+ All Categories
Home > Documents > El Phe.doc

El Phe.doc

Date post: 12-Aug-2015
Category:
Upload: sterlina
View: 65 times
Download: 4 times
Share this document with a friend
Description:
phe
24
Riempi l’Oscurità con il Miracolo del Cuore. Poi Incidi l’Uno dall’Alto verso il Basso e capirai l’Opera del Principio tramite la Parola di Dio. Cavalca l’Uno dal Basso verso l’Alto e comprenderai l’Opera del Carro, come è scritto: “Annunciate le lettere a ritroso ed allora noi sapremo che voi siete Dei”. (Isaia 41:23)
Transcript
Page 1: El Phe.doc

Riempi l’Oscurità

con il Miracolo

del Cuore. Poi

Incidi l’Uno

dall’Alto verso il Basso e capirai l’Opera del Principio

tramite la Parola di Dio.

Cavalca l’Uno

dal Basso verso l’Alto e comprenderai l’Opera del Carro, come è scritto:

“Annunciate le lettere a ritroso ed allora noi sapremo che voi siete Dei”. (Isaia 41:23)

Page 2: El Phe.doc

“El Phe”

“Il Dio della Bocca”

commento

Ho un rapporto del tutto particolare con questa poesia, ciò è dovuto al

fatto che è nata da un’esperienza meditativa con il racconto della

quale voglio iniziare questo commento.

Dopo circa dieci minuti che ripetevo il mantra mi ritrovai in un

diverso stato di coscienza, ero in un luogo molto elevato, l’aria era

rarefatta, il sole illuminava quello scenario con tantissima luce; di

colpo mi resi conto di essere dentro ad un tempio, forse era

semidistrutto, quello che è certo è che mancava parte del tetto e per

questo motivo penetrava tantissima luce. Attorno a me c’erano delle

colonne in stile classico di marmo bianco, il pavimento era anch’esso

in marmo fatto da grosse lastre quadrate. Spostando la testa da destra

verso sinistra scorsi un orcio in terracotta, era alto circa sessanta

centimetri, ignoravo cosa contenesse ma al suo esterno erano incise

delle lettere in stampatello, la scritta era grande e chiara: “APHEL”.

Dopo questa visione di colpo tutto svanì e mi ritrovai al punto di

partenza, nel mio studio. Meravigliato da quello che avevo visto corsi

subito a sfogliare il vocabolario di ebraico per cercare di capire cosa

volesse dire quella parola, incredibilmente esisteva, aveva un senso

compiuto che in italiano può essere tradotto come “OSCURITA’”, Ciò

Page 3: El Phe.doc

non aiutava molto la comprensione di quella visione, che rimaneva

avvolta nel mistero proprio come recitava quella parola: oscurità,

cercai di permutare le lettere di quel termine (Alef-Phe-Lamed) e vidi

subito che si formavano altri significati, due di essi mi colpirono in

particolar modo: “ALEF” (Alef-Lamed-Phe) e “PHELE” (Phe-

Lamed-Alef). L’Alef è la prima lettera dell’alfabeto ebraico, mentre

Phele significa “miracolo”. Tutto rimase abbastanza incomprensibile e

cadde nel dimenticatoio per parecchi mesi, fino a quando un giorno,

rileggendo il resoconto di quell’esperienza, venni come folgorato e di

colpo capii il messaggio di quella visione, mi invitava semplicemente,

a mio modo di vedere, a comprendere meglio il significato della

lettera Alef.

Secondo i cabalisti di ogni tempo e luogo le lettere dell’alef-beit sono

i mattoni con i quali Dio ha creato l’universo, sono i ventidue

archetipi che costituiscono la realtà; inoltre secondo questa tradizione,

la creazione è stata compiuta grazie alla “Parola di Dio” che pronuncia

la sacre lettere dell’alfabeto ebraico.

Esiste un fondamentale principio cabalistico che spiega come ogni

cosa si sviluppi secondo il proprio principio. Se così, secondo il mio

parere, nella prima lettera dell’Alef-Beit (Alef) esiste un codice cifrato

che spiega come Dio abbia creato il mondo attraverso la sua parola e

come, sempre attraverso la parola, sia possibile ritornare a Dio.

Questo è confermato dal fatto che la “prima” lettera dell’alfabeto

ebraico, l’ Alef (Alef-Lamed-Phe), può essere letta come EL PHE

(Alef-Lamed Phe), che tradotto in italiano potrebbe suonare come: “Il

Dio della Bocca”, frase che avvalora il fatto che, come conferma la

tradizione cabalistica, la creazione è avvenuta tramite la parola di Dio

e che la parola possiede un posto di rilievo nell’esperienza mistica,

Page 4: El Phe.doc

grazie alla quale l’uomo si eleva a Dio; ecco spiegato il titolo di

questa poesia.

L’“Oscurità” che dovevo penetrare era quella del mistero inscritto

nella creazione che può essere svelato comprendendo il “Miracolo”

che è in grado di compiere la prima lettera dell’Alef-Beit: l’Alef.

La poesia “El Phe”, come si può constatare, è tripartita, per ogni parte

sono contemplati un diverso aspetto ed una diversa permutazione della

lettera Alef (Alef-Lamed-Phe).

La prima strofa indica come scardinare “l’oscurità” (Afhel: Alef-

Phe-Lamed) che avvolge le nostre vite, svelando il mistero che

consente di valicare l’apparente insensatezza della realtà fenomenica

riuscendo così a riorganizzare il tutto da un’altra prospettiva: quella

cabalistica.

La seconda parte spiega come nell’aspetto grafico del riempimento

della lettera Alef, ovvero Alef, Lamed e Phe, sia rappresentata

graficamente nientemeno che la Genesi del mondo tramite la “Parola

di Dio”, questa fase è quella che viene chiamata dai cabalisti con il

nome di Ma’ase Bereshit: l’Opera del Principio.

La terza fase descrive con la parola “Phele”, miracolo, come sia

possibile per l’essere umano percorrere a ritroso l’opera della

creazione salendo sul “Cocchio Celeste”, la famosa Merkavà, per

ritornare a congiungersi con il nostro Sé superiore.

Prima parte (sottomissione)

Page 5: El Phe.doc

Vorrei far notare che in questa prima strofa compaiono quattro parole

che iniziano con la lettera maiuscola, tre di queste sono espresse nel

termine Afel (oscurità) se lo si considera come acrostico:

Alef: afel, Oscurità. Phe: phele, Miracolo. Lamed: lev, Cuore.

La quarta parola maiuscola è quella con cui inizia la poesia: “Riempi”,

ciò sta ad indicare la parola Alef scritta per esteso (Alef-Lamed-Phe)

ma con le ultime due lettere che si scambiano di posto, per andare a

formare il termine “Oscurità”.

(Afel, Oscurità) Come ho accennato brevemente l’“oscurità” che

qui viene menzionata è quella che ci impedisce di comprendere il

senso della vita ed induce da sempre gli uomini a porsi domande

fondamentali come: il perché dell’esistenza, della vita e della morte.

È vero, la scienza ha risolto molti quesiti, ma resta comunque uno

strumento limitato poiché considera un solo piano dell’esistenza,

quello della realtà fisica, auto imprigionandosi così in un angusto

angolo, quello delle sole facoltà razionali. In realtà secondo il mio

parere la presunta oggettività della scienza non esiste, per il semplice

fatto che è sempre l’uomo che, con i suoi sensi, filtra le informazioni

che riceve dalle sue esperienze e dai suoi strumenti. Vorrei

puntualizzare questo concetto con una storia che può far sorridere ma,

in realtà cela un profondo insegnamento e dovrebbe indurre a riflettere

i sostenitori della “incontrovertibile” oggettività della scienza.

C’era una volta uno scienziato che dopo lunghi mesi di addestramenti

era riuscito a far sì che un ragno, dietro un suo ordine verbale,

spiccasse dei salti verso l’alto. Lo studioso si era posto l’obiettivo di

dimostrare quanto riuscisse a saltare un ragno con otto zampe,

successivamente avrebbe tolto una alla volta le zampe al povero

Page 6: El Phe.doc

aracnide per constatare quanto potesse saltare con un minor numero

di arti, ecco il resoconto dell’esperimento:

- il ragno con otto zampe riceve l’ordine di saltare, risultato: 20 cm

- si procede all’estirpazione di una gamba del ragno, dopodiché

viene impartito l’ordine: “salta”, il ragno con sette zampe riesce

ad arrivare all’altezza di 18 cm.

L’esperimento continua, al ragno vengono levate via via le zampe

dopo ogni prova, naturalmente salta sempre meno in alto, finche non

rimane con una sola zampa, l’esperimento continua:

- “salta….salta!”, l’animale morente spicca un altro salto con le

ultime forze rimaste. Lo scienziato appunta il risultato ottenuto: un

centimetro.

- Il ragno è rimasto senza zampe, ma l’esperimento continua:

“salta….salta!….salta!!…”, niente da fare, non si muove più, lo

scienziato appunta l’esito finale del suo esperimento:

“Dopo essere stato privato di tutte le sue zampe il ragno è diventato

sordo”.

Non c’è niente di oggettivo, tutto dipende dal punto di vista da cui si

guardano le cose, l’essere umano è limitato, da ciò deriva che anche il

suo punto di vista risulta tale. E’ anche questa una parte dell’Oscurità

di cui parlavo prima, la scienza è importantissima ma, non può

sopperire a tutte le domande che l’uomo si pone.

La lettera Phe è l’iniziale della parola ebraica “phele” il cui

significato è “miracolo”, con questo termine voglio alludere ad un

altro modo di rapportarsi alla ricerca della verità: lo studio della

Page 7: El Phe.doc

sapienza cabalistica capace di dare una visione diversa del mondo che

non può che lasciare stupiti, ammirati, come avviene quando ci

troviamo di fronte ad un vero e proprio miracolo. Attenzione, il modo

che la Cabalà ha di approcciare la realtà non è in antitesi con la

scienza, anzi risulta spesso complementare.

il miracolo che la Cabalà compie con le sue tecniche, come la

permutazione e la ghematria, risulta del tutto evidente quando è

applicato alle sacre scritture la cui maggiore espressione è la Torà, il

Cuore della sapienza cabalistica, la prima e l’ultima lettera della Torà

infatti formano la parola “Lev” scritta al contrario, che in ebraico

significa Cuore. Bisogna saper leggere la Torà al contrario se

vogliamo carpirne i segreti più sublimi, questo è proprio il lavoro del

cabalista, cercare di “Riempire” con il “Miracolo” del “Cuore”

l’“Oscurità” che lo circonda traendone il massimo della luce, della

conoscenza aumentando così la propria consapevolezza e quella altrui.

Seconda parte (separazione)

“Incidi l’Uno”, questa è l’esortazione fatta al lettore all’inizio

della seconda strofa. Viene richiesto di “Incidere” per esteso la prima

lettera dell’alfabeto, il cui valore numerico è pari a “Uno”, al fine di

ottenere tre lettere che compongono il nome Alef: Alef, Lamed e Phe.

Il “Sefer Yetzirà”, che viene fatto risalire addirittura ad Abramo

afferma: “Quando Abramo contemplò, egli osservò, vide, investigò e

comprese. Egli Incise, separò e combinò. Ed egli riuscì nel suo

intento ed il signore Onnipotente, benedetto egli sia, si rivelò a lui.”

Page 8: El Phe.doc

Secondo molti cabalisti il processo di “Incisione” che compare in

questa frase è riferito al fatto che Abramo permutava le lettere

dell’Alef-Beit per comprendere la natura intima delle cose; io mi

voglio spingere ancora oltre e quando chiedo di incidere non intendo

solamente permutare le lettere scambiandole di posto ma, scomporle

in altre lettere secondo un comune principio cabalistico che si ritrova

in diverse tradizioni, sia orali che scritte, ecco alcuni esempi:

La lettera Alef può essere “Incisa” e scomposta in due Yud ed una

Vav:

La lettera Lamed può essere scomposta in una Vav ed una Chaf:

La Chaf a sua volta è divisibile in due Yud, questa ulteriore

scomposizione è avvalorata anche dal fatto che la Chaf vale venti, e la

somma di due Yud, dieci più dieci, equivale anch’essa a venti:

Page 9: El Phe.doc

La lettera Chaf formata da due Yud

La lettera Phe è scomponibile in una Chaf con una Yud al suo interno:

Se adesso conteggiamo le lettere così scomposte notiamo che: L’Alef

vale 26, ovvero la somma di due Yud (10+10) e una Vav (6). La

Lamed acquista lo stesso valore dell’Alef: 26, ovvero una Chaf (20) e

una Vav (6). La Phe vale 30, una Chaf (20) più una Yud (10).

Tutto questo sarà di fondamentale importanza per la dimostrazione

che intendo fare: Nel riempimento della lettera Alef è inscritto

simbolicamente il processo con cui Dio ha creato il mondo.

Nessuno pensi che la mia sia la pretesa di un megalomane, anzi,

intendo solo dimostrare il valore della più accreditata teoria

Cabalistica di uno dei più grandi santi mai esistiti: Rabbi Ytzhak

Page 10: El Phe.doc

Luria. Ecco come lui stesso descrive gli eventi che portarono alla

creazione del mondo:

“Sappiate, che prima che le emanazioni fossero emanate e le creature

create

La semplice luce superiore colmava l’ esistenza intera.

E non esisteva alcuno spazio libero, qualcosa che potesse

assomigliare a un’ atmosfera vuota, a un buco o a una fossa

Ma tutto era occupato da una luce semplice e illimitata.

E non esisteva una parte che potesse dirsi testa o coda

Ma tutto era semplice, soave luce, armonicamente e uniformemente

distribuita

E questa era chiamata la Luce Infinita(or ein sof).

E quando grazie alla Sua semplice volontà apparve il desiderio di

creare il mondo e di emanare le emanazioni

Di portare alla luce la perfezione delle Sue opere e i Suoi nomi e i

Suoi appellativi,

Il quale fu la causa della creazione dei mondi

Egli allora si contrasse nel mezzo

Esattamente nel centro

Egli restrinse la luce (tzimtzum).

E la luce si allontanò verso i lati intorno al punto centrale.

E lì rimase uno spazio vuoto, un’ assenza

Che circondava il punto centrale.

E la restrizione era stata uniforme

Intorno al punto centrale,

In modo tale che lo spazio

Si trovava in equilibrio circolare intorno a questo.

Lì, dopo la restrizione,

Avendo formato un’ assenza e uno spazio,

Page 11: El Phe.doc

Esattamente nel centro della Luce Infinita

Si formò un luogo

In cui ciò che era stato emanato e creato potesse risièdere.

Quindi dalla Luce Infinita discese una linea singola(Quav)

Calata dentro quello spazio,

E attraverso questa linea Egli emanò, formò,

Creò tutti i mondi.

Prima che questi quattro mondi apparissero

C’ era un infinito, un nome, in meravigliosa unità occulta,

Tale che anche per il più vicino degli angeli

Era impossibile comprendere l’ infinito,

Dal momento che non esiste mente che possa percepirlo

Perché Egli non ha luogo, né limite, né nome.”

Riassumendo, secondo la Cabalà, il mondo è stato creato grazie ad

una “restrizione” (tzimtzum) che Dio ha operato sulla “luce infinita”

(or ein sof), in questo modo si è creato uno “spazio vuoto” nel quale è

scesa una “linea di luce” (quav) che ha dato origine alla creazione.

Secondo i cabalisti questo processo è espresso nella lettera Alef,

infatti essa è composta da una Yud superiore dalla quale parte una

linea (quav), che arriva alla Yud inferiore: questo vuole indicare che la

luce tramite la Vav interposta tra le due Yud passa dal datore, Dio

stesso, al ricettore, il punto all’interno dello spazio che si è creato

grazie alla restrizione della luce infinita. Le due Yud della Alef sono

viste anche come le “acque superiori” (Yud superiore) e le “acque

inferiori” (Yud inferiore):

Page 12: El Phe.doc

Secondo il mio punto di vista il processo or ora descritto viene

espresso con maggior dovizia di dettagli se consideriamo l’aspetto

grafico delle prime due lettere che compongono l’Alef: Alef e Lamed.

Nel passaggio dalla Alef alla Lamed viene descritta la dinamica che

ha portato la volontà di Dio a creare uno spazio capace di contenere

tutto il creato:

Il congiungimento di “acque superiori” ed “acque inferiori”, espresso

simbolicamente dalle due Yud presenti nell’Alef, viene manifestato

graficamente con la creazione dello spazio vuoto: la Chaf della

Lamed. Inoltre la Vav che prima si interponeva tra le due Yod, adesso

sovrasta la Chaf, dando così origine alla lettera Lamed, e rappresenta

la linea (Quav) grazie alla quale il recipiente della Chaf verrà riempito

della volontà creatrice di Dio.

Page 13: El Phe.doc

Come appena spiegato la Chaf (parte inferiore della Lamed)

rappresenta lo spazio dopo la restrizione effettuata da Dio nella luce

infinita, la Chaf esprime dunque l’archetipo del “contenitore”, non a

caso il suo significato è “cucchiaio” o “palmo di mano”. In ebraico il

recipiente è rappresentato anche dalla parola “Dli”, Dalet, Lamed e

Yod, queste tre lettere possono essere lette come “Yad Lamed”,

letteralmente “la mano della Lamed” che è rappresentata dalla Chaf.

Queste considerazioni confermano la mia opinione: la Chaf diventa il

recipiente della lettera Lamed.

Una spiegazione più poetica di quanto ho detto è da ricercare nel

parallelo che i cabalisti fanno spesso tra Dio e l’uomo. L’essere

umano è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, per questo è

ritenuto possibile un confronto tra le azioni dell’uomo e le azioni del

Creatore, sto parlando del cosiddetto antropomorfismo di Dio, questa

metafora esprime il tentativo di razionalizzare il divino tramite i gesti

che compie l’uomo.

In tutte le tradizioni ermetiche è risaputo che chiunque preghi e mediti

crea al suo interno uno “spazio sacro” che lo indirizza a capire il vero

significato della vita. Questo concetto viene ribadito anche nel

misticismo ebraico: secondo le analogie offerte dal “Sefer Yetzirà” la

mano destra è in corrispondenza con la lettera Cheit, mentre la sinistra

con la Yud, quando preghiamo le mani vengono unite assieme,

l’unione della Cheit e della Yud dà origine alla radice ebraica della

parola “Chaim”, “vita”, nell’essere umano la preghiera riesce dunque

a creare lo spazio necessario per accettare il dono della vita.

Volendo fare un parallelo sul piano divino è naturale chiedersi cosa

succede quando Dio stesso prega, ovvero quando metaforicamente

Page 14: El Phe.doc

unisce la sua Destra (Yud superiore della Alef) con la sua sinistra

(Yud inferiore della Alef). E’ molto semplice: se l’uomo pregando

crea uno spazio sacro atto a ricevere la vita, Dio pregando crea lo

“tzimtzum”, la restrizione necessaria a far sì che lo spazio creato ospiti

la vita dell’intero universo!

Questo è il segreto della Alef che diventa Lamed, in ogni essere

umano (Adam, Alef-Dalet-Mem) è presente una scintilla divina

rappresentata proprio dalla Alef di Adam, ma solo chi impara a

pregare ed a meditare, ad unire la propria “destra” con la “sinistra”,

riesce a sfruttare al massimo il proprio “soffio divino” creando uno

spazio sacro dentro di sé (Chaf) pronto a ricevere la luce delle acque

superiori (Vav) dando così origine alla lettera Lamed (Lamed-Dalet-

Mem), la lettera che arriva più in “alto” di tutto l’alfabeto ebraico.

Notate che secondo la scomposizione delle lettere sia l’Alef (Yod-

Yod-Vav) che la Lamed (vav-Chaf) hanno lo stesso valore numerico:

26, questo numero rappresenta nientemeno che il valore numerico del

Tetragramma, il più importante dei nomi di Dio. Tuttavia, mentre

nell’Alef di Adam la presenza divina è solo potenziale, nella Lamed

tale possibilità diventa attuale:

Così facendo la parte più istintiva di Adam (dam), rappresentata dalle

lettere Dalet e Mem (il cui significato è sangue), subisce una radicale

trasformazione dando origine alle due lettere finali che compongono

Page 15: El Phe.doc

la Lamed: Mem e Dalet le quali acquistano un nuovo significato, Mad,

ovvero “veste”. Trasformando l’Alef in Lamed l’uomo ri-veste la sua

natura inferiore con una luce superiore proveniente nientemeno che da

Dio, in Cabalà i vestiti simboleggiano sempre un particolare tipo di

luce spirituale chiamata “or machif”, “luce avvolgente” che circonda il

corpo della persona spiritualmente elevata.

Questo è il segreto per trasformare l’esperienza della vita (chaym)

nell’esperienza di un saggio (chakham) che cerca la verità creando

uno spazio sacro dentro di sé:

Ecco spiegati i versi della poesia in cui si dice: “Incidi l’Uno

dall’Alto verso il Basso e capirai l’Opera del Principio”, questa è

un’evidente allusione alla discesa della luce infinita nello spazio sacro

capace di dare origine alla Genesi del mondo (Opera del Principio) e

di portare una nuova consapevolezza a chi percorre la via della

preghiera e della meditazione.

Sempre secondo la concezione Cabalistica nel creare i mondi

inferiori la “luce infinita” si ispessì sempre più, diventando sempre più

pesante fino a congelarsi definitivamente nella sostanza che noi

chiamiamo “materia”. Acquistando corporeità la luce si occultò nella

Page 16: El Phe.doc

materia ed il suo enorme potenziale venne nascosto, ecco il passaggio

dalla Lamed alla Phe. Secondo il mio modo di vedere la sapienza

divina, simboleggiata dalla yud dentro la Phe, viene occultata dentro

un recipiente materiale (Chaf), e la luce infinita da manifesta diventa

celata. In questo modo si ha simbolicamente un’inversione di 180

gradi rappresentata graficamente dal passaggio Lamed, Phe nella

parola Alef. In questo modo la yud in cima alla Vav passa dentro la

Chaf dando origine alla Phe:

La ghematria del numero 180 trova delle equivalenze in altri termini

della lingua ebraica, questi sono: “Cheleq Eloah” traducibile con

l’espressione “Parte di Dio”, con “Mima’al” letteralmente “dall’Alto”,

e “Pnim” che significa “dentro”, tutti questi termini mi suggeriscono il

legame tra il numero 180 ed il nascondimento della luce nella materia,

infatti potrebbero essere uniti tutti in questa frase: “Una parte di Dio

dall’alto dentro la materia”.

Page 17: El Phe.doc

La conferma a quello che dico si trova in molti ambiti del sapere

umano: la fisica atomica ha dimostrato ampiamente l’enorme

potenziale che risiede nella materia, su questo non ci sono dubbi,

inoltre se portiamo questo concetto sul piano spirituale i cabalisti

hanno sempre affermato che la luce infinita è rimasta congelata,

imprigionata nella materia, per questo le azioni che l’uomo compie sul

piano materiale hanno sempre un grande significato anche da un punto

di vista spirituale, nell’ebraismo infatti c’è una massima che dice:

“una buona azione compiuta in questo mondo vale molto di più di una

vita spesa in quello a venire”.

Riassumendo: Il contenitore della Lamed (Chaf) è stato riempito di

sapienza divina, simboleggiata dalla Yud che scende attraverso la

Vav:

Questo processo ha portato all’ occultamento della Yud nel recipiente

della Chaf dando origine alla lettera Phe.

Quello che ho appena descritto a mio avviso trova un parallelo anche

negli eventi del giardino dell’Eden, infatti anche in quel contesto si

parla di “caduta” dell’essere umano da uno stato paradisiaco ad uno

materiale, evidente metafora della luce infinita che si ispessisce e

diviene materia; addirittura ci sono tradizioni cabalistiche secondo le

quali il corpo di Adamo era fatto di una luce spirituale particolarmente

Page 18: El Phe.doc

elevata, e solo dopo il peccato originale questo ha assunto lo stato

materiale che adesso conosciamo.

Dopo la caduta l’accesso al “giardino”, e quindi all’Albero della Vita,

viene chiuso, occultato da Dio stesso. Anche questa mi sembra

un’evidente allegoria del fatto che la sapienza, simboleggiata dalle

dieci Sefirot dell’Albero della Vita (rappresentato dalla yod nella Phe

che vale 10), viene nascosta agli occhi del profano, e solo pochi

iniziati al giorno d’oggi sono veramente consapevoli del potere che

risiede dentro la materia e nell’essere umano cosciente del suo ruolo.

Il processo della creazione che va dalla luce infinita alla materia

simboleggiato dal passaggio dalla lettera Lamed alla lettera Phe è

confermato anche dalla ghematria:

Mentre dalla lettera Alef (yud+yud+vav=26) alla lettera Lamed

(chaf+vav=26) non ci sono variazioni numeriche, infatti in questi due

aspetti della creazione la luce è manifesta, nel passaggio Lamed

(chaf+vav=26) Phe (chaf+yud=30) notiamo che esiste una differenza

rappresentata dal numero 4. La sostanziale differenza risiede nel fatto

che con il congelamento della luce infinita si sono manifestati i 4

elementi che la tradizione descrive come le componenti

rappresentanti simbolicamente la materia. Il numero quattro inoltre è

associato a Malkhut, il mondo più basso, legato alla fisicità; quattro

sono anche gli stati della vita sulla terra: minerale, vegetale, animale,

umano, in definitiva il quattro rappresenta la realtà manifesta.

L’essenza spirituale insita nella materia non risulta visibile. In realtà a

ben guardare la lettera Phe è la testimonianza più concreta del fatto

che chi guarda con gli occhi del cabalista riesce a scorgere nella vita

di tutti i giorni l’Albero della Vita, ne è la prova il fatto che se

osserviamo la lettera Phe al suo interno scorgiamo una Bet. Ora, se

Page 19: El Phe.doc

sommiamo le lettere che compongono la Phe (chaf 20+yud10) con la

Bet (2), otteniamo proprio il numero che simboleggia i 32 sentieri di

saggezza dell’Albero della Vita:

All’interno della materia risiede la sapienza della yod (10) che

rappresenta l’Albero della Vita, ma a ben guardare anche da un punto

di vista esteriore la realtà fisica testimonia in tutti i suoi aspetti la

presenza di 32 sentieri di saggezza.

Terza parte (addolcimento)

Nella terza ed ultima strofa viene spiegato come sia possibile ritornare

a far parte dell’unità originaria leggendo le lettere che compongono

l’Alef al contrario, così facendo otteniamo il termine Phele, miracolo.

Questo è il segreto del versetto di Isaia citato nella poesia:

“Leggete le lettere a ritroso ed allora noi sapremo che voi siete Dei”.

(Isaia 41:23)

Una volta compresa la genesi del mondo l’iniziato viene spinto a

ritornare a Dio con particolari tecniche meditative, è questo il senso

del verso “Cavalca l’Uno”. L’“Uno” è naturalmente la lettera Alef

letta “dal Basso verso l’Alto”, ovvero al contrario. Il termine

“Cavalca”, “Rakhav” in ebraico (Resh-Chaf-Vet) non è casuale, basti

pensare che è la radice della parola Merkavà, la quale denota le più

Page 20: El Phe.doc

alte esperienze mistiche. Come sottolinea Abulafia, essa ha anche la

connotazione di “innestare e combinare”. Di conseguenza il “Mistero

della Merkavà” o “Opera del Carro” implica la combinazione di

lettere, parole e Nomi Divini. Inoltre vorrei sottolineare che “Rakav”

vale 222, ovvero il doppio del valore della lettera Alef (111): Il

numero 111 rappresenta la creazione del mondo, descritta nella

seconda strofa della poesia, mentre il numero 222, “Cavalca”, è posto

all’inizio della terza strofa, in cui è descritta l’“Opera del Carro”, tutto

avviene come se si percorresse due volte la lettera Alef:

Bereshit, prima Alef (111), Mercavà, seconda Alef (222).

Tale “Opera” è ottenibile esclusivamente con il corretto uso della

“parola” e quindi della bocca, in ebraico la lettera Phe significa

proprio “bocca”. Per comprendere meglio questo punto è necessario

tornare a parlare del cosiddetto antropomorfismo di Dio e fare

nuovamente un parallelo tra il Creatore e il creato: l’uomo.

Per i cabalisti la Phe rappresenta sia la bocca di Dio che quella

dell’essere umano. Il fatto che la Phe abbia al suo interno una Bet e

che il mondo sia stato creato con il verbo scaturito dalla bocca di Dio

ha portato a pensare che la prima lettera della Torà, la Bet, abbia al

suo esterno una Phe celata che rappresenterebbe proprio la bocca di

Ha-Shem mentre pronuncia la parola “Bereshit”, “In principio”:

La bocca dell’uomo, speculare a quella di Dio, è composta da 32

denti, per questo motivo può essere messa in relazione alla Phe che,

come ho dimostrato precedentemente può essere associata al numero

Page 21: El Phe.doc

32. La Phe al suo interno nasconde una Yud che simboleggia l’Albero

della Vita, inoltre nella lettera Phe la Yud rappresenta graficamente la

lingua e la Chaf al suo esterno la bocca. Ricollegando tutte le

associazioni fatte fin ora posso affermare che esiste un evidente

legame tra la “Sapienza nascosta” e la lingua dentro la bocca

dell’uomo, infatti entrambe sono rappresentate dalla lettera Yud, è per

tali motivi che la parola risulta fondamentale per accedere alla

conoscenza capace di farci compiere il “miracolo” del ritorno; è forse

questo che intende dire la Torà quando dichiara che Moshè parlava

“bocca a bocca” con Dio ? E’ forse un caso che nel libro dell’Esodo

Dio si rivolga a Moshè con la seguente domanda: “Chi ha dato la

bocca all’uomo (Adam)”, ed ancora la Torà afferma che Moshè all’età

di 80 anni, 80 è il numero della Phe, guarì dal difetto che aveva

definito come “pesantezza della bocca” .

Naturalmente le parole che la bocca pronuncia sono “Nomi di Dio” o

mantra capaci di far sì che l’inversione di cui parlavo prima venga

compiuta nuovamente, questa volta al contrario, e che permetta di

passare dalla condizione della Phe (luce nascosta) a quella della

Lamed (luce ritornante, rivelata):

Page 22: El Phe.doc

E’ d’obbligo far notare che prima di tornare all’“Uno”, all’Alef,

la parola dell’uomo deve passare per la Lamed, come ho asserito a più

riprese questa lettera è intimamente legata al più importante dei Nomi

di Dio: il Tetragramma (Lamed=Chaf +Vav=26).

Lamed significa sia “imparare” che “insegnare”, inoltre è legata al

settimo segno dello zodiaco, la Bilancia (matkela), che rappresenta il

mondo della rettificazione. Per tutti questi motivi è chiaro che prima

di ritornare all’unita originaria l’essere umano deve “imparare” da un

“insegnante” esperto i Nomi Divini, rappresentati simbolicamente dal

Tetragramma (26), solo così riuscirà a conquistare il “mondo a

venire”, la Bilancia, Matkela.

Il processo che va dalla Lamed alla Phe prima, e dalla Phe alla Lamed

poi, è stato descritto nel corso dei secoli con molte metafore

cabalistiche, eccone alcuni esempi:

-Può essere visto come la cosiddetta “conversione del cuore”, la

Teshuvà, che comporta una vera e propria inversione di 180 gradi nel

comportamento di chi percorre tale strada.

-Può essere vista come la metafora della “luce diretta” e della “luce

ritornante”, ovvero l’opera di Dio che riempie il recipiente della

consapevolezza umana, e la risposta dell’uomo che, una volta

compresa la saggezza insita nella Cabalà, da “recipiente passivo”

diventa “emettitore attivo”, da “femmina” subisce una totale

trasformazione che lo porta ad essere “maschio”, datore di luce, simile

a Dio. Questo è il segreto che trasforma Malkhut in Keter, il punto più

basso in quello più alto.

-può essere visto come il “segreto del due che diventa quattro”…..

Page 23: El Phe.doc

L’Alef, Dio, l’Unità Originaria si ritrova solo dopo aver

compreso ed accettato la verità contenuta nei testi sacri grazie alla

sapienza cabalistica, questa fase può essere associata al primo stadio

della crescita spirituale che il Ba’al Shem Tov chiama

“sottomissione”, dopodiché avviene il distacco, la caduta, la prova

simboleggiata dall’ispessimento della luce infinita, dalla sua

trasformazione in materia, questo grado della crescita spirituale è

conosciuto come quello della “separazione”.

Infine l’ultimo passo da compiere è quello del “ritorno” della

Teshuvà, in cui si comprendono i perché delle prove a cui la vita ci ha

sottoposti, questa è l’ultima fase, quella in cui neanche la morte può

privarci delle certezze che abbiamo acquisito e va sotto l’invitante

nome di “addolcimento”. Dopo aver spiegato come “Riempire

l’Oscurità”, dopo aver compreso “l’Opera del principio tramite la

Parola di Dio” e “l’Opera del Carro” compiuta dall’uomo, è

d’obbligo per ognuno di noi porsii la seguente domanda: “Dove mi

trovo in questo momento?”. Attenzione però, non basta studiare e

venir iniziati ai Nomi di Dio per salire sul Cocchio Celeste, è

fondamentale passare attraverso questi stadi con purezza di cuore e

avere la giusta “intenzione”, il che implica devozione e soprattutto

nessun desiderio egoistico, ricordate che:

Page 24: El Phe.doc

“il crogiolo è per l’argento, la fornace è per l’oro, ma è Dio che

scruta nei cuori”(prov.17:3).


Recommended