+ All Categories
Home > Documents > Elementi di Analisi Applicata del Comportamento · programmare interventi di riduzione od...

Elementi di Analisi Applicata del Comportamento · programmare interventi di riduzione od...

Date post: 09-Sep-2019
Category:
Upload: others
View: 3 times
Download: 1 times
Share this document with a friend
15
Corso ABA Elementi di Analisi Applicata del Comportamento Assessment Funzionale del Comportamento 1.0.1 Argomenti A. Definizione del Comportamento B. Trattamenti basati sulla funzione C. Individuazione delle funzioni D. Assessment indiretto E. Assessment diretto F. Analisi funzionale G. Funzioni del Comportamento H. Variabili idiosincrasiche Disclaimer e Proprietà Intellettuale: Si sottolinea che la trattazione seguente non riguarda il completo assetto concettuale dell’ABA nella totalità delle procedure, e che alcuni argomenti utilizzano una terminologia semplificata accanto o al posto dei termini tecnici ABA ai fini di facilitarne la comprensione. Per una trattazione più rigorosa e completa degli argomenti affrontati si consiglia di utilizzare il “White Book” (Applied Behavior Analysis, Cooper, Heron, Heward). La seguente trattazione semplificata dell’ABA è frutto del lavoro didattico del Prof. Di Salle, che ne detiene la proprietà intellettuale. Viene distribuita agli iscritti al Corso per Operatori per facilitare lo studio introduttivo dell’ABA, ma i diritti rimangono riservati e se ne proibisce la copia e la distribuzione se non specificamente autorizzata. Un qualsiasi comportamento è costituito dalla sua forma (topografia) e dal motivo (funzione) che spinge l’individuo ad emetterlo. La tendenza naturale nell’affrontare un comportamento disadattivo consiste nel adottare strategie basate sulla sua topografia, in Analisi del Comportamento si sono invece costruite strategie di trattamento molto efficaci basate sulla funzione. L’assessment funzionale del comportamento è una tappa necessaria per programmare interventi di riduzione od eliminazione dei comportamenti disadattivi basati sulla funzione del comportamento (cfr. paragrafi successivi).
Transcript

Corso ABA

Elementi di Analisi Applicata del

Comportamento

Assessment Funzionale del Comportamento 1.0.1

Argomenti

A. Definizione del Comportamento B. Trattamenti basati sulla funzione C. Individuazione delle funzioni D. Assessment indiretto E. Assessment diretto

F. Analisi funzionale G. Funzioni del Comportamento H. Variabili idiosincrasiche

Disclaimer e Proprietà Intellettuale:

Si sottolinea che la trattazione seguente non riguarda il completo assetto concettuale dell’ABA

nella totalità delle procedure, e che alcuni argomenti utilizzano una terminologia semplificata

accanto o al posto dei termini tecnici ABA ai fini di facilitarne la comprensione. Per una

trattazione più rigorosa e completa degli argomenti affrontati si consiglia di utilizzare il “White

Book” (Applied Behavior Analysis, Cooper, Heron, Heward).

La seguente trattazione semplificata dell’ABA è frutto del lavoro didattico del Prof. Di Salle, che ne

detiene la proprietà intellettuale. Viene distribuita agli iscritti al Corso per Operatori per facilitare

lo studio introduttivo dell’ABA, ma i diritti rimangono riservati e se ne proibisce la copia e la

distribuzione se non specificamente autorizzata.

Un qualsiasi comportamento è costituito dalla sua forma (topografia) e dal motivo (funzione)

che spinge l’individuo ad emetterlo. La tendenza naturale nell’affrontare un comportamento

disadattivo consiste nel adottare strategie basate sulla sua topografia, in Analisi del

Comportamento si sono invece costruite strategie di trattamento molto efficaci basate sulla

funzione. L’assessment funzionale del comportamento è una tappa necessaria per

programmare interventi di riduzione od eliminazione dei comportamenti disadattivi basati

sulla funzione del comportamento (cfr. paragrafi successivi).

Definizione del Comportamento

Come per tutti gli interventi comportamentali, il primo step da effettuare consiste nel definire

il “comportamento target” degli interventi di riduzione del comportamento. La Definizione

del Comportamento per essere utile alla programmazione dell’intervento deve obbedire ad

alcuni criteri irrinunciabili:

1) deve essere accurata e dettagliata, deve cioè descrivere in maniera completa la

“topografia” del comportamento: non è sufficiente in Analisi del Comportamento

definire un comportamento come “gettare oggetti”, ma è necessario invece

descrivere esattamente con quali comportamenti motori gli oggetti vengano gettati, e

la tipologia esatta degli oggetti. Per esempio, se stiamo programmando un intervento

di riduzione del comportamento siamo interessati ad intervenire su comportamenti

disadattivi gravi, consistenti nel gettare con forza un oggetto contro un muro o nel

gettarlo verso una persona presente. In questo senso, può non rientrare nella

definizione del comportamento gettare oggetti per terra spingendoli lentamente con

un dito sulla superficie del tavolo fino a farli cadere, o possono non rientrare oggetti

molto leggeri come un foglio di carta che anche se gettati verso una persona presente

possono non costituire un vero comportamento disadattivo perché non sono in grado

di causare danno alle persone.

2) Il comportamento descritto deve essere osservabile e misurabile in maniera

quantitativa e numerica.

3) Non rientrano nella definizione del comportamento interpretazioni sulle sue finalità o

sulle variabili “mentali” ed emotive che li hanno causati. Nell’esempio precedente,

interpretazioni come “gettare oggetti per colpire una persona”, “gettare oggetti per far

male” o gettare oggetti per rabbia, non rispondono ai criteri comportamentali di

definizione del comportamento.

Trattamenti basati sulla Funzione

Una volta definito il comportamento target, bisogna acquisire dimestichezza con il concetto

del trattamento basato sulla funzione del comportamento. Si possono curare i bimbi dai loro

comportamenti disadattivi in due modi differenti, conoscendone o non conoscendone la

funzione. La modalità di trattamento dei comportamenti disadattivi fatta senza conoscerne

la funzione, è stata utilizzata nelle prime esperienze dell’Analisi Comportamentale Applicata

fino agli anni 80, e veniva chiamata “Behavior Modification”. Questa modalità di

trattamento, ormai sostanzialmente in disuso, era basata sulla teoria che se un bimbo

emette un comportamento problema, questo sia eliminabile usando una combinazione

conveniente di forti rinforzatori (stimoli fortemente appetitivi ed in grado di aumentare la

frequenza futura del comportamento che li precede) di comportamenti adattivi, ed anche di

forti punizioni (stimoli avversivi, in grado di ridurre la frequenza futura del comportamento

che li precede) dei comportamenti disadattivi. Il concetto è che non esista una condizione

nella quale il comportamento disadattivo di un bimbo non possa essere limitato attraverso

l’uso di forti punizioni, o nella quale i comportamenti positivi (adattivi) non possano essere

aumentati dall’uso di forti rinforzatori.

Già negli anni 70 si sono però dimostrati importanti effetti collaterali negativi dell’uso della

punizione, tali da farla considerarla non etica e da evitarla in tutte le condizioni in cui sia

possibile. Punire non solo non è etico, ma ha anche un effetto importante sul rapporto del

bimbo con l’insegnante. Le migliori condizioni d’insegnamento si verificano quando

l’insegnante “costruisce una relazione” (diremmo in termini non comportamentali) con il

bimbo, oppure usando termini comportamentali più corretti quando l’insegnante ottiene un

elevato valore di “rinforzatore condizionato” per essere stata frequentemente associata

temporalmente (pairing) con l’ottenimento da parte del bimbo di stimoli aventi un elevato

valore di rinforzatore (appetitivi in grado di aumentare la frequenza futura del

comportamento che li precede). L’associazione frequente con la consegna di “punizioni”

(stimoli in grado di ridurre la frequenza futura del comportamento che li ha preceduti)

costruisce per l’insegnante e per il setting educativo un valore di “punitore condizionato”,

con delle forti implicazioni dal punto di vista didattico che si aggiungono alle problematiche

etiche, filosofiche e giuridiche. Per questo la moderna Analisi del Comportamento ha ridotto

l’uso della punizione al minimo indispensabile, riservandole alle sole evenienze nelle quali

l’uso di qualsiasi strategia d’intervento basata su contingenze di rinforzo non sia efficace per

modificare il comportamento (e questo è espressamente sancito nel codice etico dell’Analisi

del Comportamento). Nel caso raro in cui dobbiamo usarle, si tratta di punizioni negative,

consistenti cioè nel sottrarre al bimbo (all’ambiente intorno al bimbo) degli appetitivi,

piuttosto che punizioni positive, consistenti nel somministrare un avversivo evidenziando

che si riduca nel tempo la frequenza del comportamento che ha preceduto la punizione. Un

motivo ulteriore per evitare la punizione in tutti i casi in cui sia possibile è legato al fatto che

la punizione rinforza negativamente il comportamento del punitore (cioè fa aumentare

nel tempo la frequenza di punizioni, tramite la sottrazione di un avversivo – nel caso il

comportamento oppositivo o la mancanza di compliance, o il comportamento disadattivo del

bimbo), per cui chi punisce, tenderà a punire sempre di più! Per questo è necessario usare

la punizione con molta attenzione, solo se necessario e sotto stretto controllo di un Analista

del Comportamento, il che equivale in poche parole a non usarla quasi mai!

In alternativa è possibile ridurre o eliminare i comportamenti disadattivi con interventi basati

sulla funzione del comportamento. In questo modo i trattamenti risultano molto più efficaci,

e non è necessario utilizzare conseguenze di punizione. I trattamenti basati sulla funzione

agiscono direttamente sulle variabili comportamentali in gioco nel mantenere il

comportamento disadattivo, e per questo motivo sono estremamente più efficaci, richiedono

contingenze di rinforzo molto più fisiologiche e non necessitano di contingenze punitive.

L’unica conseguenza di valore negativo utilizzata nei trattamenti basati sulla funzione è

l’”estinzione”, definita come la mancata consegna di conseguenze di rinforzo per

comportamenti che in passato erano stati rinforzati.

Dopo aver elaborato un’accurata definizione del comportamento secondo le regole discusse

sopra, il passo successivo necessario per elaborare trattamenti basati sulla funzione del

comportamento consiste nell’individuazione della funzione o delle funzioni che mantengono

il comportamento target.

Individuazione della Funzione del

Comportamento

La valutazione della funzione dei comportamenti disadattivi avviene attraverso

l’ASSESSMENT FUNZIONALE DEL COMPORTAMENTO (Functional Behavior

Assessment – FBA), che si declina in tre grandi aree che sono:

1. Assessment Funzionale Indiretto;

2. Assessment Funzionale Diretto; 3. Assessment Funzionale Sperimentale.

Avviene attraverso la somministrazione di questionari alle persone vicine al bimbo, che in

maniera libera, semi-strutturata o strutturata chiedono informazioni sulle condizioni di

stimolo presenti immediatamente prima ed immediatamente dopo il comportamento target,

sugli eventuali “setting events”, sulle “variabili contestuali” e sulla topografia del

comportamento. Può presentarsi nella forma di una Scheda ABC Indiretta (assessment

semi strutturato) con la quale si cerca di farsi dire quali sono di volta in volta le condizioni

nelle quali viene emesso il comportamento problema, per cercare di capire quali sono le

condizioni antecedenti che evocano il comportamento e quali sono le conseguenze che lo

hanno mantenuto.

Con questa modalità, è proprio l’analista o l’assistente analista che osserva direttamente il

comportamento e prende nota degli antecedenti (che evocano il comportamento) e delle

conseguenze (che mantengono il comportamento). Per raccogliere in modalità diretta questi

dati, si usano modalità standard, che sono:

• Schede ABC (Antecedent - Behavior – Consequences)

nelle quali viene riportato in un modo narrativo, quali sono gli antecedenti, qual è la

topografia del comportamento disadattivo e quali sono le conseguenze del

comportamento.

Esempio di Tabella ABC:

1. ASSESSMENT FUNZIONALE INDIRETTO

2. ASSESSMENT FUNZIONALE DIRETTO

RACCOLTA DATI ABC

INFORMAZIONI

Variabili

Contestuali e

Setting Events

A (Antecedente)

B (Comportamento)

C (Conseguenza)

Ora:

In quale contesto

sociale è avvenuto il comportamento? Ci sono stati

avvenimenti di

rilievo recenti?

Cos’è successo

immediatamente

prima del

comportamento?

Topografia esatta

del comportamento

Cos’è successo imme-

diatamente dopo il

comportamento? Data:

Presenti:

Note:

Il comportamento

è avvenuto in giardino. Il bimbo non ha a

disposizione il suo

ipad

Alcuni bimbi sono a

giocare in giardino,

ho chiesto al bimbo

in questione di

scendere

dall’altalena per far

salire un altro bimbo

Aggressione verso

un compagno, nella forma di spinte a due mani e di pugni

Sono intervenuto per

separarli

La Topografia del comportamento interessa poco l’Analista nell’Assessment

Funzionale del Comportamento. Un assioma generale dell’ABA è che la topografia di

un comportamento non è in correlazione con la sua funzione. Quello che ci interessa

veramente e che ci indirizza verso la comprensione della funzione del comportamento

sono:

- Antecedenti: nell’esempio in tabella rileviamo che, immediatamente prima

dell’emissione del comportamento, è stato sottratto al bimbo un appetitivo. Questa

condizione aumenta il valore istantaneo dell’Operazione Motivazionale (MO) per

l’ottenimento dello stimolo appetitivo (Accesso al Tangibile);

- Conseguenze: nell’esempio della tabella non c’è una conseguenza corrispondente

alla MO specifica il cui valore è stato innalzato. C’è stata invece una consegna di

attenzione, il cui valore di rinforzatore è prodotto da una diversa Establishing

Operation (EO) per rinforzo positivo. Infatti, è vero che non consegniamo l’accesso

all’altalena (la conseguenza tangibile nella forma di attività preferita), ma se

separiamo i bimbi gli diamo attenzione, e quindi c’è una consegna di attenzione

contingente al comportamento problema.

In questo caso antecedenti e conseguenze non indirizzano univocamente ad una

singola forma di rinforzatore la cui deprivazione abbia evocato il comportamento

disadattivo. Nel versante degli antecedenti il comportamento appare evocato dalla

deprivazione di un’attività preferita, mentre nel versante delle conseguenze il

comportamento è seguito da attenzione sociale.

In una condizione simile, di mancata concordanza di antecedenti e conseguenze

nell’indicare una specifica natura del rinforzatore che mantiene il comportamento

(funzione del comportamento), è necessario non fermarsi al singolo episodio ma

osservare più episodi successivi per vedere se c’è una ricorrenza di condizioni.

• Scatterplot (Grafico per dispersione dei dati):

È una modalità di rilevazione e di rappresentazione dei dati per dispersione grafica,

nella quale si ottiene una rappresentazione grafica direttamente tramite la tabulazione

dei dati. È un po’ un caso limite, nel quale tabella e grafico coincidono (il grafico risulta

automaticamente dalla tabulazione dei dati), e rappresenta in maniera binaria la

presenza/assenza della variabile dipendente (comportamento disadattivo) in funzione

di una doppia variabile indipendente temporale (Giorno e Ora). Quindi si misura solo

l’occorrenza del comportamento in una tabella che è anche un grafico cartesiano nel

quale non bisogna unire i singoli punti (le singole occorrenze del comportamento) con

una linea dati, poiché potremmo avere vari punti nello stesso giorno se il

comportamento disadattivo si è verificato in diversi orari della stessa giornata. In un

grafico cartesiano questo va in contrasto con la necessità che ad un valore delle

ascisse corrisponda un solo valore delle ordinate. Non unendo i punti si ottiene un

grafico per dispersione di punti, dove abbiamo la possibilità con la sola ispezione visiva

di renderci conto che in determinate ore del giorno, o in determinati giorni della

settimana accade qualcosa di particolare, in grado di muovere le variabili motivazionali

o gli stimoli discriminativi in maniera tale da evocare il comportamento. Se si rileva un

addensamento della presentazione del comportamento disadattivo in un range orario

o in determinati giorni della settimana ci si può chiedere quali siano le variabili

antecedenti in che assumano in quei momenti un valore particolarmente elevato,

quindi questo grafico ci permette di fare ipotesi sulla natura delle contingenze che

evocano e che mantengono il comportamento disadattivo.

Ovviamente se nella tabella ABC viene riportata la data e l’ora dell’emissione del

comportamento, anche dall’ABC si può redigere uno Scatterplot “ex post”.

Esempio di Scatterplot:

Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom

8.00

8.30

9.00

9.30

10.00

10.30 x x

11.00 x x x

11.30 x x x x

12.00 x x x x x

12.30 x

13.00

13.30

14.00

14.30

15.00

15.30

16.00

16.30

17.00

17.30

18.00

18.30

19.00

19.30

20.00

L’unità di tempo sull’asse verticale può essere la mezz’ora oppure l’ora.

Nell’esempio riportato sopra, le condizioni antecedenti di stimolo sono in grado di

evocare il comportamento disadattivo in un range orario compreso tra le 10.30 e le

12.30, e soltanto nei giorni infrasettimanali. Questo consente di ipotizzare che ci sia

una combinazione di antecedenti, variabili contestuali e setting events in grado di

evocare il comportamento disadattivo nel contesto scolastico intorno a metà mattinata.

Uno studio delle caratteristiche ambientali in quel range orario potrà fornire ipotesi

dettagliate, per esempio si potrà scoprire che nelle ore rilevate il bimbo non ha la

copertura di sostegno, o che le ore corrispondano con le ore di insegnamento di

materie particolarmente complesse, o che coincidano con il ritorno dalla palestra o

dall’intervallo.

• Analisi Funzionale

Sia lo Scatterplot, che le tabelle dati ABC, non sono modalità di assessment funzionale in

grado di individuare la funzione del comportamento nel 100% dei casi. Più spesso sono in

grado di formulare delle ipotesi, più o meno probabili, riguardo la funzione. Nel caso la

funzione rimanga dubbia, la possibilità ulteriore di analisi, il passo successivo

nell’Assessment Funzionale del Comportamento, è l’Analisi Funzionale.

Nell’Analisi Funzionale (AF - terzo tipo di Assessment Funzionale), per individuare la

funzione del comportamento vengono attivamente e programmaticamente modificati gli

antecedenti e le conseguenze al fine di evocare e di mantenere il comportamento

disadattivo.

Quindi, anche concettualmente, l’Analisi Funzionale è l’esatto opposto delle strategie

terapeutiche. Mentre nelle procedure terapeutiche vengono studiate le combinazioni di

antecedenti e di conseguenze in grado di eliminare il comportamento disadattivo dal

repertorio comportamentale del bimbo, nell’Analisi Funzionale vengono ricercate

attivamente le combinazioni in grado di evocarlo e di aumentarne la frequenza nel tempo.

Proceduralmente l’AF è molto differente dalle altre modalità di Assessment Funzionale

Diretto, nelle quali si aspetta che il comportamento si verifichi da solo e si prende nota delle

occorrenze del comportamento target e delle condizioni dello stimolo presenti quando il

comportamento viene evocato. Nell’Analisi Funzionale invece, l’Analista del

Comportamento modifica attivamente, manipola le condizioni antecedenti e conseguenti

dello stimolo, ed osserva quando queste sono in grado di evocare il comportamento e di

mantenerne od aumentarne la frequenza di occorrenza nel tempo.

N.B.: Per queste sue peculiarità l’AF deve essere obbligatoriamente condotta da un Analista del Comportamento, perché la metodica contiene intrinsecamente un rischio che il bimbo o altre persone intorno a lui possano subire danni a causa dei comportamenti aggressivi o autoaggressivi del bimbo. Il tutto reso anche più rischioso dal fatto che vengono date delle conseguenze specifiche (rinforzando il comportamento problema), per cui il comportamento tende a crescere nel tempo se le conseguenze innescano realmente un processo di rinforzo del comportamento. L’AF va effettuata con estrema attenzione e deve occuparsene chi ha una preparazione specifica ed è competente nelle

sue procedure.

Nell’esempio sopra, i dati relativi all’Analisi Funzionale vengono riportati in un grafico lineare

secondo un “disegno sperimentale” particolare, definito “multielemento. Nel grafico, il

singolo punto rappresenta la frequenza del comportamento disadattivo nelle singole

condizioni di esame. In ognuna delle diverse condizioni sono attivi gli antecedenti rilevanti e

le conseguenze specifiche di ogni condizione. Per esempio, il comportamento disadattivo

può essere mantenuto dall’attenzione sociale, nel senso che le condizioni di deprivazione

di attenzione evocano il comportamento nell’immediato, e la consegna di attenzione

contingente e temporalmente contigua all’emissione del comportamento ne determina un

aumento della frequenza futura. Circa il 40% dei comportamenti disadattivi sono mantenuti

da questa combinazione di variabili in popolazioni di bambini con sviluppo autistico.

Come discusso in precedenza, in tutte le metodologie di Assessment Funzionale occorre

aver prodotto in primis una “DEFINIZIONE” dettagliata del comportamento in termini

misurabili, osservabili e quantitativi. Per fare questo spesso occorre avvalersi della

categorizzazione discreta, avendo già distinto tra di loro categorie similari del

comportamento che tuttavia differiscano per una variabile significativa (ad esempio: darsi

uno schiaffo e sentire il rumore della mano contro il viso va distinto dall’accostare la mano

al volto per farsi una carezza). È molto importante definire il comportamento da osservare,

perché una mancata definizione o una definizione incompleta o erronea possono mettere a

rischio “l’integrità procedurale”, cioè la possibilità che le strategie terapeutiche vengano

messe in pratica in maniera omogenea e costante da tutti i componenti del gruppo

terapeutico (Team). Il Team è necessariamente composto da vari Operatori (vedi

programmazione per la generalizzazione), e tutti gli Operatori devono sapere con precisione

qual è il comportamento target allo scopo di rilevare i dati quantitativi sulla sua occorrenza

in maniera quanto più precisa possibile ed allo scopo di applicare le procedure di trattamento

in maniera costante ed omogenea. Una definizione incorretta della topografia di un

comportamento da sottoporre a trattamento riduttivo potrebbe portate addirittura a rinforzare

in maniera spuria i comportamenti disadattivi.

Funzioni del Comportamento

L’Analisi Funzionale consente in molte circostanze di stabilire con una buona

approssimazione quali siano le variabili che mantengono un comportamento disadattivo.

Ricordiamo che qualsiasi comportamento, in tanto esiste nel repertorio comportamentale di

ognuno di noi ed anche nei bambini a sviluppo autistico, in quanto viene mantenuto da

variabili conseguenti di rinforzo. Se ciò non fosse il comportamento sarebbe andato incontro

ad estinzione e sarebbe scomparso dal repertorio comportamentale.

Queste variabili sono le quattro Funzioni del comportamento:

1. Rinforzo Positivo Automatico (condizione conseguente di rinforzo prodotta da

un’azione che viene compiuta dallo stesso soggetto. Il Rinforzo Positivo

Automatico è spesso attivo nel mantenere stereotipie motorie e vocali);

2. Rinforzo Negativo Automatico (condizione conseguente di rinforzo costituita

dal sollievo da una condizione avversiva, di disagio, di sensazioni dolorose o di

fastidio, che avviene attraverso un’azione viene compiuta dallo stesso soggetto

che prova il disagio, per esempio il grattarsi dopo essere stati punti da una

zanzara);

3. Rinforzo Positivo Mediato Socialmente (condizione conseguente di rinforzo,

prodotta per accesso ad attenzione o a oggetti tangibili, edibili, o ad attività o

condizioni dello stimolo preferite, che viene governata da una persona diversa dal

soggetto che emette il comportamento);

4. Rinforzo Negativo Mediato Socialmente (condizione conseguente di rinforzo

che consiste nell’evitare una condizione avversiva dello stimolo, già in atto (fuga)

o non ancora in atto ma di insorgenza prevedibile e prossima nel tempo

(evitamento) governata da una persona diversa dal soggetto che emette il

comportamento). È importante ricordare che:

• Le Conseguenze (Rinforzo, Punizione, o la mancanza di conseguenze di Rinforzo,

definita “Estinzione”) influenzano la frequenza futura di un comportamento, in

particolare le Conseguenze di Rinforzo mantengono o rafforzano il comportamento

che le ha immediatamente precedute;

• Gli Antecedenti (Stimoli Discriminativi ed Operazioni Motivazionali) influenzano nel

presente o nel futuro immediato la probabilità istantanea che venga emesso un

determinato comportamento per il quale gli antecedenti siano rilevanti ab inizio, o

siano divenuti rilevanti a causa di una storia specifica di apprendimento. Gli

Antecedenti possono evocare nell’immediato il comportamento (effetto evocativo), o

determinarne la mancata comparsa (effetto abativo);

• Gli Stimoli Discriminativi sono costituiti da “segnali” ambientali, che indicano la

disponibilità di una determinata Conseguenza in seguito all’emissione di uno

specifico Comportamento. Possono consistere nella visione di un oggetto desiderato,

di un alimento, di un Comportamento emesso da parte di un’altra persona, o nella

stessa presenza di un’altra persona nell’ambiente intorno al bambino.

• Le Operazioni Motivazionali traducono quello che in linguaggio comune si identifica

come motivazione a fare o a non fare qualcosa al fine di ottenere una conseguenza

del comportamento. Ne esistono due grandi famiglie, le Establishing Operation e le

Abolishing Operation, ed influenzano il comportamento perché alterano il valore delle

conseguenze, rendendole forme appropriate ed efficaci o, invece inappropriate ed

inefficaci di rinforzo o punizione. Tutto questo avviene in una modalità estremamente

dinamica, per cui in ogni istante il valore di un rinforzatore o di una punizione viene

determinato soprattutto dal valore istantaneo che hanno in quel momento le

operazioni motivazionali rilevanti.

Esempio dell’appetito: se abbiamo fame il valore di un rinforzatore incondizionato

come il cibo aumenta, e lo perde progressivamente mentre mangiamo fino a quando

non raggiungiamo una condizione di sazietà. A questo punto il cibo non avrà più

nessun valore appetitivo, non sarà più un rinforzatore, anzi addirittura, potrà anche

avere un certo valore avversivo tanto che se a quel punto qualcuno ci offrisse altro

cibo, la sua offerta o la semplice vista del cibo ci potrebbe risultare repulsiva.

Nell’esempio appena fatto l’appetito ha una sua variabilità percepibile, prevedibile e

progressiva: tutti percepiamo l’appetito e lo sentiamo variare da quando abbiamo

fame a quando siamo sazi. La variazione avviene progressivamente mentre stiamo

mangiando, in un lasso di tempo di qualche minuto o di qualche decina di minuti.

Altre Operazioni Motivazionali possono variare molto più velocemente della fame o

della sete, come ad esempio l’Attenzione Sociale, che può variare istantaneamente.

L’attenzione sociale che riceviamo da una persona può assumere un valore

immediatamente differente a seconda per esempio che l’attenzione ci venga sottratta

e venga concessa ad un’altra persona. Se l’attenzione sociale da parte di una

persona ha per noi un valore elevato, il fatto che venga data attenzione ad un’altra

persona modula in quel momento istantaneamente il valore dell’attenzione per noi e

la fa diventare una forma ancora più significativa di rinforzatore. Se è l’attenzione

sociale che mantiene il comportamento disadattivo in un bimbo, allora nel momento

in cui l’attenzione gli viene sottratta e viene concessa ad un’altra persona il bimbo

può emettere un comportamento disadattivo.

Quindi bisogna abituarsi ad immaginare in maniera molto dinamica il valore delle

consequenze, c’è una fluttuazione continua del valore dei rinforzatori determinata

dalle fluttuazioni delle Operazioni Motivazionali, che determinano il reale valore dei

rinforzatori.

Ricapitolando, le quattro funzioni del comportamento possono venire declinate in modi o condizioni differenti:

1. Rinforzo Positivo Socialmente Mediato.

Consiste nell’aggiunta da parte di altri all’ambiente nel quale si trova una persona di un

elemento gradevole (“Appetitivo” in linguaggio tecnico) in grado di far aumentare la

frequenza futura di un comportamento. Questo elemento gradevole aggiunto all’ambiente

può essere qualcosa di materiale, oppure qualcosa di molto più etereo, come uno sguardo,

una parola, una qualsiasi forma di attenzione sociale, per cui si tende a distinguere le

contingenze di rinforzo positivo socialmente mediato nelle due grandi categorie:

a. Accesso al Tangibile

b. Accesso all’Attenzione

Queste due categorie non esauriscono certo il mondo degli stimoli conseguenti mediati

socialmente che possono mantenere il comportamento, ma sono le conseguenze più

frequentemente attive.

In realtà c’è un’altra categoria, poco esaminata dalla letteratura ABA, ma trattata spesso

nella letteratura psicologica, che consiste nell’Accesso al Controllo: il fatto di vivere

situazioni nelle quali non riusciamo ad intervenire sulle decisioni di altre persone, a

modularne il comportamento in maniera da renderlo più congruo con i nostri desideri, è una

cosa che possiamo sentire come estremamente sgradevole, o, al contrario, possiamo

sentire come estremamente gradevole riuscire a modulare il comportamento di altre

persone in maniere a noi convenienti.

Ad esempio: immaginiamo di essere all’interno di un gruppo di persone, nel quale ad un

certo momento senza che nessuno ci abbia chiesto un nostro parere o ci abbia spiegato

nulla, tutti condividono una decisione che non ci viene comunicata. Il fatto che non ci sia

stato chiesto il nostro parere, che non abbiamo partecipato alla decisione e che nessuno ce

ne spieghi il motivo ci farebbe vivere la situazione come sgradevole perché non solo siamo

stati istantaneamente deprivati di “controllo” nei confronti del comportamento di altre

persone, ma il nostro comportamento stesso viene controllato dalle altre persone che fanno

parte del gruppo. Pensando ad un bimbo con autismo, la deprivazione di controllo può

essere avvertita come molto avversiva ed il bimbo può emettere comportamenti disadattivi

mantenuti dalla gratificazione ottenuta dalla possibilità di modificare il nostro

comportamento, dall’esercitare un controllo, o anche dall’evitare che noi possiamo

controllare il suo comportamento.

Variabili idiosincrasiche

Nel novero delle funzioni di rinforzo Positivo Socialmente Mediato, ci sono varie condizioni,

che vanno sotto il nome di Variabili idiosincrasiche.

Sono variabili potenzialmente molto differenti da persona a persona, che agiscono in

maniera molto differenziata nei vari individui. Per questo motivo in genere, non vengono

caratterizzate dall’Analisi Funzionale convenzionale, della quale fanno invece parte le

classiche quattro funzioni del comportamento.

Il rinforzo Positivo Socialmente Mediato viene comunque in genere declinato nei due grandi

territori dell’Attenzione e dell’Accesso al Tangibile. Ognuna di queste due condizioni

prevede che un comportamento disadattivo possa venire rinforzato (aumentando o

mantenendo la futura frequenza di occorrenza) dalla consegna della conseguenza specifica,

mentre l’occorrenza attuale di un’istanza del comportamento disadattivo, in un determinato

momento, è prodotta dal un valore evocativo istantaneo che hanno gli antecedenti rilevanti.

Il fatto che un comportamento disadattivo esista all’interno del repertorio comportamentale

è determinato, come per qualunque altro comportamento, dalla significatività e dal valore

delle conseguenze contattate dalle occorrenze del comportamento. Ognuno di noi

rappresenta nel proprio repertorio comportamentale una composizione di una serie di

comportamenti, ognuno mantenuto da conseguenze specifiche. Se esiste un

comportamento nel repertorio di ciascuno di noi è perché quel comportamento è stato

mantenuto e viene mantenuto attualmente dalle sue conseguenze; se non fosse così, se

non ci fosse una conseguenza di rinforzo a mantenere un determinato comportamento, quel

comportamento sarebbe scomparso dal nostro repertorio comportamentale. Ne consegue

che ognuno di noi, con il nostro repertorio di comportamenti, è la fotografia della storia delle

conseguenze di rinforzo che hanno mantenuto nel tempo e mantengono ora i nostri

comportamenti. In ognuno di noi esistono moltissimi comportamenti adattivi, adeguati alle

circostanze ambientali, ma anche una piccola porzione di comportamenti inadeguati, che

noi possiamo riconoscere se facciamo caso al nostro repertorio comportamentale. Ci si può

chiedere perché i comportamenti disadattivi esistano in un bimbo autistico in forma maggiore

rispetto a quanto accade in un adulto a sviluppo tipico. La risposta, ovviamente, è da

ricercare all’interno della storia di apprendimento, nella quale si deve necessariamente poter

riconoscere una conseguenza che li ha accresciuti e mantenuti.

2. Rinforzo Negativo Socialmente Mediato

Consiste nella sottrazione di un avversivo da parte di un’altra persona presente nel contesto

ambientale nel quale viene emesso un comportamento. La sottrazione dell’avversivo deve

avvenire immediatamente dopo il comportamento e per qualificarsi come conseguenza di

rinforzo deve poter determinare un aumento o un mantenimento della frequenza futura del

comportamento che l’ha preceduta. È molto frequentemente presente nei contesti educativi,

nei quali l’elemento (stimolo) avversivo consiste spesso nelle richieste da parte degli

Insegnanti perché i bimbi emettano comportamenti per loro di difficoltà notevole, o, meno

frequentemente, nella presenza di stimoli ambientali sensorialmente sgradevoli o eccessivi,

o di un ambiente sociale fonte di disagi. In tali circostanze la contingenza di rinforzo, consiste

nella sottrazione dell’obbligo di emettere il comportamento, di svolgere il compito difficile

assegnato. Nel contesto di una classe vari avversivi possono sommarsi l’uno all’altro

determinando una “convoluzione” di antecedenti che può incrementarsi progressivamente

di valore fino a raggiungere il limite oltre il quale venga evocato un comportamento

disadattivo. Ad esempio, ad un compito difficile può sommarsi il mettere pressione al bimbo

perché lo svolga in fretta, elevandone così lo sforzo, ed a questo può sommarsi anche la

presenza di un ambiente eccessivamente rumoroso o l’attenzione indesiderata o anche i

commenti dei compagni. In queste condizioni, riuscire a non effettuare il compito, ed a

sottrarsi a tutto il complesso delle condizioni avversive presenti, può istantaneamente

diventare per il bimbo una forma efficace di rinforzo negativo condizionato.

Sottrarsi ad una composizione di condizioni avversive può avvenire in due modi distinti,

denominati Evitamento e Fuga in Analisi Comportamentale:

Nell’evitamento viene evitato un avversivo che non è ancora presente nell’ambiente intorno

all’individuo, allontanando o evitando un segnale che l’avversivo accadrà nel futuro

prossimo.

Nella Fuga, invece, lo stimolo avversivo è già entrato a far parte dell’ambiente intorno

all’individuo, se si tratta di un compito o di un’istruzione sono stati già consegnati al bimbo,

ed il bimbo emette il comportamento disadattivo allontanando l’avversivo, lo “evita” mentre

l’avversivo è già presente.

Un comportamento disadattivo mantenuto da un elevato valore della fuga o evitamento del

compito e dell’istruzione, è la modalità di Rinforzo Negativo Socialmente Mediato

abitualmente presente in contesti istruzionali, sia domiciliari che all’interno di centri

convenzionati o a scuola.

Rinforzi Automatici

Per la categoria dei Rinforzi Automatici viene generalmente testato il Rinforzo Positivo

Automatico, che consiste in una conseguenza di rinforzo generata automaticamente dal

comportamento che viene emesso, senza l’intervento di mediazione di altre persone.

Spesso il Rinforzo Positivo Automatico consiste anche solo nella piacevolezza della

stimolazione sensoriale che viene generata dal movimento (nel caso di comportamenti

motori) o dall’articolazione della parola (nel caso di comportamenti vocali). Per avere

indicazione che il comportamento disadattivo emesso da un bimbo abbia la funzione di

Rinforzo Positivo Automatico è necessario fare in modo che non siano presenti altri

antecedenti che abbiano valore evocativo sul comportamento e non vengano consegnate

conseguenze che possano mantenere il comportamento, quindi questa condizione che testa

il Rinforzo Automatico va sotto il nome di Alone (solo). Qundi in questa condizione di

ALONE si cerca di eliminare gli SD e le MO per le conseguenze sociali, in maniera da

lasciare attive solamente le EO per conseguenze di Rinforzo Automatico, quindi

sostanzialmente la condizione di Alone può somigliare a quella di Attenzione Sociale per la

mancanza di SD o MO per conseguenze tangibili o per interruzione di avversivo

(fuga/evitamento), ma non c’è l’SD dell’insegnante presente nella stanza e non viene

consegnata nessuna forma di rinforzo conseguente al comportamento del bimbo.

(La condizione di Play è la condizione di controllo, non dovrebbero comparire comporta-

Quindi le Condizioni di base E le Funzioni corrispondenti testate sono:

1. Attenzione Sociale

2. Accesso al Tangibile 3. Fuga

4. Alone 5. Play

1. Rinf Pos Soc Med

2. Rinf Pos Soc Med 3. Rinf Neg Soc Med

4. Rinf Automatico

menti disadattivi, perché non sono presenti Operazioni Motivazionali o Stimoli discriminati-

vi per nessuna conseguenza di rinforzo)

L’Analisi Funzionale Sperimentale, consiste nell’elaborare condizioni dello stimolo, che

facciano aumentare l’Operazione Motivazionale specifica per ognuna di queste quattro

condizioni e nell’assemblare SD specifici che, tramite la segnalazione della disponibilità

della conseguenza di Rinforzo, facciano aumentare la probabilità della emissione del

comportamento disadattivo. Il compito dell’Analista del Comportamento è quello di

assemblare opportunamente le condizioni di stimolo, attendere che il comportamento target

si manifesti, contarne le occorrenze o adottare altre modalità di misura per valutare

quantitativamente il comportamento, e contemporaneamente consegnare le conseguenze

specifiche, proprie di ciascuna condizione, ad ogni occorrenza del comportamento target.

Alle condizioni testate va associata una Condizione di Controllo (Play). In questa

condizione, non ci devono essere SD, e non deve essere presente nessuna EO per

nessuna delle condizioni testate. In una situazione in cui SD ed EO siano assenti non

dovrebbero presentarsi occorrenze del comportamento problema. Seppure si

presentassero, non verrebbe consegnata nessuna conseguenza.

Risultati dell’Analisi Funzionale

Se un comportamento contatta la funzione che lo mantiene aumenta nei suoi caratteri

topografici o temporali: nell’Analisi Funzionale Sperimentale si valutano ovviamente tra le

possibili conseguenze solo le Funzioni di Rinforzo perché sono quelle che fanno aumentare

il Comportamento e non la Punizione o l’Estinzione, perché la punizione riduce il

Comportamento e lo fa potenzialmente scomparire dal repertorio comportamentale.

Per capire qual è la funzione che mantiene il comportamento anche nella vita quotidiana

anche al di fuori delle condizioni sperimentali, bisogna verificare quale sia la condizione

sperimentale nella quale si manifesti una più elevata frequenza del comportamento. Per

essere ben discriminata l’Analisi Funzionale deve presentare una sola funzione nella quale

la frequenza del comportamento appare considerevolmente più elevata rispetto a tutte le

altre, e potenzialmente la frequenza del comportamento nella condizione di controllo (Play)

deve essere nulla. Piuttosto spesso l’Analisi Funzionale standard non presenta una

sufficiente differenza nella frequenza del comportamento tra le varie condizioni. Nella

formulazione nella quale l’abbiamo descritta non abbiamo tenuto conto del valore delle

singole conseguenze e degli antecedenti rilevanti. Il valore di una conseguenza di rinforzo

positivo sociale, nella forma di attenzione, per esempio, può variare moltissimo in relazione

con la persona che concede o nega la propria attenzione. In maniera simile, il valore di una

conseguenza tangibile può essere molto differente, a parità di Establishing Operations per

quella conseguenza, in relazione con il tipo particolare di conseguenza tangibile. Pensiamo

al caso in cui ci sia un’EO per un giocattolo, ad esempio una macchinina. Il valore della

macchinina come rinforzatore varierà molto in relazione con diverse variabili, ma anche in

relazione con quale sia esattamente l’esemplare di macchinina al quale si concede o si nega

l’accesso al bimbo. In caso di risultati dell’AF non ben discriminati, è possibile aumentare la

discriminabilità delle conseguenze, oppure il loro valore scegliendo opportunamente

esemplari maggiormente appetitivi (Qualità della conseguenza), aumentando l’EO rilevante

(deprivazione), aumentando la Quantità di conseguenza ottenibile, riducendo la disponibilità

di rinforzatori competitivi etc. Anche in


Recommended