Elettronica di Front End nei rivelatori di particelle Flavio Dal Corso I tecnologo INFN-Padova Corso di formazione per personale tecnico giugno – luglio 2011
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Elettronica di Front End nei rivelatori di particelle Flavio
Dal Corso I tecnologo INFN-Padova Corso di formazione per personale
tecnico giugno luglio 2011
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2 Sommario Introduzione Analog Signal processing nei rivelatori
di particelle Breve ripasso di elettronica fondamentale Transistors
- BJT, JFET, MOSFET La transconduttanza Circuiti basilari
LAmplificatore Operazionale Funzione di trasferimento Impedenza
dingresso con reazione R||C Teoria del rumore Rumore come processo
stocastico ergodico Potenza del rumore e spettro di potenza
Trasformazione dello spettro di rumore nei sistemi lineari Tipi di
rumore Johnson, Shot, Flicker Rappresentazione del rumore nelle
reti relazione tre noise figure, temperatura di rumore e spettro
del rumore Rumore nei componenti Resistori BJT, JFET, MOSFET
Amplificatore Operazionale
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3 Formazione del segnale nei rivelatori Teorema di Shokley-Ramo
Soluzioni particolari Blocchi funzionali di una catena analogica
Modello del detector accoppiamento DC o AC Preamplificatore Disegno
di un amplificatore di carica Un amplificatore integrato custom
Shaper (filtro) Teoria del filtro ottimo per misura di energia
Spettro di rumore in ingresso Spettro di rumore in uscita ENC Forma
del filtro ottimo Altre cause di perdita di risoluzione Panoramica
sui filtri reali Filtri semigaussiani a poli complessi coniugati
Uno shaper semigaussiano commerciale Uno shaper semigaussiano
integrato Preamplificatori per situazioni particolari Adattamento
ottimale con rivelatori ad alta capacit Matching capacitivo
Matching con trasformatore Terminazione attiva
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4 Un premaplificatore commerciale Un premaplificatore a
componenti discreti per rivelatore a bassa capacit Filtro ottimo
per misura del tempo Read-out Acquisizione Sample & hold Peak
Detector Pipeline Analogica Conversione digitale Wilkinson ADC ADC
ad integrazione Dual Slope ADC ad inseguimento ADC ad
approssimazioni successive Flash ADC ADC Riferimenti e
bibliografia
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5 Analog Signal Processing nei rivelatori di particelle
Lobbiettivo fondamentale del processamento dei segnali fornito dai
rivelatori estrarre le informazioni rilevanti dal rumore ovunque
presente, ottenendo il migliore rapporto possibile tra il segnale
utile e il rumore. Sono due le quantit di maggior importanza che si
possono estrarre dal segnale di un rivelatore: la sua ampiezza e il
tempo di occorrenza. Lampiezza correlata allenergia e al tipo di
particella; la misura di tempo serve per lo pi alla sua
localizzazione (sebbene talvolta la posizione si ricavi da misure
di baricentro delle ampiezze in canali contigui). I rivelatori che
qui ci interessano rivelano il passaggio di una particella dalla
ionizzazione di un opportuno mezzo. Rilasciano quindi un segnale
elettrico tipicamente una certa quantit di carica elettrica in
qualche misura proporzionale allenergia della particella
incidente.
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6 Rivelatori che non producono un segnale elettrico (erenkov,
transition radiation, scintillatori ) richiedono eventualmente un
secondo stadio di rivelazione che trasformi il segnale originale in
segnale elettrico (rivelatori ad effetto fotoelettrico: PM, MCP,
SiPD, APD, HPD, SiPM ). Dal punto di vista dellelettronica
questultimo il rivelatore. In altre situazioni la proporzionalit
con lenergia abbandonata a favore di un segnale pi ampio, qualora
serva solo la misura di posizione o di tempo sulla particella
incidente; (RPC, LST, contatori Geiger ). In tali casi
allelettronica pu non essere richiesta amplificazione e
ottimizzazione del rapporto segnale/rumore, bastando una immediata
digitalizzazione (discriminatori). Nota sul termine elettronica di
front-end Spesso (anche in questa dispensa) questa locuzione usata
per indicare complessivamente lelettronica di processamento dei
segnali analogici sviluppati dai rivelatori di particelle, mentre a
stretto rigore di termini, essa dovrebbe indicare solo lelettronica
che riceve immediatamente il segnale del rivelatore e che posta
nelle sue immediate vicinanze. Solitamente solo uno stadio
(preamplificatore o discriminatore) dellintera catena di
processamento risiede fisicamente vicino al rivelatore.
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7 Lelettronica di front end pu dover affrontare due diverse
situazioni: 1.La carica proporzionale allenergia della particella
incidente (rivelatori proporzionali) a)misura analogica della
carica b)misura analogica del tempo amplificatori di carica filtro
ottimo (a e b differiscono al livello del circuito di
campionamento) 2.La proporzionalit con lenergia abbandonata a
favore di un segnale pi ampio, e serve solo linformazione sul tempo
di occorrenza del segnale nel rivelatore (RPC, LST, contatori
Geiger) a)misura digitale del tempo discriminatori Questo corso sar
dedicato alle tecniche di processamento analogico finalizzate alla
ottimizzazione delle misure di ampiezza e di tempo (punto 1),
lasciando ad altra occasione le tecniche basate su discriminatori
(punto 2)
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8 A grandi linee possiamo intendere per signal processing la
formazione del segnale nel rivelatore dovuta al passaggio della
particella, la sua amplificazione e formatura (signal shaping)
utili ad ottenere il migliore rapporto segnale/rumore, e il
read-out. Pertanto il corpo principale del corso sar organizzato in
tre parti: 1.studio della formazione del segnale nei rivelatori;
2.tecniche di processamento analogico, con particolare attenzione
alle tecniche di disegno degli amplificatori di carica, e
presentazione di una ampia panoramica sui filtri; 3.dedicata alle
diverse tecniche di campionatura del segnale e di conversione
analogico-digitale, limitatamente alla tecniche tradizionali di
campionamento unico del segnale ad un istante ottimale,
tralasciando tecniche pi recenti (e poco usate nellambito dei
rivelatori di particelle) di campionamento continuo e ricostruzione
digitale del segnale. Allo scopo di fornire gli strumenti necessari
alla comprensione degli argomenti presentati, sar premesso un breve
richiamo di elettronica fondamentale sul funzionamento dei
principali dispositivi, e un po di teoria del rumore, necessaria
alla comprensione delle tecniche di ottimizzazione del rapporto
segnale/rumore.
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9 Breve ripasso del funzionamento dei transistors e
amplificatori operazionali Presenter una essenziale descrizione del
principio di funzionamento dei tre tipi di transistor BJT, JFET,
MOSFET senza entrare nel dettaglio di tutte le varianti possibili
(gli esempi e i disegni si riferiranno solo a dispositivi a canale
n); introdurr poi il concetto di transconduttanza, quindi presenter
alcuni circuiti base, necessari alla comprensione degli
amplificatori che verranno illustrati in seguito. Richiamer poi
brevemente lamplificatore operazionale e svilupper in qualche
dettaglio le configurazioni tipicamente usate per realizzare i
filtri dei processori analogici per rivelatori di particelle.
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10 A grandi linee il BJT pu essere visto come una coppia di
giunzioni PN contrapposte, in cui la sezione centrale di
semiconduttore estremamente sottile e la conformazione geometrica
tale per cui il collettore racchiude base ed emettitore. La
giunzione base-emettitore polarizzata direttamente, mentre la
giunzione base- collettore polarizzata inversamente. I portatori
iniettati dallemettitore, per lo spessore della base e la
configurazione geometrica, hanno alta probabilit di attraversarla
ed essere raccolti dal volume depleto della giunzione di
collettore. Si ha quindi: con prossimo a 1 e quindi Con = 20 500 Il
BJT
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11 non indipendente dalla corrente di collettore n dalla
frequenza Il comportamento in dettaglio definito dalle
caratteristiche duscita (sin) e di trasferimento (dx)
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12 Il JFET un dispositivo il cui la conduzione di corrente
avviene nello spessore del semiconduttore (bulk), in un canale la
cui sezione viene strozzata dalla zona di svuotamento della
giunzione inversa del gate. La caratteristica duscita non dissimile
da quella del BJT, mentre alquanto diversa quella di trasferimento.
Quindi con il JFET si potr realizzare un dispositivo da
comportamento simile al BJT, ma con tensioni di gate diverse da
quelle di base di un BJT. Il JFET
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13 Il funzionamento del MOSFET si basa sullo stesso principio
del JFET, salvo che il canale di conduzione ricavato immediatamente
sotto lossido di isolamento del gate. La caratteristica duscita
sostanzialmente identica a quella del JFET, mentre quella di
trasferimento assai variabile con il modello di MOS (enanchement o
depletion mode) e livelli di drogaggio. Bench il MOS sia usato
prevalentemente come interruttore (tra interdizione e zona ohmica),
pu operare come dispositivo analogico in zona di saturazione
realizzando comportamenti non dissimili dal BJT e JFET Il MOSFET
Caratteristiche di un enanchement MOS a canale n. Per un depletion
MOS la V th scende a valori negativi, e il comportamento diviene
quasi identico ad un JFET
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14 Tutti e tre i dispositivi illustrati agiscono come
modulatori della corrente duscita (collettore o drain) in funzione
della tensione dingresso (base o gate). I segnali applicati al
transistor possono essere visti come piccole variazioni dei valori
di polarizzazione, sufficientemente piccole da considerare lineare
il comportamento del transistor rispetto ai segnali. Si conviene di
indicare con lettere maiuscole i valori di polarizzazione e con
minuscole i segnali. La transconduttanza il rapporto tra il segnale
duscita (corrente) e il segnale dingresso (tensione); il guadagno
del dispositivo: Si dimostra che per il BJT vale la relazione:
Mentre per JFET e MOSFET g m dipende dalla geometria del
dispositivo La transconduttanza
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15 Vediamo alcuni dei circuiti fondamentali che si possono
costruire con i tre tipi di transistors, quasi dei bulding blocks
con cui affronteremmo pi avanti lanalisi di circuiti pi complessi
(nei disegni c un JFET, ma potrebbe essere indifferentemente un BJT
o un MOS). Amplificatore a singolo transistor (configurazione
Common Emitter/Source) Common Base/Gate Si dimostra che per tutti i
tre tipi di dispositivo limpedenza dingresso di emettitore/source
1/gm. Quindi, se R>>1/g m, il trasferimento di corrente di
questo circuito vale (nel BJT si trascura la corrente di base):
Circuiti basilari
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16 Emitter/Source Follower Poich limpedenza dingresso alta (10
4 -10 6 per BJT; 10 10 -10 14 per JFET e MOS) e quella duscita
bassa, il circuito adatta limpedenza della sorgente al carico.
Cascode e Folded Cascode Usando la definizione di g m e le propriet
del common base/gate, per questi circuiti si ha: Quindi non
modificano la transconduttanza del dispositivo dingresso, ma ne
migliorano molto la risposta in frequenza, perch inibiscono
leffetto della capacit di drain. Il folded cascode permette anche
di aumentare la dinamica duscita. Si dimostra che se R>>1/g
m, per tutti i tre tipi di dispositivo vale la relazione:
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17 Generatori di corrente Esiste unampia gamma di circuiti che
emulano un generatore di corrente ideale, quindi con alta
impedenza. Tutti generano corrente dal collettore/drain, che un
terminale ad alta impedenza (la corrente indipendente dalla sua
tensione). Le migliori configurazioni arrivano ad impedenze
dellordine di 10 7 . Vengono usati come elementi di polarizzazione
di un circuito o come carichi attivi per spingere lamplificazione
senza necessit di usare alte resistenze.
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18 MOS come resistori Un MOS polarizzato nella regione ohmica
pu sostituire una resistenza (con grande risparmio di silicio, nei
circuiti integrati). Il comportamento non sar molto lineare, ma
dove non critica la precisione, offrono un grande vantaggio alla
densit di integrazione.
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19 Coppia differenziale il circuito dingresso degli
amplificatori operazionali. costituito da una coppia di dispositivi
(BJT, JFET o MOS) identici, accoppiati in emettitore/source,
polarizzati con un generatore di corrente sul nodo comune.
sostanzialmente insensibile alla tensione di modo comune ed
amplifica solo la tensione differenziale: Al variare del tipo di
dispositivo cambia solo lampiezza della zona lineare: BJT JFET
MOSFET
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20 Amplificatore operazionale un amplificatore differenziale
con elevato guadagno (anche oltre 10 6 ). Di conseguenza gli
ingressi sono quasi equipotenziali, pure essendo tra loro isolati;
si dice che sono in contatto virtuale. Con gli operazionali si
realizzano una grande variet di funzioni, che non possiamo qui
analizzare. Mi limiter a presentare alcuni concetti ed alcuni
circuiti utili allanalisi di un processore analogico di segnali da
rivelatori. Nella configurazione pi comune le funzioni di
trasferimento rispetto ai due ingressi sono:
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21 Configurazione tipica impedenza dingresso Usualmente, nelle
nostre applicazioni, lingresso non invertente posto a massa. Esso
quindi diviene un amplificatore invertente ad alto guadagno, privo
(idealmente) di offset in uscita. Nel primo stadio dellelettronica
di front end richiesto un amplificatore invertente ad elevato
guadagno, che quindi potrebbe essere fatto con un operazionale con
ingresso non invertente a massa, ma diverse ragioni sconsigliano
questa scelta. Lamplificatore viene quindi realizzato con il solo
ingresso invertente, il che comporta che abbia un considerevole
offset. Negli stadi successivi, invece, conveniente usare
amplificatori operazionali commerciali. Inoltre lamplificatore di
front end viene usato come integratore, quindi con reazione R||C
(resistore, di alto valore, in parallelo ad un condensatore).
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22 interessante valutare limpedenza dingresso
dellamplificatore, nel caso sia realizzato con un OpAmp commerciale
oppure con un tipico preamplificatore da front end. Per il teorema
di Miller, limpedenza dingresso vale: quindi come se allingresso ci
fosse, verso massa, un condensatore AC f molto grande (essendo A
molto grande), che la condizione ideale per un integratore. Compare
anche un resistore R f /A, che disturba, ma inevitabile;
nellassunzione che R f essa trascurabile. Ma valutiamo come
limpedenza varia con la frequenza.
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23 Che pu essere riscritta cos: Espressa anche limpedenza di
feedback in termini del suo polo f =1/R f C f essa diviene: La
risposta in frequenza dellamplificatore pu, con buona precisione,
essere descritta in termini del suo polo dominante:
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24 Proviamo una stima numerica in queste condizioni: Il modulo
dellimpedenza illustrato nella figura sottostante. Si vede che fino
a 0 (50 Hz) limpedenza resistiva e bassa (100 ), poi cresce con
andamento induttivo fino a f (1590 Hz), dove riprende andamento
resistivo con valore relativamente alto (3184 ). Prende a
decrescere con andamento capacitivo solo a frequenza A 0 0 (50
MHz). Il risultato che, nelle frequenze interessanti, come se il
segnale del rivelatore venisse raccolto su una R||C con Rk e C=C f,
che non proprio la soluzione ideale! OpAmp commerciale con A 0
=120dB (=10 6 ) 0 =314 s -1 ( GBW=50MHz) Z f data da: R f =100 M C
f =1pF f =10 4 s -1
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25 Vediamo ora cosa succede usando un amplificatore da front
end: Z f come prima Amplificatore invertente con A 0 =60dB (=10 3 )
0 =3,1410 6 s -1 ( GBW=500MHz) Ora limpedenza resistiva e pari a R
f /A 0 fino a f, dove diventa capacitiva. Il risultato netto ,
nelle frequenze di interesse, un impedenza dingresso dato da una
R||C con R=R f /A 0 che rimane abbastanza alta, e C=C f A 0, che ci
che si desidera. Il trucco sta nellavere il polo dominante
dellamplificatore pi alto del polo del feedback; 0 >> f. Tra
0 e A o 0 limpedenza ritorna resistiva, ma a queste frequenze non
si pu pi (come implicitamente stato fatto) trascurare la capacit
del dispositivo dingresso. Una situazione interessante si ha quando
0 = f. Verr ripresa in considerazione pi avanti.
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26 Un po di teoria sul Rumore in elettronica La teoria del
rumore ritenuta una disciplina oscura e difficile; cercher di dare
qualche informazione, senza eccessiva pretesa di rigore. Debbo
presumere alcune conoscenze di analisi statistica, teoria dei
circuiti, trasformate di Fourier e Laplace. In un sistema
elettronico rumore qualsiasi segnale che si sovrappone al segnale
utile, ostacolandone le misura. Possiamo distinguere tra rumore
deterministico, causato essenzialmente da interferenze con altri
sistemi o variazioni di parametri ambientali, che in linea di
principio (molto teoricamente) pu essere analizzato in modo
totalmente deterministico e rimosso. Non verr preso in
considerazione in questo corso, ma rimando ad una fonte
fondamentale al rif. 7, e rumore casuale, che non pu essere
analizzato se non in termini statistici e non pu mai essere
totalmente rimosso, perch intimamente connesso alle propriet
fisiche fondamentali dei componenti elettronici.
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27 Rumore come processo stocastico ergodico La forma donda del
rumore, come ci che si vede alloscilloscopio quando la sonda
connessa ad un circuito privo di segnale, una funzione del tempo
dalla forma irregolare e del tutto imprevedibile. Diciamo che un
processo casuale, e lo chiamiamo n(t). Comunemente per descriverlo
usiamo un unico valore: la deviazione standard (o valore rms), ma
nel fare ci facciamo implicitamente alcune assunzioni non banali:
1.Assumiamo che la distribuzione statistica di n(t) sia
indipendente dal tempo 2.Assumiamo che la distribuzione sia
gaussiana con media nulla 3.Assumiamo anche a priori che tale
distribuzione esista per qualsiasi circuito ed in qualsiasi
circostanza. Sono assunzioni che ci detta lesperienza, ma su quali
principi fisici e matematici si fondano?
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28 Per fissare le idee, poniamo che n(t) sia la tensione ai
capi di una resistenza. A causa dellagitazione termica degli
elettroni e degli atomi, in generale sar n(t)0. Operativamente,
come determiniamo la statistica di n(t), ad esempio la media?
1.Possiamo prendere una schermata sufficientemente lunga
alloscilloscopio e valutarne la media (statistica temporale).
2.Oppure possiamo prendere molti campioni a tempi sufficientemente
lontani tra loro da poter assumere che siano statisticamente
indipendenti, e farne la media (statistica dinsieme). Se facciamo
bene le cose (a meno di variazioni delle condizioni ambientali),
lesperienza ci dice che otteniamo lo stesso risultato. In realt non
neppure raro che le misure non tornino, perch non sappiamo bene
cosa voglia dire, nelle preposizioni suddette, lavverbio
sufficientemente. Come determinarne la statistica di n(t) senza
fare assunzioni che non sappiamo giustificare?
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29 Poich la resistenza un insieme di 10 23 particelle in
equilibrio termodinamico con lambiente, il cui microstato
impossibile da determinare, si usano alcuni concetti della
meccanica statistica (10). Si ricorre ad un esperimento ideale,
immaginando di disporre di un insieme arbitrariamente grande di
resistenze identiche (statistical ensemble), idealmente una per
ciascun dei microstati possibili della resistenza. Avremmo quindi a
disposizione un insieme {n i (t)} di processi casuali. Linsieme,
pensato come un tuttuno, chiamato processo stocastico. processo
stocastico = {n i (t)} Il processo stocastico descrive, quindi,
levoluzione temporale di tutti i microstati possibili del sistema.
Ad ogni istante possiamo calcolare le grandezze statistiche del
processo (media, rms, densit di probabilit ) operando sugli
elementi dellinsieme (statistica dinsieme), e saranno in genere
funzione del tempo.
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30 ed , in genere, funzione del tempo. Quando invece le
grandezze statistiche dinsieme risultano indipendenti dal tempo, il
processo stocastico detto stazionario. Alternativamente alla
statistica dinsieme, per un processo stazionario si pu valutare la
statistica temporale. Ad esempio la media temporale espressa come:
Ad esempio, la media dinsieme degli n i pu essere espressa come: ed
una variabile casuale (dipende dallindice i ma non dal tempo), i
cui valori di aspettazione sono difficili da esprimere
analiticamente. |{n i }| indica la cardinalit dellinsieme {n i },
p(n) la densit di probabilit di {n i }, E sta per expected
value
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31 Vi sono tuttavia dei processi in cui le due tecniche di
calcolo conducono allo stesso risultato; per esempio per la media:
cio le medie temporali sono tutte uguali e coincidono con le medie
dinsieme, che non dipendono dal tempo. Tali processi sono detti
ergodici. Sintetizzando, possiamo quindi definire ergodico un
processo stocastico in cui le medie dinsieme sono uguali alle medie
temporali. Di conseguenza, tutte le propriet statistiche di un
processo ergodico possono essere determinate per mezzo di una
singola funzione del processo.
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32 Il postulato fondamentale relativo allanalisi del rumore che
esso sia un processo ergodico. Il fondamento della ragionevolezza
del postulato sta nel fatto che assumiamo la sorgente di rumore
attiva ab eterno e, per il principio di omogeneit del tempo,
immutabili nel tempo le sue propriet (a condizioni ambientali
ferme, ovviamente). Si deve poi assumere che il valore medio del
rumore sia nullo, per non violare qualche principio fondamentale
(la tensione di rumore di una resistenza deve avere media nulla,
per evitare che essa diventi una sorgente gratuita di energia).
Infine, si deve ritenere che la distribuzione di probabilit del
rumore sia gaussiana: questo assunto conseguenza del teorema del
limite centrale e del fatto che il rumore dipende da un grandissimo
numero di fattori casuali. Va comunque detto che alcune grandezze
si definiscono pi facilmente nella statistica dinsieme (caso
notevole, la densit di probabilit), altre nella statistica
temporale (caso notevole, lautocorrelazione).
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33 Riassumendo, il rumore un processo casuale con queste
propriet: ergodico Ha media nulla Ha distribuzione normale
(gaussiana) quindi completamente determinato statisticamente da un
solo parametro; la sua varianza (o dal valore rms, che della
varianza la radice quadrata).
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34 Potenza del rumore e spettro di potenza La varianza del
rumore chiamata potenza di rumore. Pu essere espressa sotto forma
di un integrale nella frequenza: W() detto spettro della potenza di
rumore, ed esprime la potenza di rumore per unit di banda di
frequenza. Lo spettro di potenza uno strumento fondamentale
nellanalisi del rumore. I datasheets dei componenti spesso
riportano questo parametro (nella forma della sua radice quadrata),
oppure la noise figure, che ad esso legato, come vedremmo.
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35 Lo spettro di potenza esprimibile in termini della
trasformata di Fourier della autocorrelazione del rumore, cio: Per
i processi ergodici lautocorrelazione funzione solo di t 2 -t 1 = e
si pu esprimere con una media temporale: Lautocorrelazione una
grandezza statistica la cui prima definizione avviene nel dominio
della statistica dinsieme, ed esprime la correlazione tra due
valori della stessa variabile casuale, calcolati un due istanti
diversi. D quindi una misura di quanto lontani debbano due campioni
di una stessa variabile casuale per essere statisticamente
indipendenti. con Teorema di Wiener-Khintchine Si vede subito
che:
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36 Dimostrazione. Data lanti-trasformata di Fourier di R(): che
per =0 d: poich R() reale e simmetrica, anche S() lo . Allora il
secondo integrale nullo e il primo pu essere scritto:
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37 Trasformazione del rumore nei sistemi lineari Un sistema
elettrico lineare tempo-invariante deterministico (= privo di
rumore) pu essere descritto mediante un operatore lineare: Si
dimostra che se x(t) un processo ergodico, anche L[x(t)]=y(t) lo ,
purch il circuito sia attivo da sempre (ovvero, in pratica, sia
esaurito il transitorio). Lo studio del rumore non prevede lanalisi
al transitorio, per tale ragione si usa la trasformata di Fourier e
non quella di Laplace. Il comportamento del circuito descritto
anche dalla sua risposta allimpulso h(t) o dalla sua funzione di
trasferimento H(i), legate dalla trasformata di Fourier:
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38 Per i segnali deterministici applicati al circuito, valgono
le ben note relazioni (la lettera maiuscola indica la trasformata
della corrispondente variabile con lettera minuscola): Per il
rumore si dimostra una formula analoga, che esprime lo spettro di
rumore in uscita in funzione di quello dingresso: una formula
fondamentale nellanalisi del rumore. In una catena di sistemi posti
in cascata, lo spettro di rumore del primo stadio d il maggior
contributo al rumore totale, rispetto alle sorgenti intermedie, che
subiscono una amplificazione minore. Per questo ragione lanalisi
del rumore dei circuiti si concentra particolarmente sullo stadio
dingresso.
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39 Dimostrazione della Dalla: moltiplico prima per x(t-) e poi
per y(t+), e valuto i valori daspettazione dei due risultati (media
dinsieme). le medie sono rispettivamente la correlazione tra x e y
e lautocorrelazione di x e di y, e dipendono solo dalla differenza
dei tempi (processi stazionari).
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40 Quindi si ha (* indica la convoluzione): Passando alle
trasformate di Fourier e osservando che F[h(-t)]=H * (i):
Combinando i risultati: Ricordando il teorema di W-K:
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41 Nota sullintegrale di convoluzione La formula di
convoluzione permette di calcolare nel dominio del tempo la
risposta di un circuito. La formula pi usuale e nota quella nel
dominio della variabile di Laplace: Ovvero, luscita del circuito
data dallingresso, moltiplicato per la funzione di trasferimento, o
guadagno, del circuito. Poich con il rumore si opera sempre in
regime stazionario, alla variabile s si sostituisce i e si lavora
con la trasformata di Fourier, anzich quella di Laplace. Ci che nel
dominio delle frequenze un prodotto, nel domino del tempo, cio
delle anti-trasformate, diventa un integrale di convoluzione:
Ovvero, il segnale duscita del circuito dato dalla convoluzione del
segnale dingresso con la risposta allimpulso del circuito.
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42 Il calcolo dellintegrale di convoluzione pu essere talvolta
molto arduo (ma allora si opera nello spazio delle trasformate,
dove diventa un banale prodotto), per lo si pu rappresentare, molto
intuitivamente, in maniera grafica. Fissando le idee sulla prima
forma dellintegrale: lo si pu interpretare come lintegrale delle
due funzioni (di cui la prima limmagine riflessa del segnale
dingresso), fatte scivolare luna rispetto allaltra. Forse la cosa
pi chiara passando dal tempo continuo al tempo discreto e alle
funzioni campionate ad intervalli t. Allora lintegrale diventa: Con
questa formula ho fatto un esercizio numerico e cercato di
visualizzare come la convoluzione si costruisce
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43 Si ottiene una cosa del genere: La convoluzione finale
questa:
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44 Tipi di Rumore Il rumore esibito dai componenti fisici si
descrive mediante tre modelli fondamentali di rumore: Rumore
termico o Johnson; causato dallagitazione termica dei portatori nei
conduttori Rumore granulare o shot; compare con correnti dovute a
pochi portatori che attraversano in tempi brevissimi una barriera
di potenziale, generando una successione casuale di impulsi di
corrente. Rumore 1/f o Flicker; comprende unampia gamma di sorgenti
di rumore, spesso di origine poco chiara, che mostrano uno spettro
di tipo 1/f con prossimo a 1. Nei componenti fisici reali vi pu
essere un tipo di rumore dominante, ma possono essere anche tutti
compresenti.
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45 Ai capi di un resistore R in equilibrio termico alla
temperatura T compare una tensione di rumore dovuta al moto casuale
degli elettroni di conduzione. Questo fenomeno fu studiato
sperimentalmente da J.B. Johnson nel 1928 (11) e lo spettro di
potenza fu ben presto determinato da H. Nyquist (12). La resistenza
connessa ad un circuito, e con esso in equilibrio termico, a causa
del rumore scambia con esso energia, con una potenza per unit di
banda di frequenza data da: Rumore Johnson dP(f) a T=10, 20, 40,
80, 160, 320 K Per tutte le frequenze di interesse in elettronica,
questo spettro bianco cio indipendente dalla frequenza.
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46 Una resistenza reale allora rappresentata da una resistenza
ideale (priva di rumore) con un generatore di tensione in serie, o
un generatore di corrente in parallelo (teorema di
Thevenin-Norton), tali da generare rumore con la stessa potenza. Lo
spettro di potenza dei due generatori vale allora: Vale la pena di
rimarcare che, ricordando come lo spettro di potenza legato alla
varianza della rispettiva variabile di rumore, le dimensioni di W
in sono A 2 /Hz e quelle di W en sono V 2 /Hz
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47 Si ha quando la corrente dovuta a pochi portatori che
generano brevi impulsi con occorrenza casuale. un fenomeno
importante nella emissione di elettroni da fotocatodi, nelle
valvole termoioniche, nelle correnti di portatori minoritari
(correnti di gate nei JFET e MOSFET, e di base nei BJT). Viene
descritto mediante la statistica di Poisson, con la quale si
calcola media e varianza della corrente: Rumore Shot Corrente media
(q = carica dellelettrone f = frequenza media degli impulsi)
Varianza della corrente
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48 Come intuibile, la varianza della corrente tanto pi piccola
quanto lungo lintervallo t di osservazione. Per calcolare spettro
del rumore shot bisogna trovare lautocorrelazione del processo che
lo descrive e trasformarla secondo Fourier. Trattando gli impulsi
di corrente come delta di Dirac, si ottiene che: (cfr. rif. 10 pag.
350): anche questo un rumore bianco, nel limite in cui regge
lapprossimazione degli impulsi come delta di Dirac; quindi fino a
frequenze dellordine dellinverso della durata degli impulsi.
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49 Un unampia serie di fenomeni, non solo fisici ed
elettronici, mostrano fluttuazioni di ampiezza crescente
allaumentare del tempo di osservazione, descrivibili come un rumore
con uno spettro proporzionale a 1/f,. Le cause fisiche del rumore
1/f sono spesso oscure; sappiamo che resistori a carbone mostrano
pi rumore 1/f rispetto a quelli metallici, e se ne imputa la causa
alle discontinuit di resistivit dovuta ai contati pi o meno buoni
tra i granuli della pasta resistiva di cui essi sono composti. Nei
dispositivi a semiconduttore il rumore 1/f cresce al crescere dei
difetti reticolari. Di conseguenza, dispositivi a conduzione
superficiale (i.e. MOS) hanno pi rumore 1/f dei dispositivi a
conduzione di bulk (i.e. BJT e JFET). Va infine detto che il rumore
1/f assolutamente presente ovunque. La trattazione teorica del
rumore 1/f complessa, (13) (14) perch non pu essere considerato un
processo stazionario. La sua varianza diverge verso le basse
frequenze; questa catastrofe evitata perch in realt nessun circuito
ha banda che si estende a frequenza zero. Rumore Flicker
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50 LMV793 MOS input OpAmp equivalent input noise voltage Slope
= -1/2 Dal punto di vista pratico, le prestazioni dei dispositivi
sono caratterizzate dalla frequenza di 1/f noise corner, sopra la
quale il rumore 1/f diventa trascurabile rispetto al rumore bianco.
Nelle applicazioni pratiche si cerca di minimizzare leffetto del
rumore 1/f, mantenendo le frequenze di interesse sopra il noise
corner. Esso pu essere un problema serio per circuiti in continua
ad alta sensibilit, p.es. generatori di tensioni di riferimento,
che notoriamente sono soggetti a lente pendolazioni e richiedono
periodiche calibrazioni. Nei nostri circuiti, osservata lavvertenza
di stare sopra il noise corner, solitamente il rumore 1/f
trascurato. LMP7731 Bipolar input OpAmp equivalent input noise
voltage
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51 Un generico sistema elettronico lineare viene rappresentato
come un doppio bipolo. In esso ci sono molteplici sorgenti di
rumore, ciascuna produce rumore in uscita secondo la sua funzione
di trasferimento. Il rumore in uscita pu essere riportato in
ingresso mediante la funzione di trasferimento del bipolo. Poich il
bipolo descritto da un sistema lineare nelle tensioni e correnti
dingresso e duscita: allora tutto il rumore del sistema pu essere
riportato in ingresso mediante due generatori, uno di tensione in
serie, detto anche rumore serie, ed uno di corrente in parallelo,
detto rumore parallelo. Tutto il rumore quindi espresso dallo
spettro delle due sorgenti (ed eventualmente dalla mutua
correlazione) (3). Rappresentazione del rumore nelle reti I
datasheets dei componenti esprimono il rumore con la radice
quadrata dei relativi spettri. Quindi danno il valore dei due
generatori con le dimensioni: [e n ]=V/Hz [i n ]=A/ Hz
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52 Relazione tra spettro di rumore, e noise figure Un altro
parametro spesso usato per quantificare il rumore, soprattutto di
amplificatori e grandi sistemi, la noise figure, che esprime il
rapporto tra rumore rms in uscita al sistema e quello dovuto alla
sola sorgente, espresso in decibell: Nel rumore in uscita separiamo
la parte dovuta al sistema da quello dovuto alla sorgente (i due
rumori sono statisticamente indipendenti, quindi i loro rms si
sommano quadraticamente): Osservando che n H /H il rumore del
sistema riportato in ingresso, n Hi : In termini di spettro, e
considerando che il rumore della sorgente dovuto tipicamente ad una
resistenza Rs: La quantit T(10 NF/10 -1) detta temperatura
equivalente di rumore, ed esprime la temperatura a cui dovrebbe
trovarsi la sorgente per rendere conto del rumore del sistema.
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53 Rumore nei componenti elettronici Rumore nei componenti
passivi Del rumore generato da resistenze si gi detto. A rigori,
andrebbe aggiunto la componente 1/f, che dipende dalle particolarit
costruttive delle resistenza Forse non inutile dire che
condensatori e induttanze (trascurando loro resistenze parassite)
non generano rumore.
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54 Rumore nel BJT Ci sono molteplici sorgenti di rumore nel
BJT: il rumore shot dei portatori minoritari, il rumore termico
delle resistenze diffuse, il rumore di generazione e
ricombinazione, il rumore 1/f Il modello che presento non tiene
conto di tutto, ma sufficiente in tutte le situazioni pratiche
(senza ricorrere a tecniche computazionali), e soprattutto non
richiede conoscenze di parametri esotici dei dispositivi.
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55 Secondo questo modello le sorgenti di rumore nel BJT sono:
Shot noise delle corrente di base. Essa infatti dovuta ai portatori
iniettati dellemettitore, che nel volume della base sono portatori
minoritari Johnson noise della resistenza diffusa di base. A causa
del suo ridotto spessore, la base presenta una resistenza non
trascurabile (10-100), che genera rumore termico. Spesso viene
trascurato. Shot noise delle corrente di collettore. Essa dovuta ai
portatori iniettati dallemettitore, che attraversano la base e
giungono nel volume depleto della giunzione base-collettore. Sono
quindi portatori minoritari. Questo rumore viene riportato in
ingresso, mediato dalla transconduttanza del transisor.
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56 Disegnando il transistor come un doppio bipolo con funzione
di trasferimento g m (che vale a bassa frequenza, ma assumiamo di
usare il transistor ben sotto la sua f t ): Dove R bb la resistenza
diffusa di base. Si usa rappresentare gli spettri di rumore bianco
in termini di resistenza equivalente di rumore, definita come la
resistenza che genera lo stesso spettro di rumore. Allora le
resistenze di rumore equivalenti del BJT per il rumore serie e
parallelo valgono, rispettivamente: allora lo spettro del rumore
serie e parallelo valgono, rispettivamente:
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57 Rumore nel JFET Il JFET un dispositivo il cui la conduzione
di corrente avviene nello spessore del semiconduttore (bulk), in un
canale la cui sezione viene strozzata dalla zona di svuotamento
della giunzione inversa del gate. La corrente di drain quindi
dovuta ai portatori maggioritari ed affetta da rumore termico.
Anche in questo caso il rumore della corrente di drain viene
riportato in ingresso mediato dalla transconduttanza del
transistor. La corrente di gate invece affetta da shot noise,
essendo la corrente di una giunzione polarizzata inversamente.
Andrebbe anche considerato un contributo dovuto allaccoppiamento
capacitativo tra in canale ed il gate, che riporta sul gate un po
del rumore della corrente nel canale.
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58 Si dimostra che per il JFET lo spettro del rumore serie e la
resistenza equivalente di rumore serie valgono: E lo spettro di
rumore parallelo vale: Il confronto con il BJT ci dice che: Il
rumore serie confrontabile (ma nel BJT molto pi facile ottenere
unalta g m ) Il rumore parallelo molto pi alto nel BJT
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59 Rumore nel MOSFET Il MOSFET ha un modello circuitale molto
simile a quello del JFET, ed anche le sorgenti di rumore sono molto
simili. Ma ci sono non trascurabili differenze. MOSFET a confronto
con il JFET : La transconduttanza g m pi alta nel MOS, a parit di
corrente di drain; quindi minor rumore serie. Correnti di gate pi
basse nel MOS; quindi minor rumore parallelo. Rumore 1/f pi alto
nel MOS, perch la conduzione di corrente avviene sulla superficie
del silicio, subito sotto lossido di gate, dove i difetti
reticolari sono pi densi.
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60 Il bilancio dei pro e dei contro e la scelta finale
dipendono dalle applicazioni: In amplificatori realizzati a
componenti discreti il MOS svantaggiato dal rumore 1/f e dal fatto
che le protezioni sul gate vanificano il minor rumore parallelo. In
amplificatori integrati il MOS avvantaggiato dal fatto che la
tecnologia dintegrazione dei MOS pi semplice. Il trend tecnologico
da un lato porta ad una riduzione del rumore 1/f nei MOS, dallaltro
va verso amplificatori a sempre pi alta frequenza, dove il rumore
1/f pesa poco. In amplificatori a tempo di formatura lunga (p.es.
per spettroscopia nucleare, tipicamente a componenti discreti) il
dispositivo delezione resta il JFET Negli amplificatori integrati
su larga scala per gli esperimenti HEP il MOS lunica scelta
praticamente possibile.
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61 Rumore dei vari dispositivi a confronto. La risalita a tempi
piccoli dovuta al rumore serie La risalita a tempi grandi dovuta al
rumore parallelo Il rumore 1/f indipendente dal tempo di
formatura
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62 Rumore nellAmplificatore Operazionale Generalizzando la
rappresentazione del rumore nei doppi bipoli, e dopo aver visto
come si rappresenta il rumore nei transistor, la rappresentazione
pi immediata del rumore nellAmpOp data mediante una coppia, per
ciascun ingresso, di generatori di rumore serie e parallelo. I
generatori di corrente rappresentano essenzialmente il rumore
(shot) delle correnti di bias. I generatori di tensione
rappresentano essenzialmente il rumore (termico e/o shot) delle
correnti di drain/collettore del dispositivo dingresso. Le coppie
di generatori di tensione e di corrente sono, in prime
approssimazione, identici e statisticamente indipendenti. I due
generatori di tensione sono connessi agli ingressi dellOpAmp, che
sono equipotenziali; possono quindi essere fusi in un unico
generatore con spettro dato dalla somma dei due.
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63 Questo il modello usato dai costruttori per rappresentare il
rumore di un OpAmp, con un unico generatore di rumore serie, a cui
contribuiscono entrambi gli ingressi. Ovvero e n 2 volte il rumore
serie del singolo ingresso Spettri del rumore serie e parallelo
dellOpAmp LMP7731
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64 Formazione del segnale nel rivelatore Il segnale elettrico
fornito dai rivelatori elettronici una certa quantit di carica
rilasciata in un tempo solitamente molto breve. Un esempio semplice
Nel situazione pi semplice possiamo immaginare il rivelatore come
un condensatore piano carico, nel cui volume una particella
ionizzante generi una coppia elettrone/ione. Le cariche migrano nel
volume del rivelatore, sotto lazione del campo elettrico, e
generano sul circuito esterno una corrente I(t) che trasporta una
carica e. Le due cariche generano corrente finch non raggiungono
gli elettrodi. Lelettrone, che si muove velocemente, genera una
corrente alta per un tempo breve; lo ione positivo, pi lento,
genera una corrente pi bassa e pi lunga. I t Corrente da e -
Corrente da e +
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65 La forma del segnale Teorema di Shockley-Ramo La descrizione
analitica generale della corrente indotta da una carica in
movimento sui conduttori circostanti formulata dal teorema di
Shockley-Ramo; W. Shockley, J. Appl. Phys. 9 (1938) 635 - S. Ramo,
Proc. IRE 27 (1939) 584 I i la corrente indotta dalla carica q sul
conduttore i; v la velocit della carica, determinata dal campo
totale sentito dalla carica; E ni il campo normalizzato sentito
dalla carica (cio, applicando un potenziale unitario al conduttore
i, e nullo agli altri conduttori). La soluzione generale di questa
equazione, in presenza di molti conduttori, non pu che venire
affrontata con simulazioni numeriche. Dal punto di vista
dellelettronica di front end interessa solo trovare la corrente
sullelettrodo di lettura.
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66 Soluzioni particolari del teorema di Shockley-Ramo
Condensatore piano e cariche con velocit saturata un buon modello
di rivelatori con elettrodi piani a ionizzazione di liquido o gas
(nei gas la condizione di velocit satura pu essere violata cfr rif.
2 pag. 22 ss). Assumiamo di avere una coppia elettrone/ione creata
a distanza x dallelettrodo di riferimento. Sia d la distanza tra
gli elettrodi. Nellequazione di Shockley-Ramo vanno quindi messe le
quantit (con i corretti segni): q = ecarica dellelettrone/ione; v =
E la velocit della carica proporzionale al campo elettrico (gli
urti con gli atomi del mezzo saturano la velocit); E n = 1/d il
campo ottenuto applicando una differenza di potenziale unitaria
agli elettrodi (lindice i scompare perch c una sola corrente da
calcolare).
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67 Le correnti create dal movimento delle due cariche valgono
quindi: La durata delle due correnti rispettivamente: Poich -
>> + allora t s -
74 Preamplificatore (amplificatore di carica) il componente pi
critico dellintera catena; da esso dipendono in maniere cruciale le
prestazioni al rumore del sistema. costituito da un amplificatore
di tensione con alta impedenza dingresso e alto guadagno
invertente, con reazione capacitiva, in modo da realizzare un
integratore. Nella reazione compare una resistenza, per fornire la
tensione di polarizzazione allingresso, ma il suo contributo deve
essere trascurabile. Funzioni fondamentali: 1.Massimizzare la
raccolta di carica. Efficienza di raccolta: se AC f >>C d.
2.Ottimizzare le prestazioni rispetto al rumore. 3.Fornire il primo
stadio di signal shaping. 4.Fornire un adattamento di impedenza
(raro). Il preamplificatore tagliato su misura per ogni
rivelatore
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75 Disegno di un amplificatore di carica La configurazione
operazionale che forma il nucleo dellamplificatore di carica deve
avere queste caratteristiche: 1.Alto guadagno invertente ad anello
aperto 2.Alta impedenza dingresso; 3.Alto prodotto guadagno-banda;
4.Basso rumore; 5.Dispositivo dingresso adattato al rivelatore. Non
invece necessario che abbia ingresso differenziale, anzi
controindicato dai punti 3 (lingresso non invertente contribuisce
comunque al rumore) e 4. Non sar quindi un amplificatore
operazionale commerciale. Il punto 2, per quanto visto a proposito
dellimpedenza dingresso di un operazionale con reazione R||C, porta
a dire che il polo dominante dellamplificatore deve essere maggiore
del polo dellimpedenza ( 0 >> f ). Tutto ci porta a
concludere che un operazionale commerciale poco indicato per
realizzare un amplificatore di carica.
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76 Un amplificatore a componenti discreti con ingresso JFET
Lamplificatore qui presentato, nonostante la semplicit, mostra
eccellenti prestazioni per costruire un amplificatore di carica.
uno schema derivato, con qualche modifica, dal classico schema di
Radeka. A ol -1000 -8000 @ R l =0,4 5 k, Cl=50 pF GBW 400 MHz
(simulati) Power 23 mW Q1=BF851A Q2 Q5 = HFA3096 Nota:
lamplificatore disegnato senza feedback. chiaro che il gate
dingresso ha bisogno di una tensione di polarizzazione, che sar
prelevata dalluscita mediante una resistenza di alto valore.
Luscita quindi avr un offset pari alla tensione V gs del JFET.
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77 Il segnale di tensione V in sul gate induce un segnale di
corrente i d =g m V in sul drain, che viene catturata (quasi)
integralmente dal folded cascode Folded cascode v in idid
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78 La corrente i d viene convertita in tensione sul carico
attivo, costituito da una resistenza bootstrapped. Il generatore di
corrente fornisce le correnti di polarizzazione senza caricare
luscita. Il guadagno totale dato da g m Z o dove Z o limpedenza
vista sul collettore di Q2 idid Generatore di corrente Carico
attivo
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79 Lo stadio duscita costituito da un emitter follower con un
booster di corrente che ne abbassa ulteriormente limpedenza
duscita. La correte su carico si ripartisce su Q3 e Q4 in
proporzione inversa al rapporto delle resistenze di collettore, su
Q4, e di emettitore, su Q3. Emitter follower booster
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80 Il risultato un amplificatore con unottima risposta in
frequenza, seppure alquanto sensibile al carico. R l =400 R l =5 k
GBW=400 MHz o1 MHz
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81 Un amplificatore integrato MOSFET Questo invece
lamplificatore in tecnologia MOS, integrato nel chip HELIX, usato
nel read out del microvertice di ZEUS Level shifter Il MOS
dingresso ha piccola gate length ( alta risposta in frequenza) e
grande gate width ( grande g m ). Non ha buffer duscita perch usato
con un carico ben definito, che partecipa alla definizione del
guadagno. cascode Resistenze variabili
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82 Filtro o Shaper. Subito dopo il preamplificatore di carica
viene il cosiddetto shaper che svolge le seguenti funzioni
fondamentali: 1.Filtrare il segnale in modo da ottimizzare il
rapporto segnale/rumore (teoria del filtro ottimo). 2.Dare al
segnale una forma adeguata alle successive elaborazioni: la carica
misurata dal valore di picco della forma donda, il tempo
dallistante di occorrenza del picco. Nel caso di soluzione a
componenti discreti esso si trova, in tutto o in parte, lontano dal
rivelatore, per minimizzare la dissipazione di potenza dentro il
rivelatore. Il che comporta lo sviluppo di componenti dedicate alla
trasmissione (line driver). Nel caso di soluzione integrata,
solitamente il chip di front end alloggia tutta la catena fino alla
digitalizzazione.
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83 Teoria del filtro ottimo Per trovare qual il filtro con il
quale si ottiene il migliore rapporto segnale/rumore, bisogna
tornare a guardare lintero sistema, compreso il rivelatore
(rappresentato dalla sua impedenza equivalente, Z d ). Il filtro
che segue il preamplificatore rappresentato dalla sua funzione di
trasferimento H f (s), di modo che la funzione di trasferimento
dellintera catena H(s)=-Z f (s)H f (s) Si dimostra che esiste una
forma di H(s) che permette la misura del segnale dingresso con il
migliore rapporto segnale/rumore. Cercheremo poi le migliori
realizzazioni pratiche del filtro ottimo, che concilino semplicit
costruttiva con buone prestazioni, anche nei confronti di altre
cause di perdita di risoluzione, diverse dal rumore casuale.
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84 Spettro di rumore in ingresso Usando un principio gi
enunciato, tutto il rumore del sistema rappresentato dai due
generatori di rumore serie e parallelo, e ricordando che pesano di
pi i generatori di rumore vicini alla sorgente, con buona
approssimazione tutto il rumore pu essere ricondotto a pochissimi
elementi. In questa rappresentazione si ha: Rumore parallelo i n
dovuto a: Rumore termico di Rd Rumore termico di Rf Rumore shot
della corrente di leackage del detector Rumore shot del dispositivo
dingresso dellamplificatore Rumore 1/f Rumore serie e n dovuto a:
Rumore riportato in ingresso dei primi dispositivi
dellamplificatore (transistor dingresso, resistenza di drain,
cascode) Rumore 1/f
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85 Rappresentando globalmente la componente bianca del rumore
parallelo mediante la resistenza di rumore equivalente, lo spettro
del rumore parallelo vale: Il termine tra parentesi esiste nel caso
che il dispositivo dingresso sia un JFET o un MOS (molti autori lo
trascurano comunque). Analogamente, il rumore serie si pu scrivere:
Per portare in uscita il rumore bisogna trovare le funzioni di
trasferimento del circuito rispetto ai due generatori, che
sono:
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86 Spettro di rumore in uscita al filtro Lo spettro di rumore
in uscita viene determinato mediante la relazione fondamentale: La
applichiamo a ciascuna delle due sorgenti e sommiamo i contributi:
Osservando che : (R f ||R d indica il parallelo di R f e di R d
)
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87 E inserendo le precedenti espressioni degli spettri
dingresso, lo spettro duscita diviene: rumore parallelo rumore
serie rumore 1/f Conviene introdurre qualche approssimazione: R p R
s