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Esse - Lo sport nel Bassanese

Date post: 06-Mar-2016
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Ottobre 2012
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Lo sport nel Bassanese Editrice Artistica Bassano www.editriceartistica.it SETTEMBRE / OTTOBRE DUEMILADODICI SETTEMBRE / OTTOBRE DUEMILADODICI In collaborazione con il Panathlon Club di Bassano del Grappa
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Lo sport nel Bassanese

Editrice Artistica Bassano www.editriceartistica.it

SETTEMBRE / OTTOBRE DUEMILADODICISETTEMBRE / OTTOBRE DUEMILADODICI

In collaborazione con il Panathlon Club di

Bassano del Grappa

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RIQUADRO SOMMARIOCover p. 4Aquapolis. Sport, salute, benessere e...di Pierpaolo LongoFocus p. 8Golf Club Ca’ Amata. Un contesto familiare per diciotto splendide buchedi Tiziana ZagoPrimo piano p. 11Gruppo Atletico Bassano, fucina di sportivi veri e di campionidi Anna Chiara SpigaroloAntiche glorie p. 17Zughi de ‘na voltadi Ruggero RemonatoIn punta di penna p. 18Olimpiadi. Inno allo sport e agli uomini veridi Sergio CampanaTackle p. 19Due parole con Werner Seeberdi Antonio FincoMens sana p. 20L’attività fisica dagli “anta” in su!di Anna CamonicoL’incontro p. 22Elisa Polo. L’amazzone che proviene... di Andrea Minchio e Roberto GrandessoAmarcord p. 26Gianni Tona, gentiluomo del calciodi Francesco FontanaFellowship p. 28“Insieme si può”. In fuoristrada sugli sterrati con navigatori non vedentidi Andrea MinchioSport & diritto p. 32Giustizia nello sport?di Elisa Minchio Qui Panathlon p. 36Alessandro Todescan. Come forgiare corpo e spiritodi Andrea Minchio, Giuseppe Parolin e Aldo Primon

ESSE - La rivista di sport nel BassaneseSupplemento al numero 136 di Bassano News

Direttore responsabile Andrea MinchioEDITRICE ARTISTICA BASSANOPiazzetta delle Poste, 22 - Bassano del GrappaTel. 0424 523199 - Fax 0424 523199 - [email protected] - © Copyright Tutti i diritti riservatiCon il patrocinio del Panathlon Club di Bassano del GrappaDirezione artistica Andrea MinchioRedazione Elena Trivini Bellini, Diego Bontorin, Roberto Grandesso Hanno collaboratoS. Bertuzzi, S. Campana, A. Camonico, M. Camonico, A. Finco, F. Fontana, P. Longo, N. Merlo, E. Minchio, F. Novello,G. Parolin, A. Primon, R. Remonato, A. C. Spigarolo, M. Stefani, F. Tessarolo, T. Zago, O. Zanolla Stampa Arti Grafiche Bassano - Pove del Grappa Distribuzione Bassano e comprensorioEsse è stampato su carta patinata ecologica Hello Gloss TCFEditrice Artistica Bassano pubblica anche:

IL CALCIO NELL’EPOCA DELLO SPREAD di Andrea Minchio

Le troppe contraddizioni lo allontanano dalla realtà quotidianaConfesso, amici lettori, che da qualche tempo non riesco più ad assistere alla conclusionedei telegiornali. E’ una cosa più forte di me, quasi una sorta di allergia: mano a manoche le notizie si esauriscono e ci si avvicina ai servizi di coda avverto infatti una crescentesensazione di disagio. Così, pochi istanti prima che il conduttore passi la parola ai colleghidello sport, mi accade di premere inesorabilmente il pulsante rosso del telecomando. Unbenefico clic mi consente allora di trarre un sospiro di sollievo e preservare la salute psi-cofisica da una montagna di puttanate a sfondo calcistico, regolarmente spacciate perinformazioni sensazionali: cronache e resoconti ritenuti degni di emozione e immancabil-mente presentati attraverso un linguaggio giornalistico, tanto gergale quanto omologato eprivo di autentica originalità (soprattutto da parte delle “esperte” di turno, impegnate afarsi valere sul campo commentando dribbling e tackle con mascolina tracotanza).Già, puttanate! Perché, dopo più di venti minuti dedicati all’ennesimo aggiornamentosullo spread (“il differenziale di rendimento tra i Bund tedeschi e i Btp italiani”, ormaiabbiamo imparato la formula a memoria come fosse l’incipit di una tragica filastrocca),alle sempre più frequenti malefatte della classe politica e alle devastanti conseguenzedella crisi economica, l’apologia pressoché quotidiana delle imprese dei calciatori -ritratticome eroi omerici- e il bollettino sui loro iperbolici compensi mettono a dura prova ancheil più placido e serafico dei telespettatori.Contraddizioni che la scorsa estate risultavano ancora più evidenti, quando le trattativedel calcio-mercato imperversavano a furor di procuratore (con Mino Raiola, l’angelocustode di Zlatan Ibrahimovic, in pole position) rendendo ancora più frustrante e amaroil contrasto fra la venalità dei magnati del pallone e le difficoltà dei poveri Cristi, preoc-cupati per come arrivare a fine mese.Per non parlare dei vari e penosi scandali che ciclicamente (forse è più corretto dire“costantemente”) intorbidiscono il calcio nazionale con risvolti che coinvolgono -come ciricordano anche attraverso le pagine di questo giornale gli avvocati dello Jus SportBassano- oltre alla giustizia sportiva pure quella ordinaria.Un disastro vero e proprio, dunque, che si somma a un quadro generale già fortementecritico e complesso.Eppure...Eppure, viene da pensare, qualcosa di buono ci sarà, qualcosa per cui valga la pena sgo-larsi (senza esagerare) ai bordi di un campo di calcio. Insomma, qualcosa da commentarecon gli amici il lunedì mattina, con la giusta dose di passione e magari davanti a un caffè.Si, qualcosa di buono c’è. Davvero.Penso alle molte persone per bene che dedicano gran parte del loro tempo libero a questosport, concentrandosi sugli aspetti più nobili ed elevati, sui tanti valori che il calcio puòancora trasmettere. Persone come Gianni Tona, per esempio, bella figura di educatorenella vita e nella competizione, capace di coniugare le qualità dell’uomo con quelle del-l’atleta e dello sportivo. Per questo ho pregato Francesco Fontana, suo amico e collega,di stenderne un breve ricordo.

CopertinaDai tempi gloriosi della ranistaCarlotta Tagnin, che nel 1984 ha partecipato ai Giochi Olimpicidi Los Angeles, il nuoto bassanesenon conosceva successi come quellidi oggi (servizio a pagina 4).

Uno scorcio del campo da golf di Ca’ Amata a Castelfranco. La pratica di questa disciplina è in continuo aumento,a smentire un luogo comune -duro a morire- che associa questo sport a un particolare status sociale (pag. 8).

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COVER

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AQUAPOLISSport, salute,benessere e... bollicine

Dai tempi gloriosi della ranista Carlotta Tagnin il nuoto bassanese non conosceva successi come quelli di oggi

Confortati dai risultati, più che lusinghieri, tecnici e dirigenticonfidano ora sull’entusiasmo di atleti e familiari per coglierenuove significative affermazioni.

E’ questo il frutto di un approcciorivolto in primis all’educazione e al divertimento, senza lo stressdella prestazione a tutti i costi.

L’obiettivo dichiarato per la prossima stagione agonistica è oraquello di raddoppiare il numerodei partecipanti e creare un gruppoancora più ampio, in un ambientesempre più stimolante

Sopra, gli allenatori federali Andrea Fassina e Francesca Bonollo con il dott. Pierpaolo Longo e la lorosquadra di piccoli, grandi atleti.

Stefano Andolfatto, Margherita Bonamigo,Sarah Cavalli, Clara Cecconi, MatteoCecconi, Emanuele Fiorese, Marco AntonioLadano, Aurora Tasca (“propaganda”);Sidney Bottaro, Matteo Cecconi, EmanueleFiorese, Laura Infante, Agatha Mladin,Jennifer Turchetto, Emma Vettore, AlviseZanon (esordienti “B”); Vittoria Basso,Clara Boscardin, Benedetta Conte, GaiaFiorini, Maria Gabrieli, Daria Giudice,Anna Rossi, Mariana Sonda (esordienti “A”).Segnatevi questi nomi perché proprio daloro parte la rinascita del nuoto bassanese.Dopo i fasti degli anni Ottanta, con i suc-cessi di Carlotta Tagnin (che partecipòalle Olimpiadi di Los Angeles), gli sportacquatici ai piedi del Grappa sembrava-no infatti essere caduti nel dimenticatoio.Ci voleva la caparbietà di una famiglia di imprenditori, profondamente inseriti

nel tessuto sociale e produttivo, e la lun-gimiranza dell’Amministrazione comunaleper regalare alla cittadinanza un impiantonatatorio adeguato ai tempi e alle esigenze:così, attraverso lo strumento del projectfinancing, nel settembre 2010 l’impresaCarron Spa ha potuto consegnare adAquapolis, società sportiva affiliata allaFederazione Italiana Nuoto, un avveniri-stico complesso comprendente tre piscinecoperte, una palestra polivalente dotata diattrezzature dell’azienda leader mondialenel settore fitness, un raffinato bar-risto-rantino e un’ampia area verde (che d’e-state si trasforma in solarium).

Oggi, a due anni di distanza, il luogocomune secondo il quale i bassanesi sareb-bero poco interessati agli sport acquatici èampiamente sfatato: il 2012 si avvia infattia chiudersi con oltre centocinquantamilapresenze e con un programma di attivitàsenza eguali in tutta la provincia.Il settore nuoto propone attività per tuttele fasce di età: baby (0-2 anni), prescolare(3-5 anni), bambini (6-10 anni) e ragazzi(11-15 anni), adulti, terza età.Dall’attività didattica, che ha ottenutodalla Federazione Italiana Nuoto il certi-ficato di qualità “Scuola Nuoto Federale”,arrivano i giovani atleti citati all’inizio,che sotto la guida sicura ed esperta diAndrea Fassina (pluriprimatista italianodi nuoto, oggi uno dei più affermati tec-nici di nuoto e pallanuoto a livello nazio-nale) hanno già avuto modo di mettersiin evidenza nel contesto regionale, connumerose vittorie e piazzamenti e la con-vocazione di quattro di loro nella rap-presentativa provinciale. Più che i risultati, a confortare tecnici edirigenti è il grande entusiasmo manife-

Testo di Pierpaolo Longo, resp. Comunicazione Aquapolis Bassano - Fotografie: Aquapolis Bassano

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ESSE • 5Aquapolis Bassano dispone di tre modernissime vasche, immerse nella luminosità di un impianto di ultima tecnologia.

stato da atleti e familiari, frutto di unapproccio tutto rivolto all’educazione e aldivertimento senza ansia da prestazione.L’obiettivo per la stagione 2012/2013 èquello di raddoppiare il numero dei par-tecipanti per creare un gruppo più ampioe un ambiente più stimolante: impresasenz’altro a portata di mano, in conside-razione del sempre crescente numero diallievi della scuola nuoto pomeridiana,che quest’anno avranno un’opzione in più:il nuoto sincronizzato, proposto inizial-mente alle bambine in età compresa fra i6 e i 9 anni che, dopo avere ammirato leevoluzioni delle syncronette di Londra2012, potranno cimentarsi in questaspettacolare e formativa disciplina.

Anche il settore fitness acquatico permettea chiunque di scegliere l’attività più adatta

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alle proprie necessità: le proposte spaziano,in ordine di intensità crescente, dall’aqua-soft all’aquagym, dall’aquaGAG all’a-quabike e, soprattutto, alla “big thing”del momento: l’Aquazumba. Aquapolis è infatti la prima società dellaregione a proporre questo vero e proprioparty caraibico in piscina, trasposizioneacquatica del fenomeno Zumba che contamilioni di entusiasti praticanti in tutto ilmondo. Sempre attenta alla qualità delservizio e alla trasparenza commerciale,Aquapolis si avvale esclusivamente di istruttori certificati ZIN (ZumbaInternational Network), mentre per lealtre attività di fitness acquatico ha ottenu-to la certificazione “Official partner club”rilasciata da European Aquatic Association,ente leader mondiale del settore. La supervisione delle attività è affidata a Giada Tessari, presenter fra le piùapprezzate a livello internazionale, mentreda settembre ha fatto il suo ingresso nellostaff Rossella Bragagnolo, autentico mitodell’aquafitness.

La febbre da Zumba non poteva noncontagiare i “terrestri”, che potrannoscegliere fra tutte le attività propostedalla ZIN: la classica Zumba fitness, perscolpire il fisico a ritmo latinoamericano,Zumba gold (per la terza età o per chivuole prendersela comoda), Zumbatomic(allenamento divertendosi per bambini e

ragazzi), affidate a Giovanna Tedesco.

Per chi non ama le attività di gruppoAquapolis offre, e questa è sicuramenteuna delle chiavi del successo, la piùampia scelta immaginabile di orari espazi per le attività libere: sette giorni lasettimana, trecentosessantacinque giornil’anno, la piscina è disponibile per il nuotolibero in orario continuato, con ingressoa biglietto e la possibilità di scegliere franumerose e convenienti forme di abbona-mento. Altrettanta flessibilità per la palestra, che mette a disposizione sedici stazioni cardiofitness e altrettante diforza/tonificazione per allenarsi con lasplendida vista del Grappa e, nel periodoestivo, un efficiente impianto di condizio-namento per non sudare più del dovuto.Per incentivare una preparazione atleticacompleta, sono a disposizione ulterioriagevolazioni per i pacchetti piscina+palestra(che, nel periodo estivo, consentono diusufruire anche del solarium).

Ma oggi una piscina non è più solamenteuna “palestra per nuotatori”, bensì unpresidio di salute pubblica. Da questaconsiderazione nasce la grande novitàdella stagione: Aquasalus, il progettosalute e benessere di Aquapolis.Spinta idrostatica, resistenza progressiva,micromassaggio: l’acqua è l’ambienteideale per la terapia e la riabilitazione

La palestra climatizzata e attrezzata Technogym.Aquapolis è la prima società veneta a proporre “Zumba”, vero e proprio party caraibico in piscina.Due emblematiche immagini che ben testimoniano l’organizzazione di Aquapolis sempre attenta a ogni esigenzain acqua, anche prima e dopo la nascita dei bambini.

fisica. Purtroppo nella maggior parte deicasi i pazienti si trovano di fronte a per-sonale inesperto o, peggio, incompetente:quello della fisioterapia è purtroppo unodei settori nei quali si riscontra il maggioreabusivismo. Aquapolis ha invece ottenutoil riconoscimento della Regione Veneto edell’ASL n.3 come centro medico di terapiafisica e riabilitazione. Opera sotto ladirezione sanitaria del dottor NicolaCalzavara, uno dei massimi esperti delsettore, medico specialista in ortopedia etraumatologia e si avvale della collabora-zione del dr. Stefano Vivian e del dr.Lorenzo Longo, entrambi fisioterapisti,proponendo una filiera completa di risa-namento e rieducazione al movimentoche prevede: visita fisiatrica/ortopedica,valutazione funzionale, recupero articolaree funzionale, recupero di tono e forzamuscolare, mantenimento e miglioramentodi tutto il sistema corporeo attraverso lapratica sportiva.

A completamento dell’offerta sono previstianche corsi di ginnastica antalgica, gin-nastica presciistica e consulenza dietistica,per uno stile di vita all’insegna dello sport.E siccome il benessere sta anche nei pic-coli piaceri quotidiani, perché non farsitentare, al termine dell’allenamento, daun calice di bollicine presso il BeBar? Ilraffinato wine bar/ristorantino rimane infunzione tutto l’anno con gli stessi oraridella piscina ed è disponibile per colazioni,snack e pranzi di lavoro.In quattro parole: “Aquapolis, benesserea 360°”...

AQUAPOLISPiscine e Palestre a BassanoVia Ca’ Dolfin, 139Bassano del Grappa (VI)Tel. 0424 790001 - Fax 0424 [email protected] - www.aquapolis.it

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FOCUS

Dei quasi cinquecento soci, il venti per cento è rappresentato da giocatori under 18. Un risultato davveroincoraggiante, che dimostra come questa disciplina sportiva stia conoscendo, in Italia e nel Veneto, unaformidabile crescita. Merito anche di una scuola efficace e coinvolgente, che nel sodalizio di Castelfrancoè affidata ai maestri federali Archie Cochran, Kevin Smillie (scozzesi doc) e Paolo Zanesco.

Il campoIl campo da Golf del Club Ca’ Amata è stato realizzato all’interno delle pro-prietà fondiarie di una villa del XVIIIsecolo, splendido esempio delle miglioritradizioni architettoniche venete.Particolare cura è stata posta nella sceltadelle essenze arboree e della flora usate acompletamento della spettacolare cornicepaesaggistica. La grande quantità diacqua corrente a disposizione ha inoltreconsentito la realizzazione di un sistemadi laghetti e canali, caratterizzati dallapresenza di quegli elementi che sono

GOLF CLUB CA’ AMATAUn contesto “familiare” per diciotto splendide buche

Il tracciato si sviluppa sui settantacinque ettaridel romantico parco di una villa veneta

Testo di Tiziana Zago - Foto: archivio Golf Club Ca’ Amata

tipici dei parchi romantici (come muretti,ponticelli e cascatelle), che interessaundici delle diciotto buche del campo eche conferisce al percorso un aspettoaltamente suggestivo. Il tracciato si sviluppa su una superficie molto vasta:ben 75 ettari di terreno. Impossibilidunque i fuori limite in un campo cosìspazioso, che dà la possibilità al giocatoredi osare in alcune buche colpi spettacolarisu lunghe distanze. Ampi pure i fairwayse i greens, alternati ad altri più piccoli,tecnici e con notevoli dislivelli.All’interno del Club Ca’ Amata si trova

inoltre uno splendido campo praticacon 40 postazioni, un suggestivo puttinggreen (proprio di fronte alla club-house),un’area adibita alla pratica del giococorto e dal bunker e un utilissimo per-corso Executive per i principianti e non:3 green con 9 bandiere da sfidare.

“Familiare” è un aggettivo che di solitonon si usa per descrivere un Golf Club:lo si definisce, magari, “esclusivo” oppu-re “raffinato”. Ma per Ca’ Amata“familiare” è un termine adeguato. Un’atmosfera particolare caratterizza

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l’ambiente, vero e proprio punto di forzaper i tanti soci che maturano nel tempoun sentimento di “appartenenza” al club.Un club sempre molto aperto e felice di incontrare e accogliere i tanti nuovipossibili appassionati di golf, uno deglisport maggiormente in crescita. Non acaso nell’ultimo decennio ha praticamen-te raddoppiato il numero dei tesserati,passati dai 56.100 del 1999 ai 101.169del 2011 (dati ufficiali Federgolf).Nel Veneto si contano circa 11.000 tesserati, 28 campi, 4 campi promozio-nali e 12 campi pratica. Il dato piùsignificativo è rappresentato dai ben1.235 tesserati tra i 6 e i 18 anni solonella nostra regione, a sfatare dunquel’immaginario collettivo che tende adassociare questo sport al mondo degliadulti: sono infatti proprio i giovanissimiad appassionarsi in modo naturale algolf, ispirati anche dal giovane campio-ne italiano Matteo Manassero.

La scuola di golfIl Club Ca’ Amata conta oggi quasi cinquecento iscritti, fra i quali novantasono under 18. La scuola è affidata a tre validi maestrifederali: gli “storici” scozzesi ArchieCochran e Kevin Smillie, affiancati daPaolo Zanesco. Le lezioni (su appunta-mento) si svolgono con l’ausilio di teleca-mere computerizzate per l’analisi imme-diata del movimento (swing), mentrel’attrezzatura può essere fornita, conferri studiati su misura per il giocatore. Poiché il golf deve essere provato primadi essere “giudicato”, ogni domenica(dalle 16.00 alle 17.00) il club offre duelezioni di gruppo gratuite, con palline eattrezzatura (previa prenotazione). Ai neofiti, inoltre, per i primi sei mesiviene fornita l’attrezzatura necessaria.Giocare golf, ormai è dimostrato, costaoggi quanto frequentare una palestra.Le quote sono infatti adeguate, sullabase dei molti servizi offerti. Vediamo ora come si svolge l’iter per ungolfista neofita al Golf Club Ca’ Amata:1) prendere lezioni di golf con i maestri;2) praticare per conto proprio

(fondamentale dopo le lezioni!); 3) giocare nel percorso executive

(3 green con 9 bandiere in totale);

4) seguire i corsi gratuiti per apprenderele regole del golf;

5) sostenere un esame di abilitazione per accedere al campo da 18 buche.

L’attività giovanile a Ca’ Amata rivesteun ruolo fondamentale, è molto seguita(con una specifica attenzione al settoreagonistico) e destinata a tutti i ragazzi,in base all’età e al livello di gioco.In occasione delle gare nel territorio tri-veneto e dei campionati nazionali, il clubprovvede direttamente alle trasferte eall’accompagnamento dei ragazzi.A fianco dei più giovani, Ca’ Amataschiera una fortissima squadra Seniores,composta da una settantina di giocatoriover 50 (per le donne) e over 55 (per gliuomini), coinvolti in competizioni nelterritorio delle Tre Venezie.Naturalmente non mancano le manife-stazioni e gli eventi sportivi, numerosi esempre avvincenti, ma il club lascia moltospazio pure a chi desidera viverlo intranquillità. In questo senso il golf offreun particolare vantaggio: si può giocareanche da soli, arbitri di se stessi nelcimento di imbucare la pallina con ilminor numero di colpi possibili e... conogni condizione atmosferica.

Giocare a golf fa bene alla salutePer chi ha superato gli “anta” (ma nonsolo) il golf rappresenta un’ottimaopportunità di coniugare il benessere

fisico e psichico con un momento disocializzazione e divertimento. Giocare a golf contribuisce ad attivarele facoltà mentali attraverso lo sviluppodell’attenzione, della concentrazione,della tattica di gioco, delle strategie daadottare. Il golf migliora pure l’equili-brio, grazie al movimento che si effettuanello swing, aumenta la resistenza (sicammina parecchio), migliora la funzio-nalità respiratoria e cardiaca (grazie allelunghe passeggiate) e il tono dell’umore(venendo praticato all’aria aperta insplendidi scenari naturali): a ragionepuò essere considerato un vero e pro-prio anti-depressivo. La pratica del golf offre infine il beneficiodi allontanare dai ritmi della vita quoti-diana, con effetti rilassanti e rigeneranti.Se è vero che si tratta di uno sport indi-viduale, è altrettanto vero che lo si giocaperlopiù in compagnia; per questo aiutaa conoscere gli altri e se stessi, a teneresotto controllo l’ansia (quella di arrivarein buca con il minor numero di tiri) e aesprimere la propria creatività.

GOLF CLUB CA’ AMATAVia Loreggia di Salvarosa, 44 Castelfranco Veneto (TV) Tel. 0423 493537 - Fax 0423 743007 [email protected] - www.golfcaamata.itRistorante Club-house Tel. 0423 494136

Da settembre sono attivi i corsi per ragazzi principianti con abbinato il corso “GOLF 4 PARENTS”Mentre i ragazzi giocano… anche i genitoripossono partecipare con un proprio maestro!

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Una fase dell’edizione 2012 del “GiocoAtletica”, manifestazione nata nel 1995 da un’intuizione dell’olimpionicaGabriella Dorio: uno spettacolo che coinvolge oltre 1500 bambini delle scuole del Bassanese. ESSE • 11

Anche nel 2012 lo storico sodalizio giallorosso ha mietuto successi a non finire: merito anche del coinvolgenteprogetto GiocoAtletica, portato avanti con tenacia e passione dall’olimpionica Gabriella Dorio...

E’ stata un’estate di giornate trepidantidavanti al televisore, di quotidiani lettiavidamente, di campioni osservati dalontano ma indagati fin in ogni minuscolapiega dell’anima, di trionfi e delusionivissuti davanti al televisore o, per i piùprivilegiati, dal vivo. E’ stata un’estate olimpica.

GRUPPO ATLETICOBASSANO, fucina di sportivi veri e di campioni

Vivaio prolifico, sotto la guida trentennaledel presidente Carlo Spigarolo ha portato ben58 atleti a indossare la maglia della Nazionale

Testo di Anna Chiara Spigarolo - Foto: Gruppo Atletico Bassano, Giancarlo Colombo / Fidal

Londra 2012 ci ha appena congedaticon garbo inglese, che già in tanti rim-piangiamo l’abbuffata di emozioni e lagrande rappresentazione dell’umanitàche i Cinque Cerchi ci concedono ogniquadriennio. Sotto i nostri occhi campioniblasonati o sconosciuti outsider hannoriso e pianto, si sono commossi o dispe-

rati, arresi o rialzati, infuriati o pacifi-cati: hanno insomma messo in scenaun’incredibile gamma di emozioni e ditipi umani. Nel complesso, un concentratodi sogni che si rivela ogni quattro annisotto un braciere olimpico, ma chesboccia e si perfeziona nei campi sportividi tutto il mondo.

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Sopra, la grinta di Elisa Pozzobon, atleta del GAB, durante una competizione nazionale sui 100 ostacoli.

E queste fucine di talenti alcune voltesono molto più vicine di quanto pensiamo.A Bassano, per esempio. La pista di Santa Croce è da mezzo secololuogo privilegiato, anche se a volte insordina, per l’atletica d’alto livello enegli ultimi anni sta rifiorendo di unosplendore nuovo. Il rinnovato e apprez-zatissimo impianto del Centro Studiquest’estate brulicava più che mai sottol’egida del Gruppo Atletico Bassano, conatleti grandi e piccoli, già affermati osemplici promesse, al lavoro ognuno peril proprio obiettivo, che sia un’Olimpiadeo un miglioramento personale.A Bassano c’è un cantiere aperto e

davvero molto frequentato, che non èpiù quello delle nuove corsie e pedane,ma quello che porterà, con massiccedosi di passione, lavoro e un pizzico difortuna e pazienza, al perfezionamentodei nostri futuri campioni. Per chi non ce l’avesse, questa pazienza,c’è però molto di cui essere già fieri.Iniziando dalla cima, se dovessimo scegliere una copertina per questo 2012dell’atletica bassanese non sarebbe dif-ficile assegnarla a Paolo Spezzati.Diciannove anni, appena diplomato conottimi voti al Da Ponte e casa a due passidalla pista, Paolo quest’anno ha messoinsieme una stagione da 110 e lode, cul-

minata con il titolo di campione italiano,la convocazione in Nazionale e unnuovo record personale ai CampionatiMondiali Junior. Ma andiamo per ordine: Paolo Spezzatiha scelto una specialità tanto difficilequanto affascinante, i 400 metri ostacoli.E’ arrivato in campo grazie al progettoGiocoAtletica, quindi ai tempi delleElementari, e agli occhi competenti dei tecnici del GAB è risultato subitoevidente che c’era del talento. Allenato da sempre dal guru bassanesedegli ostacoli Roberto Pozzobon, Spezzatisi è messo in mostra molto presto manon subito: il primo scudetto sul pettoè arrivato con i Campionati ItalianiAllievi del 2010, sulla magica pista diRieti che tanti record mondiali ha rega-lato all’atletica. Quest’anno Paolo habissato alla grande il titolo di due annifa, ma soprattutto ha conquistato ilpass per i Campionati Mondiali Juniordi Barcellona, il suo vero obiettivo sta-gionale. E’ dunque volato in Spagna e,un po’ per la maglia azzurra addosso,un po’ per l’atmosfera da pelle d’ocadello stadio olimpico Lluís de Montjuïc,Paolo ha stampato il nuovo record personale: 52 secondi e 73 centesimi percorrere 400 metri con 10 ostacoli, uncrono importante che lo proietta su unanuova dimensione per gli anni a venire.Ora lo aspetta l’università... e forse le porte del professionismo.

Sotto, da sinistra verso destra: Davide Spigarolo valica l’asticella dei due metri e quindiciai Campionati Italiani Junior Indoor 2012 di Ancona; Paolo Spezzati in azione aiCampionati Mondiali Junior 2012 di Barcellona.

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Ma Spezzati non è stato l’unico talentodel Gruppo Atletico Bassano a indossarela maglia azzurra: anche DavideSpigarolo, che come lui proviene dalGiocoAtletica, si è messo in mostra allagrande nel 2012. Davide, già campioneitaliano di prove multiple a 15 anni, un breve passato negli ostacoli alti perapprodare infine al salto in alto, ha iniziato a vincere già a febbraio nellegare al coperto, quando ad Ancona si è portato a casa il titolo italiano. Pernon farsi mancare niente nell’occasionel’allievo del tecnico Michele Bordignonha siglato anche il record personale di 2 metri e 15, che oltre che essere ancheil record bassanese assoluto è la misurache -a essere onesti- avrebbe dovutoportare anche lui ai Mondiali under 20di Barcellona. Alcune disavventure glihanno impedito di indossare la magliaazzurra nell’appuntamento clou, e cosìDavide si è dovuto accontentare dellaconvocazione all’incontro internazionaledi Val-de-Reuil, in Francia.

Davide ottiene quindi il secondo scudettodopo quello del 2008 all’Olimpico diRoma e la sua quarta maglia azzurra(già indossata alla Coppa Jean Humbert

di Tallin 2009, ai Trials Olimpici gio-vanili di Mosca 2010 e al triangolaredi Amburgo 2011). Non male per un diciannovenne!E il 1993 sembra essere stata un’annataparticolarmente prolifica di talenti perlo sport bassanese, se è vero che havisto nascere anche un terzo gioiello delGruppo Atletico Bassano. Parliamo di Giuseppe Castellan, altrapromessa proveniente dal GiocoAtletica,guidato nella difficile arte del lancio delgiavellotto dall’ex atleta Ludovico Pin.Giuseppe ha già all’attivo ben due titoli

Il passaggio del testimone fra Beatrice Oriella ed Elisa Pozzobon durante una staffetta 4x100, in occasione di un Campionato di Società.

A fianco. Giuseppe Castellan impegnato ai CampionatiItaliani di Misano Adriatico 2012.Sotto, ancora un’immagine di Davide Spigarolo, alle selezioni per i Giochi Olimpici Giovanili (Mosca, 2010).

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italiani: il primo lo ha conquistato nel-l’edizione romana del 2008, il secondodurante la scorsa stagione ai CampionatiItaliani di Bressanone. Giuseppe, con unaspallata da 60 metri e 16, ha messo alsicuro anche il record bassanese assoluto.

Insomma il futuro dell’atletica bassanesesembra essere davvero in ottime mani:sulla scia di queste punte di diamantestanno infatti crescendo altri atleti desti-nati a ottimi risultati. Per esempio Rebecca Sartori, quindicen-ne che quest’anno ha fatto stropicciaregli occhi con un nuovo clamoroso recordregionale nei 300 metri ostacoli. Da notare che Rebecca è la seconda di tre sorelle: la più grande, Sofia, èun’eccellente saltatrice in alto, conall’attivo un bronzo agli Italiani ediversi titoli regionali. La più piccola,Lucrezia, ha solo 11 anni ma le ideemolto chiare, se è vero che quest’annoha dominato il circuito esordienti. Ma parlando di sorelle rampanti non si può dimenticare Elisa Gerolimetto,sorprendente saltatrice in alto quest’an-

no salita fino a 1.59, quarta di ben cinque sorelle tutte atlete di livello delGAB, tra cui ricordiamo Giulia, validissi-ma nel giro di pista con o senza ostacoli.E poi Elisabetta Baggio e Ilaria Bonetto,mezzofondiste in divenire, o il compattogruppo di mezzofondisti capitanato daMarco Maddalon, scopritore e allenatoredel già affermato quattrocentista azzurroDomenico Fontana, ora in forza alleFiamme Oro. E’ un vivaio prolifico, quello del GruppoAtletico Bassano, che sotto la guidasapiente di Carlo Spigarolo (ormai altimone da quasi trent’anni) porta avantile insegne di una compagine storica: 58 atleti portati fino alla Nazionale nonsono bruscolini, come non lo sono iquasi cento campioni italiani e 490 (titolopiù, titolo meno…) campioni veneti.Una storia che ha un suo baluardo inPietro Cappellari, che per generazionidi bassanesi è stato il primo e indimen-ticato allenatore: Pietro da sessant’annisi presenta puntuale agli allenamenti,con una passione immensa che recente-mente è stata gratificata con il premio

Fair Play alla carriera da parte delPanathlon Club di Bassano. Il futuro, invece, è visibile nei giovanirampanti che abbiamo nominato e intutti gli altri, compresi i 1.500 bambiniche scoprono l’atletica e lo sport grazieal progetto GiocoAtletica, portato avanticon tenacia e competenza dal GAB da ben17 anni. Nato nel 1995, grazie all’impe-gno e all’entusiasmo della campionessaolimpionica Gabriella Dorio, era ed èun progetto innovativo e vincente che porta l’atletica leggera dentro alle scuoleelementari, e i bambini del bassanesead amare lo sport. Che è poi la missione e la passione del Gruppo Atletico Bassano. Se non è Olimpico questo…

GRUPPO ATLETICO BASSANOCampo di Atletica LeggeraCentro Studi - Quartiere Santa CroceVia Maritain - Bassano del Grappa (VI)Tel. 337 [email protected]@gabassano.itwww.gabassano.it

Due momenti del “GiocoAtletica” 2012, caleidoscopio di suoni, emozioni e colori...

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In alto, a sinistra, una vecchia trottola di legno.In alto, a destra, Momi Fontana davanti al suo negozio, in compagnia di alcuni familiari, nei primi anni Cinquanta. In basso, a destra, il gioco dello spago, un “cimento” che richiede grande abilità manuale.

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Riordinando i cassetti della memoria accadedi ritrovare, in un cantuccio, un ricordo unpo’ sbiadito dal tempo al quale, con grandeentusiasmo, diamo il ben tornato. Succede inun momento della vita in cui, dicono, tornanoin mente i ricordi di un vecchio avvenimento,la figura di una persona che non c’è più, la memoria di un antico gioco dimenticato.Come quando, precipitando da un dirupo, in pochissimi secondi ti si presentano gliavvenimenti di tutta la vita.Sono appunto i giochi che erano stati ripostiin fondo all’archivio personale, ma “salvaticon nome”, che ora mi tornano alla mente.Due di questi erano sfuggiti alla carrellataproposta nei numeri precedenti, fornendoci cosìla (bella) occasione per una breve “appendice”.Vediamoli assieme.

Il gioco dello spagoSi tratta probabilmente di uno tra i più antichigiochi dell’umanità. Non a caso gli esploratorie gli antropologi di un tempo, prima di avven-turarsi in luoghi lontani, portavano con sé un pezzo di spago: una sorta di “strumento”

attraverso il quale -appunto- comunicare conpiù facilità con gli indigeni.Alcune versioni di tale gioco sono state trovatepresso popolazioni molto diverse e distanti fraloro, dalle zone equatoriali a quelle artiche. In Cina è conosciuto come “acchiappa la culla”;i russi lo chiamano semplicemente “il giocodella stringa”. In Congo si dice che “il giocodel gatto” mitighi l’ardore del sole, mentre glieschimesi si servono della cordicella per ten-tare di imprigionarne i raggi. I ragazzini bassanesi d’un tempo lo eseguivanoservendosi di uno spago annodato in modo daformare un cerchio; poi lo arrotolavanoattorno alle mani, in modo che ogni capo neavvolgesse il palmo; quindi infilavano il ditomedio nel tratto che imprigionava ogni palmoe, allontanando le mani a dita aperte, dovevano“disegnare” una sorta di culla rovesciata. Da qui iniziava il gioco vero e proprio: un compagno prendeva infatti lo spago dal primo e, a sua volta, formava un’altra figura.Passando lo spago dall’uno all’altro l’opera-zione veniva ripetuta, in un susseguirsi conti-nuo di sempre nuove figure geometriche.L’ultima di queste -tirando ciascun giocatore i due capi- imitava il movimento di una sega.

La trottolaGiocattolo già molto diffuso fra Greci e Romani,Catone il Censore la consigliava come passatem-po per i bambini (al contrario dei dadi, checonsiderava invece diseducativi). Fu però nelTrecento che il gioco della trottola assunse unacerta rilevanza, soprattutto in Inghilterra.Apprezzato anche dagli indiani d’America, inGiappone è tuttora molto amato e praticato.Le regole sono semplici, ma è necessaria una

Due giochi antichi, prima delle “bestiete”.certa abilità: dopo avere avvolto uno spago attorno al chiodino che corona questo oggetto (rigorosamente di legno),lo si lancia imprimendogli un moto rotatorio e trattenendo lo spago. Se i giocatori sono due, ognuno dotatodi trottola, vince quello che riesce a tenerla in movimento più a lungo. Ovviamente le varianti non si contano:fra queste, molto gettonata è quella che prevede lo scontro fra le due trottole.

Una sensazione di dolce sapore affiora infinefra i ricordi della mia fanciullezza, legataproprio ai giochi che facevamo in strada: rivedo,come in una sequenza cinematografica, unabotteguccia presso la quale trascorrevamo talimomenti spensierati. Un negozio dove talvolta,data la nostra “ricchezza”, comperavamoqualche leccornia: dal “citrato”, che a contattocon la saliva diventava effervescente produ-cendo una schiuma gradevole, ai “pescetti”di liquerizia, ad altre caramelle ancora, chechiamavamo “bestiete”. Una piccola drogheria,insomma, all’angolo fra via Matteotti e il vicoloomonimo, gestita da Momi (Girolamo) Fontana:un omino dal viso rubicondo che coltivava duebaffetti bianchi, forse per indurire l’aspetto mite.Si dice fosse un terziario francescano e, di certo,si comportava come tale: la sua porta di casaera sempre aperta a quanti avessero bisogno...

All’elenco proposto nei numeri precedenti mancavano due vere chicche: eccole!

ANTICHE GLORIETesto di Ruggero Remonato

ZUGHI DE ‘NA VOLTAAncora un giro di trottolae poi... qualche dolcetto!

APPENDICE

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di Sergio Campana

OLIMPIADIInno allo sport e agli uomini veri

Nei giorni in cui le Olimpiadi hannodominato la scena, ci siamo accorti

dell’abisso esistente tra lo sport veroe quello che ha perduto le sue qualitàfondamentali. Non occorre un grandesforzo per confrontare il valore delleprestazioni di certi atleti, ignorati dagiornali e televisioni per tutto l’anno,con quelle degli interpreti del nostrosport più popolare, il calcio, osannatiquotidianamente.Ora il divario si allarga se guardiamoda una parte alle imprese dei nostriragazzi sui campi di gara a Londra,che definire eroiche non è esagerato,dall’altra a quelle vergognose compiu-te da troppi calciatori che li hannoportati avanti alla giustizia sportiva.Ecco, è perlomeno consolante con-statare come le sensazioni che cidanno i nostri azzurri impegnati alleOlimpiadi e l’atmosfera che viviamoquando ascoltiamo il nostro inno,mentre si alza il tricolore, diminuisco-no la nostra mortificazione nell’udirele richieste del procuratore Palazzinei processi per “Calciopoli”.Le Olimpiadi hanno anche questomerito, oltre a quello incommensu-rabile di mostrarci quotidianamenteuno spettacolo addirittura commoven-te, quello di far passare in secondopiano le vicende ignobili che da tempohanno portato società, dirigenti, gio-catori avanti gli organi disciplinari.E’ positivo che, almeno temporanea-mente, di fronte ai risultati ottenutidai nostri atleti vengano ridimensio-nati certi eventi del calcio celebratiper settimane e settimane.Qualche esempio? La cessione di Ibrahimovic e ThiagoSilva al Paris St. Germain e l’astamessa in atto dal Siena e dal Genoa perDestro che è un ottimo giocatore, manon ancora un campione affermato.E meno male che le Olimpiadi cihanno salvati da un tormentone chesarebbe durato qualche mese eavrebbe messo sottosopra il calcio.Mi riferisco allo scontro tra laJuventus, che ha contestato duramen-te la giustizia sportiva per il caso diAntonio Conte e la Federazione cheha risposto per le rime.Al di là delle vittorie dei nostri atleti,che ci hanno inorgoglito, dalleOlimpiadi ci sono arrivati precisiinsegnamenti.

Il primo: dobbiamo smetterla dichiamare sport minori quelli chedurante l’anno non attirano l’atten-zione dei media e non fanno giraremilioni di euro. Il secondo: sport individuali e sportdi squadra non hanno segreti. Vincel’atleta che si allena senza tregua,che suda, che fa sacrifici di ogni tipo.Vince la squadra in cui tutti i compo-nenti danno il loro contributo, chemettono il loro talento e la loro forzaal servizio del collettivo. Questo cihanno insegnato le strepitose atlete delfioretto femminile, i valorosi scher-mitori del fioretto maschile, i gigantidel tiro con l’arco; e le medaglie l’oronella canoa e nel tiro al piattello.Com’è naturale, c’è stata qualchedelusione ma questo può capitarenello sport, dove si vince e si perdequando gli avversari sono più forti.Forse nel nuoto ci sono state delleincomprensioni che hanno portatoagli insuccessi. Cose che succedonopiù spesso negli spogliatoi del calcio.

Le Olimpiadi ci hanno offertoquotidianamente occasioni per

riflessioni profonde. Non ci siamo soloentusiasmati per le gare spettacolarie per le imprese straordinarie dicampioni eccelsi (in prima fila l’im-menso Bolt nella velocità, già passatoalla storia, la leggenda vivente Phelpsnel nuoto, il nuovo re degli 800 metriRudisha), ma ci hanno colpito anchevicende umane che ancora una voltasono state la conferma che lo sport èmetafora della vita.Alex Schwazer si stava preparandoalla maratona delle Olimpiadi e rap-presentava per noi una delle speranzeconcrete per la medaglia d’oro.Come un fulmine a ciel sereno, ci èpiombata addosso una notizia chepiù sconfortante non poteva essere.In un solo istante uno dei nostri eroiè diventato un fragile uomo che siapprestava a tradire la nostra fiducia.Subito siamo stati tentati in tanti acondannarlo senza giustificazioni, aconsiderarlo un imbroglione che cer-cava di infrangere le regole convintodi farla franca. E invece non solo percompassione dobbiamo cercare dicapire perché in questi casi (come giàera avvenuto con un tragico epilogoa Pantani) un atleta, pure di alto

livello, può cedere irrimediabilmentealle pressioni esterne, alla paura dinon farcela con le proprie forze, allapreoccupazione insopportabile di nonessere più in grado di rispondere alleaspettative della gente.Qualcuno sostiene che Schwazer continui a recitare una parte e inveceva accompagnato e sostenuto nel dif-ficile percorso del recupero. Tuttidovranno riflettere sulle difficoltàche incontra anche un campione cheinevitabilmente, accanto ai successi,si trova ad affrontare fallimenti edelusioni. In generale si pensa che unosportivo affermato viaggi sul tappetodi velluto, tra acclamazioni e magariimportanti benefici economici.Spesso non è così e spesso l’atleta habisogno dell’appoggio di compagni,di dirigenti, di psicologi e special-mente della famiglia. Proprio daquesta Olimpiade ci giungono esempidi come va interpretato il ruolo dicampione, che non sempre esultaalzando le braccia al cielo. Abbiamo incasa due atleti che sono già diventatidei simboli, autentiche guide special-mente per i giovani, punti di riferi-mento di come ci si accosta allo sport,di come lo si pratica, di come siaffrontano e si superano non solo ledifficoltà, ma anche le insidie deisuccessi: Josefa Idem e FabrizioDonato. E’ già un eccezionale mes-saggio quello che ci offrono e ci con-sola: anche a 36 anni e addirittura a 48 si possono ottenere risultatiimportanti, si può essere interpretiesemplari di una attività che praticatacon sudore e fatica, ma anche conserenità, conduce all’affermazionedell’atleta e dell’uomo. Sono proprioil simbolo della purezza dello sport.Josefa, subito dopo quella che potreb-be essere la sua ultima gara, ha fattodelle dichiarazioni che testimonianola sua intelligenza e la sua saggezzadi donna e di atleta che spiegano lasua lunghissima serie di vittorie.Fabrizio, con la medaglia di bronzoal collo, ci ha rivelato che per lui l’a-tletica è lavoro, dedizione, masoprattutto amore. Ecco il suggeri-mento che questi due campionidanno a chi pratica lo sport: faticare,ma anche divertirsi. Cosa che non èriuscita a Schwazer, che ormai odiaval’allenamento quotidiano.

IN PUNTA DI PENNA

In alto, Josefa Idem e Fabrizio Donato, atleti divenuti autentici simboli dello sport nazionale: punti di riferimentodi come ci si accosta allo sport, di come lo si pratica, di come si affrontano e si superano non solo le difficoltà,ma anche le insidie dei successi.

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TACKLEdi Antonio Finco

Dopo una retrocessione non è maifacile far ritrovare entusiasmo e

determinazione in una piazza delusa e i risultati di inizio stagione sembranoconfermare questo trend. Ma Werner Seeber, altoatesino diBressanone, scelto dalla società giallo-rossa come direttore generale per ildopo-Braghin, non si era certo cullatonell’illusione che fosse facile ripartire:“Quando sono venuto a Bassano sapevoche avremmo dovuto lavorare molto,soprattutto sulla mentalità dei giocatori,ed eliminare le scorie del recente pas-sato. Non sarà un campionato facile: cisono piazze importanti come Mantova,Venezia, Pro Patria, Monza, ma i valorinella nostra squadra non mancano. Forsesarebbe stato meglio prendere qualcheschiaffo in più in pre-campionato, doveabbiamo fatto bene. Adesso sicuramentealcuni giocatori importanti, comeBerrettoni, sono in ritardo di condizione,ma l’obiettivo rimane quello di finire tra le prime sei. Dobbiamo creare unamentalità vincente tutti assieme e averespirito di sacrificio, abnegazione, umiltà.Così si vince. Non sono juventino, ma vedere giocare la squadra di Contecon tanta intensità dovrebbe essered’esempio per tutti”.

Altra ricetta per il successo? “Avere passione, fare le cose con pas-sione. A me piace il mio lavoro e nonmi costa fatica farlo senza orari, fino atarda sera; anzi a volte, quando rientroa casa, mi guardo pure una partita.Del resto la mia vita è questa: dedicoalla famiglia il lunedì quando torno aBressanone, dove vivono mia moglie e i miei figli; qui a Bassano non ho moltefrequentazioni extra-lavorative. Mi fapiacere però trovare i tifosi e scambiareopinioni con loro come con SandroChiminello, uno dei simpatizzanti storicidella maglia giallorossa”.

Maglia giallorossa che lei ha indossatonell’estate del 1985...“Sì, ero molto giovane e arrivai aBassano dopo aver giocato nellaPrimavera del Cesena, che a queltempo era allenata da Arrigo Sacchi.Fu una stagione bellissima, anche se la città inizialmente era freddina nei

nostri confronti. Ero in appartamentocon altri quattro compagni e andavamoa mangiare al Belvedere. Grazie airisultati ottenuti, si era creato entusia-smo: infatti riuscimmo a vincere lo spareggio di Brescia contro il Chievo. La promozione (poi cancellata dalla giu-stizia sportiva per un illecito) sarebbestata il trampolino di lancio per ungrande futuro. Ne sono convinto.Invece, nostro malgrado, tutto vennevanificato. Peccato, ma questo è unodei motivi per cui sono contento diessere tornato a Bassano; con unasocietà tra le più solide della Lega Pro,che da subito mi ha fatto intendere divoler ripartire e voltare pagina”.

Che esperienze si porta in saccoccia,dopo aver smesso di giocare ed essereripartito come dirigente?“Devo dire che ho iniziato quasi percaso come direttore dell’Alto Adige inserie D, ero di casa e mi hanno affidatoun ruolo che ho accettato subito conentusiasmo. Personalmente sono unaspugna: cerco di imparare velocementee trarre indicazioni da ogni punto divista. Così ho migliorato le mie qualitàorganizzative, ho inquadrato cosa vuoldire gestione complessiva di una societàdi calcio, ho imparato a tenere i con-tatti con i procuratori”.

Poi sono arrivate esperienze gratifi-canti dal punto di vista professionale...“Confesso che ho avuto la fortuna dilavorare con il Cittadella, società cre-sciuta in fretta sotto la guida appassio-nata di Angelo Gabrielli; poi ho fattoun’ulteriore esperienza a Trieste.Grande stadio, grande tradizione, conil proposito di lavorare con i giovani.Il primo anno, con Tesser allenatore,fummo protagonisti di un campionatostraordinario”.

A proposito di allenatori, quanti ne hadovuto esonerare nella sua carriera?“Beh... due. D’Angelo all’Alto Adige eDel Piano a Lecco; non è piacevole, maogni tanto è necessaria una sterzata”.

Tutto sommato pochi rispetto allamedia italiana (escludendo dalla listaZamparini… ndr).

“Si, per fortuna. In compenso ho lavorato con tanti bravi allenatori.Come Baroni, adesso alla Primaveradella Juventus, e Maran, ora alla guidadel Catania, che ho avuto il merito diconvincere ad allenare portandolo perdue anni alla Primavera del Cittadella”.

E come giocatori quali sono i suoi fioriall’occhiello? “Credo diversi. Moscardelli, per esem-pio, che ho portato a Trieste dalla C2.E poi Parola, lo stesso Aquilani, fino a Cia, Seculin, o Fischnaller, l’ultimoprodotto del vivaio dell’Alto Adige, che ora gioca con la Reggina”.

Come vive un altoatesino a Bassano?“Bene, l’ho detto. La società per laserie dove giochiamo è straordinaria, il settore giovanile funziona. Peccatosolo per la carenza di strutture sportive.Si pensi che quella del quartiere Pre,che potrebbe essere bellissima, è pocovalorizzata. Anzi, è clamoroso il fattoche negli spogliatoi si siano dimenticatidi costruire i bagni! A parte questo,tuttavia, spero che i risultati rechinoun po’ più di calore nei nostri confronti.Poi brinderemo con un buon bicchieredi Vespaiolo, un ottimo vino del terri-torio (che però non molti conoscono)”.

A presto direttore, e in bocca al lupo!

Quello di Werner Seeber, direttore generale del Bassano Virtus, è un felice ritorno nella nostra città: nel 1986aveva infatti già militato, in veste di giocatore, nella compagine giallorossa conquistando l’obiettivo della C2 (pro-mozione poi revocata a tavolino).

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Due parole con Werner Seeber, dg del Bassano Virtus

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Testo di Anna Camonico - Fotografie di Mario Camonico

MENS SANA

Anna Camonico e alcune sue allieve impegnate a eseguire una combinazione di passi di aerobica-step.

E’ molto importante conoscere i proprilimiti fisici, che sono sicuramente diversida persona a persona e di anno in anno;non si deve nemmeno sottovalutare il fatto che, dopo la trentina, si vaincontro a un’inevitabile degenerazionedell’apparato locomotore. I muscoli, le ossa e tutti i tessuti a essiconnessi (tendini, legamenti e cartilagini)nella persona “diversamente giovane”sono sottoposti a eccessive sollecitazioniquando questa pratica sport impegnativicome mountain bike, pallavolo, pallaca-nestro e calcio (anche solo in occasionedi incontri amichevoli). Le conseguenze

cienza e la qualità della vita.Il fattore più importante per invecchiareserenamente è quello di evitare lecadute che, con l’avanzare dell’età,sono purtroppo più pericolose: i tempidi recupero sono lunghi e possonoannullare in breve tempo il beneficio diuna sana attività sportiva regolare.

Ecco cosa è consigliato fare...1) Camminare all’aria aperta lontanodallo smog, anche con l’ausilio deibastoncini, tre volte alla settimana peralmeno trenta minuti; quando ciò nonè possibile a causa del maltempo, ese-guire attività aerobica in palestra, comestep senza saltelli, a ritmo moderato esolo in assenza di problemi ai dischiintervertebrali, alle anche o alle caviglie.L’uso della bicicletta costituisce un ottimoallenamento aerobico, utile per aumen-tare la capacità polmonare, mantenerela scioltezza articolare delle gambe emigliorare il tono muscolare.Nella stagione fredda tali risultati sonoottenibili anche con la cyclette.

2) Esercizi di ginnastica respiratoria perfar lavorare i muscoli intercostali, masoprattutto il diaframma, che spesso èbloccato a causa dello stress e impedisceai polmoni di lavorare in modo completo.

3) Esercizi di scioltezza articolare, conmovimenti analitici, fini e non globali,

possono infatti essere tutt’altro chetrascurabili. Si deve allora prenderecoscienza che l’invecchiamento è unprocesso naturale, determinato da unaserie di variabili fisiologiche, psicologi-che e sociali che interagiscono tra loro.L’esercizio fisico, eseguito con regola-rità, contribuisce in maniera determi-nante al mantenimento di un buonostato di salute e al rallentamento deiprocessi d’invecchiamento. Ne consegueche è importante comprendere a fondo imeccanismi attraverso i quali l’eserciziofisico può migliorare la salute, le capa-cità funzionali e soprattutto l’autosuffi-

405060708090

L’ATTIVITÀ FISICA PIU’ INDICATA... ... DAGLI “ANTA” IN SU!

L’invecchiamento è un processo naturale, determinato da variabilifisiologiche, psicologiche e sociali. Esercizi adatti, eseguiti con regolarità,contribuiscono a rallentarlo e a favorire un buono stato di salute

E’ fondamentale comprendere a fondo i meccanismi attraverso i quali si possono decisamente migliorarele proprie capacità funzionali, l’autosufficienza e la qualità della vita.

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PUNTO MOTORIO asdQuartiere San VitoVia Monte Pertica, 19Bassano del Grappa (VI)Tel 349 [email protected]

10) Esercizi di ginnastica pelvica, pro-posti da infermiere specializzate, ondeprevenire l’incontinenza urinaria.

11) Esercizi di socializzazione, eseguendotutto in compagnia, senza competizione!

... e cosa è invece sconsigliato, dai quarant’anni in su1) Camminare e correre all’indietro!La nostra struttura fisica è fatta percamminare in avanti e correre in avanti,ma solo se proprio è necessario (pernon perdere l’autobus o il treno!).

2) Galoppi laterali e passi incrociatinon sono certo da eseguire, nemmenoper allenare la muscolatura!

3) I saltelli rinforzano l’apparato osteo-mio-legamentoso, ma sono eccessive lecontinue sollecitazioni sulle ossa delpiede, bacino, colonna vertebrale.Le donne sono maggiormente a rischiodi fratture alle vertebre e ai femori acausa dell’osteoporosi, che avanza inmodo drastico nelle persone sedentariee dopo la menopausa.

4) Capovolte avanti e indietro: no!

5) Esercizi della candela: stressano levertebre cervicali.

6) Esercizi addominali, senza il sostegnodel capo: provocano dolori cervicali e,a gambe tese, simultaneamente abbas-sate, inarcano eccessivamente il trattolombare provocando mal di schiena.

7) Esercizi di tonificazione in movi-mento (per esempio camminando concon elastici): aumentano il rischio dicadute!

8) Esercizi di equilibrio, per esempiosopra un’asse.

Infine un’ultima considerazioneIl buon senso può senz’altro aiutare acapire se quanto si sta facendo è indi-cato per il proprio fisico oppure no!E’ consigliabile evitare le competizioniestreme quando non si è superallenati.

in quanto si è portati a fare movimentisempre più limitati all’uso quotidiano.

4) Esercizi di allungamento dei muscoliantigravitari della catena posteriore del corpo, spesso accorciati e causa difrequenti mal di schiena.

5) Esercizi di tonificazione generale, a corpo libero e con piccoli attrezzi, daposizioni controllate (elastici, piccolipesi, body master, rings, gymstick…).

6) Esercizi di coordinazione occhio-manocon palle di vari materiali e dimensioni(a coppie e verso un bersaglio).

7) Esercizi di equilibrio con attrezzispecifici (cuscino d’aria) in tutta sicu-rezza (in appoggio su una sedia).

8) Esercizi di ginnastica posturale eantalgica, per sapere come muoversiall’interno delle mura domestiche:alzarsi dal letto e da una sedia, prendereun oggetto in alto o in basso, sollevare etrasportare un oggetto pesante senzacaricare troppo la colonna vertebrale.

9) Esercizi di ginnastica vertebrale, pertenere allenati i muscoli profondi (nonsolo quelli superficiali) e tenere le arti-colazioni mobili, vertebra per vertebra.

ESSE • 21

A fianco e in basso a sinistra, alcuni esercizi per il rafforzamento e l’allungamento dei muscoli dellebraccia e delle gambe (anche conl’uso di piccoli attrezzi).

Qui sotto, due dimostrazioni di atteggiamenti posturali scorrette e corrette, relative a movimenti e abitudini quotidiane.

NO! SI!

SI!

NO!

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ELISA POLOL’amazzone che proviene

da una schiatta di ciclisti

Testo di Andrea Minchio e Roberto Grandesso - Fotografie: raccolta famiglia Polo

Dal papà Ennio, dal fratello Davide (nazionale) e dallo zio Riccardo, tutti ex campioni delle due ruote,ha ereditato una formidabile vis agonistica, che coniuga sapientemente con l’amore per i cavalli...

L’INCONTRO

Elisa Polo è una ragazza di 21 anni;nel 2010 si è diplomata al Liceo Brocchi,con indirizzo linguistico, e attualmentestudia Scienze dell’Alimentazioneall’Università di Padova. Il suo obiettivoè quello di laurearsi per poi lavorarecome dietista. Insomma, un percorso“normale”, simile a quello di tantealtre sue coetanee. Con una piccola differenza però. Ogni giorno, e con qualsiasi condizionemeteorologica, Elisa dedica infatti quasiquattro ore alla sua grande passione,(sabato e domenica compresi). Già, perché Elisa ama visceralmentel’equitazione e perché Hirina, la suafedele cavalla, necessita di esserecostantemente allenata e accudita.Una passione di quelle che nascono

in tenerà età e rappresentano poi unacostante destinata a durare nei decenni.“Frequentavo la quarta elementare -ci spiega- quando, una domenica, ilpapà mi ha fatto visitare il maneggiodegli Eger a Mussolente. E’ stato ilclassico colpo di fulmine: il giornoseguente, terminati i compiti per casa,mi sono fatta accompagnare nuova-

mente in quel luogo per accordarmi coni gestori e prendere le prime lezioni.Da allora, quotidianamente, la miavita è legata al Centro Equestre “Lafavorita” e ai fratelli Filippo e MaurizioEger, i fondatori del circolo”.Forse, verrebbe da pensare, una certafamiliarità con lo sport era prevedibile.In sella (a una bicicletta!) suo padre

ESSE • 22Elisa Polo in un recente ritratto fotografico.La cavallerizza bassanese impegnata in una gara estiva al “Centro Ippico Le Praterie” di Cartura (PD) e al “CentroIppico del Cristallo” di Casale sul Sile, in occasione di un concorso indoor (dicembre 2011).

In sella a Hirina colleziona vittorie nella categoria salto-ostacoli 120

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IL SALTO OSTACOLI

Il salto ostacoli, comunemente noto come“concorso ippico”, è una disciplina olimpicadell’equitazione, nella quale l’uomo e il cavallosono reciprocamente impegnati nell’interpreta-zione e nel superamento di una prova a ostacoli.L’altezza e il numero di quest’ultimi, unita-mente alla difficoltà del percorso, sono in fun-zione dalla categoria di appartenenza e allapreparazione atletica del cavallo e del cavaliere.L’altezza degli ostacoli varia 60 a 160 centi-metri a seconda della categoria, il loro numeroda 6 a 13.

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Da sinistra verso destra, i compagni di Elisa Polo, con i quali ha costituito il Jumping Team: Matteo Forte, Emma Allart e Federico Crestani.

Elisa fa le linguacce in compagnia dell’amica Anna Marin. I momenti di divertimento non mancano mai durantegli allenamenti giornalieri, nei quali si condividono la fatica e la passione sfrenata per i cavalli.A destra, Elisa coccola Hirina dopo averla fatta girare alla corda.

L’INCONTRO

ESSE • 24

Enrico ha infatti vinto fior di gare e suo fratello Davide è stato corridoreprofessionista di ciclocross, dapprimaatleta e poi meccanico della Nazionaleitaliana. Anche lo zio Riccardo, excampione italiano Amatori di ciclocross,vanta trascorsi agonistici importanti.In fin dei conti, dalla bici da cross alcavallo il passo non è stato così lungo.Soprattutto se si pensa che la disciplinain cui si è specializzata Elisa è il salto-ostacoli, presente anche alle Olimpiadi.“Nell’equitazione -prosegue però Elisa-l’impegno è davvero assiduo e conti-nuativo. Il cavallo non è una macchina,ma una creatura con la quale si stabi-lisce un rapporto di autentica amiciziae complicità. Per quanto mi riguarda,ogni giorno provvedo a governareamorevolmente Hirina: impiego circaun’ora per pulirla e spazzolarla adovere. Poi viene l’allenamento (inmedia un’altra ora e mezza) e, infine,

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ESSE • 25Elisa in piena azione al “Centro Ippico del Cristallo” nell’ottobre dello scorso anno.

altri sessanta minuti per farle la doccia,ungerla con le pomate adatte e nutrirla.Se serve, naturalmente, mi occupo puredi altri cavalli: ad agosto per esempio,proprio medicando lo stallone di unaamica (che aveva una piccola ferita),mi sono infortunata. Quando gli hoapplicato una crema curativa, che evidentemente bruciava un po’, hascalciato di colpo fratturandomi ilquarto metatarso del piede e costrin-gendomi a una sosta forzata. Hirinacomunque non è ferma e continua adallenarsi, grazie all’aiuto di care amichee del Jumping Team, in vista dei pros-simi impegni agonistici”.Jumping Team? Impegni agonistici?“Già, il Jumping Team. Ci siamo dati un nome di battaglia, in verità un po’ altisonante: quattro ragazzi unitidall’amicizia e dalla passione per questosport meraviglioso. Ne fanno fanno parte,con me, Federico Crestani (bassanese,1993), Matteo Forte (asiaghese, 1997)

ed Emma Allart (misquillese, 1996).Assieme condividiamo numerose com-petizioni. In media ogni due settimanepartecipiamo infatti a gare nazionali,soprattutto nel Nord-Italia. Concorsiche possono protrarsi anche per piùgiorni e che ci impegnano non poco.Come per esempio quello di Cattolica,che ho vinto proprio quest’anno nellacategoria salto-ostacoli 120. Un suc-cesso per così dire ratificato dallabella affermazione di Emma alla garadi Castelletto di Leno (BS), dove hatrionfato nella categoria 110”.Il calendario agonistico del JumpingTeam è piuttosto denso anche in vistadei mesi autunnali e invernali. Tra gliappuntamenti più vicini spicca il con-corso del Circolo Ippico del Cristallo (aCasale sul Sile), fra i meglio attrezzatidell’intero circuito. Poi, a seguire,ancora altre importanti competizioniindoor, a Manerbio e a Cattolica.“Appena guarita -conclude Elisa- mi

impegnerò a fondo in ogni gara: desi-dero infatti conseguire quanto prima lapatente di II° grado (il massimo livello,ottenibile solo sulla base di una buonagraduatoria). Un obiettivo strategico checomporterà necessariamente il passaggioa un cavallo con maggiori potenzialità”.E Hirina?“Tranquilli, rimarrà sempre con me!”.

LE PATENTI PER IL SALTO OSTACOLI

Per partecipare ai concorsi di salto ostacoli autorizzati dallaFISE (Federazione Italiana Sport Equestri) è necessario esseretesserati e muniti di una patente, che attesti l’idoneità a com-petere in determinate categorie. Tali patenti sono di quattrotipi e corrispondono ad altrettanti livelli.

Patente A: rilasciata dal centro ippico di appartenenza, con-sente di partecipare a categorie fino a 80 centimetri di altezza.Patente B (brevetto): permette di partecipare a categorie conostacoli alti al massimo 115 centimetri.Patente G1 (primo grado): le altezze degli ostacoli vanno da115 cm e 135 cm. Per ottenerla bisogna raggiungere un pun-teggio prestabilito secondo una tabella FISE. Patente G2 (secondo grado): anche in questo caso è neces-sario conseguire un determinato punteggio FISE (l’altezzamassima degli ostacoli è di 160 centimentri).

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ESSE • 26Due immagini di Gianni Tona che testimoniano la sua passione per il gioco del calcio.

AMARCORD

Ho parlato con alcuni ex allievi diGianni Tona. Ragazzi che lo hannoconosciuto, da insegnante, ai tempidella Scuola Media. E ho avuto laconferma di quanto, in veste di amicoe collega, già pensavo di lui.A distanza di vent’anni, infatti, loricordano con parole autentiche, chetrovo doveroso citare per ripropornela particolare personalità.Molto schietta e molto umana.Una persona che sapeva farsi rispet-tare senza esercitare l’autorità; chenon veniva vista, per il suo rapporto con gli alunni, come un “professore”,ma che riusciva tuttavia a coinvolgerli ea ottenerne la considerazione. Volevabene indistintamente a tutti i ragazzi,bravi o mediocri, ligi oppure negligenti.Uomo di sport, si relazionava inoltre inmodo speciale con i giovani: una marciain più, questa, che lo poneva al disopra delle parti. Una fotografia chenon lascia ombre sui suoi valori.Trovo conseguenza naturale e implicitache tali qualità venissero contempora-neamente messe in opera nel suo ruolodi allenatore e di dirigente sportivo.Innamorato del calcio, riversava lesue attitudini sui giocatori, che conside-rava -prima ancora che pedine tattiche-uomini a tutti gli effetti, con i loropregi e i loro limiti (non smentendocosì la vocazione di educatore).Mi tornano alla mente alcune conside-razioni sullo sport (e sul calcio in par-ticolare), scambiate a scuola nei ritaglidi tempo. Ricordo come esprimeva la

sua visione, chiara e disincantata, delgioco di squadra: non la nostalgia di unpassato da ex atleta, ma la propensionead affrontare le tematiche moderneadeguandosi con dedizione alle neces-sità inderogabili dei nostri giorni.Insomma, una figura per la quale erachiaro l’aspetto etico, da un lato, equello tecnico-tattico dall’altro; comela prerogativa principale di un buonallenatore consistesse nel tentativocostante di coniugarli.Gianni rivelava la sua personalitàanche attraverso piccole cose, all’ap-parenza banali. Per esempio l’affettoper i suoi Maggiolini Volkswagen.Automobili che potevano sembrareanacronistiche, ma che a un attentoesame denunciavano ragioni attendi-bilissime. Mezzi onesti e affidabili,concepiti per il loro fine e poco altro.Quasi a significare che le strade dellavita e dello sport possono essere sem-plici e lineari. Tutto il resto è super-

Ha dimostrato come, nello sport moderno,si possano coniugare i valori con i risultati

fluo ed eccessivo.Non una persona chiusa nei propripresupposti etici, pertanto, ma unuomo propenso al dialogo e al con-fronto. In qualche occasione Giannimi ha infatti rivelato -con l’autoironiadi cui non era privo- quella che quasiconsiderava una “debolezza” conna-turata alla sua indole: lasciarsi cioèprendere dal piacere del convivio e dellediscussioni (spesso a sfondo sportivo),dimentico dello scorrere dei minuti.Occasioni non cercate, non vissute inmaniera goliardica per un bisogno dievasione, ma una opportunità di avvici-narsi agli altri. Sapeva ascoltare, condiscrezione e garbo: un atteggiamentoche sembrava contrastare con il suoaspetto fisico, carismatico e atletico.Certo avrebbe potuto confrontarsiancora su molti argomenti e altrettantodare al mondo delle competizioni...Ciao Gianni!

Educatore nella vita e nella competizione, la sua recente scomparsa lascia un grande vuoto in città.

GIANNI TONAFigura rara di gentiluomonell’universo del calcio

Testo di Francesco Fontana - Fotografie: collezione Orlando Zanolla

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“INSIEME SI PUÒ”In fuoristrada sugli sterrati diConco con navigatori non vedenti

ESSE • 28

Testo di Andrea Minchio, con la collaborazione di Roberto GrandessoFotografie: Marco Stefani, Stefano Bertuzzi, Filippo Novello

FELLOWSHIP

L’iniziativa è stata promossa dal Club Altopiano Racing Team con la collaborazione di Gilberto Pozza, ideatore del Progetto M.I.T.E., del GruppoSportivo Non Vedenti Vicenza e del Centro Assistenza Land Rover di Bassano

Il nutrito drappello di fuoristrada impiegati in occasione del raduno “Insieme si può”, schierati in buon ordinedurante una pausa della manifestazione.

In molte, moltissime circostanze lo sportsprigiona potenzialità davvero uniche,occasioni ideali per creare affiatamento,amicizia, solidarietà, scambio di idee...In certi casi riesce ad andare addiritturaoltre, offrendo (e non solo a chi lo prati-ca!) l’opportunità di provare emozionie sentimenti particolarmente nobili ed elevati. Insomma, di sperimentarela gioia della compartecipazione e dellacondivisione, avvicinando tra loro le

persone che hanno di più con quelleche hanno di meno (anche in termini di salute e possibilità fisiche).A questo proposito Stefano Bertuzzi,giovanissimo presidente del clubAltopiano Racing Team (è del 1989), ciracconta una sua recente esperienza:“Appassionato dei quattroperquattro,dal 2008 organizzo il Conco off road,un raduno fuoristradistico nato quasiper gioco e in breve tempo cresciuto

in maniera significativa. Basti pensareche l’incontro di quest’anno, svoltosi loscorso 31 luglio, ha visto al via una ses-santina di mezzi e la bellezza di 140partecipanti: una manifestazione chepiace, dunque, e che porta sugli sterratidi Conco, mio comune natale, appas-sionati e cultori provenienti da mezzoVeneto. All’edizione 2011 aveva presoparte pure il bresciano GilbertoPozza, ideatore del Progetto M.I.T.E.

L’evento, svoltosi lo scorso 16 settembre all’insegna dei valori umani più autentici, è stato coronato da unmeritato successo, tanto sul fronte tecnico-sportivo quanto su quello dell’amicizia e della partecipazione.

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Stefano Bertuzzi, presidentedel club Altopiano RacingTeam e organizzatore delraduno “Insieme si può”.

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(Miteinander Insieme Together Ensemble),finalizzato a coinvolgere i non vedentinell’ambiente rallystico: una personaipovedente e superdinamica, dalla formidabile carica umana e dallestraordinarie doti organizzative.E’ stato proprio lui a suggerirmi di darevita a “Insieme si può”, evento che poiabbiamo progettato di comune accordoe concretizzato poco più di due setti-mane fa. Esattamente il 16 settembre”.

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L’iniziativa, prima del suo genere nelnostro territorio, merita di essere com-presa e conosciuta: tanto per la sua originalità (che comporta grande periziasul fronte della pianificazione) quanto esoprattutto per le straordinarie impli-cazioni umane, sociali e psicologiche.“In pratica -prosegue Stefano Bertuzzi-si è trattato di un raduno fuoristradi-stico in piena regola, studiato ad hocper le persone non vedenti e ipovedenti.

L’organizzazione, curata dall’AltopianoRacing Team, è stata resa possibilegrazie alla collaborazione dell’infaticabi-le Gilberto Pozza, del Gruppo SportivoNon Vedenti Vicenza e dei fratelli Marioe Federico Scremin del Centro AssistenzaLand Rover di Bassano. Questi ultimi, inparticolare, hanno generosamente messoa disposizione dell’evento una decina diveicoli e coinvolto circa una quindicinadi volontari: persone sensibili e prepa-

I fuoristrada in azione sulle strade e sugli sterrati di Conco (Altopiano di Asiago): l’itinerario si è snodato per una quarantina di chilometri toccando località ricche di fascino e concludendosi al Biancoia.

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rate che, con la loro opera, hanno assi-stito per tutta la giornata i non vedenti egarantito un’ottima riuscita”.

E sotto il profilo pratico? Sembra davvero difficile realizzareuna simile impresa...“Certo sono necessarie approfonditeconoscenze tecniche e grande sensibilità,ma non è così difficile come può appa-rire. Al meeting hanno partecipato 16persone, fra non vedenti e ipovedenti.Gente energica e di spirito, che si confronta costantemente con la realtàquotidiana e che ha saputo svilupparedoti eccezionali; in molti casi, ancheuna notevole autosufficienza. Calati neipanni di navigatori e tutti muniti diroadbook in braille, i partecipanti cihanno guidato (con una sicurezza perme impensabile) lungo i quaranta chilo-metri del tragitto, toccando le localitàpiù note di Conco, come Fontanelleoppure Le Laite, e concludendo l’itine-rario al Biancoia senza alcun intoppo.Ma non è tutto. Qui hanno infattiaffrontato, alla guida dei fuoristrada, unpercorso in sicurezza precedentementepredisposto: circa mezzo chilometro,con alcune curve e qualche tornante.Confesso che sono rimasto strabiliato!”.

Il ricordo di quest’esperienza è moltovivo in Stefano Bertuzzi.“Non immaginavo tanta destrezza e

abilità. Considerato che molti di loro nonavevano mai visto un’auto (purtroppoproprio nel vero senso della parola)l’effetto è stato ancora più sconvolgente.Abituati al manubrio del tandem per nonvedenti, che si muove avanti e indietroper dare la direzione di marcia, inizial-mente non capivano il funzionamentodel volante. Ma è stata questione di pochiminuti; subito dopo si sono infatti rivela-ti più disinvolti di quanto si possa cre-dere. Bravi anche con il cambio e la fri-zione, rapidissimi nell’apprendimento.Evidentemente la perdita di un sensoimportante come la vista li ha resiestremamente ricettivi e attenti”.

Conclusa la prova, le parti si sono inver-tite ed è toccato agli accompagnatori gui-dare a occhi bendati.“Non riuscivo nemmeno -ci spiegaancora il presidente del club AltopianoRacing Team- a trovare la maniglia dellaportiera. Ma ho provato la sensazionepeggiore quando, a macchina in movi-mento, non capivo più nulla: persocompletamente il senso dell’orienta-mento, mi chiedevo perfino se viaggiassiin avanti oppure no. Terribile!”.

Un test drammatico che ha evidenziato,in maniera semplice ma estremamentesignificativa, le infinite difficoltà controle quali i portatori di handicap ingenere combattono ogni giorno.

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“E’ stato solo un momento, per fortuna,che rimarrà ben impresso nel mio vis-suto personale. Un’impressione quasisconvolgente, poi controbilanciata dalmomento più bello: quello dei reciprociringraziamenti (davvero commoventi),dei saluti e dell’arrivederci al prossimoanno. Già, perché abbiamo gettato le basi per l’edizione 2013, che saràancora più ricca e partecipata...”.

Tornando infine alla normale “attività”fuoristradistica, Stefano Bertuzzi ciinvita ad annotarci un appuntamentoimportante e imminente.“Curato dal Registro Storico ItalianoLand Rover e dal Centro AssistenzaLand Rover Scremin, il prossimo 28ottobre si svolgerà il Secondo RadunoRegistro Storico a Nord-Est. La par-tenza è prevista in piazza Libertà aBassano (alle ore 8.00) e le iscrizionivengono raccolte dagli amici Federico e Mario Scremin. Vi raccomando: se avete la fortuna di possedere una Land Rover, non mancate!”.

Altopiano Racing TeamTel. 334 [email protected]

Scremin Aldo & Luigi sncVia C. Rosselli, 32Bassano del Grappa (VI)Tel. 0424 [email protected]

FELLOWSHIP

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SPORT & DIRITTOTesto di Elisa Minchio - Foto: Jus Sport Bassano

Gli avvocati dello Jus Sport Bassano, seppur alle prese con il drammatico problema dellachiusura del Tribunale e della Procura della Repubblica (alla quale stanno opponendouna fiera resistenza), non rinunciano a studiare un universo dalle molte contraddizioni.

Dai successi nelle gare nazionali alle manifestazioni a favore della solidarietà e all’organizzazione di importanti convegni di approfondimento sul tema della giustizia

Giustizia nello sport?

Il 2012 volge al termine, così come le ini-ziative e le performance dello Jus SportBassano che -sotto la guida del presidente,avv. Nereo Merlo- anche quest’anno hatenuto alto l’onore sportivo del Foro diBassano del Grappa. Molti sono stati,infatti, i risultati dell’associazione giallo-rossa, che si è affermata con successo intutte le manifestazioni alle quali ha parte-

cipato, tanto sulle strade del ciclismoquanto sui campi di calcio.E’ giusto, a tale proposito, ricordare comelo Jus Sport Bassano abbia ben figuratonell’annuale torneo extraregionaleAvvocup 2012, giungendo imbattuto allafinale: appuntamento che ha avuto luogonel prestigioso stadio Pierluigi Penzo aVenezia, dove i giuristi bassanesi hanno

conquistato, contro un Brescia da SerieCadetta, un ottimo secondo posto. E ancora, come gli avvocati Bellin e Merlo,nel campionato italiano di ciclismo forense,abbiano portato a Bassano ben cinquemaglie tricolori di specialità, oltre al titolodi categoria con Bellin, classificatosiperaltro secondo assoluto all’esito dellequattro prove previste.

Page 33: Esse - Lo sport nel Bassanese

ESSE • 33La formazione dello Jus Sport allo stadio Penzo di Venezia, lo scorso 9 giugno, prima della finalissimaAvvocup 2012 contro lo Jus Brescia. Con i giallorossi, pure il presidente del Tribunale, dott. Aurelio Gatto.Gli avvocati Francesco Bellin e Nereo Merlo a Caserta, in occasione del Campionato Italiano di CiclismoForense: i legali bassanesi si sono aggiudicati due maglie tricolori di specialità ciascuno (crono e gara inlinea) conquistando ben quattro medaglie d’oro.

Certo il Foro bassanese in questi giornirespira a denti stretti, e non per le fatichesportive: la notizia della soppressione delTribunale e della Procura della Repubblica,così drammaticamente spazzate via a ontadelle diciottomila firme, raccolte in menodi quattro settimane, e di una Cittadelladella Giustizia quasi ultimata e prossimaalla consegna, ha messo (per rimanere

nell’ambito sportivo) knock out non sologli avvocati e gli operatori di giustizia,ma anche i cittadini stessi, che tanto ave-vano “tifato” per il loro mantenimento.Ma, come si può immaginare conoscendola tempra combattiva che li anima (e checosì spesso ha portato lo Jus Sport sugliscudi), si tratta solo del primo round: gliavvocati stanno affilando i fioretti per il

GIUSTIZIA NELLO SPORT?

La Giustizia Sportiva

dal calcio-scommesse alla criminalità

organizzata… e ad altri “mali” dello sport

Doping nel sistema di giustizia

internazionale

Tribunale Arbitrale Sportivo

RELATORI

Avv. Angelo Cascella

Componente del TAS di Losanna

Avv. Jacopo Tognon

Presidente Corte Federale FCI

Componente del TAS di Losanna

26 ottobre 2012 - ore 15.00

Hotel Palladio - Sala Da Ponte

Bassano del Grappa

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SPORT & DIRITTO

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duello più importante, quello dei ricorsiavanti la Corte Costituzionale e a tutti gliOrgani competenti, compresa la Cortedei Conti, per smantellare il decreto chesancisce la soppressione del Tribunale edella Procura bassanesi, denunziando nonsolo l’enorme spreco di denaro, ma pureil grave danno subito dalla comunità,destinata a perdere un presidio di giusti-zia e legalità per il territorio, efficientenella risposta e agevole da raggiungere;anche perché l’economia e la sicurezzadella zona verrebbero rapidamentedepauperate dalla prevedibile e ulterioreperdita del locale Commissariato,dell’Ufficio delle Entrate, dell’UfficioInps e via via di altri punti di riferimentoa sostegno delle attività produttive.L’impegno su questo fronte non distrae lo Jus Sport da quello, sempre coltivato e sostenuto, dell’approfondimento deltema della giustizia sportiva e della soli-darietà, che quest’anno ha già visto lasquadra di calcio del Foro Bassaneseimpegnata a fianco della Onlus Il ColoreViola-Bambini Liberi dall’epilessia edell’Associazione Oncologica SanBassiano in due incontri con la squadra

dei medici del San Bassiano.Prossimamente, il 27 ottobre, si terràl’ormai tradizionale “Partita del Cuore”a favore della Città della Speranza;l’incontro verrà preceduto, venerdì 26ottobre, da un interessante convegno daltema: “Giustizia nello Sport?”, che vedràillustri relatori affrontare il delicato tema della giustizia in ambito sportivo,con tutte le problematiche, sostanziali eprocessuali, che hanno riempito e chetuttora riempiono le pagine dei quotidiani.

Dunque sport, giustizia, legalità e solida-rietà: le insegne dello Jus Sport Bassanonon si abbasseranno davanti a nulla,perché le buone cause, e tutte queste losono davvero, non devono mai essereabbandonate, nemmeno per un momento.

Jus Sport BassanoASD riconosciuta dal CONIVia Barbieri, 9 - Bassano del Grappa Tel. 0424 521444 / Fax 0424 523809

Il Ponte degli Alpini, simbolo della città, con glistriscioni “Salviamo il Tribunale”, esposti duranteuna delle manifestazioni organizzate dal ComitatoSpontaneo per la salvaguardia del Tribunale e dellaProcura di Bassano del Grappa.Due momenti del convegno “La violenza nello sporte negli stadi. Cronaca e Diritto” organizzato dalloJus Sport lo scorso anno.

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QUI PANATHLON

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A cura di Aldo Primon, Andrea Minchio e Giuseppe Parolin - Fotografie: raccolta famiglia Todescan

ALESSANDROTODESCANCome forgiare corpo e spirito

Socio del Panathlon bassanese, vanta un passato agonistico

di tutto rispetto nel sollevamento pesi

SopraLa squadra dell’Umberto I diVicenza prima dell’incontrocon la Reyer Venezia (22 ottobre 1961): AlessandroTodescan è il terzo da destra.

A fiancoAlessandro Todescan in unritratto fotografico di qualchetempo fa.

Pagina a fianco, un passaggio di “distensione lenta” durante una competizione nella palestra Bentegodi di Verona (primi anni Sessanta).Sul titolo, un disegno di Alessandro Todescan. Il professionista bassanese coltiva infatti, assieme a quella per la letteratura, la passione per la pittura.

Alessandro Todescan è nato a Vicenzanell’agosto del 1939. La voglia di sport è scaturita in lui dal desiderio di togliersi il nomignolo di “ragnetto”, dovuto alla sua esilecostituzione fisica e bonariamentecucitogli addosso dai compagni di scuola. Una precisa determinazione, che lo haportato nel tempo a formarsi un corpoagile e armonioso con il quale potercompetere per qualcosa di importante.Gli inizi lo hanno visto dedicarsi al lanciodel peso, disciplina non certo fra le piùleggere, e togliersi ben presto la soddisfa-zione di diventare campione d’istituto efinalista ai Campionati provinciali. La vera svolta, tuttavia, è avvenuta suconsiglio di un amico, che gli suggerivadi acquistare un bilanciere, fra i primiin vendita a Vicenza.La prestigiosa palestra Umberto I (a duepassi da casa) gli ha permesso inoltre,proprio in quel periodo, di relazionarsicon uno sport particolare, il sollevamen-to pesi, nel quale l’atteggiamento men-tale conta quanto la preparazione fisica.Lo spogliatoio, il sudore e i duri allena-menti, condivisi con persone che ancoraoggi ricorda con affetto: sono questi i“compagni” di quel viaggio nello sportche lo ha portato a raggiungere, allaprima competizione, il podio più alto.Un risultato che lo ha indotto a crederenelle proprie potenzialità e a perseverare.Così, destreggiandosi fra studio e palestraall’insegna del proverbiale mens sana in

corpore sano, Alessandro Todescan hatrovato nella progressiva trasformazionedel suo fisico la determinazione giusta,quella che lo ha portato cioè a tagliaretraguardi sempre più prestigiosi. Ormai il “ragnetto” non esisteva più. Il suo curriculum si è via via arricchito,vedendolo campione veneto assoluto neglianni 1959, 1960 e 1961. Non solo: nel1960, a Genova, ha vinto il Campionato

E’ un professionista stimato e apprezzato, amante dell’artee della letteratura; non tutti in città conoscono però i suoiimportanti (e sorprendenti) trascorsi sportivi...

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italiano Juniores stabilendo il recordnella disciplina a “distensione lenta”.Nel 1961 a Bracciano, dopo aver vintoil Campionato italiano a squadre, è statoinserito all’interno del Gruppo FiammeOro nella rosa dei probabili Olimpici.Insignito della medaglia d’oro dal sindaco di Vicenza quale migliore atletacittadino, ha visto però frantumarsi ilsogno dei Giochi a causa di un infortuniosubito in allenamento. Spondilolistesi:questa la diagnosi che di fatto ha messofine alla sua carriera agonistica.Numerosi sono i ricordi, molte le emozio-ni. Ma su tutto prevale la consapevolezzache la grande determinazione nell’affron-tare allenamenti tanto duri e impegnativiha contribuito fortemente alla crescitadell’autostima. Come una sorta di anticamagia, un’essenza che è possibile indivi-duare solo negli sport più autentici e puri. Ancora oggi quell’ordine mentale e quel caricarsi “dentro” accompagnanoAlessandro Todescan nella vita di ognigiorno. E non mancano nemmeno gliallenamenti quotidiani nella palestra dicasa, complice il bilanciere compratotanti anni fa. Anche il tennis, la corsa ela passione per la bicicletta lo aiutano amantenersi in forma e a convivere con ipostumi dell’infortunio di allora.Tifoso assiduo del Vicenza, da qualchetempo frequenta con minor passione lo

stadio e lo sport televisivo, nauseatodall’inquinamento e dal giro di denaroche hanno travolto il mondo del calcio.Fenomeni che considera lontani anniluce dal suo modo di concepire lo sport.Se la parabola agonistica e l’amore perla squadra del cuore fanno parte di unpassato importante, da parecchi anniormai altre due passioni animanoAlessandro Todescan: la scrittura e lapittura. Nel 1976, per esempio, ha pubblicato I giorni del Mediterraneo(Rebellato editore), romanzo nel qualeha trasmesso le emozioni e le sensazionivissute durante una vacanza giovanile.Ma è soprattutto attraverso la pittura(ha tenuto la prima personale proprio aBassano, nel 1983, alla Galleria Il Fiore)che ritiene di esprimere la sua visionedella vita. Soggetti che è possibile ritrovare nei versi del grande poetaguatemalteco Miguel Ángel Asturias:

Maschere con eruzioni di rubini,teschi dalle dentature incrostate di giadeiti,oroscopi diafani come la bellezza,città di bianchissimo incenso,sino a giungere alla respirazione,all’olfatto,al polline,al calendario di cenere,alla grandine dei geroglifici...(Clarivigilia primaveral)

Parte delle sue opere impreziosisconoil suo studio di notaio, nel cuore diBassano, togliendo l’aria solenne e graveche spesso caratterizza un certo tipo diambienti professionali.Quanti atti costitutivi in quelle stanze!Quante società, associazioni, contratti,ufficializzati sotto la sua attenta, quasipaterna, supervisione. Membro del Panathlon bassanese, è prodigo di consigli e sempre pronto acogliere l’aspetto umano e costruttivoin seno al sodalizio cittadino, mettendoinoltre la sua competenza a disposizionedi tutti i soci del club. I magici momentivissuti nella pratica del sollevamentopesi, uno sport fra i più duri in assoluto,ne hanno indubbiamente forgiato ilcorpo e lo spirito. Di certo hanno contri-buito ad alimentare in lui valori comel’amicizia, la condivisione, lo spirito disacrificio, insegnandogli a porre semprel’uomo prima di ogni altra cosa.E tutto questo, anche se a suo tempo leOlimpiadi sono sfumate per un soffio, vale sicuramente più di una medaglia.

QUI PANATHLONA destra, in senso orario, alcune immagini dall’album di Alessandro Todescan: con la maglia dellaNazionale, nella rosa dei probabili Olimpici; esibizione a Lumignano (VI) con slancio di Kg 132,5;il podio nel Campionato italiano a squadre del 1961; fisico ben scolpito, in spiaggia con gli amici.Qui sotto, un’immagine da manuale: la prima fase, in sforbiciata, di uno slancio (Verona, 1960).

A fianco“I giorni del Mediterraneo”,romanzo pubblicato daAlessandro Todescan nel1976 (Rebellato Editore).

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