Teoria, analisi, composizione Rocco De Cia [16.2.2020]
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Elementi di contrappunto
1. Contrappunto semplice a due voci
Nello studio del contrappunto scelgo come periodo di riferimento il tardo Barocco; i
princìpi che descrivo valgono in linea di massima anche per il periodo Classico.1
Consideriamo innanzitutto il contrappunto a due voci: chiamiamo soprano la voce superiore
(chiave di violino) e basso la voce inferiore (chiave di basso).
1. Nel contrappunto gli intervalli sono suddivisi fra consonanze perfette (unisono,
quinta, ottava), consonanze imperfette (terza, sesta) e dissonanze (seconda, quarta,
settima e tutti gli intervalli eccedenti o diminuiti).2
Consonanze Perfette 1, 5, 8
Imperfette 3, 6
Dissonanze 2, 4, 7, intervalli eccedenti e diminuiti
2. I movimenti (moto delle parti) sono moto parallelo, retto, obliquo, contrario.
3. Le voci (soprano e basso) muovono prevalentemente di grado; i salti vanno
compensati, evitando di realizzare più salti nella stessa direzione; per quanto riguarda
il registro, non si supera di norma l’ottava di estensione, arrivando al limite alla
decima di estensione; si evitano inoltre gli intervalli melodici dissonanti.
4. Si evita il raddoppio della sensibile (VII nel modo maggiore, +VII nel modo
minore): se una voce ha la sensibile, l’altra voce non può utilizzare gli intervalli di
unisono (1) o di ottava (8).
5. Le linee melodiche devono essere cantabili: qualunque melodia si scriva, dobbiamo
essere in grado di cantarla.
La base del contrappunto è detta contrappunto semplice (o nota contro nota, o di prima
specie).
6. Nel contrappunto semplice a ogni singola nota di una voce corrisponde una singola
nota dell’altra voce.
7. Nel contrappunto semplice utilizziamo esclusivamente consonanze (perfette e
imperfette).
1 Per molti versi, i medesimi principi guidano anche il contrappunto rinascimentale. Per affrontare un
discorso complessivo sul Rinascimento sarebbe però necessario approfondire il linguaggio armonico della
modalità. 2 Gli intervalli superiori all’ottava possono essere ricondotti al corrispettivo intervallo inferiore all’ottava, per
cui la decima Do-Mi può essere classificata come terza (3), la dodicesima Re-La può essere classificata come
quinta (5), e così via. Un caso a parte la nona (9), corrispondente alla seconda (2): in alcuni casi sarà
opportuno classificarla come nona (ad esempio nel ritardo 9-8), in altri la si potrà considerare alla stregua
della seconda.
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Moto delle parti
Moto parallelo
Le due parti si muovono nella stessa
direzione con lo stesso intervallo:
nell’esempio a.1 vediamo delle seste
parallele, nell’a.2 delle terze parallele,
nell’a.3 delle quinte parallele.
Moto retto
Le due parti si muovono nella stessa
direzione con diverso intervallo.
Moto obliquo
Una parte rimane ferma mentre l’altra
parte si muove.
Moto contrario
Le due parti si muovono in direzione
opposta, avvicinandosi o
allontanandosi.
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Cadenze
Le cadenze a fine frase sono realizzate con dei movimenti tipici. Ad esempio, se il basso
passa dal V al I, il soprano utilizzare il VII (in corrispondenza del V del basso) e poi il I (in
corrispondenza del I del basso); oppure potrà utilizzare il II (in corrispondenza del V del
basso) e poi il I (in corrispondenza del I del basso).
Nella cadenza in modo minore è necessario alterare il VII in +VII per avere la sensibile.
Il seguente schema non è esaustivo, e non comprende tutte le possibili combinazioni. Serve
come primo punto di riferimento.3
Esempio e.1 Esempio e.2
Soprano VII → I oppure
II → I
Basso V → I V → I
Fa
maggiore
3 La formula di base di cadenza a due voci, utilizzata fin dalla nascita del contrappunto, nel tardo Medioevo,
è costituita dall’intervallo di sesta che risolve sull’intervallo di ottava. Nei seguenti esempi vediamo la
formula nelle tonalità di Fa maggiore e (con alterazione della sensibile) Sol minore. La voce “principale”
(cantus firmus) è quella che scende di grado: in questo caso, è il basso; il soprano realizza il contrappunto.
Nei seguenti esempi le voci di soprano e basso si scambiano i ruoli: il soprano è la voce “principale” (cantus
firmus); il basso realizza il contrappunto.
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Esempio f.1 Esempio f.2
Soprano II → VII → I oppure
I → VII → I
Basso IV → V → I IV → V → I
Fa
maggiore
Esempio g.1 Esempio h.1
Soprano II → III → II → I IV → III → II → I
Basso IV → V → V → I II → V → V → I
Fa
maggiore
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Nella cadenza in modo minore
• per creare la sensibile è necessario alterare il VII in +VII;
• se troviamo una scala ascendente dal V al I, utilizziamo la scala minore melodica,
alterando il VI in +VI e il VII in +VII.
Esempio i.1 Esempio i.2
Soprano +VII → I V → +VI → +VII → I
Basso V → I III → IV → V → I
Esempio i.3 Esempio i.4
Soprano III → II → I V → IV → II → I
Basso V → V → I V → +VI → +VII → I
Sol minore
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Regole del contrappunto semplice
Come detto sopra, nel contrappunto semplice utilizziamo solo note di uguale valore ritmico.
Inoltre, nel contrappunto semplice troviamo esclusivamente consonanze (perfette e
imperfette).
Il contrappunto stabilisce le regole per collegare gli intervalli l’uno all’altro.
1. Divieto di moto parallelo fra consonanze perfette.
2. Da consonanza perfetta a consonanza perfetta: si usa il moto obliquo, oppure il
moto contrario con una delle due voci che muove di grado.
3. Da consonanza imperfetta a consonanza perfetta: si usa preferibilmente il moto
contrario oppure il moto obliquo; il moto retto si usa solo se una voce muove di
grado.
4. Da consonanza imperfetta a consonanza imperfetta: si usano il moto parallelo, il
moto contrario e il moto obliquo; il moto retto si usa solo se una voce muove di
grado.
5. Da consonanza perfetta a consonanza imperfetta: si usano preferibilmente il moto
contrario e il moto obliquo; il moto retto si usa solo se una voce muove di grado.
Parallelo Retto Contrario Obliquo
Perf → Perf No Raro: solo se almeno una
voce muove di grado
Solo se almeno una
voce muove di grado Sì
Imperf → Perf Impossibile Raro: solo se una voce
muove di grado
Solo se almeno una
voce muove di grado Sì
Perf → Imperf Impossibile Solo se almeno una voce
muove di grado Sì Sì
Imperf → Imperf Sì Solo se almeno una voce
muove di grado Sì Sì
Moto parallelo fra consonanze perfette:
da evitare.
Moto retto fra consonanze perfette: da
evitare se entrambe le parti saltano (k.1);
possibile se almeno una delle due parti
muove di grado (k.2).
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Moto contrario fra consonanze perfette:
da evitare se entrambe le parti saltano (k.1
e l.2); possibile se almeno una delle due
parti muove di grado (l.3).
Moto obliquo fra consonanze perfette:
sempre possibile.
Moto retto da consonanza perfetta a
consonanza imperfetta: da evitare se
entrambe le parti saltano (n.1); possibile se
almeno una delle due parti muove di grado
(n.2).
Moto contrario da consonanza perfetta a
consonanza imperfetta: sempre possibile.
Moto obliquo da consonanza perfetta a
consonanza imperfetta: sempre possibile.
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Moto parallelo fra consonanze
imperfette: sempre possibile.
Moto retto fra consonanze imperfette:
sempre possibile.
Moto contrario fra consonanze
imperfette: sempre possibile.
Moto obliquo fra consonanze imperfette:
sempre possibile.
Moto retto da consonanza imperfetta a
consonanza perfetta: da evitare se
entrambe le parti saltano (u.1); possibile se
almeno una delle due parti muove di grado
(u.2).
Moto contrario da consonanza
imperfetta a consonanza perfetta: da
evitare se entrambe le parti saltano (v.1);
possibile se almeno una delle due parti
muove di grado (v.2, v.3, v.4).
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Moto obliquo da consonanza imperfetta a
consonanza perfetta: sempre possibile.