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N O T I Z I A R I O • ANNO XXII - N. 9 - seTTembRe 2019
ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE “PROGETTO EMO-CASA ONLUS”
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I requisiti per iscriversi al registro dei do-
natori
Quasi tutti possono diventare donatori di mi-dollo osseo. Per entrare nel Registro nazionaledei donatori (collegato con quello internazio-nale) i requisiti sono:- avere un’età compresa tra i 18 e i 35 anni- avere un peso corporeo di almeno 50 chili- godere di buona salute
Per iscriversi è necessario un primo scree-ning con prelievo di saliva o di sangue per pro-cedere con la tipizzazione, ovvero lacaratterizzazione del profilo genetico, necessa-ria per verificare l’eventuale compatibilità con unpaziente. Se non risultano controindicazioni sientra a far parte ufficialmente del RegistroIbmdr diventando potenziali donatori di midolloosseo. Nel registro si resta fino all’età di 55 anni.Il limite dei 55 anni, introdotto a tutela del dona-tore e del paziente, non vale per i donatori fa-miliari, che possono donare anche se hannoun’età superiore.
L’importanza della donazione
Il trapianto di midollo osseo (anche se in re-altà vengono trapiantate solo le cellule staminaliemopoietiche) rappresenta spesso l’unica op-zione terapeutica per pazienti colpiti da leuce-mie, talassemie, linfomi, mielomi o malattie rare
come quella che ha colpito il piccolo Alessan-
dro,al centro di una gara di solidarietà di per-sone in coda per diventare donatori di midollonella speranza di essere compatibili e poterglisalvare la vita. La donazione di midollo è infattiun atto di generosità che può salvare la vita diuna persona e non compromette la salute deidonatori. La compatibilità genetica è estrema-mente rara: si verifica una volta su 4 (25%) trafratelli e sorelle (mai tra genitori e figli o tra zii ecugini) e addirittura 1 su 100.0000 (0,001%) traindividui non consanguinei. Per questo servonomolti donatori.
Come fare in pratica
Per diventare donatori di midollo occorre ri-volgersi ai centri donatori presenti sul territorionazionale o rivolgersi all’Admo (AssociazioneDonatori di Midollo Osseo) o all’ Adoces (Fede-razione italiana associazioni donatori cellulestaminali emopoietiche). È possibile anche fareuna preiscrizione online ed essere ricontattatidal centro donatori più vicino.
Chi non può donare
Sono esclusi dall’elenco dei possibili dona-tori di midollo osseo persone con malattie car-diovascolari (aritmie gravi, alterazioni gravi dellapressione arteriosa), con malattie gastrointesti-
Midollo osseo, come si fa a diventare donatori?
Che cosa fare in pratica
Come iscriversi al registro donatori, i requisiti necessari, che cosa succede quando si è contattati
perché compatibili e come avviene il prelievo: domande e risposte
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nali (morbo di Crohn e rettocolite acuta), malat-tie respiratorie (asma, bronchite conica), malat-tie del sistema nervoso centrale comel’epilessia, chi ha un tumore (anche se guarito),chi ha problemi di coagulazione o problemi psi-chiatrici. Non possono donare donne in gravi-danza, alcolisti, chi ha comportamenti sessualia rischio o chi assume stupefacenti.
Cosa succede quando c’è compatibilità
La persona iscritta al registro dei donatorisarà contattata solo quando viene accertata lacompatibilità con un paziente.
Quando si è ricontattati vengono svolti ulte-riori esami per accertare che non siano nel frat-tempo subentrate controindicazioni cliniche alladonazione. In questa fase è possibile cambiareidea e ritirare il consenso al prelievo di cellulestaminali, ma si possono immaginare le conse-guenze per il paziente in attesa di trapianto:quando si entra nel registro si prende un impe-gno morale.
Disponibilità anonima e gratuita
La disponibilità, anonima e gratuita, non halimiti geografici. Si può essere chiamati a do-nare anche per una persona che vive dall’altraparte del mondo, ma il prelievo viene comunqueeffettuato in strutture ospedaliere, autorizzate asvolgere questa attività, più vicine alla residenzadel donatore.
Sarà il personale sanitario a preoccuparsi difar giungere a destina-zione le cellule prelevate,al fine di procedere al tra-pianto nel paziente inte-ressato.
Come avviene il pre-
lievo?
Le cellule staminaliemopoietiche possono es-sere prelevate diretta-mente dal midollo osseo o
dal sangue periferico. Il sangue midollare vieneprelevato dalle ossa del bacino, in anestesia ge-nerale o epidurale, e dura circa un’ora. È unaprocedura sicura che non comporta rischi per ildonatore.
Esistono comunque rischi minimi legati al-l’anestesia o alle infezioni. Durante il prelievonon si avverte dolore. Dopo, per qualche giorno,è possibile avvertire un dolore sordo di modestaentità reversibile con un antidolorifico.
Nel caso di donazione di cellule staminaliemopoietiche da sangue periferico il donatoredovrà assumere qualche giorno prima del pre-lievo farmaci che stimolano il midollo a produrree rilasciare nel circolo sanguigno nuove cellulestaminali.
A volte questi farmaci possono causare stan-chezza, febbre, dolori ossei. Sintomi che peròscompaiono quando si termina l’assunzione delfarmaco. Il prelievo avviene mediante la proce-dura di aferesi (la stessa tecnologia che si usaper la donazione di plasma e/o piastrine). Inquesto caso il processo di donazione non ne-cessita di anestesia.
Sarà il medico che ha in cura il paziente inattesa di trapianto a scegliere il tipo di dona-zione, sulla base delle necessità del paziente,della disponibilità e idoneità del donatore.
Che diritti ha il donatore?
Il donatore di midollo osseo è equiparato atutti gli altri donatori. Motivo per cui l’assenza dal
posto di lavoro per iltempo necessario (indi-pendentemente daquanto esso sia) a effet-tuare gli esami necessaria verificare l’eventualecompatibilità con un pa-ziente e la donazione ef-fettiva è regolarmenteretribuita e a carico delservizio sanitario.
Tratto da corriere.itCellule staminali (donazioni)
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na collaborazione italiana mette a puntoun buon risultato, per quanto preliminare,per lo sviluppo di un nuovo trattamento per
chi soffre di linfoma follicolare avanzato resistentealle cure. Il farmaco cellulare sviluppato dai ricerca-tori dell’Istituto Superiore di Sanità, in collabora-zione con l’Azienda ospedaliero-universitariaSant’Andrea di Roma e il Centro di Riferimento On-cologico di Aviano si è dimostrato sicuro, tollerabileed efficace in pazienti trattati con anticorpo mono-clonale. I dettagli dello studio, una sperimentazioneclinica di fase I, sono stati pubblicati su Clinical Can-cer Research.La malattia e la cura
Il linfoma follicolare è una forma di linfoma non-Hodgkin caratterizzata dalla proliferazione dei linfo-citi B. La stima della prevalenza del tumore siattesta intorno a un caso su 3.000 e l’età media alladiagnosi è 60-65 anni. La malattia colpisce soprat-tutto i linfonodi, ma può interessare anche altre sedicome la milza, il midollo osseo, il sangue periferico.Nel 70% dei casi al momento della diagnosi il lin-foma è già in stadio avanzato e il tumore conside-rato già incurabile. Nella maggior parte dei pazientila terapia standard – cioè chemioterapia combinatacon rituximab (anticorpo anti-CD20) - determina laremissione clinica, tuttavia nel corso degli anniquasi la totalità di loro va incontro a recidiva. Lo studio
“Con una tecnica che si chiama leucoaferesiabbiamo prelevato una quantità di sangue peri-ferico da otto pazienti con recidiva che non ave-vano risposto ad almeno altre due terapiestandard” spiega Eleonora Aricò, ricercatrice diFaBioCell, l’officina farmaceutica dell’Istituto Su-periore di Sanità dove vengono fabbricati farmaciinnovativi, e coautore dello studio. “Abbiamoquindi processato il plasma – riprende - e isolatoi monociti, un tipo di cellule della serie bianca, liabbiamo messi in coltura per tre giorni con il fat-tore di crescita GMCSF e con interferone-alfa perottenere dai monociti cellule dendritiche”. Le cel-lule dendritiche di cui parla Aricò sono le IFN-DC,scoperte da ricercatori del dipartimento di Onco-logia e Medicina Molecolare del ISS quasi 20anni fa e oggetto di un brevetto di proprietà del-l’istituto. Si tratta, semplificando, di elementi ca-
paci di fare due cose: captare gli antigeni del tu-more e presentarli, per così dire, al sistema im-munitario dei pazienti. L’idea dei ricercatori eradunque quella di trattare i linfonodi colpiti dallamalattia con rituximab prima, e poi - il giornodopo per l’esattezza - con IFN-DC per stimolarela risposta immunitaria potenziando l’azione delfarmaco. E l’idea ha funzionato in effetti: così fa-cendo in tutti i pazienti è stata stimolata una ri-sposta immunologica antitumorale e nella metàè stata ottenuta una riduzione o addirittura lascomparsa della malattia. Il meccanismo di azione
Cosa è successo esattamente? E perché que-sta collaborazione tra cellule dendritiche e rituxi-mab funziona? Secondo i ricercatori “il farmacomanda a morte le cellule del tumore. Morendo,queste cellule rilasciano antigeni tumorali. Le cel-lule dendritiche captano questi antigeni e li presen-tano al sistema immunitario, che quindi vieneeducato ad attaccare quello che rimane del tu-more” spiega con efficacia la ricercatrice. Per ve-rificare questo meccanismo, è stata sviluppata, incollaborazione con ricercatori del CRO di Aviano,una complessa piattaforma di analisi delle risposteimmunologiche con la quale sono stati analizzaticampioni di sangue dei pazienti prima e dopo trat-tamento, e i risultati hanno chiaramente mostratoun aumento delle cellule in grado di riconoscere gliantigeni del tumore. L’effetto sistemico
A livello clinico la risposta si è osservata nonsolo nei linfonodi trattati direttamente, ma anche inquelli distanti dalla sede dell’inoculazione, l’effettocioè è stato sistemico. Il trattamento è stato ambu-latoriale e nessun paziente ha riportato effetti colla-terali rilevanti. Prossimi passi
Parliamo di uno studio di fase I e che ha coin-volto pochi pazienti, sebbene la ricerca abbia datorisultati soddisfacenti e promettenti. “Se avremo adisposizione delle risorse – conclude Aricò – vor-remmo tentare lo stesso approccio su fasi più pre-coci della malattia, oppure aggiungere a questoprotocollo gli inibitori di check point, e poi magari la-vorare anche su altri tipi di cancro”.
Tratto da repubblica.it
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Linfomi, primi dati positivi per una terapia italiana che stimola la risposta immunitaria
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