Date post: | 02-May-2015 |
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Elementi di classificazione e di diagnosi psichiatrica
Effetti dell’uso di diversi sistemi di classificazione
nosografica sulla ricerca e sulla pratica clinica
- variabilità dei risultati sperimentali
- ridotta confrontabilità dei dati
- difficoltà di trasferimento dei risultati
sperimentali alla pratica clinica
- scarsa riproducibilità della diagnosi
Classificazioni nosografiche - pro
- definizioni operative delle sindromi psichiatriche
- criteri di inclusione e di esclusione da soddisfare
- numero minimo di criteri per porre una diagnosi
- costrutti diagnostici basati anche su dati desumibili dall'intervista
clinica e dall'osservazione del paziente
- riduzione della criterion variance (variabilità dovuta alle differenze tra
i criteri usati dai clinici per riassumere i dati dei pazienti in diagnosi)
- Riduzione di information variance (variabilità dovuta alla differenza
nei modi con i quali sono raccolte e valutate le informazioni)
Classificazioni nosografiche - pro
- aumento dell’attendibilità della diagnosi (influenzata dalle aspettative
e dalla "interpretazione“ del clinico)
- possibilità di utilizzare interviste cliniche strutturate per raccogliere i
dati (ulteriore limitazione all’inferenza soggettiva del
clinico/ricercatore)
-miglioramento della riproducibilità diagnostica (quanto operatori
diversi concordano su diagnosi fatte in maniera indipendente sugli
stessi pazienti) attraverso l’adozione di un approccio "ateoretico"
dell’eziologia e dei processi alla base dei fenomeni osservabili
Classificazioni – pro dell’approccio multiassiale
- più ampia raccolta delle informazioni e la loro registrazione su assi
diversi
- nella pratica clinica, più completo inquadramento diagnostico e più
facile pianificazione dell'intervento terapeutico
- nella ricerca, caratterizzazione più completa e standardizzata dei
campioni sperimentali e stimolo allo studio dei rapporti tra i vari assi
e delle influenze di fattori codificati su assi diversi su decorso e esito
Classificazioni nosografiche – contro
• eccessiva complessità dei sistemi di classificazione (aumento delle
categorie diagnostiche, complessità dei set di criteri, presenza di
gerarchie diagnostiche, inclusione di sottotipi e specificatori)
• definizione delle categorie diagnostiche basata su
"convenzioni",non sempre sostenute da forti evidenze empiriche
• selezione dei criteri diagnostici "arbitraria“
• controversie su numerosi criteri diagnostici (ad es., tempo,
frequenza e durata)
Classificazioni nosografiche - contro
- Variabilità dell'interpretazione dei criteri diagnostici influenzata da:
• assenza o inadeguata definizione delle singole caratteristiche
• inadeguata conoscenza delle definizioni, (insufficiente training e
complessità dei manuali)
• approccio politetico - i membri di una classe possono avere in
comune molti elementi, ma non necessariamente tutti - per
alcune categorie eccessiva variabilità diagnostica
Classificazioni nosografiche – contro
- migliore riproducibilità delle diagnosi ma
ridotta validità dei costrutti diagnostici
- aumento della riproducibilità non sempre
indice di miglioramento della qualità dei dati
- più consenso ma meno informazioni
DSM
Sistema nosografico per i disturbi mentali tra i più usati da medici, psichiatri e psicologi
di tutto il mondo, nella clinica e nella ricerca
Classificazione "nosografica ateorica assiale«, i disturbi mentali sono definiti in base a
quadri sintomatologici raggruppati su basi statistiche
DSM-I (APA, 1952) in risposta all’ICD (OMS, 1948), DSM-II (1968), DSM-III (1980),
DSM-IIIR (1987), DSM-IV (1994), DSM-IV-TR (2000), DSM-V (2013, in italiano traduzione
in corso)
La settima ristampa del DSM-II, nel 1972 cancellò l'omosessualità dalla classificazione
psicopatologica
DSM-5 - possibili modifiche vs. DSM-IV TR (2013 in inglese)
• Nuove categorie per i disturbi dell’apprendimento e categoria unica per i disturbi
dello spettro autistico
• Da “ritardo mentale” a “disabilità intellettuale”
• Da «abuso da sostanze e dipendenza» a “dipendenze e disturbi correlati”
• Categoria “dipendenze comportamentali” in cui sarà inserito il “gambling”
• Dipendenza da internet in appendice
• Scale per valutare il rischio suicidario in adulti e adolescenti
• Categoria di “sindromi a rischio” per identificare precoce di demenza e psicosi
• Categoria “disregolazione del temperamento con disforia” nei Disturbi dell’umore
• Categoria Disturbo di alimentazione incontrollata, criteri più adeguati per
Anoressia e Bulimia
• Sistema dimensionale per la valutazione della gravità dei sintomi
Caratteristiche del DSM
• Nosografico: i quadri sintomatologici sono descritti a prescindere dal vissuto
del singolo, e sono valutati in base a casistiche frequenziali
• Ateorico: non si basa su nessun tipo di approccio teorico
• Assiale: raggruppa i disturbi su 5 assi, al fine di semplificare e indicare una
diagnosi standardizzata
• Su basi statistiche: il sintomo acquista valore come dato frequenziale; i concetti
statistici di media, frequenza, mediana, moda sono il "solco“ per valutare la
presenza di un disturbo mentale
• Raccoglie oltre 370 disturbi mentali, descrivendoli in base alla prevalenza di
sintomi, per lo più osservabili nel comportamento dell'individuo (3 volte
quelli della prima edizione)
DSM-IV Sistema politetico
Per ogni diagnosi è indicato un numero minimo di criteri di inclusione e di
esclusione la cui presenza/assenza è necessaria.
I membri di una categoria diagnostica non devono necessariamente avere in
comune un dato elemento ma possono avere in comune alcuni elementi, anche
pochi, o addirittura nessuno. Deve solo essere presente un numero minimo di
criteri, qualunque essi siano, all'interno di un elenco prestabilito.
Vantaggi: maggiore flessibilità di impiego nella pratica clinica
Svantaggi: eccessiva eterogeneità diagnostica
DSM - 5 assi
• I: disturbi clinici
• II: disturbi di personalità e ritardo mentale,
possono accompagnarsi a un disturbo di Asse I
• III: condizioni mediche generali
• IV: condizioni psicosociali e ambientali
• V: valutazione globale del funzionamento
DSM- struttura di ogni disturbo mentale
• breve descrizione del "funzionamento generale“
• elenco di comportamenti sintomatici o stili di gestione
delle emozioni o altri aspetti della vita psichica
• cut-off, un numero minimo di sintomi raccolti per poter
effettuare una diagnosi
• periodo minimo di presenza dei sintomi per poter
effettuare una diagnosi
DSM-IV/V - uso
- attività clinica e di ricerca per psichiatri, medici e psicologi
- riferimento diagnostico nella psicoterapia non legata
alla psichiatria e alla medicina
- costruzione di test psicologici
- valutazione dell'idoneità alla professione degli psicologi
- Procedure assicurative sulla salute
DSM – critiche
• inadeguato per valutare la situazione clinica di una persona
• struttura rigida
• i cut-off riproducono un modello neo-positivista di spiegazione, che dà
alle malattie mentali un’etichetta non sempre corrispondente alla realtà
• approccio descrittivo che impedisce di individuare le caratteristiche
soggettive del paziente, gli effetti della sua esperienza e la sua storia
personale
• scarsa importanza per gli aspetti "psicologico-clinici” della diagnosi
DSM – scarsa etica
• Metà degli psichiatri che hanno partecipato alla stesura del
DSM-IV ha avuto rapporti economici con case farmaceutiche
• Tutti gli psichiatri che hanno curato la sezione sui disturbi
dell'umore e sulle psicosi ha avuto rapporti economici con case
farmaceutiche
• Si è osservato un’impennata nelle vendite di farmaci
«appropriati» per i disturbi dell'umore e le psicosi
• Malattie create ad hoc, accorciando i cut-off , per lanciare nuovi
farmaci?
DSM – critiche
L'uso meccanico del DSM snatura il "giudizio clinico",
indispensabile in un campo basato sul rapporto
interpersonale.
Mantiene un unico tipo di criteri diagnostici, secondo il
principio che la ricerca deve influenzare la clinica e non
viceversa.
Sistema categoriale versus sistema dimensionale
Sistema categoriale: malattie mentali divise in categorie diagnostiche secondo
la tradizione della medicina e della psichiatria kraepeliniana.
Il DSM segue l'approccio categoriale: una malattia è qualitativamente diversa e
separata da una non malattia, ogni disturbo è nettamente separato e diverso
dall'altro.
Sistema dimensionale: malattie distribuite secondo variazioni quantitative
(gravità, personalità, percezione, cognizione, tonalità dell'umore, ecc.) in
un continuum fino alla normalità.
Sistema categoriale versus sistema dimensionale: pro e contro
Approccio categoriale
Vantaggi: semplicità di impiego nella clinica e nel training degli operatori, facilità di utilizzo in
campo informatico, idoneità per la ricerca epidemiologica, possibile uso di gerarchie diagnostiche.
Svantaggi: difficoltà a classificare correttamente i casi al confine tra categorie, necessità di dover
utilizzare categorie ibride ("non classificate altrove”), “perdita" di pazienti sotto la soglia stabilita
per la diagnosi, uso di scale nominali e non ordinali.
Approccio dimensionale
Vantaggi: riduzione del rischio di stigmatizzazione da etichette diagnostiche, più facile
classificazione di casi al confine tra differenti categorie, di casi difficili e con comorbidità .
Svantaggi: uso problematico nella pratica clinica quotidiana, confronti più difficili.
ICD-10 (a breve ICD-11)
• Decima revisione della Classificazione
Internazionale delle Malattie dell’OMS
• Classifica oltre 2000 malattie
• Il capitolo V è sui Disturbi Mentali
• Diversamente dal DSM-IV, l’ICD-10 contiene due
tipi di criteri diagnostici, per il clinico, più
flessibile, e per il ricercatore, più preciso
ICD-10 vs. DSM-IV Principali differenzeICD-10 DSM-IV
• classificazione internazionale delle malattie, standard per studi statistici ed epidemiologici, valido strumento di gestione di salute e igiene pubblica, usato nelle pubbliche amministrazioni
• descrittivo, si limita alla descrizione delle caratteristiche cliniche dei disturbi
• no multiassiale • 5 assi
• linee guida diagnostiche narrative • descrizioni dei disturbi, criteri di inclusione ed esclusione, regole precise
• personalità schizotipica tra i disturbi dello spettro schizofrenico
• personalità schizotipica tra i disturbi di personalità
• tradizione psichiatrica europea • tradizione psichiatrica statunitense
• maggiore difficoltà di impiego, più categorie diagnostiche, più flessibilità, maggiore margine di soggettività nella diagnosi da parte del clinico
• criteri rigidi per la diagnosi. Non malattie ma disturbi definiti come sindrome comportamentale o psicologica clinicamente significativa ricondotta ad una presupposta disfunzione psicologica o biologica.
• I codici ed i termini del DSM-IV sono compatibili con quelli dell'ICD-10
Malattia vs. sindrome
• Malattia: alterazione del funzionamento dell’organismo di
cui si sa la causa e come questa agisce sull’organismo, la sua
evoluzione ed eventualmente la terapia.
• Sindrome: insieme di sintomi caratteristici e ricorrenti,
associati in maniera costante e tipica. Si parla di sindrome di
fronte a un caso clinico di cui non si sa la causa nè come ha
agito sull’organismo. Una sindrome presenta sintomi non
strettamente fisici ma comportamentali o psicologici (nella
sfera affettiva, cognitiva, nelle funzioni cerebrali superiori).
La valutazione clinica di un potenziale “caso”
Anamnesi
•Motivo della visita
• Disturbo attuale: sintomi e cronologia
• Storia medica precedente
• Storia familiare
• Storia personale (fasi della vita e aspetti socio-demografici)
• Situazione di vita attuale: lavoro, situazione economica, rapporti sociali
• Problemi con la legge
• Stili di vita a rischio
• Gruppi di appartenenza sociali e religiosi
• Personalità premorbosa
Esame delle funzioni psichiche
Momento “obiettivo” della visita psichiatrica, analisi
descrittiva di ciò che si rileva
Osservazioni e impressioni dell'esaminatore sul paziente al
momento dell'intervista, esaminate singolarmente e con
empatia.
Funzioni indagate : Vigilanza, Attenzione, Coscienza, Memoria,
Intelligenza, Percezione, Pensiero, Coscienza dell’Io,
Affettività, Linguaggio, Psicomotricità, Volontà ed Identità
Esame psichico
Descrizione generale• Aspetto (impressione fisica complessiva, cura di sé, abbigliamento)• Comportamento e attività psicomotoria• Atteggiamento nei confronti dell’esaminatore
Umore e affettività• Umore (emozione pervasiva che colora la percezione)• Affettività (attuale risposta emozionale del paziente)• Appropriatezza delle risposte emozionali nel contesto dell'argomento
Linguaggio• caratteristiche del linguaggio (quantità, velocità, qualità)
Percezione• illusioni (false percezioni)• allucinazioni (percezioni in assenza di oggetto)• depersonalizzazione e derealizzazione
Pensiero• forma (come si correlano idee e associazioni)• contenuto (ciò che il soggetto sta pensando)
Sensorio e capacità cognitive (funzioni cerebrali, intelligenza)• vigilanza e livello di coscienza• orientamento nel tempo, nello spazio • memoria nelle sue diverse componenti • concentrazione e attenzione• capacità di lettura e scrittura• capacità visuo-spaziali• pensiero astratto (saper organizzare i concetti)• informazioni e intelligenza
Funzioni primarie• Alimentazione• Sonno
Controllo degli impulsi (sessuali, aggressivi etc.)
Capacità di giudizio e di insight• Capacità di giudizio (capacità di giudizio sociale e
previsione delle conseguenze del proprio comportamento)
• Insight (consapevolezza rispetto al proprio stato)
Attendibilità (capacità di riferire sul proprio stato)
I disturbi dell’umore
DISTURBI DELL’UMORE
I disturbi dell’umore comprendono un ampio
gruppo di condizioni psicopatologiche il cui quadro
clinico è dominato oltre che da una alterazione del
tono affettivo, da sintomi psicomotori, cognitivi e
neurovegetativi.
TRISTEZZA verso DEPRESSIONE
"E' comune il dolore che coglie l'essere umano quando un avvenimento avverso colpisce la sua esistenza, o quando la discrepanza tra la vita com'è e come potrebbe essere diventa il centro della sua riflessione....
E' meno comune, ma abbastanza frequente da costituire uno dei principali problemi psichiatrici, il dolore che non si attenua con il passare del tempo, che sembra esagerato in rapporto al presunto evento precipitante, o inappropriato, o non collegato ad alcuna causa evidente" (S. Arieti, 1978)
La depressione si differenzia dalla tristezza per:
• l'entità dei sintomi• la persistenza dei sintomi• la mancanza di una causa evidente o la sproporzione tra l'evento determinante e la gravità delle conseguenze• la presenza di alcuni aspetti qualitativi (manifestazioni somatiche, disturbi ideativi, ecc.)
Depressione
• sindrome psichiatrica
• reazione ad un evento stressante
• disturbo secondario ad una malattia organica o all'assunzione di farmaci
• sintomo di altri disturbi psichiatrici
La depressione come sindrome
EPIDEMIOLOGIA della Depressione
• Prevalenza 9-20%• Rischio di ammalarsi F/M=2-3/1•Rischio aumentato nei soggetti con parenti di 1 grado affetti da disturbi affettivi• Incremento di incidenza con l'età e picco verso i 40 anni
FATTORI DI RISCHIO DI DEPRESSIONE
• perdita precoce di un genitore (prima dei 13 anni) • esperienze infantili in ambiente conflittuale• personalità introversa e dipendente• appartenenza a gruppi socio-economici più bassi• eventi psico-sociali stressanti e di "perdita"• post-partum
Sintomi della depressione
Diminuzione del tono dell'umore: tristezza, disperazione, perdita di speranza. Mimica che esprime dolore e tristezza. A volte, prevalgono l'angoscia, l'irritabilità e la tensione interiore. Perdita degli interessi e incapacità a provare piacere
Rallentamento o agitazione psicomotorio: fissità della mimica facciale, riduzione delle attività motorie spontanee, perdita dell'iniziativa fino all’immobilità. Povertà dell'eloquio, lunga latenza delle risposte o, mutacismo. Agitazione, irrequietezza, angoscia. Eloquio rapido, interrotto da lamentele e scoppi di pianto immotivato. Perdita di energia: continua stanchezza, facile stancabilità, incapacità a portare a termine qualsiasi attività.
Sintomi di depressione
Disturbi delle funzioni psichiche superiori: riduzione della concentrazione, dell’attenzione della capacità di prendere decisioni. Nel paziente anziano, i disturbi della memoria possono divenire l'aspetto fondamentale - diagnosi differenziale con le demenze. Disturbi del contenuto del pensiero: sentimenti di auto-svalutazione, di colpa e di autoaccusa fino a deliri (di colpa, di rovina e ipocondriaci) ed accompagnarsi ad allucinazioni uditive (voci che accusano). Deliri e allucinazioni sono congrui con l'umore e scompaiono con la sua normalizzazione. Pensieri di morte e di suicidio: nel 60% dei pazienti; oltre il 50% dei depressi ospedalizzati ha tentato il suicidio e il 15% di essi muore per questa causa.
I sintomi "vegetativi"
Disturbi del sonno: difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni, soprattutto risveglio precoce, nelle prime ore del mattino, in alcuni ipersonnia. Disturbi dell'appetito: riduzione spesso marcata dell'appetito (meno frequentemente iperfagia) e conseguente significativa perdita di peso. Riduzione della libido: fino alla completa impotenza o frigidità. Variazioni diurne della sintomatologia: il paziente spesso riferisce che il suo umore è peggiore al mattino e migliora verso sera. Sintomi somatici aspecifici: cefalea, vertigini, disturbi cadio-circolatori, respiratori, gastrointestinali e genito-urinari. In alcuni casi, soprattutto negli anziani, questi sintomi portano il paziente a chiedere l'intervento medico.
RISCHIO SUICIDARIO• Elevato durante l'episodio depressivo, dall’inizio di un episodio alla fase post-critica.• Circa 80% delle persone con depressione morte per suicidio ha esplicitato i suoi propositi, oltre la metà ha consultato il medico nelle settimane precedenti il tentativo. • L'ospedalizzazione del paziente con idee di suicidio deve essere tempestiva.
Fattori di rischio• Età avanzata• Sesso maschile• Stato civile di divorziato o single• Storia di abuso di alcool o di farmaci• Isolamento sociale• Malattie somatiche intercorrenti• Precedenti tentativi di suicidio• Anamnesi familiare positiva per suicidio• Eventi recenti stressanti • Gravità della sintomatologia depressiva• Assenza di marcato rallentamento psicomotorio• Presenza di sintomi psicotici
DEPRESSIONE - decorso
Più spesso la sintomatologia si sviluppa lentamente in alcuni giorni o
settimane.
Frequentemente, sintomi aspecifici quali ansia, irritabilità, disturbi del
sonno, astenia, abulia, possono precedere di settimane l'inizio di un
episodio e rappresentare un primo segnale d'allarme di uno nuovo.
La durata di un Episodio Depressivo non curato è variabile, da pochi
giorni fino a 6-10 mesi.
Depressione - prognosi
Nel 70% dei casi vi è una remissione completa con recupero del
funzionamento sociale e lavorativo.
Nel 20% dei casi, il decorso può essere cronico, con sintomi che
persistono per due anni, senza periodi di remissione oltre i due
mesi.
Fino al 75% dei pazienti presenta nel corso della propria vita
almeno un secondo episodio depressivo.
REAZIONI DEPRESSIVE AD EVENTI STRESSANTI
Quadri clinici di frequente riscontro in medicina di base
La reazione è preceduta da un evento stressante spesso identificabile,
come: una perdita, un periodo di eccessivo impegno intellettuale o
lavorativo, cambiamenti significativi di condizioni esistenziali
Può durare da meno di un mese a due anni
Si risolve in qualche mese o può evolvere in un altro disturbo affettivo
(distimia, depressione ricorrente).
Caratteristiche della depressione nell’anziano
•Grave compromissione cognitiva
•Agitazione
•Somatizzazioni
•Preoccupazioni ipocondriache
• Idee di riferimento, deliri
I disturbi dell’umore nel DSM-IV
Classificazione DSM-IV dei disturbi dell’umore
• Episodi
• Disturbi
• Specifiche dell’episodio più recente o decorso
degli episodi ricorrenti
Classificazione DSM-IV dei disturbi dell’umore
Episodi di alterazione dell’umore
• Depressivo maggiore• Maniacale• Misto
• ipomaniacale
Classificazione DSM-IV dei disturbi dell’umore
Depressivi
• Maggiore
• Distimico
• Depressivo NAS
Bipolari
• Tipo I
• Tipo II
• Ciclotimico
• NAS
Altri disturbi dell’umore
• Dovuto a condizioni mediche
• Indotto da sostanze
Specifiche dell’episodio più recente
• Intensità: lieve, moderato, grave• Con/senza manifestazioni psicotiche• In remissione completa/parziale• Cronico • Con manifestazioni catatoniche, melancoliche, atipiche,
con esordio nel post-partum
Specifiche del decorso degli episodi ricorrenti• Ad andamento stagionale• A cicli rapidi
Episodio depressivo maggiore – DSM IV
• 5 o più dei sintomi presenti contemporaneamente per almeno due
settimane, rappresentando un cambiamento rispetto alle condizioni
precedenti.
• Almeno uno dei sintomi è umore depresso o perdita di interesse
• I sintomi non soddisfano i criteri per l’episodio Misto
• Causano disagio clinicamente significativo e/o compromissione del
funzionamento
• Non sono dovuti a sostanze o condizioni mediche generali
• Non sono giustificati da Lutto, persistono cioè più di 2 mesi da una
perdita significativa
Episodio depressivo maggiore – DSM IV
• Umore depresso (profondo dolore, abbattimento, diversi da
demoralizzazione o tristezza per durata e natura)
•Marcata riduzione o scomparsa dell’interesse e del piacere per tutte o
quasi le attività
• Significativa variazione di peso e/o dell’appetito
• Disturbi del sonno
• Agitazione o rallentamento psico-motorio
• Astenia e faticabilità
• Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (anche
deliranti)
• Ridotta concentrazione e capacità di prendere decisioni
• Pensieri ricorrenti di morte
Disturbo distimico –DSM-IV
Umore depresso, quasi ogni giorno, per almeno due anni
Presenza di due o più tra i seguenti sintomi:
• Alterazioni dell’appetito
• Disturbi del sonno
• Scarsa energia o astenia
• Bassa autostima
• Difficoltà a prendere decisioni e a concentrarsi
• Sentimenti di disperazione
Disturbo distimico –DSM-IV
Durante i primi due anni di malattia non vi sono stati episodi
depressivi maggiore ( se sì, diagnosi di Disturbo Depressivo
Maggiore cronico, o in remissione parziale), né maniacali o misti,
né ciclotimia
Non si è manifestato durante il corso di disturbi psicotici
Non è legato a sostanze o condizioni mediche
Comporta compromissione del funzionamento
Distimia
• sintomi meno gravi
• durata di almeno due anni
• assenza di sintomi psicotici, di rallentamento o agitazione
psicomotoria, di anedonia e disturbi cognitivi gravi
• lieve compromissione delle attività sociali e lavorative
• la malattia appare come uno sviluppo a partire dalla
personalità di base
DSM-IV Episodio maniacale
• Autostima ipertrofica o grandiosità
• Diminuito bisogno di sonno
• Maggiore loquacità
• Fuga delle idee
• Distraibilità
• Aumento dell’attività finalizzata fino all’agitazione psicomotoria
• Eccessivo coinvolgimento in attività ludiche dalle conseguenze
potenzialmente dannose
DSM-IV Episodio maniacale
• L’umore elevato, espansivo o irritabile dura
• almeno una settimana
•Almeno 3 dei sintomi presenti (4 se umore irritabile)
• I sintomi non soddisfano i criteri di episodio misto
•Causano compromissione
•Non dovuti a sostanze o condizioni mediche generali
Episodio maniacale - Esordio
Graduale 3-4 giorni di buon adattamento, con sensazioni
di benessere e di aumentata energia, ridotto bisogno di
sonno, aumento dell’appetito e della spinta sessuale.
Aumento delle attività, anche rischiose, e degli interessi
Brusco - soprattutto se segue l’episodio depressivo. Il
quadro clinico si sviluppa rapidamente e in maniera
tumultuosa
Episodio maniacale- Periodo di stato
• Abuso di alcool o droghe, problemi legali, sociali e familiari• Elevazione del tono dell’umore• Labilità emotiva• Irritabilità• Disforia• Aumento dell’attività motoria• Eloquio fluido• Aspetto vistoso e abbigliamento inusuale• Aumento dell’autostima• Accelerazione del corso del pensiero• Fuga delle idee• Alterazione del contenuto del pensiero – deliri • Fenomeni dispercettivi• Capacità mnesiche molto accentuate• Capacità di fissazione ridotta• Vissuto temporale alterato• Alterazioni neurovegetative del sonno, dell’appetito
Risoluzione
La durata va da alcuni giorni a 3-4 mesi
Ipomania
• Dura qualche giorno con modica elevazione del tono dell’umore, chiarezza
e positività dei pensieri, incremento delle energie e delle attività, senza
compromissione sociale e lavorativa
• Il giudizio di realtà è solo in parte compromesso
• L’umore è instabile con irritabilità o aggressività
• I sintomi sono spesso vissuti dal paziente come egosintonici e interpretati
come reazione alla fine dell’episodio depressivo
• Nel DSM-IV stessi criteri dell’episodio maniacale, ma presenti per 4 giorni,
non così gravi da compromettere il funzionamento o richiedere
ospedalizzazione, assenza di manifestazioni psicotiche
STATI MISTI
•Contemporanee manifestazioni depressive e maniacali
•Perplessità, labilità emotiva, eccitabilità, tensione, ansia,
agitazione, irritabilità, disforia, si associano volta a
confusione, impulsività e sintomi psicotici con contenuti
ideativi e percettivi di opposto contenuto affettiva
•All’inizio o alla fine di una fase depressiva o maniacale,
nel passaggio da un episodio ad un altro, o caratteristica
di un intero episodio
STATI MISTI- CRITERI DSM-IV
•Soddisfatti i criteri dell’episodio maniacale e depressivo per una settimana•Alterazione sufficientemente grave da causare compromissione del funzionamento o richiedere ospedalizzazione o associata a manifestazioni psicotiche •Non dovuto a sostanze o condizioni mediche
Disturbo ciclotimico – DSM IV
• Per almeno due anni, episodi ipomaniacali e sintomi depressivi che non
soddisfano i criteri per la diagnosi di episodio depressivo maggiore
• I sintomi non sono mai stati assenti per più di due mesi
• Nessun episodio depressivo maggiore, maniacale o misto nei due anni
• Sintomi non inquadrabili come disturbi schizoaffettivi e non sovrapposti
a quadri psicotici
• Non dovuti a sostanze e condizioni mediche
• Compromissione nel funzionamento e disagio clinicamente significativo
Ciclotimia
• Esordio precoce tra adolescenza e 21 anni
• Durata superiore ai due anni
• Rapida alternanza di fasi depressive e ipomaniacali di
intensità lieve/moderata, tali da non soddisfare i criteri per
un episodio pieno
• Oscillazioni dell’umore improvvise, di breve durata,
raramente con intervalli di benessere
• Stile di vita tumultuoso, irregolare e precario
• “Eterni dilettanti”
Disturbi bipolari I – DSM IV
• Attuale e solo episodio maniacale
• Attuale episodio ipo-maniacale e in passato un episodio
maniacale
• Attuale episodio maniacale e in passato un episodio depressivo
maggiore, maniacale o misto
• Attuale episodio misto e in passato un episodio maniacale,
depressivo o misto
• Attuale episodio depressivo e in passato un episodio maniacale
o misto
• Compromissione del funzionamento
Disturbi bipolari II – DSM IV
• Uno o più episodi depressivi maggiori
accompagnati da almeno un episodio ipo-
maniacale e nessun episodio maniacale o misto
• Compromissione del funzionamento
• Specifiche dell’attuale episodio, della gravità, del
tipo di manifestazioni, del decorso
Le sindromi schizofreniche
Schizofrenia
Sindrome caratterizzata da alterazioni del pensiero e della percezione e da affettività inappropriata o appiattita, con coscienza lucida e capacità intellettive conservate. Il termine è stato introdotto agli inizi del 900 da E. Bleuler e significa letteralmente scissione della mente, cioè dissociazione tra pensiero, emozioni e comportamento.
La schizofrenia è un disturbo mentale che può: • comportare un alto grado di disabilità sociale• ripetersi più volte nella vita di una persona• portare a elevato carico familiare• dare forte stigma sociale e personale• avere costi sociali ed economici molto elevati • impegnare a lungo i servizi di salute mentale, riabilitativi
ed assistenziali• guarire
Schizofrenia
•Diffusa in tutte le aree geografiche ed in tutte le culture
contemporanee
• Incidenza: 0.001%
• Life-time prevalence: 0.5-1%
•Ugualmente distribuita nei due sessi
•Nei paesi meno industrializzati, decorso più favorevole
•Maggiore incidenza nelle classi sociali basse, per "deriva
sociale"
• Tasso di mortalità per cause naturali o accidentali doppio vs.
persona sana o affetta da altra patologia
SCHIZOFRENIA
Esordio: 15 - 35 anni
Acuto: prognosi più favorevole. Comparsa più o meno improvvisa (giorni o settimane)
di deliri e allucinazioni, a volte preceduti da sintomi aspecifici, come ansia e insonnia, o
da particolari esperienze descritte come “umore delirante”, “esperienza di fine del
mondo" o "mutamento pauroso“
Esordio insidioso: prognosi meno favorevole. Comparsa subdola e progressiva di ritiro
sociale, compromissione del funzionamento, comparsa di interessi nuovi o stravaganti,
progressiva polarizzazione dell'attenzione su temi particolari, preoccupazioni
somatiche, linguaggio vago, digressivo, metaforico, convinzioni bizzarre, esperienze
percettive inusuali, comportamenti stravaganti o immotivati, appiattimento o
incongruenza affettiva
Schizofrenia – personalità premorbosa schizoide
Tra il 25 e il 50% delle persone a cui è stata successivamente diagnosticata la
schizofrenia aveva prima dell'esordio tratti di personalità schizoide, caratterizzata da:
• tendenza alla chiusura ed all'introversione
• ridotta tolleranza alle frustrazioni
• apparente distacco o freddezza emozionale
• incapacità ad esprimere sentimenti e stabilire relazioni intense
• tendenza all'astrazione e alle fantasticherie
Descritti come bambini o adolescenti con problemi di socializzazione a scuola, interessi
solitari, difficoltà scolastiche pur avendo un patrimonio intellettuale integro.
SINTOMI CHE POSSONO ESSERE VARIAMENTE PRESENTI ANCHE NELLA SCHIZOFRENIA
Riconducibili a disturbi nelle seguenti aree della vita psichica : • contenuto del pensiero• forma del pensiero• percezione• coscienza• affettività• psicomotricità• istinti
Sintomi variamente correlati tra di loro, sia sul piano trasversale che longitudinale. Numerosi tentativi sono stati effettuati, senza successo, per identificare sintomi o segni "patognomonici" di schizofrenia.
Disturbi del contenuto del pensiero
Umore delirante
Percezione delirante
Intuizione delirante
Deliri
Disturbi della forma del pensiero
Dissociazione ideativa
Deragliamento
Iperinclusione
Barrage
Disturbi del contenuto del pensiero
Al delirio si giunge attraverso esperienze parziali e successive.
Umore delirante - mutamento pauroso – esperienza di fine del mondo
Stato d'animo caratterizzato da sentimenti di estraneità, di incertezza e di profondo disagio,
espressione del vissuto di cambiamento del mondo interiore e della realtà circostante.
In questo contesto, l'insorgere della convinzione di una persecuzione, di un'elevazione
divina o di altre idee deliranti determina spesso un'attenuazione dello stato di
insopportabile incertezza e angoscia.
Percezione delirante: attribuzione di un significato abnorme, generalmente nel senso
dell'autoriferimento, ad una percezione di per sé corretta.
Intuizione delirante: convinzione che insorge all'improvviso nella mente del soggetto,
senza prendere spunto dal mondo esterno e senza essere preceduta da alcuna
elaborazione o riflessione.
DISTURBI DEL CONTENUTO DEL PENSIERO
Delirio : un'idea o un sistema di idee non corrispondenti alla realtà oggettiva e
resistenti ad ogni critica o dimostrazione logica
"E’ una convinzione personale falsa, basata su un'inferenza non corretta
riguardante la realtà esterna e fermamente sostenuta nonostante quanto quasi
tutti gli altri ritengono e senza tener conto di quanto costituisce
un'incontrovertibile e chiara evidenza del contrario. La convinzione non è tra
quelle abitualmente accettate dagli altri membri della cultura o subcultura a cui
la persona appartiene (ad esempio, non è oggetto di fede religiosa)" (DSM IV).
Caratteristiche del delirio sec. Jaspers: certezza soggettiva, incorreggibilità di
fronte a esperienza e confutazione logica, impossibilità del contenuto.
DELIRI SISTEMATIZZATI
Stabilità di contenuti: il soggetto manifesta sempre la stessa o le stesse convinzioni deliranti.
Coerenza interna: il delirio, in quelle che sono le sue articolazioni interne, indipendentemente dalle
premesse che sono errate, appare abbastanza logico, abbastanza convincente e verosimile.
DELIRI FRAMMENTARI
CONTENUTO DEI DELIRI
• Di persecuzione
• Di influenzamento
• Di riferimento
• A tema erotico
• Di grandezza
• Mistici
• Ipocondriaci
DISTURBI FORMALI DEL PENSIERO - DISSOCIAZIONE IDEATIVA
Allentamento fino alla rottura dei nessi associativi.
Nelle forme più lievi, il paziente è ancora in grado di esprimere correttamente il suo pensiero,
ma tende a usare espressioni vaghe, metafore, aggettivazioni inutili o pleonastiche
(circostanzialità); tende a cambiare repentinamente e frequentemente argomento in risposta a
stimoli di varia natura che attirano la sua attenzione (distraibilità), a divagare e a dare risposte
"di traverso", che hanno un'attinenza solo marginale con la domanda rivolta (tangenzialità).
Nei quadri più gravi, il pensiero è privo di coerenza logica e comprensibilità (incoerenza); le
idee sembrano associarsi in modo casuale per condensazione o per ssonanza. Il corso del
pensiero può deviare bruscamente dal tema principale con una progressiva perdita del filo del
discorso (deragliamento) o interrompersi per alcuni secondi senza che il paziente ricordi più di
cosa stava parlando ("barrage").
Neologismi (aggregati fonetici neoformati, per lo più collegati con le tematiche deliranti).
Paralogismi (parole comuni utilizzate con un nuovo significato)
DISTURBI DELLA PERCEZIONE
Allucinazioni
Percezioni in assenza di uno stimolo sensoriale adeguato.
Possono interessare tutte le aree sensoriali e spesso più di una contemporaneamente .
Allucinazioni uditive
Il paziente può sentire rumori, suoni, parole o "voci" che in genere commentano le sue azioni
o ripetono il suo pensiero, gli rivolgono comandi, lo minacciano, lo insultano o, più raramente,
possono elogiarlo o dargli dei consigli.
Il contenuto delle voci può talvolta essere solo parzialmente intellegibile.
Le voci possono essere attribuite ad un'unica persona o a più individui, più o meno identificati,
che dialogano tra di loro, per lo più riferendosi al paziente.
Abbastanza tipiche della schizofrenia sono le voci che commentano le azioni del paziente, le
voci che dialogano tra di loro riferendosi al paziente, l'eco del pensiero.
Allucinazioni visive : Possono presentarsi come esperienze ottiche
elementari (luci, bagliori, flash improvvisi) o in maniera più strutturata
(figure umane, volti, ecc.) fino a scene complesse statiche o in
movimento ("visioni").
Allucinazioni cenestetiche
Allucinazioni olfattive e gustative
Pseudoallucinazioni o allucinazioni psichiche: Compaiono nello spazio
interno soggettivo anziché in quello esterno sotto forma di "voci
interne" o di "comandi del cervello".
Illusioni: Uno stimolo reale viene percepito in maniera inadeguata ed
erroneamente interpretato.
DISTURBI DELL'AFFETTIVITA'
Indifferenza affettiva (ATIMIA): La persona sembra aver perso ogni interesse per quanto lo
circonda, per i suoi familiari, per il suo avvenire e per il suo aspetto fisico.
Appiattimento affettivo: stato d'animo privo della normale gamma di sfumature e
modulazioni e non modificato, apparentemente, dagli avvenimenti.
Labilità affettiva: Passaggio improvviso e inatteso da una manifestazione emotiva ad
un'altra diversa o anche opposta.
Incongruenza affettiva: Manifestazioni affettive incongrue o inappropriate rispetto a
situazione o contenuti ideativi espressi (sorrisi immotivati, risatine fatue)
Paratimia: Risposta emotiva di segno opposto rispetto all'evento determinante
Paramimia: Mimica discordante rispetto allo stato d'animo, oppure espressioni mimiche di
significato opposto possono essere presenti contemporaneamente
Ambivalenza affettiva: Coesistenza di sentimenti contraddittori o antitetici rispetto al
medesimo oggetto, rappresentazione o esperienza
DISTURBI DELLA PSICOMOTRICITA‘
Irrequietezza: attività subcontinua, afinalistica e iterativa
Agitazione psicomotoria: Attività motoria intensa, caotica,
incontrollabile. Spesso in relazione alle tematiche deliranti o alle
allucinazioni. Le reazioni degli altri possono rafforzare le convinzioni
deliranti, accrescendo lo stato di agitazione. Motivazione principale
per intervento psichiatrico d'urgenza.
Rallentamento motorio
Arresto psicomotorio: Condizione di immobilità assoluta e di
mutacismo, scarsa reattività agli stimoli esterni (spesso anche a
quelli dolorosi)
DISTURBI DELLA PSICOMOTRICITA‘ - SEGNI DELLA SERIE CATATONICA
Stereotipie: ripetizione ritmica, senza apparente motivo, di gesti, posture o movimenti complessi
Manierismi: accentuazione caricaturale di gesti o espressioni mimiche, condotta goffa ed affettata
Impulsi : azioni improvvise, spesso violente e a carattere auto- o etero-aggressivo
Negativismo passivo e attivo: la persona non compie le azioni che gli vengono richieste o compie
un'azione contraria o comunque diversa da quella richiesta
Catalessia: spostamento passivo di una parte del corpo che viene a lungo mantenuto anche in
posizione scomoda
Catatonismo: mantenimento di una postura, spesso bizzarra e scomoda, assunta
spontaneamente del paziente
Automatismo su comando: il paziente obbedisce meccanicamente ad ogni comando che gli viene
impartito
Ecolalia e ecoprassia: ripetizione passiva, rispettivamente di parole o frasi oppure di gesti o azioni
che il paziente sente o vede nelle persone che lo circondano
DISTURBI DELLA COSCIENZA DI SE‘
Depersonalizzazione: Sentimento spiacevole di estraneità verso il proprio mondo psichico interiore o il proprio corpo. La persona può riferire di sentirsi come estraniata, lontana da se stesso, spettatore e non partecipe alla vita. Le sue azioni le appaiono automatiche. Si sente trasformata rispetto al passato, non si riconosce più. Può arrivare ad avere l'impressione che parti e funzioni del suo corpo siano cambiate o non gli appartengano più
Derealizzazione: Sentimento di estraneità verso il mondo esterno. La realtà appare come una rappresentazione
DISTURBI DELLA SFERA ISTINTIVAAlterazioni del comportamento alimentaresitofobia (rifiuto del cibo) bulimiaAlterazioni del comportamento sessualeRiduzione dell'attività e degli interessi sessualiIntensa attività masturbatoria con caratteri di Iteratività e stereotipiaTendenza all'esibizionismo o alla promiscuitàAlterazioni dell'istinto di conservazione individualetentativi di suicidioauto-mutilazioni
Predittori di rischio suicidario nella schizofrenia
• elevato livello di istruzione• elevato livello intellettivo• sesso maschile• età giovane• esordio acuto della malattia• buon adattamento sociale pre-morboso• presenza di aspetti depressivi durante l'episodio• storia familiare di sindromi affettive maggiori
Suicidio tentato dal 50% delle persone con questa diagnosi. Compiuto dal 10%
FATTORI CHE INFLUENZANO LA PROGNOSI DELLA SCHIZOFRENIA
Sesso e età
Decorso episodico più frequente nelle donne
Più esiti negativi negli uomini
Esordio tardivo più favorevole sulla prognosi della schizofrenia
Anamnesi familiare
Presenza di un disturbo dello spettro schizofrenico in familiari è un indice prognostico
sfavorevole
Anamnesi positiva di sindrome affettiva a significato favorevole
Fattori premorbosi
Tratti di tipo schizoide nella personalità premorbosa, cattivo funzionamento sociale e non
acquisizione di abilità relazionali e di competenze in ambito lavorativo indicati come indici
sfavorevoli.
FATTORI CHE INFLUENZANO LA PROGNOSI DELLA SCHIZOFRENIA
Caratteristiche dell'episodio
Esordio acuto, precedenti eventi stressanti, prevalenza di sintomi positivi, coesistenza di aspetti
depressivi o pseudo-confusionali, ridotta durata della fase attiva : esito più favorevole
Esordio insidioso, predominanza di sintomi negativi, lunga durata dei sintomi della fase attiva: esito
meno favorevole.
Caratteristiche culturali e ambientali
Studi transculturali hanno rilevato che il decorso e gli esiti della schizofrenia sono più favorevoli per i
pazienti appartenenti ad un paese in via di sviluppo.
Emozioni espresse dai familiari. In particolare, atteggiamenti di criticismo, ostilità e ipercoinvolgimento
affettivo dei familiari nei confronti del paziente sono associati ad un maggior rischio di ricadute.
Interventi
Interventi riabilitativi e interventi psicosociali precoci: effetto favorevole
Interventi psicoeducativi familiari: dimezzano le ricadute cliniche a due anni
VARIETA' CLINICHE DELLA SCHIZOFRENIA
• Ebefrenica o disorganizzata
• Paranoide
• Catatonica
• Simplex
Suddivisione basata soprattutto sui sintomi
clinici prevalenti al momento dell'osservazione.
VARIETA' CLINICHE DELLA SCHIZOFRENIA – limiti e critiche
• i pazienti spesso hanno sintomi di più sottotipi (ridotta specificità)
• i pazienti possono soddisfare i criteri per differenti sottotipi in episodi
successivi (instabilità)
• le forme classiche della malattia tendono a modificarsi nel tempo in
sottotipi meno specifici, come l’indifferenziato o il residuo
• la precocità degli interventi terapeutici rende sempre meno delineati i
limiti tra le diverse forme cliniche della malattia
• la catatonia sempre più spesso tende ad essere considerata un'entità
diagnostica separata dalla schizofrenia e con caratteristiche di decorso
più affini alle sindromi affettive
DSM-IV schizofrenia, per tipo
•Paranoide: prevalenza di deliri e allucinazioni
•Disorganizzato: eloquio e comportamento
disorganizzato e affettività inadeguata o appiattiva
•Catatonico: arresto motorio o eccessiva attività
motoria, negativismo, mutacismo, movimenti
stereotipati, ecolalia, ecoprassia
• Indifferenziato
•Residuo: prevalenza di sintomi negativi
Diagnosi di schizofrenia nel DSM-IV
• Criterio SINTOMATOLOGICO
• Criterio CRONOLOGICO
• Criterio FUNZIONALE
• Criterio di ESCLUSIONE
DSM-IV Criteri per la schizofreniaCriterio sintomatologicoAlmeno due sintomi , presenti per un tempo significativo nell’arco di un mese• Deliri• Allucinazioni• Eloquio disorganizzato• Comportamento disorganizzato o catatonico• Sintomi negativi quali appiattimento affettivo, abulia, alogia
Ne basta uno se deliri bizzarri o voci di commento o dialogo di voci
• Disfunzione socio-lavorativa• Durata di segni del disturbo per almeno 6 mesi• Esclusione di disturbi schizoaffettivi e dell’umore• Non dovuto a uso di sostanze o condizioni mediche generali• Relazione con un disturbo pervasivo dello sviluppo
DSM-IV - ASPETTI PROBLEMATICI
• Il criterio sintomatologico del DSM-IV non caratterizza la schizofrenia
come sindrome e può essere soddisfatto da casi di mania (eloquio
disorganizzato + comportamento grossolanamente disorganizzato),
depressione maggiore con manifestazioni psicotiche (povertà
dell’eloquio + deliri), demenza (comportamento grossolanamente
disorganizzato + allucinazioni) e delirium (eloquio disorganizzato +
allucinazioni)
• I sintomi inclusi nel criterio sintomatologico del DSM-IV hanno tutti lo
stesso “peso”
•Mancano indicazioni sull’intensità di ciascun sintomo
CRITERIO CRONOLOGICO
Richiede che i sintomi siano presenti per almeno un
mese (o meno, se trattati con successo) e che "segni
continui del disturbo" persistano per almeno sei mesi.
Il periodo di sei mesi può includere, oltre alla fase attiva,
anche una fase prodromica ed una residua, con soli
sintomi negativi o due o più degli aspetti clinici del
criterio sintomatologico in forma attenuata (ad esempio,
credenze strane o esperienze percettive inusuali).
CRITERIO FUNZIONALE
Il criterio funzionale del DSM-IV richiede che “per un
periodo significativo di tempo dall’esordio del
disturbo, una o più aree principali del funzionamento,
come il lavoro, le relazioni interpersonali, e la cura di
sé, siano state marcatamente al di sotto del livello
raggiunto prima dell’esordio”.
ASPETTI PROBLEMATICI
Limitata riproducibilità della valutazione del funzionamento sociale (in gran
parte retrospettiva).
Sovrapposizione tra la compromissione del funzionamento sociale qui
richiesta ed alcuni dei sintomi negativi citati nel criterio sintomatologico.
Ridotta specificità del criterio funzionale nella sua attuale formulazione (esso
può essere soddisfatto da tutte le sindromi maniacali, depressive maggiori,
demenziali e confusionali).
CRITERIO DI ESCLUSIONE
Richiede che durante la fase attiva della sindrome non si siano verificati episodi
depressivi o maniacali, o, se questi si sono verificati, che la loro durata sia stata
breve rispetto alla durata complessiva della fase attiva e di quella residua.
La sindrome non deve essere dovuta agli effetti diretti di una sostanza oppure ad
una condizione di interesse medico.
La diagnosi di schizofrenia non può essere posta se la sindrome è attribuibile ad
una condizione di tipo neurologico, ad un disturbo endocrino o metabolico, ad uno
squilibrio idro-elettrolitico, ad una malattia epatica o renale, o ad una malattia
autoimmune.