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Esecutivo Definitivo Preliminarevalutazioneambientale.regione.basilicata.it/... · Nella...

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Acquedotto Lucano Progettazione S.r.l. Sede legale ed amministrativa: Via Grippo – 85100 Potenza Tel. 0971.3921 (8 linee r.a.) - fax 0971.392243 - e-mail: [email protected] FINANZIAMENTO Fondo per lo Sviluppo e la Coesione - Delibera CIPE n. 60/2012 - D.G.R. n° 889/2012 “Piano Nazionale per il Sud” REGIONE BASILICATA COMUNE DI LAVELLO PROVINCIA DI POTENZA POTENZIAMENTO DELLA RETE FOGNARIA E DEL DEPURATORE DI LAVELLO CODICE PROGETTO CB0906 TITOLO ELABORATO V.A.S. (VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA) Rapporto Ambientale Preliminare LIVELLO DI PROGETTAZIONE Esecutivo Definitivo Preliminare DIRETTORE TECNICO Ing. E. Gerardo MAROTTA PROGETTISTI Ing. Gaetano PACIFICO Ing. Raffaele CAFARELLI Ing. Vincenzo PAPANDREA Ing. Giuseppe VERRASTRO SUPPORTO ALLA PROGETTAZIONE Geom. Pasquale BRUCOLI Geom. Michele PASSARELLA GEOLOGIA Dott. Geol. Antonio DEL GIUDICE COMMITTENTE Acquedotto Lucano S.p.A. Via P.Grippo - 85100 Potenza tel. 0971.392.111 - fax 0971.392.600 www.acquedottolucano.it RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Ing. Raffaele PELLETTIERI COD. DATA LUGLIO 2013 SCALA GRAFICA --- FILE: REV. DATA
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Acquedotto Lucano Progettazione S.r.l. � Sede legale ed amministrativa: Via Grippo – 85100 Potenza Tel. 0971.3921 (8 linee r.a.) - fax 0971.392243 - e-mail: [email protected]

FINANZIAMENTO

Fondo per lo Sviluppo e la Coesione - Delibera CIPE n. 60/2012 - D.G.R. n° 889/2012

“Piano Nazionale per il Sud”

REGIONE BASILICATA

COMUNE DI LAVELLO PROVINCIA DI POTENZA

POTENZIAMENTO DELLA RETE

FOGNARIA E DEL DEPURATORE DI

LAVELLO

CODICE PROGETTO CB0906

TITOLO ELABORATO

V.A.S. (VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA) Rapporto Ambientale Preliminare

LIVELLO DI PROGETTAZIONE

Esecutivo

Definitivo

Preliminare

DIRETTORE TECNICO

Ing. E. Gerardo MAROTTA

PROGETTISTI

Ing. Gaetano PACIFICO

Ing. Raffaele CAFARELLI

Ing. Vincenzo PAPANDREA

Ing. Giuseppe VERRASTRO SUPPORTO ALLA PROGETTAZIONE

Geom. Pasquale BRUCOLI

Geom. Michele PASSARELLA GEOLOGIA

Dott. Geol. Antonio DEL GIUDICE

COMMITTENTE

Acquedotto Lucano S.p.A. Via P.Grippo - 85100 Potenza

tel. 0971.392.111 - fax 0971.392.600 www.acquedottolucano.it

RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO

Ing. Raffaele PELLETTIERI

COD.

DATA

LUGLIO 2013

SCALA GRAFICA

--- FILE:

REV. DATA

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Fondo per lo Svi luppo e la Coes ione - Del ibera CIPE n. 60/2012 - D.G.R. n° 889/2012

“P iano Naziona le per i l Sud”

Comune d i LAVELLO - Potenziamento del la rete fognaria e del depuratore d i Lavel lo

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA - Ver i f i ca d i assogget tab i l i tà a l la V.A.S. – Rapporto Ambienta le Prel im inare -

A C Q U ED O TT O LU C AN O PR O G E T T A Z I O N E S . R . L . V I A P A S Q U A LE G R I P PO – 8 51 00 PO T E N Z A - T E L. 09 71 /3 921 11 - FA X 09 71 /3 92 24 3

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1. PREMESSA

Il presente documento rappresenta il Rapporto preliminare ambientale per la verifica di

assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) della variante urbanistica

dell’intervento di “Potenziamento della rete fognaria e del depuratore di Lavello” (PZ),

inserito nell’elenco degli interventi previsti dall’Accordo di programma Quadro

“Potenziamento dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane relativi ad

agglomerati soggetti a procedure di infrazione comunitaria in maniera ambientale”

nell’ambito del Piano Nazionale per il Sud - Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, finanziato

con Delibera CIPE n. 60/2012 del 30.04.2012.

Nella fattispecie, l’intervento ha la finalità di adeguare l’impianto esistente alle mutate

esigenze del territorio comunale in relazione all’incremento demografico, il cui ampliamento

comporta una variazione al Piano Urbanistico vigente.

Il documento è stato redatto tenendo conto dei criteri per la determinazione dei possibili

effetti significativi dell'Allegato I della Direttiva CE/42/2001, nonché del D. Lgs. 152/2006 e

ss.mm.e ii.

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2. QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

2.1. Premessa

La VAS (Valutazione Ambientale Strategica) è un processo di valutazione ambientale,

previsto dalla Direttiva europea n. 42 del 2001, che affianca un piano o un programma per

considerarne i suoi possibili effetti sull’ambiente, orientandolo verso scelte strategiche per

uno sviluppo sostenibile.

Le valutazioni per la VAS assumono, quindi, come criterio primario lo sviluppo

sostenibile, ovvero: “…uno sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza

compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri ”

(Rapporto Bruntland, 1987), ove uno dei presupposti della nozione di sostenibilità è

l’integrazione della questione ambientale all’interno delle politiche settoriali e generali e dei

relativi processi decisionali.

Solo tramite un’effettiva interrelazione tra le diverse dimensioni (sociale-culturale,

economico, fisico-ambientale) che compongono un dato territorio è possibile perseguire

obiettivi di sostenibilità, ricercando un’esplicita e programmata coevoluzione tra sviluppo

economico e sociale, trasformazioni territoriali e uso delle risorse ambientali. La

predominanza di un sistema sugli altri porta a disequilibri complessivi.

L’integrazione del percorso di VAS nel processo di piano ha principalmente la

finalità di portare a considerare in modo più sistematico gli obiettivi di sostenibilità

ambientale all’interno della definizione del piano e in tale senso il grado di integrazione

raggiunto rappresenta esso stesso una misura del successo degli scopi della VAS.

Affinché la VAS possa realmente influenzare e intervenire sugli aspetti decisionali e

sulle scelte è fondamentale che sia realizzata di pari passo con l'elaborazione del Piano o

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Programma, accompagnandone ed integrandone il processo di formazione ed il relativo

percorso decisionale. Nel processo valutativo vengono considerati i valori, le sensibilità e le

criticità dell’ambiente, nonché le identità dei luoghi coinvolti dal processo di pianificazione.

La VAS individua e valuta i possibili effetti significativi sull'ambiente e definisce le

misure per impedire e/o ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali

effetti negativi indotti dall'attuazione del Piano o del Programma. Il processo valutativo

costituisce, inoltre, l’occasione per un riordino dei flussi di informazioni in materia

ambientale già attivi per il territorio in questione e di un loro inquadramento in una

prospettiva complessiva per quanto riguarda il sistema ambientale di riferimento. Inoltre, al

fine di assicurare la più ampia condivisione delle strategie e delle scelte di piano, è

fondamentale che tutto il processo di VAS sia caratterizzato dal coinvolgimento e

partecipazione dei diversi attori territoriali, dei soggetti tecnici competenti in materia

ambientale, degli enti territorialmente interessati dal piano e del pubblico.

2.1. Direttiva europea

La normativa sulla V.A.S. ha come riferimento principale la Direttiva 2001/42/CE.

L'obiettivo generale della Direttiva è quello di " ... garantire un elevato livello di

protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto

dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo

sostenibile, ... assicurando che ... venga effettuata la valutazione ambientale di determinati

piani e programmi che possono avere effetti significativi sull'ambiente" (art. 1).

La Direttiva stabilisce che “per «valutazione ambientale» s’intende l’elaborazione di

un rapporto di impatto ambientale, lo svolgimento delle consultazioni, la valutazione del

rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell’iter decisionale e la messa a

disposizione delle informazioni sulla decisione ...”.

Per “rapporto ambientale” si intende la parte della documentazione del piano o

programma “... in cui siano individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che

l’attuazione del piano o programma potrebbe avere sull’ambiente nonché le ragionevoli

alternative alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o programma”.

I contenuti di tale Rapporto Ambientale sono definiti nell’Allegato I della Direttiva,

come di seguito riportato.

La Direttiva introduce altresì l’opportunità di verificare, a livello preliminare, se i piani

o i programmi possono avere effetti significativi sull'ambiente. A tale scopo gli Stati membri

tengono comunque conto dei pertinenti criteri di cui all'Allegato II, al fine di garantire che i

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piani e i programmi con probabili effetti significativi sull'ambiente rientrino nell'ambito di

applicazione della Direttiva 42/2001.

2.2. Normativa nazionale

A livello nazionale la Direttiva Europea è stata recepita formalmente il 1 agosto 2007,

con l'entrata in vigore della parte Il del D.lgs 152/2006 (V.I.A., V.A.S. e I.P.P.C.). Tale

norma fornisce indicazioni principalmente sulla valutazione a livello di pianificazione statale,

rinviando alle norme regionali la regolamentazione del percorso di valutazione per la

pianificazione a livello degli enti locali.

In particolare, l’art. 6 c.3 del citato Decreto Legislativo prevede la Valutazione

Ambientale Strategica per i Piani e Programmi che determinano l’uso di piccole aree a livello

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locale e per le modifiche minori dei Piani e dei programmi, qualora questi possano avere

impatti significativi sull’ambiente.

I contenuti della parte seconda del decreto, riguardante le “Procedure per la valutazione

ambientale strategica (VAS), per la valutazione dell'impatto ambientale (VIA) e per

l'autorizzazione integrata ambientale (IPPC)” sono stati integrati e modificati con il

successivo D.lgs 16 gennaio 2008, n. 4 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del

D.lgs 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale ”.

La verifica di assoggettabilità alla V.A.S. viene effettuata mediante la redazione del

Rapporto preliminare ambientale previsto dall’art. 12 dello stesso Decreto.

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3. METODOLOGIA

3.1. Premessa

Il presente rapporto ambientale preliminare è stato quindi redatto sulla scorta della

normativa e bibliografia esistente in materia di valutazione ambientale e di quanto previsto

dalla Direttiva 42/2001, dal D. lgs 152/2006 “Norme in materia ambientale” e s.m.i.

La fase valutativa si compone di un primo momento riservato dalla descrizione dello

scenario attuale focalizzato sugli ambiti interessati dal progetto in esame, mentre il momento

successivo valuta le scelte stesse e concorre alla definizione di eventuali azioni mitigative da

intraprendersi in sede di attuazione.

3.2. Schema processuale

Per il processo di valutazione ambientale si fa specifico riferimento a quanto riportato

nel quadro di riferimento normativo precedentemente analizzato, a cui si fa esplicito rimando.

La VAS è quindi effettuata secondo lo schema generale specificato nei punti seguenti e

declinati nella tabella di seguito riportata:

1. avviso di avvio del procedimento;

2. individuazione dei soggetti interessati e definizione delle modalità di informazione e

comunicazione;

3. definizione dello schema operativo per la VAS;

4. apertura della Conferenza di Valutazione;

5. elaborazione e redazione della proposta di Rapporto Ambientale di VAS;

6. messa a disposizione della proposta di Rapporto Ambientale;

7. raccolta osservazioni;

8. chiusura della Conferenza di Valutazione;

9. formulazione delle controdeduzioni alle eventuali osservazioni pervenute;

10. integrazione della proposta di Rapporto Ambientale;

11. formulazione Parere ambientale motivato;

12. redazione della Dichiarazione di Sintesi;

13. adozione del Piano (o variazioni al Piano);

14. pubblicazione e raccolta osservazioni da controdedurre;

15. formulazione parere ambientale motivato finale e approvazione finale;

16. gestione e monitoraggio.

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3.3. Soggetti coinvolti nel processo

I soggetti tecnici interessati ed il pubblico da consultare per la variante al piano

regolatore del Comune di Lavello sono di seguito elencati:

Autorità procedente:

• Comune di Lavello

Soggetti competenti in materia ambientale:

• A.R.P.A. Basilicata;

• A.S.P. Potenza – Distretto Sanitario di Melfi;

• Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata;

• Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata;

• Regione Basilicata – Dip. Ambiente e Territorio – Uff. Compatibilità Ambientale;

• Autorità di Bacino della Puglia;

Enti territorialmente competenti:

• Regione Basilicata;

• Provincia di Potenza.

3.1. Struttura del Rapporto Ambientale di VAS

Il principale documento tecnico della VAS è il Rapporto Ambientale.

Come previsto dalla normativa di riferimento e dalle prassi tecniche italiane ormai

sempre più consolidate, il rapporto è organizzato tenendo conto dell’Allegato I della Direttiva

2001/42/CE.

Il Rapporto Ambientale di VAS è sviluppato in riferimento ai seguenti contenuti:

• definizione del Quadro di riferimento per la VAS, attraverso:

- l’individuazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale, territoriale e sociale, di salubrità

e sicurezza, di qualificazione paesaggistica e di protezione ambientale stabiliti da riferimenti

internazionali, nazionale ed, eventualmente, da strumenti locali specifici (Quadro di

riferimento dello sviluppo sostenibile);

- l’analisi della pianificazione e programmazione sovraordinata, al fine di individuarne sia gli

obiettivi e gli indirizzi di riferimento per il comune, sia le specifiche azioni previste per

determinarne la loro eventuale influenza sul Piano Regolatore (Quadro di riferimento

programmatico);

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- l’individuazione dei vincoli e delle tutele ambientali alla scala di riferimento e la definizione

dei punti di attenzione ambientale sia orientativi per il piano sia di riferimento (Quadro di

riferimento ambientale);

• descrizione della progetto di adeguamento del depuratore comunale di Lavello;

• la verifica di congruenza tra obiettivi del progetto e strumento urbanistico rispetto alla

compatibilità ambientale dell’intervento attraverso l’utilizzo di matrici e schede di

approfondimento;

• l’identificazione degli effetti dell’intervento sull’ambiente e l’associazione ad essi delle

relative misure di mitigazione ed eventualmente di compensazione da attuarsi;

• l’individuazione di eventuale sistema di indicatori per il monitoraggio degli effetti

dell’intervento. Il monitoraggio consente di verificare l'attuazione delle azioni e degli

interventi previsti dal piano e di controllarne gli effetti sull'ambiente nel tempo.

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4. QUADRO DI RIFERIMENTO PER LA VALUTAZIONE

4.1. Quadro di riferimento dello sviluppo sostenibile

Il 15/16 giugno 2006 il Consiglio d’Europa, con il Doc. 10917/06, ha adottato la

nuova strategia dell'UE in materia di sviluppo sostenibile, motivata dalla presa d’atto che

(punto 2 ):

- permangono le tendenze non sostenibili in relazione a cambiamenti climatici e

consumo energetico, minacce per la salute pubblica, povertà ed esclusione sociale, pressione

demografica e invecchiamento della popolazione, gestione delle risorse naturali, perdita di

biodiversità, utilizzazione del suolo e trasporti;

- si profilano nuove sfide, in particolare la necessità di modificare progressivamente i

nostri modelli attuali non sostenibili di consumo e di produzione, e l'appoggio non integrato

all'elaborazione delle politiche.

Ancorché non esplicitamente indicati nella Strategia Europea del 2006, si assumono

come riferimento per le valutazioni di sostenibilità anche i contenuti della Convenzione

Europea del Paesaggio (Firenze 2000), ratificata con la Legge 9 gennaio 2006 n. 14, che nel

preambolo richiama la finalità di “uno sviluppo sostenibile fondato su un rapporto equilibrato

tra i bisogni sociali, l'attività economica e l'ambiente ”, contiene la constatazione “che il

paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico,

ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all'attività economica e che

salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti

di lavori ”, la consapevolezza “del fatto che il paesaggio concorre all'elaborazione delle

culture locali e rappresenta una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale

dell'Europa, contribuendo così al benessere e alla soddisfazione degli essere umani e al

consolidamento dell'identità europea ”, il riconoscimento “che il paesaggio è in ogni luogo un

elemento importante della qualità della vita delle popolazioni nelle aree urbane e nelle

campagne, nei territori degradati, come in quelli di grande qualità, nelle zone considerate

eccezionali, come in quelle della vita quotidiana ”, l’osservazione che “le evoluzioni delle

tecniche di produzione agricola, forestale, industriale e mineraria e delle prassi in materia di

pianificazione territoriale, urbanistica, trasporti, reti, turismo e svago e, più generalmente, i

cambiamenti economici mondiali continuano, in molti casi, ad accelerare le trasformazioni

dei paesaggi ”, il desiderio di “soddisfare gli auspici delle popolazioni di godere di un

paesaggio di qualità e di svolgere un ruolo attivo nella sua trasformazione ”, la persuasione

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che “il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e che la

sua salvaguardia, la sua gestione e la sua pianificazione comportano diritti e responsabilità

per ciascun individuo ”.

Altro riferimento importante è il Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di

Sviluppo Regionale e dei Programmi dei Fondi strutturali UE (Commissione Europea,

DGXI Ambiente, Sicurezza Nucleare e Protezione Civile, agosto 1998), che individua i

seguenti obiettivi:

- ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili;

- impiego di risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione;

- uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti

pericolosi/inquinanti;

- conservare e migliorare lo stato della fauna e della flora selvatiche, degli habitat e dei

paesaggi;

- conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche;

- conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali;

- conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale;

- protezione dell’atmosfera;

- sensibilizzazione alle problematiche ambientali, sviluppare l’istruzione e la formazione in

campo ambientale;

- promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo

compatibile.

In Italia, il riferimento nazionale principale in materia di sviluppo sostenibile è dato

dalla Deliberazione n. 57 del 2 agosto 2002 del CIPE “Strategia d'azione ambientale per

lo sviluppo sostenibile in Italia”, promossa a seguito della prima strategia dell'UE in materia

di sviluppo sostenibile adottata dal Consiglio europeo di Göteborg (2001) e completata dal

Consiglio europeo di Barcellona del 2002. Presupposti della strategia erano quelli che “la

protezione e valorizzazione dell'ambiente vanno considerati come fattori trasversali di tutte

le politiche settoriali, delle relative programmazioni e dei conseguenti interventi”, e che “le

pubbliche amministrazioni perseguiranno gli obiettivi previsti nel precedente comma nei

limiti delle risorse finanziarie autorizzate a legislazione vigente e degli stanziamenti di

bilancio destinati allo scopo”.

Gli obiettivi previsti dalla Strategia d'azione per lo sviluppo sostenibile in Italia (Del. CIPE

2.8.2002) sono:

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- conservazione della biodiversità;

- protezione del territorio dai rischi idrogeologici;

- riduzione della pressione antropica sui sistemi naturali, sul suolo a destinazione agricola e

forestale;

- riequilibrio territoriale ed urbanistico;

- migliore qualità dell'ambiente urbano;

- uso sostenibile delle risorse naturali;

- riduzione dell'inquinamento acustico e della popolazione esposta;

- miglioramento della qualità delle risorse idriche;

- miglioramento della qualità sociale e della partecipazione democratica;

- conservazione o ripristino della risorsa idrica;

- riduzione della produzione, recupero di materia e recupero energetico dei rifiuti.

4.2. Quadro di riferimento programmatico e vincolistico

Gli attuali strumenti di pianificazione e programmazione vigenti e analizzati sono di

seguito elencati:

• Piano Regolatore Generale (P.R.G.) e norme Tecniche di Attuazione approvato

approvato con D.P.G.R. n° 391 del 10/05/1990. Dalla cartografia che compone

il PRG si rileva che l’area oggetto di intervento ricade in area agricola.

• Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.)

Il territorio del Comune di Lavello rientra nelle competenze dell'Autorità di Bacino

della Puglia ed è soggetto al relativo Piano di Bacino Stralcio per l'Assetto Idrogeologico,

approvato con Deliberazione del Comitato istituzionale n.39 del 30.11.2005; dalla

consultazione del WebGis relativo al PAI redatto dalla sopracitata Autorità, si osserva che la

zona di progetto non rientra in perimetrazioni di aree a pericolosità geomorfologica e/o

idraulica e di conseguenza in perimetrazioni di aree a rischio.

Sotto l’aspetto vincolistico l’area in esame non rientra nell’ambito di uno dei Piani

Paesaggistici di Area Vasta della Basilicata né risulta assoggettata a vincolo paesaggistico.

Relativamente alla Rete Natura 2000, l’area interessata non ricade in nessuna dei SIC/ZPS

individuati per la Regione Basilicata.

Il corpo idrico ricettore è rappresentato dal torrente Crapellotto, in prossimità dello

stesso entro il limite di 150 m dall’area in oggetto, che risulta iscritto nell’elenco delle Acque

Pubbliche della Regione Basilicata.

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Dal punto di vista archeologico, l’area in oggetto ricade in un comprensorio di

interesse. Trattandosi di interventi su un’area già interessata in passato da lavori di

movimento terra e scavi in genere, si ritiene che la possibilità di ritrovamenti sia minimo o

nullo; in ogni caso, si prevede di procedere alla redazione di una carta del rischio

archeologico.

4.3. Quadro di riferimento ambientale e territoriale

Per definire un quadro interpretativo dello stato ambientale del territorio in oggetto,

è stata effettuata una ricognizione degli elementi maggiormente rappresentativi. Si sottolinea

che tale ricognizione non ha lo scopo di costituire un quadro esauriente della situazione

ambientale del comune, ma è in realtà mirata a definire i punti di attenzione ambientale

prioritari per l’intervento in oggetto per le successive valutazioni, affinché si evidenzi:

- quali sono gli attuali elementi di valore e di criticità;

- come tali fattori possano orientare le scelte progettuali;

- come il progetto, per quanto di competenza, cerca di valorizzare/salvaguardare gli

elementi di pregio e come cerca di risolvere le criticità attuali;

- quali sono gli elementi ambientali che potranno essere interferiti (direttamente e/o

indirettamente) dalle azioni previste dal piano.

Per tali argomentazioni si rinvia ai capitoli successivi.

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5. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO E RIFERIMENTI AMBIENTA LI

5.1. Premessa

Il progetto interessato oggetto di valutazione di assoggettabilità dalla VAS è il Progetto

Preliminare per l’ampliamento e adeguamento del depuratore comunale di Lavello.

Il progetto è accompagnato da cartografie, da una relazione generale e da relazioni di

tipo specialistico.

Questi in particolare sono gli elaborati sui quali verterà la presentazione di sintesi

utile alla definizione degli eventuali effetti sull’ambiente dell’intervento.

5.2. Progetto di adeguamento del depuratore cittadino di Lavello

5.2.1. Collocazione territoriale

L’ambito oggetto della realizzazione dell’intervento in esame si colloca a nord-est

dell’abitato di Lavello, in C.da La Speranza, su un terreno laterale al corpo idrico recettore

delle future acque in uscita, rappresentato dal torrente Carapellotto, affluente del fiume

Ofanto, all’altezza del punto di innesto del torrente Lavandaia.

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5.2.2. Aspetti geologici

L’area di intervento ricade nel settore meridionale del foglio 175 denominato

Cerignola della Carta Geologica d’Italia (scala 1:100.000).

Essa è collocata nel settore assiale della Fossa Bradanica, un bacino di

sedimentazione di età pliocenica e pleistocenica, compreso tra l’Appennino meridionale ad

Ovest e l’Avampaese Apulo (Murge settentrionali) ad Est.

Nell’area di sedime affiorano i depositi sabbiosi.

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La geomorfologia dell’area, posta alla sinistra idraulica del torrente Carapellotto, è

legata alla litologia dei terreni affioranti di natura prevalentemente sabbiosa e alle pendenze

del versante che risultano essere di circa il 10% (inclinazione media del pendio di circa 6°).

Le quote minime e massime dell’area sono rispettivamente di circa 193 m s.l.m. e

206 m s.l.m.

I fenomeni franosi sono assenti in quanto le caratteristiche geotecniche dei terreni

affioranti sono compatibili con le limitate pendenze del versante. Allo stato attuale non ci

sono condizioni esterne che possano mutare questo stato di equilibrio.

Il territorio di Lavello fa parte del bacino idrografico del fiume Ofanto, il cui deflusso

è verso il Mar Adriatco.

Il reticolo idrografico secondario della zona posta a valle della collina di Lavello è

sviluppato e generalmente è costituito da incisioni poco profonde a causa delle basse

pendenze.

L’area di progetto si sviluppa a monte della sinistra idraulica del torrente Carapellotto

affluente di destra del fiume Ofanto. Esso lungo la medesima area defluisce in alveo

artificiale.

Dal punto di vista idrogeologico i terreni affioranti sono stati classificati in base al

loro grado di permeabilità, ossia:

� Sabbie e sabbie argillose aventi permeabilità primaria media per porosità;

� Alluvioni attuali aventi permeabilità secondaria alta per porosità.

Per ulteriori informazioni si rinvia alla relazione specialistica allegata al progetto.

5.2.3. Relazione Generale

La Regione Basilicata, nell’ambito del Piano Nazionale per il Sud - Fondo per lo

Sviluppo e la Coesione, finanziato con Delibera CIPE n. 60/2012 del 30.04.2012, ha

individuato come soggetto attuatore dell’intervento di “Potenziamento della rete fognaria e

del depuratore di Lavello” (PZ), inserito nell’elenco degli interventi previsti dall’Accordo di

programma Quadro “Potenziamento dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue

urbane relativi ad agglomerati soggetti a procedure di infrazione comunitaria in maniera

ambientale”, Acquedotto Lucano S.p.A. in qualità gestore del Servizio idrico e per il quale

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Acquedotto Lucano Progettazione S.r.l. cura la redazione del progetto ai sensi del D. Lgs.

n°163/2006 e s.m.i.

5.2.4. Finalità intervento e criteri progettuali

Il finanziamento ha la finalità di adeguare l’impianto esistente alle mutate esigenze

del territorio di Lavello in relazione all’incremento demografico. Infatti, Il sistema di

trattamento dei reflui provenienti dall’abitato di Lavello è costituito da un impianto ad

ossidazione biologica realizzato negli anni ‘90 su un’unica linea di trattamento e con capacità

di trattamento di circa 7000 AE, insufficiente a trattare la reale portata affluente pari a circa

14.000 AE.

In tal modo l’intervento sarà risolutivo per il Precontenzioso (EU-Pilot) relativamente

agli art. 3 (collettamento) e 4 della direttiva 99/271/CEE (sistemi di depurazione).

Nel corso della gestione da parte dell’Acquedotto Lucano SpA, si è registrato

l’impossibilità di garantire il raggiungimento dei limiti tabellari imposti dalla normativa

vigente del refluo trattato, nonostante gli sforzi profusi e l’impiego di proprie risorse

finanziarie che hanno consentito solo un leggero miglioramento del processo biologico.

Si è cercato di sopperire alle carenze strutturali variando lo schema di funzionamento

dell’impianto, in particolare, è stato impegnato il bacino di stabilizzazione del fango, come

volume aggiuntivo alla fase di aerazione, prolungando in tal modo il tempo di residenza del

refluo in ossidazione, al fine di ottimizzare il rendimento dell’intero processo biologico, ma

ottenendo limitati risultati.

La soluzione tecnica adottata è quella di utilizzare l’attuale linea acque per costruire

la nuova linea fanghi, e contestualmente realizzare due nuove linee acque. Tra l’altro,

rientrando in una delle aree sensibili individuate nel Piano di Tutela adottato dalla Regione

Basilicata, richiede trattamento di affinazione e di ulteriore filtrazione del refluo trattato.

L’intervento proposto prevede in definitiva:

A – Nuova linea di trattamento – linea acqua

- potenziamento della stazione di pretrattamento con l’adeguamento della

stazione di grigliatura mediante installazione di griglia meccanica sub verticale

e di paratoie per il sezionamento delle portate in ingresso;

- realizzazione di un pozzetto di ripartizione delle portate tra le due linee:

- realizzazione di un bacino di denitrificazione, da dotare di n. 2 mixer;

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- realizzazione di una stazione di ossidazione areata, con la posa di un sistema di

diffusori di fondo completo del sistema di distribuzione aria compressa e

tappeto di fondo diffusori a bolle fini; è, altresì, prevista la posa di n. 2

elettrosoffianti per alimentazione aria compressa in ossidazione completi di

inverter e sonde per misurazione dell’ossigeno disciolto;

- realizzazione di una stazione di sedimentazione finale, dotata di carroponte

circolare completo di motore e riduttore, di stramazzi e canaline in acciaio

inox;

- pozzetto per il ricircolo dei fanghi con elettropompa per il ricircolo dei fanghi e

della miscela areata;

- collegamenti idraulici tra le diverse stazioni di trattamento;

B – Nuova linea di trattamento – Linea fanghi

- stazione di stabilizzazione areata con sistema di diffusori di fondo completo di

sistema di distribuzione aria compressa e tappeto di fondo diffusori a bolle fini;

il sistema sarà alimentato da una elettrosoffiante per alimentazione aria

compressa

- stazione di ispessimento fanghi con carroponte completo di motore e riduttore

di stramazzi e canaline a corredo della stazione in acciaio inox;

- n. 2 elettropompe per il ricircolo surnatanti;

- stazione di disidratazione fanghi, da prevedere all’interno di apposito locale,

costituita da una centrifuga con gruppo di preparazione elettrolita.

- i collegamenti idraulici tra le diverse stazioni di trattamento;

C – Impianto elettrico

- realizzazione dell’impianto per la seconda linea e potenziamento dell’impianto

esistente;

D – Stazione di defosfatazione

- realizzazione di apposita struttura in c.a. per il contatto dei reagenti chimici con

il refluo da trattare, dotata di elettromiscelatore lento, di serbatoio di

stoccaggio reagente, di vasca di contenimento del serbatoio con elettropompe

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dosatrici reattivi, adeguamento del piping di alimentazione e/o ricircolo refluo

trattato;

E – Stazione di filtrazione

- realizzazione di una stazione a dischi con lo scopo di abbattere i solidi sospesi,

e dunque anche i fiocchi di fango chimico che si vengono a formare per

l'addizione dei reagenti utilizzati per la defosfatazione. Tali particelle sono

trattenuti dal mezzo filtrante ed asportate successivamente con l'azione di

controlavaggio. La scelta di detto sistema di trattamento in alternativa ai letti

filtranti di tipo statico è legata ad una riduzione degli spazi necessari

all'istallazione ed una modularità di funzionamento in funzione delle reali e

future esigenze.

F - Opere di pertinenza

- L’area di pertinenza sarà pavimentata per consentire le operazioni di

manutenzione ordinaria e straordinaria e dotata di spazi a verde nelle aree non

interessate dalle operazioni di conduzione dell’impianto. Le zone destinate a

verde saranno caratterizzate dall’utilizzo di specie arboree ed arbustive

autoctone; tutti i manufatti saranno opportunamente schermati con alberature

rivenienti da un attento studio delle essenze locali e dei fitotipi presenti, al fine

della mitigazione dell'impatto relativo ai manufatti.

G – Adeguamento impianto esistente

- si prevede la revisione e la sostituzione di alcune apparecchiature e delle opere

in ferro quali paratoie e stramazzi.

Il sistema consentirà il trattamento di una portata giornaliera di refluo superiore ai

3.500 mc, pari a 14.000 ab.eq. con un potenziamento di trattamento di 1.750 mc/giorno, pari

a 7.000 ab.eq.

Il sito è posto a margine del torrente Carapellotto, affluente in destra idraulica del

fiume Ofanto, all’altezza del punto di innesto del torrente Lavandaia.

La scelta localizzativa della nuova linea è stata dettata dalla presenza dell’impianto

esistente.

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5.3. Studio di fattibilità ambientale

5.3.1. Ipotesi progettuali alternative

Vengono citati gli interventi per i quali sono state valutate alcune alternative poi

scartate.

- Alternativa “zero”: consiste nella non realizzazione dell’opera; non è contemplata in quanto

è necessario l’adeguamento dimensionale e funzionale dell’impianto di depurazione;

- Alternativa 1: consiste nella realizzazione di un nuovo impianto di depurazione; scartata in

quanto eccessivamente onerosa in termini realizzativi;

- Alternativa 2: consiste nella costruzione di una seconda linea all’interno dell’area

dell’esistente impianto, nel potenziamento della linea di trattamento fanghi ed in alcuni

adeguamenti sulla linea esistente, con stazione trattamento di affinazione e di ulteriore

filtrazione del refluo trattato in quanto l’area di impianto rientra tra quelle sensibili

individuate nel Piano di Tutela adottato dalla Regione Basilicata; alternativa scelta.

Per quanto riguarda le interferenze del progetto con l’ambiente saranno analizzati i

tematismi di seguito riportati.

5.3.2. Criteri utilizzati e scelte progettuali

Le acque reflue dell’abitato di Lavello hanno carattere prettamente civile e si

riferiscono alla presenza attuale di circa 14.000 abitanti equivalenti.

Il progetto ha la finalità di adeguare l’impianto esistente alle mutate esigenze del

territorio di Lavello in relazione all’incremento demografico. Infatti, Il sistema di trattamento

dei reflui provenienti dall’abitato di Lavello è costituito da un impianto ad ossidazione

biologica realizzato negli anni ‘90 su un’unica linea di trattamento e con capacità di

trattamento di circa 7000 AE, insufficiente a trattare la reale portata affluente pari come detto

a circa 14.000AE.

La rete fognaria asservita all’impianto è di tipo misto. Pertanto, il trattamento

depurativo previsto riguarderà anche la possibilità di trattare le acque di pioggia fino ad un

valore massimo pari a 5 volte la portata di acque nere media giornaliera (Q24). La portata

eccedente tale valore verrà recapitata direttamente al punto di scarico attraverso uno

scaricatore di piena opportunamente dimensionato.

Il sistema consentirà il trattamento di una portata giornaliera di refluo superiore ai

3.500 mc, pari a 14.000 ab.eq. con un potenziamento di trattamento di 1.750 mc/giorno, pari

a 7.000 ab.eq.

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Attraverso l’adeguamento della linea acque esistenti nella linea di trattamento fanghi

e la costruzione di due nuove linea acque all’interno dell’area dell’esistente impianto, la

sostituzione di opere in ferro ed apparecchiature, unitamente ad una stazione di affinazione e

di ulteriore filtrazione del refluo trattato, sarà restituito al corpo idrico ricettore un refluo

rientrante nei limiti della tabella 2 del dell’allegato 5 d.lgs. N 152 del 03.04.2006 (Parte

Terza) e nel rispetto dell’area sensibile individuata nel Piano di Tutela adottato dalla Regione

Basilicata.

Il corpo idrico ricettore è individuato nel torrente Carapellotto, affluente del fiume

Ofanto.

5.3.3. Aspetti paesaggistici e archeologici

L’opera in progetto sarà realizzata nell’ambito dell’area già interessata dall’impianto

esistente attualmente, in area agricola caratterizzata in generale dalla presenza di masserie e

di case sparse, a circa 2 km di distanza in linea d’aria dal centro abitato. L’ambito agricolo

già antropizzato, si configura come contesto di discreto interesse paesaggistico. Il progetto

del depuratore tiene pertanto in considerazione la collocazione territoriale.

Si è avuto cura inoltre che la sistemazione delle aree di pertinenza del depuratore sia

integrata con opere di inserimento paesaggistico dell’impianto; in particolare per gli

interventi di recupero e di mitigazione, si sono optate soluzioni che consentono sia interventi

di ricucitura e di raccordo con gli elementi del paesaggio circostante, sia mediante soluzioni

di schermatura dell’impianto in oggetto da realizzarsi attraverso messa a dimora di gruppi

arborei e/o arbustivi autoctoni. Gli interventi previsti sul territorio sono mostrati nella

planimetria dell’intervento.

Si è cercato inoltre, nel limite del possibile, di realizzare le vasche di trattamento

parzialmente interrate al fine di ridurre l’impatto visivo nel territorio circostante, con

eventuale accompagnamento laterale del terreno.

Dal punto di vista archeologico, l’area in oggetto ricade in un comprensorio di

interesse. Trattandosi di interventi su un’area già interessata in passato da lavori di

movimento terra e scavi in genere, si ritiene che la possibilità di ritrovamenti sia minimo o

nullo; in ogni caso, si prevede di procedere alla redazione di una carta del rischio

archeologico.

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5.3.4. Acque superficiali

L’incremento del rischio idraulico dovuto alla realizzazione delle nuove opere,

causato dallo scarico dell’effluente trattato dall’impianto all’interno del corpo idrico ricettore,

si può ritenere inesistente in quanto già oggi i reflui vengono scaricati nel medesimo scolo.

Il regime del corso d’acqua è tale da non creare problemi di esondazione delle zone

circostanti a seguito dello scarico continuo dell’impianto. Si prevedono ad ogni modo opere

di protezione spondale per contenere l’erosione dovuta all’azione dell’acqua scaricata dal

depuratore stesso all’interno del ricettore, ponendo particolare attenzione al mantenimento

delle sezioni di deflusso naturale.

Come innanzi accennato, la zona di progetto non rientra in perimetrazioni di aree a

pericolosità geomorfologica e/o idraulica e di conseguenza in perimetrazioni di aree a rischio.

In ogni caso si prevede la verifica idraulica del corpo ricettore al fine di individuare le

aree eventualmente inondabili in caso di piene di una certa entità, al fine di escludere da tale

rischio l’opera in progetto.

L'impianto svilupperà un ciclo depurativo tale da consentire lo sversamento

dell'effluente in acque superficiali nel rispetto dei limiti della Tabella 2 dell’allegato 5 d.lgs.

N 152 del 03.04.2006 (Parte Terza) - Limiti di emissione per gli impianti di acque reflue

urbane recapitanti in aree sensibili, in particolare per quanto riguarda i limiti allo scarico di

BOD, COD, Solidi Sospesi Totali (SST).

5.3.5. Suolo e acque sotterranee

L’adeguamento della linea fanghi e la realizzazione delle nuove linea acque del

depuratore comporta la destinazione di aree per la costruzione dei vari trattamenti e di aree

per lo stoccaggio dei materiali e delle sostanze adoperate nei processi.

Per prevenire il rischio di inquinamento del terreno naturale e della falda sottostante a

causa di sversamenti accidentali e/o infiltrazioni, si prevedono opportune superfici

impermeabilizzate di stoccaggio e transito, nonché una rete di drenaggio delle acque di

dilavamento delle superfici, con recapito in testa all’impianto stesso.

L’intervento andrà ad interessare un’area che non presenta elementi vegetazionali di pregio.

5.3.6. Risorse naturali e prodotti chimici

Nelle varie fasi di trattamento depurativo saranno impiegati grassi e oli per la

lubrificazione degli apparati meccanici e dei motori delle pompe, nonché additivi chimici

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propri del processo depurativo. Lo stoccaggio sarà realizzato in ambienti opportuni e con

presidio da parte degli operatori.

5.3.7. Rifiuti

Gli inerti di scavo derivanti dalle operazioni di cantiere dovranno essere destinati

prioritariamente al riutilizzo: dovrà quindi essere limitato alle sole fasi di cantiere l’uso di

aree di deposito temporaneo ed esclusi stoccaggi provvisori di tali materiali.

Nel caso di smaltimento degli stessi o di altri materiali di rifiuto direttamente in

discariche autorizzate ai sensi della normativa vigente, queste saranno esplicitamente

individuate.

Nelle varie fasi di trattamento depurativo saranno prodotti i seguenti rifiuti:

- grigliato in testa all'impianto (rifiuto assimilabile agli urbani)

- olio esausto da tutto l’impianto (rifiuto speciale pericoloso)

- fango liquido (rifiuto da trattare in altri impianti)

Si procederà allo smaltimento in discarica per quanto riguarda i RSU e i RSA e allo

smaltimento presso il Consorzio Oli Usati per i rifiuti pericolosi.

5.3.8. Atmosfera

L’inquinamento atmosferico non presenta criticità nel territorio del Comune di

Lavello, vista la mancanza sul territorio di attività industriali, con una concentrazione

caratterizzata da valori di riferimento bassi a scala locale.

In fase di realizzazione dell’impianto, l’utilizzo degli automezzi di cantiere

determinerà l’emissione di polveri e fumi di scarico nell’atmosfera, con conseguente

inquinamento dell’aria circostante. L'interferenza non appare significativa in quanto la fase di

scavo sarà di durata limitata e le particelle di polveri più sottili decadranno al terreno entro

qualche centinaio di metri dall’origine.

La realizzazione della variante in oggetto, quindi, non si prevede che possa

determinare significative modifiche delle attuali caratteristiche nell’area.

In fase di esercizio dell’impianto, si avrà una contenuta generazione di odori e

aerosol che saranno limitati con accorgimenti tecnologici e/o chimici.

5.3.9. Rumori

In considerazione degli interventi previsti e di destinazione d’uso non si prevede un

peggioramento delle condizioni attuali che sono considerate non critiche. In ogni caso si

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tenga presente che i nuovi macchinari previsti sono dotati di involucri o verranno alloggiati in

manufatti che attutiscono le emissioni sonore.

5.3.1. Energia

La previsione di accorte soluzioni progettuali e di adeguati sistemi volti al risparmio

energetico non determina particolari criticità su questa componente.

5.3.1. Salute umana ed aspetti socio-economici

L’intervento non andrà ad influenzare gli aspetti legati alla salute umana mentre avrà un

effetto benefico in relazione alla possibilità di creare posti di lavoro.

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6. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI ATTESI ED INDIVIDUAZIONE DELLE RELATIVE RISPOSTE

6.1. Coerenza dell’intervento con gli strumenti di pianificazione

L’intervento risulta coerente con il vigente strumento di pianificazione urbanistico sia in

considerazione della destinazione d’uso prevista per l’area oggetto di intervento sia in

considerazione che trattasi di adeguamento di un’opera simile già esistente.

Relativamente al P.A.I., l’intervento risulta coerente in considerazione del fatto che la

zona di progetto non rientra in perimetrazioni di aree a pericolosità geomorfologica e/o

idraulica e di conseguenza in perimetrazioni di aree a rischio.

6.2. Possibili effetti derivanti dall’attuazione del progetto

La realizzazione del progetto descritto comporta effetti diversi fra la fase di costruzione

e quella di esercizio.

La prima, che coincide con la realizzazione delle nuova linee e l’adeguamento delle

linee esistenti, configura forme di inquinamento dovute alle polveri e alle emissioni in

atmosfera e al rumore dei mezzi operativi.

In altre parole l’impatto esercitato sarà paragonabile a quello di un tipico cantiere edile

di dimensioni medio piccole.

I recettori di tali forme di impatto saranno in prevalenza le masserie limitrofe ed i

contestuali terreni adibiti a coltivazioni agricole, che presentano caratteristiche tali da

escludere qualunque forma di incidenza significativa anche in ragione della temporaneità

degli interventi edificatori e della loro distanza dal sito.

Anche per quanto riguarda la fase di esercizio non si configurano particolari forme di

impatto, tuttavia è opportuno formulare le seguenti considerazioni.

Gli impatti che possono derivare dall’impianto di trattamento sono legati alle operazioni

di movimentazione e miscelazione dei reflui e dai processi biologici di stabilizzazione.

Per gli impianti che trattano acque reflue urbane, gli impatti significativi sono associati

alle emissioni aeriformi ed in maniera contenuta allo stoccaggio di reagenti di trattamento e

fanghi di risulta, tutte associate direttamente o indirettamente alla presenza di sostanze

organiche biodegradabili.

Non esistono in genere pericoli associati a sostanze inorganiche o a sostanze organiche di

sintesi chimica. Pur non potendo escludere la presenza accidentale di tali sostanze nel refluo

trattato la circostanza stessa che si opera un trattamento biologico, molto sensibile a sostanze

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tossiche o inibenti, è un monitoraggio indiretto sulla presenza di tali sostanze. In altri termini

la presenza di sostanze tossiche non è compatibile con il normale svolgimento dei processi

biologici.

Inoltre, in un impianto di depurazione si potranno avere, seppur in maniera limitata,

formazione di odori e aerosol a livello locale.

Mediante la fornitura di ossigeno mediante diffusori sommersi, come previsto in

progetto, si evitano i fastidi dovuti alla diffusione di aerosol tipici delle turbine superficiali.

Tale sezione è relativamente priva di impatti da odori essendo questi ultimi ossidati

nell’ambiente areato delle stesse vasche. Le sezioni successive, sedimentatore e disinfezione,

non sono soggette ad emissioni odorose ed essendo a bassa turbolenza non generano aerosol.

Inoltre, i presidi adottati in fase costruttiva, ovvero le schermature vegetazionali collocate

attorno al depuratore, nonché ulteriori accorgimenti in fase progettuale, come l’eventuale

utilizzo di specifici prodotti chimici, attutiscono la dispersione e gli effetti verso l’esterno.

Si tenga ulteriormente presente che nel corso della gestione da parte dell’Acquedotto

Lucano SpA, si è registrato l’impossibilità di garantire il raggiungimento dei limiti tabellari

imposti dalla normativa vigente del refluo trattato, nonostante gli sforzi profusi e l’impiego di

proprie risorse finanziarie che hanno consentito solo un leggero miglioramento del processo

biologico. Si è cercato di sopperire alle carenze strutturali variando lo schema di

funzionamento dell’impianto, in particolare, è stato impegnato il bacino di stabilizzazione del

fango, come volume aggiuntivo alla fase di aerazione, prolungando in tal modo il tempo di

residenza del refluo in ossidazione, al fine di ottimizzare il rendimento dell’intero processo

biologico, ma ottenendo limitati risultati. Con la costruzione della nuova linea fanghi e delle

nuove linea acque all’interno dell’area dell’esistente impianto, si otterrà un refluo depurato

rientrante nei limiti imposti dalla Tab. 2 dell’allegato 5 d.lgs. N 152 del 03.04.2006 (Parte

Terza) - Limiti di emissione per gli impianti di acque reflue urbane recapitanti in aree

sensibili. Inoltre, rientrando in una delle aree sensibili individuate nel Piano di Tutela adottato

dalla Regione Basilicata, il refluo già depurato subirà un ulteriore trattamento di affinazione e

di filtrazione.

In fase di realizzazione dell’impianto, l’utilizzo degli automezzi di cantiere

determinerà l’emissione di polveri e fumi di scarico nell’atmosfera, con conseguente

inquinamento dell’aria circostante. L'interferenza non appare significativa in quanto la fase di

scavo sarà di durata limitata e le particelle di polveri più sottili decadranno al terreno entro

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qualche centinaio di metri dall’origine. In ogni caso si prevedono azioni di mitigazione da

attuarsi durante le lavorazioni.

In termini di area di influenza gli impatti associati all’esercizio di un depuratore di

piccole dimensioni come quello in oggetto si possono così riassumere:

6.3. Individuazione delle azioni di mitigazione degli effetti

A fronte delle considerazioni svolte, non si propongono particolari azioni di

mitigazione.

Oltre a quelle già descritte, si è avuto cura nella sistemazione delle aree di pertinenza

del depuratore, integrata con opere di inserimento paesaggistico dell’impianto, mediante

soluzioni di schermatura dello stesso da realizzarsi attraverso messa a dimora di gruppi

arborei e/o arbustivi autoctoni, come rilevabile dalla planimetria di intervento.

Si è cercato, inoltre, nel limite del possibile, di realizzare le vasche di trattamento

parzialmente interrate al fine di ridurre l’impatto visivo nel territorio circostante, con

eventuale accompagnamento laterale del terreno.

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Le tre alternative verificate con lo studio di fattibilità ambientale consentono di

individuare nelle soluzioni di progetto quelle a minor impatto generale, intendendo con tale

termine una valutazione estesa all’intero contesto comunale, anche in considerazione del fatto

che si interviene nell’ambito dell’area dell’impianto esistente.

Le azioni di mitigazione quelle descritte sono riportate nella matrice finale, che

evidenzia, pertanto, in modo sintetico gli aspetti descritti confrontando fra loro le evidenze

riferibili alle varie componenti ambientali più significative.

COMPONETE

AMBIENTALE

SOTTOTIPO FASE DI CANTIERE FASE DI ESERCIZIO MITIGAZIONI ADOTTATE O

PROPOSTE

Tipo di impatto

Magnitudo Tipo di impatto

Magnitudo

ATMOSFERA

POLVERI Negativo Minimo Negativo Minimo Caratteristiche di

progetto

INQUINANTI Negativo Minimo Nullo - Nessuna

ODORI Nullo - Negativo Minimo Caratteristiche di

progetto

ILLUMINAZIONE Nullo - Negativo Minimo Nessuna

Rumore Negativo Minimo Negativo Minimo Caratteristiche di

progetto

ACQUE SUPERFICIALI Nullo - Negativo Minimo Caratteristiche di

progetto

SOTTERRANEE Nullo - Positivo Minimo Nessuna

PAESAGGIO

Negativo Minimo (temporaneo)

Negativo Medio Cortine verdi di progetto

VEGETAZIONE COLTIVAZIONI Negativo Minimo Positivo Minimo Nessuna

NATURALE Nullo - Positivo Minimo Nessuna

BIODIVERSITÀ FAUNA Negativo Minimo Nullo - Nessuna

FLORA Nullo - Positivo Minimo Nessuna

6.4. Conclusioni

Le conclusioni del Rapporto ambientale preliminare comportano le seguenti

considerazioni:

� la variante in esame propone una modifica al P.R.G. che riguarda

complessivamente una piccola area a livello locale;

� non risultano interferenze con ambiti di tutela della natura (parchi, riserve,

aree protette) né effetti indiretti con siti della Rete Natura 2000;

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� l’intervento esprime una corretta politica ambientale indirizzata a concentrare

le attività del servizio di depurazione delle acque reflue in una zona distante

dal centro abitato;

� il sistema di riferimento pianificatorio, costituito sia dal P.R.G. che dal R.U.

adottato, rimane sostanzialmente inalterato sia come impianto territoriale sia

come indicazioni programmatiche e strategiche;

� alle analisi effettuate si può affermare che la realizzazione in oggetto

comporta dei disturbi all’ambiente in gran parte reversibili e mitigabili con

opportuni accorgimenti;

� per quanto al carattere cumulativo degli impatti non vi sono effetti attesi di

natura transfrontaliera, atteso che l’opera da realizzare ha carattere locale;

� non si prevedono rischi per la salute umana e per l’ambiente, anzi la

realizzazione dell’adeguamento determina un indubbio miglioramento delle

condizioni igienico-sanitarie ed ambientali.

La realizzazione della variante allo strumento urbanistico in oggetto per

l’ampliamento e l’adeguamento del depuratore cittadino di Lavello, quindi, non si prevede

che possa determinare significative modifiche delle attuali caratteristiche dell’area.

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INDICE

1. PREMESSA ..........................................................................................................1

2. QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO ...................................................2

2.1. Premessa .................................................................................................................. 2

2.1. Direttiva europea ...................................................................................................... 3

2.2. Normativa nazionale ................................................................................................ 4

3. METODOLOGIA ..................................................................................................6

3.1. Premessa .................................................................................................................. 6

3.2. Schema processuale ................................................................................................. 6

3.3. Soggetti coinvolti nel processo ................................................................................ 7

3.1. Struttura del Rapporto Ambientale di VAS ............................................................. 7

4. QUADRO DI RIFERIMENTO PER LA VALUTAZIONE ................................9

4.1. Quadro di riferimento dello sviluppo sostenibile ..................................................... 9

4.2. Quadro di riferimento programmatico e vincolistico ............................................. 11

4.3. Quadro di riferimento ambientale e territoriale ..................................................... 12

5. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO E RIFERIMENTI AMBIENTALI13

5.1. Premessa ................................................................................................................ 13

5.2. Progetto di adeguamento del depuratore cittadino di Lavello ................................ 13

5.2.1. Collocazione territoriale .................................................................................. 13

5.2.2. Aspetti geologici ............................................................................................. 14

5.2.3. Relazione Generale .......................................................................................... 15

5.2.4. Finalità intervento e criteri progettuali ............................................................ 16

5.3. Studio di fattibilità ambientale ............................................................................... 19

5.3.1. Ipotesi progettuali alternative .......................................................................... 19

5.3.2. Criteri utilizzati e scelte progettuali ................................................................. 19

5.3.3. Aspetti paesaggistici e archeologici ................................................................ 20

5.3.4. Acque superficiali ............................................................................................ 21

5.3.5. Suolo e acque sotterranee ................................................................................ 21

5.3.6. Risorse naturali e prodotti chimici ................................................................... 21

5.3.7. Rifiuti ............................................................................................................... 22

5.3.8. Atmosfera ........................................................................................................ 22

5.3.9. Rumori ............................................................................................................. 22

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5.3.1. Energia ............................................................................................................. 23

5.3.1. Salute umana ed aspetti socio-economici ........................................................ 23

6. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI ATTESI ED INDIVIDUAZIONE

DELLE RELATIVE RISPOSTE................................................................................24

6.1. Coerenza dell’intervento con gli strumenti di pianificazione ................................ 24

6.2. Possibili effetti derivanti dall’attuazione del progetto ........................................... 24

6.3. Individuazione delle azioni di mitigazione degli effetti ......................................... 26

6.4. Conclusioni ............................................................................................................ 27


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