto della

ooperazione e dell’incertezza. Per attivare la cooperazione bisogna stipulare atti che predeterminano i contributi e le

compense di ciascuno (è quanto residua dopo aver remunerato tutti sulla base de patti).

e società umane che assumono caratteri di istituzioni, ossia di regole e di strutture di comportamento relativamente

abili, sono dette istituti. L’istituto è un complesso di elementi e di fattori di energie e di risorse materiali e personali. È

uraturo. È dinamico sia per i fenomeni interni che per i rapporti con l’ambiente. È ordinato secondo proprie leggi di variapecie. È una unità per i rapporti che lo costituiscono, rivolti a un fine comune. E’ autonomo. La ricerca intorno ad un

tituto è interdisciplinare.

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-  Gli istituti, le aziende, e gli aggregati di aziende

attività economica si svolge negli istituti, dove avviene l’attività di produzione e di consumo dei beni economici . Le

mprese sono istituti tipicamente economici, le famiglie e lo Stato presentano caratteri di natura sociale, etica, politica e

eligiosa. Negli istituti nonprofit in alcuni casi prevalgono contenuti economici, in altri contenuti sociali e politici. Si

efinisce azienda l’ordine strettamente economico degli istituti, ossia, l’insieme degli accadimenti economici disposti ad

nità secondo proprie leggi. L’economia aziendale studia l’ordine delle aziende: l’azienda di consumo, di gestione

atrimoniale, familiare, di produzione, l’azienda composta pubblica e l’azienda nonprofit. I vari istituti si distinguono per: le

nalità dominati, il fine economico immediato, i portatori degli interessi economici istituzionali, di quelli non istituzionali ed

processi economici caratteristici.

e quattro classi di aziende sono accumunate dallo stesso fine: il bene comune per mezzo dell’attività economica.

Sono esempi di aggregati di imprese i gruppi economici, i consorzi di imprese, le associazioni in franchising, i distretti

dustriali. Possono anche esserci aggregati tra le famiglie, che condividono patrimoni e redditi. Negli istituti non profit gli

ggregati che si formano sono di varia natura: geografica, politica ecc..}

-  Le aziende familiari di consumo e di gestione patrimoniale

a famiglia è l’istituto primario della società, le sue finalità dominanti sono di ordine sociale, etiche e religiose, ed il fine

conomico immediato consiste nell’appagamento dei bisogni delle persone che la compongono. Tra i fini economici dellamiglia rientra il soddisfacimento di attese economiche dei membri della famiglia e ciò rappresenta il soddisfacimento

egli interessi economici istituzionali. Rientra anche il soddisfacimento di attese economiche dei non membri della famiglia

ciò rappresenta il soddisfacimento degli interessi economici non istituzionali. La famiglia è un’azienda di consumo

ombinata con fattori lavoro e studio; il suo patrimonio è formato da beni di conferimento da eredità e da risparmio, i

edditi derivano dal lavoro e dalla gestione patrimoniale, e partecipa al finanziamento delle produzioni e dei consumi degli

tituti mediante il pagamento dei tributi. I redditi percepiti non vengono interamente spesi e contribuiscono alla creazione

el risparmio che può essere impiegato acquistando beni, quote di società e concedendo prestiti.

-  Le aziende di produzione

impresa è un istituto con caratteri dominanti e finalità di tipo econom ico. Il fine economico immediato dell’impresa è laroduzione di remunerazione; i portatori degli interessi economici istituzionali sono i prestatori di lavoro ed i conferenti di

apitale di rischio, cui sono destinate le remunerazioni prodotte dall’impresa, ovvero gli stipendi, le quote di utili,

he diventano redditi e patrimoni della famiglia di cui i membri sono lavoratori e conferenti di capitale di risparmio. I

ortatori degli interessi economici non istituzionali sono i fornitori, i clienti, i conferenti di capitale di risparmio e lo Stato.

e imprese sono aziende di produzione di processi economici come le trasformazioni tecniche, le negoziazioni di beni, di

redito e di rischi. 

-  Le aziende composte pubbliche (bene comune:progresso sociale e spirituale dei suoi membri)

o Stato e gli istituti pubblici hanno lo scopo di perseguire il progresso sociale e spirituale dei suoi membri e si articolano in

arie amministrazioni territoriali. Nelle aziende composte pubbliche si attuano processi economici di produzione di beni

ubblici cui segue la raccolta dei tributi. I fini economici immediati sono l’appagamento dei bisogni delle persone che

entrano nella politica territoriale mediante la produzione e il consumo dei beni pubblici e la remunerazione dei lavoratori.

portatori degli interessi economici istituzionali sono tutti i componenti dell’entità politica ed i lavoratori, mentre i

ortatori degli interessi economici non istituzionali sono i fornitori, i conferenti di capitale di prestito ed altri istituti.

-  Le aziende non-profit

i istituti nonprofit sono di natura privata e prevedono il divieto di distribuire il reddito ed il patrimonio fra i suoi membri.

ssi s’ispirano a finalità di ordine sociale, morale e culturale e nascono dall’opportunità di dare  spazio ad attività di

olidarietà, nelle quali possono ritrovarsi sia gli interessi dei singoli sia della collettività. I portatori degli interessi economicitituzionali sono gli associati, i donatori, lo Stato ed i lavoratori, mentre i portatori degli interessi economici non

tituzionali sono i fornitori, i conferenti di capitale di prestito, i clienti e lo Stato.

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-  Differenziazione degli istituti: i modelli economici alternativi

attività economica si svolge in istituti di natura molto varia, fortemente differenziati (le famiglie, le imprese grandi e

ccole, le imprese pubbliche e private, gli istituti pubblici di ogni specie,le associazioni, ecc.)Come mai?

nque sono le domande sulla varietà degli istituti:

Perché l’attività economica non è totalmente svolta all’interno delle famiglie? 

›  Gran parte dell’attività di produzione non si svolge all’interno delle famiglie, poiché non sarebbe conveniente se

non impossibile quando si vogliano adottare tecnologie progredite.

.  Come mai le singole persone specializzate nello svolgimento di piccole sezioni di attività economica tendono adggregarsi in istituti anziché operare indipendentemente scambiandosi lavoro,beni e capitali?

›  Le persone specializzate sono più efficienti rispetto ad unità meno specializzate e la produzione ottenibile da unità

produttive specializzate sono superiori a quelli ottenibili da una famiglia. Per questo è conveniente produrre grandi

volumi di uno stesso bene da cedere, piuttosto che produrre piccoli volumi di beni destinati all’au toconsumo

familiare.

.Perché l’intera attività economica non si svolge nell’ambito di una sola grande “organizzazione” che suddivida a

oordini l’attività di ciascuno?

› 

Si disperderebbero conoscenze e capacità individuali, si adotterebbero soluzioni uniformanti e semplificanti. Ci

sarebbe iniquità e poca motivazione al lavoro.

.Perché gli istituti si differenziano in grandi classi quali le famiglie, le imprese, lo Stato gli istituti nonprofit?

›  Oltre all’istituto della famiglia, il formarsi d’imprese, Stato ed istituti nonprofit, deriva dall’opportunità di sfruttare

l’efficienza e le innovazioni tipiche delle imprese che operano nei mercati, dalla necessità di interventi dello Stato

quando l’azione solo privata è inefficiente o iniqua e dall’opportunità di dare spazio a attività organizzate ispirate

anche da motivazioni altruistiche.

. Perché le imprese sono così diverse tra di loro (dimensione, proprietà, integrazione, ecc.)?

›  All’interno di ogni istituto possono venirsi a creare delle realtà e situ azioni molto diverse dovute al dinamismo

ambientale, al mercato e all’innovazione. 

ipi di sistema economico sono:

  il Modello dell’Autoconsumo formato da famiglie che svolgono tutte le attività di produzione e consumo. In questo

sistema non vi sono forme di specializzazione economica ma è presente una ripartizione di compiti;

  il Modello Atomistico di Mercato: esistono persone che svolgono in autonomia la propria attività lavorativa

specializzata senza raggrupparsi in imprese e le loro attività sono coordinate da meccanismi di mercato;

  il Modello della Gerarchia Totale: l’organizzazione statale pianifica l’intera attività economica;

  il Modello della Pluralità di istituti specializzati: il sistema economico e sociale è costituito da numerosi istituti.

 

Capitolo 3

-  Il sistema degli accadimenti e le combinazioni economiche

insieme delle operazioni economiche svolte dalle persone in un istituto forma le combinazioni economiche generali. Le

ombinazioni economiche sono parte del sistema degli accadimenti, ossia l’insieme delle azioni e dei fenomeni(economicinon economici) che si manifestano nell’azienda e nel suo ambiente. 

na speciale categoria di accadimenti è il sistema delle operazioni, ossia un sistema delle attività svolte dalle persone che

ompongono l’organismo personale d’azienda. Tali operazioni nel loro insieme formano le combinazioni economiche, le

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ombinazioni produttive, e le combinazioni di consumo. Per poter capire l’economia degli istituti (come si formano i costi e

ricavi; perché e come si hanno utili o perdite; perché ci si deve indebitare oppure no; ecc.) è essenziale saper analizzare

articolazione (ossia la struttura) delle combinazioni economiche che in essi si svolgono.

-  Le coordinazioni economiche parziali e le negoziazioni

e combinazioni economiche generali d’impresa si articolano in coordinazioni economiche parziali (dette

nche“funzioni”), che sono insiemi di processi caratterizzati da una funzione e da un insieme di competenze specialistiche

pplicate al loro svolgimento.

e coordinazioni parziali delle imprese sono riconducibili alla Configurazione dell’Assetto Istituzionale, all’Organizzazione,

la Rilevazione e alla Gestione – suddivisa in caratteristica, finanziaria, patrimoniale, tributaria ed assicurativa.

e operazioni di configurazioni dell’assetto istituzionale determinano la nascita, la trasformazione e lo svolgimento

ell’impresa, dove si decidono i fini, i campi di attività, le strutture di governo e le alleanze dell’azienda. 

er le imprese sono di primaria importanza le scelte di configurazione del capitale proprio, ossia le scelte in merito ai

onferenti di capitale di rischio e in quale misura rispetto al fab bisogno monetario dell’impresa. La gestione  è un

omplesso di operazioni attraverso le quali l’impresa attua la produzione economica: raccoglie capitali, acquista i

acchinari e le materie prime, fabbrica i prodotti e li vende, paga i tributi.

utte le gestioni, con i loro costi e i ricavi concorrono a determinare il risultato dell’impresa. Analogamente, tutte le

estioni, con i loro pagamenti e riscossioni, determinano i flussi monetari dell’impresa e la sua solvibilità. 

e altre due attività, invece, sono: l’organizzazione e la rilevazione. La prima riguarda il disegno della strutturaell’impresa, l’assegnare i compiti e le responsabilità alle persone che vi lavorano e il gestire i sistemi di ricompensa e di

viluppo delle persone stesse. La seconda consiste nella raccolta, elaborazione e diffusione dei dati e delle info necessari

er prendere buone decisioni e per informare tutti i soggetti interessati alla vita dell’impresa. 

-  Le negoziazioni

utte le classi di attività (progettazione degli assetti istituzionali, gestione, organizzazione, rilevazione) comportano lo

volgimento sia di attività interne sia di attività “esterne”, ossia di relazioni con altri istituti. 

ra le attività “esterne” sono di primaria importanza le negoziazioni che servono per acquisire le condizioni di produzione

per cedere i prodotti e le condizioni di produzione. Le grandi classi di negoziazioni svolte dalle imprese sono:

– negoziazioni di beni privati– negoziazioni di beni pubblici

– negoziazioni di lavoro

– negoziazioni di capitale di rischio

– negoziazioni di capitale di prestito

–negoziazioni di rischi particolari

Le negoziazioni reali non si svolgono mai in condizioni di perfetta trasparenza, conoscenza, lealtà e di equilibrio di potere delle parti.

In altri termini, non si svolgono in condizioni di razionalità assoluta e di mercati perfetti.} 

concetti essenziali utili per un visione non troppo ingenua delle negoziazioni sono:

–i costi di transazione (quando si svolge una negoziazione, i soggetti coinvolti sostengono dei costi di attivazione

di gestione della negoziazione, denominati Costi di Transazione. Ciò significa che il compratore sostiene 2 costi, il costo

acquisto della merce al quale si devono sommare i costi di transazione, ma anche il venditore che ottiene un ricavo, deve

ecurtare i costi sostenuti per attivare e gestire la transazione)

–l’asimmetria informativa (le due parti coinvolte si trovano sempre in una situazione di asimmetria informativa; gli

siemi di info detenute sono differenti e ciascuna della parti tende a tenere nascoste le info che potrebbero danneggiarlo.

asimmetria informativa se è troppo “alta” provoca comportamenti opportunistici, tanto da bloccare le trattative perché

na delle due parti percepisce un rischio troppo elevato di comportamento opportunistico da parte dell’altra; per colmare

per limitare le conseguenze di questa asimmetria si sostengono i costi di transizione)–gli investimenti specifici  (per cercare di mantenere relazioni di lungo periodo una delle parti è indotta a

ffettuare investimenti il cui valore si riduce o si azzera quando la relazione si conclude. Tali investimenti prendono il nome

investimenti specifici. Chi effettua questo tipo di investimenti lega le proprie sorti alla controparte contando di trarne

antaggi ma anche correndo rischi)

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–la forza contrattuale (le due parti coinvolte in una negoziazione possono presentarsi con forza contrattuale, ossia

on capacità di influenza nei confronti dell’altra parte, più o meno equilibrate e ciò ha effetti importanti sull’esito della  

egoziazione. Un fornitore ha una forza contrattuale quando non ha concorrenti, offre un prodotto critico e non

ostituibile per il suo cliente; viceversa si troverà in una posizione di debolezza)

-  Le attività di configurazione dell’assetto istituzionale 

ono le operazioni che determinano la nascita, la configurazione di base, le trasformazioni e la cessazione dell’istituto.

er le imprese sono di primaria importanza le scelte di configurazione del capitale proprio, ossia le scelte in merito ai

onferenti di capitale di rischio e in quale misura rispetto al fabbisogno monetario dell’impresa. 

a gestione  è un complesso di operazioni attraverso le quali l’impresa attua la produzione economica.   La gestione è

tilmente scomponibile in cinque insiemi di attività:

1.  Gestione caratteristica

2.  Gestione finanziaria

3.  Gestione patrimoniale

4.  Gestione tributaria

5.  Gestione assicurativa

›  La Gestione Caratteristica è l’insieme delle operazioni di gestioni che identificano la “funzione economico-tecnica”

di ciascuna impresa e suscitano la gran parte dei costi e dei ricavi dell’impresa. Per le imprese agricole, estrattive emanifatturiere le g.c.  include l’acquisto di impianti e di materie prime, la trasformazione tecnica, la vendita; per le

imprese commerciali invece è composta da negoziazioni di acquisto e di vendita di beni privati, operazioni di

trasporto e di immagazzinamento; per le banche significa negoziazioni di credito di prestito in raccolta e di

impiego; per le imprese di assicurazione svolge l’assunzione di rischi specifici, l’investimento dei mezzi disponibili,

la liquidazione dei sinistri. Nelle imprese manifatturiere la  g. c.  si articola nelle operazioni di: ricerca e sviluppo,

acquisto di merci e servizi destinati alla produzione, fabbricazione, commercializzazione e logistica. L’analisi della

gestione caratteristica per “funzioni” può essere integrata all’analisi per processi trasversali, ossia per insiemi di

operazioni accomunati da un forte obiettivo comune e trasversali alle funzioni nel senso che per il loro

perseguimento sono richiesti contributi critici da tutte le funzioni. La gestione caratteristica suscita vari insiemi dinegoziazioni:

a)  negoziazioni di beni privati: operazioni di acquisto e vendita di merci e servizi che sono ceduti da soggetti privati (e

non dallo stato) che si svolgono per scambio monetario (raramente baratto) con determinate condizioni di

scambio (assicurazione..)

b)  n. di beni pubblici

c)  n. di lavoro

d)  n. di coperture di rischi.

›  La Gestione Finanziaria  è l’insieme delle operazioni volte a coprire il fabbisogno finanziario, ossia dei mezzi

monetari necessari per avviare l’impresa e per sostenerne lo sviluppo. Il fabbisogno finanziario nasce perché nelleimprese gli incassi derivanti dalle vendite si manifestano dopo ai pagamenti derivanti dagli acquisti. Esso può

essere coperto ricorrendo al capitale proprio (o di rischio) e a quello di prestito. La gestione finanziaria attuata

mediante il ricorso al capitale di prestito produce costi sotto forma di interessi passivi, ovvero il prezzo pagato

dalla nostra impresa per poter disporre di un certo ammantare di denaro per un certo periodo di tempo. Il ricorso

al capitale proprio comporta un costo rappresentato dalla rimunerazione del capitale proprio. La gestione

finanziaria è caratterizzata da due classi di negoziazioni: negoziazioni di capitale proprio¹  e negoziazioni di

capitale di prestito²:

: consistono nell’acquisire la disponibilità di mezzi monetari a titolo di capitale proprio; i conferenti di capitale

roprio apportano all’impresa mezzi monetari attendendosi una rimunerazione correlata ai risultati reddituali dell’impresa,quindi incerta nel suo importo e nel suo segno a seconda che i risultati siano utili o perdite (per questo è detto anche

apitale di rischio). Il rimborso del capitale proprio avverrà di regola al momento di cessazione di vita dell’impresa: quando

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cessione si realizza il conferente di capitale proprio realizza un guadagno in conto capitale che rappresenta una parte

ssenziale della rimunerazione del suo investimento. : hanno per oggetto l’acquisizione e la cessione di mezzi monetari destinati alla copertura dei fabbisogni finanziari delle

ziende. La negoziazione ha per oggetto la disponibilità di una certa quantità di mezzi monetari per un certo periodo di

empo: il soggetto che riceve il capitale di prestito si impegna a rimborsarlo entro certi tempi e concorda di pagare un

rezzo sotto forma di interessi passivi, che sono proporzionati alla quantità di denaro ricevuta in prestito, alla durata della

sponibilità e al livello di rischio che il conferente di capitale di prestito attribuisce alla negoziazione (ossia alla possibilità

he il prenditore non paghi gli interessi e non rimborsi il capitale o non lo faccia nei tempi concordati). Il tasso di interesse

uò essere fisso oppure collegato a determinati indicatori di come il tasso di inflazione.›  Può accadere che, per un certo periodo, l’impresa abbia mezzi monetari eccedenti rispetto al fabbisogno della

gestione caratteristica; in questi casi si attiva la Gestione Patrimoniale che consiste nell’investimento di tali mezzi

monetari al fine di trarne un reddito. L’investimento può consistere, nell’acquisto di titoli di Stato o di azioni di

altre imprese. La gestione patrimoniale è, in linea di principio, una gestione attiva (ma può anche avere risultati

negativi). Le negoziazioni tipiche sono:

a)  negoziazioni di capitale di rischio,se si decide di comprare azioni di imprese per un guadagno/perdita proporzionale

al loro reddito;

b)  negoziazioni di capitale di prestito, se si decide di investire in titoli di Stato;

c) 

negoziazioni di beni privati, se l’investimento consiste nell’acquisto di beni da reddito e da rivalutazione (immobili,opere d’arte..)

›  La Gestione Assicurativa  consiste nella copertura dei rischi d’impresa mediante la sottoscrizione di contratti di

assicurazione. Questa è una gestione tipicamente passiva, in quanto comporta il costo di premi assicurativi e

indennizzi a fronte di danni equivalenti. Si tratti di rischi di eventi sfavorevoli particolari (furto, incendio,

infortuni..), ovvero relativi a limitati insiemi degli accadimenti economici dell’istituto e definibili nell’oggetto. Le

negoziazioni tipiche sono le negoziazioni di rischi specifici, o anche “contratti di assicurazione”, volte a coprire in

forme varie i danni derivanti da possibili eventi negativi nell’ambito della gestione caratteristica, della gestiona

patrimoniale e di aspetti speciali della gestione tributaria.

› 

La Gestione Tributaria consiste nella liquidazione e nel pagamento di una vasta gamma di tributi che le impresecorrispondono allo Stato (e ad altri enti pubblici) a fronte dei beni pubblici ricevuti; per tanto è una gestione

tipicamente passiva poiché comporta solo oneri. Differenti scelte d’impresa (relative, ad esempio, alla forma

giuridica, alle modalità di finanziamento, alle localizzazione) determinano differenti combinazioni e livelli di tributi

da corrispondere.

-  Profilo reddituale e monetario delle gestioni

{Analizzare la gestione secondo il profilo reddituale significa indagare i costi ed i ricavi, mentre secondo il profilo

monetario significa studiare i flussi delle entrate e delle uscite.}

Analizzare la gestione secondo il profilo reddituale significa indagare il formarsi dei “costi” e dei “ricavi” (più in generale i

componenti positivi e negativi di reddito) di tutte le gestioni, che concorrono a determinare il risultato dell’impresa. Ledue gestioni “attive” (caratteristica e patrimoniale), nel senso che da esse si attendono risultati reddituali positivi, e le tre

gestioni “passive” (finanziaria, assicurativa, tributaria) possono pesare variamente nel determinare l’utile o la perdita. 

n risultato reddituale complessivamente positivo si ottiene quando al somma del reddito operativo della gestione

aratteristica e della gestione patrimoniale è superiore agli oneri complessivi della gestione finanziaria, assicurativa,

ibutaria, producendo un UTILE in misura giudicata soddisfacente per la rimunerazione del capitale di rischio.

[Il profilo reddituale e il profilo monetario sono strettamente connessi, ma non coincidono.]

nalizzare il profilo monetario significa invece studiare i flussi di entrate e di uscite, ossia delle riscossioni e pagamenti

uscitati dalle negoziazioni e ciò serve a capire se l’impresa è in grado di fare fronte con le entrate alle proprie uscite =

apire se l’impresa è solvibile. Le entrate e le uscite sono determinate in larga misura dalle stesse negoziazioni che

eterminano i costi e i ricavi: ciò farebbe pensare che il profilo reddituale e il profilo monetario coincidano, ma non è così.

uesta “non coincidenza” è dovuta ad esempio ad un aumento di capitale o ad un accensione/rimborso di un mutuo;

ppure ci sono costi che vanno sostenuti prima rispetto al conseguimento dei ricavi e delle relative entrate o ancora molti

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agamenti e riscossioni non avvengono in contanti o il pagamento dei debiti non necessariamente coincide con la

scossione dei crediti.

-  Le attività di organizzazione e di rilevazione

› 

L’organizzazione 

e operazioni di organizzazione comprendono attività riconducibili alla progettazione dell’assetto organizzativo

ell’impresa e alla gestione dei prestatori di lavoro.  La progettazione dell’assetto organizzativo consiste nella

rogettazione della struttura organizzativa dell’impresa, mentre la gestione dei prestatori di lavoro consiste

ell’attuazione dei sistemi operativi di gestione del personale. Tra le operazioni di organizzazione, di particolare rilevanzaono le negoziazioni di lavoro, che si sostanziano in contratti che l’impresa stipula con i prestatori  di lavoro. Queste hanno

n’evidente criticità al livello di assetto istituzionale e dei sistemi economici locali, nazionali e sopranazionali. 

›  La rilevazione

e operazioni di rilevazione sono svolte dalle imprese per predisporre dati e informazioni destinati alle persone che

perano all’interno dell’impresa  e che devono prendere le decisioni nelle varie aree funzionali (acquisti, produzione,

endita..) e ai vari livelli di responsabilità (operativo, direttivo, di governo economico) e alle persone e istituti che portano

teressi nei confronti dell’impresa e che necessitano di info per decidere come attivare e sviluppare i rapporti con

mpresa (si tratta di fornitori, clienti, finanziatori, prestatori di lavoro, lo Stato) . Le operazioni di rilevazione sono

ssenzialmente operazioni di raccolta, elaborazione, rappresentazione, conservazione e diffusione dei dati e di info. Unaarticolare categoria, connessa all’operazione di rilevazione ma da considerarsi a sé è l’operazione di rivalutazione, ovvero

tratta di operazioni che riguardano la variazione di valori componenti il capitale di funzionamento dell’azienda. 

-  Le combinazioni economiche parziali 

olte imprese attuano più combinazioni economiche parziali, ossia operano in più aree d’affari. Si stratta delle imprese

he nel corso del loro sviluppo hanno compiuto mosse di diversificazione, aggiungendo alla gamma di prodotti sino a quel

omento offerti da una linea di prodotti molto diversa rispetto alle precedenti o entrando in un mercato con

aratteristiche disomogenee rispetto a quelle dei mercati in cui l’impresa operava sino a quel momento.  Le imprese che

ttuano contemporaneamente più combinazioni economiche parziali sono chiamate imprese diversificate; le varieombina nazioni parziali sono legate strettamente da condizioni di complementarità e di comunanza e si posso apprezzare

olo se osservate nel loro insieme. Spesso l’articolazione in combinazioni parziali si riflette anche nella struttura

rganizzativa che diventa una struttura divisionale, ossia una struttura articolata per divisioni corrispondenti alle varie arie

affari; altre volte si articola a matrice coesistendo sia le unità organizzative che presidiano le coordinazioni parziali sia

uelle che presidiano le combinazioni parziali.

-  Le combinazioni economiche dello Stato

o Stato svolge un ruolo essenziale nei sistemi economici, intervenendo attraverso la produzione diretta o indiretta di

cuni beni pubblici o privati, regolamentando la produzione ed il consumo di altri beni, imponendo tributi e ridistribuendo

ricchezze. Alcuni Stati intervengono in molti settori, altri restringono le proprie aree d’intervento lasciando spazio allemiglie, alle imprese, agli istituti nonprofit alimentando dibattiti sempre aperti. Lo Stato interviene nella produzione e nel

onsumo dei beni economici quando il bene economico in oggetto è considerato politicamente critico o quando lo Stato

udica che lasciando la produzione di un bene ad imprese private si otterrebbero esiti negativi dal punto di vista politico.

engono descritte otto ragioni di tipo economico per cercare di spiegare l’intervento dello Stato. Le prime 5 ragioni sono

ote all’analisi economica come “inefficienze allocative dei mercati” e sono sintetizzate così: 

1.  L’esistenza di beni pubblici puri : i beni pubblici puri sono i beni che presentano contemporaneamente i caratteri

della non rivalità nel consumo (il consumo da parte di una persona non impedisce il consumo ad un’altra persona; il

bene può soddisfare contemporaneamente un numero illimitato di utenti) e della non escludibilità (non è possibile

escludere una persona dal godimento di un bene, o si dovrebbero sostenere costi eccessi per escluderlo).

2. 

Il formarsi di mercati non concorrenziali  e di monopoli naturali  :  le imprese private possono avere grande

convenienza nella produzione di beni per i quali si formano monopoli naturali; si forma un monopolio naturale

quando condizioni fisico-tecniche non rendono conveniente (o fisicamente possibile) la coesistenza di più imprese

e di conseguenza il primo entrante acquisisce una posizione di monopolio non scalzabile; le situazioni di

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monopolio naturale spingono l’imprenditore privato a fissare prezzi che massimizzano la sua redditività ma non

l’utilità collettiva. Perciò entra in gioco lo Stato che può subentrare direttamente nella produzione oppure può

lasciare che la produzione sia svolta da imprese private ma indirizzando i loro comportamenti con apposite

regolamentazioni o sussidi per garantire che il servizio sia esteso anche ad utenti non convenienti nell’ottica

dell’impresa privata. 

3.  Il diffuso fenomeno delle economie esterne o esternalità : si ha un’esternalità ogniqualvolta un soggetto compie

un’azione che ha effetti (positivi o negativi) su un altro soggetto senza che quest’ultimo paghi per tale effetto (se

positivo) o riceva un indennizzo (se negativo). Molti problemi di esternalità negative si possono risolvere

mediante interazioni dirette tra le parti coinvolte, ossia mediante soluzioni private; lo stato tende ad intervenire

quando l’estensione e la complessità delle relazioni tra le parti sono elevate e quando si è in presenza di estese e

gravi esternalità giudicate politicamente non accettabili. 

4.  L’esistenza di mercati incompleti  : spazi di mercato lasciati vuoti dalle imprese giudicati interessanti, ma che

invece, secondo lo Stato sono critici.

5.  Le asimmetrie informative : in alcuni settori le informazioni sui prodotti sono molto critiche ma non fornite in

misura sufficiente, oppure le info sui prodotti e sui costi sono molto difficili da capire; di conseguenza le persone

preferiscono rivolgersi allo Stato.

nche in presenza di mercati perfetti quanto ad efficienza allocativa, lo Stato può ritenere opportuno intervenire (per altre

ue ragioni):

6. 

Ridistribuire il reddito : lo Stato rende accessibili beni critici a prezzi non di mercato.7.  Imporre il consumo di beni di merito : ossia di beni giudicati politicamente importanti ma che i singoli potrebbero

decidere non consumare in base alle loro preferenze individuali e in base al principio della massimizzazione del

benessere individuale (es: istruzione elementare, medicina preventiva..)

8.  A monte degli interventi dello Stato per supplire i fallimenti del mercato c’è l’esigenza che lo Stato faccia il

possibile affinchè il mercato funzioni  : il ruolo dello Stato è di fondamentale importanza anche per il

funzionamento del mercato e consiste nel definire con precisione i diritti di proprietàe nel garantire l’esecuzione

dei contratti.

-  Le combinazioni economiche parziali dello Stato

e aree tipiche d’intervento dello Stato sono: la difesa nazionale, giustizia, sicurezza pubblica, relazioni internazionali,truzione e cultura, assistenza e previdenza, sanità, trasporti, comunicazioni e sviluppo economico. In ciascuna di tali aree

Stato interviene offrendo una pluralità di prodotti, che sono destinati a varie categorie di cittadini in relazione alla loro

tà, salute, posizione ecc.. Le combinazioni economiche di uno Stato sono tipicamente molto estese e molto articolate.

  Le modalità di intervento dello Stato

›  La Gestione Caratteristica dello Stato si svolge attraverso: l’emanazione di leggi e regolamenti, il trasferimento di

mezzi monetari e la produzione di beni pubblici.

› 

La Gestione Tributaria  si compone dei processi di determinazione, di accertamento, e di riscossione dei tributi,prevenzione e repressione dall’evasione fiscale e di riscossione. L’imposizione dei tributi può essere vista come il

corrispettivo della produzione ed erogazione dei servizi pubblici.

›  La Gestione Patrimoniale dello Stato si compone di operazioni d’investimento e disinvestimento in beni da reddito

e rivalutazione finalizzate alla produzione di ricavi addizionali a quelli della gestione caratteristica.

›  La Gestione Finanziaria è molto rilevante, poiché spesso lo Stato e gli istituti pubblici non riescono a coprire i loro

costi con le entrate tributarie e devono coprire i loro deficit ricorrendo all’indebitamento. Il fabbisogno finanziario

dello Stato può essere soddisfatto con varie forme di debiti di finanziamento, che si configura con l’emissione dititoli.

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›  La Gestione Assicurativa  si svolge secondo modalità analoghe a quelle dell’impresa dovendo coprire numerosi

rischi particolari. In alcuni casi lo Stato diviene anche l’assicuratore di famiglie, imprese, istituti nonprofit , quando

sorgono particolari eventi dannosi come le calamità naturali.

-  Le attività di configurazione dell’assetto istituzionale, di organizzazione e di rilevazione 

a progettazione dell’assetto istituzionale dello Stato evolve quando si decide: in quali aree intervenire, quali rapporti

onfigurare con i prestatori di lavoro, con quali forme realizzare per la produzione e l’erogazione di beni pubblici, quanto e

ome interagire con altre pubbliche amministrazioni, come impostare il sistema fiscale e come strutturare le relazioni con i

ttadini attraverso organi elettivi ed amministrativi.e operazioni di organizzazione e di gestione del personale dello Stato, riguardano l’impostazione della struttura

rganizzativa e dei sistemi operativi in modo da assicurare buoni livelli di efficienza, motivazione e flessibilità

rganizzativa.

e operazioni di rilevazione e d’informazione  sono più complesse rispetto a quelle delle imprese poiché devono

ppresentare anche le dimensioni politiche e sociali degli obiettivi e dei risultati dello Stato.

-  Le combinazioni economiche delle famiglie

a Famiglia è l’istituto nel quale si compie gran parte dell’attività economica di consumo, si svolgono alcune parti essenziali

ella produzione economica e dove si predispongono le condizioni necessarie per soddisfare i bisogni delle persone. Nei

stemi economici evoluti, ossia caratterizzati da un’elevata specializzazione economica, le famiglie esternalizzano moltettività di produzione, al di fuori di quelle considerate critiche, come l’educazione, l’assistenza e quelle che comportano

seconomie di specializzazione e di dimensione.

›  La Gestione Caratteristica delle aziende familiari si compone dall’attività di produzione di redditi mediante il lavoro

esterno ed interno alla famiglia, e dall’attività di consumo. I beni di consumo impiegati dalle famiglie sono acquisiti

in larga misura dall’esterno e ciò comporta l’esigenza di produrre redditi. La fonte primaria di redditi delle aziende

famigliari è rappresentata dal lavoro esterno, ossia dal lavoro prestato dai membri della famiglia in aziende di

produzione, pubbliche ecc.. Il lavoro interno ha meno rilievo rispetto al lavoro esterno.

› 

La Gestione Patrimoniale consiste nell’impiego del risparmio d’investimenti destinati a produrre redditi addizionali

rispetto a quelli derivanti dal lavoro esterno ed influisce sulle scelte di consumo/risparmio. La g.p. si attua come

combinazione di una vasta gamma di operazioni come le operazioni di investimento, di impiego e di

amministrazioni degli investimenti, di negoziazione di rischi particolari connessi agli investimenti, di riscossione e

pagamento. L’attività di consumo si attua con lo svolgimento di una grande varietà di operazioni e processi;

operazioni dette “di consumo” che devono essere intese come un insieme di operazioni “di produzione” cui si

applicano notevoli volumi di lavoro interno: le principali operazioni sono negoziazioni di acquisto di beni di

consumo; operazioni di trasformazione tecnica di beni di consumo; negoziazioni di beni pubblici; operazioni di

pagamento. Una rappresentazione dell’att. economica della famiglia deriva dalla rappresentazione di essa come

“fabbrica di beni complessi” che sono prodotti e consumati dalla famiglia stessa. Per la produzione e il consumo ditali beni complessi, la famiglia utilizza il tempo dei propri membri e i beni acquistati sul mercato.

›  La loro Gestione Finanziaria è formata dalle operazioni di negoziazioni, di credito e di prestito che fanno sorgere

debiti di finanziamento e dai connessi pagamenti e riscossioni per rimborsi ed interessi.

›  La Gestione Tributaria delle famiglie consiste nella liquidazione e nel pagamento delle imposte, tasse e contributi a

fronte del diritto di accedere ai beni prodotti dallo Stato.

›  La Gestione Assicurativa incide sulla vita dei membri e sulla copertura di danni.

-  La configurazione dell’assetto istituzionale, l’organizzazione e la rilevazione 

quanto istituto sociale e primario, la famiglia non comporta fondamentali scelte di configurazione dell’assetto

tituzionale. La progettazione dell’assetto istituzionale della famiglia attiene al regime patrimoniale tra i coniugi, le

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elazioni economiche con parenti, eventuali affidamenti ed adozioni, suddivisione del lavoro interno ed esterno e le

elazioni con i prestatori di lavoro domestico. Dato il numero di persone componenti la famiglia non si presentano

articolari problemi di progettazione organizzativa. Relativamente alle rilevazioni possono essere utili per le scelte

conomiche; solo in casi rari sono necessari processi e strutture specifici, es: un giornale di cassa sul quale si annotano le

ntrate e le uscite monetarie ecc..

 

Capitolo 4

-  Il modello generale per l’analisi dell’assetto istituzionale 

econdo uno schema di analisi generale ogni istituto è visto come un insieme di soggetti, che offrono contributi, e che per

le motivo ricevono ricompense o traggono benefici. Nel loro insieme tali soggetti configurano i portatori di interessi. Per

stituto è essenziale un governo unitario poiché si muove in contesti dinamici, i contributi di tutti i soggetti devono essere

ombinati ed organizzati in modo che assicuri il perseguimento del bene comune, ed un solo organo ha la responsabilità

elle ultime decisioni, ossia l’Unità del comando, cioè il governo. Bisognerà decidere a quali insiemi di soggetti assegnare il

ritto e il dovere di governare . Per realizzare un governo d’istituto efficace occorre delineare il Soggetto d’istituto, ossia i

oggetti ai quali assegnare il diritto-dovere di governare, il Fine d’Istituto, ossia esplicitare a quali finalità ed obiettivi debba

pirarsi l’azione del soggetto d’istituto, ed infine configurare la Struttura di Governo, ossia configurare gli organi e i

eccanismi di governo che consentano un’efficace azione dei soggetti deputati a governare.assetto istituzionale è la configurazione dei portatori di interessi nei confronti dell’istituto, dei contributi che tali soggetti 

orniscono all’azienda, delle ricompense e dei benefici che ne   ottengono, del soggetto d’istituto,  dei fini istituzionali e

elle strutture di governo che regolano in equilibrio dinamico di lungo periodo le relazioni tra i portatori di interessi, i

ontributi e le ricompense. Le scelte in materia di soggetto di istituto e di strutture di governo sono determinanti per

ttivare rapporti costruttivi con tutti i portatori di interessi, ossia per assicurare la vita duratura all’istituto.

-  I sistemi di interessi convergenti negli istituti – lo schema generale

analisi degli assetti istituzionali consiste nell’individuare i portatori di interesse e vedere che rapporti hanno con l’istituto. 

può constatare che attorno a ciascun istituto si configura sempre una vasta gamma di interessi di varia natura: interessiconomici, sociali, morali; i vari insiemi di interessi sono parzialmente in competizione tra di loro (il pieno soddisfacimento

alcuni può portare al sacrificio di altri); i contributi provenienti dai vari soggetti sono complementari, ma si possono

anifestare anche parziali fungibilità; alcune relazioni sono assimilabili a “scambi” tra specifiche prestazioni reciproche,

entre in altri casi c’è asimmetria tra ciò che il soggetto dà e ciò che il soggetto riceve (es: destinatari degli interventi di

eneficenza); le varie relazioni sono caratterizzate dai rapporti di forza. In particolare nelle relazioni di scambio economico

essenziale valutare i rapporti di forza contrattuale che essenzialmente dipendono da: dal grado di concentrazione della

omanda e dell’offerta, dagli investimenti specifici eventualmente in atto, dall’asimmetria informativa tra le part i; molte

elle attese dei soggetti in gioco sono attese implicite ossia non dichiarate, ma sottintese ai valori e alle consuetudini in

ssere.

-  Il sistema degli interessi convergenti nell’impresa 

cco le principali classi di soggetti che offrono contributi alle imprese e che ne ottengono ricompense: 

-una classe di soggetti

-flussi di contributi

-flussi di ricompense

- attese reciproche, implicite o esplicite

-i tipi di contratti che regolano i rapporti

1. I prestatori di lavoro: conferiscono il loro lavoro

qualificabile in termini di tempo, competenze, impegno edenergia, creatività, risultati. In cambio si aspettano

dall’impresa una rimunerazione periodica coerente con le

rimunerazioni offerte da altre imprese per lavori e risultati

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naloghi. L’impresa ha nei loro confronti attese di lealtà, obbedienza, impegno, sviluppo competenze.. (a volte di parla di

artecipazione: es: quote su quello che vendi, cioè compensi in base alla qualità del lavoro; è più stimolante).

ei contratti che regolano i rapporti di lavoro nei Paesi ad economia liberista il prestatore di lavoro gode di ampi diritti e

en tutelati, ma è sempre soggetto al rischio di perdere il posto di lavoro; le retribuzione è legata al contenuto della

ansione e il prestatore di lavoro riconosce all’impresa il diritto di assegnarli compiti ed obiettivi variabili entro certi

ampi. I rapporti di lavoro sono regolati da vari insiemi di norme di legge, regolamenti, contratti aziendali ed individuali.

ali contratti regolano numerosi aspetti del rapporto di lavoro (le modalità di assunzione, di assicurazione, di

munerazione…) definendo gli standard minimi e le integrazioni particolari.

. I conferenti di capitale di rischio: conferiscono mezzi monetari a titolo di capitale proprio soggetto al rischi generale dimpresa. Essi hanno diritto agli “utili” e possono sempre vendere le proprie quote di capitale di rischio. Essi si aspettano

na rimunerazione periodica degli utili conseguiti dalle imprese e un guadagno in conto capitale rappresentato dalla

fferenza tra quanto conferito e quanto realizzato al momento della cessione delle proprie quote o al momento della

quidazione dell’impresa. La rimunerazione del capitale di rischio è incerta e può essere utile o perdita. Nella

onfigurazione standard delle imprese “capitalistiche” del mondo occidentale i conferenti del capitale di rischio hanno

nche il diritto-dovere di esercitare, direttamente o non, il governo economico dell’impresa; le attese tipiche dei conferenti

capitale di rischio sono: una rimunerazione del capitale di rischio, un adeguato livello di liquidità di investimento, ossia la

ossibilità di cedere le proprie quote in tempi e condizioni convenienti e la possibilità di influenzare e controllare i

omportamenti delle persone che esercitano il governo dell’impresa.

. I fornitori: apportano all’impresa condizioni di produzione di varia natura secondo una pluralità di condizioni di

cambio: qualità dei beni, volumi, prezzi unitari e complessivi, i tempi e i modi di consegna, le garanzie.. Talvolta il rapporto

esaurisce in un singolo scambio o in pochi scambi ripetuti raramente nel tempo; più spesso tra cliente e fornitore si

volgono scambi ripetuti e frequenti nel tempo e si instaurano relazioni stabili complesse che formano anche un rapporto

fiducia. Per cui le attese dell’impresa cliente sono: qualità del bene, prezzo contenuto e tempi di pagamento non troppo

revi, consegna pronta e tempestiva, garanzie ampie e durature… Le attese generali dell’impresa fornitrice sono invece:

assa variabilità dei tempi, della qualità e dei volumi dei beni richiesti dal cliente, continuità del rapporto di fornitura.

.  I conferenti di capitale di prestito: apportano mezzi monetari che messi a disposizione dell’impresa per un dato

eriodo di tempo a fronte dell’impegno di rimborso del capitale e di pagamento degli interessi nella misura e nei tempi

abiliti. Le attese dell’impresa sono: condizioni generali favorevoli, varietà e flessibilità delle modalità del finanziamento,

upporto tecnico per la scelta delle forme di finanziamento ed una relazione duratura. È un rapporto di scambio di denaro.

. Le imprese di assicurazione: coprono i rischi particolari (furto, incendio, danni a terzi..) delle imprese clienti a fronte di

premi”. 

. I clienti  : acquistano i prodotti e gestiscono il loro rapporto secondo varie condizioni di scambio e richiedono

l’impresa standard di qualità chiari, prezzi adeguati, garanzie ed innovazione. Le impre se perseguono una stabile

elazione e cooperazione nello sviluppo del know-how tecnico e commerciale.

. Alleati istituzionali: sono le imprese partner, come i consorzi, le joint-ventures e le reti di franchising. Essi hanno il

ompito di tutelare il marchio e l’immagine di un’impresa e si aspettano quote associative, stabilità e cooperazione,entre le attese delle imprese nei loro confronti sono: sviluppo di una politica comune ed una collaborazione proficua.

. I concorrenti: imprese che offrono prodotti analoghi a quelli della nostra impresa in mercati nei quali essa opera o

otrebbe operare. Giocano un ruolo importante nel mondo economico, poiché stimolano la competizione. Ciascuna

mpresa dovrebbe gestire attentamente le relazioni con le altre imprese, adottando una competizione leale, che si rispetti

normativa, per creare anche a delle alleanze.

. Lo stato: è legato alle imprese da rapporti che originano contributi, ricompense e attese. Esso è produttore ed

rogatore di beni pubblici e si aspetta che le imprese non adottino pratiche di evasione ed elusione fiscale, mentre le

mprese si attendono beni pubblici di alta qualità, apparati statali efficienti, imposizione non elevata ed equità del sistema

scale. Lo stato inoltre regola il comportamento delle imprese mediante l’emanazione di norme e la gestione delle

utorizzazioni.. Funge da dispensatore di incentivi finanziari e fiscali: lo Stato offre tali incentivi per realizzare particolari

anovre di politica economica e si attende che siano utilizzati in tale direzione. Lo Stato è anche cliente, che opera

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econdo logiche differenti rispetto a quelle di impresa-cliente; si tratta di manovre molto delicate che dovrebbero essere

estite con trasparenza e correttezza.

0. Le collettività locali: istaurano particolari relazioni con le imprese che s’impegnano a fornire lavoro agli abitanti di una

erta area geografica. Si aspettano generali condizioni di benessere; invece l’impresa si aspetta di ricevere impegno e

deltà da parte dei propri lavoratori e contesti sociali e politici favorevoli.

-  Il sistema degli interessi convergenti nelle famiglie

cco le principali classi di soggetti che offrono contributi alle famiglie e che ne ottengono ricompense.

I primari portatori di interessi istituzionali non

economici (ma specialmente sociali) in una famiglia

sono i membri della famiglia stessa. Le attese

economiche consistono nell’attuazione di consumi  di

beni privati e pubblici secondo intensità, tempi e

modalità giudicati soddisfacenti dai membri della

famiglia. Il fine immediato dei consumi è

direttamente connesso a quello del conseguimento di

redditi di lavoro e di gestione patrimoniale atti coprire

i consumi e i tributi e da consentire un risparmio da

destinare all’incremento del patrimonio di reddito. La

formazione di risparmio è un indicatore significativo

del soddisfacimento dei bisogni economici dellamiglia. Speciali relazioni tra istituti si hanno quando i membri della famiglia stessa sono prestatori di lavoro o conferenti

capitale. Molte famiglie ricorrono anche alla collaborazione di prestatori di lavoro per lo svolgimento di lavori domestici,

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a anche per attività di assistenza e di educazione dei membri della famiglia, nonché per il supporto della gestione

atrimoniale. Questi prestatori di lavoro possono essere qualificati come interessi istituzionali.

-  Il sistema degli interessi convergenti nello Stato

cco le principali classi di soggetti che offrono contributi allo Stato e che ne ottengono ricompense.

Nel caso dello Stato i portatori primari di attese sono i

cittadini che si aspettano di poter disporre di beni pubblici

(difesa, giustizia, sanità, istruzione..) per soddisfare i loro

bisogni. Invece lo Stato si aspetta che tutti i cittadini

contribuiscano alla copertura dei costi di produzione dei beni

pubblici rispettando lealmente le norme del sistema

tributario.

{Tra lo stato e i cittadini si instaurano importanti relazioni

economiche anche per ciò che riguarda i conferenti di capitale

di prestito e debito pubblico per coprire i propri deficit -

oggetto d’istituto: i cittadini+prestatori di lavoro}

a gestione da parte dello Stato di questi sistemi di attese è problematica perché differenti categorie di cittadini hanno

fferenti attese non sempre compatibili tra loro; i vari servizi pubblici sono in competizione tra loro poichè le risorsevestite in uno di essi sono sottratte agli altri e la propensione dei cittadini all’elusione e all’evasione fiscale è ancora

olto diffusa (anche nei Paesi socialmente progrediti). Gli Stati possono anche decidere di produrre beni privati attraverso

mprese delle quali detengono la totalità o la maggioranza del capitale di rischio: si tratta delle imprese pubbliche. Lo Stato

la generalità dei cittadini) si attende che le imprese pubbliche operino secondo efficienza ed economicità rispettando le

nee politiche che hanno ispirato l’intervento pubblico. Le imprese pubbliche si aspettano adeguati volumi di capitale di

schio ed ambiti di manovra coerenti con gli obiettivi di economicità.

-  Il sistema di interessi convergenti negli istituti non profit 

cco le principali classi di soggetti che offrono contributi ad un istituto non profit (di questo tipo) e che ne ottengono

ricompense:Gli istituti non profit (i soci fondatori e i principali

finanziatori) sentono il bisogno di tutelare qualcosa, e

per soddisfare tale bisogno sono disposti a conferire

mezzi monetari ed energie personali, e la collettività

valuta positivamente questi interventi. Lo Stato

apprezza e fornisce contributi in varie forme:

finanziamenti, autorizzazioni, esenzioni di vario tipo. Sia

lo Stato che la collettività si aspettano che le risorse

fornite siano utilizzate esclusivamente per le finalitàdell’istituto non profit ; buona parte dei cittadini si sente

particolarmente vicino alla finalità e decide così di

ontribuire sia con mezzi monetari che con lavoro volontario. {Soggetto d’istituto: il soggetto non si appropria in questo

aso dei risultati residuali, ha diritto-dovere di governare. Di solito sono i fornitori di contributi che non ottengono

compense o benefici diretti.} . Anche gli istituti non profit hanno i loro concorrenti: si tratta di tutti gli istituti (lo Stato e

ue parti, imprese, altri istituti non profit) che svolgono attività analoghe per finalità e che competono per le stesse

sorse. Per accrescere la propria capacità di azione e per gestire la concorrenza gli istituti non profit possono formare

leanze e associazioni.

L’integrazione dinamica dei contributi ffinchè gli istituti abbiano una vita economica duratura è necessario che tra tutti i soggetti si istaurino relazioni di

ooperazione: solo in questo modo i contributi dei soggetti possono essere resi disponibili. L’integrazione dinamica dei

ontributi è una condizione di economicità; condizione che non si attua spontaneamente. In un’impresa ideale dove fra

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utti i soggetti s’instaurano relazioni trasparenti, di fiducia e cooperazione si avrebbero dei vantaggi d’integrazione

omune: minori costi di transazione e di coordinamento, maggior valore degli input, maggiore soddisfacimento dei bisogni

socialità, estesi ed efficienti processi di apprendimento collettivo [-> vantaggi ottenibili dall’integrazione armonica e

namica di tutti i soggetti, dei loro contributi e delle loro ricompense] ; per realizzare un buon livello d’integrazione

ccorre superare vari ostacoli che derivano da: obiettivi differenti, competizione per la remunerazione date le risorse

mitate, informazione incompleta e futuro incerto. Nei risultati ottenuti attraverso un lavoro congiunto, è difficile definire

contributo del singolo e decidere a chi attribuire i risultati residuali. [-> ostacoli dell’integrazione]  ; per realizzare

ntegrazione si agisce su leve come: la definizione degli organi massimi di governo e dei soggetti cui attribuire i risultati

eddituali, un’attenta progettazione dell’assetto organizzativo ed adottare meccanismi d’integrazione con soggetti

sterni. Tutto ciò indica che si tratta di definire e condividere i fini, le strategie e le politiche dell ’istituto; favorire la

ocializzazione delle persone che lavorano all’interno dell’istituto; stipulare alleanze (riducendo la i comportamenti

pportunistici), definire i contratti (di acquisto o di vendita ad es.) nella maniera più chiara e trasparente possibile ecc..

-  Il soggetto d’istituto, il soggetto economico e i fini istituzionali 

importante conoscere le scelte che definiscono l’assetto di governo:

  identificazione del soggetto di istituto

  definizione dei fini istituzionali

a partecipazione di tutti i portatori d’interessi al governo d’istituto, determinerebbe delle situazioni negative, come:evati costi di governo e complessità organizzativa, qualità e tempi delle decisioni inadeguati alla vita dell’istituto e

ancato riconoscimento della criticità di alcuni contributi. Per tale motivo, una o poche categorie di portatori di interessi

artecipano direttamente al governo dell’istituto, mentre le altre categorie partecipano attraverso meccanismi indiretti di

ppresentanza/controllo. Finora abbiamo visto il soggetto d’istituto come l’insieme dei portatori di interessi ai quali viene

ssegnato il diritto-dovere di governare, ossia di guidare l’istituto e di  prendere le decisioni ultime e il diritto di godere dei

sultati residuali positivi, e di farsi carico degli eventuali risultati residuali negativi.

a nomina del Soggetto d’Istituto è importante per massimizzare la possibilità che l’istituto perduri nel tempo ed in

utonomia. La scelta del soggetto di istituto è più o meno problematica a seconda della natura dell’istituto (Stato,

miglia, impresa..) e della complessità dello stesso (numero dei portatori di interessi, pressione competitiva..). È

pportuno assegnare i diritti di proprietà di un certo istituto:›  alle persone cui benessere dipende dallo sviluppo dell’istituto in oggetto; 

›  alle persone disposte ad assumersi una quota consistente del rischio generale di istituto;

›  ad un insieme di persone, ovviamente piccolo, che può governare l’impresa senza sostenere alti costi di governo. 

vece:

›  per la famiglia il soggetto di istituto è sempre l’insieme di tutti i membri della famiglia stessa; nel caso di famiglie

allargate si prendono in considerazione anche i prestatori di lavoro;

›  per le imprese ci sono due soluzioni per il soggetto di istituto: i conferenti di capitale di rischio e i prestatori di

lavoro (ci sono anche i conf. di cap. di prestito, i fornitori, i clienti, le collettività locali);

› 

per lo Stato sono i cittadini, l’insieme di tutti i cittadini cui si aggiungono anche i prestatori di lavoro;›  per gli istituti non profit il sogg. di ist. è composto da dai soggetti che si sono associati per soddisfare bisogni

comuni e dai soggetti che forniscono contributi all’istituto senza trarne benefici o ricompense. 

fini istituzionali coincidono con le attese primarie delle persone che compongono il soggetto d’istituto; si denominano

nche interessi istituzionali, mentre gli interessi degli altri soggetti sono interessi non istituzionali. In tutti gli istituti

onvergono interessi sia economici sia non economici; nel caso delle imprese prevalgono interessi economici, mentre in

tre classi di istituti gli interessi non economici.

configurano pertanto quattro classi di interessi convergenti negli istituti:

– Interessi istituzionali economici

– Interessi istituzionali non economici– Interessi non istituzionali economici

– Interessi non istituzionali non economici

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insieme dei portatori di interessi istituzionali (economici e non economici) forma il soggetto d’istituto, mentre l’insieme

ei portatori di interessi istituzionali economici forma il soggetto economico. I due insiemi coincidono quando tutti i

embri dell’istituto portano sia interessi economici che non economici istituzionali, ma sono comunque concettualmente

stinti: in alcune classi di istituti l’attività svolta è di tipo non economico e i membri portano interessi quasi esclusivamente

tipo non economico, altri membri portano interessi di tipo economico. Il soggetto d’istituto è la società umana che lo

entifica, ossia l’insieme delle persone che si associano per realizzare un bene comune, ossia un complesso di finalità non

ealizzabile. Ciascun istituto nella sua essenza è identificato da un bene comune e da una società di persone costituita per il

uo raggiungimento. Il fine immediato dell’azienda è infatti il soddisfacimento degli interessi economici istituzionali (ossia

ella comunità di interessi economici, pertinenti a persone diverse, che nel continuo svolgimento dell’azienda si

anifestano come bene comune).

[gli interessi istituzionali sono fine immediato dell’azienda, mentre gli interessi non istituzionali sono condizioni di svolgimento

dell’azienda]

-  Le prerogative, i principi di governo economico e le strutture di governo economico

soggetto economico (che di regola coincide con il soggetto d’istituto) esercita le prerogative di governo economico che

onsistono nel diritto-dovere di:

– fissare gli obiettivi, le strategie e le politiche dell’istituto;

– scegliere i soggetti che contribuiranno alla vita economica dell’istituto (e stipulare con questi patti e contratti);

– progettare e mettere in atto le strutture di governo e di controllo dell’istituto;– sorvegliare il funzionamento dell’istituto, verificare i risultati e correggere gli eventuali errori.

pesso il soggetto d’istituto e il soggetto economico sono formati da un gran numero di persone che hanno differenti

ompetenze e interessi; per questo è necessario configurare strutture e meccanismi che da un lato rappresentino

deguatamente gli interessi di tutti i membri del soggetto economico e dall’altro diano luogo a processi decisionali

fficienti. Perciò la soluzione di base dovrebbe essere così:

  Si codifica l’esistenza di tre organi: uno composto da tutti i membri del soggetto economico, un altro decisionale

composto da una persona o da poche persone che hanno determinate competenze tecniche e manageriali e un

terzo di controllo che verifichi l’operato dell’organo decisionale;

  L’assemblea della generalità nomina con mandato a termine sia i membri dell’organo decisionale di governo

economico, sia i membri dell’organo di controllo. In ogni momento l’assemblea può modificare la composizionedei due organi;

  L’organo decisionale configura e indirizza l’attività della struttura organizzativa composta dagli organi direttivi ed

esecutivi;

  Tutte le categorie di portatori di interessi che non fanno parte del soggetto economico e del soggetto di istituto

utilizzano altre strutture e meccanismi esterni per esercitare i loro controlli sugli organi di governo dell’istituto. 

sono anche due importanti varianti:

  Nel caso dello Stato e delle sue articolazioni, di regola i cittadini nominano attraverso meccanismi elettivi i loro

rappresentanti che formano gli organi assembleari rappresentativi e questi poi nominano gli organi decisionali e di

controllo;

  Nel caso delle imprese e degli istituti non profit occorre configurare due o più assemblee, una per categoria di

portatori di interessi, che nomina i membri di un organo intermedio rappresentativo delle due categorie che a sua

volta nomina gli organi di direzione e di controllo.

governo economico deve ispirarsi ad alcuni principi generali:

economicità (o vita duratura economica), ossia la capacità dell’istituto di svolgersi in autonomia economica, senza il

corso sistematico a coperture delle perdite da parte di altre economie

contemperamento degli interessi, ossia l’adozione di strutture e processi, e soprattutto atteggiamenti e comportamenti,

pirati alla logica della partecipazione e del confronto.

L’assetto di governo delle famiglieono membri del soggetto d’istituto (come anche del soggetto economico) della famiglia tutte le persone che la

ompongono. Gli interessi economici posso essere portati anche da persone di altre famiglie (con rapporti di parentela),

a devono considerarsi non istituzionali, a meno che non si configuri un gruppo economico di aziende familiari. Il governo

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conomico dell’azienda familiare comporta un articolato insieme di decisioni complesse per il loro significato non solo

conomico (ripartizione del lavoro tra soggetti, lavoro interno/esterno, livelli di consumo e di risparmio, modalità di

mpiego del risparmio, eredità e donazioni etc.) . Si devono compiere scelte in merito ai livelli di consumo ed ai livelli di

sparmio. I consumi devono essere definiti per volumi e qualità dei beni e per ciascun membro della famiglia; si devono

cegliere le modalità di impiego del risparmio tenendo conto dei redditi periodici, della liquidabilità, dei rischi...

e prerogative di governo economico spettano a tutte le persone della famiglia che per età, esperienza e competenza

ano in grado di valutare correttamente i termini economici e non economici delle decisioni da prendere e di compiere

onsapevoli. Spesso il governo economico è delegato al “capofamiglia”, anche se molte decisioni avvengono in forma

ollegiale. [Non sempre il contemperamento degli interessi risulta agevole]

-  L’assetto di governo delle imprese 

ttorno a ciascuna impresa si forma un sistema complesso di portatori ed interessi e tali interessi possono combinarsi in

onfigurazioni molto varie in corrispondenza delle dimensioni, delle strategie perseguite ecc.. . Differenti imprese

chiedono differenti assetti di governo e ciò attribuisce rilevanza a differenti categorie di portatori di interessi. La nostra

otesi di riferimento è quella dell’impresa nella quale il soggetto d’istituto ed il soggetto economico sono formati

all’insieme dei conferenti di capitale di rischio e dall’insieme dei prestatori di lavoro. Nel mondo occidentale la grande

aggioranza delle imprese è configurata secondo il modello capitalistico (ossia secondo il modello che assegna i diritti di

roprietà ad una sola categoria di portatori di interessi e tale categoria è data dall’insieme dei conferenti di capitale di

schio), anche se:a forma e la sostanza non sempre coincidono

alcuni ordinamenti (es. Germania) prevedono esplicitamente la partecipazione dei prestatori di lavoro nel governo

ell’impresa 

a disciplina della “Società Europea” prevede modalità di partecipazione   dei prestatori di lavoro in alcune scelte di

overno delle imprese.

uando si adotta un sistema a due classi di portatori di interessi, si manifestano due problemi: uno è quello della

ormazione degli organi decisionali di governo ( la soluzione base consiste nel prevedere due assemblee -una per ciascuna

asse di portatori- che nominano i loro rappresentanti in un organo rappresentativo unitario, dove poi vengono nominati i

embri dell’organo decisionale di governo; questa soluzione serve per dare chiaro e distinto spazio ad entrambe le

ategorie e per far si che l’organo decisionale di governo abbia un unico referente), l’altro è quello della determinazione e  ella ripartizione del risultato reddituale residuale tra le due categorie di portatori di interessi che compongono il sogg.

con. e che condividono i diritti di proprietà.

ualunque sia la scelta sulla struttura di governo, alcuni temi hanno svolgimento uniforme in tutte le imprese:

il fine immediato delle imprese è rappresentato dalla produzione di rimunerazioni e di altre connesse condizioni per i

embri del soggetto economico;

le prerogative di governo economico nelle imprese riguardano: 

scelte di assetto istituzionale (organi di governo e loro struttura; scelte di fusioni, scorpori, concentrazioni, accordi;

elazioni interaziendali etc.)

scelte di configurazione delle combinazioni produttive (oggetto sociale, dimensione, diversificazione, integrazione,

ternazionalizzazione etc.)

scelte di assetto tecnico, assetto organizzativo, organismo personale

il soggetto economico è unico e unitario 

il principio generale di governo è quello del contemperamento degli interessi

ella realtà accade spesso che l’insieme delle persone che dovrebbero esercitare il governo economico (il soggetto

conomico) non coincide con l’insieme di persone che di fatto esercitano il governo economico. I casi più frequenti nelle

mprese sono:

il governo è esercitato da insiemi di persone che non rappresentano l’intero soggetto economico, ma solo una parte di

sso (es. azionisti di controllo trascurando quelli di minoranza);Il governo è esercitato da insiemi di persone che non fanno parte del soggetto economico (es. esponenti politici che

ogliono interferire nelle strategie di un’impresa).

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ei casi precedenti si parla di soggetto economico improprio; si tratta di una situazione potenzialmente pericolosa per

mpresa, e certamente iniqua.

-  L’assetto di governo dello stato 

e famiglie sono aggregate in comunità politiche nazionali il cui fine generale, il bene comune, è la realizzazione del

rogresso sociale e spirituale di tutti i loro membri. Le comunità nazionali tendono a costruirsi in Stati indipendenti; lo

tato è l’ordinamento politico, sociale, giuridico ed economico che cura il perseguimento dei fini generali delle comunità

azionali. Lo Stato si articola in complesse strutture di istituti pubblici, tra cui hanno particolare rilievo le articolazioni

erritoriali: Stato, Regioni, Province, Comuni. L’ordine economico di tali istituti è definito azienda composta pubblica. Sono

embri dell’istituto e portatori di interessi istituzionali tutti i cittadini membri dello Stato ; sono membri del soggetto

conomico tutti i membri della collettività e coloro che prestano lavoro nelle aziende composte pubbliche

ini economici istituzionali delle aziende composte pubbliche sono:

Il soddisfacimento dei bisogni pubblici di tutti i membri della collettività

La rimumerazione del lavoro dei prestatori di lavoro

governo economico si esercita in via indiretta per mezzo di organi collegiali i cui membri sono scelti tramite elezione

uolo politico). La distinzione e l’integrazione di ruoli politici e ruoli economici si attua 

A livello di struttura complessiva dell’amministrazione pubblica 

A livello di singoli istituti dell’amministrazione pubblica.

-  L’assetto di governo degli istituti non profit 

egli istituti nonprofit gli interessi istituzionali possono fare capo a tre categorie di soggetti:

Gli associati delle associazioni chiuse ed aperte   (associazioni culturali, sportive, ricreative..) che si aggregano per

oddisfare certi bisogni comuni coprendone i costi mediante quote di associazione e tariffe;

.I donatori ( privati e pubblici che donano mezzi monetari, lavoro volontario, beni …) degli enti di beneficienza, d egli enti

he producono beni pubblici, degli enti fornitori di servizi di assistenza … ;  

.I prestatori di lavoro 

ono interessi istituzionali economici:Le attese di soddisfacimento dei bisogni comuni degli associati

Le attese di rimunerazione dei prestatori di lavoro non volontario

ono interessi istituzionali non economici quelli dei donatori.

definitiva, negli istituti nonprofit l’insieme delle persone che compone il soggetto d’istituto può essere notevolmente

verso (molto più ampio) rispetto a quello che compone il soggetto economico.

 

Capitolo 5

-  L’equilibrio istituzionale e l’equilibrio economico 

ha equilibrio istituzionale quando tutti i membri del soggetto di istituto condividono i valori e gli obiettivi che ispirano la

ta dell’istituto, le sue strutture e modalità di governo, le logiche organizzative; ricevono ricompense e benefici giudicati

qui rispetto ai contributi forniti.

equilibrio istituzionale è di lungo periodo ed è caratterizzato da: 

durabilità o continuità (le persone che partecipano alla vita degli istituti si attendono che l’istituto perduri nel tempo; gli

tituti nel tempo accumulano patrimoni di relazioni e di competenze che sono relativamente indipendenti dalle persone)

autonomia (libertà di scegliere i propri fini e le proprie modalità di governo)

ha equilibrio economico, ossia economicità, quando l’istituto nel suo insieme è in grado di attrarre risorse sufficienti permunerare tutte le condizioni di produzione e di consumo utilizzate per svolgere le proprie combinazioni economiche.

[equilibrio economico = è la capacità dell’istituto di operare senza accumulare perdite]

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lungo periodo non si accompagni quello di breve l’azienda corre il pericolo di cessare se non trova finanziatori disposti

d assumere rilevanti rischi fornendo i necessari volumi di capitale di rischio e di capitale di prestito.);

dell’oggetto di riferimento (l’equilibrio reddituale può fare riferimento non solo ad una singola azienda ma anche a un

ruppo aziendale. Nel primo caso di parla di equilibrio aziendale, nel secondo di equilibrio superaziendale o di gruppo.

equilibrio reddituale di un gruppo  può essere inteso come quello per cui l’azienda si dice “economica in funzione del

ruppo” –poiché solo entro il gruppo essa può essere autosufficiente–  o quello per cui l’azienda si dice “economica in

unzione del gruppo” quando pur, non conseguendo l’equilibrio reddituale, viene mantenuta in vita perché offre

pportunità o vantaggi alle altre aziende del gruppo.

L’efficienza, le rendite monopolistiche e le economie esterne, la flessibilità

er rispettare il fatto che l’azienda si svolge secondo econom icità ci vuole il mantenimento di un livello accettabile di

fficienza, espressa in termini di rendimento fisico-tecnico dei processi produttivi. L’azienda, autosufficiente dal punto di

sta reddituale, può non rispettare pienamente il principio di economicità, se le sue operazioni e i suoi processi si svolgono

on gravi inefficienze. Solo in condizioni particolari e temporanee le inefficienze possono essere trasferite all’esterno,

enza danneggiare l’equilibrio reddituale dell’azienda; i casi rilevanti sono il monopolio e il monopsonio, nei quali l’impresa

rutta le rendite derivanti dal proprio potere contrattuale; lo scarico sulla collettività di oneri, quelli prodotti

all’inquinamento realizzando cosi economie esterne. In generale, per efficienza s’intende la relazione che intercorre tra

sultati conseguiti e mezzi impiegati e viene riferito a sfere operative diverse, dalla combinazione aziendali presa nel suo

sieme, ai processi di produzione o a quelli commerciali o amministrativi. Una particolare espressione dell’efficienza sono iendimenti fisico-tecnici. Essi sono rapporti che esprimono risultati non monetari dello svolgimento di operazioni, processi

combinazioni. Si configurano, in particolare, come relazioni tra volumi e qualità ottenute e volumi e qualità delle

ondizioni produttive impiegate.

persegue l’efficienza anche applicando metodi di lavoro che consentono di svolgere le operazioni senza sprechi di

sorse e tempi, ma soprattutto ricercando l’innovazione dei processi perché è solo attraverso questa strada che le aziende

ossono rimanere nel mercato in una posizione di sufficiente stabilità.

l’efficienza dovrebbe essere collegata anche la flessibilità, ossia la predisposizione di strutture e di combinazioni

roduttive efficienti in grado di adeguarsi prontamente all’ambiente. 

La congruità delle remunerazionion si ha economicità senza congruità dei prezzi-costi sostenuti e dei prezzi-ricavi conseguiti e, in particolare, congruità

elle rimunerazioni del capitale-risparmio e del lavoro. In aziende in cui tale congruità non viene rispettata, l’economicità

ziendale viene perseguita grazie anche al concorso ed a scapito di altre aziende familiari o di altre aziende di produzione.

giudizio di adeguatezza o di congruità dei prezzi-costo e dei prezzi-ricavo comporta un esame delle condizioni di

mbiente che caratterizzano i diversi mercati in cui le imprese operano. La congruità dei prezzi di produzione e di ricavo è

a guardare nell’ottica del tipo di mercato nel quale opera l’azienda; mentre per le remunerazioni è opportuno guardare le

rutture della domanda e dell’offerta di lavoro e capitale. 

rischi fondamentalmente sono tre:

non ottenere adeguate remunerazioni del capitale

non poter smobilizzare il capitale investito

perdita del capitale a seguito di una cattiva gestione 

-  L’equilibrio monetario

er affermare che un’azienda è economica occorre che rimuneri in modo soddisfacente il capitale proprio. L’economicità è

rettamente correlata al conseguimento dell’equilibrio monetario, ossia alla capacità di far fronte agli impegni di

agamento. Le diverse manifestazioni temporali dei costi e ricavi e dei flussi di redditi monetari si traduce in fabbisogno

nanziario. È compito della gestione finanziaria ricercare la copertura di tale fabbisogno, provvedendo alla raccolta dei

ezzi finanziari sufficienti per consentire lo svolgimento dell’azienda. Il fluire del tempo è l’elemento cruciale che

etermina e giustifica la necessità di considerare attentamente il rispetto dell’equilibrio monetario. Tale vincolo puòpingere l’azienda a ricorrere eccessivamente all’indebitamento pregiudicando il suo equilibrio reddituale e sua stessa

opravvivenza.

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-  La “massimizzazione del profitto” 

principio di economicità non si identifica con il criterio della massimizzazione del “profitto”. Il principio di economicità

on si identifica con un criterio massimizzante, limitato e rivolto esclusivamente ad una classe di soggetti, quali i conferenti

capitale proprio. Esso si traduce nel rispetto simultaneo delle condizioni favorevoli al mantenimento e allo sviluppo

ell’azienda, intesa come mezzo per conseguire i complessi fini di istituto.

-  L’economicità delle famiglie 

ell’azienda familiare  l’economicità viene conseguita se la produzione dei redditi da lavoro e da gestione patrimoniale

onsente di coprire i consumi in misura adeguata alla posizione sociale e al tenore di vita della famiglia. Questa produzione

redditi può generare risparmio in grado di alimentare il patrimonio.

equilibrio monetario può giocare un ruolo importante, che si risolve con la creazione di un fondo di mezzi liquidi

ufficienti a fronteggiare le uscite monetarie concentrate in dati periodi dell’anno. 

-  L’economicità dello Stato e degli istituti pubblici 

ha economicità dello Stato e degli istituti della PA se si realizzano i fini e se: la produzione e il consumo di beni pubblici

ano soddisfacenti per il funzionamento e lo sviluppo sociale ed economico di una collettività, la corresponsione di

emunerazioni adeguate ai collaboratori e ai finanziatori, l’elevata efficienza delle combinazioni economiche realizzata

ediante l’adozione di buone tecniche di gestione, di organizzazione e rilevazione, l’imposizione di tributi ripartiti secondoquità, l’attuazione di una gestione patrimoniale che produca redditi convenienti e la realizzazione di un risultato di

sparmio o di un disavanzo contenuto. Ciò spiega che nel governo delle aziende composte pubbliche si devono

onfrontare posizioni non totalmente conciliabili secondo un’assoluta razionalità economica. Si spiega anche l’importanza

he in tali aziende viene ad assumere la gestione finanziaria. In molti Paesi è stata messa in atto una politica di produzione

beni pubblici e di interventi nell’economia che è andata al di là di quelle che erano le possibilità di spesa; ciò a causato

no squilibrio crescente nei conti dello Stato che è stato coperto mediante il ricorso all’indebitamento nel mercato

nanziario.

-  L’economicità degli istituti non profit 

molti istituti non profit solo una parte dei costi è coperta da ricavi provenienti da cessione di beni a terzi; l’equilibrioeddituale si realizza su donazioni volontarie provenienti da soggetti privati o pubblici. Lo snodo critico in materia è

ppresentato dalla stabilità nel tempo di tali flussi di contributi. Quando i flussi destinati all’attività dell’istituto non profit

ventano insufficienti, si aprono tre alternative: la cessazione dell’attività dell’istituto, la rifondazione dell’istituto con

ngresso di un nuovo soggetto privato e il passaggio dell’istituto nella sfera dello Stato con la conseguente perdita dello

atus formale di istituto non profit. Il difficile equilibrio reddituale rende fragile anche l’equilibrio monetario e l’insieme di

ueste condizioni mette a repentaglio la vita dell’istituto o la sua autonomia.  In particolare, ogni crisi reddituale o

onetaria può diventare l’occasione per il formarsi di soggetti economici impropri o per l’alterarsi della natura privatistica

ell’istituto non profit. In molti istituti non profit si presentano problematiche complesse con riguardo alla valutazione

ell’efficienza e alla valutazione del grado di soddisfazione degli “utenti”. Il divieto di distribuire i risultati reddituali riduce

tensione alla minimizzazione dei costi; ciò è particolarmente vero quando l’istituto non profit è governato da persone

he non sono contemporaneamente i finanziatori o gli utenti. Gli istituti nonprofit mostrano una notevole inerzia nel

spondere alla crescente domanda di beni da loro offerti; ciò si spiega, oltre che per la mancanza di incentivi connessi al

profitto”, per le  difficoltà strutturali nella raccolta di risorse finanziarie. La ricerca di nuove donazioni da parte di un

tituto nonprofit equivale ad una campagna di promozione del proprio prodotto.

  Capitolo 6 

L’esigenza di conoscere: i sistemi informativi er una consapevole partecipazione alla vita dell’impresa, tutti i soggetti coinvolti hanno il diritto -dovere di conoscere le

ondizioni del suo svolgimento, ed i risultati e le prospettive in termini di economicità. Questa esigenza è condivisa da tutti

soggetti che forniscono contributi e che si attendono ricompense come: i prestatori di lavoro, i conferenti di capitale di

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schio, fornitori, clienti e Stato. Inoltre esigenze di conoscenza fanno capo a chi esercita il governo economico

ell’impresa e a tutte quelle persone che devono prendere decisioni costantemente per assicurare lo svolgimento

ell’azienda secondo economicità. Sono: gli amministratori, direttori generali, commerciali, di produzione ed

mministrativi. Per le esigenze di conoscenze, le imprese costituiscono dei sistemi informativi, ossia strutture e procedure

he raccolgono, elaborano, conservano e distribuiscono i dati e le informazioni aziendali.

-  La pluralità dei modelli di rappresentazione dell’economicità: la centralità del bilancio d’esercizio 

sistemi informativi forniscono dati ed informazioni utili per valutare l’economicità dell’impresa, attraverso dei modelli,

he sono:

m. di equilibrio reddituale o della redditività, ossia la capacità di coprire i costi con i ricavi, cioè di rimunerare in modo

ontinuativo e a livelli soddisfacenti tutte le condizioni di produzione;

m. di equilibrio monetario e della connessa gestione finanziaria, ossia la capacità di rispettare tutti gli impegni di

agamento, cioè la capacità di armonizzare i tempi e i volumi dei flussi delle entrate e delle uscite;

m. dell’equilibrio istituzionale, ossia il livello di soddisfazione e di consenso nei confront i dell’azienda da parte di tutti i

oggetti interessati;

m. della competitività, ossia la capacità dell’impresa di soddisfare le attesa dei clienti proponendo sistemi di prodotto

he presentano vantaggi rispetto a quelli offerti dalle imprese concorrenti;

m. delle competenze e delle risorse, ossia la ricchezza del patrimonio dell’impresa in termini di gamma e di qualità delle

ondizioni produttive –materiali, immateriale e monetarie– disponibili.m. del valore del patrimonio, detto anche del valore del capitale economico o valore dell’impresa. Significa che, sul piano

gico, è il valore attuale dei flussi di reddito prospettici e, sul piano pratico, è indicatore del prezzo al quale possono

ssere scambiate le quote di capitale di rischio.

n modello di assoluto rilievo è sicuramente il modello del bilancio d’esercizio, che coglie gli elementi essenziali

ell’economia di un’impresa. La sua utilità è massima se lo si integra con altri modelli che evidenziano gli aspetti cruciali

ella vita d’impresa.

-  Il modello del bilancio d’esercizio (i contenuti essenziali: il reddito e il capitale) 

gni modello di rappresentazione dell’economicità è utile per varie analisi e gli amministratori li usano per l’adeguato

volgimento del ruolo di governo economico. Il modello di bilancio fornisce indicazioni se l’attività economica svolta staroducendo gli utili attesi e di quali beni l’impresa dispone e quali diritti vanta.   Il bilancio d’esercizio si compone di due

ezioni: la sezione del reddito di esercizio  e la sezione del capitale di funzionamento. Ciascuna delle due sezioni è un

stema di valori, che sono comunemente rappresentati mediante due tavole denominate “tavola del reddito di esercizio”

o conto economico) e “tavola del capitale di funzionamento” (o stato patrimoniale). La prima ci presenta da un lato i valori

egli input inseriti nella produzione (i costi e gli altri componenti negativi del reddito) e, dall’altro i valori degli output della

roduzione (i ricavi e gli altri componenti positivi del reddito); la seconda, invece, da un lato presenta i valori delle attività

ell’impresa, ossia dei suoi beni e diritti (ciò che l’azienda “possiede”) e dall’altro i valori delle passività, ossia le sue

bbligazioni (ciò che l’azienda “deve”); la differenza, denominata capitale netto esprime quanto è di pertinenza dei

onferenti di capitale di rischio. [Tavola 6.1 – pag 182]

-  Alcuni concetti di base

ipotesi generale è che le imprese abbiano vita duratura senza limiti temporali predeterminati e comunque una vita  

uriennale. Il corretto governo delle imprese richiede continui supporti d’informazione e la misurazione periodica delle

erformance ad interventi temporali non troppo lunghi. Tutte le imprese stilano un bilancio, per ragione di ordine pratico e

uridico, almeno una volta l’anno. In questo modo la vita continuativa dell’impresa viene spezzata in sezioni annuali e ciò

chiede particolari accorgimenti per l’efficace rappresentazione del reddito e del capitale.  La costruzione del bilancio si

onda su:

1.  L’esercizio generale, gli esercizi particolari, l’esercizio annuale; 

2. 

Il principio di competenza;3.  I costi, i ricavi e i componenti positivi e negativi di reddito;

4.  Il reddito d’esercizio; il risultato reddituale: utile o perdita d’esercizio; 

5.  Il capitale di funzionamento;

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6.  L’unitarietà del sistema dei valori di bilancio. 

1.  L’esercizio generale, gli esercizi particolari, l’esercizio annuale 

esercizio generale dell’impresa è l’insieme delle operazioni messe in atto dall’impresa in un certo periodo di tempo; viene

composto a fini conoscitivi in esercizi parziali riferiti a determinati intervalli temporali detti i “periodi amministrativi”

ipicamente della durata di un anno). Le operazioni di impresa si svolgono secondo cicli temporali di breve, medio e lungo

eriodo. Due manifestazioni particolarmente evidenti di questi fenomeni sono le condizioni produttive pluriennali e le

manenze di esercizio.

2.  Il principio di competenza

ella tavola del reddito relativa a un certo esercizio devono essere rappresentati: tutti e soltanto i valori degli output

rodotti nell’esercizio; tutti e soltanto i valori degli input utilizzati e assorbiti per produrre tali output.

3.  I costi, i ricavi e i componenti positivi e negativi di reddito 

a tavola del reddito è la tavola dei componenti positivi e negativi di reddito, NON dei costi e dei ricavi. Esistono

omponenti negativi di reddito che non sono costi (es. quota di ammortamento) ed esistono costi che non sono

omponenti negativi di reddito (es. prezzo di un impianto).

4.  Il reddito d’esercizio; il risultato reddituale: utile o perdita d’esercizio 

reddito di esercizio è l’insieme di tutti i valori della tavola del reddito; il risultato reddituale è la differenza tra componenti

ositivi e componenti negativi di reddito. E’ un valore residuale e rappresenta la remunerazione di una condizione di

roduzione (il capitale di rischio).5.  Il capitale di funzionamento

capitale di funzionamento è l’insieme dei valori delle attività, delle passività e del capitale netto determinato al termine di

ascun periodo in ipotesi di continuità del funzionamento dell’impresa. Si distingue dal “Capitale di liquidazione” e dal

Capitale economico”. 

6.  L’unitarietà del sistema dei valori di bilancio 

bilancio è un sistema unitario di valori. Il reddito di esercizio e il capitale di funzionamento sono due sottoinsiemi di valori

a loro complementari e strettamente correlati anche sul piano numerico:capitale netto di fine anno = CNfin – CNiniz = capitale netto di inizio anno) = risultato reddituale dell’esercizio = (componenti positivi di

reddito dell’esercizio = CPR – CNR = componenti negativi di reddito dell’esercizio) 

-  Gli input o gli output dell’esercizio 

a tavola del reddito d’esercizio  è uno schema costruito per mettere a confronto il valore degli input (i componenti

egativi di reddito) da un lato e il valore degli output (i componenti positivi di reddito) dall’altro; l’analisi di tali valori

onsente di misurare il risultato reddituale dell’impresa, ossia l’utile o la perdita.

I tipici input ed i componenti negativi di reddito sono: materie prime, servizi, immobili, impianti, macchinari, attrezzature

ell’impresa a cui corrispondono le quote di ammortamento, le immobilizzazioni di terzi che originano canoni di locazione

fitti passivi, il lavoro fornito dai prestatori di lavoro come stipendi, contributi e quote T.F.R., i beni pubblici statali

ottoforma di tributi vari e imposte sul reddito, i mezzi monetari apportati a titolo di capitale di prestito da terzi che

riginano interessi passivi, la copertura dei rischi garantite a fronte di premi assicurativi, le rimanenze iniziali e il capitale di

schio che è remunerato con l’utile o la perdita d’esercizio. 

I tipici output  sono: i prodotti finiti e venduti che danno origine ai ricavi di vendita, la produzione in corso ossia le

manenze finali d’esercizio, gli interessi attivi della gestione patrimoniale, i dividendi, le plusvalenze e i fitti attivi.

-  Uno schema generale (libro pag 189-198) 

-  Il capitale di funzionamento

er la costruzione del capitale di funzionamento, le tipiche attività sono: disponibilità monetarie sottoforma di cassa o c/c,

rediti di regolamento verso clienti, rimanenze finali, immobilizzazioni materiali ed immateriali, crediti di prestito, quote di

apitale di rischio di altre imprese e partecipazioni. Le tipiche passività sono: i Debiti di Regolamento verso fornitori, dinanziamento, Obblighi nei confronti dei prestatori di lavoro e dello Stato, inoltre i componenti al netto sono: il Capitale

ociale e gli utili maturati ma non distribuiti, ossia le Riserve.

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-  Uno schema generale (libro pag 199-205) 

-  Dagli accadimenti al bilancio d’esercizio: gli accadimenti, i valori, il processo 

guardo ai processi di redazione del bilancio d’esercizio, devono svolgersi secondo logiche e tecniche che permettano di

edigere il bilancio in modo efficiente e corretto. E’ un processo che comporta la registrazione dei valori che si svolgono

ngo l’intero periodo amministrativo. Tutte le imprese tengono nota degli accadimenti economici rilevanti, e per redigere

fficientemente il bilancio d’esercizio occorre selezionarli e registrare periodicamente a fine anno i relativi valori. Il sistema

egli accadimenti è l’insieme di azioni e fenomeni che si manifestano nell’azienda e nel suo ambiente. Il sistema delle

perazioni, ossia le combinazioni economiche, è formato dalle attività di produzione economica svolta dalle persone cheompongono l’organismo personale dell’azienda. Il sistema delle quantità economiche è l’espressione del sistema delle

perazioni. L’utilizzazione delle quantità economiche ed i calcoli che comportano danno origine a stime e congetture di

uantità economiche. Le stime sono determinazioni approssimate ad un fenomeno che non si conosce in modo definitivo.

er la stima ci si avvale di ipotesi che attengono al grado di probabilità della differenza tra il dato stimato ed il dato

ffettivo. Le congetture sono valori immaginati, frutto di calcoli fondati su ipotesi-finzione, utili a scopi d’investigazione

conomica. Se le ipotesi-finzione sono molteplici si avranno più dati congetturali ciascuno con un suo significato e una

pecifica utilità. Sono esempi di dati congetturali le quote di ammortamento. Le quantità economiche e le qualità stimate e

ongetturate sono il fondamento di tutte le misurazioni, calcoli e previsioni che si compiono in azienda. Nell’ambito del

stema delle quantità economiche d’azienda e delle quantità stimate e congetturate si individuano vari sottosistemi, il più

mportante è il sistema dei valori di azienda, che offre le basi per impostare modelli di valutazione e di rappresentazioneell’economicità. Esso accoglie la moneta come espressione del valore e che trova la sua origine nelle operazioni di

cambio che l’impresa intrattiene con i terzi. L’impresa operando in un’economia di scambio monetario, attraverso la

oneta assolve la funzione di facilitare e semplificare i rapporti di scambio. Il divenire economico dell’impresa si manifesta

a con valori riferiti ad un istante (quantità-fondo), sia con valori riferiti ad un lasso di tempo (quantità-flusso). Il reddito

esercizio si compone di quantità-flusso, mentre il capitale di funzionamento di quantità-fondo. Questi due aspetti sono

a loro strettamente collegate, poiché le operazioni svolte risentono delle condizioni preesistenti e condizionano quelle

uccessive. Tutti i valori che esprimono strumenti di regolamento degli scambi si denominano valori numerari, si tratta di

ezzi monetari liquidi disponibili, di crediti e debiti di regolamento, sono non numerari tutti gli altri valori. Le operazioni di

estione esterna aziendale producono: variazioni numerarie e non numerarie positive, negative e variazioni non

umerarie, ossia variazioni di condizioni di produzione. I valori si rilevano nel momento in cui si manifesta la variazione

umeraria, che viene ad identificarsi nel momento in cui si emette o si riceve la fattura, in modo da ottenere valori

aratterizzati da un certo grado di certezza e per poter effettuare riscontri in tempi brevi.

-  Le rilevazioni periodiche e la redazione del bilancio d’esercizio 

valori, poi, si rilevano attraverso il metodo della partita doppia, in base al quale ogni valore sorto per effetto delle

perazioni d’azienda si rileva 2 volte, con segno opposto, in appositi conti. Sotto la  voce Attivo, si collocano tutti i valori

umerari e non numerari attivi e che non hanno immediato significato di componenti di reddito, mentre sotto la voce

assivo si collocano i valori numerari e non, che assumono significato di componenti di reddito. Sotto la voce Costi si

ongono i valori che hanno significato di incremento di condizioni di produzione e di componenti negativi di reddito, neicavi s’inseriscono le condizioni di produzione ed i componenti positivi di reddito. Il capitale di funzionamen to è uno

chema costituito per ordinare l’insieme delle condizioni di produzione di proprietà dell’impresa in un certo momento,

ssia le attività, l’insieme delle obbligazioni e degli impianti nei confronti dei vari soggetti che hanno fornito i contribu ti,

ssia le passività. Gli obblighi nei confronti dei conferimenti di capitale di rischio si denomina Capitale Netto. Infine, i valori

otali delle attività è sempre pari al totale delle passività e del capitale netto.

{integrare con il libro pag 212-225} 

 

Capitolo 7

-  Le sintesi di bilancio e gli equilibri delle aziende di produzione

e sintesi di bilancio permettono di esprimere giudizi sulla capacità dell’azienda di rispettare il principio di economicità e

uali sono le condizioni che potranno favorire l’economicità futura. Inoltre, formano il cosiddetto bilancio d’esercizio, che

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tre ad essere uno strumento conoscitivo a disposizione degli organi direttivi e di governo economico, viene contemplato

alla legge ordinaria quale supporto informativo periodico obbligatorio per tutelare gli interessi di quanti entrano in

ontatto con l’azienda. Per rendere più efficace la lettura e l’analisi delle sintesi di bilancio si utilizzano: la riclassificazione e

costruzione di indici. La riclassificazione delle sintesi di bilancio consiste nel riesporre le voci e i valori in esse contenute

un ordine diverso, con l’obiettivo di ottenere informazioni ulteriori rispetto a quelle offerte dagli schemi originari.

a riclassificazione delle voci segue criteri diversi per il conto economico e per lo stato patrimoniale.

-  Il conto economico a ricavi e costo del venduto e l’equilibrio reddituale 

CONTO ECONOMICO STATO PATRIMONIALE

Criterio a “ricavi e costo del venduto” Criterio finanziario

conto economico è la sintesi dalla quale si ottiene la misura del reddito prodotto nel periodo e si ricavano le informazioni

er l’accertamento della capacità di reddito tendenziale, per valutare se il risultato reddituale del periodo consente un

udizio positivo sull’economicità dell’azienda. 

a riclassificazione del conto economico secondo il criterio a ricavi e costo del venduto, mette in luce il contributo delle

ngole gestioni alla formazione del reddito netto, derivante dalla gestione caratteristica, patrimoniale, finanziaria,

ibutaria e da eventi straordinari. Dalla struttura del conto economico si evidenziano, oltre al reddito netto: il risultato

perativo della gestione caratteristica (prodotto dall’insieme delle operazioni di gestione che identificano la funzioneconomico-tecnica in senso stretto dell’azienda), il risultato operativo che somma il risultato operativo della gestione

aratteristica ai proventi derivanti dalla gestione patrimoniale, il reddito lordo di competenza (che tiene conto del risultato

perativo e degli oneri finanziari), il reddito prima delle imposte che considera oltre al risultato lordo le sopravvivenze e le

sussistenze attive e passive.

isultati

EDDITO OPERATIVO DELLA GESTIONE CARATTERISTICA = Risultato della gestione caratteristica

EDDITO OPERATIVO = Risultato della gestione caratteristica + Risultato della gestione patrimoniale

EDDITO OPERATIVO = Risultato della gestione caratteristica + Risultato della gestione patrimoniale + Risultato della gestione finanziaria

na sintesi riclassificazione del conto economico secondo il criterio a “ricavi e costo del venduto” consente di:

capire i fenomeni che hanno determinato la formazione del risultato reddituale: in particolare i contributi delle singole gestioni;

avere informazioni utili per l’accertamento della capacità di reddito tendenziale; 

esprimere giudizi sull’equilibrio reddituale e quindi sull’economicità dell’azienda in funzionamento. 

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-  Il capitale di funzionamento e l’equilibrio patrimoniale 

o Stato Patrimoniale è la fonte primaria d’informazioni per l’analisi finanziaria, per accertare la solvibilità dell’impresa, ma

on sempre i valori contenuti in esso sono classificati per favorire quest’analisi. Per ciò si utilizza il criterio di

classificazione finanziario, con il quale si cerca di capire come gli investimenti, dell’attivo, sono stati finanziati dall e voci

el passivo e del netto. Gli elementi dell’attivo esprimono investimenti dai quali si attendono flussi di entrate, mentre gli  

ementi del passivo e del netto rappresentano le forme o le fonti di finanziamento utilizzate per coprire gli investimenti.

er classificare gli elementi dell’attivo si adotta il criterio della liquidità, cioè della loro attitudine di trasformarsi in mezzi

onetari senza danneggiare la gestione operativa, mentre per gli elementi del passivo e del netto si adotta il criterio della

cadenza, cioè il termine entro il quale occorre far fronte agli impegni.  L’attivo corrente si classifica in: liquidità immediate (rappresentate dai fondi liquidi disponibili in azienda o presso

banche, nonché da titoli di Stato o comunque facilmente negoziabili); liquidità differite  (ossia crediti di

regolamento); disponibilità (costituito dalle rimanenze).

  L’attivo fisso  si suddivide in: immobilizzazioni finanziarie  (che comprendono crediti esigibili oltre l’anno,

partecipazioni e crediti di finanziamento); immobilizzazioni materiali ed immateriali nette (espresse al netto delle

quote di ammortamento).

  Il passivo e netto comprende: il passivo corrente (rappresentato dai debiti di regolamento); il passivo consolidato 

(che comprende debiti con scadenza entro l’anno e fondo T.F.R.); il capitale netto (composto da capitale sociale,

riserve ed utili dell’esercizio).

La differenza tra attivo e passivo corrente evidenzia il capitale circolante netto che è un indicatore di equilibrio monetario in

quanto mette in relazione investimenti e fonti che esercitano un influsso sulla dinamica monetaria dell’anno successivo. }

a uno stato patrimoniale riclassificato è possibile trarre giudizi su: la composizione e la struttura degli impieghi (in questoodo è possibile valutare i rischi che la struttura all’attivo comporta. L’impresa che presenta un attivo particolarmente

cco di immobilizzazioni tecniche è più vulnerabile in un ambiente competitivo; basta un’improvvisa caduta della domanda

er liberare capacità produttiva che comporta dei costi costanti che non trovano adeguata copertura); la composizione e la

ruttura delle fonti di finanziamento (consente di apprezzare il rischio finanziario che è determinato non soltanto dal peso

ei debiti rispetto ai mezzi propri, ma anche della tipologia di debiti utilizzati) e l’equilibrio strutturale, tra natura e

ariabilità delle fonti e degli investimenti ( il capitale circolante netto offre la possibilità di misurare questo equilibrio che

sercita un influsso sulla gestione monetaria futura).

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-  I flussi di cassa e l’equilibrio monetario 

ltre all’equilibrio reddituale e l’equilibrio patrimoniale è utile valutare l’equilibrio monetario. Il bilancio non esplicita i

ovimenti monetari manifestatisi nell’esercizio, ma vi è un apposito documento detto rendiconto delle variazioni dei mezzi

onetari che evidenzia le dinamiche monetarie e di esprimere giudizi sull’equilibrio monetario dell’impresa. 

reddito è il risultato di una serie di misurazioni, ma è anche il prodotto di alcune convenzioni adottate nel momento della

evazione dei valori derivanti dalle operazioni di scambio. In particolare:

-  Si inseriscono nelle rilevazioni di reddito componenti negative (di reddito) che nel periodo non hanno determinato

uscite monetarie;

Si adotta il criterio di variazione numeraria, iscrivendo i ricavi quando si emette la fattura = quando si ha il credito e

non quando si ha l’entrata di moneta (stessa cosa per i costi);

-  Si valutano le rimanenze di esercizio

-  Tutto ciò nasconde una dinamica monetaria di pagamenti e riscossioni.

er risalire dal reddito netto alla sintesi delle variazioni monetarie si segue un procedimento a ritroso, che consiste prima

el sommare al reddito con segno opposto, quei valori che non hanno determinato movimenti di moneta e credito (come

ammortamento), poi le variazioni di capitale circolante netto, gli investimenti e le variazioni di capitale proprio e di

assività consolidate.

flussi di cassa: schema di costruzione I flussi di cassa: schema di sintesi

-  La sincronia degli equilibri di azienda [libro pag 256-257] 

Redditività, solidità e liquidità (I quozienti di bilancio) i indici di bilancio costituiscono il completamento delle riclassificazioni delle sintesi di bilancio per formulare giudizi

ull’economicità della gestione dell’azienda in funzionamento, poiché sono quozienti che hanno la capacità di sintetizzare

quantificare fenomeni complessi. Gli indici intendono analizzare tre fenomeni:

1.  la redditività, ossia il rapporto tra una configurazione di reddito e un’altra grandezza a questa correlata 

2.  la solidità  patrimoniale come espressione della solvibilità a lungo termine dell’impresa, cioè la capacità di far

fronte agli impegni nel medio e nel lungo periodo

3.  la liquidità, come indicatore della solvibilità a breve, cioè della capacità di far fronte momento per momento ai

pagamenti

La redditività dei capitale proprio 

Gli indici di redditività misurano la capacità dell’azienda di produrre reddito, e quindi di remunerare adeguatamente tutte

le condizioni di produzione.}

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a redditività è un concetto relativo in quanto si ottiene rapportando una configurazione di reddito ad un’altra grandezza

questa correlata. In questo modo si avranno confronti tra imprese diverse per dimensioni e natura dell’attività svolta e

nche confronti storici nell’ambito della stessa azienda di produzione. I principali indici di redditività sono:

  ROE (Return on Equity) = Reddito Netto / Capitale Netto = RN / CN, che esprime la redditività del capitale proprio.

sso misura il rendimento del capitale netto, ossia l’incremento potenziale di capitale netto nel periodo, cioè prima di

ecidere di distribuire buona parte del reddito sotto forma di dividendi agli aventi diritto. Questo indice va confrontato

on il costo figurativo del capitale proprio, ossia il sacrificio sopportato dai portatori di capitale-risparmio per aver investito

ezzi finanziari nell’azienda. Se il ROE risulta maggiore di questo, si può affermare che vi è equilibrio reddituale.

  ROA (Return on Assets) = Reddito Operativo / Attivo Netto = RO / AN, che esprime la redditività della gestione

operativa, cioè il rendimento degli investimenti effettuati nelle attività produttrici di reddito.

ato che il ROA è certamente un fattore determinante del ROE, poiché riguarda solo una parte della complessiva

ombinazione economica aziendale, quella operativa per l’appunto, si può sviluppare la seguente uguaglianza volta a

alcolare il ROE partendo dal ROA o viceversa:

ROE = RO/AN (=ROA) x AN/CN x RN/RO

rapporto AN/CN non è altro che il rapporto di indebitamento (RI), ossia esprime la relazione che intercorre tra il capitale

vestito e i mezzi propri e indirettamente esprime il peso del capitale di terzi (CT). Infatti: AN = CT + CN perciò

AN/CN = CT/CN + CN/CN = CT/CN +1 = RI 

uesto rapporto serve per apprezzare la solidità patrimoniale dell’impresa, ossia la capacità di far fronte agli impegnierso terzi.

altro rapporto RN/RO non è altro che il tassi di incidenza (TI) del reddito netto sul reddito operativo:

TI = RN/RO

sso esprime il peso dei componenti di reddito estranei alla gestione operativa, e cioè gli oneri finanziari e le imposte,

onché i componenti di reddito non di competenza dell’esercizio, ossia delle sopravvivenze e delle insussistenze attive a

assive. Di solito quest’indicatore ha un valore inferiore ad 1 perché i componenti di reddito negativi estranei alla gestione

perativa risultano superiori a quelli positivi. La redditività del capitale proprio dipende da: la redditività operativa,

ndebitamento finanziario e l’incidenza del reddito netto sul reddito operativo.

1)  La redditività operativa può essere suddivisa in redditività delle vendite ROS  e in TR. Il ROS  (Return on Sales)

misura il grado di convenienza economica delle vendite effettuate nell’esercizio ( ROS = RO/V). Il Tasso di rotazione

dell’attivo circolante esprime la relazione tra una dimensione operativa dell’azienda ed una strutturale, ed indica il

numero di volte che l’attivo netto gira in un anno per effetto dei ricavi di vendita, per questo è un indicatore di

efficienza della gestione (TR = V/AN) .

-  La solidità e la liquidità

a solidità patrimoniale evoca il concetto di grado di dipendenza verso i terzi finanziatori; un indicatore di questo concetto

il Rapporto d’Indebitamento (RI) che esprime la relazione che intercorre tra l’attivo netto ed il capitale netto, e quindi

dica il peso del capitale di terzi. Il grado di copertura delle immobilizzazioni esprime il rapporto tra il capitale netto e lemmobilizzazioni tecniche nette [ CI = CN/IM ].

indebitamento è pericoloso quanto maggiori sono gli oneri finanziari che esso genera, così un basso grado di copertura

elle immobilizzazioni determina una situazione grave quanto più le immobilizzazioni tecniche risultano inutilizzate e

fficilmente realizzabili.

i indicatori utilizzati per la liquidità  sono il quoziente di disponibilità, che si ottiene rapportando l’attivo corrente al

assivo corrente e il quoziente di liquidità espresso come rapporto tra le liquidità, immediate e differite ed il passivo

orrente:

QD = AC/PC QL = L/PC

-  La leva finanziaria

el passaggio dal ROA al ROE ha un ruolo fondamentale l’effetto leva finanziaria che si produce dalla differenza tra il ROA

d il costo medio del capitale di terzi. Se il ROA rende più di quanto costa il capitale di terzi, l’impresa aumenta la propr ia

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edditività del capitale proprio. L’effetto leva finanziaria è tanto più potente quanto maggiore è la differenza tra ROA e

apitale di terzi e quanto maggiore è la quota di ROA finanziata da mezzi di terzi anziché dal capitale netto.

-  Le analisi comparate: gli indici di riferimento (libro pag 266-269) 

-  Il capitale economico: il valore economico del patrimonio 

Capitale di Funzionamento è la nozione di capitale-valore che si determina in sede di misurazione del reddito di esercizio

ltra definizione: è l’insieme dei valori delle attività, delle passività e del capitale netto determinato al termine di ciascun

eriodo costruito in ipotesi di continuità di funzionamento dell’impresa). Il patrimonio dell’azienda di produzione può

ssere anche oggetto di liquidazione per stralcio o di cessione come complesso di beni in funzionamento. Nel primo caso

ha una radicale trasformazione degli elementi del patrimonio, nel secondo il complesso funzionante permane, non si

asformano le condizioni di produzione, cambia soltanto la prospettiva in quanto si tratta di determinare un valore che sia

la base della definizione di un presso di cessione. Queste sono due nozioni nuove, ovvero, rispettivamente il Capitale di

quidazione (ossia il valore delle attività, delle passività e del capitale netto determinato in ipotesi di liquidazione) ed il

apitale Economico  (ossia il valore complessivo dell’azienda in ipotesi di cessione). Il capitale economico quindi è la

ozione di capitale-valore che prende in considerazione l’ipotesi che il complesso aziendale sia ceduto in blocco. Qualsiasi

vestimento ha un valore se esso produce reddito nel futuro e questo valore sarà tanto più elevato quanto maggiori

aranno i flussi di reddito attesi futuri [-> il patrimonio di impresa trae il suo valore dalle prospettive di reddito future].

eterminare il capitale economico significa esprimere un apprezzamento sull’attitudine del patrimonio di un impresa arodurre redditi futuri. La nozione di capitale economico non va confusa con il prezzo o con il valore effettivo di scambio;

ssa è soltanto un indice, un valore teorico di riferimento.

-  I procedimenti di determinazione del capitale economico

procedimento fondamentale del capitale economico è il procedimento sintetico, che si fonda su due ipotesi: la

ongettura dei flussi di reddito futuro e la definizione di tasso di attualizzazione che tenga conto del valore del tempo e del

schio connesso allo svolgimento della gestione futura (è il costo-opportunità per l’investitore nel capitale d’impresa). 

capitale economico si può determinare anche tramite un altro procedimento, detto procedimento analitico: la base di

artenza è la considerazione che il flusso di reddito atteso futuro deriva essenzialmente dalle condizioni produttive

patrimoniali e non). In questo procedimento si può cogliere una specie di correttivo al capitale netto per tener conto delvario tra reddito atteso dell’azienda e reddito soddisfacente. 

 

Capitolo 9

-  L’azienda come sistema decisionale 

a vita delle aziende è originata ed alimentata da decisioni che si compongono di processi. Nell’azienda è importante

dividuare le decisioni da prendere, da chi, in quali tempi e sequenze e secondo quali logiche e procedure  azienda =

stema decisionale. L’esigenza di decidere nasce dal continuo dinamismo interno ed esterno dell’impresa. Le decisioni inampo economico sono soggette al vincolo di scarsità delle risorse –che può essere vissuto come gioco a somma zero o

ome stimolo per la ricerca di soluzioni innovative–; s’impongono attente e rigorose analisi di convenienza economica che

ossono essere svolte ricorrendo a modelli di analisi economica per decisioni, che sono adottate in condizioni d’incertezza

comportano un certo grado di rischio che è massimo quando le scelte sono molto innovative, sono razionali, ma

oggette a limiti di razionalità, e producono conseguenze ampie e stabili sulle condizioni future.

-  La struttura dell’azienda come frutto di scelte aziendali 

e decisioni dell’impresa vengono prese in modo che le consentano flessibilità ed il futuro sviluppo. Il sistema di governo

rategico delle imprese si articola in scelte che riguardano: la configurazione del sistema prodotto, con il quale presentarsi

ei mercati per sollecitare la domanda e per fronteggiare i concorrenti; il dimensionamento della capacità produttiva,estensione interfunzionale ed estensione verticale, attraverso cui decidere quali attività svolgere all’interno dell’azienda e

uali far svolgere ad altri; l’estensione orizzontale, per scegliere se attivare una o più combinazioni parziali; la gestione

atrimoniale, finanziaria e tributaria; che riguardano la formazione e lo sviluppo del patrimonio materiale ed immateriale

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ell’azienda; l’assetto organizzativo e all’organismo personale, si tratta di suddividere i compiti, coordinarli e sviluppare le

ompetenza delle persone e retribuire le loro prestazioni; l’assetto istituzionale, riguarda i rapporti da stringere con i

ortatori d’interessi, come distribuire i diritti di proprietà, come configurare gli organi di governo e di controllo. 

a struttura di ogni azienda si compone: dell’assetto istituzionale, della configurazione delle combinazioni economiche, del

atrimonio, dell’organismo personale e dell’assetto organizzativo. 

L’assetto istituzionale  è la

configurazione dei portatori d’interessi

e dei contributi che forniscono

all’azienda e dei benefici che ne

ottengono. Progettare l’assetto

istituzionale significa scegliere i

soggetti che compongono l’istituto e

che interagiscono con esso. Le scelte

dell’assetto istituzionale consiste nel

decidere: l’assetto proprietario di base,

la forma giuridica, l’insieme degli organi

di governo e di controllo, le modalità di

interazione tra l’impresa ed i suoi

interlocutori e la partecipazione adaggregati interaziendali e al relativo

governo.

La configurazione delle

combinazioni economiche  è l’assetto

complessivo delle attività svolte

dell’azienda attraverso i suoi membri.

Ciò significa decidere con quanti e quali

stemi di prodotto proporsi, a quali categorie di clienti ed in quali mercati. Queste decisioni ne comportano altre relative

la configurazione dei sistemi di prodotto e quale strategia competitiva adottare, quali attività svolgere all’internoell’azienda e quali esternalizzare, come dimensionare le capacità produttive, e quale peso e ruolo assegnare alle gestioni

ella gestione caratteristica.

Il Patrimonio è formato dalle varie condizioni produttive materiali ed immateriali utilizzate dall’istituto per svolgere la

ropria attività economica. I principali fattori che lo determinano sono: le competenze distintive, il patrimonio

ommerciale, l’assetto tecnico e la localizzazione territoriale.

L’organismo personale è l’insieme delle persone che prestano il loro lavoro nell’istituto. Si determina attraverso: quali

rganismi professionali privilegiare, come dimensionare l’organismo personale in relazione al carico di lavoro, come

ggiornare i profili professionali e quali condizioni attivare per perseguire il rispetto e la cooperazione.

L’assetto organizzativo definisce la struttura interna e le modalità di svolgimento dei processi aziendali e consegue dalla

ruttura organizzativa, la distribuzione del potere e dei sistemi operativi. Progettare la struttura organizzativa significa

partire l’insieme delle attività aziendali in compiti da assegnare alle persone e mettere in atto le condizioni necessarie

ffinché le attività si svolgano in modo integrato; occorre decidere secondo quali criteri suddividere il lavoro, ossia come

ggruppare le varie attività o come ordinare u vari organi. Assieme alla struttura organizzativa si progetta anche la

stribuzione del potere, ovvero la distribuzione tra i vari organi aziendali dei diritti e dei doveri di decisione.

gni configurazione ha una propria coerenza interna, ognuna produce effetti sulle altre componenti ed ogni intervento diprogettazione di una macrovariabile può richiedere adattamenti nelle altre per assicurare nuova coerenza. Esse sono

fluenzate anche dall’ambiente nel quale l’azienda opera. 

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Coerenza interna: tra le cinque macrovariabili che compongono la struttura dell’azienda 

Vita economica dell’impresa dipende da 

Coerenza esterna: tra la struttura dell’azienda e dell’ambiente 

Sia la coerenza esterna e sia la coerenza interna devono intendersi come coerenze dinamiche. 

-  L’ unitarietà degli istituti e del loro governo: l’orientamento strategico di fondo 

gni istituto è una realtà unitaria, dinamica e complessa, ed è sempre possibile che si verifichino situazioni tra loroontraddittorie. L’unitarietà del governo economico si realizza con la formulazione e la realizzazione di strategie aziendali.

esigenza di un indirizzo strategico unitario si sottolinea con il concetto di orientamento strategico di fondo.  La strategia

ziendale, oltre ad essere un insieme di mosse necessarie per realizzare determinati fini, include anche la determinazione

ei fini e il campo d’azione dell’impresa.

a strategia d’impresa si compone di due elementi fondamentali: l’orientamento strategico di fondo dell’impresa (OSF) e

i indirizzi strategici, in cui l’OSF si concretizza.

OSF è l’insieme di idee-guida, valori ed atteggiamenti che definiscono l’identità dell’impresa, ossia definiscono che cosa

mpresa fa o vuole fare, come e perché fare impresa. Gli indirizzi strategici sono rappresentati da scelte strategiche cheefiniscono in quali aree competitive l’azienda intende operare ed in che modo affrontare la concorrenza, quali decisioni

rendere a livello finanziario, tecnologico e di marketing.

-  L’ uniteratà delle combinazioni economiche 

caratteri di unitarietà delle combinazioni economiche sono:

  la complementarietà, che si manifesta tra i fattori produttivi ed insiemi di operazioni; tali relazioni devono essere

gestite per garantire che i vari elementi complementari (fattori produttivi e operazioni) si presentino nei tempi, nei

volumi e nelle qualità per attuare le combinazioni economiche dell’azienda;

  la fungibilità, che si manifesta tra differenti fattori produttivi e classi di operazioni;

 

la comunanza, riguarda uno stesso fattore di produzione o insiemi di operazioni che concorrono ad ottenere piùrisultati, esse sono un’evidente fattore di unitarietà delle combinazioni economiche e di esse bisogna tener conto

nelle decisioni aziendali, perché, a volte, nelle valutazioni si possono commettere gravi errori e di conseguenza si

potranno prendere decisioni sbagliate;

  la congiunzione, attraverso cui da uno stesso processo produttivo escono più risultati, detti risultati congiunti;

  l’uniformità dei fattori di produzione, dei processi produttivi e dei prodotti, si manifesta nella standardizzazione,

nell’uniformazione attraverso cui in molti campi dell’attività umana si manifesta l’esigenza di adottare standard

comuni a tutte le aziende, e nella modularità, che prevede la progettazione di componenti che possono concorrere

alla produzione di differenti prodotti complessi.

  L’interdipendenza analizza in termini organizzativi tutti i caratteri dell’unitarietà delle combinazioni economiche.

Tanto più forti sono questi caratteri e più elevata sarà l’interdipendenza tra le unità che compongono l’azienda.

-  L’ambiente economico e non economico 

ambiente di un istituto è l’insieme di condizioni e di fenomeni esterni che ne influenzano la struttura e la dinamica.

ambiente economico d’azienda  si compone di: mercati, insiemi omogenei di negoziazioni di beni privati, di rischi e di

redito di prestiti; strutture di domande e offerte di lavoro, capitale proprio e di beni pubblici; settori, insiemi di aziende

on combinazioni economiche simili ed operanti in stessi mercati e strutture di domande ed offerte; e politiche

conomiche, monetarie e finanziarie. L’ambiente non economico è rilevante per la struttura e la dinamica delle aziende, ed

composto da fenomeni e condizioni come: sistemi di valori caratterizzanti la collettività sociale, la normativa giuridica

azionale ed internazionale, stato e dinamica delle scienze, tecnologie e tecniche, infrastrutture e configurazione fisica eimatica del territorio.

a natura varia delle aziende e del loro ambiente, portano a definire i confini dell’azienda rispetto all’ambiente e

l’universo; assumere in molti casi come primo termine dell’analisi non l’intera azienda ma una parte o un insieme . Tale

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onfine non è definibile, e per la sua identificazione si ricorre a: la struttura giuridica formale, ossia gli elementi dell’azienda

ono stabiliti dalla normativa vigente laddove si definisce il campo d’azione degli organi di governo economico; e

nfluenza, mediante cui i confini si estendono fin dove gli organi di governo economico esercitano un’influenza nei

rocessi decisionali. I confini dell’azienda sono modificabili e la loro estensione è oggetto delle scelte di governo

conomico. La definizione di ambiente può essere articolata non solo per l’azienda, ma anche per gruppi economici o

ggregati ambienti di insiemi di aziende. L’ambiente aziendale può essere scomposto in sottoambienti rilevanti.

-  I mercati

n mercato  è un complesso dinamico di negoziazioni che riguardano scambi, capitale propri e lavoro ed hanno per

ggetto dei beni che si manifestano con continuità, con caratteri omogenei e con elevata interazione reciproca. Si ha un

ercato quando molte negoziazioni con oggetto simile sono attuate continuamente e con elevata frequenza da un certo

sieme di aziende. Non tutte le negoziazioni sono qualificabili come mercati, poiché possono risultare casi unici, ossia

egoziazioni fuori mercato alle quali non si possono applicare condizioni omogenee e concorrenti di mercato. Uno stesso

ene può essere negoziato in mercati distinti, anche in funzione di distinti aziende clienti o per differenti bisogni

oddisfatti dallo stesso bene. I mercati sono complessi dinamici ed i loro caratteri e confini variano nel tempo, i caratteri

ondamentali dei mercati sono la domanda e l’offerta che sono funzioni di articolati insiemi di variabili. Attraverso l’analisi

ella domanda e dell’offerta si spiega l’origine, la dinamica ed il grado di differenziazione delle condizioni tipiche delle

egoziazioni che compongono il mercato.

-  I settori

n settore è un insieme omogeneo di aziende legate da relazioni di interdipendenza. Le ricerche che hanno come oggetto

studio dei settori sono quelle finalizzate ad interventi di politica economica in determinati settori. L’analisi del settore

guarda principalmente la sua struttura, e in particolare il grado di concentrazione; si intende valutare se la struttura

roduce distorsioni della collettività, se si presentano strutture e comportamenti di monopolio che frenano l’efficienza e

nnovazione e consentono l’applicazione di prezzi-ricavo a livelli più alti di quelli giudicati equi dalla collettività. In alcuni

casi, l’analisi può portare ad un eccessivo frazionamento

del settore o si possono provocare eccessive forme di

concorrenza. L’analisi di economia industriale porta a

formulare interventi di politica economica che tendano aridurre concentrazioni monopolistiche e proteggere o

rafforzare un settore. L’analisi delle interdipendenze

settoriali riguarda i flussi di produzione, di consumo e dei

mezzi monetari ed è una tipica analisi dell’economia

politica e della politica economica. Un’altra analisi

importante avviene attraverso lo studio del contesto

competitivo delle aziende di produzione che si concentra

l’attenzione sul comportamento competitivo delle

aziende che compongono il settore, concorrenti in uno

stesso mercato. Nell’ambito degli studi del contesto

competitivo, particolare importanza ha il modello

ruttura-comportamento-risultati, tipico delle analisi economia industriale. I settori di aziende concorrenti sono insiemi di

ziende di produzione che producono beni equivalenti e che indirizzano la loro offerta ad insiemi di aziende clienti e

otenziali.

a struttura del settore si analizza secondo il suo grado di concentrazione, la struttura dei costi delle aziende ed il livello

elle barriere all’entrata, ossia il livello degli ostacoli che dovrebbero essere superati da un’azienda esterna al settore per

otervi entrare. Il grado di concentrazione si spiega dalla struttura dei costi che è rilevante quando sono maggiori le

conomie di scala.

pici esempi di struttura-comportamento-risultati sono: la struttura di concorrenza perfetta, dove si presentano bassi livelli

economie di scala, di concentrazione e di differenziazione dei prodotti: le imprese si concentrano sull’efficienza tecnica

d i prezzi-ricavo sono dettati dal mercato; la struttura di oligopolio non differenziato, dove sono possibili forti economie di

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cala, le aziende concorrenti sono poche ed offrono prodotti molto simili e tendono a concordare politiche di prezzi

niformi e quanto più possibile alti ma limitati che scoraggino l’ingresso di concorrenti nel settore; la struttura di oligopolio

fferenziato, dove si presentano alti livelli di economia di scala, di concentrazione e di differenziazione dei prodotti, vi

ono elevate barriere all’entrata che mantengono basse la competitività nel settore che è alimentata dalla pubblicità, dalla

cerca e dallo sviluppo come strumenti per rinnovare la differenziazione dei beni. In generale la redditività è maggiore

uanto alte sono le barriere all’entrata, la concentrazione del settore e la differenziazione dei prodotti. I settori sono

onfigurati da relazioni di concorrenza, ma anche di cooperazione. Ciascuna azienda partecipa a tanti settori quanti sono i

ercati in cui opera, quindi a ciascun mercato corrispondono uno o più settori di aziende in posizione di offerta o

omanda.

-  Tre interpretazioni dell’ambiente 

e persone che operano nelle aziende mostrano una varietà di modalità d’interpretazione dinamiche tra l’aziende e

ambiente. Le diverse visioni delle relazioni dinamiche sono modelli cognitivi che spiegano i comportamenti delle aziende

rappresentazioni schematiche di valori, atteggiamenti e comportamenti che caratterizzano i contesti economici, politici

sociali differenti nel tempo e nello spazio.

e principali visioni sono:

›  dell’efficienza economica relativa (in questa visione l’ambiente è inteso come ambiente economico composto da

aziende. L’azienda di riferimento interagisce con le aziende del suo ambiente attraverso relazioni di scambio, di

partecipazione e di competizione secondo logica di razionalità e di convenienza economica. La competitivitàdell’azienda nell’ambiente dipende essenzialmente dall’efficienza economica relativa che l’azienda stessa sa

esprimere: l’assetto tecnico, organizzativo, patrimonio e organismo personale si configurano con caratteri tali da

ottimizzare l’efficienza di svolgimento dei processi di produzione e di consumo, ossia tali da garantire equilibrate e

competitive relazioni tra prezzi e qualità dei beni offerti.)

›  della pressione economica reciproca (qui l’ambiente si configura come un campo di forze economiche che premono

sulla struttura e sul comportamento dell’azienda. Tutte le relazioni tra le aziende sono relazioni competitive.  

L’azienda tende a ridurre la pressione subita con strategie istituzionali e organizzative.)

›  dell’interazione multicentrica ( l’ambiente è composto da elementi di varia natura, ciascuno con logiche proprie di

evoluzione, con propri valori e criteri di azione. L’azienda opera neri confronti dell’ambiente ricercando innovazioniatte a realizzare le proprie finalità.

-  Il sistema competitivo

na parte fondamentale dell’ambiente economico delle imprese è rappresentata dal sistema competitivo, uno spazio

conomico popolato di clienti, fornitori e concorrenti, dove l’impresa presenta i suoi sistemi di prodotto. Il sistema

ompetitivo è rappresentabile in termini di aziende e relazioni interaziendali.

La scelta del sistema competitivo nel quale operare è una scelta

di governo economico e la sua analisi si realizza attraverso il

modello della concorrenza allargata, dove il termine settoreindica le imprese in concorrenza ma anche i clienti, i fornitori, i

potenziali entranti nel settore ed i produttori di beni sostitutivi.

In ogni settore la concorrenza non coinvolge solo le imprese

appartenenti allo stesso settore (i concorrenti), ma è allargata

ad altre quattro classi di soggetti: i clienti, i fornitori, i potenziali

entranti e i produttori di beni sostitutivi

La concorrenza  indica le forze esercitate sulle imprese dalle

relazioni di competizione, come: la rivalità tra i concorrenti, il

potere contrattuale dei fornitori, dei clienti, le minacce

d’ingresso e di sostituzione.

La rivalità tra i concorrenti è tanto più accesa quanto il settore

frammentato, il tasso di crescita della domanda dei prodotti è basso, i prodotti sono indifferenziati, i costi fissi e le

arriere all’uscita sono elevati, cioè è molto difficile cambiare settore a causa della specificità degli inve stimenti effettuati,

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er i costi di dismissione delle strutture e per i costi degli accordi sindacali. Un’accesa rivalità implica forti pressioni sui

sultati reddituali e sui prezzi.

 Il potere dei clienti è maggiore se si tratta di clienti importanti, se il loro settore è particolarmente concentrato, se sono

assi costi di passaggio da un fornitore ad un altro e se si dispongono di informazioni approfondite sui beni e sui potenziali

ntranti; e la sensibilità al prezzo che dipende dalla sostituibilità dei beni acquistati, dal rapporto costo-qualità e

all’intensità della competizione. 

I fornitori hanno un forte potere se il loro settore è più concentrato di quello della concorrenza, se rappresenta dei

otenziali entranti e se i beni offerti sono specifici.

Le minacce d’ingresso di nuovi concorrenti e di sostituzione rappresentano un freno alla redditività del settore. Esse

pendono dalla solidità delle barriere all’entrata e dai suoi determinanti quali: il fabbisogno di capitale (è il complesso degli

vestimenti; se particolarmente elevato può costituire una barriera all’entrata), le economie di scala (chi deve entrare nel

ettore deve farlo con strutture di grandi dimensioni col rischio di avere prezzi non competitivi), i vantaggi di costo assoluti 

derivati dalla favorevole localizzazione degli impianti rispetto a fornitori e clienti), le differenziazioni dei prodotti (è

fficile se si compete con un marchio famoso), l’accesso ai canali distributivi (gli altri hanno già una posizione consolidata

resso canali distributivi; è ancora più difficile se il produttore concorrente ha strutture distributive proprie), le politiche

ubbliche di regolamento e controllo (nei casi in cui si richiedano licenze, autorizzazioni, brevetti..) e i rischi di ritorsione da

arte dei concorrenti nel settore (come riduzione dei prezzi, investimenti pubblicitari ecc..). La configurazione delle forze

etermina la redditività media di un settore.

Le minacce di sostituzione. Come i potenziali entranti, anche i produttori di beni sostitutivi pongono limiti alla redditività

el settore, perché la presenza di tali beni implica una maggiore sensibilità alla domanda e al prezzo.

gni settore può essere segmentato per raggruppamenti strategici, ovvero per insiemi di imprese concorrenti

aratterizzate da strategie simili cui corrispondono ambienti competitivi ancora più specifici del settore allargato di

ferimento.

-  Le dinamiche del sistema competitivo

principali cambiamenti che possono avvenire in un sistema competitivo sono: le dinamiche congetturali, ossia mutamenti

eversibili nel tempo; le dinamiche strutturali interne ad un sistema competitivo, ossia i fattori che determinano

ambiamenti permanenti; le dinamiche di ricomposizione di più sistemi competitivi, ossia mutamenti che producono

odifiche radicali ai confini dei sistemi competitivi e la nascita di nuovi. I fattori del secondo modello sono: il ciclo di vita,he rappresenta l’evoluzione delle vendite di un prodotto o di un settore nel tempo; il grado di concentrazione e di

ammentazione, che si presenta quando più imprese concorrenti su uno stesso mercato si uniscono; l’internalizzazione ed

sternalizzazione, dove le imprese possono svolgere al proprio “interno” fasi del processo di produzione economica

ffettuate prima da fornitori o da clienti mentre al loro “esterno” possono ridurre l’estensione verticale; il grado di

ternazionalizzazione, che aumenta con l’espansione del raggio d’azione delle imprese; il ciclo di sostituzione di un bene,

he può ridurre lo spazio operativo dei concorrenti di un sistema competitivo fino a causare il declino del sistema con

ecessità di riconversione. Le dinamiche di ricomposizione hanno origine da innovazioni tecnologiche, da applicazioni

uove mediante cui si assiste alla nascita di nuovi sistemi competitivi.

successo strategico delle imprese non è garantito dal solo fatto di operare di un sistema competitivo debole, ma dipende

nche dalle competenze distintive possedute dall’impresa e dalla capacità di utilizzarle e rinnovar le per sollecitare la

omanda dei clienti e per distinguersi dai concorrenti.

  Capitolo 10

-  Il sistema di prodotto (SP) e la formula competitiva

ascuna impresa si propone ai propri clienti, e sfidando i concorrenti, offrendo uno o più sistemi di prodotto. Un sistema

rodotto è un insieme unitario di beni e di condizioni di scambio. In ogni relazione di scambio con i clienti l’impresa offre  

egli elementi come le caratteristiche fisiche dei prodotti, l’ampiezza dei prodotti fungibili e complementari, l’assistenzaecnica, il marchio, il prezzo, le condizioni di pagamento e consegna; questi elementi compongono il sistema di prodotto.

sso è un complesso con il quale l’impresa ricerca il consenso dei clienti e sfida la concorrenza. Anche la progettazione del

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stema di prodotto è un passaggio cruciale per l’economicità dell’impresa, da cui dipendono i componenti positivi e

egativi di reddito.

seconda della configurazione del sistema prodotto, i clienti percepiscono l’utilità del bene attribuendogli un valore e

ttraverso la comparazione delle condizioni proposte da altre imprese, sono disposti ad acquistarlo in certi prezzi e

olumi. Per massimizzare i volumi di vendita, l’impresa deve cercare di arricchire il prodotto, e ciò comporta costi e prezziù elevati che possono ridurre la domanda; perciò occorre trovare un buon equilibrio tra diverse variabili.

modello della formula competitiva pone in relazione il sistema prodotto, il sistema competitivo e la struttura e le risorse

ziendali.

Il sistema competitivo  : è inteso come lo spazio

abitato dai clienti e dai concorrenti con i quali la nostra

impresa si confronta giorno per giorno.

La struttura e le risorse aziendali  : sono l’insieme di

condizioni fisiche patrimoniali, personali, relazionali eorganizzative di cui l’impresa dispone per rispondere

alle attese dei clienti e per fronteggiare le mosse dei

concorrenti.

Si tratta delle condizioni che ci mettono in grado di

elaborare e di offrire un sistema di prodotto più o meno

originale e competitivo.

uesto modello afferma che il successo di una strategia competitiva dipende dalla consonanza tra le macrovariabili.

impresa che riesce a produrre una formula originale e coerente ottiene un vantaggio rispetto ai concorrenti e conquista

consenso dei clienti.

impresa deve configurare un sistema di prodotto che risponda alle attese dei clienti e che possegga vantaggi competitivispetto a quelli concorrenti e deve sviluppare competenze distintive in modo tale che i concorrenti possano difficilmente

mitarle.

-  Il sistema competitivo e fattori critici di successo (FCS)

er impostare efficacemente la propria strategia competitiva, ciascuna impresa deve analizzare con molta cura quali sono

attese dei clienti attuali e potenziali e quali nuove attese potrebbero essere suscitate dai nuovi sistemi di prodotto, on

uale misura gli attuali prodotti propri e della concorrenza soddisfano tali attese e quali spazi si mercato sono destinati a

estringersi e quali ad aprirsi.{Il sistema competitivo è lo spazio abitato dai clienti e concorrenti con i quali l’impresa si rapporta costantemente. La struttura e le

sorse aziendali sono l’insieme delle condizioni fisiche, patrimoniali, relazionali ed organizzative di cui l’impresa dispone per risponderealle esigenze dei clienti e fronteggiare la concorrenza. Queste sono condizioni che permettono di elaborare ed offrire un sistema

rodotto originale e competitivo. Inoltre, l’impresa deve sviluppare strutture e risorse che contengano competenze distintive in modo

tale da essere difficilmente imitabili e che sia possibile offrire un buon sistema prodotto. Il sistema competitivo comprende i clienti

attuali e potenziali e le loro attese, e rappresenta il punto di partenza per la progettazione del sistema prodotto.}

sistema competitivo comprende in primo luogo i clienti attuali e potenziali e le loro attese e rappresenta il punto di

artenza per la progettazione del SP. Vi sono attese dei clienti che sono particolarmente critiche, queste si definiscono

ttori critici di successo = FCS. I FCS possono essere diversi per differenti insiemi di clienti e si evolvono nel tempo.

cuni esempi di fattori critici di successo sono:

la funzionalità tecnica continua e duratura dei prodotti: il prodotto devo svolgere la funzione d’uso al livello tecnico

ontrattato, senza interruzioni e per tempi lunghi;l’economicità del prezzo di acquisto iniziale e dei successivi costi d’uso : il prodotto deve avere un costo basso sia

rettamente ( costo dei consumi, della manutenzione ecc..) e sia indirettamente (costi di installazione, di alimentazione

cc..) ;

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la flessibilità d’uso: ossia la possibilità di utilizzare il prodotto per svolgere più funzioni, di modificarlo, di estenderlo ecc..;

l’integrabilità, la compatibilità e la personalizzazione, ossia la possibilità di integrare rapidamente e a basso costo il

rodotto con altri già posseduti o di futuro acquisto;

il soddisfacimento di bisogni di prestigio, di status, di ostentazione, di identificazione: riguarda l’acquisto di beni che hanno

n elevato contenuto di moda, di immagine, di esclusività;

l’appagamento di bisogni estetici: caratteristico per i beni in cui la componente stilistica ed artistica è particolarmente

mportante;

l’appagamento dei bisogni di solidarietà e di salvaguardia dell’ambiente e della qualità della vita;

l’affidabilità del fornitore;

l’accessibilità, comparabilità e sperimentabilità in fase di acquisto.

n altro rischio è quello di concentrare l’attenzione solo sui fattori critici di successo trascurando gli altri fattori per i quali i

ienti si attendono comunque un livello minimo di prestazione. Es: quando si punta sul fattore critico “prezzo basso”

trategia di costo) è necessario ricercare tutte le fonti di efficacia possibili ma non si deve perdere di vista la soglia oltre

quale la qualità percepita si riduce a tal punto da far perdere attrattività anche al prezzo più conveniente e da

coraggiare anche i clienti più attenti a ridurre i propri costi. Quando invece si punta sulla peculiarità distintiva del nostro

rodotto (strategia di differenziazione) il rapporto qualità/prezzo è sempre una leva competitiva di estrema rilevanza. E’

uindi necessario conoscere bene il mercato di sbocco, i suoi confini e i suoi attori principali, ossia i clienti con le loro

sigenze. [Esistono vari metodi di conoscenza del mercato di sbocco e uindi di individuazione dei sistemi omogenei diientela.]

-  Il sistema di prodotto e il vantaggio competitivo

nalizzato il sistema competitivo e individuati i potenziali fattori critici di successo, occorre configurare il nostro sistema di

rodotto.{Il sistema prodotto si compone delle caratteristiche materiali e la gamma dei beni offerti, i servizi collegati, le caratteristiche

immateriali e le condizioni di scambio.} tal fine possiamo operare su quattro elementi:

  le caratteristiche materiali e la gamma dei prodotti offerti: si possono suddividere in attributi fisici, elementi

mmediatamente percepibili da un punto di vista sensoriale e statico di un sistema di prodotto; tecnico-funzionali, sono leroprietà tecnologiche e di lavorazione che consentono al sistema di prodotto di svolgere determinate funzioni d’uso dal

unto di vista dinamico; estetici, possono qualificare gli attributi fisici in termini di gamma di colori, di stile, design o

onfezione.

e caratteristiche materiali di un dato prodotto non riguardano mai un unico bene ma una gamma di beni (assortimento

a cui il cliente sceglie a seconda delle sue esigenze); quando la gamma è articolata si possono definire sottosistemi o SP

ultipli.

i servizi collegati ai beni offerti: si distinguono in servizi pre-vendita –si pensi alle info di supporto alla prevendita, alla

onsulenza diretta in fase di selezione–, e servizi post-vendita –come la consegna, l’istallazione, l’assistenza, la

anutenzione, le riparazioni e l’aggiornamento–.

le caratteristiche immateriali: comprendono l’immagine e la reputazione di un sistema prodotto   –in quanto possono

omunicare messaggi fortemente legati allo stile, come è il caso di molti prodotti per la persona–, mentre il prezzo e le

tre condizioni contrattuali definiscono diverse condizioni per i clienti.

-  Il vantaggio competitivo: la differenziazione e il costo

vantaggio competitivo è l’insieme degli elementi che distinguono il sistema di prodotto di una determinata azienda da

uello dei concorrenti. Esistono due tipi fondamentali di vantaggio competitivo: il vantaggio di differenziazione  e il 

antaggio di costo.

Il vantaggio di differenziazione consiste nell’offerta di un sistema di prodotto diverso da quello della concorrenza. Si ha

n vantaggio di differenziazione anche quando il sistema di prodotto possiede caratteristiche che i concorrenti non hannoquando è completamente unico e non esistono competitori. Il vantaggio si realizza quando si traduce in un premio di

rezzo, e può manifestarsi in: eccellenza intrinseca dei materiali e delle lavorazioni, efficienza nei consumi degli input, alta

eccanizzazione ed automazione, robustezza, capacità di autodiagnosi, disponibilità di ricambi, modularità, versatilità,

dattabilità, ampia gamma di beni fungibili e complementari offerti, ricchezza di documentazione ed informazioni,

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eperibilità e facilità di prova, servizi pre- e post- vendita, marche, marchi, insegne, griffe, contratti chiavi in mano, alto

vello stilistico ed artistico, contenuto etico, ecologico, salutistico ed esclusività attuata mediante volumi limitati e vendita

ttraverso canali specializzati e selezionati.

Il vantaggio di costo che si ha quando il sistema di prodotto è ottenuto con costi unitari bassi e che consentono di offrirlo

clienti con un prezzo più basso di quello dei concorrenti;un caso noto è quello dato dai servizi di trasporto aereo delle

ompagnie low cost. 

ombinando il tipo di vantaggio competitivo e l’ampiezza del mercato di sbocco si ottengono: leadership di costo, dove il

ader domina un mercato ampio con costi più bassi della concorrenza; strategie di differenziazione, che possono essere

erseguite anche da più aziende operanti in uno stesso mercato, ciascuno con un sistema prodotto; le strategie di

ocalizzazione orientate ai bassi costi e alla differenziazione, attraverso cui le aziende dominano i mercati ridotti dove spesso

on si riescono a soddisfare pienamente i bisogni.

-  Le strutture e le risorse aziendali: le competenze distintive

er poter offrire un sistema di prodotto con un vantaggio competitivo coerente con i fattori critici di successo nel mercato

sbocco, occorre disporre di strutture e risorse adeguate. Le competenze distintive sono risorse peculiari di un’azienda,

on facilmente imitabili ed utili per configurare i sistemi prodotto particolarmente apprezzati dalla clientela, come: specialiapacità di progettazione dei prodotti, strutture produttive efficienti, elevata capacità di accumulo e di diffusione delle

onoscenze, rapporti di fiducia e cooperazione con i clienti, con reti distributive ed esperti, patrimonio d’immagine e

eputazione, marche e marchi, grandi strutture ed archivi di documentazione, strutture logistiche di distribuzione e

resentazione dei prodotti, buone competenze d’istruzione dei clienti, affidabili strutture per l’assistenza pre- e post-

endita e relazioni di fiducia e cooperazione.

-  Il sistema di prodotto e la formula competitiva: sintesi ed esempi

elle aziende o nelle combinazioni parziali di successo, la formula competitiva è composta da: un sistema prodotto dotato

un vantaggio concorrenziale di costo o di differenziazione, un mercato in cui sono compresi i fattori critici di successo,

na struttura dotata di competenze distintive ed una relazione di coerenza tra vantaggio competitivo, fattori critici di

uccesso e competenze distintive, che consente il raggiungimento di buoni, duraturi e competitivi risultati reddituali.punti di forza dell’SP  (che si fondano su adeguate competenze sviluppate in modo originale dalla struttura) soddisfano la clientela

rescelta rispondendo ai bisogni fondamentali di tutto il mercato prescelto. Le manifestazione del successo in questione è il risultato

ddituale e i risultati competitivi ( dominanza di mercato).

-  La teoria della domanda e la formazione del prezzo: la relazione fra prezzo e quantità totali

Il prezzo  è un elemento cruciale del sistema prodotto ed in particolare

delle condizioni di scambio. Le scelte del prezzo riguardano la

progettazione del sistema prodotto ed il tipo di vantaggio competitivo

ricercato. La relazione tra prezzo e quantità domandate e una relazione

di tipo inverso: prezzi elevati comportano una domanda bassa, mentre

prezzi bassi stimolano volumi elevati di domanda (curva di domanda;

quantità ordinata; prezzi relativi).

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volumi ed i ricavi di vendita sono influenzati dal prezzo, ma anche da fattori come:

redditi dei consumatori, in quanto per alcuni prodotti il livello medio pro-capite influenza la domanda aggregata degli

essi;

prezzi dei beni fungibili, la quantità domandata di un determinato bene risente delle variazioni dei prezzi di beni

onsiderati simili o fungibili in misura diversa. Es: la variazione del prezzo degli scooter avrà un effetto sulla quantità

omandata dei ciclomotori o motociclette di piccola cilindrata inverso rispetto alla variazione della quantità di scooter:

umento della quantità di ciclomotori e motociclette  diminuzione quantità domandata di scooter 

prezzi dei beni complementari, se due beni sono tra loro complementari o inseriti in un medesimo sistema di prodotto la

ro curva di domanda sarà influenzata dai prezzi degli altri beni collegati;

nvestimenti in pubblicità, che producono effetti di aumento della domanda di un bene, senza variazioni sostanziali.

-  L’elasticità della domanda al prezzo

L’Elasticità (E)  della domanda al prezzo è la sensibilità della quantità

domandata alle variazioni di prezzo, calcolata relativamente al prezzo di

partenza (P₀). Essa si indica con ε e si misura rapportando la variazione %

della domanda in corrispondenza alla variazione % del prezzo ε = ΔQ % / ΔP % in valore assoluto = (ΔQ/Q₀)/(ΔP/P₀) 

Se l’elasticità  è < di 1  si dice che la domanda è anelastica, se > di 1  è

elastica.

Essa dipende dalla sostituibilità del bene: maggiore è il numero dei beni

considerati sostituiti e maggiore è la sensibilità del prezzo. Se gli

acquirenti considerano un bene facilmente sostituibile, non accetteranno

aumenti di prezzo e sposteranno i propri acquisti verso altri prodotti;

dall’incidenza del bene sulla spesa complessiva: l’elasticità dipende da

uanto il bene è importante per il consumatore e quanto peso dà nella spesa complessiva; dall’utilizzo del bene, poiché

ssa varia a seconda dell’utilizzo che il cliente fa del bene acquistato. 

-  La domanda dell’impresa e i ricavi totali 

impresa, durante la determinazione del prezzo del proprio prodotto, si può trovare in condizione di:

una concorrenza perfetta: in questo l’impresa non ha scelta in merito alla fissazione del prezzo, che viene dettato dal

ercato;

una concorrenza basata sulla differenziazione: in questo caso l’impresa agisce sulla differenziazione tecnica del prodotto e

ulla determinazione del prezzo;

monopolio stabile, che si ha quando l’impresa sola presente nel mercato, ha la massima discrezionalità nel fissare il

rezzo, in modo da massimizzare la redditività; ed un

monopolio instabile, che si ha quando esistono altre imprese in grado di imitare un sistema pro dotto, e l’impresa potrà

ssare un prezzo alto producendo e vendendo piccoli volumi, oppure fissare un prezzo basso puntando su grandi volumi.

-  Un esempio: il prezzo di lancio di una nuova rivista (libro pag 359-363)

  Capitolo 11 (solo paragrafo 11.5 : le scelte di struttura dei costi) 

-  I volumi prodotti e l’economicità 

È stata illustrata una serie di scelte che modificano in modo strutturale

la configurazione dell’azienda e in particolare il dimensionamento dellacapacità produttiva (CP). Il modello che si utilizza per indagare sulle

relazioni tra volumi effettivi, costi e risultato economico è noto come

“modello costi-volumi-risultati”: esso è utile anche per analizzare

aumentoprezzoscooter

comporta 

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mpatto sull’equilibrio reddituale delle diverse scelte aziendali che possono modificare la struttura di costo o di ricavo. Il

sultato economico è influenzato da molteplici fattori: gli elementi strutturali, il livello dei prezzi-costo e dei prezzi-ricavo 

i volumi. 

gli elementi strutturali: fattori come la CP, l’esperienza, la specializzazione, l’estensione verticale e orizzontale possono

ssere definiti determinanti strutturali dei costi in quanto il loro configurarsi determina la struttura e le modalità di

nzionamento dell’azienda. Tali caratteri strutturali rappresentano le determinanti prime del livello EDS, di scopo e di

sperienza che un’impresa può conseguire. Il conseguimento di economie di esperienza implica modifiche continue nel

odo in cui l’azienda opera, cioè si mettono a punto i macchinari, si migliora il lay-out degli impianti ecc.. . L’ottenimento di

aggiori economie di scopo invece implica la necessità di allargare la gamma di prodotti e servizi offerti.

il livello dei prezzi costo e dei prezzi ricavo: è la seconda classe di elementi che determina il livello dei ricavi e dei costi in un

ato periodo è rappresentata dal livello dei prezzi costo e dei prezzi ricavo.

i volumi: a parità di struttura aziendale e livello dei prezzi la principale determinante dei costi di breve periodo è

ppresentata dai volumi. Data una certa CP e dati i costi fissi e variabili a questa associati, l’effettivo ammontare dei cost i

he l’impresa dovrà sostenere sarà infatti legato ai volumi effettivamente prodotti, ovvero al grado di saturazione della CP

redisposta. I volumi oltre a influenzare il livello effettivo dei costi, determinano anche il livello effettivo dei ricavi e quindi

reddito operativo conseguito dall’impresa. 

-  L’analisi costi-volumi-risultati

analisi costi-volumi–risultati consente d’illustrare e modellizzare le relazioni che esistono fra i volumi di beni prodotti eenduti da un’impresa ed i risultati conseguiti. Gli effetti che si possono ottenere per migliorare il risultato dell’attivit à

conomica, possono essere: variazioni nei volumi, nei costi e nei prezzi di vendita. 

urante la costituzione dell’impresa è utile effettuare una serie di simulazioni, valutando i risultati connessi a diversi

cenari ed ipotesi e al vario combinarsi dei prezzi di vendita, dei costi e dei volumi.

nalizzare costi-volumi-risultati significa: analizzare il variare del risultato economico al variare dei volumi di vendita,

entificare il punto di pareggio (o Break Even Point), confrontare diverse ipotesi di configurazione dei prezzi e dei costi

er identificare le soluzioni migliori in termini di risultato economico atteso, confrontare diverse ipotesi d’internalizzazione 

d esternalizzazione al fine di identificare la soluzione migliore.

I costi fissi e i costi variabilicosti della gestione caratteristica possono essere fissi o variabili:

---I costi variabili: sono quei costi direttamente e

strettamente collegati al volume di produzione e di

vendita. L’analisi costi-volumi risultati assume l’ipotesi

semplificatrice che fra volumi e costi variabili esista

una relazione lineare.

---I costi variabili: sono tutti i costi non direttamente e

strettamente legati al volume di produzione e di

vendita. L’analisi volumi-costi-risulatti assume l’ipotesi

semplificatrice che i costi fissi rimangano invariati

qualsiasi sia il volume realizzato (in realtà anche i costi

fissi aumentano all’aumentare dei volumi) 

costi fissi si dividono,a loro volta, in due tipi:

costi fissi di struttura: costi fissi strettamente connessi alla CP in essere dell’azienda in quel momento. Se si escludono

duzioni nei prezzi d’acquisto delle condizioni di produzione relative, ridurre questi costi significa ridurre la CP, ossia i

olumi di produzione e di vendita realizzabili nel breve periodo.

costi fissi di sviluppo: si tratta di costi fissi che non variano direttamente un relazione al variare dei volumi di produzione

vendita. Sono costi che però non dipendono direttamente dalla CP ma sono destinati a sostenere l’attività corrente e aorre le condizioni di sviluppo dell’azienda. 

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-  I costi totali e i costi unitari

ommando i costi fissi con i costi variabili si ottengono i costi totali di gestione caratteristica. Dividendo i costi totali per il

olume dei beni prodotti e venduti, si ha il costo totale unitario (perché riferito ad un’unità di prodotto).

nalizzando i costi totali complessivi ed unitari si verifica: se all’aumentare dei volumi i costi variabili totali aumentano ,

entre i costi fissi rimangono invariati, e se all’aumentare dei volumi i costi variabili unitari restano invariati, m entre

minuisce la quota unitaria di costi fissi e, di conseguenza, diminuisce il costo unitario.

-  Il punto di pareggio in volumi

punto di pareggio (o Break Even Point) può essere inteso come l’ammontare delle vendite che consente di coprire tutti i

osti aziendali, oppure come il numero dei pezzi da produrre e vendere par andare a pareggio o come fatturato da

onseguire per andare a pareggio.

punto di pareggio operativo è espresso in quantità QP ed è rappresentato dal volume di produzione per il quale i ricavi R

ono pari ai costi totali CT di gestione caratteristica: R = CT R = CV + CF

Sia i ricavi che i costi variabili totali dipendono dalle quantità

prodotte:

Ru (ricavi unitari) x QP = CVu (costi variabili unitari) x QP + CF

Ru x QP - CVu x QP = CF

QP x (Ru- CVu) = CF

QP = CF/ (Ru-CVu)

La differenza tra costi unitari e costi variabili unitari viene

comunemente denominata “margine di contribuzione unitario”

(MDCu), perciò:

Q = CF/ MDCu

-  Il margine di contribuzione e il fatturato di pareggio

margine di contribuzione unitario (MDCu) è dato dalla differenza fra i ricavi e i costi variabili unitari: MDCu = Ru - CVunalogamente il margine di contribuzione totale MDC è dato dalla differenza tra ricavi e costi variabili totali: MCD= R - CV

sso può essere definito come il contributo che la vendita di ogni unità di bene porta alla copertura di costi fissi di gestione

aratteristica e alla formazione del reddito operativo.Il reddito operativo a sua volta servirà per coprire i costi finanziari e

scali e eventualmente a formare l’utile netto.

MDC può essere calcolato sottraendo ai ricavi totali i costi variabili totali, moltiplicando il margine di contribuzione

nitario per i volumi prodotti e venduti.

MDC percentuale può essere ottenuto rapportando il MDC unitario ai ricavi unitari, o rapportando il MDC totale ai ricavi

otali: MDC% = MDCu / Ru e MDC% = MDC / R

-  L’analisi del grado operativo di rischio 

Il Rischio Operativo è espresso dalla probabilità di realizzare

risultati reddituali negativi o positivi in relazione al variare dei

volumi di produzione e vendita.

L’Elasticità Operativa è rappresentata dal rapporto fra costi

variabili totali e costi fissi al punto di pareggio.

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-  Il punto di equilibrio reddituale

a formula del punto di pareggio è adatta per ottenere il volume delle vendite che consente di coprire i costi di gestione

aratteristica, finanziari e fiscali, in modo da ottenere un risultato residuale netto pari a 0 (zero). È anche possibile

eterminare il volume di vendite che consente sia di coprire tutti i costi sia di ottenere un utile netto soddisfacente, ossia

equilibrio reddituale.

-  L’analisi degli scostamenti (libro pag 408) 

  Capitolo 16 

-  I confini degli istituti e le relazioni istituzionali

olti istituti includono combinazioni economiche che potrebbero essere svolte in altri istituti. Le relazioni tra gli istituti

on sono solo relazioni di scambio condotte secondo regole di mercato, ma anche delle relazioni nelle quali si condividono

celte di governo e risultati economici. Le scelte di aggregazione interaziendale, influenzano la configurazione degli istituti

oinvolti. Il fenomeno degli aggregati caratterizza tutti i sistemi economici evoluti e nei tempi recenti si è manifestato con

articolare intensità coinvolgendo tutti i settori. Lo sviluppo dei grandi aggregati d’imprese private ha prodotto molti

antaggi per il processo tecnico, economico e civile, e reso possibile e conveniente le forme di organizzazione economica

fferenti rispetto ai concorrenti.

-  Le teorie dell’organizzazione economica; le forze di aggregazione e di disaggregazione delle aziende

fenomeno degli aggregati aziendali è condizionato dal progresso tecnologico, dallo sviluppo dei mercati finanziari, dai

ontesti culturali, giuridici e dalla sperimentazione di nuovi modelli organizzativi in grado di ridurre i costi di transazione.

-  Le spinte all’aggregazione 

i aggregati aziendali sono condizioni che facilitano od ostacolano l’aggregazione o che spingano gli aggregati a

saggregarsi. Le circostanze che spingono l’aggregazione sono: le economie di scala, di raggio d’azione, di transazione,

ntegrazione delle competenze distintive, la condivisione dei rischi e le rendite monopolistiche. 

Le Economie di Scala contribuiscono a determinare le aggregazioni di combinazioni economiche e di aziende simili alla

cerca di dimensioni economicamente convenienti; le economie di scala si raggiungono fondendo ed integrando in una

ola impresa insiemi di attività prima svolte da più imprese oppure mediante la crescita interna. Molte alleanze tra imprese

realizzano per conquistare nuovi mercati; l’impresa che dispone di validi prodotti e che vuole aumentare i volumi di

endita si allea con le imprese che hanno clienti e canali commerciali ai quali i prodotti potrebbero essere destinati. Molte

aggregano in reti franchising per realizzare grandi dimensioni e sfruttare le economie di scala e di replicazione.

Le Economie di Raggio d’Azione  spingono l’aggregazione di attività disomogenee (ovvero quando sono disponibili

ondizioni di produzione utili per combinazioni economiche dissimili e l’aggregazione di tali combinazioni economicheroduce costi totali inferiori a quelli che si sosterrebbero in caso di combinazioni attuate disgiuntamente). Questo è una

piegazione al formarsi di impresi e di gruppi di imprese diversificati.

Per realizzare una combinazione economica occorre combinare le competenze distintive di diverse imprese, ciò può

vvenire con forme di aggregazione molto differenti che originano la fusione d’imprese con varie competenze e la

ormazione di joint-ventures dove convergono solo le competenze che devono essere combinate.

La condivisione dei rischi  tra più imprese può diventare un fattore di aggregazione importante quando si avviano

rogetti innovativi ed un eventuale esito negativo può avere gravi ripercussioni sull’economia dei soggetti conivolti.

Le Economie di Transazione, si manifestano quando si aggregano combinazioni economiche o aziende interdipendenti

d i costi di gestione siano minori rispetto a quelli che si sosterrebbero nel caso contrario.

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Le rendite monopolistiche, ossia accordi, contratti a lungo termine, acquisizioni e fusioni.

tre forze aggreganti sono: le reti di relazioni sociali (l’evoluzione degli aggregati internazionali è fortemente

ondizionata dalla rete di relazioni sociali, in cui ogni impresa è immersa. Aggregarsi significa cooperare e ciò porta

evitabilmente ai rischi di selezione avversa e azzardo morale, che si possono ridurre mediate meccanismi e strutture o

nche se si collocano in un contesto positivo di relazioni sociali), l’orientamento al dominio  (molte aggregazioni sono

utto di strategie di dominio, attuate da vari di persone e di aziende) e le relazioni di solidarietà e di affinità politica (anche

relazioni di solidarietà sono alla “base” degli aggregati aziendali, che si formano in corrispondenza di relazioni di

arentela e di affinità).

-  Gli ostacoli all’aggregazione e le spinte alla disaggregazione

ei sistemi economici agiscono anche forze contrarie all’aggregazione come: l’ultracomplessità organizzativa (queste tipo

complessità possono rendere non economicamente conveniente e organizzativamente ingovernabile l’aggregato di

ziende, portando anche a spezzare l’aggregato in due o più parti autonome), il fabbisogno di differenziazione degli

rientamenti manageriali (significa che alle differenti combinazioni economiche devono corrispondere unità organizzative

aratterizzate da risorse e competenze differenziate rispetto a quelle destinate alle combinazione di produzione), il rischio

erosione delle conoscenze e delle competenze distintive (le imprese tendono a protegge le competenze distintive sulle

uali si fonda il loro vantaggio competitivo: ogni forme di aggregazione interaziendale può sia rafforzare le competenze di

ascun partner sia fare perdere la istintività delle stesse) e la separazione dei rischi (gli aggregati aziendali tendono arodurre rischi relativi alle differenti combinazioni economiche: perciò si evitano gli aggregati di aziende strette o si

lentano ed eventualmente si recidono le relazioni esistenti).

Formando aggregati aziendali s’internalizzano le transazioni con vari strumenti di coordinamento e comportano un elevato livello di

complessità organizzativa dell’aggregato. Il fabbisogno di differenziazione degli ordinamenti manageriali consiste nell’esigenza di

gestire combinazioni economiche il cui successo è basato su leve competitive e differenti.}

tre forze disaggreganti sono: l’orientamento all’indipendenza e alla competizione (può succedere che i singoli membri

ell’azienda diano vita a nuove aziende, creando dissapori nelle aziende di origine e ovviamente anche la competizione) e

divergenze di valori e d’interessi (sono propri di vari insiemi di persone membri del soggetto economico di una stessa

zienda o più aziende).

-  Fattori ambientali facilitanti e ostacolanti l’aggregazione 

sistono anche dei fattori ambientali che possono giocare a favore o a sfavore degli aggregati aziendali, come: i sistemi di

omunicazione e di trasporto (il formarsi di ampi aggregati aziendali è agevolato da estesi ed efficienti sistemi di

omunicazione e di trasporto, poiché spesso gli aggregati operano su aree geografiche molto estese in termini di mercato

acquisto e di vendita e di localizzazione delle unità operative di trasformazione tecnica e di commercializzazione), il

ercato dei capitali (il livello di efficienza del mercato dei capitali può essere il fattore dominante in senso positivo o

egativo; la trasparenza del mercato dei capitali agevola od ostacola alcune forme di operazioni di aggregazione o

saggregazione), la normativa economica (la normativa che regola i sistemi economici è la variabile determinante in

uesto contesto, poiché talvolta certi aggregati sono costruiti esclusivamente per fruire dei vantaggi offerti e concessi

alla normativa civile e fiscale) e la cultura economica e politica prevalente.

-  Le classi di aggregati aziendali

i aggregati che si configurano possono essere: gruppi economici, associazioni formali ed informali di aziende ed

ggregati intraziendali.

-  I gruppi economici

gruppi economici sono: gruppi privati e pubblici di aziende di produzione, joint-ventures e gruppi di gestioni patrimoniali

miliari. Si ha un gruppo economico quando più combinazioni di produzione sono istituite e rette da un unico soggetto

conomico che ha la potestà di governo economico. Possono venirsi a creare gruppi con strutture molto varie: con o senzaocietà capogruppo detta holding, e con funzioni differenti. Una forma particolare di gruppo economico si ha quando due

più aziende danno vita ad una combinazione economica congiunta mantenendo, in maniera autonoma, anche le altre

ombinazioni economiche, ossia la joint-ventures.

-  Le associazioni formali di aziende

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e associazioni formali di aziende  sono composte da: consorzi, cartelli, associazioni franchising, licenze, concessioni, le

ssociazioni in accordi quadro, di categoria e di aziende di consumo.

  Un consorzio è un aggregato costituito da più aziende che si aggregano per svolgere in comune una coordinazione

parziale. Un aggregato si forma nel momento in cui le singole aziende non sono in grado di operare in modo

economicamente conveniente o con adeguata forza contrattuale. Il consorzio è costituito da una struttura

comune che svolge tutte le operazione per le varie aziende (acquisti, vendite, ricerca, sviluppo…) . Ad esso

corrispondono anche istituti pubblici territoriali (consorzi per l’erogazione dell’acqua, per la protezioni

dell’ambiente…)

  Un cartello  è un insieme di aziende che si associano per l’elaborazione e l’attuazione di politiche e programmi

comuni atti a ridurre la competizione. Sono composti da aziende concorrenti o potenziali con prodotti

scarsamente differenziati.

  Gli aggregati di franchising   composti da un’azienda centrale detta franchisor e da aziende ad essa collegate dette

franchisee. L’azienda centrale trasferisce alle associate il diritto d’uso di un marchio comune ed un in sieme di

conoscenze tecniche, organizzative e gestionali, mentre le aziende associate s’impegnano a rispettare le modalità

di svolgimento delle combinazioni economiche stabilite dall’azienda centrale in modo che i beni prodotti e venduti

da ciascuna associata presentino caratteri uniformi e costanti di elevata qualità.

  Tra le aziende in rapporti di fornitura si possono costruire aggregati formali mediante la stipulazione di accordi

quadro, dove si definiscono le modalità di svolgimento delle operazioni interne delle aziende in relazione di

scambio.  Le aziende di produzione si aggregano in associazioni di categoria, configurate per settore, dimensione,

localizzazione ecc.. . Tali associazioni manifestano i propri interessi e linee comuni di azione in vari contesti.

  Nel campo delle aziende di consumo  si diffondono associazioni di famiglie volte a tutelare gli interessi in merito

alla qualità dei beni di consumo acquistati, alla modalità di campagna pubblicitaria e di distribuzione commerciale

ecc.. Queste sono le cosiddette associazioni di consumatori.

-  Le associazioni informali di aziende

ra le associazioni informali di aziende distinguiamo: le reti di subfornitura, le costellazioni di aziende, i distretti e le intense

formali.

 

Le reti di subfornitura sono composte da un’azienda principale con combinazioni economiche esternalizzate e da

aziende fornitrici dove gran parte della loro attività economica trova sbocco nel rapporto di fornitura che si svolge

secondo le modalità determinate dall’azienda principale. 

  Le costellazioni di aziende  si concretizzano quando l’aggregato è composto da un numero ridotto di aziende di

dimensioni omogenee e con combinazioni economiche complementari che risultano relativamente autonome ed

integrate fra di loro.

  Il distretto  è costituito da imprese connesse da relazioni di mercato e settore e localizzate in una stessa area

geografica; la dimensione geografica indica un complesso insieme di condizioni tecniche, economiche, sociali e

culturali che danno un carattere unitario alle aziende. In un’area circoscritta si formano servizi, provati e pubblici,

comuni: scuole, strutture espositive, laboratori di ricerca.. .  le intense informali si attuano in varie relazioni interaziendali.

-  Gli aggregati intraziendali

i aggregati intraziendali sono una pluralità di combinazioni economiche aggregate in una stessa entità giuridica. Le forme

correnti sono: aziende multiunità, con più stabilimenti, filiali ed uffici; aziende integrate verticalmente e le aziende

versificate.

-  Le gestione degli aggregati


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