“ELEMENTI DI BASEPER LA LETTURA DEI BISOGNI"
Dott.ssa Laila Cervigni
ELEMENTI DI SOCIOLOGIA E
PSICOLOGIA
La sociologia
• È la scienza che studia le strutture sociali, le norme ed i
processi che uniscono (e separano) le persone non solo
come individui ma come componenti di associazioni,
gruppi ed istituzioni.
• È lo studio della vita sociale di uomini, gruppi e società.
• È lo studio dei fatti e delle azioni sociali, cioè quei
fenomeni che sviluppano la società e dalla quale
dipendono.
Nascita della sociologia
La sociologia è una scienza emersa nel XIXsecolo come risposta accademica aicambiamenti della modernità edell’industrializzazione: quanto più il mondodiventava piccolo ed integrato, tanto piùl'esperienza delle persone del mondo divenivaparcellizzata e dispersiva.• I sociologi speravano non solo di capire checosa univa i gruppi sociali, ma anche disviluppare un "antidoto" alla disgregazionesociale.
Brevi cenni sulla storia dellasociologia
La sociologia è una scienza relativamente nuova rispetto ad altrescienze sociali (economia, scienza della politica, psicologia,..).• Il termine fu coniato da Auguste Comte, che sperava di unificare tuttigli studi sull'uomo, includendo storia, psicologia ed economia.• Il suo schema sociologico era tipico del XVIII secolo: egli credevache l'esistenza umana passasse sempre attraverso le stessedistinte tappe storiche e che, comprendendone la progressione, sipotessero individuare i rimedi per i problemi della società.• Tuttavia la sociologia ha le sue origini nella filosofia politica e socialedi Platone, Aristotele, fino a Hobbes, Machiavelli, Rousseau, Hegel,Tocqueville ed Emerson.
L'Illuminismo, può essere considerato il periodo storico di partenza per losviluppo delle discipline, fondanti sulla "ragione" e sul pensierodell'esistenza ,insita nella natura dell'uomo ,di una razionalitàoscurata dalla società e dalle religioni.• Montesquieu (1689-1756) fu uno dei precursori indagatori dellecondizioni sociali, delle leggi e dei costumi di modelli sociali differenti,come quelli francesi e persiani del suo tempo.• Certamente, né lui e nemmeno Rousseau (1712-1778) furonosociologi, però anticiparono alcune analisi sociali riguardanti tematicheche in seguito i sociologi stimeranno importanti, come per esempio iltema della disuguaglianza, della stratificazione e della proprietà privata.• Turgot (1727-1781) sostituirà, per primo, l'origine della cause deifenomeni, fino ad allora, ricercata nell'ambito del sovrannaturale, conl'indagine fatta esclusivamente nell'ambito della natura.
Oggetto di ricerca
Oggi la sociologia studia le organizzazioni umane e le
istituzioni indirizzando la ricerca su:
• aspetti macrostrutturali, come sistema sociale, funzione,
classe sociale, genere ed istituzioni come la famiglia,
sulla devianza o la rottura di strutture sociali (es. il
divorzio per la famiglia)
• e si interessa parallelamente di microprocessi come le
interazioni personali.
Metodi
Spesso i sociologi utilizzano metodi quantitativinella ricerca sociale per descrivere le relazionisociali mediante modelli e sviluppare schemiinterpretativi che possano aiutare a prevedere icambiamenti sociali e le risposte ad essi.• Altre branche della sociologia ritengono che imetodi qualitativi, come interviste tematiche egruppi di discussione, permettano una migliorecomprensione dei processi sociali.
ELEMENTI DI SOCIOLOGIA
Nell'ambito delle scienze sociali la sociologia occupa unposto importante poiché studia i fenomeni cheinteressano la struttura della società e l'interazione tra gliindividui.Trattandosi di una scienza relativamente giovane, oltre adessere caratterizzata da una molteplicità di indirizzi emetodi, la sociologia negli ultimi decenni ha ampliato gliorizzonti della propria ricerca dando origine a nuovisettori di indagine, collegati alle problematiche dellosviluppo tecnologico:• sociologia dell'organizzazione,• sociologia dell'ambiente e del territorio,• sociologia della comunicazione ecc.
La sociologia nasce ufficialmente con la nascita
della società moderna ma esiste in realtà da
quando esistono le azioni e i fenomeni di
gruppo.
• Nell'ambito della sociologia non esiste un
approccio teorico dominante poiché ci troviamo
di fronte allo studio dell'uomo che ha molteplici
sfaccettature difficilmente conciliabili tra loro.
Importanza delcontesto sociale
La personalità, il comportamento e la strutturapsichica di un individuo si sviluppano inrelazione al contesto socio-culturale (cfr.comportamentismo)• Influenza della dimensione sociale nellosviluppo della personalità bisogno diappartenenza (necessità di sentirsi parte di ungruppo)• La considerazione dei fattori presenti in talecontesto è dunque di fondamentale importanzaper lo studio del comportamento.
IL CONCETTO DI SISTEMA
SISTEMA :
• complesso di elementi, presenti in un dato
contesto,
• interdipendenti tra di loro
• che formano un tutto organico che, a sua
volta,
• risulta soggetto a regole di funzionamento.
Le diverse parti di cui è formato un sistema sono
correlate da un ampio complesso di relazioni e
legami che costituiscono le strutture di questi
rapporti. Essi non sono stabili ma in continuo
divenire
• -> sistema in evoluzione = processo di crescita e
differenziazione dei componenti il sistema
• -> sistema in involuzione
Tipologie di Sistema
Sistema aperto. È detto tale quel sistema
che scambia energia ed informazioni con
l’ambiente circostante. ( es. l’essere vivente
o il termostato)
• Sistema chiuso. Qualora attraverso i suoi
confini non avvenga alcuno scambio di
energia- informazione ( provetta di
laboratorio)
I Sistemi Aperti
Legge dell’omeostasi : tendenza amantenere la stabilità del sistema attraversodei feedback di retroazione.• La proprietà della Totalità: tutte le parti diun sistema sono in relazione tra loro, inmodo tale che ogni cambiamento che siverifichi in una parte rappresenta unaperturbazione per le altre e per l’interosistema
UN SISTEMA NEL SISTEMA
Fin dalla nascita il bambino è inserito in un
contesto sociale =
Sistema Famiglia
La famiglia è il primo Sistema Sociale con
cui l’uomo entra in contatto e ci fornisce un
ottimo esempio di come può essere
strutturato un sistema.
La famiglia
Negli anni la famiglia si è trasformata così come lasua funzione .• Radicale trasformazione: da un gruppoautosufficente si è passati a una condizione dipiccoli gruppi strutturalmente legati alla societàper poter soddisfare bisogni che primatrovavano riscontro in seno alla famiglia stessa.• In tutte le sue molteplici composizioni,comunque, le famiglie svolgono compiti dicura e di sviluppo verso i propri membri.
Funzioni della famiglia nell’attuale contesto sociale:
1. Riproduttiva = trasmissione e conservazione
dei caratteri ereditari
2. Di sviluppo = creazione di un ambiente
positivo e stimolativo per il nuovo nato
3. Educativa = creare le condizioni per lo
sviluppo armonico della sua personalità
L’applicazione del concetto di sistema allo
studio della famiglia ha indirizzato gli
studiosi principalmente verso gli aspetti
• strutturali (gerarchie, ruoli, confini) e
• processuali (evoluzione per fasi e cicli) del
microsistema familiare.
LA STRUTTURA DELLAFAMIGLIA
I SOTTOSISTEMI
Sono formati in base alla generazione, al sesso,
agli interessi, al ruolo, alle funzioni.
(Sottosistema coniugale, genitoriale, dei fratelli)
Ogni individuo appartiene a diversi sottosistemi, in
cui ha differenti gradi di potere e dove acquista
capacità differenziate.
I CONFINI
I confini di un sottosistema sono le regole
che definiscono chi partecipa e come,
inoltre presiedono al passaggio di
informazioni.
La funzione dei confini è di proteggere la
differenziazione tra i sottosistemi.
S.Minuchin, Famiglie e Terapia della Famiglia, Astrolabio, Roma, 1976
I CONFINI
CONFINI RIGIDI CONFINI DIFFUSI
_________________│_ _ _ __ _ _ _ _ _ _ │…………….................
Famiglie disimpegnate CONFINI CHIARI Famiglie invischiate
Permettono ai membri del sottosistema di esercitare le loro funzioni senza
indebite interferenze, e permettono altresì il contatto fra i componenti del
sottosistema e gli altri.
Ogni famiglia può essere collocata in una sua posizione entro il continuum tra i
due poli disimpegno/invischiamento.
Invischiamento e disimpegno stanno ad indicare uno stile transazionale, la
preferenza di un tipo di interazione, piuttosto che una differenza qualitativa tra
funzionale e disfunzionale.
LA GERARCHIA
La gerarchia familiare è un concetto che
attiene non tanto all’esercizio del potere
all’interno della famiglia, bensì alla
Attuazione della propria competenza
genitoriale…
L’efficace esercizio dell’autorità genitoriale,
senza che vi siano eccessive disparità di
potere tra padre e madre e secondo
modalità flessibili e razionali.
Gerarchie Incongrue
Il parentale Child o figlio Genitorializzato
Si verifica quando un figlio, che in teoria
dovrebbe appartenere al sottosistema dei
fratelli, viene posto in una posizione
gerarchica superiore a quanto gli spetta e
avrò il compito di prendersi cura delle sue
figure genitoriali, creando così un
inversione di ruoli che non favorirà lo
svincolo dalla famiglia d’origine.
Svincolo dal Nucleo familiare
Autonomia dal punto di vista emotivo e
cognitivo oltre che pratico.
Fa riferimento al processo di separazione
\individuazione .
Ogni individuo deve infatti divenire
progressivamente meno indispensabile per il
funzionamento della sua famiglia d’origine,
creandosi un proprio spazio personale che gli
permette di investire con libertà sul suo futuro.
Il coinvolgimento eccessivo o ildistacco totale
Nel caso di coinvolgimento eccessivo, una persona non
riesce a fare le sue scelte in autonomia rispetto alla
famiglia d’origine.
Questa difficoltà può manifestarsi non solo in forma palese e
diretta, ad esempio adeguandosi acriticamente ai desideri
e alle aspettative dei propri genitori , ma anche in forma
indiretta, operando scelte completamente opposte a
quelle suggerite dalla propria famiglia:in questo caso le
aspettative e le richieste familiari vengono usate come
criterio decisionale negativo. Es. ragazza di “buona
famiglia”.
Difficoltà di Svincolo
Nel caso del distacco totale si verifica che una persona
dichiari di aver risolto tutti i suoi problemi di dipendenza e
di essersi completamente emancipata, senza però
intrattenere alcun rapporto con la propria famiglia. In
genere tale atteggiamento denota l’esistenza di un forte
legame che però viene negato.
In effetti siamo in presenza di una dipendenza dall’idea di
essere a tutti i costi indipendente. TAGLIO EMOTIVO.
Invero non c’è una differenza autentica tra la
vicinanza troppo stretta e l’eccessivo
distanziamento: sono entrambe facce della
stessa medaglia.
Impossibilità di risolvere in modo adeguato lo
svincolo affettivo \ emotivo dalla propria
famiglia d’origine.
IL CICLO VITALE DELLAFAMIGLIA
È un modello teorico di riferimento che
inquadra lo sviluppo spazio-temporale
della famiglia attraverso l’individuazione di
determinate fasi evolutive prevedibili.
M. Andolfi, Manuale di psicologia relazionale, APF, ROMA, 2003
DESCRIZIONE DELLE TAPPEDEL CICLO VITALE
Separazione dalla famiglia d’origine e
formazione di una nuova coppia
• La nascita dei figli
• La loro progressiva crescita fino allo
svincolo ( famiglia con adolescenti e
famiglia “trampolino di lancio” )
• L’invecchiamento e la separazione della
coppia genitoriale per la morte del coniuge
La formazione di una nuova coppiae la separazione dalle rispettive
famiglie d’origine
I due partner devono elaborare una
“buona separazione” dalle rispettive
famiglie d’origine; ciò che appartiene al
passato non deve invadere il territorio di
scelte e lo sviluppo della coppia, ma deve
rappresentare un valore che ciascuno porta
con sé come una sorta di dote affettiva.
La nascita dei figli
La transizione dalla situazione di coppia a
quella di attesa, cura ed allevamento della
prole, modifica inevitabilmente gli equilibri
preesistenti, sollecitando nuove regole e la
ridefinizione di spazi interpersonali.
L’emancipazione dei figli dai genitori/
L’emancipazione dei genitori dai figliCon l’adolescenza e la prima età adulta i figli
progressivamente lasciano il nucleo genitoriale per
costituire spazi di autonomia propri.
Nello stesso tempo, la coppia ha bisogno di ricostituire
uno spazio coniugale riportando in secondo piano il
ruolo genitoriale (sindrome del nido vuoto)
L’età adulta e l’indipendenza dei propri figli non
comportano comunque la perdita totale del ruolo
genitoriale. Piuttosto viene ad instaurarsi un diverso
tipo di relazione, diversamente intima e paritaria, che
tuttavia non pregiudica la soddisfazione dei bisogni di
una “base sicura”.
L’invecchiamento e la separazione dellacoppia genitoriale per la morte del
coniuge
• La forzata cessazione del lavoro
• L’ insorgere della malattia
• La prospettiva della morte
LE CRISI EVOLUTIVE
La famiglia è un sistema dinamico,
soggetto a continue modificazioni in
relazione alle specifiche fasi che
caratterizzano il ciclo vitale familiare.
• Ogni fase è segnata da un evento critico.
• Tali eventi critici possono essere di tipo
normativo o paranormativo.
EVENTI NORMATIVI
Gli eventi critici normativi sono connessi ai
normali processi di sviluppo e sono eventi
attesi e prevedibili come
• la nascita,
• l’adolescenza,
• l’uscita di casa dei figli etc.
EVENTI PARANORMATIVI
Accanto a queste fasi, tuttavia, vi sono
eventi inattesi e difficilmente prevedibili
che moltiplicano le modificazioni della
struttura relazionale del sistema familiare
(separazione, divorzio, morte improvvisa,
malattia di un membro, ecc.)
Gli eventi critici, quindi, si riferiscono a cambiamenti strutturali della
famiglia.
La crescita della famiglia e di ogni suo singolo membro è legata
all’effettivo superamento degli eventi critici, attraverso
l’individuazione dei compiti di sviluppo e di cura di ogni singola fase
del ciclo di vita dell’individuo e della famiglia.
Le funzioni della famiglia e quindi della genitorialità variano secondo
l’età dei figli; quando i figli sono molto piccoli predominano funzioni
di nutrizione ed allevamento.
Con la crescita dei figli il compito evolutivo della famiglia è
caratterizzato da una domanda di maggiore autonomia,
individuazione e proiezione verso l’esterno.
Durante tali eventi critici le precedenti modalità di funzionamento del
sistema risultano inadeguate, di conseguenza necessita
riorganizzare il sistema a livello sia strutturale che relazionale.
L’evento critico apporta alla famiglia una fase di stress e di difficoltà in
cui si possono individuare delle fasi:
• prima fase di disorganizzazione
• seconda fase di ricerca attiva delle risorse
• terza fase il raggiungimento di un nuovo equilibrio
Di fondamentale importanza risulta, quindi, una flessibilità del sistema a
cambiare in modo congruo in base al compito evolutivo a cui deve
rispondere.
Tale prerogativa è indice di un buon funzionamento, in altre parole è un
sistema che ha una buona capacità di problem solving, un’apertura
alla negoziazione, un’adattabilità delle regole e dei ruoli.
Il ciclo vitale prevede dei periodi di
equilibrio e di relativa stabilità strutturale,
ma prevede anche dei momenti di
cambiamento, che possono costituire dei
momenti “critici”, i quali, tuttavia,
possono essere considerati fisiologici,
perché propri del suo sviluppo.
Il termine “crisi”, in tal senso, porta con
sé una connotazione positiva, in quanto è
funzionale ad una riorganizzazione del
nucleo familiare e dei reciproci ruoli; crisi
necessaria alla crescita e allo sviluppo sia
della famiglia che dei singoli membri.
FAMIGLIAMATRICE DI IDENTITA’
Il senso di identità di ciascun individuo è
influenzato dal senso di appartenenza a
una specifica famiglia.
Il senso di differenziazione e di individualità
si forma con la partecipazione sia a
differenti sottosistemi in diversi contesti
familiari, sia a gruppi extra-familiari.
Il gruppo
In sociologia e psicologia sociale, si definisce
gruppo =
un insieme di persone che interagiscono le une con le
altre in modo ordinato sulla base di aspettative
condivise riguardanti il rispettivo comportamento.
Dato che gli esseri umani sono fondamentalmente animali
sociale portati a cooperare, i gruppi sono una parte vitale
della struttura sociale.
I gruppi si formano e si trasformano costantemente; non è
necessario che siano autodefiniti e spesso sono identificati
dall'esterno.
Il gruppo è un insieme di persone riunite per le
più svariate finalità.
• Gruppo psicologico = un insieme di individui che
condividono uno scopo e rapporti di tipo
identificativo (“noi” <-> “voi” di altri gruppi)
• Gruppo formale = si stabilisce per esigenze
organizzative (scuola, lavoro..) e le sue regole di
funzionamento sono sancite dall’esterno.
Le dimensioni in gioconell’evoluzione di un gruppo
1. CONTENUTO (razionale/manifesta)
L’obiettivo, le attività, il progetto, il compito
su cui il gruppo lavora = competenze e
capacità
2. PROCESSO (emotiva/latente)
ciò che accade fra le persone mentre
lavorano = relazioni
• Per il successo del team è necessario il
presidio di entrambi i fattori
Alcune aree di attenzione
– il morale
– i sentimenti
– il clima
– la partecipazione
– la competizione
– la cooperazione
– il conflitto
– la leadership
Ciclo di vita del gruppo
Ogni gruppo di lavoro ha un ciclo di vita che può essere
gestito su due dimensioni:
• Dimensione emotiva (latente) dei processi, relativa alle
dinamiche relazionali che consente ad un insieme di
persone di percepirsi come gruppo (ciclo delle
relazioni) I cicli di vita del Team
• Dimensione razionale (manifesta) dei contenuti ,
relativa agli obiettivi organizzativi espliciti, che richiede
una condivisione oggettiva del piano di lavoro ( ciclo
delle attività )
Le fasi del gruppo
Le principali fasi che un gruppo affronta durante il processo
del proprio consolidamento sono normalmente
riconducibili a quattro momenti:
• Formazione COSTITUZIONE DEL GRUPPO
(FORMING)
• Conflitto AVVIO/ARCHITETTURA (STORMING)
• Condivisione delle regole SVOLGIMENTO DEL
COMPITO/COESIONE (NORMING)
• Efficienza ed efficacia CHIUSURA/RILASCIO
STRUTTURAZIONE (PERFORMING)
Questa sequenza non si può eludere: ciascun gruppo
passa, fisiologicamente, attraverso tutte queste quattro
fasi. L’averne consapevolezza può aiutare il leader e i
team members a non lasciarsi demoralizzare dai
momenti di possibile difficoltà, a restare focalizzati
sull’obiettivo e a ridurre i tempi di passaggio.
B. Tuckman “Developmental sequence in Small Groups” Psychological Bullettin vol. 6 – 1965
1) Fase della formazione
Quando ci si trova per la prima volta a dovere “fare squadra”, anche
transitoriamente (per esempio lo sviluppo di un progetto).
È quella fase in cui si imposta e si struttura il lavoro:
– condivisione degli obiettivi/risultati e dei mandati assegnati
– analisi delle risorse disponibili e delle opportunità
– anticipazione delle aree di rischio
– identificazione dei ruoli e del contributo atteso dalle persone
– pianificazione dell’uso del tempo
– definizione delle modalità di lavoro del gruppo
• È frequente che si verifichino (assieme a silenzi, imbarazzi) sentimenti del
• tipo
• • “Perché sono qui?” (incertezza sul significato della propria
• partecipazione)
• • “Come mai non è stato coinvolto XY? E cosa ci sta a fare qui TZ?” (dubbi
• sulla composizione del team)
• • “Ma cosa dobbiamo fare veramente, che cosa si aspettano da noi?”
• (incertezza sull’obiettivo o sospetto sulla verità degli obiettivi
• dichiarati)
• • “Non ce la faremo mai!” (dubbi sulla raggiungibilità dell’obiettivo)
• • “E’ facile, ce la faremo” (ottimismi troppo facili e magari ingiustificati)
• • “Cosa ci sarà sotto?” (dubbi sulla effettiva volontà di chi ha
• proposto/formato il gruppo)
1) Fase della formazione e dinamichedi inserimento in un nuovo team
1. L’identità : ogni elemento del gruppo, ne sia consapevole oppure
no, deve trovare una risposta alla domanda “quale ruolo voglio
svolgere in questo gruppo”
Chi devo essere?
2. Controllo, potere influenza : la ripartizione del potere dipende da
quanto voglio influenzare gli altri
Sarò in grado di controllare e influenzare gli altri?
3. Esigenze individuali e finalità del gruppo : preoccupazione che i fini
del gruppo possano non contemplare le esigenze/finalità personali
Le finalità del gruppo comprendono le mie esigenze personali?
4. Accettazione e familiarità
Verrò accettato dal gruppo? Quanto sarà unito il nostro gruppo?
Stati d’animo conseguenti:
• frustrazione
• tensione
• ansia
Comportamenti di reazione
1. Reazioni “dure”: Attacco, controllo della situazione,
resistenza all’autorità
2. Reazioni “morbide”: Sostegno, aiuto, formazione di
alleanze
3. Reazioni di “chiusura” o di rifiuto: Passività, indifferenza,
abuso di “logica” e di “razionalità”
2) Fase del conflitto
Superata la fase di incontro e formazione, può manifestarsi un certo grado di
tensione interna. Le persone avvertono il rischio del confronto con gli
altri team members e allora:
• Si discute sempre e su tutto, anche quando si è d’accordo
• Si formano sottogruppi, piccoli clan “interni” che possono avere obiettivi
propri, non necessariamente coincidenti con quelli del gruppo
• Ostilità dichiarate, “difesa” a oltranza delle proprie posizioni o degli interessi
della struttura di appartenenza (ufficio, reparto, servizio)
• Non vengono mantenuti gli impegni presi
È una fase fondamentale sia per il processo di team management che per il
processo di team building.
È propedeutica al momento
3) Fase della condivisionedelle regole
Definizione delle modalità di lavoro, stabilisce le regole comuni e
facilita l’ appartenenza e la coesione
Si assumono comportamenti che aiutano il gruppo a consolidarsi
(gradimento, consenso reciproco, cooperazione…)
Il gruppo acquisisce la consapevolezza che dal conflitto si esce dandosi un
sistema di regole che disciplinino l’attività del team e governano i
comportamenti. E allora:
• Si stabiliscono con chiarezza obiettivo e finalità delle riunioni del team
• Si assegnano ruoli stabili o a rotazione (chi conduce, chi verbalizza, chi
dà apporti specialistici in una o l’altra materia) e il gruppo cerca di
rispettarli
• Si definiscono i comportamenti desiderati nelle occasioni di lavoro in
team (ci si da, insomma, un codice di comportamento)
• Si inizia a rispettare gli impegni presi
• Il gruppo scopre il valore della cooperazione e la necessità che tutti
contribuiscano
4) Fase dell’efficienza eefficacia
Orientamento al compito
Il gruppo avverte anche il piacere di lavorare insieme, i
componenti si allineano progressivamente alle finalità
del gruppo.
• Risultati, integrazione, allineamento
• Rispetto spontaneo delle regole e dei ruoli
CONCETTO DI ADATTAMENTO
Per far parte di un sistema l’essere umano pone in atto un
processo di adattamento attraverso cui assume come
modelli di comportamento e di valore quelli che risultano
predominanti nel sistema e nella società.
Il concetto di adattamento è contraddistinto da
• una connotazione negativa, in quanto si realizza con
sacrificio delle convinzioni personali a vantaggio di quelle
predominanti
• una connotazione positiva ovvero la capacità di
convivenza, di comprensione e di espressione di
equilibrio <-> disadattamento che può esprimersi con
comportamenti squilibrati e incapacità di integrazione.
Disadattamento
In particolari situazioni, l’individuo si trova a
doversi adattare ad una nuova prospettiva
di vita (adolescenza, vecchiaia, malattia). In
queste situazioni è richiesta al soggetto una
grande capacità di adattamento.
In alcuni casi possiamo non essere
sufficientemente capaci.
Sintomi di disadattamento
• aggressività,
• isolamento,
• dipendenza,
• disagio (a livello soggettivo).
Il ricovero in ospedale è uno degli eventi
scatenanti (distacco dall’ambiente abituale,
separazione dai familiari..)
Necessari atteggiamenti di comprensione e di
ascolto.
I meccanismi di difesa
Ognuno di noi ha una sua vita interiore con impulsi
anche contrastanti (Es <-> Super Io) che
tendono a determinare il nostro comportamento
= risultato di mediazioni interiori (Io).
Non sempre gli impulsi istintivi si traducono in
azione perché esse sono sottoposte al controllo
dell’Io.
Prodotto di questo conflitto può essere uno stato
d’ansia dal quale l’Io si protegge con i cosiddetti
meccanismi di difesa.
I meccanismi di difesa sono processi psicologici che
intervengono per proteggere l’Io (quella parte della
psiche che svolge un ruolo di adattamento alla realtà
esterna) e ci permettono di far fronte agli stati di
sofferenza.
La funzione principale dei meccanismi di difesa è di
proteggerci da pensieri ed affetti che comportano un
livello intollerabile di dolore e di angoscia.
Sono una risposta automatica individuale a situazioni di stress interne
ed esterne.
•Sono inconsci e si manifestano al di fuori del nostro controllo volontario
e consapevolezza
•Si definiscono a partire dalla prima infanzia seguendo le linee generali
dello sviluppo psichico
•Ogni individuo struttura una propria organizzazione difensiva
•Le difese sono adattative quando contengono la sofferenza psichica
entro limiti tollerabili consentendo all’individuo di mantenere un adeguato
contatto con la realtà.
•Sono disadattative se sono inappropriate alla fase di sviluppo
dell’individuo, se sono troppo rigide oppure se accompagnano una forte
distorsione della realtà.
RIMOZIONE: è un’attività dell’Io che sbarra la via della coscienza a
qualsiasi idea, fantasia, impulso proveniente dall’Es.
NEGAZIONE: l’individuo rifiuta di riconoscere qualche aspetto della realtà
esterna o della propria esperienza che per altri sarebbe invece evidente.
REGRESSIONE: rifugiarsi in una condizione psicologica precedente
(ritorno a comportamenti, modi di agire e di pensare tipici di fasi
precedenti di sviluppo rispetto a tappe evolutive già raggiunte).
È un meccanismo sfruttato in campo assistenziale che nel momento
acuto della malattia permette anche agli adulti di farsi accudire come
bambini.
pericoloso: quando lo stadio acuto è superato, non permette il
recupero.
PROIEZIONE: Il soggetto rinnega i propri
sentimenti, intenzioni, esperienze, attribuendoli ad
altri, proteggendosi così dal riconoscimento di
emozioni e motivazioni che lo farebbero sentire
vulnerabile. Alla base del meccanismo paranoico.
ISOLAMENTO: il soggetto isola un pensiero, un
affetto da tutto il resto della propria esperienza.
Es. il soggetto che mostra assoluta pacatezza e
non lascia trasparire alcuna emozione.
RAZIONALIZZAZIONE: L’individuo affronta conflitti
o stress soltanto su un piano razionale.
FORMAZIONE REATTIVA: gli impulsi inaccettabili di una
posizione ambivalente (sentimenti opposti verso persone o
oggetti presenti in modo simultaneo) vengono rimossi
(esclusi dalla coscienza) a vantaggio di quelli accettati che
invece vengono sopravvalutati e appaiono a livello
cosciente . Es. il bambino che si atteggia con immenso
amore per il fratellino, ma che in realtà nasconde ben altri
sentimenti inconsci\ es. eccessiva gentilezza può
nascondere nell’inconscio di una pulsione aggressiva.
ANNULLAMENTO: tentativo di rendere “non avvenuti”
pensieri e comportamenti attraverso atti che hanno un
significato opposto. es. il bambino che dopo che ha
picchiato il fratello lo bacia ardentemente nella speranza di
annullare quanto in precedenza fatto.
I MECCANISMI DI DIFESAAlcuni esempi
-Il paziente si protegge dall’angoscia mettendola nell’altro,
creando un nemico invisibile al di fuori di sé, un persecutore,
e ricerca nei sanitari, nell’incapacità dell’infermiere, dell’OSS
o del medico la ragione del suo male o della mancata
guarigione.
-Il paziente impara a conoscere perfettamente la sua malattia
su un piano teorico ed è continuamente avido di informazioni
su di essa, non riconoscendo i propri sentimenti ed emozioni.
-“Non può essere vero, c’è uno sbaglio, devo rivolgermi ad
un altro specialista!”
I pazienti da un lato e l'équipe curante dall'altro mettono in
atto meccanismi difensivi complementari.
• I primi, a causa della completa dipendenza che
provano, ricorrono a dinamiche regressive,
accompagnate dalla negazione di alcuni aspetti
della realtà che vivono.
• Gli operatori dal canto loro utilizzano meccanismi
quali la razionalizzazione e l'isolamento, per far
fronte alla tensione,all’ansia e al coinvolgimento
eccessivo e in qualche caso all’impotenza. Es. la
spersonalizzazione.
La malattia mentale
L'interesse per la sofferenza umana non è storia recente, poichè il vasto
campo della medicina si è sviluppato dai tempi di Ippocrate. Diversa
sorte è toccata a un aspetto particolare del patire: il disturbo mentale.
Di fronte a esso gli antichi si ponevano con presupposti di tipo
religioso oppure con atteggiamenti superstiziosi che impedivano loro
di interpretare la sofferenza mentale come una malattia.
Sigmund Freud è a tutti noto come il fondatore della psicoanalisi, vale a
dire una maniera totalmente nuova, rispetto all'epoca in cui visse, di
interpretare il disagio mentale. Grazie al suo contributo la realtà
psichica cominciò ad acquisire senso, comprese tutte quelle
manifestazioni mentali che erano normalmente connotate come
assurde o come opera del demonio.
Qual è il vero significato dellamalattia mentale?
In realtà non esiste un unico concetto sulla
rappresentazione della malattia mentale; c’è infatti chi
ritiene che esistano dei canoni ben precisi sulla cui base
è possibile distinguere tra comportamenti normali e
comportamenti devianti e c’è chi afferma invece che la
malattia mentale sia solo un’etichetta che la scienza
tende a dare in base a regole repressive che definiscono
ciò che è normale e ciò che è patologico
( antipsichiatria).
…malattia mentale
Per comprendere veramente il significato di malattia
mentale dobbiamo partire dal concetto di relatività. Un
mafioso che uccide il suo capo per prenderne il posto
difficilmente sarà ritenuto un pazzo mentre una persona
che ne uccide un’altra pensando di compiere un rito
propiziatorio per una divinità sarà ritenuta di certo pazza
nella nostra società ma non nelle vecchie tribù degli
Atzechi dove i sacrifici umani erano del tutto normali.
Come avete potuto vedere da questi esempi la
devianza è qualcosa di relativo ed è la società a
definirne i confini.
Le malattie mentali si distinguono in psicosi e
nevrosi.
Le psicosi, tra cui la schizofrenia, sono le
forme più gravi di sofferenze psichica dove
una profonda lesione della personalità rende
difficile il rapporto con se stessi e col
mondo esterno mentre le nevrosi sono più
frequenti e meno gravi in quanto l’individuo
riesce a mantenere un buon contatto con
la realtà.
Area nevrotica
Disturbo funzionale (no anatomico) che si realizza
a livello soggettivo in uno stato di malessere che
si riflette nelle relazioni con l’ambiente.
- Deficit nella capacità di adattamento
all’ambiente -conseguenze sul rendimento
sociale e lavorativo
- Consapevolezza della malattia
- Incapacità di fare altrimenti
- Modalità di risposta alle situazioni rigida e
sproporzionata
La sintomatologia nevrotica
• Sintomi psichici: ossessioni, fobie, ansia..
• • Vegetativi: sudorazione, tachicardia,
• disturbi gastro-intestinali..
• • Comportamentali: insicurezza,
• indecisione..ecc..
La nevrosi può essere:
Fobica: è presente nell’individuo una paura irragionevole ed
incontrollabile legata ad alcune situazioni specifiche (ad es. folla,
spazi aperti, spazi chiusi, animali ecc.) od oggetti
• Ossessiva: l’individuo è in continua lotta con idee che lo assediano
(ad es. ossessione della pulizia, ossessione di dover chiudere la
porta ecc.)
• Isterica: L’individuo si trova in una situazione conflittuale per cui da
un lato ha un bisogno, un desiderio, e dall’altro non può esprimerlo
e soddisfarlo a causa della repressione del suo Super-Io. Il bisogno
troverà allora espressione nel sintomo (isterico), ossia in un disturbo
fisico (paralisi temporanea, convulsioni, amnesia, svenimento ecc.)
non causato da danni reali all’organismo.
Area psicotica
Disturbo grave che può essere organico
(frutto di un’alterazione somatica) o
funzionale ( non esiste un danno organico)
in cui si verifica:
- Frattura tra il soggetto e la realtà.
- Destrutturazione della propria unità
interna -difficoltà a distinguere tra il sé e
la realtà esterna.
- Perdità dei “confini dell’Io”
Quali sono i sintomi…
• La psicosi può portare a cambiamenti
dell'umore e delle funzioni mentali ed
all'insorgere di idee anormali, per cui è
molto difficile capire lo stato d'animo in cui
si trova il paziente.
• Per poter capire la psicosi è utile
raggruppare insieme i sintomi più
caratteristici.
Sintomi Psicotici
1. Confusione delle funzioni mentali
Le funzioni mentali relative alla vita dì tutti i giorni
diventano confuse o non seguono una successione
logica. La persona si esprime con frasi poco chiare o
che non hanno alcun senso ed ha difficoltà a
concentrarsi, a seguire una conversazione o a
ricordarsi le cose. Le sue funzioni mentali par che siano
molto rapide o molto lente.
Convinzioni false ( deliri )
La persona che soffre di un episodio psicotico è comune
che abbia convinzioni false.
Essa è convinta che le sue illusioni siano vere al punto che
anche il discorso più logico non riesce a farle cambiare
idea. Per esempio potrebbe essere convinta che le
automobili parcheggiate normalmente per strada siano
automobili della polizia che la tengono sotto
sorveglianza
Allucinazioni
La persona che si trova in uno stato di psicosi
vede, sente, odora o prova cose che in realtà
effettivamente non esistono. Per esempio
potrebbe udire voci che nessun altro riesce ad
udire o potrebbe vedere cose inesistenti. Le
cose potrebbero avere un sapore o un odore
come se fossero avariate o addirittura
avvelenate.
Cambiamenti emotivi
Lo stato emotivo della persona che soffre di psicosi
potrebbe cambiare senza un motivo apparente. Per
esempio potrebbe sentirsi strana ed esclusa dalla realtà e
potrebbe percepire il mondo che la circonda in maniera
lontana ed astratta. Gli sbalzi di umore sono comuni per
cui potrebbe sentirsi insolitamente eccitata o depressa
oppure potrebbe chiudersi in sé stessa o comportarsi
freddamente nei confronti degli altri.
Cambiamenti comportamentali
L'individuo che soffre di psicosi si comporta in modo diverso dal solito.
Può essere estremamente attivo o letargico oppure può rimanere tutto
il giorno senza far niente. Talvolta ride quando non è il caso o va in
collera oppure è sconvolto senza una causa apparente.
Spesso i cambiamenti comportamentali sono correlati ai sintomi sopra
descritti. Per esempio una persona che crede di essere in pericolo
potrebbe chiamare la polizia mentre un'altra che crede di essere Gesù
Cristo potrebbe mettersi a predicare tutto il giorno all'angolo di una
strada. C'è chi smette di mangiare perché si preoccupa che il cibo sia
avvelenato o non riesce a dormire perché ha paura di qualcosa.
Quali sono i vari tipi di psicosi?
La psicosi si manifesta in modo diverso da un individuo all'altro, per cui
nelle prime fasi è preferibile non dare alla malattia una definizione o
un nome specifico.
Tuttavia, nei casi in cui un individuo soffre di una psicosi, generalmente
viene stilata una diagnosi. Per diagnosi si intende l'identificazione di
una malattia in base ai sintomi. La diagnosi dipende dall'origine della
malattia e dalla durata dei sintomi. Quando qualcuno soffre di un
episodio psicotico per la prima volta, è particolarmente difficile
diagnosticare di che tipo di psicosi si tratta in quanto molti dei fattori
che determinano la definizione della malattia sono poco chiari.
Ciononostante, è utile conoscere alcune delle definizioni che potreste
sentire.
Psicosi - provocata da droghe
L'uso di droghe e di alcol o l'astinenza da droghe o da alcol può
essere associato alla manifestazione di sintomi psicotici. Talvolta tali
sintomi si risolvono rapidamente a mano a mano che gli effetti di tali
sostanze vanno dissipandosi. In altri casi, la malattia potrebbe
durare più a lungo, ma trae sempre origine dalla psicosi-provocata
da droghe.
• Psicosi organica
A volte i sintomi psicotici potrebbero manifestarsi dopo una lesione
cerebrale o dopo una malattia fisica che incide sulla funzione
cerebrale, come per esempio l'encefalite, l'AIDS o un tumore. Di
solito sono anche presenti altri sintomi es. problemi della memoria e
confusione mentale.
• Psicosi reattiva di breve durata
I sintomi psicotici insorgono all'improvviso come
reazione ad un forte stress per esempio una
morte in famiglia o un cambiamento di
circostanze. I sintomi possono essere gravi, ma
il paziente si rimette rapidamente nel giro di
pochi giorni.
• Schizofrenia
La schizofrenia si riferisce ad una malattia psicotica nella quale i
sintomi o i cambiamenti comportamentali perdurano da unperiodo
di circa sei mesi. I sintomi e la durata della malattia differisconoda
un individuo all'altro.
• Disturbo schizofreniforme
II disturbo schizofreniforme è simile alla schizofrenia, tranne chei
sintomi durano di meno di sei mesi.
Disturbo schizo- affettivo
Questa diagnosi viene effettuata nei casi in cui il
paziente mostri consecutivamente e simultaneamente i
sintomi di un'alterazione dell'umore (es. crisi depressiva
o maniacale) ed i sintomi della psicosi. In sintesi il
quadro clinico non è tipico di un'alterazione dell'umore o
della schizofrenia.
• Depressione psicotica
Una grave forma di depressione accompagnata da
sintomi psicotici, ma priva di crisi maniacali, caratteristica
questa che la distingue dal disturbo bipolare.
Sintomi specifici dellaschizofrenia
Per la diagnosi di schizofrenia conta sia la natura sia la durata dei sintomi
La forma abbreviata dei criteri diagnostici DSM-IV-TR: La diagnosi di schizofrenia richiede il
soddisfacimento del seguente criterio:
A) (Sintomi caratteristici) La presenza persistente di due o più dei sintomi che seguono, per
un periodo significativo che si considera di almeno un mese (si osserva che la durata può
essere inferiore se il sintomo recede a seguito di trattamento):
• deliri
• allucinazioni
• disorganizzazione del discorso verbale (es: perdere il filo, incoerenza, divagazione e
espressione troppo astratta)
• grave disorganizzazione del comportamento (es. nel vestiario, nelle abitudini diurne,
disturbi del sonno, disforia, piangere o ridere frequentemente e inappropriatamente),
oppure stato gravemente catatonico
• presenza di sintomi negativi, cioè che trasmettono un forte senso di disinteresse,
lontananza o assenza del soggetto: appiattimento affettivo (mancanza o forte
diminuzione di risposte emozionali), alogia (assenza di discorso), avolizione (mancanza
di motivazione), disturbi dell'attenzione e delle capacità intellettive, assenza di contatto
visivo
I sintomi della Depressione
L’ episodio depressivo maggiore è caratterizzato da sintomi che durano
almeno due settimane, causando una compromissione significativa
del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti della
vita. Fra i principali sintomi si segnalano:
1- Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno,
come riportato dal soggetto o come osservato da altri.
2- Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte,
le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno
(anedonia).
3- Significativa perdita di peso, in assenza di una dieta, o significativo
aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell’ appetito
quasi ogni giorno( anoressia o iperfagia)
4- Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno.
5- Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno.
6- Affaticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno.
7- Sentimenti di auto-svalutazione oppure sentimenti eccessivi o
inappropriati di colpa quasi ogni giorno.
8- Diminuzione della capacità di pensare o concentrarsi, o difficoltà
a prendere decisioni, quasi ogni giorno.
9- Ricorrenti pensieri di morte, ricorrente ideazione suicida senza
elaborazione di piani specifici, oppure un tentativo di suicidio o l’
elaborazione di un piano specifico per commettere suicidio.
Per parlare di episodio depressivo maggiore è necessaria la presenza di
almeno cinque dei sintomi sopra elencati.
Tipi di Depressioni
Oltre alla depressione esistono altri disturbi dell’ umore di
tipo depressivo. Fra i principali:
distimia (o disturbo distimico): presenza di umore
cronicamente depresso, per un periodo di almeno due
anni. In questo caso i sintomi depressivi, nonostante la
loro cronicità, sono meno gravi e non si perviene mai a un
episodio depressivo maggiore:
disturbo dell’ adattamento con umore depresso: è
conseguenza di uno più fattori stressanti e si manifesta in
genere entro tre mesi dall’inizio dell’evento con grave
disagio psicologico e compromissione sociale.
Solitamente eliminato il fattore di stress, tale depressione
scompare entro 6 mesi;
depressione secondaria: depressione dovuta a malattie psichiatriche e
non, o a farmaci. Spesso, infatti, alcune malattie mostrano come primi
sintomi variazioni del tono dell’umore, fra le quali: sclerosi multipla,
morbo di Parkinson, tumore cerebrale;
depressione reattiva: depressione dovuta ad un evento scatenante
come un lutto, una separazione, un fallimento, i cui sintomi, però, si
dimostrano eccessivamente intensi e prolungati rispetto alla causa
scatenante. Al suo interno si possono collocare i disturbi
dell’adattamento e le reazioni da lutto;
depressione mascherata: depressione che si manifesta principalmente
con sintomi cognitivi, somatici o comportamentali, a dispetto di quelli
affettivi. In realtà vengono semplicemente amplificati aspetti non
affettivi della depressione. Es. nell’anziano ..continue lamentele sul
piano fisico, cadute ripetute, inappetenza , dolori fisici di vario tipo..