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Editoriale i diversi modelli scolastici, · 2019. 11. 29. · [email protected]...

Date post: 19-Jan-2021
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Pagina 1 di 16 Indice Editoriale ..................... 1 A spasso per l’universo ...................................... 2 The Dona’s Biblio ........ 3 Freunde überalles ....... 4 Una valigia per 365 giorni ...................................... 5 Going to Scuola in Inghilterra .................... 6 La fisica in gioco .......... 7 Per ora tutto ................ 8 The Andrè quando gli opposti concordano .... 9 Un’artista al confine tra due mondi ................. 10 Lo sguardo degli altri 11 La Catena ................... 12 Polly............................ 13 Poeti intrecciati ......... 13 Parole crittografate... 14 Filosofia in… cocci ..... 14 Cruciverba musicale.. 15 Linotipia ..................... 16 Giugno, quasi tempo di va- canza. È il momento di chiu- dere i progetti, definire i det- tagli...gli ultimi preparativi e poi… eccoci pronti! È stato un lavoro intenso, ma final- mente siamo orgogliosi di presentarvi il frutto delle no- stre fatiche: ecco a voi il primo numero dell'Apro- sdòketon, il giornalino del Do- natelli-Pascal. Vi state chiedendo il perché di questo titolo così impro- nunciabile? Aprosdòketon, fulmen in clausa, l’inaspet- tato. Insomma, una sorpresa totale! Così vuole essere il no- stro giornalino, una bella sor- presa per tutti. Editoriale Per noi di sicuro lo è stata. Questo percorso di Asl si è ri- velato l'occasione per for- mare un gruppo misto di stu- denti delle due sedi, una chance per lavorare insieme a un progetto condiviso, met- terci in gioco, confrontarci apertamente, trovare idee e soluzioni, trasformarci in giornalisti, scrittori, editor, correttori di bozze, impagina- tori, grafici… Per questo, il tema che ab- biamo scelto è quello dell'in- contro e della contamina- zione tra elementi anche molto diversi, apparente- mente inconciliabili e invece proprio per questo originali e vivi. Confronto con l'estero e i diversi modelli scolastici, racconti di esperienze stra- niere, incontro con la fisica e tra la scienza e il gioco, me- scolanza tra generi musicali e letterari, una riflessione filo- sofica sul tema dell'altro e poi racconti, quiz e giochi per al- leggerire il clima. Speriamo che il filo conduttore sia ben visibile nelle nostre scelte editoriali. Soprattutto, spe- riamo che gli articoli vi piac- ciano e vi interessino. Buona lettura a tutti La Redazione Scriveteci a: [email protected] Numero 1, Giugno 2018 La Redazione dell’Aprodoketon con la prof. Di Cataldo, tutor del progetto
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Pagina 1 di 16

Indice Editoriale ..................... 1

A spasso per l’universo

...................................... 2

The Dona’s Biblio ........ 3

Freunde überalles ....... 4

Una valigia per 365 giorni ...................................... 5

Going to Scuola in Inghilterra .................... 6

La fisica in gioco .......... 7

Per ora tutto ................ 8

The Andrè quando gli opposti concordano .... 9

Un’artista al confine tra due mondi ................. 10

Lo sguardo degli altri 11

La Catena ................... 12

Polly ............................ 13

Poeti intrecciati ......... 13

Parole crittografate... 14

Filosofia in… cocci ..... 14

Cruciverba musicale.. 15

Linotipia ..................... 16

Giugno, quasi tempo di va-canza. È il momento di chiu-dere i progetti, definire i det-tagli...gli ultimi preparativi e poi… eccoci pronti! È stato un lavoro intenso, ma final-mente siamo orgogliosi di presentarvi il frutto delle no-stre fatiche: ecco a voi il primo numero dell'Apro-sdòketon, il giornalino del Do-natelli-Pascal. Vi state chiedendo il perché di questo titolo così impro-nunciabile? Aprosdòketon, fulmen in clausa, l’inaspet-tato. Insomma, una sorpresa totale! Così vuole essere il no-stro giornalino, una bella sor-presa per tutti.

Editoriale

Per noi di sicuro lo è stata. Questo percorso di Asl si è ri-velato l'occasione per for-mare un gruppo misto di stu-denti delle due sedi, una chance per lavorare insieme a un progetto condiviso, met-terci in gioco, confrontarci apertamente, trovare idee e soluzioni, trasformarci in giornalisti, scrittori, editor, correttori di bozze, impagina-tori, grafici… Per questo, il tema che ab-biamo scelto è quello dell'in-contro e della contamina-zione tra elementi anche molto diversi, apparente-mente inconciliabili e invece proprio per questo originali e vivi. Confronto con l'estero e

i diversi modelli scolastici, racconti di esperienze stra-niere, incontro con la fisica e tra la scienza e il gioco, me-scolanza tra generi musicali e letterari, una riflessione filo-sofica sul tema dell'altro e poi racconti, quiz e giochi per al-leggerire il clima. Speriamo che il filo conduttore sia ben visibile nelle nostre scelte editoriali. Soprattutto, spe-riamo che gli articoli vi piac-ciano e vi interessino.

Buona lettura a tutti La Redazione

Scriveteci a: [email protected]

Numero 1, Giugno 2018

La Redazione dell’Aprodoketon con la prof. Di Cataldo, tutor del progetto

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A spasso per l’universo

urante lo scorso anno scolastico, il Liceo Donatelli-Pa-

scal ha partecipato ad al-cuni progetti con l’aero-nautica militare e alcuni nostri studenti hanno vinto dei premi per le loro idee innovative. Per que-sto motivo il 12 Maggio 2018 anche noi classi terze abbiamo avuto la possibi-lità di partecipare a questa conferenza, che si è tenuta nel centro commerciale di Arese “Il Centro”, dove ini-zialmente sono stati pre-miati gli studenti vincitori e successivamente alcuni membri dell’Aeronautica ci hanno spiegato come essa è nata e quali compiti e responsabilità ha verso i cittadini prima italiani e poi mondiali. Appena arrivati, ci siamo recati in uno spazio ampio, fornito di sedie e di un palco con intorno vari stand che raccontavano la storia dell’Aeronautica. Una volta seduti tutti, è stato invitato a salire sul palco il colonnello Marco Nardini il quale ci ha intro-dotto un video che mo-strava varie immagini delle missioni compiute fino ad ora e che in 95 secondi ce-lebrava i 95 anni dell’atti-vità dell’Aeronautica. Lo scopo della conferenza era infatti quello di avvicinare i giovani all’Aeronautica; come ha detto il relatore i giovani e l’ordine tricolore sono le due eccellenze ita-liane. Ci è stato mostrato anche un altro video che mo-strava i compiti che svolge questa istituzione, poi spiegato dal cosmonauta Walter Villadei. Alle nostre

domande, lui ha risposto che diventare un astro-nauta non è facile a causa della lunga preparazione sia fisica, sia psicologica, sia professionale che biso-gna affrontare prima di poter andare nello spazio. L’aeronautica è nata nel 1923 ma il primo volo fu fatto nel 1903 su una mac-china costituita solo da materiali semplici quali le-gno e telo; il suo motto è “Vitute siderum tenus” (con valore verso le stelle) e si pone come continuo obbiettivo quello di esplo-rare il mondo spaziale che, come ha spiegato Villadei, ormai sembra quasi “le-garsi” a quello terrestre. Il cosmonauta ci ha infatti raccontato che nel mo-mento in cui si entra nello spazio non c’è un vero e proprio confine ma una graduale differenza di densità. Nel 1903 si è teo-rizzato che anche l’uomo potesse andare nello spa-zio con una tecnologia avanzata per l’epoca che è quella usata ancora oggi per fare le passeggiate ex-tra veicolari. Il primo lancio della storia fu eseguito il 12 Aprile 1961 da Yuri Gagarin dopo che i russi riuscirono a rea-lizzare una macchina che permettesse di orbitare

nello spazio intorno alla terra; successivamente fu inventato “Soyuz”, che riu-sciva ad arrivare anche a 28.000 km/h dopo soli 8 minuti e 30 secondi, po-tendo quindi compiere un giro completo della Terra in 90 minuti. Il 12 Aprile 1981, invece, ci fu il primo lancio della navetta più complessa della storia: lo “Space Shuttle”, che po-teva accogliere 6 persone dell’equipaggio al suo in-terno. Molto importante è anche la stazione spaziale, di cui ci ha parlato Walter Villadei. Si tratta un labo-ratorio spaziale dove ven-gono fatti esperimenti ri-guardanti soprattutto la fluodinamica dal mo-mento che abbiamo un va-lore di gravità pari a 10-6 volte più piccolo rispetto a quello sulla Terra. Essa è, inoltre, fornita di una cu-pola realizzata in Italia dalla quale è possibile ve-dere la Terra dallo spazio. In seguito all’intervento di Villadei, sono saliti sul palco altri rappresentanti dell’aeronautica: il te-nente Barbara Martino, un medico che si occupa in-fatti del soccorso aereo nella nazione e fuori, an-che durante le missioni dei colleghi; un elicotterista che ci ha spiegato quanto

sia diverso pilotare un eli-cottero rispetto ad un ae-reo (l’elicottero ha infatti la possibilità di muoversi verticalmente e rimanere anche fermo in aria); e in-fine un capitano, il quale ha spiegato anche degli in-terventi di interdizione, ovvero spedizioni preven-tive per evitare possibili at-tacchi da parte dei nemici. L’attività nel complesso è stata molto interessante e istruttiva e ci ha permesso di conoscere un aspetto fondamentale del nostro paese e di approfondire da una prospettiva inedita te-matiche presenti anche nei programmi scolastici. Per il futuro, mi piace-rebbe che l’approccio inte-rattivo fosse sempre più presente nel nostro per-corso di studi. -Eleonora Vernassa, 3C-

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The Dona’s Biblio

ens sana in cor-pore sano. Negli ultimi mesi,

forse, avrai notato questa scritta su vari cartelloni ap-pesi per la scuola. No, non è uno stupido slogan per invogliare gli studenti a fare attività fisica (o an-cora peggio a studiare il la-tino). Leggendo più attenta-mente, ti sarai sicura-

mente accorto che final-mente anche la nostra scuola ha una biblioteca. Si trova a metà del corridoio che collega l'area macchi-nette del piano terra e l'in-gresso delle palestre. All'interno puoi trovare di-versi scaffali ricchi di libri (manuali, saggi, romanzi), ma anche tavoli per stu-diare. Negli ultimi mesi, i ragazzi del CAD e alcuni genitori volenterosi si sono impe-gnati molto per rendere questo locale accogliente e funzionale, dipingendo

l'aula e riorganizzando il catalogo e i libri. Puoi andarci il martedì mattina dalle 11.15 alle 13.30, oppure il mercoledì e il venerdì pomeriggio dalle 14.00 alle 17.00. Puoi fermarti per studiare in autonomia o con i compa-gni di classe, oppure cer-care materiali per una ri-cerca di gruppo. E se hai dubbi su come tro-vare i libri adatti a te, chiedi ai volontari come funziona il sistema di cata-logazione. Scoprirai un mondo e di certo dopo avrai le idee più chiare.

Spesso confrontarsi con al-tri studenti, scambiare pa-reri e opinioni, può essere utile non solo per accre-scere il proprio sapere, ma anche per incontrare per-sone nuove. Perciò, se avevi pensato che la scuola fosse un po-sto noioso… mi dispiace per te! D'ora in poi non po-trai più lamentarti: c'è la biblioteca! -Cosma Cassanello, 3A-

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Congratulazioni al nostro gruppo di teatro che per il secondo

anno di fila è stato scelto tra i vincitori del concorso Cactus con lo spettacolo “Sei personaggi in cerca d’autore” liberamente tratto dall’opera di Pirandello. Dopo aver vinto il primo premio l’anno

scorso, il gruppo Donatelli-Pascal si è aggiudicato il secondo posto nella rassegna di quest’anno.

Davvero congratulazioni a tutti loro!!!

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Freunde überalles

nche quest’anno il nostro Liceo, con l’impegno e il so-

stegno del professor Salva-tori, ha organizzato un progetto di scambio inter-culturale con l’istituto su-periore di Langenselbold, vicino a Francoforte sul Meno, in Germania. Il tema è stato lo sport, in-teso come occasione di vita sana e come possibi-lità di incontrarsi e trovare nuovi amici. Nel mese di febbraio, quindici studenti sono stati ospitati da al-trettante famiglie tede-sche, in un programma di partnership con dei coeta-nei locali. I nostri compa-gni hanno avuto la possibi-lità di frequentare la scuola locale, frequen-tando alcune lezioni in-sieme ai ragazzi-tandem, con i quali molti hanno stretto legami di amicizia. A settembre poi saranno i nostri ragazzi ad ospitare i tedeschi, completando così lo “scambio”. Mentre le famiglie milanesi si pre-parano a ricevere gli ospiti, abbiamo ripercorso l’espe-rienza vissuta da Valeria ed Eleonora con qualche domanda. Quando siete arrivate in Germania, come avete ge-stito il momento del primo incontro con il vostro part-ner e quali sensazioni avete provato? Eleonora: Durante il primo incontro ho provato in-nanzitutto paura; per me il posto era totalmente sco-nosciuto e non avevo an-cora avuto la possibilità di conoscere la mia partner. Fin dal primo momento però sia lei sia la sua fami-glia si sono rivelate acco-glienti e noi due abbiamo

subito stretto amicizia, così già il viaggio in mac-china verso casa (che ini-zialmente temevo) si è ri-velato piacevole. Quali punti di contatto siete riuscite a creare tra voi e la famiglia che vi ospi-tava? Valeria: Dato che studio tedesco, ogni tanto ho provato a comunicare con loro anche in tedesco, an-che se la lingua in cui il programma è strutturato è principalmente l'inglese. Ho visto che la mia tan-dem-partner ha una so-rella più piccola, come me, e questo è stato il primo elemento che ci ha aiutato a socializzare e familiariz-zare. Poi abbiamo sco-perto la nostra passione comune per gli animali e per lo sport e così si è creato un legame ancora più forte. Parlando di scuola, avete notato differenze tra il no-stro ordinamento scola-stico e il loro? Valeria: La scuola in Ger-mania è molto diversa: le giornate scolastiche sono più brevi e ci sono più

pause tra una lezione e l'altra. Anche la divisione in anni scolastici è diversa. Le vacanze poi sono distri-buite in modo omogeneo in tutto l’arco dell’anno scolastico, più numerose in inverno, ma meno lun-ghe in estate. Come si svolgeva la vostra giornata tipo e quali sono state le attività principali? Eleonora: La giornata si di-videva principalmente in attività mattutine e attività pomeridiane. Di mattina, andavamo tutti insieme a scuola o a visitare la città e i luoghi caratteristici, men-tre di pomeriggio ci siamo dedicati ad attività spor-tive e culturali tipiche del posto, ma per noi insolite (tiro con l'arco, pattinag-gio sul ghiaccio...). Anche i professori (italiani e tede-schi) hanno partecipato, facilitando l’integrazione sia con i partner che con gli altri del gruppo. Il week-end invece era libero e or-ganizzato dalle famiglie ospitanti, che hanno pro-grammato iniziative inte-ressanti e divertenti per

farci conoscere le specia-lità culinarie e gli edifici ca-ratteristici, ma anche per offrirci l'occasione di stare con gli altri ragazzi del pro-getto (ad esempio, ci hanno portato in una sala bowling). Ad oggi, siete ancora in contatto con il vostro part-ner e la sua famiglia? Eleonora: Non regolar-mente, ma ogni tanto ci scriviamo. Inoltre, tra poco verranno in Italia, perciò credo che riprenderemo a scriverci più spesso. Per salutarci, potreste de-scrivere la vostra espe-rienza tedesca con tre pa-role? Eleonora: Istruttiva, diver-tente e faticosa. Insomma, sembra proprio un'esperienza da non per-dere. Loro la consigliano a tutti. E voi, che cosa aspet-tate a chiedere di parteci-pare l'anno prossimo? -Filippo Toniolo, 3A-

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Una valigia per 365 giorni

i parla spesso dell'opportunità di fare un'esperienza

all'estero durante il quarto anno di liceo. Molti sono a favore di questa possibilità e la sostengono, altri in-vece la ritengono poco utile. Il dibattito è aperto. Di solito sono i genitori (gli adulti) ad esprimersi sul tema, ma si dedica poco spazio a capire ciò che dav-vero spinge i ragazzi a in-traprendere una simile scelta. Per questo motivo ho de-ciso di intervistare Andrea, Nicolò e Rossella, alcuni ragazzi del terzo anno che hanno in progetto di par-tire l'anno prossimo. Cosa ti ha spinto a decidere di partire? A: Diversi elementi mi hanno spinto a decidere. In primis, fin da quando ne ho sentito parlare, l'idea mi ha sempre attirato. Poi mi sentivo quasi in dovere di partire, visto che mia madre, mia sorella, mia cugina, mio cugino, hanno fatto questa esperienza. Inoltre, l'anno scorso ab-biamo ospitato a casa un ragazzo di Hong Kong e quando partirò la mia fa-miglia ospiterà qualcun al-tro, così avevo già confi-denza con l'idea. N: Mi ha spinto innanzi-tutto l'idea dell'esperienza di vita che farò. Inoltre, an-dando in Australia impa-rerò molto bene l'inglese, o così almeno spero, e questo mi sarà molto utile in futuro. R: Avevo, e ho tuttora, un grandissimo bisogno di cambiamento, soprattutto

dal punto di vista scola-stico, ma anche in gene-rale. Che aspettative hai? Cosa pensi di trovare? A: Mi aspetto di passare un anno difficile, ma anche pieno di belle esperienze che mi facciano crescere e maturare. Spero anche di trovare una famiglia con la quale andrò d'accordo e con cui riuscirò ad instau-rare un rapporto e mante-nerlo anche una volta tor-nato in Italia. Spero lo stesso anche per le nuove amicizie che mi auguro si creeranno laggiù. N: Secondo il programma, durante il soggiorno dovrò cambiare tre famiglie di-

verse, ma spero comun-que che tutte e tre mi vo-gliano bene e che facciano di tutto affinché io mi rie-sca ad ambientare prima possibile. Spero anche di trovare amici con cui avere qualcosa da condividere per un anno intero. R: Spero di trovare una scuola con materie che mi appassionino, una famiglia e degli amici che mi accol-gano. Spero anche di ma-turare e di diventare ca-pace di lasciare le persone senza soffrire troppo. Che cosa pensi di perdere e di trovare partendo? A: Sono sicuro che par-tendo per un anno intero

perderò molte cose che in-vece adesso sono normali per me. Infatti, mentre io mi creerò una vita altrove, la vita qui in Italia conti-nuerà senza di me e quando tornerò potrebbe essere molto diversa per vari aspetti. Di sicuro per la scuola, per esempio. Ma potrei anche semplice-mente essere cambiato io e vedere le cose in modo diverso: magari prima tro-vavo simpatica una per-sona e antipatica un'altra e dopo l'anno all'estero forse sarà il contrario. N: Credo che con la mia partenza perderò una parte del programma sco-lastico, perché è risaputo

che all'estero, quanto-meno al liceo, si studia molto meno che in Italia. Però spero di riuscire a re-cuperare, applicandomi durante l'estate e stu-diando più dei miei com-pagni di classe al rientro. Da un punto di vista so-ciale e relazionale non credo di perdere molto, perché gli amici che ho ora lo sono stati per anni e quindi so che dodici mesi non porranno fine a questi rapporti così stretti. R: Temo di perdere un po' i contatti con le persone in Italia, ma forse è anche una speranza, per cam-biare un po' e prendermi un periodo di riflessione.

Credo di poter trovare un ambiente in cui poter es-sere un po' chi mi pare, vi-sto che nessuno mi cono-scerà e nessuno avrà visto come ero e come sarò. Cosa credi di dover affron-tare al ritorno? A: Al ritorno dovrò riadat-tarmi alla vita di sempre e magari potrei trovarlo dif-ficile. Dovrò anche recupe-rare un anno di scuola e reinserirmi nella mia classe, nella mia famiglia, riprendere i contatti con gli amici… In generale credo che que-st'anno all'estero cam-bierà la mia vita. Credo che vivrò momenti difficili e momenti che mi daranno gioia e credo che dovrò fa-ticare un po' a riambien-tarmi al mio ritorno. N: Al ritorno credo di do-ver affrontare un altro “scombussolamento ini-ziale” come quello che di sicuro avrò appena sarò partito. Dopo undici mesi, sia io che i miei amici e i miei familiari saremo tutti cambiati. Questo scom-bussolamento però credo che sarà più facile da supe-rare rispetto al primo, per-ché gli amici saranno gli stessi di sempre, così come i genitori e anche la lingua da parlare sarà la mia e non una che, per quanto l'abbia studiata sui libri, non sarà mai come me la aspetto. R: Al ritorno penso che do-vrò affrontare qualche dif-ficoltà a scuola, ma since-ramente non mi preoc-cupa affatto. Ciò che temo è che mi mancheranno le persone che incontrerò lì e mi sarà difficile ritornare alle regole dei miei geni-tori e alla vita normale. E voi cosa ne pensate? Par-tireste anche voi se ne aveste la possibilità?

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Estero

-Valeria Nogara, 3A-

Estero

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Going to Scuola in

Inghilterra risaputo: passiamo tantissimi anni sui banchi. Da quando

siamo piccoli, ci impe-gniamo per rispondere agli stimoli e alle richieste della scuola, ma non sempre ci interroghiamo su cosa ci piaccia (e cosa meno) del nostro percorso di studi e perciò non sappiamo bene come viverlo al meglio. Dato che, come è noto, una buona strategia per conoscere qualcosa è guardarla da un'altra pro-spettiva, per capire qual-cosa di più su come fun-zioni il nostro sistema sco-lastico e su come noi stu-denti lo percepiamo ho in-tervistato Eugenio, un amico che si è da poco tra-sferito a Londra ed quindi ha potuto provare en-trambi i modelli scolastici. Da quanto tempo ti sei tra-sferito e per quale motivo? Mi sono trasferito l'estate scorsa. Mio padre lavorava già qui e così ho colto l'oc-casione. Era un'esperienza che volevo assolutamente provare ed è stata impor-tante, perché mi ha aperto la mente. Trasferendomi qui ho capito che la realtà non è sempre semplice come la vediamo: la vita in un altro paese può essere completamente diversa per tanti aspetti. Quali differenze hai tro-vato tra la scuola italiana e la scuola inglese? Frequento il penultimo anno di liceo, perciò cono-sco solo l'ultima parte del percorso scolastico in-glese. Mi sembra che ci sia una grossa differenza nel modo di concepire la scuola.

Mentre in Italia si tratta di un percorso che ti accom-pagna da quando sei pic-colo fino alla maturità, in Inghilterra la scuola ti la possibilità di acquisire certe competenze, ma non ti obbliga a seguire un per-corso prestabilito. Quante competenze rag-giungere, in quali materie e a quale livello, è una scelta dello studente. Tutte le materie sono a scelta libera? In parte. Nella scuola pri-maria ci sono delle mate-

rie obbligatorie da stu-diare ed altre opzionali, ma poi la libertà aumenta gradualmente. Durante il primo biennio delle scuole superiori, per esempio, il piano di studi si crea sce-gliendo alcune materie da un gruppo principale (in-glese, matematica, scienze), più alcuni corsi a scelta in ambito lingui-stico, artistico ed umani-stico. Al termine del pro-gramma, in seguito a un esame di qualifica, si con-segue l'attestato GCSE. Negli altri due anni di liceo solitamente si fanno gli “A Levels” (esami di livello più difficile), con esami di al-meno tre materie. Dopodi-ché si consegnano le pro-prie certificazioni alle uni-versità, che in base ai voti decideranno se ammet-terti o meno.

Quanto tempo dura il liceo in Inghilterra? E quanto tempo si ha a disposizione per completare gli A Le-vels? Qui il liceo dura quattro anni, ma non c'è un vero e proprio parallelismo con gli anni della scuola ita-liana. Non c'è un percorso fisso da seguire, è un po' come con gli esami del PET e del FIRST: puoi decidere tu in che tempi affrontarli, a seconda della tua prepa-razione. Ipoteticamente, uno stu-

dente potrebbe ottenere le certificazioni degli A Le-vels a quattordici anni e quindi potrebbe già an-dare all'università a quin-dici. Ti piace questo modello? Secondo me lascia molta più libertà ed autonomia, in Inghilterra il liceo somi-glia molto di più all'univer-sità italiana e questo se-condo me è un bene. Do-vendo studiare un numero minore di materie e so-prattutto avendole scelte per interesse personale, gli studenti si impegnano di più e non vedono la scuola come un'imposi-zione, ma sono più moti-vati. Anche il modo di fare lezione è diverso. Qui, per esempio, ci sono meno spiegazioni frontali e gli studenti sono coinvolti in maniera attiva. Penso che

ognuno dovrebbe essere libero di imparare nel mo-do che è più consono a lui. Quali sono le differenze che hai notato di più tra la mentalità e la cultura in-glesi e quelle italiane? Secondo me il modo di pensare degli inglesi è molto più chiaro e sche-matico. Si vede anche nel modo in cui è strutturata la loro lingua, che è più li-neare. Quando gli inglesi devono dire qualcosa, vanno dritto al punto. Da una parte, questo mi ha aiutato ad avere le idee chiare anche a scuola. Per esempio, quando dob-biamo scrivere una tesina, i prof ci danno una scaletta da seguire per strutturare il discorso, individuare i punti-chiave e scegliere le parole. Dall'altra parte, però, questo metodo è an-che negativo perché non premia l'originalità e non permette di uscire dagli schemi. La lingua italiana è molto più flessibile e com-plessa, non c'è uno schema preciso e quindi si ha più libertà per espri-mersi. In generale, comunque, Londra è una città multi-culturale, perciò qui di so-lito si trova una mentalità aperta, ad esempio verso gli stranieri. C'è più diver-sità e quindi ci sono infi-nite opportunità. -Lunabruna Bernar, 3G-

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La fisica in gioco

ono le tre del pome-riggio. Dopo quasi sei ore di pullman, sono

finalmente seduto a chissà quanti metri d'altezza, sul Katun del parco diverti-menti di Mirabilandia, pronto a vivere una delle esperienze più ricche di adrenalina della mia vita. Non vedo l'ora. Adoro le emozioni forti, il diverti-mento, le attività all'aria aperta. Altro che la scuola, le visite ai musei, le ore di fisica e matematica, tutte quelle formule inutili da studiare... Ma… un momento! Di fianco a me ci sono i miei compagni di classe e lag-giù, piccoli piccoli, vedo anche i prof. Ma cosa suc-cede? Perché sono qui, vi starete chiedendo? Adesso ve lo spiego. Nei giorni 20 e 21 aprile, la nostra scuola ha organiz-zato per le classi seconde delle sezioni D ed E un

breve ma intenso viaggio a Ravenna e Mirabilandia. In programma per il primo giorno i mosaici delle chiese di San Vitale, Sant'Apollinare Nuova ed in Classe, mentre il se-condo giorno, ingresso a uno dei parchi diverti-menti più famosi d'Italia. Obiettivo di questa inizia-tiva, già proposta in pas-sato, era cercare di asso-ciare alla teoria appresa durante l'anno immagini ed emozioni, per dimo-strare che la scuola (e in questo caso in particolare la fisica) è sicuramente più interessante e utile di quanto uno possa aspet-tarsi. La fisica è uno dei punti fermi del liceo scientifico, ma non solo: anche se spesso ce lo dimenti-chiamo, è presente quasi in ogni ambito della quoti-dianità e nel nostro modo di pensare. Purtroppo, però, si presenta come una materia difficile, com-plessa, così chi non la ama profondamente (giovani o

adulti) può finire per rite-nerla un labirinto tanto complesso, astratto e noioso da abbandonare ogni tentativo di capirla. Il nostro ingresso nel parco è stato proprio un modo per evitare questo rischio. Come ormai si sarà intuito, non aveva come scopo solo quello di farci diver-tire a bordo delle giostre. Il parco è un esempio chiaro di come la matematica e la fisica si possano applicare alla vita. Infatti, dietro la progetta-zione e la realizzazione delle montagne russe c'è una profonda conoscenza delle numerose leggi fisi-che, anche di quelle inse-rite nel nostro programma scolastico. Prima di provare di per-sona, infatti, abbiamo par-tecipato a due laboratori tenuti da giovani neolau-reati, in cui ci è stato spie-gato il funzionamento delle giostre più rinomate, attraverso dialoghi parti-colarmente interattivi,

aperti alla partecipazione di noi ragazzi. E chi si sarebbe mai imma-ginato che la matematica e la fisica potessero essere così divertenti ed emozio-nanti? Insomma, questa uscita di-dattica ci ha fatto capire il vero senso della scuola, ci ha fatto riflettere sull'im-portanza dello studio e ci ha stimolato ad essere meno pigri, a non dimenti-care ciò che ci viene spie-gato, ma anzi ad approfon-dirlo ed applicarlo nella vita. Soprattutto, è riuscita ad associare due espe-rienze che probabilmente nessuno studente avrebbe mai pensato di vivere nello stesso momento: diverti-mento e studio. E adesso... direi che pos-siamo lanciarci. Siete pronti per il Katun??? Al-lora, giù! -Tommaso Zucchetti, 2D-

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Scienza

Scienza

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Per ora tutto uando si inizia a scrivere non viene in mente niente.

Poi, un attimo prima di ras-segnarsi, tutto giunge all’immaginazione. Eppure quel tutto non si è potuto creare così dal nulla per-ché, come diceva un an-tico filosofo, nulla si crea e nulla si distrugge. Esisteva, già era. Ma quando pro-viamo a conoscere il tutto, esso si fa beffa di noi e se ne va indifferente lascian-doci lì, sorpresi, delusi dal rammarico di non aver co-nosciuto tutto, anzi niente! Di fronte alla sfida impos-sibile, però, ci sono per-sone che non si arrendono e che dedicano tutta la vita a cercare di conoscere, di scoprire, di capire. Uno di questi è stato Stephen Wil-liam Hawking. “Ricordatevi di guardare in alto verso le stelle e non in basso verso i vostri piedi” esortava il grande fisico. “Cercate di dare un senso a ciò che vedete e chiedetevi cosa abbia reso possibile l'Universo. Siate curiosi. Per quanto la vita possa sembrare difficile, c'è sem-pre qualcosa che si può fare per avere successo. L'importante è semplice-mente non arrendersi”. E di sicuro, con la sua vita e la sua malattia, è stato lui stesso un esempio con-creto per l'umanità. Tralasciando gli aspetti biografici, però, di Haw-king si può parlare anche attraverso il suo pensiero e la sua teoria più impor-tante: la Teoria del Tutto. La Teoria del tutto è il ten-tativo della fisica teorica di descrivere in un’unica for-mula matematica il com-portamento delle quattro forze fondamentali della

natura, che sono alla base del fun-zionamento dell’universo e della vita e che possiamo osser-vare quotidiana-mente. Una di queste, la forza gravitazionale, in-fluenza vari aspetti della no-stra vita, come per esempio il no-stro peso corpo-reo (forza che la Terra esercita su di noi), o le maree (attrazione gravi-tazionale della Luna sulla Terra), Einstein ha genera-lizzato la legge di gravita-zione di Newton, intuendo che spazio e tempo non sono grandezze fisse, ma variabili influenzate dalla massa e dall'energia. Se immaginiamo un corpo ce-leste come una sfera che si muove su un piano di gomma (lo spazio) provo-cando degli avvallamenti, vediamo che la traiettoria (orbita) percorsa dalla sfera non segue una linea retta, ma una curva cau-sata dalla forza gravitazio-nale. Un’altra interazione che descrive il nostro universo è la forza elettromagne-tica, che causa il magneti-smo terrestre, l'attrito tra due corpi e anche la cor-rente elettrica. Essa può essere attrattiva se le cari-che sono di segno oppo-sto, o repulsiva se sono dello stesso segno. Gli altri due aspetti regola-tori del nostro mondo sono raffigurati con un simbolo che probabil-mente tutti conoscono: quello della radioattività. La forza nucleare debole è colpevole del legame tra gli elettroni e il proprio nu-cleo all’interno di un

atomo e causa il feno-meno della radioattività, provocando appunto la perdita di elettroni da parte di atomi instabili. La forza nucleare forte, infine, è responsabile delle rea-zioni nucleari e del legame che tiene insieme i singoli nuclei atomici. Queste quattro forze han-no intensità molto diffe-renti tra loro e agiscono tra particelle elementari tra loro differenti. Anche le leggi matematiche che le descrivono sono diverse tra loro e sembrerebbero incommensurabili. A dispetto di ogni ostacolo Hawking, con la sua Teoria del Tutto, però, ha tentato di trovare una formula che riuscisse a unificarle. Come lui stesso affermava, “per milioni di anni l'uma-nità ha vissuto come gli animali. Poi è successo qualcosa che ha scatenato il potere della nostra im-maginazione. Abbiamo im-parato a parlare e ad ascoltare. La parola ci ha permesso di comunicare le idee permettendo all'es-sere umano di lavorare in-sieme per costruire l'im-possibile”. Non è stato il primo. Già Einstein, con le Teorie della Relatività Ristretta e poi Generale, aveva pro-vato a trovare una formula

unica per conciliare i di-versi aspetti. Purtroppo, ancora oggi non si è arri-vati alla soluzione. Ma tu, caro lettore non intristirti, non perderti d’animo, la-sciati coccolare dalla cu-riosità di una così grande immensità. Consentiti una riflessione che forse non ti permetterà forse di giun-gere alla tanto attesa equazione, ma che co-munque ti farà sollevare lo sguardo dalle tue scarpe. In entrambi casi sarai con-siderato un pazzo o un ge-nio, ma non dimenticarti mai che, come diceva Ha-wking, “una delle regole fondamentali dell’universo è che nulla è perfetto. La perfezione semplicemente non esiste… Senza imper-fezione, né tu né io esiste-remmo” -Guido Regina, 3D-

Q

Scienza

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The Andrè quando gli

opposti concordano

ià, proprio così: chi si sarebbe mai aspettato un ri-

torno del celebre compo-sitore? Ma soprattutto, chi si sarebbe mai aspettato un crossover tra due ge-neri così opposti come la musica trap e la ballata cantautorale? Io, rocket-taro incallito, sicuramente no. E invece, a quanto pare, tutto è possibile. Di re-cente un anonimo che si fa chiamare Gab Loter ha tentato l'impresa su Fa-cebook e successivamente su Youtube, creando il for-mat The André canta la trap, in cui riarrangia can-zoni di noti autori trap, come per esempio Sfera Ebbasta, in stile ballata po-polare. La strumentale prevede spesso arpeggi di

chitarra che conferiscono un tono aulico ai testi e c'è una somiglianza impres-sionante tra il timbro di De André e quello di Loter. Il risultato è quantomeno bizzarro e la voce si è sparsa anche nel nostro li-ceo. “Oh fra', ti devi ascoltare 'sto tizio”, mi ha detto un compagno di scuola. Devo ammettere che all'inizio ero un po' scettico. Invece, l'autore è riuscito a stu-pirmi. L'impiego di un tono tanto solenne e di un timbro così particolare per pronun-ciare frasi del calibro di Sono una rockstar, a ucci-dermi non sarà una str***a suscita ilarità nell'ascoltatore, soprat-tutto se quest'ultimo im-magina che a cantarla sia De André (l'originale). In realtà, se si va oltre il primo impatto, ci si ac-corge che l'operazione è più interessante di una semplice presa in giro. Un aspetto positivo è che ha

favorito l'incontro tra due generi molto diversi tra loro per tematiche, stile ed estetica. Insomma, un vero e proprio mix di op-posti, che può piacere o meno, ma da cui è scatu-rito un significato nuovo, ironico e originale. D'altra parte, la musica do-vrebbe sempre creare oc-casioni di incontro e a que-sto proposito, il nostro li-ceo, con tutte le sue inizia-tive musicali (coro, con-certo di primavera, musica d'insieme), non è da meno. Inoltre, il 3 marzo la spinta è arrivata dagli stu-denti stessi: durante la co-gestione, a scuola si è te-nuta una jam session a cui hanno partecipato diversi ragazzi armati di strumenti e tanta passione per la mu-sica, preoccupati soltanto di passare insieme due ore di divertimento e stare bene tra loro, senza l'os-sessione di dover portare a termine un'esibizione per-fetta. Questa può sem-brare una banalità, ma non

lo è affatto. Al contrario, dovrebbe essere la base da cui far nascere nuove esperienze. E allora perché non formare una band (o anche più di una) di stu-denti del liceo Donatelli Pascal, e perché non esi-birsi a fine anno in un unico grande concerto? -Matteo Oppici, 3E-

G

Cultura

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Un’artista al confine

tra due mondi

Dal 1 febbraio a giugno, Al MUDEC di Milano è alle-stita una mostra sulla pit-trice messicana Frida Khalo. Di lei si sente spesso parlare, ma chi è vera-mente? E perché è così im-portante? Frida Khalo, all'anagrafe Magdalena Carmen Frida Khalo y Calderòn, nacque a Coyoacàn, una delega-zione di Città del Messico, il 6 luglio 1907. Iniziò a di-pingere a diciotto anni, in seguito a un grave inci-dente che la costrinse a su-bire più di trenta inter-venti chirurgici e la tenne inchiodata al letto di casa per diversi anni. Lei fece appendere uno specchio al soffitto, sopra il suo letto, e cominciò a dipingere una serie di autoritratti, mo-strando al mondo il suo corpo ferito e ricucito e la sua anima indipendente e rivoluzionaria, sempre in lotta con le convenzioni sociali dell'epoca. Fin da giovane, Frida inter-pretò il proprio ruolo in maniera anticonformista: un'artista donna che si au-torappresentava (spesso nuda e con le cicatrici ben in vista) era infatti estre-mamente scandalosa. A quel tempo, infatti, le donne potevano essere ammesse nell'arte sol-tanto come modelle dal corpo perfetto, come muse ispiratrici di pittori uomini, o come pittrici di seconda scelta, che dove-vano però limitarsi a ri-trarre paesaggi, nature morte e soggetti di ge-nere.

Frida oltrepassò i confini delle convenzioni anche nell'estetica del proprio corpo. Spesso, esagerava i propri “difetti”. Non a caso, è conosciuta a livello mondiale per la rappre-sentazione delle sue so-pracciglia folte, brutte, di-sdicevoli su una donna, che per l'artista costitui-vano invece un modo per ribellarsi ai canoni di bel-lezza femminile imposti dagli uomini. Si può dire che Frida fa-cesse dell'essere donna un

arte e dell'arte un modo per esprimere libera-mente la propria identità di essere umano, met-tendo a nudo e trasfigu-rando anche gli aspetti più crudi e intimi di sé. Nonostante questa vo-lontà di rifiuto delle con-venzioni sociali, Frida Ka-hlo rimase sempre legata alle proprie origini. In molti dipinti ritroviamo la cultura messicana, che la pittrice stilizza e innalza, assegnando un nuovo va-

lore simbolico agli ele-menti tradizionali e natu-rali ritratti, soprattutto in contrapposizione alla cul-tura degli Stati Uniti (dove l'artista visse per molti anni). Il confronto-scontro emerge molto chiara-mente in un quadro della mostra: “Autoritratto al confine tra Messico e USA”. A sinistra è rappre-sentato il Messico, mentre a destra gli USA, dominati dai toni scarni e grigi del mondo industriale ed in-

quinato. Frida si trova al centro, letteralmente al confine tra le due realtà. In mano tiene la bandiera messicana, a rappresen-tare la propria identità cul-turale, ma anche la nostal-gia della patria lontana e a rimarcare la propria condi-zione di esule, legata ad entrambi i luoghi, ma allo stesso modo distante da entrambi. -Lunabruna Bernar, 3G-

Cultura

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Lo sguardo degli altri

Quante persone ci capita di incontrare nell’arco di una giornata? Alcune ci piacciono di più, altre di meno. Ma ci siamo mai chiesti in base a cosa le giudichiamo? E, soprat-tutto, come appariamo noi ai loro occhi? Talvolta la loro opinione su di noi ci imbarazza perfino. Di questo tema si era già occupato Platone più di duemila anni fa nel Simpo-sio. Tra i personaggi presenti al

banchetto, Socrate prende la parola subito dopo il ce-lebre poeta Agatone e per introdurre il proprio di-scorso, accenna una rifles-sione sul tema del ridicolo, che risulta estremamente attuale ancora oggi. Socrate dichiara di non es-sere in grado di eguagliare la bellezza formale dell'in-tervento precedente e af-ferma di temere che gli al-tri ridano di lui. La mossa rientra di certo nella stra-tegia dell'ironia socratica, che si nasconde nel pro-prio contrario e mette in dubbio ciò che l’interlocu-tore credeva normale per

fargli capire l'inadegua-tezza del suo punto di vi-sta. Ma non si limita a que-sto. Che valore ha, in generale, la consapevolezza dello sguardo degli altri su di sé? Perché Socrate temeva di essere ridicolo? Come, al giorno d’oggi, possiamo interpretare la situazione e renderla utile per vivere nella nostra società? Se qualcuno corresse in mutande per la scuola o leggesse un libro al rove-scio, sarebbe considerato strano, diverso dal nor-male. Ma se invece tutti leggessero i libri al contra-

rio, sarebbero ancora ridi-coli? Oppure l'attribuzione che ognuno di noi (e ogni so-cietà) dà al valore di nor-malità è ciò che determina il limite dell'accettabile? Tutti ci siamo trovati al-meno una volta nella vita a fare i conti con situazioni in cui, come Socrate, era-vamo sotto esame e, ognuno a modo suo, ab-biamo cercato un modo per uscirne. Per esempio, rendersi an-cora più ridicoli esaspe-rando i propri difetti con auto-ironia, può essere un

metodo per passare da vit-time della presa in giro al-trui a conduttori del gioco. In questi casi si tratta di muoversi abilmente su un filo sottilissimo con un equilibrio precario. Noi adolescenti, in partico-lar modo, cerchiamo di es-sere accettati ed accolti dalla parte dei "normali" e perciò vogliamo adeguarci il più possibile ai criteri standard e finiamo per es-sere i primi a condannare l'"anormalità", anche se spesso, dentro di noi ci sentiamo proprio così. È molto più facile infatti es-sere parte di un sistema in cui ci sentiamo considerati adeguati, piuttosto che avere il coraggio di esporci per ciò che siamo davvero. E qui torna utile la filosofia con le sue domande. Cosa per noi è nor-male/anormale? L’anormalità rappresenta spesso la minoranza, ed essa viene sempre con-dannata e presa di mira, ma, se seguiamo la via so-cratica e applichiamo un po' di ironia, riusciremo a rovesciare il nostro punto di vista e ad evitare di avere pregiudizi. Ognuno dovrebbe essere libero di scegliere come essere e come apparire, senza troppi condiziona-menti. Dovremmo seguire ciò che sentiamo davvero adatto alla nostra natura, essere noi stessi fino in fondo. Se tutti seguissero questa linea di pensiero, nessuno sarebbe conside-rato strano o "diverso" e tutti ci sentiremmo liberi e accettati. -Matteo Tempera, 3A-

Cultura

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La Catena 7 luglio 2013, pomeriggio.

o lo smartphone nuovo tra le mani. I miei me l'ave-

vano promesso per il dodi-cesimo compleanno e fi-nalmente oggi si sono de-cisi a comprarmelo. Sto giocando a Fruit Ninja. C'è qualcosa che mi appas-siona nel tagliare la frutta con una catana. Adoro an-che l'idea che da oggi po-trò essere costantemente in contatto con i miei amici. Poche ore fa ho in-stallato WhatsApp, anche se devo dire che alcuni messaggi che mi arrivano proprio non li capisco. Per esempio, quello di sta-mattina: “Ti ama e non lo sai. Ti ama e non te l'ha detto mai. Invia questo messaggio a tutti i tuoi contatti entro dieci minuti oppure non troverai mai il vero amore. Una volta una ragazza ha ignorato que-sto messaggio e ha vissuto una vita triste, odiata da tutti. Veloce!!!” Lì per lì ero confusa, così ho chiesto a Carla, la mia compagna di banco, e lei mi ha rassicurato: “Tran-quilla, è soltanto una ca-tena. Le persone supersti-ziose le inviano agli altri pensando che quello che c'è scritto possa succedere davvero. Che stupidi, vero?” E già. Che stupidi. Inutile preoccuparmi per una sciocchezza del genere. Molto meglio Fruit Ninja. Sono venti minuti che gioco e mi sento serena. Ore 16.32. Mi arriva una notifica WhatsApp. È Carla. Apro il messaggio. “Urgente. Entro stasera succederà una cosa bella ma solo se invii questo

messaggio a 20 persone!! Se non lo fai, tra cinque anni succederà qualcosa di bruttissimo!!!” Menomale che non era superstiziosa, lei. Comunque io non lo sono, quindi non ho inten-zione di inviare questa stu-pida catena a venti per-sone. E neanche quella di stamattina. Tanto lo sanno tutti: mica si avvera dav-vero! 5 anni dopo. 7 luglio 2018, tardo pomeriggio. Sono anni che aspetto questo momento e final-mente è arrivato. Sono in fila fin da stamattina pre-sto per entrare al concerto di Eminem, il rapper più fa-moso del mondo e soprat-tutto il mio cantante pre-ferito. Voglio assicurarmi di essere il più vicino pos-sibile al palco per vederlo bene. Carla, che è rimasta mia amica dalle medie, è stata così gentile da accompa-gnarmi, anche se a lei non piace particolarmente la musica di Eminem. Preferi-sce il country. Facciamo la fila, entriamo, prendiamo posto proprio sotto il palco.

Ecco. Ci siamo. Forse sta per iniziare. Le luci si spen-gono, tutti urlano per l'ec-citazione, il cuore mi batte a mille. Eminem esce da dietro le quinte. Inaspettatamente, tutte le luci si riaccendono e lui si avvicina al pubblico. Si siede sull'orlo del palco-scenico, ci chiede di fare silenzio, il volto serio. “Ho scoperto una nuova passione”, annuncia. “E voglio che siate i primi a saperlo”. Tutti noi tratteniamo il fiato mentre aspettiamo che continui. “Come sapete, il rap è il mio mondo. Però, il mio universo è un altro. Ho de-ciso di dare una svolta alla mia carriera e ...diventare un cantante country”. Si alza, abbandona il palco per qualche minuto, poi torna con chitarra folk, cappello e stivali da cow-boy. Il pubblico lo acclama. Carla piange per la felicità. Io perdo conoscenza per lo shock.

7 luglio 2088 Ho ottantasette anni. Tutti mi odiano e ho vissuto una vita triste. Passo le gior-nate a giocare a Fruit Ni-nja, ma dopo tutto questo tempo non provo più la stessa soddisfazione di una volta. Carla si è in qualche modo sposata con Eminem. Ho disinstallato WatsApp. -Lunabruna Bernar, 3G-

H

Narrativa

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Polly lcune sere mi chiedo se io abbia realmente qualche

amico, qualcuno con cui abbia condiviso delle espe-rienze, qualche gioia o do-lore che abbiano segnato la mia esistenza: passano i secondi, i minuti, le ore, conto e riconto, annoto i nomi su carta, ma sono sempre quei quattro e non hanno intenzione di au-mentare. Tuttavia sono molto legato a loro, in par-ticolar modo a una ra-gazza. Il suo nome è Solitu-dine. Lei viene a trovarmi spesso nella mia came-retta, soprattutto al sa-bato pomeriggio. È solita portare con sé altre due amiche, Ansia e Rabbia, ma preferisce passare la serata solo con me e Polly, la mia chitarra classica. Dopo qualche bicchiere dia raccontarmi di quanti

amici vada a visitare du-rante la settimana, di quante amicizie abbia in-terrotto e di quanto amore invece provi nei miei con-fronti. Polly è invidiosa: invita le mie dita a prendere un plettro e a coccolarla. Così Solitudine, avendo manie di protagonismo, si auto-proclama Musa, mi rac-conta delle sue avventure e io prendo nota di ogni partitura, di ogni arpeggio, di ogni singola nota che fuoriesce dal suo sguardo così seducente. La Dea della Musica è soddisfatta, mentre Polly adora quando la accarezzo, scor-rendo la mia mano da un tasto all'altro, e quando la pettino, muovendo le chiavi per ottenere un suono più cupo e triste, proprio come piace a lei. E io? Beh, io sento qualcosa venire dal mio stomaco, qualcosa che raccorda i

consigli di Soli-tudine e le melodie di Polly: parole, semplici pa-role che ac-quistano un che di magico. -Matteo Oppici, 3E-

A

Narrativa

Poeti intrecciati Cancellate nello schema i nomi dei poeti sotto elencati: essi possono essere scritti da sinistra a destra o dall’alto in basso, o

viceversa, e tanto in orizzontale o verticale quanto in diagonale. Le lettere restanti daranno il nome di un altro poeta.

B B O C C A C C I O

O O G O S S A T I A

D I I I A E T N A D

O Z E D B E I U D U

M N O E R R L S H R

I U P A E A A A I E

S N G M I B P N K N

A N E L A T N O M R

U A A C R A R T E P

Q D E E R O G A T L

BOCCACCIO D'ANNUNZIO

DANTE GIBRAN HIKMET

LEOPARDI MERINI

MONTALE NERUDA

PETRARCA POE

QUASIMODO SABA

TAGORE TASSO

UNGARETTI

-Alessandro Pinna, 3D-

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Parole crittografate A numero uguale corrisponde lettra uguale

Filosofia in… cocci

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Enigmistica

Unendo a tre a tre tutti I gruppi di lettere, ricostruite nove frasi e scrivetele nelle righe in cui i puntini corrispondono

alle varie parole. Le lettere sui puntini ingrossati daranno il nome di tre filosofi.

ADELPRIN, AFISICA, CIPIO, DOSOVRAS, DUCUN, EEARIS, EETI, EMFATA, ENSIBILE, ENZA, FEDON, FILOSOF, IALISTA,

ILMON, LAVIR, LUOM, MEO, ODELLAMET, OELAS, OMATER, PLATON, RICERC, STUDI, TOTELE, TUESCI,

TVOLENT, UAANIMA.

-Alessandro Pinna, 3D-

-Alessandro Pinna, 3D-

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Cruciverba musicale Le parole orizzontali sono il completamento dei titoli di alcune canzoni. A schema risolto, la 30 orizzontale dirà come sono le sciagure

disastrose, ma anche i lavori estenuanti.

ORIZZONTALI 1. A sky full of … (Coldplay) 5. Notte prima degli … (A. Venditti) 9. … te e il mare (L. Pausini) 10. L’isola del … (C. D’Avena) 13. Ho visto un …! (E. Jannacci) 14. La canzone di … (F. De André) 15. Il … più grande (T. Ferro) 16. Vietato … (E. Meta) 17. Sei un … (883) 19. … (R. Zero) 20. …califragilistichespiralidoso (M. Poppins) 21. … (N. Ferrer) 22. 24 … (Mostro) 23. Notte di note, … di notte (C. Baglioni) 24. Diritti e … (Jovanotti) 25. Vacanze … (Matia Bazar) 27. … (Spliff) 29. … sempre una canzone (Ligabue) 30. ??? 31. I believe I … fly (R. Kelly) 32. Cosa … (Pupo) 33. …, meraviglioso amico (Zucchero)

VERTICALI 1. Prefisso che esprime valore superlativo 2. Il numero dei Re Magi 3. Iniziali di Albanese 4. Vi nacque Aristotele 5. Minuto, gracile 6. Voi siete, essi … 7. Altari per sacrifici 8. Donne che hanno partorito più volte 11. Cittadini romani esclusi dalle tribù 12. Sensazioni avvertite dal gusto 14. Comune in provincia di Lecco 15. Richiesta avanzata da un’autorità giudiziaria 16. Ha poteri magici 17. Pro …, tra le orazioni di Cicerone del 63 a.C. 18. La madre di Achille 19. Canale che separa Francia e Inghilterra 20. Dolce francese con un impasto simile al babà 22. Il Kingsley attaccante del Bayern Monaco 24. Io …, tu donasti 25. La città caput mundi 26. Non più 28. Basal Metabolic Rate 29. Cavaliere (abbreviaz.) 31. Monsters

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-Alessandro Pinna, 3D-

Enigmistica

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Linotipia

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Definizioni

1. Compongono la Divina Commedia 2. Acido nucleico 3. Nemici della Reconquista spagnola 4. “allievo” di Virgilio 5. Minacciarono Don Abbondio 6. Si accorse di un nuovo continente 7. Sezione conica 8. Catari 9. Carattere non dominante 10. Avviene nella direzione del raggio 11. Ospitò Renzo 12. Lo era l’”Exsurge Domini” 13. Scoprì il valore della costante gravitazionale 14. Inversione di termini 15. Adenosintrifosfato 16. Combatterono la guerra di Troia 17. Ci voleva tornare Ulisse 18. Abito femminile greco 19. Caratteristiche esterne di un organismo 20. Ci credeva Platone 21. Lo sono le anime nel Paradiso 22. Grado di conoscenza platonica 23. Nativo della Giudea 24. Il suo latino è considerato semplice

-Niccolò Cabras, 3H-

Enigmistica


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