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Economia Veronese giugno 2014

Date post: 23-Mar-2016
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68
ECONOMIA VERONESE trimestrale n.2 - Anno 13 - giugno 2014 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro profili Martini Mobili Klover Saver Borin Prosciuttificio Crosare
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profili

Martini MobiliKloverSaverBorinProsciuttificio Crosare

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sommario

inserzionisti

3

editoriale 5

610141822

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62

55

58

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Martini MobiliKloverSaverBorinProsciuttificio Crosare

Donne e lavoro

Competenze dei manager

La retribuzione

Le nuove srl semplicifateIl contratto internazionalee la lettera di credito

L'originale modo di far politica da cattolici

TARES/TARIJobs Act

Formazione finanziataper le aziende

Verona FabLabGruppo Samo insignito dell'Audit FamigliaeLavoro

La fatturazione elettronicaverso la Pubblica Amministrazione

ambiente e salute

qualità & management

Apigiovani

previdenza

legale

Apidonne

il punto

profili

attività

formazione

territorio

fiscale

Apivenetofidi

3842

44

Ecomuseo delle trincee della LessiniaPaolo Veronese

terza pagina

Anno 13 - Numero 2giugno 2014

Rivista trimestralepromossa daAPINDUSTRIA

www.apiverona.it

DIRETTORE RESPONSABILECirillo Aldegheri

EDITOREAPISERVIZI S.r.l.Via Albere, 21/C - 37138 Verona

REDAZIONEc/o APINDUSTRIA VeronaVia Albere, 21 - 37138 VeronaTel 045 8102001Fax 045 [email protected]

GRAFICAarteOn di Ilenia Cairo - Veronawww.studioarteon.com

STAMPAIntergrafica Verona Srl - Verona www.intergraficavr.com

FOTOGRAFIEArchivio Apindustria

Registrazione Tribunale di Veronan. 1393 del 22 marzo 2000

Poste italiane SpASpedizione inabbonamento postale

D.L. 353/2003(con. in L. 27/02/2004 n°46art. 1, comma 1, DCB Verona

Pubblicità raccolta in proprio

ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE MPRESE

DELLA PROVINCIA DI VERONA

Fimauto

Banca Valsabbina

Samo

Information Consulting

Mirandola Filettature

Food & sweet

EBI Group

Confer

Gruppo Argenta

Adawen

Perlini

Acque Veronesi

Dialogo

Ferrari BK

Varmo

Arteon

Multiutility

Viani

Cattolica

Metalpress

Economia Veronese - giugno 2014

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editoriale

5Economia Veronese - giugno 2014

Arturo Alberti

Sorpreso ma fiducioso. Così mi sono sentito dopo i risultati delle elezioni europee che hanno visto la vittoria del Pd con il 40,8%. Gli italiani hanno voluto dare un segno di continuità e stabilità votando il Governo in carica. Il nostro Paese è così

passato, agli occhi del mondo, da elemento di inquinamento politico a elemento di sta-bilità. Nel panorama economico italiano era quello di cui avevamo bisogno: i partners esteri difficilmente investono in paesi a rischio politico e nei giorni successivi alle elezioni anche la borsa ha registrato riscontri positivi.I risultati del voto, oltre a decretare un successo personale indiscutibile di Matteo Renzi, comportano molte responsabilità, perché adesso le promesse devono essere mantenute attraverso risposte concrete. C’è bisogno di una politica del fare e non del dire, di una grande prova di credibilità operativa.Esaurita questa sensazione positiva, siamo ripiombati nella dura, consueta e abitudina-ria realtà: tassare (in aumento) chi la ricchezza e il lavoro li crea.Come al solito, si continua a salassare principalmente chi i beni li espone alla luce del sole, proprietari di immobili civili e industriali. Gli 80 euro sono una bellissima idea, che però diventa odiosa per chi è chiamato a pagarla. Si erogano 80 euro a una parte dei cittadini e li si riprende sotto forma di mancati trasferimenti agli enti locali obbligando chi gestisce il territorio ad aumentare i prelievi per garantire i servizi primari.Dobbiamo fermare questa carneficina fiscale, le nostre imprese non possono continuare a sostenere e finanziare gli sprechi e le inefficienze della nostra classe politica. Tassando le imprese si tassa il lavoro e si uccide l’occupazione (che purtroppo, come le imposte, continua a aumentare) e i creatori di benessere. Ritorniamo a considerare l’impresa e i suoi beni strumentali quali sono, elementi che producono reddito e lavoro, un bene co-mune da salvaguardare e non un tacchino da invitare al pranzo di Natale.

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Mezzo secolo di succes-si nel settore dell’arre-damento costituiscono l’indiscusso patrimo-nio di Martini Mobili,

family company fortemente radicata sul territorio, ma con una mentalità internazionale e focalizzata su nuovi orizzonti sia in termini produttivi che di mercato. La storia di questa azien-da, fondata nel 1965 da Giorgio e Gilberto Martini, inizia e si svolge a Bovolone, in quell’area della Bassa Veronese che è l’unica zona in Italia a poter vantare il Marchio di Mobile d’Arte conferito da parte del Ministero dell’Industria.Fin dalle origini Martini Mobili ha avuto chiara la sua missione: fare della qualità il fulcro dell’intera vita aziendale. La qualità come impegno globale e quotidiano, con l’obiettivo di mantenere lo standard produttivo che contraddistingue l’azienda da

sempre. Consapevole di muoversi in un contesto in continua evolu-zione, l’azienda si è efficacemente strutturata, grazie anche al fattivo contributo della seconda genera-zione, tutta al femminile (Arianna, Cinzia, Elisa, Serena e Simona figlie dei fondatori), per garantire un servizio qualificato e innovativo in linea con le aspettative di una clien-tela sempre più esigente e cosmo-polita. Punti di forza sono inoltre la dotazione tecnica e tecnologica in-terna, la sua capacità organizzativa, l’efficienza logistica, la puntualità

delle consegne, il montaggio qua-lificato e l’assistenza post-vendita. Ogni fase della vita aziendale – dal marketing alla progettazione, dalla pianificazione dei processi produtti-vi alla selezione delle materie prime, dai test di collaudo alla certificazio-ne dei manufatti – viene controllata e gestita in maniera meticolosa nei 18.000 mq dei diversi siti produttivi.Le creazioni a marchio Martini Mobi-li – cucine, soluzioni living con pareti e interpareti attrezzate, controsoffit-tature e boiseries, camere da letto – che si possono ammirare nello showroom di Bovolone, si ispirano agli stili di un tempo, ma sono rivisi-tate e personalizzate in maniera uni-ca per creare ambienti accoglienti ed esclusivi, grazie anche alle nuan-ces delle essenze utilizzate, alla cura delle lavorazioni, agli intarsi in marmo e pietre, alla preziosità dei fregi eseguiti manualmente o all’uso

MARTINI MOBILILA CULTURA DELL’ARREDARE CHE DURA NEL TEMPO

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di lamelle argentate e dorate.Negli ultimi anni si è passati dal funzionale concetto di abitazione a quello culturale di abitare, met-tendo al centro la figura dell’abitante al quale spetta la scelta del progetto definitivo in cui poter vivere armo-niosamente. Lo staff di Martini Mo-bili, vero e proprio coach dell’abitare contemporaneo, si muove in questa direzione, per aiutare il cliente a prendere decisioni consapevoli per-

ché arredare una casa richiede un impegno non indifferente: è come confezionare un abito su misura. Ri-gorose le fasi che vengono seguite da questi esperti professionisti per la realizzazione di ogni proposta e che vanno dal rilievo delle misure, alla presentazione dei bozzetti pri-ma e dei progetti definitivi poi, pas-sando per la proposta dei materiali.«Scrupolosa è la scelta che effettu-iamo su tutti i materiali: dal legno, ai diversi componenti, agli elementi illuminanti di ultima generazione. Il legno massello – fa notare Giorgio Martini – selezionato per garantire la perfetta omogeneità di cromati-smo e venatura, proviene esclusi-vamente da piantagioni a defore-stazione controllata e l’essicazione, effettuata in modo naturale, assicu-

profili

7

MARTINI MOBILI

Giorgio, Gilberto Martini e figlie

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ra indeformabilità e assenza di tarli. La stessa attenzione la riserviamo anche ai pannelli (in listellare o in multistrato) e alla massellatura degli spessori che conferisce bellezza e durevolezza ad ogni elemento e alle vernici utilizzate, tutte rigorosamen-te atossiche».A riprova dell’alto concetto di qualità secondo cui opera Martini Mobili, è da sottolineare la decisione presa dall’azienda di dotarsi di un sistema di archiviazione di tutti i dati di ogni singolo progetto: finiture, codici dei tessuti e misure vengono codificati e registrati in appositi database per poter un giorno effettuare eventuali sostituzioni o complementi su realiz-zazioni effettuate molti anni prima. L’aver mantenuto il rigore artigia-nale è una delle cifre stilistiche che

da sempre caratterizzano questa realtà imprenditoriale che, pur conti-nuando la sua produzione nel solco della tradizione, ha saputo avvalersi della collaborazione di architetti ed interior designers per rispondere alle esigenze dell’abitare moderno, dove tecnologia e robotica si coniu-gano in indiscussa armonia con le linee classiche. Per poter compe-tere anche nel settore del mobile la parola d’ordine è innovare, anticipa-re le richieste del mercato, creare partnership con fornitori e clienti che devono essere fidelizzati e assistiti adeguatamente e ogni processo dalla produzione al trasporto fino all’installazione, deve raggiungere il massimo dell’efficienza. «Dalla crisi che ha investito il settore negli anni ‘90 abbiamo imparato – racconta Serena Martini, responsabile com-merciale – che non dobbiamo farci cogliere impreparati e inoltre che l’e-stero è la direttrice chiave per lo svi-luppo delle aziende di arredamento, come confermato dai più importanti player del settore. Noi abbiamo re-agito investendo all’estero, negli showroom e nelle fiere internazio-nali, implementando quel processo di internazionalizzazione che nasce da lontano grazie alla lungimiranza di mio padre Giorgio e dello zio Gil-berto che avevano capito che per competere bisognava proiettarsi an-che verso altri mercati. Questo per-corso ci ha consentito di affermarci su molti mercati internazionali».E infatti, attualmente, il fatturato è per il 90% determinato dai mercati esteri – Russia in primis e poi Ucrai-na e Stati Uniti dove sono operati-vi due show room, a New York e a Chicago. L’export verso Stati Uniti, Russia e Far e Middle East è ritor-nato ai livelli pre-crisi e sta eviden-ziando un’apertura crescente verso il Made in Italy, elementi che do-vrebbero portare a un incremento delle opportunità di business.«Per esportare – prosegue Serena –, oltre a valutare la situazione econo-mica attuale e a medio termine dei singoli Paesi, bisogna considera-

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re il grado di rischio, individuare la domanda potenziale di mobili nei vari segmenti e ogni mercato che si intende affrontare deve essere preventivamente studiato con at-tenzione al fine di coniugare il gusto locale in termini d’arredo d’interni con il know-how italiano». Proprio a seguito di una precisa analisi dei mercati e della clientela, sempre più attenta anche a tematiche quali il ri-spetto ambientale o la vita in armo-nia con la natura, è nata nel 2012 la linea Le Stanze di Ann, un progetto di arredo totale che trae spunto dalla memoria per trovare soluzioni adat-te al vivere moderno. Negli ambienti de Le Stanze di Ann l’esperienza di Martini Mobili ha saputo coniuga-re, sapientemente e con sensibilità, eco-sostenibilità, funzionalità e tra-dizione. Materiali ecologici vengono lavorati con vernici all’acqua, per costruire mobili che, pur ricordan-do nelle linee e nelle forme l’arre-damento solido e duraturo di un tempo, acquisiscono al loro interno nuovi elementi di ergonomicità e tecnologia.Altra peculiarità che colpisce, co-noscendo da vicino l’azienda, è il rapporto diretto che si è instaurato e mantenuto tra territorio, dipen-denti, clienti e fornitori con il top management. Significativo è infatti

l’apporto delle risorse umane (45 i dipendenti attuali) al successo della Martini Mobili che, come sottolinea Gilberto «ha sempre potuto contare sulla dedizione, sulla capacità, sulla cultura del fare, sulla insostituibile artigianalità manuale dei suoi colla-boratori».●

profili

9

SEDE AMMINISTRATIVAVia Madonna, 410/41237051 Bovolone (Verona)Tel. 045 7100784Fax 045 7102423

PRODUZIONEMobili in stile, cucine e arredamento completo in legno. Pareti componibili

ANNO DI FONDAZIONE1965

TITOLARIFamiglie Giorgio e Gilberto Martini

RESPONSABILE COMMERCIALESerena Martini

RESPONSABILE PRODUZIONEGiorgio Martini

RESPONSABILE TECNICOArianna Martini

RESPONSABILE EXPORTSerena Martini

RESPONSABILE QUALITÀGilberto Martini

FATTURATO 20136 milioni e 696 mila euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 8.000 mqCoperta: 2.800 mq

RISORSE UMANETotale addetti: 45Addetti alla produzione: 28Impiegati: 16

SITO INTERNET/E-MAILwww.martinimobili.it - [email protected]

MARTINI MOBILI

Economia Veronese - giugno 2014

MARTINI MOBILI S.r.l.

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Il motto adottato da KLOVER – to respect our planet – racchiude in perfetta sintesi la filosofia che ispira sin dalle origini questa azienda, che da oltre trent’anni produce macchi-

ne per il riscaldamento innovative ed eco-compatibili. «Le idee, si sa, non vengono dal nulla, ma sono precedu-te dalla preparazione di chi ha tenacia, perseveranza e concretezza per rea-

lizzarle. Le idee nascono dal cervello, ma anche dal cuore e dalla passione. E proprio cuore e passione per la legna – racconta Viviana Muraro, responsabi-le amministrativa dell’azienda – sono la molla che ha spinto mio padre Santo, con precedenti esperienze nel settore, a mettersi alla prova come imprendi-tore nel campo del riscaldamento e a cominciare la produzione di caldaie a

legna con soluzioni ‘rivoluzionarie’ per il mercato del tempo». È questa una storia tutta veronese che inizia negli anni settanta a San Bonifacio, dinami-co distretto del riscaldamento e condi-zionamento, e che, grazie alla visione del suo fondatore e ad una strategia in-dustriale all’avanguardia, ha visto KLO-VER svilupparsi velocemente. Oggi in-fatti quest’impresa è una delle realtà più apprezzate a livello nazionale e sui principali mercati europei, come documentano alcuni significativi in-dicatori: un fatturato che ha supera-to gli 11 milioni di euro, per il 20% realizzato all’estero, 50 dipendenti, un sito produttivo di 12.000 mq, una rete commerciale che ha contribuito a consolidare la presenza dei suoi manufatti sui più interessanti spa-zi commerciali – Russia in primis e poi Francia, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Grecia, Belgio e tutto il Centro Europa – e che si si sta pro-iettando verso nuovi mercati. Moto-re di questa crescita è la continua ricerca per realizzare prodotti sem-plici ma particolarmente innovativi, sicuri ed eco-compatibili nel cam-po delle caldaie adatte a produrre energia termica per riscaldare tutti gli ambienti di civili abitazioni e non solo. In Italia spendiamo ogni anno 60 miliardi di euro per l’acquisto di petrolio e metano dai Paesi esteri; il 45% del consumo energetico finale è energia termica; il 40% dell’energia termica è destinata al consumo domestico e ben il 60% è prodotta con il metano impor-tato principalmente da Russia, Algeria e Libia. Alti costi quindi e inquinamento elevato: quello dell’energia è un pro-blema al quale urge trovare soluzio-ne. Proprio in questa direzione sono incentrati lo studio e l’investimento in fonti energetiche rinnovabili da parte di KLOVER, da sempre impegnata a ri-cercare sistemi ideali all’utilizzo di com-bustibili alternativi, come legna e pellet per un riscaldamento meno dispendio-so, che diminuisca l’effetto serra, che produca energia pulita e consenta an-che una gestione personalizzata. La le-

KLOVERIL CALORE CHE RISPETTA L’AMBIENTE

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gna viene utilizzata da sempre, mentre il pellet è un combustibile più recente ottenuto dalla pressatura dei residui della lavorazione del legno (segatura): la capacità legante della lignina conte-nuta nella legna permette di ottenere un prodotto compatto senza collanti né vernici e quindi totalmente ecologico. Altro vantaggio dato da questo tipo di riscaldamento è la facilità di gestione della stufa-caldaia che consente inter-valli di carica molto lunghi e accensio-ne personalizzata anche da postazione remota. «La combustione KLOVER a pellet, a legna, o a pellet/legna (con camere di combustione totalmente se-parate) – aggiunge l’imprenditrice – ri-spetta l’ambiente poiché bruciare legna (o pellet) è un processo neutro rispetto alle emissioni di CO2, cioè non aggiun-ge ulteriore CO2 al ciclo complessivo. Il carbonio presente nella legna viene rilasciato nella stessa misura in cui lo sarebbe se l’albero si trovasse nel suo ambiente. Per questo motivo la legna come combustibile può sostituire van-taggiosamente il carbone, il gasolio e il gas naturale».Oggi l’azienda sambonifacese è in gra-do di proporsi al mercato con una linea diversificata di prodotti: termocucine, termostufe, caldaie, termocamini, bar-beque e stufe per saune (frutto di una collaborazione tecnica con un’impor-tante industria russa). Ogni fase della vita aziendale è soggetta a continue verifiche che coinvolgono tutto il per-sonale, con l’obiettivo di ottimizzare le risorse, ottimizzare i servizi di assisten-za ed eliminare gli imprevisti. I sistemi targati KLOVER sono sottoposti ad accurati controlli d’idoneità e tenuta; in linea con le norme vigenti per l’efficien-za, la sicurezza e l’inquinamento. Sono testati dai più importanti laboratori europei di certificazione, a garanzia di totale sicurezza per l’utente finale e si fregiano di importanti certifica-zioni europee, quali Vkf-Aeai, Bafa, 15a B-VG e MCS, indispensabili per avere le “carte in regola” sui mercati svizzero, tedesco, austriaco e ingle-se. L’azienda lavora seguendo il si-

profili

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KLOVER

Economia Veronese - giugno 2014

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stema MCS inglese, a controllo della qualità e dei processi produttivi (si-stema molto simile all’ISO 9001, ma più restrittivo).Molte delle proposte della gamma KLO-VER sono dotate del sistema SICURO top, che garantisce estrema sicurezza in ogni condizione d’uso, semplicità si mon-taggio e possibilità di abbinamento a cal-daie murali a gas senza bisogno di scam-biatori esterni o di vaso aperto.«SICURO top – spiega Mario Muraro, responsabile del reparto tecnico e di pro-gettazione – sfrutta il sistema del “bagno-maria” e consente di scaricare l’eventuale pressione formata all’interno del prodotto e delle tubazioni in caso di ebollizione dell’acqua determinata da un improvviso black out (la legna continua a bruciare anche senza corrente elettrica!). Questa soluzione, ideata da mio padre Santo ancora molto attivo in azienda, evita di predisporre gli storici vasi di espansio-ne, considerati da tecnici e progettisti superati anche per i limiti che hanno manifestato in passato, primo tra tutti la pericolosità in caso di ebollizione, l’elevata dispersione termica, la diffi-coltà di realizzo e la non compatibilità con le caldaie murali a gas di ultima generazione».«Si è trattato di una soluzione che la no-stra azienda – sottolinea con una punta di orgoglio Viviana – ha applicato già quattordici anni fa e sulla quale abbiamo innescato tutta una serie di innovazioni che hanno consentito di innalzare i livelli di sicurezza dei nostri prodotti. È uno dei casi più evidenti della costante attenzio-ne con cui analizziamo le variabili della domanda: modelli, linee, colori, decori vengono infatti studiati e realizzati tenen-do conto anche delle esigenze e dei gusti

dei mercati di riferimento. Si tratta di scel-te che ci consentono di offrire alla cliente-la, italiana o estera, prodotti in linea con le loro aspettative e esigenze, ma anche

di continuare quel dialogo personalizzato con la rete vendita che si trova così ad essere coinvolta e responsabilizzata nel-le strategie aziendali. Possiamo parlare di un vero e proprio “stile KLOVER” che ci stimola a investire in corsi di formazione e aggiornamento che interessano tutti noi, nell’ampliamento dell’area uffici, come nell’acquisto di sistemi e impianti all’avan-guardia. È la fabbrica il vero cuore dell’a-zienda e le persone che vi operano ne sono l’anima; solo dall’armonia perfetta di questi due elementi può nascere un’im-presa forte e con un futuro sicuro».●

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SEDE AMMINISTRATIVAVia A. Volta, 837047 San Bonifacio (Verona)Tel. 045 6101859Fax 045 6101858

PRODUZIONE Termocucine, termostufe, termocamini e caldaie fun-zionanti a legna e pellet.Stufe a pellet ad aria e cucine a legna tradizionali.

ANNO DI FONDAZIONE1991

TITOLARISanto Muraro Mario Muraro Viviana Muraro

RESPONSABILE AMMINISTRATIVAViviana Muraro

RESPONSABILE PRODUZIONEMario Muraro

RESPONSABILE RICERCA E SVILUPPOMario Muraro

RESPONSABILE COMMERCIALE ITALIA ED ESTEROViviana Muraro e Mario Muraro

FATTURATO 201311 milioni e 600 mila euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 12.000 mqCoperta: 6.000 mq

RISORSE UMANETotale addetti: 50Addetti alla produzione: 42Impiegati: 8

KLOVER S.r.l.

SITO INTERNET/E-MAILwww.klover.it - [email protected]

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Forse né Angelo né Carlo Santi – che nel maggio del 1968 a Lavagno in una piccola officina avevano avviato un’attività basata sulle lavorazioni meccaniche – avreb-bero immaginato di poter raggiungere gli obiettivi attuali: un fatturato di oltre 4 milioni di euro, una struttura moder-

na e funzionale in cui operano 25 addetti ad elevato profilo profes-sionale e una committenza multiforme e fidelizzata. Avventurarsi nel campo della torneria meccanica, pur con la passione che ani-mava i due fratelli determinati a mettere a frutto le rispettive espe-rienze professionali, non era una scelta sicura anche in un periodo di forte espansione economica del ‘sistema Italia’. Nasce quindi sull’onda dell’entusiasmo la Santi Carlo e Angelo S.n.c., crisalide dell’attuale SAVER, che si propone fin da subito come partner di assoluta affidabilità, di comprovata serietà profes-sionale per le grandi aziende meccaniche veronesi. Un passaporto che è la chiave di accesso per aprire molte porte all’azienda dei fratelli Santi che grazie all’aumento degli ordinativi e alla diversi-ficazione delle lavorazioni può assumere i primi dipendenti e pro-grammare la costruzione dei padiglioni dell’attuale sede in via Mon-tecurto, sempre in quel di Lavagno. Proprio in questo periodo inizia un’intesa collaborazione con alcune delle più importanti industrie trattoristiche nazionali. Un feeling che si consolida nel tempo e oggi, questo settore, rappresenta uno dei pilastri principali dell’attività di SAVER che continua a farsi preferire per l’efficienza e l’affidabilità nel campo delle lavorazioni meccaniche di precisione.«Attualmente la nostra dotazione impiantistica che poggia su torni e centri di lavoro a controllo numerico (ben 50) – sottolinea Carlo Santi, – ci consente di fronteggiare qualsiasi tipo di richiesta. Ope-riamo soprattutto su commessa e in particolare su disegni forniti dalla clientela con lavorazioni di grande precisione in piccola e/o media serie rifornendo con minuteria e componentistica di preci-

Lavorazioni meccaniche di precisione

SAVER

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15

sione diversi settori merceologici che spaziano dalle industrie costruttrici di macchine per l’agricoltura, a quelle di pompe idrauliche, oltre ai grandi grup-pi operanti nel campo del condiziona-mento e riscaldamento industriale». Una specializzazione, avvallata dalla certificazione UNI EN ISO:9001, che sta dischiudendo all’azienda lavagne-se nuovi interessanti mercati esteri. Attualmente SAVER esporta in Ger-mania, Francia, Polonia e Slovenia ma è anche impegnata nel traguar-dare altre nuove frontiere grazie ad un’operatività che è funzionale oltre che al comparto dell’industria agri-

meccanica, anche a quello del dolcia-rio, dell’automotive, della meccanica ed elettromeccanica generale, dell’o-leodinamica e della pneumatica.«L’aver ampliato la sfera della nostra clientela – sottolinea Carlo Santi – è stata una scelta obbligata sia per l’e-strema competitività del mercato nel quale operiamo, sia per la respon-sabilità che avvertiamo nei confronti dei nostri collaboratori, molti dei qua-li sono con noi da più di 25 anni. Un elemento determinante per il nostro successo consiste infatti nella cultu-

ra cooperativa: motivare i collabora-tori è uno dei compiti più impegnativi e delicati che un titolare deve svol-gere perché un clima di collabora-zione è orientato al raggiungimento di obiettivi comuni». Scelta di politi-ca imprenditoriale che si collega al razionale utilizzo degli oltre 2.200 mq. di superficie coperta oltre che al continuo aggiornamento del parco macchine che consta di oltre 30 torni a C.N.C. La torneria meccanica, che consiste nella produzione di parti ci-lindriche o coniche mediante aspor-tazione di materiale da un manufatto esistente, con l’avvento delle mac-

chine a CNC ha vissuto una vera e propria evoluzione per questo oltre che sulla formazione dei collaborato-ri è importante investire anche sulle macchine utilizzate per le varie fasi produttive. Altro punto di forza della SAVER è la flessibilità e la continua ricerca per assicurare al committen-te servizi di assistenza ad hoc. In un contesto concorrenziale il servizio diviene strategico, e deve essere erogato con precisione e velocità, elementi che si coniugano con la competitività del prodotto, con il rap-

Economia Veronese - giugno 2014

profiliSAVER

da sinistra Carlo e Angelo Santi

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porto qualità/prezzo nel rispetto rigo-roso delle procedure per il raggiungi-mento dell’alta qualità. Tutto questo fa di SAVER una realtà affidabile come si riscontra anche dell’ampio magazzino di materie prime (barre tonde, esagonali, quadre, tubi da 6 a 80 mm.) che consentono all’azienda di fronteggiare ogni tipologia di lavo-razione che spazia dalla tornitura da barra o ripresa, alla filettatura, alla fresatura, alla foratura, alla godrona-tura, alla lamatura, alla lapatura fino alla sbavatura. Per alcune lavorazio-ni specifiche (zincatura statica o ro-tobarile bianca e ad alta resistenza, fosfatazione al manganese o zinco, anodizzazione) SAVER si avvale di partner esterni il che le consente di completare la sua offerta produttiva che spazia dalla raccorderia specia-le, ai distanziali e boccole, alla viteria speciale, ai bocchettoni e viti forate per oleodinamica. «Attualmente – conclude l’im-prenditore – siamo particolar-mente competitivi nelle produzio-ni per quantitativi da 200 a 2000 pezzi tutti completi di trattamenti (superficiali e termici) mentre i pezzi grezzi sono confezionati dopo un accurato lavaggio nel-la lavasciuga a coclea». Tipico esempio di realtà a spiccata con-duzione familiare – è già opera-tiva la seconda generazione con Marco Santi responsabile della

produzione, Carmen Santi re-sponsabile dell’area commerciale e Chiara Santi responsabile del settore acquisti – l’azienda con-tinua a caratterizzarsi per la sua flessibilità oltre che per il costan-te monitoraggio della qualità nel corso del processo produttivo, monitoraggio che viene effettuato

utilizzando strumenti di misura a bordo macchina collegati ad un programma centralizzato di rac-colta dati che attraverso griglia di controllo verifica lo standard qualitativo del pezzo e il relativo avanzamento di produzione, tutto in un unico step gestionale e in un’unica operazione.●

SEDE AMMINISTRATIVAVia Montecurto, 1437030 Lavagno (Verona)Tel. 045 982388Fax 045 983355

PRODUZIONETorneria meccanica e lavorazioni di precisione a CNC

ANNO DI FONDAZIONE1968

RESPONSABILE COMMERCIALECarlo Santi

RESPONSABILE PRODUZIONEAngelo Santi

GESTIONE PROGRAM-MAZIONE E QUALITÀMarco Santi

CONTABILITÀGiovanna Menini

VENDITECristina Avesani, Carmen Santi

ACQUISTIChiara Santi

CAPOFFICINAGiuliano Santi

QUALITÀLuca Anselmi

FATTURATO 20134 milioni di euro

CERTIFICAZIONE DI QUALITÀUNI EN ISO 9001:2008

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 4.000 mqCoperta: 2.200 mq

RISORSE UMANETotale addetti: 25

SAVER S.r.l

SITO INTERNET/E-MAILwww.saver.it - [email protected]

Photo credits: Paolo Mosele

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«La scelta che abbiamo effettua-to oltre due anni fa, vale a dire l’avvalerci dell’e-commerce per

la presentazione, vendita e gestione dei prodotti – esordisce Elena Borin, new entry nell’azienda di famiglia –, ci sta dando risultati più che stimolanti. Il nuovo canale di vendita non soltanto ci ha dato la possibilità di estendere i contatti con i potenziali clienti e di conseguenza far crescere il business aziendale, ma si è rivelato un valido mezzo per dialogare in maniera più

proficua anche con la clientela già acquisita. Non abbiamo creato un semplice sito internet, ma un sito col-legato al nostro gestionale aziendale in cui i clienti hanno accesso ai di-versi servizi. Si possono visualizzare costantemente tutti i prodotti e richie-dere preventivi personalizzati tramite moduli-guida preimpostati. Attraverso lo storico degli acquisti è possibile emettere nuovi ordini in modo autono-mo e veloce, evitando errori o perdite di tempo nel dover ricercare i prodot-

ti all’interno del sito, fermo restando che il nostro staff resta come sempre a disposizione per ogni richiesta». È presto inteso come il dinamismo sia una delle principali qualità della ditta Borin, specializzata nella progettazio-ne, vendita, installazione e manuten-zione di attrezzature per il lavaggio, aspirazione, pulizia e sanificazione delle industrie alimentari. Fondata nel 1987 da Fausto Borin, già esperto del settore, nel 2001 l’azienda viene trasferita a Sanguinetto nella nuova

BORIN LEADER NELLA PULIZIA E SANIFICAZIONE INDUSTRIALE

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sede –15.000 metri quadrati, di cui cir-ca 4.000 coperti – più confacente per un’attività in espansione. «Possiamo proporci – spiega Emanuele Borin, responsabile commerciale – come un fornitore competente in grado di offrire una consulenza completa. Effettuati i sopralluoghi direttamente negli stabili-menti, stendiamo i progetti e forniamo soluzioni a 360°. Grazie alla flessibili-tà e alla professionalità dei nostri col-laboratori, abbiamo cominciato anche a realizzare macchine con il nostro marchio costruite ‘su misura’ al fine di soddisfare le esigenze del clien-te». L’impresa affianca all’ampia offerta di macchine per la pulizia di superfici piane, una qualificata selezione di prodotti circa 20.000, (materiale in codice colore, attrez-zature rilevabili al metal detector, abbigliamento professionale, per-corsi igienizzanti come lavasuole e lavamani, arredamento locali e molto altro ancora...) che rispondo-no alle normative vigenti (HACCP,

IFS), volti a migliorare la qualità la-vorativa delle Industrie Alimentari. «Siamo in grado – prosegue Elena – di garantire la manutenzione di tutti i macchinari, che possono essere ceduti sia in vendita che a noleggio, sia nella nostra sede che in quella dei clienti che possono stipulare contratti di manutenzioni programmate ade-guati alle loro esigenze perché vo-gliamo che la qualità delle soluzioni tecniche acquistate rimanga invariata nel tempo. Organizziamo inoltre, su richiesta, corsi di formazione riguar-danti l’utilizzo dei prodotti e delle at-trezzature trattate. Prima dell’acquisto effettuiamo prove dimostrative per far visionare i nostri macchinari in azione affinché gli utilizzatori finali riescano a constatare la validità dell’offerta proposta». Ma non è tutto: Borin ha saputo effettuare investimenti mirati con l’ampliamento della sede, con la razionalizzazione dei magazzini, ga-rantendo una consegna in 24/48 h e raggiungendo elevati livelli di perfor-

mance. Servizio fondamentale è l’as-sistenza tecnica per tutti i macchinari e gli impianti, che rafforza il rapporto con la clientela, a testimonianza della politica di customer satisfaction che contraddistingue da sempre questa impresa. «In un mercato come quello odierno, caratterizzato da forte com-petizione – aggiunge Fausto Borin – una clientela sempre più preparata e

profili

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BORIN

Economia Veronese - giugno 2014

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sofisticata è particolarmente attenta ai costi in cui i parametri qualità-prezzo devono essere rispettati. Per questo l’ingredient branding è per noi un ele-mento fondamentale: un marchio famo-so (un ingrediente di qualità) all’interno di un altro marchio oltre a garantire si-

nergia fra le aziende e combattere le falsificazioni, permette di proporre un manufatto con un valore aggiunto». Grazie a queste scelte, nonostante la perdurante congiuntura, l’azienda ha visto crescere il fatturato a ritmi soddisfacenti e ha saputo costruire una solida leadership nelle fornitu-re al settore del food italiano, e non solo, grazie a sistemi estremamente innovativi. La sanificazione delle aree produttive dell’industria alimentare sta creando la richiesta di ulteriore espan-sione che stimola l’azienda a proiet-tarsi anche verso spazi internazionali che, come per ogni impresa, è uno de-gli obiettivi primari unitamente a quello di potenziare la sua presenza e la sua forza occupazionale sul territorio.●

SEDE AMMINISTRATIVAViale Europa, 35/3737058 Sanguinetto (Verona)Tel. 0442 365505Fax 0442 365506

PRODUZIONE/ATTIVITÀTecnologie per pulizia e sanificazione delle indu-strie alimentari, prodotti per il pulito

ANNO DI FONDAZIONE1987

TITOLAREFausto Borin

RESPONSABILI COMMERCIALIFausto e Emanuele Borin

FATTURATO 20133 milioni e 100 mila euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale:15.000 mqCoperta: 4.000 mq

RISORSE UMANETotale addetti: 20

BORIN S.r.l.

SITO INTERNET/E-MAILwww.borinsrl.it - [email protected]

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Si dice crudo e ai più viene da pensare a un Parma o a un San Daniele. Ma parlando di prosciutti, cioè di cosce intere di maia-le conservate tramite “prosciugamento” (l’etimo di ‘prosciutto’ è il latino perxuctus,

‘prosciugatissimo’), e in particolare di prosciutti DOP–Denominazione di Origine Protetta, vale la pena ricor-dare che, fra i prosciutti crudi italiani che si fregiano del riconoscimento europeo, c’è anche una specialità tutta ‘nostra’: il prosciutto Veneto Berico-Euganeo.È il verde della pianura che si apre, appunto, tra i Col-li Berici e quelli Euganei, all’incrocio tra le province di Padova, Vicenza e Verona, la culla di questo gioiello dell’agroalimentare. La presenza dei due gruppi colli-nari condiziona l’andamento dei venti, la piovosità, la temperatura: un luogo unico, il cui equilibrio climatico è determinante per le fasi dell’asciugatura e della sta-gionatura.«L’eccellenza del prosciutto Veneto Berico-Euganeo è dovuta non solo a carni rigorosamente selezionate, ma all’ambiente sano, diviso fra aree a coltura e boschi-

ve, e al giusto grado di umidità dell’aria – sottolinea Gian Antonio Visentin, presidente del Consorzio di tutela del prosciutto Veneto Berico-Euganeo, titola-re del Prosciuttificio Crosare – ». Fondato, nel 1972, nell’omonima frazione di Pressana che con Roveredo di Guà costituisce la rappresentanza veronese nei 15 Comuni individuati dal disciplinare come area di produ-zione, il Prosciuttificio Crosare ha una storia che inizia negli anni 50’ e 60’, gli anni della ricostruzione di un’Ita-lia che, uscita da una guerra devastante, aveva voglia di rialzarsi, di ritornare a vivere, sia nelle grandi città come nella lontana periferia, dove “uomini coraggiosi” cercarono di ricreare quel tessuto sociale che è tenu-to assieme dal lavoro e dai rapporti che ne derivano. Amedeo e Maria Visentin appartenevano a quelle figure di coraggiosi e avviarono, in quel di Pressana, un’attività di ristorazione in una piccola trattoria-bar che diventò ben presto punto di ristoro per trasportatori di merci e agenti di commercio, certi di assaporare, tra le altre proposte culinarie, panini farciti con dell’ottimo prosciutto crudo. L’attigua “bottega” di generi alimen-

Prosciuttificio CrosareUn prosciutto veneto

ambasciatore della sua terra nel mondo

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tari, invece, si rivelò da subito il luogo finale di una filiera alimentare dove si concentravano due saperi: saper produrre e saper vendere. «Negli anni ‘70, grazie all’intuizione di Franco e Antonio, mio nonno – racconta Gian Antonio Visentin –, si passò dalla macellazione casalinga dei maiali fatta per la piccola trattoria-bottega, a un’attività più strutturata dedita alla produ-zione di salumi e prosciutti che io ho proseguito e che porto avanti tutt’oggi con mio nipote e le mie figlie».La norcineria è un’arte ben radicata nel Veneto. Chiuso il ciclo dei lavori all’aperto, arrivava, per i contadini, il tempo per macellare il maiale. Nel giorno fissato, uomini, donne e bambini aiutavano il macellatore, detto il “mazzin”, nella preparazione delle varie parti del maiale e il 25 novem-bre, giorno di Santa Caterina, nelle Fiere di Montagnana e dei paesi della dorsale Berico-Euganea i salumieri contrattavano l’acquisto delle cosce, destinate a diventare prosciutti.È sul finire del XIX secolo che nascono le prime aziende artigiane. Via via, fino ai giorni nostri, si è andato poi perfezionando il processo di industria-

profiliPROSCIUTTIFICO CROSARE

23Economia Veronese - giugno 2014

Gian Antonio Visentin

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lizzazione: ma la lavorazione artigianale non è mai stata intaccata e ha mantenuto standard di altissimo livello. Il legame del prosciutto Veneto Berico-Euganeo con il suo territorio e la storia di quest’ultimo è dunque fortissimo. «A protezione di una qualità superiore e allo scopo di evitare contaminazioni che avrebbero alterato la fisiono-mia peculiare, in termini di sapore, del prosciutto Veneto – ricorda Visentin – fu creato, nel 1971, il Consorzio di tutela che riunisce 11 produtto-ri. Dopo il riconoscimento della denominazione di origine “Prosciutto Veneto Berico-Euganeo” (1981), è arrivata, nel 1996, la DOP: un segnale di come le aziende di questo comprensorio ab-biano lavorato in sinergia». Ma qual è il percorso del prosciutto Crosare prima di giungere affetta-to sulle nostre tavole? «Partiamo da suini di razza Landrace o Lar-ge White – spiega Visentin –, nati e allevati in Italia. La prima e più importante fase è la salatura: la maestria del salatore consiste anche nel levare i prosciutti dal sale al mo-mento giusto, in rapporto al peso delle co-sce. Il prosciutto, leggermente pressato, viene posto a riposo per 90 giorni: comincia così il processo della prestagionatura, il pro-sciutto viene lavato, rifinito e fatto asciugare per dare inizio alla fase della maturazione na-turale. Il 160º giorno circa viene eseguito un primo controllo mediante la puntatura. L’ap-plicazione dello “stucco”, impasto naturale di farina di cereali e grasso suino, protegge la parte magra del prosciutto». Bisogna poi aspettare, per legge, almeno 14 mesi per poter gustare questa prelibatezza. «Il nostro prosciut-to con il leone alato di S. Marco – afferma Visen-

tin – è presente nei migliori ristoranti veronesi e raggiunge non solo i mercati limitrofi, ma quelli di tutta Italia dove si trova anche su alcuni ban-chi della GDO». L’export in Francia, Germania, Svizzera, da sempre a buoni livelli, è in continuo aumento e si sta affacciando anche su altri mer-cati. «La mia azienda è fornitore ufficiale della famiglia reale del Principato di Monaco: sapere che apprezzano il prosciutto Crosare ci dà molta soddisfazione e ci ripaga dell’impegno e della grande attenzione alla qualità del lavoro a cui la mia famiglia si dedica da quasi quarant’anni. Ma c’è di più: abbiamo portato il nostro prosciutto

anche in Vaticano».Tanti i riconoscimenti per questa realtà – che oggi conta 11 dipendenti e una produzione annua di 60.000 prosciutti (in buona parte Veneto DOP) – tra i quali l’attestato di “Me-daglia d’Oro” ricevuto per i risultati conse-guiti in oltre 35 anni di attività dalla Camera di Commercio di Verona. Il prosciutto Crosare non vanta estimatori solo fra le teste coronate o i grandi prelati: gli appassionati che non vedono l’ora di degustarlo, nelle differenti stagionature, lo possono trovare nei migliori locali gourmet o, ogni anno, alla Festa del Prosciutto di Montagnana.●

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SEDE AMMINISTRATIVAVia Don Carlo Bellini,337040 Crosare di Pressana (Verona)Tel. 0442 86066Fax 0442 460111

PRODUZIONESalumi e prosciutti

ANNO DI FONDAZIONE1987

TITOLAREGian Antonio Visentin

RISORSE UMANETotale addetti: 11

PROSCIUTTIFICIO CROSARE S.n.c.

SITO INTERNET/E-MAILwww.prosciuttificiocrosare.it - [email protected]

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attività

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Questo il titolo del conve-gno organizzato da Apin-dustria il cui scopo era

analizzare le differenze tra la nuova e la precedente modalità di tassazione per fornire indica-zioni operative anche sulla even-tuale possibilità di ottenere ridu-zioni su detta tassazione. TARES (ex TIA e ARSU) oggi TARI, è un tributo destinato alla gestione dei rifiuti, riscosso dai Comuni, indi-pendentemente dal servizio offer-to dai comuni stessi. Per capire un po’ meglio le varie sigle con cui questa forma di tassazione è stata modificata nel tempo dal legislatore occorre riportare una breve cronistoria.La TARES (acronimo di Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi) è il tributo destinato alla gestione dei rifiuti introdotto dal Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201 (cosiddetto “decreto salva Italia”) e convertito con Legge 22 dicem-bre 2011 n. 214, in sostituzione delle precedenti Tariffa di igiene ambientale (TIA) e Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi ur-bani (TARSU). Il tributo TARES, in vigore dal 1º gennaio 2013, interessava chiunque possedes-se o detenesse locali suscettibi-li di produrre rifiuti. Articolato in quattro rate annuali, aveva come obiettivo, tramite il rispettivo getti-to fiscale, la copertura finanziaria per intero del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti del Comune di residenza: il calcolo della som-ma dovuta si basava sulla super-ficie dell’immobile di riferimento,

il numero dei residenti, l’uso, la produzione media dei rifiuti ed al-tri parametri.La nuova TARI (tassa sui rifiuti) è stata istituita dalla Legge n. 147 del 27 Dicembre 2013, commi 639 e ss. (la Legge di stabilità 2014), decorre dal 1° Gennaio 2014 e sostituisce il prelievo vi-gente fino al 31 Dicembre 2013 (TARES e TIA). Rappresenta la componente relativa al servizio ri-fiuti dell’Imposta Unica Comunale (IUC): la IUC è, infatti, la nuova imposta introdotta dalla citata legge di stabilità 2014 e ingloba tre componenti:- l’imposta IMU (Imposta Munici-pale Unica) sul possesso di im-mobili (solo per alcune abitazioni,

non quelle principali),- la tariffa TARI (Tassa sui Rifiuti, ex TIA e Tarsu e Tares) sulla pro-duzione di rifiuti, - la TASI (Tassa sui Servizi indi-visibili), che copre i servizi comu-nali indivisibili (i servizi rivolti alla collettività come pubblica illumi-nazione, manutenzione del man-to stradale, ecc,) con una quota anche a carico dei locatari.La IUC verrà regolamentata dai Comuni che dovranno anche pre-vedere il numero delle scadenze del tributo locale.Il relatore Giovanni Cadeddu, esperto ambientale, ha affrontato i vari temi tra cui il passaggio alla nuo-va TARI, illustrando le novità rispetto alla precedente disciplina TARES.

TARES/TARIè possibile ridurre gli oneri?

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È facile fin d’ora prevedere che il nuovo prelievo sarà ben più oneroso per i cittadini e per gli opera-tori economici. Il nuovo tributo TARI, pur muoven-dosi sulla falsariga della disciplina della TARES, presenta ancora caratteri di incertezza.In particolare è stato chiarito che la TARI è desti-nata a finanziare integralmente i costi del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti a carico dell’uti-lizzatore. Il presupposto della TARI è il possesso o la detenzione, a qualsiasi titolo, di locali o di aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. Sono escluse dalla TARI le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, non operative, e le aree comuni condo-miniali di cui all’articolo 1117 del codice civile che non siano detenute o occupate in via esclusiva. La TARI é destinata ai soggetti che occupano locali a qualunque titolo, ma non si estende alle aree di pertinenza o accessorie. Ai Comuni è riservata la facoltà di deliberare su eventuali riduzioni.Durante l’incontro sono stati illustrati, inoltre, i cri-teri per la determinazione delle superfici tassabili e la determinazione della tariffa, ricordando quali sono i poteri del Comune e l’ambito disciplinato dai regolamenti comunali.Si è parlato della legge 68/2014 che ha convertito, con modifiche, il Disegno di Legge 16/2014, rein-troducendo meccanismi premianti per la preven-zione e il recupero eliminati da detto DL.I rifiuti assimilati sono da sempre inclusi nei costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani, sia a regi-me TARSU, che a regime TIA, che a TARES e ora TARI. È una particolare categoria di rifiuti (si tratta

ad esempio dei rifiuti di imballaggio ecc.) che, pur provenendo da attività economiche, in casi limita-ti possono essere al servizio pubblico in privativa comunale. Se però il rifiuto assimilato, ad esem-pio, viene avviato a recupero può essere sottratto alla privativa comunale e l’azienda che dimostri di avere fatto questo ha diritto ad un’agevolazione, in modalità diverse a seconda dei vari regolamenti comunali. La legge di conversione ha reintrodotto la possibilità per i comuni di prevedere nei propri regolamenti delle agevolazioni per le aziende che recuperano i propri rifiuti assimilati.Si sono chiariti quali sono i soggetti passivi e la disciplina applicativa, sempre comparando la vec-chia e la nuova disciplina. Infine sono state evi-denziate le tante criticità del nuovo tributo e sono state fornite indicazioni operative su come ridurre la tassazione.Si è dato inoltre particolare rilievo proprio ai criteri di assimilazione dei rifiuti, fase fondamentale per la corretta gestione dei rifiuti stessi, trattando in particolare le definizioni principali della normativa e la difficoltà di lettura dei regolamenti locali di ge-stione dei rifiuti urbani.Si ricorda, infine, che Apindustria ha attivato un nuovo servizio TARES/TARI di consulenza gratuita riservato ai soli associati. Vengono programmati incontri individuali, con consulenti esperti in ma-teria, durante i quali viene fornita una consulenza personalizzata e operativa, per ottenere informa-zioni sulla possibilità di contestare e ridurre gli importi dovuti, attraverso un’analisi e verifica della correttezza dei conteggi.●

27Economia Veronese - giugno 2014

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attività

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La Legge n.78/2014, di con-versione del Decreto Legge 34/2014, ha definitivamente

confermato la modifica delle norme che regolamentano il contratto a tempo a termine.«Gli interventi di maggiore impatto - precisa Ciro Galeone di Apindustria di Vicenza - sono di certo quelli ine-

renti al DLgs 368/2001 di attuazione della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro sul lavoro a tem-po determinato, considerato che gli altri provvedimenti sono meno rile-vanti.Infatti per quanto attiene l’apprendi-stato la legge di conversone ha rein-trodotto il piano formativo, seppur in forma sintetica, rispetto al decreto

legge che ne aveva previsto l’aboli-zione, anche per la somministrazio-ne è stato abolito il “causalone” come per i contratti a termine che dopo ve-dremo.Relativamente al DURC (Documen-to Unico di Regolarità Contributiva) per l’effettiva entrata in vigore della norma per rendere possibile la ve-

rifica telematica e in tempo reale la regolarità contributiva delle aziende, sono necessari decreti ministeriali concertati tra il Ministero del Lavoro, dell’Economia e della Funzione Pub-blica oltre che con l’Inps, l’Inail e la Commissione Paritetica per le Casse edili.Infine è stato finanziato il fondo che permette ai datori di lavoro che, in

funzione della stipula di contratti di solidarietà, attuano delle riduzioni dell’orario di lavoro, di ottenere age-volazioni contributive diversificate in ipotesi di una riduzione dell’orario su-periore del 20% (riduzione del 25%) o del 35% (riduzione del 35%). Ma anche in questo caso è necessario un decreto concertato tra Ministero del Lavoro e dell’Economia».«Tornando al contratto a termine - pre-cisa Chiara Faccioli di Apindustria Ve-rona - possiamo sicuramente dire che mentre da una parte l’esclusione delle ragioni giustificatrici per l’apposizione di un termine al contratto con la “acau-salità” per qualsiasi mansione e qual-siasi rapporto anche se non è il primo che intercorre con quel lavoratore e fino ad un massimo di trentasei mesi comprensivi di eventuali proroghe è una novità molto rilevante.Per contro, dall’altra parte, è stato in-trodotto per tutti i settori, anche per quelli i cui CCNL nulla avevano detto a tal proposito, il contingentamento ossia i datori di lavoro potranno sti-pulare il nuovo contratto a termine nel limite massimo del 20% dell’or-ganico complessivo a tempo indeter-minato alla data del primo gennaio dell’anno di assunzione».Questo per quanto attiene i datori di lavoro con un organico con oltre cinque dipendenti, in quanto fino a 5 dipendenti si potrà sempre assumere un lavoratore con contratto a termine con le nuove disposizioni.Per risolvere seppur parzialmente questo problema e poter superare il limite la legge esclude dal 20% i con-tratti a tempo determinato stipulati

JOBS ACT

Chiara Faccioli e Ciro Galeone

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secondo le indicazioni del comma 7 dell’art. 10 del DLgs 368/2001 cioè per le fasi di avvio di nuove attività per i periodi definiti dai contratti collettivi nazionali di lavoro, quelli per ragioni di carattere sostitutivo o di stagiona-lità, quelli per specifici spettacoli o specifici programmi radiofonici o televisivi ed infine quelli con lavoratori di età superiore ai 55 anni, quindi, l’indicazione della ragione potrebbe tornare necessaria. Restano altresì esclusi dal contingentamento anche altre fattispecie di lavoratori fra cui quelli assunti a termine dalle liste di mobilità ex art. 8, della legge n. 223/1991, i lavoratori con contratto di somministrazione di lavoro, gli operai nel settore agrico-lo, i prestatori con contratti di durata non superiore a tre giorni per l’esecuzione di servizi speciali, nei settori del turismo e dei pubblici esercizi, i dirigenti il cui contratto a tempo determinato può avere una durata non superiore a cinque anni. Il rispetto della norma risulta oltremodo do-veroso se si pensa alle sanzioni amministrative previste dalle legge di conversione. Infatti i datori di lavoro che sforano il tetto del 20% saranno puniti con una sanzione pecuniaria pari al 20% della retribuzione, se la violazione si riferisce ad un solo lavoratore, del 50% della retribu-

zione se la violazione si riferisce da due o più lavoratori, fermo restando un periodo transitorio fino al 31.12.2014 data entro la quale i datori di lavoro potranno rientrare.«Alcune domande - interviene Chiara Faccioli - a que-sto punto sorgono spontanee: ma come sarà possibile rientrare se il datore di lavoro ha stipulato dei con-tratti che scadono oltre il 31.12.2014? Sarà ammes-sa una risoluzione anticipata rispetto alla scadenza senza risarcimenti economici ovvero senza che il lavoratore possa chiedere quanto gli sarebbe spet-tato dalla risoluzione effettiva del rapporto fino alla data della naturale scadenza del contratto? E anco-ra, sarà sufficiente che il datore di lavoro paghi, o al lavoratore rimarrà anche la possibilità di rivendicare

la stabilizzazione?Ma non è finita, se in corso d’anno un’azienda ne in-corpora un’altra per effetto di un’operazione socie-taria ai sensi dell’art. 2112 c.c. per la quale l’organi-co schizza a numeri molto diversi rispetto all’inizio dell’anno? E in caso di acquisizione di personale per cambio di appalto?»Speriamo che nel frattempo, da qui a fine anno, possa esserci qualche ulteriore intervento al fine di poter gestire al meglio queste problematiche che rispetto ad una prima analisi della situazione delle aziende stanno creando una certa preoccupazione. Tornando a quanto di buono può aver modificato la legge possiamo sicuramente dire che l’introduzione delle 5 proroghe nell’arco dei 36 mesi in luogo dell’unica prevista ha dato più respiro alle imprese per poter organizzare meglio il lavoro.Rimane immutata la possibilità di stipulare un nuovo con-tratto rispettando il periodo di pausa tra quello cessato e quello nuovo che è pari a dieci giorni in caso di primo contratto durato meno di 6 mesi ovvero venti giorni se superiore a sei mesi.●

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APINDUSTRIA Verona è sempre in prima linea nel supportare le aziende del territorio per l’ac-cesso alla formazione finanziata. Grazie alle risorse messe a disposizione dalla Regione Veneto e dal Fondo Sociale Europeo (FSE), in sinergia con il Fondo Europeo di Sviluppo Re-gionale (FESR), nell’ambito del POR 2007-2013, quattro imprese veronesi hanno potuto usufruire di consulenza specialistica e formazione dedica-ta per i loro dipendenti. Le aziende appartengono a settori merceologici diversi ed hanno sviluppa-

to progetti differenziati e legati alle specifiche esigenze.

Mollificio Gardesano S.p.A e Alberti Lamiere S.r.l, due aziende del settore metalmeccanico, hanno affrontato un percorso di “Introduzione di tecnologie digitali innovative per il miglioramento dei processi aziendali”, che ha spaziato dall’or-ganizzazione logistica e tracciabilità della mate-ria prima, alla virtualizzazione dell’infrastruttura informatica, dalla dematerializzazione della ge-stione documentale alla gestione della knowled-ge base aziendale.Gruppo Centro Nord S.p.A, una media azienda operante nell’edilizia industrializzata, ha concen-trato l’iniziativa sulle tecnologie ICT con la “Digi-talizzazione della Knowledge Base aziendale e introduzione di tecnologie innovative: Virtualizza-zione e Cloud Computing”.Entrambi i progetti sono stati finanziati dalla Di-rettiva per la realizzazione di piani integrati a supporto delle imprese venete per la valorizza-zione dell’eccellenza e dei settori specifici (DGR 2335/12 – Valorizzazione del capitale umano. Politiche per l’occupazione e l’occupabilità).

Un’ulteriore iniziativa ha interessato Tecnica Costruzioni S.r.l, società di ingegneria e di svi-luppo commerciale nel settore dell’edilizia civile e industriale. Il progetto formativo ha puntato sull’innovazione di prodotto con un percorso di “Introduzione di strumenti e processi innovativi a supporto della diversificazione produttiva” ed ha compreso interventi consulenziali e formativi sul-la progettazione strutturale e grafica di nuovi ma-

formazione

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FORMAZIONE FINANZIATA PER LE AZIENDE CON LA REGIONE VENETO ED IL FONDO SOCIALE EUROPEO

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31Economia Veronese - giugno 2014

nufatti prefabbricati, nonché sulla informatizza-zione delle procedure di calcolo e disegno CAD. Il piano è stato finanziato con gli strumenti della direttiva regionale per la realizzazione di progetti di innovazione e sviluppo ( DGR 869/13 - Rilan-ciare l’impresa veneta).

I progetti hanno complessivamente coinvolto ventotto addetti, dipendenti delle aziende bene-ficiarie, per 256 ore di consulenza e 772 ore di formazione, ed hanno visto la collaborazione di altri due partner oltre ad APINDUSTRIA: l’ITIS Marconi, quale istituto superiore con la missione delle nuove tecnologie ICT, e la Tecnosoft S.r.l,

una società specializzata nell’erogazione di for-mazione specialistica su tematiche di informati-ca, innovazione ed organizzazione.I primi due piani formativi sono stati sviluppati nell’arco di nove mesi del 2013, il terzo durante il secondo semestre, consentendo alle aziende di acquisire know-how tecnologico, attraverso gli interventi di accompagnamento di Action Rese-arch, ed alle risorse umane di aggiornare le pro-prie conoscenze e competenze e di rafforzare la propria valenza professionale, attraverso azioni formative con varie metodologie didattiche.

APINDUSTRIA Verona, che ha operato come partner di rete dei progetti, ha messo a disposi-zione la pluriennale esperienza nell’accesso alla formazione finanziata, partecipando all’analisi preliminare dei fabbisogni e diffondendo le best practices emerse dai piani formativi realizzati.●

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territorio

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Si è tenuta il 25 maggio a Grez-zana l’inaugurazione ufficiale del primo e (per ora) unico Fa-

bLab di Verona. Una vera e propria festa, preceduta dalla terza edizione della Fiera Roboval, che ha portato nella sede operativa del laboratorio numerosi visitatori.Sono già più di 100 i soci che han-no creduto in questo progetto; tra questi figurano importanti aziende del territorio veronese, assieme a giovani (under 35) e privati (over 35)

con competenze in diversi campi.I motivi principali per cui si è pen-sato di dare vita a un FabLab a Verona si possono riassumere in quattro punti: dare la possibilità a tutti coloro che si assoceranno di sviluppare i propri progetti e pro-totipi; formare nuove figure pro-fessionali; mettere in rete azien-de, scuole e privati; far nascere sul territorio nuovi modelli di bu-siness. Per far sì che questi punti vengano rispettati, l’Associazione

Innoval punta al coinvolgimento degli enti presenti sul territorio ve-ronese con l’obiettivo di riadattare il modello FabLab in un servizio per aziende, scuole e privati.All’interno del laboratorio gli asso-ciati avranno a disposizione un mix tra macchinari tradizionali e innova-tivi: dal trapano a colonna alla sega circolare, passando per le stampanti 3D fino alla nuovissima taglio laser, oltre a molti altri strumenti (caccia-viti, pinze, chiavi inglesi,etc) utili a

apre i battenti

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formare il proprio banco da lavoro.«Ci piace l’idea che questo luogo possa essere una “palestra del lavoro” – spiega Riccardo Bertagnoli, responsabile del progetto Verona FabLab – perché al suo interno si troveranno degli strumenti utili alle proprie esigenze lavorative. Con la creazione di questo spazio condiviso vogliamo aiutare il rilancio della manifattura e offrire un luogo dove far nascere e sviluppare nuovi prodotti, nuove idee e nuovi progetti».Come associarsi al FabLab? «Innanzitutto ci preme dire

che chiunque può associarsi: dallo studente appena uscito dalle scuole superiori al pensionato, - continua Bertagnoli - ogni associato verserà un quota annua che gli permetterà di usufruire sia dei macchinari presenti nel laboratorio come anche dei corsi e dei servizi che verranno attivati all’interno».Un’altra particolarità dello spazio FabLab sono i crediti, ovvero la moneta interna del FabLab; ogni credito vale 1 euro e può essere acquistato oppure guadagnato attraverso il contributo che ogni tesse-rato potrà dare all’associazione. La prima riunione con tutti i soci fondatori, è stata indetta per tracciare le linee guida del progetto. Sempre più città in Italia si stanno attrezzando per poter ospitare un FabLab, sintomo dell’importanza che stanno avendo questi modelli anche sul suolo nazionale. Con il Verona FabLab, la popolazione veronese oggi ha una nuo-va struttura dove realizzare le proprie idee oppure per dar forma ai propri sogni tenuti per anni in un cassetto.●Per maggiori informazioni: [email protected] - www.VeronaFabLab.itfacebook.com/VeronaFabLabtwitter.com/VeronaFabLab

COS’È UN FAB LAB?Il nome FabLab deriva dall’abbreviazione del termi-ne inglese “Fabrication Laboratory” cioè un’officina/laboratorio aperto che offre una serie di macchinari e strumenti di lavoro in grado di realizzare in maniera flessibile e semi-automatica un’ampia gamma di og-getti e lavorazioni.

Un Fablab è un luogo a disposizione di aziende, pri-vati, scuole, designer, artigiani, imprenditori e tutti coloro che desiderano trasformare le proprie idee in nuovi prodotti e prototipi.Possiamo definirla una sorta di “palestra del lavo-ro” dove al posto delle attrezzature per fare fitness si possono trovare attrezzature e macchinari solita-mente reperibili solo in officine specializzate. La filo-sofia del modello FabLab è quella della condivisione di idee e dello sviluppo tecnologico sostenibile. L’o-biettivo del FabLab è quello di portare innovazione e conoscenza tecnologica nel territorio in cui opera

Il modello è nato dall’intuizione di un famoso invento-re e scienziato, Neil Gershenfeld insegnante presso il prestigioso MIT degli Stati Uniti. La sua idea era semplice: il passaggio da personal computer a per-sonal fabricator, un luogo che potesse fornire cono-scenze, competenze, materiali avanzati e strumenti tecnologici al servizio di imprenditori, studenti, artisti, artigiani e piccole imprese. Un FabLab offre quindi la possibilità a coloro che vogliano creare qualcosa di nuovo e su misura, di poterlo fare a basso costo e in modo personalizzato in un luogo vicino a casa.

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Il Veneto è la prima regione in Italia ad aver ottenu-to la licenza d’uso del modello tedesco Audit Fa-migliaeLavoro con l’obiettivo di promuovere azioni

mirate alla valorizzazione e al sostegno della famiglia nella realtà sociale. La famiglia, infatti, ha un ruolo sociale e svolge una funzione educativa, di cura e assistenza che può essere definita primaria, inoltre è un soggetto che sta nel mercato, produce e con-suma reddito. La consegna è sta effettuata dall’As-sessore ai Servizi Sociali, Remo Sernagiotto in occasione del convegno “Famiglia e tempo di bilan-cio” tenuto presso l’Università Cà Foscari di Venezia dalla Regione Veneto con l’Assessorato ai Servizi Sociali. Il riconoscimento internazionale è avvenuto al termine di un processo di valutazione svolto da tre auditrici specializzate, che hanno definito misure migliorative per la conciliabilità famiglia e lavoro che saranno monitorate per un triennio. Alcuni dei cam-

pi analizzati sono stati la corretta comunicazione e informazione del tema conciliazione, che ha portato all’apposita creazione del logo d’informazione Samo Industries Village, la competenza dirigenziale, il pac-chetto di servizi e benefits a favore del personale e delle loro famiglie.«Samo ha sempre creduto ed operato nella direzio-ne di un forte radicamento nel proprio territorio con concrete iniziative aziendali che pongono al centro le risorse umane – afferma Diana Venturato, re-sponsabile del progetto per Samo –. Il recente rico-noscimento ne è un’alta espressione, come il brindi-si inaugurale delle nuove sale ristoro per i dipendenti volutamente effettuato dai rappresentanti sindacali interni. L’intento ambizioso è di costituire sul territo-rio una rete di enti e imprese orientate ad un equili-brio durevole e sostenibile tra gli obiettivi dell’azien-da e gli interessi dei collaboratori e collaboratrici».●

La Regione Veneto ha rilasciato al Gruppo Samo il Certificato per l’Audit FamigliaeLavoro, importante ricono-scimento dato alle aziende che si distinguono per una politica aziendale attenta alla famiglia che incide in modo positivo sull’organizzazione e sull’aumento dell’efficienza. Samo è stata l’unica azienda veronese ad aver raggiun-to questo obiettivo, insieme ad altre sette imprese venete.

Il Gruppo SAMO Industries insignito del riconoscimento internazionale Audit FamigliaeLavoro

territorio

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Apidonne

Ho chiesto ad un manager italiano attivo sui mercati internazionali quali fosse-

ro, a suo parere, il principale osta-colo e la prima attrattiva all’ingres-so degli investitori stranieri nel nostro Paese: risposta secca “la burocrazia che genera la corru-zione” e “l’italianità”. È un’opinio-ne, ma prendiamola come punto di partenza, tralasciando la prima parte, peraltro ben nota al mondo imprenditoriale, per soffermar-ci sulla seconda che permette di non lasciar cadere a terra gli sti-moli forti lanciati su queste pagine dal professor Claudio Baccarani.Probabilmente il concetto di ita-lianità assembla grossolana-mente diversi fattori eterogenei risultando innegabilmente ge-nerico e stereotipato. Tuttavia indica un marchio di qualità che riassume un percorso con origini profonde e lontane, frut-to di una cultura antropologica ovvero da quell’insieme di com-portamenti, costumi, tradizio-ni, linguaggi, strutture sociali interagenti che permettono di individuare e caratterizzare una comunità. Difficile distinguerne la linearità, gli intrecci, i meandri, gli scambi, gli alti e bassi, i corsi e i ricorsi ma possibile coglierne gli effetti sull’odierno, fugace at-timo sospeso tra il passato ed il futuro. Le culture hanno gambe, non radici. Naturalmente la cul-tura comprende le arti che solo

recentemente trovano forme di autonoma maturazione rispetto al lavoro manuale nella bottega ar-tigianale che peraltro continua a

racchiudere una stretta relazione tra la mano, il cuore ed il cervello del produttore.Arte, clima, natura, cibo, storia del nostro Paese costituiscono una incredibile risorsa economica cre-atrice di opportunità occupaziona-li ma non possiamo dimenticare di avere ancora oggi una esperien-za manifatturiera che ci pone tra i primi paesi industrializzati del pianeta e che questa posizione scaturisce oggi più che mai dal contributo delle piccole e medie aziende. Sarebbe una pericolosa sciocchezza pensare ad uno svi-luppo occupazionale ed economi-co centrato solo sul turismo e l’e-nogastronomia, abbandonando la manifattura, mandando al macero la sua originalità, la sua identità, la sua capacità di restare porta-trice di un “agire globalmente ma pensare localmente” ancora patri-monio della diffusa realtà impren-ditoriale.

Marina Scavini Presidente Apidonne

UN "PLIFF" DI ROSAStoria e futuro, dal nostro Paese al Mondo, attraverso arte-cultura-manifatturiero

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L’innovazione di processo/prodotto, come una bici-cletta, resta in equilibrio solo se si pedala: si deve sempre rimanere con la finestra aperta sul futuro e il binocolo messo a fuoco sui nuovi soggetti, i loro linguaggi, le loro sensibilità. Il pensiero corre ai pa-esi economicamente emergenti che possiamo con-siderare, dal punto di vista delle dinamiche sociali, come potente emersione di ampie fasce di giovani e di donne che, godendo di opportunità di crescita scolastica e sociale, apprezzano il bello, amano la qualità e si incontrano nel web con altri giova-ni e altre donne. Nel loro futuro si intravedono bisogni non solo primari ma anche una nuova sensibilità per il momento creativo (la forma) e quello produttivo (il contenuto). Su questi terreni l’industria manifatturiera italiana rimane in grado di conferire prodotti dove la qualità di massa e la bellezza diffusa nel mercato globale potrebbero sviluppare occupazione e investimenti, alimen-tando nuovi confronti e scambi creativi.L’attenzione posta da Apidonne all’arte in azienda può essere un punto di partenza: non solo possia-mo, ma dobbiamo aprire le porte all’arte, alla cultu-ra, alla nostra storia e tradizione nei suoi diversi lin-guaggi per trasferirli nelle nostre imprese e nei nostri

prodotti, per creare il valore aggiunto derivante dalla italianità se intendiamo intercettare i soggetti di un mercato che indica precise linee di tendenza.E possiamo anche aggiungere che il soggetto emergente più interessante, più dinamico ed economicamente espansivo sarà rappresentato dalle donne: entusiasmanti opportunità si apro-no quindi anche per le imprenditrici invitate a misurare le loro sensibilità di genere con quelle delle donne di altre culture, di parlare loro attraver-so il linguaggio di prodotti che contengano anche un tocco di bianco-rosso-verde ed un "pliff" di rosa. Crescita, sviluppo, occupazione saranno alla portata delle nostre capacità di rinnovamento.●

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terza pagina

Il centenario della Grande Guerra è un anniversario che ricorda uno dei momenti più toccanti della nostra

storia: l’Italia, unita da appena cinquan-ta anni, entrò in un conflitto nel quale gli italiani, provenienti da ogni parte del Paese, combatterono fianco a fianco nelle medesime, durissime condizioni. I quattro anni di ostilità produssero una profonda trasformazione del tessuto sociale, politico, economico e civile del nostro Paese che ha pagato un pesan-te tributo in vite umane con 750.000 morti tra caduti in guerra (680mila) e civili. Questo evento bellico occupa uno spa-zio molto significativo nella memoria collettiva nazionale perché ha ra-dicalmente cambiato il corso della storia con-temporanea. La Grande Guerra è ancora oggi così coinvolgente ed emozionante per la pre-senza di innumerevoli tracce nei luoghi dove è stata combattuta e vis-suta. In Lessinia, precor-rendo le celebrazioni del centenario, già nel 2008 un evento di grande suc-cesso ricordava la prima guerra mondiale. Il geo-

metra-alpino Flavio Melotti affiancato dai gruppi alpini di Bosco Chiesanuova e Sona, allestirono a Bosco Chiesa-nuova una mostra di reperti storici della guerra di trincea in Lessinia affiancata da un’esposizione fotografica dei siti che custodivano le vestigia di quel pe-riodo.«La mostra – ricorda Flavio Melotti – ebbe, in pochi giorni, un incredibile successo di pubblico. Fu una carica di energia per noi organizzatori e ci rinfor-zò nell’idea che era necessario fare an-che di più. Fu questo evento che diede

il la al nostro progetto di realizzare un ecomuseo e di far inserire il percor-so alla scoperta delle trincee della Lessinia nell'ambito delle iniziati-ve patrocinate dalla Re-gione Veneto per la valo-rizzazione dei luoghi che sono stati testimoni della guerra. Pur non essendo stata direttamente coin-volta nelle azioni belli-che, l’area lessinica ha rivestito un ruolo impor-tante come linea difensi-va, disseminata di forti e postazioni realizzati tra il 1885 e il 1911 con gran-de dispiego di mezzi e

ECOMUSEO DELLE TRINCEE DELLA LESSINIA

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uomini». La militarizzazione dell’area pre-alpina portò a profonde trasforma-zioni del territorio, con la realizzazione di una efficiente rete stradale per il ra-pido spostamento di truppe e di mezzi motorizzati e per il trasporto delle armi pesanti e delle munizioni e con la co-struzione di ponti, acquedotti, linee te-lefoniche, caserme, comandi ospedali, polveriere. Le malghe e le abitazioni diventarono caserme e i paesi conob-bero una nuova economia, quella dei servizi di guerra.Ma se molte delle opere stradali realiz-zate allora sono utilizzate ancora oggi, come riportare invece alla luce altre testimonianze di guerra rimaste così a lungo abbandonate?«La gente della zona – spiega Melotti – ha sempre saputo con precisione dove erano localizzate trincee e altre po-stazioni. Il nostro è stato però un vero lavoro di ricerca scientifica, attraverso la consultazione di tutta la documenta-zione e le cartografie relative alla no-stra zona conservate presso l’archivio del Genio Militare. Una volta effettuate le rilevazioni e risaliti a quelle che era-no le specifiche dei progetti originali, non rimaneva che ‘liberare’ gli antichi reperti dai detriti (pietre, terra, arbusti) accumulatisi negli anni. È qui che sono entrati, ancora una volta, in gioco gli alpini. Vari gruppi di alpini – in maniera assolutamente volontaria, e mettendo anzi spesso a disposizione risorse e mezzi propri – si stanno da tempo im-pegnando nel recupero delle trincee, in accordo e con la supervisione della Comunità montana della Lessinia e del

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Parco dei Monti Lessini». Sono stati selezionati tre itine-rari storici, posti nella parte più elevata della Lessinia, che presentano le maggiori testimonianze delle opere e degli in-sediamenti difensivi. I percorsi, di facile percorrenza (la lun-ghezza totale è di circa 15 chilometri), costituiscono un itine-rario storico-culturale rivolto a quanti vorranno ammirare le testimonianze ancora ben visibili non solo di trincee, cammi-namenti, gallerie, postazioni di artiglieri, ma anche della vita in montagna degli abitanti di allora (baracche, alloggiamenti militari, pozzi, forni, ecc). Questi itinerari sono identificabili dai capisaldi di origine militare che collegano i punti ritenuti più significativi: postazione di Malga Pidocchio, postazione di Castelberto, postazione di Cima La Guz - Cima Mezzo-giorno, postazione di Cima Sparavieri - Pozza Morta - Bocca San Nazzaro - Malga San Nazzaro, postazione di Bocca del Vallone - Cima Trappola - Castel Malera - Passo di Malera.

LE TRINCEE IN LESSINIAIl comando italiano riteneva che l’aspra morfologia del ver-sante montuoso del confine austriaco, unita all’assenza di un’adeguata viabilità, potesse rendere difficoltoso il transito di truppe e artiglierie avversarie, garantendo, al contrario, una valida difesa. Sulla linea di confine posta sui ciglioni e i margini settentrionali dei Lessini (oltre 15,5 chilometri) furo-no realizzati circa 8.000 metri di trincee. Circa 50.000 i metri di reticolati, oltre quarantadue bocche da fuoco costituite da cannoni 87 b (bronzo), 120 ABG, obici da 75, 149 e 210 mm, centinaia le postazioni per mitragliatrici, sia in piazzole protette che in galleria o a pozzo, una settantina i ricove-ri in caverna per uomini e provviste, centinaia le baracche in legno per ospitare la truppa e gli ufficiali, oltre a migliaia di metri di camminamenti e strade, impiegando stabilmente 3.500 militari del Genio e della Milizia Territoriale e 1.800 ci-vili sottoposti alla disciplina militare. La trincea assunse per il combattente il valore di protezione, di sicurezza, di abita-zione, di conforto, di luogo dove esprimere le sensazioni più intime. Inizialmente era costituita da un solco più o meno profondo dove il combattente poteva stare in piedi e spara-re mentre il terreno antistante lo proteggeva dalle pallottole o dalle schegge delle artiglierie. L’andamento planimetrico della trincea, generalmente, seguiva il naturale declivio del terreno e sfruttava gli anfratti rocciosi che venivano utilizzati come alloggiamenti.

RIDOTTO DIFENSIVO DI MALGA PIDOCCHIOLa prima postazione recuperata dalle penne nere è la trin-cea di Malga Pidocchio. Si tratta di un vero e proprio forti-lizio caratterizzato da trincee in parte sormontate da lastre di pietra e in parte predisposte con incisioni nelle pareti laterali per essere coperte con travature in legno e mime-tizzate con ramaglie secche. Per il collegamento tra Monte Castelberto e Malga Pidocchio e il paese di Erbezzo e quindi Bosco Chiesanuova (sede di caserme, panifici e strutture di servizio), venne realizzata una strada militare, costruita dalla 10^ compagnia della Milizia territoriale del 3° Genio

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nell’arco di soli 45 giorni. Questa strada attraversa e divide il vasto sistema difensivo del Pidocchio: la sua parte sinistra è organizzata all’interno di un blocco roccioso emergente e isolato dal terreno circostante, l’altra, posta sulla destra, si estende su un ampio colle circondato da varie trincee. I due postamenti difensivi sono collegati tra loro da una galleria sotterranea che attraversa la strada. Nel blocco roccioso a sinistra, utilizzando, integrando, scavando le fessure natura-li, è stato creato un reticolo di camminamenti, trincee, galle-rie, postazioni in caverna.L’artiglieria era costituita da 4 cannoni da 87 b (bronzo). La presenza di un rilevato numero di soldati dislocati tra l’o-pera difensiva di Malga Pidocchio e Campo Retratto creò la necessità di realizzare nell’area numerosi baraccamenti. Malga Lessinia, posta a breve distanza dal Pidocchio, era in origine una caserma italiana.

Cos'è e a cosa serve un ecomuseoCome ben chiarisce l’arch. Fiorenzo Meneghelli, progetti-sta e direttore dei lavori con il geometra Flavio Melotti dell’o-pera di recupero del ridotto di Malga Pidocchio, l’esperienza degli ecomusei (termine coniato da Hugues de Varine nel 1971) nasce in Francia all’inizio degli anni 70, grazie all’intu-izione del museologo Georges Henri Riviére. Diversamente dagli altri musei, racchiusi in uno spazio delimitato, l’ecomu-seo si caratterizza per il legame con il territorio circostante. L’ecomuseo è qualcosa in più di una sequenza di sale da percorrere per ammirare opere d’arte: è un patto con il quale una comunità si impegna a conservare e valorizzare un ter-ritorio inteso non solo in senso fisico, ma nel suo complesso.«Con il nostro progetto di ecomuseo – conclude Melotti – vogliamo salvaguardare e divulgare la memoria collettiva della nostra comunità e della Lessinia che non deve essere conosciuta soltanto per i suoi meravigliosi paesaggi e la sua natura, ma anche per la sua storia e i suoi valori. Abbia-mo cominciato a coinvolgere nel nostro progetto anche le scuole e vorremmo che i giovani ci seguissero sempre di più perché davvero non si può comprendere il presente senza conoscere il passato».●

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L’arte di Paolo Caliari detto il Veronese (n. 1528- m.1588) torna nella sua città natale con una mostra dedicata alla sua figura e alla sua opera, promossa e organizzata dal Comu-

ne di Verona, Direzione Musei d’Arte e Monumenti, insieme con l’Università degli Studi di Verona e la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, in associazione con la National Gallery di Lon-dra. L’esposizione, al Palazzo della Gran Guardia, si colloca a

distanza di ventisei anni dalla rassegna Veronese e Verona te-nutasi nel 1988 al Museo di Castelvecchio ed è curata da Paola Marini, direttrice del Museo di Castelvecchio e Bernard Aikema, dell’Università degli Studi di Verona. Il Veronese ebbe la sua for-mazione nella Verona di Giovanni Caroto, Antonio Badile e so-prattutto Michele Sanmicheli, per poi trasferirsi (1554-1555 ca.) e svolgere la parte centrale della sua carriera a Venezia, della cui

scena artistica fu uno dei principali protagonisti insieme a Tiziano Vecellio e Jacopo Tintoretto. Guidò un’operosa bottega, assistito, tra gli altri, dal fratello Benedetto e dai figli Carlo e Gabriele, che portarono avanti l’attività dopo la sua morte.In mostra saranno esposte circa 100 opere, fra dipinti e disegni, provenienti dai più prestigiosi musei italiani ed internazionali, tra cui la Gemäldegalerie di Dresda, la National Gallery of Scotland di Edinburgo, il Museo degli Uffizi di Firenze, Palazzo Rosso di

Genova, il British Museum e la National Gallery di Londra, il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, il Museo Nacional del Prado di Madrid, la Pinacoteca Estense di Modena, la Pinacoteca di Brera di Milano, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Musée du Louvre di Parigi, i Musei Vaticani di Roma, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il Kunsthistorisches Museum di Vien-na, la National Gallery of Art di Washington.

L’illusione della realtàPalazzo della Gran Guardia

5 luglio – 5 ottobre 2014

Paolo Veronese

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Verona - Palazzo della Gran Guardia5 luglio - 5 ottobre 2014Orari - dal lunedì al giovedì, sabato e domenica: dalle 10.00 alle 21.00venerdì: dalle 10.00 alle 22.00

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ambiente e salute

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Plinio Menegalli Medico Competente

apivenetofidi

Un esclusivo accordo siglato tra APIVENE-TO FIDI e BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA mette a disposizione delle PMI

un plafond di nuovi finanziamenti, erogati con la provvista fornita da Cassa Depositi & Prestiti Spa, da destinare al sostegno di programmi di investi-mento, da realizzare e/o già in corso, oppure per iniziative di incremento del capitale circolante (ac-quisto scorte di magazzino, pagamento fornitori, iniziative commerciali, partecipazione a fiere, rea-lizzazione di cataloghi ecc.).

1. possibilità di finanziare fino al 100% l’iniziativa e/o il progetto d’investimento (anche se IN COR-SO);2. importo adattabile ad ogni ESIGENZA da un mi-nimo di € 50.000 a un massimo di €3.000.000;

3. costi competitivi grazie alla provvista fornita da Cassa Depositi & Prestiti;4. accesso al credito facilitato grazie alle garanzie fino all’80% di Apiveneto Fidi e del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI;5. DURATA fino a 10 anni senza ipoteca;6. comodità di rimborso con rate semestrali posti-cipate a scadenza fissa e con possibilità di ottene-re il preammortamento fino a 12 mesi.Sono queste le principali caratteristiche dell’esclu-siva proposta riservata alle Imprese associate, re-alizzata per offrire un aiuto concreto alle PMI del Veneto nella realizzazione dei loro programmi di crescita e di sviluppo.

Il plafond di finanziamenti è limitato e disponibile fino ad esaurimento delle risorse.

NUOVO CREDITO PER LE PMICON IL SUPPORTO DI CASSA DEPOSITI & PRESTITI SPA

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Cos’è la “Cassa Depositi e Prestiti”?È una Società per Azioni a controllo pubblico con la missione istituzionale di finanziare lo sviluppo del Paese.CDP opera nel settore dei finanziamenti pubblici, in quello degli incentivi pubblici al settore produttivo ed alle opere strategiche, sostiene le PMI erogando provvista al settore bancario vincolata a tale scopo. Contribuisce inoltre alla stabilità finanziaria ed allo sviluppo europeo agendo assieme ad altri investitori europei di lungo periodo come la BEI.

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600 MILIONI DI EURO PER AIUTARE LA RICERCA

E LO SVILUPPO

apivenetofidi

Nei prossimi mesi sarà final-mente emanato il decreto mi-nisteriale contenente le dispo-sizioni applicative necessarie per rendere operativo il nuovo e tanto atteso incentivo del cre-dito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo svolta nel triennio 2014-2016.Per la misura agevolativa sono stati stanziati 200 milioni di euro all’anno per il triennio 2014 - 2016, che saranno riconosciuti alle Imprese con le modalità del credito d’imposta, in misura pari al 50% degli incrementi annuali di spesa per le attività di ricerca e sviluppo rispetto all’anno pre-cedente, con una agevolazione massima annuale di €2.500.000 per ciascun beneficiario e un limite minimo di spesa iscritta a Bilancio di €50.000. (es. spe-se di ricerca complessive anno 2013 €50.000. Spese ricer-ca anno 2014 per personale € 200.000, consulenti €50.000 to-tale spese anno 2014 €250.000. L’incremento di spesa di ricerca anno 2014 sul 2013 risulterebbe di €200.000. Il credito di impo-sta nella misura del 50% degli incrementali annuali di spesa risulterebbe di €100.000).L’agevolazione è fruibile da par-te di tutte le imprese (anche per la grande impresa), indipenden-temente dalla forma giuridica, dal settore economico e dal re-

gime contabile.Il credito d’imposta spettante va indicato in sede di dichiarazio-ne dei redditi relativa al periodo d’imposta nel corso del quale il beneficio è maturato, ed è utiliz-zabile esclusivamente in com-pensazione ai sensi dell’art 17 del d.lgs. 241/1997. Ai fini dell’ottenimento del credito d’imposta sono am-missibili le spese sostenute per le seguenti attività:• lavori sperimentali o teorici svolti aventi quale principale finalità l’acquisizione di nuove conoscenze • ricerca pianificata e/o indagi-ni critiche miranti ad acquisire nuove conoscenze da utilizzare per mettere a punto nuovi pro-dotti, processi o servizi o per il miglioramento di quelli esistenti• acquisizione, utilizzo di cono-scenze e capacità esistenti allo scopo di produrre piani, progetti o disegni per prodotti, processi o servizi• produzione e collaudo di pro-dotti, processi e servizi, a condi-zione che non siano impiegati o trasformati in vista di applicazio-ni industriali o per finalità com-merciali.Per la determinazione dell’in-centivo fiscale sono compu-tabili:• le spese relative al Personale impiegato in attività di ricerca e

sviluppo;• le quote di ammortamento del-le spese di acquisizione o utiliz-zo di strumenti e attrezzature di laboratorio (con un costo unita-rio non inferiore a € 2.000 € al netto di Iva);• i costi della ricerca svolta in collaborazione con Università e Organismi di ricerca accreditati;• la ricerca “contrattuale” (svolta mediante utilizzo di consulenti qualificati);• le competenze tecniche e i brevetti, acquisiti o ottenuti in licenza da fonti esterne.La fruizione dell’agevolazione fiscale è ottenibile mediante la presentazione da parte delle Imprese interessate di un’istan-za telematica, nei termini e con le modalità previste dalle dispo-sizioni ministeriali.●

Per la preventiva fase di va-lutazione di ammissibilità all’agevolazione e per l’as-sistenza nella formulazione e presentazione dell’istanza telematica, contattare la Divi-sione Finanza di APIVENETO FIDI (referente Francesca Co-sta; tel. 0444232241; e.mail: [email protected]) op-pure visitare i nostri siti inter-net agli indirizzi www.apivene-tofidi.it www.nordestfinanza.net.

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Sono diversi i rischi lavora-tivi che necessitano una riflessione sulle differenze

di genere per mettere in atto mi-sure efficaci di tutela della salute e sicurezza delle donne lavoratri-ci. Su questo tema recentemente l’Inail ha prodotto diverse pubbli-cazioni in cui la sicurezza e salu-te nei luoghi di lavoro sono ana-lizzate in ottica di genere. Una di queste pubblicazioni, dal titolo “La sicurezza sul lavoro viaggia con le donne” affronta i principali rischi presenti negli ambiti di vita e di lavoro, i loro più significativi effetti e, specialmente, le proble-matiche specifiche per le lavora-trici.Ci soffermiamo in particolare sul rischio stress lavoro-correlato, sui disturbi correlati all’uso del videoterminale, sulle patologie muscolo-scheletriche e sui rischi da agenti biologici e da agenti chi-mici.Stress lavoro-correlatoRiguardo allo stress lavoro-corre-lato la pubblicazione ricorda che lo stress nel mondo del lavoro in-sieme ad altri rischi psicosociali, quali il burnout (nelle professioni sanitarie e di insegnamento), è un problema frequente e molto diffuso. I fattori che per le donne possono assumere maggior peso sono: la carenza di soluzioni or-ganizzative atte a garantire un

giusto bilanciamento fra i tempi di vita e di lavoro, una scarsa fles-sibilità nei ritmi ed orari di lavoro e generali forme di impedimen-ti allo sviluppo della carriera; a ciò si aggiungono una maggiore esposizione a molestie sessuali, a comportamenti irrispettosi, a forme di discriminazione operate fra colleghi o da superiori.Disturbi da attività al videoterminaleDopo aver considerato i fattori di rischio peculiari e le misure di prevenzione (in relazione a pia-

no di lavoro, sedia, schermo,...), occorre confermare che l’attività è normalmente compatibile con lo stato di gravidanza; non vi sono cioè rischi per il nascituro. In passato vi erano state preoc-cupazioni in relazione ad una possibile esposizione a radiazio-ni ionizzanti (quali i raggi X), ma numerosi studi hanno escluso la possibilità che vi sia un’emissione di tali radiazioni dai videotermina-li, per cui non sussiste un rischio di danno al nascituro. Tuttavia in questo periodo particolare della

ambiente e salute

Plinio Menegalli Medico Competente - Ergonomo

DONNE E LAVORO

Economia Veronese - giugno 2014 47

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donna l’attività al videoterminale potrebbe comportare problemi di tipo posturale collegati ai cambia-menti cui va incontro il suo corpo (aumento del volume dell’utero gravidico e spostamento del ba-ricentro verso avanti) che, insie-me alla posizione fissa seduta mantenuta per lunghi periodi di tempo, possono portare alla com-parsa di problemi muscolosche-letrici, tra cui principalmente la lombalgia (mal di schiena). Dun-que nel periodo di gravidanza è consigliabile effettuare pause più

frequenti, durante le quali è bene sgranchire i muscoli possibilmen-te camminando, e ridurre il tempo di lavoro al videoterminale.Patologie muscolo-scheletricheAbbiamo visto più volte che nel mondo del lavoro bisogna pre-stare particolare attenzione alla salute della colonna vertebrale e dei muscoli e che i principali rischi lavorativi a carico dell’apparato muscolo-scheletrico sono corre-lati alla movimentazione manuale dei carichi, ai movimenti ripetuti e

alle posture fisse.Se la capacità di sollevamento e trasporto varia in funzione delle capacità fisiche individuali, va-ria anche, in ottica di genere, tra donne e uomini: la differenza tra la capacità di sollevamento di una donna sana è mediamente pari a due terzi rispetto a quella di un uomo. In questo senso le norme tecniche della serie ISO 11228, relative alle attività di movimen-tazione manuale (sollevamento, trasporto, traino, spinta, movi-mentazione di carichi leggeri ad alta frequenza), prevedono un limite del peso da movimenta-re per la popolazione lavorativa adulta pari a 25 Kg che protegge il 95% dei maschi ma solo il 70% delle femmine. La norma UNI EN 1005-2 (rivolta ai progettisti di macchine) suggerisce il valore di 15 Kg che protegge il 90% delle donne. In merito poi ai movimenti ripetuti l’incidenza complessiva delle patologie degli arti superiori è maggiore nelle donne (54,1% contro 45,9%), con particolare ri-ferimento alla sindrome del tunnel carpale (65,5% contro 34,5%) ed alle patologie del polso.Danni da esposizione ad agenti biologiciIl D.Lgs. 81/2008 dedica alla pro-tezione dei lavoratori da agenti biologici l’intero Titolo X e relativi allegati, ricordando che per agen-te biologico si intende qualsiasi microrganismo (virus, batteri…), coltura cellulare, endoparassita umano che può provocare infe-zioni, allergie o intossicazioni.Alcuni studi si sono occupati an-che dei casi di infezione della donna durante la gravidanza.Infatti molti agenti biologici pos-sono agire sul nascituro; essi possono essere anche trasmessi successivamente durante e dopo il parto, nel corso dell’allatta-mento, o a seguito di altri tipi di stretto contatto fisico tra madre e neonato. Ricordiamo, ad esem-pio che il virus della rosolia può

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portare ad aborto spontaneo, in-fezioni e malformazioni fetali e il mycobacterium tubercolosis a tu-bercolosi polmonare, intestinale e epatica. Occorre sottolineare che la normativa vigente in Italia, in materia di tutela della lavoratrice gestante, puerpera e nel periodo di allattamento, vieta di adibire la donna in gravidanza, e fino a set-te mesi dopo il parto, a lavori di assistenza e cura degli infermi nei sanatori e nei reparti per malattie infettive e per le malattie nervo-se e mentali e l’esposizione della lavoratrice gestante agli agenti biologici come Toxoplasma e Vi-rus della rosolia, a meno che non sussista la prova di un sufficiente stato di immunizzazione.Effetti da agenti chimicipericolosiSe l’uso di agenti chimici clas-sificati come pericolosi è molto

diffuso e coinvolge molte attività lavorative, vi sono anche agenti chimici classificati tossici per il ciclo riproduttivo.E l’esposizione a tali agenti – so-stanze o preparati – di lavoratrici gestanti, puerpere e in periodo di allattamento può compromettere l’ esito della gravidanza, oppure provocare danni al feto, oppure provocare danni al lattante allat-tato al seno (certi agenti passa-no nel latte materno).Questi alcuni esempi di sostan-ze note per i loro effetti negati-vi sulla riproduzione femminile: monossido di carbonio (normal-mente emesso come sottopro-dotto di combustione); composti del piombo (impiegati, ad esem-pio, come pigmenti per vernici e pitture); dialchilftalati (usati come plastificanti per resine e plastiche); glicoleteri (presenti

come solventi nelle vernici e nei prodotti per la pulizia dei vetri); antiparassitari (es. Warfarin); farmaci (es. antimicotici, antibla-stici).Ricordiamo che gli agenti tossici per il ciclo riproduttivo sono ri-conoscibili da una specifica eti-chettatura.Anche riguardo agli agenti chimici pericolosi, il da-tore di lavoro per tutelare la sa-lute delle lavoratrici ha l’obbligo di allontanarle dalle mansioni a rischio, per tutto il periodo della gravidanza e fino a sette mesi dalla nascita del bambino. Le la-voratrici devono essere spostate ad altre mansioni che non preve-dano l’esposizione ad agenti tos-sici per il ciclo riproduttivo. Ove detto spostamento non sia pos-sibile, il Ministero del lavoro può disporre l’interdizione dal lavoro delle interessate.●

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fiscale

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La Finanziaria 2008 al fine di “semplificare il procedimento di fatturazione e registrazio-

ne delle operazioni imponibili” ha stabilito che “... l’emissione, la tra-smissione, la conservazione e l’ar-chiviazione delle fatture emesse nei rapporti con le amministrazioni pubbliche … deve essere effettua-ta esclusivamente in forma elettro-nica”, eliminando in questo modo i documenti cartacei con documenti informatici.Con l’emanazione del Regolamen-to attuativo della disciplina sono state definite le regole tecniche, stabilite le date di decorrenza dell’obbligo della fattura elettronica e precisamente il 6.6.2014 per i Mi-nisteri, Agenzie fiscali ed Enti na-zionali di previdenza e assistenza sociale (INPS, ENPAM, CNPADC, CIPAG, ENPACL, INARCASSA, ecc.) e il 6.6.2015 per le altre Am-ministrazioni, mentre per le Am-ministrazioni locali la data deve essere ancora definita. Ne conse-gue che l’invio della fattura avverrà tramite il Sistema di interscambio (SDI) e dovrà essere in formato XML e con firma digitale.Il Dipartimento delle Finanze e il Dipartimento della Funzione Pub-blica hanno fornito una serie di chiarimenti.Codice univocoOgni ufficio sarà contraddistinto da uno specifico Codice Univoco che dovrà comunicare ai propri fornito-ri i quali saranno tenuti a riportarlo direttamente nelle fatture emesse.

Emissione della fattura elettronicaLa fattura elettronica si intende trasmessa e ricevuta dall’Ammini-strazione dopo il rilascio al ceden-te della ricevuta di consegna da parte del Sistema di interscambio (SDI).Al ricevimento della fattura, il Si-stema dopo una serie di controlli provvede ad inoltrarla al compe-tente ufficio dell’Amministrazione committente, identificato tramite il Codice Univoco riportato nella fattura. Il Sistema rilascia quindi una ricevuta di consegna in caso di esito positivo o una notifica di mancata consegna in caso di esi-to negativo: va evidenziato che la fattura si considera emessa anche con ricevuta negativa, in quanto fornisce la prova dell’emissione della stessa.

Mancato recapito della fatturaNon può esserci recapito della fattu-ra se l’amministrazione è censita in IPA ma non ha il codice univoco.In questo caso il fornitore che non ri-esca ad individuare in modo univoco l’ufficio competente, può utilizzare il codice dell’Ufficio Centrale denomi-nato “Uff_eFatturaPA”. Sarà quindi il sistema a verificare la possibilità o meno di identificare univocamente il codice ufficio respingendo la fattura e segnalando l’ufficio competente oppure inoltrando la fattura all’ufficio centrale identificato dall’Amministra-zione. Se invece l’Amministrazione non è censita nemmeno in IPA, il fornitore deve utilizzare un codice predefinito (Codice FE Centrale).Anche in questo caso il SDI dopo la ricerca dell’esistenza di un unico uf-ficio destinatario:

La fatturazione elettronica verso la Pubblica Amministrazione

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- se verifica la presenza di un solo ufficio invia al fornitore una notifica di scarto segnalando il codice ufficio identificato;- se individua più uffici della stessa P.A. invia al fornitore una notifica di scarto identificando il codice ufficio centrale della P.A. individuata;- in tutti gli altri casi il SDI rilascia al fornitore una “Attestazione di avve-nuta trasmissione della fattura con impossibilità di recapito”.L’Attestato è “sufficiente a dimostra-re che la fattura in esso contenuta è pervenuta al SDI nel rispetto delle re-gole tecniche di cui al DM 55/2013 e che non è stato possibile recapitarla all’amministrazione committente per cause non imputabili al fornitore”.Il fornitore quindi può trasmettere direttamente la fattura all’Ammini-

strazione tramite altri canali diver-si quali il normale servizio di posta elettronica. L’Amministrazione alla ricezione del predetto Attestato “può prendere vi-sione della fattura in esso contenuta, e viene a conoscenza del fatto che la medesima fattura è stata corretta-mente inviata al SDI. La fattura elet-tronica contenuta nell’attestato può pertanto ritenersi ricevuta dall’ammi-nistrazione committente”.Da ultimo se l’invio fallisce per guasti tecnici (dimensioni allegati, problemi con la PEC) sarà cura della struttu-ra del SDI contattare il referente per velocizzare la risoluzione del proble-ma. Trascorsi più di 10 giorni, al mit-tente viene rilasciato in ogni caso un Attestato di avvenuta trasmissione della fattura al SDI con impossibili-

tà di recapito. Anche in questo caso il fornitore, con l’Attestato in esame può inviare direttamente il documen-to all’Amministrazione destinataria, che provvederà al pagamento.Senza fattura elettronicanessun pagamentoTrascorso un periodo di transizione di tre mesi dalla data di decorrenza dell’obbligo della fattura elettronica, le Pubbliche Amministrazioni “non possono procedere ad alcun pa-gamento nemmeno parziale, sino all’invio delle fatture in formato elet-tronico”.Mentre per le fatture cartacee emesse prima della decorrenza dell’obbligo e non ancora pagate alla scadenza dei successivi 3 mesi l’Amministrazione è tenuta a effet-tuare il pagamento.●

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COMPETENZE DEI MANAGER E MARCATURA CE secondo il Regolamento UE 305/2011

Francesco Domaschio Dottore Commercialista

qualità & management

Nell’articolo precedente ci siamo posti alcune do-mande cruciali per capire chi sono e cosa fanno i manager, e ci siamo dati queste risposte: i ma-

nager sono coloro che fanno sì che le cose avvengano all’interno di un’organizzazione, e ciò che fanno i mana-ger è come fare perché le cose avvengano.Ci siamo anche soffermati sul fatto che i manager, nello svolgimento delle loro funzioni, necessitano di una mol-teplicità di competenze (abilità o skill):- cognitive: saper cogliere il quadro d’insieme di un pro-blema- tecniche: conoscenze specifiche su una area manage-riale: finanza, marketing, produzione, …- gestionali: capacità di organizzare le attività- relazionali: capacità di interagire con i collaboratori per renderli una squadra.

Le competenze cognitive sono indispensabili per defini-re cosa fare, e in questo senso sono prioritarie rispetto alle altre, che determinano come fare.Cerchiamo allora di capire qual è la portata di questo sa-pere cosa fare, prendendo spunto da un problema reale e di estrema attualità per quanto, ahinoi, in gran parte sconosciuto o trascurato: ci riferiamo alla ormai immi-nente entrata in vigore del Regolamento UE 305/2011, che renderà obbligatoria la marcatura CE per le compo-nenti strutturali per l’edilizia, con particolare attenzione alle componenti in acciaio o alluminio.Alzi la mano chi ne ha sentito parlare! Su questo tema Apindustria ha organizzato un importante convegno per illustrare alle aziende coinvolte la portata e le implicazio-

ni della nuova normativa che sta per rivoluzionare tutto il comparto delle costruzioni, sia civili sia industriali.Ciò che ha impressionato maggiormente gli addetti ai lavori in tema di opere d’ingegneria civile è la sostan-ziale non conoscenza che il settore dei costruttori sta manifestando in merito alla normativa in questione, emanata il 9 marzo 2011 ed entrata in vigore immedia-tamente anche nel nostro ordinamento, pur prevedendo un periodo di adeguamento volontario, in coabitazio-ne con il Decreto Ministeriale del 2008 contenente le Norme Tecniche per le Costruzioni, periodo che andrà a scadere il prossimo 1° luglio quando il Regolamento UE 305/2011 sarà pienamente obbligatorio a tutti gli ef-fetti. Sulla questione giova ricordare che si tratta di un regolamento comunitario e non di una direttiva la quale, per ciò stesso, richiederebbe una legge di recepimen-to dello Stato Italiano per essere applicabile nel nostro ordinamento, mentre il regolamento è immediatamente applicabile anche sul territorio italiano. Inoltre, essendo un regolamento, ben difficilmente potrà beneficiare di una proroga all’italiana, in quanto occorrerebbe mette-re d’accordo tutti i 27 Stati dell’Unione Europea su una nuova scadenza, cosa piuttosto improbabile.Cosa impone il Regolamento UE 305/2011? È presto detto: a partire dal 1° luglio tutte le componenti strut-turali in acciaio o alluminio di opere di ingegneria civile dovranno essere corredate della marcatura CE e di una dichiarazione di prestazione per essere immesse sul mercato e circolare liberamente sul territorio dell’Unio-ne Europea. Attenzione: la marcatura CE non riguarda l’opera nel suo complesso ma le sue componenti strut-turali in acciaio o alluminio, cioè quei suoi elementi che hanno funzione portante; inoltre, per opera di ingegneria civile non si intendono solo gli edifici abitativi, ma anche quelli industriali e qualsiasi manufatto, con componenti strutturali, destinato ad essere incorporato stabilmente in un opera di ingegneria civile. Qualche esempio? tutte le componenti strutturali in acciaio o alluminio di condo-mini, ponti, capannoni industriali, impianti e macchine industriali stabilmente ancorate al suolo e incorporate in immobili ad uso industriale (silos, impianti di verniciatu-ra, catene di montaggio, supporti dei carri ponte o delle tubature di impianti industriali, …).Il campo di applicazione è vastissimo e impegnativo: per

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poter apporre la marcatura CE è necessario infatti l’in-tervento di un Organismo Notificato che dovrà eseguire le cosiddette prove di tipo su un prototipo rappresenta-tivo della produzione e verificare, con un audit presso lo stabilimento aziendale, che il piano di fabbricazione e controllo è in grado di garantire la realizzazione di manufatti con caratteristiche uguali o migliori a quelle riscontrate sul prototipo campione: è inoltre necessaria la qualifica del processo di saldatura e dei saldatori se-condo le norme applicabili (ISO 3834, …).Eravamo partiti, all’inizio del nostro discorso, con l’in-tento di comprendere l’importanza delle competenze cognitive dei manager, basandoci su questo problema concreto che le aziende coinvolte dovranno affrontare. Il punto chiave è proprio questo: ciò che emerge dal ritar-do con cui le imprese stanno adeguandosi alla normati-va in oggetto è indice di una certa difficoltà nel guardare dall’alto il problema. Non è solo l’ennesima tra le già tante incombenze burocratiche da espletare, ma è una svolta nel mercato: se la si vive passivamente si trat-ta di una minaccia, perché per operare l’impresa dovrà sottostare a norme, audit, controlli interni, …, ma se la si affronta positivamente è più esattamente un’opportu-

nità, poiché l’impresa che si adegua prontamente potrà affrontare ad armi pari i competitor non solo sul mercato italiano ma sull’intero territorio dell’Unione Europea: la marcatura CE infatti apre le porte alla libera circolazione delle merci sul territorio europeo, quindi è un fattore pro-pulsivo dell’internazionalizzazione delle nostre imprese.Interpretato con questa visione d’insieme, il Regolamen-to UE 305/2011 indica chiaramente cosa fare: adeguarsi al nuovo standard come occasione di crescita. Il come adeguarsi sarà invece suggerito dalle altre competen-ze manageriali, ovvero quelle tecniche (definizione dei componenti da marcare CE, dei processi e del persona-le da qualificare, del piano di fabbricazione e controllo da certificare, …), gestionali (pianificazione del progetto di adeguamento al Regolamento UE) e relazionali (cre-azione e motivazione del team dedicato al processo di adeguamento).●

(*) Chi fosse interessato ad approfondire gli aspetti tecnici del Regolamento UE 305/2011 può scaricare dal sito di Apindustria il materiale informativo distribuito in occasione del convegno sopra citato.

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previdenza

La retribuzione costituisce l’obbligo fonda-mentale del datore, e caratterizza il contratto di lavoro come a prestazioni corrispettive.

Sappiamo come la corrispettività nel rapporto di lavoro trovi spesso deroghe in favore del lavorato-re per gli istituti retributivi c.d. indiretti, cioè senza un legame diretto con la prestazione effettivamen-te svolta ovvero con riferimento a periodi protetti, esempio malattia, infortunio, gravidanza, ecc.Sappiamo che chi determina la retribuzione da un punto di vista quantitativo e qualitativo, anche se non si tratta di una competenza esclusiva, è la contrattazione collettiva che deve rispettare al-cuni principi dettati dalla Costituzione, fra i quali quello della sufficienza ovvero retribuzione mi-nima, quello della proporzionalità, di non discri-minazione, di parità retributiva e non da ultimo il criterio di ragionevolezza sancito oltre che dalla Carta costituzionale anche dai principi del diritto internazionale.Rispetto alla parità di trattamento economico a fronte di mansioni uguali svolte da lavoratori di-versi la Cassazione in alcune sue pronunce ha ritenuto che altrettante sentenze costituzionali concedessero ai lavoratori un diritto assoluto ad un trattamento uguale a parità di mansioni.Questo orientamento però avrebbe comportato un’ingiustificata oltre che eccessiva limitazione all’autonomia delle parti, così, la stessa Cassazio-ne, anche a S.U. ha ribadito che un datore di la-voro potrà prevedere trattamenti differenziati, pur-ché non fondati su motivi discriminatori e illeciti.Per quanto riguarda le tipologie (a tempo o a cot-timo) o sistemi retributivi, come previsto dall’art. 2099 c.c.La forma principale è sicuramente il sistema a tempo, con indicatore a mese, che ha del tutto soppiantato il sistema di cottimo.La retribuzione a tempo può essere anche a ore, giorni o anno e nel rapporto di lavoro subordinato rappresenta la parte fissa, rispettosa del canone della sufficienza.La forma di retribuzione a cottimo, ormai in disuso

e per alcuni contratti addirittura vietata (apprendi-stato) ha tuttavia ripreso piede, se la consideria-mo come retribuzione collettiva o variabile, legata al rendimento/performance dell’azienda.La retribuzione in natura, pure menzionata dall’art. 2099 c.c., seppur poco utilizzata, deve intendersi come vitto e alloggio, così come mensa, indumen-ti di lavoro, ma soprattutto si tratta dei fringe be-nefit ovvero concessioni di alloggi, automobili in uso promiscuo e così via.Altre forme di retribuzione sono quelle della par-tecipazione agli utili derivanti dal bilancio appro-vato, di cui all’art. 2102 c.c. e provvisionale, che comportano un fattivo coinvolgimento/partecipa-zione personale dei lavoratori.Queste ultime tipologie retributive sono incenti-

vanti e, come si diceva hanno sostituito il sistema del cottimo, basandosi comunque su redditività e produttività. Tuttavia si è potuto verificare come tali forme hanno avuto una diffusione marginale perché di fatto è difficile far traghettare le parti coinvolte, OO.SS. comprese, sul versante della vera e propria redditività, riducendosi purtroppo nella maggior parte dei casi a premi fissi, non quindi legati a fattori ben più innovativi come ad

LA RETRIBUZIONEDall’art. 36 della Costituzione alla retribuzione incentivante

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previdenza

esempio il margine operativo lordo, ovvero a fat-tori industriali.Altre esperienze riguardano la partecipazione azionaria e le stock options cioè il diritto di opzio-ne di acquisto di azioni ad un prezzo predetermi-nato.

Sarebbe necessario un sistema di relazioni sinda-cali più partecipativo oltre che sviluppare rapporti più stabili e solidi tra le parti. Nella nostra Costi-tuzione vi è una norma – inattuata - che preve-de proprio la “collaborazione alla gestione delle aziende” (art. 46).Il c.d. merit pay dovrebbe essere destinato a rap-presentare il futuro della struttura retributiva, in quanto maggiormente connesso alla ability to pay delle singole aziende, più che alla generica capa-cità retributiva del sistema di imprese.A tal proposito nel 1993 con il Protocollo Ciampi era trattato anche il tema degli spazi attribuiti alla contrattazione collettiva aziendale in materia di retribuzione di produttività, per una maggiore par-tecipazione economica dei lavoratori ai possibili margini di ulteriore produttività a livello aziendale.Era infatti previsto che “ (…) le erogazioni del li-vello di contrattazione aziendale sono strettamen-te correlate ai risultati conseguiti nella realizzazio-ne di programmi, concordati tra le parti, avendo come obiettivo incrementi di produttività, di qualità e altri elementi di competitività di cui le imprese di-spongano, compresi i margini di produttività, che potrà essere impegnata per accordo tra le parti, eccedente quella eventualmente già utilizzata per riconoscere gli aumenti retributivi a livello di Ccnl, nonché ai risultati legati all’andamento economico

dell’impresa”.Resta tuttavia il problema della rappresentati-vità sindacale e delle modalità di fare sindacato in azienda, che evidentemente incide non poco sulla possibilità di decollo dei contratti di secon-do livello, senza parlare della c.d. contrattazione di “prossimità”, prevista dal noto art. 8, Legge n. 148/2011.Abbiamo visto come la retribuzione sia costituita da mescolanza di elementi. Per riassumere pos-siamo partire da:- retribuzione base, o minima o tabellare, corri-spondente ad una qualifica di inquadramento ri-coperta dal lavoratore, utile al calcolo degli altri istituti indiretti della retribuzione, oltre che differiti. Si può dire che detta retribuzione base compren-da anche la tredicesima, oltre all’ex indennità di contingenza;- aumenti di merito, o superminimi riconducibili ad una sorta di indennità “forfetaria di qualifica”;- scatti di anzianità, legati appunto all’anzianità di servizio;- aumenti o maggiorazioni collegate allo svolgi-mento della prestazione in modi e luoghi partico-lari;- elementi retributivi incentivanti e/o partecipativi, ivi compresi alcuni benefits;- trattamento di fine rapporto, dovuto indipenden-temente dalla causa di cessazione del rapporto, inteso come istituto retributivo differito, perché la sua corresponsione avviene al momento della cessazione del rapporto.Per concludere la corresponsione della retribuzio-ne si regge sul principio della post-numerazione, ovvero al termine del periodo di riferimento (men-sile), con obbligo in capo al datore di lavoro di elaborare un prospetto di paga, la cui violazione costituisce inadempimento e illecito amministrati-vo punito con un ammenda.●

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legale

Le nuove Srl semplificate

La normativa che regolamenta questo tipo di società è molto complessa, quando non con-

traddittoria. Ciò dipende dal sovrap-porsi di disposizioni talvolta disarti-colate le une dalle altre. Uno studio del Notariato di fine 2013 ha cercato di fare chiarezza per chi ha inten-zione di intraprendere una nuova iniziativa d’impresa tramite Srl or-dinaria (capitale sociale pari o su-periore a 10.000 euro) o Srl sem-plificata (capitale sociale compreso tra 1 e 9.999,99 euro), per la quale è necessario attenersi all’atto costi-tutivo (modello standard) non mo-dificabile fornito dal regolamento. Attualmente, con la conversione del c.d. Decreto Lavoro o Decreto sulle liberalizzazioni diventa più semplice e meno costoso aprire una società a responsabilità limitata. Sono infat-ti state introdotte alcune novità di rilevante interesse, come ad esempio la possibilità del capita-le sociale ad 1 euro, oltre ad age-volazioni e semplificazioni negli adempimenti burocratici, il tutto con la modifica del nostro Codice Civile nella parte relativa al libro quinto, capo settimo, dedicato alle Società a responsabilità limi-tata, introducendo, per l’appunto, la Srl semplificata. La Srl semplificata è a tutti gli effetti un soggetto giuridico al pari di una Srl comune, non richiede ai soci co-stituendi limiti minimi di età (è sta-ta eliminata la soglia dei 35 anni), è stato rimosso anche l’obbligo di vigilanza del Consiglio Nazionale

del Notariato e i requisiti obbliga-tori sono: da 1 a 9.999 euro di ca-pitale, persone fisiche come soci ammissibili, il capitale deve essere interamente versato all’atto della costituzione e la denominazione so-ciale deve essere indicata nell’atto costitutivo con uno spazio elettroni-co destinato alla comunicazione te-lematica ad accesso pubblico.Diversamente, per aprire una Srl

“normale“ sarebbe necessario un capitale sociale minimo di 10.000 euro, con la previsione di un atto costitutivo con molte norme rela-tive all’amministrazione della so-cietà, al recesso o all’esclusione dei soci, al controllo dei conti, ai termini per l’approvazione del bi-lancio e alle competenze dei soci e degli amministratori.Con le nuove Srl semplificate, oltre

all’esenzione dagli onorari notarili, va segnalata l’esenzione dall’impo-sta di bollo e dai diritti camerali e la possibilità che l’amministratore della società possa essere anche un non socio. In concreto, per apri-re una Srl semplificata o in seguito per procedere ad una modificazione dello statuto, sarà sufficiente la co-municazione, per tutte le fattispecie, di una semplice comunicazione te-

lematica al Registro delle Imprese mediante la procedura della SCIA (Segnalazione Certificata di Ini-zio Attività) o delle altre procedure messe a disposizione dal legislato-re. Per quanto concerne la stesura dell’atto costitutivo e dello Statuto, la forma dovrà essere quella stan-dard prevista dal Decreto 138 del 2012.Essendo attenuato, per così dire, il

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regime di garanzia nei confronti dei terzi, la denominazione sociale e la corrispondenza dovranno contene-re la dicitura “Società a responsabi-lità limitata semplificata”.Il vero problema di questa tipologia di Srl riguarderà tuttavia il finanzia-mento. Sarà difficile, infatti, che una banca conceda finanziamenti senza fideiussioni o altre garanzie dei soci o dei loro familiari.

Il legislatore avrebbe tuttavia pre-visto la stipulazione di un accordo tra il Ministero dell’Economia e l’A-BI (Associazione Bancaria Italiana) per fornire credito a condizioni age-volate.Grande successo per le Srl sempli-ficate (Srls) in Italia e, secondo i dati Unioncamere sulla distribuzione ter-ritoriale delle nuove Srls, il boom si concentra in particolare nelle zone

di Roma e Napoli. A fine settembre 2013 erano 17.198 le nuove società semplificate che prevedono un capi-tale minimo di un euro e comunque inferiore ai 10 mila. La motivazio-ne del boom risiede probabilmente anche nell’abolizione del Dl lavoro (76/2013) delle Srl a capitale ridotto (Srlcr) e dei vincoli inerenti alle Srls, permettendo che queste venissero aperte da soci di qualsiasi età.●

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Sempre più frequentemente ci viene ri-chiesto di fornire assistenza contrattuale a nostre aziende che intendono avviare

rapporti commerciali con clienti esteri complice anche e sopratutto la recessione che attana-glia il nostro Paese che pare non favorire gli scambi commerciali.La voglia di estero va sicuramente incentivata senza, però, non sottovalutare quelli che po-trebbero essere i rischi contrattuali e di credito sottostanti.È, infatti, bene sapere che alla base di ogni in-tesa contrattuale vi deve essere un contratto redatto in modo chiaro, sintetico e possibilmen-te sicuro posto che in caso di contestazione l’imprenditore deve poter fare valere le proprie ragioni in Italia al fine così di ottenere una pro-nuncia giudiziale in tempi brevi e certi; diversa-mente si dovrebbe affrontare una controversia giudiziale all’estero con tutto ciò che questo potrebbe comportare in termini di costi e tempi.Fondamentale, quindi, nel contratto prevedere la competenza del tribunale e la norma di diritto sostanziale di riferimento applicabile.Una volta stabilita la regola processuale appli-cabile si dovrà prevedere anche la modalità di pagamento che dovrà garantire l’imprenditore da spiacevoli sorprese.A questo riguardo una modalità che viene sug-gerita è la lettera di credito irrevocabile, nul-la di difficile ma anche a questo riguardo tale strumento andrà “maneggiato” con la massima attenzione.Volendo esemplificare, e riservando gli aspetti tecnici ai professionisti incaricati dall’impren-ditore, la lettera di credito, che dovrà essere rilasciata nella forma irrevocabile, costituisce un impegno di pagamento che le banche pre-

scelte dall’imprenditore e dal cliente dovran-no osservare. In particolare la banca si dovrà impegnare a soddisfare il credito solo con la verifica dell’esatta rispondenza dei documenti, si parla difatti, nel gergo tecnico, di credito do-cumentario.Questo sta a significare che l’unica verifica che la banca sarà tenuta ad effettuare sarà solo in relazione alla regolarità dei documenti ad esempio: fattura, bolla di consegna, polizza di carico, ecc., una volta verificata la regolarità della documentazione e verificata la tempistica concordata si dovrà provvedere al pagamento e si dovrà, quindi, prescindere dal merito quale circostanza sottostante all’emissione della do-cumentazione, insomma una sorta solo di con-trollo di legittimità.In particolare, se vogliamo andare più nello specifico, e se vogliamo esemplificare ulterior-mente, un credito documentario può essere definito come l’impegno scritto di una banca (emittente) emesso per ordine di un comprato-

Il contratto internazionale e la lettera di credito

Pierluigi Fadel Avvocato

legale

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Il contratto internazionale e la lettera di credito

re (Ordinante) a favore di un venditore (Bene-ficiario) ad effettuare un pagamento (a vista o differito) contro ritiro di determinati documenti giudicati conformi al testo del credito stesso.È il testo del contratto, il c.d. regolamento ne-goziale, che definisce quali documenti dovran-no essere presentati e con quali caratteristi-che, il documento più importante per queste operazioni rimane, comunque, il documento di trasporto, che attesta l’avvenuta spedizione della merce.Nelle transazioni commerciali ed in particolare nel commercio internazionale le parti risiedo-no di regola in luoghi distanti e sovente hanno difficoltà a concludere affari perché hanno esi-genze di salvaguardia diverse e contrapposte, il credito documentario è lo strumento che la prassi bancaria e commerciale hanno messo a punto per ovviare a questo inconveniente.Nei contratti internazionali, il principale rischio che ciascuna parte si trova a fronteggiare è l’i-nadempimento contrattuale della controparte come ad esempio: la mancata spedizione del-la merce da parte del venditore, la spedizione

tardiva, il mancato pagamento da parte dell’ac-quirente. Il credito documentario nasce appunto per mi-tigare questo rischio, in quanto chi spedisce (il venditore, beneficiario del credito) può fare affidamento sul fatto che, se rispetterà tutte le condizioni del credito, il suo credito verrà sod-disfatto da una banca, mentre chi acquista è consapevole che la propria banca pagherà solo a fronte di presentazione di documenti confor-mi, e che in particolare la spedizione ha avuto luogo nei modi e nei termini prestabiliti.Fondamentale, quindi, verificare i documenti che dovranno essere poi riconosciuti e confer-mati dalla banca chiamata al pagamento op-portuno quindi farsi rilasciare in copia la bozza di lettera di credito e i documenti a corredo. Di-versamente altre modalità di pagamento indivi-duate dalle parti esporrebbe l’ imprenditore ad un rischio di insoluto sopratutto quando la rela-zione commerciale è occasionata dal web sen-za che vi sia una storicità del rapporto (cliente di vecchia data) che possa in qualche modo costituire un’implicita garanzia.●

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Thomas Ambrosi vice presidente Apindustria

In diritto si definisce l’associa-zione come riunione volontaria di individui che perseguono

uno scopo comune senza fini di lucro.Proprio con questo principio mi sono avvicinato anni fa ad Apin-dustria e ho partecipato alle riu-nioni del consiglio giovani prima e senior poi, non pensando mai all’Associazione come a una fonte di possibili finanziamenti o sgravi fiscali per la mia azienda, ma come luogo in cui arricchir-mi delle esperienze altrui. Lo spirito che, da sempre, anima le mia presenza è il desiderio di confronto con altri imprenditori che, come me, sono sì travolti ogni giorno da parole come crisi, difficoltà, problemi, morsa del credito, ma continuano anche ad avere in-credibile energia, voglia di fare, progettualità. Posso quindi affermare, per esperienza diretta, che nel pa-norama associativo la nostra Associazione costituisce un esempio davvero speciale! Ogni azienda, di qualsi-asi dimensione, ha lo stesso ‘peso’, ognuno è libero di esprimersi senza timore di essere zittito da chi ha idee e opinioni diverse. Noi siamo ‘animali’ da azienda; le aziende sono le nostre case. Viviamo tutti a contatto diretto e giornaliero con i nostri collaboratori, siamo il loro esempio, dobbiamo ricordarci che, senza esser-ne sempre coscienti, influiamo su quanto accade nelle loro famiglie. Ogni tanto diciamo che vorremmo andare via… via… ma dove? Dove, se il nostro cuore è qui, se le persone care sono qui? E allora… ripartiamo proprio da qui! Ripartiamo dall’energia dei giovani imprenditori di prima generazione che, puntando su flessibilità e in-novazione, mantengono vive le aziende e sono capaci di confrontarsi con il mondo, produrre con profitto, met-

tersi in gioco in prima persona, magari rubando tempo agli affet-ti più cari, mai per egoismo, ma per proteggerli, per dire anche a loro: guardatemi, sono il vostro faro, fate come me, siate positi-vi, liberate la mente, sviluppate idee, trovate soluzioni, aggredite possibilità, vedrete che la crisi diventerà una palestra, cresce-rete con muscoli elastici pronti allo scatto, saprete centellinare le energie per il momento della zampata decisiva, saprete gesti-re i vostri tempi valutando meglio le emergenze e ottimizzando le vostre risorse, avrete sempre più carica da redistribuire a chi vi sta attorno.

È palpabile, in noi imprenditori, nonostante le difficoltà che ci assillano ogni giorno, la voglia di fare, di non mollare, di ideare nuovi progetti per uscire tutti insie-me da una situazione tanto complessa. Un luogo dove confrontarsi, incontrarsi fra imprenditori: ecco spiegato a cosa serve un’associazione. Serve a riunire persone che perseguano uno scopo comune. Il fine è la cresci-ta, la formazione diretta o indiretta, magari carpita dalla positività del collega che ti sta vicino. Vivere l’Associa-zione ti aiuta a capire che non si è soli ad affrontare dif-ficoltà e cambiamenti. Molte sono le opportunità di fare rete e le occasioni di scambio che si possono trovare partecipando attivamente alla quotidianità associativa: dagli eventi conviviali organizzati dal Gruppo Giovani e dal Gruppo Donne, alle iniziative formative/informative proposte.L’Associazione è una risorsa per tutte le imprese del territorio, uno strumento che ci permette di af-frontare, insieme, la straordinaria avventura di es-sere imprenditori.●

LA VERA FORZA DELLO SPIRITO ASSOCIATIVO

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Apigiovani

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il punto

L’originale modo di far politica da cattolici

Mi sta molto incuriosendo un dibattito, anche se un po’ sottotono, sull’iden-tità politica di Renzi, in quanto catto-

lico. Scriveva Galli Della Loggia sul Corsera all’inizio di giugno: «Matteo Renzi non è un democristiano; altrettanto certamente però è cattolico. Lo è in modo pubblico e noto (nei pochissimi mesi da che è presidente del Con-siglio non si contano le foto che lo ritraggono all’uscita dalla messa domenicale, da solo o con la famiglia. Dietro l’agire di Renzi c’è il

cattolicesimo. Nel nostro caso un particolare tipo di cattolicesimo. Non quello che impron-tava di sé tanta parte della vecchia Democra-zia cristiana con le sue radici nel primo No-vecento. Il suo è il cattolicesimo dei Dossetti, dei La Pira, dei don Milani. Una versione da boy scout, che trova una spia quanto mai significativa non solo nell’u-so continuo che il presidente del Consiglio fa del “tu” e del termine “ragazzi” – che si tratti dei giornalisti o dei suoi collaboratori – ma soprattutto nell’assai percepibile dimensione del capobranco, dell’Akela, che egli incarna rispetto a coloro che gli sono più vicini, ai fe-delissimi dell’inner circle».Che il “ragazzo” piaccia al mondo cattolico è fuori discussione. Non si porta a casa il 40 e passa per cento dei consensi, se dentro le sacristie l’avessero visto come il fumo negli occhi. Del resto, per avere la prova del nove, basterebbe leggere i commenti entusiastici del direttore di Avvenire, l’indomani delle ele-zioni europee, o la stessa intervista rilasciata al Sir, Agenzia della Cei, da parte del socio-logo cattolico Garelli, inneggiante al nuovo enfant prodige.Certamente queste diagnosi vanno lette te-nendo conto che alcune affermazioni non sono ancora di merito, ma semplicemente

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di metodo. E il metodo vuole che la Chiesa tenda a salire sempre sul carro del vincito-re. Sarà anche un po’ catti-vello dirlo, ma la storia è sem-pre andata così, a dispetto di Papa Francesco, che non sembra avere molti timori re-verenziali per la classe politi-ca. A questo proposito baste-rebbe ricordare la Messa ad essa riservata in San Pietro nello scorso maggio, quando

obbligò i parlamentari ad una levataccia alle cinque di mat-tina, per poi dare loro dei fari-sei, senza tanti complimenti. Per tornare a Renzi, è im-portante chiedersi: oltre all’a-spetto di metodo e all’en-tusiasmo che ha prodotto, volendo entrare nel merito, qual è la sua politica da catto-lico? È vero che egli si inseri-sce nel solco dei Dossetti, La Pira, Milani? Evidentemente

no. Lo stacco si avverte pro-prio sul fronte della dottrina sociale della Chiesa, che ha come zoccolo duro i temi del-la famiglia e della vita e che ha prodotto una Costituzione con grande attenzione alla persona e ai suoi diritti.Ora è difficile vedere nei pri-mi passi di Renzi, e lo affer-mo senza voler essere un giudizio, un’attenzione parti-colare per questi temi. È vero invece il contrario. Il divorzio breve e la possibilità di ado-zione da parte delle coppie gay, sostenuta dai suoi mi-nistri, l’assenza di qualsiasi riferimento alla sussidiarietà o alla famiglia come bene sociale, mentre incombe l’approvazione della legge sull’omofobia (di fatto una legge liberticida) sono lì a te-stimoniare un cattolicesimo in libera uscita, di cui Renzi non è causa, ma testimone. Né più né meno di quanto non accada a milioni di altri cattolici, che hanno confinato la loro fede nella dimensione privata, togliendole qualsiasi ricaduta sul versante pubbli-co. È chiaro che non si tratta di riproporre il partito dei cat-tolici, quanto di registrare la progressiva secolarizzazione del fatto religioso, ridotto alla sua dimensione più banale, quella ad uso folcloristico e di immagine o, se volete, da boy scout.●

Tse Tse

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